Un esperimento Scambiarsi il dono della vita Una...

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Giornalino Scolastico del Liceo G.V. Catullo Pubblicato il 21/10/2015 Un esperimento... Perché questa veste grafica, perché una pubblicazione in questo modo? Parlando con un insegnante riguardo il giornalino mi è stato fao notare come sarebbe stato necessario, inau- gurando una nuova stagione editoriale, che l entusiasmo della Redazione venisse trasmesso graficamente ai leori. Ho rifleuto parecchio su questo aspeo, perché effeva- mente la prima comunicazione che viene faa, prima che il leore si approcci al testo è quella grafica. Ci siamo messi al lavoro e abbiamo cercato di tradurre in immagini e ordine il dirompente entusiasmo che la creavità liberamente espressa causa in ogni persona. Vi ricordiamo che non tu gli arcoli pubblica possono tro- vare spazio nel cartaceo, è possibile consultarli comple onli- ne o tramite una copia, custodita dai collaboratori scolasci in ogni sede, che li conene interi. Speriamo che questo tocco di colore vi invogli a leggere e vi provochi alla scriura e alla creavità, ed arricchisca per i con- tenu e la grafica la vostra giornata. del Direore gscatullo.altervista.org [email protected] N° 9/Oobre 2015 ECO Accadeva a Novembre… I tra di Roberto Neagovici ci accompagnano in un viaggio nella Storia per ricordare gli even che hanno segnato questo mese. Gli even descri nellordine sono: nascita dellUE, elezione di Obama e di Lincoln, caduta del muro di Berlino, pubblicazione di The Wall dei Pink Floyd, prima rappresen- tazione dellOtello, nascita dellUNESCO, pubblicazione di Windows 1.0, Olimpiadi di Melbourne, nascita della BBC, inaugurazione del Louvre, invenzione del mouse, se- condo sbarco sulla Luna, indipendenza della Polonia, scoperta della tomba di Tutankhamon, scoperta dellaustralopiteco Lucy”, missione di Laika nello spazio. Scambiarsi il dono della vita Una riflessione sulla donazione di organi e sangue, un argomento forte ma impor- tanssimo, di cui spesso non si parla abbastanza. Non può dirsi un argomento facile da affrontare, ma di certo è una sezione importante nella vita di ogni essere umano, che merita aenzione e almeno qualche riga che induca alla riflessione. Si sta parlando di donazioni, di sangue, di organi o midollo osseo. A tu è capitato di star male, per un raffreddore, una fraura o uninfezione almeno una volta nella vita. Ebbene, cè chi andando in ospedale per una semplice tac oppure per un male ritenuto co- mune, scopre di avere una brua malaa, che piano piano costrin- ge a rinunciare a tu i sogni e speranze a cui ogni vita si ene di- speratamente ancorata. Girando nel web si trovano tante storie di donatori e di persone che hanno ricevuto una donazione, e garansco che la commozione e la sincera gratudine che traspare dalle righe di chi racconta la propria esperienza che va dalla scoperta della malaa, passando per la speranza di trovare qualcuno che abbia le caraerische ne- cessarie per salvargli la vita ed infine al lieto fine, o al mancato lieto finale, quando ormai è troppo tardi e quel che si sta aspeando non arriva mai, non può e non deve lasciarci indifferen. (di Ana Maria Dragomir, connua a p.2)

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Giornalino Scolastico del Liceo G.V. Catullo

Pubblicato il 21/10/2015

Un esperimento... Perché questa veste grafica, perché una pubblicazione in questo modo?

Parlando con un insegnante riguardo il giornalino mi è stato fatto notare come sarebbe stato necessario, inau-

gurando una nuova stagione editoriale, che l’entusiasmo della Redazione venisse trasmesso graficamente ai lettori.

Ho riflettuto parecchio su questo aspetto, perché effettiva-mente la prima comunicazione che viene fatta, prima che il lettore si approcci al testo è quella grafica. Ci siamo messi al lavoro e abbiamo cercato di tradurre in immagini e ordine il dirompente entusiasmo che la creatività liberamente espressa causa in ogni persona.

Vi ricordiamo che non tutti gli articoli pubblicati possono tro-vare spazio nel cartaceo, è possibile consultarli completi onli-ne o tramite una copia, custodita dai collaboratori scolastici in ogni sede, che li contiene interi.

Speriamo che questo tocco di colore vi invogli a leggere e vi provochi alla scrittura e alla creatività, ed arricchisca per i con-tenuti e la grafica la vostra giornata.

del Direttore

gscatullo.altervista.org

[email protected]

N° 9/Ottobre 2015

ECO

Accadeva a Novembre… I tratti di Roberto Neagovici ci accompagnano in un viaggio nella Storia per ricordare gli eventi che hanno segnato questo mese.

Gli eventi descritti nell’ordine sono: nascita dell’UE, elezione di Obama e di Lincoln, caduta del muro di Berlino, pubblicazione di The Wall dei Pink Floyd, prima rappresen-tazione dell’Otello, nascita dell’UNESCO, pubblicazione di Windows 1.0, Olimpiadi di Melbourne, nascita della BBC, inaugurazione del Louvre, invenzione del mouse, se-condo sbarco sulla Luna, indipendenza della Polonia, scoperta della tomba di Tutankhamon, scoperta dell’australopiteco “Lucy”, missione di Laika nello spazio.

Scambiarsi il dono della vita Una riflessione sulla donazione di organi e sangue, un argomento forte ma impor-

tantissimo, di cui spesso non si parla abbastanza.

Non può dirsi un argomento facile da affrontare, ma di certo è una sezione importante nella vita di ogni essere umano, che

merita attenzione e almeno qualche riga che induca alla riflessione. Si sta parlando di donazioni, di sangue, di organi o midollo osseo.

A tutti è capitato di star male, per un raffreddore, una frattura o un’infezione almeno una volta nella vita. Ebbene, c’è chi andando in ospedale per una semplice tac oppure per un male ritenuto co-mune, scopre di avere una brutta malattia, che piano piano costrin-ge a rinunciare a tutti i sogni e speranze a cui ogni vita si tiene di-speratamente ancorata.

Girando nel web si trovano tante storie di donatori e di persone che hanno ricevuto una donazione, e garantisco che la commozione e la sincera gratitudine che traspare dalle righe di chi racconta la propria esperienza che va dalla scoperta della malattia, passando per la speranza di trovare qualcuno che abbia le caratteristiche ne-cessarie per salvargli la vita ed infine al lieto fine, o al mancato lieto finale, quando ormai è troppo tardi e quel che si sta aspettando non arriva mai, non può e non deve lasciarci indifferenti.

(di Ana Maria Dragomir, continua a p.2)

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Inside Out Paolo Franchi ha recensito Inside Out, l’articolo completo è disponibile sul

web, ne riportiamo il Commento finale.

Perché andare a vedere Inside Out? Che potrebbe anche tradursi nell’obiezione: perché un adolescente dovrebbe

perdere tempo per andare a vedere un film per bambini? Perché non è un film per bambini, semplice. Non solo alme-no, provo a spiegare meglio.

Tutta la trama del film ruota attorno ad una grande difficoltà fondamentale: dare un senso alla tristezza. È un’emozione scomoda, alla quale all’inizio del film non si riesce ad attribui-re un ruolo, che viene addirittura relegata in un angolo da Gioia, convinta che possa impedire a Riley di essere felice. È un atteggiamento così sbagliato? Forse no, anzi, è probabil-mente una delle grandi sfide della crescita come persone l’accettazione della tristezza e la sua collocazione in un’eco-nomia della felicità.

Se ciò non avviene si corre il rischio di identificare la felicità con uno stato di perenne euforia, è l’errore di Gioia: quanto spesso ci viene da pensare che la felicità vada raggiunta in modi “facili, immediati ed indolori”? Senza fatica, subito, vogliamo essere felici. Ed in parte probabilmente è normale, è l’esigenza primaria dell’uomo la felicità, ma sperare di rag-giungerla come in uno stato di gioia ininterrotta è illusorio, appartiene ad una realtà “infantile”.

L’altro filo conduttore è proprio la liberazione dall’infanzia, ovvero la crescita e l’entrata nell’adolescenza, che avviene ad un prezzo alto: la morte di Bing Bong, che si disperde co-me polvere nel vento poiché viene dimenticato, quello stra-no animale era il re del mondo dell’immaginazione, la sua

incarnazione, e viene sacrificato per far spazio al Reale. Davanti a quella scena hanno pianto in molti, alcuni si sono persino rispecchiati ed hanno rivissuto l’addio ai giochi, necessario perché si completi il processo di maturazione sino all’adolescenza.

La crescita si conclude nel film proprio quando le altre emozioni permettono a Tristezza di usare il quadro di coman-do, e lei, solo lei, riesce a bloccare il

piano di fuga di Riley facendole capire e vivere finalmente l’emozione per la perdita. Per tutto il corso del film le Emo-zioni hanno cercato di distrarre la bambina dalla situazione di sofferenza che stava vivendo, le hanno proiettato ricordi felici, l’hanno impegnata sino ad un pericoloso piano di fuga, nessuna le aveva ancora dato la possibilità di essere triste per quello che stava accadendo.

L’insegnamento di questo film diventa così trasversale, non limitato alle situazioni di Riley, non limitato ad un pubblico di bambini, o ad una specifica parte del mondo, e ciò contribui-sce ad elevare a capolavoro questa elegantissima apologia della Tristezza.

di Paolo Franchi

A norma del C.M. n.242 (2/9/1988) Pubblicato il 21/10/2015

N° 9/Ottobre 2015 gscatullo.altervista.org

Scambiarsi il dono della vita Una riflessione sulla donazione di organi e sangue, un argomento forte ma impor-

tantissimo, di cui spesso non si parla abbastanza. Continua dalla Prima Pagina.

Avete idea di quante persona ”vivano”, aspettando una chia-mata dall’ospedale in cui ci si senta dire: ”Può venire per l’in-

tervento, abbiamo trovato la compatibilità!”? Troppe, davvero troppe.

Avete idea di quante persone debbano la vita ad altre persone? O di quante si mettano al servizio degli altri ogni anno? Poche, troppo poche. E anche quelle che si chiedono il perché di tutto ciò sono davvero poche, posso garantirlo. ”In fondo, se io sto bene e sono apparentemente sano, è difficile che mi svegli una mattina e decida di andare a donare una sacca del mio sangue, oppure un po’ di mi-dollo osseo. Detto sinceramente chi me lo fa fare, ci sarà sempre qualcun altro che lo farà per me, i donatori ci sono, chi sta male deve accontentarsi, non è certo mia la responsabilità della sua ma-lattia.” -E’ questo che generalmente ci si sente dire quando si inizia una conversazione su questo tema. Ebbene, io vi suggerisco di ac-cedere ad alcuni siti, e leggere almeno una storia di chi si è salvato grazie a qualcuno che neanche conosce e non conoscerà mai; op-pure il racconto di chi, senza fame di meriti o lodi, decide di andare a fare dei test di compatibilità e registrarsi all’ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo) oppure all’ AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue). Ogni mia osservazione sarebbe superflua, le parole di queste persone bastano a raccontare la sensazione di chi ha ripreso in mano la sua vita, o a chi si rende cosciente di aver dato quest’opportunità. I siti in questione sono davvero molti e ogni riga è intrisa di significato e di vero, palpabile e disinteressato altrui-smo.

Donare ci fa sentire importanti ed essenziali all’interno della socie-tà. Tutti ne abbiamo bisogno: sentirsi utili è fondamentale nella vita di ogni uomo, perché non rende la propria esistenza vana e la im-prime nel cuore di chi si ha aiutato.

Per quanto riguarda la donazione degli organi, è evidente che fatta eccezione per la donazione di reni (che permette la prosecuzione della vita per il donatore), tutte le altre donazioni necessitano di un deceduto, il quale possieda organi sani da poter trapiantare a chi ne ha bisogno. E’ un discorso molto delicato, e il punto di partenza ce lo offre chi, ancora in vita, si iscrive all’ AIDO (Associazione italia-na donatori organi) dichiarando il consenso per il trapianto post mortem di organi o tessuti.

Queste persone decidono di donare una parte di sé stessi che con-tinui a vivere dentro un altro corpo, salvando la vita di qualcun al-tro, in modo disinteressato e per il solo ed unico scopo di fare del bene.

Coloro che invece non hanno quest’accortezza, vengono lasciati alla volontà dei famigliari più stretti, che danno o meno il consenso facendo le veci del defunto. Ebbene, vorrei fare una riflessione su chi preferisce tenere integro il corpo del proprio caro, e lasciare a qualcun altro (che probabilmente arriverà troppo tardi) la respon-sabilità di salvare la vita di qualcuno che avrebbe disperato bisogno di una donazione. Non vorrei scagliarmi contro questa gente, per-chè ognuno ha la possibilità di decidere in modo autonomo cosa fare del corpo di qualcuno che si è appena perso, ma ammetto che faccio fatica a trovare un senso alla decisione di chi sceglie di man-tenere integro un corpo che poi verrà seppellito o cremato e, inve-ce, condannare a morte (perché è esattamente questo che si fa) qualcuno che non è destinato alla morte e lotta per la vita, quella che non ha avuto il tempo di vivere come avrebbe voluto.

Online trovi l’intera recensione, inoltre potrai

scoprire curiosità sui riferimenti psicologici nel

film e sulla realizzazione.

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Caporedattrice Laila Al Habash Fondatore e Direttore Paolo Franchi

N° 9/Ottobre 2015

Anche tu puoi abbattere le barriere architettoni-che! Laura Micheli ha scovato in internet un modo per aiutare l’amministrazione ad

intervenire sulle barriere architettoniche, da cittadini.

Viene definito come ‘barriera architettonica’ tutto ciò che impedisce a persone con problemi e deficit motori di spostarsi con autonomia

all’ interno delle nostre “moderne” città; ciò di certo non migliora le condi-zioni di vita di questi individui, che si trovano costretti ad imporsi dei limiti nei propri impegni quotidiani, penalizzati da una sedia a rotelle. Nel 2015 non è possibile che esistano ancora delle strutture non attrezzate al transi-to di uomini e donne (ma soprattutto bambini) non capaci di potersi muo-vere senza il supporto di un sostegno o mezzo. Non è giusto che essi si ritrovino a poter accedere solo a determinati luoghi rispetto ad altri, sola-mente perché quest’ultimi non sono stati realizzati per il servizio di TUTTI come dovrebbe invece essere. Ma parlarne da persona senza alcun pro-blema motorio può risultare molto facile; ma viverlo.. Essere in quella situazione, cosa comporterebbe? Ci si rende conto di tutte le rinunce che si dovrebbero affrontare? L’abituale partita a calcetto della domenica: abolita; il sabato sera nella disco in centro: forse meglio rimanere a ca-sa.. Oppure, andiamo allo stadio col bus? .. Ma come ci salgo se non c’è la pedana, oppure è rotta come molto spesso avviene? Questi sono alcuni esempi di come la propria vita venga inesorabilmente stroncata dal mo-mento in cui perdi la tua indipendenza. È giusto così? Tutti risponderebbe-ro di no; e allora perché non risolviamo il problema? Ci vorrebbe così po-co: delle rampe sui punti più critici e nelle entrate degli edifici, ascensori adatti al trasporto di carrozzine per permettere di raggiungere i piani più alti dei condomini, pedane sui mezzi pubblici…

Ricercando su internet, sono venuta a conoscenza di un sito che permette di segnalare online le eventuali bar-riere architettoniche: il progetto ‘Soccorso Civile per l’eliminazione delle barriere architettoniche’ è un’i-niziativa lanciata dall’associazione Luca Coscioni, che ha come obiettivo quello di promuovere i diritti dei disa-bili.

Come buona cittadina italiana ho usufruito del servizio segnalando una barriera architettonica proprio nel mio paese, ovvero l’impossibilità di accesso alla sala consiliare del nostro comune da parte di disabili o anziani in quanto raggiungibile solo attraverso scale; questo significa che ognuno di noi nel suo piccolo può aiutare a far cambiare le cose, basta volerlo!

Esistono comuni dove la battaglia in favore dell’abbattimento delle barrie-re architettoniche fa ormai parte della vita di tutti i giorni: il comune di San Bellino ha stanziato 370 mila euro per adeguare gli impianti sportivi e ren-derli fruibili anche per i diversamente abili; l’obiettivo è quello di creare un paese per tutti migliorando la mobilità urbana.

In conclusione, dobbiamo tutti impegnarci ad aiutare chi è meno fortunato di noi: questo dovrebbe essere lo scopo principale di ogni buon cittadino appartenente ad una comunità che si rispetti. Essere civili vuol dire anche questo. Non giriamoci dall’ altra parte di fronte alle ingiustizie!

di Laura Micheli

INTERVISTA: parlano i ragazzi del Peano | PROGETTO DADA Laila Al Habash ha intervistato per noi alcuni ragazzi del Liceo Peano, che sta

sperimentando un progetto di didattica alternativa (DADA). Riportiamo una parte.

Sicuramente ognuno di noi possiede un amico che frequen-ta il liceo scientifico G.Peano. Impossibile quindi non aver

sentito parlare almeno una volta della novità di quest’anno: il progetto “Dada” (didattica in ambienti di apprendimento) un me-todo svedese in cui i ruoli a scuola si invertono. Ogni professore svolge lezione nella “propria” aula e i ragazzi si muovono ogni ora a seconda delle lezioni che devono seguire.

Questa iniziativa ha destato molte perplessi-tà: la struttura del Peano è abbastanza gran-de ed adatta a sostenere l’esodo di 1200 studenti che, ad ogni cambio dell’ora, si muovono per tre piani? I ragazzi sono abba-stanza disciplinati? Quanto disordine verrà a crearsi? Quanti si recheranno effettivamen-te nelle classi? Quanto tempo si perderà?

A tutte queste domande – e a qualcuna in più – hanno rispo-sto quattro studenti del liceo scientifico Peano che provano tutti i giorni sulla loro pelle l’esperienza del progetto Dada.

Raccontateci come è cambiata la vostra giornata tipo. Francesca: La nostra giornata a scuola è cambiata radicalmente.

L’entrata non è più alle 8:05 bensì dieci minuti prima, questo ha

provocato disagio a tutti gli studenti che raggiungono il nostro

liceo con i mezzi pubblici, dato che gli orari sono rimasti gli stessi

degli anni passati e l’uscita è stata posticipata di dieci minuti. Inol-

tre abbiamo due ricreazioni ognuna da dieci minuti, questo ci ha

fatto molto piacere. Per il cambio d’aula abbiamo a disposizione

massimo 4 minuti e dobbiamo tutti camminare sulla destra in fila

indiana.

Gabriele: la nostra giornata tipo la definirei “frenetica” grazie o a

causa di questi spostamenti continui, specialmente le prime setti-

mane quando non era sempre facile ricordarsi dove fosse la classe

dell’ora successiva.

Pensate che questo metodo vi aiuti nel rendimento sco-lastico? Francesca: credo che aiuti soprattutto a rendere il corso della

giornata meno pesante.

Iole: Il fatto che dobbiamo spostarci ad ogni ora rende la matti-

nata più facile da affrontare, le sei ore sembra che passino più

velocemente.

Emanuela: Le due ricreazioni ci aiutano molto, lo scorrere del

tempo è più sopportabile. La trovo una cosa innovativa, provan-

dola ci siamo resi conto che l’attenzione della classe è migliorata:

girare per le aule ci rende più attivi soprattutto nelle prime ore in

cui di solito moriamo di sonno.

di Laila Al Habash

Online trovi l’intera intervista, e altre informa-

zioni sul progetto DADA. E non dimenticare di

esprimere la tua opinione nei commenti!

Prendersi questa facoltà penso sia una forma smisurata di egoi-smo, e sostengo che lo sia ancor di più, la scelta di chi da vivo (quando ormai la morte attende senza deroghe) di morire ”senza pezzi mancanti”- come mi disse una giovane signora che incontrai alcuni anni fa in un ospedale e a cui domandai se in punto di morte fosse disposta a dare il consenso per la donazione dei propri organi ancora sani.

di Ana Maria Dragomir

Caporedattrice Laila Al Habash Fondatore e Direttore Paolo Franchi

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nell’autorizzare la pubblicazione, che non vi siano violazioni del Regolamento (consultabile sul sito) senza apportare

modifiche o censure ai contenuti. Se tuttavia qualcuno si ritiene offeso da una pubblicazione ce lo comunichi, ci scusia-

mo sin da ora.

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Autorizzato dal Liceo G.V. Catullo Pubblicato il 21/10/2015

N° 9/Ottobre 2015 gscatullo.altervista.org

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Citazione Riflettendo sul colore...

“Il colore è un mezzo di esercitare sull'anima un'influenza diretta. Il

colore è un tasto, l'occhio il martelletto che lo colpisce, l'anima lo

strumento dalle mille corde.” (Vasilij Kandinskij)

Aria rock a Novembre Giorgia Galassi ci suggerisce i concerti rock di Novembre,

E dopo i Nickelback come chiusura dei concerti di

Ottobre, Novembre riapre con i Deep Purple, gruppo rock, che

nonostante l’assenza del leggendario tastierista Jon Lord

(scomparso nel 2012) si esibiranno al Palalottomatica di Roma il

6/11 con Don Airey come nuovo membro.

A soli tre giorni di distanza, per chi avesse ancora nostalgia degli

storici gruppi hard rock, ci saranno gli Scorpions ad esibirsi nello

stesso posto con il loro tour in onore del 50esimo anniversario; di

più contemporaneo avremo John Legend l’11/11 al Teatro Sistina,

dopo 11 mesi dall’ultimo concerto a Roma. Altro tuffo nel passato

con i Simply Red, che il 14/11 riporteranno i nostri genitori

(specialmente le mamme) ai tempi della loro adolescenza.

Gli ultimi tre concerti del mese sono dedicati a tre artisti italiani:

Tiziano Ferro, al quale dopo il successo de “Lo Stadio Tour” Roma

dedica ben due serate, il 21 e il 22 Novembre al palalottomatica;

Nek, secondo posto guadagnato a Sanremo 2015, all’Auditorium

parco della musica il 25/11; e per concludere i Negramaro con il

loro “La Rivluzione sta arrivando Tour”, che occuperanno anche

loro due serate al Palalottomatica, il 26 e il 27 Novembre.

di Giorgia Galassi

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Il Concerto (2009) Proponiamo una recensione su un film, scritta da Giulia Garibbo, redattrice l’anno

scorso, che non riuscimmo a pubblicare nei mesi passati.

Uscita del film: 2009 Ambientazione: Mosca-Parigi

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portunità di suonare il concerto di Tchaikovsky per

violino, suo sogno irrealizzato, quasi ossessione, con

una giovanissima ed eccezionale solista, Anne-Marie

Jacquet, a lui legata da un misterioso passato. Ed è

proprio questo concerto, uno dei più belli e difficili

del repertorio violinistico, il leitmotiv, il filo conduttore, quasi pro-

tagonista della vicenda. E’ con le note di questo brano che viene

svelato ciò che lega Andrei e Anne-Marie, un oscuro passato di

orrore e disgrazia, un concerto interrotto, una violinista straordi-

naria e la Russia sovietica. Sulla scia della sua stupenda esecuzio-

ne, lei scopre le sue origini e lui trova la pace dai ricordi dolorosi.

Un modo poetico di raccontare una realtà tremenda e di descrive-

re la rivincita di un uomo e la consapevolezza di una ragazza spe-

ciale.

di Giulia Garibbo