Un mondo schiacciato dal debito più alto di sempre...picco toccato dopo la seconda guer-ra...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 157 (48.481) Città del Vaticano domenica 12 luglio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!/!=!?! Il macroscopio Una meditazione di Aldo Moro del 1945 di grande attualità, alla luce della festa di san Benedetto La speranza lieta che cambia il mondo di ANDREA MONDA P apa Francesco ricorda in un tweet san Benedetto, patrono d’Europa, sottolineando co- me «dalla fede sgorga sempre una speranza lieta, capace di cambiare il mon- do». Senz’altro l’Eu- ropa può e deve cam- biare, ad opera di uo- mini che siano anima- ti da quella speranza lieta. Oggi l’Europa e il mondo sono attra- versati dal vento de- vastante della pande- mia che lascia macerie dietro di sé e semina paura, incertezza, mettendo in crisi il senso della soli- darietà. Vengono in mente l’Euro- pa e il mondo di 75 anni fa, tanti sono stati gli eventi che hanno ri- cordato l’anniversario, quando ter- minò il Secondo conflitto mondia- le. Ebbene proprio nel 1945, un giovane Aldo Moro scriveva questo suo appunto che suona in modo potente al lettore di oggi, proprio alla luce del richiamo del Papa a “cambiare il mondo” seguendo l’esempio di san Benedetto, forse perché Moro era un uomo attraver- sato da quella stessa fede capace di far sgorgare proprio quella speran- za di cui oggi l’Europa e il mondo hanno drammaticamente bisogno. Pubblichiamo quindi volentieri le parole di Aldo Moro raccolte dal sito www.gliscritti.it. #SanBenedetto, patrono d’Europa, mostri a noi cristiani di oggi come dalla fede sgorga sempre una speranza lieta, capace di cambiare il mondo. (@Pontifex_it) Per l’Fmi il dato supera anche il picco registrato dopo la seconda guerra mondiale Un mondo schiacciato dal debito più alto di sempre WASHINGTON, 11. A causa della pan- demia, il debito pubblico mondiale ha raggiunto un livello mai così alto nella storia e addirittura superiore al picco toccato dopo la seconda guer- ra mondiale. Il dato ha infatti rag- giunto il 101,5 per cento del pil (pro- dotto interno lordo) mondiale. Una situazione di questo tipo — ha avver- tito il Fondo monetario internazio- nale (Fmi) — rischia di avere un im- patto devastante non solo sull’eco- nomia reale, e quindi soprattutto sulle famiglie e i più poveri, ma an- che sulla struttura stessa dei nostri sistemi economici e finanziari globa- li. «I cambiamenti saranno profondi. Qualunque sarà, il futuro richiederà politiche di bilancio flessibili in gra- do di facilitare i cambi strutturali, affrontare le diseguaglianze e soste- nere la transizione verso un futuro più verde» hanno avvertito il capo economista dell’Fmi, Gita Gopinath, e Vitor Gaspar, responsabile del Fi- scal Monitor del Fondo. Un mondo sempre più indebitato è un mondo nel quale le disugua- glianze aumentano. Per questo — se- condo l’Fmi — servono piani di cre- scita di lunga durata. Nonostante gli 11.000 miliardi di dollari già stanziati per l’emergenza coronavirus, «la ne- cessità di azioni di bilancio non fini- sce qui perché non siamo ancora fuori dai guai» hanno spiegato gli esperti del Fondo. Da qui l’invito a «mantenere una politica di bilancio che continui a sostenere l’economia» e resti flessibile «fino a quando non sarà assicurata un’uscita sicura e du- ratura» dall’attuale emergenza sani- taria, che resta la priorità da affron- tare. «Anche se la traiettoria del de- bito potrebbe salire ulteriormente in caso di scenario avverso, un ritiro prematuro degli stimoli rappresenta un rischio ancora maggiore», avverte il Fondo. Il rischio è quello di «far deragliare la ripresa, con potenziali costi di bilancio futuri ancora più elevati» spiega l’Fmi. Se i governi riusciranno a varare piani efficaci l’Fmi prevede, fatta eccezione per Stati Uniti e Cina, una stabilizzazio- ne del debito pubblico nel 2021 gra- zie ai bassi tassi di interesse e una prevista ripresa economica sostenuta. Com’è noto, è esattamente questo il problema che deve affrontare l’Unione europea, cioè il controverso tema del ricorso ai prestiti del Mec- canismo europeo di stabilità, meglio noto come Mes. Al momento, le re- gole per accedere al Mes non sono ancora state chiarite. di PAOLO BENANTI D a quando non solo abbiamo imparato a vedere la realtà come un insieme di dati ma abbiamo anche imparato a collezionar- li, i big data, ci siamo dotati di un nuovo strumento di indagine. Tre secoli fa con le lenti concave ab- biamo realizzato il telescopio e il microscopio, imparando a vedere il mondo in modo diverso. Micro- scopio e telescopio costituirono gli strumenti tecnologici con cui la ri- voluzione scientifica del ’600 e del ’700 ha ottenuto le sue scoperte. Abbiamo reso visibile l’estremamente lontano — telescopio — e l’estremamente piccolo — microsco- pio —. Oggi con i dati abbiamo realizzato un nuovo “strumento” il macroscopio. Con i big data noi riusciamo a vedere in maniera nuova e sorpren- dente l’estremamente complesso delle relazioni so- ciali, individuando relazioni e connessioni dove prima non vedevamo nulla. Le AI e il machine learning applicati a questi enormi set di dati sono il macroscopio con cui studiare meccanicistica- mente l’estremamente complesso. Spetta a noi ca- pire che tipo di conoscenza stiamo generando. Se questa forma di cono- scenza sia scientifica e in che senso sia deterministica o predittiva è tutto da capire. Tuttavia la rivoluzione co- noscitiva, come con il telescopio e il microscopio, è già in atto. Come il telescopio e il microsco- pio, con la conseguente rivoluzione scientifica, hanno introdotto una nuova epoca nella storia umana, così il macrosco- pio, la macchina correlativa che trova schemi nei dati, è lo strumento che cambia le nostre credenze sulla realtà. È il macroscopio la fonte d’autorità di questa nuova epoca. La correlazione è la fonte di conoscenza e i dati l’unica fonte di verità per l’uomo di questa nuova cultura correlativa. Il macroscopio, il computer che macinando dati ci mostra correlazioni e connessioni recondite in gigantesche collezioni di dati, sta cambiando le percezioni più profonde dei nostri contemporanei in una modalità che potremmo definire oracolare e pseudo-religiosa. La vera sfida, però, è far parla- re questo nuovo oracolo digitale, capire cosa ci dice. Ci sembra una curiosa coincidenza che una delle maggiori società leader nella catalogazione dei dati e negli strumenti per studiare e gestire i database si chiami Oracle, cioè oracolo. Se il macroscopio è lo strumento e la cifra di questa nuova epoca, i dati diventano come degli dei per i cultori di questa pseudoreligione del XXI secolo. Sono loro i vati e gli oracoli da interrogare per sapere i segreti che sono nascosti nel nostro futuro. E diviene quanto mai significativo il fram- mento in cui Eraclito avverte: «Il signore, il cui oracolo è a Delfi, non dice né nasconde, ma signi- fica» (Sulla natura frammento 93). Oggi i dati of- ferti in modo sacrificale agli idoli delle AI signifi- cano, cioè indicano, senza spiegare. PUNTI DI RESISTENZA Viaggio in Albania FLAMINIA MARINARO A PAGINA 4 Videomessaggio del Papa ai “Curas villeros” di Buenos Aires PAGINA 8 Congregazione delle cause dei santi Promulgazione di decreti PAGINA 8 Nella scultura «Santa Veronica con il velo» di Francesco Mochi Quello slancio verso la misericordia ROBERTO ROSANO A PAGINA 4 Sostegno a chi ha dovuto lasciare il nord del Mozambico Solidarietà di fronte al terrore ENRICO CASALE A PAGINA 6 ALLINTERNO La decisione del Consiglio di Stato turco nonostante gli appelli di rappresentanti cristiani Santa Sofia da museo a moschea ISTANBUL , 11. Da basilica cristiana di rito bizantino (inaugurata nel 537 sotto l’imperatore Giustiniano) a se- de patriarcale greco-ortodossa, poi cattedrale cattolica, quindi moschea (quando gli ottomani nel 1453 con- quistarono Costantinopoli ribattez- zandola Istanbul), museo, adesso di nuovo moschea: cambia ancora lo status di Santa Sofia. Ieri, dopo la decisione del Consiglio di Stato di annullare il decreto con il quale nel 1934 il padre fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal Atatürk, l’aveva trasformata in museo, il pre- sidente della Repubblica, Recep Ta- yyip Erdoğan, ha firmato un provve- dimento che stabilisce il trasferimen- to della gestione del sito bizantino dal ministero della Cultura alla pre- sidenza degli Affari religiosi, conver- tendo di fatto in moschea Santa So- fia. Con un discorso alla nazione, il capo dello Stato turco ha annuncia- to che venerdì 24 luglio vi si terrà la prima preghiera musulmana. L’istan- za al Consiglio di Stato era stata presentata nel 2016 da una piccola associazione islamista locale per la protezione dei monumenti storici. Nei giorni scorsi, soprattutto da parte ortodossa, sono giunti nume- rosi appelli affinché Santa Sofia re- stasse museo. Il patriarca ecumenico Bartolomeo, arcivescovo di Costanti- nopoli, aveva denunciato i rischi del suo ritorno a moschea: «Spingerà milioni di cristiani in tutto il mondo contro l’islam», le sue parole, sottoli- neando il ruolo di Santa Sofia come centro di vita «nel quale si abbrac- ciano Oriente e Occidente». La sua riconversione in luogo di culto isla- mico «sarà causa di rottura tra que- sti due mondi». Nel XXI secolo — ha ribadito Bartolomeo — è «assurdo e dannoso che Hagia Sophia, da luo- go che adesso permette ai due popo- li di incontrarsi e ammirare la sua grandezza, possa di nuovo diventare motivo di contrapposizione e scon- tro». La Chiesa ortodossa russa, che attraverso il patriarca Cirillo aveva lanciato un accorato appello, ha ac- colto con «grande pena e dolore» la decisione. Il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca, l’ha definita «un duro colpo per l’ortodossia mondiale», mentre il portavoce Vladimir Legoida ha di- chiarato all’agenzia Interfax che «la preoccupazione di milioni di cristia- ni non è stata ascoltata». Per l’arci- prete Nikolai Balashov, vice capo delle relazioni esterne, «questo è un evento che potrebbe avere serie con- seguenze per l’intera civiltà umana». Da Washington a Bruxelles ad Atene: in tanti hanno provato a fer- mare lo strappo. Anche l’Unesco si è profondamente rammaricata per la decisione della Turchia, che cambia il «valore universale eccezionale» del sito, «potente simbolo di dialogo». Un paese — afferma l’agenzia delle Nazioni Unite «deve assicurarsi che nessuna modifica mini lo straor- dinario valore universale di un sito sul suo territorio che si trova nella li- sta. Ogni modifica deve essere noti- ficata dal paese all’Unesco e verifica- ta dal World Heritage Commitee». Dal canto suo Erdoğan ha rispo- sto alle critiche invocando la sovra- nità nazionale e assicurando che le porte di Santa Sofia continueranno a essere aperte a tutti, musulmani e non musulmani, come avviene per ogni moschea. Possiamo guardare con fiducia all’avvenire? E possiamo attendere con serenità al nostro lavoro, ad ogni nostro lavoro, nella certezza che esso serve pure a qualche cosa, che la vita non è vana, che è anzi degna e buona? Certamente il guardare lontano ed anche intorno a noi, non è esperienza tale da ras- sicurarci: rovine, miserie, insinceri- tà, decadenza e stanchezza in tut- to ed in tutti. Ma forse guardare in noi può darci un senso maggiore di pace e di fiducia? Purtroppo no. Se sia- mo anzi sinceri con noi stessi, dobbiamo riconoscere che la radi- ce vera di questa diffusa inquietu- dine che pesa su di noi e toglie re- spiro alla vita, è proprio nella no- stra anima. Siamo noi inquieti, im- pazienti, esasperati, preoccupati, sempre in posizione di difesa e di offesa, senza comprensione né pa- ce. Non possiamo gettare tutta su- gli altri la responsabilità di questo stato di cose e sentirci nemici in un mondo nemico, se noi per pri- mi non sappiamo capire, compati- re, amare; se non sappiamo scio- gliere nel nostro spirito, che batta per primo la difficile strada, que- sto gelo di sfiducia e di stanchezza che impedisce ogni movimento, che frena in noi ogni generosità, che ci fa morti in un mondo di morti. Non possiamo dolerci del nostro tempo, finché non abbiamo fatto la prova della comprensione e del- l’amore, finché ciascuno di noi non ha lavorato, proprio in mezzo alla tempesta, per farsi diverso e mi- gliore, finché non si è tentato di placare l’ansia e l’impazienza, per vedere, finché è possibile, cose se- rene e normali, i profondi motivi umani e costruttivi di questa trage- dia, affioranti dall’abisso in cui sia- mo caduti. Come siamo facili tutti alla con- danna! Come ci piace estraniarci dal nostro tempo, per scuotere da noi pesanti e fastidiose responsabi- lità! Non amiamo il nostro tempo, perché non vogliamo fare la fatica di capirlo nel suo vero significato, in questo emergere impetuoso di nuove ragioni di vita, in questa fresca misteriosa giovinezza del mondo. Niente è finito per fortu- na, niente è irrimediabilmente per- duto, malgrado lo sperpero che si è fatto della bontà e della pace, malgrado l’oscurità sconcertante di questa che pur sappiamo esser un’aurora. Le forme, sì, possono far male; può spaventare il peso di irrazionalità, di eccesso, di violen- za che accompagna il nascere faticoso di un altro mondo, il nostro, lo svolgersi significante di un tempo nuovo, il nostro, quello nel quale siamo stati chiamati a vivere. Ma appunto per questo il no- stro dovere è di non essere né im- pazienti né superficiali, di saper vedere ed aspettare, di accettare la mortificazione di non poter vedere con soddisfacente chiarezza l’ordi- ne che questo disordine prepara, l’umanità nuova che questa disu- mana vicenda stranamente annun- cia. E come è male essere frettolosi e disattenti osservatori e nutrire nel cuore una inutile e cattiva di- sperazione, così è male essere su- perficiali e frettolosi nei rimedi che vorremmo proporre per una rapida e completa sanazione di tutti i mali. È come se oggi soltanto ci ac- corgessimo del male che è nel mondo, oggi che si è tutto spiega- to e non c’è occhio che possa chiudersi ancora neghittosamente alla vista. Non pensiamo che que- sto tempo nasce da quello di ieri, nel quale abbiamo vissuto chiusi in noi stessi e colpevolmente igna- ri del domani che si preparava ap- punto in quella quiete apparente. È come se occorresse far presto, impadronirsi delle leve di coman- do, disporre del mondo, dominar- lo, conformarlo a nostro gusto. E non pensiamo che è terribilmente difficile dominare veramente la storia e che passare accanto, igno- randola, alla libertà incoercibile dello spirito, è come rinunziare per sempre a raggiungere la mèta, anche se si abbia l’impressione di fare più presto e meglio. Il proble- ma è di saper rinunziare ad un successo immediato per uno lonta- no, ad un successo provvisorio e parziale per uno stabile e compiu- to. Per questo bisogna ignorare l’inquietudine e la fretta, abbando- nare lo stato di perpetuo allarme nel quale in fondo ci compiaciamo di vivere, per sentirci vittime di qualche cosa e protagonisti di una vicenda interessante. Il nostro cammino è più lento e difficile. Una rinunzia momenta- nea può essere una grande tattica di combattimento; la pazienza, la misura, la serenità, la buona fede, la povertà dello spirito, il lavorare in profondità con lo sguardo rivol- to lontano, sono le risorse dell’uo- mo spirituale, il quale crede nella vita e la ama. Di questa fede e di questo amore soprattutto noi abbiamo bisogno, un bisogno ur- gente. Siamo terribilmente stanchi di sentirci nemici, fidati soltanto ad una buona arma; siamo stanchi di combattere sempre e a vuoto. Vo- gliamo illuminare l’oscuro avvenire ed amare il nostro tempo; non di un fiacco amore di convenienza e di supina accettazione, ma di uno operoso e pieno di fede, il quale sappia trasformare in silenzio ed in pace, poco a poco, ma sul serio, in profondità, per sempre. NOSTRE INFORMAZIONI PAGINA 7 In fila davanti a uno sportello bancario (Reuters)

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 157 (48.481) Città del Vaticano domenica 12 luglio 2020

.

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SKKM(

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!?!

Il macroscopio

Una meditazione di Aldo Moro del 1945di grande attualità, alla luce della festa di san Benedetto

La speranza lietache cambia il mondo

di ANDREA MONDA

Papa Francesco ricorda in untweet san Benedetto, patronod’Europa, sottolineando co-

me «dalla fede sgorga sempre unasperanza lieta, capacedi cambiare il mon-do». Senz’altro l’Eu-ropa può e deve cam-biare, ad opera di uo-mini che siano anima-ti da quella speranzalieta. Oggi l’Europa eil mondo sono attra-versati dal vento de-vastante della pande-mia che lascia maceriedietro di sé e seminapaura, incertezza,mettendo in crisi il senso della soli-darietà. Vengono in mente l’E u ro -pa e il mondo di 75 anni fa, tantisono stati gli eventi che hanno ri-cordato l’anniversario, quando ter-minò il Secondo conflitto mondia-le. Ebbene proprio nel 1945, un

giovane Aldo Moro scriveva questosuo appunto che suona in modopotente al lettore di oggi, proprioalla luce del richiamo del Papa a“cambiare il mondo” seguendol’esempio di san Benedetto, forse

perché Moro era un uomo attraver-sato da quella stessa fede capace difar sgorgare proprio quella speran-za di cui oggi l’Europa e il mondohanno drammaticamente bisogno.

Pubblichiamo quindi volentierile parole di Aldo Moro raccolte dalsito www.gliscritti.it.

#SanBenedetto,patrono d’Europa, mostri a noicristiani di oggi come dalla fedesgorga sempre una speranza lieta,capace di cambiare il mondo.

(@Pontifex_it)

Per l’Fmi il dato supera anche il picco registrato dopo la seconda guerra mondiale

Un mondo schiacciatodal debito più alto di sempre

WASHINGTON, 11. A causa della pan-demia, il debito pubblico mondialeha raggiunto un livello mai così altonella storia e addirittura superiore alpicco toccato dopo la seconda guer-ra mondiale. Il dato ha infatti rag-giunto il 101,5 per cento del pil (pro-dotto interno lordo) mondiale. Unasituazione di questo tipo — ha avver-tito il Fondo monetario internazio-nale (Fmi) — rischia di avere un im-

patto devastante non solo sull’eco-nomia reale, e quindi soprattuttosulle famiglie e i più poveri, ma an-che sulla struttura stessa dei nostrisistemi economici e finanziari globa-li. «I cambiamenti saranno profondi.Qualunque sarà, il futuro richiederàpolitiche di bilancio flessibili in gra-do di facilitare i cambi strutturali,affrontare le diseguaglianze e soste-nere la transizione verso un futuropiù verde» hanno avvertito il capoeconomista dell’Fmi, Gita Gopinath,e Vitor Gaspar, responsabile del Fi-scal Monitor del Fondo.

Un mondo sempre più indebitatoè un mondo nel quale le disugua-glianze aumentano. Per questo — se-condo l’Fmi — servono piani di cre-scita di lunga durata. Nonostante gli11.000 miliardi di dollari già stanziatiper l’emergenza coronavirus, «la ne-cessità di azioni di bilancio non fini-sce qui perché non siamo ancorafuori dai guai» hanno spiegato gliesperti del Fondo. Da qui l’invito a«mantenere una politica di bilancioche continui a sostenere l’economia»e resti flessibile «fino a quando nonsarà assicurata un’uscita sicura e du-ratura» dall’attuale emergenza sani-taria, che resta la priorità da affron-tare. «Anche se la traiettoria del de-bito potrebbe salire ulteriormente incaso di scenario avverso, un ritiro

prematuro degli stimoli rappresentaun rischio ancora maggiore», avverteil Fondo. Il rischio è quello di «farderagliare la ripresa, con potenzialicosti di bilancio futuri ancora piùelevati» spiega l’Fmi. Se i governiriusciranno a varare piani efficacil’Fmi prevede, fatta eccezione perStati Uniti e Cina, una stabilizzazio-ne del debito pubblico nel 2021 gra-

zie ai bassi tassi di interesse e unaprevista ripresa economica sostenuta.

Com’è noto, è esattamente questoil problema che deve affrontarel’Unione europea, cioè il controversotema del ricorso ai prestiti del Mec-canismo europeo di stabilità, meglionoto come Mes. Al momento, le re-gole per accedere al Mes non sonoancora state chiarite.

di PAOLO BENANTI

Da quando non solo abbiamo imparato avedere la realtà come un insieme di datima abbiamo anche imparato a collezionar-

li, i big data, ci siamo dotati di unnuovo strumento di indagine. Tresecoli fa con le lenti concave ab-biamo realizzato il telescopio e ilmicroscopio, imparando a vedere ilmondo in modo diverso. Micro-scopio e telescopio costituirono glistrumenti tecnologici con cui la ri-voluzione scientifica del ’600 e del’700 ha ottenuto le sue scoperte.Abbiamo reso visibile l’estremamente lontano —telescopio — e l’estremamente piccolo — m i c ro s c o -pio —.

Oggi con i dati abbiamo realizzato un nuovo“s t ru m e n t o ” il macroscopio. Con i big data noiriusciamo a vedere in maniera nuova e sorpren-dente l’estremamente complesso delle relazioni so-

ciali, individuando relazioni e connessioni doveprima non vedevamo nulla. Le AI e il machinelearning applicati a questi enormi set di dati sonoil macroscopio con cui studiare meccanicistica-mente l’estremamente complesso. Spetta a noi ca-

pire che tipo di conoscenza stiamogenerando. Se questa forma di cono-scenza sia scientifica e in che sensosia deterministica o predittiva è tuttoda capire. Tuttavia la rivoluzione co-noscitiva, come con il telescopio e ilmicroscopio, è già in atto.

Come il telescopio e il microsco-pio, con la conseguente rivoluzionescientifica, hanno introdotto una

nuova epoca nella storia umana, così il macrosco-pio, la macchina correlativa che trova schemi neidati, è lo strumento che cambia le nostre credenzesulla realtà. È il macroscopio la fonte d’autorità diquesta nuova epoca. La correlazione è la fonte diconoscenza e i dati l’unica fonte di verità perl’uomo di questa nuova cultura correlativa.

Il macroscopio, il computer che macinando datici mostra correlazioni e connessioni recondite ingigantesche collezioni di dati, sta cambiando lepercezioni più profonde dei nostri contemporaneiin una modalità che potremmo definire oracolaree pseudo-religiosa. La vera sfida, però, è far parla-re questo nuovo oracolo digitale, capire cosa cidice. Ci sembra una curiosa coincidenza che unadelle maggiori società leader nella catalogazionedei dati e negli strumenti per studiare e gestire idatabase si chiami Oracle, cioè oracolo.

Se il macroscopio è lo strumento e la cifra diquesta nuova epoca, i dati diventano come deglidei per i cultori di questa pseudoreligione del XXIsecolo. Sono loro i vati e gli oracoli da interrogareper sapere i segreti che sono nascosti nel nostrofuturo. E diviene quanto mai significativo il fram-mento in cui Eraclito avverte: «Il signore, il cuioracolo è a Delfi, non dice né nasconde, ma signi-fica» (Sulla natura frammento 93). Oggi i dati of-ferti in modo sacrificale agli idoli delle AI signifi-cano, cioè indicano, senza spiegare.

PUNTI DI RESISTENZA

Viaggio in Albania

FLAMINIA MARINARO A PA G I N A 4

Vi d e o m e s s a g g i odel Papaai “Curas villeros”di Buenos Aires

PAGINA 8

Congregazione delle cause dei santi

P ro m u l g a z i o n edi decreti

PAGINA 8

Nella scultura «Santa Veronicacon il velo» di Francesco Mochi

Quello slancioverso la misericordia

ROBERTO ROSANO A PA G I N A 4

Sostegno a chi ha dovuto lasciareil nord del Mozambico

Solidarietàdi fronte al terrore

ENRICO CASALE A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

La decisione del Consiglio di Stato turco nonostante gli appelli di rappresentanti cristiani

Santa Sofia da museo a moscheaIS TA N B U L , 11. Da basilica cristiana dirito bizantino (inaugurata nel 537sotto l’imperatore Giustiniano) a se-de patriarcale greco-ortodossa, poicattedrale cattolica, quindi moschea(quando gli ottomani nel 1453 con-quistarono Costantinopoli ribattez-zandola Istanbul), museo, adesso dinuovo moschea: cambia ancora lostatus di Santa Sofia. Ieri, dopo ladecisione del Consiglio di Stato diannullare il decreto con il quale nel1934 il padre fondatore della Turchiamoderna, Mustafa Kemal Atatürk,l’aveva trasformata in museo, il pre-sidente della Repubblica, Recep Ta-yyip Erdoğan, ha firmato un provve-dimento che stabilisce il trasferimen-to della gestione del sito bizantinodal ministero della Cultura alla pre-sidenza degli Affari religiosi, conver-tendo di fatto in moschea Santa So-fia. Con un discorso alla nazione, ilcapo dello Stato turco ha annuncia-to che venerdì 24 luglio vi si terrà laprima preghiera musulmana. L’istan-za al Consiglio di Stato era statapresentata nel 2016 da una piccolaassociazione islamista locale per laprotezione dei monumenti storici.

Nei giorni scorsi, soprattutto daparte ortodossa, sono giunti nume-rosi appelli affinché Santa Sofia re-stasse museo. Il patriarca ecumenicoBartolomeo, arcivescovo di Costanti-nopoli, aveva denunciato i rischi delsuo ritorno a moschea: «Spingeràmilioni di cristiani in tutto il mondocontro l’islam», le sue parole, sottoli-neando il ruolo di Santa Sofia comecentro di vita «nel quale si abbrac-ciano Oriente e Occidente». La suariconversione in luogo di culto isla-mico «sarà causa di rottura tra que-sti due mondi». Nel XXI secolo — haribadito Bartolomeo — è «assurdo edannoso che Hagia Sophia, da luo-go che adesso permette ai due popo-li di incontrarsi e ammirare la suagrandezza, possa di nuovo diventaremotivo di contrapposizione e scon-tro». La Chiesa ortodossa russa, cheattraverso il patriarca Cirillo avevalanciato un accorato appello, ha ac-colto con «grande pena e dolore» ladecisione. Il metropolita Hilarion,presidente del Dipartimento per lerelazioni esterne del patriarcato diMosca, l’ha definita «un duro colpoper l’ortodossia mondiale», mentre il

portavoce Vladimir Legoida ha di-chiarato all’agenzia Interfax che «lapreoccupazione di milioni di cristia-ni non è stata ascoltata». Per l’a rc i -prete Nikolai Balashov, vice capodelle relazioni esterne, «questo è unevento che potrebbe avere serie con-seguenze per l’intera civiltà umana».

Da Washington a Bruxelles adAtene: in tanti hanno provato a fer-mare lo strappo. Anche l’Unesco si èprofondamente rammaricata per ladecisione della Turchia, che cambiail «valore universale eccezionale» delsito, «potente simbolo di dialogo».Un paese — afferma l’agenzia delleNazioni Unite — «deve assicurarsiche nessuna modifica mini lo straor-dinario valore universale di un sitosul suo territorio che si trova nella li-sta. Ogni modifica deve essere noti-ficata dal paese all’Unesco e verifica-ta dal World Heritage Commitee».

Dal canto suo Erdoğan ha rispo-sto alle critiche invocando la sovra-nità nazionale e assicurando che leporte di Santa Sofia continuerannoa essere aperte a tutti, musulmani enon musulmani, come avviene perogni moschea.

Possiamo guardare con fiduciaall’avvenire? E possiamo attenderecon serenità al nostro lavoro, adogni nostro lavoro, nella certezzache esso serve pure a qualche cosa,che la vita non è vana, che è anzidegna e buona? Certamente ilguardare lontano ed anche intornoa noi, non è esperienza tale da ras-sicurarci: rovine, miserie, insinceri-tà, decadenza e stanchezza in tut-to ed in tutti.

Ma forse guardare in noi puòdarci un senso maggiore di pace edi fiducia? Purtroppo no. Se sia-mo anzi sinceri con noi stessi,dobbiamo riconoscere che la radi-ce vera di questa diffusa inquietu-dine che pesa su di noi e toglie re-spiro alla vita, è proprio nella no-stra anima. Siamo noi inquieti, im-pazienti, esasperati, preoccupati,sempre in posizione di difesa e dioffesa, senza comprensione né pa-ce. Non possiamo gettare tutta su-gli altri la responsabilità di questostato di cose e sentirci nemici inun mondo nemico, se noi per pri-mi non sappiamo capire, compati-re, amare; se non sappiamo scio-gliere nel nostro spirito, che battaper primo la difficile strada, que-sto gelo di sfiducia e di stanchezzache impedisce ogni movimento,che frena in noi ogni generosità,che ci fa morti in un mondo dimorti.

Non possiamo dolerci del nostrotempo, finché non abbiamo fatto laprova della comprensione e del-l’amore, finché ciascuno di noi nonha lavorato, proprio in mezzo allatempesta, per farsi diverso e mi-gliore, finché non si è tentato diplacare l’ansia e l’impazienza, pervedere, finché è possibile, cose se-rene e normali, i profondi motiviumani e costruttivi di questa trage-dia, affioranti dall’abisso in cui sia-mo caduti.

Come siamo facili tutti alla con-danna! Come ci piace estraniarcidal nostro tempo, per scuotere danoi pesanti e fastidiose responsabi-lità! Non amiamo il nostro tempo,perché non vogliamo fare la faticadi capirlo nel suo vero significato,in questo emergere impetuoso dinuove ragioni di vita, in questafresca misteriosa giovinezza delmondo. Niente è finito per fortu-na, niente è irrimediabilmente per-duto, malgrado lo sperpero che siè fatto della bontà e della pace,malgrado l’oscurità sconcertante diquesta che pur sappiamo esserun’aurora. Le forme, sì, possonofar male; può spaventare il peso diirrazionalità, di eccesso, di violen-za che accompagna il nascerefaticoso di un altro mondo, ilnostro, lo svolgersi significante diun tempo nuovo, il nostro, quellonel quale siamo stati chiamati av i v e re .

Ma appunto per questo il no-stro dovere è di non essere né im-pazienti né superficiali, di sapervedere ed aspettare, di accettare lamortificazione di non poter vederecon soddisfacente chiarezza l’o rd i-ne che questo disordine prepara,l’umanità nuova che questa disu-mana vicenda stranamente annun-cia. E come è male essere frettolosie disattenti osservatori e nutrirenel cuore una inutile e cattiva di-sperazione, così è male essere su-perficiali e frettolosi nei rimediche vorremmo proporre per unarapida e completa sanazione ditutti i mali.

È come se oggi soltanto ci ac-corgessimo del male che è nelmondo, oggi che si è tutto spiega-to e non c’è occhio che possachiudersi ancora neghittosamentealla vista. Non pensiamo che que-sto tempo nasce da quello di ieri,nel quale abbiamo vissuto chiusiin noi stessi e colpevolmente igna-ri del domani che si preparava ap-punto in quella quiete apparente.

È come se occorresse far presto,impadronirsi delle leve di coman-do, disporre del mondo, dominar-lo, conformarlo a nostro gusto. Enon pensiamo che è terribilmentedifficile dominare veramente lastoria e che passare accanto, igno-randola, alla libertà incoercibiledello spirito, è come rinunziareper sempre a raggiungere la mèta,anche se si abbia l’impressione difare più presto e meglio. Il proble-ma è di saper rinunziare ad unsuccesso immediato per uno lonta-no, ad un successo provvisorio eparziale per uno stabile e compiu-to. Per questo bisogna ignorarel’inquietudine e la fretta, abbando-nare lo stato di perpetuo allarmenel quale in fondo ci compiaciamodi vivere, per sentirci vittime diqualche cosa e protagonisti di unavicenda interessante.

Il nostro cammino è più lento edifficile. Una rinunzia momenta-nea può essere una grande tatticadi combattimento; la pazienza, lamisura, la serenità, la buona fede,la povertà dello spirito, il lavorarein profondità con lo sguardo rivol-to lontano, sono le risorse dell’u o-mo spirituale, il quale crede nellavita e la ama. Di questa fede e diquesto amore soprattutto noiabbiamo bisogno, un bisogno ur-gente.

Siamo terribilmente stanchi disentirci nemici, fidati soltanto aduna buona arma; siamo stanchi dicombattere sempre e a vuoto. Vo-gliamo illuminare l’oscuro avvenireed amare il nostro tempo; non diun fiacco amore di convenienza edi supina accettazione, ma di unooperoso e pieno di fede, il qualesappia trasformare in silenzio edin pace, poco a poco, ma sul serio,in profondità, per sempre.

NOSTREINFORMAZIONI

PAGINA 7

In fila davanti a uno sportello bancario (Reuters)

Page 2: Un mondo schiacciato dal debito più alto di sempre...picco toccato dopo la seconda guer-ra mondiale. Il dato ha infatti rag-giunto il 101,5 per cento del pil (pro-dotto interno lordo)

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 domenica 12 luglio 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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In Italia verso la proroga dello stato di emergenza per tutto il 2020

Ancora manifestazioni e violenze in Serbiacontro il lockdown

Per fronteggiare la peggiore crisi economica della sua storia

Onu: il Libano ha bisognodi riforme urgenti

BELGRAD O, 11. Nonostante i ripetutiappelli delle autorità serbe a non fa-re assembramenti e a non organizza-re manifestazioni in questa fase diforte ripresa dei contagi da coronavi-rus, alcune migliaia di dimostrantiantigovernativi sono tornati a radu-narsi a Belgrado e in altre principalicittà del Paese balcanico.

I dimostranti contestano l’op eratodelle autorità nell’emergenza sanita-ria, chiedono la fine del lockdown,le dimissioni della speciale unità dicrisi per l’epidemia, sollecitano mag-giore democrazia e trasparenza emezzi di informazione liberi e indi-pendenti. A Belgrado — dove da ierivige il divieto di raduno con più didieci persone, al chiuso e all’ap erto— i dimostranti si sono radunati da-vanti al Parlamento, scontrandosi apiù riprese con la polizia, intervenu-ta in assetto antisommossa.

I media locali parlano di almeno19 arresti, fra i quali un cittadino tu-nisino. Negli incidenti dei giorniscorsi erano stati arrestati altri duestranieri. Alcuni manifestanti hannoingaggiato un’autentica guerrigliacon gli agenti, lanciando oggetto diogni tipo (pietre, bottiglie petardi).La polizia ha riposto con cariche,manganelli e lacrimogeni. Numerosii cassonetti incendiati, le aiuole di-strutte, i segnali stradali divelti, le fi-nestre infrante.

Il presidente, Aleksandar Vučić,ha condannato le violenze davanti alParlamento, affermando che «i re-sponsabili saranno certamente arre-stati e puniti in base alla legge».«Gente — ha precisato il capo delloStato — che mette a rischio la salutepropria e quella di migliaia di altrepersone inscenando simili dimostra-zioni di piazza nel pieno di unanuova ondata epidemica». Il Paesebalcanico, infatti, è alle prese con undrastico aumento dei contagiati e deidecessi. In aumento anche il numerodei pazienti in terapia intensiva conre s p i r a t o re .

La situazione più critica si confer-ma nella capitale, ma altri focolaiimportanti sono a Novi Pazar — do-

ve nelle ultime ore si sono registrati10 morti — Kragujevac e Šabac.

Alla luce del «drammatico peg-gioramento» della situazione epide-miologica, il primo ministro, AnaBrnabić, ha lanciato un accorato ap-pello a tutti al rispetto delle normedi prevenzione e alle restrizioni inatto per contenere il contagio.

Anche in Italia si registra un rial-zo dei contagi. Sono stati certificatifocolai «rilevanti» di covid-19 in di-verse zone del Paese, con l’indice dicontagio Rt sopra l’1 in cinque Re-gioni. Proprio per questo, il presi-dente del Consiglio dei ministri,Giuseppe Conte, ha confermatoquello che tecnici di istituzioni e mi-nisteri davano ormai per scontato: lostato d’emergenza sarà prorogato fi-no al 31 dicembre, quindi per tutto il2020, e si porterà dietro una serie dinorme connesse, a partire da quellasullo smart working. «Non è ancorastato deciso tutto — ha dichiaratoConte —, ma ragionevolmente si an-drà in questa direzione».

La proroga potrebbe arrivare giàla settimana prossima: il 14 luglioscadrà il Dpcm attualmente in vigo-re, quello che contiene tra l’altro lemodalità d’ingresso in Italia e la so-spensione delle crociere. E’ p ro b a b i -le che possa essere quella l’o ccasioneper definire la proroga e le modalitàdi ingresso in Italia.Agenti di polizia schierati davanti al Parlamento a Belgrado (Afp)

BE I R U T, 11. La situazione in Liba-no, paese afflitto dalla peggiore cri-si economica della sua storia, «starapidamente sfuggendo al control-lo». Questo l’avvertimento lanciatoieri dall’alto commissario delle Na-zioni Unite per i diritti umani, Mi-chelle Bachelet. «Alcuni dei libane-si più vulnerabili rischiano la famea causa di questa crisi» ha dichia-rato Bachelet in una nota, aggiun-gendo: «Dobbiamo agire immedia-tamente prima che sia troppo tar-di». Bachelet ha fatto appello algoverno e ai partiti affinché attuino

«riforme urgenti» e soddisfino «ibisogni fondamentali della popola-zione come cibo, elettricità, salutee istruzione».

La crisi economica è aggravatadalla pandemia e da un delicatocontesto politico. Negli ultimi me-si, decine di migliaia di libanesi so-no stati licenziati o hanno subitotagli consistenti ai salari. La valutanazionale è in caduta libera, cosìcome il potere d’acquisto. I rispar-miatori spesso non hanno liberoaccesso ai loro soldi, le banchehanno imposto restrizioni ai prelie-vi e ai trasferimenti all’e s t e ro .

Tra i vulnerabili ci sono anche icirca 1,7 milioni di rifugiati, per lopiù siriani, e in particolare i250.000 lavoratori migranti, moltidei quali hanno perso il posto e sitrovano in situazioni molto preca-rie. La protesta sociale aumenta esono previste nuove manifestazioni.

Intanto, il tribunale specialedell’Onu ha annunciato ieri che il7 agosto si conoscerà il verdettosull’assassinio del premier libaneseRafic Hariri. La corte, con sedeall’Aja, ha programmato infatti peril 7 agosto la lettura della sentenzacontro i sospettati (quattro membridi Hezbollah) sotto processo incontumacia. Hariri fu ucciso il 14febbraio 2005 sul lungomare diBeirut con altre 21 personedall’esplosione di un’autobomba alpassaggio del corteo di auto. Per ilsuo omicidio fu chiamato in causacome mandante il governo siriano,con cui Hariri era entrato in con-trasto. Il caso ha suscitato negli an-ni forti tensioni internazionali.

G u t e r re s :« S re b re n i c ap erseguiterà

la nostra storiaper sempre»

SREBRENICA, 11. «Un quarto di seco-lo fa, le Nazioni Unite e la comunitàinternazionale non hanno difeso ilpopolo di Srebrenica» e come dissel’allora segretario generale, Kofi An-nan, questo fallimento «perseguiteràla nostra storia per sempre». Èquanto ha dichiarato oggi il segreta-rio generale delle Nazioni Unite,António Guterres, in occasione delventicinquesimo anniversario delmassacro di Srebrenica. Una strageche l’Onu invita a ricordare peronorare le vittime e proseguire il la-voro di riconciliazione in Bosnia edErzegovina.

L’11 luglio 1995, durante la guerranell’ex Jugoslavia, oltre 8.000 uomi-ni e ragazzi musulmani bosniaci fu-rono massacrati dalle forze serbe,nonostante l’area di Srebrenica fossestata dichiarata una "zona sicura" dalConsiglio di sicurezza delle NazioniUnite. Giudicato un genocidio dalTribunale penale internazionale perl’ex Jugoslavia, il massacro di Sre-brenica «è stata la peggiore atrocitàsul suolo europeo dalla secondaguerra mondiale», sottolinea l’O nu.

A 25 anni da quel tragico accadi-mento, ricorda l’Onu, i principali ar-tefici delle atrocità commesse duran-te la guerra nell’ex Jugoslavia sonostati consegnati alla giustizia. «Maresta ancora molto da fare per ga-rantire la responsabilità, fornire unrisarcimento alle vittime e promuo-vere la riconciliazione», ha dichiara-to Michelle Bachelet, Alto commis-sario Onu per i diritti umani.

Avviati i trasferimenti per il sovraffollamento dell’hotsp ot

Oltre 600 migranti sbarcati a Lampedusa

Crescono le proteste in Malinei confronti del presidente Keita

Ballottaggio per le presidenzialiin Polonia

D isordininella Repubblica

D emocraticadel Congo

KINSHASA, 11. Nuove proteste in-fiammano la Repubblica Democra-tica del Congo. Almeno tre perso-ne sono state uccise durante le ma-nifestazioni svoltesi, giovedì scorso,nella capitale e in altre parti delPaese. La rabbia è esplosa dopo laproposta di nomina di RonsardMalonda a capo della commissioneelettorale del Paese (Ceni). Malon-da è accusato dagli attivisti di avertruccato le elezioni che hanno por-tato alla vittoria di Joseph Kabila.

Nelle proteste — che hanno crea-to ulteriori tensioni nella coalizioneal potere — due manifestanti sonostati uccisi a colpi di arma da fuo-co e un poliziotto è stato linciato.Diversi agenti sono stati feriti. Lorende noto una fonte dell’Onu, ri-ferendo che sono state danneggiateanche sedi dei partiti politici.

L’ufficio locale dell’Alto com-missariato dell’Onu per i dirittiumani ha condannato l’uso dellaforza da parte della polizia milita-re, che a Kinshasa ha fatto ricorsoa gas lacrimogeni per disperdere lafolla, composta da migliaia membridi Unione per la democrazia e ilprogresso (Udps) — partito di Tshi-sekedi — in marcia verso la sededel Parlamento.

VA R S AV I A , 11. È un testa a testaquello che si profila domenica inPolonia per il ballottaggio dellepresidenziali. Stando a un sondag-gio dell’Istituto Ibris, il capo delloStato uscente, Andrzej Duda,avrebbe un leggero vantaggio (il48,7% delle preferenze) sul rivale,il sindaco di Varsavia, RafałTrzaskowski (47,8 per cento).

L’Ibris ha sottolineato che ladifferenza fra i risultati corrispon-de a circa 200.000 voti e potrebbe,dunque, rendendo l’esito incerto.In particolare, potrebbe dipendere

dai voti del 3,6 per cento deglielettori ancora indecisi (circa700.000 persone). Secondo l’istitu-to Kantar, invece, sarebbe in van-taggio Trzaskowski.

I due candidati hanno ribaditoche da questa consultazione di-penderà l’avvenire della Polonia,invitando i trenta milioni di aventidiritto a recarsi alle urne. I seggiapriranno alle 7 e chiuderanno alle21. A causa dell’epidemia di covid-19, sarà possibile votare per corri-spondenza. Votano anche i polac-chi all’e s t e ro

BA M A KO, 11. Sale la tensione inMali, nella terza grande manifesta-zione di protesta in due mesi con-tro il presidente Ibrahim BoubacarKeita. Ieri, almeno una persona èstata uccisa e circa una ventina so-no rimaste ferite nella capitale, do-ve in migliaia sono scesi in piazzaper chiedere le dimissioni del capodello Stato.

A Bamako un gruppo di manife-stanti ha costretto l’emittente ra-diofonica e televisiva di Stato a in-terrompere le trasmissioni. Un altrogruppo, che cercava di occupare

l’assemblea nazionale, è stato re-spinto dalla polizia. Sono stati oc-cupati anche due ponti. Gli inci-denti sono avvenuti due giorni do-po un discorso di pacificazione delpresidente, giudicato «deludente»dall’opp osizione.

Il corteo è stato organizzato dalMovimento del 5 giugno, compo-sto da leader religiosi, politici e so-cietà civile. Keita è accusato di nonaver fronteggiato la violenza deimiliziani jihadisti, esplosa nel 2012nel nord del Mali e poi diffusasianche nella regione occidentale.

Blo ccatoil passaggio

di aiuti umanitaridalla Turchia

alla Siria

NEW YORK, 11. Le Nazioni Uni-te non sono ancora riuscite atrovare un accordo per rinnova-re l’autorizzazione per il passag-gio degli aiuti umanitari dallaTurchia alla Siria, un passaggiovitale per milioni di civili. IlConsiglio di sicurezza ha boc-ciato ieri una nuova risoluzionepresentata dalla Russia. Germa-nia e Belgio hanno annunciatoun nuovo voto la prossima setti-mana. Il corridoio umanitariodell’Onu consente il passaggioattraverso due valichi di ingressonella Siria nord-occidentale, alconfine turco: Bab al-Salam, indirezione di Aleppo, e Bab al-Hawa, verso la regione di Idlib,dove vivono quasi quattro milio-ni di siriani. Il passaggio degliaiuti — in base agli accordi rag-giunti dall’Onu con le parti inconflitto — non è vincolatoall’approvazione del governo si-riano. La Russia ritiene che ildispositivo umanitario violi lasovranità nazionale siriana e perquesto chiede che il passaggiodegli aiuti sia limitato al solovalico di Bab al-Hawa. Gli StatiUniti e diverse nazioni europeeritengono invece che il passag-gio debba essere mantenuto daentrambi i valichi.

ROMA, 11. Massiccio sbarco di mi-granti a Lampedusa, dove nelle ul-time 24 ore sono arrivate circa 618persone, tra cui donne e minori, abordo di una ventina di imbarca-zioni. I migranti dal Nord Africasono giunti sull’isola con un viag-gio diretto, senza il soccorso dellenavi umanitarie. I diversi gruppisono stati soccorsi dagli uominidella Guardia di finanza e della Ca-pitaneria di porto.

In 523 sono arrivati, giovedì, conuna quindicina di barche ed altri153, ieri, su altre sette imbarcazioni.La sequela di sbarchi, concentratain poche ore, ha portato però alcollasso dell’hotspot sull’isola. Uncentinaio di migranti sono stati,pertanto, trasferiti a Porto Empedo-cle. Intanto, l’impennata di sbarchipreoccupa il Viminale, alle presecon il problema di reperire struttureadeguate per la quarantena. Per oraè attiva solo la Moby Zazà a PortoEmpedocle, già sovraccarica con lepersone trasportate dalla Ocean Vi-king. I numeri degli sbarchi nel2020 hanno superato quota 8 mila,contro i 3 mila dello stesso periododel 2019.

Destano preoccupazione inUnione Europea anche i flussi irre-golari dai Balcani ed Est. «Le do-mande di asilo infondate» dai cin-que Paesi dei Balcani occidentali(Albania, Bosnia ed Erzegovina,Montenegro, Macedonia del Norde Serbia) e Georgia, Moldavia eUcraina sono «complessivamente

diminuite», ma «la migrazione irre-golare» è aumentata «in particolarenei casi di Albania e Georgia». Loscrive la Commissione Ue nel suorapporto annuale sulla liberalizza-zione dei visti. Bruxelles chiede«ulteriori sforzi per affrontare i pro-

blemi di sicurezza» e «criminalità»,auspicando inoltre la rapida finaliz-zazione degli accordi di cooperazio-ne tra i Balcani e Frontex, già fir-mati da tutti i governi balcanici, maavviati solo da Albania e Montene-g ro .

Page 3: Un mondo schiacciato dal debito più alto di sempre...picco toccato dopo la seconda guer-ra mondiale. Il dato ha infatti rag-giunto il 101,5 per cento del pil (pro-dotto interno lordo)

L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 12 luglio 2020 pagina 3

Nell’ultima settimana la media è di 608 decessi al giorno

Risale il numero delle vittimedel covid negli Stati Uniti

Aumentano del 25 per cento le aree della foresta a rischio

Amazzonia sempre più in pericoloTrump annuncia

un percorsoper la cittadinanza

ai dreamer

WASHINGTON, 11. In una intervi-sta alla televisione Telemundo, ilpresidente degli Stati Uniti, Do-nald Trump ha annunciato chenelle prossime settimane firmeràun ordine esecutivo sull’immigra-zione — con un sistema «basatosui meriti» — che prevede ancheun percorso per la concessionedella cittadinanza ai dreamers, gliimmigrati arrivati in modo irre-golare nel Paese da piccoli con igenitori.

«Uno degli aspetti del provve-dimento riguarderà il Daca(Deferred Action for ChildhoodArrivals, il programma varato nel2012 dall’AmministrazioneObama per la protezione deidreamers, n.d.r)», ha dichiaratoTrump. «Ci sarà una strada perla cittadinanza, mene sto occu-pando», ha aggiunto.

L’ordine esecutivo sull’immi-grazione annunciato dal presi-dente «non include l’amnistia peri dreamers», ha successivamenteprecisato un portavoce della CasaBianca.

Il programma Daca è stato va-rato con un decreto di BarackObama 8 anni fa. Pur non for-nendo la cittadinanza statuniten-se, permette a circa 700.000 im-migrati di lavorare legalmentenegli Stati Uniti.

Fin dal 2017, Trump ha istruitola sua Amministrazione per ten-tare di porre fine e fare decadereil Deferred Action for ChildhoodArrivals. Circa un mese fa, laCorte suprema statunitense habloccato il tentativo del presiden-te di porre fine alla legislazioneche protegge gli immigrati entratinel Paese ancora minorenni.

La decisione della Corte supre-ma è stata presa a maggioranza, 5a 4, con il presidente, John Ro-berts, di nomina repubblicana,che si è unito anche stavolta coni giudici democratici.

WASHINGTON, 11. Non solo una lun-ga scia di record giornalieri di nuovicasi di contagio: ora negli StatiUniti comincia a salire di nuovo an-che il numero dei morti per corona-virus. Un campanello d’allarme chesegnala la possibile fine di un lungotrend di discesa del numero totaledelle vittime. Nell’ultima settimana,secondo i dati ufficiali, la media èsalita a 608 decessi al giorno, controi 407 di inizio luglio. A metà aprilela media era di 2.200 al giorno, mac'era il focolaio di New York.

Mercoledì scorso, in Arizona, c'èstato un balzo di oltre 200 morti, inTexas di bel 119. Record giornalierianche in Florida, Mississippi e Ten-nessee. In totale, dall’inizio della

pandemia le vittime nel Paese sonooltre 133.000.

E dopo un’altra giornata con ol-tre 64.000 contagi, gli Stati Unitihanno abbondantemente superato itre milioni di casi di covid-19, a con-ferma che il Paese è di gran lunga ilpiù colpito al mondo e quello cheha reagito peggio. I casi continuanoad aumentare in oltre trenta dei cin-quanta Stati, con numeri record inCalifornia e soprattutto in quellimeridionali.

In Texas e in Florida ci sono statioltre 11.000 nelle ultime ore, ma nonc'è un lockdown statale e in alcunecittà i reparti di rianimazione sonoquasi al collasso. Come in Arizona,dove il numero quotidiano dei mortiè raddoppiato in un mese e quellodei ricoverati è triplicato.

Nonostante ciò, Trump si è recatoieri in Florida, nel cuore di uno deifocolai più pericolosi del momento,la contea di Miami, per parteciparea una raccolta fondi.

In una serie di interviste, inclusoun podcast fatto in collaborazionecon il quotidiano «The Wall StreetJournal», il dottor Anthony Fauci —direttore del National Institute ofAllergy and Infectious Disease sta-tunitense — ha detto che gli Statidove si sta registrando un balzo deicontagi dovrebbero ripensare la lorostrategia e per il momento fermare

gli sforzi per la riapertura. Nel Pae-se è in atto una «tempesta perfet-ta», ha sottolineato.

Fauci si è poi nuovamente scon-trato con Donald Trump, contestan-do una affermazione del presidente,pubblicata sul «Financial Times»,secondo la quale il 99 per cento deicasi di coronavirus sono innocui.«Sto cercando di capire dove il pre-sidente ha ottenuto quel numero.Quello che penso sia successo è chequalcuno gli ha detto che la morta-lità generale è di circa l’1 per cento.E lui ha interpretato, quindi, che il99 per cento non è un problema,quando ovviamente non è così», haspiegato. Fauci ha inoltre riferitoche non ha modo di fornire infor-mazioni a Trump da almeno duemesi e che non lo vede di personaalla Casa Bianca dal 2 giugno, no-nostante la ripresa della pandemia.

«Il dottor Anthony Fauci è unabrava persona, ma ha fatto molti er-rori», ha osservato dal canto suoTrump in una intervista alla emit-tente televisiva Fox. Il presidente hasottolineato come gli esperti primaavevano detto di non indossare lemascherine, poi di indossarle. E poiè tornato sui voli dalla Cina, specifi-cando di averli fermati subito nono-stante il parere contrario dei suoiesp erti.

Oltre 70.000 i morti in Brasile mentre a La Paz si pensa a un nuovo lockdown

Sud Americanella morsa del virus

Nonostante il rallentamento industriale causato dalla pandemia

Non si attenuail riscaldamento globale

Maxi operazionein Colombia

contro la violenzasui minori

BO GOTÁ, 11. Almeno 90 personesono state arrestate ieri in Colom-bia a seguito di una operazioneportata avanti dalla polizia e dallaprocura contro persone accusatedi violenza nei confronti di mino-ri. L’operazione è stata realizzatain 24 dipartimenti del Paese e set-te città principali, e ha permessol’arresto con ordine giudiziario di81 persone e di altre nove in fla-granza di reato. «Le attività inve-stigative hanno mostrato che 38arrestati fanno parte del nucleofamiliare delle vittime» ha riferitola procura. «Tra le persone arre-state ci sono anche membri dellaforza pubblica» ha sottolineato laprocura colombiana. Tra i reati,prostituzione e stupro.

Sentenza storica negli Usa:metà dell’Oklahoma è dei nativi

WASHINGTON, 11. Metà dello statodell'Oklahoma è proprietà dei nati-vi americani e quindi il territoriodeve essere riconosciuto come riser-va indiana a tutti gli effetti, ancheper quanto riguarda la giurisdizionedel sistema penale. È questa la sto-rica sentenza emessa dalla CorteSuprema degli Stati Uniti che difatto potrebbe ora stravolgere il si-stema giudiziario nell'area impeden-do alle autorità statali di perseguirei nativi americani.

Nella zona in questione, grande12.140 chilometri quadrati, vivono1,8 milioni di persone, di cui circa il15% sono nativi americani. La deci-sione è stata presa con 5 voti a fa-vore e 4 contrari. Si tratta sicura-mente di una delle vittorie legalipiù grandi per i nativi americaninegli ultimi decenni.

Fondamentale per la sentenza èstato il voto del giudice Neil Gor-

such, annoverato tra i conservatori,che però ha votato a favore dei na-tivi. «Oggi ci viene chiesto se il ter-ritorio promesso dai trattati restauna riserva indiana ai fini dell’ap-plicazione della legge federale. Da-to che il Congresso non ha dettonulla di diverso, riteniamo che ilgoverno debba tener fede alle sueparole» ha scritto Gorsuch nellasentenza. Il presidente della Cortesuprema Johns Roberts ha ammo-nito che la decisione destabilizzerà itribunali statali: «La capacità delloStato di perseguire crimini gravi sa-rà minata e decenni di condannedel passato potrebbero essere can-cellati». Ma gli effetti, a suo avviso,potrebbero andare ben oltre la giu-stizia: «La decisione di oggi creauna significativa incertezza sulmantenimento dell’autorità statalesu qualsiasi area che tocca gli affaridegli Indiani».

Prima donnanei Berretti Verdi

statunitensi

Operatori sanitari anti-covid in azione a Puerto Carreno in Colombia (Afp)

BRASÍLIA, 11. Oltre mille chilometriquadrati nella foresta amazzonicasono a rischio di deforestazione. Ildato è in netto aumento rispettoall’anno scorso ed è il più alto dal2015. Ad aggiornarlo è stato ieri ilsistema di rilevamento del disbosca-mento in tempo reale (Deter)dell’Istituto nazionale per le ricer-che spaziali (Inpe), l’ente, legato alministero dell’Ambiente brasiliano,

incaricato di monitorare lo statodella foresta tropicale.

Nel primo semestre, dicono gliesperti, le aree a rischio nella forestaamazzonica sono pari a 3.069,57 kmquadrati; il dato è in aumento del25% rispetto alla prima metà del2019. Va detto che la cifra rappre-senta le aree della foresta che sonopiù a rischio — cioè quelle in cui èpiù probabile che si stiano verifican-do reati ambientali — e non il tassoeffettivo di deforestazione, misuratoda un altro sistema, pubblicato unavolta all’anno.

Com’è noto, il Brasile sta suben-do pressioni da parte degli investi-tori stranieri per ridurre la defore-stazione in Amazzonia. Per cercaredi tranquillizzarli, proprio ieri il vi-cepresidente brasiliano, HamiltonMourao, ha dichiarato che il Paesesudamericano sta cercando di ridur-re il fenomeno prevenendo reati am-bientali.

Intanto, ieri, il segretario generaledell’Onu, António Guterres, ha lan-ciato un appello a tutti i leadermondiali «a scegliere la viadell’energia pulita» nei lori rispettivipiani di rilancio economico post-co-vid-19, esortandoli a bandire il car-bone e i sostegni alle energie fossili.«Non c'è piu spazio per il carbone

nei piani di ripresa economica post-covid» ha detto Guterres.

Sulla necessità di un piano comu-ne sul clima ha insistito anche l’a rc i -vescovo Ivan Jurkovič, Osservatorepermanente della Santa Sede pressole Nazioni Unite ed altre organizza-zioni internazionali con sede a Gi-nevra. Intervenendo ieri, 9 luglio,alla 44.ma sessione del Consiglioper i diritti umani, l’arcivescovo hasottolineato che «di fronte alle sof-ferenze dei più poveri e allo sfrutta-mento della nostra casa comune lafamiglia umana non può più restarea guardare con indifferenza». Il cli-ma — ha aggiunto — «è un bene co-mune, di tutti e per tutti. Esso, a li-vello globale, è un sistema comples-so in relazione con molte condizioniessenziali per la vita umana. I cam-biamenti climatici sono un proble-ma globale con gravi implicazioniambientali, sociali, economiche, di-stributive e politiche, e costituisconouna delle principali sfide attuali perl’umanità. L’interdipendenza ci ob-bliga a pensare a un solo mondo,ad un progetto comune». In un mo-mento difficile come questo, a causadella pandemia, «siamo chiamati aprenderci cura l’uno dell’altro, anon isolarci nell’egoismo».

NEW YORK, 11. Svolta storica neiBerretti Verdi. Per la prima voltauna donna entra nelle forze spe-ciali dell’esercito statunitense. Lasoldatessa della Guardia nazionaledell’esercito, la cui identità è co-perta dall’anonimato, è la primarappresentante a entrare nel corpomilitare dopo aver completato ildifficile corso di qualificazione. Siè diplomata in una cerimonia aFort Brag, in North Carolina, as-sieme ad altri 400 militari uomini.Addestrati per la guerra non con-venzionale, l’antiterrorismo e la li-berazione di ostaggi, erano rimastiuna delle pochissime comunità so-lo maschili delle forze armate Usadopo che alla fine del 2015 l’allorasegretario al Pentagono, AshtonCarter, aveva aperto alle donnetutti i ruoli da combattimento.

di ANNA LISA ANTONUCCI

Nei prossimi cinque anni il ri-scaldamento medio dellaTerra si stima aumenterà di

1,5 gradi celsius, ma non è esclusoche arrivi ad aumentare di 2 gradi.Lo ha rilevato l’Organizzazione me-teorologica mondiale (Omm) chesottolinea come, di conseguenza, ifenomeni climatici estremi come letempeste potrebbero aumentare inEuropa mentre nel Sahel il climadiventerà più umido. Inoltre c’è unrischio del 20 per cento che l’au-mento possa oltrepassare il grado emezzo.

L’Organizzazione ricorda, intan-to, che la temperatura media dellaTerra è già superiore di un grado aivalori preindustriali e che gli ultimicinque anni sono stati i più caldimai registrati. Le previsioni, dun-que, parlano di un riscaldamentoartico che dovrebbe essere più deldoppio della media globale di que-st’anno. Allo stesso tempo, si preve-de che molte regioni del Sud Ame-rica, dell’Africa meridionale edell’Australia sperimenteranno con-dizioni più secche rispetto agli ulti-mi anni. Il clima, inoltre, sarà piùumido alle alte latitudini del piane-ta e nel Sahel, e probabilmente piùsecco nel Nord e nell’Est del SudAmerica. L’Atlantico settentrionalepotrebbe sperimentare venti occi-dentali più forti, che potrebberocausare più tempeste nell’E u ro p ao ccidentale.

«Questo studio scientifico mettein evidenza la formidabile sfida chedovremo affrontare nel raggiungi-mento dell’obiettivo fissato dall’ac-cordo di Parigi sul cambiamentoclimatico», ha dichiarato il segreta-rio generale dell’Omm, Petteri Taa-las. Un modo per ribadire l’invitodelle Nazioni Unite alla comunità

internazionale a «contenere, nelcorso del secolo, l’aumento dellatemperatura media del pianeta benal di sotto dei 2 gradi celsius rispet-to ai livelli preindustriali e di conti-nuare l’azione intrapresa per limita-re l’aumento delle temperature a 1,5gradi celsius». Per l’Omm, questenuove previsioni climatiche sulletemperature «sono impegnative».

A causa delle attività umane ilpianeta ha già guadagnato almenoun grado dal 1850 al 1900, moltipli-cando i disastri, e la probabilità chele temperature in uno o più mesinei prossimi cinque anni superino ilivelli preindustriali di almeno 1,5gradi è di circa il 70 per cento.

In molti poi avevano sperato cheil rallentamento industriale legatoalla pandemia da covid-19 portasseun miglioramento nelle emissioni digas a effetto serra e aerosol. Secon-do Taalas si tratta di un’utopia. In-fatti, la riduzione delle emissioni diCO2 quest’anno non dovrebbe por-tare a una diminuzione delle con-centrazioni atmosferiche che stannocausando l’aumento della tempera-tura globale. «L’Omm ha ripetuta-mente sottolineato che il rallenta-mento industriale ed economicocausato da covid-19 non può sosti-tuire un’azione sostenibile e coordi-nata sul clima», ha affermato il se-gretario generale. «La pandemia hacausato una grave crisi sanitaria edeconomica globale, ma se noncombattiamo il cambiamento clima-tico, il benessere umano, gli ecosi-stemi e le economie potrebbero es-sere minacciati per secoli», haavvertito Taalas. «I governi dovreb-bero cogliere l’occasione per inclu-dere misure per il cambiamento cli-matico nei loro programmi di sti-molo all’economia post covid e ga-rantire un reale miglioramento», haconcluso.

BRASÍLIA, 11. Non si placa la morsadel virus in Sud America. Il Brasileha registrato ieri ulteriori 1.214 de-cessi e 45.048 contagi: lo hanno co-municato in serata il Consiglio na-zionale dei segretari sanitari (Co-nass) e il ministero della Sanità. Ilnumero complessivo dei casi confer-mati di Covid-19 nel Paese è dun-que salito a 1.800.827, mentre il to-tale delle vittime dall’inizio dellapandemia ha raggiunto quota70.398.

Intanto, il sindaco della capitaleboliviana La Paz, Luis Revilla, haannunciato che nella città le attivitàpubbliche e private saranno sospeseda giovedì 16 a domenica 19 luglio eche la settimana successiva si analiz-zerà la possibilità di tornare in qua-rantena rigida, il lockdown. «Ap-profittando delle festività di giovedì(per l’anniversario della rivoluzionedi La Paz, ndr), venerdì le attivitàpubbliche saranno sospese in modoche in quattro giorni il sistema sani-tario si possa riorganizzare e impe-dire alla catena di contagio di conti-nuare a crescere» ha dichiarato Re-villa. La Paz ha allentato l’isolamen-to dall’8 giugno e c'è preoccupazio-ne per l’aumento delle infezioni dacovid-19 nell’ultimo mese, che han-no reso il dipartimento della capita-le il secondo con il maggior numerodi casi nel Paese dopo Santa Cruz,la zona più colpita in Bolivia.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 domenica 12 luglio 2020

di ROBERTO ROSANO

La basilica di San Pietroappartiene per dirittoall’inventario del “maesto -so”. Poche cose al mondoriescono a farti provare

quel perfetto sconcerto, che è meravi-glia del meraviglioso, e che ti inchio-da al suolo, facendoti sentire piccolo,piccolissimo. Certe cose accadono so-lo nelle steppe dell’oblast d’O ren-burg, in certi vuoti deserti del Perú edel Cile o nell’alto oceano inoltrato.Forse, però, la basilica è l’unico luo-go “di marmo” a suscitare una similereazione, e non perché manchino almondo i più lussuosi splendori di ar-te e di spazio. Di stanze delle mera-viglie e magnifici palazzi è pieno ilmondo. La basilica, però, ha in sé lacapacità di farti perdere il conto dellasublime bellezza e della grandezzache hai dinanzi. E capita anche didoversi rimproverare, perché si è an-dati mille volte, eppure quella cap-pella, quella vetrata, quella pala d’al -tare ci è sempre sfuggita. Qualcheanno fa, capitò anche a noi di trovar-ci sotto il monumentale baldacchinodel Bernini e di doverci rimproverare.Mentre eravamo distratti ad ammira-re le tonnellate di bronzo (costate ca-re al pronao del Pantheon) e a conta-re le api sulle colonne ritorte dell’im -ponente catafalco, ci saltò all’o cchioqualcosa di mai visto. Una gigante-sca figura di donna, alta cinque me-tri, che si lanciava a piedi nudi fuoridalla nicchia con grande agitazione e,quasi, ci rincorreva col suo pezzo distoffa tra le mani. L’audio-guida cidisse che quella era Santa Veronicacon il velo, di Francesco Mochi. Civollero tre blocchi di marmo per rea-lizzare quella gigantesca scultura, chesembra quasi volar via dalla nicchiacon un guizzo irruente, mentre la ve-ste si gonfia, dando alla figura unaleggerezza quasi fluttuante. In mano,

la reliquia del velo, che si ripete poialtre due volte: nei bassorilievi in al-to, nelle mani degli angeli dell’Ulti -mo Giorno e sull’immagine d’a l t a redella chiesa inferiore, fatta caderenella terra, e visibile attraverso la fi-nestrella del basamento della statua,per coloro che si avvicinano. Deci-demmo, in cuor nostro, che quellafosse la più bella scultura del mondoe non ce ne vogliano le altre opered’arte, incantevoli, di San Pietro, e iloro ammiratori. Il nostro giudizio èpiù emotivo che tecnico, tant’è cheLa Veronica, da quel momento, non ciha più abbandonati. La sua corsa di-scola è per noi immagine viva delloslancio della misericordia versol’umanità sofferente e perduta. Forsenon è ancora quello che BenedettoXVI, nella seconda parte di Deus cari-tas est, definisce «servizio della cari-tà». È l’Amore non ancora organizza-to; l’impresa eroica di un attimo dicarità. Amore viscerale, impulsivo,immediato, quasi rozzo, espresso inmodo libero, con un movimento am-pio e la bocca aperta in un urlo.Amore verso il fratello che vediamo

(1 Giovanni, 4, 20), che è poi, nell’in -solito paradosso cristiano, lo stessoidentico Dio che non vediamo. È fa-cile accostare La Ve ro n i c a di Mochiad un’altra figura femminile che correverso l’osservatore: la piccola Kim di

Quando La Ve ro n i c a di Mochi —nel basamento definita semplice-mente H i e ro s o l y m i t a n a — fu svelataalla presenza di Urbano VIII, il 4novembre 1640, dopo un lunghissi-mo lavoro iniziato nel 1629, Romapoté ammirare lo spettacolo dellacarità burrascosa e scompostadell’ebrea che oggi ricorre nel calen-dario dei santi come protettrice deifotografi, delle lavandaie e dellaFrancia (secondo la leggenda, dopoaver lasciato il panno di lino a Ro-ma, Veronica corse a convertire iGalli).

E chissà che la Roma di alloranon vi abbia visto, come noi, unapovera donna di borgata, oggi di-remmo «pasoliniana», scapigliata,che si lancia, con tempesta ed impe-to, verso un povero cristo, con ad-dosso le vesti nere di casa e le pia-nelle rotte, com’è spesso accaduto intempo di guerra.

Fatto sta che al Bernini lo «sco-stumato» movimento della Veronicadi Mochi non piacque affatto. Gli

Nella scultura «Santa Veronica con il velo» di Francesco Mochi

Quello slancioverso la misericordia

colo scorso è iniziata una svolta che haportato l’Albania ad aprirsi all’O ccidente.

Un filo immaginario sembra tagliare indue quel “paese di fronte”, carico di spiri-tualità e di cultura, «autentica fratellanzareligiosa tra i credenti della stessa nazione»come ricordava Papa Francesco durante lamemorabile visita apostolica di qualche an-no fa. Fratellanza religiosa che neanche ladittatura ha potuto soffocare e che ha lega-to sotto la stessa bandiera una popolazionela cui capacità di resilienza è fuori dal co-mune, dove islam e cristianesimo si sonofusi nella stessa civilizzazione tramite lequattro confessioni che irrorano dello stessosangue il tessuto nazionale dai lontani se-coli della dominazione ottomana fino adoggi. Il nostro itinerario incominciadall’estremo sud, di fronte a Corfù. Siamosulla spiaggia di Ksamil, che si stende per6 miglia, quelle che mancano perché la sab-

La bellezza nascosta della Terra delle aquile

Viaggio in Albania

Questa statua tanto imponentequanto leggera nell’impeto del passoricorda Anna Magnaninelle scene più famosedi «Roma città aperta»

Francesco Mochi, «Santa Veronica con il velo»(basilica Vaticana, 1635-1639)

Anna Magnani nella celeberrima scena del film «Roma città aperta» (1945)

Scutari è una città che scuoteÈ meta di pellegrinaggio religiosodei culti più disparati per i miracoliaccaduti nel complesso di Shna’Noidedicato a sant’Antonio di Padova

re così lontana ed estranea o più probabil-mente soltanto sconosciuta.

Scutari è una città che scuote, è meta dipellegrinaggio religioso dei culti più dispa-rati per i miracoli che si dice siano accadutinel complesso religioso di Shna’Noi a Lac,dedicato a sant’Antonio di Padova, la cuireliquia della mano destra è rimasta impres-sa su una roccia. C’è una folla di gente ep-pure regna una quiete inconsueta. Ci guar-diamo increduli negli occhi, prima di scam-biarci il segno della pace. Dobbiamo torna-re in Italia, partiamo in aereo dall’unico ae-roporto di tutto il territorio, Tirana. Duran-te il viaggio proiettano il film Lamerica diGianni Amelio, che ricorda lo storico sbar-co della motonave Vlora nell’agosto del1991 a Bari. Proviamo un senso di sofferen-za e poi di gioia. Guardo lontano oltre lenuvole ci sembra di scorgere l’ultimo lembodi terra promessa, del Paese delle Aquile.Il ponte di Mes (Scutari)

Un filo immaginario sembratagliare in due quel «paesedi fronte», che ha iniziato ad aprirsiall’Occidente solo negli anniNovanta del secolo scorso

parve qualcosa di vol-gare, disfatto, immeri-tevole della nobiltàdella basilica e delconsesso di statue chel’affiancavano sotto igrandi pilastri dellacupola. E quell’enfasicosì plebea e quell’ac-centuato movimentodel panno col quale lasanta asciugò il sudoreed il sangue del volto

di questi, Bartolomeo Tortoletti, sipreoccupò che il colosso di marmonon scappasse via dalla nicchia, tan-to vivo gli era parso: «Se corre die-tro al suo Signor col velo, Mochi,che tanto puoi, ferma costei: se no,si fugge e lo raggiunge in Cielo».Un altro, Cavalier Gio’ Baglione, ri-volge alla scultura parole che sem-brano dettate da passione ardente,così insolite per una santa:«Nell’aspetto, e nel moto generosa,sciogli il piè, formi il suono, ardi dizelo e ogni alma pungi d’a m o ro s otelo».

A noi, La Veronica di Mochi, anziLa Veronica in generale, ricorda ilarghi gesti de La Ma d re di Brecht,la Magnani nelle scene più animose

di Roma città aperta e La rosa tatua-ta. Ma ci ricorda soprattutto il cri-stianesimo, nelle sue pieghe menodottrinali, più istintive, più fangose.Il cristianesimo delle strade. Il cri-stianesimo come reazione sentimen-tale, passione, scatto d’amore, di ri-bellione dinanzi all’ingiustizia e allamiseria. Il cristianesimo come soc-corso caloroso, impulsivo, al dolorea l t ru i .

Se il cristianesimo ha in sé il fer-mento e l’inquietudine di questonuovo cammino, quale è l’ambiziosoprogetto di una «Chiesa in uscita»,la Veronica merita di esserne unadelle icone. Perché è vero che Vero-nica fu «pia», ma fu anche«grande».

PUNTI DI RESISTENZA

di FLAMINIA MARINARO

Navigando ad andatura mode-rata bastano meno di un paiod’ore per attraversare il Cana-le d’Otranto. Da Punta Pala-scio, quando il cielo è limpi-

do, si ha la sensazione di toccare CapoLinguetta, la costa meridionale dell’Albaniapiù vicina all’Italia. Dalla bellezza mozza-fiato, l’Albania resta ancora, in molte sueparti, un luogo quasi del tutto sconosciutoe inesplorato. Lunghi anni di dittatura co-munista lo hanno isolato dal resto del mon-do; un Paese chiuso in sé, autarchico, chevietò qualsiasi culto religioso all’intera po-polazione. Solo negli anni Novanta del se-

bia si mescoli con quella greca. Piccole baierocciose, grotte e una vegetazione mediter-ranea. Un luogo magico in cui il mare cri-stallino, l’antico villaggio dei pescatori e ilsuono irregolare di una roga, flauti, tambu-ri e clarinetti fatti di pietra o di steli di ce-reali fanno da sfondo alla vita che non siinterrompe fino all’alba. Inerpicandoci sullemontagne raggiungiamo Argirocastro, unluogo tutelato dall’Unesco che affonda lesue origini nel terzo secolo avanti Cristo. Ilpaesaggio è mutato totalmente. Attraversoparchi naturali e foreste raggiungiamo ilpiccolo e prezioso centro storico sospesosulla spianata sottostante. Dopo una visitaal Castello di Pasha Tepelene decidiamo dipassare la notte in una tipica casa ottoma-na. Ce ne sono molte in questa zona, sichiamano kulle, molto simili a torrette forti-ficate. Il giorno dopo riprendiamo il viag-gio diretti a Berat ma non prima di averfatto una breve sosta al Blue Eyes, la sor-

ma un vero e proprio confine spirituale,dobbiamo lasciare l’universo bizantino e ilsuo corollario ottomano per spingerci inuna regione profondamente diversa. Arri-viamo alle pendici del Monte Tomorr sullavetta del quale i fedeli di confessione isla-mica credono che riposi l’imam Ali, generodi Maometto e padre del chiismo e del be-ktashismo. È lì che appare magicamenteBerat, la città dalle mille finestre, la città-museo, sopravvissuta miracolosamente allapolitica di Hoxha. Ciò che colpisce imme-diatamente, a parte le infinite finestrelle dimatrice ottomana spalancate sulla città, èl’intreccio di chiese e moschee che convivo-no magistralmente nelle architetture perfet-te e nelle atmosfere scandite dalle litaniedei muezzin che chiamano alla preghierasovrapposte al suono delle campane.

Il fiume Osum divide la zona cristiana(Gorica) da quella musulmana (Mangale-mi) mentre arroccata in cima alla collina, a

Kalaja le rovine di chiese bizantine sembra-no protette dalle mura ottomane del castel-lo. Oltre ai tanti edifici sacri tra cui la cat-tedrale della Dormizione della Vergine, lamoschea della Confraternita dei celibi, lacattedrale Ortodossa di San Demetrio, lachiesa di San Teodoro, la moschea del Sul-tano e quella del Piombo ci sono dimorestoriche private — probabilmente dei Topta-ni — di particolare rilevanza che fanno ono-re allo stile ottomano, un misto di leggerez-za e sofisticata e rassegnata dignità.

C’è una festa in città, sta per celebrarsiun matrimonio, i preparativi sono iniziatida giorni, quando la sposa inizia a riceveregli ospiti chiamati ad augurarle buona for-tuna. Chi vuole contribuisce alla dote la-sciando una busta con del denaro sul vas-soio poggiato all’i n g re s s o .

Sembra quasi di entrare nelle pagine diRosso come una sposa, il primo romanzodella prolifica scrittrice albanese Anilda

gesta di Giorgio Castriota Skandemberg,eroe nazionale. Ma è il momento di attra-versare il ponte sopra il Shukumbini e dicalarci in un’altra dimensione. Qui non siosserva con gli occhi ma si sente con ilcuore. È un’esperienza forte, lo sapevamoma quando una clarissa ci introduce nellachiesa dei Francescani a Scutari il doloreinfinito patito in quella terra martoriata cipiomba addosso con tutta la sua forza. Ilracconto dello strazio della persecuzione èscolpito su quelle mura, nelle antiche celledei frati trasformate in carceri e luoghi ditortura. Vediamo i lunghi fili spinati concui i prigionieri venivano avvolti e uccisidalle scosse elettriche e tutto questo orroreci dà la consapevolezza che forse il mondoricorda troppo poco di quella storia neppu-

gente del fiume Bistrice chesfocia nel Mar Ionio. Ilbianco delle pietre calcareerende quello specchio d’ac-qua di una trasparenza su-blime e il bosco di quercesecolari e di sicomori che loprotegge dalle incursioni dituristi curiosi, fa del BlueEyes un patrimonio ancoravergine e selvaggio di im-patto stupefacente.

Quando riprendiamo ilviaggio è quasi buio, dob-biamo far presto perchéspostarsi in Albania non èmolto confortevole. Mancadel tutto la rete ferroviaria ele strade sono spesso imper-vie ma fortunatamente ilpaese è ragionevolmentepiccolo, grande quanto ilPiemonte, e in poco tempoarriviamo a destinazione.

Bisogna attraversare ilfiume Shukumbini che at-traversa il paese da Est adOvest. Non si tratta soltan-to di oltrepassare un ponte

Ibrahimi, una saga familiareche ha molto da raccontaresul mondo skipetaro dai pri-mi del Novecento agli anniDuemila, attraverso quattrogenerazioni di donne.Proprio come nel libro èstato preparato un buffet didolci turchi e sherry per ledonne e raki e superalcoliciper gli uomini. Usanza cu-riosa, per chi non è del po-sto, è l’abito nuziale dellasposa che sarà rosso, coloretradizionale per le nozze. Ilgiorno seguente i festeggia-menti si sposteranno a casadello sposo e alla fine diquesto lungo e gioioso ri-tuale si concluderà di fronteall’a l t a re .

Riprendiamo il viaggioper Kruje, poco più a nord.Le strade, ancora intattepullulano di botteghe anti-quarie e di negozi di stoffee tessuti pregiati. Sembrache il tempo sia fermo aglianni del Rinascimento e alle

Nick Ut, se non fosse che, nel piùcelebre scatto della guerra del Viet-nam, la protagonista scappa da unpericolo (il bombardamento al na-palm) e non si lancia in un atto dicompassione. La veemenza del movi-mento, però, è la stessa e in entrambii casi si ha l’impressione di venirerincorsi da un soggetto immobile epure tanto animato.

di Gesù, che cosa aveva a che vederecon l’aria gentilizia del suo Longino,ieratico e ordinato come un giovanedivo!

Quel moto violento non piacqueneanche agli accademici, in verità,ma piacque invece, molto, anzi mol-tissimo sia ad Urbano VIII che ad ungruppo di lungimiranti poeti, che netessero le lodi nelle loro poesie. Uno

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 12 luglio 2020 pagina 5

Kierkegaard e il suo rapporto conflittuale con il mondo

Vo cazioneall’infelicità

di GABRIELE NICOLÒ

Fin dall’infanzia SorenKierkegaard — come eglistesso annotò nel suoDiario — fu afflitto da«un’orribile malinconia»

che cercò in ogni modo di occulta-re attraverso, per dirla con Pavese,il mestiere di vivere, portando sullespalle il peso dell’esistenza sfog-giando, suo malgrado, «un amabilesorriso». Una malinconia nutrita dilungimiranza e saggezza, espressanella celebre frase: «La vita va vis-suta solo guardando avanti, ma puòessere compresa solo guardando in-d i e t ro » .

A tale spleen baudelariano si lega-va un carattere solitario e scontroso,come sottolineò la giornalista sve-dese Federica Bremer, che ebbe mo-do di conoscerlo dopo che le fu ac-cordata un’intervista. «Era così irri-tabile — raccontò — da montare sututte le furie se il sole non mandavai raggi come diceva lui». Ma il filo-sofo danese, considerato il puntod’avvio dell’esistenzialismo, era an-che dotato di una pungente ironia,che investiva indiscriminatamenteanche personaggi illustri, per giun-ta considerati “into ccabili” all’ep o-ca. Nel farsi beffe addirittura diFriedrich Schelling (uno dei treesponenti dell’idealismo tedesco in-sieme a Fichte e a Hegel), in unalettera al fratello, a proposito dellelezioni tenute dal collega all’univer-

zione, ma una vocazione». Finì insostanza per crogiolarsi, in una sor-ta di compiaciuto vittimismo, inuno stato di dissociazione dallarealtà esterna che di fatto bandivaogni forma di reazione attiva aun’insofferenza e a un torpore cherischiavano di compromettere laforza del suo pensiero. In merito sisviluppa spontaneo un parallelo

Una fase dei lavori per la creazionedi via della Conciliazione

Il fenomeno degli sventramenti

Strappial tessuto urbano

L’attenzione che si ponevaai monumentiper isolarli ed esporliè stata sostituitadall’i n t e re s s eper il carattere storico

Il filosofo stimava moltol’individuo ma disprezzava la genteTanto che soleva ripeterecon sottile ironia che «il singolo sa,la folla è ignorante»

sità di Berlino, così scrive: «Schel-ling chiacchiera senza alcun rite-gno. Io sono troppo vecchio perascoltare le sue lezioni, lui troppovecchio per tenerle».

Senza scomodare i massimi siste-mi di un pensiero filosofico com-plesso e articolato — che ancora og-gi, nonostante l’analisi di molti stu-diosi, rimane aperto a diverse inter-pretazioni — Clare Carlisle, lettricedi filosofia e teologia presso ilKing’s College di Londra, riesce acogliere alcuni nevralgici quanto

Kierkegaard nel suo studio, chinosu quei fogli che egli — come scrivenel Diario — «imbrattava di appunticontorti e di annotazioni distorte»:eppure il suo isolamento non si tra-dusse in un distacco dal mondo. Alcontrario, il suo cogitare servì da le-va per «scoperchiare pentole e peraprire armadi» in cui erano segreta-mente custoditi alcuni polverosienigmi dell’universo.

Nel contestare Hegel, il quale ri-conduceva l’esistenza ad una unitàsistemica sovraindividuale, Kierke-

con Leopardi: più si ri-traeva in sé stesso, inuno sdegnoso atto disfida al mondo, più lafilosofia di vita delpoeta di Recanati sicaricava di un afflato edi un vigore capaci ditrasformare dall’inter-no quella società senti-ta come ostile.

Passava ore e ore

Luplau Janssen«Kierkegaard allo scrittoio» (XIX secolo)

Le demolizioni tra rue de l'Échelle e rue Saint Augustin nel 1877 a Parigi

Uno scorcio dell’antica Spina di Borgo

leggiamento; il risanamento socia-le, motivato dall’impossibilità diassicurare l’ordine pubblico e l’in-columità del singolo; l’allineamen-to urbano, ricercato per esporre imonumenti di maggior pregio auna vista privilegiata, sostenuta datraguardi e prospettive importanti.

A ogni considerazione va pre-messa la valutazione delle prioritàdell’intervento. Nel tempo è cam-biato profondamente il giudizio divalore verso quanto viene demoli-to. L’attenzione che si poneva aimonumenti per isolarli ed esporlial pubblico, preferibilmente attra-verso una facciata principale, è sta-ta progressivamente sostituita daun interesse crescente per il carat-

cia in occasione dei tagli che attra-versavano il tessuto antico.

Certo, visitando oggi Lucca siapprezza la scelta di una città cheha conservato integre le sue mura,tutte percorribili, dalle quali visita-re con lo sguardo la città e rintrac-ciare il rapporto con il territorioc i rc o s t a n t e .

Il diradamento sottende inveceun criterio differente: alleggerire ilcarico abitativo, soprattutto neicentri storici, procedendo alla de-molizione di parte del patrimonioesistente. Questa riduzione di vo-lume può avvenire o riducendol’altezza degli edifici, o liberando,come in una scacchiera, alcuni tas-selli troppo affogati. È un’op era-zione che hanno condotto alcuneamministrazioni comunali italianedurante gli anni Settanta del No-vecento per assicurare condizionidi abitabilità meno malsane. Bolo-gna, Genova, Palermo hanno at-tuato piani di risanamento conl’obiettivo di migliorare le condi-zioni interne dell’alloggio, ma con-servare l’impianto generale del tes-suto e lasciare che l’impronta pla-nimetrica dell’isolato rimanesse ri-conoscibile e ben presente sul lot-to. In sintesi, questi interventi han-no mirato a migliorare le condizio-ni abitative, eliminando quelle su-perfetazioni che avevano compro-messo la corretta utilizzazionedell’immobile. Le operazioni con-dotte da queste amministrazionisono state anche rivolte al mante-nimento della popolazione, por-tando avanti i lavori attraverso lapredisposizione di alloggi tempo-ranei a rotazione per permettere ilrientro nelle residenze precedente-mente occupate. Una soluzionemolto curiosa e divertente si incon-tra a Bruxelles dove, sul muro diconfine di un edificio demolito, so-

rata del tutto non risanabile, haoptato per la demolizione materia-le degli edifici. Lo stesso percorsosi sta seguendo a Scampia, dove èiniziato l’abbattimento delle “Ve -le”, tristemente note per l’incistarsidi una criminalità del tutto perva-siva.

Torniamo a via della Concilia-zione e al tema dell’allineamentourbano che è sicuramente quelloche, più di altri, ha ispirato gli in-terventi di demolizione portatiavanti negli anni Trenta del secoloscorso. La realizzazione di un trac-ciato largo, così come era avvenutoa Parigi davanti alla cattedrale diNotre-Dame, magnifica l’ingresso aSan Pietro, ponendo in grande ri-lievo, anche simbolicamente, la“conciliazione” tra lo Stato e laChiesa, annulla però quell’effettosorpresa che il colonnato di Berni-ni garantiva uscendo dagli strettiborghi del rione. Il diradamentonon era l’obiettivo dell’intervento,in quanto l’area aveva sufficientespazio, dotata di piazze propriolungo l’asse che è stato demolito, enon pochi interventi sulle struttureedilizie erano stati compiuti neglianni precedenti.

A seguito delle profonde demo-lizioni, non solo in via della Con-ciliazione, si è formata negli anniuna corrente di pensiero che vor-rebbe ripristinare quanto ormaiscomparso. Le operazioni affidatealla nostalgia del passato non han-no senso storico e, inoltre, sono in-capaci di raccogliere la leva finan-ziaria per giungere alla loro attua-zione. Ciò che però può essereperseguito è invertire il pensieroassertivo dello sventramento conun’attenzione discreta a riconnette-re le parti tagliate, ma forse inqualche modo rammendabili.

di MARIO PANIZZA

Via della Conciliazione,così come la vediamooggi con i lampioni-obelisco, ha settant’an-ni: inaugurata nel 1950,

lega la sua storia a vicende chepartono da molto lontano. L’ideadi abbattere la Spina di Borgo perallargare la vista sulla basilica diSan Pietro è già presente nei dise-gni di Carlo Fontana del XVII seco-lo; seguono le demolizioni del 1936e l’interruzione durante la guerra.La politica urbanistica degli sven-tramenti, compiuti per aprire trac-ciati ampi, trova piena consacrazio-ne con il barone Haussmann, pre-fetto (1853-1870) del Dipartimentodella Senna, che avvia a Parigi unpiano di demolizioni, voluto daNapoleone III, destinato a scom-porre il tessuto antico della città inisole bordate da strade larghe.

Quali sono le motivazioni chehanno indotto molte amministra-zioni ad adottare questa pianifica-zione urbana? Ogni città, in basealle sue caratteristiche fisiche e digoverno, ha compiuto scelte diver-se; tuttavia si possono individuarealcuni principi di riferimento, spes-so tra loro combinati, capaci diorientare nella comprensione dimolti impianti urbani: l’adegua-mento alle esigenze della città mo-derna, favorendo la realizzazionedi strade in grado di sostenere untraffico di mezzi di trasporto, an-che pesanti; il diradamento, giusti-ficato dalla densità abitativa cherendeva impossibile, in alcunearee, risanare strade dove, a frontedi un’ampiezza limitata, sorgevanoedifici molto alti e quindi insalubridal punto si vista dell’aria e del so-

tere storico dell’insieme. È questoil filtro culturale e scientifico cheoggi poniamo di fronte al fenome-no degli sventramenti. Tutti gli in-terventi sull’antico, anche se solodi restauro, invitano a selezionarel’epoca che si intende evidenziare,ma, allo stesso tempo, non smarri-

prima sorgevano le antiche mura.La scelta degli anelli-sventramentocomportava la demolizione di unmonumento (le mura storiche), manon la rimozione, se non parziale,delle residenze e quindi una conte-nuta deportazione di abitanti che,al contrario, era molto più massic-

no stati lasciati sulle pareti, ormaiesterne, gli arredi che riempivanole stanze. Interessante è anche lascelta adottata a Roma in via deiFori imperiali e sulle paretidell’Acquedotto Felice al Mandrio-ne dove sono state conservati deiframmenti di maioliche delle resi-denze demolite. È una modalitàche si serve del dettaglio per testi-moniare, attraverso tracce lievi, masignificative, il passaggio delle per-sone che hanno usato quei luoghiin epoche diverse.

Il risanamento sociale è in partecollegato al principio del dirada-mento, in quanto mira a recupera-re aree che, incontrollate nella lorocrescita o guidate da progetti pocolungimiranti, hanno provocatocondizioni di disagio, talvolta de-generate anche in fenomeni di cri-minalità. La differenza dalla politi-ca del diradamento che, come vistoriguarda quasi esclusivamente icentri antichi, risiede nel coinvolgi-mento delle aree periferiche, spessodi recente costruzione. Il primo, epiù noto esempio, è il quartiere diPruitt-Igoe a Saint Louis, proget-tato da Minoru Yamasaki, lo stessoarchitetto delle torri gemelle diNew York, abbattuto nel 1972, ameno di venti anni dalla sua realiz-zazione. Questa demolizione hafatto seguito al manifestarsi di unacondizione sociale, diventata ingo-vernabile, per cui la municipalità,per rimuovere la situazione che siera venuta a determinare, conside-

gaard sosteneva che l’esi-stenza è «sempre e solo delsingolo». E nel rimprovera-re gli intellettuali per lamancanza di coerenza traparola e azione, esprimevala sua «incondizionata am-mirazione» per tre figure,Cristo, Socrate e Pascal, ilcui esempio di vita, al con-trario, aveva incarnato per-fettamente la coerenza traatto pensato e atto com-piuto. Come ricorda l’au-trice, l’«angoscia» del filo-sofo consiste principalmen-te in quel senso di inade-guatezza che nasce dall’im-possibilità dell’uomo di es-sere autosufficiente senzaDio. Da un lato, dunque,il pensiero di Kierkegaardstabilisce il primato dell’in-dividualità, la quale è in-sofferente di ogni forma disovrastruttura che ne an-

semplici aspetti di «ordinaria quoti-dianità» del filosofo, illuminandonenon solo la personalità ma rivelan-do le scaturigini e le motivazionisottese alla sua concezione della vi-ta e del mondo: questa “i m p re s a ”viene affidata al libro Philosopher ofthe Heart. Tre Restless Life of SorenK i e rk e g a rd (London, Allen Lane,2020, pagine 368, sterline 25). At-traverso uno stile al contempo ele-gante e colloquiale, Carlisle (di no-tevole livello anche i suoi studi sulfilosofo olandese Baruch Spinoza,antesignano dell’Illuminismo e del-la moderna esegesi biblica) poneun forte accento sul versante uma-no del filosofo, per spiegare il sof-ferto rapporto che ebbe con il mon-do esterno, sentendosi egli impac-ciato nello stabilire con gli altri unlegame che fosse nutrito di fiduciae di sereno abbandono. Come scri-ve Adam Kirsch in un articolo pub-blicato di recente sul «New Yor-ker», l’infelicità divenne ben prestoper Kierkegaard «non una condi-

drebbe a ledere l’originalità el’esclusività; dall’altro, lo stessopensiero giudica irrinunciabile ilrapporto dell’individuo con Dio, unrapporto che informa di sé la cor-rente esistenzialista, declinata nellesue diverse espressioni ed elabora-zioni. Kierkegaard stimava l’indivi-duo, ma non gli individui. A talproposito, a mo’ di sentenzainappellabile, scrisse: «Il singolo sa,la folla è ignorante». Nel criticarela folla il filosofo, sul filo di unaspiazzante ironia, si lamentava nonsolo di non essere compreso —evidenzia Carlisle — ma anche diessere incompreso non nel modogiusto. Successivamente Oscar Wil-de avrebbe ripreso tale rilievo co-niando il celebre aforisma: «Vivonel terrore di non essere incompre-so». Nel celebrare invece l’indivi-duo, Kierkegaard dichiarava: «Nonc’è nulla che spaventi più l’uomoche prendere coscienza dell’immen-sità di cosa è capace di fare e di-v e n t a re » .

Friedrich Schelling

sono presenti nel piano di Parigiche, rappresentando una sorta direpertorio ispiratore, mette in pra-tica l’intento di assicurare un mag-gior controllo delle aree. Le stradeampie permettono infatti il transitodi mezzi ingombranti, anche mili-tari, e più difficilmente possono es-sere chiuse da barricate. I boule-vard uniscono i punti notevoli del-la città e spesso sono posti dove

re le stratificazioni stori-che, conservando gli epi-sodi che sono in grado ditestimoniare quanto è av-venuto nel passato e co-me si è giunti all’esito at-tuale.

L’adeguamento alleesigenze della città mo-derna guida le scelte del-la gran parte degli sven-tramenti, compiuti nellecittà europee a partiredalla fine del XVIII seco-lo, ma, soprattutto nellaseconda metà dell’O tto-cento. I tracciati sonorettilinei o circolari: nelprimo caso, sostenutidall’obiettivo di valoriz-zare alcune prospettive,risultano del tutto indif-ferenti a quanto incontra-no lungo il percorso; nelsecondo si appoggianogeneralmente alle cintemurarie che disegnavanoun perimetro concluso.Entrambe queste scelte

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 domenica 12 luglio 2020

Il sostegno delle congregazioni religiose a chi ha dovuto lasciare il nord del Mozambico per le violenze dei miliziani

Solidarietàdi fronte al terrore

di ENRICO CASALE

Arrivano con nient’altro che ivestiti che indossavano al mo-mento della fuga. Nei loro

occhi c’è il terrore. Una paura pro-fonda che li scuote. Hanno visto iloro villaggi rasi al suolo. Gli amicie i parenti uccisi senza un motivo.Loro ce l’hanno fatta a mettersi alsicuro, ma nulla sarà più come pri-ma. Sono i profughi che scappanodalla provincia di Cabo Delgadoper rifugiarsi in quella confinante diNampula. Siamo nell’estremo norddel Mozambico dove, da tre anni,operano milizie che seminano il pa-nico tra la popolazione locale.

«Chi siano gli autori di questi at-tacchi, nessuno lo sa — spiega padreArlain Pierre, haitiano, missionarioscalabriniano a Nampula —. Loro sisono proclamati miliziani jihadistiappartenenti allo stato islamico. Al-cuni analisti hanno affermato chepotrebbero essere una pedina di unalotta per il controllo dei pozzi pe-troliferi di cui è ricca laregione. Attualmente siè diffusa la tesi secon-do la quale siano mili-ziani legati al trafficodi droga. Una tesi chepotrebbe avvicinarsi al-la realtà perché il norddel Mozambico potreb-be diventare un’a re astrategica per il trafficodegli stupefacenti pro-venienti dall’Asia cen-trale. Difficile dire qualè la verità».

Di fronte agli attac-chi, lo Stato ha raffor-zato il contingente dimilitari e poliziotti.Sud Africa e Russiahanno promesso il lorosostegno nella lotta allemilizie. Lo stesso presi-dente Filipe Nyusi hachiesto aiuto ai Paesiconfinanti parlando diquesta minaccia come di «un perico-lo comune».

I primi attacchi sono stati orga-nizzati nelle campagne della provin-cia di Cabo Delgado nel 2017. Ini-zialmente i miliziani hanno preso di

mira piccoli villaggi. Li hanno assal-tati e hanno ucciso in modo efferatouomini, donne e bambini. Hannoincendiato le capanne e i raccolti. E,una volta compiuta l’azione, sonospariti e sono tornati nei loro rifugi.Per due anni gli obiettivi principalisono stati i villaggi. Poi, quest’anno,il “salto di qualità”. Il 23 marzo i ri-belli hanno compiuto la loro mossafinora più audace conquistando lacittadina di Mocímboa da Praia per

poi ritirarsi. Due giorni dopo hannoconquistato Quissanga, a cento chi-lometri a nord di Pemba. Questi at-tacchi hanno dimostrato una miglio-re capacità militare e, soprattutto,sono stati effettuati con armi più

moderne (al posto dei machete e deicoltelli che venivano utilizzati inprincipio). Ormai le vittime sonopiù di mille.

Il terrore si è diffuso in tutta laprovincia settentrionale. «La gente èspaventata e scappa dai villaggi —osserva padre Arlain — ormai sonoduemila solo a Namialo, più di alcu-ne centinaia qui a Nampula. Fuggo-no dalle violenze e dalle distruzioniche stanno scuotendo da diversi me-

si la provincia settentrionale di Ca-bo Delgado. La situazione è delica-ta».

I profughi arrivano nella provin-cia di Nampula in condizioni diffici-li. Molti sono scampati alle violenzee sono fuggiti di casa con quel pocoche potevano portare via. Mancanoquindi di tutto. La comunità diNampula si è mobilitata ed è scatta-ta una gara di solidarietà. La genteraccoglie cibo e vestiti che dona allaCaritas locale. Questa, a sua volta, lidistribuisce ai profughi. «Siamomolto impegnati anche come con-gregazioni religiose — continua pa-dre Arlain — noi scalabriniani lavo-

riamo insieme ai comboniani, aglispiritani, ai clarettiani e ai missionaridella Consolata. Sono scese in cam-po anche religiose di diverse congre-gazioni. Nella parrocchia della San-ta Croce, gestita dai comboniani, so-no state accolte 300 persone. Ci in-contriamo periodicamente per fare ilpunto sulle necessità e poi ci attivia-mo per riuscire a raccogliere ciò dicui c’è bisogno».

La Chiesa locale si muove in col-laborazione con la Protezione civilenazionale. Anche se non è sempresemplice distribuire gli aiuti. Moltepersone fuggite dal nord vengonoospitate da parenti e amici che vivo-no nella provincia di Napula. Sonoquindi disperse sul territorio ed èdifficile raggiungerle. «Purtroppo oper fortuna non ci sono campi sfol-lati dove concentrare gli aiuti e l’as-sistenza — spiega padre Arlain — ènecessario quindi battere in modocapillare il territorio e portare il no-stro sostegno a queste persone».

Molte di esse, oltre agli aiuti ma-teriali, hanno bisogno anche di so-stegno medico e psicologico. Hannosubito traumi fortissimi. «Le testi-monianze raccolte sul campo — rac-conta il missionario — parlano diviolenze inaudite. Di miliziani chepicchiano e uccidono i membri dellepiccole comunità. Così la gente, ap-pena ha sentore di un attacco, correa rifugiarsi nella foresta attendendoche i miliziani se ne vadano. Sonomomenti di puro terrore. Hannopaura di essere scoperti ed eliminati.Spesso, tra l’altro, quando tornanoal loro villaggio trovano le loro casedistrutte, i loro beni distrutti o ruba-ti, i loro raccolti saccheggiati. Lochoc è enorme, soprattutto nelle fa-sce più deboli della popolazione, glianziani e i più piccoli».

Anche nella popolazione di Nam-pula c’è paura. «Questa zona — con-clude lo scalabriniano — è stata unodei centri della lunghissima guerracivile che si è combattuta in Mo-zambico negli anni Ottanta e all’ini-zio dei Novanta. È ancora vivo il ri-cordo dei combattimenti e delle pri-vazioni. Quindi c’è il timore che lenuove violenze arrivino anche qui ecoinvolgano la popolazione locale.Nessuno vuole sprofondare in unnuovo conflitto».

Il Jesuit refugee service per i profughi in Angola

Nuove strategiecontro la pandemia

LUA N D A , 11. «Dopo che il covid-19ha bussato alle nostre porte a metàmarzo, il Jesuit refugee service (Jrs)è stato costretto a ripensare la suamissione. Non si trattava di cam-biare il contenuto della missionestessa, ma di adattare le nostre stra-tegie al nuovo contesto creato dallapandemia di coronavirus»: lo affer-ma padre Celestine Epalango, cheopera in Angola con il Jrs. L’o rg a -nizzazione, prosegue, «sta ancoraservendo, accompagnando e difen-dendo i rifugiati nella provincia diLunda Norte, sviluppando materialiformativi che mirano a sensibilizza-re la comunità in modo da preveni-re un numero maggiore di rifugiatio lo spostamento interno delle per-sone causato dagli effetti dirompen-ti del covid-19». Inoltre, il Jrs par-tecipa alla promozione di iniziativeavviate dai rifugiati, come ad esem-pio la produzione di più di 6.000mascherine, vendute al prezzo di100 Kwanzas. «Questo è un modoconcreto per promuovere la sosteni-bilità economica dei rifugiati e for-nire mezzi per combattere la diffu-sione della pandemia», sottolineapadre Epalango. L’o rg a n i z z a z i o n efornisce regolarmente attrezzatureigieniche ai rifugiati, in particolarea quelli che sono vittime della vio-lenza di genere, e organizza sessioni

di dimostrazione di buone pratichedi protezione e prevenzione controil covid-19. Il Jrs infine effettua visi-te quotidiane ai centri di detenzio-ne per assistere nel rilascio di rifu-giati che, avendo violato le regoledello stato di emergenza, sono statiarrestati. In media, due detenutivengono rilasciati a settimana.

La realtà dei rifugiati in Angola,assistiti dal Jrs, è molto complessa earticolata. Nel 2017 un gran numerodi persone è fuggito dalla provinciadi Kasai nella Repubblica Demo-cratica del Congo (Rdc) ed è entra-to nella parte nord-orientaledell’Angola. Questa migrazione for-zata è il risultato di un conflittoall’interno della Rdc, che ha causa-to lo sfollamento interno di 1,4 mi-lioni di persone. In quel momentocirca 35 mila persone sono fuggitenella provincia di Lunda Norte.

«Negli ultimi tredici anni — sot-tolinea padre Epalango — il Jrs hafornito assistenza legale gratuita,consulenza psicosociale e spiritualea rifugiati e richiedenti asilo, bam-bini non accompagnati, orfani, vit-time della violenza di genere, gio-vani madri single, bambini rifugiatiche non possono andare a scuola ecoloro che non hanno nemmenocertificati di nascita, anziani e rifu-giati e richiedenti asilo in Angola».

Rinnovato il sito web dell’Assemblea interregionale dei vescovi dell’Africa meridionale

Condivisione di esperienzeHARARE, 11. Servirà per superare ledistanze tra le diverse Chiesedell’Africa meridionale. Nasce perquesto il nuovo portale Internetdell’Inter-regional meeting of thebishops of Southern Africa (Imbi-sa), organismo che riunisce le confe-renze episcopali di Angola, Botswa-na, Eswatini, Lesotho, Mozambico,Namibia, São Tomé e Principe, SudAfrica e Zimbabwe. Dotato di nuo-ve funzionalità e di un contenutopiù ricco, completamente ridisegna-to, il sito — spiega il direttore delsegretariato dell’Imbisa, don Dumi-sani Vilakati — vuole essere unostrumento per collegare le diversecomponenti della Chiesa, a livellonazionale e transnazionale, attraver-so la condivisione di storie, per con-sentire in particolare ai vescovi dicomunicare direttamente con i laicie viceversa. Don Dumisani Vilakatiprecisa che la pagina web verrà ag-

giornata regolarmente con storie enotizie dalle parrocchie o delle dio-cesi, offrendo spunti sulle questionipiù urgenti che la Chiesa in Africasta affrontando ma anche opinionisu argomenti specifici. Tra i temi af-frontati: la protezione dei minori edelle persone vulnerabili, la vita fa-miliare, il buon governo, le elezionipolitiche, l’ambiente, l’istruzione, lasalute, la giustizia e la pace. Gli ar-gomenti più attuali evocati dal sitosono la pandemia da coronavirus eil quinto anniversario dell’enciclicaLaudato si’ sulla cura della casa co-mune. L’intento di questa nuovapiattaforma è anche di «rafforzare emodernizzare il modo in cui sonorappresentati i vescovi cattolicinell’Africa meridionale». Partecipan-do a questo nuovo progetto di col-laborazione online, i laici che rac-conteranno le loro storie entreranno«a far parte di un gruppo sempre

più numeroso di autori che hanno acuore di far andare avanti il lavorodella comunità cattolica in Africameridionale e nel mondo». Tutti so-no invitati a parlare dei propri cen-tri d’interesse: uomini e donne, gio-vani e anziani, abitanti delle città edelle aree rurali. Chi scrive su unargomento può anche essere inco-raggiato a offrire nuovi contributi alriguardo o a commentarne altri. Ilnuovo sito, affermano i responsabili,consente inoltre di potenziare l’im-patto delle proprie azioni a favoredella Chiesa a livello locale. La con-divisione di queste esperienze, nesono convinti, «inciterà altri lettoria diventare collaboratori di questaimportante piattaforma».

Le origini dell’Imbisa risalgono aldopo concilio, quando i vescovi delsud dell’Africa avevano ritenuto ne-cessario incoraggiare una maggiorecomunicazione tra tutti loro per po-ter svolgere efficacemente la loromissione. Nel 1975, a Pretoria, si èsvolta una riunione dei delegati epi-scopali dei paesi dell’Africa meridio-nale per evocare la creazione di unnuovo organismo. La costituzionedell’Imbisa fu approvata duranteun’assemblea tenutasi nel Lesothonel 1978. Due anni dopo, a Manzi-ni, nello Swaziland, fu istituito il se-gretariato dell’Imbisa. «Per oltrequarant’anni — viene sottolineatosulla pagina di presentazione — l’or-ganizzazione è rimasta fedele ai suoiobiettivi fondamentali, per consenti-re ai vescovi di discutere questionidi interesse comune e di aggiornarsia vicenda in merito agli sviluppi neirispettivi paesi». Il 2020, indicano iresponsabili della piattaforma, «se-gna un nuovo capitolo nella nostrastoria con il lancio di questo nuovosito web, progettato appositamenteper coinvolgere i laici a un livellopiù profondo mentre continuiamo adifendere gli ideali del concilio Vati-cano II».

Webinar organizzato dalla Caritas italiana

Ebola e povertà uccidono più del coronavirusROMA, 11. In Sierra Leone, che negliultimi anni ha visto morire 5.000persone a causa dell’ebola, «uccido-no più le altre malattie che il covid-19»: lo ha detto monsignor NatalePaganelli, amministratore apostolicodi Makeni, nel suo intervento al we-binar organizzato pochi giorni fadalla Caritas italiana. Nel Paese afri-cano sono stati registrati da inizioepidemia più di 1.500 casi positivi e63 morti. «Io vivo in una zona rura-le e onestamente non ho visto moltiammalati — ha detto — quei pochiche ho visto, tra cui due sacerdoti,erano asintomatici. La gente dubitadella pandemia perché era abituataa vedere le persone morire perl’ebola. Hanno abbandonato gliospedali e vanno dai medici nativi afarsi curare».

Più evidenti in Sierra Leone sonoperò le conseguenze economiche: leminiere sono ancora chiuse, c’è statoun impatto sul commercio informalea causa del lockdown e del copri-fuoco. «La situazione di miseria ètalmente aumentata che come Cari-tas abbiamo dovuto iniziare a distri-buire cibo — ha spiegato monsignorPaganelli — e chiedere aiuto alla Ca-ritas italiana e alla Conferenza epi-scopale italiana. Ora le misure re-strittive si stanno riducendo ma tradue mesi vedremo gli effettisull’economia». «La Sierra Leoneha grandi ricchezze di minerali mapiù del 70 per cento della popola-zione è in povertà», ricorda l’ammi-nistratore apostolico di Makeni, av-vertendo che per alcuni il covid-19 èanche «occ asione per avere risorsea beneficio personale, per cui biso-gna vigilare» e «bloccare il grandevirus della corruzione». «Un inter-vento internazionale utile dovrebbecreare una buona classe dirigenteper il Paese — ha affermato — invecec’è chi vuole la corruzione perchécosì si controllano i minerali. I Paesiindustrializzati vengono qui a ruba-re. Purtroppo c’è chi vuole l’Africapovera». In compenso il presule re-

gistra «una grande solidarietà tra lapopolazione, ad esempio le personeche andavano a lavorare nei campidi chi stava in quarantena». La Ca-ritas italiana ha una lunga storia dipresenza in Sierra Leone. In parti-colare ha una decennale collabora-zione con la diocesi di Makeni, nelnord. Tra il 2016 e il 2017, si sonosvolte attività di riabilitazione post-emergenza ebola nelle diocesi diMakeni e Freetown, focalizzate a ri-durre l’impatto sociale ed economi-co dell’epidemia nel medio e lungotermine con particolare attenzioneagli orfani e alle famiglie affidatarie.

Durante il webinar si è espressoanche monsignor Claudio DallaZuanna, vescovo di Beira in Mo-zambico, spiegando che nel paeseafricano «la frase ricorrente a pro-posito del covid-19 è “il vecchio vi-rus della povertà e della guerra cipreoccupa più del nuovo virus”».La pandemia, ha affermato, «si inse-risce in una situazione di fragilità alivello scolastico e abitativo, anche

perché abbiamo tanti sfollati del ci-clone che vivono ancora in tendo-poli». In Mozambico i dati ufficialiregistrano 1.000 contagi e otto mortisu 30 milioni di abitanti. Il 55 percento della popolazione ha meno di20 anni e il 60 per cento vive inarea rurale, per cui l’impatto del co-vid-19 si è sentito meno. Le personesi spostano poco e si alimentanograzie all’agricoltura di sussistenza.Ma nelle grandi città, come a Ma-puto e Beira, le conseguenze si sonofatte sentire. «Non è stato applicatoun lockdown rigido perché sarebbestato impossibile — ha raccontato ilvescovo — le persone vivono in caseprecarie, senza acqua corrente, po-chi hanno lo stipendio a fine mese».Le piccole e rare imprese hanno pe-rò dovuto chiudere, quindi i salaria-ti risentono maggiormente degli ef-fetti della crisi. «Senza il salarionon si compra più al mercato infor-male, per cui a catena c’è un impo-verimento generale», ha precisatomonsignor Dalla Zuanna.

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L’OSSERVATORE ROMANOdomenica 12 luglio 2020 pagina 7

La pastorale della salute della Cei sui servizi alle persone con disturbo dello spettro autistico

Accogliere i limiti di ciascuno

Un nuovo corso all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

Neurobioetica e differenza sessuale

Appello di leader religiosi per fermare le esecuzioni nell’Indiana

La vita umanava sempre protetta

subito attivati per poter rispondereai bisogni delle persone assistite edelle loro famiglie, nonché deglioperatori sanitari. In primo luogo«è stata posta grande attenzioneall’applicazione tempestiva dellenormative, nazionali e regionali, cheprogressivamente venivano emanate,ponendosi come obiettivo priorita-rio la salute e la sicurezza deglioperatori e degli utenti», spiega unrapporto pubblicato dal Tavolo au-tismo. Sono stati avviati percorsiformativi per il personale in servizioe per gli ospiti, mirati a fare adotta-re comportamenti utili a prevenire ilcontagio. È stata necessaria unariorganizzazione degli ambienti perfavorire il distanziamento sociale edevitare la diffusione del contagio, inalcuni casi anche con l’individuazio-ne di reparti covid-19.

Principalmente sono state avviateprestazioni in modalità da remoto,

ROMA, 11. Sono oltre 28.000, di cuila metà di età bambini fino a 11 an-ni, le persone con disturbi dellospettro autistico prese in carico nel2019 nelle 52 sedi operative di 14enti del Terzo settore d’ispirazionecristiana. È quanto emerge dalla ri-levazione su «I servizi per la dia-gnosi e il trattamento, la cura pasto-rale e il sostegno alle famiglie per lepersone con disturbi specifici del-l’apprendimento (Dsa), offerti dallestrutture cattoliche e di ispirazionecristiana», un documento elaboratoe presentato dal Tavolo autismo chedipende dall’Ufficio nazionale perla pastorale della salute della Con-ferenza episcopale italiana (Cei).Gli enti offrono principalmente unservizio di tipo ambulatoriale, maanche di day hospital, di ricovero esemiresidenziale. Sono strutture, haspiegato Massimo Molteni, neuro-psichiatra infantile, «che lavoranoper favorire le conoscenze delle fa-miglie e per migliorarne le compe-tenze, effettuano interventi di natu-ra riabilitativa, usano strumenti perl’intervento clinico-diagnostico e te-rapeutico previsti dalle linee guidanazionali e internazionali, manten-gono aggiornato il personale conattività di formazione continua, pro-muovono l’inclusione sul territoriodelle persone con disturbo dellospettro autistico». Non solo bambi-ni e ragazzi: «Oltre il 20 per centodegli enti svolgono infatti un lavoromolto complesso con gli adulti, chesono spesso dimenticati», ha ricor-dato Molteni.

Durante la presentazione onlinedell’azione intrapresa dall’Ufficionazionale per la pastorale della sa-lute in questi ultimi mesi, si è anchesottolineato quanto, nell’ambitodell’emergenza sanitaria, i centri af-ferenti al Tavolo autismo si siano da

attraverso diverse piattaforme onli-ne, «per cercare di non fare sentiresoli i pazienti e i loro famigliari eper garantire continuità in un lavo-ro e in una relazione che necessita-no di costanza e stabilità». La mo-dalità da remoto, «pur presentandoalcuni limiti intrinseci», ha consen-tito un coinvolgimento attivo dellefamiglie, vissute come risorsa pre-ziosa da valorizzare, e di realizzarel’intervento nel contesto di vita fa-migliare in sinergia con le istituzio-ni scolastiche o sociali, dove possi-bile. Inoltre si è sostenuto lo svilup-po delle risorse educative dei geni-tori, fornendo loro strumenti perstimolare comportamenti funzionalie mitigare quelli disfunzionali.Ogni struttura ha messo in campola propria creatività per dare formaa varie modalità di presa in caricoda remoto, come ad esempio crea-zione di piattaforme appositamente

Lezioni 0nline per il sesto Diploma internazionale in dottrina sociale della Chiesa

Femminismo e identità cattolica

dedicate o di blog, definizione diprotocolli specifici, personalizzazio-ne del percorso per ogni utente, at-tività di supporto psicologico.

Il tutto senza perdere di vista lacentralità della persona umana, nel-le sue più diverse componenti, e lasua accoglienza globale nel rispettodelle potenzialità e dei limiti di cia-scuno. «La pandemia ha messo inluce diverse difficoltà e ad essa si èfatto fronte con una risposta ospe-dalocentrica e di tipo soprattuttosanitario», ha rilevato don MassimoAngelelli, direttore dell’Ufficio na-zionale per la pastorale della salute,ricordando che in questo periodo«sono state totalmente marginaliz-zate le filiere socio-sanitarie e assi-stenziali». È dunque ancora più ne-cessario continuare «ad accompa-gnare le persone con fragilità e leloro famiglie in percorsi di senso edi cura, facendosi prossimi», ha sot-tolineato il sacerdote, che ha messoin risalto il ruolo del Tavolo sull’au-tismo «per supportare l’azione pa-storale, individuare percorsi comunie creare reti».

WASHINGTON, 11. «Come leader reli-giosi di diverse tradizioni, ci rivol-giamo al presidente Trump e al pro-curatore generale Barr perché fermi-no le esecuzioni federali in program-ma. Mentre il nostro Paese è alleprese con la pandemia di covid-19,con la crisi economica e con il razzi-smo sistemico, nel sistema legale cri-minale dovremmo concentrarci sullaprotezione e la conservazione dellavita, non sulle esecuzioni»: così silegge in una dichiarazione congiuntafirmata da vescovi cattolici e da piùdi mille importanti leader religiosidegli Stati Uniti, che esorta il capodello Stato e il procuratore generaleWilliam Barr a fermare le quattroesecuzioni federali, le prime in 17 an-ni, previste per luglio e agosto, nelFederal correctional complex a TerreHaute, in Indiana.

Tra i presuli firmatari della dichia-razione, ci sono monsignor PaulStagg Coakley, arcivescovo diOklahoma City e presidente del Co-mitato per la giustizia interna e losviluppo umano della Conferenzaepiscopale statunitense, monsignorJoseph Edward Kurtz, arcivescovodi Louisville, monsignor WilliamFrancis Medley, vescovo di Owen-sboro, monsignor Oscar AzarconSolis, vescovo di Salt Lake City,monsignor Thomas Robert Zinkula,vescovo di Davenport, e monsignorRichard Edmund Pates, vescovoemerito di Des Moines e ammini-stratore apostolico di Joliet in Illi-nois. «La Chiesa — ha affermato

quest’ultimo — crede che una puni-zione giusta e necessaria non debbamai escludere la dimensione dellasperanza e l’obiettivo della riabilita-zione. Le esecuzioni non fanno cheperpetuare un sistema profondamen-te difettoso e marcio che è in contra-sto con la chiamata evangelica aonorare la dignità di ogni vita uma-na». Carlos Malave, direttore esecu-tivo di Christian Churches together,ha aggiunto: «Come evangelico, misi spezza il cuore nel vedere il nostroPaese tornare a uccidere i suoi citta-dini. Abbiamo visto così tante mortinegli ultimi mesi e la gente soffre.Riprendere le esecuzioni duranteuna pandemia dovrebbe essere la co-sa più lontana dalla nostra mente».

Il direttore esecutivo del CatholicMobilizing Network, KrisanneVaillancourt Murphy, che ha diffusola dichiarazione congiunta, si è detta«commossa dalla testimonianza deivescovi cattolici statunitensi, del cle-ro, dei religiosi e delle religiose, edei fedeli che si oppongono alla do-lorosa ripresa delle esecuzioni fede-rali. La loro fedele difesa è un po-tente esempio di cosa significhiessere intransigenti nella difesa delladignità umana e della santità dellavita».

Il governo ha programmato le ese-cuzioni di Daniel Lee, Wesley Pur-key e Dustin Honken in rapida suc-cessione il 13, 15 e 17 luglio, conl’esecuzione di Keith Nelson, a se-guire, il 28 agosto.

NOSTREINFORMAZIONI

Nomina episcopale

D ražen Kutlešacoadiutore di Split-Makarska (Croazia)

È nato il 25 settembre 1968 a Tomislavgrad, in diocesi di Mostar-Duv-no. Dopo aver frequentato il seminario minore a Dubrovnik, ha conti-nuato gli studi filosofico-teologici nel seminario maggiore di Sarajevo.È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1993 per la diocesi di Mostar-Duvno. Nel 2001 ha ottenuto il dottorato in Diritto canonico presso laPontificia università Urbaniana. Dal 1993 al 1995 è stato vicario parroc-chiale della cattedrale di Mostar. Negli anni 1998-2006 ha ricoperto iseguenti incarichi: amministratore parrocchiale di Grude, docente diDiritto canonico presso l’Istituto teologico di Mostar, vice-cancellieredella curia diocesana, membro del collegio dei consultori e del consigliopresbiterale. Dal 2006 al 2011 è stato officiale della Congregazione per ivescovi e dal 2011 anche collaboratore della Congregazione per il cultodivino e la disciplina dei sacramenti. Il 17 ottobre 2011 è stato nominatovescovo coadiutore della diocesi di Poreč i Pula e ha ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale il 10 dicembre successivo, mentre il 14 giugno 2012 neè diventato vescovo diocesano. In seno alla Conferenza episcopale croa-ta è membro del consiglio permanente, presidente della commissioneepiscopale per i rapporti con lo Stato e presidente della commissionegiuridica.

Venerdì 10 luglio, il Santo Pa-dre ha ricevuto in Udienzal’Eminentissimo CardinaleAngelo Becciu, Prefetto dellaCongregazione delle Causedei Santi.

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pasto-rale della Diocesi di Mostar-Duvno e dell’Amministrazio-ne Apostolica ad nutum San-ctae Sedis di Trebinje-Mrkan(Bosnia ed Erzegovina), pre-sentata da Sua EccellenzaMonsignor Ratko Perić.

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pasto-rale della Diocesi di Bissau(Guinea Bissau), presentatada Sua Eccellenza MonsignorJosé Câmnate na Bissign.

P ro v v i s t adi Chiesa

Il Santo Padre ha nominatoVescovo della Diocesi di Mo-star-Duvno e AmministratoreApostolico ad nutum SanctaeSedis di Trebinje-Mrkan (Bo-snia ed Erzegovina) Sua Ec-cellenza Monsignor Petar Pa-lić, finora Vescovo di Hvar( C ro a z i a ) .

Nomina di ArcivescovoC o a d i u t o re

Il Santo Padre ha nominatoArcivescovo Coadiutore del-l’Arcidiocesi Metropolitana diSplit-Makarska (Croazia) SuaEccellenza Monsignor DraženKutleša, trasferendolo dallaDiocesi di Poreč i Pula.

SANTIAGO DEL CILE, 11. «D onnenella vita pubblica: femminismo eidentità cattolica nel XXI secolo»:questo il tema del sesto corso di Di-ploma internazionale in dottrina so-ciale della Chiesa, organizzatodall’Accademia latinoamericana deileader cattolici da oggi fino al 25 lu-glio. L’evento, che vede la parteci-pazione di 25 leader cattolici prove-nienti dall’Europa e dall’America, sitiene online, a causa della pandemiae, su invito di Papa Francesco, cercadi riflettere su un autentico femmi-

nismo che promuova la partecipa-zione delle donne alla vita pubblica.

L’obiettivo del diploma è quellodi analizzare, a partire da un’a n t ro -pologia filosofica delle donne e dal-le radici filosofiche del genere e del-la storia del femminismo, il puntodi vista del pensiero sociale dellaChiesa sulle donne, per presentareuna proposta di chiara identità cri-stiana su un nuovo femminismo chericonosca il contributo femminilenella Chiesa e nella vita pubblica.

Tra i docenti del corso ci sonoFlaminia Giovanelli, la prima don-

na, nella storia a diventare sotto-se-gretario di un dicastero vaticano;Marta Rodriguez, già responsabiledella Sezione donna del Dicasteroper i laici, la famiglia e la vita; ilcardinale Carlos Aguiar Retes, arci-vescovo di México; Paola Binetti,senatrice e neuropsichiatra italianaspecializzata in biopolitica; AustenIvereigh, fondatore di «Catholicvoices», nel Regno Unito; monsi-gnor Thomas Gerard Wenski, arci-vescovo di Miami; Soledad Alvear,ex ministro degli esteri del Cile; Isa-bel Capeloa, rettore dell’Universitàcattolica del Portogallo e primadonna a presiedere i rettori delleUniversità cattoliche di tutto ilmondo; Alexandra Peláez, segretariodi Stato per l’educazione in Colom-bia; il teologo Mario Ángel Flores,membro della Commissione teologi-ca internazionale.

«La questione di un nuovo fem-minismo — sottolineano i docenti —assume una particolare rilevanza nelcontesto attuale in cui i movimentifemministi hanno fatto irruzionenella vita pubblica, così come la le-gittima richiesta di maggiori spaziper la leadership delle donne e ladenuncia di gravi situazioni di disu-guaglianza e di abuso all’internodella società». L’auspicio, dunque, èche si riesca a «sviluppare la propo-sta di un nuovo femminismo in que-sto cambiamento di epoca e in tem-pi di crisi».

di GIORGIA SA L AT I E L L O

La neurobioetica è un approc-cio molto recente che nascenell’alveo della neuroetica con

l’intento di sottolineare la centralitàe l’irriducibilità della persona uma-na nell’ambito degli studi neuro-scientifici, prendendo in considera-zione tanto l’etica delle neuroscien-ze, quanto le neuroscienze dell’eti-ca. Il 20 marzo del 2009 pressol’Ateneo Pontificio Regina Aposto-lorum di Roma si è costituito ilGruppo di Neurobioetica (Gdn),che raccoglie, con metodologia plu-ri ed interdisciplinare, studiosi dei

diversi campi interessati alla ricercaneuroscientifica, con prospettive chevanno dalla medicina alla psicologiaed alla psichiatria, dal diritto edall’etica alla filosofia ed anche allateologia. Ogni anno il gruppo orga-nizza seminari, tavole rotonde, con-vegni e congressi e, da tre anni, haattivato un Corso di perfezionamen-to in Neurobioetica, attento allemaggiori sfide dell’attualità e nelquale confluiscono anche i risultatidelle ricerche dei sottogruppi neiquali è articolato il Gdn.

L’anno 2019-2020 ha preso inconsiderazione l’intelligenza artifi-ciale e su questa tematica torneràanche nel prossimo per ulteriori ap-profondimenti che privilegino l’in-dagine interdisciplinare. Il più re-cente tra i sottogruppi attivati èquello su Neurobioetica e differenzasessuale, ed il suo obiettivo di fon-do è quello di indagare, sempre conun approccio interdisciplinare, qua-le contributo le neuroscienze, con leloro indagini sul cervello, possanorecare alla comprensione della diffe-renza tra la donna e l’uomo.

Al di là di qualsiasi riduzionismoscientista, che volesse vedere nellastruttura e nel funzionamento delcervello l’unica spiegazione delladifferenza esistente tra la donna el’uomo, non vi è, però, alcun dub-bio che tale differenza possa essereilluminata da un’indagine neuro-scientifica sempre migliore, più ap-profondita ed interagente con le ac-quisizioni delle altre discipline,scientifiche ed umanistiche. Il sotto-gruppo si propone un dupliceobiettivo, perché, da una parte, in-tende esaminare la letteraturasull’argomento e le principali posi-zioni che in essa emergono, mentre,dall’altra, su questa base, vorrebbepervenire alla formulazione di origi-nali proposte di ricerca.

Riguardo alle posizioni che pos-sono essere individuate nel panora-ma contemporaneo, esse possonoessere sinteticamente ricondotte atre filoni principali. Il primo è quel-lo di coloro che sostengono l’esi-stenza di “due” cervelli, uno femmi-nile ed uno maschile, già nettamen-te differenziati alla nascita e senzaalcuna sovrapposizione di caratteri-stiche. Il secondo è quello di chi af-ferma che tra il cervello della donnae dell’uomo non vi siano differenzestrutturali e che il diverso funziona-mento sia riconducibile all’esclusivainfluenza dell’ambiente socio-cultu-

rale. Vi è, infine, la più recente teo-ria del cosiddetto “cervello a mosai-co” in cui sono compresenti trattifemminili, maschili e comuni e dovel’appartenenza ad un sesso o all’al-tro è decisa dal prevalere di deter-minati tratti a scapito di quelli dif-f e re n t i .

In ogni caso, una significativa ri-levanza deve essere attribuita allaplasticità cerebrale, per la quale idiversi stimoli provenienti dal-l’esterno non modificano solo le ri-sposte, ma la stessa struttura cere-brale. In questo ampio e complessoquadro di riferimento, il sottogrup-po, come si diceva, vorrebbe riusci-re ad elaborare ipotesi da sottoporrea verifica e tali da recepire gli ap-porti provenienti da studiosi dellediverse discipline, avvalendosi, ovenecessario, anche dell’apporto di ri-cercatori esterni. La sintesi ora trac-ciata evidenzia con chiarezza che ilcontributo delle neuroscienze allostudio della differenza tra la donnae l’uomo può essere enorme, ma es-se non possono avere l’esclusivacompetenza in materia, perché il ca-rattere personale dell’una e dell’al-tro esige un’attenta ricerca in cuiconvergano quegli ambiti, come lafilosofia e la teologia, capaci di evi-denziare che la natura umana non èsolo corporea, ma anche spirituale.

Page 8: Un mondo schiacciato dal debito più alto di sempre...picco toccato dopo la seconda guer-ra mondiale. Il dato ha infatti rag-giunto il 101,5 per cento del pil (pro-dotto interno lordo)

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 domenica 12 luglio 2020

Ripartire dalla «Dei Verbum»

Alla fontedel Vangelo

Nella liturgia della Parola

Il dialogotra Dio e il suo popolo

Congregazione delle cause dei santi

P ro m u l g a z i o n edi decreti

Il Papa vicino ai “Curas villeros” di Buenos Airescolpiti dal coronavirus

Incipit del Vangelo di Giovanni

Venerdì 10 luglio, Papa Francesco haricevuto in udienza il cardinale Ange-lo Becciu, prefetto della Congregazio-ne delle cause dei santi. Durantel’udienza, il Pontefice ha autorizzatola medesima Congregazione a pro-mulgare i decreti riguardanti:

— il miracolo, attribuito all’i n t e rc e s -sione della venerabile serva di DioMaria Antonia Samà, fedele laica; na-ta il 2 marzo 1875 a Sant’Andrea Jonio(Italia) e ivi morta il 27 maggio 1953;

— le virtù eroiche del servo di DioEusebio Francesco Chini (detto Ki-no), sacerdote professo della Compa-gnia di Gesù; nato il 10 agosto 1645 aSegno (Italia) e morto a Magdalena(Messico) il 15 marzo 1711;

— le virtù eroiche del servo di DioMariano Giuseppe de Ibargüengoitiay Zuloaga, sacerdote diocesano, co-fondatore dell’Istituto delle Serve diGesù; nato l’8 settembre 1815 a Bilbao(Spagna) e ivi morto il 31 gennaio1888;

— le virtù eroiche della serva di DioMaria Félix Torres, fondatrice dellaCompagnia del Salvatore; nata il 25agosto 1907 ad Albelda (Spagna) emorta a Madrid (Spagna) il 12 gen-naio 2001;

— le virtù eroiche del servo di DioAngiolino Bonetta, fedele laicodell’associazione Silenziosi operai del-la Croce; nato il 18 settembre 1948 aCigole (Italia) e ivi morto il 28 gen-naio 1963.

di MARCO TIBALDI

Uno dei documenti più impor-tanti del concilio Vaticano II èla costituzione dogmatica Dei

Ve r b u m (Dv), primo documento eccle-siale interamente dedicato alla rivela-zione divina e alla sua trasmissione. Èun documento ricco di passato ma an-che di futuro, perché ha disegnato lecoordinate entro cui intendere la rive-lazione in rapporto alla Scrittura, allatradizione e al magistero. È stato an-che un documento molto travagliato,uno degli ultimi a essere promulgatodopo una lunga e faticosa gestazioneall’interno della commissione prepara-toria, e lungo il dibattito conciliare.Tutto il lavoro che ha richiesto è indi-ce delle novità che il documento ha

ria della Chiesa. Lo stesso Ponteficeaveva poi raccomandato alla commis-sione teologica presieduta dal cardina-le Ottaviani di occuparsi delle que-stioni relative alla sacra Scrittura e al-la tradizione con particolare attenzio-ne al tema delle fonti della rivelazione(de fontibus revelationis). E proprio suquesto tema si appunterà una dellenovità più importanti della costituzio-ne dogmatica Dei Verbum che nel n. 7precisa come la fonte della rivelazionesia una e precisamente il Cristo cheha ingiunto ai suoi discepoli e agliapostoli di predicare a tutti il Vange-lo. In questo modo, commenta Di Pi-lato: «Il Cristo resta dunque — comesi può già vedere in Dv 4 — colui nelquale “consummatur tota revelatio” edal qual discende l’ineludibile manda-

portato all’attenzione della Chiesa in-tera come testimonia il testo di SerenaNoceti - Roberto Repole, Commenta-rio ai Documenti del Vaticano II vol. 5Dei Verbum, con testi di MassimoEpis, Vincenzo Pilato, Luca Mazzin-ghi (Edizioni Dehoniane, Bologna2017, pagine 315, euro 43).

L’itinerario all’interno della com-missione preparatoria, che si è avvalsadi esperti del calibro di Y. Congar, H.De Lubac K. Rahner e J. Ratzinger, èstato ricostruito da Massimo Epis nel-la prima parte del commentario. Daquesta articolata ricostruzione, si puòcogliere la fatica dell’abbandono daparte dei padri conciliari di un mododi concepire la rivelazione, il suo rap-porto con la storia e con il mondoche non era più adeguato ai nuovitempi, a cui occorreva riproporre l’an-nuncio del Vangelo e non più la soladifesa delle persuasioni del passato.Lo sforzo principale è stato il far usci-re il magistero dalle secche della con-trapposizione al modernismo, ancoraavvertito come vivo e pericoloso. Ilclima che si era instaurato agli inizidel Novecento era segnato, a giudiziodi Epis, da un’«aspra polemica» incui «la doverosa condanna degli erroriprende forma in una rigida contrap-posizione, che stronca ogni possibilitàdi recezione delle istanze sollevate neldibattito». Contro questo clima è in-dirizzata la proposta di GiovanniXXIII dell’indizione di un concilio perriaffermare il primato dell’annuncioad gentes e della dimensione missiona-

cettate e venerate con pari sentimentodi pietà e con riverenza» (Dv 9). Èstato, poi, precisato il delicato rappor-to tra il magistero, la Scrittura e latradizione. A fronte di una teologiache sembrava averlo posto al di sopradelle due è stato precisato come ricor-da ancora Di Pilato: «Che il “magi-sterium non supra verbum Dei est”,ovvero non si pone al di sopra dellaScrittura e della tradizione (“unumsacrum depositum”), ma ne è al servi-zio insieme al sensum fidelium e ai ca-rismi (cfr. Lumen gentium 12), comefattore di “p ro g re s s o ” (cfr. Dv 8, 4)allo studio della sacra Pagina, animadella teologia (Dv 24)».

Nell’ultimo capitolo di Dv, le nuo-ve persuasioni vengono applicate allavita della Chiesa, indicando quelloche Mazzinghi definisce come «il me-morandum del concilio sul moltolavoro che, nell’ottica dei padri conci-liari restava ancora da fare». È questala strada che, imboccata allora, nonha cessato di generare nuove prassi ementalità per rigenerare rispettiva-mente la liturgia (Dv 21), la predica-zione (Dv 21), la teologia (Dv 24) e lavita dei fedeli (Dv 25) a cui, dopo se-coli di tentennamenti e divieti, è statariconsegnata autorevolmente la sacraScrittura, affinché «tutti i fedelicristiani», imparino «“la sublimitàdella conoscenza di Cristo Gesù” (Fil3, 8) con la frequente lettura delle di-vine Scritture. “L’ignoranza delleScritture infatti è ignoranza di Cri-sto”» (Dv 25).

to missionario di “predicare evan-gelium”. Viene così recuperato iltermine chiave del concilio diTrento, “evangelium”, che duran-te i secoli dei lumi verrà sostitui-to nei testi teologici e magisterialicon il concetto di re v e l a t i o . È ilvangelo, ovvero la persona diGesù, il Dei Verbum (cfr. Dv 1),l’unica “fonte” (al singolare!) diogni “veritas salutaris et discipli-na morum”». Un’altra importan-te acquisizione è stata l’aver pre-cisato il rapporto tra Scrittura etradizione su cui si era divisa lacristianità occidentale agli alboridella modernità. Il concilio ha af-fermato che la rivelazione è piùampia della sola scrittura, cosìcome il fatto che la stessa nascedalla predicazione e dall’attivitàdi Gesù, trasmessa poi dagli apo-stoli e i loro successori a tutte legenerazioni. Per questo senza vo-ler precisare dal punto di vistaquantitativo la proporzione tra ledue, il concilio ha affermato chela Chiesa attinge «la sua certezzasu tutte le verità rivelate non dal-la sola sacra Scrittura. Perciòl’una e l’altra devono essere ac-

di CORRAD O MAGGIONI

Mentre insufflava l’alito di vita in Ada-mo, appena plasmato dalla polvere delsuolo, Dio già pregustava la gioia del

dialogo d’amore con lui. La comunione tra loro,liberamente decisa dal Creatore, doveva esserecorrisposta anche dall’opera delle sue mani, conpari libertà e amore.

Sappiamo che il dialogo ha subito una battu-ta d’arresto per colpa del “no” di Adamo edEva al supremo volere. Ma Dio non ha smessodi comunicare, in opere e parole, facendo giun-gere, in vari tempi e modi, la sua voce all’uma-nità, fino alla massima rivelazione e realizzazio-ne «del mistero della sua volontà» (Ef 1, 9) conl’incarnazione del Verbo eterno. Lo esprimel’autore della lettera agli Ebrei, che inizia il suoscritto dicendo: «Dio, che molte volte e in di-versi modi nei tempi antichi aveva parlato ai pa-dri per mezzo dei profeti, ultimamente, in que-sti giorni, ha parlato a noi per mezzo del Fi-glio» (Eb 1, 1-2).

Dalla creazione alla ricreazione in Cristo scor-re, dunque, una storia di parole dette da partedi Dio e di risposte date o non date da partedell’uomo. La Bibbia è il deposito scritto diquesto incessante dialogo tra Dio e l’umanità:da Abramo, esperto in ascolto obbediente dellavoce del cielo, al popolo di Israele, generato aipiedi del Sinai dall’alleanza scambiata a parolein vista di tradursi in condotta di vita, ai profetie, via via, lungo i secoli, fino alla pienezza deltempo, quando il Verbo divino, facendosi uo-mo, per tutti gli uomini ha risposto pienamenteamen all’eterno amen di Dio verso l’opera dellesue mani.

Il dialogo tra Dio e il popolo che si è acqui-stato a prezzo del sangue del Figlio è tuttora inatto e trova eccellente espressione nella celebra-zione dell’Eucaristia: la liturgia della Parola tes-se e ritesse, senza sosta, la comunione tra Dio equanti ne praticano il volere, in Cristo, con Cri-sto e per Cristo.

Quando, nel popolo raccolto per celebrare lanuova alleanza, si apre il libro e si dà voce alleScritture, queste cessano di essere racconto difatti passati per divenire dialogo “attuale” traChi parla mediante le Scritture e quanti ne ac-colgono, ora e qui, il messaggio perenne. Eccocome si esprime la costituzione conciliare DeiVe r b u m : «La Chiesa ha sempre venerato le divi-ne Scritture come ha fatto per il Corpo stessodel Signore, non mancando mai, soprattuttonella sacra Liturgia, di nutrirsi del pane della vi-ta dalla mensa sia della Parola di Dio che delCorpo di Cristo e di porgerlo ai fedeli» (n. 21).È qui riassunto un lungo discorso, che chiamain causa la realtà viva della Parola divina, cheha il suo ambito di attuazione nella celebrazio-ne liturgica e il suo compimento nella vita deic re d e n t i .

Scrive al riguardo san Cesario di Arles: «Io vichiedo, miei fratelli e mie sorelle, di dirmi, cosacredete sia più importante: la parola di Dio o ilcorpo di Cristo? Se volete rispondere la verità,dovete certamente dirmi che la parola di Dionon è meno importante del corpo di Cristo. In-fatti, come abbiamo cura, quando ci viene di-stribuito il corpo di Cristo, di non lasciar caderenulla per terra, così dobbiamo avere la stessacura per non lasciar sfuggire dal nostro cuore laparola di Dio che ci è rivolta, parlando e pen-sando ad altro. Poiché chi ascolta la parola diDio con negligenza non sarà meno colpevole dicolui che lascia cadere a terra, per negligenza, ilcorpo del Signore» (Sermo 78, 2).

Come le prime, anche l’ultima pagina dellaBibbia si chiude con un dialogo che ha il sapo-re del linguaggio “eucaristico”: «Ecco, io vengopresto e ho con me il mio salario per rendere aciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa el’Omèga, il Primo e l’Ultimo, il Principio e laFine. Beati coloro che lavano le loro vesti per

avere diritto all’albero della vita e, attraverso leporte, entrare nella città. (...) Lo Spirito e lasposa dicono: “Vi e n i ! ”. E chi ascolta, ripeta:“Vi e n i ! ”. (...) Colui che attesta queste cose dice:“Sì, vengo presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù.La grazia del Signore Gesù sia con tutti» (Ap22, 12-21).

Il concilio Vaticano II ha voluto che i tesoridella sacra Scrittura fossero elargiti con maggio-re larghezza nella liturgia (cfr. Sacrosanctum con-cilium 51). E ciò a motivo dell’importanza e delvalore della Parola di Dio pronunciata nell’as-semblea eucaristica, secondo quanto affermatoin Sacrosanctum concilium n. 7: «Cristo è semprepresente nella sua Chiesa, in modo speciale nel-le azioni liturgiche. È presente nel sacrificio del-la Messa sia nella persona del ministro (...), siasoprattutto sotto le specie eucaristiche. È pre-sente con la sua virtù nei Sacramenti (...). Èpresente nella sua parola, giacché è lui che parlaquando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura».Da qui la scelta di adottare nella liturgia la lin-gua viva, comprensibile a chi ascolta, e di rive-dere la distribuzione dei testi biblici da leggerenella messa, il cui risultato è il Lezionario.Commentando la più abbondante offerta di let-ture bibliche nelle domeniche e nei giorni feria-li, Paolo VI così osservava: «Tutto ciò è stato or-dinato in modo da far aumentare sempre piùnei fedeli “quella fame di ascoltare la parola delS i g n o re ” (Am 8, 11) che, sotto la guida delloSpirito Santo, spinga il popolo della nuova al-leanza alla perfetta unità della Chiesa» (cost.ap. Missale romanum, 3 aprile 1969).

La liturgia della Parola è un’azione compiutaanzitutto dalla stessa divina Parola, operante inchi l’accoglie con fede: ecco perché deve risulta-re una “esp erienza” da vivere con rendimento digrazie per chi vi partecipa. Non si legge laScrittura nell’assemblea eucaristica al fine di ap-prendere e spiegare fatti e parole del passato(ciò contrassegna piuttosto la catechesi), quantoper ascoltare Dio che parla ora e a noi, attraver-so il racconto di tali fatti e parole di salvezza.

La messa non è semplicemente una preghieracomunitaria in cui si leggono le sacre Scritture,ma è un’azione cultuale in cui la Scrittura cessadi essere lettera scritta, per divenire Parola viva.Senza Scrittura non c’è liturgia: sarebbe incom-prensibile, dal momento che a fondamento dellacelebrazione ci sono i fatti storici compiuti daDio a nostra salvezza, testimonianti dalle Scrit-ture; ma senza liturgia, la Scrittura non sarebbevivente Parola, pronunciata da Qualcuno real-mente presente, adesso, per noi che siamo qui elo ascoltiamo.

La proclamazione liturgica delle Scritture halo scopo di annunciare la salvezza che si fa realeaccadimento nei santi segni. Si parla, a tale pro-posito, di “efficacia sacramentale” della Parola,

ossia dell’attualizzarsi di quanto viene annuncia-to agli orecchi. Si pensi a quanto Gesù dice nel-la sinagoga di Nazaret, dopo aver aperto il ro-tolo del profeta Isaia, averne letto un passo eaver riavvolto il volume: «Oggi si è compiutaquesta Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,16-21). Gli occhi di tutti i presenti «fissi su dilui» mentre egli parlava, sono esemplari per noiche ascoltiamo il Vangelo durante la messa. Sela Scrittura è il racconto del piano di salvezzarivelato e compiuto in Cristo, la liturgia è l’elar-gizione sacramentale della salvezza rivelata eoperata da Cristo. Egli è mistero svelato nelleScritture; ed è mistero comunicato nella liturgia.Ciò che Cristo annuncia nel Vangelo, lo compienell’incontro sacramentale con lui.

Nella celebrazione si esprime la Parola crea-trice e vivificante di Dio: nella misura in cui èrecepita con fede, produce frutto. Lo sottolineaIsaia in un celebre oracolo dell’Altissimo: «Co-me la pioggia e la neve scendono dal cielo enon vi ritornano senza aver irrigato la terra,senza averla fecondata e fatta germogliare, per-ché dia il seme a chi semina e il pane a chimangia, così sarà della mia parola uscita dallamia bocca: non ritornerà a me senza effetto,senza aver operato ciò che desidero e senza avercompiuto ciò per cui l’ho mandata» (Is 55, 10-11). In questa luce, leggiamo la straordinaria po-tenza delle parole di Cristo, Verbo fatto carne,che raggiungono prontamente il loro effetto:«“Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomi-ni”. Ed essi subito lasciarono le reti e lo segui-rono» (Mt 4, 19-20); «”Lazzaro, vieni fuori!”. Ilmorto uscì» (Gv 11, 43-44); «”Talita kum”, chesignifica: “Fanciulla, io ti dico, alzati!”. Subitola fanciulla si alzò e camminava» (Mc 5, 41-42);«”Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fer-marmi a casa tua”. Scese in fretta e lo accolsepieno di gioia» (Lc 19, 5-6).

Scrive sant’Agostino che: «La bocca di Cristoè l’Evangelo. Regna in cielo ma non cessa diparlare sulla terra» (D i s c o rs i , 85, 1: PL 38, 520).Tale verità è ancora ricordata nel medioevo dalPontificale Romano-Germanico: «Si legge il Van-gelo, nel quale Cristo parla con la sua bocca alpopolo... e quando in chiesa risuona il Vangelo,è come se lo stesso Cristo parlasse al popolo»(C. Vogel – R. Elze [edd.], Le Pontifical Roma-no-Germanique du dixième siècle, Le Texte I, Cittàdel Vaticano 1983, X C I V, n. 18, p. 334). Ecco per-ché la liturgia della Parola ci concede di coglie-re la Parola sulla bocca del Cristo, presente nel-le azioni liturgiche: qui c’è il culmine della vir-tualità di quanto esce dalla bocca di Dio, cheha forza performatrice, cioè volta a dar forma al-la vita di chi l’accoglie, e non semplicemente in-formatrice: è una spada a doppio taglio (cfr. Eb4, 12), è luce, è pane, è norma di comportamen-to per tutti; la Parola del Signore crea, giudica,converte, consola, perdona, indica la strada, sve-la i pensieri divini, ispira la forza di praticarli.

Lo Spirito che ha parlato per mezzo dei pro-feti e ha ispirato gli autori sacri a porre perscritto la Rivelazione, vivifica la Scrittura “con-vertendola” in viva Parola, indirizzata dal Vi-vente a persone vive. La potenza della Parola ètuttavia condizionata dalla ricettività dei cuori,come spiega la parabola del seminatore: «Altriancora sono quelli seminati sul terreno buono:sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgonoe portano frutto: il trenta, il sessanta, il centoper uno» (Mc 4, 20). Chi, se non lo Spirito,apre le menti all’intelligenza di ciò che esce dal-la bocca di Dio e muove i cuori a sentirne il ca-lore? In misura della docilità prestata al suomagistero, egli suscita nei credenti il consenso aCristo, Parola del Padre, e lo imprime nella loroesistenza: «Siate di quelli che mettono in prati-ca la Parola e non ascoltatori soltanto, illudendovoi stessi» (Gc 1, 22).

All’interiore partecipazione alla liturgia dellaParola contribuisce grandemente anche la com-ponente esteriore: non basta infatti che le lettu-re siano proclamate in una lingua comprensibilese questo avviene senza quella cura e quel-l’ascolto accogliente necessari affinché la Paroladivina tocchi i cuori e li illumini.

Papa Francesco è vicino ai parroci che svolgo-no il loro ministero nei quartieri più poveri epopolari di Buenos Aires e prega in particolareper coloro che sono stati colpiti dall’epidemiada covid-19. Il Pontefice ha voluto far giunge-re la sua solidarietà ai sacerdoti attraverso unvideomessaggio inviato giovedì 9 luglio ai“Curas villeros” attraverso monsignor EduardoHoracío García, vescovo di San Justo.

«Voglio stare vicino a voi — dice il Papa —in questo momento in cui so che state combat-tendo». Il pensiero di Francesco è per i sacer-doti colpiti dal virus: «Tre dei parroci che la-vorano tra di voi — ricorda — sono malati.Penso principalmente a padre “Bachi”, il pio-niere di Villa Palito, e che dopo ha lavorato aSan Petersburgo, Puerta de Hierro, tutti queiquartieri ai quali dedica la sua vita. In questomomento sta combattendo». Si tratta di padreBasilicio Brítez, ricoverato dal 21 giugno nella

clinica San Camillo di Buenos Aires dopo es-sere risultato positivo al test per il covid-19.Vive e svolge la sua attività pastorale nellaparrocchia di San Roque González e Compa-gni martiri del barrio Almafuerte. «Sta com-battendo — aggiunge il Pontefice — p erchénon sta bene. Voglio dirgli che sono vicino avoi, che prego per voi, che vi accompagno inquesto momento».

Poi il Papa assicura la solidarietà della co-munità ecclesiale verso i suoi pastori e, in par-ticolare, verso i “Curas villeros”, preti in primalinea che affrontano ogni giorno l’e m e rg e n z adella pandemia tra difficoltà e carenze di ognigenere: «Tutto il popolo di Dio — sottolinea —insieme ai suoi parroci malati. È il momentodi ringraziare Dio per la testimonianza di queisacerdoti, pregare per la salute e andare avan-ti». Francesco conclude il video con la benedi-zione e con la richiesta di pregare per lui.