Un convegno in febbraio Coltivare la sostenibilità · di innovazione 30 ... Silvia De Vogli, Elisa...

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Coltivare la sostenibilità The Hub, laboratorio di innovazione 30 PAOLO CAMPAGNANO Valorizziamo il nostro impegno per l'ambiente 6 LUCA RIGOTTI Il nostro movimento visto da Bruxelles 38 SAMUEL CORNELLA POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA www.cooperazionetrentina.it carta ecologica N°1 - GENNAIO 2016 Twitter @CooperTrentina Facebook Coperazione Trentina CONTIENE SUPPLEMENTO FAMIGLIE COOPERATIVE Accelerare le aggregazioni > 14 APPALTI La sentenza che difende il (buon) lavoro > 42 Un convegno in febbraio

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Coltivare la sostenibilità

The Hub, laboratorio di innovazione

30P A O L O C A M P A G N A N O

Valorizziamo il nostro impegno per l'ambiente

6LUCA RIGOTTI

Il nostro movimento visto da Bruxelles

38S A M U E L C O R N E L L A

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA www.cooperazionetrentina.it carta ecologica

N ° 1 - G E N N A I O 2 0 1 6

Twitter@CooperTrentina

FacebookCoperazione Trentina

CONTIENE SUPPLEMENTO

F A M I G L I E C O O P E R A T I V E

Accelerare le aggregazioni > 14

A P P A L T I

La sentenza che difende il (buon) lavoro > 42

Un convegno in febbraio

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SCEGLI I PERCORSI DI ITAS VITA

CON TE, DAL 1821. gruppoitas.it

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SCEGLI I PERCORSI DI ITAS VITA

CON TE, DAL 1821. gruppoitas.it

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Donne, premi di

laurea per il decennale

FamCoop:accelerare

fusioni

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Coop in musica, lievito di cultura

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Bail-in, strumenti

per capirlo e spiegarlo

N ° 1 - G E N N A I O 2 0 1 6

Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. [email protected]

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatriceDirce Pradella

Comitato di RedazioneCorrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Vincenzo Visetti.

Hanno collaboratoSilvia De Vogli, Elisa Dossi, Umberto Folena.

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUOVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: € 3Abbonamento annuale (11 numeri): € 30Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15

Promozione 2016Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno (30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo la metà.

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

EDITORIALE

03 Buon anno, tra speranze e riforme

IN PRIMO PIANO 4-8 Coltivare la sostenibilità: Un passaggio epocale dopo la fine dell’agricoltura tradizionale e le produzioni industrializzate. Le buone pratiche non bastano. Occorre cambiare vita e sistemi di lavoro. Un nuovo “patto” sul territorio.

9-11 Scuole musicali cooperative, lievito di cultura e relazioni: in queste realtà sono coinvolti centinaia di allievi e allieve, che trovano nella musica occasione di relazioni e coesione sociale. I trent’anni della ‘Camillo Moser’ e il concerto benefico del ‘Pentagramma’.

NEWSCOOP 13 Progettone: venticinque anni, tante storie, una realtà14 Famiglie Cooperative: accelerare le aggregazioni15 A Sardagna la “Famiglia” raddoppia16 Mezzacorona brinda al bilancio record18 Chi ben comunica è a metà dell’opera19 Il “Premio Zanlucchi” all’elisoccorso20 Mani unite e idee scolpite21 Le borse di studio delle Casse Rurali22 Bail-in, strumenti di sistema per capirlo e spiegarlo23 A Ledro insieme contro il gioco d’azzardo24 Punto d’Incontro e Cooperfidi: un tetto ai senza dimora25 Car sharing, l’evoluzione della mobilità26 Nuovo welfare, opportunità non ostacolo27 I servizi di Città Futura anche con l’e- commerce28 Comunità che educano29 Mimosa, muoversi controvento

CULTURA COOPERATIVA Racconti 30 Paolo Campagnano: The Hub, laboratorio di innovazione

Era digitale33 Comunicazione digitale, nuovo strumento di vendita

Scenari 34 Censis, l’Italia del dormiveglia

L’evento

36 Due premi di laurea per festeggiare dieci anni di Donne in cooperazione

Finestra sul mondo38 La cooperazione trentina vista da Bruxelles

Segnali di fiducia40 Dalle Rurali credito agevolato per le nuove imprese

41 Artigiani associati, pronti per la ripresa

42 Appalti, la sentenza che difende il (buon) lavoro

C’è del nuovo43 Villa 0’Santissima, nuovo polo di servizi

44 Nuovi modi per comunicare

Libri45 L’agricoltura è giovane

OPINIONI Punti di vista46 Matriarcato e mondo cooperativo

Orizzonti47 Serve un cambiamento di civiltà

La porta aperta48 Risparmio , il petrolio d’Italia

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BUON ANNO,TRA SPERANZE E RIFORME

Occorre aggiornare – o riscrivere? – il “patto” con i nostri soci. La figura del socio è centrale: egli deve poter partecipare alle scelte più importanti della cooperativa di cui è comproprietario. Se oggi i sistemi di governance sono più o meno immutati dalla fine dell’Ottocento, occorre ragionare su formule nuove di rappresentanza e partecipazione. Nel caso della Federazione che associa non persone ma imprese, ci si chiede se i livelli di rappresentanza siano adeguati. Per avvicinare i soci servono anche occasioni di incontro e di scambio, penso ad esempio ad una rappresentanza territoriale che dia voce alle tante cooperative presenti in diverse zone del Trentino. Rimane sempre di attualità la questione dei meccanismi di elezione degli organi di rappresentanza. Su questo reputo opportuno aprire un dibattito all’interno della cooperazione, con la consapevolezza però di non buttar via l’esperienza positiva e le tante innovazioni fin qui fatte. Il tema è centrale, ma occorre essere chiari, fin quasi alla provocazione: se il voto capitario è un principio sacrosanto nella cooperazione che mette le persone – uomini e donne – tutte sullo stesso piano contando un voto a testa in assemblea, si può utilizzare lo stesso principio quando i soci non sono persone fisiche ma imprese, che a loro volta rappresentano basi sociali e interessi economici molto diversi?Personalmente penso di no. Per questo in Federazione – così come in alcuni consorzi cooperativi – esiste una differenza “elettorale” tra piccole e grandi cooperative in assemblea, così come esiste una differenza tra le quote associative da versare alla Federazione in base alle dimensioni. Ci sono dei meccanismi di compensazione nelle procedure di elezione che vanno magari affinati, ma non eliminati. Avremo modo di riparlarne. Affronteremo l’anno nuovo con fiducia, sapendo che ci aspetta un periodo impegnativo. Con il contributo di tutti, sono certo che sapremo trovare l’energia e le buone proposte per affrontarlo. Buon 2016!

3’20’’

Care cooperatrici, cari cooperatori. Comincia un nuovo anno, e come qualsiasi nuovo inizio, porta con sé più speranze che criticità. Tuttavia ci sono alcune questioni che la cooperazione – e anche la Federazione – dovrà affrontare se vuole continuare ad essere punto di riferimento per tante migliaia di soci. Il recente sondaggio di “Cooperazione Trentina” sulla fiducia nel futuro delle nostre cooperative ci conforta, perché i segnali sono finalmente positivi. La ripresa vera ancora non c’è, ma la si intravede dietro l’angolo. Non possiamo aspettarla, dobbiamo andarci incontro, e non avere paura di adattarci per coglierne tutte le potenzialità.Dobbiamo riflettere anche sul ruolo della Federazione. Negli anni scorsi si è lavorato molto per costruire un sistema, una rete di alleanze e interdipendenze che lo rendesse forte e competitivo. I risultati li abbiamo visti proprio in occasione di questa crisi: dopo otto anni di forte recessione, la cooperazione ha resistito assai meglio di altri tipi di impresa, salvaguardando l’occupazione. Ma ha mostrato anche qualche punto debole. Ad esempio, ci si interroga sugli strumenti che la Federazione ha effettivamente in mano per esercitare quel ruolo di coordinamento, di regìa che ci viene richiesto sempre di più dai nostri soci e anche dalla politica. La “moral suasion” da sola non basta. Se una cooperativa va male ed ha bisogno di essere aiutata, occorre poter intervenire prima che la febbre salga individuando la cura e somministrando i medicinali. Fuor di metafora, in genere si richiede l’intervento della Federazione solo dopo che il “danno” è stato fatto. Spesso all’insaputa dei soci, e sovente anche dello stesso consiglio di amministrazione. Cose del genere non dovrebbero accadere. Da parte nostra abbiamo la responsabilità di individuare i filoni strategici che consentano lo sviluppo del sistema in termini di credibilità, competitività, creazione di valore. Su questo abbiamo aperto una

larga riflessione all’interno del Consiglio di amministrazione che dovrebbe confluire

in un nuovo piano strategico. Serve molta competenza, conoscenza del territorio e, se me lo consentite, anche “creatività” nel ricercare soluzioni non banali o scontate ai problemi.Ma servono anche strumenti nuovi per

intervenire – il prima possibile – in situazioni che se lasciate andare rischiano di minare non solo la salute della singola cooperativa ma la credibilità

dell’intero sistema. Quello che sta succedendo alle banche in questo

Paese è abbastanza eloquente.

EDITORIALE

[email protected]

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IN PRIMO PIANO

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“Sostenibilità” è un termine che si può declinare in molti modi: salubrità nei prodotti della campagna e nell’ambiente, buone pratiche nella loro coltivazione, riduzione dei trattamenti, rinnovabilità dei terreni… Insomma, un ventaglio di buone iniziative che rendono più credibile ed efficace il lavoro in campagna. Non a caso il convegno che l’anno scorso, 2015, si è tenuto sul tema “Coltivare la Sostenibilità”, per iniziativa della Federazione Trentina della Cooperazione e di Trentino Green Network, in coincidenza con l’anno Expo, ha messo a confronto il settore agroalimentare trentino con alcune delle maggiori cooperative italiane: Granarolo, Caviro, Unipeg… Per la seconda edizione, quest’anno, in febbraio, la Cooperazione intende però mirare ad un obiettivo più alto: si tratta di uscire da uno schema di “protocolli”, di buone pratiche isolate, per avviare invece una “catena” di iniziative coordinate, un percorso comune intersettoriale che, “porti il Trentino verso un’agricoltura di montagna qualificata, anche in termini di sviluppo sostenibile di territorio e di comunità”. Per fare questo anche la Cooperazione deve fare un passo in avanti e “sostanziare la propria responsabilità sociale d’impresa”. Che vuol dire? Farsi parte attiva, stimolo, non limitarsi ad offrire una cornice di servizi. Occorre, di fatto,organizzare e sostenere un nuovo modello di sviluppo, affrontando “insieme” tutte le tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, sociale, economica. Va cercato un equilibrio che accentui la qualità della vita delle comunità residenti, il rispetto del pianeta, la rinnovabilità delle sue risorse.

Si parte in campagnaIn questo percorso il Trentino non parte da zero. Chi riflette sulla sostenibilità e non si accontenta degli slogan mediatici, si rende però conto che essa prelude ad una vera “rivoluzione” non solo nelle pratiche, ma

nella vita della campagna, nel ruolo dell’agricoltura che torna ad essere settore pienamente “primario” non solo sotto il profilo produttivo, ma quanto a impatto sociale, esistenziale. Avvisaglie di questa “Rivoluzione” postmoderna sono state l’Expo che ha mostrato le valenze anche economiche della sostenibilità, gli impegni dei governi a Parigi, che, nonostante limiti e ambiguità hanno però indicato una strada irreversibile, e la fondamentale Enciclica “laica”, prima che religiosa, di Papa Francesco “Laudato sii”.

Guardando al passatoLa sostenibilità si presenta, quindi, come l’avvio epocale (ancora timido, ma che dovrà irrobustirsi) della IV grande Rivoluzione epocale dell’Agricoltura, dopo il suo affermarsi nel terzo millennio avanti Cristo, quando sostituì le pratiche dei cacciatori – raccoglitori, dopo la scoperta dell’America con l’introduzione di nuove e diverse colture (la patata, il mais, i pomodori, i fagioli…) dopo la grande svolta degli Anni 60 del Novecento, quando l’agricoltura tradizionale, che perdurava da millenni (erano ancora i buoi a tirare gli aratri, come ai tempi dei Romani e per incitarli si diceva “Ii!” cioè il “Vai!” latino) è stata sostituita dall’agricoltura industriale e poi chimica, la quale ha salvato il mondo dalla fame, ma ha creato scompensi che ora devono essere affrontati. Le produzioni in campagna, infatti si trovano oggi assediate da forze che tendono a stritolarle e che, di fatto, riducono grandemente i redditi di chi nei campi lavora. Vengono invece privilegiate le grandi estensioni multinazionali a monocultura, che però distruggono il pianeta, espellono le popolazioni dei villaggi privandole di ogni sostentamento, e le riducono a mendicare nelle bidonvilles suburbane.

SOSTENIBILITÀ: RIVOLUZIONE VERDEUn passaggio epocale dopo la fine dell’agricoltura tradizionale e le produzioni industrializzate. Le buone pratiche non bastano. Occorre cambiare vita e sistemi di lavoro. Un nuovo “patto” sul territorio.

di Franco de Battaglia

Per leggere le relazioni, vedere le foto, seguire le interviste e sentire gli interventi dei relatori al primo convegno sulla sostenibilità inquadra con uno smartphone abilitato questo codice e ti troverai nell’apposita sezione del sito con tutte le informazioni.

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IN PRIMO PIANO | coltivare la sostenibilità

I pericoli in agguatoAnche in Europa, dove un certo equilibrio è stato mantenuto, nuovi pericoli si affacciano. La zootecnia di montagna rischia di essere travolta dalla nuova liberalizzazione del latte, i cattivi prodotti di massa scacciano quelli di nicchia locali (sempre nella concorrenza è la moneta cattiva a scacciare quella buona) le piccole produzioni da sole non bastano a invertire la tendenza. “Coltivare la sostenibilità” è allora rimettere in movimento un sistema produttivo che riporti l’agricoltura e la terra al loro antico equilibrio, “dopo” l’industrializzazione dello sfruttamento e delle superproduzioni, ma tenendo conto al tempo stesso dei progressi che la scienza in questi anni ha ottenuto. Non a caso uno dei protagonisti del convegno sulla sostenibilità è la Fondazione Mach con il suo presidente Andrea Segré. Ma deve essere una scienza adattata all’uomo, al suo lavoro, non ai profitti multinazionali. In questo senso la sostenibilità non è solo garanzia verso i fitofarmaci, non è solo integrità del patrimonio ambientale, ma diventa anche sicurezza, orgoglio e non timore, per chi vive nelle aree rurali. E’ una sfida che va al di là del mercato, importantissima per un piccolo territorio come il Trentino. Basta un esempio per capire. Il Trentino ha ottimi formaggi, ma produce l’1 per cento dei formaggi italiani. Non ha la forza di riempire i supermercati, anzi, se il Trentino cessa di produrre formaggi nessuno, sul mercato, se ne accorge. Ma se il Trentino perde i suoi pascoli, le sue stalle, le sue malghe, i suoi formaggi, muore.

Sostenibilità contro le multinazionali“Rivoluzione “ di sostenibilità vuol quindi dire rompere l’accerchiamento dell’agricoltura industrializzata che non fa più economie di scala, ma privilegia i prodotti a basso costo, vuol dire contrastare a viso aperto con le “nicchie” le multinazionali con gli Ogm, vuol dire farsi carico della salubrità non solo dei prodotti, ma del contesto di timori diffusi, ed anche della cattiva informazione. Significa lavorare in modo diverso, organizzare la presenza delle generazioni in campagna in modo diverso. Sostenibilità è soprattutto fare un “Patto” nuovo sul territorio con i Comuni, con i giovani, con i pensionati raccoglitori, con le famiglie. Significa la capacità di tutti di vedere l’agricoltura in un altro modo. I risultati non mancheranno.

5’10’’

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IN PRIMO PIANO

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Una “catena” di comportamenti coerentiCome affrontano le sfide – difficoltà, opportunità – della sostenibilità i maggiori protagonisti dell’economia cooperativa? Ecco un breve scambio di domande e risposte.

"Sostenibilità, tema strategico per il futuro"Luca Rigotti, vicepresidente della Federazione

“Con la prima edizione del convegno sulla sostenibilità, nel gennaio 2015 - dice Luca Rigotti, vicepresidente della Federazione - abbiamo voluto valorizzare le già significative iniziative delle cooperative agricole trentine maturate negli ultimi anni su questo fronte e confrontarci con alcuni esperti esterni della tematica per presentare alcuni modelli particolarmente efficaci di pratiche innovative. Con il convegno dei primi giorni di febbraio vorremmo fare un ulteriore salto di qualità e presentare la nostra vision della sostenibilità ed i nostri progetti. La tematica è strategica per il futuro e crediamo sia giunto il momento, anche per la aumentata sensibilità sociale, culturale ed economica della questione green, di essere protagonisti attivi e dinamici di questa fase storica così importante con proposte e azioni pratiche. Il convegno si prefigge un obiettivo importante e quindi vogliamo su questo costruire un percorso condiviso all’ interno del movimento cooperativo”.“Con orgoglio - continua Rigotti - dico che il Trentino agricolo è stato precursore nel campo della sostenibilità come ha dimostrato l’adozione della lotta integrata fin dai primi anni Novanta. Oggi vogliamo fare degli ulteriori passi in avanti. Per esempio, nel settore del vino tramite il Consorzio Vini è stato promosso un percorso per giungere alla certificazione della produzione integrata

a livello provinciale, che sarebbe la prima in Italia in un distretto territoriale così ampio. È giunto il momento di valorizzare meglio, in maniera visibile, il nostro impegno per la salvaguardia dell’ambiente e della salute”.“Le cooperative agricole - approfondisce Rigotti - hanno maturato un buon grado di sensibilità rispetto ai temi della sostenibilità, ma dobbiamo essere consapevoli che non ci si può fermare e che il futuro sarà orientato su questi temi, che anche il mercato chiede con sempre maggiore insistenza. Forse abbiamo lavorato tanto ma comunicato poco, credo che ora dobbiamo impegnarci anche a far sapere di più cosa facciamo. Certamente dobbiamo anche riuscire a comunicare che il concetto di sostenibilità non va inteso unicamente in termini ambientali, ma che la sostenibilità è anche qualità dell’ambiente di lavoro, gestione attiva delle risorse naturali, cura del tessuto sociale, etica comportamentale”.Nelle scelte di acquisto il consumatore si dimostra sempre più sensibile al valore della sostenibilità. “Quando fanno la spesa - conclude Rigotti - le persone si preoccupano anche della salubrità dei prodotti che mettono nel carrello, non solo del prezzo. Per questo dobbiamo comunicare e rafforzare la conoscenza di come operiamo e di quello che facciamo per valorizzare i prodotti agricoli del nostro territorio”.

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IN PRIMO PIANO | coltivare la sostenibilità

“Una catena coordinata”Alessandro Bertagnolli, presidente Cantina Aldeno e del Consorzio Vino del Trentino.

Presidente Bertagnolli, cosa si aspetta dal convegno 2016 “Coltivare la sostenibilità”?Mi aspetto che crei stimoli verso il vero significato di produzioni su cosa significano veramente pratiche di coltura e ambienti sostenibili. Si tratta di fare un passo avanti, di prendere atto che la sostenibilità si raggiunge attraverso una “catena” di comportamenti e di motivazioni coerenti, non solo con l’applicazione di qualche protocollo. E’ da un ventennio che il Trentino pratica la lotta integrata, trovandosi avanzato rispetto ad altre realtà. Occorre però non solo curare i dettagli, ma ampliare la visione. Forse la rincorsa al mercato ha fatto abbassare un po’ la guardia? Non direi, ad Aldeno, ad esempio, abbiamo tutta la cantina certificata bio. Ma occorre andare oltre nell’essere più consapevoli del’obiettivo che si vuole

raggiungere. Perché un “processo” sia sostenibile ogni azione deve collegarsi all’altra.E la grande distribuzione, che ha spesso svolto un ruolo di appiattimento su varietà e colture, anche dovrà cambiare?La distribuzione segue i consumatori e i consumatori sono sempre più attenti a quello che mangiano. Lo constatiamo ogni giorno. L’uomo dopotutto è ciò che mangia. E molti supermercati hanno ormai gli angoli del biologico, rifornimenti da zone e colture sostenibili e differenziate. Ma occorre insistere, uscire dalla presenze episodiche, creare una rete di sostenibilità.C’è il clima giusto per lanciare un “Manifesto sostenibile”.La sostenibilità non è solo il biologico, che forse ne è la massima espressione, ma che non può crescere in un deserto. Produrre in modo sostenibile significa esercitare pratiche meno impattanti per l’ambiente, per gli operatori-coltivatori, per i consumatori. Senza dimenticare che in ciò che si fa è necessaria anche una sostenibilità economica.

“Occorre accelerare”Bruno Lutterotti, presidente Cavit e Cantina di Toblino

Presidente Lutterotti, come vede questo convegno sulla sostenibilità?Più che una svolta è un’evoluzione. È dagli anni 90, nel frutticolo e nel vinicolo che s’è avviato un continuo miglioramento nel ridurre l’impatto sull’ambiente delle produzioni e lo sforzo riguarda non solo la Cavit, ma l’intero sistema, con il Consorzio Vini. Si è puntato però soprattutto a inseguire un concetto di salubrità, più che di sostenibilità a 360 gradi nell’economia, nell’ambiente. In questo momento occorre accelerare un sostenibilità generale, dall’operatore al consumatore.Dibattiti e polemiche non riguardano però solo la sicurezza dei contadini.La sicurezza dell’operatore in campagna va estesa anche a chi abita nelle zone rurali altrimenti nasce un divario che allarga i conflitti sociali. Per questo non bastano le “buone pratiche” occorre dare una base scientifica a ciò che si fa. E infatti con l’Istituto Superiore di Sanità si stano esaminando tutti i prodotti usati nelle coltivazioni, d’intesa con la Fondazione Mach. Andiamo sul concreto, di “protocolli ce ne sono tanti…”. I prodotti di bassa gamma li eliminiamo.

Ma ci sono le difese passive, i trattori pressurizzati.Non solo trattori e atomizzatori! Gli studi riguardano i prodotti a livello molecolare e i loro effetti sull’organismo umano. Ma alla sostenibilità viene interessata tutta la filiera: eliminazione del diserbo chimico non tanto per l’inquinamento, ma per garantire la vitalità dei suoli. La frutticoltura è più complessa della viticoltura: le fitopatie sono più complicate da controllare. In sostanza però il punto è che non bastano provvedimenti “spot”, ma occorre costruire un sistema produttivo “sostenibile” mattone su mattone. E ciò significa in primo luogo responsabilizzare il produttore e aumentarne la professionalità. Riconoscerà il mercato questo sforzo anche costoso? Il mercato è sempre difficile da decifrare, ma una cosa è certa: per rafforzare le imprese nella concorrenza la sostenibilità ambientale si pone come valore aggiunto essenziale. Non se ne può prescindere. Già le principali imprese hanno riconosciuto che l’offerta di un percorso certificato dall’operatore al consumatore è un valore strategico.Si confonde spesso la sostenibilità con il biologico.La sostenibilità non è contrapposta al biologico, che ha una sua fetta di mercato e va guardato con il massimo rispetto. Ma la sostenibilità ha un orizzonte più vasto, guarda più lontano.

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IN PRIMO PIANO | coltivare la sostenibilità

Un impegno insito nei valori della cooperazioneLaura Ricci, presidente Trentino Green Network

“Con il convegno Coltivare la sostenibilità - spiega Laura Ricci, presidente di Trentino Green Network - vogliamo dare centralità all’agricoltura e alla sua capacità di innovare e di ricercare la qualità valorizzando il territorio in tutte le sue energie”. “La sostenibilità - argomenta Ricci - comporta la ricerca di un delicato equilibrio tra molti elementi: l’economia agricola, il mercato, i consumatori, i lavoratori del settore, il territorio. Gli strumenti tecnici e l’innovazione che favoriscono

un minor impatto ambientale devono coniugarsi con le regole del mercato e le leggi dell’economia. È sempre più forte la richiesta da parte dei consumatori e delle comunità di un’agricoltura a basso impatto ambientale e sana”.“Trentino Green Network - riferisce la presidente - è un team di professionisti con competenze trasversali impegnato da 15 anni nella consulenza ad aziende ed enti locali sullo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni: ambientale, sociale ed economica. Il significato dello sviluppo sostenibile è insito nei valori della cooperazione”.

7’20’’

“Diffondere fiducia, non paure”Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot

Dalpiaz, cosa dire alle migliaia di frutticoltori che devono affrontare il passaggio della sostenibilità, per molti versi epocale, faticoso e anche costoso?I frutticoltori sono già pronti e preparati. Gli sforzi sul fronte della sostenibilità sono forti già da molto tempo ed i risultati significativi. Oggi bisogna accelerare il percorso, rendendosi conto che la sostenibilità non

è un concetto astratto ma una componente del valore finale del prodotto. Se vogliamo sostenere i bilanci delle aziende frutticole dobbiamo anche (non solo) essere convincenti sul fronte della sicurezza ed aperti alla domanda di vivibilità del territorio che viene da una parte importante della società civile. Da questo punto di vista gli euro che spendiamo (circa 1.000.000 di €/anno) non devono esser visti come un costo ma come un investimento necessario. Tutto questo ai frutticoltori non lo diremo: l’abbiamo già detto!Ma di fatto, c’è da iniziare tutto daccapo?La frutticoltura trentina ha fatto passi straordinari sul fronte della sicurezza del prodotto. Il settore è arrivato alla certificazione del sistema di controllo nel 2006 (dieci anni fa) ed alla adozione dei disciplinari di produzione nazionali già dal 2008. Nello stesso anno Apot ha attivato un percorso condiviso (ed oneroso) con la Fondazione Mach per cercare soluzioni sempre più innovative per ridurre la dipendenza da fitofarmaci, per individuare tecnologie più adeguate a mitigare almeno alcuni dei fattori più critici della difesa fitosanitaria. Oggi dobbiamo cercare di accelerare questo percorso e su questo punto si auspica un recupero di collaborazione forte con gli altri settori produttivi, primo fra tutti il settore viticolo, che ha fatto autonomamente lo stesso percorso e condivide molti dei punti della sostenibilità.

Negli ultimi anni è stata un po’ abbassata la guardia sulla lotta integrata? La guardia non si è affatto abbassata, direi che semplicemente sono cambiati gli orizzonti. Negli anni Ottanta la eliminazione volontaria di alcuni fitosanitari era la priorità. Ma in quel periodo i concetti di certificazione, di bilancio del carbonio o energie rinnovabili erano ancora lontani. Oggi abbiamo fatto passi importanti anche su questi aspetti, componenti essenziali della "sostenibilità". Il settore frutticolo guarda con grande attenzione a scenari più ampi, nazionali ed europei, coscienti che la sfida va ben oltre i confini di una vallata o di una provincia.Basta la sostenibilità per rilanciare l’immagine e il mercato delle mele?Certamente no, ma la sostenibilità è una parte sempre più importante per restare forti sul mercato. Altrimenti non saremmo in grado di interpretare a fondo il concetto di "sostenibilità", che oltre alle componenti ambientale e sociale, ne contempla una "economica".Una considerazione finale: in questa sfida noi riteniamo fondamentale una collaborazione aperta tra i diversi comparti produttivi, in particolare quello vitivinicolo, che parte da presupposti tecnici diversi ma condivide strumenti ed obiettivi. Così come una azione forte, coordinata ed aperta con tutte le istituzioni coinvolte in questa area di lavoro. Ed infine bisogna attrezzarsi per dialogare di più con le comunità locali, almeno con quelle componenti più pronte a capire che siamo un settore più che attento, impegnato e forte di molti risultati, ma che necessita di lavorare per fare crescere migliaia di operatori e non solo qualche decina di aziende di punta. Posso dire che dovremmo tutti lavorare per diffondere "fiducia" invece di giocare sulle "paure"?

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IN PRIMO PIANO | coop in musica

Sono una decina le scuole musicali cooperative del Trentino, che lavorano per lo più con bambini e ragazzi, facendo loro conoscere il magico mondo della musica a livello amatoriale o professionale. D’altro canto suonare uno strumento aiuta anche in settori che non hanno a che fare con la musica. E se può sembrare un luogo comune che suonare uno strumento alleni il cervello, esistono ormai diverse ricerche che provano come chi si dedica alla musica sia più sensibile nel riconoscere i suoni del linguaggio e abbia, in definitiva, un aiuto in più nelle lingue straniere. Ma non è tutto.

ASCOLTO…E SOLIDARIETÀ“La musica insegna a tutti, giovani e adulti perché non è mai tardi per imparare, a darsi una disciplina. Si inizia spesso per gioco, ma per progredire occorre studiare, trovare un metodo”. Ne è convinto Ezio Vinante, direttore della scuola musicale “Il Pentagramma” che nelle valli di Fiemme e Fassa è presente nelle due sedi di Tesero e Pozza di Fassa. “C’è un altro aspetto – precisa – nei corsi di musica d’insieme entra in gioco

la relazione con gli altri, come accade nella vita anche quando si fa parte di gruppi e associazioni. Questo fa bene al carattere, fortifica, insegna il rispetto, insegna anche ad aiutare gli altri perché quando si suona in più d’uno è indispensabile andare insieme. Insomma, la musica d’insieme è, letteralmente, ascolto. Musicale e anche umano”.Questa scuola, con seicento allievi per lo più dalla scuola materna alla terza media, ha da poco messo in piedi un interessante evento, un grande concerto al Palacongressi di Cavalese. A suonare c’erano il gruppo di fiati e la banda delle valli di Fiemme e Fassa, di fatto gli allievi della scuola e coloro che partecipano ai corsi di formazione bandistica coordinati dal Diapason. Tutti giovani dai 16 ai 25 anni, diretti dall’insegnante di flauto e musica d’insieme per fiati Roberto Silvani. E poi gli allievi del Centro Danza 2000 di Tesero. Una serata i cui proventi sono stati devoluti all’associazione Amici del Senatore Giovanni Spagnolli, impegnata in progetti di aiuto in aree bisognose principalmente dell’Africa e in parte dell’America Latina: “Se ne è occupata l’insegnante di chitarra Barbara Pedrotti,

SCUOLE MUSICALI COOPERATIVE, LIEVITO DI CULTURA E RELAZIONI In queste realtà sono coinvolti 5 mila allievi e 400 insegnanti, che trovano nella musica occasione di relazioni e coesione sociale. I trent’anni della ‘Camillo Moser’ e il concerto benefico del ‘Pentagramma’.

di Elisa Dossi

Sulle esperienze delle scuole musicali cooperative, Radio Italia anni 60 ha recentemente realizzato una trasmissione, dal titolo ‘La cooperazione in musica’. Per sentire le trasmissioni andate in onda, inquadra con uno smartphone abilitato questo codice e ti troverai nell’apposita sezione del sito con l’elenco di tutte le puntate.

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IN PRIMO PIANO

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presidente di LifeLine Dolomites, che con l’associazione Spagnolli collabora a supporto degli ospedali in Zimbabwe, dove opera dal 1997 Carlo Spagnolli. A volte lei si reca direttamente in Zimbabwe, il che

ci fa sentire tutti coinvolti quando facciamo una donazione e consente di

avere dei feedback, di sapere a che cosa si è effettivamente contribuito”. Una scuola che,

quanto a beneficenza, ha avviato anche altri progetti: “Poco prima di Natale, grazie a uno spettacolo che abbiamo replicato diverse volte – conclude Vinante – abbiamo aiutato a ricostruire una scuola in Nepal; anche qui abbiamo dei contatti diretti con il mondo della solidarietà perché la nostra ex segretaria è volontaria”.

QUARANT’ANNI IN MUSICACompleanno importante per la scuola musicale Camillo Moser di Pergine: 40 candeline sulla torta, spente di recente, con la forza di 400 allievi iscritti che oltre ai corsi di strumento seguono un percorso dedicato, con solfeggio e coro o laboratorio musicale, oppure orchestra, e tanti progetti avviati nelle scuole dell’obbligo in affiancamento agli insegnanti di musica. “La nostra è una storia particolare – racconta il direttore Marco Varner – siamo partiti come cooperativa di produzione e lavoro a metà degli

anni ’80. Prima eravamo dipendenti del Comune di Pergine, dal 1975 all’85, poi proprio il Comune ci ha indotti a autogestirci e ci siamo affidati alla Federazione, che ci ha affiancati nel dare vita alla nostra cooperativa. Il risultato è stato un ampliamento capillare sul territorio. Oggi abbiamo 110 allievi nella succursale di Baselga di Pinè e un’attività che riempie le giornate per intero, con gli studenti universitari al mattino e i più giovani al pomeriggio”.Diciotto insegnanti e due segretarie come dipendenti, corsi di fisarmonica, violino, viola, violoncello, flauto, ottoni e percussioni, batteria, pianoforte, chitarra, clarinetto, sax, canto moderno. “Da quest’anno abbiamo anche il canto lirico che è stato un vero boom – commenta Varner – in più, proprio entrando nel sistema delle scuole musicali, ci siamo accreditati per insegnare anche nelle scuole pubbliche”. La crisi ha colpito un paio di anni fa, ma non in maniera eccessiva: “Non ci siamo mai trovati con pochi studenti – spiega – quest’anno invece abbiamo raggiunto il limite massimo di iscritti per le capacità della scuola”. Una cooperativa, la Camillo Moser, che si propone di offrire un insegnamento serio e al tempo stesso divertente: “Non siamo un Conservatorio, la nostra didattica è moderna. Ed è fatta di molte materie d’insieme perché fare musica in gruppo è altamente formativo. Se nel corso dei nostri trent’anni di vita siamo cambiati, è proprio in questa direzione” conclude Varner.

5 MILA ALLIEVILe scuole musicali cooperative coinvolgono ogni anno circa 5 mila allievi e allieve, seguiti da 400 insegnanti specializzati. Tra queste ci sono la Alto Garda Smag che tra le altre cose, organizza il Garda Jazz Festival; Il Diapason di Trento, che da poco ha una nuova e spaziosa sede in via Vittorio Veneto; la scuola musicale Eccher nelle valli di Non, Sole e Rotaliana; i Quattro Vicariati con sede a Pilcante, che serve Ala, Avio, Mori, Brentonico; la Jan Novak di Villa Lagarina; la Suono Immagine Movimento di Borgo Valsugana. Oltre a queste, la scuola musicale Giudicarie, Il Pentagramma nelle valli di Fiemme e Fassa, la Camillo Moser a Pergine.

Il linguaggio universale che attraversa le culture giovanili da una parte all’altra del pianeta è la

musica: un sogno a tutto volume che

esalta le emozioni, amplifica i desideri, dilata le fantasie.

Silvia Vegetti Finzi, L’età incerta

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IN PRIMO PIANO | coop in musica

MUSICA SENZA BARRIEREDici Figurenotes, nomini una metodologia formativa che consente di insegnare a suonare uno strumento alle persone con disabilità in modo che il pentagramma sia più facilmente leggibile e non diventi un ostacolo insormontabile. Un sistema che, in pratica, consente di sbarrierare la scrittura musicale. Si tratta di un metodo finlandese che si basa su una rappresentazione grafica, colorata e concreta del suono da produrre che aiuta ad individuare le corrette posizioni delle note sullo strumento musicale.Lo hanno voluto avviare alla scuola musicale Giudicarie, una cooperativa che conta circa 700 allievi e 500 soci tra Comuni, bande e cori.

“I benefici per le persone con disabilità che imparano a suonare sono innumerevoli –spiega Gabriella Ferrari, docente del corso e responsabile per l’Italia del progetto Figurenotes – cresce l’autonomia, migliora l’inserimento nella comunità, è ampiamente favorita la socialità e ne beneficia l’autostima”.Un corso di portata notevole, che contribuisce anche a internazionalizzare la scuola grazie all’importante collaborazione con il centro finlandese.

5’05’’

La scuola musicale Camillo Moser ha compiuto 40 anni. È per una istituzione culturale un tempo significativo che attraversa epoche diverse, se pensiamo a come il mondo sia cambiato dal 1985 ad oggi. Il Secolo breve si chiuderà quattro anni dopo la nascita della Scuola musicale di Pergine con la caduta del muro di Berlino aprendo all'illusione di un mondo in cui tutti potevano godere di un benessere illimitato. Gli anni Novanta iniziano con lo scoppio della sanguinosa guerra nella ex Iugoslavia con le “pulizie etniche” che portano alla memoria la Shoa. Nel 2001 l'attacco alle Torri Gemelle cambierà per sempre la percezione del pianeta e con le crisi economiche della fine del primo decennio del Terzo Millennio inizia una fase di messa in discussione di modelli economici, sociali e culturali che l'Occidente aveva elaborato in quasi tre secoli. La Scuola musicale attraversa tutto questo interpretando sempre la sua funzione educativa e culturale alla stesso tempo. Ma oggi, in un mondo che sembra aver perso qualsiasi punto di riferimento e che affannosamente cerca da una parte di mettere insieme i cocci di una società frantumata e dall'altra di ridisegnare un paradigma per il presente e per il futuro, che significato assume l'insegnamento della musica. Subito dopo l'attacco terroristico al teatro Bataclan a Parigi del 13 novembre scorso un uomo che ha perso la compagna della sua vita scrive sui social: "Venerdì sera avete rubato la vita del mio amore, la madre di mio figlio. Ma non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio saperlo, perchè siete delle anime morte. Allora no, non vi farò questo regalo di odiarvi. Cedere al vostro odio sarebbe come cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che oggi siete. Volete che io abbia paura, che sacrifichi la mia libertà in cambio della sicurezza. Mi spiace, ma avete perso. E non avrete nenche l'odio di mio figlio". Cosa centra questo con la formazione musicale. Apparentemente nulla. Ma la persona che ha avuto il coraggio di scrivere queste parole non può che essere un uomo che ama la musica, legge libri e frequenta teatri e musei, in altre parole un essere umano che si nutre di Cultura. Perché la cultura ha questo profondo significato e valore: rendere gli uomini e le donne migliori. La Cultura come antidoto e barriera contro le

La musica è la lingua dello spirito. La sua segreta corrente vibra tra il cuore di colui che canta e l’anima di colui che ascolta.(Khalil Gibran)

barbarie che sembrano invadere lo spazio di vita di tutti noi togliendoci il respiro profondo della speranza.Così le parole che in epoche diverse grandi uomini hanno dedicato alla musica assumono, oggi un significato diverso e attuale.William Shakespeare alla fine del '500: “Colui che non può contare su alcuna musica dentro di sé, e non si lascia intenerire dall'armonia concorde di suoni dolcemente modulati, è pronto al tradimento, agli inganni e alla rapina: i moti dell'animo suo sono oscuri come la notte, e i suoi affetti tenebrosi come l'Erebo. Nessuno fidi mai in un uomo simile."Miguel de Cervantes all'inizio del '600 “Dove c'è musica non può esserci nulla di cattivo”.Pablo Casals, violoncellista e compositore spagnolo, nel 1800: “La musica scaccia l’odio da coloro che sono senza amore. Dà pace a coloro che sono in fermento, consola coloro che piangono.”Ma la frase con più forza è di Léopold Sédar Senghor politico e poeta senegalese di lingua francese: “Là dove senti cantare fermati, gli uomini malvagi non hanno canzoni”,Qui sta la funzione ultima della musica e finché ci sarà qualcuno che suona o che canta la ci sarà anche la speranza.

* Responsabile Servizio attività culturali della Provincia autonoma di Trento

FINCHÉ C’È MUSICA C’È SPERANZAdi Claudio Martinelli*

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Progettone: venticinque anni, tante storie, una realtà

“Il Progettone è stato per il sistema cooperativo trentino una straordinaria scommessa vinta”. Così la vicepresidente della Cooperazione Trentina, Marina Castaldo, nel suo intervento al venticinquesimo del Progettone. “La qualità del lavoro sviluppato con e attraverso il Progettone è Lavoro buono – ha aggiunto - sempre lavoro regolare, sempre applicazione integrale dei contratti collettivi, più del 95% di assunzioni a tempo indeterminato. Anche questo è un valore fondamentale, orgogliosa caratteristica della Cooperazione”.La Cooperazione Trentina “è il nostro partner fondamentale – ha evidenziato Innocenzo Coppola, dirigente del Servizio per il Sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale della Provincia Autonoma di Trento - Se non ci fosse stata la Cooperazione probabilmente non ci sarebbe stato il Progettone”. Oggi “festeggiamo venticinque anni di un figlio della terra trentina di cui dobbiamo essere orgogliosi – ha detto il Governatore del Trentino, Ugo Rossi – Sono migliaia e migliaia le persone transitate nel Progettone, per tutti loro una esperienza di riscatto”. All’evento ha partecipato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. È stato accompagnato in sala dal direttore generale della Cooperazione Trentina, Carlo

Dellasega. “Il Progettone – ha osservato il ministro - ha la caratteristica di combattere la condanna peggiore per ogni uomo e per ogni donna: l’idea di essere inutile a sé e agli altri. Se non ci fossero le cose che avete fatto – ha aggiunto – il territorio non sarebbe così bello”.Uno strumento formidabile che “ha permesso di valorizzare il capitale umano. Una occasione e una opportunità – ha aggiunto il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta – per non disperdere capacità e abilità. Inoltre è bene ricordare che dove c’è lavoro non c’è disagio sociale”.Presente anche Tito Boeri, presidente dell’Inps. “Il solo fatto che, il Progettone, sia rimasto in tutti questi anni – ha detto – è indicativo del suo successo. Uno strumento potenzialmente riproponibile in ambito nazionale almeno per due motivi: perché si rivolge a lavoratori in fascia di età molto difficile e perché è un esempio avanzato della collaborazione tra un ente locale e l’Inps”.Infine il vicepresidente della Provincia Autonoma di Trento, Alessandro Olivi: “Basta con l’idea che chi va nel Progettone non fa niente. Senza Progettone il Trentino sarebbe più povero”.

Il ministro Giuliano Poletti, la vicepresidente Marina Castaldo e il presidente della Provincia Ugo Rossi.

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FAMIGLIE COOPERATIVE: ACCELERARE LE AGGREGAZIONI

L’argomento delle fusioni è stato al centro del convegno autunnale del settore consumo della Federazione, introdotto dal direttore generale Carlo Dellasega, che ha riferito i risultati dell’inchiesta di questa rivista secondo cui tornano la fiducia e l’ottimismo nelle cooperative trentine (ne abbiamo parlato nello scorso numero) nel breve come nel medio periodo.Giuseppe Fedrizzi, responsabile del comparto, ha presentato la bozza di lavoro sul progetto fusioni predisposta dalla Federazione, specificando che “deve essere considerata aperta a qualsiasi contributo, integrazione e modifica”.I dati riportati al convegno dicono che il 72,4% delle vendite del sistema Famiglie Cooperative è realizzato da 22 società, che hanno un fatturato superiore ai 5 milioni di euro. Delle rimanenti, 28 Famiglie Cooperative totalizzano vendite annuali fino a 1,5 milioni, 24 da 1,5 a 5 milioni. Un elemento di criticità è rappresentato dalle dimensioni dei punti di vendita: solo 55 (su 363) hanno una superficie superiore ai 400 metri quadrati che consente di realizzare una buona redditività. La metà ha una superficie inferiore ai 100 metri quadrati. Le piccole dimensioni in molte situazioni rappresentano un limite all’operatività e alla possibilità di avere bilanci in equilibrio.Fedrizzi ha descritto il profilo della Famiglia Cooperativa ideale, che

deve essere una buona impresa che persegue l’efficienza economica e commerciale e, al contempo, una buona cooperativa con al primo posto il rapporto mutualistico e la funzione sociale. L’obiettivo della buona impresa va perseguito attraverso la formazione dei dipendenti e degli amministratori, la creazione di un’organizzazione efficiente in grado di realizzare economie di scala, l’investimento in innovazione e nel miglioramento della rete di vendita. Perché l’impresa sia anche buona cooperativa dovrà poi sviluppare un concetto di mutualità estesa, che offra risposte ai bisogni non solo dei soci ma anche delle comunità, e porsi come soggetto attivo dei progetti intercooperativi all’interno della propria realtà territoriale. Aggregazioni non solo per combattere la crisi o le emergenze economiche e commerciali ma come opportunità per generare valore e per rilanciare oltre la crisi.Il progetto di fusioni, prima di essere varato, dovrà acquisire le necessarie condivisioni, per garantire la sostenibilità sia da un punto di vista economico, che finanziario, che dimensionale e per mantenere e rafforzare il legame con le basi sociali.Paola Dal Sasso, vicepresidente della Federazione per il settore consumo, ha invitato a guardare alle aggregazioni “come un’opportunità per migliorare l’efficienza del sistema di consumo. Non si parla di far sparire negozi e nemmeno di stravolgerli, ma solo di dare vita a delle realtà più forti, strutturate, capace di proiettarsi al futuro con maggiore forza e competenza”. “Il cambiamento – ha aggiunto Dal Sasso – è l’unica soluzione per uscire da questo momento difficile, rimanere fermi costa meno fatica ma non porta certo ad esiti felici”. “Se vogliamo avere un futuro – ha concluso – dobbiamo iniziare a guardare avanti e prepararci a nuove sfide, dobbiamo evolverci, rinnovarci, affrontando una riorganizzazione che ci possa rendere più efficienti”.

In primo piano Paola Dal Sasso e Giuseppe Fedrizzi, rispettivamente vicepresidente e responsabile per il settore del consumo della Federazione. Nelle altre immagini i cooperatori che hanno partecipato all’assemblea.

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A SARDAGNA LA “FAMIGLIA” RADDOPPIA

A Vezzano “Coop Trentino” tutto nuovo Mangiare meno, mangiare meglio

Famiglia Cooperativa di Povo3.700 soci49 collaboratori9,6 milioni di fatturato

Si è passati dalla novantina di metri quadrati di ieri ai 182 metri quadrati di oggi. Aumentate le possibilità di acquisto per il consumatore e hanno tenuto conto delle indicazioni e delle esigenze espresse da soci e clienti.“Un esempio significativo di sinergia tra pubblico e privato, tra Comune di Trento e cooperativa – ha spiegato la presidente Alessandra Cascioli, presidente della Famiglia Cooperativa di Povo – L’immobile è di proprietà del Comune di Trento. I lavori di ampliamento sono stati realizzati dal Servizio edilizia pubblica. L’arredamento è stato curato dalla Famiglia Cooperativa. Sono stati rispettati i tempi programmati per riconsegnare il negozio alla comunità. Un ringraziamento particolare lo indirizzo all’ex presidente, Roberto

L’ultima settimana dello scorso mese di ottobre è stata particolarmente ricca di eventi per la cooperazione di consumo. In soli sette giorni si sono registrati tre tagli del nastro: a Tierno di Mori, a Sprè di Povo, a Vezzano. Nel centro della Valle dei Laghi si è completato il trittico di eventi con il brindisi di avvio attività del nuovo “Coop Trentino”. Tra le novità che caratterizzano l’offerta al consumatore: pane a libero servizio, il reparto dei prodotti biologici, la rosticceria e la pasticceria.L’inaugurazione si è trasformata in

Noi siamo ciò che mangiamo. Frase che è bene non rimanga vuota enunciazione perché la salute passa (anche) dalla tavola. La Famiglia Cooperativa Altopiano di Pinè ha organizzato la serata su “mangiare meno, mangiare meglio. Consigli per una dieta sana”. Relatori: la dietista Nicoletta Segnana sulla corretta alimentazione e Paolo Lazzaro, medico, sul tema delle intolleranze alimentari. “Hanno cercato di fare chiarezza - spiega la vicepresidente Cristina Casagranda - con termini accessibili a un pubblico eterogeneo e interessato su come comportarsi nelle scelte alimentari quotidiane”.

Merz, per aver dato il via e guidato gran parte dell’iter del progetto”.Il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, ha ricordato che “uno dei principi ispiratori della nostra amministrazione comunale è garantire servizi ai cittadini nel capoluogo e nei sobborghi. Quanto realizzato e inaugurato oggi lo dimostra”.La Federazione Trentina della Cooperazione è stata rappresentata dalla vicepresidente per il settore del consumo, Paola Dal Sasso che ha messo in luce l’importanza del senso di appartenenza e della fedeltà di acquisto di soci e clienti, fondamentali per garantire futuro al punto vendita.Il responsabile del negozio di Sardagna è Giovanni Mesisca. Collabora con lui Natasha Decarli. Il direttore della Famiglia di Povo è Marco Weber.

una festa di comunità. Quanto realizzato ha permesso di potenziare un servizio importante per il consumatore sia egli socio o cliente. La cerimonia, breve nella sua durata ma ricca nei suoi significati, ha preso il via con le parole del vicesindaco (e facenti funzioni di sindaco) di Vezzano, Gianni Bressan. È proseguita con l’intervento del presidente di Sait, Renato Dalpalù e la benedizione della struttura affidata a don Paolo Devigili che ha anticipato il taglio del nastro.

L’esterno del nuovo punto vendita e il taglio del nastro inaugurale.

Taglio del nastro inaugurale a Vezzano.

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MEZZACORONA BRINDA AL BILANCIO RECORD: FATTURATO A 175 MILIONI DI EURO (+2,1%)Non sente crisi il bilancio del Gruppo Mezzacorona che nella seconda metà di dicembre ha riunito in assemblea i 1.600 soci. Un'assemblea sicuramente “storica” perché salutata dal nuovo record assoluto di bilancio: sfiorati i 175 milioni di euro di fatturato con oltre 44 milioni liquidati ai soci.Risultati di grande soddisfazione e per questo il presidente Luca Rigotti ha ringraziato i soci e tutto lo staff dei collaboratori, in primis il direttore generale Fabio Maccari, per il grande lavoro svolto sia a livello produttivo che commerciale nel solco della piena fedeltà alla mission aziendale e cioè garantire un giusto reddito ai soci, salvaguardare le produzioni di qualità e valorizzare i marchi.Un cammino, quello del Gruppo Mezzacorona, fatto di una continua volontà di investire nell'innovazione, nella promozione internazionale dei vini trentini, nello sviluppo di nuovi mercati, nella visione aperta dell'impresa agli altri soggetti del territorio.

Il bilancioNel complesso, il Gruppo ha sviluppato un fatturato consolidato di 174.718.189 euro contro i 171.149.725 euro dell’anno scorso, nuovo record storico assoluto con un aumento del 2,1%. Il liquidato totale per i soci nell’annata agraria 2014-2015 ha toccato i 44.248.470 euro.

L’utile netto di Gruppo è stato di 1.510.226 euro in aumento rispetto a 1.242.752 euro dello scorso bilancio. La resa finale è stata di 107 euro al quintale.Il patrimonio netto consolidato di Gruppo ha toccato i 90.792.109 euro, in ulteriore aumento rispetto agli 89.285.025 euro del 2014.Il cash-flow generato dal Gruppo si è attestato sulla cifra di 12.145.756 euro.I collaboratori del Gruppo alla chiusura del bilancio al 31 agosto 2015 erano 434.Il Gruppo Mezzacorona può contare su circa 2800 ettari di vigneto di qualità nel solo Trentino Alto Adige ed oltre 700 ettari in Sicilia, è leader per la produzione di cinque varietà: Pinot Grigio, Chardonnay, Gewurztraminer, Teroldego

Rotaliano e Lagrein I marchi di proprietà sono Mezzacorona, Rotari, Tolloy, Feudo Arancio/Stemmari. Mezzacorona sca è la holding del Gruppo Mezzacorona e controlla la filiera dalla campagna fino al vino affinato; si è specializzata come azienda di supporto alle aziende agricole dei soci, con una consulenza di alto livello attuata da un team di tecnici di prim'ordine in tutta la filiera produttiva, dal vigneto fino alla prima lavorazione in cantina ed una filosofia fortemente orientata alla sostenibilità delle produzioni.Le attività agro-industriali, commerciali e di marketing sono delegate alla Nosio spa (controllata direttamente da Mezzacorona sca al 60%), che è la subholding del Gruppo e costituisce il motore degli investimenti e dell’innovazione. A sua volta Nosio spa controlla la Prestige Wine Imports Corp.(per il mercato Usa), la Bavaria Gmbh (per il mercato tedesco) ed entrambe le società per la gestione delle due tenute in Sicilia (Solsicano sarl e Villa Albius sarl). Alla Mezzacorona sca, come noto, sono associate anche le Cantine sociali di Ala e di Salorno.

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1600 soci2800 ettari vigneto44,2 milioni di liquidato

MEZZACORONA BRINDA AL BILANCIO RECORD: FATTURATO A 175 MILIONI DI EURO (+2,1%)

L’exportDa qualche anno il Gruppo Mezzacorona ha terminato la lunga stagione degli investimenti infrastrutturali. Dopo questa fase necessaria di rafforzamento, tutti gli sforzi aziendali sono stati concentrati nello sviluppo commerciale. Già oggi il Gruppo Mezzacorona esporta i propri prodotti in oltre 60 Paesi del mondo valorizzando l'immagine del Trentino. L’export infatti costituisce oltre l’80% del volume di affari del Gruppo, con una forte presenza negli Stati Uniti, in tutta l’area tedesca (Germania, Austria, Svizzera), nella Scandinavia, nel Regno Unito, nel Canada, nell’Europa dell’Est e nel Giappone. Ora gli obiettivi principali sono in primis la Cina, gli altri Paesi dell'Estremo Oriente, la Russia e, in prospettiva, anche l’America Latina.

SostenibilitàMezzacorona, focalizzata nel suo ruolo di azienda agricola regionale, è costantemente orientata alla qualità e alla tutela ambientale. È stata la prima azienda in Trentino negli anni Settanta a puntare sulle Doc e sulle pratiche più avanzate per la produzione integrata, che sono state recepite e adottate da tutta la base sociale insieme con le più interessanti innovazioni agronomiche sviluppatesi negli anni. Fondamentale è stato anche l’apporto della ricerca enologica grazie alla Cantina sperimentale di microvinificazione interna e al Laboratorio di analisi e controllo della qualità. Il direttore Maccari ha esposto ai soci le numerose iniziative basate sul rafforzamento della ricerca, sulla consulenza tecnica ai soci in campagna e sul mantenimento della qualità e dell'eccellenza raggiunte.

Turismo e social mediaIl Gruppo ha realizzato strutture architettonicamente originali e suggestive promuovendo l’attività di enoturismo, grazie alla “Cittadella del Vino” e al “PalaRotari”, divenuti ormai un punto di riferimento anche per l’offerta turistica del Trentino con presenze di oltre 30.000 visitatori l’anno ed una vasta gamma di eventi ospitati.Uno dei passaggi strategici più interessanti dell’ultimo anno è stato anche l’investimento rilevante sulla comunicazione e sui social media, con dei risultati davvero notevoli in termini di contatti e di diffusione per i tre marchi principali Mezzacorona, Rotari e Feudo Arancio.

Il comparto meleNel comparto mele l’annata agraria 2014/2015 è stata commercialmente molto difficile a causa di varie problematiche ed in particolare l’embargo russo alle importazioni e le tensioni geopolitiche nel Nord Africa ed in Medio Oriente. Il liquidato ai soci è stato di 27 euro al quintale. L’impegno operativo si è concentrato sul progetto di riorganizzazione complessiva delle strutture produttive, del personale e degli indirizzi tecnici di campagna. I soci di Mezzacorona gestiscono 550 ettari di mele. È opportuno ricordare che nell’agosto 2009 è stato inaugurato il nuovo magazzino frutta di Mezzacorona, oltre ad essere stato lanciato il marchio “Valentina”.

La sede del Gruppo Mezzacorona con il presidente Luca Rigotti (a sx) e il direttore Fabio Maccari (a dx).

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loro spazio di azione. Un itinerario di riflessioni per individuare risposte su cosa possa fare il singolo (in quanto “middle”) perché avvenga un miglioramento e una crescita continua del sistema del credito cooperativo trentino.In questa edizione i partecipanti hanno deciso di impegnarsi in un lavoro di gruppo per portare nel proprio contesto quanto ascoltato, letto, visto, studiato. È stato scelto un tema di interesse comune per "mettere mano e poter individuare in prima persona spazi di azione possibili perché accada qualcosa”.Il tema è lo stesso che ha dato il titolo all’evento finale: “Chi ben comunica è a metà dell’opera. Esigenze e resistenze nella comunicazione in banca, all’interno del sistema e con la clientela.”Il gruppo (tra parentesi la Cassa Rurale di appartenenza) era formato da: Marco Arcari (Valle dei Laghi), Mirco Dagostin (Fiemme), Matteo Degaudenz (Levico), Edoardo Filz (Folgaria), Nicola Maffei (Adamello-Brenta), Giuliano Merlo (Lavis-Valle di Cembra), Mauro Nadalini e Mauro Pintarelli (Pergine), Mirella Perina (Valsugana Tesino), Sara Taraborelli (Giudicarie Valsabbia Paganella), Elena Tonetta (Lizzana), Danilo Webber (Mezzocorona). Coordinamento di Francesca Vidi (Banking Care – Formazione Lavoro).“La qualità della comunicazione che riusciamo a porre in essere è direttamente proporzionale alla qualità dei risultati che riusciamo a raggiungere”. Ne sono certi i dodici middle manager che hanno frequentato e concluso il percorso. In conclusione, citando Henry Ford, i partecipanti hanno ricordato che “ritrovarsi insieme è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo”.

Chi ben comunica è a metà dell’opera

I numeri del decimo Middle Management41 incontri formativi153 questionari a middle e top manager del credito cooperativo trentinoIncontro con 23 Casse Rurali Trentine18 incontri autogestiti

Si è conclusa la decima edizione del progetto “Middle management”. Un percorso manageriale durato tre anni organizzato da Formazione Lavoro-Banking Care che si pone l’obiettivo di supportare i partecipanti nello loro capacità di influenza verso la direzione e di coinvolgimento e ascolto dei collaboratori, aumentando così il

Foto di gruppo dei partecipanti all’ultimo corso di Middle manager.

N O M I N ESchelfi vicepresidente di Federcasse Diego Schelfi, presidente della Federazione dal 2003 al 2014, è stato nominato vicepresidente di Federcasse, l’associazione nazionale delle Bcc e Casse Rurali che ha anche confermato all’unanimità alla sua guida Alessandro Azzi. In Consiglio nazionale anche Giorgio Fracalossi.Il Consiglio ha approvato le linee guida che dovranno guidare l’azione di Federcasse nel periodo transitorio di realizzazione della riforma, riassunte in cinque punti: 1. Il presidio della definizione del quadro normativo nelle pertinenti sedi legislative e regolamentari.2. La funzione di garanzia verso le Bcc nella declinazione della riforma, soprattutto su contratto di coesione, sistema di garanzie reciproche.3. Il coordinamento della gestione delle eventuali situazioni di criticità nel periodo di transizione verso il nuovo assetto di integrazione in un Gruppo Bancario Cooperativo.4. Le iniziative a supporto della riduzione dei costi.5. Il coordinamento delle progettualità di sistema su molti impattanti ambiti operativi di derivazione normativa.

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Importante riconoscimento per il Gruppo tecnico di elisoccorso del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino Trentino. Il premio Zanlucchi è stati infatti consegnato dalla presidente della Fondazione Cassa Rurale di Trento, Rossana Gramegna, nelle mani del coordinatore Massimiliano Zortea e di Franco Nicolini in rappresentanza delle 17 unità del Gruppo tecnico di elisoccorso.I premiati hanno ricordato e fatto rivivere la loro recente spedizione in Nepal alla ricerca di Renzo Benedetti e Marco Pojer, vittime di una frana provocata dal terribile sisma dello scorso aprile.Hanno raccontato della devastazione del Paese

dopo il terremoto e le difficoltà di effettuare soccorsi a popolazioni che vivono oltre i tremila metri di quota.Alla cerimonia ha partecipato la signora Emma, figlia di Ernesto Zanlucchi. “Papà sarebbe stato felice di questa assegnazione – ha detto – perché molto coerente con quanto faceva e tanto amava: la montagna, l’aiuto agli altri, il volo”. Ernesto Zanlucchi, ricordiamo, è stato il primo pilota di elicottero impegnato nel servizio di soccorso in montagna.

Il “Premio Zanlucchi” all’elisoccorso

Il Trentino conta 700 soccorritori. Di questi, 17 sono impegnati nell’elisoccorso

Più di un nuovo socio al giornoSono 403 i nuovi soci della Cassa Rurale di Trento. Il benvenuto è stato dato loro dal presidente Giorgio Fracalossi, e dal direttore generale, Giorgio Bagozzi. Carlo Dellasega ha portato il saluto della Cooperazione Trentina, offrendo agli ospiti una panoramica sul movimento.Gli interventi hanno poi spiegato ai nuovi soci il significato di essere socio di Cassa Rurale, mettendo in primo piano diritti e doveri, primo fra tutti lo spirito di appartenenza. A seguire è stata presentata la struttura della banca, i suoi numeri, il suo radicamento territoriale, il suo essere nella comunità e per la comunità. Altro momento importante la premiazione del concorso fotografico dedicato alle “Piazze di Trento e dei sobborghi”. Tredici autori di altrettante istantanee. La giuria ha assegnato il primo premio a Claudio Cescatti con “È rinata una piazza”. Gli altri due gradini del podio sono stati occupati da Rita Lever con “Piazza Prigioniera” e Claudio Fuochi con “Piazza Duomo: Andante Mosso”. Le immagini sono state pubblicate sul calendario 2016 della Cassa Rurale.

Folgaria, è nata la Cassa Rurale degli AltipianiL’assemblea dei soci ha deliberato, oltre al cambio della ragione sociale, lo spostamento a Carbonare di Folgaria della direzione generale e la riduzione dei componenti del consiglio di amministrazione. Dopo l’omologazione del nuovo Statuto si chiamerà Cassa Rurale degli Altipiani. Il territorio di riferimento rimane lo stesso e include Folgaria, Lavarone, Luserna. La direzione generale sarà trasferita a Carbonare, mentre la sede legale rimarrà a Folgaria in piazza San Lorenzo. A fine settembre i crediti erogati alla clientela ammontavano a 184 milioni, 266 milioni era l’importo della raccolta del risparmio, mentre il patrimonio si attestava sui 14,8 milioni di euro. Dopo due anni di gestione commissariale, la Cassa Rurale si trova nella condizione di guardare avanti con una certa serenità. Sono stati sensibilmente alleggeriti i crediti deteriorati e i costi che gravavano sul bilancio.

La presidente della Fondazione Cassa Rurale di Trento, Rossana Gramegna, consegna il premio Zanlucchi a Massimiliano Zortea e Franco Nicolini

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Per vedere il video della presentazione delle due cooperative e sentire le voci dei ragazzi coinvolti, inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

MANI UNITE E IDEE SCOLPITE

Sono due nuove associazioni cooperative scolastiche. I soci sono gli studenti delle classi prima e seconda dell’Istituto Tecnico Economico dell’Istituto Arcivescovile di Trento. “Con questo progetto – è stato ricordato – i ragazzi imparano a interagire, a rispettarsi a vicenda, e applicare nel vivere di ogni giorno i valori della solidarietà e della mutualità”. “Mani unite” conta diciotto soci. Il presidente è Michael Giacca. Obiettivo di questo gruppo di studenti della seconda superiore: realizzare il giornalino scolastico che offra la

possibilità a tutti di esprimersi e di condividere un progetto. L’esperienza cooperativa è al secondo anno. Dodici mesi fa il gruppo si era dedicato all’organizzazione di tornei di calcio. “Idee scolpite” ha ventidue soci. Il presidente è Nicola Battisti. Mission della cooperativa formata da ragazzi che frequentano il primo anno della scuola superiore: organizzare e allestire mercatini dell’usato. Inoltre realizzare e vendere oggetti. Quanto ricavato sarà destinato a iniziative di solidarietà. Il ruolo di notaio, per la firma dell’atto costitutivo, è stato affidato a Carlo Dellasega, il direttore generale della Cooperazione Trentina. “Siete davvero una gran bella squadra – ha esordito incontrando i ragazzi. Quella che vivrete sarà una bella esperienza. Vi aiuterà a prendere decisioni insieme. Si dialoga, ci si confronta e, alla fine, si prende una decisione. La cooperativa è uno strumento che aiuta a unire di più. Fondamentale è applicare il valore della fiducia, un vero e proprio bene economico”.

Arriva l’inverno? Si comunica ad alta quota

Flash Mob anni Ottanta al mercatino di Natale

Torna l’inverno e con lui arriva puntuale il progetto Alta quota delle Casse Rurali Trentine, che promuove nelle principali località sciistiche del territorio alcuni prodotti ed iniziative di sistema.Grazie ad accordi particolarmente vantaggiosi che prevedono postazioni riservate agli utenti locali, anche per la prossima stagione, dunque, le Casse Rurali sono riuscite a garantire la propria presenza pubblicizzando i propri prodotti finanziari, assicurativi, di pagamento e dedicati al “mondo casa”.I format pubblicitari sono posizionati sui tornelli, su pannelli o bandiere posizionati alla partenza o all’arrivo degli impianti oppure a fianco degli orologi all’ingresso delle seggiovie e funivie. Tutti luoghi pensati in base al transito degli sciatori, al fine di dare continuità ad una serie di messaggi ripresi nei luoghi di maggior traffico.

L’atmosfera natalizia, con canti, cori e profumi si è improvvisamente interrotta nel bel mezzo del mercatino di Piazza Fiera, quando un gruppo di ragazze della Scuola di ballo D.Lab ha acceso un’enorme cassa acustica e presentato un flash mob con una coreografia di ballo sulle note dei più famosi brani della musica degli anni Ottanta, con vestiti a tema. La folla si è subito avvicinata, guardando con curiosità e simpatia questo spettacolo improvvisato. L’obiettivo: richiamare l’attenzione dei giovani per promuovere la partecipazione al nuovo concorso a premi “Dance and Music Contest” delle Casse Rurali Trentine organizzato nell’ambito del sistema di offerta oom+ e dedicato ai giovani tra i 15 e 25 anni residenti in Trentino.Una gara creativa che si svolgerà direttamente online sul sito www.oraomaipiu.it. Le iscrizioni resteranno aperte fino al 29 febbraio.

Con questo progetto i ragazzi imparano a interagire, a rispettarsi a vicenda, e ad applicare nel vivere di ogni giorno i valori della solidarietà e della mutualità. Ricciarda Laurenzi e Letizia Tevini, insegnanti

Una bella foto di gruppo dei giovani coinvolti nelle due nuove Associazioni cooperative scolastiche.

La partenza della cabinovia di Pradalago. I Flash mob promozionali del Dance and Music Contest.

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IN DICEMBRE 4 CASSE RURALI TRENTINE HANNO PREMIATO L’IMPEGNO A SCUOLA DI 250 GIOVANI.

B O R S E D I S T U D I O

Lavis-Valle di CembraSono stati settantuno gli studenti premiati dalla Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra nel consueto appuntamento di inizio dicembre. Diciannove diplomi di maturità, cinquantadue lauree (37 triennali, 9 magistrali, 6 a ciclo unico) che portano a quota 877 il numero complessivo di premiati dall’anno di introduzione delle borse di studio a oggi per un “investimento in cultura e sapere” di poco inferiore al mezzo milione di euro.

TEMA: IL FUTURO FANTASCIENTIFICO

“Uno sguardo fantascientifico sul futuro” è il tema della ventiquattresima Borsa di Studio Val di Cembra riservata agli studenti di terza media della scuole di Albiano, Cembra, Segonzano e Verla di Giovo. I ragazzi potranno interpretare il tema sia in forma scritta e sia grafico pittorica, unendo aspetto stilistico e contenutistico.La Borsa di Studio è sostenuta dai Comuni, dalla Comunità di Valle, dalle Casse Rurali di Giovo e Lavis-Valle di Cembra, dalla Cooperazione Trentina e dall’Avis Valle di Cembra.

Valli di Primiero e VanoiQuest’anno sono stati trentacinque i giovani premiati dalla Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi per i risultati brillanti che hanno caratterizzato il loro percorso formativo, dalla scuola professionale all’Università. Inoltre sono stati premiati gli autori di cinque tesi di laurea dedicate al Primiero: Chiara Gaio, Barbara Jang, Marta Pradel, Simone Simoni e Valeria Zugliani.

Adamello-BrentaDal diploma di scuola media inferiore alla laurea magistrale. È ricco il “ventaglio” di studenti premiati dalla Cassa Rurale Adamello Brenta. Quest’ultimo sul palco dell’Auditorium dell’Istituto Guetti di Tione se ne sono contati cinquantacinque.

Valsugana e TesinoTrentasette diplomati alle scuole medie e superiori, trentaquattro laureati, con laurea triennale o specialistica, a cui si aggiungono diciotto giovani che hanno scelto di approfondire le proprie competenze linguistiche recandosi all’estero. In totale, 89 studenti e studentesse che hanno visto riconosciuto, nel corso di una cerimonia al Teatro parrocchiale di Telve, il proprio impegno scolastico grazie ai premi allo studio della Cassa Rurale Valsugana e Tesino

Per vedere il video sulle borse di studio della Cassa Rurale Valsugana e Tesino, inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

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BAIL-IN, STRUMENTI DI SISTEMA PER CAPIRLO E SPIEGARLO

In riferimento alla nuova Direttiva Europea su risanamento e risoluzione delle banche in crisi (c.d. BRRD) in vigore dal 1° gennaio 2016, Cassa Centrale Banca ha realizzato un nuovo progetto di comunicazione “Introduzione al Bail-in: le nuove regole europee sulla gestione delle crisi bancarie”, che vuole da un lato essere un supporto educativo e di sintesi circa le novità normative alle banche socie e clienti e alla comunità in generale e dall’altro valorizzare il potenziale vantaggio competitivo del sistema del credito cooperativo. L’introduzione di un nuovo termine di comparazione fra le banche, basato sulla solidità patrimoniale, contribuirà alla creazione di nuovi scenari nelle strategie di posizionamento competitivo e di comunicazione dei principali operatori del nostro settore.La Direttiva introduce in tutti i Paesi europei regole armonizzate per prevenire e gestire le crisi di banche e imprese di investimento, limitando la possibilità di interventi pubblici da

parte dello Stato. L’eventuale crisi di una banca verrà risolta con il nuovo meccanismo detto bail-in: il salvataggio dell’istituto di credito non avverrà più con i soldi pubblici dello Stato e/o delle banche centrali come è stato sino ad oggi, ma le perdite dovranno essere assorbite da azionisti e creditori. I depositi bancari inferiori a 100.000 Euro sono sempre garantiti e i depositanti ne rispondono comunque solo per gli importi eccedenti a tale soglia.“L’impatto della normativa sul sistema bancario è enorme – spiega Giuseppe Armani, responsabile marketing di Cassa Centrale – perché capovolge la prospettiva: il cliente si trova nella condizione di dare fiducia alla banca, valutandone la solidità patrimoniale tramite il parametro Cet1 Ratio”. “Abbiamo inteso garantire un’adeguata comprensione della nuova Direttiva – aggiunge Alessandro Failoni, alla guida del team di Consulenza Direzionale di Cassa Centrale Banca – mettendo in campo prima di tutto una serie di attività formative rivolte ad

amministratori, direzioni e dipendenti delle banche, utilizzando anche supporti informativi focalizzando l’attenzione sui concetti principali”.Il progetto è caratterizzato infatti sia da strumenti di comunicazione interna, rivolta alle banche socie e clienti, sia da supporti promozionali caratterizzati da un linguaggio semplice e rassicurante, rivolti alla clientela delle banche stesse e alla comunità in generale In virtù della propria solidità patrimoniale le Casse Rurali Trentine presentano un parametro ‘CET1 Ratio’ ben al di sopra dei requisiti minimi di capitale complessivo previsti dalle normative europee e superiore a quello del sistema bancario italiano.Le Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali, grazie alle attività formative e ai supporti informativi realizzati, sono state così preparate ad informare la clientela e la comunità in generale sulle novità della normativa, per renderla consapevole e responsabile sulle proprie scelte bancarie.

Per vedere il video tutorial che spiega come funzionano le nuove regole europee sulla gestione delle crisi bancarie inqua-dra con smartphone abilitato questo codice.

Contribuiranno al 'salvataggio interno',

nell'ordine, i possessori di:

1. AZIONI

2. TITOLI SUBORDINATI

3. OBBLIGAZIONI

4. DEPOSITI SUPERIORI A 100.000 €

SI APPLICA ANCHE A TITOLI GIÀ EMESSI.

I DEPOSITI BANCARI

INFERIORI A 100.000 €

SONO SEMPRE GARANTITI

Dal 1° gennaio 2016 entra in vigore

una nuova normativa europea per

la gestione delle crisi bancarie,

per evitare che gli effetti del dissesto

si propaghino sui bilanci degli Stati.

Chi possiede un’obbligazione bancaria potrebbe veder convertito in azioni e/o ridotto (tutto o in parte) il proprio credito, ma solo se le risorse degli

azionisti e di coloro che hanno titoli di debito subordinati (ovvero più rischiosi) si sono rilevate insufficienti a coprire le perdite e a ricapitalizzare la banca.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI CHIEDI ALLA TUA CASSA RURALE O VISITA IL SITO WWW.BANCADITALIA.IT

(salvataggio interno)BAIL-INBAIL-IN

Il cliente può valutare la solidità della

Banca controllando un indicatore

denominato CET 1 ratio.

Più alto è questo valore percentuale

più la banca è solida.

Mar

keti

ng C

CB

– 1

1.20

15 –

GR

AFF

ITI

Casse Rurali

Trentine

15,5%CET1 ratio

dati al 31/12/2014

Sistema Bancario

Italiano

11,8%CET1 ratio

dati al 31/12/2014

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A LEDRO INSIEME CONTRO IL GIOCO D’AZZARDO

A Cavalese attenzione alle famiglie giovani

A Tuenno “Ragazzi dell’Europa”

La Cassa Rurale di Ledro è sensibile al tema della prevenzione e del contrasto al gioco d’azzardo patologico. Una piaga dei giorni nostri che, spesso, sfocia in situazioni drammatiche per famiglie e società. Il gioco compulsivo non è solo un problema di chi è adulto. I dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche dimostrano che circa il 40% degli studenti ha giocato d’azzardo nell’ultimo anno e che oltre il 10% dei giovani giocatori ha una modalità di gioco definita “a rischio”.Per promuovere una sensibilizzazione

La Cassa Rurale Centrofiemme ha pensato, concretizzato e presentato il nuovo mutuo dedicato alle giovani famiglie residenti sul territorio. L’istituto di credito cooperativo è ben consapevole del rallentamento complessivo del mercato del lavoro e della complessiva riduzione del volume d’affari del settore immobiliare. Per questo ha scelto di mettere in campo

intende valorizzare la progettualità giovanile, in questo caso l’investimento per apprendere una lingua straniera, utile e necessario strumento non solo all’interno del percorso scolastico, ma anche e soprattutto nell’odierno sempre più complesso mercato del lavoro. La Cassa Rurale ha promosso inoltre una serie di incontri con le comunità servite ogni giorno. “Trovo particolarmente importante che si

su questo argomento, la Rurale di Ledro ha organizzato una serata al Centro culturale di Locca di Concei. Relatore: Andrea Gentilini, responsabile Ufficio relazioni esterne di Cassa Centrale Banca e presidente della cooperativa sociale Punto d’Approdo. A vivacizzare e a sdrammatizzare la serata ci ha pensato Lucio Gardin, autore del cortometraggio sulla ludopatia. Titolo: “Diario di una Trappola”. La Cassa Rurale, inoltre, ha voluto festeggiare i soci che da oltre mezzo secolo condividono i valori e i principi della Cooperazione. Un particolare ringraziamento e un sincero apprezzamento ai tanti che hanno accompagnato la Cassa in questi decenni. A consegnare il riconoscimento il presidente Marco Baruzzi, il direttore Marco Gabrielli e gli ex-presidenti Alberto Foletto e Moreno Brunialti.

una fetta dei propri utili a supporto appunto di famiglie e mercato immobiliare residenziale.”Oggi il mercato – è stato spiegato – mostra timidi segnali di ripresa che vanno supportati, non alla ricerca di nuova crescita inflattiva, ma con l’intento di consolidare una graduale ripresa dei prezzi di mercato, permettere alle giovani coppie l’accesso al credito a condizioni vantaggiose e offrire quindi contestualmente maggior stabilità economica e finanziaria alle imprese operanti in tali settori”.

trovi il tempo – come è stato evidenziato - per incontrarsi con le varie comunità, condividendo con i territori della nostra operatività quotidiana anche quelli più periferici, ragionamenti, decisioni e novità”.

Premiazione per il progetto “Ragazzi dell’Europa” della Cassa Rurale Tuenno Val di Non. L’iniziativa offre la possibilità ai giovani soci e clienti dell’istituto di credito cooperativo di ottenere il premio di studio per affrontare un percorso all’estero. Un riconoscimento che

Due momenti della serata organizzatadalla Rurale di Ledro.

Da destra il presidente della Cassa Rurale Centrofiemme Marco Misconel e il direttore Marco Boschetto.

I ragazzi premiati dalla Cassa Rurale Tuenno Val di Non.

Nel 2014 in Italia sono stati spesi 85 miliardi di euro nel gioco d’azzardo. Di questi 570 milioni in Trentino.

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PUNTO D’INCONTRO E COOPERFIDI: UN TETTO AI SENZA DIMORA

Melinda, di corsa e in fiera

Vervè: le nuove bollicine di Roverè

A partire dall’inizio di dicembre le persone senza dimora dispongono di un nuova struttura di accoglienza per la notte. L’iniziativa è della cooperativa Punto d’Incontro, impegnata da oltre trent’anni a dare sostegno alle persone in condizione di grave marginalità o povertà. Nel 2015 sono state più di 1.200 le persone che hanno trovato un aiuto al Punto d’Incontro, anche grazie al lavoro di una cinquantina di volontari, tra cui molti studenti universitari.Con Patrimonio Spa, società della

Si è colorata di giallo e di blu la “Corsa dei Santi” di Roma. Sono molti i valori che accomunano questo evento e il Consorzio Melinda: solidarietà con chi ne ha più bisogno, attenzione ai problemi sociali, rispetto della natura, piacere di stare insieme all’aria aperta, gusto per l’attività fisica, attenzione per una sana alimentazione. Melinda, inoltre, ha partecipato all’Artigiano in Fiera la più importante

Vervé, un nome che richiama il brio del perlage omaggiando, grazie alla "e accentata" finale, cantina e territorio. Fucsia e azzurro i colori scelti per packaging ed etichetta. 2012 l'anno di vendemmia, per oltre 30 mesi di maturazione in bottiglia. Questa la carta di identità dei due primi Trentodoc della Cantina Roverè della Luna Aichholz.La presentazione nel corso di un grande evento. Una vera e propria serata spumeggiante ospitata in Cantina alla presenza, accanto al presidente Diego Coller e al direttore Corrado Gallo, di Carlo Dellasega, direttore generale della Cooperazione Trentina, dell’assessore provinciale all’agricoltura Michele Dallapiccola, del presidente di Cavit Bruno Lutterotti e di Enrico Zanoni, presidente dell'Istituto Trento Doc e direttore generale di Cavit.

Provincia, è stata individuata la struttura idonea ad ospitare il dormitorio. Si trova in via Santa Croce: è in centro città ed è raggiungibile a piedi, le camere sono a due posti, dispone di una cucina e di una sala da pranzo-soggiorno. L’accoglienza è assicurata dalle 18.30 alle 8 e comprende la somministrazione della cena a piatto unico (pasta o minestra) e della colazione. Le persone che possono pernottare sono fino a 14.Aderendo allo spirito e alle finalità

dell’iniziativa, il consiglio di amministrazione di Cooperfidi ha deliberato di contribuire al progetto di accoglienza del Punto d’Incontro con uno stanziamento di 15 mila euro. La consegna del contributo è avvenuta nella sede di Cooperfidi alla presenza dell’intero consiglio di amministrazione, presieduto da Renzo Cescato, e del direttore Claudio Grassi. Per il Punto d’Incontro sono intervenuti la consigliera Ana Debonis e il direttore Alberto Cortelletti.

manifestazione internazionale dedicata all’artigianato. Un autentico e affascinante giro del mondo in cui la cultura, le tradizioni, la storia e la manualità degli artigiani di oltre cento Paesi si mettono in mostra con genuina autenticità.È stata occasione per far provare a tutti MelaRido, l’iniziativa promossa per incoraggiare i più piccoli a mangiare frutta. In tutte le confezioni in vendita si troveranno, insieme alle mele, delle cialde decorate completamente commestibili, a forma di buffe faccine da applicare facilmente sulle mele.

La consegna dell’assegno da Renzo Cescato di Cooperfidi ad Ana Debonis del Punto di Incontro.

La nuova etichetta della Cantina di Roverè della Luna.

Melinda a Roma, sponsor della Corsa dei Santi.

Punto di Incontro1.200 persone accolte nel 201450 volontari impegnati

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Car sharing, l’evoluzione della mobilità

Il formaggio con la montagna nel cuore

Per Vincenzo Visetti, responsabile organizzazione nella Federazione, il car sharing rappresenta una ottima possibilità per le aziende, sia per risparmiare che per contribuire a migliorare l’ambiente. Da dicembre è attiva anche la prima colonnina pubblica di ricarica elettrica davanti alla Federazione in via Segantini. Servirà per la ricarica delle batterie della Opel Ampera con motore elettrico parcheggiata in quella postazione. Alla fine dell’uso in car sharing della vettura gli utenti potranno attivare direttamente la ricarica a tutto vantaggio del successivo cliente e dell’ambiente.Entro fine anno verrà anche aperta una nuova stazione di parcheggio nella zona sud di Trento, in via Gocciadoro, in prossimità della rotatoria tra la Piscina Fogazzaro e l’Ospedale S. Chiara.Per migliorare le prestazioni della flotta car sharing e abbattere ulteriormente l’impatto ambientale, nelle ultime settimane sono stati sostituiti con nuovi modelli la metà dei veicoli in servizio. Del nuovo parco macchine fanno parte anche due automezzi omologati con 7 posti, collocati in via Segantini e in piazza Dante a Trento.Oggi gli abbonati al servizio sono 500: ai cento privati si aggiungono 400 utenze aziendali. Tra le organizzazioni, una trentina, che hanno sottoscritto convenzioni con la cooperativa Car Sharing rientrano: l’Università di Trento, la Federazione, il Muse, Fbk, il Comune di Rovereto, Trentino Sviluppo.

Piace ai trentini (e ai turisti) il servizio di autovettura condivisa. A cinque anni dall’avvio, la flotta della cooperativa Car Sharing Trentino ha raggiunto le 14 auto, parcheggiate a Trento (10), Rovereto (3) e Riva del Garda (1). La percorrenza si è quasi triplicata e il numero dei viaggi è più che raddoppiato. I dati che si riferiscono ai primi dieci mesi del 2015 parlano di 255 mila km. fatturati e di 25 mila ore di utilizzo. La presentazione dei “numeri” del servizio e l’inaugurazione della nuova stazione di ricarica elettrica di via Segantini è avvenuta nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta alla Federazione Trentina della Cooperazione. Soddisfatti la presidente della cooperativa Car Sharing Trentino, Antonella Valer e il direttore Marco Cattani, secondo cui sta crescendo la cultura della sostenibilità, di cui la mobilità è uno degli aspetti maggiormente significativi. Il direttore della Federazione, Carlo Dellasega, ha evidenziato la capacità di innovazione che accompagna un progetto di questo tipo.

Presentato il nuovo filmato istituzionale di Trentingrana Dop. Il video, prodotto in diverse versioni sarà impiegato a fini pubblicitari. Allevatori, casari, operatori e tecnici di laboratorio, con grande spirito di partecipazione, hanno preso parte alle riprese avvenute tra agosto 2014 e giugno 2015, per un periodo complessivo di sette giorni di intenso lavoro di produzione, contribuendo a rendere vivi, in maniera semplice e vera, i valori del territorio, della sua gente e dell’arte casearia che lo contraddistingue.Tutta la comunicazione sarà coordinata e verterà sul concetto chiave e ben sintetizzato nel claim “il formaggio con la montagna nel cuore”. Poche e semplici parole, in grado di esprimere la genuinità del prodotto e la sua derivazione montana, caratteristica distintiva e unica di questo prodotto a confronto di tutti gli altri della categoria “grana”.

La cooperativa Car Sharing Trentino è nata nel luglio 2009 per iniziativa di Trentino Trasporti, Trentino Mobilità, Coop Car Sharing Bolzano(non più attiva) e Associazione Trentino Arcobaleno.

Per vedere il filmato di Trentingrana inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

Per vedere il filmato con le novità della cooperativa Car Sharing Trentino, inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

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“Il cambiamento del welfare che l'attuale contesto socio-economico e politico impone va visto come un'opportunità e non come un ostacolo alla continuità imprenditoriale e alla funzione sociale. Se da un lato la regia spetta al pubblico, dall’altro le cooperative sociali possono arricchire il sistema creando reti di collaborazione, mettendo insieme risorse e sinergie che costituiscono un volano per generare innovazione e individuare strategie alternative.” Questo il messaggio di Serenella Cipriani, presidente di Consolida all’assemblea dei soci rivolto all'Assessore provinciale alla salute e solidarietà sociale Luca Zeni. “Ci candidiamo per essere partner in una logica di sussidiarietà, in azioni di sinergia complementare e non in subalternità al pubblico - ha affermato la presidente del consorzio – e questo richiama alla responsabilizzazione, alla fiducia e alla reciprocità del pubblico e del privato per un futuro in cui tutti abbiano l’opportunità di vivere in salute fisica, mentale, sociale, non solo attraverso l’adozione di uno stile di vita sano e buone prestazioni sanitarie, ma anche con la presenza di buoni servizi sociali, educativi, conciliativi, buon lavoro e sostenibilità ambientale". La cooperazione sociale può diventare così uno strumento di connessione di reti formali e informali, connettore di mondi diversi per restituire a chi deve tradurre in atti politici i bisogni dei territori. All'interno di questo inquadramento generale la presidente ha

affrontato anche temi più specifici come la programmazione, l’accreditamento, la fiscalità e i voucher invitando la Provincia a dare attuazione alle norme già in essere definendone l'applicazione con modalità partecipative che coinvolgano le imprese sociali e tutti gli attori del territorio. L’assessore Zeni ha accolto le sollecitazioni confermando che l'impegno della Provincia è proprio quello di dare una linea di indirizzo chiara e di costruire le scelte insieme ai diversi soggetti del territorio tra i quali la cooperazione sociale; "siete – ha affermato Zeni – una delle realtà più importanti non solo dal punto di vista dimensionale, ma anche per la capacità che avete dimostrato di mettervi in gioco, di dialogare, di aprirvi all'innovazione e al cambiamento".

Le cooperative sociali di Consolida hanno incontrato l’assessore provinciale Zeni.

Le cooperative sociali possono arricchire il sistema del welfare creando reti di collaborazione, mettendo insieme risorse e sinergie che costituiscono un volano per generare innovazione e individuare strategie alternative.

Serenella Cipriani, presidente di Consolida

NUOVO WELFARE, OPPORTUNITÀ NON OSTACOLO

Ricò, il negozio del riuso condivisoHa aperto i battenti a Spini di Gardolo Ricò, il negozio del riuso condiviso. Un progetto avviato con il sostegno della Fondazione Cassa Rurale di Trento, su iniziativa della cooperativa sociale CS4 . Nel negozio di via Kufstein, nella palazzina inaugurata a maggio che ospita proprio la cooperativa CS4, con Aurora e Ge@ Trentina Servizi, si possono acquistare a prezzi molto contenuti o scambiare oggetti per la casa, vestiti per adulti e bambini, piccoli elettrodomestici, passeggini e carrozzine, giocattoli, libri. Si possono inoltre consegnare beni di consumo in buono stato, che possano essere riutilizzati per lo stesso scopo per cui sono stati creati. Gli oggetti sono presi in carico da un addetto che li controlla e ne verifica la conformità. Da acquistare si trovano poi gli articoli prodotti dai laboratori di CS4 in collaborazione con gli artisti Matteo Boato e Alessandro Dimauro, ideatori del marchio Border: wine dress (vesti bottiglia), porta tablet, astucci, borse shopper di tela, tutti realizzati con materiali riciclati. Una sfida di sostenibilità, quella di Ricó, incoraggiata anche dalla Comunità Europea. Ricó è aperto il lunedì dalle 9 alle 14 e il martedì e il mercoledì dalle 9 alle 19.

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I SERVIZI DI CITTÀ FUTURA ANCHE CON L’E-COMMERCEVita frenetica tra lavoro e famiglia, informazioni spesso incomplete, sportelli affollati, sono alcuni dei problemi legati all’organizzazione domestica di tutti i giorni.Per offrire risposte adeguate alle domande delle famiglie, ognuna con esigenze, tempi e richieste diverse, sono nati i primi portali di e-commerce dedicati ai servizi alla persona e alla famiglia e per il welfare aziendale. Le famiglie hanno infatti bisogno di risposte veloci e sostenibili: con un clic, una telefonata o una visita presso lo sportello la persona vuole trovare risposte senza “girare come una trottola” per la città. Non siamo ancora ai livelli degli Usa e dei Paesi nord europei, ma anche in Italia stanno nascendo sempre più siti tematici e giganti dell’e-commerce stanno investendo su questo mercato. Due dati: il 34% degli italiani usa l’e-commerce, in crescita costante; il 53% delle mamme acquista prodotti e servizi per la famiglia on line.Sono queste le motivazioni che hanno spinto Città Futura ad aderire ai progetti Familydea e Family Advisor, estendendo la propria offerta anche sui portali e-commerce di servizi dedicati alla persona e alla famiglia. Dall’assistenza domiciliare al babysitting qualificato, dal

servizio pulizie all’assistenza infermieristica, dalle lezioni per i figli all’assistenza dell’avvocato: questi sono solo alcuni dei servizi offerti che le famiglie possono trovare ed acquistare on-line.Nello specifico, nell’ambito del progetto Familydea, è nato il marchio registrato Buy social che garantisce al consumatore l’acquisto di beni o servizi prodotti da cooperative e organizzazioni del Terzo Settore promuovendone l’identità sociale e stimolando comportamenti di acquisto e di consumo responsabile.

La home page del portale Familyidea, al quale ha aderito anche Città Futura.

il 34% degli italiani usa l’e-commerceil 53% delle mamme acquista prodotti e servizi per la famiglia on line

Ecco i vincitori del Festival Tutti nello stesso piattoSettima edizione per "Tutti nello stesso piatto", il festival internazionale di cinema cibo e videodiversità organizzato dalla cooperativa Mandacarù. Un evento dedicato ai cambiamenti del pianeta che si è concluso a fine novembre. La giuria ha sottolineato la capacità dei 32 film in competizione di essere un ottimo spunto di riflessione e uno sguardo attento sul contemporaneo, sapendone cogliere contraddizioni e criticità, evidenziando problematiche che spesso sfuggono all’informazione ufficiale. Tra i lungometraggi sono stati premiati, ex aequo, Good things await, di Phie Ambo (Danimarca) e Imaginary Feasts, di Anne Georget (Francia e Belgio). Il primo è la storia di un contadino ottantenne che adotta l’approccio biodinamico, pur a rischio di dover chiudere l’azienda per le pressioni delle istituzioni. Il secondo è una vicenda di resistenza: nei campi di concentramento nazisti, nei campi di prigionia giapponesi, nei gulag sovietici, i prigionieri scrissero libri di ricette per affermare la propria esistenza e immaginare ancora un futuro. Sul Focus Culture del Cibo a vincere è stato The Birth of Saké, di Erik Shirai (Giappone). Menzioni speciali a Soul of a banquet, di Wayne Wang (Stati Uniti) e a Cooking up a tribute di Andrea Gómez e Luis Gonzalez (Colombia, Perù, Messico, Stati Uniti e Spagna) Tra i cortometraggi ha vinto Sunflower seeds, di Antonis Tolakis (Grecia), mentre il pubblico ha premiato Human e Amore cucina e curry, e Between The devil and the Deep si è aggiudicato la menzione speciale .

La locandina di Good things await, il lungometraggio primo classificato.

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Comunità che educano

NON SOLO SPAZIO DI LAVORO

L'educazione è elemento vitale delle relazioni umane e punto di partenza per costruire il futuro del Paese, per questo oggi serve una nuova alleanza educativa sul territorio che consenta a tutti di contribuire nel proprio ruolo e con le proprie competenze. Questa la tesi messa al centro della settimana di eventi che si è conclusa all'inizio di dicembre con la IV edizione del Festival della Famiglia intitolato “Comunità educanti per il benessere sociale e la competitività dei territori”, organizzato dall'Agenzia per la Famiglia della Provincia autonoma in collaborazione con Educa. Esperti, accademici e rappresentanti istituzionali sia di enti locali che nazionali ed europei, ma anche i testimoni di esperienze concrete hanno confermato come oggi diversi soggetti (famiglie, giovani, insegnanti, imprenditori, ricercatori, esponenti della società civile e del terzo settore, ecc.) possano tornare ad essere protagonisti attivi dell'educazione costruendo il benessere della propria comunità. Tra i protagonisti del programma culturale anche le cooperative

Startupper o imprenditori, free-lance o consulenti oggi hanno realisticamente due strade da percorrere: lavorare da casa o intraprendere il coworking, metodo di lavoro americano che prevede condivisione degli spazi lavorativi mantenendo un’attività indipendente. Anche l'incubatore di impresa Trentino Social Tank - oltre a servizi legati all'innovazione nel settore del welfare, dei servizi alla persona e dell'economia sociale - offre diverse postazioni lavoro e un grande open space. Ma per offrire ai propri co-worker la possibilità di conciliare vita privata con i ritmi di lavoro spesso irregolari di chi è libero professionista, TST ha stretto una partnership con la

sociali di Consolida, in particolare con il seminario "Costruire comunità educanti: lavori in corso" organizzato da EducaLab, il laboratorio di innovazione promosso dal consorzio con il coordinamento scientifico di Ivo Lizzola, professore dell’università di Bergamo, cui partecipano 12 associate. La gestione di un rifugio in montagna, un laboratorio per la lavorazione del legno in una scuola elementare in cui le persone con disabilità svolgono il ruolo di artigiani esperti, la rigenerazione e valorizzazione delle periferie, un programma di eventi culturali su benessere e alimentazione con il coinvolgimento di chef esperti e persone con problemi di salute mentale come aiuto cuochi, sono alcune delle esperienze presentate nel seminario dalle quali emerge secondo Lizzola come le cooperative trentine stiano re-interpretando il loro ruolo di imprese sociali andando oltre la residualità in cui viene spesso confinato l’intervento educativo e aprendo nuove forme di dialogo, ideazione e collaborazione con le famiglie, le istituzioni e la società civile.

start-up Familyadvisor. "I nostri clienti potranno accedere all'omonima piattaforma online - spiega la presidente Elisa Poletti - e acquistare a prezzi molto vantaggiosi servizi come il babysitting a ore e gestito da strutture professionali, ma anche i cosiddetti servizi salva-tempo quali spesa a domicilio o il disbrigo pratiche. Il tutto è gestito online, comprese prenotazioni e pagamenti, ma con la comodità di ritirare eventuale merce direttamente a TST". Per chi, inoltre, non sa ancora se il co-working sia la strada giusta, TST offre un'intera giornata di prova gratuita. Valutare il proprio ufficio di lavoro, l'ambiente, la disponibilità delle persone, il comfort o le attrezzature disponibili, sono elementi molto importanti per chi lavora, spiegano Elisa, Claudio, Annemie e Soma, i 4 soci fondatori. "E per favorire la creazione di una rete di persone sempre più varia, per chi porta un amico ulteriori vantaggi". www.trentinosocialtank.it

"Lo sguardo educativo è quello che fa sentire l'altro visibile, prezioso, meritevole di un attenzione tenera ed esigente".Cardinale Angelo Bagnasco al Festival Famiglia 2015

Un’immagine dei nuovi spazi di coworking.

Luciano Malfer (PAT) con Ivo Lizzola(Università di Ber-gamo).

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La festa per i 50 anni di Anffas Trentino Onlus.

MIMOSA, MUOVERSI CONTROVENTOComunità che educano

Anffas, 50 anni insieme Concerti al buio con Irifor

La cooperativa Mimosa in convenzione con l’Azienda sanitaria gestisce da vent’anni il servizio integrato terapeutico riabilitativo. Un servizio di collaborazione articolata e positiva in cui pubblico e privato lavorano insieme per garantire qualità ad un sistema di cura complesso e risposte differenziate a bisogni delicati e difficili. Ne fanno parte oggi la comunità terapeutica di Villa Ischia a Riva del Garda, due appartamenti protetti sempre a Riva ed il Centro diurno di salute mentale di Tione. Una ventina di operatori qualificati gestiscono le attività terapeutiche e riabilitative per gli utenti dell’Unità Operativa 5 di psichiatria sui territori dell’Alto Garda e Ledro e Giudicarie. La responsabilità clinica è in capo ai centri di salute mentale dell’Azienda Sanitaria mentre tutte le attività di gestione vengono svolte in

L'Anffas del Trentino ha compiuto 50 anni. Per festeggiare al Palarotari di Mezzocorona si sono dati appuntamento i tanti amici dell'Associazione delle famiglie di persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. Ricca la serie di iniziative per quest’importante traguardo: una mostra itinerante, un convegno, un libro, un documentario e molto altro. Alla festa c’era anche il governatore Ugo Rossi, che ha voluto portare il suo saluto: "Siete una forza vitale e dinamica della società – ha detto – e un motore di cambiamento. Il vostro impegno è di aiuto a tutto il Trentino". Anffas è nata a Roma nel 1958 ed è stata la prima associazione italiana a tutela dei diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie. La filiale

trentina è stata fondata nel 1965, per rompere l’isolamento nel quale era tenuto il ragazzo “disabile” e sensibilizzare l’opinione pubblica. Da aprile 2003 la sezione è diventata un’associazione autonoma,Anffas Trentino Onlus, i cui punti di forza sono radicamento territoriale e la famiglia, intesa come parte attiva dello stato sociale, come spiega il presidente Luciano Enderle.

Per Natale la cooperativa Irifor ha proposto una serie di concerti al buio, con tre formazioni corali che si sono alternate a Trento. Protagonisti di “Dark Notes - Christmas Edition" sono stati il Freedom Gospel Choir di Trento, il Coro Vigolana e il Coro Piramidi di Segonzano, sul palco rispettivamente il 3, il 17 e il 22 dicembre. Esperienze uniche, capaci di trasmettere sensazioni indelebili al pubblico che nel buio ha potuto cogliere nuove sfumature musicali avvicinandosi alla disabilità sensoriale.

maniera integrata dalle due equipe di operatori Mimosa. “I nostri sono servizi aperti – spiegano dalla cooperativa – facciamo incontrare gli utenti e il tessuto sociale e civile in cui vivono. Anche chi è portatore di sofferenza mentale ha pieno diritto di cittadinanza. Noi lavoriamo per consentire a tutti di poter vivere dignitosamente il proprio ambiente sociale senza dover subire, oltre al proprio malessere, il pregiudizio e lo stigma. Ci muoviamo Controvento come dice il titolo della nostra rivista, ideata dai nostri utenti e in allegato ad alcuni destinatari di questo mensile”. Utenti che svolgono anche volontariato in case di riposo, creano calendari, collaborano con associazioni. “Venite a trovarci!” è l’invito lanciato da Mimosa a chiunque voglia saperne di più. Due immagini degli eventi recenti: la gita sul Gran Sasso e la festa d’estate.

Mimosa35 soci255 collaboratori7,1 milioni di fatturato

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THE HUB, LABORATORIO DI INNOVAZIONENel 2008 tre 25enni fondano la cooperativa The Hub Trentino per fornire un luogo di condivisione e lavoro. Nel 2011 la svolta con la formazione nelle scuole e ai disoccupati e con la consulenza ‘dalla progettazione alla prima fattura’.

di Paolo Campagnano

Sono arrivato in Trentino pensando di restare il tempo di un master. E invece sono trascorsi 6 anni. Sono nato a Milano e mi è sempre piaciuta la dimensione metropolitana delle grandi città, perché stimola a trovare ogni giorno qualcosa di nuovo. Vien da sé che qui all’inizio mi sono sentito un po’ stretto. Oggi apprezzo la grandezza della prossimità, il fatto che con una bici si raggiungono luoghi e persone, il verde che abbraccia. Ma che mi lega qui con la testa e con il cuore è il progetto che ho condiviso con alcuni miei coetanei: la creazione della cooperativa The Hub Trentino e la sua trasformazione in una realtà flessibile e pronta ad accogliere e a dare ali all’innovazione. Ma partiamo dal principio. Ho studiato antropologia a Bologna e il primo lavoro l’ho trovato alla ONG ‘Amici dei bambini’, dove mi occupavo da Milano di progetti di cooperazione e sviluppo in Sudamerica. Mi piaceva, ma faticavo a vedere i benefici concreti, perché ero lontano. Forse proprio questa ricerca mi ha avvicinato alla cooperazione sociale, dove la dimensione della ricaduta del beneficio è vicina e sondabile. Mi sono reso subito conto che avevo una lacuna formativa da colmare e quindi mi sono iscritto al master di Euricse in gestione delle imprese sociali. Risale a quei tempi, cioè al 2008, la mia curiosità rispetto alla rete degli Hub, cioè i luoghi di condivisione che stavano cominciando a far parlare di loro, come esempio di risposta innovativa al bisogno di rete e collegamenti per i giovani o le giovani idee e imprese. Ai sei mesi di master a Trento sono seguiti 6 mesi di tirocinio a Londra, dove ho scelto di lavorare proprio in un Hub. Ed è stata una doccia fresca: quel luogo era fucina di invenzioni, nodo di una rete mondiale, linfa di percorsi nuovi, dove si generava ogni giorno. Risale a quel periodo l’amicizia con Jari Ognibeni e con Dalia Macii con i quali è stata subito sintonia sul come far germogliare quel fermento che sentivamo

tutti: da un lato il desiderio di avere una parte attiva nella crescita degli Hub, dall’altro la volontà di costruire qualcosa di nostro, trovando risposta autonoma a quella ambizione individuale che ciascuno di noi sentiva forte. Non ci siamo mossi da un’esigenza che sentivamo provenire dal territorio, proponendo una risposta innovativa ad un bisogno. Piuttosto direi che la nostra cooperativa è nata perché credevamo nel progetto che stava alla base: offrire ai giovani come noi spazi e servizi di coworking, cioè strumenti reali per collaborare, creare rete e nuove opportunità.Le difficoltà sono state tante, inutile negarlo. Avevamo partecipato al bando Seed Money che ci ha scartati, non ci hanno accettati nell’incubatore della Manifattura. Ma non ci siamo arresi: abbiamo affittato uno spazio privato a Rovereto e siamo partiti. Tra progettazione e costituzione è trascorso un anno. La cooperativa è partita con 20mila euro di capitale, in parte nostri in parte di amici e parenti che volevano sostenerci (la mia prima fan è stata mia madre).Dedicarci full time a questo progetto non ha subito generato stipendi. C’è stato un tempo di ‘avviamento’ in cui abbiamo faticato, qualche volta anche litigato. Abbiamo avuto la fortuna di intercettare dei business angels che hanno deciso di investire nelle nostre idee con il ruolo di soci sovventori, senza quindi volere in cambio il diritto di entrare nella gestione. La scelta di condividere il rischio senza sbilanciare la governance è stata per noi una iniezione di fiducia.Così nel 2011 la cooperativa ha avuto una svolta: abbiamo capito che non potevamo puntare soltanto sul coworking, cioè sul ‘dentro’, ma aprirci al ‘fuori’, e abbiamo avviato un percorso di formazione per l’imprenditoria. Così sono partite le partnership con l’Agenzia del Lavoro e con Formazione Lavoro per dare risposte ai disoccupati. Abbiamo incontrato oltre mille persone che hanno perso il lavoro, raccontando

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CULTURA COOPERATIVA | racconti

THE HUB, LABORATORIO DI INNOVAZIONEquali e quante nuove opportunità ci sono. Abbiamo avviato la formazione nelle scuole per seminare imprenditorialità nei ragazzi, ed avvicinarli ad una società che va sempre più in quella direzione. E poi la consulenza. In Trentino ci sono tante eccellenze, ma poche occasioni di contaminazione con il tessuto sociale. Per questo offriamo consulenza sui finanziamenti dell’Unione europea, aiutando le imprese ad intercettare questi fondi. Supportiamo i processi di internazionalizzazione delle imprese trentine, lavoriamo nelle ristrutturazioni aziendali e con le pubbliche amministrazione nel campo delle smart city. Da due anni operiamo anche in Brianza sviluppando percorsi semestrali in cui selezioniamo idee imprenditoriali, accompagnando i protagonisti dalla progettazione all’emissione della prima fattura. Curiamo da tre anni la mappatura delle effervescenze

innovative in Trentino, misurando la capacità di creare lavoro attraverso la cultura.

Recentemente abbiamo deciso di spostare la sede

da Rovereto a Trento, in via Sanseverino, in uno spazio di duemila metri quadrati tra il Muse, le Albere e la nuova biblioteca. Ci piacerebbe diventasse il nuovo polo per innovazione, imprenditorialità , creatività e qualità in Trentino, facendo da ricettore alle ambizioni di quell’area. The Hub Trentino è nata infatti in un contesto di crisi ma non esaurisce la sua proposta nello spazio della durata

della crisi. Perché nel frattempo è cambiato

il modo di lavorare, ha preso piede il telelavoro,

le persone sono costrette a

spostarsi più spesso. La dimensione relazionale conta di più. È cresciuto l’ambito dei servizi: partite iva, professionisti. Il supporto che dà uno spazio come questo guarda in tre direzioni: anzitutto verso chi ha una sua attività e ha bisogno fortificare relazioni per aumentare il suo mercato, risparmiare costi e cerca un luogo identitario. Ai disoccupati offriamo job club, una serie di incontri settimanali per scambiarsi informazioni sulle possibilità e occasioni. La dimensione comunitaria è inclusiva e consente alle persone di non sentirsi sole. Infine intercettiamo nuove idee frizzanti e le incrociamo con le esigenze delle imprese già esistenti che hanno bisogno iniettare innovazione e qualità nei loro prodotti e servizi. In quest’ambito collaboro con Confcooperative per supportare la nascita di spazi simili al nostro, che siano di innovazione e contaminazione cooperativa. Una decina sono già avviati, compreso quello di Bolzano inaugurato a dicembre. Il claim è significativo: ‘A 20mila imprese può servire la tua idea’ e trasforma la rete delle cooperative italiane come mercato per i giovani e i loro progetti. Credo nella forza della rete e per questo sono nel direttivo dell’Associazione Giovani Cooperatori trentini e nella consorella nazionale. In questo percorso ci sono stati momenti di sconforto, ma ho dalla mia parte una buona attitudine al rischio e una bella dose di ottimismo. La motivazione la trovo vedendo che dal nulla abbiamo coinvolto 15 soci e diamo lavoro a 9 persone in tempo di crisi. Siamo nel campo del cambiamento che sempre ci stimola e i feedback che riceviamo ci caricano. E poi c’è la dimensione internazionale: ogni sei mesi partecipo all’incontro con i delegati degli altri Hub del mondo: guardare le cose da fuori ricarica, dà lucidità e energie nuove.

6’30’’

Scritto da Dirce Pradella

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CULTURA COOPERATIVA | era digitale

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CONVERSIONISono l’obbiettivo ultimo delle campagne sponsorizzate SEM: richieste di informazioni, prenotazioni, chiamate da mobile, acquisti, iscrizioni alle newsletter. Questi sono gli esempi principali delle conversioni ottenibili online.

SEMSearch engine marketing. È l’insieme della azioni di web marketing che servono a raggiungere conversioni. Possono essere campagne promozionali sponsorizzate online, così come azioni di altro tipo.

GOOGLE ANALYTICSÈ la piattaforma di Google che permette di monitorare i dati di traffico ai siti web provenienti dai motori di ricerca e dalle campagne sponsorizzate.

SEM RUSHStrumento utile per lo studio della concorrenza online e la pianificazione delle campagne sponsorizzate.

FACEBOOK INSIGHTSIl corrispettivo di Analytics, per tenere traccia del traffico e delle statistiche inerenti alle pagine Facebook.

GLOSSARIOCOMUNICAZIONE DIGITALE, NUOVO STRUMENTO DI VENDITA

Oggi le imprese che hanno bisogno di promuovere e vendere servizi, prodotti o eventi hanno una marcia in più: possono presidiare i canali social “frequentati” dai loro target e fare delle azioni mirate. Avendo cura di considerarli tutti, poiché maggiore è la copertura più efficacie è l’effetto leva. Google, per esempio, non è “solo” il motore di ricerca, ma anche “il” proprietario di YouTube, piattaforma sulla quale molto spesso i video promozionali convertono più di un annuncio testuale da rete di ricerca. Dopo Google è fondamentale investire su Facebook. Escludere Facebook a prescindere, è un errore che alcuni commettono ancora, perdendo una grande opportunità di raggiungere utenti ottimamente profilati per età, geolocalizzazione e interessi. “A seconda delle esigenze promozionali del cliente

– spiega Flavio Righetto, presidente della cooperativa Archimede – scegliamo il canale più adatto. Se l’obiettivo della campagna non è l’aumento della notorietà di marca, ma la vendita diretta, è importante dirigere il traffico verso un sito ecommerce e non una semplice pagina del sito”. Il tracciamento diretto e indiretto delle conversioni può avvenire soltanto in questo modo ed è importante che il cliente sappia che gli obiettivi delle campagne sponsorizzate sono molteplici: branding, remarketing, vendita, consolidamento della brand awareness, aumento e coinvolgimento della fan base sono soltanto alcuni degli obiettivi raggiungibili e tracciabili grazie agli strumenti di web marketing quali Google Analytics, AdWords, Sem Rush, Facebook Insights, ecc. E le persone? “Al di là degli strumenti sempre più sofisticati di gestione delle varie tipologie di campagne sponsorizzate – spiega Righetto – le persone rimangono sempre molto importanti. Grazie alle intuizioni e all’intervento delle persone che lavorano nel reparto di web marketing, per esempio, Archimede è riuscita a raggiungere, prima agenzia regionale, ad ottenere la certificazione Google per ‘pubblicità mobile’ e ad offrire uno dei più importanti servizi di promozione online dell’attuale ‘era digitale’”.Nell’era digitale, comunicare “digitale” è dunque imprescindibile. Farlo con il giusto mezzo e know how è la strada scelta dalla cooperativa che, nel corso del 2015 ha ottenuto due certificazioni molto importanti: è agenzia Google Partner in possesso della “Certificazione AdWords” e della “Certificazione per la pubblicità per il mobile”. Essere un’agenzia Google Partner certificata permette di avere contatti costanti con consulenti di Google Italia e Google Irlanda grazie ai quali è possibile ottimizzare al meglio le campagne promozionali attivate per i clienti. Il ranking delle campagne e le best practice applicate nelle campagne realizzate, infatti, sono due tra le discriminanti più importanti per ottenere il badge di Google. Archimede ha gestito e realizzato campagne sponsorizzate per diversi settori: food and wine (Trentodoc, Cantina Endrizzi, Ad Chini), credito e

risparmio (le Casse Rurali Trentine tramite Cassa Centrale Banca), fisco e servizi contabili (Caf Acli Servizi per il Trentino e Caf Acli nazionale), turismo (consorzi turistici e molti alberghi locali), eventi (Palazzo Roccabruna e Trentodoc), servizi per l’ambiente (Ecoopera), prodotti per l’agricoltura (BioAksxter®), e tanti altri.

Da sinistra Mauro Vicentini, Flavio Righetto, Gabriele Dalla Costa.

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CULTURA COOPERATIVA

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CENSIS, L’ITALIA DEL DORMIVEGLIAL’Istituto di ricerca registra però i primi numeri positivi (edilizia, ripresa investimenti…), dopo un anno in cui l’immagine dell’Italia è quella “di un letargo esistenziale collettivo”.

di Umberto Folena

Povera Italia, assopita in un inverno di cui ancora non s’intravede la fine. Il Rapporto numero 49 del Censis non sembra, di primo acchito, né ottimista né generoso. Ma il Censis è sempre stato così e proprio sull’assoluta sincerità ha fondato e fonda l’autorevolezza dei suoi ponderosi rapporti, zeppi di numeri e statistiche e analisi, nei quali potremmo perderci se non ci fossero le fulminanti sintesi che spesso il Censis (o dovremmo dire Giuseppe De Rita, suo fondatore e presidente?) ci offre. E quest’anno l’immagine è quella di un «letargo esistenziale collettivo» a causa del quale individui, famiglie e imprese (pure le cooperative?) «restano in un recinto securizzante, ma inerziale». Conseguenza: «Una società a bassa consistenza e con scarsa autopropulsione, una sorta di “limbo italico” fatto di mezze tinte, mezze classi, mezzi partiti, mezze idee e mezze persone».Se ci fermassimo qui, questo sarebbe il mezzo articolo di un mezzo mensile di una mezza federazione… ma qui non bisogna fermarsi. Quel che il Censis in quasi mezzo secolo ci ha insegnato, è che nulla ha una tinta sola e la realtà è un poliedro di cui mai bisogna studiare una sola faccia. E se il quadro complessivo

parla di letargo, nel generale assopimento c’è chi invece è ben sveglio e va incoraggiato, appoggiato, sostenuto affinché svegli tutti. È vero, il Paese non ha un suo progetto di sviluppo. Non sa guardare oltre l’immediato. Ma la storia italiana parla chiaro, la storia è il primo patrimonio a cui attingere in momenti grigi come l’attuale. E la storia italica parla, scrive il Censis, di «capacità inventiva e processi vincenti». La nostra forza risiede in quella «saggezza popolare» che «ci ha sempre fatto scegliere bene nei momenti cruciali della nostra evoluzione».Quella che piace, inutile negarlo, al Censis è l’Italia soft che sa affrancarsi dai poteri hard, l’Italia sanamente empirica che in assenza di regole sa autoregolarsi. Così, mentre la politica parla d’altro, i giovani vanno a lavorare all’estero o tentano la strada delle start-up, le famiglie che accrescono il proprio patrimonio lo mettono a reddito ad esempio con i bed & breakfast, aumentati a dismisura, le imprese investono in innovazione e in green economy, i territori diventano «hub di relazionalità» (dalla Milano dell’Expo ai borghi turistici), nella grande maggioranza gli stranieri si integrano e diventano parte della nostra quotidianità.Vince «il resto» (vedi la dichiarazione di De Rita qui sotto), ossia ciò che non entra nella cronaca e nel dibattito socio-politico, quel che non accede al proscenio e alle luci della visibilità. Ed è da questo «resto» che l’Italia dovrà ripartire per uscire dal letargo.E comunque alcuni numeri sembrano positivi e potrebbero essere preludio di una ripresa significativa. Il mattone torna ad attrarre risorse, con i mutui che nel periodo gennaio-ottobre 2015, rispetto all’identico periodo del 2014, sale del 94,3% e le compravendite di abitazioni s’incrementano del 6,6%. Sono ben 560 mila gli italiani che dichiarano di gestire una struttura ricettiva per turisti, ad esempio case vacanza o bed & breakfast, per un fatturato di circa 6 miliardi di euro. Con il Jobs Act, l’occupazione è salita di 204 mila unità, la disoccupazione scende all’11,9% anche se ancora moltissimo rimane da fare per tornare sui livelli del 2008. Intanto le esportazioni valgono il 29,6% del Pil e continuano a crescere (più 4,2%) anche nei primi nove mesi del 2015. Vincono i produttori di macchine e apparecchiature; vince l’agroalimentare, che nell’anno dell’Expo fa il boom di esportazioni (più 6,2% nei primi otto

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mesi del 2015) riconquistando la leadership mondiale del vino (oltre 3 miliardi di export). Cresce il turismo, più 33,3% dal 2000, con un più 47,2% di stranieri. E i beni durevoli? Dopo il calo dal 2007 al 2013, sono tornati a crescere, segno di un ritorno di fiducia. E crescono gli acquisti su Internet, praticati da 15 milioni di italiani.A ben vedere, forse, non di Italia del letargo si dovrebbe parlare, ma del dormiveglia. Tra chi dorme c’è ancora la politica, e finché non si desta lei, il Paese non potrà svegliarsi del tutto. «La politica – scrive il Censis – deve farsi performance. Deve tagliare con il passato ed essere percepita come veloce, efficace, risolutiva». Rimane il deficit di fiducia nelle istituzioni, che in Italia è tra i più bassi in Europa. Ai minimi termini è la fiducia nei partiti (9%), nel Governo (16%) e nel Parlamento (17%); poco superiore è la fiducia nelle autorità regionali e locali (22%), meno della metà di quella registrata nel resto d’Europa (47%). Non è un caso che aumentino le liste civiche: nei comuni capoluogo si passa dal 30% del 2007 al 65% del 2015. Le élite locali vogliono affermare il proprio diritto all’autogoverno. È l’Italia della sveglia alternata, del ciascuno per sé, del geniaccio italico che ci tiene a galla e potrebbe perfino rimettere in moto il Paese… se uscisse dal letargo.

4’30’’

DE RITA E L’ITALIA DEL “RESTO”

CHE COS’È IL CENSIS

«Cosa resta oggi del grande processo di globalizzazione vista come occidentalizzazione del mondo? Il policentrismo di tanti diversi sviluppi e la crescita faticosa di una poliarchia. Nella nostra storia, il resto del mito della grande industria e dei settori avanzati è stata l'economia sommersa e lo sviluppo del lavoro autonomo. Il resto del mito dell'organizzazione complessa e del fordismo è stata la piccola impresa e la professionalizzazione molecolare. Il resto della lotta di classe nella grande fabbrica è stata la lunga deriva della cetomedizzazione. Il resto dell'attenzione all'egemonia della classe dirigente è stata la fungaia dei soggetti intermedi e la cultura dell'accompagnamento. Il resto del primato della metropoli è stato il localismo dei distretti e dei borghi. Il resto della spensierata stagione del consumismo (del consumo come status e della ricercatezza dei consumi) è la medietà del consumatore sobrio. Il resto della lunga stagione del primato delle ideologie è oggi l'empirismo continuato della società che evolve».Giuseppe De Rita, presidente del Censis, illustrando il Rapporto annuale dell'istituto

Il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali), è un istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964, divenuto nel 1973. Da oltre 50 anni una costante e articolata attività di ricerca, consulenza e assistenza tecnica in campo socio-economico. Tale attività si è sviluppata nel corso degli anni attraverso la realizzazione di studi sul sociale, l'economia e l'evoluzione territoriale, programmi d'intervento e iniziative culturali nei settori vitali della realtà sociale: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza. Dal 1967 pubblica l’annuale “Rapporto sulla situazione sociale del Paese”, considerato il più qualificato e completo strumento di interpretazione della realtà italiana.

CULTURA COOPERATIVA | scenari

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CULTURA COOPERATIVA

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 1 - G E N N A I O 2 0 1 6

Due premi di laurea per festeggiare10 anni di Donne in cooperazioneIn occasione dell’assemblea annuale delle Donne in cooperazione sono stati celebrati i dieci anni di attività dell’associazione insieme alle socie fondatrici. Per l’occasione è stata lanciata una nuova iniziativa volta a indagare e valorizzare il ruolo delle donne nello sviluppo della cooperazione, dell’economia e società civile: due borse di studio del valore complessivo di 1.500 euro.

di Sara Perugini

Una tesi di laurea che indaghi e approfondisca il ruolo delle donne nello sviluppo della cooperazione, dell’economia e della società civile. Un’analisi, realizzata negli anni accademici 2014/15 o 2015/16 da studenti e studentesse iscritte a un’Università italiana, in grado di fare emergere il contributo dato dalla componente femminile della società allo sviluppo economico, ma non solo, del mondo in cui viviamo. Ai migliori elaborati in questo settore sarà destinato il premio, a una tesi di laurea triennale e a una di laurea specialistica, istituito dalle Donne in cooperazione per celebrare i 10 anni di attività. Il bando per accedere al riconoscimento, del valore complessivo di 1.500 euro, scadrà il 12 maggio 2017.L’iniziativa, che vede l’associazione collaborare con la Commissione provinciale dirigenti cooperatrici di Bolzano, è stata presentata in occasione dell’assemblea annuale, momento centrale dei festeggiamenti per l’importante traguardo raggiunto. “Con questo premio – ha commentato la presidente Nadia Martinelli – intendiamo favorire la ricerca e l’approfondimento sui temi che l’associazione sviluppa e creare nuove sinergie con il mondo accademico”.

Grazie alle fondatriciL’assemblea è stata anche l’occasione per rendere omaggio alle fondatrici dell’associazione: Chiara Andreatta, Cristiana Angeli, Norma Benoni, Angiola Brida, Maria Chiara Costa, Sandra Dodi, Mariangela Franch, Clara Mazzucchi e Dirce Pradella. “Nel 2005 – ha ricordato la prima presidente Sandra Dodi – la presenza femminile ai vertici delle cooperative trentine era molto bassa, con solo l’1% di direttrici, il 12% di consigliere di amministrazione e l’8% di presidenti donna”. Numeri che hanno rappresentato uno stimolo importante per le socie del direttivo

nel proporre progetti e iniziative volte a valorizzare la presenza femminile nel sistema cooperativo trentino, come ha sottolineato Barbara Grassi, seconda presidente dell’associazione. È stato ricordato, inoltre, il sostegno dato all’associazione dall’allora presidente della Cooperazione Trentina Diego Schelfi.Nel corso di questi dieci anni l’associazione, che oggi riunisce 248 socie e soci, di cui 22 uomini e 4 cooperative e un’associazione, ha dato vita a numerosi progetti e proposto diversi percorsi formativi per fornire ulteriori strumenti culturali utili a raggiungere una reale parità di genere all’interno del movimento cooperativo, ma non solo. E i numeri dimostrano che il viaggio intrapreso sta andando nella giusta direzione, con un aumento della componente femminile nella governance delle cooperative che è passata dal 13% del 2005 al quasi 22% di oggi, seppur ci sia bisogno di lavorare ancora per raggiungere almeno il 30% indicato dall’Alleanza cooperativa internazionale.Analizzando i dati più in profondità emerge come anche all’interno dei singoli settori le donne iniziano ad essere più presenti anche ai vertici. “Dal il 2008 al 2015, ad esempio, – ha spiegato Simonetta Fedrizzi, coordinatrice dell’attività dell’associazione della Federazione – la componente femminile nel settore delle cooperative di lavoro, servizio, sociali e abitazione è passata dal 23 al 30%, nel consumo dal 16 al 31%, nel credito dal 10 al 16% e nel settore agricolo dal 1,9 al 3,5%”.All’assemblea hanno portato il loro saluto anche la vicepresidente della Federazione Trentina della Cooperazione Marina Castaldo, l’assessora provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari che ha messo in luce l’importanza del lavoro dell’associazione nell’aumentare la consapevolezza di donne e uomini dell’importanza del pluralismo di genere.

Per vedere il filmato che racconta l’attività dell’associazione Donne, inquadra con uno smartphone abilitato questo codice.

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Due premi di laurea per festeggiare10 anni di Donne in cooperazioneOpinione condivisa da Chiara Avanzo, presidente del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige, che ha inviato un messaggio per congratularsi con l’associazione per il traguardo raggiunto. In occasione dell’assemblea hanno fatto sentire la loro vicinanza anche rappresentanti delle istituzioni politiche e delle

associazioni di categoria attive sul territorio, che hanno partecipato all’appuntamento o inviato un messaggio di auguri.

3’10’’

CULTURA COOPERATIVA | evento

Alcune immagini della festa per i 10 anni dell’Associazione Donne in Cooperazione. Nell’ultima immagine, in particolare, le tre presidenti che finora si sono alternate: Al centro la prima, Sandra Dodi, a sinistra la seconda, Barbara Grassi e a destra l’attuale, Nadia Martinelli.

Le cooperative “innovative”, ovvero quelle che hanno implementato in modo diffuso misure specifiche a favore della conciliazione dei tempi di vita e lavoro e del benessere organizzativo, non solo sono caratterizzate da un elevato numero di dipendenti, per lo più donne (71%), hanno un maggior numero di vicepresidenti donna (40%), ma registrano anche un fatturato più elevato. Si tratta di cooperative che hanno realizzato un articolato piano formativo per tutto il personale e, nell’80% dei casi, hanno adottato strumenti di rendicontazione in grado di raccontare la complessità del loro impegno, come il bilancio sociale, e hanno ottenuto la certificazione Family Audit.È quanto emerge da una prima analisi dei risultati raccolti con il progetto “Modelli di conciliazione dei tempi di vita e lavoro nella Cooperazione Trentina”, realizzato dall’associazione Donne in Cooperazione, in collaborazione con la cooperativa Computer Learning, il Centro di Studi Interdisciplinare di Genere e la Federazione e il contributo della Provincia autonoma di Trento.L’obiettivo della ricerca, che prosegue il percorso iniziato con il progetto P.a.r.i. nel 2008, è quello di misurare quanto nel sistema cooperativo trentino sia cambiato nel corso degli ultimi anni riguardo le misure che le cooperative adottano per meglio gestire il personale in un’ottica di armonizzazione dei tempi di vita e lavoro e di benessere organizzativo. La rilevazione, che ha coinvolto un campione di 68 cooperative, ha innanzitutto dato come primo risultato la validazione e tenuta dei modelli organizzativi classificati nella ricerca precedente e ha permesso di mettere a punto uno strumento di rilevazione che consentirà di avere un quadro costantemente aggiornato delle esperienze e delle buone prasi messe in campo dalle cooperative trentine.

Quest’anno ha spento dieci candeline anche la Commissione Dirigenti Cooperatrici di Confcooperative che ha celebrato l’evento con un convegno dal titolo “Intrecciare il Cambiamento – Impegni Azioni Scenari”, occasione per confrontarsi sulle pari opportunità come accesso alla crescita, sulle possibilità di sviluppo e inclusione in Europa, su welfare e benessere per la comunità e sulla rappresentanza necessaria per lo sviluppo del Paese. La delegazione trentina, ritratta nella foto insieme al presidente di Confcooperative Maurizio Gardini e alla vicepresidente Giovanna Zago, era costituita dalla presidente delle Donne in cooperazione Nadia Martinelli, dalla vicepresidente Fiorella Corradini e da Maria Elisa Andreolli, Norma Benoni, Ornella Caberlon, Marina Castaldo, Andrea Dallapè, Simonetta Fedrizzi, Barbara Grassi, Clara Mazzucchi, Germano Preghenella, Luca Rigotti, Diego Schelfi e Bruno Specia.

LA CONCILIAZIONE CONVIENE(ANCHE ECONOMICAMENTE)

A ROMA PER “INTRECCIARE IL CAMBIAMENTO”

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CULTURA COOPERATIVA

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La Federazione della Cooperazione ha investito sulla dimensione europea sin dall’inizio degli anni Duemila. L’ufficio Confcooperative attivo da anni a Bruxelles copre tutti i settori più rilevanti del diritto europeo. Tra le sfide del 2016: ottenere il riconoscimento delle specificità legate alla fiscalità cooperativa nell’ambito del progetto di armonizzazione delle regole fiscali fra i diversi Stati membri.

di Corrado Corradini

LA COOPERAZIONE TRENTINA VISTA DA BRUXELLES

C’è un pezzo di cooperazione trentina che si sta facendo onore in sede europea. Samuel Cornella, delegato della Federazione e componente dello staff di Confcooperative a Bruxelles, è stato eletto presidente del comitato questioni legali e fiscali di Copa Cogeca.

Il colosso Copa CogecaCopa Cogeca è una delle più rilevanti organizzazioni di impresa a livello europeo. A Copa Cogeca aderiscono 73 organizzazioni nazionali: per l’Italia l’Alleanza delle Cooperative agroalimentari (Confcooperative, Legacoop e Agci), Coldiretti, Cia e Confagricoltura. Sono 21 mila le cooperative agricole europee rappresentate dall’organizzazione, per un fatturato cooperativo complessivo di oltre 360 miliardi di euro.Al comitato questioni legali e fiscali partecipano gli esperti dei sindacati agricoli di base e delle organizzazioni rappresentative delle cooperative agricole di buona parte dei Paesi dell’UE. Cornella, in qualità di presidente del comitato tecnico, fissa l’ordine del giorno con i temi da trattare e conduce le riunioni. Fissare l’agenda conferisce una facoltà di indirizzo all’intero comitato, anche se rimane fondamentale ottenere la massima condivisione su tutti gli aspetti trattati. Come priorità per i prossimi mesi in campo agricolo, Samuel Cornella individua la promozione e il sostegno dei “sistemi di produzione organizzati” con l’obiettivo di ottenere una maggiore concentrazione dell’offerta, come richiede la politica agricola comunitaria 2013-2020. “Uno dei migliori modi per concentrare l’offerta è potenziare il ruolo di cooperative, consorzi e organizzazioni di produttori.

I sistemi organizzati garantiscono un miglior reddito ai produttori associati, maggiore sicurezza alimentare e concrete chances di internazionalizzazione”. “Sarà anche importante - prosegue - seguire gli sviluppi sul dibattuto tema dell’applicazione delle regole di concorrenza alle organizzazioni di produttori nell’ambito del nuovo Regolamento sull’organizzazione comune di mercato unica. In materia, si attende per il 2016 una importante sentenza della Corte del Lussemburgo la cui pronuncia è stata sollecitata negli ultimi giorni da un rinvio pregiudiziale della Corte di Cassazione francese”.

Nel cuore dell’EuropaSamuel Cornella è distaccato dalla Federazione a Bruxelles dall’ottobre 2010. Nella capitale del Belgio e dell’Europa si trova bene. “Mi piace lavorare in una realtà geografica e istituzionale multinazionale, che offre molte possibilità di crescita umana e professionale. A Bruxelles si assumono le decisioni destinate ad influenzare la vita di 500 milioni di cittadini europei”.L’ufficio Confcooperative di Bruxelles, diretto da Leonardo Pofferi, è composto da 5 persone e copre tutti i settori più rilevanti del diritto europeo, con focus specifici su temi come agroalimentare, concorrenza, aiuti di Stato, contratti pubblici, diritto bancario e finanziario, economia sociale e fondi strutturali europei. La Federazione Trentina della Cooperazione ha investito sulla dimensione europea sin dall’inizio degli anni Duemila, quando in pochi erano disponibili ad impegnarsi in strutture che oggi sono considerate

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CULTURA COOPERATIVA | finestra sul mondo

strategiche per la crescente importanza assunta dalle decisioni delle istituzioni UE. Tra le attività svolte in passato dall’ufficio legislativo della Federazione su Trento e Bruxelles, assume particolare rilievo la modifica normativa che ha permesso l’accesso ai fondi per lo sviluppo rurale anche alle grandi imprese cooperative e non solo alle piccole e medie imprese. Con favore, nel 2015, le cooperative hanno anche accolto il licenziamento del pacchetto per la promozione dei prodotti agroalimentari europei, dove sono state recepite alcune delle principali istanze del settore ortofrutta del Trentino e del Sudtirolo. In campo agricolo, il 2015 è stato anche l’anno dell’attuazione della PAC negli Stati membri, con la necessità di coordinare la fase europea con le iniziative nazionali e regionali. Alla costruzione del Piano di sviluppo rurale della Provincia di Trento ha potuto offrire un contributo importante anche la cooperazione agricola trentina, attraverso l’ufficio legislativo della Federazione coordinato da Bernardino Santoni.

Le sfide per il 2016Per le cooperative sociali l’inizio del 2016 porterà le novità del nuovo codice nazionale degli appalti, nel quale saranno recepite le direttive europee emanate nel 2014 che hanno riconosciuto la specificità della cooperazione sociale. “A Bruxelles - riferisce Cornella - ci siamo impegnati affinché i nuovi indirizzi europei sui contratti pubblici, che superano oggi le logiche di puro mercato e valorizzano anche gli aspetti sociali e ambientali, garantissero un valore aggiunto alle nostre cooperative sociali”. La sfida principale che nei prossimi mesi attende il mondo cooperativo a Bruxelles si nasconde dietro ad una sigla, CCCTB

(Common Consolidated Corporate Tax Base), che può essere tradotta con: base fiscale imponibile comune e consolidata a livello europeo. La Commissione europea vorrebbe che la base imponibile delle aziende fosse determinata con gli stessi criteri in tutti i Paesi dell’Unione. Al momento ogni Paese ha le sue regole. Secondo le prime bozze della nuova disciplina, nella base imponibile dovrebbero rientrare anche le riserve indivisibili e i ristorni. La posizione di Confcooperative è però finalizzata ad ottenere il riconoscimento delle specificità legate alla fiscalità cooperativa presenti in diversi Stati membri, tra cui l’Italia. Sarà quindi necessario spiegare alla Commissione la ratio delle specifiche regole premiali che l’ordinamento giuridico italiano e altri ordinamenti nazionali predispongono a favore delle imprese cooperative. “Un’argomentazione utile ai nostri fini - spiega Samuel Cornella - può essere ricavata dalla nota sentenza della Corte di Giustizia UE nel caso Paint Graphos riguardante la fiscalità cooperativa. Infatti, se per la Corte di Giustizia dell’Unione il favor fiscale previsto per le cooperative in Italia è compatibile con le regole e i principi dell’ordinamento europeo, anche la proposta sul CCCTB dovrebbe tenerne espressamente conto nel momento in cui cerca di armonizzare le diverse regole fiscali nazionali”.

5’40’’

Samuel Cornella, 34 anni, originario di San Lorenzo Dorsino, si è laureato in giurisprudenza nel 2005. Successivamente ha conseguito un dottorato di ricerca in studi giuridici comparati ed europei all’Università di Trento, seguito da un master in Competition Law and Economics alla Brussels School of Competiton. È abilitato all’esercizio della professione forense ed è stato visiting scholar presso la Washington University Law School (2009). Ha all’attivo oltre venticinque pubblicazioni scientifiche in materia di diritto amministrativo, europeo, della concorrenza e della regolazione economica. Nello staff di Confcooperative Bruxelles dal 2010 in rappresentanza della Federazione Trentina della Cooperazione e del suo ufficio legislativo coordinato da Bernardino Santoni, si è occupato in particolare dei temi inerenti la concorrenza, gli aiuti di Stato, i contratti pubblici, il commercio internazionale e la regolazione dei mercati agricoli.

CITTADINO EUROPEO

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CULTURA COOPERATIVA | segnali di fiducia

C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 1 - G E N N A I O 2 0 1 6

Una convenzione tra Cassa Centrale Banca e Trentino Sviluppo offre alle imprese ammesse ai contributi per la nuova imprenditorialità nuove linee di credito agevolato per il breve, medio e lungo termine.

DALLE RURALI CREDITO AGEVOLATO PER LE NUOVE IMPRESE

È stata firmata con soddisfazione una convenzione tra Cassa Centrale Banca e Trentino Sviluppo, finalizzata ad accompagnare e sostenere l’attività e la crescita delle imprese beneficiarie di contributo “Seed Money” o di contributi per “Nuova Imprenditorialità” o insediate presso gli incubatori di impresa di TS.Sollecitate da Trentino Sviluppo, infatti, Cassa Centrale Banca e il circuito delle Casse Rurali Trentine si sono impegnate ad offrire a queste imprese linee di credito a breve e medio/lungo termine, a sostegno dei programmi e delle iniziative di investimento, oltre che di fabbisogni di capitale circolante, fornendo anche assistenza e consulenza finanziaria per valorizzare il ruolo delle imprese sia in Trentino, che in Italia, che sui mercati esteri.“Si tratta di un’ulteriore iniziativa di sistema – spiega Giovanna Flor, consigliera delegata di Trentino Sviluppo – che si pone come obiettivo quello di accompagnare e sostenere lo sviluppo delle aziende che stiamo seguendo con percorsi specifici quali il Seed Money, i contributi alla nuova imprenditorialità o l’insediamento nei BIC, gli incubatori d’impresa. Accordi come questo – conclude Flor – sono importanti perché

permettono di agevolare la nascita e la crescita delle imprese, sviluppando la loro competitività, favorendo lo sviluppo di nuove tecnologie e il trasferimento tecnologico”.“Una iniziativa coerente con la missione delle Casse Rurali di sostenere l’economia del territorio, specie se si tratta di nuove imprese”, ha affermato il presidente di CCB Giorgio Fracalossi. “Cassa Centrale Banca – ha aggiunto Ettore Battaiola, vicedirettore dell’area crediti – esaminerà anche le richieste di finanziamento presentate dalle imprese ammissibili alla garanzia diretta prestata dal Fondo di Garanzia delle piccole e medie imprese, erogando il finanziamento non appena ricevuto l’ok dal Gestore del Fondo”.Le parti si confronteranno sui temi e sugli obiettivi dell’innovazione tecnologica considerati di volta in volta prioritari per lo sviluppo dell’imprenditoria trentina, al fine di attivare un reciproco scambio di flussi informativi sui progetti in un'ottica di sinergia e apertura internazionale. L’accordo resta valido fino al 31 dicembre 2016 (d.p.).

2’10’’

Stretta di mano dopo la firma della convenzione tra Giovanna Flor (consigliera delegata di Trentino Sviluppo) e Giorgio Fracalossi (presidente Cassa Centrale Banca).

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CULTURA COOPERATIVA | segnali di fiducia

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DALLE RURALI CREDITO AGEVOLATO PER LE NUOVE IMPRESE

La cooperativa, che associa 8 falegnami della Val di Fassa, ha acquistato nuovi macchinari per essere più competitiva.

Artigiani associati, pronti per la ripresa

“In questi anni ci siamo preparati alla ripresa e abbiamo continuato a darci da fare: ora speriamo arrivi presto”. A confidarsi è Marco Zulian, presidente di Artigiani associati. Una cooperativa particolare, dove gli otto soci sono i falegnami della zona, specializzata nella realizzazione di mobili e con un’ampia area dove le produzioni sono messe in mostra. Un’esposizione su mille metri quadrati, con uno show room a Pozza di Fassa e uno a Moena: “Stand curati nei minimi dettagli – spiega Zulian – li abbiamo risistemati di recente, ampliandoli di 50 metri quadrati, aggiungendo nuove vetrate a tutta altezza da dove si scorgono bene i mobili e mettendo a nuovo gli uffici dove accogliamo i nostri clienti, luoghi che lasciano l’importante impressione iniziale su chi viene in visita”.Artigiani associati sta reggendo bene alla congiuntura economica: il fatturato si aggira in torno al milione di euro. “Negli ultimi anni è calato di qualche punto percentuale, quattro o cinque anni fa sfioravamo il milione e 200mila euro, ma possiamo anche affermare che l’abbassamento è minore rispetto alle perdite di molte aziende del settore e anche che sarebbe stato invece maggiore

se non avessimo fatto investimenti strategici”.Uno di questi investimenti è proprio lo show room: “Utile ad apparire non come un magazzino, ma come un negozio”. E poi ce n’è un altro che ha fatto un po’ discutere: “Cinque anni fa abbiamo scelto di attrezzarci in falegnameria. Abbiamo acquistato un nuovo centro di lavoro, un centro di controllo numerico che ci ha permesso di passare dalla lavorazione con tecnigrafo a quella con software, inglobando nella fase di produzione con le macchine quella fatta in passato dagli operai”. Proprio questo ha suscitato un ampio dibattito tra i soci: “Non tutti erano d’accordo, in particolare quelli più anziani. Nei primi mesi, siccome non si vedevano i frutti di quella spesa, chiedevano di restituirlo. Ma noi giovani abbiamo spinto e alla fine lo abbiamo tenuto. Oggi abbiamo comunque cinque dipendenti e il centro di lavoro ci consente di effettuare più rapidamente lavorazioni in serie come quelle per le camere degli alberghi, oltre a permetterci di fare curvature e sagomature che altrimenti non riusciremmo a fare. Insomma, fa la differenza”. La cooperativa lavora per di più nelle valli di Fassa e Fiemme, i clienti sono della zona ma spesso sono anche i turisti che hanno seconde case: “E così ci è capitato che poi, soddisfatti, ci abbiano commissionato anche opere nelle loro case di città, a Bologna, Milano, Napoli”.Curiosa è anche la storia della cooperativa, nata nel 1956, quando una ventina di persone, trovatesi senza lavoro dopo la chiusura del mobilificio in cui lavoravano, iniziarono con grandi sacrifici questa avventura. Il segreto per far fronte alla crisi, oggi e allora? “Non spaventarsi, scegliere di andare avanti. E non abbassare i prezzi, usando materiali scadenti o sottopagando la manodopera. Alla fine il lavoro di qualità viene premiato” (e.d.).

2’30’’

Sopra la festa per l’inaugurazione della nuova esposizione degli Artigiani Associati, nel 2014.Sotto una realizzazione.

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Il Consiglio di Stato ha definito che nelle gare d’appalto di servizi è necessario utilizzare le tabelle ministeriali del settore di riferimento per calcolare il costo del lavoro e che vanno escluse le offerte di quelle imprese che usano contratti non sottoscritti dalle maggiori sigle sindacali (non rappresentativi).

Appalti, ecco la sentenza che difende il (buon) lavoro

Il caso accaduto a Desenzano del Garda segna un importante punto nella lunga e faticosa partita in difesa del buon lavoro nell’ambito delle gare d’appalto dei servizi. Vediamo di capire perché. L’Azienda ospedaliera del paese lombardo ha aggiudicato la gestione dei servizi amministrativi di front office (cup telefonico, accettazione ambulatoriale, cassa, servizio di radiodiagnostica, accettazione e cassa punti prelievo, ricoveri, screening mammografico eccetera) al raggruppamento temporaneo di imprese formato da due società (SDS e TV Service) per 14 milioni di euro per i sei anni di durata della gara.La seconda classificata, la GPI, ha però presentato ricorso, sostenendo che l’offerta del Raggruppamento vincitore non era sostenibile (in gergo offerta anomala) perché era stato usato un costo del lavoro largamente inferiore (oltre il 15%) a quello minimo determinato dalle tabelle ministeriali per il settore di riferimento. Inoltre l’accusa sosteneva che erano state sovrastimate le ore annue lavorate da ciascun lavoratore, non considerando le normali assenze per malattia, infortunio e maternità, la cui oscillazione naturalmente influisce sul conteggio finale del costo del lavoro. Il Consiglio di Stato ha eseguito

un’approfondita valutazione, partendo dall’analisi del contratto di lavoro utilizzato dal Raggruppamento vincitore per calcolare il costo del lavoro, ovvero il CNAI. Dando ragione alla GPI, la sentenza ha stabilito che non si possono utilizzare contratti che siano stati sottoscritti da sindacati minori, cioè non comparativamente più rappresentativi nel settore, tenuto conto dei parametri ministeriali. In altre parole gli enti aggiudicatori sono tenuti a valutare che il valore economico sia adeguato e sufficiente rispetto al costo del lavoro e al costo relativo alla sicurezza, che sono determinati in apposite tabelle dal Ministro del Lavoro e della previdenza sociale, sulla base di valori economici previsti dalla contrattazione collettiva stipulata dai sindacati.La sentenza ha anche stabilito che non spetta all’impresa esclusa che propone ricorso l’onere di dimostrare la rappresentatività del contratto di lavoro applicato dalla ditta vincitrice, ma è compito della stazione appaltante verificare questo aspetto prima di decidere a chi assegnare l’appalto (evidentemente escludendo le offerte di chi conteggia i costi con questo trucchetto). “Per la prima volta questa sentenza – spiega Marina Castaldo, vicepresidente vicaria della Federazione – difende le imprese che utilizzano contratti di lavoro che garantiscono livelli retributivi dignitosi per le persone. Il costo del lavoro viene ritenuto indice di anomalia dell’offerta quando non vengono rispettati i livelli salariali che la normativa rende obbligatori. È in questo meccanismo che si lede il principio della par condicio dei concorrenti, perché danneggia le imprese che agiscono responsabilmente nei confronti dei propri dipendenti”. Un passo importante, dunque, nel cammino per la difesa del ‘buon lavoro’, in cui la Federazione e le cooperative associate sono impegnate da tanti anni (d.p.).

3’

Marina Castaldo è vicepresidente vicaria della Federazione.

Il costo

del lavoro viene

ritenuto indice di

anomalia dell’offerta

quando non vengono

rispettati i livelli salariali

che la normativa rende

obbligatori.

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CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo

La cooperativa SAD ha acquistato la Villa, gli edifici attigui e 1,2 ettari di parco dall’Arcidiocesi per realizzare un progetto di welfare innovativo. Un investimento da 7 milioni di euro.

Villa 0’Santissima, nuovo polo di servizi sociali, culturali e assistenziali

dell’Arcidiocesi di Trento, il complesso è stato acquistato dalla cooperativa sociale SAD che ha in serbo un progetto molto ambizioso, che fa tesoro del successo della propria esperienza di cohousing per anziani fatta con la Casa alla Vela. Realizzerà infatti, dopo una ristrutturazione che terrà conto anche della tutela del bene storico artistico, un polo di servizi sociali, culturali e assistenziali per anziani (circa 30) e giovani (circa 70), residenziale ma anche aperto a tutta la comunità.“Per progettare questo intervento – spiega la presidente Daniela Bottura – abbiamo guardato al futuro e cercato di dare una risposta nuova, concreta e di qualità alla fascia di anziani parzialmente autosufficienti, per promuoverne il benessere”. “Abbiamo accettato la sfida di dare valore ai nostri valori – aggiunge Diego Agostini, amministratore delegato – : la centralità della persona, il rapporto con la comunità e la costruzione di relazioni”.“Siamo contenti di aver ceduto la struttura a SAD – commenta Mons. Lauro Tisi, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Trento – per la qualità del progetto che valorizza l’anziano non come destinatario di assistenza ma come protagonista co-gestore del servizio. Innovativo,

poi, il tentativo di mantenere in collegamento giovani e anziani, favorendo lo scambio di esperienze e di risorse”. L’Arcidiocesi impiegherà il ricavato della transazione (1,6 milioni) per riqualificare le canoniche dismesse per destinarle all’accoglienza dei poveri, in questo momento in particolare dei profughi.“Oggi – ha detto Carlo Dellasega, direttore generale della Federazione – le parole d’ordine sono competitività, meritocrazia e selettività. Noi cooperatori riaffermiamo con orgoglio il termine inclusione: nessuno deve restare indietro. La fecondità di iniziative sociali e di welfare nel nostro movimento è alta. E questo ha conseguenze positive non solo per la comunità, ma anche per l’occupazione”.

Cosa sarà costruitoLa cooperativa proporrà a circa 30 anziani diversi progetti di coabitazione personalizzati in base al livello di autosufficienza e alle altre necessità specifiche ed una serie di programmi che coinvolgeranno anche la comunità circostante. A ciò la cooperativa affiancherà uno studentato che accoglierà 70 studenti, creando ‘contaminazione’ di luoghi e di esperienze tra giovani e anziani e continuando a potenziare iniziative basate sull’intergenerazionalità.Accanto agli alloggi verrà realizzato un centro di aggregazione e svago, in cui verranno proposte attività di tipo semiresidenziale e programmi che coinvolgeranno anche una rete di volontari di tutte le età: studenti, scout, associazioni locali, ecc.Altre strutture accoglieranno invece ambulatori di medicina generale e specialistica, una piccola palestra per corsi di ginnastica e/o attività di riabilitazione (d.p.).

3’15’’

Sulla collina di Trento, tra Madonna Bianca e Villazzano 3, sorge il complesso di Villa O’Santissima: un luogo incantato che include una grande villa e una serie di edifici (18mila m3) inseriti in un parco di 1,2 ettari con piante secolari di 90 specie diverse.Precedentemente proprietà

Inquadrando con smartphone abilitato questo codice potrai vedere il servizio video sulla villa e sul progetto.

Un’immagine della Villa e due della conferenza stampa di presentazione del progetto.

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CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo

Cos’hanno in comune illustrazioni, storie create con personaggi in movimento e tavole da surf ? Sono tutti strumenti che possono essere utilizzati per favorire l’interazione con il mondo esterno di persone con patologie disabilitanti, come hanno dimostrato le cooperative sociali Archè e Gsh.

Archè affronta le disabilità con la tavola da surfI benefici della pratica del SUP surf per persone con disabilità cognitivo relazionale sono sia di tipo relazionale e psicologico, che fisico, come emerge dalla ricerca condotta dall’Università di Trento e di Verona su “SUP Ability”, progetto realizzato da Archè che negli ultimi cinque anni ha permesso a oltre 120 persone di praticare questo sport sulle tranquille acque del lago di Caldonazzo.Dallo studio emergono differenze significative nei partecipanti per quanto riguarda il contatto, l’interazione, l’intenzione e l’attenzione. Inoltre, la ricerca evidenzia come la pratica sportiva consenta non solo un miglioramento della salute psicofisica e uno sviluppo della percezione di competenza motoria, ma, grazie alla componente ludica, offra anche una motivazione all’adozione di uno stile di vita attivo, soprattutto se praticata in un ambiente naturale.“Grazie anche alle attività che svolgiamo nel campo della vela – ha commentato il presidente Gianluca Samarelli – abbiamo acquisito la consapevolezza che la pratica sportiva è un valido strumento di inclusione sociale per persone con disabilità sia fisiche che psichiche”.

Con Gsh la narrazione diventa accessibilePer rispondere ai bisogni comunicativi complessi di quanti hanno difficoltà, a causa di patologie disabilitanti, ad entrare in contatto con gli altri, Gsh ha messo in opera alcune soluzioni tecniche ed

Nuovi modi per comunicare

educative, le “scatole narrative” e gli Inbook, entrambe presentate nel corso di un seminario organizzato dalla cooperativa a Cunevo. Le prime rappresentano "un altro modo di leggere il libro" che attira l'attenzione di tutti, grandi e piccoli, utili anche nel caso di difficoltà di attenzione e comprensione nella lettura. Nelle scatole narrative, scatole appositamente costruite per rappresentare una storia, si muovono personaggi oppure oggetti non troppo definiti, che lasciano spazio all’immaginazione e consentono di raccontare, incuriosire e stimolare l'interesse alla lettura. Gli Inbook sono invece libri illustrati con testo integralmente in simboli. Le caratteristiche delle storie, la presenza dei simboli e l’indicazione che ne viene fatta nel corso della lettura, sono elementi che sostengono l’attenzione condivisa e rendono più agevole seguire il racconto. “Ci auguriamo – ha commentato il presidente Michele Covi – di poter condividere l’utilizzo di questi strumenti avanzati di comunicazione con il maggior numero di persone, perché abbiamo potuto vederne ed apprezzarne l’efficacia nel lavoro che ogni giorno svolgiamo insieme a diverse persone di ogni età con bisogni comunicativi speciali che in questo modo riescono a ricevere ascolto e comprendere gli altri e il mondo in cui vivono” (s.p.)..

Le cooperative Archè e Gsh hanno lanciato i loro progetti innovativi che facilitano la comunicazione e l’interazione con gli altri di persone con difficoltà relazionali.

Tavola da surf e illustrazioni possono essere strumenti che favoriscono la coesione sociale da parte di persone con patologie disabilitanti.

Per vedere il servizio video sulla narrazione accessibile di Gsh inquadra con smartphone abilitato questo codice.

Per vedere il servizio video sulla proposta di Arché per affrontare la disabilità con la tavola da surf inquadra con smartphone abilitato questo codice.

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CULTURA COOPERATIVA | libri

È dedicato al coraggio e alla passione di tanti giovani contadini che hanno scelto di fare gli imprenditori agricoli il libro scritto da Carlo Bridi e presentato nel mese di dicembre. Nel testo è pubblicata la raccolta delle storie che il giornalista ha scritto per il suo quotidiano, il Trentino, intervistando di domenica in domenica i giovani impegnati nell’agricoltura. Un pezzo della meglio gioventù del nostro Trentino e della generazione che ha saputo tenersi legata alla terra in un mondo sempre più virtuale, astratto e globale. Tantissimi i cooperatori tra questi giovani, come Roberto Denart di Carzano (Coop Sant’Orsola) che ha imboccato la strada dell’agricoltura biodinamica per mirtilli, mele e fragole, andando a colpire con l’omeopatia soltanto la parte dannosa dei parassiti. O Mirko Endrizzi di Fai della Paganella (Caseificio Coredo e FederAllevatori) che a 19 anni si è buttato a capofitto nell’azienda di famiglia e ha rifatto la stalla raddoppiando la capienza e Giulio de Vescovi di Mezzocorona (Cantina Mezzacorona) che coltiva con passione 6 ettari di vigneto dopo la laurea in enologia. E ancora Vittorio Facchini di Pieve di Bono (Astro) con il suo allevamento di trote e salmerini, Alessandro Farina di Babbido che ha lasciato il posto fisso per dedicarsi alla coltivazione di patate e ortaggi che conferisce alla cooperativa Sant’Orsola e alla Copag e Enrico Magnini di Vermiglio che ha deciso di chiudere la sua attività professionale come impiantista per dedicarsi a tempo pieno all’agricoltura e diventare socio del caseificio sociale Pressanella.E ancora Maurizio Graziadei di Calavino (Cantina Toblino), che racconta la sua spinta verso la natura: “Ho una forte sensibilità ambientale e volevo capire se

L’agricoltura è giovane

riuscivo a produrre nel rispetto dell’ambiente”. E così ha intrapreso la strada della certificazione biologica. Bridi racconta con lucidità un mondo che conosce bene, in cui ha sempre operato con vari incarichi anche di responsabilità. La spinta che lo ha stimolato verso i giovani sta nella volontà di comprendere cosa sta alla base del forte movimento di ritorno degli under 40 in agricoltura, che caratterizza in Trentino molto più che il resto d’Italia. La percentuale di giovani che si occupa di agricoltura è pari al 13%, ovvero il doppio di quella nazionale. E un secondo dato: oltre il 37% delle aziende agricole trentine ha un conduttore con un’età che supera i 65 anni. “Settimana dopo settimana – scrive Bridi nella prefazione – abbiamo raccontato le storie di tanti giovani uomini e donne che hanno lanciato il cuore oltre l’ostacolo mettendosi in gioco come imprenditori pur in un momento molto difficile per l’intera economia e per l’agricoltura in particolare”. E i ritratti che escono raccontano di sacrifici e di fatiche, ma anche di soddisfazione e di sogni realizzati (d.p.).

3’

Il libro di Carlo Bridi racconta le motivazioni e le scelte in campagna dei giovani che abbracciano la professione agricola. Con coraggio e passione.

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* componente del direttivo Associazione Donne in Cooperazione

OPINIONI

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PUNTO DI VISTA

di Alessandra Piccoli *

MATRIARCATO E MONDO COOPERATIVO

Partiamo da una semplice constatazione: il matriarcato non esiste. Lo afferma Heide Goettner Abendroth nella introduzione al volume “Le società matriarcali”, tradotto e pubblicato in Italia nel 2013. Il matriarcato come organizzazione della società e della vita politica speculare al patriarcato, con la sola differenza di avere una donna al vertice della gerarchia anziché un uomo non esiste e probabilmente non è mai esistita. Sono esistite invece, ed esistono tutt'ora, società nelle quali si compie appieno la parità tra i generi e viene riconosciuta alle donne uno speciale ruolo di guida sia morale che materiale della comunità, esistono popoli che vivono grazie a un complesso di saperi “economico, politico, sociale e culturale di società create dalle donne”.Due sono gli elementi che avvicinano la realtà di queste comunità con il mondo della cooperazione.Il primo potremmo inquadrarlo in un discorso sulla governance e risiede nel fatto che la cultura matriarcale rifiuta, praticamente in tutte le sue manifestazioni presenti e passate, la struttura impositiva e gerarchica tipica delle società patriarcali, che compaiono solo a partire dalla fine del V millennio a.C. Per esempio tra i Moso cinesi, popolo matriarcale ancora esistente nel sud della Cina al confine con il Tibet, la matriarca viene eletta poiché si sceglie la donna più capace ed in particolare “più capace di prendersi cura degli altri”. In generale, i matriarcati sono società egualitarie basate sul consenso dove quasi mai ad una persona o gruppo di persone (donne o uomini che siano) è riconosciuto il diritto di prendere decisioni sull'esistenza e sull'autodeterminazione di un altro. Questo porta a individuare nella condivisione del potere, nel riconoscimento a tutti i componenti del gruppo di un pari diritto all'affermazione di sé che esiste anche nelle cooperative, sebbene non sempre valorizzato. Penso in particolare alle cooperative sociali, il cui lavoro e ragione d'essere è riconoscere anche a persone con capacità e abilità diverse da quelle comunemente richieste dal mondo del lavoro e dalla

società di trovare un proprio posto nel mondo. Tutte le comunità analizzate dalla Abendroth sono governate da consigli di clan nei quali il processo decisionale riguarda tutti i membri del clan, maschi e femmine, processo guidato e sintetizzato dalla madre del clan che pur avendo autorità economica e spirituale non esercita mai un dominio. Questo rimane costante anche quando si sviluppano élite, come avvenuto tra i Khasi nel nord dell'India, e potrebbe essere di grande spunto per immaginare una riforma della governance al femminile che non sia una questione di semplice quota, “rosa” o “azzurra”, bensì di metodo, verso una partecipazione diffusa al processo decisionale tanto delle cooperative quanto politico-istituzionale.Il secondo elemento che avvicina queste comunità al mondo della cooperazione è di tipo economico, poiché le società matriarcali sono basate sulla cultura della reciprocità e del dono, della mutualità e dell'aiuto reciproco dove alla madre-matriarca è riconosciuto il compito di garantire l'abbondanza per tutti i componenti del clan. La collaborazione tra le persone, in una logica di sostegno reciproco anziché di competizione, ha permesso a questi gruppi di sopravvivere in luoghi estremamente inospitali (e per questo, relativamente agli esempi di matriarcati ancora esistenti, alle loro culture di mantenersi e non essere assimilati da quella dominante patriarcale).Infine vorrei sottolineare che le società matriarcali non sono classificabili mai come “Stato” poiché manca la natura dominatoria e gerarchica degli stati patriarcali ma questo non significa che non vi siano state organizzazioni sociali complesse e molto estese, per esempio tra i nativi del Nord-America, basate su rapporti paritari e vincolati attraverso rituali pacifici cementati dalla pratica del dono.Tutto questo può dimostrare come guerre e violenza, prevaricazione e dominio, utilitarismo e concorrenza, non sono un'eredità innata dell'umanità ma una precisa scelta culturale.

3’25’’

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OPINIONI

[email protected]

«La caduta del Muro di Berlino, nel 1989, ha cancellato la minaccia di un’alternativa al capitalismo, lasciando spazio a una sempre maggiore diffusione dei valori liberisti. L’Unione Sovietica non è mai stata una vera alternativa: era solo un totalitarismo burocratico, ma obbligava i Paesi occidentali a un atteggiamento ragionevole. Dagli anni ’90, la scomparsa di questa minaccia ha favorito lo sviluppo del liberismo integrale e la finanziarizzazione della nostra società».Gaël Giraud intervistato da Pier Luigi Vercesi, “Sette”, 4 dicembre 2015.

Papa Francesco con la lettera enciclica Laudato si’. Gaël Giraud con Transizione ecologica. La finanza al servizio della nuova frontiera dell’economia (Editrice missionaria italiana, con la prefazione di Mauro Magatti). Le idee nuove in campo economico, e la critica al neo-liberismo e alla tirannia della finanza, vengono da due gesuiti. Il primo è Jorge Bergoglio. Il secondo è il capo economista dell’Agence Française de Développement, stretto collaboratore del presidente francese Hollande, il paladino della lotta alla «finanziarizzazione dell’economia», uno che era economista prima di diventare gesuita («Accadde in Ciad, dove ho insegnato per due anni matematica e fisica in un istituto di gesuiti. Mi hanno convertito al Vangelo i bambini di strada»). Sarà un caso? O a studiare seriamente, esercitando il pensiero critico, sono rimasti in pochi, e tra questi pochi ci sono i gesuiti, per tradizione inveterata?Giraud si rifà alla Dottrina sociale della Chiesa. E invita a un vero e proprio «cambiamento di civiltà». Non un semplice aggiustamento ma una rivoluzione, e in questo l’assonanza con Bergoglio è notevole: «Dobbiamo

Serve un cambiamento di civiltà

ORIZZONTI

di Umberto Folena

abbandonare il modello sul quale abbiamo costruito la prosperità dell’Europa sin dalla rivoluzione industriale». Giraud denuncia il male che affligge l’Europa sin dalla nascita dell’euro: il nord continua a industrializzarsi attirando i capitali anche del sud che invece abbandona l’industria. In questo modo la divergenza tra ricchi, al nord, e poveri, al sud, aumenta. Un altro errore è stato affidarsi ciecamente alla mobilità dei capitali, altro elemento che ha creato povertà e instabilità finanziaria.La via d’uscita rivoluzionaria? Ridimensionare innanzitutto la proprietà privata dando spazio a quelli che in inglese sono i commons e noi chiamiamo beni comuni, che devono essere a disposizione della società civile. Sono le risorse naturali: ambiente, ecosistemi, biodiversità… Non è una novità, anzi. Nel diritto romano si chiama res medius, ciò che non appartiene a nessuno. «So quanto sia difficile per la società civile – spiega Giraud – riappropriarsi dei beni comuni in un mondo in cui l’ideologia neo-liberista vorrebbe privatizzare tutto. Ma è necessario uscire dal progetto politico neo-liberista e ricreare uno spazio in cui esistano i beni privati, i beni pubblici gestiti dallo Stato e i beni comuni gestiti da istituzioni che non sono né pubbliche né private».Questo nuovo spazio si può creare già a livello locale? In una valle, in una provincia? Su invito dei soggetti economici che sfuggono al modello neo-liberista, come le cooperative? Possono le cooperative avvertire la costruzione di questo spazio come una loro missione, all’interno del generale servizio alla comunità?

2’50’’

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Il “giacimento” di risparmio fa gola a

molti e per attrarlo si cerca di depotenziare le istituzioni dedicate

alla sua tutela. Per non perderlo servono

fiducia e responsabilità.

OPINIONI

RISPARMIO, IL PETROLIO D’ITALIA

OPINIONI

[email protected]

LA PORTA APERTA

C’è un giacimento di risorse immenso nell’economia italiana, ed è il risparmio degli italiani. Nonostante la lunga crisi le famiglie si sforzano di risparmiare, perché sanno che nei risparmi sta la possibilità di scegliere liberamente un futuro, invece che di piegarsi a costrizioni esterne. A fine 2013 i risparmi italiani erano di 8.728 miliardi, pari a otto volte il reddito disponibile. Ultimamente, per la crisi sono un po’ diminuiti, ma restano altissimi, più di quanti ne abbiano gli Stati Uniti o la Germania. Ora questo giacimento “profondo e ricco” come lo definisce Francesco Manacorda sulla “Stampa” del 15 dicembre (“Risparmio, maneggiare con cura”) è stretto fra due minacce. Da un lato il risparmio ha difficoltà a trovare sbocchi soddisfacenti, dall’altro, e sono notizie di cronaca recente, “rischia di incappare in trappole pericolose”. Da un lato le banche, sommerse da liquidità immessa nel sistema dalla Bce, non sono incentivate a remunerare i depositi, dall’altro le alternative proposte (Borsa, azioni, Bond derivati,…) sono rischiose o hanno forti controindicazioni, soprattutto perché nessuno investe se non si indicano prospettive di crescita innovativa e progetti seri (magari pubblici!) da sostenere.Mancando una strada “semplice” per risparmiare onestamente, il risparmio degli italiani si trova come sospeso in un vuoto che facilita incursioni, e razzie. Ecco allora istituti di credito che promettono qualche piccolo interesse, ma “esportano” il risparmio, non lo investono nel territorio, ecco gli incentivi a “finanziarizzare” i risparmi di una vita di lavoro nell’economia reale, ecco i “gestori esterni” che vivono di corpose provvigioni con risultati che sono poi sottoposti alle oscillazioni del mercato! (La stessa Fondazione Caritro, al suo avvio, ha fatto amare

di Franco de Battaglia

esperienze con i gestori!) Il punto è che il “giacimento” fa gola a molti e molti cercano di attrarlo nella loro “sfera di influenza” o di depotenziare le istituzioni che soprattutto alla tutela del risparmio (casse di risparmio e casse rurali) sono dedicate. Il potere del resto, da sempre cerca il denaro lì dove si trova. I Romani esiliavano gli oppositori politici per poter sequestrare i loro beni, Enrico VIII staccò l’Inghilterra dalla chiesa cattolica non tanto per un divorzio

negato, ma per incamerare i ricchi conventi degli ordini religiosi, ed una via simile fu seguita da Giuseppe II nell’Austria “illuminista” del Settecento. Oggi in Italia i soldi si trovano nel “giacimento” dei risparmi ed è per poterlo prosciugare che si stanno chiudendo i rubinetti di alimentazione, con una politica punitiva nei confronti del credito cooperativo che riguarda anche le altre realtà europee. Questa “punitività”, al di là delle giustificazioni che si accampano, non ha vere ragioni tecniche, ma

solo di controllo e di potere. Ma il credito, nei paesi cooperativi, rischia di uscirne sfigurato.Che fare? I risparmi per ora sono al sicuro, ma chi li controllerà domani? L’importante è restare saldi a sostegno del credito cooperativo senza seguire le scompostezze della politica partitica. Occorre consapevolezza da parte di Soci e Rurali insieme. I primi per non lasciarsi sommergere dalla sfiducia, ma tener forte l’impegno cooperativo, le seconde per raddoppiare la responsabilità nella gestione del denaro loro affidato, prendendosi a cuore le esigenze di risparmio, senza pensare che siano anticaglie obsolete. La partita in corso è decisiva. Ma si può affrontare solo con la solidarietà e l’unità.

3’05’’

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Benvenuto in Famiglia!La Famiglia Cooperativa è il “negozio di casa”, lo dice anche il nome: fin dall’insegna ritroviamo un senso di familiarità e accoglienza.

La spesa in Trentino è una “spesa in famiglia”. Il nostro territorio ha una caratteristica precisa: ogni comunità ha la sua bottega di paese, la Famiglia Cooperativa, che rappresenta un pezzo di storia locale a cui molti sono legati.Nel corso del 2016 vogliamo ripercorrere i tanti modi in cui la spesa, nelle Cooperative, diventa un’esperienza familiare e piacevole, si trasforma in una “spesa in famiglia.”

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