UN UOMO ASSISTENZA AI MALATI DI SLA: CHE NON IL … · Ma anche nelle relazioni più personali...

12
La riabilitazione respi- ratoria e la presa in carico riabilitativa dei malati con Sla (scle- rosi laterale amiotro- fica) svolte dal Centro di riabilitazione della Comunità di Capodar- co di Fermo costitui- scono una singolarità, se non un'unicità, in campo nazionale. E ciò che è emerso da un confronto con varie altre esperienze di altre regioni svolto- si in un recente con- vegno a Jesi Il Centro ha avviato il servizio di riabilitazio- ne respiratoria fin dal '94 per gestire pro- blematiche in pazienti neuromuscolari, ser- vizio che è stato poi esteso anche a pazienti affetti da patologie respiratorie. Gli interventi riabilita- tivi sono cronologica- mente concentrati nella fase postacuzie delle malattie respira- torie, ma anche nella gestione integrata delle malattie in fase cronica. E' stato questo che si è dimostrato fondamen- tale per seguire i mala- ti con Sla. Mentre le altre espe- rienze riportate nel con- gresso sono relative ad 1 Periodico di informazione della Comunità di Capodarco di Fermo - Autorizzazione Tribunale di Fermo n. 3 del 30 marzo 2010 - Direttore responsabile: Vinicio Albanesi. Redazione: via Vallescura n. 47 - 63900 Capodarco di Fermo - tel. 0734 681001; fax 0734 681015; e-mail: [email protected] www.comunitadicapodarco.it. Spedizione in abbonamento postale, D.L. 353/2003 (convertito in legge il 27/02/2004 n. 46), art. 1 comma 2 Ufficio postale CN/FM. N. 5 - DICEMBRE 2012 - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna al pagamento della relativa tassa. A l suo funerale eravamo in molti. Lo conoscevano tutti: un tossico della prima ora. Finito male per aver con- tratto l'Aids. Una persona dai molti vol- ti: imbroglione e dignitoso, cinico e delicato. Temibile. Non parlava mai della sua vita e dei suoi sentimenti. Proteso a sopravvive- re, come animale braccato dalla sua dipendenza, dalla sua solitudine e infi- ne dalla malattia. Non aveva trovato dimora, da nessu- na parte. Né da giovane, ma nemme- no nella necessità. L'avevo conosciuto negli anni '80. L'unico che era riuscito a rubarmi il cellulare, un Ericcson T 28. Stava parlando con me, mi sono girato un attimo e non l'ho più trova- to. L'ho inseguito, ma ha sempre negato. Dopo anni mi confessò: "che vuoi che sia per te un cellulare". E' andato avanti e indietro: in comu- nità, cercando denaro, non rivelando mai come stesse e che cosa volesse dalla vita. Ma anche nelle relazioni più personali rimaneva inafferrabile: un mistero di vita, di sopravvivenza e di silenzio. Ha lasciato scritto: UN UOMO CHE NON SI DIMENTICA L’importanza di restare a “casa”. Fino alla fine pag. 4 Chiesa: l’occasione dell’Anno della fede pag. 5 Il bosco finalmente pronto pag. 11 Duecento giornalisti nel Labirinto senza fili pag. 12 segue a pag. 10 ASSISTENZA AI MALATI DI SLA: IL “MODELLO UNICO” DI CAPODARCO In ricordo di Albano a pag. 8 segue a pag. 2

Transcript of UN UOMO ASSISTENZA AI MALATI DI SLA: CHE NON IL … · Ma anche nelle relazioni più personali...

La riabilitazione respi-ratoria e la presa incarico riabilitativa deimalati con Sla (scle-rosi laterale amiotro-fica) svolte dal Centrodi riabilitazione dellaComunità di Capodar-co di Fermo costitui-scono una singolarità,se non un'unicità, incampo nazionale. Eciò che è emerso daun confronto convarie altre esperienze

di altre regioni svolto-si in un recente con-vegno a JesiIl Centro ha avviato ilservizio di riabilitazio-ne respiratoria fin dal'94 per gestire pro-blematiche in pazientineuromuscolari, ser-vizio che è stato poiesteso anche apazienti affetti dapatologie respiratorie.Gli interventi riabilita-tivi sono cronologica-

mente concentratinella fase postacuziedelle malattie respira-torie, ma anche nellagestione integratadelle malattie in fasecronica. E' stato questo che si èdimostrato fondamen-tale per seguire i mala-ti con Sla. Mentre le altre espe-rienze riportate nel con-gresso sono relative ad

1

Periodico di informazione della Comunità di Capodarco di Fermo - Autorizzazione Tribunale di Fermo n. 3 del 30 marzo 2010 - Direttore responsabile: Vinicio Albanesi. Redazione: via Vallescura n. 47 - 63900 Capodarco di Fermo - tel. 0734 681001; fax 0734 681015; e-mail: [email protected] www.comunitadicapodarco.it. Spedizione in abbonamento postale, D.L. 353/2003 (convertito in legge il 27/02/2004 n. 46), art. 1 comma 2Ufficio postale CN/FM. N. 5 - DICEMBRE 2012 - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna al pagamento della relativa tassa.

Al suo funerale eravamo in molti. Loconoscevano tutti: un tossico della

prima ora. Finito male per aver con-tratto l'Aids. Una persona dai molti vol-ti: imbroglione e dignitoso, cinico edelicato. Temibile.Non parlava mai della sua vita e deisuoi sentimenti. Proteso a sopravvive-re, come animale braccato dalla suadipendenza, dalla sua solitudine e infi-ne dalla malattia.Non aveva trovato dimora, da nessu-na parte. Né da giovane, ma nemme-no nella necessità. L'avevo conosciutonegli anni '80. L'unico che era riuscitoa rubarmi il cellulare, un Ericcson T28. Stava parlando con me, mi sonogirato un attimo e non l'ho più trova-to. L'ho inseguito, ma ha semprenegato. Dopo anni mi confessò: "chevuoi che sia per te un cellulare".E' andato avanti e indietro: in comu-nità, cercando denaro, non rivelandomai come stesse e che cosa volessedalla vita.

Ma anche nelle relazioni più personalirimaneva inafferrabile: un mistero divita, di sopravvivenza e di silenzio.Ha lasciato scritto:

UN UOMOCHE NONSI DIMENTICA

L’importanza di restare a “casa”. Fino alla fine

pag. 4

Chiesa: l’occasione dell’Anno della fede

pag. 5

Il bosco finalmente prontopag. 11

Duecento giornalisti nel Labirinto senza fili

pag. 12

segue a pag. 10

ASSISTENZA AI MALATI DI SLA:

IL “MODELLO UNICO” DI CAPODARCO

In ricordo di Albano

a pag. 8

segue a pag. 2

2

Comunità

N. 5 Dicembre 2012

attività riabilitative ospedaliere effet-tuate in regime di ricovero, l'attivitàdi Capodarco è svolta abitualmente inambulatorio e, esclusivamente perseguire persone con Sla o gravi insuf-ficienze respiratorie, a domicilio. Poiché nel Fermano l'incidenza dellaSla è nettamente superiore a quellanazionale (11 casi contro 8 su 100mila abitanti) la Zona territoriale 11 adicembre del 2009, considerate ledirettive regionali in materia di cura eassistenza alle persone affette da Sla(Dgr 1514 del 28/09/2009), ha deci-so di realizzare uno specifico percor-so di cura per questi malati, e la pre-sa in carico riabilitativa è stata affida-ta al Centro di riabilitazione dellaComunità di Capodarco proprio perl'esperienza acquisita nella riabilita-zione respiratoria.

Cura e sostegno della famigliaQuello affetto da Sla è un malato com-plesso poiché la malattia, con caratte-ristiche di progressione e peggiora-mento, investe diverse aree funziona-li: neuromotoria, respiratoria, alimen-

tazione, fonazione e in alcune situazio-ni anche la sfera cognitiva.Inevitabilmente tutto il contesto fami-gliare è coinvolto. Il progredire dellamalattia rende le cure complesse eintense. Da qui la necessità di un set-ting assistenziale formato da diversefigure specialistiche. Dato che le cure previste sin dalla dia-gnosi si intensificano nella fase termi-nale della malattia, è stata realizzatauna rete multidisciplinare che agisce inmodo sinergico per curare il paziente esostenere la famiglia. E' così che il per-corso di presa in carico del malato conSla si è concretizzato in un modello dicura. I componenti del gruppo di spe-cialisti individuati per intervenireappropriatamente sul paziente nel cor-so dell'evoluzione della malattia pro-vengono da aree diverse: ospedaliera(neurologo, otorino, anestesista,nutrizionista, psicologo), territoriale(medico di medicina generale, Adi,pneumologo), Centro di riabilitazionedella Comunità.

In ambulatorio e a casaLa presa in carico riabilitativa da par-te del Centro risulta continua e

costante dalla fase ambulatoriale -che inizia dopo segnalazione da partedello specialista neurologo inviante -alla fase domiciliare. Ha un ruolo fon-damentale perché interviene in modoappropriato per tutta la durata dellamalattia e si integra con gli interven-ti degli altri specialisti componenti delteam. Schematicamente gli scopisono i seguenti: - monitorare le aree funzionali com-promesse;- intervenire per rallentare la perditadelle attività funzionali motorie,respiratorie, fonatorie, della degluti-zione;- contrastare il dolore; - individuare e sperimentare ausili estrategie per mantenere le autono-mie; - essere a contatto costante con ifamigliari per dare indicazioni esostenere le cure. Nella fase domiciliare, che iniziaquando le condizioni del paziente nongli permettono più di raggiungere lasede ambulatoriale, gli interventisono programmati a casa del pazien-te, in Uvd (unità valutativa domicilia-re), e vi partecipano neurologo,

ASSISTENZA AI MALATI DI SLA: IL “MODELLO UNICO” DI CAPODARCO

segue da pag. 1

La presa in carico del Centro di riabilitazione si distingue a livello nazionale. Svoltain ambulatorio e a domicilio, si avvale di un gruppo multidisciplinare che seguetutte le fasi della malattia. Con un'attenzione forte al contesto familiare

L’inguaribilità e le cure palliative

Secondo la definizione dell'Organizzazione mondiale dellasanità le cure palliative si occupano in maniera attiva e

totale dei pazienti colpiti da una malattia che non risponde piùa trattamenti specifici e la cui diretta conseguenza è la morte.Il controllo del dolore, di altri sintomi e degli aspetti psicolo-gici, sociali e spirituali è di fondamentale importanza. Lo sco-po delle cure palliative è il raggiungimento della miglior qua-lità di vita possibile per i pazienti e le loro famiglie. Alcuniinterventi palliativi sono applicabili anche più precocementenel decorso della malattia, in aggiunta al trattamento oncolo-gico.Il termine deriva da "palliare", ovvero coprire, nascondere conun pallio che nell'Antica Grecia e nell'Antica Roma era il telodi lana che si poggiava su una spalla e si drappeggiava intornoal corpo, sopra la tunica. In realtà il problema della qualità della vita dei malati è untema attualissimo nella medicina attuale. Il livello di avanza-mento della ricerca medica in diversi campi rende oggi possi-bile curare ma non guarire diverse malattie non solo oncologi-

che. In particolare questa condizione di inguaribilità si presen-ta spesso per le malattie neurologiche quali: Sla, morbo diParkinson, sclerosi multipla, miopatie, demenza ecc. e per lemalattie pneumologi che come Bpco, insufficienza respirato-ria, enfisema ecc.E' evidente la carente preparazione dei medici nell'ambito del-le cure palliative. Manca nel corso universitario una formazio-ne specifica, manca una scuola di specializzazione post laureache dia il crisma accademico ad una somma di saperi che ha datempo una sua dignità e una sua specificità scientifica.Pensiamo sia necessario educare tutti gli attori dei Servizisociale e sanitario a una cultura della cura intesa nel senso piùampio del termine. Assistere questi malati significa prendersicura con continuità, competenza e passione, dell'uomo soffe-rente e dei suoi familiari. E' giusto citare in questa occasioneDon Milani che con il suo motto "I care" dava ai ragazzi di Bar-biana il senso complessivo e coinvolgente del mi interessa, èun mio problema.

Francesco Sacripanti

3

Comunità

N. 5 Dicembre 2012

Piena comprensionee vicinanza ai

malati di Sla che neigiorni della discussio-ne sulla "Legge distabilità" hannomanifestato a lungo ein modo clamoroso:le loro minacce dilasciarsi morire difame o di andare inpiazza senza la batte-ria di ricambio per ilventilatore polmona-re sono drammatiche,come lo è la malattia.Ciò che sorprende èl'arretratezza dellarisposta sanitaria esociale nei confrontidi persone con malat-tie altamente invali-danti.L'aver destinato 200milioni delle risorse dicompetenza di Palaz-zo Chigi (detto "Fon-do Catricalà") a unFondo per la nonautosufficienza checomprende anche gliinterventi per la Sla,

è improprio e degra-dante. La malattiaviene arbitrariamenteequiparata ad assi-stenza sociale. (...)La non autosufficien-za ha valenza sanita-ria: il trucco del ridur-re a sociale ciò chenon è ospedaliero èarbitrario ed esoso,frutto di interessi diparte scientifici eindustriali.La salute è un beneche è il risultato di unbenessere complessi-vo che appella allamedicina, ma ancheall'assistenza, all'am-biente, alle persone,alla famiglia, ai senti-menti. Da una parteinfatti le linee di indi-

rizzo sanitario (Rifor-ma Balduzzi) riduco-no al minimo la pre-senza in struttureospedaliere destinateall'acuzie (con la ridu-zione dei posti lettonegli ospedali), madall'altro non può nonprevedere "soluzioni"in continuità con trat-tamenti previsti nelpost acuzie.Il fondo per non auto-sufficienti come oggiè concepito devescomparire per diven-tare modalità dellaspesa sanitaria. Solocosì si eviteranno lescene umilianti dirichiesta urgente disalute. (da www.vinicioalbanesi.it)

IL TRUCCO DI FAR PASSARE

LA SLA COME SPESA SOCIALE

medico di medicina generale, referentemedico e infermiere Adi, fisiatra e tera-pista del Centro di riabilitazione dellaComunità di Capodarco. Con questiincontri periodici, si valutano le condi-zioni cliniche del paziente, si richiedo-no gli interventi necessari, si condivi-dono le cure previste e, soprattutto, sistabilisce un raccordo con i famigliari.

I punti ancora criticiSe il modello di cura che integra in reteassistenziale le figure specialistiche èuna risposta positiva, ciò non toglie chesi avvertano ancora delle criticità:- nelle riacutizzazioni può rendersinecessario un ricovero: il pazientedovrebbe essere accompagnato da unadocumentazione che espliciti le condi-zioni e le cure in atto; va creato undocumento idoneo di accompagnamen-to, possibilmente informatizzato;- nella eventuale fase di ricovero: vieneinterrotta la riabilitazione respiratoriache, se continuata, potrebbe inveceaccelerare il superamento della riacu-tizzazione; quando è necessario nondovrebbero esistere barriere fra pubbli-co e privato;- nella fase domiciliare, che può pro-trarsi per anni con ricadute sul nucleofamigliare: sarebbero necessarie sediidonee in cui il malato possa esseretemporaneamente seguito, per per-mettere alle famiglie di riposare e rica-ricare le energie necessarie per tornarea prendersi cura del loro congiunto.

Piera Antonelli

Al momento in cui andiamo in stampa non conosciamo il risul-tato delle primarie del centrosinistra né di quelle (eventuali delPdl); e neppure di altre iniziative preelettorali. Di seguito alcuneriflessioni su un’iniziativa politica avvenuta a fine novembre.

Chi sta in periferia non comprende "il cuore" di Italia Futura. Leparole sottoscritte da tutti sono un riassunto di contraddizioni,messe insieme dai protagonisti: un movimento civico, liberale,popolare e riformista. Quale società civile, quale liberalismo,quale popolo e quali riforme? Gli stessi sottoscrittori sono millemiglia lontani, ciascuno, dalla cultura dell'altro. Montezemolo eBonanni; Olivero e Giulia Buongiorno; Riccardi e Albertini. E aifuturi e possibili elettori, quale il programma offerto?L'insistenza è sulla società civile. Con buona pace di tutti c'èchi si appropria di un soggetto che non può essere riassunto.La società civile è costituita da chi vive nei territori: dagliimbroglioni agli eroi, dagli ecologisti ai cacciatori, dai guer-rafondai ai pacifisti. Appropriarsi di quel nome significa cercareuna giustificazione - non richiesta - per nascondere le sceltedel proprio movimento e immergerle in un quid generico chedia garanzia.Liberale, nelle parole di Montezemolo, è mettere la patrimo-niale sullo Stato; forse ha dimenticato di invocare quella sui

patrimoni ricchi, ma non secondo la dichiarazione dei redditi(scarsi e contraddittori) dei singoli soggetti, ma andando ascovare quel 10 per cento che detiene oltre la metà della ric-chezza del paese.Invocare il popolo sembra essere sempre una buona ricetta.Ma anche il popolo ha una varietà infinita di cultura, di lavoro,di sicurezze, di futuro. Nulla è detto su quale frangia di popolola proposta politica vuole tutelare.Infine le riforme: ne occorrono molte. Forse - ad essere sin-ceri - se qualcuno le proponesse in termini espliciti riceverebbescarsi consensi. Il paese è un agglomerato di privilegi fatti dicaste, di territori, di storia e di sfacciataggine.La proposta immediata è di sostenere un governo Monti-bis. Percarità, ciascuno ha una propria ricetta politica. Ci si aspettavano,per la verità, contenuti e idee sulle quali misurarsi. Gli appelli alcosiddetto centro, all'interclassismo, a formule antiche e vaghe èla scelta peggiore per chi ha a cuore una situazione precaria.Infine una parola sul cattolicesimo sociale e politico. Todi1,Todi2 e ora gli studi sulla Tiburtina. Povero cattolicesimo,costretto ad interessarsi del "centro moderato", costituito dachi sta bene e vorrebbe sicurezze per rimanere tale. Eravamoabituati ad altro, ma noi non ci intendiamo di politica.(da www.vinicioalbanesi.it)

Ma di quale società civile parlano Montezemolo e gli altri?

4

Comunità

N. 5 Dicembre 2012

E' passato poco più di un mese da quan-do Franco ci ha lasciato. Classe '44,

entrato in manicomio verso i 20 anni, connoi a San Girolamo fin dal primo giorno diapertura 13 anni fa. In queste righe nonposso non ricordare la sua ironia. Quellosguardo furbetto con cui ti teneva sott'oc-chio quando gli passavi accanto e la grintainfinita con cui ha affrontato fino all'ultimola sua vita di privazioni e sofferenze. Neiprimi anni in Comunità, fin quando l'efficienza fisica glielo haconsentito, s'era preso l'impegno fisso di apparecchiare,curando di tirare giù le sedie dai tavoli e di sistemare la salaprima di ogni pasto a pranzo e a cena. Nel tempo questoimpegno era diventato quasi un'ossessione per lui, cheavrebbe preteso di iniziare la preparazione del refettorio giàdalle 9.00 del mattino o nelle prime ore del pomeriggio.Qualche anno fa, però, Franco era stato male.

Alla malattia psichiatrica si erano aggiunte complicazioni car-diache e polmonari. Aveva rischiato di morire ed era finito inrianimazione. Ma non aveva mollato, e quando tutti lo dava-mo già per spacciato lui s'era ripreso ed era tornato in Comu-nità. Pian piano era tornato quasi lo stesso di prima; solo conqualche acciacco in più e un po' di forza in meno. Ha continuato a vivere con noi quindi, ma di recente le suecondizioni avevano ripreso a deteriorarsi. La nostra consola-zione principale è di averlo accompagnato praticamente finoalla fine. Era stato ricoverato solo qualche settimana primadella sua morte e la Comunità, s'era presa cura di lui anchedopo che erano sopravvenute necessità di assistenza organi-ca, più tipiche di una Rsa che nostre.

Siamo contenti di averlo fatto perché sempre più, in questi13 anni di attività, abbiamo compreso che il nostro ruolo nel-la vita delle persone che assistiamo è la vicinanza. Abbiamo

capito che essere accanto a qualcuno,implica un legame che non può esserenegato quando i bisogni assistenziali cam-biano. A dispetto di qualunque definizionestandard, utile più per le procedure diaccreditamento che non per il benesseredella persona, non ci possiamo sottrarre dailegami che i nostri ospiti creano con noiproprio quando la loro sofferenza diventapeggiore. Chi di noi vorrebbe allontanarsi

da "casa" proprio nel momento di maggiore bisogno?

In virtù di questo quindi, vorremmo finalmente che si avvias-se una riflessione sul "dopo Comunità protetta". Vorremmoche venisse accolta la nostra idea di aprire uno spazio diaccoglienza, con alcuni posti da riservare ai nostri ospiti nel-la fase di invecchiamento. Dove possano ricevere più cureassistenziali di tipo organico, ma restare nello stessoambiente in cui hanno vissuto per molti anni.Pensiamo che il sistema sanitario e sociale, apparentementecosì attrezzato per assistere la malattia, pecchi di disatten-zione alla persona e non sappia comprendere il peso delcambiare vita quando già soffri. Trovi infermieri, medici epratiche sanitarie utili, ma fuori dal contesto a cui sei abitua-to e questo ti fa sentire solo e accelera la tua morte.Torniamo quindi sulla proposta già fatta al Dsm della nostraZona territoriale, di poter ampliare la convenzione e consentir-ci di attrezzare questi posti speciali: di accompagnamento eassistenza, diversa da quella che già offriamo. Finora però nonabbiamo ottenuto risposta e sembra che le logiche del rispar-mio prevalgano sempre sui bisogni dell'individuo. Non ci rassegniamo alla sola "competitività" ma pretendiamoche si valorizzi la qualità che il nostro servizio offre in questoterritorio, alle persone che qui sono nate e si sentono anco-rate al loro ambiente.

Eugenio Scarabelli

L’IMPORTANZA DI RESTARE A “CASA”. FINO ALLA FINE

Servizio Civile: 12 posti disponibili nelle sedi di Capodarco

Grazie alla legge regionale 23 feb-braio 2005, n. 15 "Istituzione del

sistema regionale del servizio civile"anche la Regione Marche si è impe-gnata a valorizzare il servizio civile"quale espressione delle politiche disolidarietà sociale e di impegno attivodei giovani nella costruzione di unmodello di cittadinanza partecipata edi promozione della pace", come cital'art.1. Il 31 ottobre 2012 la RegioneMarche ha pubblicato il Bando per laselezione di ragazzi che vogliano spe-rimentarsi per un anno, in attività divolontariato da svolgersi a partire dagennaio 2013. Sono stati presentati51 progetti per un totale di 269 postidisponibili a chi volesse presentaredomanda.

La Comunità di Capodarco ha vistoapprovato il progetto presentato cheprevede la possibilità di presentare la

domanda in ben nove delle sue sedi,per un totale di 12 volontari. Precisa-mente le sedi interessate sono: la Vil-la, la Comunità Sant'Andrea, la Comu-nità Santa Elisabetta, la comunità perminori nelle sue due sedi a Fermo e inquella di Macerata, la Comunità SanGirolamo e la Comunità di San Clau-dio.

Il progetto prevede l'impegno deiragazzi nel promuovere momenti dicrescita della cultura dell'accoglienza enel sostenere l'aumento delle autono-mie degli ospiti delle strutture, coadiu-vando il personale presente nelle strut-ture e mettendosi in gioco nella condi-visione del quotidiano. L'esperienzadella Comunità di Capodarco nellagestione dei ragazzi del servizio civilerisale agli anni '70 quando con l'alloraministero della Difesa fu firmata laConvenzione n. 1 per accogliere i gio-

vani che sceglievano l'obiezione dicoscienza al servizio militare. Da allo-ra il rapporto con il ministero prima econ la Presidenza del Consiglio deiministri poi, cioè quando nel 2001 èstata approvata la legge sul serviziocivile, è stato sempre improntato allamassima correttezza e rispetto. Nonsi possono fare stime sul numerodegli obiettori e volontari "civilisti"che hanno fatto esperienza nellenostre comunità locali, nazionali einternazionali, ma sicuramente inmolti di loro essa è stata così impor-tante da diventare poi scelta di vita edi lavoro.

Benvenuti dunque ai primi ragazziche aderiranno al progetto appenaapprovato. E speriamo che anche ilBando nazionale, atteso per la prima-vera del 2013, ci veda tra i selezionati.

Carmen Napolitano

Il sistema sanitario e sociale

non sa comprendere il peso del cambiare

vita quando già soffri

5

Chiesa

N. 5 Dicembre 2012

Imolti avvenimenti religiosi che sisono succeduti, in questi ultimi mesi

nella Chiesa, hanno creato da una par-te aspettative e speranze di un rinno-vato spirito missionario, ma hannoanche prodotto una specie di smarri-mento sul che cosa fare. La proclama-zione dell'anno della fede, il Sinodo deiVescovi sulla nuova evangelizzazione,la ricorrenza dei cinquant'anni dell'ini-zio del Concilio e il 20 anniversario del-la pubblicazione del Catechismo dellaChiesa cattolica rischiano di creareincertezza sul che cosa fare. Dichiara-zioni, commenti, orientamenti sembra-no sovrapporsi in una linea pastoraleche non si riesce a comprendere appie-no. A ben seguire le intenzioni si riescea intravvedere invece una linea preci-sa. Il tema è quello della nuova evan-gelizzazione rivolta a chi non conosce ilVangelo e quindi squisitamente missio-naria, ma anche a coloro che "puressendo battezzati si sono allontanatidalla Chiesa e vivono senza fare riferi-mento alla prassi cristiana". (Benedet-to XVI, Omelia alla celebrazione euca-ristica per l'inaugurazione del Sinodo,Roma 7 Settembre 2012). Il messaggioche scaturisce dalle parole del Papa edal Sinodo dei Vescovi è composto dadue elementi che non bisogna assolu-tamente separare. Da una parte l'in-contro con Cristo "centro della nostrafede e della nostra vita quotidiana".Dall'altra " lo sforzo reale" per condivi-dere il rinnovamento" della stessafede. (Preposizione Sinod. n.5)

Linguaggio e comportamentiIn termini classici il riferimento è allaconversione e, in ultima istanza, allasantità. I due elementi non sono sepa-rati ma congiunti, perché solo da unafiducia profonda nel Vangelo scaturi-scono comportamenti conseguenti.I rischi evidenti sono quelli di un"aggiornamento" dei linguaggi e delleproclamazioni, senza che ne consegua-no comportamenti adeguati, o al con-trario, iniziative sociali e caritative sle-gate dalla fede nel Signore morto erisorto. La sintesi della consequenzia-lità dell'evangelizzazione è espressachiaramente nella Lettera Apostolica"Porta Fidei, con la quale il Papa pro-clamava l'indizione dell'anno: "La Chie-sa prosegue il suo pellegrinaggio fra lepersecuzioni del mondo e le consola-zioni di Dio", annunziando la passione

e la morte del Signore fino a che eglivenga (cfr 1Cor 11,26). Dalla virtù delSignore risuscitato trae la forza pervincere con pazienza e amore le affli-zioni e le difficoltà, che le vengono siadal di dentro che dal di fuori, e per sve-lare in mezzo al mondo, con fedeltàanche se non perfettamente, il misterodi lui, fino a che alla fine dei tempi essosarà manifestato nella pienezza dellaluce". Il Sinodo dei Vescovi in linea con

le parole del Papa, alla preposizione n.8 scrive: "Gesù apre le porte per noi dinuovo in modo che, senza paura, sia-mo in grado di abbracciare con amorele ferite della Chiesa e del mondo. Nel-la nostra epoca, che manifesta aspettipiù difficili rispetto al passato, anche se"siamo un piccolo gregge" siamo chia-mati a testimoniare il messaggio evan-gelico della salvezza, ad essere "sale eluce di un mondo nuovo".

I motivi della secolarizzazioneDal clima generale dei primi riscontrisembra che l'anno della fede sia inter-pretato nelle nostre Diocesi e Parrocchiecome occasione di rinnovata attenzioneai temi biblici, liturgici, catechetici conappelli generici alla solidarietà, interpre-tando l'allontanamento dalla fede cri-stiana come conseguenza di non adesio-ne a Cristo dell'intelletto e della volontàdell'uomo moderno. Sono più complessii motivi della secolarizzazione. L'influen-za della cultura dominante che discri-mina ogni forma trascendentale dell'e-sistenza (scienza, arte, comunicazionisono oggi pagane e prevalenti), unmercantilismo che ha distorto le rela-zioni umane (tutto si prenota, si com-pra, si ottiene), una serie di "scandali"che ha recentemente coinvolto la Chie-sa, facendole perdere credibilità (pedo-filia, finanza, processi) sono fattori cheminano l'adesione di fede. Per questo è utile ridare attendibilità allaChiesa, per mezzo di presenze e azioni"diverse" nella cultura corrente. Unastrada difficile perché presuppone rispet-to, trasparenza, umiltà e servizio. Un'of-

ferta "di scelte" che non sono sul merca-to. Una strada non scontata, perché chisi proclama umile, mite e misericordiososuscita attese molto alte e non prevedeeccezioni. Tale strada si riconnette diret-tamente all'agire di Cristo. Nel messaggio al Popolo di Dio delSinodo, c'è un passaggio illuminante:"Sta a noi oggi rendere concretamenteaccessibili esperienze di Chiesa (...)Qualcuno chiederà come fare tuttoquesto. Non si tratta di inventare chis-sà quali nuove strategie, quasi che ilVangelo sia un prodotto da collocaresul mercato delle religioni, ma di risco-prire i modi in cui, nella vicenda diGesù, le persone si sono accostate a luie da lui sono state chiamate, perimmettere quelle stesse modalità nellecondizioni del nostro tempo. Ricordia-mo ad esempio come Pietro, Andrea,Giacomo e Giovanni siano stati inter-pellati da Gesù nel contesto del lorolavoro, come Zaccheo sia potuto pas-sare dalla semplice curiosità al caloredella condivisione della mensa con ilMaestro, come il centurione romano neabbia chiesto l'intervento in occasionedella malattia di una persona cara,come il cieco nato lo abbia invocatoquale liberatore dalla propria emargi-nazione, come Marta e Maria abbianovisto premiata dalla sua presenza l'o-spitalità della casa e del cuore. Potrem-mo continuare ancora, ripercorrendo lepagine dei vangeli e trovando chissàquanti modi con cui la vita delle perso-ne si è aperta nelle più diverse condi-zioni alla presenza di Cristo. E lo stes-so potremmo fare con quanto le Scrit-ture narrano delle esperienze missio-narie degli apostoli nella prima Chie-sa." Il sinodo suggerisce molti i temisui quali la Chiesa, nell'anno della fede,può essere attiva.

La globalizzazione e lo ‘straniero’Il fenomeno della globalizzazione hacoinvolto pesantemente la nostra civiltàe cultura. Ha posto ai cittadini e ai cri-stiani problemi nuovi e impegnativi. Se,nelle sensibilità di alcuni cristiani, sonostate approntate iniziative caritatevolidi accoglienza, non sono mancati episo-di e climi di intere zone e comunità osti-li allo straniero, dimenticando la lodedel Salmo: "Il Signore libera i prigionie-ri / il Signore ridona la vista ai ciechi /il Signore rialza chi è caduto / il Signo-re ama i giusti / il Signore protegge i

CHIESA: L'ANNO DELLA FEDE COME OCCASIONE DI RINNOVAMENTO

Si rischia un aggiornamentodei linguaggi

e delle proclamazioni, senza che ne conseguano comportamenti adeguati

6

Chiesa

N. 5 Dicembre 2012

forestieri / egli sostiene l'orfano e lavedova / ma sconvolge le vie dei mal-vagi". (Ps 146, 7-9).Problemi complessi da affrontare pri-ma con coraggio, che con sintesi pre-costituite. I costumi, le religioni, leusanze diverse dalle nostre hannomesso a dura prova equilibri acquisiti.Ma un cristiano è tale se, anche neiconfronti dello straniero, agisce in ter-mini simili a quelli suggeriti da Dio alquale si affida. Sono stati dimenticatetroppe tragedie, miserie, famigliedisastrate nelle storie dei 5 milioni distranieri residenti in Italia. Non a casoBenedetto XVI nell'Angelus delladomenica della Giornata mondiale delMigrante e del rifugiato di quest'annoha detto: "Milioni di persone sonocoinvolte nel fenomeno delle migrazio-ni, ma esse non sono numeri! Sonouomini e donne, bambini, giovani eanziani che cercano un luogo dovevivere in pace". Troppi silenzi sulledelocalizzazioni delle nostre fabbriche,sull'utilizzo come badanti di donnenelle nostre case, sul senso di giusti-zia e di rispetto per quella personaumana alla quale dice di ispirarsi ladottrina cristiana. Un anno della fede,senza una rivisitazione piena dellepaure, dei pregiudizi e delle chiusureverso chi è "straniero" serve a poco,perché identifica il cristiano con ognialtro cittadino che rifiuta accoglienza,accompagno, inserimento.

I poveriLa crisi economica che ha investito l'I-talia e l'Europa ha fatto rivivere -almeno ai più anziani - il clima di pre-carietà vera vissuta dopo la guerra.Almeno allora c'era speranza, voglia diricominciare. Oggi è tutto più difficile.Soprattutto per le famiglie monoreddi-to, anziani soli, famiglie numerose.Non c'è lavoro, le pensioni non sonosufficienti, i figli rimangono in casa,sopravvivendo con gli aiuti dei genitorie dei nonni. E' da quindici anni che l'I-stat pubblica il rapporto sulla povertàin Italia. Ma tutto è come da sempre.Ognuno si arrangia. Chi non riesce, èdisperato. La Chiesa italiana haapprontato il fondo di solidarietà per lefamiglie: strumento troppo piccolo perla grave crisi che incombe sul paese.La dottrina sociale della Chiesa sembraininfluente, incapace di suggerire,creare solidarietà.La parabola raccontata da Gesù assu-me i contorni della favola: "Al contrario,quando dai un banchetto, invita poveri,storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato per-ché non hanno da ricambiarti. Riceve-

rai infatti la tua ricompensa alla risurre-zione dei giusti". (Lc 14, 12-13).Sembra una favola che serve a mo' diesortazione, ma non da prendere sulserio. Sono terminate tutte le forme disolidarietà. I parroci dei primi del '900avevano inventato gli istituti bancari,le botteghe comunitarie, le gratuitàper la costruzione di alloggi, di chiese,di oratori. Loro e i fedeli delle loro Par-rocchie. Oggi i cristiani e i parroci sonopiù attenti al numero delle candele,agli inchini previsti, alle decorazioni,alle vetrate. Convinti che il culto pos-sa essere sufficiente ad esprimere l'a-

more di Dio, nonostante le parole del-lo scriba, approvate da Gesù: "amarlo[Dio] con tutto il cuore, con tutta l'in-telligenza, e con tutta la forza e ama-re il prossimo come se stesso vale piùdi tutti gli olocausti e i sacrifici". (Mc12,33). Il messaggio del Sinodo hariproposto un'espressione che sembra-va in disuso: "Ai poveri va riconosciutoun posto privilegiato nelle nostrecomunità. (…) La presenza del poveronelle nostre comunità è misteriosa-mente potente: cambia le persone piùdi un discorso, insegna fedeltà, fa capi-re la fragilità della vita, domanda pre-ghiera; insomma, porta a Cristo".

Giovani e famigliaUn senso di impotenza sembra avercoinvolto l'intera comunità cristiana aproposito di giovani e di famiglie. Neiconfronti dei ragazzi dei quali noncomprendiamo più i linguaggi; si sonoallontanati dalla fede: li abbiamoanche abbandonati.Tramontati i tempi dei grandi radunidell'oratorio, non abbiamo reagito. Liaccogliamo fino alla seconda/terzamedia, per perderli senza ritorno.E' una grave mancanza da parte degliadulti, educatori e genitori. Cresceran-no con una sensazione di fede e diChiesa confusa, contraddittoria, moltospesso oppositiva. Sono rimasti picco-li gruppi di Azione Cattolica, di scout,di movimenti, di ragazzi che parteci-pano ai campi estivi. Troppo poco.Avrebbero bisogno di grandi progetti,ma non ne abbiamo; di orizzonti vasti,ma siamo noi stessi ripiegati spessosul nulla; di affetto e di tolleranza, ma

siamo rigidi. In fondo hanno mostratoentusiasmo e partecipazione quando èstato offerta loro occasione. La GMG èuna dimostrazione che non sono per-duti e insensibili. I giovani preti, i catechisti, le personepiù vicine alla loro età hanno il dovere- non solo l'opzione - di dedicarsi aloro. L'uso della rete e i loro blogdimostrano che i loro pensieri ed emo-zioni brancolano nel buio; hannonecessità di essere riempiti di conte-nuti. Alle famiglie sono state additatetutte le responsabilità: dalla fragilitàdel vincolo, alla diseducazione dei figli,fino all'incapacità di non essere all'al-tezza della missione. Non è giustoperché non è sempre vero. Gli stessigenitori sono fragili, a volte vittime,spesso in ricerca di affetti e di futuroche non riescono a raggiungere. Sia-mo troppo preoccupati di rimettereordine, con l'illusione che la regolaritàdella famiglia sia la caratteristica cherende gli sposi adeguati. Lo sforzomaggiore è di sostenerla, comunqueessa sia: accompagnandola, dandosperanza, soprattutto per i loro figli.

La presenza nella societàIl Sinodo sottolinea attentamente lapresenza della Chiesa nel mondo; diceil messaggio: "In particolare la nuovaevangelizzazione ha bisogno di unarinnovata alleanza tra fede e ragione,nella convinzione che la fede ha risor-se sue proprie per accogliere ognifrutto di una sana ragione aperta allatrascendenza e ha la forza di sanare ilimiti e le contraddizioni in cui la ragio-ne può cadere. La fede non chiude losguardo neanche di fronte ai lacerantiinterrogativi che pone la presenza delmale nella vita e nella storia degliuomini, attingendo luce di speranzadalla Pasqua di Cristo."Sono citate le emergenze nelle qualil'evangelizzazione deve prestareattenzione: al campo dell'educazionee della cultura, al mondo delle comu-nicazioni, al sapere scientifico, almondo dell'economia e del lavoro, perterminare con la raccomandazione di"una limpida testimonianza nell'eser-cizio della politica". Non è dunquevero, come poteva sembrare, che l'an-no della fede sia una specie di celebra-zione avulsa dalla realtà. Il Sinodo, diproposito inserito nel contesto dellaproclamazione dell'anno, ha suggeritoindirizzi, contenuti, prospettive. Allacomunità cristiana la possibilità diaccoglierli e viverli.

Vinicio Albanesi(articolo pubblicato anche su "La settimana")

Oggi i cristiani e i parroci sono più attenti al numerodelle candele, agli inchiniprevisti, alle decorazioni,

alle vetrate

7

Internazionale

N. 5 Dicembre 2012

Hélène D'Angelo è una studentessauniversitaria nata nella Comunità diCapodarco, dove vive tuttora. Staper ultimare la sua tesi di laurea,incentrata sulla situazione della disa-bilità in Messico. Questa è la suatestimonianza.

Quando esponevo l'idea di svolge-re una tesi sull'handicap dall'altra

parte del mondo, spesso mi venivachiesto: perché affrontare un viaggiocosì lungo quando avrei potuto benis-simo fare lo stesso restando in Italia? Le problematiche connesse all'handi-cap sono innumerevoli e complesseanche qui, ovvio, ma quello di cuiavevo bisogno era affrontare unarealtà diversa, assumere punti divista nuovi e differenti, non solo dadocumentare e analizzare, ma dapoter riportare indietro, nella speran-za di dare una nuova spinta, un nuo-vo entusiasmo alla mia quotidianità. La realtà che ho conosciuto nei quat-tro mesi della mia ricerca, quella del-lo Stato più povero di tutto il Messi-co, l'Oaxaca, è difficile.

Non esiste un equivalente di ciòche è la nostra pensione di invalidità;non esiste una sanità pubblica chesostenga le spese mediche, neanchequelle vitali; le scuole, le case, lecittà non sono accessibili; le carrozzi-

ne, le protesi e gli ausili in generalevengono elargiti dalla beneficienzapubblica, non sono affatto un diritto.Non esiste una cultura dell'handicape anche all'interno della famiglia lastigmatizzazione e la discriminazioneè forte. Ciò nonostante, o forse pro-prio a causa di questo stato di cose,le persone che ho conosciuto e concui ho svolto la ricerca, non sonoabbattute o rassegnate, ma determi-nate e lavorano attivamente percambiare le cose a tutti i livelli.

Il mio lavoro è stato principalmentedi collaborazione con due associazio-ni, una sportiva e una civile, compo-ste da persone con diversi tipi di han-dicap fisico, ed entrambe impegnatein attività di educazione alla disabilitàattraverso dimostrazioni sportive,conferenze di sensibilizzazione ecoinvolgimento della società civile.Uno degli ostacoli più grandi con cuici si scontra è l'atteggiamento di tipoassistenzialista e paternalistico, chevede la persona con handicap comemai completamente autonoma e uni-camente bisognosa di aiuto, senzapoter essere partecipe ed arteficedella propria vita.Si lavora dunque nelle scuole, con ibambini e i giovani in generale perpoter crescere una generazione cherompa con le vecchie visioni di vergo-

gna, punizione divina e commisera-zione, per sostituirle con una nuova ecompleta, di dignità e parità dellepersone disabili. Si lavora moltoanche sul fronte istituzionale perchéesista una reale inclusione scolastica,sociale, lavorativa, facendo appelloalla Convenzione dei diritti delle per-sone disabili dell'Onu, di cui il Messi-co è firmatario. Esistono interessantiesperimenti di riabilitazione comuni-taria (si insegna ai cittadini comeapprocciarsi all'handicap, ribaltandol'idea di stigma o di persona incom-pleta, e come prestare assistenza allepersone disabili) e di sensibilizzazio-ne anche nei villaggi più lontani dallacapitale seguiti da équipe di antropo-logi, medici, fisioterapisti.

Tutti elementi che hanno contri-buito a rendere la mia esperienza,dal punto di vista antropologico,densa e complessa, facendomicomprendere in maniera profondacosa possa significare essere unapersona disabile nella città di Oaxa-ca de Juarez, attraverso la consape-volezza, il coraggio quotidiano, laforza e l'impegno delle persone cheho incontrato e conosciuto, e chespero di poter raccontare in manie-ra completa e contagiosa attraversola mia tesi, come esempi luminosi,da condividere e imitare.

LA DISABILITÀ IN MESSICO... VISTA DA CAPODARCO

Hélène (al centro) con la squadra di basket femminile di Oaxaca

8

Persone

N. 5 Dicembre 2012

Albano ci ha lasciato quest'estate dopo una breve mainesorabile malattia. Albano era un ragazzo intra-

prendente, forte e fragile, e queste caratteristiche lo ave-vano portato a farsi conoscere e voler bene anche fuori iconfini di Fermo. La sua storia inizia con una infanzia difficile, ha un ritar-do psico motorio e il padre mal lo accetta. Per salvaguar-darlo, a sei anni viene messo in collegio a Fermo dallesuore di Madre Speranza. Ne esce a 14 anni, nel pienodell'adolescenza, portandosi dentro una irrequietezzaincontenibile. Intanto il padre è andato via e la mamma,nonostante l'aiuto della nonna e degli zii, non riesce aplacarlo. Le giornate di Albano sono fatte di vagabondag-gio, in giro per il paese, dove spesso viene preso di miraper scherzi anche pesanti. Questo non fa che aumentarela sua rabbia fino a farla diventare aggressività anche infamiglia. La mamma chiede aiuto ai servizi sociali delcomune di Fermo e quindi viene chiesto a don Vinicio ealla Comunità un affido diurno.

Albano aveva uno spirito vivace, ribelle ma buono e chie-deva solo di essere accompagnato, rispettato e volutobene. Io e Beatrice come genitori affidatari e tutte le per-sone della Comunità che erano suoi "zii", abbiamo assun-to questo compito per 27 anni. Crescendo, Albano avevaabbandonato ogni atteggiamento aggressivo, si sentiva ilfratello maggiore dei nostri figli e di tutti gli altri ragazzidella Comunità. Fino a 25 anni aveva frequentato il laboratorio di cerami-ca presso la scuola Leonardo da Vinci di Fermo. Ormai l'a-dolescenza era finita e Albano desiderava un lavoro vero.Dopo vari tentativi e nonostante il parere negativo della

commissione medica che lo giudicònon idoneo presentammo al comu-ne di Fermo un progetto per unaborsa di lavoro come operatoreecologico. Il progetto prevedeva dipulire le strade di Capodarco pae-se. Molti pensavano che non sareb-be stato capace, che avrebbe fattodanni ecc… Invece, con pazienza eperseveranza, Albano era diventatonon solo capace, ma prezioso aiutoper gli anziani suoi tutor che svol-gevano lo stesso lavoro. Questastoria fu presa a modello anche dauna trasmissione Tv di Rai 2 che nefece un ampio servizio. Ma la cosapiù importante fu che il lavoro aveva cambiato Albano: acasa era più sereno e i suoi concittadini gli dimostravanostima e rispetto.

Albano aveva tanti altri interessi, gli piaceva fare il chieri-chetto e aveva imparato così bene che sapeva fare anche

"CHE C'HAI ZÌ, SEI STRANO?" I RICORDI CHE ALBANO CI LASCIAIntraprendente, forte e fragile, ribelle ma buono. Ci ha lasciato quest'estate, portato via da unamalattia implacabile. La proposta di dedicargli una delle vie che per tanti anni ha tenuto pulite

Albano Angelini invari momenti della

sua vita. Sopra:seduto sulle

ginnocchia diGerardo. A sinistra:operatore ecologico

a Capodarco conuno dei suoi tutor.

Nella pagina accanto, sopra:

mentre culla unodei bambini nati in

Comunità. In basso: una suatipica espressione

9

Persone

N. 5 Dicembre 2012

la parte del prete. Con gli amici improvvisava delle "mes-se straordinarie" con tanto di predica e di richiamo allaconversione. Tutti i preti del fermano lo conoscevano machi lo ricorda con più affetto è don Valeriano per la pun-tualità e la serietà con cui lo accompagnava ogni anno abenedire le case di Capodarco. Gli piaceva il calcio, era ilprimo tifoso della squadra di Capodarco e la seguiva anchein trasferta, era diventato un "dirigente" aggiunto, tantoche anche gli arbitri lo accettavano in panchina. Di pome-riggio gli piaceva andare a fare un giro a Fermo, in auto-nomia, con il pullman, tanto gli autisti erano suoi amici.Andava a prendere un caffè, fumare una sigaretta e scam-biare due chiacchiere con gli amici, come fanno tutti. Peril ritorno a casa, un amico per un passaggio non mancavamai. Essere a casa, la sera, quando la mamma tornava dallavoro, era un appuntamento da non mancare. Albano voleva un gran bene alla mamma e si sentivaresponsabile del buon andamento della casa, soprattuttoquando tornavano il fratello e la sorella. La nonna, gli zii,i cugini e tutti i vicini di casa erano la sua famiglia allar-gata, le persone che Albano cercava per avere sicurezzama anche per dispensare la sua allegria, le sue battute ele sue attenzioni. La sua sensibilità, se qualcosa nonandava, era straordinaria e con le sue battute del tipo"che c'hai zì, sei strano?" avevano la capacità di metterebuon umore.

E poi… la sua storia viene segnata dalla malattia. Albanonon aveva disturbi ma in modo subdolo e in pochi mesila malattia era arrivata a uno stadio di incurabilità. Adaprile si era riuscito a fare la diagnosi e subito aveva ini-ziato la chemioterapia ma il male è stato inattaccabile.Gli ultimi due mesi li ha passati in ospedale perché lamalattia si era manifestata in tutta la sua gravità e nonc'erano le condizioni per curarsi a casa dove è ritornatosolo l'ultima settimana per un saluto ai suoi vicini e agliamici. Durante la permanenza in ospedale Albano nondesiderava visite, se non quelle degli amici stretti come

gli amici di Castelplanio con i quali per tanti anni avevacondiviso le vacanze e ai quali diceva: "quando staròmeglio vi verrò a trovare…". Il rapporto di Albano con lamalattia è stato coraggioso perché la sofferenza è statamolta, mai un'imprecazione, sempre gentile e cordiale,sia con noi che con il personale dell'ospedale. Solo cichiedeva di stargli vicino, notte e giorno, ed è quello cheabbiamo fatto fino all'ultimo istante della sua vita. Perricordare Albano, come Comunità, vorremmo lanciareun'iniziativa … ed inoltre chiedere al comune di Fermo didedicargli una via, là dove con la sua opera teneva puli-to il paese e con la sua presenza allietava quanti lo incon-travano. Durante la messa di addio, su indicazione dellamamma, sono stati raccolti soldi per opere di solidarietàche sono stati destinati ai bambini disabili della Casa del-la Carità di Penipe in Ecuador.

Gerardo D'Angelo

10

Comunità

N. 5 Dicembre 2012

La Compagnia dei Felicioni, casafamiglia della Comunità di Capodar-

co Teverola nel casertano, ha vinto lapartita contro il sindaco della vicinaTrentola Ducenta, Michele Griffo, cheaveva cercato in tutti i modi di man-darla via dall'immobile confiscato allacamorra in cui opera da diversi anni.Lo ha stabilito lo scorso 18 settembreil Tar del Lazio (sentenza 07864/2012)accogliendo il ricorso presentato dallacomunità e annullando la sospensionedel comodato d'uso del bene confisca-to al killer dei casalesi, Dario De Simo-ne, disposta dal sindaco.

Consegnato alla comunità in comoda-to d'uso nel 2002, nel 2010 l'affida-mento del bene era stato prorogatodal commissario straordinario delcomune, ma con il ritorno di MicheleGriffo alla carica di primo cittadino lecose sono cambiate immediatamente.Tra i primi provvedimenti firmati dalsindaco, quello di revoca della prorogae la disdetta del comodato d'uso gra-tuito. Provvedimenti che avevano anti-cipato perfino la nomina dei nuoviassessori, ma che sin dall'inizio nonavevano motivi validi che ne giustifi-cassero il merito e l'urgenza. Secondo

il sindaco, infatti, l'affidamento sareb-be stato "svincolato da presuppostioggettivi connessi alla gestione deibeni confiscati alle mafie". Ma le inten-zioni del sindaco non avevano convin-to le associazioni, tanto da dare alcaso una rilevanza nazionale e attirarel'attenzione dell'Agenzia nazionale peri beni confiscati.

Al momento della richiesta di revoca,nella casa famiglia c'erano 6 ragazzi: 4minori in accoglienza e due in accom-pagnamento nel percorso di autono-mia dal 2002, per i quali non è previ-sta la retta da parte degli enti locali. A'dirigere l'orchestra' è Antonio De Ser-pis, presidente della Comunità diCapodarco Teverola, che vive nellastruttura con la moglie e i loro 4 figli.Insieme a loro, anche 4 operatori, 2con contratto a progetto e 2 part timea tempo indeterminato. Un lavoro chenon è stato mai rinchiuso fra quattromura. "Da anni facciamo rete con laparrocchia e la scuola elementare -spiegano - e volontariamente faccia-mo doposcuola". Ma la sorte dei mino-ri e della Comunità non sembra avermai preoccupato il sindaco, che sindall'inizio ha attaccato pesantemente

la Comunità. "La Capodarco non èun’associazione antimafia o antica-morra - ha affermato Griffo in unaintervista telefonica a RedattoreSociale - è un'associazione a delinque-re che prende i soldi per ogni bambinoche sta là dentro". Specificando, inol-tre, che Capodarco "è 'a chiù delin-quente d'Italia". Accuse dure, cheperò non hanno spaventato la comu-nità che ha ottenuto dal Tar del Lazio,competente in materia, l'annullamen-to dei provvedimenti del sindaco.

Una sentenza che ha fatto tirare unrespiro di sollievo ai minori ospitatinella casa famiglia, su una vicenda incui non sono mancati i colpi di scena.Come il commento del collaboratore digiustizia De Simone alla notizia dellasentenza del Tar sulle pagine del quo-tidiano il Mattino. De Simone si è det-to "contentissimo" di sapere che la vil-la a lui confiscata oggi accolga minorisfortunati e che il sindaco "Griffo sba-glia, la comunità è utile". "Dinanzi adei bambini che non hanno avuto lafortuna di nascere in una famiglia sanae al sicuro - ha dichiarato De Simoneal quotidiano -, è dovere del Comunebadare a loro".

LA COMPAGNIA DEI FELICIONI VINCE LA SUA BATTAGLIA

UN UOMO CHE NON SI DIMENTICAsegue da pag. 1

C'è chi mi definisce un fantasma,un camaleonte, o più semplicementeuna persona priva di identità.E forse lo sono.Ho cambiato mille nomi, mille personalità,a volte per nascondermi,a volte per ricominciare,a volte per compiacere,a volte per puro piacere.E ora non so più chi sono,non ho più uno scopo,avvolto da questo manto di solitudine.Per vivere il presenteoccorre aver costruito in un passato.

Ho tentato più volte di ricostruire la sua storia, senza riu-scirci. Non si è lasciato mai avvicinare. In alcuni momentiavevi la sensazione di essere utilizzato, non riuscendo aentrare minimamente nella sua vita. Eppure mi ha suscitato fascino: misterioso e oscuro.Composto da risvolti spietati, ma anche teneri. Solo dalle sue parole si può intravvedere il mistero che haportato con sé:

Mi specchio nel mare della vita,non mi fa paura il vuoto profondoche non perdona al cuore,che nel sogno s'abbandona.Quando la nebbia mi ruba la luce, il sole di me non ha pietà,la mente si perde nel buio della realtà,il vento del male scuotema non spegne la fiamma del cuoreche sorride alla terra sterile e dura,semina fiori ed amore,raccoglie sterpi e gramigna.Il sogno più forte della realtà,il lume di candela illumina il mio mondo,superbo è il cuore amante più forte della mente.Nel silenzio della notte la mente s'addormenta,cullata dalla fantasia dimentica dolori e inganni,oggi sorride domani piangerà.

La storia di una vita che non necessariamente va com-presa. Va accolta nel groviglio di bene e male che tuttisperimentiamo. Nella vita di Luigi le tinte sono stateforti, facendo emergere contraddizioni violente.Egli è stato la rappresentazione della vita di ognuno eper questo non lo si dimentica. (V.A.)

La casa d'accoglienza per minori di Trentola Ducenta è ospitata in un immobile confiscato allacamorra. Il sindaco voleva lo sfratto, il tribunale ha dato ragione al gruppo legato a Capodarco

11

Natura

N. 5 Dicembre 2012

IL BOSCO DELLA COMUNITÀ E LE SUE MERAVIGLIE VI ASPETTANO!Grazie al finanziamento pubblico chela Comunità di Capodarco ha ottenu-to tre anni fa, è stata completata l'o-pera di qualificazione ambientale delbosco che circonda la villa. Con un'estensione di 7 ettari, di cuitre interessati dagli alberi, questamacchia mediterranea e sub-medi-terranea ha una particolarità che larende rara rispetto ad altri boschi delnostro territorio: la sua struttura èinfatti di alta qualità naturalisticapoiché non è mai interessato dallosfruttamento del legname e si è cosìrinaturalizzata secondo natura. Con la supervisione scientifica dellaScuola di Scienze Ambientali dell'U-niversità degli studi di Camerino, ilbosco è stato dunque valorizzato epuò ora accogliere scolaresche,gruppi e chiunque voglia fare unapasseggiata immerso nella natura,con la possibilità di svolgere ancheattività didattico-ambientali con pro-getti mirati.

In questi anni è stato completato ilquadro conoscitivo di piante e di ani-mali. E' stato anzitutto stilato unelenco di specie vegetali da piantarenelle due aree scelte per un rimbo-schimento, tenendo conto della pre-disposizione ecologica della vegeta-zione del bosco, e sono state sceltedelle specie potenziali che sono statepiantate nelle aree prive di alberi,anche per dare nutrimento naturaleagli animali e ricostituire il bosco

mediterraneo. Le due aree da rinatu-ralizzare sono di circa tre ettari: unanel versante caldo e una in quellosub-mediterraneo esposto a nord.Sta inoltre crescendo il giovanebosco piantato due anni fa.In contemporanea, alcuni professio-nisti hanno fatto il quadro delle spe-cie animali presenti nell'area attra-verso l'ascolto e l'osservazione. Perquanto riguarda gli uccelli nidificanti,svernati e migratori, si sono svoltiper tre anni, nel periodo della migra-

zione primaverile, delle sessioni diinanellamento a scopo scientificoautorizzate dall'Ispra (Istituto supe-riore per la ricerca ambientale). Si èpoi analizzata l'area per indagare suigrandi mammiferi, micromammiferie chirotteri, insetti, anfibi, rettili.

Il bosco è attrezzato con dei puntipic-nic, con percorsi tematici daseguire da soli o con una guidaesperta che illustra tutte le peculia-rità che a un occhio non allenatosfuggono. Vi è un aula didatticaattrezzata con animali e reperti natu-ralistici, ideale per i percorsi didatticicon le scolaresche e per scoprire lanatura da tutti i punti di vista. Nell'a-rea della macchia mediterranea èpresente un'area faunistica dove èpossibile osservare animali con mol-ta facilità e avvicinarsi a loro. Le atti-vità didattiche sono portate avantidallo studio professionale Naturalisti-co Pan e sono disponibili dei pacchet-ti didattici per tutte le età e le scuo-le. I dettagli sono nel sitowww.nenopolini.com.

Infine un sentito ringraziamento airagazzi dell'Arcobaleno, e ai numero-si scout e giovani che hanno contri-buito con il sudore affinché quantodescritto sopra si realizzasse.

Una scuola media durante l’attività di educazione ambientale nell’aula didattica del bosco

Uno scorcio del bosco con pannello esplicativo e l’asinella Clara nell’area faunistica

12

Eventi

N. 5 Dicembre 2012

Un'intervista inedita al grande fotografo Uliano Lucasfatta dal suo primo maestro, Mario Dondero. E' l'e-

vento di apertura di "Labirinto senza fili", il 19° semina-rio per i giornalisti organizzato dall'agenzia RedattoreSociale che si svolgerà alla Comunità di Capodarco diFermo dal 30 novembre al 2 dicembre. Dopo l'emozio-nante intervento del 2011, Dondero torna dunque aCapodarco per ripercorrere mezzo secolo di fotografia apartire dagli anni storici del circolo di intellettuali del "BarJamaica" di Milano, insieme a quello che, tra le altrecose, si può considerare il più importante fotogiornalista"sociale" italiano.Il seminario, venerdì 30 novembre, sarà aperto da unintervento del presidente nazionale dell'Ordine dei gior-nalisti Enzo Iacopino e, dopo la coppia Dondero-Lucas,proseguirà con il confronto ugualmente inedito traAndrea Vianello e Marino Niola. Il primo, volto notis-simo della tv (Agorà, Mi manda Rai Tre) e grande lega-me con la radio, è anche uno dei giornalisti più attivi suisocial network con un'impronta molto personale. Ilsecondo, antropologo e studioso dei simboli, ha dato il laall'edizione di quest'anno con l'idea del "labirinto wire-less" contenuta nel suo ultimo libro "Miti d'oggi". Giorna-lismo, modernità e nuovi circuiti della conoscenza saran-no al centro del loro confronto coordinato dalla giornali-sta di Redattore Sociale Carla Chiaramoni.

I due blocchi da tre workshop paralleli della mattinata disabato 1 dicembre saranno dedicati ai "modi di raccon-tare il sociale", cioè a 6 linguaggi "che esistevano primadella rete" e che è il caso di riscoprire nei fondamentaliper "riconnettersi alla realtà". Si comincia con il réporta-ge (l'inviato del Corriere Marco Imarisio presentatodallo scrittore Angelo Ferracuti), la grande inchiesta(Alessandro Leogrande presentato dal filosofo MarcoFiloni), il racconto di viaggio (con il "paesologo" FrancoArminio introdotto da Giovanni Augello). Nel secondo

blocco si parlerà digraphic journalism(con il direttore di"Mamma!" CarloGubitosa e ilvignettista MauroBiani), di fotogra-fia (con il giovanis-simo Ruben Sal-vadori e l'editor di"Contrasto" GiuliaTornari) e della"riconversione mul-timediale" (con lagiornalista Ema-nuela Zuccalà e lavideo maker Clau-dia Amico).

Nel pomeriggio dueincontri molto sti-

molanti. Il presidente della Comunità di Capodarco donVinicio Albanesi dialogherà con il direttore di Rai NewsCorradino Mineo sulla difficoltà dell'informazione dispiegare il disagio sociale diffuso che sembra caratteriz-zare il nostro tempo. A seguire, con il giovane giornalistadel Guardian Paul Lewis (reporter britannico del 2010,responsabile dei progetti speciali del quotidiano londine-se e "protagonista" di Twitter), sollecitato dalla giornali-sta Mariangela Paone e dalla presidente di WikimediaItalia Frieda Brioschi, si parlerà del giornalismo "ovun-que": quali opportunità e quali insidie dai nuovi mezziche ci permettono di "coprire" sempre più fatti anche adistanza?

La mattina di domenica 2 dicembre una chiusura ano-mala, ma non troppo, per il seminario di Capodarco conl'intervista del direttore di Radio Tre Marino Sinibaldiall'attore Neri Marcorè (titolo: "Opinioni di un clown").In apertura, il presidente della Fnsi Roberto Natalecommenterà l'anteprima della "Guida alla comunicazionecorretta", che Redattore Sociale presenterà all'inizio del2013: un manuale per usare bene le parole su temi deli-cati e a rischio di discriminazione (dall'immigrazione alladisabilità, dai rom agli orientamenti sessuali ecc.). La pubblicazione sarà descritta dal direttore dell'agenziaStefano Trasatti.

A seguire il seminario si aspettano come sempre oltre200 giornalisti da tutta Italia. I lavori potranno essereseguiti anche attraverso una diretta Twitter su@RedattoreSocial con l'hashtag #redsoc12, oppureguardando i video che saranno caricati subito dopo levarie sessioni sul sito dei seminari di Capodarco:www.giornalisti.redattoresociale.it. Anche quest'anno alcune decine di partecipanti potrannofruire delle borse di studio messe a disposizione da fon-dazioni e da alcuni Ordini regionali e sindacati di giorna-listi. L'elenco è disponibile nella stessa sezione del semi-nario. Confermate anche le agevolazioni per gli allievidelle Scuole di giornalismo, che nel corso di questianni hanno permesso ad oltre 600 aspiranti giornalisti difrequentare Capodarco.Il seminario si avvale della collaborazione del Premio"Paolo Volponi" (che si svolge negli stessi giorni invarie località del Fermano), il settimanale Internazio-nale e il mensile Lo Straniero. E' realizzato grazie alcontributo di Bcc e Coop; ha il sostegno di Fondazio-ne Unipolis e Open Society Foundations; il patroci-nio e il contributo dell'Ordine nazionale giornalisti; ilpatrocinio di Federazione nazionale stampa italiana,UsigRai.

DUECENTO GIORNALISTI A CAPODARCO

PER USCIRE DAL "LABIRINTO SENZA FILI"