Una faccia... una razza

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Viaggio nel mondo delle somiglianze tra noi e "loro"

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ISBN 978-88-6332-138-8

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Diego Santini

UNA FACCIA... UNA RAZZA

In viaggio nel mondo delle somiglianze fra noi e “loro”.

Edizioni Miele

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“Ben-Essere” i Saggi

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Ad Elisabetta, Pigi “the cat” e Fausto...pazienti compagni di viaggio.

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UOMINI E CANI: BISOGNI INTRECCIATI

Talvolta, nelle giornate di bel tempo, mi capita di fare una lunga passeggiata nellavalle di Mompiano, a nord est di Brescia. E’ un territorio fortunato, poco assalito dalcemento e ossigenante corpo e mente. Proprio per questo è meta di molte persone.Alcune corrono, altre camminano veloci, altre semplicemente passeggiano. Quandoincontro i rappresentanti delle ultime due categorie (i primi, immersi nei loro i-pod,mi sfilano rapidi) ho l’abitudine di salutarli, anche se non li ho mai visti prima diallora. Purtroppo non è frequente che il saluto sia ricambiato e le reazioni mimichesono di gradazione variabile: dalla sorpresa, al “faccio finta di non aver sentito”, al“come si permette questo di invadere il mio spazio privato!”. Non è evidentementesempre così e qualcuno si allarga a un cenno con la mano, o usa la parola: “buon-giorno”. C’è però una categoria di persone che infallibilmente entra subito in sintoniae, talvolta, mi anticipa nel saluto: è quella di chi sta passeggiando con il proprio cane. Anche se questo rilievo empirico non può aver certo valore attendibile di rappresenta-tività, mi viene comunque da dire che questa piccola fetta di umanità dimostra disaper vivere meglio in sintonia con il mondo che la circonda. Non solo, ma che illegame che il loro animale gli regala pare sollecitare anche nell’uomo la propensioneall’apertura verso gli altri. O che, se vogliamo vederla dall’altra parte, quello chespinge un individuo a vivere in compagnia di un cane nasce da una sua disponibilitàa condividere. Certo, non è sempre così. In troppi casi l’animale è considerato dram-maticamente tale e per questo gli vengono inflitte angherie, o l’abbandono. Ma, inquesto caso l’appellativo di animale non va certo rivolto al cane.Il libro di Diego Santini, uomo colto e sensibile che porta nella sua professione dicurante degli animali il proprio bagaglio qualitativo scientifico e umano, trascura volu-tamente quest’ultimo ultimo aspetto patologico, con un “non ti curar di lor, ma guar-da e passa”, con cui non vuole certo liquidare il grave problema.Vuole però entrare nel vivo della relazione “umanamente animalesca” e “animalesca-mente umana” che intercorre tra due soggetti di specie diversa e che, tuttavia, finis-cono per trovare tanti punti di contatto, persino fisionomici. Come accade sempre nellavita, anche in condizioni più consuete tra esseri umani, quello che accende il motorerelazionale è l’incontro tra due soggetti bisognosi, ciascuno a suo modo, della presenza e

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dell’attenzione dell’altro. Certo, all’apparenza in questo caso è il cane il soggetto piùdebole, più dipendente. Tuttavia, a ben osservare nell’animo del suo padrone, anchelui ha bisogno di quello che il suo animale gli sa dare con generosità e costanza. Santini sa entrare bene dentro le dinamiche che sottendono ai molti fortunati incontrie lo fa proponendo un libro arioso, agile, bello da leggere e con il pregio di permetterea tutti coloro che vivono con un cane di identificarsi e a coloro che non hanno ancoragoduto dei benefici di una simile esperienza di averne curiosità e incentivo.Grazie dunque dottor Santini di averci regalato il palpito delle sue esperienze profes-sionali. Grazie di aver dato voce anche agli animali, a quei loro più che probabilidesideri che l’uomo finge spesso di non capire, spinto come è dai propri bisogni.Grazie di aver aperto anche uno squarcio culturale su cosa significa animalismo, nelrispetto delle specie, della natura e, perché no, della nostra salute: fisica e mentale.

Fausto ManaraProfessore di Psichiatria dell'Università degli Studi di Brescia

( www.faustomanara.it).

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“Se imparerò a decifrare questo linguaggio senza parole, riuscirò a decifrare il mondo”

( Paulo Coelho)

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LA SOMIGLIANZA NELLA “COPPIA”

GLI STUDI SCIENTIFICI

Come in ogni ricerca che si rispetti è indispensabile partire dai risultati

scientifici che con “allegra” fatica sono stati raggiunti per dissolvere i

dubbi (se ancora ce n’erano) e chiarire i misteri della somiglianza fra il

genere umano e quello animale, in particolare quello canino.

Il primo lavoro “scientifico” è stato quello di due psicologi americani

dell’University of California di San Diego, Michael M. Roy e Nicholas

J.S. Christenfeld che hanno eseguito una ricerca su quarantacinque coppie

di “cane – padrone” scelte a caso in tre noti e affollati parchi cittadini.

Di questo gruppo facevano parte venticinque cani di razza pura e venti

meticci.

Tutti i proprietari (ventiquattro donne e ventuno uomini con età media

di trentasei anni) sono stati fotografati come casualmente si trovavano

all’incontro cercando di dare un maggior risalto al viso e alla sua sponta-

neità di espressione evitando quegli “artefatti” che potevano alterare i

risultati della ricerca.

Per fortuna è stato possibile immortalare anche i cani quasi nello stesso

modo. L’unico problema è stato che il loro atteggiamento “facciale” li

portava spesso ad assumere particolari “smorfie”, non proprio così

comuni alla specie umana, come per esempio, i classici movimenti della

lingua tipo “lecca-lecca” che i nostri ricercatori però non si sono arri-

schiati a far assumere alle persone.

Superati questi piccoli inconvenienti tecnici, le fotografie sono state esami-

nate da una giuria composta da ventotto studenti della stessa università e

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proprio l’accostamento tra cane di razza e il suo vero “padrone” ha otte-

nuto la percentuale più alta e cioè 16 coppie riconosciute su 25.

Molto più difficile e ovviamente meno attendibile è stato invece ricono-

scere una certa “somiglianza” nelle coppie caratterizzate dalla presenza

di un cane meticcio.

In queste situazioni, al momento dell’acquisto o dell’adozione, è infatti

impossibile prevedere o immedesimarsi in quello che potrà essere

l’aspetto, le forme e i caratteri distintivi da adulto del nostro futuro amico

e quindi vanno concesse le attenuanti del caso.

Molto più facile invece risulta immaginare come sarà da grande un cane

di razza pura in quanto gli aspetti fisiognomici tipici presentano fin da

cucciolo dei caratteri più netti, ricorrenti e abbastanza “standardizzati”.

Immedesimarsi, si fa per dire, dovrebbe essere un gioco da ragazzi!

Questo studio ha portato così alla conclusione che al momento dell’ado-

zione di un cane, noi in realtà vogliamo quello che più ci assomiglia, con

il solo particolare che la scelta viene fatta inconsciamente!

Lo scegliamo senza identificare bene il perché, ne siamo solo molto

attratti, non sapendo in realtà che dietro questo “appeal” è custodito un

segreto: quello della somiglianza!

Anche a casa nostra, in Italia, sono state proposte delle teorie per spie-

gare alcune “parentele” e non solo fisiche. In particolare Raffaele

Calabretta, ricercatore dell’Istituto di scienze cognitive e tecnologie del

CNR (centro nazionale ricerche), nel suo saggio “Il film delle emozioni”

ha avanzato l’ipotesi che tutto partirebbe dall’amigdala, un’area del

cervello importante nei processi emotivi, che risulterebbe coinvolta in

una forma particolare di memoria: quella emozionale.

In questa microscopica struttura nervosa si trova, infatti, il nostro

magazzino dell’inconscio cioè quel luogo dove sono gelosamente

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custodite, al riparo dalle scorribande della razionalità, tutte le nostre

esperienze emotive da quando veniamo al mondo.

Secondo i suoi studi al momento della scelta di un cane questa ghiandola

si mette in moto, facendo scartare all’individuo, senza un apparente

motivo, quelle “facce”, tipi o espressioni che possono stimolare in lui

sensazioni negative.

La scelta sarebbe solo in apparenza frutto di una serie di riflessioni

“profonde” e razionali, come, per esempio, la lunghezza del pelo, legata

alle esigenze domestiche o le dimensioni corporee in rapporto alla

metratura del giardino dimenticando invece che il tutto avverrebbe

inconsciamente, senza segnali d’avviso!

Non occorre andare tanto lontano per averne le “prove”!

Non più tardi di qualche mese fa gironzolando per Sanremo ho incon-

trato una ragazzina che mi ha colpito più che per la bellezza per un gran

ciuffo giallo che le oscurava la fronte e subito mi sono chiesto che cosa

rappresentasse per lei.

Forse non era altro che un “tatuaggio” solo localizzato in un posto un

po’ originale. Dove poi lo mettesse quando andava a dormire era un

mistero!

Accanto aveva un cagnolino nero, un bellissimo esemplare di puro

meticcio italico, che oltre al microchip, come segnale di riconoscimento

personale portava pure lui un ciuffetto peloso da cui ogni tanto spuntavano

gli occhietti. Neanche a farlo apposta era posizionato sullo stesso lato del

muso ed era altrettanto”ballerino” quanto quello della sua padrona.

L’unica nota “stonata” era data dal diverso colore: questo era rosso fiam-

mante... forse, ahimè, in onore di una certa simpatia calcistica!

La propensione a desiderare che i nostri pets (all’americana, dal verbo

to pet che vuol dire coccolare) siano il più possibile simili a noi non è

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sfuggita ad altri studiosi. Questi prendendo spunto da alcune ricerche in

ambito umano che investigavano le somiglianze tra uomo e donna in

base alla durata del loro rapporto, valutarono se vi fosse la stessa relazione

anche tra uomo e cane.

Alcuni di loro (Zajonc, Adelman, Murphy e Niedenthal 1987) conclusero

come, fra le persone, vi fosse una maggiore somiglianza nelle espressioni

del viso fra le coppie sposate da venticinque anni piuttosto che in sposini

freschi di cerimonia.

In ambito “canino” invece M.Roy e Christenfeld giunsero a conclusioni

diverse affermando che non era dimostrabile da un punto di vista “scien-

tifico” una somiglianza tra uomo e cane collegata alla durata del loro rap-

porto.

Come in ogni ambito accademico la strada per arrivare alle conclusioni

definitive sarà ancora molto lunga quindi nel frattempo, divertiamoci ad

osservare quanto noi umani siamo maestri per rendere chi ci vive accanto

il più simile a noi. Quando, come nel caso del nostro cane pensiamo che

“fisicamente” non ci assomigli abbastanza ecco che creiamo ad arte quelle

somiglianze che lo identificano inequivocabilmente come nostro e in cui

rendiamo più evidenti e forti certi aspetti della nostra persona o delle

nostre passioni.

E’ il nostro, inconfondibile, marchio di fabbrica!!

Qualche settimana fa sono stato invitato da alcuni amici a un concorso

ippico e dopo lunghe peripezie stradali finalmente sono arrivato a desti-

nazione o almeno così credevo! Era una giornata umida e fredda con un

venticello piuttosto “tagliente” per cui in giro non c’era “l’ombra di un

cane”, o quasi, a cui chiedere informazioni. Ci fu, però, un segnale che

da solo bastava a fugare eventuali dubbi sul fatto che mi trovassi nel

posto giusto.

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Di cani c’è ne erano molti e quasi tutti quelli che vedevo indossavano dei

graziosi cappottini trapuntati identici per forme e colori a quelli che usa-

vano i cavalli per proteggersi dalle intemperie!

E’ chiaro che questa non vuole essere una prova scientifica ma gli indizi,

se ci guardiamo intorno, aumentano!

Molte ricerche via via si sono aggiunte per valutare altri aspetti della

somiglianza fra cane e padrone come quelli riguardanti la relazione con

la capigliatura, le dimensioni, il portamento, il fascino, la socievolezza

fino a considerare addirittura il livello di energia vitale ma con risultati

abbastanza incostanti.

Tutte queste caratteristiche sono state indagate con studi analitici ma per

nessuna è stata trovata una correlazione realmente significativa. Qualche

somiglianza fu rilevata (Coen 1999) fra le donne che portavano i capelli

lunghi e cani dalle orecchie flosce e pendenti. Altre ricerche (Budge,

Spicer e coll.) rilevarono, invece, una maggiore appartenenza di cani di

taglia grande a uomini mentre gatti e cani di taglia piccola erano associati

più spesso a persone del gentil sesso.

La scienza è ormai in fermento e a questi studi ne seguiranno sicuramen-

te altri poiché l’argomento è stuzzicante e divertente. Nel frattempo con-

siglierei a tutti di esercitarsi in questa ricerca perché sono sicuro che fra

i propri amici, conoscenti o più semplicemente fra le persone che si

incontrano per strada si potranno trovare le prove inconfutabili che pur

non avendo un vero valore scientifico ne avranno un altro fondamenta-

le: quello di far sorridere!

LA SOMIGLIANZA FISICA: UNA FACCIA… UNA RAZZA

Penelope era uno splendido esemplare di Levriero Afgano, elegante e

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sottile, di gran classe, con un pelo soffice e fluttuante color champagne.

Le sue movenze erano armoniche tali da sembrare una modella durante

una sfilata. Anna, la sua padroncina, era una ragazza fine, con dei lunghi

capelli biondi che le cadevano sulle spalle ed era difficile capire chi delle

due aveva deciso di copiare l’altra!

Neanche a farlo apposta aveva anche un nasino così diritto che sembrava

facesse a gara con il profilo affilato di Penelope!

Purtroppo adesso la cagnolina non c’e più, se né andata qualche tempo

fa per un male incurabile e Anna, dopo un periodo di “riflessione”, ha

deciso di adottare un nuovo cane.

Non poteva certamente riprenderne uno della stessa razza perché troppo

forte sarebbe stata la sensazione di farlo solo per sostituire Penelope e

troppo marcato sarebbe stato il confronto. Così un bel giorno decise di

recarsi al canile della sua città e indovinate un po’ che cosa si portò a

casa? Un dobermann: stesso profilo, pelo ovviamente marrone con le

focature chiare, atletico, sottile ed elegantissimo.

L’unico “difetto” rispetto a Penelope era che aveva il pelo corto ma adesso

Anna… si era fatta tagliare i capelli!

Un giorno arrivò in ambulatorio una simpatica coppia di signori, con un

Bulldog inglese, di nome Ulisse di circa un anno di età.

Ancora prima di potermi informare del problema dermatologico che li

aveva spinti da me, Ornella incominciò a parlarmi del vero motivo della

visita e cioè che Mario, suo marito, russava in modo pazzesco!

Non credevo alle mie orecchie ma vista l’enfasi con cui raccontava, le

lasciai finire il discorso. Mi spiegò che per cercare di risolvere il problema

avevano incontrato molti specialisti ma la situazione non era migliorata…

anzi! E in più, lei si ritrovava completamente distrutta dalla stanchezza.

Il problema era stato sul punto di migliorare quando decisero di trasfor-

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mare il salotto di casa nella stanza da letto di Mario ma purtroppo la

situazione era di nuovo precipitata con l’arrivo del cucciolo che come

tutti i bulldog che si rispettano pure lui russava!

Finalmente incominciavo a capire.

Ormai Ornella era sull’orlo di una crisi di nervi, e specialmente di notte

viveva da separata in casa. Mi chiese se c’era la possibilità di fare qualcosa

per risolvere il problema del cane e nel caso avesse funzionato se la terapia

si poteva utilizzare anche per il povero Mario!

Russare può essere un problema da qualunque parte lo si voglia vedere

ma, per fortuna del marito, in questo caso non aveva la stessa origine!

Il disturbo di Ulisse, relativamente frequente nella sua razza, poteva trarre

grande beneficio dalla terapia chirurgica che ne avrebbe migliorato, al

tempo stesso, il suo sistema della respirazione ma estenderlo al povero

Mario non sarebbe stato proprio il caso!

Questa nuova coppia di “pazienti” non si assomigliava però solo per il

russare (situazione troppo diffusa per farne una prova) e per la vita in

isolamento che il loro problema li costringeva a fare, ma avevano altri

punti in comune sicuramente più importanti per la nostra ricerca:

entrambi andavano “fieri” di una testa piuttosto grande, di palpebre un

po’ cadenti, di un paio di narici schiacciate da cui partivano delle rughe

profonde che segnavano delle guanciotte pendenti… insomma due

gocce d’acqua!

Ornella, dopo gli accertamenti diagnostici del caso, decise di far operare

Ulisse. L’intervento chirurgico diede gli effetti desiderati e permise,

almeno al suo cane, di tornare dormire con lei mentre Mario veniva

ancora mantenuto a “distanza di sicurezza”.

Ai controlli successivi la trovai finalmente più serena e rilassata così mi

raccontò dei cani che il marito aveva avuto in precedenza, un Mastino

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napoletano e uno Shitzu, dei quali aveva ancora la casa piena di fotogra-

fie. Stranamente non avevano avuto lo stesso difetto di Ulisse, non erano

della stessa razza ma avevano comunque la stessa faccia!

E’ probabile che anche in futuro non sarà sempre così facile dimostrare

la somiglianza fra una persone e il proprio cane per cui, per adesso, quan-

do la noto mi limito a prenderne atto cercando di capire fino a che punto

questa vicinanza riguardi solo l’aspetto fisico o si estenda anche agli

aspetti del carattere e del comportamento.

Gli aneddoti che vi ho raccontato non sono ovviamente supportati da

studi scientifici ma semplicemente dalla voglia di sorprendersi. Da soli

non permetterebbero mai di arrivare a delle conclusioni definitive però a

sospettare che sotto sotto ci sia qualcosa di vero, magari sì!

L’estate scorsa comparve in studio un ragazzo atletico, muscoloso, “pale-

strato” sui trenta anni che indossava una T-shirt di almeno una misura in

meno della sua con la solita scritta di “sfida” stampata davanti e dietro.

Ovviamente mi sarei aspettato di vederlo accompagnato da un cane di

certe dimensioni o comunque “strutturato” come lui invece eccolo com-

parire con al fianco un minuscolo Yorky che continuava ad abbaiare con

una voce stridula.

Per un momento rimasi senza parole, divertito dalla scena ma con il

morale sotto i tacchi convinto, davanti a questo esempio, che era dura

continuare a credere che tra noi e “loro” potessero esistere davvero delle

somiglianze. All’improvviso però fui attratto da un particolare che mi

tranquillizzò subito: anche il cagnolino aveva la sua T-shirt, bianca, su cui

risaltava una scritta di cui andava orgoglioso: “Rambo - il terrore dei

gatti”.

Il mondo delle somiglianze è quindi molto vasto e se da una parte se ne

possono riscontrare alcune più definite soprattutto per quanto riguarda

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l’aspetto fisico, dall’ altra ce ne sono tantissime dove la natura non arri-

va e allora pensiamo noi a crearle.

Ho in agenda una serie di cani “sportivi” che attraverso il loro nome di

battesimo sono la garanzia delle passioni dei loro proprietari. C’e Taribo,

meticcio nero di piccola taglia ma di grande peso, omonimo dell’indi-

menticabile difensore dell’Inter di Gigi Simoni, insieme ai numerosi

Ronny, in onore di Ronaldo, che dopo il “tradimento” rossonero, hanno

però perso in me un po’ di fascino. Vi sono alcuni Sheva anche loro ulti-

mamente un po’ in declino, insieme a Saverio, Jack Russel instancabile

come il capitano nerazzurro e compagno di un amico interista fino a

Varenne, dedicato ad un grandissimo trottatore e dolce “metà” di Luigi,

incallito scommettitore.

E così, quando l’incontro con il nostro pet non risponde ad una scelta

precisa e ragionata per un cucciolo o per una razza in particolare, ma è

casuale e frutto dell’emozione del momento, ecco che sarà facile consta-

tare come, in loro, cerchiamo di proiettare qualcosa di nostro che va

molto al di là del semplice aspetto fisico.

Allora, quasi senza accorgercene, li trasformeremo nei depositari dei

nostri “segreti”, delle nostre paure, delle aspirazioni di bontà e di amore,

del nostro bisogno di proteggere ed essere protetti fino a farli diventare

il nostro simbolo, anche sportivo ma pure tutto questo vuol dire… somi-

glianza!

“SMS” DALLE SOMIGLIANZE

Se ancora non fossi riuscito a convincervi che vi possono essere delle

reali “parentele” fra cani e padroni vi citerò alcuni esempi famosi che si

possono affiancare a questi studi, confermandone l’interesse e la validità.

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La storia è piena di cani, e di animali in genere, protagonisti o meno di

fiabe, cartoni animati e film a cui ci si è affidati non solo per rimarcare

certe somiglianze fisiche con il genere umano ma anche per creare un

sistema di sms (short message system) portatori di ideali e di sentimenti

da trasmettere alla gente.

Il vero pioniere di questa comunicazione è stato senza dubbio Walt

Disney che non ha fatto altro che trasportare sullo schermo, in forma di

disegni, ciò che vedeva nella vita di tutti i giorni.

Nella “Carica dei 101”, i due dalmata, Pongo e Penny, insieme ad un

nutrito gruppo di altri cani “animati”, dimostrano come ci possa essere

una stretta vicinanza nei tratti somatici e caratteriali dei relativi padroni e

come tali “affinità”, in ossequio alla globalizzazione, si possano vedere

negli stessi luoghi in tutto il mondo: dai giardini pubblici ai tavolini dei

bar o lungo i marciapiedi delle strade.

Rispecchiando le sensazioni dell’autore, il film trasmette un altro messaggio

accanto a quello più ridicolo delle somiglianze e cioè che già cinquant’anni

fa egli avvertiva intensamente la funzione di veicolo sociale dei nostri

animali da compagnia, precorrendo i tempi attuali dove i rapporti inter-

personali sono diventati così complicati e difficili da essere sostituiti, in

buona parte, da quelli via web. Già allora, in una società molto meno

industrializzata e tecnologica di quella odierna, si sentiva il bisogno di

avere vicino un amico a quattro zampe come antidoto alla solitudine.

Vivere con un animale o semplicemente volergli bene è un segnale di gran-

de sensibilità e di un cuore sincero, quasi un sigillo di garanzia che acco-

muna le persone che hanno la fortuna di godere di questa “compagnia”.

Da una tale predisposizione d’animo può nascere, con maggiore facilità,

la scintilla per nuovi incontri in un mondo dove la paura di aprirsi e di

incorrere in delusioni affettive tende a bloccare i contatti umani.

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Il sentimento d’amore per gli animali diventerà quindi la chiave per apri-

re la porta ad una reciproca fiducia.

Come nel film, sulle panchine di un semplice giardino pubblico i nostri

“amici” vengono, senza saperlo, ad assolvere la funzione di alleati per

farci conoscere meglio ed entrare in comunicazione con gli altri.

In un mondo che fa del benessere il suo vanto sembra infatti diventato

tremendamente complicato creare un contatto spontaneo e sereno con il

prossimo.

Quello che succede nelle società più avanzate, specie in quella americana,

nel bene e nel male arriva dopo un certo tempo anche a noi e Walt

Disney ci ha dato non solo il segnale, comico, della somiglianza tra cani

e persone ma ci ha inviato un messaggio più sottile che da bambino non

riuscivo a comprendere e cioè che i suoi film non erano solo per i picco-

li ma anche per i “grandi”!

Il cinema, la televisione, i fumetti trasmettono continuamente SMS attra-

verso gli animali e, sfruttando le somiglianze fisiche con l’uomo, ne

potenziano la loro efficacia.

Gli aspetti caratteriali e i valori rappresentati dagli animali diventano così

il veicolo per raffigurare ed accentuare i nostri comportamenti, i legami

affettivi e i sentimenti attraverso un linguaggio semplice, sincero, com-

prensibile a tutti e in particolare ai bambini.

Loro, che sono ancora delle “spugne”, attraverso l’esempio degli animali

possono apprendere le leggi della vita e della natura e quasi senza ren-

dersene conto assorbire quei principi che un domani li potranno portare

ad essere persone tolleranti e civili, con grande rispetto della libertà

altrui.

In questo modo “certi” animali sono diventati veri e propri Vip cono-

sciuti da gente di ogni età e luogo, diventando l’emblema di sentimenti e

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valori indispensabili nel nostro mondo ideale.

Il Re Leone di Walt Disney è una fiaba meravigliosa, commovente, ric-

chissima di messaggi a tinte forti: dal doloroso distacco dalla famiglia

fino alla realizzazione di sé stessi.

C’è tutta la nostra vita nella pellicola: dall’allontanamento dalla sicurezza

del nucleo familiare alla solitudine, dalla conquista dell’autostima e della

propria forza interiore alla saggezza attraverso la sofferenza per arrivare

ad essere finalmente un “Re”, anche solo di sé stessi!

Questi animali “fantastici” si trasformano così in maestri per adulti e

bambini: dal grillo parlante di Pinocchio che si presenta in frac e cappello

a cilindro come un navigato direttore d’orchestra e di vita, a Bambi che

diventa grande attraverso il percorso “umano” dell’autoeducazione, della

continuità nella crescita fra bambino e adulto, diventando lui stesso edu-

catore del prossimo.

La concentrazione più grande di “maestri” la troviamo nel Libro della

Giungla di Kipling che, non a caso, fu scelto come testo-simbolo da

Baden-Powell, l’ideatore degli “scouts”, che affibbiò ai bambini che desi-

deravano farne parte il soprannome di “lupetti” in onore dei Lupi che

salvarono Mowgli.

Nel racconto abbiamo l’imbarazzo della scelta: c’è il saggio Akela ,capo-

branco dei lupi, primo fra tutti ad accettare le regole del gruppo, c’è l’or-

so Baloo ingenuo ma rassicurante e “morbido” nel suo aspetto, c’è

Hathi, condottiero impavido degli elefanti e giudice della giungla e poi

Kaa, pitone astuto e paziente, con il solo difettuccio della vanità.

Chi ci trasmette l’immagine più forte come personalità è Baghera, la pan-

tera nera tenera e feroce, la cui figura risulta ancora più incisiva dal con-

fronto con la tigre Shire Khan simbolo di slealtà e vigliaccheria. Tutti que-

sti educatori con il loro carattere e i loro difetti si dedicano alla“istruzione”

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del cucciolo d’uomo per guidarlo nel pericolo, per fargli conoscere se stes-

so e le leggi della vita, per portarlo ad essere un futuro “maestro”.

Certi film a cartoni animati hanno cercato di spingersi oltre e con grande

maestria degli autori sono andati a toccare temi più delicati, i più intimi

della nostra personalità: l’arrivo dei primi turbamenti dell’amore con l’ab-

bandono della fanciullezza beata e sicura per entrare, senza saper volare,

nel campo minato e seducente delle passioni.

Biancaneve, Cenerentola, La bella addormentata nel bosco, Cappuccetto

rosso, famose eroine delle fiabe, raffigurano, in realtà, la conquista

femminile ad entrare nel mondo degli “adulti” attraverso le inevitabili

sofferenze dell’età ma protette dalla forza dirompente dell’amore che

diventa l’aiuto indispensabile per la loro realizzazione nella vita.

La favola di Cappuccetto rosso, in particolare, contiene le immagini più

forti di questo passaggio e non solo per il colore rosso del suo vestito

che ne potenzia gli effetti.

Nella bambina che diventa donna c’è l’incontro con il potere affascinante

della seduzione rappresentata dal lupo, figura animale a cui tocca l’immagi-

ne del grande seduttore, del più classico dei Don Giovanni, scelto

in quanto rappresenta nell’immaginario collettivo un animale feroce e

violento, con una connotazione decisamente negativa e pericolosa.

Ma…niente paura! Come succede nelle fiabe, i “cattivi” fanno sempre

una brutta fine e la nostra protagonista dopo essere caduta nella tenta-

zione sotto la spinta del desiderio e dell’ingenuità, attraverso la mano

amica di un cacciatore, “rinasce”, dimostrando tutta la sua natura così

teneramente umana.

Anche la figura dei maschietti non e’ stata dimenticata e altri film hanno

concentrato l’attenzione sull’immagine dello sposo che, presentandosi

inizialmente sotto le sembianze animali, si trasforma in un personaggio

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umano, maturo e affascinante, con cui convolare a giuste e scontate

nozze.

Nella fiaba della Bella e la Bestia, come nel Re Ranocchio, le sembianze

animali impersonificano la repulsione della fanciulla per il contatto fisico

con il proprio partner o sposo designato che vive l’attrazione fisica in

modo immaturo e ancora troppo “bestiale”.

Questo non è così strano se pensiamo, come l’esperienza del sesso, possa

essere per gli adolescenti, un momento molto difficile, traumatico e carico

di paure.

Sarà solo con il nascere dell’amore che arriverà il miracolo: ciò che appa-

riva repellente e inavvicinabile si trasformerà d’incanto nel proprio idea-

le di bellezza e di vita coniugale. L’enorme potere dell’amore alla fine

premierà solo colui che ci “crede”, che ha speranza, passione e coraggio,

e che per questo non ha paura di rischiare!

Ecco come attraverso gli animali, “fantastici” o meno che siano, arrivano

a noi molti messaggi, anche facili da “leggere” per i nostri bambini, pro-

prio perché grande è la loro affinità ai protagonisti delle fiabe.

Anche i fumetti non hanno voluto essere inferiori al cinema e i perso-

naggi famosi che vi incontriamo, pur mantenendo tratti fisici animali,

simboleggiano invece persone “tipiche” del nostro mondo.

Paperino e company ne sono l’esempio. Lui che pur essendo già zio è

il più bambino del gruppo, incapace di dominare le sue emozioni e i

suoi impulsi, finisce regolarmente per combinare dei guai per la scarsa

propensione alla riflessione. I “non bambini” invece sono Qui, Quo e

Qua che nonostante la loro giovane età rappresentano quella saggezza

che il loro parente più “anziano” dimostra solo nei panni del più famoso

Paperinik, simbolo di forza e di coraggio, dell’essere vincente. Accanto a

loro c’è Paperone che nonostante sia il simbolo dell’avarizia e dell’arric-

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chimento, nasconde un’anima che “sente”, che non si manifesta solo

nelle preoccupazioni fobiche di perdere i propri averi ma talvolta anche

nell’aprirsi ai suoi nipoti con gesti di rara generosità, per lui incredibili.

Anch’io ho uno zio, non dei fumetti, che aveva lo stesso soprannome;

per fortuna, in qualche caso pure lui con gli stessi pregi!

Altri animali invece in carne ed ossa sono diventati, nel tempo, delle vere e

proprie stelle dello schermo, come i vari Lessie, Furia, Rin Tin Tin, Rex o

Flipper il delfino che, pur non presentando somiglianze fisiche con i relati-

vi “padroni”, davanti alla macchina da presa sono stati umanizzati in modo

tale da risultare esempi da seguire nel mondo così “difficile” dei bipedi.

I loro sentimenti di coraggio, abnegazione e lealtà sono alla base del suc-

cesso e della fama che li circonda, proprio perché nella fiction (e forse

non solo) appaiono più audaci e spontanei dell’uomo stesso e in loro ci

vorremmo identificare per vivere in modo emozionante e più sicuro la

fiaba della nostra vita.

Una volta c’erano gli eroi mitologici, i grandi condottieri o i capitani di

ventura a dare l’esempio mentre oggi chi ha segnato la storia per la sua

“grandezza” di cuore, come Gandhi o Madre Teresa di Calcutta, è ancora

guardato con una certa indifferenza o diffidenza.

Ecco che gli animali ci vengono in soccorso con i loro messaggi per

riportarci sulla retta via. Non so se considerarlo un segnale positivo, ma

in mancanza d’altro, o meglio, in attesa del risveglio della nostra coscienza

va ugualmente protetto e seguito!

SOMIGLIANZE E VIP

Gli animali e soprattutto i cani nel tempo sono diventati, attraverso le

varie rappresentazioni cinematografiche e artistiche, simboli di valori e di

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sentimenti che li hanno resi indimenticabili, non solo tra i bambini.

Ce ne sono altri invece che sono riusciti a diventare famosi sfilando sulla

passerella della notorietà con il loro padroni-Vip, corredati da “certe”

somiglianze, neanche tanto nascoste, con i loro più noti “accompagnatori”.

Queste coppie le incontriamo un po’ ovunque nel jet-set mondiale di oggi

ma con un po’ di pazienza le possiamo scovare anche in quello di ieri.

Fino a qualche anno fa la “coppia” più famosa al mondo era sicuramente

quella dell’ex presidente degli Stati Uniti George Bush e del suo Scottish

Terrier Barney: stesso sguardo, stesso portamento, stesso “incedere”

sicuro proprio come quello del suo padrone quando appariva in TV.

C’era una cosa che li differenziava e che probabilmente fino ad un po’ di

tempo fa non era così evidente: il colore del “mantello”! Con il passare

degli anni infatti quello del “first dog” si è mantenuto scuro rispetto a

quello, più “metallizzato”, del suo padrone. Per l’affinità di coppia è

rimasto un particolare molto importante: entrambi sono un po’ dei…

“bassotti”!

Barney, sull’onda della popolarità ricevuta, ha voluto esagerare e si è fatto

allestire addirittura un sito internet solo per lui ma questo esula dai nostri

argomenti.

In ambito letterario Gabriele D’Annunzio, poeta di grandissima classe e

raffinatezza, persino ideatore di una linea di moda, non poteva avere,

come cani prediletti, nient’altro che dei Borzoi, levrieri russi dal profilo

sfilato, sottili e dall’andatura elegante come il Vate.

Chi non ricorda la faccia un po’ schiacciata di Pablo Neruda, con le tipi-

che guance un po’ sporgenti e pendenti da Chow-Chow?… Proprio

come il suo cane!

E le sopracciglia cespugliose e arruffate di Alberto Moravia? Quale altra

razza poteva amare, per metterle in competizione con le sue, se non uno

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spinone?

Dove è più facile incontrare somiglianze celebri è però in ambito cine-

matografico e televisivo, non tanto perché più numerose, ma per la faci-

lità con cui tutti le possiamo vedere.

Che ne dite del visino della indimenticabile Lyz Taylor che spuntava dalla

sua imponente capigliatura e Sugar, il suo maltese, al quale dal mantello

fluente del muso sporgevano solo gli occhietti e la macchietta nera del

tartufo? Per non parlare del loro portamento!

Fra le attrici famose c’era Audrey Hepburn con Mr. Famous, il suo

Yorky: nasino dritto, occhi scuri e maliziosi, tutte e due in miniatura. Ma

che fascino! E Marilyn Monroe con il barboncino regalatole da Frank

Sinatra? Anche se, forse, più che per una somiglianza fisica glielo aveva

regalato per una amorevole somiglianza caratteriale: la voglia di “coccole”.

Un’altra coppia celebre è stata quella fra Sigourney Weaver e il suo

Levriero Italiano, una femmina di nome Petals: entrambe sottili, fini ed

eleganti,dai profili affilati e pure… more.

Questa razza che era già molto conosciuta nell’antichità presso vari

popoli come i Greci, gli Etruschi e i Romani raggiunse l’apice della

popolarità in epoca rinascimentale diventando una presenza ricorrente

su arazzi e dipinti.

In tempi moderni invece la sua fama aumentò ulteriormente proprio

grazie all’attrice che nel 2000 organizzò, nel suo appartamento di New

York, le nozze di Petals con Jimmy, greyhound e stallone italiano di bella

presenza, dalla cui unione nacquero tre bellissimi cuccioli di cui uno

rimase in famiglia con il nome di Baci in onore dei latin lovers del paese

d’origine!

Il mondo dei VIP è ricchissimo di altre “somiglianze” celebri che spesso

sono passate inosservate perché nascoste dall’immagine più abbagliante

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del personaggio pubblico.

La galleria delle “coppie” famose e somiglianti è molto vasta e per questo

mi limiterò a segnalarvi quelle che mi hanno colpito di più: da Clark

Gable ed Elvis Presley con i rispettivi Boxer a Picasso con il suo Levriero

Afgano e a Sting con quello Irlandese, da Will Smith con i Rottweiler

Indo e Zhaki alla Yorky della tennista Monica Seles, dal Labrador nero

di Rupert Everett a quello biondo, Roger, di Steve Martin.

I divi di Hollywood ci hanno abituato ad aspettarci di tutto e non c’è

niente di strano a vederli gironzolare con il loro piccolo “clone” a quattro

zampe. Tori Spelling ha un Carlino le cui “parentele” si ritrovano anche

sulla bilancia, Miley Cyrus con il suo barboncino è probabile che fre-

quentino lo stesso coiffeur, Paris Hilton ha dei chihuahua ovviamente

super griffati e Matt Damon se ne va a spasso con un labrador biondo.

La “gallery” delle ipotetiche somiglianze è quindi affollatissima ed è

ormai parte integrante dello star system: da Lady Gaga con il suo bar-

boncino bianco a George Clooney e il suo American Stafford Shire, da

Penelope Cruz con il suo Yorky alla coppia Mickhey Rourke e chihuahua

fino a Robert Pattison, il vampiro di Twilight, con il suo segugio.

Anche il mercato italiano non ha voluto essere da meno e sembra che

alcune razze siano più gettonate di altre.

Il Jack Russel è una di queste e dimostra le sue caratteristiche di razza

giovane e molto versatile accomunando persone diversissime ma tutte

ugualmente innamorate di questi piccoli folletti, indipendenti ed impre-

vedibili ma pur sempre dolcissimi.

Una “coppia” simbolo di questa somiglianza è quella fra il regista Franco

Zeffirelli e il suo Jacky di nome Bambina, così “vicini” nel profilo, in

quegli occhi così piccoli e allungati, in quello sguardo “furbetto”,

entrambi unici!

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Non ho il piacere di conoscere personalmente il famoso regista ma

scegliere di convivere con un Jack non è da tutti, per cui scommetterei

sulla presenza di un altro punto in comune, fondamentale per un buon

rapporto: la stessa energia!

Anche i Carlini hanno riscosso molto successo, al pari che in Cina, da cui

sembra abbiano origine nel lontano 600 D. C. Un personaggio simbolo

della cosiddetta affinità di coppia è stata Marina Ripa di Meana che è

arrivata ad averne fino a dodici. Pure Serena Grandi e il “the voice”

nazionale Fred Bongusto con il suo Orazio ne sono stati conquistati ed

anche in questi casi non si può dire che non vi siano delle somiglianze

abbastanza interessanti…

Pure i Chihuahua, forse aiutati dalle loro dimensioni, superfunzionali per

il trasporto in borsa da uno studio all’altro, ma soprattutto per la loro

incredibile capacità comunicativa sono rappresentati in buon numero e

fanno da “dolce metà” a personaggi come Paola Barale e Carmen Russo.

Per completare il quadro delle somiglianze mi potrei sbizzarrire e sugge-

rire ad alcuni personaggi famosi l’adozione di un particolare “tipo” di

cane con cui li vedrei ben assortiti e in una certa “armonia” di coppia:

Barbara Streisand la farei accompagnare da un Borzoi, Shaquille O’Neill,

immenso cestista NBA da un Alano blu, Brad Pitt (meglio con la barba!)

da uno Schnauzer e Larry King da un Bulldog Francese. Per Bob Marley

sceglierei ovviamente un Puli, inconfondibile pastore ungherese, ricoper-

to da un cappotto di pelo così folto ed intrecciato da rendere quasi impos-

sibile riconoscere le linee del suo corpo e… della sua testa! Per finire al

grande ed indimenticabile Luciano Pavarotti avrei regalato un Bulldog

Inglese.

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INDICE

Prefazione..........................................................................................................7LA SOMIGLIANZA NELLA “COPPIA”Gli studi scientifici ........................................................................................11 La somiglianza fisica: una faccia …..una razza .......................................15 “SMS” dalle somiglianze ..............................................................................19 Somiglianze e VIP ........................................................................................25 Le “star” di oggi ............................................................................................30 LA SOMIGLIANZA CARATTERIALE

Le somiglianze positive ................................................................................39 Le somiglianze negative: le nevrosi ............................................................46 Le somiglianze sentimentali: ma i cani baciano? .....................................56 Un linguaggio “universale” .........................................................................61 LA SOMIGLIANZA “PATOLOGICA”L’obesità .........................................................................................................81 Fattori predisponenti: Cibo = Amore .......................................................83 Ciccio è bello e non solo .............................................................................86 Istruzioni per l’uso e consigli per la “vittoria” .........................................91 Le conseguenze: se lo sai lo eviti ...............................................................95LE MEDICINE “ANIMALI”Curarsi con loro ..........................................................................................103 “Inquilini” terapeutici ................................................................................108 Gli amici della terza età .............................................................................111 Amici per tutti .............................................................................................119 Cuccioli dell’altro mondo ..........................................................................124 Farmacia…a quattro zampe ......................................................................130 Pet-Therapy .................................................................................................140 Animali in “gabbia” ..................................................................................149 Gli….“alternativi” ......................................................................................154 Tutti in fila ..................................................................................................163 REQUIESCANT IN PACE: ULTIMO ATTO ....................................174 CONCLUDENDO.... ...........................................................................186 VERO O FALSO: IL TEST DELLA VERITA’ .................................191

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