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ALCUNI ARTICOLI DELLA CLASSE II A Anno sc. 15-16 Un robot come badante: un vero aiuto per i nostri anziani? I robot invadono le nostre case Ormai le fantasie di molti scrittori fantascientifici come Bradbury stanno diventando realtà: stiamo passando dai cani meccanici di Fahrenit 451 a delle badanti robotiche. Infatti degli studenti dell’istituto superiore Sant’Anna di Pisa hanno ideato Coro, una macchina che, disponibile in tre versioni, può prendersi cura dei nostri anziani facendo molti tipi di faccende: fare la spesa, dare le medicine, controllarli… Ma possiamo veramente fidarci di queste macchine ? Naturalmente questa domanda è stata molto dibattuta e anche famosi autori di fantascienza hanno parlato, nei loro libri,di future invasioni di robot. Infatti un problema di queste macchine è che non possono interagire completamente con gli umani, quindi neanche con gli anziani che, secondo me, ne hanno particolarmente bisogno in quanto spesso passano diverse ore da soli. Inoltre, non essendo nati nell’era digitale, le generazioni passate sono molto meno esperte in informatica e soprattutto in robotica, quindi se ci fosse un guasto non se ne potrebbero ben accorgere oppure non potrebbero subito accettare un badante robotico. Dobbiamo anche considerare il fatto che questa scoperta toglierebbe il posto di lavoro a molte persone, anche se alcuni non hanno un contratto regolare, tali persone si ritroverebbero senza la possibilità di guadagnare. Però dobbiamo anche pensare che il robot è una macchina piena di qualità: può fare orari continuati, è instancabile e per ricaricarlo basta collegarlo a una presa della corrente. Inoltre una macchina è più economica di un lavoratore quindi si risparmierebbe molto pure sugli stipendi,ottenendo, allo stesso tempo, un lavoro pratico ed efficiente, ma anche, per alcuni versi più sicuro. Infatti con delle macchine c’è meno probabilità di sbagliare e, soprattutto, non potranno ferire gli anziani : episodio che, purtroppo, si è già verificato. Quindi in conclusione secondo me si dovrebbero integrare dei robot nei lavori delle classiche badanti, ma lasciando che,quest’ultime possano continuare il loro mestiere. immagine di si24.it Andrea Arleo (21-1-16)

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ALCUNI ARTICOLI DELLA CLASSE II A Anno sc. 15-16

Un robot come badante: un vero aiuto per i nostri anziani?

I robot invadono le nostre case

Ormai le fantasie di molti scrittori fantascientifici come Bradbury stanno diventando realtà: stiamo passando dai

cani meccanici di Fahrenit 451 a delle badanti robotiche.

Infatti degli studenti dell’istituto superiore Sant’Anna di Pisa hanno ideato Coro, una macchina che, disponibile in

tre versioni, può prendersi cura dei nostri anziani facendo molti tipi di faccende: fare la spesa, dare le medicine,

controllarli…

Ma possiamo veramente fidarci di queste macchine ?

Naturalmente questa domanda è stata molto dibattuta e anche famosi autori di fantascienza hanno parlato, nei loro

libri,di future invasioni di robot.

Infatti un problema di queste macchine è che non possono interagire completamente con gli umani, quindi

neanche con gli anziani che, secondo me, ne hanno particolarmente bisogno in quanto spesso passano diverse ore

da soli.

Inoltre, non essendo nati nell’era digitale, le generazioni passate sono molto meno esperte in informatica e

soprattutto in robotica, quindi se ci fosse un guasto non se ne potrebbero ben

accorgere oppure non potrebbero subito accettare un badante robotico.

Dobbiamo anche considerare il fatto che questa scoperta toglierebbe il posto di lavoro a molte persone, anche se

alcuni non hanno un contratto regolare, tali persone si ritroverebbero senza la possibilità di guadagnare.

Però dobbiamo anche pensare che il robot è una macchina piena di qualità: può fare orari continuati, è instancabile

e per ricaricarlo basta collegarlo a una presa della corrente.

Inoltre una macchina è più economica di un lavoratore quindi si risparmierebbe molto pure sugli

stipendi,ottenendo, allo stesso tempo, un lavoro pratico ed efficiente, ma anche, per alcuni versi più sicuro.

Infatti con delle macchine c’è meno probabilità di sbagliare e, soprattutto, non potranno ferire gli anziani :

episodio che, purtroppo, si è già verificato.

Quindi in conclusione secondo me si dovrebbero integrare dei robot nei lavori delle classiche badanti, ma

lasciando che,quest’ultime possano continuare il loro mestiere.

immagine di si24.it

Andrea Arleo (21-1-16)

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Qual è il vostro prof del cuore?

Ricetta del prof. del cuore: Ingredienti

La maggior parte di noi è andata o va scuola, ha trascorso o trascorre ore e ore sui banchi, ma naturalmente tutti

abbiamo o abbiamo avuto un insegnante del cuore.

Purtroppo come abbiamo insegnanti che ammiriamo particolarmente abbiamo anche professori con cui non

andiamo molto a genio,a causa,per la maggior parte delle volte, della materia che insegnano.

Infatti spesso colleghiamo la persona a ciò che insegna e se la materia non ci piace molto nasce un’antipatia quasi

istintiva.

Ma,allora, come deve essere un professore affinchè diventi il nostro preferito ?

Per molti la risposta più ovvia potrebbe essere un tipo di insegnante che non ti costringe a seguire durante la

lezione, che ti dia poco da studiare: in poche parole che ti lasci fare ciò che ti pare.

Beh, la mia idea di professore ideale non si avvicina molto a questa : certo non vorrei imparare da un tiranno

spietato che non ti lasci un momento per respirare, ma il lavoro di un insegnante è quello di farci imparare, quindi

non può non spiegarci o non può non rimproverarci quando ci comportiamo male.

Inoltre, secondo me, un prof. deve essere curioso: deve anche lui essere interessato a ciò che ci riguarda e magari

non sa, non vergognandosi a chiedere.

infatti, come si dice, non si finisce mai di imparare.

Secondo me una delle caratteristiche più importanti dell’insegnante ideale è che deve amare ciò che insegna, gli

deve piacere la sua materia perchè è proprio attraverso questa passione che può far innamorare anche i suoi

alunni.

Naturalmente non possono mancare, in buona dose, i fattori bontà, gentilezza,giustizia e orIginalità: il professore

deve essere educato con i suoi alunni, ma, soprattutto, giusto, non deve fare favoritismi o mettere voti senza avere

una metodo e le sue lezioni devono essere divertenti e innovative.

Tutto ciò delinea un professore ”perfetto”, il che è praticamente irraggiungibile, dato che ancora non abbiamo

degli androidi o Mery Poppins a insegnarci.

Dobbiamo infatti ricordare che questo, a differenza di quanto molti possano pensare, è un lavoro difficile,

faticoso, ma secondo me uno dei più belli, dato che sono appunto loro che, fin da quando siamo piccoli, ci

insegnano a scrivere, la matematica come parlare e tantissime cose, ma anche come vivere, come comportarci e

penso che se anche adesso scrivo queste parole lo devo a loro.

Redazione NOBODY LIKE US (22-12-15)

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IloveParis: cos’è Parigi per voi?

Parigi

Paris, la ville de l’amour, ormai l’abbiamo vista in tutti i modi: durante la rivoluzione francese, guidata da

Napoleone e in tantissimi momenti della storia.

Che cosa rappresenta Parigi per noi ai giorni nostri ? Come la vediamo noi stranieri ?

Beh, Parigi è una capitale di un paese imbevuto nell’arte, nella cultura,nella moda, esperto in tecniche culinarie.

Parigi è la città che ha come simbolo la tour Effeil, grandissimo monumento architettonico costruito durante

l’expo del 1889 ,evento internazionale che quest’anno è stato tenuto in Italia.

Ma cos’è adesso Parigi ? Purtroppo in questi ultimi giorni ne abbiamo sentito parlare in tutti i telegiornali, in

programmi televesivi, ne abbiamo discusso a scuola: in questa città, così bella, piena di cultura è avvenuto un fatto

violento che purtroppo contrasta molto gli ideali di fraternitè, egualitè, libertè.

Molte persone, anche provenienti dall’Italia, sono state protagoniste di questo episodio che ci ha sconvolto a tutti.

Ci ha scosso perchè abbiamo visto immagini di facce terrorizzate, di donne in cinta che per salvarsi si sono dovute

appendere a dei balconi, abbiamo sentito bombe esplodere, mani premere il grilletto di un fucile, persone uccidere

in nome di un messaggio di pace mal compreso.

Tutto ciò ci ha messo paura, ma non a tutti : i cittadini hanno continuato a uscire, a magiare baguett, ad andare al

Louvre, a cantare la Marsuillies.

Queste persone hanno voluto continuare fare le cose di tutti i giorni, perchè non vogliono avere paura.

Adesso, Parigi è una città che non ha paura, che ha cittadini che vogliono continuare a vivere in questo luogo

simbolo anche di una nazione piena di risorse e di qualità

Redazione NOBODY LIKE US (26-11-15)

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“Missionimpossible 5: RogueNation”: Il mio film preferito uscito nel 2015

Il 19 agosto 2015 fu un giorno significativo per chi, come me, è un fan della serie “Mission Impossible” essendo

la data ufficiale d’uscita del quinto capitolo.

In questo film ritroviamo come di consueto il famosissimo attore cinematografico Tom Cruise nei panni del

protagonista Ethan Hunt, agente della società segreta IMF, accompagnato dai suoi fedeli “colleghi”: Simon Pegg

sotto le vesti dell’esperto informatico BenjiDunn, VingRhames nei panni dell’intrepido Luther Stickell e per finire

Jeremy Renner interpretante la new entry, conosciuta per la prima volta nel precedente film “Mission Impossible:

Protocollo Fantasma” nei panni di di William Brandt (voglio ricordare che lo abbiamo incontrato anche nei film

degli Avengers MARVEL come “Occhio di falco”)

Le scene sono state girate principalmente a Londra (UK), in Marocco e Vienna (Austria) con una fantastica

colonna sonora composta da JoeKraemer; il film, infine, è stato diretto dal regista Christopher McQuarrie non che

autori di altri memorabili film come “Jack Racher-la prova decisiva”,” Operazione Valchiria” e “Wolverine-

l’immortale”.

La trama è sempre avvincente e ricca di momenti di suspance: Hethan è sempre coinvolto in missioni

“impossibili” e rischiosissime, quando un giorno si ritrova faccia a faccia con un individuo mai visto prima che,

con la sua organizzazione altrettanto segreta, darà filo da torcere ai nostri amici dell’IMF che solo grazie all’aiuto

di una nuova e affascinante ragazza, interpretata da Rebecca Ferguson, riusciranno a fronteggiarlo.

Una scena che mi ha particolarmente colpito e che mi ha letteralmente lasciato con il fiato sospeso di questo film è

stata quella dove Ethan deve riuscire a sostituire un codice situato in una cassetta di sicurezza dentro una

gigantesca fossa contenete acqua pressurizzata.

Personalmente questo film mi è piaciuto moltissimo e credo sia anche uno dei migliori della sua serie con molti

effetti speciali a mio parere fantastici e ambientazioni assai diverse tra loro.

Spero vivamente esca anche un altro capitolo di questa magnifica serie con anche la partecipazione di altri attori

di un certo calibro.

Carlo Spadoni (7/3/2016)

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Idoli musicali di oggi: chi, secondo voi, è in grado di essere veramente

rivoluzionario?

Si è ancora in grado di essere rivoluzionari con una canzone?

L’articolo che ci propone il “Corriere della sera” è rivolto molto direttamente ai ragazzi di oggi, alle nuove

generazioni che fanno della musica uno stile di vita, parte integrante della propria vita.

Questo lo è almeno per me; trascorro molto tempo ad ascoltare musica e sarebbe difficile affrontare una giornata

senza di essa.

Secondo me, la musica può alterare le proprie emozioni, quasi come una droga, perchè è capace di farmi

concentrare, distrarre, rilassare o tenermi semplicemente occupato come sottofondo.

Anche di notte mi addormento sempre con un auricolare sentendo alcune delle mie canzoni preferite, quelle che

mi intrattengono fino al sonno.

C’è però un’altra emozione, più forte delle altre, capace di essere trasmessa da un artista: la voglia di ribellione.

Spesso si tratta di musica rivoluzionaria, composta da artisti unici nel proprio genere e capaci, con uno o più brani,

di suscitare nei propri fan un senso di trasgressione nei confronti del mondo che li circonda.

Si tratta di artisti, appunto, inimitabili quali Michael Jackson, Eminem, David Bowie.

Si concentra su quest’ultimo, in occasione della sua morte, l’articolo ma, come generazione, credo di essere

arrivato tardi perchè il cantante britannico possa rivoluzionare il mio stile di vita.

Sulla sua riga hanno, comunque, proseguito vari artisti come Madonna, con esiti molto positivi.

Credo, però, che la rivoluzione oggi venga fatta con un altro stile musicale, ben diverso dal rock metallico di

gruppi, appunto, rivoluzionari del passato come gli AC/DC o gli Iron Maiden: il rap.

Prima che stile musicale nato come stile di vita e con lo scopo di ribellione ad opera di persone che avevano

qualcosa da dire, ed usavano il mezzo più diretto per farlo.

Infatti, penso che la qualità più importante che debba avere un rapper, al di là di ritmica, voce e tempismo, sia una

storia da raccontare e rivoluzionare.

Attualmente i due rapper più famosi, del recente passato e del presente, sono statunitensi e sono 2Pac Shakur e

Eminem, artisti con un difficile passato saliti sul palco per cambiare chi li ascoltava e li ascolta tutt’ora.

Il loro intento è sicuramente stato un successo, ma, secondo me, anche in Italia esistono artisti rivoluzionari capaci

di cambiare lo stile di vita di una persona.

Sempre nell’ambito del rap sono molti ad avere successo in questo genere, ma, uno su tutti, Gemitaiz.

Egli è un ragazzo romano, con un passato difficile che lo ha costretto anche al carcere, capace di rivoluzionare,

con le dovute proporzioni in confronto ai precedenti compositori elencati, i propri fan.

Infine, sì, anche oggi ci sono artisti rivoluzionari in Italia e all’estero e per fortuna perchè, in fin dei conti,

rivoluzionare con la musica non vuol dire altro che far sognare chi ti ascolta e proiettarlo verso un’altra realtà.

Roberto Cannone (15-2-16)

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Il coraggio di non pagare il “pizzo”: voi ce l’avreste?

Pizzo: il coraggio di ribellarsi alla paura

Il tema di questa settimana assegnatoci dal “Corriere della sera” è un tema che va affrontato con estrema

delicatezza: quello della mafia e, in particolare, del pizzo. Il pizzo è una sorta di tassa imposta dalle associazioni

di stampo mafioso ai danni dei commercianti in cambio di una presunta protezione che altro non è se non l’evitare

di far esplodere il negozio al commerciante. Purtroppo, questo è un procedimento che va avanti da decenni ed è

uno dei “marchi di fabbrica” di queste associazioni a delinquere. Il problema è che sembra ormai diventata la

normalità perciò sono in pochi ad opporsi allo strapotere della mafia, bloccati dalla paura e dalle conseguenze;

gente che ha da mantenere la famiglia, gente che tiene alla propria vita e a quella dei suoi cari. In questi giorni, un

imponente gruppo di estremisti islamici (isis) ha compiuto diverse stragi in Francia minacciando di non voler

fermarsi e portando il terrore a molti dei paesi occidentali. Seppur in diversa scala, questi due fenomeni, secondo

me, non sono molto distanti tra di loro, il principio è lo stesso: diffondere paura per prendere il potere. Alla mafia

questa tattica ha fruttato molto permettendole di espandere ulteriormente il proprio potere. Uno dei più grandi

combattenti contro la mafia Giovanni Falcone diceva che chiunque ha il coraggio di denunciare un gesto mafioso

può morire una volta, probabilmente ucciso dagli stessi malavitosi, ma chi pur vedendo il gesto mafioso preferisce

tacere, muore due volte. Spesso infatti è più grave un gesto di omessa denuncia che uno mafioso perché se ogni

persona decidesse di aprire gli occhi e, ogni qualvolta ci sia un atto mafioso, di denunciarlo non credo che

esisterebbero più queste associazioni o, quantomeno, verrebbero ridotte notevolmente. Nonostante una netta

maggioranza continui a sottomettersi alle mafie, ci sono episodi che restituiscono da soli coraggio a tutti i

commercianti, ossia quelli di ribellione e di un voglioso ritorno di libertà come quello di quattro anni fa di un

pastore che riuscì ad opporsi al pizzo trovando, come conseguenze, molti animali del suo allevamento morti o

come descritto dal libro “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando in cui il padre racconta al figlio

Giovanni del proprio episodio di ribellione al pizzo che portò all’esplosione della sua attività commerciale. Perciò

penso che anche qui, come in tutte le cose, l’unione fa la forza e se, come successo di recente, decidesse di

ribellarsi un gruppo di commercianti e non più uno solo, gli esiti potrebbero essere differenti. Ovviamente, come

ci insegnano i maggiori esponenti della giustizia contro le mafie, Falcone e Borsellino, ci vuole coraggio per

opporsi a delle minacce così concrete ci vuole coraggio ed è facile parlare o scrivere essendo distaccati da questa

realtà ma la differenza tra il morire una volta sola o due, la fa la temerarietà di ognuno di noi.

Roberto Cannone (17-11-15)

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Telefonini in classe. Quali regole volete?

CELLULARE IN CLASSE: DA CONSENTIRE O MENO?

I cellulari al giorno d’oggi sono diventati degli strumenti essenziali usati quotidianamente dalla maggior parte

delle persone. Molti ragazzi ne possiedono uno già all’età di 12 anni e uno su 10 resta connesso per 12 ore al

giorno. Dato che gli adolescenti passano molto del loro tempo a scuola, è comune che una buona parte di loro lo

portino anche in classe. Possiamo però chiederci se ciò sia fondamentale o meno. Secondo me è opportuno portare

il cellulare dovunque, quindi anche in classe, difatti esso ci può essere utile per compiere varie azioni. Ad esempio

se un ragazzo non si sente bene o per qualsiasi motivo deve poter parlare con i propri genitori autonomamente, è

fondamentale avere con sé il proprio telefonino. Dobbiamo però essere consapevoli che si può usare liberamente

questo strumento solo durante la ricreazione o al cambio dell’ora, per poi spegnerlo all’arrivo del professore.

Inoltre ci sono rare occasioni in cui i docenti ne permettono l’utilizzo per vari scopi, ad esempio per usarlo come

calcolatrice. L’uso di questo apparecchio a scuola deve però essere consapevole. Infatti non lo si deve usare

durante la lezione come invece spesso avviene dato che molti lo usano per giocare, per chattare con gli amici e per

stare sui social network. Ci sono anche casi in cui il cellulare viene usato per copiare durante le verifiche ma si

può ovviare a questo problema facendolo ritirare dagli insegnanti. Gli alunni però devono essere sinceri e non fare

finta di averlo lasciato a casa o dare al professore solo uno dei due apparecchi che si possiedono, altrimenti

l’opportunità di portare il cellulare dovrebbe essere negata.

Leonardo Mori (29/11/15)

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Droga in classe, meglio usare le telecamere o aprire il dibattito?

Più aiuto ai ragazzi

Uno dei pericoli più gravi per un adolescente è rappresentato dall’assuefazione di qualche sostanza chimica che

modifichi il suo stato di coscienza.

La “droga”, come si definisce in maniera inappropriata la tossicomania, costituisce, da alcuni decenni e da alcune

generazioni, un problema per i giovani, di cui la maggior parte adolescenti.

La scuola, nella vita di un minorenne, rappresenta il luogo dove nascono i primi rapporti sociali con una grande

moltitudine di persone, per cui è anche il posto dove vi si trovano le maggiori concentrazioni di studenti

spacciatori.

Potremmo evitare questo fenomeno con metodi quali le telecamere nelle aule e nei cortili? Essenzialmente no,

dato che l’uso di stupefacenti in giovane età proviene dalla voglia di far vedere la propria superiorità e la propria

crescita e non da una vera e propria dipendenza, ma possiamo combattere questo problema con dialoghi e lezioni

apposite per i ragazzi, nell’orario scolastico e non, per poter confrontarsi e per poter discutere con esperti che non

considerano la droga un tabù ma che la studiano e espongono i rischi che queste sostanze possono portare alla

nostra vita. Se alcuni docenti o genitori pensano che interventi regolari di polizia nelle scuole siano più

appropriati, questi ultimi si sbagliano, poiché questo può comportare un clima di terrore nella vita degli studenti

che hanno fatto uso di sostanze illegali almeno una volta nella propria vita. Sarebbe inutile,inoltre, poiché gli

adolescenti non saprebbero nemmeno quali rischi vi si trovano dietro, e quindi potranno trovare l’assunzione di

stupefacenti come allettante, dato che si parla di illegalità e rischio. In conclusione gli uomini, soprattutto i

giovani, sono sensibili a questo argomento e che sarebbe una cosa giusta e buona integrare lezioni per aiutare e

informare gli adolescenti i quali, a mano a mano, sono sempre più allettati all’assunzione regolare di stupefacenti

per conformarsi ai gruppi di cui fanno parte e per provare “l’ebrezza” di qualche minuto.

Christian Lantieri (11/4/16)

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L’inglese, bestia nera degli italiani: come fare per impararlo?

L’istruzione dell’inglese

La lingua inglese, la più parlata al mondo, è al giorno d’oggi indispensabile per chiunque voglia trovare lavoro

nella maggior parte dei settori e dovrebbe essere insegnata a dovere fin da piccoli.

Secondo delle statistiche di EF (Education First), che ha stilato il più ampio rapporto sulla competenza

dell’inglese nel mondo, pare che l’Italia abbia un livello “medio” e ci troviamo al ventottesimo posto su settanta

paesi su cui domina la Svezia con un punteggio di 70.94, molto più alto del nostro, pari a 54.02.

In generale in Italia si dovrebbe migliorare l’istruzione, facendo vedere film o leggere libri in lingua ad esempio; e

fornendo la possibilità di interagire con una persona madrelingua inglese in modo da migliorare, oltre alla parte

grammaticale già abbastanza trattata a scuola, la qualità della conversazione, la comprensione e la scrittura.

Con l’avvento delle grandi potenze mondiali, molte delle quali di lingua inglese, è nato un fenomeno di

globalizzazione in cui l’inglese è un requisito fondamentale per poter comunicare ed eseguire lavori in tutti i paesi

del mondo; è perciò necessario potenziare la competenza linguistica per stare al passo con i tempi ed avere un

futuro in questo mondo globalizzato e altamente tecnologico.

Fonte immagine: http://www.oneworldinstitute.it/

Alessandro Balducci (15/2/16)

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L’inglese, bestia nera degli italiani: come fare per impararlo?

STUDENTE INCAPACE DI APPRENDERE O INSEGNANTE

INCOMPETENTE?

Ci si chiede spesso quali siano le cause per cui uno studente italiano trova difficoltà a sostenere un dialogo in

inglese.

La scuola offre nei percorsi formativi, sin da quella elementare, la possibilità di studiare l’inglese. I bambini si

approcciano alla lingua imparando le basi: lettere dell’alfabeto, numeri e colori e andando avanti negli anni fino

alla quinta elementare riescono a formulare una frase semplice ma grammaticalmente corretta.

Si pensa poi che passando alla scuola media, le cose cambino; tutt’altro: si studia fitto la grammatica, l’uso

corretto dei verbi, degli articoli, dei pronomi, degli aggettivi, degli avverbi ecc. Così i nostri studenti diventano

bravissimi nel formulare frasi e piccoli testi. Gli insegnanti in tutto questo sono molto competenti in quanto

trasmettono ai ragazzi il proprio bagaglio culturale fatto di regole e punti fissi.

Ma qual è il problema? Arriva il momento in cui viene chiesto agli studenti di formulare un dialogo verbale che

sia comprensibile e adeguato all’età, anche solo per sapersi orientare ed informare in una città estera sconosciuta.

E’ proprio qui che spesso gli studenti cadono in quanto a scuola il dialogo non risulta fondamentale.

Purtroppo ci si trova frequentemente dinanzi a persone che colpevolizzano i giovani in quanto studiano

superficialmente e non sapendo applicare le regole, non riescono ad instaurare un dialogo.

Questa idea non è assolutamente giustificabile in quanto si parla di studenti volenterosi di apprendere la lingua,

che si impegnano nello studio e spesso eccelgono nel writing e nel reading ma non nel listening e nello speacking

che sono al giorno d’oggi, la cosa più importante.

E’ lecito sostenere quindi che purtroppo la scuola italiana non fornisce gli adeguati strumenti per imparare a

confrontarsi all’estero in lingua inglese con facilità. A sostegno di ciò si potrebbero sollecitare i giovani a

“maneggiare” l’inglese guardando film in lingua originale, leggendo test inglesi, giocando ai video-games oppure

ascoltando musica e non meno importante, andando a studiare all’estero.

Alex Carloni (15-2-16)

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Il coraggio di non pagare il “pizzo”: voi ce l’avreste?

La mafia e il pizzo, avreste il coraggio di pagarlo?

“La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta

simbiosi con la miriade dei protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori,

gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società.

Questo è il terreno di cultura di Cosa Nostra.”

-Giovanni Falcone 1992

E’ orribile pensare anche per un attimo a quello che succede anche vicino a noi.

Sono parecchi anni che sento parlare di mafia, anche se all’inizio non mi rendevo conto di cosa fosse.

Oggi so che ci sono e che ci sono state persone che hanno sacrificato la vita per combattere la mafia e dare a

ciascuno di noi la possibilità di vivere in uno Stato civile, libero e legale.

La mafia, agendo illegalmente, arreca enormi danni allo Stato e quindi a ciascuno di noi. Uno dei suoi metodi di

lavoro è quello di estorcere il denaro agli imprenditori onesti facendo leva sul ricatto e sulla paura. La mafia

pretende il “pizzo”; ma che cosa si intende esattamente con questo termine?

Il pizzo, nel gergo della criminalità mafiosa italiana, è una forma di estorsione, una specie di tassa mafiosa: una

percentuale del fatturato di un’azienda o dell’incasso di un negozio, richiesta a imprenditori e negozianti come

ricompenso per ricevere la “protezione” del boss locale dai crimini perpetrati dalla mafia stessa.

Nei giorni scorsi un fatto importante è avvenuto a Bagheria dove trentasei imprenditori hanno trovato il coraggio,

dopo decenni di silenzio, di ribellarsi al giogo del «pizzo»: così, grazie a loro, è stato possibile tracciare la mappa

del racket e ventidue boss sono finiti in cella dopo la rivelazione.

«Questa la breccia che ha aperto la strada per assestare un nuovo colpo a Cosa nostra, segno che i tempi sono

cambiati e che imprenditori e commercianti finalmente si ribellano». Così il colonnello Salvatore Altavilla,

comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Palermo, ha commentato l’ultimo blitz dell’Arma contro la

cosca di Bagheria reso possibile dalle denunce delle vittime del racket.

Pur cercando di immedesimarmi in una vittima della mafia, non so se saprei reagire alla richiesta del “pizzo”: si fa

presto a dire coraggio, ma da soli non si va’ da nessuna parte e, se non c’è uno Stato in grado di proteggere i

propri cittadini, ci saranno sempre dei prepotenti che si arricchiranno sulle spalle della gente onesta che desidera

vivere nella legalità.

«C’è una nuova consapevolezza tra gli imprenditori e il merito è anche dei magistrati e delle forze dell’ordine. È

giunta l’ora di capire che chi si ribella ha lo Stato accanto. È un messaggio positivo, è l’antimafia dei fatti, quella

che ci piace. Grazie al coraggio di chi rifiuta ricatti; Bagheria non è cosa loro».

“La Mafia non è affatto invincibile. E’ un fatto umano e, come tutti i fatti umani, ha un inizio e avrà una fine.”

Sofia Scorcelletti (15/11/15)

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Mettere online le foto dei figli. Secondo voi è giusto o sbagliato?

Genitori e social network

Una cosa ormai divenuta abituale fra noi adolescenti è l’uso dei tanti social network, in particolare la piattaforma

di Instagram e Facebook, dove chiunque può postare foto e video.

Questa “moda” non si è diffusa solamente tra noi ragazzi, ma anche fra gli adulti; anche i genitori esibizionisti di

divertono a mettere in mostra qualsiasi cosa facciano durante l’arco della giornata, ma soprattutto amano

condividere con il mondo ogni cambiamento o traguardo raggiunto dai propri figli mettendoli spesso a disagio con

foto imbarazzanti e scatenando il cyberbulismo e la pedofilia.

Postare foto dei bambini è una cosa giusta o sbagliata?

Secondo me pubblicare online foto dei propri figli non è del tutto sbagliato. Ad esempio Mauro Icardi, giocatore

dell’Inter, ogni giorno su Instagram posta foto della sua bellissima bambina in modo molto discreto ed io

personalmente non ci trovo nulla di male; ma non credo che sia corretto ciò che ha fatto la cantante Madonna,

ovvero che ha messo sul web la foto di suo figlio ormai adolescente in boxer mettendolo a disagio davanti a tutto

il mondo di internet.

Concludo dicendo che pubblicare foto dei propri figli non è una cosa sbagliata, ma bisogna valutare con

attenzione tutto ciò che si condivide, perché un a volta mandato in rete, non è più possibile rimuoverlo.

Giulia Fioretti (11/4/16)

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Qual è il vostro film preferito del 2015 e perché?

UN FILM TRAVOLGENTE:”INSURGENT”

Un film che mi ha coinvolto in particolar modo è stato “The Divergent Series: Insurgent”.

Tratta di una ragazza che cerca in tutti i modi di salvare le persone che ama e se stessa.Rispetto al primo film ci

sono stati diversi cambiamenti:inInsurgent troviamo più varietà di ambienti e situazioni,si ha più dinamicità.Non

ho apprezzato molto il cambio improvviso della protagonista,Tris,diventata più violenta e aggressiva ma mi è

piaciuta molto la sua interpretazione del personaggio.Inoltre non ho apprezzato il fatto che Quattro,interpretato da

Theo James,sia rimasto troppo in secondo piano rispetto a Tris,troppo statico a mio parere.Diciamo che la storia è

molto più incentrata su Tris e tutti gli altri personaggi perdono un po’ di spessore e di importanza.Però sono stata

molto colpita dagli effetti speciali e dalle ambientazioni,veramentespettacolari!Le mie scene preferite sono quelle

delle simulazioni in cui veniamo trasportati in un mondo dominato dalle nostre paure più profonde,una parte del

film molto emozionate.

Dal film emerge che una scelta può cambiare o distruggere il destino di una persona ma in ogni caso le

conseguenze vanno affrontate.

Consiglio questo film perchè è molto emozionate,accattivante e ricco di suspence.

Giulia Falcetelli (2/1/16)

Page 14: Un robot come badante: un vero aiuto per i nostri anziani? · Si tratta di artisti, appunto, inimitabili quali Michael Jackson, Eminem, David Bowie. Si concentra su quest’ultimo,

L’inglese, bestia nera degli italiani: come fare per impararlo?

Impariamo divertendoci

Spesso il primo motivo per cui i ragazzi non studiano è perché lo trovano noioso, per poi passare il loro tempo a

fare altro, come guardare la televisione e ascoltare la musica. Essendo una studentessa, posso affermare ciò: se ci

si diverte, anche lo studio diventa piacevole. Allora chiediamoci: perché non fare questo proprio con lo studio

dell’inglese? Questa lingua è ormai diventata essenziale, sia nel mondo lavorativo, che in quello delle

comunicazioni,come in molti altri campi… insomma, se non sai l’inglese non vai da nessuna parte. Sin dalle

scuole elementari abbiamo iniziato a studiarlo, continuando poi alle medie fino alle superiori, imparando centinaia

di vocaboli e di regole grammaticali, lavorando molto poco però proprio sulla comunicazione e sui discorsi tra

coetanei, per poi trovarci spesso in difficoltà anche sulle cose più semplici. Questo perché il modo più semplice e

veloce per imparare una lingua è viverla, ovviamente non a tutti è possibile andare in posti dove questa viene

parlata e impararla per “necessità”, ma ci sono molti gesti più semplici che ogni insegnante di inglese di ogni

scuola potrebbe svolgere. Ad esempio far vedere ai ragazzi film in lingua originale, far ascoltare musica in lingua

inglese o far leggere libri scritti in inglese: insomma, indurre i ragazzi a imparare questa meravigliosa lingua

attraverso ciò che gli piace. Quando si fa una cosa con piacere questa viene sempre meglio di quando invece viene

fatta senza voglia o interesse, e se gli studenti venissero stimolati attraverso cose che gli piacciono, allora anche

l’apprendimento dell’inglese non sarebbe poi così difficoltoso.

Sara Marconi (15/2/16)

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Mettere online le foto dei figli. Secondo voi è giusto o sbagliato?

Genitori e social

Instagram è un noto social network, che come Facebook e Twitter, ha come scopo principale quello di pubblicare

delle foto in rete. Spesso ci capita di trovare nella home di questi social alcune immagini, a volte anche

imbarazzanti, di celebrità che seguiamo. Solitamente queste persone, avendo molti followers curiosi di sapere

anche gli affari privati delle star, si sentono quasi costrette a pubblicare foto della loro quotidianità per mantenere

alta la loro fama. Tra queste immagini possiamo trovare fotografie scattate dai vip ai propri figli, le quali

potrebbero metterli a disagio in futuro, nel caso si tratti di neonati o bambini piccoli, o ancor peggio nel presente

se si riferiscono invece a figli già adolescenti. Ad esempio Madonna recentemente ha pubblicato su Instagram una

foto in cui si vedeva il figlio, già piuttosto grande, in mutande e ciò ha fatto così vergognare il ragazzo che è stato

costretto a cancellarsi dal social per l’imbarazzo. Anche Mark Zuckerberg spesso posta foto della sua bambina

mentre fa il bagnetto, senza sapere se la figlia sia d’accordo o meno. Questo accade soprattutto se le celebrità sono

giovani e quindi al passo con la tecnologia, ma anche noi ragazzi pubblichiamo continuamente foto dei nostri

amici, a volte anche un po’ “compromettenti”, senza chiedere il permesso né a loro, né ai loro genitori, i quali

sono invece responsabili di tutto ciò che accade ai propri figli minorenni. Bisogna ricordare di porre maggiore

attenzione a quello che si pubblica sui vari social network, perché ciò che si trova in rete non può poi essere

cancellato definitivamente. Quindi quando i ragazzi di oggi si affacceranno al mondo del lavoro, avranno come

ipotetica nemica proprio quella foto imbarazzante, pubblicata da qualche amico per gioco, un’immagine che ad un

presunto datore di lavoro potrebbe dare molto fastidio ed essere magari motivo per scegliere qualcun altro.

Secondo la mia opinione, pubblicare foto dei propri figli o immagini che ci ritraggono insieme ai nostri amici non

può essere considerato di per sé come un fatto sbagliato, ma deve essere compiuto con la prudenza e soprattutto

con l’autorizzazione di chi è con noi nella fotografia.

Sofia Piccini (11/4/2016)

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Immaginate una buona notizia per il 2016

Una speranza per il 2016

La buona notizia del 2016 che farebbe sprizzare di gioia tutti gli studenti, sarebbe sicuramente l’aumento del

numero di giorni destinati alle gite scolastiche, dette più propriamente viaggi d’istruzione, nelle scuole secondarie

di secondo grado. Non solo dunque ingressi ai musei della propria città, che ormai risultano monotoni e ripetitivi ,

dato che fin dalla scuola primaria i bambini hanno la possibilità di andarci, ma la possibilità di avere intere

giornate esclusivamente dedicate alla visita delle moltissime città d’arte del nostro Paese.

Aumentare il numero dei viaggi di istruzione sarebbe una grandissima opportunità per i ragazzi, perché

permetterebbe loro di aprire gli occhi sulla bellezza del loro Paese, che è ricchissimo in ogni dove di tutte le

tipologie di opere d’arte, purtroppo sottovalutate e poco curate. Per questo motivo infatti si dovrebbero portare gli

studenti alla scoperta dell’Italia, sia per aiutarli a comprendere l’immenso valore del patrimonio artistico italiano,

sia per sensibilizzarli riguardo allo stato di degrado in cui si trovano determinati monumenti. I ragazzi

imparerebbero così a conoscere il proprio territorio per poterlo valorizzare al meglio e per evitare in futuro che

esso venga distrutto con stupidi atti vandalici.

Puntualmente però arrivano i professori “anti-gite”, i quali pensano che accompagnare i ragazzi nei viaggi di

istruzione sia solo un pericolo e perciò si oppongono a quest’idea. Infatti è possibile che gli studenti durante le

uscite si comportino in modo scorretto, facendo uso di bevande alcoliche o sostanze stupefacenti, creando in

questo modo situazioni difficili da gestire per i professori e gravandoli di pesanti responsabilità. Alcuni esempi di

questi episodi risalgono ad anni molto recenti ed hanno purtroppo portato a conseguenze drammatiche.

E’ importante però offrire una possibilità ai ragazzi perché è fondamentale che conoscano la cultura del loro Paese

e la bellezza delle città italiane e la scuola, essendo un’istituzione dello Stato, dovrebbe incentivare i viaggi di

istruzione.

Non ci resta dunque che attendere questa bella novità per il 2016, sperando che non resti solo un desiderio degli

studenti.

Sofia Piccini (11/4/2016)

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Il coraggio di non pagare il “pizzo”: voi ce l’avreste?

Il pizzo:il nemico della gente

La mafia, o meglio le mafie,sono organizzazioni illecite che cercano di comandare con delle proprie leggi ingiuste

le città italiane,principalmente quelle del sud Italia. Negli ultimi anni queste associazioni sono riuscite ad

infiltrarsi anche nelle regioni settentrionali.

La mafia si arricchisce attraverso lo spaccio di droghe e stupefacenti e soprattutto attraverso il pizzo, ovvero una

tassa mafiosa,una percentuale di un’azienda o dell’incasso di un negozio richiesta a imprenditori e

negozianti,originariamente come compenso per ricevere la “protezione” del boss locale dai crimini compiuti dalla

mafia stessa.

Comunemente i commercianti e gli imprenditori tendono a tacere e pagare il pizzo, quando potrebbero denunciare

alle forze dell’ordine i loro ricattatori. Altri invece si ribellano ai mafiosi e lottano contro queste ingiustizie

insieme ad alcune associazioni di volontariato che combattono le mafie come Libero futuro e Addiopizzo. La

prima si impegna ad assistere gli imprenditori che denunciano i propri estorsori e ad incoraggiare chi subisce il

pizzo a ribellarsi. La seconda,invece,è un’associazione di volontariato i cui aderenti si impegnano ad acquistare

prodotti e servizi soltanto presso negozianti e artigiani che dichiarino ufficialmente il proprio rifiuto di pagare il

pizzo e,se commercianti e imprenditori,si impegnano a non cedere alle richieste estorsive della mafia.

Personalmente avrei paura a non pagare il pizzo perché metterei a rischio me stessa e tutta la mia famiglia, ma

saprei anche che non ribellandomi darei occasione alla mafia di crescere e di svilupparsi ancor di più,perciò,grazie

anche all’aiuto delle associazioni cercherei in tutti i modi di combattere quest’illegalità.

Nicol Giombini (10/12/15)

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Gite scolastiche: secondo voi hanno ancora senso oppure no?

Gita sì o gita no?

Il Ministero dell’Istruzione ha da poco diramato una circolare riguardante le gite scolastiche in cui vengono

assegnate ai docenti accompagnatori responsabilità molto impegnative. Spetta infatti ad essi controllare se il

conducente del pullman ha assunto sostanze stupefacenti, se supera i limiti di velocità e se il mezzo di trasporto è

in buone condizioni; tutto questo naturalmente va aggiunto al controllo degli studenti durante tutta la gita. Un

aspetto che va sottolineato è che i professori non percepiscono nessuna retribuzione per questo genere di uscite,

quindi siamo di fronte ad un enorme aumento di responsabilità senza nemmeno un riconoscimento economico.

Io penso che le gite scolastiche non dovrebbero essere abolite perché rimangono un importante arricchimento

culturale e permettono di apprendere in maniera piacevole e diretta; inoltre in queste occasioni lo spirito di gruppo

si rinforza e ci si conosce meglio.

Alcune persone però pensano che gli accompagnatori abbiamo responsabilità sempre più onerose e che ormai

questo genere di uscite abbiano poco senso perché oggi i ragazzi hanno molte altre possibilità per conoscere ed

apprendere. A questo va aggiunto che il costo della gita per alcune famiglie può risultare troppo elevato data

anche l’attuale situazione economica italiana. Infine viene anche considerato il rischio che gli studenti prendano

l’uscita come un’attività giocosa e priva di significati culturali.

Però secondo me con la collaborazione degli studenti e facendo affidamento al loro senso di responsabilità, si

possa continuare a fare anche questo tipo di scuola che sicuramente è quella che piace di più.

In conclusione penso che il ministro dell’istruzione dovrebbe eliminare le responsabilità aggiuntive elencate

nell’ultima circolare riguardante le gite perché mi sembra che vadano molto oltre i compiti dei professori,

scoraggiando in questo modo un tipo di scuola dove l’apprendere direttamente sul territorio è sicuramente molto

positivo.

Matteo Grilli (9/3/16)

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Generazione Erasmus, siete pronti a partire?

ERASMUS: PRONTI, PARTENZA, VIA!

Nel mese di settembre scorso Luca, un caro amico di famiglia, è partito per Barcellona, per una borsa di mobilità

nell’ambito del Progetto Erasmus dell’Università Politecnica di Ancona. Il soggiorno doveva durare sei mesi ma

con oltre un mese di anticipo sulla scadenza Luca ha chiesto di poter prorogare la sua permanenza all’estero, alla

luce dell’ottima esperienza in corso. Questa cosa mi ha fatto riflettere e mi sono chiesto perché un giovane della

sua età voglia rimanere ancora lontano da casa e ho anche provato a capire se, nei suoi panni, avrei fatto

altrettanto. Alla fine ho concluso che probabilmente mi sarei comportato allo stesso modo. Il soggiorno all’estero

è un’esperienza da cogliere al volo per i molteplici vantaggi che offre: si fanno nuove conoscenze e amicizie che

possono diventare significative per il resto della nostra vita, si conoscono luoghi e ci si immerge in culture diverse

dalla nostra, ci si adatta a vivere nello stile della realtà che ci ospita, si sperimentano nuovi metodi di studio, si

migliora la conoscenza della lingua del paese ospitante. Ci si allena cioè ad essere cittadini del mondo aperti e

curiosi. Del resto tutti i giorni sentiamo parlare di globalizzazione e quale esperienza può essere migliore

dell’Erasmus riguardo a tale argomento? Inoltre il fatto di trovarsi da solo lontano da casa è una buona palestra

per conoscere meglio se stessi e i propri limiti, per allenarsi a crescere e ad essere indipendenti. Al termine ci si

sentirà più maturi e forti, pronti per affrontare nuove sfide. Infine l’avventura di una borsa di studio Erasmus

arricchisce il curriculum di un individuo, la sua carriera universitaria ed è un credito formativo che può facilitare

l’ingresso nel mondo del lavoro, perché dimostra che chi l’ha vissuta possiede buone capacità comunicative,

spirito di adattamento e disponibilità a lavorare in gruppo.

Leonardo Stilo (10/2/16)

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Immaginate una buona notizia per il 2016

Scoperta finalmente la cura definitiva per i malati di cancro

Se dovessi pensare ad una bella notizia per questo nuovo anno appena iniziato mi verrebbe in mente questa:

“Scoperta finalmente la cura definitiva per i malati di cancro”.

Con la parola cancro, si identificano una serie di malattie che colpiscono organi e tessuti differenti, dovute ad una

sorta di impazzimento delle cellule, che perdono le loro proprietà originarie, ne acquisiscono altre e cominciano a

moltiplicarsi senza controllo e al di fuori di ogni regola.

Nel 2008 sono stati diagnosticati circa 12,7 milioni di tumori maligni e 7,6 milioni di persone sono morte di

cancro in tutto il mondo. Circa il 13% di tutte le morti annuali è causato dalle neoplasie.

In Italia, nel 2007 sono morte 572.881 persone. Le patologie più diffuse sono stati i tumori al polmone e al

sistema respiratorio, il carcinoma al colon retto, il tumore della mammella e dello stomaco.

L’attività di ricerca è frenetica e consiste nello studio del DNA e delle componenti genetiche che incidono nello

sviluppo tumorale. Molti passi in avanti sono stati compiuti grazie al lavoro svolto nei laboratori di tutto il mondo

per trovare nuove terapie contro il cancro. Ma la malattia non è stata ancora sconfitta. La ricerca oggi infatti è più

che altro incentrata sulla prevenzione, primo passo per giungere alla vittoria sulla malattia. E’ stato dimostrato

come terapie efficaci e mirate hanno aumentato le speranze di sopravvivenza, trasformando il cancro in una

malattia cronica con cui convivere. Ad esempio è sensibilmente diminuita la percentuale di uomini colpiti dal

cancro al polmone, grazie alla campagna antitabacco portata avanti per anni.

Vorrei soffermarmi però su questo aspetto. Come può essere la vita di una persona che ha lottato o lotta

quotidianamente contro il cancro? Seppure la scienza e la medicina possano dare speranze, la diagnosi di cancro

viene percepita come una condanna a morte. Diventa spesso una malattia familiare che investe come un ciclone

tutte le vite dei membri della famiglia, per i quali sembra che la vita si fermi.

Ecco perché mi auguro che si possa trovare una cura definitiva al cancro, perché comunque sopravvivere ad una

malattia del genere incide per sempre sulla vita e sulla serenità di una persona, che porterà sempre dentro di se il

terrore di una ricaduta.

Leonardo Stilo (6/1/16)

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Qual è il vostro prof del cuore?

La mia prof. Claudia F: l’entusiasmo di

insegnare

Ripercorrendo con la memoria le esperienze scolastiche vissute fino ad oggi c’è una figura che si ripete

frequentemente, associata soprattutto a momenti felici e divertenti trascorsi a scuola ed è quella della

professoressa di lettere della scuola media Claudia F. E’ una docente originale, anticonformista, che sa dosare

nella giusta misura atteggiamenti di severità e di confidenza. E’ sensibile, cerca di cogliere in ogni studente le doti

possedute, per valorizzarle e tirar fuori da ognuno il meglio. E’ questo per me il merito più grande di un

insegnante, non solo trasmettere conoscenze, ma aiutare ogni studente a mettere a frutto al massimo le sue

potenzialità. La professoressa Claudia è riuscita a capirmi come nessun altro aveva mai fatto prima, ha stuzzicato

la mia curiosità, ha avuto fiducia in me. Questo è un altro aspetto fondamentale. Il rapporto tra insegnante e

studente non può essere di tipo gerarchico, a volte il docente deve fare lo sforzo di scendere al livello dello

studente, di immedesimarsi nella sua situazione, di capire le sue emozioni e le sue paure, soprattutto nel difficile

periodo dell’adolescenza. E in questo la professoressa Claudia è stata per me una campionessa. Non posso non

sottolineare inoltre le sue eccellenti qualità didattiche. Ricordo ancora le sue ore di lezione che volavano via

veloci; con lei contenuti che potevano risultare pesanti erano invece un divertimento. Riusciva perfino ad

interessarci con l’analisi logica della Divina Commedia! Quindi se dovessi candidare un insegnante al premio

Nobel dei prof. senza dubbio la proporrei, con la speranza però di incontrarne altri nel mio percorso scolastico, per

continuare ad affrontare gli studi con la giusta motivazione e con qualche soddisfazione.

Leonardo Stilo (15-12-15)

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05/01/2016 ore 19:08

YouTubestars: Il nuovo fenomeno

mediatico

Le YouTube STARS sono ragazzi e ragazze che mostrano la loro vita e i loro interessi attraverso una telecamera a

tantissime persone come loro i quali non aspettano altro che i loro video. Tuttavia l’opinione pubblica su questi

vip del web é spesso contrastante, tra chi crede che i loro successo sia immeritato e chi invece li stima. Diventare

uno youtuber non é difficile, e secondo me, questo è uno degli aspetti migliore di questo controverso lavoro

perché chiunque, anche chi non è dotato di talenti come la recitazione o il canto può tentare di diventare famoso e

amato contando solo sulle proprie forze. Tuttavia spesso gli YouTuber vengono accusati che il loro successo sia

immeritato e che sia ingiusto che un ragazzo senza alcuna dote speciale diventi famoso. Ma gli youtubers famosi

sono solo quelli che sono riusciti con il loro carisma, la loro simpatia e anche con le loro capacità nell’ editing,

ovvero il montaggio del video attraverso programmi che richiedono buone conoscenze informatiche, ad attirare

l’attenzione, infatti esistono centinaia di migliaia di canali YouTube ma solo una piccolissima parte di essi è

seguita. Però YouTube ha anche lati negativi: i canali sono troppo simili fra di loro: esistono centinaia di canali

che si occupano di gameplay dello stesso gioco e inoltre la stragrande maggioranza ha un contenuto culturale

minimo e in alcuni canali sono presenti linguaggi un po’ volgari per una grande fetta di spettatori la quale non

arriva agli 11 anni d’ età. Un’altra grande controversia sul mondo delle star di YouTube è il loro guadagno. Fa

impressione infatti che lo youtuber più seguito, lo svedese “PewdiePie” guadagni oltre 20 milioni di dollari l’anno

e perciò molte persone storcono il naso. Il sistema di monetizzazione dei video di YouTube consiste nell’

inserimento di spot pubblicitari all’interno dei propri video; non sorprende quindi che uno youtuber con milioni di

visualizzazioni giornaliere guadagni così tanto e personalmente non comprendo perché ci si scandalizzi tanto per

quel centinaio di ragazzi italiani che sono riusciti a far diventare una passione un lavoro retribuito mentre, per

esempio, alcuni calciatori guadagnano milioni senza giocare una partita.

Gli YouTubers quindi sono senza ombra di dubbio la principale forma di intrattenimento della nostra generazione

con i loro pro e i loro contro e comunque, almeno per me, i loro video sono un buon modo per passare una decina

di minuti perché nella maggior parte dei casi sono divertenti; la figura dello YouTube star è diventata così

importante proprio perché hanno capito che la nostra generazione cercava video corti e divertenti.

Riccardo Medici (5/1/16)

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Apple contro l’Fbi. Privacy e sicurezza. Chi protegge le nostre vite digitali?

la nostra privacy è al sicuro?

Una corte federale californiana ha imposto ad Apple “un aiuto nel consentire l’ispezione” di un iPhone 5c: quello

posseduto da SyedRizwan Farouk, uno degli autori dell’attentato terroristico che fece 14 vittime a San

Bernardino, il 2 dicembre 20o4 . Gli agenti sono caccia di ogni informazione possibile: foto, contatti e messaggi,

che potrebbero risultare “cruciali” per le indagini. I messaggi contenuti nel telefonino e non copiati sui server di

Apple, sono però cifrati. L’attentatore non faceva un backup da ottobre 2015, perché i dati contenuti sul server

sono facilmente reperibili e già i mano agli agenti dell’FBI, mentre le informazioni sul telefono sono criptate. Gli

agenti infatti si sono arresi alle tecniche di cifratura utilizzate dallo smartphone di Cupertino, i quali prevedono

che quando un utente imposta una password, la combinazione scelta generi una chiave di cifratura. Questa viene

poi usata insieme a un’altra chiave hardware del telefono per cifrare i messaggi scambiati. L’FBI quindi ha chiesto

ad apple di creare una nuova versione del sistema operativo, capace di aggirare alcune importanti funzioni di

sicurezza e di installarla su l’iPhone recuperato durante le indagini. Nelle mani sbagliate, quel software potrebbe

sbloccare qualunque iPhone da chiunque lo abbia fra le mani. Il governo americano potrebbe quindi accedere alla

fotocamera e al microfono del vostro smarthphoneios per controllare qualsiasi cosa. Anche se il movente è

fermare gli attentati terroristici, i servizi di intelligence americani hanno già dimostrato di abusare del proprio

potere, ad esempio quando intercettarono le comunicazioni dei leader europei La apple però si è rifiutata di

aggirare le proprie misure di sicurezza e di creare una “backdoor” ovvero un accesso remoto a chiunque sia in

possesso di questo software.Tuttavial’fbi avrebbe trovato un modo per accedere alle informazioni senza l’aiuto

della apple. Questo evento può, almeno in parte, tranquillizzare le persone perché una delle più grandi e potenti

organizzazioni al mondo ha impiegato mesi per “hackerare” uno smartphone di vecchia generazione: infatti ogni

nuovo “ciclo” di cellulari nuove tecnologie lo rendono più sicuro rispetto al modello precedente. In conclusione

anche se il software chiesto dall’ fbi a Cupertino serviva per trovare organizzazioni terroristiche nascoste sul suolo

americano, apple ha fatto la scelta giusta rifiutandosi perché metteva a rischio i dati dei suoi milioni di clienti.

Riccardo Medici (11/4/2016)

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Libri di carta o eBook: chi vincerà la sfida del futuro?

Libri cartacei o digitali?

In quest’ultimo periodo si stanno diffondendo molto gli e-book e con il loro arrivo sono nate un gran numero di

domande riguardanti il futuro dei libri cartacei. In tanti, ormai, pensano che quest’ultimi saranno completamente

rimpiazzati, io, invece, sono dell’idea che rimarranno, anche se saranno presenti in numero maggiore i libri

digitali.

L’utilizzo degli e-book ha molti vantaggi, per esempio, per gli studenti sono un’agevolazione, perché possono

evitare di sostenere molto peso sulle loro spalle, trasportando solo un computer o un tablet, prevenendo, in questo

modo, possibili mal di schiena. Inoltre, sono più facili da portare in giro, poiché gli e-reader occupano poco spazio

e possono essere riposti nelle borse senza che ingombrino.

Un altro aspetto a favore degli e-book è il prezzo, questi infatti, molto spesso costano meno dei libri cartacei e a

volte hanno anche dei contenuti interattivi aggiuntivi, inclusi nel prezzo. Per di più, c’è la possibilità di scaricare

più di un libro in uno stesso device e inserire, nel corso della lettura, un segnalibro, azione che può essere emulata

dal software del dispositivo di lettura. Però, ci sono alcune sensazioni che si possono provare solo con un libro

cartaceo, per esempio sentire il profumo della carta o sfogliare le pagine, cosa che da generazioni affascina

moltissimi lettori. Poi, le apparecchiature che permettono di leggere un e-book hanno la batteria, questa è

considerabile una limitazione, in quanto se sono scarichi e non si ha la possibilità di ricaricarli, non si può

usufruirne. In conclusione, i libri digitali e quelli cartacei hanno entrambi pro e contro, ma l’esistenza di uno, non

escluderà quella dell’altro.

Sofia Vesentini (6/1/16)

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Auricolari pericolosi per i pedoni: occorre una legge o basta il buonsenso?

E’ necessario vietare l’uso degli auricolari quando si attraversa?

Gli auricolari sono ormai usati da gran parte della gente, durante la loro vita quotidiana, per esempio quando si va

a correre o anche solo quando si deve raggiungere un luogo a piedi. Ultimamente, però, si sono aperte discussioni

riguardo il loro utilizzo e sono sorte alcune domande come, per esempio “Sono pericolosi per i pedoni?” oppure

“serve una legge che regoli il loro utilizzo?”. Tutto ciò, è stato scatenato da alcuni episodi, che si sono verificati di

recente, un ragazzo che ascoltava la musica e stava attraversando la strada è stato investito da un’auto, un 15enne,

invece, è finito sotto un treno per lo stesso motivo. Sono già esistenti leggi che vietano l’uso delle cuffiette in

auto, in moto e in bicicletta, quindi perché non limitarne l’uso anche a coloro che vanno a piedi? A questa

domanda sono state date tante risposte, molte di esse in contrasto tra loro. Negli Stati Uniti, per esempio, non si

possono tenere gli auricolari nelle orecchie o mandare messaggi, quando si sta attraversando. Questo

provvedimento è stato preso per cercare di diminuire il numero di persone che muoiono per queste cause, che è

intorno alle 3 mila persone l’anno. C’è chi pensa che una legge del genere serva anche in Italia, poiché non si può

essere isolati dal mondo quando si effettuano attraversamenti più o meno pericolosi. Io sono dell’idea che il tutto

deve essere regolato dal buon senso e dalla responsabilità individuale, cioè è necessario che, sia il pedone, che il

guidatore, prestino la loro dose di attenzione. Io, come molte persone che conosco, ascolto la musica nel tragitto

casa-fermata dell’autobus e non poterlo fare mi infastidirebbe non poco, in quanto basterebbe soltanto che, nel

momento in cui si attraversa la strada, ci togliessimo uno dei due auricolari, per riuscire a sentire eventuali

segnalazioni da parte dei veicoli. Ovviamente, anche gli automobilisti devono contribuire e essere sempre pronti a

fare frenate di emergenza, nel caso in cui un passante sia distratto e si “getti” in mezzo alla strada. Come nella

maggior parte delle occasioni, è sufficiente essere consapevoli di ciò che si fa e degli eventuali rischi che questo

comporta.

Sofia Vesentini (7/3/2016)

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Libri di carta o eBook: chi vincerà la sfida del futuro?

E’ guerra: libri di carta o eBook?

Negli ultimi anni si è molto sentito parlare del fatto di sostituire i libri di carta con gli eBook. Abbandonare la

lettura tradizionale per passare ad un modo di leggere più innovativo.

Ormai abbiamo raggiunto una fase dell’evoluzione dove senza la tecnologia non si può far molto.

A mio parere è utile conformare anche la lettura a questo stile di vita. Gli eBook stanno prendendo pian piano

sempre più spazio nel mercato: questo è dovuto soprattutto al loro utilizzo semplice e comodo. Non sarà

necessario trasportare libri cartacei a volte anche pesanti e ingombranti. Con gli eBook avremo a disposizione

anche un’intera libreria senza preoccuparsi dello spazio o del trasporto.

I libri tecnologici faciliterebbero anche la vita dello studente e quella di coloro che portano problemi alla vista,

considerando che essendo in possesso di un oggetto tecnologico potrebbe essere regolata la scrittura ad esempio.

Inoltre un altro vantaggio dell’eBook è quello che si potrebbe carta: avendo tutto in formato digitale non

servirebbe più una continua produzione di essa.

Ovviamente, nonostante ciò, per alcuni motivi molti ritengono la lettura tradizionale più efficace e più

coinvolgente.

Avere un libro vero da poter sfogliare, toccare, osservare, sentire l’odore della carta nuova, tutto ciò rende la

lettura più appassionante ed emozionante. Invece con gli eBook questo non accade, la lettura diventa sterile e non

riesce a trasmettere a pieno ciò che la lettura tradizionale invece trasmette.

Dunque l’eBook, in un futuro sempre più tecnologico e innovativo, troverà sicuramente sempre più spazio e

attirerà l’attenzione sempre di più gente, ma sicuramente non riuscirà mai ad avere lo stesso impatto nella mente

delle persone, cosa che invece riesce sicuramente meglio ai tradizionali libri di carta.

Federico Giovagnoli (10/1/16)

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Il coraggio di non pagare il “pizzo”: voi ce l’avreste?

La guerra contro la mafia

“La mafia è come una piovra i cui tentacoli arrivano ovunque”. E’ così che Achille Serra definisce le

organizzazioni mafiose radicate in Italia specialmente in Sicilia.

Dopo gli eventi del ’92 (la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino) la mentalità degli italiani ha iniziato a

cambiare per quanto riguarda il loro comportamento di fronte a queste organizzazioni criminali. Imprenditori che

si arrendevano alle minacce dei mafiosi, che li costringevano a pagare il pizzo, hanno trovato il coraggio di

ribellarsi e di dire “NO” alla mafia. Nell’ultimo mese 36 negozianti hanno denunciato atti di strozzinaggio che si

verificavano periodicamente e che li obbligavano a pagare tasse. Rimane comunque presente, ancora oggi, una

parte cospicua della popolazione che si lascia intimorire per paura dei tragici provvedimenti a cui ricorrono gli

strozzini mafiosi contro chi si oppone alla loro volontà.

E’ attivo anche il fenomeno dell’omertà. Alcune persone che assistono ad atti mafiosi alle volte rimangono in

silenzio, fanno finta di non aver visto nulla e tutto perché hanno paura della mafia e non hanno il coraggio di

andare a denunciare ciò a cui assistono.

Dunque quella contro la mafia sembra una guerra impossibile da vincere. Un organizzazione che con minacce e

corruzioni può sottomettere chiunque è difficile da fermare.

Eppure abbiamo saputo di persone che hanno provato a combattere le organizzazioni mafiose convinte che si

potesse vincere questa guerra e tutt’ora esistono alcune associazioni e movimenti, quali “ammazzateci tutti” e

“addiopizzo”, nati con lo scopo di provare a contrastare la criminalità organizzata. E’ importante che però la

volontà di sconfiggere la mafia nasca dalla popolazione intera, perché solo se tutto il popolo si ribella la guerra

conto la mafia può essere vinta.

“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine.

Piuttosto, bisogna rendersi conto che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma

impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.” (Giovanni Falcone)

Federico Giovagnoli (15/11/15)

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IL DOPING NEL CICLISMO

Partiamo dal presupposto che per doping si intende l’assunzione di sostanze stimolanti vietate, per ottenere

risultati sportivi migliori a quelli fisiologici. Tengo particolarmente ad esprimere la mia opinione su questo

argomento tanto discusso e che ultimamente sta riemergendo. In questo articolo vorrei approfondire il tema del

doping in uno sport in particolare che conosco molto bene: il ciclismo. Nonostante faccia mountain bike posso

confermare alcune voci che girano in questo ambiente. Con il passare del tempo, il verificarsi degli episodi e

l’aumentare dei racconti, mi sono reso conto che le categorie dove il doping è maggiormente diffuso non sono

quelle professionistiche, ma quelle amatoriali. Questo è dovuto al fatto che i controlli alle gare nazionali sono

presenti e numerosi sin dalle categorie giovanili, ma quasi totalmente assenti tra quelle amatoriali. Devo

ammettere d’essere rimasto davvero stupito del fatto che a doparsi maggiormente non sono i professionisti, ma gli

amatori che, come suggerisce il termine stesso, dovrebbero praticare uno sport per pura passione e senza alcuna

ambizione di risultato. Purtroppo nel ciclismo ci sono stati numerosi episodi di doping, questo rappresenta un

grande freno per i ciclisti attuali che costantemente devono battersi contro i pregiudizi del pubblico e a ogni nuovo

record si associa un caso di doping. Purtroppo l’uso di sostanze dopanti è ancora presente in numerosi sport. Per

individuarlo andrei a ricercare gli episodi di vittorie consecutive a tornei prestigiosi per diversi anni. Un episodio

simbolo, tornando al tema ciclismo, è quello di Lance Armstrong, che dopo aver vinto il Tour De France per sette

volte consecutivamente, è emerso che, come tutti i suoi compagni di squadra, si dopava. Proprio in questi giorni si

sta discutendo del caso dell’atletica leggera russa che sembra aver dopato i suoi atleti, in questa disciplina. La

Russia ha, infatti, accumulato numerose vittorie e gli atleti russi potrebbero essere esclusi dalle Olimpiadi di Rio

2016. Quindi senza dubbio il doping va eliminato assolutamente in quanto snatura la vera essenza dello sport,

soprattutto tra i giovani, perché altrimenti diventerebbe quasi un lavoro perdendo il lato più importante, il

divertimento.

Luca Renzi (22/11/2015)

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L’educazione civica: come sarà?

Per educazione civica si intende lo studio delle forme di governo di una cittadinanza con particolare attenzione al

ruolo dei cittadini, alla gestione e ai modi di operare dello stato. Questa materia tuttavia andrebbe, a mio modo di

vedere, totalmente riformata e trasformata da una costola della storia ad una materia vera e propria con una

proprio libro e programma ben definito. Un altro nodo da sciogliere è quello del programma, che andrebbe

modificato in modo da spostare l’attenzione sì sulla struttura dello stato ma allo stesso tempo essa dovrebbe

occuparsi anche degli avvenimenti attuali spesso tralasciati. Questo sarebbe molto importante poiché aiuterebbe i

ragazzi a formare un proprio spirito critico, che si distingua magari dagli stereotipi creati dai giornali e dalle tv,

cosa che di certo non può essere insegnata dalla matematica. In questo modo ci si renderebbe più consapevoli del

mondo contemporaneo e magari qualcuno incuriosito potrebbe addirittura documentarsi da solo o ampliare la

lezione in modo da discuterne con l’insegnate alla lezione successiva. A questo punto però si dovrebberinunciare

ad altre materie o addirittura aggiungere delle ore all’orario scolastico in modo da far quadrare i conti; inoltre

quale insegnante e con quali competenze dovrebbe insegnare questa “nuova” materia? In conclusione le lezioni di

educazione civica andrebbero aggiunte all’ orario magari rinunciando ad altre materie poiché potrebbe aiutare i

ragazzi ad avere un visione più ampia ed a fare meno esercizi di matematica.

Luca Renzi (12/4/16)