Un deportato italiano ferdinando filippelli

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FERDINANDO FILIPPELLI Storia di un deportato italiano

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FERDINANDO FILIPPELLI

Storia di un deportato italiano

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“Filippelli Ferdinandoclasse 1920, numero di individuazione 3576, fu catturato dai tedeschi e condotto in Germania il giorno 11 settembre 1943, cessato dallo stato di cattività e trattenuto dalle Forze Alleate il giorno 8 maggio 1945, rientrato al Centro Alloggio di Modena il 4 giugno 1945, considerato prigioniero di guerra a tutti gli effetti

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foglio del Ministero della Guerra - Gabinetto- N. 12500/1.3.133.8.5 in data 1/11/1945”.

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Catturato dai TEDESCHI….

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Con decreto del Presidente della Repubblica del 18 Aprile 2008, è stata concessa al defunto Filippelli Ferdinando, e ritirata dai figli, in una solenne cerimonia, “una medaglia d’onore agli internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.”

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giorno 27 Gennaio 2009 presso l’ex Campo di Concentramento “Ferramonti” di Tarsia

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medaglia d’onore agli internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra.”

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racconta il prof. Filippelli: “ mio padre è scampato all’olocausto, ma era

rimasto talmente colpito da quello che aveva visto e vissuto che non ha voluto mai raccontarci i fatti e le sensazioni nei dettagli, sia per non volerli ricordare nemmeno a se stesso, sia per non turbare il giovane e spensierato animo di noi figli, che ha voluto far crescere senza timori, inculcandoci un alto senso del rispetto verso il prossimo ed una rigida educazione alla legalità e all’onestà. Mio padre mi raccontava spesso che pur essendosi ripromesso che non sarebbe mai più ritornato in Germania, ironia della sorte e del bisogno….

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• nel 1960 fu costretto ad emigrarci proprio per lavoro, e da questa sorte ripeteva sovente che lui in terra Tedesca era stato, in un certo senso, prigioniero due volte: per crudeltà della guerra e per necessità di sfamarsi. E sebbene riuscisse a “comprendere” il maltrattamento ricevuto durante l’assurdo conflitto, non era tuttavia in grado di spiegarsi come ancora potesse essere pervasa di cattiveria e odio la mentalità di buona parte del popolo tedesco, che persisteva con l’infliggere umiliazioni e soprusi dopo 15 anni dall’armistizio ai poveri emigranti, molti dei quali ex prigionieri, che ritornavano a malincuore in Germania per necessità di un salario certo.

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Pasquale Filippelli ha voluto condividere la storia della propria famiglia perché crede fermamente che oggi, a quasi 70 anni da

una delle più tristi pagine della storia mondiale, sia sempre più necessario riflettere sulle barbarie compiute da

“uomini” contro altri uomini, affinché il vergognoso passato di cui l’umanità si è

macchiata, possa essere da monito per le giovani generazioni a riflettere su quanto violenti ed disumani possano diventare gli

uomini quando mossi da ingiustificato odio e intolleranza o da interessi

economici ….

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Ma ricordare non basta, è importante prendere

coscienza dell’attuale momento storico in cui non sono affatto cessate le violenze ai danni di nuove vittime, che hanno nuovi volti e nuove storie ma che soffrono la stessa tragica brutalità.

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La sempiterna luce della speranza…