Un diavolo acontratto capacetutt'al di risibili porcheriole · comprendere tutto ciò che incontra...

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4 zywvutsrqponmlihgfedcbaYXTSPONMLIGFEDCA Danilov Orlov, artefice di un diavolo ribelle ai suoi compiti vtsronmliedbaZVUTSRPONMLIGFEDCBA VALENTINA PARISI zvutsrponmlihgfedcbaZWVUTSRPONMLKJIHEDCA Ribaltando la credenza che ha individuato nelle creature diaboliche «angeli ribelli», Vladimir Orlov crea una figura semiumana, che sconta l'obbligo di odiare con tremendi mal di pancia: «Danilov il violista», da Carbonio zxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZVUTSRQPONML Un diavolo a contratto capace tutt'al più di risibili porcheriole wvutsronmlkjihgedcbaYOML narrativa russa di VALENTINA PARISI vtsolifeaCA A lle soglie del Novecento, e precisa- mente nel luglio del 1899, Rainer Maria Rilke, sempre più soggioga- to dal fascino esotico della lettera- tura russa, scriveva orgoglioso a Elena Voronina di essere ormai in grado di leggere Puskin nell'origi- nale. Ma ancora più delle strofe dell'Evgeraj Onegin ad attirarlo era il Demonedi MichailLermontov, «poema stupefacente, di illimitata dinamicità», capace di instillare illimitata dinamicità», capace di instillare nell'animo del lettore due sentimenti assolu- tamente contrastanti, eppure scaturiti in eguale misura dall'immedesimazione col de- mone ribelle: da una parte l'estasi del volo che si sprigiona al contatto «conle nuvole e il vento»; dall'altra l'attrazione esercitata su chi si libra in aria dal vuoto degli abissi. Dila- niato da queste forze opposte - scriveva Rilke - «finisci per lasciarti dietro il tuo stessopeso, e tutto ciò che ti inchioda alla terra, e non di- stingui più tra volo e caduta». Individuando nell'«orgoglio sublime» dell'eroe di Lermontov un tratto «squisita- mente russo»,il poeta tedesco sembrava pre- sagire quell'irresistibile proliferazione di de- moni, sospesi tra umano, diabolico e angeli- co, che di lì a breve avrebbe invaso la lettera- turarussa (e sovietica). Una genealogia che ri- saliva aben noti antecedenti ottocenteschi - Tutti i diritti riservati PAESE : Italia PAGINE : 1,4 SUPERFICIE : 54 % AUTORE : Di Valentina Parisi 2 giugno 2019

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Danilov Orlov,artefice di un diavoloribelle ai suoi compiti vtsronmliedbaZVUTSRPONMLIGFEDCBAVALENTINA PARISI zvutsrponmlihgfedcbaZWVUTSRPONMLKJIHEDCA

Ribaltando la credenza che ha individuatonelle creature diaboliche «angeli ribelli»,Vladimir Orlov crea una figura semiumana,che sconta l'obbligo di odiare con tremendimal di pancia: «Danilov il violista», da Carbonio zxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZVUTSRQPONMLKIGFEDCBA

Un diavolo a contrattocapace tutt'al piùdi risibili porcheriole wvutsronmlkjihgedcbaYOMLDC

narrativarussa

di VALENTINA PARISI vtsolifeaCA

Alle soglie del Novecento, e precisa-mente nel luglio del 1899, RainerMaria Rilke, sempre più soggioga-to dal fascino esotico della lettera-tura russa, scriveva orgoglioso aElena Voronina di essereormai ingrado di leggere Puskin nell'origi-nale. Ma ancora più delle strofe

dell'Evgeraj Onegin ad attirarlo era il DemonediMichailLermontov, «poema stupefacente, diillimitata dinamicità», capace di instillare

illimitata dinamicità», capace di instillarenell'animo del lettore due sentimenti assolu-tamente contrastanti, eppure scaturiti ineguale misura dall'immedesimazione col de-mone ribelle: da una parte l'estasi del voloche si sprigiona al contatto «conle nuvole e ilvento»; dall'altra l'attrazione esercitata suchi si libra in aria dal vuoto degli abissi. Dila-niato daqueste forze opposte - scriveva Rilke- «finisci per lasciarti dietro il tuo stessopeso,e tutto ciò che ti inchioda alla terra, e non di-stingui più tra volo e caduta».

Individuando nell'«orgoglio sublime»dell'eroe di Lermontov un tratto «squisita-mente russo», il poeta tedesco sembrava pre-sagire quell'irresistibile proliferazione di de-moni, sospesi tra umano, diabolico e angeli-co, che di lì a breve avrebbe invaso la lettera-turarussa (esovietica). Una genealogia che ri-saliva aben noti antecedenti ottocenteschi -

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PAESE : Italia PAGINE : 1,4SUPERFICIE : 54 %

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2 giugno 2019

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saliva aben noti antecedenti ottocenteschi -non solo il «proscritto del cielo, il triste Demo-ne»eternato daLermontov, ma anche gli irri-verenti diavoletti attinti da Gogol' al folkloreucraino, senza dimenticare le incarnazionipiù tetre e sulfùree dello spirito che, a dettadi Goethe, «sempre nega», ossia i Demonidell'omonimo romanzo dostoevskiano. zvutsrponmlihgfedcbaZWVUTSRPONMLKJIHEDCA

Una perfidia insufficienteSignificativo lo slittamento lessicale e insie-me semantico che avviene in queste pagine:per Dostoevskij il demone non è più wvutsronmlkjihgedcbaYOMLDCdemonbensì bes;da daimon socratico, insopprimibi-le voce interiore, riflesso delle più insanabilicontraddizioni umane, diventa forza impu-ra, mera incarnazione del Maligno. E questadegradazione dell'elemento demoniaco,operata com'è ovvio dalla religione cristia-na, si riflette anchesronligecaAin Melkij bes,il romanzo diFedor Sologub datato 1905 che inaugura lademonologia russa novecentesca; qui il dia-volo di turno è «melkij» ovvero «meschino» eveste i panni di uno squallido insegnante diprovincia, intento a tiranneggiare la donnache teoricamente ama - ben diverso dunquedal tenebroso protagonista lermontoviano,chevorrebbe solo poter amare la principessageorgiana Tamara, e invece la uccide involon-tariamente con un bacio.

Dopo l'orgiastica féerie del MaestroeMar-gherita in cui il lcieviano Bulgakov convocavaaMosca un gatto nero, un enigmatico profes-sore esperto di magia nera euna donna pron-ta a scendere a patti col diavolo pur di ricon-giungersi col suo amato, sembrava quanto-meno improbabile chequalcuno tornasse adambientare tra i vicoli oscuri della capitalerussauna storia di demoni. D'altronde, l'ave-va ipotizzato anche Angelo Maria Ripellino,

che nel 1968 in Letteratura comeitinerario nelmeravigliosodefinì quello demoniaco nullapiù di un «logoro motivo letterario», attualiz-zabile solo acondizione che-com'era succes-so al pittore simbolista Michail Vrubel' o allostessoLermontov - da mero tema si trasfor-masse in ossessione esistenziale, sfociandonella patologia psichica.

Fino ache punto fosseinfondata la diagno-si dello slavista palermitano lo dimostrerà dilì a poco più di una decade l'incantevole ro-manzo di Vladimir Orlov Danilov, il violi-sta, uscito in Unione Sovietica nel 1980 e oraproposto in italiano da Carbonio nella tradu-zione accurata di Daniela Liberti (pp. 464, €17,50).Con tocco lieve eaffilataironia, l'auto-

17,50).Con tocco lieve eaffilataironia, l'auto-re riprende l'archetipo del demone proscrit-to, mutandolo però radicalmente di segno:Danilov non è stato bandito dal cielo in quan-to angelo caduto, bensì dall'universo demo-niaco dei Nove Livelli (evidente allusione ai

e cerchi dell'inferno dantesco) poichén sufficientemente perfido.

A minare in lui la facoltà indispensabile aogni demone che si rispetti, ovvero l'attitudi-ne a«disprezzare qualunque cosa»,èla suana-tura semi-umana. Danilov è infatti il fruttodegli amori illeciti di suopadre con una don-na terrestre. Paracadutato sul nostro pianetanel 1943 all'età di sette anni e cresciuto in unorfanotrofio sovietico, diventerà un «demo-ne a contratto», incaricato di commettere«porcheriole del tipo disturbare le ricezioniradio, provocare divorzi o valanghe» e liberodi passare a suopiacimento dalla natura uma-na a quella demoniaca, che gli riserva poterisoprannaturali, anzitutto quello «di vedere ecomprendere tutto ciò che incontra sul suocammino» e per di più nello spazio di un se-condo. Tuttavia, il protagonista di Orlov nonsembra apprezzare particolarmente il donodell'onniscienza, che paragona anzi «al per-

correre in fretta tutte le sale delle Ermitagein mezz 'ora appena, confondendo tra di lorovolti ecolori». Molto più affascinanti gli appa-iono i misteri insondabili della musica chetenta di penetrare con la suaviola. Eil piaceretutto umano della scoperta graduale, fatico-saemai definitiva si rivelerà per lui preferibi-le a qualsiasi onniveggenza.Ribaltando la credenza che individuava nellecreature diaboliche nient'altro che «angeli ri-belli», l'autore - nato aMosca nel 1934e scom-parso cinque anni fa - crea la figura specularedi un demone riottoso e «incapace»,cui l'ob-bligo professionale di odiare l'umanità pro-voca solo spaventosi mal di pancia. Quella diOrlov è una demonologia alla rovescia (non acaso, leggendo al contrario il nome Danilovsi ottiene Volinad, in omaggio al diavolo Vo-land del MaestroeMargherita), una rilettura ditutto l'immaginario infernale russo e non,dove abbondano gli spunti satirici.

M etafora dell'intellettuale sovieticoNella vicenda del violista costretto a millesotterfugi per dissimulare la propria natu-ra, la critica ha letto una metafora della sor-te dell'intellettuale sovietico, sempre im-pegnato a giocare mefistofelicamente a na-

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scondino con le autorità. Ma, forse, nellastoria d'amore tra Danilov e la terrestre Na-tasa, le cui tappe sono scandite dalla ripeti-zione di un passo tratto dalla Prima Letteradi S. Giovanni Apostolo, «Chi teme non èperfetto nell'amore», èpossibile intravede-re un superamento della figura diabolicadelbes, ossia di colui che, secondo l'etimolo-gia, «suscita terrore». Oltrepassata la sogliadel timore, tanto ispirato quanto subito, Da-nilov indica la via a una umanità nuova, perla quale i fremiti della musica e dell'amoresi fonderanno definitivamente. vtsolifeaCA

Collettivo aes+f, novsronligecaAAllegoria sacra no

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