Un autentico luogo sensoriale in cui si esprimono le … la lunghezza d’onda dell’anima. Se non...

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Ogni opera d'arte ha bisogno di un luogo fisi- co/mentale per comunicare. La tecnologia ci mette a disposizione supporti audio – video sempre più accessibili e trasportabili, spesso a discapito di un appiattimento generale del suono e o del colore. In realtà poca attenzio- ne, soprattutto in Italia, è stata data invece ai luoghi in cui poter fruire di una opera d'arte. Nello specifico, luoghi per ascoltare bene la musica sono veramente pochi: stadi, palaz- zetti dello sport, sembrano oggi dover suppli- re mediocremente alle mancanze strutturali di autentici luoghi per ascoltare musica dal vivo. Come se un'opera d'arte di un grande pittore, fosse esposta in un supermercato... sfido chiunque a riconoscerla in quanto tale. Questa premessa è consequenziale all'analisi della dimensione del silenzio, inteso come luogo potenziale in cui comprendere e svilup- pare la melodia di Amedeo Minghi. Canzoni come continui abbracci, che ora rintracciano e si fondono con la presenza dell'amata, ora, nostalgiche, tornano su se stesse e si stringo- no nella continua mancanza dell’altro, espri- mendone comportamenti emotivi. La via del silenzio è sempre stata prescelta da religiosi e mistici, ma anche da pensatori, fi- losofi, scienziati e umanisti... artisti. Il silenzio è una possibilità del nostro com- portamento; la melodia di Amedeo Minghi sceglie di esserne complice per tradurne gli effetti, per lasciar fluire così un tessuto emo- tivo che esprima una continuità fra l'espe- rienza del comporre, la composizione stessa e l'esperienza dell'ascolto. Tre momenti in cui il silenzio ci rende partecipi. Con un esempio, questo discorso sarà più chiaro. Ascoltiamo Vicino Vicino . Attraverso la mu- sica Minghi descrive perfettamente il silenzio di due amanti che sono viso contro viso. Ne ravvisa i tratti emotivi, l'intensità espressiva, ma non con una manieristica descrizione so- matica, ma è la potenza della musica espres- sione stessa di quel silenzio necessario a co- municare. La dimensione del silenzio in Amedeo Minghi Un autentico luogo sensoriale in cui si esprimono le melodie dell'artista Melos Niccolò Carosi

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Ogni opera d'arte ha bisogno di un luogo fisi-co/mentale per comunicare. La tecnologia cimette a disposizione supporti audio – videosempre più accessibili e trasportabili, spesso adiscapito di un appiattimento generale delsuono e o del colore. In realtà poca attenzio-ne, soprattutto in Italia, è stata data invece ailuoghi in cui poter fruire di una opera d'arte.Nello specifico, luoghi per ascoltare bene lamusica sono veramente pochi: stadi, palaz-zetti dello sport, sembrano oggi dover suppli-re mediocremente alle mancanze strutturalidi autentici luoghi per ascoltare musica dalvivo. Come se un'opera d'arte di un grandepittore, fosse esposta in un supermercato...sfido chiunque a riconoscerla in quanto tale.Questa premessa è consequenziale all'analisidella dimensione del silenzio, inteso comeluogo potenziale in cui comprendere e svilup-pare la melodia di Amedeo Minghi. Canzonicome continui abbracci, che ora rintraccianoe si fondono con la presenza dell'amata, ora,nostalgiche, tornano su se stesse e si stringo-

no nella continua mancanza dell’altro, espri-mendone comportamenti emotivi. La via del silenzio è sempre stata prescelta dareligiosi e mistici, ma anche da pensatori, fi-losofi, scienziati e umanisti... artisti. Il silenzio è una possibilità del nostro com-portamento; la melodia di Amedeo Minghisceglie di esserne complice per tradurne glieffetti, per lasciar fluire così un tessuto emo-tivo che esprima una continuità fra l'espe-rienza del comporre, la composizione stessa el'esperienza dell'ascolto. Tre momenti in cuiil silenzio ci rende partecipi. Con un esempio, questo discorso sarà piùchiaro. Ascoltiamo Vicino Vicino . Attraverso la mu-sica Minghi descrive perfettamente il silenziodi due amanti che sono viso contro viso. Neravvisa i tratti emotivi, l'intensità espressiva,ma non con una manieristica descrizione so-matica, ma è la potenza della musica espres-sione stessa di quel silenzio necessario a co-municare.

La dimensione del silenzio in Amedeo MinghiUn autentico luogo sensoriale in cui si esprimono le melodie dell'artista

Melos

Niccolò Carosi

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In una dimensione silenziosa, i benefici chesi ottengono derivano soprattutto dalla con-templazione e accettazione di vissuti che rie-scono ad emergere. I due volti degli innamo-rati quasi si fondono in una reciproco ascoltofatto di silenzi. Entrare nel silenzio è molto più che contem-plare, in quanto richiede uno sforzo attivo delcorpo e della mente che si impegnano in unospazio simbolico creativo, non inquinato dal-la logica che condiziona l’ordinario “pensare”;è lì che insiste la musica di Minghi: nel dialo-go silenzioso degli amanti. “Ma che dire se gli occhi parlano” così recita iltesto della celebre Notte bella, magnifica; an-che in questo caso sono gli sguardi, i gesti cheraccontano l'intensità del momento e, il si-lenzio, è l'unico luogo possibile per viverequell'amore e ascoltarne la bellezza. In quest’ottica potremmo considerare la po-tenza del silenzio come ciò che consente diaccedere a nuove dimore. Infatti sempre inVicino Vicino dopo un allungamento di note,si ripiomba nella potenza di uno sguardosempre più vicino... “Quella sarà la fine delmondo, quando sarò così vicino”. Quando diciamo che qualcosa è in potenza,vogliamo intendere che la sua forza è silen-ziosa, che qualcosa esercita la propria forza,la propria realtà, nel silenzio. Se leggiamocosì, gran parte del repertorio di Minghi, tro-viamo una melodia attraverso cui la potenza

del silenzio si tra-sforma e diviene im-magine.Il drammatico silen-zio dopo le primequattro note dellaQuinta Sinfonia diBeethoven, o lo spa-zio fra le note di unassolo di Miles Da-vis. C’è qualcosa dimolto specifico in re-lazione alla pausanella musica.

Ci si potrebbe chiedere se la cosa più impor-tante che facciano i musicisti non sia sempli-cemente di creare un’impalcatura per il silen-zio, e se il silenzio stesso non sia quel misteroche sta nel cuore della musica. È forse il si-lenzio la più perfetta forma musicale? Scrive-re canzoni è una vera forma di meditazione.Ed è soltanto nel silenzio che ci vengono of-ferti i doni della melodia e della metafora.Il mondo moderno raramente sperimenta ilsilenzio puro, è quasi come se cospirassimoper evitarlo. Tre minuti di silenzio ci appaio-no come un tempo molto lungo, poiché sia-mo costretti a fare attenzione a quelle idee e aquelle emozioni per le quali non troviamoquasi mai momenti idonei. Per qualcuno il si-lenzio mette a disagio, è spaventoso.Il silenzio disturba. Disturba perché rappre-senta la lunghezza d’onda dell’anima. Se nonlasciamo alcuno spazio nella nostra musica,priviamo il suono che creiamo/ascoltiamo diun contesto determinante. Questo il motivo forse, che difficilmente esi-stono oggi programmi contenitori di veramusica; i talent giocano sulla competizione,sull'idea di spendere in pochi secondi la pro-pria immagine artistica; anche Sanremo diffi-cilmente concede spazio alla melodia, piutto-sto si limita a cogliere la potenza degli arran-giamenti, che non stimolano l'immaginazio-ne, semmai coprono il vuoto di una canzone.

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Il dizionario Zingarelli della lingua italianafornisce, fra le altre, le seguenti definizioni diAmore:-moto affettuoso, inclinazione profonda versoqualcuno o qualcosa;-attrazione sessuale verso una persona;-complesso di atteggiamenti, di attività e mo-dificazioni morfologiche che, nella maggiorparte degli animali, accompagna la riprodu-zione;-aspirazione ardente indirizzata alla realizza-zione di un ideale etico politico religioso/so-ciale;-forte desiderio di qualcosa o desiderio e at-taccamento a qualcuno.Il dizionario etimologico Pianiggiani, dopouna dotta disquisizione etimologica del latino''amare'', affine al greco ''mao'', ''desiderare'',troppo complessa e non utile in questa sede,ci dà questa definizione del termine: "Indicapiù l'effetto della naturale inclinazione e dellapassione suscitata dalla forma esterna che ilrisultato delle attrattive della forma scelta edella riflessione ''Non essendo riusciti a comprendere appieno,questa definizione, dopo non breve disaminadirei di fare nostra la definizione di Amoreche Hegel ci dà nella ''Filosofia del diritto''

''… La vera essenza dell'Amore consiste nel-l'abbandonare la coscienza di sé, nell'obliarsiin un altro se stesso e tuttavia nel ritrovarsi eperdersi veramente in quell'oblio.....Quindi è identificazione del soggetto in un'al-tra persona, è il sentimento per cui due esseriesistono solo in una unità perfetta e pongonoin questa identità tutta la loro anima e ilmondo intero.''Da questa toccante e profonda definizionepossiamo citare due canzoni simbolo del per-corso artistico di Amedeo Minghi.

La vita mia in cui i processi dell'abbandonar-si e dell'identificazione nell'altro in particola-re, sono evidenti nel testo e nella musica.

Cantare è d'amore in una melodia sinuosa etravolgente il canto d'amore declina passioneed espressione..

Aspetti mitologiciNella mitologia occidentale, Amore-Eros ap-pare, da un punto di vista cosmogonico, comefiglio del Caos e della Notte, ad indicare lapoderosa forza di attrazione esercitata daquesta entità fra i diversi elementi della natu-ra primordiale i quali giungono, tramite suo,

Riccardo Cancellieri

L'amore, divagazioni e forme

Melos

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ad unirsi ed a generare le numerose e varieforme di vita. “Amarsi è rimbambire la ragione” oppure “Ri-vedo te che sei, la Vita mia”Secondo il gossip olimpico classico (nel sensodi monte Olimpo dimora degli dèi), è figlio diMarte-Ares e di Venere-Afrodite, sebbene co-stei fosse sposata con il deforme, ed aggiun-giamo noi tollerante, Vulcano-Efesto.Enfant terrible, nudo, alato e armato di arco,scaglia frecce a destra e a manca colpendo alcuore non solo umani, ma anche divinità, chesono così costretti ad innamorarsi.I danni che provoca con le sue frecce sono talie tanti che, assai spesso, la madre è costretta arinchiuderlo da qualche parte o ad infligger-gli severe punizioni,Il gossip olimpico non finisce qui poiché glivengono attribuiti come padri, oltre a Marte-Ares, come già detto, anche Giove-Zeus eMercurio-Ermes.... ci evitiamo facili battutesul legittimo marito di Venere-Afrodite,Vul-cano-Efesto, e ci accingiamo a parlare di coseserie. Scale di misurazione dell' Amore (?) Mentre la misurazione del dolore e utilissimain campo medico onde evitare, con l'impiegodi opportune metodologie ed adeguati far-maci, inutili sofferenze al genere umano, giàangariato per conto suo, è poco chiaro a cosaserva misurare l'Amore.Gli ''scienziati'' hanno tentato di utilizzaredelle scale graduate in proposito, ma i risulta-ti, oltre che limitati, sono stati oltremodo de-ludenti.

Se è possibile ipotizzare, ad esempio, una sca-la per quanto concerne la paura, in base al-l'intensità degli stimoli ed alle relative rispo-ste, timidezza insicurezza timore paura pani-co fobie terrore...Per l'Amore, definizioni formulate in base asinonimi graduati in relazione all'intensitànon esistono e qualora ce ne fossero non sa-rebbero attendibili.È Amore e basta. Infatti altri termini quali attrazione, passio-ne, dedizione, affetto, attaccamento, ed altri,sono cose diverse dall'Amore e non ne sononé multipli né sottomultipli.E qui entra in gioco un'altra canzone Gelosiamori miei; ogni esperienza passata d'amoreè ingranaggio per l'attuale … Del resto non esiste un parametro generale alquale rapportare la quantità di amore che siprova e che, soprattutto, si riceve... e poisembra anche che non sia stata ancora indivi-duata nella mappa cerebrale una zona relativaall'Amore.E a cosa servirebbe poi, ammesso e non con-cesso che i risultati delle misurazioni fosseroattendibili se pensiamo che neanche chi è,per così dire, preso da Amore può dare unamisurazione di quel turbine che prova?.Prima però di continuare questo breve scritto,consigliamo agli scienziati che non sono riu-sciti a cavare un ragno dal buco sull'Amore esulla sua misurazione, anche perché, comeabbiamo detto, non hanno trovato una zonacorrispondente nel cervello, di provare a cer-care nel cuore.

AMEDEO MINGHI IN TEATRO

Venerdì 6 novembre 2015 - Teatro Tenda

Rio San Martino di Scorzè (Venezia)

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

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12 DICEMBRE 2015 IL MEETING CHE VERRA'

Cresce l'attesa per il nuovo appuntamento del Primula Fan Club, il fanclub ufficiale di Amedeo Minghi che quest'anno si riunisce per incontrareil suo beniamino, il 12 dicembre alle 17, nei prestigiosi locali dell'Audito-rium Parco della Musica. Per partecipare basta iscriversi o rinnovare conte-stualmente il tesseramento. [email protected]'attesa … ricordiamo attraverso questo scritto che ci offre Filippo Alosi

La giornata tipo dei fan

(Cosa fanno i fan quando c’è un concerto?Viaggio fra ironia e malinconia…)

Questo mese ho deciso di affrontare un argomen-to molto caro a tutti i veri fan. Ed ho deciso di far-lo giocando un po’, grazie ad un taglio ironico egoliardico. Ridere è importante per la salute, dun-que se non ci prendiamo un po’ in giro che gustoc’è?

Del resto ad insegnarcelo è anche Amedeo che,nel corso della sua carriera, ha fatto dell’autoiro-nia un’arma vincente. Spero che il risultato siapiacevole e raggiunga l’obiettivo di farvi fare duerisate.

C'è un'esperienza che tutti i fan di un arti-sta conoscono bene, un'esperienza che vivonospesso e a cui non rinuncerebbero mai. Sto par-lando del seguire il proprio beniamino durante isuoi tour teatrali o all’aperto. Alle persone più di-stanti, a quelle che apprezzano l'artista ma lo se-guono solo tramite i media, può sembrare qualco-sa di lontano e di incomprensibile. Ma i fan, quel-

Melos

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Melosli veri, sanno di cosa sto parlando.Quando c'è un concerto cosa fanno i "seguaci" diAmedeo? Si organizzano per esserci e niente puòfarli demordere dall'obiettivo di raggiungerlo dipersona, per poterlo salutare ed applaudire dallaprima fila. E ovviamente sanno che non si accon-tenteranno di assistere al concerto, vorranno mol-to di più: vorranno Amedeo da tutti i punti di vi-sta, lo vorranno poter salutare e “possedere” peralcuni minuti! Che l'evento si tenga dietro l'ango-

lo di casa o a centinaia di chilometri poco impor-ta. Il vero fan parte in auto, in treno, in aereo... Ese non avesse a disposizione nessuno di questimezzi o ci fosse uno sciopero improvviso (cosache in Italia non è da escludere), sarebbe dispostoa spostarsi a piedi o con l'autostop.Ma vediamo la giornata tipo dei fan – donne, uo-mini e bambini – quando c’è un evento artisticodel loro beniamino. La mattina suona la sveglia del proprio smartpho-ne, che nella maggior parte dei casi è una canzoneindovinate di chi!? Vi lascio spremere le meningiper qualche secondo. Sappiate una cosa: chi di voinon dovesse arrivarci verrà segnalato e dovrà ri-nunciare per un anno a prendere parte a qualun-que evento artistico! Suona la sveglia, dicevamo,dunque subito in piedi: non c’è tempo da perdereperché, fra il traffico e i possibili disguidi, si po-trebbe perdere qualche ora in più del previsto esarebbero guai. Rimanere bloccati nel traffico po-trebbe significare perdere il volo o il treno. E seper il viaggio s’è scelta l’auto, vanno calcolate pos-sibili file o forature che moltiplicherebbero le orenecessarie al raggiungimento della meta.

Una veloce colazione – anzi, meglio lasciar perde-re perché ogni minuto è prezioso – e poi subitovia di casa. Ovviamente la valigia, piccola o gran-de che sia, è stata preparata la sera prima con ma-niacalità. Oltre alla biancheria intima e ad uncambio quasi sicuramente c’è dentro un vecchiovinile, un cd o una locandina da far autografare econ la quale scattarsi un selfie assieme ad Ame-deo. A questo punto, se si parte senza il compa-gno o la compagna al seguito (perché non sempresi può avere la fortuna di condividere gli stessi in-teressi), si potrebbe venire richiamati in manieraun po’ brusca: “amore, ma te ne vai senza nem-meno salutarmi?”. Si torna velocemente indietro,scusandosi e dando un bacio “appassionato” allapropria dolce metà. Ovviamente mentre il corposi muove verso lui o lei e le labbra fanno il lorodovere, la mente dice “ma che me frega de salu-tarti, io sto andando dal mio Amedè. Me lasciannà che perdo er volo?” (per chi non lo sapesse, ifan di Amedeo ragionano in romanesco anche sesono milanesi o siciliani come il sottoscritto. Èuna questione di empatia, di rispetto, tanto per ri-cordare a se stessi che sono un tutt’uno con il lorouomo – ops artista – preferito). Risolto questoprimo contrattempo, si corre via veloci mentredavanti agli occhi scorrono già le immagini di ciòche sarà: Amedeo sorridente che si scatta il selfiecon te, che autografa per l’ennesima volta l’enne-simo cimelio, che magari deve andare in bagno –perché mancano pochi minuti al concerto – manon sa come dirtelo perché tu l’hai agganciato enon lo molli più. Ora capisco perché, caro fan, percarnevale hai acquistato quelle manette!!! Avevidetto che sarebbero servite per travestirti da poli-ziotto, in realtà sapevi già di volerle mettere adAmedeo per poterlo avere accanto il piùpossibile!!!E mentre le immagini di come sarà la serata con-tinuano a scorrere nella tua mente, sfrecci versol’autostrada controllando di continuo il navigato-re per accertarti che l’ora di arrivo sia rispettata.Hai visto quell’agente della Polstrada che t’indica-va di fermarti? Forse doveva eseguire un controllodi routine o forse, chissà, stavi premendo tropposull’acceleratore? Ma non lo saprai mai, perchénella fretta l’hai messo sotto. Beh, in effetti lo sa-prai perché il collega è sopravvissuto e probabil-mente risaliranno alla tua auto. Comunque l’im-portante è che avvenga dopo il concerto.Che tu sia arrivato all’aeroporto o alla stazione,facciamo finta che tutto sia filato liscio a parte ilpovero agente di prima. Hai trovato posto perl’auto, il tabellone “degli arrivi e delle partenze”

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Melosdice che non ci sono ritardi e così puoi partire se-renamente. Se invece hai deciso di viaggiare inauto, scopri che l’autostrada è sgombra o che iltraffico non è particolarmente preoccupante. Pas-sano le ore necessarie e, come per magia, ti ritrovinella città o nel paese in cui tutto avverrà. Prendila stanza che avevi prenotato per passarci la nottedopo il concerto e, prima ancora di rilassarti man-giando qualcosa, senti al telefono gli altri fan.Persone che conosci da anni e che condividonocon te la stessa passione, persone che spesso haiavuto come complici per avvicinare Amedeo o per“eliminare” ogni intralcio fra te e lui. Ovviamentenon tutti possono andare d’accordo, per cui c’èsempre quel fan che non sopporti per i più dispa-rati motivi. Quello va tenuto a debita distanza, in-fatti cerchi sempre di sapere quale hotel ha sceltoin modo da prenotarne uno diverso dal suo.Appuntamento a pranzo o per un caffè, dipendedall’ora d’arrivo. Baci e abbracci, poi subito aldunque: Tizio: “Allora, quando siamo da Amedeo ti passolo smartphone e tu scatti le foto. Ti raccomando,non farla mossa altrimenti non posso metterla suisocial.”Caio: “Tranquilla, ti scatterò delle foto stupende.E quando arriva il mio momento, ti prego: fai al-trettanto!”Sempronio: “Ragazze, mentre voi vi scattate lefoto io mi assicuro che non ci infastidisca nessu-no. E se Amedeo si stanca ci penso io, spero solodi non perdere le chiavi delle manette, altrimenticome facciamo?”

Presi tutti gli accordi, si torna quasi sem-pre in hotel per rinfrescarsi e per cambiarsi. Se seiuna donna ti accerti che il profumo si senta, che ilvestitino sia quello giusto e che la scollatura nonsia troppo… esigua. Se sei un uomo controlli chele scarpe siano pulite, che i pantaloni cadanobene, che la maglietta o la camicia s’intoni col re-sto dell’abbigliamento. Il countdown è partito,manca davvero poco e bisogna essere perfetti!

Arriva il momento di presentarsi sulla sce-na del crimine, ops volevo dire sul luogo in cui siesibirà Amedeo. Come ogni fan che si rispetti, tue i tuoi compagni di musica arrivate lì con un pic-colo anticipo: dalle due alle quattro ore, come mi-nimo, tanto per non correre il rischio di perdere laprima fila o di perdere l’incontro con Lui. Eh già,perché Amedeo incontra i fan prima del concertose si tratta di un’esibizione estiva nelle piazze.Quando si è in teatro, puoi arrivare un pochino

dopo: l’incontro avverrà a fine concerto nei came-rini.

Arrivi sul posto e, visto che conosci tutti,inizi a salutare questa e quella persona. Nel frat-tempo ti guardi intorno, come se fossi un ladro incerca dei luoghi da svaligiare. In realtà stai soltan-to cercando di individuare il camper, l’abitazioneo l’ufficio pubblico nel quale verrà ospitato il tuomelodista del cuore prima di salire sul palco. Vuoiaccertarti di essere fra i primi a scoprirlo, in mododa avere un vantaggio sugli altri. E quando pensidi averlo individuato, non lo sbandieri ai quattroventi ma solo ai fan che ritieni più amici. Non èper egoismo, è solo perché dev’essere tutto e solotuo!

Fra uno sguardo a destra ed uno a sinistra,ti accorgi che sul palco sono saliti i musicisti.Stanno facendo il soundcheck? Si, ma tu te nefreghi e inizi a salutarli da lontano e fare segnocon la mano per dire “ci vediamo appena finite, cisono delle foto da fare”. Già, perché nell’attesavuoi rapire un pochino anche loro per prenderequalcosa al bar e per iniziare a condividere le pri-me foto sui social con scritto cose tipo “aspettan-do Amedeo…”.

Ad un certo punto tu e i tuoi “complici”notate uno strano movimento di auto che sfrec-ciano dietro il palco. Che sia arrivato Amedeo?Attivate gli occhi bionici e si, è proprio lui. Stascendendo dalla macchina e, scortato dagli uomi-ni del suo staff, si avvia verso il luogo che avevateindividuato poco prima. Lasciate quello che statefacendo e, col barista che v’insegue gridando “midovete ancora pagareeeee”, iniziate a farvi stradatra la folla. Un bambino che sta giocando vicino aisuoi genitori, mentre aspetta che inizi lo spetta-colo, non vuole farvi largo. Voi, con una gomitata,lo invitate gentilmente a farsi di lato e proseguite.

Col fiatone e tutti sudati arrivate a ridossodi Amedeo per un primo saluto, vi brillano gli oc-chi nel vedere lui che vi ricambia sorridendo. Aquel punto vi mettete in fila, aspettando il mo-mento in cui verrete chiamati dentro per le foto egli autografi di rito. In quei minuti concitati arri-vano altre persone desiderose di salutarlo e voi,persone garbate e felici di condividere con gli altrila vostra gioia, lanciate loro uno sguardo assassi-no per mettere in chiaro che la fila va rispettata.

Nei pressi del palco c’è un po’ di concita-zione, si vocifera che per colpa di un ritardo du-rante il viaggio Amedeo potrebbe non incontrarenessuno e preferire concentrarsi per lo spettacolo.Diventate blu, gli attacchi di panico prendono ilsopravvento.

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Uno dei ragazzi dell’entourage di Amedeo (maga-ri Giampiero…) vi fa segno con la mano. E’ il vo-stro momento: quello in cui potrete ammanettareil nostro povero cantautore romano, intimandoglidi rimanere fermo mentre vi fate il vostro selfie ementre gli racconterete (soltanto per la milionesi-ma volta) quant’è grande per voi. Amedeo, con gliocchi sgranati per il terrore, si concede a voi e tut-to prende corpo. Finalmente.

Uno dei momenti più attesi della giornatas’è finalmente realizzato. Vorreste che non termi-nasse mai, ma una squadra speciale antisequestroarmata fino ai denti interviene e sottrae dalle vo-stre grinfie il malcapitato. Liberato dalla manette,torna libero e può andare in bagno prima di cam-biarsi per poi procedere alla prova microfono econcedersi qualche minuto per rilassarsi e con-centrarsi.Si accendono i riflettori, parte la musica e Ame-deo avanza sul palco. Alcuni di voi sono in prima

fila, perché magari siete stati così lungimiranti dalasciare qualcuno a proteggervi il posto. Altri,meno fortunati, dovranno assistere al concertodal retro del palco. Ma non si può avere tutto nel-la vita, per cui vi accontentate e godete delle notee della voce migliori che abbiate mai sentito. Lamusica scorre e, con essa, gli anni della vostravita. Ricordi (del cuore, appunto) che tornanomagicamente “di canzone in canzone”. Migliaia dipersone applaudono, cantano, ridono e si com-muovono. Nell’aria le melodie che vi accompa-gnano da una vita, sulla pelle i brividi per le emo-zioni che Amedeo vi ha sempre saputo regalare.

Finisce il concerto e, mentre arriva quel“buona vita e che sia in pace”, un velo di malinco-nia avvolge il vostro cuore. Pensate all’ennesimoconcerto finito, all’ennesima emozione che sta persvanire. Ma sarà così per molti altri anni, perchémai nessun concerto sarà l’ultimo quando si trattadi Lui.

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Melos

Questa volta mi rivolgo a te, che come me, se-gui Amedeo e che forse conosci bene la soli-tudine e ne apprezzi la sua compagnia. Que-sta non è “la storia di un uomo solo” che sci-vola troppo in fretta, ma la ricerca dello scopodi un sentimento, la solitudine, appunto, chenel verso giusto ha il suo perché. Intanto ciinvita a un dialogo con l’anima: “Tu chi sei?Occhi negli occhi sono sguardi negli specchi”.È uno stato d’animo che può sfidarti. “Forsesarà per il carattere che ho, appassionatocome un bacio d’amore” “ma tanto io so chevincerò, lo so perché lo sento”; è così chespesso ci rivolgiamo a Lei. “Tutto è come se laquestione fosse un passo sopra l’altro e tuttoquello che ci attrae è l’ovvio e un po’ parodia”come questo articolo “ che è un appuntamen-to per noi”.

Dunque, con Lei tutto è possibile: “persi nelmondo non lo saremo mai”. Puoi combatterecon le fiamme di un drago violento o ascolta-re la voce calma del fuoco in un camino. “Ètriste indossare un pigiama e stare immobilecosì”: “gridi aiuto e nessuno ti ascolta” manon puoi ordinarle “Vattene o saranno guai!”“in un pianto non consolato”, “semplificandola vita”! È difficile interrompere i pensieri, isogni, le parole nell’esser soli “e non saperechi sei; ti ricordi una madre, guardifotografie, un'improbabile infanzia,incontrollati ricordi”.Sono convinto che anche Amedeo sappia chela solitudine è la compagna più tenace, lafiamma di una candela che non si consumamai, il modo migliore per dialogare con un’e-mozione intima. Ti può prendere di notte o

UNA STRANA PIOGGIA SU DI NOI

LA SOLITUDINE

Gianluca Lucchese

Foto by Anna Montagno

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anche di giorno, “Lentamente ma disperata-mente, lentamente ma dolcemente” dopo ituoi tradimenti, le tue bugie, dopo l’oro cheLe hai regalato; ti guida “con l’attenzione dichi carezza un corpo sconosciuto, per ore oreore, ore ore e ore”. Ti aiuta a costruire abbrac-ci d’inverno e tuffi d’estate, fiocchi di neve oventate calde “senza le Rose, le essenze, lepose”, “perché è così negli attimi che sai”. Lesue immagini sono le più adatte per te: senzail suo aiuto non sapresti come costruirle, no-nostante tu possa pensare “vivere liberi sì, masoli no”. Come in un mazzo di carte, è la Donna diCuori dei tuoi sogni, il Re di Denari nei tuoipensieri ma qui la “La storia s’è licenziata, hoil due di picche, lo so”, “voglio sembrare un gi-gante, un nano adulto e più grande” invitan-doti ad ascoltare i tuoi silenzi: magari colMaestro in cuffia. Stare in solitudine colmaun vuoto immenso come acqua in piscina. Èquesto amore tuo. Ed il tuo cielo è l’anima. Èquello che non hai avuto mai, è restare soli, èridere di te, “è non sapere cos’è un confine” “equel che resta è inutile”, pezzi di colori chenon hai. È Lei che sa nasconderti, che sa delletue lacrime, che può vederti piangere e cam-mina al tuo fianco nel profondo buio, senzamai perdere di vista quei “tuoi rapidi movi-menti degli occhi”. Ti segue ovunque. Anchefino a farsi male. Tu Le sorridi e “sarà un co-raggio da scemo, un po’ più bello che strano”.In solitudine ti racconti desideri e viaggi lon-tano rischiando di smarrirti, anche se “chivive solo di speranze non vive mai. Davverodistanti, persi nel mondo non lo saremo mai”per lei che “cattura il vento in un veliero” e ri-torna da te che sogni questa sua nostalgia.Assieme a Lei, compi passi in castelli princi-peschi e in stanze di fata. “Due passi ancoratra noi, quei due vigliacchi che siamo noi, chedicono – No è la vita, che problema c’è oltreme?” È il momento di filastrocche e favole, didolci profumati con spezie e liquori, “le cal-darroste, la pioggia”. “Quanti visi e quantigiorni chiari e dolci in” te. E se “il tempo tor-na indietro” e ti dà la mano, finendo nel peg-gior posto possibile, Lei sarà lì a coprirti conle sue attenzioni perché ”è grande come il cie-

lo, questo piccolo grande ombrello, ci proteg-ge dal buio”.Non alza quasi mai la voce e quando lo fa èper dirti che stai esagerando: “ogni fiato avràun respiro accanto a sé”. È un animale stranoe curioso con le curve di donna e la forzad’uomo, sguardo maschile e intuito femmini-le. Tu sei come un “cacciatore” con “le tue lan-ce” in una casa alta come il Sole, “dove vivipiano” in “un ricordo oramai lontano”. Cac-ciatore “il tuo animo è sospeso” nei passi in-certi e “felpati” come quelli del tuo gatto per-siano. La solitudine ha mani che ti sfiorano eche t’infilano le dita nei capelli; ahi, quanti netagliasti, “nel mare ti vedrai”, “negli anni, annituoi”. Percepisci il suo calore sul collo, quel-l’accento speciale nel silenzio dei tuoi verbi.“Quanti baci d’amore in un tempo così” e pla-ni con Lei “come il cammino del Sole” in un“tempo che vola con ali sentimentali”. E lasfiori pure tu. Cammini, cammini lentamentee in punta di piedi mentre Lei diviene “via viapiù vicina, sorride e affianca” il tuo passo.“Impervia è la strada ma non è sbagliata”.E così ti fai guidare nel far l’amore o nonamore con Lei, “soave e dolorosa”, “profumoevanescente”. “Misteri” Le leggi nel viso, mache è bella lo sai se così bella si fa! e allora tilasci dire: –“Parlo piano e ora mi ascolterai per nonsentire più la lontananza che c’è tra noi”.Ascoltati, amati, rispettati, condividi semprele tue emozioni con gli altri. Questo è il mioscopo. E tu rispondi:-“La nostra è una storia che è fatta d’amore”,io Ti accontento perché sei l’unica di cui pos-sa fidarmi… “Adesso il cielo a te si è arreso. Sei una stellafra le stelle” che ha dialogato con un senti-mento “tra le braccia”, che l’hai toccato e sen-tito su di me e abbracciato in te, “che ha le alie con le ali svanirà”. Concludendo, a volte “ilcielo piange una strana pioggia su di noi, dadove viene, chi lo sa” ma credo che sia così,con Lei, con questa Solitudine catturata conle mani, che Amedeo abbia dato vita a moltedi queste canzoni che noi, “atomi lontani”,amiamo e condividiamo da sempre.

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Niccolò mi ha proposto una rubrica per questo sito. Io, vista la mia devozione totale per Amedeo,ho accettato senza nemmeno pensare a cosa scrivere; poi, volando tra testi parole, ho immaginatoun’improbabile intervista con il Maestro; a volte distratto, altre cinico, altre ancora, preciso. E misono divertito. In un mondo dove tutto diventa inevitabilmente e inverosimilmente serio, vorreiche anche voi, come me, lasciaste spazio tra una domanda e l’altra a qualche nota d’un sorriso…

Amedeo, grazie che sei venuto a pranzo in questa giornata autunnale. Sole e barbecue mettonosempre allegria. Tra poco arrivano gli altri invitati. Ci pensi tu alle salsicce e alla rosticciana? Iopreparo i peperoni. Intanto aggiungi un po’ di sale e controlla la cottura!

Che bruciore, che fiamma scotta il dolore… Basta un attimo, un raggio luccica: come una lacrimaagli occhi.

Attento! Dai non ci credo! ti sei ustionato! In un attimo che ti ho lasciato solo! Aspetta! Io, davvero io non mento. Labbra bruciate d'amore, da un'onda di sale. Mi aiutai con lemani e un bel picco toccai! Non piansi mai. Accende il fuoco della gelosia. Tu la soffierai.

Ma dai, non prendermi in giro, altrimenti ci metto un altro al posto tuo! È arrivato anche il fioraio.

Qualcuno lo troverai! Qualcuno se pagherai Qualcuno ci cascherà... Non ti rimane altra via.Quello dei fiori fa ciao...

Ahah niente da fare Maestro, adesso ci sei tu e finisci la cottura delle carni, ma attento al vento!

Tira tramontana come un'onda che scompiglia il volo alto dei gabbiani, mentre sfavilla il Sole.

Ma che Gabbiani! Siamo sulle colline pisane! Hai già bevuto? La carne è ancora al sangue…Meglio l’acqua adesso, dammi retta!

Benedetta è la mano e benedetto è il vino. Non del sangue ma del Rosso, assaggiai. L'acqua che siincontra col suo scialacquio è rimbambire la ragione in noi. Bene qui il vino è buono, gli odori ele carte e il suono ed intanto la bocca tua qui non c’è.

Tieni, dai! Questo è Alloro e questo Rosmarino. Mettili sulla brace che aromatizziamo la carne. Edammi retta che ti insegno alla grande; ci credi o no?

Le interviste IMPOSSIBILI di GianlucaGianluca Lucchese

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Profumo evanescente di fiore dal gambo reciso, forse hai ragione tu. Crederò a qualsiasi cosa tumi dirai che non sta in cielo né in terra. Tu puoi dirmi tutto quello che vuoi…

Oh cielo ti devo spiegare ogni cosa! Ho assaggiato i miei peperoni e sono buoni. Ora prepariamole apparecchiature. C’è ancora tanto da mettere a posto in questa confusione.

Sai che tutto non sai, tu non sai… Io porto un tavolo e tu il dolce. E nel disordine che sei meglionon cadere mai.

Sì, fai pure lo spiritoso. Ho invitato anche Daniela, Mietta; ma non può venire… Ogni tantoripenso a quel Sanremo.

Tu che fai quell’espressione, io ci speravo e invece… rivedo il sorriso, l’emozione sul viso, la stessamia nel silenzio svanì ormai…

Ok, sarà per la prossima volta. Adesso togliamo le salsicce e la rosticciana. Il fuoco si è spento?Rimase un esile fiammella che soffiai. Perfetto! Stanno suonando, apro il cancello. Oh e la carne dov’è? Non capisco ripeti.La carneeee! Dov’è finita? Non ne resta niente?

Io mi scialai di lei e lei di me… Tutto il tempo stretta stretta a me… Come se niente accadessetutto il passato passò! Qualcos’ altro resterà, fragola piena, foglia che trema… tu che ancorachiederai cosa resterà; qualcos’altro resterà!

L’hai mangiata tutta? Nooooo! Divento viola dallo smarrimento!

Ti sento poco, ti allontani, fai la voce color bordeaux. Hallo hallo!

Amedeooo! Gli invitati, la carne e ora? Amedeooooo!

Rivederci e grazie… è meglio non avere più notizie… è in partenza il treno delle venti…

Amedeoooo! Ti cascano le salsicce dalle tasche! Torna indietroooo

Testi canzoni: Ladri di sole, Firenze piccoli particolari, Mio sole mio, Mia vita, Qualcuno, La stelladello sperone, La casa lungo il Tevere, Benedetta, Cantare è d’amore, Ti volevo cantare,Tu chi sei,Crederò, Marì, In esilio andremo soli, Certe cose, Distratta poesia, Hallo Hallo, Com’è il tempo, Ela pioggia che resterà, Rivederci e grazie, S.o.s (sulle piste).

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Dopo la preziosa testimonianza del Maestrodegli Effetti Speciali Sergio Stivaletti, autoredelle creature realizzate per le fiabe di Lam-berto Bava - prima tra tutte la celebre ‘PietraTornaindietro’, oggetto cult che richiama allamente le imprese della principessa guerriera– prosegue il nostro excursus storico nel die-tro le quinte di un filone fantasy italiano chenon smette di incantarci…Il 1993 fu, senza dubbio, l’anno migliore per leproduzioni di Bava. FANTAGHIRÒ 3, infatti,oltre ad essere l’episodio preferito dallo sce-neggiatore Gianni Romoli, fu quello che videun maggiore impegno produttivo – dopo gliascolti di Fantaghirò 2 che avevano superatoaddirittura il suo predecessore - a confermarela forza di un franchise che si era ormai impo-sto come programma leader nello spazio co-munemente chiamato TV delle feste. In un’intervista rilasciata all’epoca a “LaStampa”, Lamberto Bava rivelava: «Sono statecondotte delle indagini ed è venuto fuori cheal pubblico piacerebbero dei personaggi an-che più complessi di quelli che abbiamo pro-posto finora. Perciò Fantaghirò 3 sarà più epi-co, più ricco di storia, più centrato sui senti-menti dei protagonisti, più denso di duelli e

di passioni». E così è stato. Il terzo episodiodella saga della principessa guerriera è quelloin cui la qualità e l’impegno sono tangibili piùche mai: nuovi interpreti, nuovi intrecci,creature ed effetti sempre più d’impatto, nuo-vissime tracce musicali che descrivono l’ani-mo dei personaggi e i momenti di terrore e dipericolo (in questo episodio ce ne sono parec-chi!) che vive la nostra protagonista, sempreinterpretata dalla splendida Alessandra Mar-tines, ormai perfettamente a suo agio nel ruo-lo, nonché ricca, lei stessa, della solarità, dellatenacia e della combattività della principessaguerriera. In questo episodio, accanto al cast precedente– da cui escono definitivamente il Re PadreMario Adorf e il personaggio della StregaBianca (interpretato prima da Angela Molinae poi dall’attrice ceca Katarina Kolajova) –,fanno il loro ingresso trionfale la celebre, ebellissima, bond girl, Ursula Andress, e il mo-dello australiano Nicholas Rogers, che faràbreccia nei cuori di tutte le fans della serie eche tenterà di farlo anche in quello della stes-sa Fantaghirò. La Andress e Rogers, entrambiperfetti per il ruolo, vestono i panni, rispetti-vamente di Xellesia e di Tarabas, stregoni ma-dre e figlio, regnanti di un mondo sotterra-neo, i cui diabolici piani andranno a scontrar-si proprio con quelli di Fantaghirò e del suoregno.

Tarabas sarà, dunque, il nuovo, bellis-simo, co-protagonista maschile, erede idealedi Kim Rossi Stuart ma non del personaggiodi Romualdo che, seppur indebolito per le la-titanze del suo interprete, stanco di prestareil suo volto ad un principe, forse, sempretroppo uguale a sé stesso, rimarrà comunquel’amore incontrastato di Fantaghirò.

Convinto dalla produzione che il suopersonaggio fosse fondamentale alla storia,Rossi Stuart prese parte a questo terzo sequelsolo come ‘amichevole partecipazione’, giran-do due sequenze all’inizio e alla fine del film,prima che il suo personaggio fosse trasforma-to in statua di pietra da un incantesimo di Ta-rabas e Xellesia.

INTORNO A FANTAGHIRO'di Massimo Mastrogiovanni

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Il terzo Fantaghirò è particolarmente interes-sante perché, ancor più degli altri, si sviluppasu due livelli di narrazione, come tende a pre-cisare lo sceneggiatore Gianni Romoli: unatrama semplice e uno sviluppo psicologico li-neare, che rendono la fiaba più appetibile aibambini, nascondono un sottotesto più pro-fondo che cattura anche l’attenzione degliadulti. Questo episodio è, appunto, quello piùricco di rimandi ad altre opere letterarie e piùdenso di citazioni, basti pensare al complica-to rapporto tra Tarabas e la madre che ricor-da, addirittura, il complesso di Edipo e strizzal’occhio ai drammi shakespeariani. Il nemico di Fantaghirò, in questa miniserie,non è più il cattivo delle fiabe per eccellenza!È, piuttosto, un personaggio tragico, combat-tuto tra i propri sentimenti, il desiderio di co-noscenza di mondi diversi dal proprio, e l’ob-bligo di aderire ad un disegno prestabilito, undestino che non prevede amore ma che loistiga, come la madre, ai principi dell’odio edel male eterno. È ancor più interessante ilfatto che queste premesse attorno al perso-naggio di Tarabas, getteranno le basi per undiscorso che verrà approfondito meglio sol-tanto nell’episodio successivo…

continua…

Nicholas Rogers in Tarabas

Ursula Andress

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Trascorso esattamente un anno daquando Amedeo ha regalato agli ascol-tatori della musica italiana, un albumparticolare e coraggioso: Amedeo Min-ghi - Suoni tra ieri e domani. Dieci canzoni registrate durante l'omo-nimo recital teatrale (Teatro Ghione diRoma, il 9 dicembre 2013) da AmedeoMinghi con la collaborazione al piano-forte del maestro Cinzia Gangarella. Nel cd ogni brano viene commentatodallo stesso Amedeo con le tracce au-dio, quasi a voler rafforzare il rapportointimo che lo lega al teatro e al suo pub-blico; laddove la parola è soddisfazionesimultanea dei sensi.

Dieci canzoni che fanno parte di un repertorio che mai è stato sotto i riflettori del noto melo-dista, perché i brani, composti in un arco temporale che va dalla fine degli anni Settanta finoai giorni nostri, sono opere “commissionate” a Minghi da grandi interpreti o dai loro produt-tori, che per la prima volta Amedeo fa sue sotto un'unica cornice.

«Questo album è una collezione – racconta Amedeo – che permette di entrare dentro unmondo della canzone in cui c'erano le collaborazioni fra artisti, poeti, interpreti, musicisti, ar-rangiatori, produttori; così nascevano album straordinari, destinati a restare per sempre,come le canzoni che sono in esse contenute, perché lavoro di grandi».Si scorrono infatti fra i nomi: Ennio Morricone, Luis Bacalov, Franco Micalizzi, i fratelli DeAngelis, Celso Valli, Renato Serio e poi gli autori: Mogol, Adelio Cogliati, Marco Luberti, Pa-squale Panella, Gaio Chiocchio, Paolo Audino. Fra i produttori da Lilly Greco a Caterina Casel-li.

Gli interpreti a cui furono affidate: Mietta, Rita Pavone, Marcella Bella, Gianni Morandi, AnnaOxa, Andrea Bocelli, I Vianella, Franco Califano, Katia Ricciarelli, Laura Landi.

«Era il tempo delle collaborazioni, delle sigarette condivise, del buon vino e un pasto caldo davivere insieme, appoggiati in piccole camere – ricorda Minghi – a scrivere canzoni, e poi instudio a comporle, sperando sempre che qualcuno le ascoltasse prima o poi... – e aggiunge –Queste canzoni si comportano come la mia vita artistica, sempre piena di colpi di scena edevoluzioni, perché sono state affidate a grandi interpreti in momenti particolari della loro car-riera: si pensi ad Anna Oxa, che in quel periodo cambiò stile e casa discografica proprio attra-verso Toledo oppure a Califano che cominciò a cantare le sue canzoni incoraggiato dall'inter-

LE DIECI CANZONI

GLI INTERPRETI ORIGINALI

RICORDANDO

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pretazione di Fijo mio, quando all'epoca invece era considerato un paroliere: che brutta paro-la; Califano è un poeta e con quella canzone si è riscoperto interprete. Avevamo stili di vitadifferenti, ma la nostra collaborazione artistica è stata proficua e sempre empatica.Katia Ricciarelli con Il profumo del tempo fece il suo debutto al Festival di Sanremo come su-per ospite e si ritrovò a cantare per la prima volta un brano pop. Potrei andare avanti – sorrideMinghi – e ricordare Mia Martini che fece un album firmato da grandi autori e si lasciò sedur-re dalla mia chitarra durante la registrazione su cui Bacalov impiantò l'arrangiamento; stessacosa per Gianni Morandi che, per tornare in vetta alle classifiche, intuì la strada della collabo-razione con i cantautori. E che dire di Marcella Bella che pur avendo alle spalle un fratello,Gianni, che scriveva per lei, scelse con la sua produzione di affidarsi alla mia capacità compo-sitiva...»In effetti sono molti gli aneddoti legati alle canzoni; per questo l'album è stato corredato daun libro di sessantaquattro pagine a colori che, oltre a riportare i testi e notizie storiografiche,racconta in modo esauriente la genesi dei brani, evidenziando i tratti salienti di un modo diprocedere nel mondo della canzone sicuramente lontano da quello che oggi viene offerto. La rilettura di questi brani, si avvale della collaborazione del maestro Cinzia Gangarella (nellafoto) che racconta per la prima volta la sua esperienza artistica con la musica di Minghi.

«Musica classica e musica leggera, musica colta e musica popolare sono distinzioni importan-ti dal punto di vista dello storico o del sociologo, ma nel mio percorso di musicista non hannomai avuto grande rilievo. Sono convinta che la musica sia un veicolo di unificazione e non diseparazione, e già nella mia mente di bambina trovavano posto gli studi rigorosi di pianofortee le canzoni dei 45 giri. Le due realtà musicali convivevano serenamente, anzi creativamente.

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Negli anni questa è diventata la mia ricerca: mettere in relazione mondi sonori apparente-mente assai lontani. Accettando con entusiasmo l’invito di Amedeo Minghi di rielaborare pia-nisticamente in forma classica alcune sue canzoni non potevo fare altro che attingere al reper-

torio pianistico a me caro. La musica di Amedeo è emozionale ed emozionante e questo mi hapermesso di non metter limiti alle idee che nascevano, idee quindi non concettuali ma forte-mente legate a una emozione, pur all’interno di un lavoro rigoroso sia a livello formale che discrittura.

A volte tale lavoro è stato facile, come nel caso di Per noi, brano che esprime già un preciso re-spiro pianistico. In altri casi è stato più complicato perché si trattava di elaborare canzonicomplesse, e spesso molto conosciute, cercando di dare loro una nuova luce. Il risultato è unpianismo frutto di accostamenti musicali talvolta spiazzanti. Ad un orecchio attento non po-tranno sfuggire alcuni riferimenti alla Sonata Op.2 N.3 di Beethoven nel brano Fijo mio, o al-l’Intermezzo in sib minore N.2 Op.117 di Brahms ne Il profumo del tempo, o le prime inconfon-dibili note del Claire de lune di Debussy in Solo all’ultimo piano. Sono citazioni che diventanoclimi musicali. Difatti quello che per me più conta è il clima musicale complessivo che si vienea creare: può essere un andamento da Sonata mozartiana per L’amore, o una griglia baroccada Concerto Grosso per Camminando e cantando, o ancora un merletto di colore romantico“alla Schubert» . Per Ti perdo e non vorrei, un incipit beethoveniano in Toledo, una pulsazionevivaldiana per Firenze piccoli particolari, senza dimenticare la variazione di tempo in Masono solo giorni dal 4/4 originale a un 6/8 che sarebbe molto piaciuto a Satie. Credo si trattiproprio di questo: piccoli particolari di un discorso pianistico dove passato e presente conflui-

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scono in un unico flusso armonico. In fondo è lo stesso intento enunciato da Amedeo nel tito-lo del CD: Suoni tra ieri e domani».

Questa preziosa riflessione offerta da Cinzia Gangarella, fa comprendere che i “suoni di do-mani” sono già intimamente legati alla preziosa esperienza compositiva di Amedeo Minghi,

che ha sentito fin da subito che la musica avrebbe fatto parte della sua vita, sempre e comun-que. In un'ottica neoromanticamente visionaria esprime la sua avanguardia melodica, comeun Ulisse che guarda sempre avanti sicuro del suo fuoco interiore e della sua capacità di per-correre e precorrere le strade, i tempi.

Il cd contiene al suo interno anche un inedito di forte impatto emotivo, rafforzato da un vi-deoclip di straordinaria capacità evocativa, che si lega intimamente al trasporto melodico delbrano. «Questo brano inevitabilmente esprime lo stato d'animo attuale. - spiega Amedeo Minghi -ho composto una melodia organica, un crescendo emotivo e musicale, a tratti epica ed evoca-tiva. Atmosfera di un mondo poetico che da sempre mi sta cuore: l'amore. Qui, si riannoda esi eterna in un legame che va oltre il tempo e le stagioni, oltre la vita stessa, si fa canto e poe-sia. Ogni canzone è dedicata a mia moglie, alla donna come motivo ispirativo; però questobrano a lei piaceva molto. Era una melodia, che ripeteva e nascondeva fra le note una unicafrase: io non ti lascerò mai. Oggi è la canzone che voi tutti conoscete, accolta dal pubblico inmodo straordinario, per questo la ritengo una seconda rinascita artistica. La prima è datata1976 con L'immenso; ora 2014 con Io non ti lascerò mai che vanta milioni di condivisioni e di

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visualizzazioni. La vita va avanti, così la mia musica; noi tutti ci disabituiamo ad alcune cose,per raggiungerne altre. Ora mi è chiaro, questo album SUONI TRA IERI E DOMANI conservain sé lo Ieri e i suoni del mio Domani. L'Oggi è ben rappresentato dal recital omonimo comin-ciato nei teatri del Nord, per toccare Roma e poi Napoli ». Il video per la regia di Michele Vitiello, è stato prodotto da Produzioni Le Lune di Fabio Leonee Antonella Barbera, Riccardo Cancellieri, Terre Sommerse Group per le La Sanbiagio Produ-zione. Una canzone struggente, a tratti epica, evocativa per eccellenza, nella sua circolaritàmusicale, Io non ti lascerò mai si fa promessa eterna d'amore e di vita, riannodandosi all'esi-genza di confermare, anche e soprattutto nel dolore, lo slancio altissimo di chi sa cos'è l'amoree lo sublima nell'atto creativo. Così Amedeo - Orfeo, commuove gli idei, in uno scavo verticaledentro se stesso, trova la forza di riaffiorare; e le terre mitologicamente si aprono per favorirequesta ricerca del sé. I labirinti profondissimi non scoraggiano chi è testimone dell'esperienzadell'amore e lo ricerca; e questo amore, quasi lo trattenesse per mano, attraversato ogni dolo-re, torna alla luce con le sue verità e le grida al mondo in un canto che non conosce confini.Il regista Michele Vitiello, giovane studente della Sapienza Università di Roma – Dipartimen-to di storia dell'arte e spettacolo commenta:«Ci sono cinque livelli di lettura in questo video-clip: l'Io narrante, l'Io narrato, l'artista, il simbolismo dei luoghi, la forma e contenuto dell'o-pera... perché il nostro obiettivo era superare l'aspetto meramente didascalico, che a mio avvi-so non aggiunge nulla alla canzone, per commentare invece questo brano con immagini filmi-che che fossero tessuto dello stesso organismo dell'opera. Chiudendo gli occhi lo spettatoredeve immaginare le stesse visioni suggerite dal videoclip».

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Inauguriamo una nuova rubrica che ogni volta intervisterà un ammiratore di AmedeoMinghi. Basterà inviare la richiesta a: [email protected]

Cara Roberta ti chiedo cortesemente di presentarti

Buongiorno a tutti i lettori di Melos, mi chiamo Roberta Oliva, sono di Palermo e amo follemente lamusica del nostro melodista da circa 33 anni. Eh si, ero ancora una bambina .... Nella mia famigliasiamo tutti suoi fans sfegatati ed abbiamo assistito a numerosi concerti, ma forse io ne avrò vistoqualcuno in più: credo ne manchino davvero pochi per arrivare al traguardo dei 200.

Quando la musica di Amedeo è entrata nella tua vita?È il 1983 quando Amedeo porta al 33* Festival di Sanremo il brano '1950' di cui me ne innamoroperdutamente fin dal primo ascolto. Da quel momento in poi mi perdo completamente in quellamusica, nei suoni, nei sensi, nelle sensazioni che emanava. Da allora non l'ho più lasciata ......

Un ricordo associato ad Amedeo?Sono talmente tanti i bei ricordi che mi legano a lui, che evidenziarne soltanto uno sarebbe ingiustonel rispetto di tutti gli altri. Me ne viene in mente uno in particolare legato ad un concerto tenutopresso il Teatro Rendano di Cosenza: era il 18 gennaio del 2002 e, ancora oggi, rievoca in me un susse-guirsi di emozioni indelebili, che rimarranno scolpite per sempre nelle pareti del mio cuore.

Cosa ti magnetizza di questa melodia che non rintracci in altri artisti?Bella domanda ..... difficile adesso formulare la risposta, ma cercherò di dare voce al mio cuore, mentrei brividi percorrono il mio essere. La si riconosce subito, fin dalle prime note ..... Una fusione di musi-ca e parole che ti entra prepotentemente dentro l'anima, mentre rimani letteralmente estasiato comedinnanzi a un quadro d'autore, poiché la sua musica è una vera e propria Opera d'arte. Secondo me, luiè l'artista con la A maiuscola in assoluto.

Conosciamoci