un terzo di ore in pi dedicate alla ginnastica I nostri ... · un terzo di ore in pi dedicate alla...

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# Corriere della Sera Lunedì 1 Maggio 2017 CRONACHE 23 LE CAPACITÀ MOTORIE DEI RAGAZZI ITALIANI Maschi e femmine di 14-16 anni LA PARTECIPAZIONE AI GIOCHI GIOVENTÙ (Fonte Laboratorio Movimento ISSS Morciano, Rimini) 400.000** 74% sufficiente 14% insufficiente 12% scarsa 1% ottima 2% buona 39% sufficiente 50% insufficiente 8% scarsa 1% buona 27% sufficiente 63% insufficiente 9% scarsa 2% buone 30% sufficienti 65% insufficienti 3% scarse 8% buona 42% sufficiente 35% insufficiente 15% scarsa Corriere della Sera * Giochi studenteschi **stima 0 200.000 400.000 600.000 800.000 1.000.000 1.200.000 1.400.000 1.600.000 1.800.000 FORZA ESPLOSIVA GAMBE TONICITÀ ADDOMINALE FORZA ESPLOSIVA BRACCIA QUALITÀ AEROBICHE QUALITÀ DELLA VELOCITÀ 1951 1961 1971 1974 2012/ 2015* 252.000 1.035.000 1.360.000 1.860.000 L’intervista L’ex campionessa Simeoni diventata prof «Insegno il salto ai bimbi, vincono la paura» «I l salto in alto è un po’ la metafora di tut- to. Insegnarlo a un bambino significa fargli superare piccole paure, capire che non si farà male quando cade, confrontarsi con i suoi limiti, magari accentuati da qualche chiletto in più o dalla totale inattività fisica. La soddisfazione e la sicurezza in sé stessi che si provano superando un’asticella, a qualunque misura, è impareggiabile. Come padroneggiare un’operazione matematica ottenendo il risulta- to giusto». Sara Simeoni è tornata a scuola. A 64 anni quella che molti considerano la più gran- de atleta italiana di ogni tempo insegna in una scuola media del Veronese: «Gloria e vittorie la- sciano il tempo che trovano — spiega — e a di- spetto di diciassette anni di lezioni all’Isef e molti di distacco alla federazione di atletica de- vo ancora accumulare contributi. Ed eccomi qui tra i ragazzi, cosa che comunque mi da grande piacere». «La scuola media inferiore — continua l’ex campionessa olimpica e primatista mondiale — è forse quella che in Italia si dà più da fare per lo sport. Ma docenti e dirigenti sono così impegnati nel gestire progetti, partecipazioni a tornei e concorsi da non avere più il tempo di fare la cosa fondamentale: insegnare l’educa- zione motoria. Rispetto al passato, non sono più obbligatori atletica leggera e ginnastica, le discipline che più di tutte ti permettevano di sviluppare le abilità in modo globale. E spesso i nostri istituti si affidano a questa o quell’asso- ciazione esterna che propone una disciplina esotica e magari divertente, che però non è ide- ale o completa per lo sviluppo di un bambino». «Un approccio dispersivo — continua —, che fa saltare i ragazzi da uno sport all’altro e che a 15-16 anni spinge la maggiore parte di loro ad abbandonare qualunque velleità agonistica e spesso anche l’attività fisica. Anche perché un ragazzo che gareggia continua ad essere pena- lizzato. Convincere un insegnante a spostare un’interrogazione per permettergli di parteci- pare a una gara resta un problema. Cultural- mente, lo sport nella scuola resta ancora la ma- teria più snobbata». M. Bon. © RIPRODUZIONE RISERVATA La targa Sara Simeoni con il nome inciso nella «Walk of fame». Simeoni ha vinto l’oro ai Giochi di Mosca nel 1980 grazie al suo salto in alto di 1,97 metri (foto Cimaglia/LaPresse) Il confronto in Europa In Francia e Germania un terzo di ore in più dedicate alla ginnastica I nostri voti «a occhio» Q uando comincia il suo percorso di studio alle medie inferiori, un undicenne italia- no ha già 500 ore di deficit sportivo sco- lastico rispetto a un coetaneo europeo. In Italia alle elementari non c’è ancora l’obbligo del- l’educazione fisica e non esiste un monte mini- mo di ore di ginnastica, al contrario di Francia (leader con 108 ore annue), Germania (80), Da- nimarca o Austria (70-80) e quasi tutte le altre nazioni. Lo spiega il rapporto Eurydice «Educa- zione fisica e sport a scuola» della Comunità europea. «In un periodo decisivo per lo svilup- po del corpo — spiega Sergio Dugnani, docente all’Università di Milano — i nostri bambini di- pendono dallo sport eventualmente scelto per loro dai genitori, che spesso sviluppa caratteri- stiche specifiche trascurando le qualità di base. L’attività fisica è completamente gregaria ri- spetto alle ore passate in classe. Il tempo pieno diffusissimo e i compiti da svolgere a casa, co- munque assegnati, impediscono di trovare ogni spazio. E l’unica attività è il portare sulla spalle il 40 per cento del peso corporeo sotto forma di zaino». L’inserimento dei laureati in Scienze motorie alle elementari e la definizione di un orario curriculare restano fermi a tanti propositi e progetti di legge. La situazione migliora sulla carta alle scuole medie inferiori e superiori. Il monte ore annuo destinato all’educazione fisica in Italia (66) è modesto rispetto a nazioni come Francia, Polo- nia, Slovenia e Lussemburgo (100 ore in media) o all’Austria, dove c’è pari dignità tra educazio- ne fisica e linguistica. In Italia non è obbligato- ria la «valutazione sommativa» degli allievi, in vigore in tutte le altre materie: gli insegnanti danno il voto «a occhio» senza test o esami, ob- bligatori invece in Germania, Francia, Austria, Gran Bretagna e in tutto l’est europeo dove (è il caso della Polonia) a volte il nuoto è materia a parte. In Francia e Finlandia, assieme alla pa- gella gli studenti ricevono un report di abilità fi- sica. In Slovenia l’educazione fisica può essere inserita tra le materie oggetto di esame di Stato. «Il problema — continua Dugnani — è che spe- cie alle superiori molti insegnanti, demotivati e stanchi, mollano la presa lasciando che i ma- schi si contendano una palla e le ragazze faccia- no quello che vogliono». Ad aggravare la situa- zione contribuiscono la situazione disastrata di molte palestre scolastiche — spesso inagibili — e la mancanza di risorse per sistemarle. M. Bon. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dossier Secondo il rapporto Eurydice «Educazione fisica e sport a scuola» redatto dagli uffici della Commissione europea in Italia alle elementari non c’è ancora l’obbligo dell’educazione fisica e non esiste un monte minimo di ore di ginnastica In parallelo la Francia è leader con 108 ore annue, la Germania ne registra 80, Danimarca e Austria si aggirano attorno alle 70-80 Alle scuole medie inferiori e superiori il monte ore annuo destinato all’educazione fisica in Italia (66) è basso rispetto a nazioni come Francia, Polonia, Slovenia e Lussemburgo (100 ore) In palestra «Molti insegnanti, demotivati e stanchi, lasciano che i maschi si contendano una palla e le ragazze facciano quello che vogliono» Codice cliente: 8727381

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Corriere della Sera Lunedì 1 Maggio 2017 CRONACHE 23

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maschi

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più

Persone che dichiarano di praticare sport con continuità(per fascia d’età - anno 2016)

LE CAPACITÀ MOTORIE DEI RAGAZZI ITALIANIMaschi e femmine di 14-16 anni

LA PARTECIPAZIONE AI GIOCHI GIOVENTÙ

femmine

19,7

62,5 65,259,6

53,644,6

38,929

23,718,2 19,3 15,9

6,1

23,3 56,651,3

45,8

30,7 30,824,1

19,5 18,2 16,6 15,710,8 4,2

Mediamaschi

Mediafemmine

29,7% 20,8%

0

20

40

60

80

100

Entrambi i genitori sportivi

Solo unodei duegenitori sportivo

Nessunodei duegenitori sportivo

83%

68%

44%

Il tasso di attività dei genitori dei figli di 3-24 anni che praticano sport

(Fonte Laboratorio Movimento ISSS Morciano, Rimini)

400.000**

74%sufficiente

14%insufficiente

12%scarsa

1% ottima

2% buona

39%sufficiente

50%insufficiente

8%scarsa

1% buona

27%sufficiente

63%insufficiente

9%scarsa

2% buone

30%sufficienti

65%insufficienti

3%scarse

8% buona

42%sufficiente

35%insufficiente

15%scarsa

Corriere della Sera

* Giochi studenteschi**stima

0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

1.400.000

1.600.000

1.800.000

FORZA ESPLOSIVA GAMBE

TONICITÀ ADDOMINALE

FORZA ESPLOSIVA BRACCIA

QUALITÀ AEROBICHE

QUALITÀ DELLA VELOCITÀ

1951 1961 1971 1974 2012/2015*

252.000

1.035.000

1.360.000

1.860.000

I numeri del fenomeno

L’intervista

L’ex campionessa Simeoni diventata prof«Insegno il salto ai bimbi, vincono la paura»

«I l salto in alto è un po’ la metafora di tut-to. Insegnarlo a un bambino significafargli superare piccole paure, capire

che non si farà male quando cade, confrontarsicon i suoi limiti, magari accentuati da qualchechiletto in più o dalla totale inattività fisica. Lasoddisfazione e la sicurezza in sé stessi che si provano superando un’asticella, a qualunquemisura, è impareggiabile. Come padroneggiareun’operazione matematica ottenendo il risulta-to giusto». Sara Simeoni è tornata a scuola. A 64anni quella che molti considerano la più gran-de atleta italiana di ogni tempo insegna in unascuola media del Veronese: «Gloria e vittorie la-sciano il tempo che trovano — spiega — e a di-spetto di diciassette anni di lezioni all’Isef emolti di distacco alla federazione di atletica de-vo ancora accumulare contributi. Ed eccomiqui tra i ragazzi, cosa che comunque mi dagrande piacere».

«La scuola media inferiore — continua l’excampionessa olimpica e primatista mondiale— è forse quella che in Italia si dà più da fareper lo sport. Ma docenti e dirigenti sono così

impegnati nel gestire progetti, partecipazioni atornei e concorsi da non avere più il tempo difare la cosa fondamentale: insegnare l’educa-zione motoria. Rispetto al passato, non sonopiù obbligatori atletica leggera e ginnastica, lediscipline che più di tutte ti permettevano disviluppare le abilità in modo globale. E spesso inostri istituti si affidano a questa o quell’asso-ciazione esterna che propone una disciplinaesotica e magari divertente, che però non è ide-ale o completa per lo sviluppo di un bambino».

«Un approccio dispersivo — continua —,che fa saltare i ragazzi da uno sport all’altro eche a 15-16 anni spinge la maggiore parte di loroad abbandonare qualunque velleità agonisticae spesso anche l’attività fisica. Anche perché unragazzo che gareggia continua ad essere pena-lizzato. Convincere un insegnante a spostare un’interrogazione per permettergli di parteci-pare a una gara resta un problema. Cultural-mente, lo sport nella scuola resta ancora la ma-teria più snobbata».

M. Bon.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La targaSara Simeoni con il nome inciso nella «Walk of fame». Simeoni ha vinto l’oro ai Giochi di Mosca nel 1980 grazie al suo salto in alto di 1,97 metri (foto Cimaglia/LaPresse)

Il confronto in Europa

In Francia e Germaniaun terzo di ore in più dedicate alla ginnasticaI nostri voti «a occhio»

Q uando comincia il suo percorso di studioalle medie inferiori, un undicenne italia-no ha già 500 ore di deficit sportivo sco-

lastico rispetto a un coetaneo europeo. In Italiaalle elementari non c’è ancora l’obbligo del-l’educazione fisica e non esiste un monte mini-mo di ore di ginnastica, al contrario di Francia(leader con 108 ore annue), Germania (80), Da-nimarca o Austria (70-80) e quasi tutte le altrenazioni. Lo spiega il rapporto Eurydice «Educa-zione fisica e sport a scuola» della Comunità europea. «In un periodo decisivo per lo svilup-po del corpo — spiega Sergio Dugnani, docenteall’Università di Milano — i nostri bambini di-pendono dallo sport eventualmente scelto perloro dai genitori, che spesso sviluppa caratteri-stiche specifiche trascurando le qualità di base.L’attività fisica è completamente gregaria ri-spetto alle ore passate in classe. Il tempo pienodiffusissimo e i compiti da svolgere a casa, co-munque assegnati, impediscono di trovare ogni spazio. E l’unica attività è il portare sulla spalle il 40 per cento del peso corporeo sotto forma di zaino». L’inserimento dei laureati inScienze motorie alle elementari e la definizionedi un orario curriculare restano fermi a tantipropositi e progetti di legge.

La situazione migliora sulla carta alle scuolemedie inferiori e superiori. Il monte ore annuo

destinato all’educazione fisica in Italia (66) èmodesto rispetto a nazioni come Francia, Polo-nia, Slovenia e Lussemburgo (100 ore in media)o all’Austria, dove c’è pari dignità tra educazio-ne fisica e linguistica. In Italia non è obbligato-ria la «valutazione sommativa» degli allievi, invigore in tutte le altre materie: gli insegnantidanno il voto «a occhio» senza test o esami, ob-bligatori invece in Germania, Francia, Austria,Gran Bretagna e in tutto l’est europeo dove (è ilcaso della Polonia) a volte il nuoto è materia aparte. In Francia e Finlandia, assieme alla pa-gella gli studenti ricevono un report di abilità fi-sica. In Slovenia l’educazione fisica può essereinserita tra le materie oggetto di esame di Stato.«Il problema — continua Dugnani — è che spe-cie alle superiori molti insegnanti, demotivati estanchi, mollano la presa lasciando che i ma-schi si contendano una palla e le ragazze faccia-no quello che vogliono». Ad aggravare la situa-zione contribuiscono la situazione disastrata dimolte palestre scolastiche — spesso inagibili— e la mancanza di risorse per sistemarle.

M. Bon.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il dossier

Secondo il rapporto Eurydice «Educazione fisica e sport a scuola» redatto dagli uffici della Commissione europea in Italia alle elementari non c’è ancora l’obbligo dell’educazione fisica e non esiste un monte minimo di ore di ginnastica

In parallelo la Francia è leader con 108 ore annue, la Germania ne registra 80, Danimarca e Austria si aggirano attorno alle 70-80

Alle scuole medie inferiori e superiori il monte ore annuo destinato all’educazione fisica in Italia (66) è basso rispetto a nazioni come Francia, Polonia, Slovenia e Lussemburgo (100 ore)

In palestra«Molti insegnanti, demotivati e stanchi, lasciano che i maschi si contendano una palla e le ragazze facciano quello che vogliono»

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