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Unmondosenzaconfini INCIPITDIVERSITA' Erano usciti insieme in canoa, Milo e Valentina, i gemelli-goccia-dacqua e poiValentina era sparita. Un attimo cera e un attimo dopo non cera più traccia né di lei né della sua canoa. Dai, non fare la scema!, aveva strillato Milo, pensando che si fosse nascosta dietro una roccia, per fargli uno scherzo. Ma niente. Allora, sera messo a pagaiare come un forsennato fino alla caletta e aveva arrancato, trascinando la sua gamba secca, lungo le scale che portavano alla villa. Valentina sè persa, aveva detto, quasi senza fiato. Lhai persa, lo aveva corretto il padre, mentre saliva precipitosamente su una barca e chiamava aiuto per cercare sua figlia. Milo ci aveva provato a seguirlo ma lui gli aveva fatto segno di no, che non ce lo voleva. Che vieni a fare? Hai già fatto il dannoe poi saresti solo dintralcio, avevamormorato.Nonlovoleva.Comesempre. RACCONTO Ilpadre,daltemperamentotestardoearrogante,nonriuscivaadaccettareMilo;lo turbavaquellasuamalformazioneallagamba.Perquell'uomoavereunfigliocosì eraunadisgrazia,lavergognadellafamiglia.Milosisentivaunrifiutodelquale bisognavaliberarsialpiùpresto.Temevasuopadre:lasuacorporaturarobusta,lo sguardosempresevero,ilsuonoasprodellasuavocegliincutevanopaura. Valentinainveceerailtesoropreziosoditutti.Effettivamenteeraunaragazzina solareemoltogenerosaneiconfrontideisuoifamiliari,specialmenteattentaasuo fratello.Eraapertaatuttelediversità,nonostantefossecresciutainunafamiglia facoltosa,cheavevagrandiaspettativesulfuturodeifiglienonaccettava debolezze.Valentinaperquestodiscutevamoltevolteconsuopadre,perchéera convintachebisognasempreaccettarsierispettarsiavicenda. AncheMiloamavasuasorella,perchélosostenevainognioccasione.Eraun ragazzogentile,cordialeemoltointrepido.Confidavasempreasuasorellatutto quellocheglipassavaperlamente.Milosoffrivaperchépensavaincontinuazione allasuamalformazione.PerfortunaValentinaloassistevadurantelerecite,lo capivaepoiloconsolavaquandoilloropapàgliurlavaaddossoepernullalo accusava. Quelpomeriggio,ripensandoaciòchesuasorellaavevasemprefattoperlui, decisedidisubbidire,riflettendotrasé:"Tantopapàmisgrideràcomunque;cosa

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Un mondo senza confini

Un mondo senza confini

INCIPIT DIVERSITA'

Erano usciti insieme in canoa, Milo e Valentina, i gemelli-goccia-d’acqua epoi…Valentina era sparita. Un attimo c’era e un attimo dopo non c’era più traccia nédi lei né della sua canoa. “Dai, non fare la scema!”, aveva strillato Milo, pensandoche si fosse nascosta dietro una roccia, per fargli uno scherzo. Ma niente. Allora,s’era messo a pagaiare come un forsennato fino alla caletta e aveva arrancato,trascinando la sua gamba secca, lungo le scale che portavano alla villa. “Valentinas’è persa”, aveva detto, quasi senza fiato. “L’hai persa”, lo aveva corretto il padre,mentre saliva precipitosamente su una barca e chiamava aiuto per cercare suafiglia. Milo ci aveva provato a seguirlo ma lui gli aveva fatto segno di no, che non celo voleva. “Che vieni a fare? Hai già fatto il danno… e poi saresti solo d’intralcio…”,aveva mormorato. Non lo voleva. Come sempre.

RACCONTO

Il padre, dal temperamento testardo e arrogante, non riusciva ad accettare Milo; lo

turbava quella sua malformazione alla gamba. Per quell'uomo avere un figlio così

era una disgrazia, la vergogna della famiglia. Milo si sentiva un rifiuto del quale

bisognava liberarsi al più presto. Temeva suo padre: la sua corporatura robusta, lo

sguardo sempre severo, il suono aspro della sua voce gli incutevano paura.

Valentina invece era il tesoro prezioso di tutti. Effettivamente era una ragazzina

solare e molto generosa nei confronti dei suoi familiari, specialmente attenta a suo

fratello. Era aperta a tutte le diversità, nonostante fosse cresciuta in una famiglia

facoltosa, che aveva grandi aspettative sul futuro dei figli e non accettava

debolezze. Valentina per questo discuteva molte volte con suo padre, perché era

convinta che bisogna sempre accettarsi e rispettarsi a vicenda .

Anche Milo amava sua sorella, perché lo sosteneva in ogni occasione. Era un

ragazzo gentile, cordiale e molto intrepido. Confidava sempre a sua sorella tutto

quello che gli passava per la mente. Milo soffriva perché pensava in continuazione

alla sua malformazione. Per fortuna Valentina lo assisteva durante le recite, lo

capiva e poi lo consolava quando il loro papà gli urlava addosso e per nulla lo

accusava.

Quel pomeriggio, ripensando a ciò che sua sorella aveva sempre fatto per lui,

decise di disubbidire, riflettendo tra sé: " Tanto papà mi sgriderà comunque; cosa

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ho da perdere ormai?"

Così partì alla ricerca di Valentina. Pensò ai luoghi che lei amava e che sin da

piccolissimi avevano sempre frequentato. Erano quattro e in ciascuno sorgeva una

piccola casetta nella quale spensierati erano soliti giocare. Chiedendo aiuto a una

coppia di anziani vicini, si fece accompagnare in cima alla montagna. Giunto nel

loro rifugio misterioso, trovò incisa sulla porta d'ingresso la lettera M. A quel punto

corse verso ciascuna delle loro casette e su ognuna trovò scolpita una lettera: M O

O L.

Il "loro" molo

Pensò e ripensò a quelle lettere, cercando di trovare un indizio, a un tratto intuì che,

collegate tra loro, formavano la parola MOLO. Milo pensò subito al "loro" molo, una

tra le costruzioni più antiche della città. Era bellissimo, circondato da arbusti color

verde smeraldo; meravigliose ninfee sembravano danzare sull'acqua limpida tra le

barche ormeggiate e il sole, battendo costantemente su di esso, pareva voler

mostrare a tutti la sua bellezza.

Era il luogo dove solitamente quando attraversavano il fiume si dirigevano e verso il

quale anche quel pomeriggio, prima che Valentina scomparisse improvvisamente,

erano diretti.

Cominciò a riflettere: se Valentina era sparita, andando in canoa, certamente il

mistero della sua scomparsa era legato alle canoe e a quel molo. Milo si sentì

improvvisamente sicuro di sé, sarebbe certamente riuscito a svelare quel terribile

mistero, usando la forza dell'immaginazione. Provò a creare delle strane

associazioni tra termini che affioravano disordinatamente nella sua mente e si

lasciò andare:

M: emme - emme - emme, ecco Montagna

O: o - o - o, ah! Olanda

L: elle- elle- elle, dico Lago

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O: o- o- o, sogno di visitare Omora.

E ancora ostinatamente ragionava tra sé: se si pensa alla montagna viene in mente

la sorgente dei fiumi; tanta acqua ricorda l'Olanda, il fiume può sfociare nel lago,

lungo la riva del lago sorge il molo e se penso a Omora, forse devo cercare

sull'argine qualcosa di simile a una capanna.

Ecco il messaggio:

ATTRAVERSANDO IL FREDDO FIUME SI TROVA UNA CAPANNA

Milo seguì quindi le indicazioni del messaggio. Trascinato dalla impetuosa corrente

con la sua vecchia canoa, attraversò il fiume e giunse al molo. Cercava

faticosamente di attraccare la sua piccola imbarcazione: improvvisamente scorse

una piccola capanna abbandonata. Incredulo si diresse verso di essa e quando aprì

la porta … vide una luce abbagliante.

Valentina ritrovata

Correndo si avvicinò alla luce e si trovò in un'altra dimensione e capì che la

capanna era un portale. In quel momento Milo non aveva la più pallida idea di cosa

stesse succedendo, poi si guardò intorno e si accorse che un goblin teneva

prigioniera Valentina; timoroso chiese perché la sua amata sorella fosse stata

rapita.

Grutus, quello strano essere, confessò il motivo del rapimento. Aveva visto

Valentina pagaiare felice e aveva pensato: "Ah! Ah! Ah! Ora la rapirò e la farò

diventare la nostra regina, così la specie dei goblin migliorerà e riuscirà a dominare

il mondo."

Valentina sorpresa aveva iniziato a urlare:"Nooo! Nooo! Nooo! Non voglio diventare

la regina di una mandria di nani, no! Aiutatemi! Milo, papà, aiuto!"

Conosciuto il motivo, a Milo, desideroso di salvare sua sorella, venne un'idea.

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Avrebbe fatto una scommessa con il goblin per giocarsi il rilascio di Valentina:

avrebbe vinto chi avesse superato la prova.

Milo, sapendo che non poteva permettersi di fare una sfida atletica, pensando e

ripensando, suggerì di confrontarsi in una prova di intelligenza. Così decise di

proporre a Grutus la sua idea. Ti propongo una sfida di indovinelli: "Se io vinco, io e

mia sorella ce ne andremo da qui per sempre." Il goblin accettò, però prima che Milo

iniziasse a dire le regole, obbiettò: "Ma se tu perdi e vinco io?" Milo stupefatto non

seppe che cosa dire, così il goblin continuò: "Se vinco io, tu verrai dato in pasto ai

nostri lupi feroci e tua sorella diverrà la nostra regina." Milo era molto preoccupato,

perché non voleva né essere mangiato né andarsene da quel posto senza sua

sorella, così accettò. Milo spiegò le regole del gioco: "Io ti faccio un indovinello, se

indovini tu, mi fai un indovinello, e così via, ma il primo che sbaglia perde."

La sfida ebbe inizio: "Trentadue cavalli bianchi dentro un cerchio rosso, cosa

sono?" domandò Milo. "I denti! I denti!" Rispose prontamente il Goblin.

Meravigliose sorprese

"Esatto!" Poi chiese il goblin:"Lo senti, lo tocchi, ma non lo vedi, cosè?" Urlò Milo:

"Il vento! " Andarono avanti così per molto tempo, poi si sentì un urlo: "Nooooooo!"

Il goblin aveva perso la sfida contro Milo.

Grutus fu onesto, si congratulò con Milo e come promesso liberò Valentina.

I due gemelli, felicissimi si abbracciarono fortissimo e finalmente insieme, correndo

uscirono dal portale, che li aveva condotti lì. Valentina disse a Milo: "Sei stato molto

coraggioso a venirmi a salvare, hai dimostrato che a volte non serve essere atletici,

ma astuti; sei il miglior fratello che esista al mondo."

Appena usciti dal portale videro il padre sulla canoa in lontananza, provarono a farsi

sentire, ma egli era troppo lontano e non si accorse di loro. Avendo disperso le

canoe, Milo e Valentina tornarono a piedi alla villa. Valentina sosteneva suo fratello

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con la speranza che il padre sarebbe tornato presto.

Giunsero alla villa e all'ingresso, abbagliati da uno strano splendore, videro una

gemma luccicante, nascosta in un angolo. Milo si chinò per prenderla e

magicamente sentì una voce proveniente dalla pietra preziosa che lo invitava a

esprimere un desiderio. Milo pensò al padre e d'istinto rispose che avrebbe voluto

una gamba fatta di carne e di ossa al posto della sua "secca". Subito avvertì

qualcosa cambiare nel suo corpo, i due gemelli sorpresi e felici rientrarono nella

villa, aspettando ansiosi il ritorno del padre. Milo era stordito, non riusciva a credere

all'accaduto, aveva finalmente una gamba vera!

Nel frattempo il padre, affranto per la ricerca vana, aveva deciso di tornare a casa

per denunciare la scomparsa di Valentina. Appena entrato con sua grande sorpresa

vide la sua amatissima figlia e accanto a lei Milo, ritto su solide gambe.

In quel momento scoppiò dalla gioia e dopo aver ascoltato le peripezie dei ragazzi,

capì che la più grande soddisfazione che quel giorno gli aveva riservato Milo, non

era l'aver una gamba sana, ma la tenacia nell'aver saputo cercare con

determinazione VALENTINA pur disobbedendo a lui e avendo dovuto affrontare

mille pericoli.

Milo,Valentina e il padre si abbracciarono ed egli riconobbe: "Alcune volte sono gli

adulti a sbagliare e a dover apprendere dai propri figli."