Umorismo, stereotipi, ironia e realia nell'opera Bar Sport ... · 4 1 INTRODUZIONE 1.1. Quadro...

93
Faculteit Letteren & Wijsbegeerte Evelien Van de Wiele Umorismo, stereotipi, ironia e realia nell'opera "Bar Sport" di Stefano Benni Masterproef voorgedragen tot het behalen van de graad van Master in het Vertalen 2014 Promotor Dr. Sara Vandewaetere Vakgroep Vertalen Tolken Communicatie

Transcript of Umorismo, stereotipi, ironia e realia nell'opera Bar Sport ... · 4 1 INTRODUZIONE 1.1. Quadro...

Faculteit Letteren & Wijsbegeerte

Evelien Van de Wiele

Umorismo, stereotipi, ironia e realia

nell'opera "Bar Sport" di Stefano Benni

Masterproef voorgedragen tot het behalen van de graad van

Master in het Vertalen

2014

Promotor Dr. Sara Vandewaetere

Vakgroep Vertalen Tolken Communicatie

2

RINGRAZIAMENTI

Innanzittuto, tengo a ringraziare la dottoressa Sara Vandewaetere per avermi offerto

l'occasione unica di eleborare una tesi riguardante i miei interessi personali, il che è stato

un'esperienza molto istruttiva e interessante grazie ai suoi consigli utilissimi e le sue

cognizioni specifiche.

In secondo luogo, ringrazio la mia famiglia per avermi dato l'opportunità di continuare i miei

studi e per avermi incoraggiato per anni.

Concludo i miei brevi ringraziamenti rivolgendomi al mio caro promesso sposo Jean-Marcel,

sull'appoggio del quale ho sempre potuto contare.

3

1 INTRODUZIONE 4

1.1 Quadro sinottico della tesi 4 1.2 Motivazione 5

2 TRADUZIONE 6 2.1 Traduzione italiano-neerlandese 6 2.2 Stefano Benni 33 2.3 Lo stile dell'autore 33 2.4 Bar Sport 34 2.5 Pubblico d'arrivo e identità italiana 35

3 QUADRO TEORICO 37 3.1 L'umorismo 38

3.3.1 L'umorismo: una definizione 38 3.1.2 La traduzione dell'umorismo 40

3.2 L'ironia 43 3.2.1 L'ironia: una definizione 43 3.2.1 Le funzioni dell'ironia 44 3.2.3 La traduzione dell'ironia 46

3.3 Gli stereotipi 47 3.3.1 Gli stereotipi: una definizione 48 3.3.2 Le funzioni degli stereotipi 48 3.3.2.1 La ricerca di Madon et al. 49 3.3.3 Quali stereotipi esistono sull'Italia? 50 3.3.4 La traduzione degli stereotipi 52

3.4 I realia 54 3.4.1 I realia: una definizione 54 3.4.2 La traduzione dei realia 55

4 COMMENTI ALLA TRADUZIONE E IL PARAGONE CON IL FILM 59 4.1 Commenti ai concetti 'italiani' 59 4.2 Commenti generali 78 4.2.1 Strategia della compensazione 79 4.2.2 Strategia della descrizione 82 4.2.3 Strategia dell'adattamento 84 4.2.4 Strategia della trascrizione 86 5 CONCLUSIONE 87 6 BIBLIOGRAFIA 89

4

1 INTRODUZIONE

1.1. Quadro sinottico della tesi

Questa tesi è incentrata sull'opera Bar Sport dello scrittore bolognese Stefano Benni. Questo

libro è stato pubblicato nel 1976 e non è ancora stato tradotto in neerlandese. Benni deve la

sua popolarità parzialmente a quest'opera, la quale si caratterizza prevalentemente per

l'umorismo che viene apprezzato molto in Italia. In questo lavoro esaminiamo tra l'altro le

ragioni per le quali il libro ha subito riscosso un grande successo in Italia. La base di questo

lavoro non è quindi puramente traduttologica, ma anche sociologica.

Il nostro quadro teorico si compone di quattro parti. La prima riguarda l'umorismo in quanto

concetto generale: che cosa è l'umorismo e in quali difficoltà si può imbattere il traduttore

durante il processo della traduzione? Esistono strategie che permettono di affrontarle e di

quali aspetti culturali deve tenere conto il traduttore trasponendo il testo dalla lingua sorgente

alla lingua d'arrivo? Quali sono le funzioni sociali dell'umorismo?

Di seguito approfondiamo il tema dell’umorismo studiandone tre caratteristiche specifiche,

vale a dire: l'ironia, gli stereotipi e i riferimenti culturali, detti anche realia; sono essi i temi

dei tre capitoli successivi. Sono, infatti, essenzialmente questi elementi a essere tipici del libro

e a suscitare l'umorismo. Nei tre casi analizziamo le difficoltà per il traduttore e se sussistono

delle tecniche per affrontarle. Per di più, esaminiamo anche le funzioni sociali dell'ironia e

degli stereotipi. Quest'ultimo tema è in realtà la parte più consistente della nostra ricerca, visto

che gli stereotipi formano in qualche modo il meccanismo di fondo di Bar Sport. Descriviamo

la comparsa degli stereotipi e la loro esattezza quando essi si trasformano in pregiudizi.

Osserviamo inoltre gli stereotipi più noti sul Belpaese e il modo in cui possono essere tradotti.

Infine applichiamo il quadro teorico alla pratica concreta della nostra traduzione verso il

neerlandese prendendo in considerazione alcuni capitoli dell'opera, in modo da poter spiegare

le strategie traduttive impiegate e da poter inquadrare culturalmente svariati concetti tipici del

Belpaese che sono presenti nel libro Bar Sport scritto da Stefano Benni nel 1976 e

nell'omonimo film uscito nel 2011 e diretto da Massimo Martelli.

5

1.2 Motivazione

Siccome il libro Bar Sport è considerato un vero classico della letteratura italiana umoristica,

scrivere una tesi su questo tema è indubbiamente un'opportunità da non perdere. Infatti, Bar

Sport ha riscosso un successo strepitoso in Italia, ma il libro è ancora studiato poco e non è

molto noto all'estero. Durante il processo di lettura e di scrittura, avremo la possibilità di

ingrandire il nostro bagaglio culturale e la nostra conoscenza della lingua italiana: due aspetti

a cui teniamo molto e che riteniamo inoltre indispensabili per ogni persona che studia lingue.

La diversità e la bellezza della cultura italiana meritano di essere al centro dell'attenzione al

fine di favorirne la diffusione all’estero. Il fatto di contribuire modestamente all'obiettivo

precedentemente accennato, costituisce per noi una motivazione valida che ci spinge a

dedicarvi una tesi.

Grazie a quest'argomento possiamo fare una ricerca approfondita su aspetti sia traduttologiche

che sociologiche che ci permetterà di presentare una tesi interdisciplinare che testimonia una

base accademica affidabile.

2 TRADUZIONE

2.1 Traduzione italiano-neerlandese

1 Il carabiniere

Il carabiniere beve anche lui caffè, spesso corretto. Al suo apparire

nel bar, tutti ammutoliscono o scompaiono nel gabinetto. Tanto può

un generico senso di colpa. Talvolta il carabiniere entra nella

discussione calcistica con grossi sfondoni che nessuno gli corregge

per paura della divisa. Se nel bar si gioca a carte, tutti nascondono le

carte e cominciano a guardarsi ai quattro lati del tavolo come idioti.

Talvolta qualcuno attacca un coro di montagna.

1 De carabiniere

Ook de carabiniere drinkt koffie, vaak een corretto. Wanneer hij

binnenkomt, valt er een stilte of verdwijnt iedereen naar de toiletten.

Zoveel kan een algemeen schuldgevoel teweegbrengen. Af en toe

bemoeit hij zich met een discussie over voetbal, maar ook wanneer

hij enorme flaters begaat, is er niemand die hem durft te verbeteren.

Bij kaartspelletjes verstopt iedereen snel zijn kaarten onder tafel en

kijkt elkaar aan als een stel idioten. Soms begint iemand

bergliederen te zingen.

2 L'ingegnere

Due volte al giorno, nel bar, il barista mette una tazzina sul banco e

declama: “Prrrronto il caffè dell’Ingegnere!” Tutti si fanno da parte

lasciando libera una porzione di bancone. Momento di silenzio

generale. La tazzina resta misteriosamente al suo posto. L’Ingegnere

è scomparso, o più verosimilmente, c’è ma è invisibile. Il barista

infatti non si preoccupa. Dopo due ore riprende il caffè, lo scalda e

ve lo serve espresso.

De ingenieur

Twee keer per dag zet de barman een kopje op de toog en roept:

“De koffie van de Ingenieur is klaarrrrr!” Iedereen gaat opzij om

een deel van de toog vrij te maken. Een moment van absolute stilte.

Het kopje blijft vreemd genoeg op zijn plaats staan. De ingenieur is

verdwenen of, meer waarschijnlijk, hij is onzichtbaar geworden. De

barman maakt zich in geen geval zorgen. Twee uur later neemt hij

de koffie weg, warmt hem terug op en serveert hem als espresso.

3 Bovinelli-tuttofare

Sul biglietto da visita c'è scritto Bovinelli-tuttofare, ed è vero:

Bovinelli sa fare tutto. La prima volta che si presentò al bar, chiese

se qualcuno aveva scarpe da risuolare, gomme da vulcanizzare o

3 Bovinelli-manusje-van-alles

Op zijn visitekaartje staat geschreven. "Bovinelli-manusje-van-

alles", en het is waar: Bovinelli is écht een manusje-van-alles. De

eerste keer dat hij in de bar kwam, vroeg hij of hij iemands

7

biciclette da riparare. "Ma sì," disse l'avvocato Brega

sghignazzando, "e poi?"

"Anche giardini da curare, vino da travasare o muri da imbiancare,"

disse serio Bovinelli. "Io ho i capelli un po' lunghi," disse Muzzi.

La sera stessa alle nove suonò il campanello di casa Muzzi e si

presentò Bovinelli con un asciugamano e la macchinetta. Tosò

Muzzi, aggiustò la bambola della figlia che non diceva più mamma,

levò le pulci al cane e mentre usciva diede l'olio al cancello.

Cominciò così la carriera di Bovinelli.

schoenen moest verzolen, rubber vulkaniseren of fietsen repareren.

"Ja," gniffelde advocaat Brega, "en dan?"

"Of een tuin om te verzorgen, wijn om te decanteren en muren om

te witten," zei Bovinelli ernstig. "Mijn haar is wat lang," zei Muzzi.

Diezelfde avond nog ging de bel ten huize Muzzi, waar Bovinelli

aankwam met een handdoek en een scheerapparaat. Hij gaf Muzzi

een scheerbeurt, repareerde de pop van zijn dochtertje die geen

'mama' meer kon zeggen, ontdeed de hond van zijn vlooien en

terwijl hij naar buiten ging, gaf hij het hekje een oliebeurt. Dat was

het begin van de carrière van Bovinelli.

4 Bovinelli girava con una giardinetta di legno piena di attrezzi: aveva

tutto, dal martello alla scala snodabile. Cominciava dal fondo della

strada, alle otto di mattina. Una casa alla volta. Niente era

impossibile per Bovinelli. Scendeva, vestito nella sua tuta blu, col

metro di legno in tasca e la nazionale in bocca. Ascoltava il

problema, tornava sulla giardinetta, e rientrava con qualche trapano

incredibile, o un bulbo di tulipano, o una chiave inglese da

locomotiva, o un pezzo di motore di bruciatore, ed eseguiva. Ogni

intervento, duecento lire, qualunque fosse la specialità. Aveva due

manine da chirurgo: di fronte a loro, si arrendevano i transistor e le

caldaie. Questo fino al venerdì sera.

4 Bovinelli tufte rond met een oude Fiat Giardinetta met houten

panelen die dienst deden als deuren en die hij volstopte met

materiaal. Hij had alles bij zich: van een hamer tot een uitklapbare

ladder. Hij begon achteraan de straat, om acht uur 's ochtends. Eén

huis per keer. Niets was onmogelijk voor Bovinelli. Hij vertrok in

zijn blauwe overall met een vouwmeter in zijn zak en een nazionale,

een populair type sigaret zonder filter, in zijn mond. Hij luisterde

naar het probleem, ging naar de giardinetta en kwam terug met een

aantal boren om u tegen te zeggen, een tulpenbol, een Engelse

sleutel die een treintechnicus waardig was, een stuk

verbrandingsmotor en hij ging aan de slag. Wat hij ook moest doen,

het prijskaartje bedroeg 200 lire. Hij had twee fijne handen waar

zelfs chirurgen jaloers op zouden zijn: transistors en

verwarmingsketels konden het van hem niet halen. Dit was het

8

geval tot vrijdagavond.

5 Venerdì sera alle otto precise Bovinelli posteggiava la giardinetta

davanti al bar, si toglieva la tuta, si lavava le mani alla fontana, e

poi si sedeva. Alle otto e dodici minuti era già serenamente ubriaco.

In tre giorni, tutto quello che aveva guadagnato nella settimana

veniva investito in vino. Per tre giorni non era possibile comunicare

con lui, né parlargli. Tutt'al più, si poteva cantarci insieme. Quando

il bar chiudeva, andava in giro per la città. Girava tutta notte

sorridendo soddisfatto. II lunedì mattina, alle otto, perfettamente

sobrio, riprendeva il lavoro.

5 Op vrijdagavond om klokslag acht uur parkeerde Bovinelli zijn

giardinetta voor de bar, deed zijn overall uit, waste zijn handen in de

fontein en ging dan zitten. Om acht uur en twaalf minuten was hij al

lichtjes aangeschoten. Al het geld dat hij tijdens de week had

verdiend, investeerde hij tijdens het weekend in wijn. Drie dagen

lang was het onmogelijk om met hem te communiceren of tegen

hem te praten. Als je geluk had, kon je samen met hem zingen.

Wanneer de bar sloot, ging hij nog wat rondwandelen in de stad.

Heel de nacht liep hij rond met een gelukzalige glimlach op zijn

gezicht. Maandagochtend, om acht uur, begon hij volledig nuchter

opnieuw te werken.

6 Accadde una volta che di sabato notte scoppiasse il tubo del

lavandino in casa di Lasagna. Lasagna, che era di là a giocare a

poker con la moglie e due morti, si trovò con l'acqua al ginocchio e i

bambini che galleggiavano attaccati al comodino. "Aiuto," urlò, e

svegliò tutto il palazzo. Cominciarono le scene di panico. Quando la

situazione fu chiarita, Lasagna, in pigiama nel corridoio, disse:

"Chiamate Bovinelli".

6 Ooit gebeurde het dat op een zaterdagavond de buis doorbarstte van

Lasagna's wastafel. Lasagna, die poker aan het spelen was met zijn

vrouw en twee blinde spelers, stond tot zijn knieën in het water. De

kinderen dobberden rond terwijl ze zich vasthielden aan het

nachtkastje. Hij riep heel het appartementsgebouw bij elkaar:

"Help!" De paniek barstte los. Toen de situatie wat opgehelderd

was, liep Lasagna in pyjama de gang op en riep: "Bel naar

Bovinelli!"

7 Andarono in due al bar. Bovinelli era seduto al suo angolo, con

davanti uno schieramento di bottiglie vuote come i birilli del

7 Met z'n tweeën gingen ze naar de bar. Daar vonden ze Bovinelli in

een hoekje, met een hele troep lege flessen die als bowlingkegels

9

bowling, e cantava a bassa voce la rumba delle noccioline.

"Bovinelli, c'è un allagamento," disse Ferrari tirandolo per un

braccio. "Devi venire subito."

Bovinelli sorrise e gli offrì da bere.

"Bovinelli, i bimbi annegano! Il palazzo è pieno d'acqua! Le

fondamenta scricchiolano!" incalzò Muzzi tirandolo per la giacca.

Il dottor Bovinelli non è in ufficio," strascicò Bovinelli, e riprese a

bere.

voor hem stonden, terwijl hij stilletjes de rumba delle noccioline

zong.

"Bovinelli, we zitten met een overstroming!" riep Ferrari en trok aan

Bovinelli's arm. "Je moet onmiddellijk meekomen!"

Bovinelli glimlachte en bood hen wat te drinken aan.

"Bovinelli, de kinderen zijn aan het verdrinken! Het gebouw staat

volledig onder water! De funderingen gaan het begeven!" voegde

Muzzi er nog aan toe en trok aan zijn jas.

"Dokter Bovinelli is momenteel niet aanwezig," mompelde

Bovinelli en nam nog een slok drinken.

8 Finì che lo portarono di peso sul luogo del disastro. Un metro

d'acqua dappertutto. C'erano già i pompieri con un tubo di sei metri

e le pompe idrovore.

"Arriva Bovinelli," disse il capo dei pompieri. Fermò le operazioni,

e fece mettere tutti da parte.

Bovinelli fece un rutto e si sdraiò per terra. Lo tirarono su, ma non

ne voleva sapere. Disse che era fuori orario. Allora Lasagna ebbe

un'idea e disse: "Bovinelli, l'acqua sta riempiendo la cantina!".

Bovinelli ebbe un guizzo nell'occhio spento e disse: "Va acqua nel

vino?".

"Si," dissero tutti.

"Si mescolano insieme?" "Sì, Bovinelli, proprio così."

Allora Bovinelli si alzò, fece a zig-zag in tre chilometri i venti metri

fino alla giardinetta posteggiata davanti al bar e tornò con un

tampone di gomma misura doppio elefante.

8 Ze besloten dan maar om hem mee te sleuren naar de plaats des

onheils. Overal een meter water. Er waren al brandweermannen ter

plaatse met een slang van zes meter lang om het water weg te

pompen.

"Bovinelli komt eraan!" zei de hoofdbrandweerman. Hij deed

iedereen stoppen met pompen en uit de weg gaan.

Bovinelli boerde en ging op de grond liggen.

Ze trokken hem terug recht, maar hij moest er niks van weten. Hij

zei dat de werkuren voorbij waren. Lasagna kreeg opeens een idee

en zei:"Bovinelli, het water stroomt binnen in de kelder!

Plotseling was er een flikkering te zien in Bovinelli's doffe ogen:

"Stroomt er water bij de wijn?"

"Ja," zei iedereen in koor.

"Zijn ze zich aan het vermengen?"

"Ja, Bovinelli, inderdaad."

10

"Cosa fai?" chiese Lasagna.

“Il bacio di Bovinelli," disse lui, si turò il naso con le dita e

scomparve in apnea sotto l'acqua.

Passarono dieci minuti. Erano tutti molto preoccupati, quando si udì

un plop gigantesco. Il bacio di Bovinelli, ovvero la ventosa del

tampone che colpiva. L'acqua, per incanto, scomparve, e sparì

ordinatamente nella fogna. Bovinelli la guidava con larghi cenni

della mano, come un vigile urbano.

"Bravo Bovinelli," dissero i presenti, stringendosi intorno.

"L'ho fatto solo per il vino," precisò lui, e tornò al bar, a riprendere

da dove aveva interrotto.

Bovinelli zette zich recht, zigzagde drie kilometer alvorens hij

twintig meter verder aankwam bij de giardinetta die voor de bar

geparkeerd stond en kwam terug met een rubberprop zo groot als

twee olifanten.

"Wat doe je?" vroeg Lasagna.

"De kus van Bovinelli", antwoordde hij, waarna hij zijn neus

dichtkneep en onder water dook.

Tien minuten gingen voorbij. Iedereen was erg ongerust, tot ze

opeens een gigantische plop te horen kregen. De kus van Bovinelli,

oftewel de zuignap van de prop die aansloeg. Als bij wonder

verdween het water in het riool. Als een verkeersagent leidde

Bovinelli het weg met grote armbewegingen.

"Goed gedaan, Bovinelli!" riep de menigte die rond hem kwam

staan.

"Ik deed het alleen maar voor de wijn," verduidelijkte hij, "waarna

hij terugkeerde naar de bar om de draad weer op te nemen.

9 Il tecnico

Il tecnico da bar, più comunemente chiamato "tennico" o anche

"professore", è l'asse portante di ogni discussione da bar. Ne è

l'anima, il sangue, l'ossigeno. Si presenta al bar dieci minuti prima

dell'orario di apertura: è lui che aiuta il barista ad alzare la

saracinesca. Il suo posto è in fondo al bancone, appoggiato con un

gomito. Lo riconoscerete perché non si siede mai e porta

impermeabile e cappello anche d'estate. Dal suo angolo il tecnico

osserva e aspetta che due persone del bar vengano a contatto. Non

9 De expert

De expert van de bar, doorgaans ‘espert’ of zelfs ‘professor’

genoemd, is de spilfiguur van elke discussie die in de bar wordt

gevoerd. Hij is er de ziel, het bloed en de zuurstof van . Tien

minuten voor de bar opent, staat hij al voor de deur te wachten om

de barkeeper te helpen om de luiken te openen. Hij zit steevast

achteraan de toog op zijn elleboog te leunen. Je herkent hem meteen

omdat hij nooit gaat zitten en altijd een regenjas en een hoed draagt

– ook ’s zomers. Vanuit zijn positie kan de expert alles goed in de

11

appena una delle due apre bocca, lui accende una sigaretta e piomba

come un rapace sulla discussione. Nell'avvicinarsi, emette il verso

del tecnico: "Guardi, sa cosa le dico", e scuote la testa.

gaten houden en afwachten tot twee personen met elkaar beginnen

te praten. Ze moeten hun mond nog niet opendoen of hij steekt al

een sigaret aan en gooit zich op de discussie. Wanneer hij dichterbij

komt, zegt hij hoofdschuddend zijn gebruikelijke zinnetje: “Kijk,

zal ik u eens wat zeggen”.

10 Il tecnico resta nel bar tutta la mattina: nei rari momenti di sosta tra

una discussione e l'altra, studia la "Gazzetta dello Sport".

Nell'intervallo per il pasto corre al buffet della stazione, che è

sempre aperto, e lo si può vedere mentre col giornale che pende

dalla tasca adesca i pendolari cercando di attaccare un bottone su

Anastasi. Normalmente, si ciba solo di aperitivi, olive, patatine fitte

e caffè, venti normali e venti hag, al giorno. Oppure fa un rapido

salto a casa e mangia invariabilmente tortelloni, anzi li ingoia

dicendo: "Ho fretta, devo andare in ufficio". L'ufficio è il bar, dove

il tecnico ricompare alle due meno dieci per restarvi fino all'ora di

chiusura. A mezzanotte, il tecnico torna al bar della stazione, dove

aspetta il giornale fino alle quattro, e accompagna a casa tutti gli

amici per le ultime discussioni della giornata. Va a letto e parla nel

sonno recitando classifiche fino alle sette, sette e mezzo.

10 De expert blijft de hele ochtend in de bar: wanneer er dan toch eens

een pauze is tussen de ene discussie en de andere, bestudeert hij de

‘Gazzetta dello Sport’. Tijdens de lunchpauze rent hij naar de

stationsbar die altijd open is en dan kan je hem zien terwijl hij met

de pendelaars een gesprek probeert aan te knopen over Anastasi,

een speler van Juventus. Over het algemeen leeft hij op wat

aperitiefhapjes, zoals olijfjes en chips, en koffie (20 normale en 20

caffeïnevrije). Ofwel gaat hij snel thuis langs en stouwt hij wat

tortelloni naar binnen: “Ik heb haast, ik moet naar kantoor!” Het

kantoor is de bar, waar de expert terug opduikt om tien voor twee,

om er dan te blijven tot sluitingstijd. Rond middernacht keert hij

terug naar de stationsbar, waar hij tot vier uur wacht op de krant om

dan met zijn vrienden mee te gaan naar huis, zodat ze samen nog

kunnen discussiëren. Hij gaat naar bed en zegt in zijn slaap

voetbalklassementen op tot zeven uur, halfacht.

11 Altra caratteristica del tecnico è lo sguardo: guarda sempre con un

occhio chiuso per il fumo e con uno spiraglio dell'altro, rosso come

brace e leggermente lagrimoso, la testa piegata da una parte. Il busto

è leggermente ripiegato in avanti ad abbracciare l'ascoltatore; la

mano sinistra mima; con la destra, munita di sigaretta, il tecnico vi

11 Een ander kenmerk van de expert is zijn blik: hij draait zijn hoofd

altijd één kant op en houdt één oog gesloten voor de rook en het

andere half open, dat vuurrood ziet en wat traant. Zijn bovenlijf

leunt wat naar voren, waardoor het lijkt alsof hij zijn

gesprekspartner gaat omhelzen; met zijn linkerhand maakt hij

12

dà continuamente delle piccole spinte, o dei colpetti sullo sterno, o

vi tiene fermi contro il muro mentre parla.

gebaren en in zijn rechterhand houdt hij een sigaret vast. De expert

port je constant aan met kleine duwtjes of zachte klappen op je

borst, of hij laat je met de rug tegen een muur staan terwijl hij praat.

12 Di cosa parla un tecnico? Di calcio, di sport in genere, di politica, di

morale, di macchine, di agricoltura, di prezzi della frutta, di diabete,

di sesso, di trattori, di cinema, di imbottigliamento, di spionaggio.

In una parola, di tutto. Quale che sia l'argomento trattato, il tecnico

lo conosce almeno dieci volte meglio dell'occasionale interlocutore,

anzi, dirà, è una delle cose che lo ha interessato di più fin da

piccolo. Il vero tecnico suffraga spesso la sua competenza con

parentele. Esempio: se si parla di comunismo, lui ha un cognato che

lavora a Togliattigrad; se si parla di pesca subacquea, ha un fratello

fidanzato da sei anni con una cernia; se si parla di edilizia, ha un

cugino manovale, e così via. Inoltre, è stato compagno di scuola di

tutti i ministri dell'arco costituzionale, che spesso gli telefonano per

sfoghi e confidenze.

12 Waarover praat een expert zoal? Over voetbal, sport in het

algemeen, de nieuwe zeden, auto’s, landbouw, de prijs van het fruit,

diabetes, seks, tractors, films, wijn bottelen, spionage. Kortom: over

alles. Waarover het ook gaat, de expert weet er sowieso minstens

tien keer meer over te vertellen dan de doorsnee gesprekspartner;

sterker nog, het is zelfs één van de dingen die hem als kind al enorm

boeiden. De echte technicus haalt zijn vakkennis altijd van

betrouwbare bronnen, zoals familieleden. Bijvoorbeeld: als er

gesproken wordt over het communisme, dan heeft hij een

schoonbroer die werkt in Togliattigrad; wanneer het gaat over

onderwatervisserij, dan heeft hij een broer die al zes jaar verkering

heeft met een zeebaars; gaat het over de bouwsector, dan is zijn neef

bouwvakker, enzovoort. Bovendien zaten ook alle ministers uit het

hele politieke spectrum bij hem op school en telefoneren ze hem

nog vaak om hun hart te luchten en vertrouwelijke informatie door

te spelen.

13 Come parla il tecnico? Il tecnico parla un italiano leggermente

modificato. Per fare qualche piccolo esempio, egli fa precedere

molti termini da una a: aradio, agratis, mi amanca. Usa largamente

la g: gangio, gabina. Cita largamente dal latino: sine qua non (siamo

qua noi) o fiat lux (faccia lei). Usa verbi col congiuntivo tattico: se

13 Hoe praat de technicus? Zijn taalgebruik is nogal apart. Zo laat hij

veel woorden met een ‘a’ beginnen: aradio, agratis, ik amis het. Hij

gebruikt ook vaak de g: gonverteren, gabine. Hij citeert dikwijls uit

het Latijn: sine qua non (cynisch of niet) of fiat lux (luxefiat). De

voltooid verleden toekomende tijd is zijn specialiteit: als jullie het

13

me lo dicevaste prima, anderei. Rimpasta termini inglesi: croch

(cross), frobil (football). Usa termini innestati, esempio: Janich, il

vecchio baluastro della difesa rossoblù (baluastro = baluardo +

pilastro).

mij eerder zegden, zou ik gegaan geweest zijn. Hij geeft een nieuwe

touch aan Engelse termen: croch (cross), frobil (football). Hij

creëert neologismen zoals: Janich, de oude verdedigaar (=

verdediger + pilaar) van FC Bologna.

14 Il tecnico di calcio vive in simbiosi con un altro personaggio, che è

"l'uomo con cappello". In tutti i capannelli, infatti, se osservate

bene, mentre al centro si trova il tecnico, leggermente defilato alla

periferia c'è un uomo con il cappello calato sul naso e le braccia

dietro la schiena. Questo secondo personaggio sembra avere il

compito di intervenire con bestialità tremende che fanno perdere le

staffe al tecnico. Benché ripetutamente invitato dal tecnico a

portarsi al centro del capannello, preferisce spostarsi lungo la sua

circonferenza parlando da punti diversi, cosicché il tecnico è

continuamente obbligato a rispondergli girando in tondo.

14 De voetbalexpert leeft in symbiose met nog een ander personage,

namelijk “de man met de hoed”. Je moet maar eens kijken: in elk

groepje zie je steeds de expert in het midden staan en iets erbuiten

staat dan weer de onopvallende man met de armen achter zijn rug en

de hoed tot op zijn neus gezakt. Hij lijkt de taak te hebben om de

expert bruusk in de rede te vallen, waardoor deze laatste zich niet

meer onder controle kan houden. Hoewel de expert hem

verschillende keren heeft aangemaand om ook midden in de cirkel

te komen staan, blijft de man met de hoed liever praten buiten de

cirkel vanop verschillende plaatsen, waardoor de expert constant in

rondjes moet draaien om antwoord te geven.

15 Tutti sanno che il momento più importante per un tecnico calcistico

da bar è quando, il giorno prima di una partita della nazionale, egli

deve dare la sua formazione. Il tecnico, a questo punto, raduna una

ventina di persone e comincia: "In porta, sicuramente, ci metterei

Zoff. Terzini, Rocca e Fedele”. E spiega il perché della sua scelta:

Zoff è una sicurezza. Rocca è meglio di Facchetti perché li ha visti

tutti e due alla televisione e Rocca gli è sembrato più in palla. Infine

Fedele l'ha visto allo stadio e correva e fluidificava.

15 Er is één fundamenteel moment in het leven van de voetbalexpert in

de bar: de dag voor een wedstrijd van het nationaal elftal, moet hij

zijn opstelling onthullen. De expert verzamelt daarom een twintigtal

mensen en begint zijn uitleg: “In doel zou ik zeker Zoff zetten.

Verdedigers, Rocca en Fedele.” Hij legt zijn keuze ook uit: Zoff is

een zekerheid. Rocca is beter dan Facchetti, want hij heeft hen

allebei al zien spelen op televisie en Rocca leek hem meer in vorm.

Fedele had hij ook al gezien in het stadion en die was een echte box-

to-box speler.

14

16 A questo punto l'uomo con cappello interviene e dice: “Ma cosa

dice? Se non stava in piedi.” Allora il tecnico racconta una per una

le ottanta azioni di Fedele della partita precedente. Molto spesso è

preparato alla bisogna e ha con sé un quaderno di appunti. Poi cita a

memoria le cronache dei quattro quotidiani sportivi. Ma ecco che

l'uomo con cappello, spostatosi a destra, dice dal tetto di una

macchina: “Fedele ha il menisco”. Tutti allora si voltano allarmati

verso il tecnico per chiedere spiegazioni. Il tecnico li calma con un

gesto della mano e passa in rassegna gli ultimi quaranta casi di

menisco del campionato italiano. Spiega brevemente in cosa

consista l'operazione; anzi, se qualcuno si presta, gli taglia un pezzo

di pantalone e lo opera sul marciapiede con un temperino,

mostrando agli astanti la funzione dei legamenti della rotula.

Oppure estrae dalla macchina un modello anatomico di ginocchio

umano e lo illustra. Quindi prosegue:

"Stopper Morini, libero Burgnich, mediano sinistro Re Cecconi. Ala

destra Mazzola, mezze ali Benetti e Rivera, ala sinistra Riva,

centravanti Savoldi".

L'uomo col cappello appare da un tombino sulla sinistra e dice:

"Savoldi? Siamo matti, Savoldi?".

“E perché?” gli viene chiesto.

“Perché ha i piedi piccoli.”

Allora il tecnico diventa color tecnico adirato che è una bella

sfumatura di rosso usata anche per i tailleur. Poi comincia a urlare

tutti i numeri di scarpe dei centravanti italiani dal 1947, come un

invasato: "Meazza 40, Piola 41, Charles 42, Pivatelli 40", dicendo

16 Op dat moment onderbreekt de man met de hoed hem: “ Maar wat

zegt u nu? Hij kon niet eens op zijn benen staan.” Vervolgens geeft

de expert een analyse van alle tachtig acties van Fedele uit de vorige

match. Meestal is hij op alles voorbereid en heeft hij een schriftje

met aantekeningen bij zich. Daarna citeert hij uit het hoofd de

sportrubrieken van de vier sportkranten. Maar kijk, nu reageert de

man met de hoed weer, die al wat naar rechts is opgeschoven en op

een auto zit: “Fedele heeft een probleem met zijn meniscus.” Op dat

moment wendt iedereen zich paniekerig tot de expert om meer

informatie te vragen. De expert gebaart hen te kalmeren en somt de

laatste veertig gevallen van meniscusproblemen op binnen het

Italiaanse kampioenschap. Hij legt kort uit wat de operatie inhoudt;

sterker nog, hij zegt dat als iemand zich ertoe geroepen voelt, hij

zijn broek kan kapot knippen en hem met een zakmes kan opereren

op het trottoir om aan de omstanders te tonen hoe de ligamenten van

de knieschijf werken. Of hij haalt uit zijn wagen een anatomische

kunstknie en geeft er uitleg bij.

Dan gaat hij verder:

“Morini als stopper, Burgnich als vrije speler en als linkse

middenvelder Re Cecconi. Op de rechtervleugel Mazzola, centraal

staan Benetti en Rivera. Op de linkervleugel staat Riva en Savoldi is

de centrumspits.

Nu komt de man met de hoed tevoorschijn vanonder een putdeksel

en zegt:

Savoldi? Zijn we nu helemaal gek geworden, Savoldi?”

“En waarom dan wel?” wordt hem gevraagd.

15

che il piede piccolo, a meno che non sia porcino, non è affatto un

handicap.

L'uomo con cappello ribatte: "Si, ma Savoldi ha il 39".

"E lei come lo sa?"

"Sono il suo calzolaio."

(Non è vero. Tutti gli uomini con cappello sono, oltre che

incompetenti, malvagi e bugiardi.)

Allora il tecnico urla: "Lei è un tecnico di serie C", che in un bar è

un'offesa quasi mortale, e l'uomo col cappello replica: "Sono quelli

come lei che mandano in rovina la nazionale!" e in breve tempo si

azzuffano. La gente li separa. Il tecnico si allontana con aria di

superiorità. L'uomo col cappello, rimasto padrone del campo,

dichiara che l'Italia non vincerà mai uno scudetto finché continua a

tenere Pelé in porta. Viene preso, pestato, e mandato via col camion

del rusco.

“Omdat hij kleine voeten heeft.”

In zijn razernij kleurt het gezicht van de expert in een typisch rode

expertenkleur, een variant op rood dat ook populair is bij

mantelpakjes, en schreeuwt: “Meazza 40, Piola 41, Charles 42,

Pivatelli 40! Zolang ze geen varkenspoten hebben, lijken kleine

voeten me niet bepaald een handicap!”

Dan komt de man met de hoed weer aan de beurt: “Klopt, maar

Savoldi heeft maat 39.”

“En hoe weet u dat dan?”

“Ik ben zijn schoenmaker.”

(Niet waar. Alle mannen die een hoed dragen zijn, naast

incompetent, ook nog slechteriken en leugenaars.)

De expert schreeuwt: “U bent een derderangsexpert!" Een dodelijke

belediging in een bar, maar de man met de hoed heeft zijn antwoord

klaar: “ Het zijn mensen zoals u waar onze nationale ploeg aan ten

onder gaat!” en meteen gaan ze op de vuist, waarop de omstanders

hen uit elkaar halen. De expert wendt zich af en voelt zich duidelijk

beter dan de andere. De man met de hoed, die het terrein nu voor

zich alleen heeft, stelt dat Italië nooit een kampioenschap zal

winnen zolang Pelé in doel blijft staan. De man wordt bij de kraag

gegrepen, krijgt rake klappen en wordt afgevoerd met de

vuilniswagen.

17 Il professore

II professor Piscopo era un signore distinto, con una bella barba sale

e pepe e i baffetti aglio olio e peperoncino. Quando nel suo

17 De professor

Professor Piscopo was een voorname heer met een mooie zout- en

peperbaard en een snorretje met aglio, olio en peperoncino.

16

bell'accento partenopeo raccontava con la stessa enfasi il suicidio di

Seneca o l'atterramento di Savoldi, dentro al bar non si sentiva

volare una mosca. "L'ha detto il professore" era una frase che

troncava qualsiasi discussione. Le sue divagazioni sulla natura

dell'animo umano e sul significato dell'esistenza erano ascoltate con

grande attenzione e alla fine tutti, poiché non avevano capito quasi

niente, facevano la faccia triste e si davano delle gran pacche sulle

spalle dicendo "Coraggio, amico mio, cosa vuoi farci" e tiravano

grandi sospironi.

Wanneer hij even hoogdravend vertelt over de zelfmoord van

Seneca als over de tackle op Savoldi, dan is het muisstil in de bar.

“De professor heeft het gezegd” was een zin waarmee je het in elke

discussie kon halen. Iedereen luisterde heel aandachtig naar zijn

uitweidingen over de aard van de menselijke ziel of over de

betekenis van het bestaan en aangezien niemand er uiteindelijk echt

iets van had begrepen , zette iedereen een triest gezicht op en gaf

elkaar diep zuchtend schouderklopjes: “Kop op, mijn vriend, wat

kan je eraan doen?”

18 Ma più che come esperto di filosofia, il professore era molto quotato

come esperto di posteriori femminili. Quando nel bar entrava una

signora ben messa, e si accendevano le discussioni, subito qualcuno

troncava e diceva: "Adesso chiediamo al professore". Il professore

veniva messo su una sedia in direzione dell'obiettivo, inforcava gli

occhiali, esaminava e intanto si tirava la barba e borbottava

"Vediamo, vediamo". Alla fine alzava la testa e dichiarava ad alta

voce: "Carnoso, equilibrato, ben composto. Sei e mezzo", oppure:

"Michelangiolesco, ridondante, di grande effetto plastico. Sette e

mezzo"; oppure: "Scarniccio, nervoso, ma non privo di grazia. Sei

meno meno". Tutti annuivano ammirati.

18 Maar nog meer dan bij filosofie, kon men de

professor vertrouwen als het ging over de expertise van vrouwelijke

achterwerken. Telkens als er een knappe griet de bar

binnenwandelde, braken de discussies al uit, maar er was meteen

iemand die ze onderbrak en zei: “Nu vragen we het aan de

professor.” De professor werd op een stoel gezet die naar het

doelwit gericht stond, hij zette zijn bril op en begon met zijn analyse

terwijl hij wat aan zijn baard trok en murmelde: “Eens kijken.” Op

het einde zette hij zijn hoofd recht en riep luidkeels uit: “Vlezig,

evenwichtig, goed gevormd. Zes en een half,” of: “Doet me denken

aan het werk van Michelangelo, rond en zeer plastisch. Zeven en

een half,” of: “Knokig, gespierd, maar wel sierlijk. Maximum zes

min.” Iedereen knikte bewonderenswaardig.

19 Il professore era gentile e cortese, ma una cosa lo faceva andare in

bestia: gli errori di italiano. Se qualcuno gli diceva: "Posso offrirci

19 De professor was vriendelijk en beleefd, maar er was één ding

waaraan hij zich mateloos kon ergeren: taalfouten.

17

un caffè?" rispondeva secco: "Studi la grammatica e torni a

offrirmelo a ottobre". Una volta rimase chiuso in ascensore tre ore

col Ciccio, il fattorino del bar, che continuava a dirgli: "Chissà se

qualcuno venghi a prenderci? E se provassimo che urlassimo?".

Quando lo tirarono fuori, il professore era in preda a una grave crisi

isterica, e dovette stare a letto due settimane a semolino e libri di

Pirandello.

Als iemand tegen hem zei: “Mag ik jouw een kop koffie

aanbieden?” dan antwoordde hij droogjes:

“Studeer eerst grammatica en bied me er nog eentje aan in

september.” Ooit zat hij eens drie uur lang vast in een lift met

Ciccio, de loopjongen van de bar, die de hele tijd zei: “Wat als we

nu eens roepten? Dan worden we misschien bevreden?"

Wanneer ze hem er uiteindelijk uithaalden, bleek de professor een

zenuwinzinking te hebben opgelopen, waardoor hij twee weken

lang aan zijn bed gekluisterd was en aangewezen op

griesmeelpapjes en de boeken van Pirandello.

20 Insegnava filosofia al Cavalcanti, il liceo più elegante della città,

dove i bidelli erano vestiti in polpe e invece del quarto d'ora

d'intervallo c'era un breve cocktail in abito scuro. Di giorno era un

insegnante irreprensibile: la notte, invece, vagava per la città col

cappello calato sugli occhi, in cerca di amore mercenario. Si diceva

che amasse farsi legare al letto, mentre la compagna occasionale

scriveva su una lavagna "Buoni e cattivi", e sotto la scritta "cattivi"

il suo nome, professore Antonio Maria Piscopo. Allora il professore

impazziva di piacere e cominciava a urlare: "Sì, sono tanto cattivo,

sono cattivissimo", e intanto si faceva dare delle bacchettate sulle

dita.

20 Hij onderwees filosofie aan het Cavalcanti, de elegantste

middelbare school van de stad, waar de conciërges goed in het vlees

zaten en in plaats van een kwartiertje pauze, was er een korte

cocktailparty waarbij iedereen in een donker pak gekleed moest

zijn. Overdag was hij een onberispelijke leraar, maar ’s avonds ging

hij op zoek naar betaalde liefde en doolde hij rond in de stad met

een hoed op z'n hoofd die tot zijn ogen afgezakt was. Er werd

gezegd dat hij ervan hield om zich te laten vastbinden aan het bed,

terwijl zijn gezellin van het moment op een bord schreef: "Braaf en

stout", en onder het woord "stout," zijn naam schreef, professor

Antonio Maria Piscopo. Dan werd hij gek van genot en riep: "Ja, ik

ben zo stout, ik ben enorm stout!" terwijl hij om stokslagen op zijn

vingers vroeg.

21 Ma malgrado questo piccolo vizietto, era molto considerato. Spesso

appariva al bar un po' alticcio, declamando la Gerusalemme liberata

21 Maar ondanks deze kleine negatieve eigenschap werd hij erg

gewaardeerd. Regelmatig kwam hij een beetje aangeschoten aan in

18

o cantando canzoni napoletane. Se qualcuno gli diceva: "Professore,

abbiamo alzato un po' il gomito", lui lo guardava severamente negli

occhi e diceva: "Non sono ubriaco: sono leggermente euforico per

l'ingestione di piccole quantità etiliche. E poi, cos'è un ubriaco?".

de bar terwijl hij Jeruzalem Verlost van Torquato Tasso opzei,

ofwel zong hij Napolitaanse liederen. Wanneer iemand hem zei:

"Professor, we hebben een beetje te diep in het glas gekeken,

zeker?" dan keek hij hem streng in de ogen en antwoordde: "Ik ben

niet dronken, ik ben lichtjes euforisch na het innemen van kleine

hoeveelheden ethyl. En dan nog, wat is dat, een dronkenman?"

22 COS'È UN UBRIACO?

Divagazioni filosofiche del professor Piscopo.

"Prendete una qualsiasi persona, versatele dentro cinque o sei litri di

birra, e ne farete un ubriaco," diceva Schopenhauer agli alunni del

suo corso di Pessimismo all'università di Jena. Era una frase che il

Maestro ripeteva spesso, e gli alunni si chiedevano ogni volta se il

loro insegnante era molto profondo o molto ubriaco.

In realtà, Schopenhauer voleva dire che ognuno di noi è un ubriaco

in potenza. Naturalmente, essendo ubriaco, aveva bisogno del

paragone della birra per dare un'idea dell'ubriachezza. Se fosse stato

sobrio, avrebbe usato altri termini, e non si sarebbe sdraiato sulla

cattedra.

22 WAT IS EEN DRONKENMAN?

Filosofische uitweidingen van professor Piscopo. "Neem eender

welke persoon, schenk voor hem vijf of zes liter bier uit en je maakt

er meteen een dronkenlap van," zei Schopenhauer tegen de

studenten van een cursus over het Pessimisme aan de universiteit

van Jena. Dit is een zin die de meester vaak herhaalde en waarbij de

studenten zich elke keer afvroegen of hun docent nu heel diepzinnig

of gewoon heel dronken was. In feite bedoelde Schopenhauer dat

ieder van ons een mogelijke dronkenlap is. Aangezien hij dronken

was, moest hij uiteraard de vergelijking maken met het bier om een

idee te geven van dronkenschap. Als hij nuchter was geweest, dan

zou hij andere termen gebruikt hebben en dan zou hij niet zijn gaan

liggen op de lessenaar.

23 In realtà, soleva chiedersi spesso il filosofo, cos'è un ubriaco? E,

penso, qualcuno di voi si sarà talvolta rivolto la stessa domanda.

Non è, evidentemente, uno che beve. Tutti noi beviamo. Non è

nemmeno uno che beve molto. I cammelli bevono molto, ma non ne

ho mai visto uno cacciato fuori da un bar.

23 Eigenlijk vroeg de filosoof zich vaak af: wat is dat, een dronkenlap?

En ik denk dat sommigen van jullie zich dat ook wel al eens

afgevraagd zullen hebben. Logischerwijs is het niet "iemand die

drinkt", want wij drinken allemaal. Het is ook niet iemand die veel

drinkt. Kamelen drinken ook veel en ik heb er nog nooit één een bar

uitgejaagd zien worden.

19

24 Schopenhauer, ad esempio, dava questa definizione dell'ubriaco:

"Un ubriaco è quella persona che dopo aver bevuto molto vino, o,

birra, o bevande alcoliche, a fine serata vede due baristi dietro il

banco". In realtà, è una definizione errata, come ebbe a fargli notare

Hobbes. Se ad esempio al bancone dei bar servono marito e moglie,

cioè due baristi, tutti gli avventori del bar sono da considerarsi

ubriachi? Evidentemente no. Quindi la definizione esatta, secondo

Hobbes, è la seguente: "Un ubriaco è quella persona, che dopo aver

bevuto molto vino, birra e melassa, a fine serata vede il doppio dei

baristi che vedeva prima di bere".

24 Schopenhauer gaf bijvoorbeeld deze definitie van een dronkenlap:

"Een dronkenlap is een persoon die, nadat hij veel wijn, bier of

andere alcoholische dranken heeft gedronken, op het einde van de

avond twee barkeepers achter de toog ziet staan." Hobbes heeft al

duidelijk gemaakt dat dit eigenlijk een verkeerde definitie is. Als nu

bijvoorbeeld man en vrouw achter de toog staan en er dus twee

barkeepers zijn, betekent dat dan dat alle klanten in de bar dronken

zijn? Natuurlijk niet. Dus de exacte definitie is volgens Hobbes:

"Een dronkenman is een persoon die, nadat hij veel wijn, bier en

melasse heeft gedronken, op het einde van de avond het dubbele

aantal barkeepers ziet van voor hij begon te drinken.”

25 A parte il fatto che Hobbes, come avrete notato, ha messo la parola

"melassa" al posto delle bevande alcoliche, e questo non è

ontologicamente corretto, perché corrisponde a un suo gusto

soggettivo, non si vede come questa definizione possa essere presa

per buona. "Infatti," critica Schopenhauer, "la teoria del doppio è

assurda. Mettiamo il caso che all'inizio, quando il futuro ubriaco

inizia a bere, al bancone ci sia solo il marito, e la moglie sia a

spazzare il retrobottega. A fine serata l'ubriaco non vedrà marito +

marito: ma due mariti e due mogli, cioè quattro volte il numero

iniziale. Inoltre, una persona che va al bar per divertirsi, non può

mettersi a contare il numero dei baristi tutte le volte per essere

sicuro di accorgersi quando è ubriaco."

25 Behalve dan dat Hobbes, zoals jullie wel gezien zullen hebben, het

woord 'alcoholische dranken' vervangen heeft door 'melasse', wat

ontologisch gezien niet correct is aangezien het een persoonlijke

smaak betreft, is het onmogelijk deze definitie als 'goed' te

beschouwen. "Inderdaad," zegt Schopenhauer in zijn commentaar,

"de theorie over de dubbelganger is absurd. Stel nu dat aan het

begin van de avond de toekomstige dronkenman enkel de

echtgenoot achter de toog ziet staan omdat zijn echtgenote

ondertussen het achterhuis aan het poetsen is. Op het einde van de

avond ziet de dronkenlap dan niet alleen de echtgenoot + de

echtgenoot, maar twee echtgenoten en twee echtgenotes, dus vier

keer het eerste aantal. Bovendien gaat iemand naar de bar om zich

te amuseren, dus die gaat niet telkens het aantal barkeepers

beginnen te tellen om er zeker van te zijn dat hij het wel zal

20

beseffen wanneer hij dronken is."

26 La critica di Schopenhauer è molto feroce, certo, ma in re ipsa

ineccepibile, almeno fino a questo punto. "Hobbes," prosegue

Schopenhauer, "può continuare nella sua vana ricerca di una

definizione matematica dell'essenza dell'ubriachezza. In realtà, egli

è un bevitore di melassa e come tale dovrebbe limitarsi a parlare di

libri per ragazzi. Comunque, se una definizione dell'ubriaco può

essere tentata, io suggerirei questa: 'Ubriaco è quella persona che,

dopo aver bevuto molto vino, o birra, o fernet, o bevande alcoliche,

non riesce più a stare in piedi su una gamba sola e a braccia aperte,

e a camminare dritto su una immaginaria linea retta'. "Definizione

granitica, nella quale però anche voi potete cogliere qualche

debolezza.

26 De kritiek van Schopenhauer is vast en zeker meedogenloos, maar

in re ipsa onberispelijk, tot dusver althans. "Hobbes," voegt

Schopenhauer eraan toe,"kan verdergaan met zijn vergeefse

zoektocht naar een wiskundige definitie over de essentie van de

dronkenschap. Hij drinkt melasse dus in feite kan hij over niks

anders praten dan kinderboeken. Als er nog op zoek gegaan wordt

naar een definitie van een dronkenman, dan zou ik deze voorstellen:

"Een dronkenman is de persoon die, nadat hij veel wijn, bier, fernet

of alcoholische dranken heeft gedronken, niet meer op één been kan

staan met gespreide armen en niet meer rechtdoor kan lopen op een

denkbeeldige rechte lijn.”

Een ijzersterke definitie waarin jullie echter ook zwaktes kunnen

ontdekken.

27 Il che non sfuggì a Hobbes, il quale soleva dire che "In amore e in

filosofia tutto è lecito", come ben sapevano le sue scolare. Egli

attaccò l'edificio schopenhaueriano con le pesanti mazzate della sua

dialettica. Rilevò in primo luogo la presenza della parola "fernet"

nel discorso del Maestro. "Evidentemente," scrisse Hobbes, "nella

camera dove ormai vive rinchiuso, Schopenhauer ha trovato una

bottiglia di fernet, e questo ha gravemente deviato la sua prospettiva

metodologica; infatti la sua ultima definizione è un capolavoro di

formalismo, senza alcun contenuto. Prendiamo il fatto dell''una

gamba sola e con le braccia aperte'. È ovvio che ben poche persone

civili si sono mai trovate in vita loro in una simile posizione.

27 Dit ontging ook Hobbes niet, want hij zei dat "in liefde en filosofie

alles geoorloofd is" en dat wisten ook zijn studentes goed. Hij

deelde de argumentatie van Schopenhauer rake klappen uit met zijn

redeneerkunst. Hij merkte in eerste instantie het woord "fernet" op

in de uitleg van de meester. "Logischerwijs," schreef Hobbes, "in de

kamer waarin hij zich tegenwoordig opgesloten heeft, heeft

Schopenhauer een fles fernet gevonden waardoor zijn

methodologisch perspectief sterk afwijkend is. Zijn laatste definitie

is dan ook een formalistisch meesterwerk, zonder enige inhoud.

Kijk eens naar het voorbeeld van 'op één been met de gespreide

armen.' Het is vanzelfsprekend dat slechts weinig beschaafde

21

Eppure, non penso che debbano essere considerate ubriache mensen zich ooit in een dergelijke positie hebben bevonden. En

toch denk ik dat we hen niet als dronken moeten beschouwen.

28 Neanche il Papa, immagino, saprebbe restare su una gamba sola e

con le braccia aperte. Schopenhauer vuole forse fare del sottile

anticlericalismo? E poi, come dobbiamo immaginare che funzioni

questo criterio? Forse che una persona deve entrare in un bar

saltellando su una gamba sola, per dimostrare di essere sobria? E lo

sarà per tutto il tempo che riuscirà a restare in quella scomoda

posizione? E se metterà il piede a terra, dovrà da quel momento

essere considerata ubriaca? E come farà a bere se deve tenere le

braccia aperte? Schopenhauer risponda a queste domande, e gli

regalerò una bottiglia di brandy. Inoltre, cosa vuole dire

un’immaginaria linea retta'? E ovvio che, se diamo spazio

all'immaginazione, il rigore scientifico va a farsi benedire. E se io

non riesco a immaginare una linea retta, ma solo donne nude? E se

anche riesco a immaginarla, chi mi dice che è retta, e che la fantasia

non mi giochi un brutto scherzo, e che non debba camminare tutta la

notte su una circonferenza? Mi sembra di essere stato chiaro, anche

se, spietato.

28 Ik kan me voorstellen dat ook de paus er niet in zou slagen om op

één been te blijven staan met gespreide armen. Zou Schopenhauer

misschien subtiel aan antiklerikalisme willen doen?

En hoe zouden we ons dan moeten voorstellen dat dit criterium

werkt? Misschien dat iemand op één been de bar moet komen

binnenspringen om te tonen dat hij nuchter is? En dat hij dat ook

blijft zolang het hem lukt om in die ongemakkelijke houding te

blijven staan? En zodra hij zijn voet op de grond zet, dronken moet

beschouwd worden? En hoe zou hij erin slagen iets te drinken

wanneer hij zijn armen gespreid moet houden? Als Schopenhaur

een antwoord geeft op deze vragen, dan geef ik hem een fles brandy

cadeau. Trouwens, wat betekent dat eigenlijk, een 'denkbeeldige

rechte lijn’? Het is logisch dat wanneer we onze verbeelding laten

spreken, de wetenschappelijke nauwgezetheid zich niet meer laat

gelden. En wat als het me niet lukt om me een denkbeeldige rechte

lijn voor te stellen, maar alleen maar naakte vrouwen? Of wanneer

het me toch lukt om ze me voor te stellen, wie zegt dan dat het

daadwerkelijk een rechte lijn is en dat mijn fantasie me niet voor de

gek aan het houden is en ik niet de hele nacht in cirkeltjes loop? Ik

denk dat ik wel duidelijk ben geweest ook al was ik dan

meedogenloos.

29 Propongo dunque, come mia ultima definizione la seguente, che mi

sembra perfetta: 'Ubriaco è quella persona che, dopo aver bevuto

29 Ik stel dus bij deze een laatste en volgens mij perfecte definitie

voor: 'een dronkenman is een persoon die, nadat hij veel wijn, bier

22

molto vino, o birra, o melassa, esce da sé'."

Definizione breve, illuminante, che però, come potete immaginare,

non può soddisfare completamente una mente superiore. "Infatti,"

scrisse Schopenhauer, "mi sembra che stiamo cadendo nel ridicolo."

La frase 'esce da sé' è un capolavoro di scemenza. Esce da sé? E

dove va? E se esce da sé, lascia dentro tutto quello che ha bevuto?

Ma allora non è più ubriaco. E se si porta dietro tutto quello che ha

bevuto, cosa dice il primo sé? E il barista, chi deve far pagare? Il

nuovo sé, il vecchio sé abbandonato, o tutti e due? Non vorrei che

questa fosse una scusa per bere gratis alle spalle di chi lavora.”

of melasse gedronken heeft, uit zichzelf treedt."

Een korte, verhelderende definitie waarmee een knappe kop echter

niet voldaan is. "Inderdaad," schreef Schopenhauer, "het lijkt erop

dat we ons belachelijk aan het maken zijn. De zin 'hij treedt uit

zichzelf' is het toppunt van dwaasheid. Hij treedt uit zichzelf? En

waar gaat hij heen? En als hij uit zichzelf treedt, laat hij dan alles

wat hij gedronken heeft in zichzelf? Maar dan is hij geen

dronkenman meer. En als hij alles wat hij gedronken heeft

meeneemt, wat zegt de eerste zelf dan? En wie moet de barkeeper

dan doen betalen? De nieuwe zelf, de oude en verlaten zelf of

beiden? Ik zou niet willen dat dit een excuus is om gratis te drinken

op kosten van wie werkt."

30 "Comunque, concedo un'ultima possibilità alla discussione. Non per

Hobbes, che è troppo occupato a entrare e a uscire dal suo sé per

parlare di filosofia, ma per quanti hanno a cuore la civile disputa

dialettica. Dirò allora che 'Ubriaco è quella persona che ha bevuto

molto, ma molto, molto vino, birra e bevande alcoliche'."

Mi sembra che l'intuizione dl Maestro non abbia bisogno di

commenti. Questa volta, anche Hobbes fu d'accordo e pagò da bere.

30 "Hoe dan ook geef ik de discussie nog een laatste kans. Niet voor

Hobbes, die te druk bezig is met het zoeken en verlaten van zijn zelf

om te praten over filosofie, maar voor iedereen die de civiele

dialectische discussie een warm hart toedraagt. Ik zal dan zeggen

dat een dronkenman een 'persoon is die heel, maar dan ook echt

enorm veel wijn, bier en alcoholische dranken gedronken heeft'.'

Het lijkt me dat er geen verdere commentaar nodig is bij deze

intuïtie van de meester. Deze keer was ook Hobbes het daarmee

eens en betaalde hij een drankje.

31 Il playboy da bar

Per prima cosa bisogna tener presente che non lo troverete tutte le

sere: il playboy va al bar una sera si e una sera no. Questo per il

31 De playboy van de bar

Ten eerste mag je niet over het hoofd zien dat de playboy niet elke

avond naar de bar komt: de ene avond wel, de andere weer niet. Op

23

fatto che deve raccontare agli amici, il venerdì sera, l'avventura del

giovedì sera, e così via. Uno dei momenti più drammatici per il

playboy è quando entra nel bar e dice: "Ragazzi, adesso vi racconto

cosa mi è successo ieri sera al Flamengo di Modena" e si sente dire:

"Ma se ieri sera eri qui a vedere la partita!". Allora il playboy

consulta il calendario e scopre di aver sbagliato di un giorno, e per

salvare la faccia deve correggersi: "Volevo dire stamattina al

Flamengo di Modena", e insiste per convincere tutti che a Modena è

di moda dare party a base di cappuccini dalle otto a mezzogiorno.

Un playboy astuto, comunque, non incorre in questi errori. Resta

chiuso in casa il giorno prima, oppure va al cinema con una barba

finta a Firenze, e la sera dopo si spettina, si passa un sughero

bruciato sotto gli occhi, entra nel bar e crolla su una sedia.

"Ragazzo, un Vov," chiama, e comincia a raccontare.

È naturale che quasi sempre il playboy da bar racconti delle balle.

Ma se riesce a raccontarle con stile, avrà ugualmente l'approvazione

di tutti. Molto spesso il playboy si autosuggestiona a tal punto, che

resta invischiato nel suo racconto fino alle estreme conseguenze: i

manicomi sono pieni di playboy impazziti in questo modo. Capita

anche talvolta che il playboy vada veramente a donne: allora il

discorso si fa molto più interessante. Diamo di seguito un esempio

di una serata di playboy da bar cosi com'è realmente avvenuta, e

come è stata poi raccontata.

vrijdagavond moet hij namelijk aan zijn vrienden vertellen over zijn

avonturen van donderdagavond enzovoort. De entree is één van zijn

hoogtepunten: “Jongens, moeten jullie nu eens horen wat me

gisteren is overkomen in de Flamengo in Modena!” en

als hij dan te horen krijgt: ”Maar gisterenavond zat je hier naar de

match te kijken?”, raadpleegt de playboy de kalender en ontdekt hij

dat hij zich van dag vergist heeft. Om zijn eer te redden, zegt hij dan

vlug: “Ik bedoelde natuurlijk vanochtend in de Flamengo in

Modena.” Vervolgens probeert hij iedereen van zijn gelijk te

overtuigen door te zeggen dat het in Modena de gewoonte is om van

acht uur ’s ochtends tot ‘s middags te fuiven met cappuccino’s.

Een playboy die wat bij de pinken is, begaat dergelijke fouten echter

niet. De dag voordien blijft hij thuis of gaat hij met een valse baard

naar de bioscoop in Firenze. De avond nadien haalt hij zijn haar

door de war, wrijft met een verbrande kurk onder zijn ogen, stapt de

bar binnen en laat zich neerploffen op een stoel. Hij roept: “Kerel,

voor mij een Vov-likeurtje,” en begint zijn relaas te doen.

Het spreekt voor zich dat bijna elke playboy in de bar leugens

vertelt, maar als hij dit in stijl doet, stemt iedereen alsnog in. Vaak

gaat hij zodanig op in zijn verhaal, dat hij uiteindelijk in een lastig

parket verwikkeld geraakt, met af en toe pijnlijke gevolgen: zo

zitten de gekkenhuizen al vol met playboys die op die manier zijn

beginnen door te slaan. Soms valt het ook echt voor dat playboys op

zoek gaan naar een vrouw, wat natuurlijk voor een interessante

wending zorgt. Het volgende verhaal van de playboy van de bar is

een mooi voorbeeld: eerst krijgen we te horen wat er zich werkelijk

24

heeft afgespeeld en nadien de (lichtjes) bijgewerkte versie.

32 I fatti: Alle 9 di sera piove che Dio la manda. Il playboy Renzo, del

bar Antonio, si trova con due fratelli napoletani benzinai dell'Agip, i

Di Bella, e con Formaggino, fattorino del salumiere. Si decide di

salire sulla Giulietta sprint gialla dei Di Bella e di puntare verso il

Tico-Tico di Castel San Pietro. I quattro dispongono in totale di lire

quattromilacinquecento, marlboro in numero di dieci e un terzo del

serbatoio di benzina. Si parte stretti come acciughe in un concerto di

peti orrendi, nei quali si distingue il maggiore dei Di Bella che

prima di ogni flatulenza urla: "Sentite questa!". Si va ai quaranta per

risparmiare benzina e perché il tergicristallo non funziona. Si arriva

al Tico-Tico a mezzanotte.

32 De feiten: Om 9 uur ‘s avonds valt de regen met bakken uit de

hemel. Playboy Renzo van bar Antonio is in het gezelschap van de

Napolitaanse broertjes Di Bella, twee pomphouders bij

tankstationketen Agip, en Formaggino, de loopjongen van de slager.

Samen zetten ze koers naar discotheek Tico-Tico in het gehucht

Castel San Pietro met de gele Giulietta-sprint van de broers. Het

viertal heeft naast vierduizendvijfhonderd lire ook nog een tiental

Marlborosigaretten op zak en vertrekt met een benzinetank die

amper voor een derde gevuld is. Als sardientjes in een blik luisteren

ze in de wagen naar een concert met verschrikkelijke winden

waarbij de oudste van de Di Bella’s letterlijk en figuurlijk de toon

zet. Elke wind wordt dan ook luidkeels aangekondigd met een:

“Luister hier eens naar!” Bovendien rijden ze aan de

weerzinwekkende snelheid van veertig kilometer per uur om te

besparen op de benzine en omdat de ruitenwissers niet werken. Zo

komen ze pas aan om middernacht aan de Tico-Tico.

33 Versione di Renzo: Eravamo in piscina, che si parlava del più e del

meno. C'ero io, i fratelli Di Bella, ramo petroli, e Formaggino, che

ha una ditta di trasporti alimentari. Parlavamo di St. Tropez, che è

diventata un carnaio, e non ci si può più andare. Allora, fa Di Bella

junior, perché non si fa una puntata a Château-St. Peter, dove c'è un

localino nuovo? Perché no, diciamo noi, e saliamo sul coupé dei Di

Bella, che fa i duecento in terza. Dentro c'era un impianto stereo,

con mangianastri, che non ce l'ha neanche la Rai. Di Bella senior

33 Versie van Renzo: In het zwembad zaten we wat te kletsen over

koetjes en kalfjes. Ik was er samen met de gebroeders Di Bella, die

actief zijn in de petroleumsector, en met Formaggino, de eigenaar

van een transportbedrijf in de voedingsindustrie. We hadden het

over St.-Tropez, waar het altijd zodanig zwart ziet van het volk dat

je er niet meer naartoe kunt gaan. “Wel”, zegt Di Bella junior,

“waarom gaan we niet naar de nieuwe discotheek in Château-St.

Peter?” “ Waarom ook niet?” antwoorden we en voor we het wisten

25

ogni tanto faceva: "Sentite questa" e metteva su delle canzoni

bellissime, tutte cose di prima, modernissime, inglesi; insomma, in

dieci minuti alla media dei 240 siamo davanti al Tico-Tico.

zaten we al in de coupé van de broers, die tweehonderd haalt in

derde versnelling. De bolide is uitgerust met een hypermoderne

cassettespeler waar zelfs de Rai jaloers op zou zijn. Di Bella senior

zei af en toe: “Luister hier eens naar!”, waarna hij de allernieuwste

nummers liet beluisteren, allemaal in het Engels. Kortom: op tien

minuten tijd aan een gemiddelde snelheid van 240 kilometer per uur

stonden we aan de Tico-Tico.

34 I fatti: Il biglietto del Tico-Tico costa millecinquecento lire. I

quattro si palesano all'entrata e Renzo dice: "Sono amico del

batterista". La maschera risponde: "E chi se ne frega". Di Bella

junior dice: "Entriamo un momento a vedere se c'è mia mamma,

sono rimasto senza chiavi di casa". La maschera non becca. Allora

si acquistano tre biglietti. "Ma voi siete in quattro," dice la

maschera. "Il bimbo non paga," fanno i Di Bella, e indicano

Formaggino. "Quanti anni hai?" chiede la maschera. "Sei," risponde

Formaggino. "Ma ha la barba," dice la maschera. "Non è barba, è

muffa. È molto malato," replica pronto Di Bella sr. La maschera è

interdetta. Allora Formaggino sfodera un numero da maestro: si

mette a piangere e si piscia addosso davanti alla cassa. La maschera,

convinta, sta giá staccando il biglietto, quando passa una bionda

modello Benetti con minishort rossi e calza nera. Formaggino la

avvicina e la tasta a due mani per quindici secondi. La maschera lo

caccia via. Formaggino sale sul tetto di una macchina, si arrampica

su un albero, scavalca un muro e si ritrova nel cortile della caserma

dei carabinieri. Ha sbagliato direzione. Riesce a entrare solo all'una

34 De feiten: Een toegangsticket voor de Tico-Tico kost 1500 lire.

Wanneer het viertal aan de ingang verschijnt, zegt Renzo: “Ik ben

een vriend van de drummer.” De buitenwipper zegt: “Zie ik eruit

alsof mij dat wat kan schelen?” Di Bella junior zegt: “We gaan

binnen even kijken of mijn mama er is, want ik heb geen

huissleutel.” De buitenwipper geeft geen kik, dus kopen ze drie

tickets. “Maar jullie zijn met vier personen?” “Kinderen mogen

gratis binnen,” zeggen de Di Bella’s, terwijl ze Formaggino

aanwijzen. “Hoe oud ben jij dan?” vraagt de buitenwipper. “Zes,”

antwoordt Formaggino. “Maar hij heeft een baard?” “Dat is geen

baard, dat is schimmel. Hij is erg ziek,” antwoordt Di Bella senior

meteen. Wanneer de buitenwipper ons met een verbijsterde blik

aangaapt, besluit Formaggino een knap staaltje acteertalent boven te

halen: hij begint te huilen en plast zich helemaal onder aan de kassa.

Net op het moment dat de buitenwipper klaarstaat om het ticketje af

te scheuren, komt er een atletisch gebouwde blonde dame voorbij

met een rood minishortje en zwarte nylons. Formaggino gaat op

haar af en betast haar vijftien seconden lang met beide handen. De

26

e mezzo sfondando una siepe a testate.

buitenwipper jaagt hem weg. Formaggino klimt op het dak van een

auto, hijst zich van daaruit in een boom, klimt over een muur en

komt op de binnenplaats van een kazerne van de carabinieri terecht.

Hij heeft zich van richting vergist. Rond halftwee lukt het hem toch

om binnen te geraken door een haag neer te halen met kopstoten.

35 Versione: Appena davanti al Tico-Tico il maître mi fa: "Ma lei non

è Renzo il playboy?". "Cosi si dice," dico io. Allora e mi fa entrare

tutti gratis, meno Formaggino perché non aveva lo smoking. Sapete

come sono in certi posti. Allora Formaggino sale in macchina, e in

venti minuti è andato e tornato, e si presenta in smoking al nostro

tavolo.

35 Versie van Renzo: “We waren nog niet goed aangekomen aan de

Tico-Tico, of de maître vroeg me al: “Maar bent u niet Renzo de

playboy?” “Dat wordt gezegd,” antwoord ik, waarop hij me gratis

binnenlaat. Formaggino mocht niet binnen, aangezien hij geen

smoking droeg. Je weet hoe ze daar kunnen zijn, hé. Formaggino is

dus in zijn auto gesprongen en op twintig minuten stond hij alweer

terug aan onze tafel, in smoking weliswaar.

36 I fatti: Naturalmente non c'è posto a sedere. I quattro vengono

sistemati su uno strapuntino con la faccia contro il muro. Di Bella jr.

è sotto la batteria, e ogni tanto prende una bacchettata in testa.

Renzo accavalla le gambe e manda in aria un tavolino con quattro

amarene. Poi cerca di chiamare il cameriere schioccando le dita ma

non viene notato. Comincia a battere insieme due bicchieri. Niente.

Sale sul tavolo e si mette a battere le mani. Niente. Allora

Formaggino si alza, prende il cameriere per la giacca e mentre

questi si dibatte lo trascina per terra fino al tavolo. Di Bella jr.

ordina una coca-cola con whisky e peperonata. Di Bella sr. un

gelato al fernet. Formaggino una spuma, Renzo un Daiquiri. Il

cameriere gli risponde: "Non facciamo servizio di ristorante". Renzo

fa: "Il Daiquiri è un cocktail". Il cameriere fa: "Alcolici

36 De feiten: Natuurlijk is er nergens een zitplaats te bespeuren. Er

wordt hen een klapstoeltje toegewezen met uitzicht op een wand. Di

Bella junior zit onder het drumstel, waardoor hij af en toe een

stokslag in het gezicht krijgt. Renzo slaat zijn benen over elkaar en

gooit een tafeltje met vier kersen in de lucht. Dan probeert hij de

ober te roepen door in zijn handen te klappen, maar hij blijft

onopgemerkt. Hij slaat dan maar met twee glazen tegen elkaar.

Niks. Hij kruipt op tafel en klapt in zijn handen. Ook niks.

Formaggino zet zich recht, neemt de ober bij de kraag, die zich

tevergeefs probeert te verweren en sleept hem over de vloer naar

hun tafel. Di Bella junior bestelt een whisky cola en een peperonata,

Di Bella senior een ijsje met fernetsmaak, Formaggino een

limonade en Renzo een daiquiri. De ober antwoordt: “Wij doen niet

27

sovrapprezzo di 500 lire" e Renzo ordina una Fiuggi. aan restaurantbediening.” Renzo zegt: ”Daiquiri is een cocktail.”

“Voor alcoholische dranken rekenen we een toeslag aan van 500

lire,” zegt de ober. Renzo bestelt dan maar een watertje.

37 Versione: II maître ci porta al tavolo migliore. lo schiocco le dita e

arrivano quattro camerieri. Uno mi fa: "Ma lei, non l'ho giá vista

allo Sporting di Montecarlo?"

"Può essere," faccio io. "Ma sì, era con la principessa..."

"Zitto," gli dico, "per carità, non faccia sapere in giro", e lo

allontano. Poi ordino quattro Daiquiri. "A che temperatura?" mi

chiede il barman. "Zero assoluto," dico io.

E lui: "Lei sì che se ne intende".

37 Versie van Renzo: De maître wijst ons de beste tafel toe. Ik hoef

maar met mijn vingers te knippen of er komen al vier obers naar me

toe. Eén van hen vraagt me: “Kan het dat ik u gezien heb in de

Sporting van Monte Carlo?” “Dat zou kunnen,” zeg ik.

“Ja, u was daar met de prinses...”

“Stil,” zeg ik, “alstublieft, vertel dat niet verder.” Ik stuur hem weg.

Nadien bestel ik 4 daiquiri’s. “Welke temperatuur?” vraagt de

barman. “Precies nul graden,” zeg ik. “Ik zie dat u een kenner bent,”

antwoordt hij.

38 I fatti: Di Bella senior va a pasturare, cioè fa un giro tra i tavoli per

vedere se c'è del buono. Renzo adocchia un tavolo buio d'angolo

con due donne sole. Di Bella junior si sgancia e invita a ballare

quella di destra, che a centro pista si rivela una canuta sessantenne,

con occhiali, alta un metro e mezzo. "Hai visto?" fa Renzo a

Formaggino, "Di Bella s'è beccato la tardona, e adesso io mi becco

la giovane." Si palesa al tavolo e chiede: "Balliamo?". "Sì," gli fa

una voce flautata. Renzo l'accompagna per mano in pista e si ritrova

a ballare con una bimba di otto anni con un enorme apparecchio nei

denti. L'orchestra attacca un tango. "Cosa fai nella vita?" fa Renzo

ballando tutto gobbo. "La quarta elementare." "Ti piace il tango?"

"No, vengo a ballare solo per tenere compagnia alla nonna." A

questo punto Renzo viene colto da un tremendo mal di schiena, ma

38 De feiten: Di Bella senior loopt wat rond tussen de tafels te azen, op

zoek naar lekkers. Renzo laat zijn oog vallen op een tafel in een

donker hoekje waaraan enkel twee vrouwen zitten. Di Bella junior

besloot het erop te wagen en de rechtse dame uit te nodigen om te

dansen. Eenmaal op de dansvloer, bleek de vrouw een zestiger te

met witte haren en een bril en amper één meter vijftig groot. “Heb

je’t gezien?” zegt Renzo tegen Formaggino. “Nu Di Bella de oudste

aan de haak sloeg, kan ik die jonge proberen te versieren.”

Hij begeeft zich naar haar tafel en vraagt: Wilt u dansen?"

“Ja,” antwoordt een zachte stem. Hand in hand stappen ze de

dansvloer op, tot Renzo plotseling merkt dat hij oog in oog staat met

een meisje van acht jaar met een enorme beugel. Wanneer het orkest

een tango inzet en Renzo ineengedoken begint te dansen, vraagt hij

28

continua stoicamente a ballare piegato verso il basso. Il tango dura

trentadue minuti. Segue una di quelle belle ciarde che finiscono con

il trenino tra i tavoli. "Questo mi piace," fa la bimba, e lo spinge per

vari chilometri. Poi gli fa fare anche un cancan e un charleston. Il

giro chiude alle due e mezzo. Renzo torna al tavolo facendo cadere

dalla fronte pere spadone di sudore, e perde conoscenza.

haar: “En, wat doe jij zoal in het leven?”

“Ik zit in het vierde leerjaar.”

“Hou je van tango?”

“Neen, ik kwam gewoon mee om mijn oma gezelschap te houden.”

Op dat moment krijgt Renzo last van vreselijke pijnscheuten in zijn

rug, maar blijft toch onverstoorbaar verder dansen terwijl zijn neus

bijna de grond raakt. De tango duurt tweeëndertig minuten. Nadien

volgt nog een Hongaarse csárdás die eindigt in een treintje tussen de

tafels.

“Dat vind ik leuk!” zegt het meisje, dat hem een paar kilometer lang

vooruit blijft duwen. Dan laat ze hem nog een cancan en een

charleston dansen. Om half drie is de dans met het treintje

afgelopen. Renzo keert druipend van het zweet terug naar zijn tafel,

waar hij het bewustzijn verliest.

39 Versione: Vediamo un tavolo con due donne stupende. Di Bella ne

invita una: è un'americana, un po' matura, miliardaria, molto di

classe. Un superbo esemplare. Io invito l'altra. E una diciottenne,

perversa, con un sorriso da cinema. "Cosa fai nella vita?" le chiedo.

"L'indossatrice," mi fa. "Ti piace il tango?" "Sì," dice lei

guardandomi negli occhi, "specialmente se è l'ultimo." Capito,

ragazzi! lo mi sento bollire il sangue, la abbranco e lei mi stringe

così forte che con le unghie mi porta via dei quadrettoni di Galles

dalla schiena. Balliamo avvinghiati per due ore: quando la

riaccompagno al tavolo, mi sviene tra le braccia.

39 De versie van Renzo: We zien een tafel waaraan twee prachtige

vrouwen zitten. Di Bella vraagt één van hen te dans: een wat rijpere

Amerikaanse, maar zo rijk als de zee diep is en met heel veel klasse.

Een geweldig exemplaar. Ik vraag de andere ten dans: een

achttienjarige met een bovennatuurlijke schoonheid.

“En, wat doe jij zoal in het leven?” vraag ik haar.

“Ik ben mannequin, “ antwoordt ze.

“Hou je van tango?”

“Ja,” zegt ze terwijl ze me diep in de ogen kijkt, “vooral wanneer

het de laatste is.”

Horen jullie dat, jongens?

29

Ik voel het bloed razen door mijn aders. Ik sla mijn armen om haar

heen en zij neemt me zo stevig vast dat ze met haar nagels hele

flarden huid van mijn rug afschraapt met een grootte van Prince of

Walesruiten. Twee uur lang staan we op de dansvloer zonder elkaar

een seconde los te laten. Wanneer ik haar begeleid naar haar tafel,

valt ze flauw in mijn armen.

40 I fatti: Quando Renzo rinviene, vede Di Bella che è tornato dal suo

giro di perlustrazione portando sette amici, naturalmente tutti

uomini. Al riprendere della musica, tutti e undici schizzano come

pallottole. C'è un momento di panico, con coppie che si scontrano

nella corsa alla pista. Quando la confusione si dirada, sono tutti in

piedi come meloni tra i tavoli della sala, meno Formaggino e Di

Bella jr. che nella fretta del momento si trovano a ballare insieme. È

rimasta solo una donna, piuttosto vistosa, con due braccia come

polpettoni. Uno alla volta, tutti si presentano al suo tavolo e

ricevono chi uno sputo, chi una scarpata, chi un bicchiere di

minerale in faccia. Per ultimo si presenta Renzo, la squadra e fa: "A

me non può dire di no. lo non sono come loro". La donna lo guarda

e fa: "È vero. In effetti direi che sei messo peggio", e va al

gabinetto. Intanto l'orchestra attacca una mazurca e la bimba con la

protesi dentaria si mette a inseguire Renzo tra i tavoli urlando:

"Vieni a ballare con me!"

40 De feiten: Wanneer Renzo terug bijkomt, ziet hij dat Di Bella

teruggekeerd is van zijn verkenningstocht. De buit: zeven vrienden,

natuurlijk allemaal mannen. Wanneer de muziek terug start,

springen ze alle elf pijlsnel op. Even ontstaat er wat paniek, want

verschillende koppels botsen tegen elkaar wanneer ze de dansvloer

oplopen. Wanneer de chaos wegebt, blijft iedereen verdwaasd

tussen de tafels staan, behalve Formaggino en Di Bella junior, die

door de chaos van het moment elkaar als danspartner hebben

getroffen. Uiteindelijk blijft er nog één vrij opzichtige vrouw over,

met armen die doen denken aan gehaktballen. Ieder om beurt gaat

eens aan haar tafel staan: de ene krijgt een klodder spuug in het

gezicht, de andere een klap met een schoen, weer een andere krijgt

een glas water over het hoofd. Als laatste komt Renzo aan de beurt.

Terwijl hij haar nauwkeurig bekijkt, zegt hij: “ Mij kunt u toch niet

afwijzen. Ik ben niet zoals hen.”

De vrouw kijkt Renzo aan. “Dat klopt. Jij bent zelfs nog een graad

erger,” zegt ze en stapt naar het toilet.

Ondertussen begint het orkest een mazurka te spelen en het meisje

met de beugel is niet meer te houden en loopt Renzo achterna:

30

“Kom met mij dansen!”

41 Versione: Quando torno al tavolo, Di Bella ha rimorchiato sette

stangone di un balletto inglese, una più bella dell'altra. Quando

attacca la musica, tutte e sette mi saltano addosso gridando: "Dance

with me (balla con me), dance with me, Renzo". Ma io ho

adocchiato una bruna che tutta la sera sta rifiutando inviti. Mi

piacciono le conquiste difficili. "Vado a domare una tigre," dico agli

amici, e parto. La affronto e dico: "Senti, tu puoi fare la difficile con

gli altri, ma non con me. Guardami negli occhi". Lei protesta, ma

poi cede, mi guarda e fa: "Tu sei quello che aspettavo" e nel dir ciò

si bagna un po', e insomma dice: "Aspettami, tesoro" e fa un salto

nella toeletta. Intanto la diciottenne, però, comincia a inseguirmi

urlando: "Non tradirmi, Renzo. Resta con me o mi ammazzo".

41 De versie van Renzo: Wanneer ik terugkeer naar mijn tafel, zie ik

dat Di Bella zeven prachtige grieten uit een Engels balletgezelschap

heeft versierd. Wanneer de muziek weer start, bespringen ze me alle

zeven. “Dance with me, dance with me, Renzo”. Ik heb echter mijn

oog laten vallen op een brunette die al de hele avond mannen

afwijst. Ik hou wel van een uitdaging. “Dit is geen katje om zonder

handschoenen aan te pakken,” zeg ik tegen mijn vrienden. Ik stap

op haar af en zeg: “ Hoor eens, tegen de anderen kan je neen

zeggen, maar mij kan je toch niet afwijzen? Kijk in mijn ogen.”

Eerst lijkt ze niet overtuigd, maar uiteindelijk zwicht ze.

“Op jou zat ik te wachten. Wacht op mij, lieveling!” zegt ze

hartstochtelijk, waarna ze wat nat wordt en het toilet loopt.

Ondertussen begint de achttienjarige me achterna te lopen en roept:

“Laat me niet in de steek, Renzo! Zonder jou kan ik niet leven!”

42 I fatti: Renzo riesce a raggiungere il suo tavolo. Intanto i sette amici

di Di Bella hanno mangiato nove panettoni e bevuto venti bottiglie

di giovesello, poi se la sono squagliata lasciando tutto da pagare.

Renzo viene accerchiato dai camerieri, ma riesce a fuggire

arrampicandosi lungo un tralcio d'edera. Intanto la nonna della

bimba ha chiamato un carabiniere dicendo che un individuo molesta

la sua nipotina. I due Di Bella fuggono con le tasche piene di gelati.

In strada, per fortuna, c'è Formaggino con la Giulietta già pronta a

scattare. Renzo riesce a balzare dal muro del dancing sul tetto della

macchina lanciata ai centoventi. Fa tutta l'autostrada sotto la neve

42 De feiten: Renzo geraakt tot aan de tafel. In de tussentijd hebben de

zeven vrienden van de Di Bella’s negen panettone’s en twintig

flessen goedkope wijn achter de kiezen, waarna ze er stiekem

vandoor zijn gegaan zonder te betalen. Renzo wordt omsingeld door

de kelners, maar hij slaagt erin om te ontsnappen door zich vast te

grijpen aan een tak van een klimop. Ondertussen heeft de oma van

het meisje de carabinieri gebeld om te melden dat haar

kleindochtertje wordt lastiggevallen. De broers Di Bella vluchten

met hun zakken vol ijsjes. Op straat zit Formaggino gelukkig al

vertrekkensklaar te wachten in de Giulietta. Renzo kan van de muur

31

aggrappato con le unghie alla capote: al casello d'uscita è

assolutamente invisibile, coperto da una bianca coltre. Viene trovato

e riaccompagnato a casa, congelato, solo tre giorni dopo, quando i

Di Bella montano il portasci.

van de dancing op het dak van de auto springen, die aan

honderdtwintig vooruitscheert. Tijdens de hele rit op de

ondergesneeuwde autostrade ligt hij vastgeklampt met zijn nagels in

het dak van de auto: aan het tolhuisje is hij helemaal onzichtbaar

geworden, bedekt onder een dikke laag sneeuw. Pas drie dagen

later, wanneer de Di Bella’s de skidragers willen monteren, wordt

hij gevonden en helemaal bevroren naar huis gebracht.

43 Versione: A questo punto me la vedo brutta. Urlo: "Champagne per

tutti, soprattutto per le mie donne. Consolatevi!", butto in aria un

pacco da diecimila e mentre tutti lottano per impossessarsene,

scavalco il muro con un salto, balzo al volante del coupé e in dieci

minuti sono al Sestrière, dove la mattina dopo avevo un

appuntamento con una svedese. Che seratina, ragazzi!

43 Versie van Renzo: Op dat moment zag het er niet zo goed uit.

Champagne voor iedereen en dan vooral voor mijn vrouwtjes! Trek

het jullie niet aan!” roep ik terwijl ik met tienduizend lire in de lucht

zwaai. Iedereen probeert het geld te bemachtigen, maar ik maak me

gauw uit de voeten: ik klim over een muur en spring achter het stuur

van de coupé. Na tien minuten sta ik in Sestrière, waar ik de

volgende ochtend een afspraak heb met een Zweedse. Het was me

het avondje wel, jongens!

44 La Luisona

Al bar Sport non si mangia quasi mai. C'è una bacheca con delle

paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso

veri e propri pezzi d'artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti

abituali, ormai, le conoscono una per una. Entrando dicono: " La

meringa è un po' sciupata, oggi. Sarà il caldo." Oppure: " È ora di

dar la polvere al krapfen." Solo, qualche volta, il cliente occasionale

osa avvicinarsi al sacrario.

44 De Dikke Louise

In de bar Sport wordt bijna nooit gegeten. Er is wel een toonbank

met gebakjes, maar die is louter decoratief. Het zijn siergebakjes die

vaak echte artisanale meesterwerkjes zijn. Ze staan er al zoveel jaar

dat de vaste klanten ze al stuk voor stuk kennen. Wanneer ze

binnenkomen, zeggen ze: "De meringue ziet er niet al te best uit

vandaag. Het zal door de warmte komen." Of: "Het is tijd om de

krapfen eens af te stoffen." Maar af en toe is er toch eens een

32

toevallige klant die zich durft te wagen in het heiligdom.

45 Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano. Aprì la

bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una

spruzzata di quella bellissima granella in duralluminio che sola

contraddistingue la pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse

la voce:" Hanno mangiato la Luisona!". La Luisona era la decana

delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959. Guardando il colore

della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo.

La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti. Il rappresentante

fu invitato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perché

il suo gesto malvagio conteneva già in sé la più tremenda delle

punizioni. Infatti fu trovato appena un'ora dopo, nella toilette di un

autogrill di Modena, in preda ad atroci dolori. La Luisona si era

vendicata. La particolarità di queste paste è infatti la non facile

digeribilità. Quando la pasta viene ingerita, per prima cosa la

granella buca l'esofago. Poi, quando la pasta arriva al fegato, questo

la analizza e rinuncia, spostandosi di un colpo a sinistra e

lasciandola passare. La pasta, ancora intera, percorre l'intestino e

cade a terra intatta dopo pochi secondi. Se il barista non ha visto

niente, potete anche rimetterla nella bacheca e andarvene.

45 Op een dag was er bijvoorbeeld eens een vertegenwoordiger uit

Milaan die de lade opentrok en een groot zwart-wit gebak in zijn

mond stak waarop mooie korreltjes lagen van duraluminium, wat

kenmerkend is voor écht slecht gebak. Meteen ging het nieuws de

ronde in de bar: "Ze hebben de Dikke Louise opgegeten!" De Dikke

Louise was de moeder van de gebakjes en stond al sinds 1959 in de

vitrine. Gewoon door naar de kleur van de pudding te kijken konden

de oudjes al voorspellen welk weer het zou worden. Haar

verdwijning was een zware klap voor iedereen. De

vertegenwoordiger kon dus maar beter ophoepelen, aangezien

iedereen erg ontstemd was. Toch raakte niemand hem aan,

aangezien zijn ongehoorde daad hem al de ergst mogelijke straf zou

bezorgen. Nauwelijks een uur later bevond hij zich al op een toilet

van een autogrillrestaurant in Modena, kermend van de gruwelijke

pijn. De wraak van de Dikke Louise! Het is namelijk zo dat deze

gebakjes niet bepaald licht verteerbaar zijn. Wanneer het gebakje

wordt ingeslikt, gaan de korreltjes in de eerste plaats de slokdarm

doorboren. Nadien, wanneer het gebakje de lever heeft bereikt,

wordt het daar geanalyseerd en afgestoten door een plotselinge

beweging naar links waardoor het voedsel zijn weg kan voortzetten.

Het gebak, dat nog volledig is, doorloopt de darmen en valt na een

paar seconden helemaal intact op de grond. Als de barkeeper niks

heeft gezien, kan je haar terug in de vitrine zetten en weggaan.

2.2 Stefano Benni

Nato a Bologna il 12 agosto 1947, Stefano Benni ha iniziato la sua carriera negli anni Settanta

facendo il giornalista e lo scrittore umoristico per il giornale di sinistra Il Manifesto1. Ha

collaborato con svariate altre testate, come ad esempio Cuore e Panorama, MicroMega,

Repubblica, ecc. Con Bar Sport, la sua primissima raccolta di racconti brevi pubblicata da

Mondadori nel 1976, Benni ha riscosso un successo strepitoso in Italia, il che lo ha reso poi

un collaboratore fedele presso la casa editrice. Nel 1983 ha pubblicato la novella Terra! che è

diventata subito un best seller, grazie a un misto riuscito di fantascienza e satira con cui si

burla della società contemporanea. Oltre a svariati romanzi, ha anche scritto poesie, ballate,

drammi, sceneggiature e un libro per bambini intitolato I meravigliosi animali di Stranalandia

(1984). Nel 1999, l'autore satirico ha lasciato la sua città natale per andare a vivere a Roma.

Secondo quanto afferma egli stesso, Benni tiene molto alla sua privacy. Di conseguenza, non

è uscita una biografia ufficiale e non si sa tanto della sua vita personale (S. Benni,

comunicazione personale, 16 aprile 2014).

2.3 Lo stile dell'autore

Autore di numerosi libri tra cui Bar Sport, Il bar sotto il mare e Terra!, Stefano Benni viene

spesso ritenuto il genio della satira italiana (Boria 2005, p. 30). Si scopre l'umorismo

particolare di Benni già negli anni Sessanta e soprattutto nel decennio successivo, durante i

cosiddetti anni di piombo. Infatti, egli critica l'inflessibilità dei circoli dotti modificando i testi

di canzoni e di diverse opere letterarie noti. Ha anche fatto allusione ai film popolari e ai

personaggi dei fumetti conosciuti, creando così numerose satire (Boria 2009, p. 88). Inoltre,

Benni ha dimostrato di essere dotato di ingegno creativo al livello linguistico, avvalendosi nei

suoi testi di parole straniere, dialetti italiani, lingue classiche e la lingua dei personaggi dei

fumetti (Boria 2009, p. 88). Questa creatività linguistica riflette le sue intenzioni satiriche:

sono prevalentemente i politici ad essere nel mirino degli scritti di Benni nella giornale di

sinistra Il Manifesto. Il neologismo benniano viene spesso usato per indicare la satira, la

1 La maggior parte delle informazioni dei paragrafi 2.2 e 2.3 sono tratte da Monica Boria (Boria, 2005, 2009).

34

parodia e lo stile particolare dei suoi scritti che hanno ormai attirato l'attenzione di numerosi

lettori giovani (Boria 2005, p. 29).

Gran parte delle sue opere è stata tradotta in francese, tedesco e spagnolo, quindi lo scrittore

gode di una celebrità internazionale2 (Boria 2009, p. 89). La sua varietà creativa e poco

comune di tecniche, generi e linguaggio di cui si serve già da trentacinque anni, rendono il

suo stile molto difficile da definire. Grazie alla sua innovatività, Benni è capace di fare la

parodia a proposito di questioni serie e di trasporre un discorso serio e complesso in generi

popolari come la fantascienza e la letteratura per bambini, il che gli permette di rivolgersi ad

un pubblico d'arrivo particolarmente ampio (Boria 2005, p. 30).

2.4 Bar Sport

Bar Sport è considerato un classico della letteratura comica italiana contemporanea grazie alle

situazioni stereotipate ed estremizzate dei bar italiani descritte dall'autore Stefano Benni.

Svariate situazioni raccontate sono ancora attuali, benché il libro sia già stato pubblicato

nell'anno 1976. Il libro è composto di diversi racconti spiritosi mentre l'omonimo film del

2011 è una storia continua: tuttavia, entrambi hanno delle radici nella realtà sociale. Sia nel

film che nel libro appaiono vari personaggi tipici dei famosi bar italiani: il proprietario-

barista, il ragazzino che va in giro con la bici, il finto tecnico che pensa di sapere tutto ma che

in realtà non sa niente, la ragazza carina, le vecchiette dell'angolo, i giocatori di carte, il

playboy, ecc. L'autore ha ogni volta dedicato un intero capitolo a ciascuno di questi

personaggi. Ne abbiamo scelti sette che consideriamo nel dettaglio più avanti in questo

lavoro, vale a dire: il professore, il tecnico, Bovinelli-tuttofare, il playboy, l'ingegnere, il

carabiniere e ovviamente anche la molto conosciuta Luisona. Abbiamo fatto questa scelta in

base al fatto che questi personaggi ci sembrano più noti e più tipici per l'Italia e quindi ci

sembra opportuno mostrarne la stereotipia per la cultura italiana.

2 The Café Beneath The Sea (1984), Le Bar Sous La Mer (1984), La Compagnie des Célestins (1992), La

dernière larme (1984), La compañía de los celestinos (1992), Die Bar auf dem Meeresgrund (1999), ecc.

35

2.5 Pubblico d'arrivo e identità italiana

Stefano Benni tenta di stereotipare gli avventori dei bar italiani, rendendoli molto

riconoscibili per il lettore italiano. Enfatizzando tratti che spesso si rivelano essere tipici per

l’identità italiana, si può dire che Benni crea uno spirito di corpo nel pubblico dei lettori.

Infatti, l'umorismo è percepibile soltanto per gli addetti e meno per i lettori non abbastanza

familiarizzati con la lingua e la cultura italiane, visto che il testo è ridondante di riferimenti

culturali che risalgono soprattutto agli anni Settanta e prima.

Ma cosa intendiamo esattamente con il termine 'identità'? Prendiamo in considerazione

diverse definizioni e diversi aspetti formulati nei tempi. Secondo Giddens (1995), l'identità

nasce da un processo in cui emergono diversi elementi che sono correlati alla struttura del

mondo in cui si vive, alle proprie interazioni sociali e ai propri processi psicologici. Questi

svariati processi sono reciprocamente legati e vengono influenzati dal modo in cui l'uno e

l'altro si percepiscono dopo un processo di riflessione personale in funzione della propria

esperienza di vita (Giddens 1995, pp. 48-49). L'identità è di conseguenza un elemento

dinamico che implica un processo riflessivo costante. Castells (1998, p. 28), invece, si

focalizza soprattutto sull'identità collettiva, la quale attribuisce determinati valori a diverse

caratteristiche culturali, il che implica, inoltre, che esistono diversi tipi di identità a seconda la

cultura.

Sebbene entrambe le definizioni rivelino due aspetti di grande importanza, elaborando questa

tesi ci si basa principalmente sulle idee di Tafjel e Fishman che riguardano rispettivamente

l'identità sociale e l'identità etnica. Infatti, Tafjel (1981) parla di identità sociale facendo

riferimento all'insieme delle dimensioni che dipendono dall'appartenenza o no a diversi gruppi

sociali; secondo questa idea una parte della percezione di sé deriva da una conoscenza del

gruppo sociale di cui si fa parte, oltre al significato emozionale e le idee che vengono

associate ad una tale appartenenza. Si deve tenere conto del fatto che non è solo la sensazione

di appartenere ad un gruppo ad essere prevalente per l'elaborazione di un'identità sociale, ma

anche la valutazione negativa o positiva degli altri membri nonché le emozioni suscitate da

questa appartenenza (Tafjel 1981, pp. 68-70).

36

L'identità etnica viene descritta da Fishman (1977) in quanto ramo specifico dell'identità

sociale in cui tre elementi ricoprono un ruolo importante, vale a dire la paternità, la

fenomenologia e il patrimonio. La dimensione della paternità è costituita dagli usi e delle

abitudini trasmessi di generazione in generazione. Per la dimensione del patrimonio si tratta

soprattutto dell'eredità collettiva: festeggiamenti, rituali, gastronomia, musica, folclore,

lingua, comportamento sessuale, ecc.; tutti elementi che traggono le loro origini dai tratti

culturali del gruppo stesso. La fenomenologia di Fishman si riferisce all'importanza data alla

paternità e all'eredità del patrimonio, quindi è l'atteggiamento assunto verso la propria

appartenenza ad un gruppo etnico. È interessante legare questa teoria alle idee di Turner.

Secondo il modello dell'identificazione sociale elaborato da Turner (1990, pp. 54-56),

l'elemento prevalente allo scopo di determinare l'appartenenza ad un gruppo è il modo in cui

gli individui si percepiscono e si definiscono. Questa dimensione ha il sopravvento sugli

atteggiamenti sociali nei confronti di altre persone. La nozione di un gruppo implica che le

varie persone si considerano un membro della stessa categoria sociale che condivide

un'analoga identificazione sociale di 'se stessi'.

Queste teorie possono aiutare a spiegare in gran parte il successo strepitoso del libro Bar

Sport: i lettori italiani si riconoscono nei comportamenti degli avventori del bar – come

spiegato da diversi lettori italiani con cui abbiamo parlato3 – il che crea un'identità di gruppo

ossia uno spirito di corpo grazie agli elementi culturali descritti nel libro che fanno parto del

patrimonio italiano, a cui gli italiani tengono molto in generale. Il fatto che gli avvenimenti e i

comportamenti presenti nel libro siano in parte conformi (anche se in forma esagerata) ad una

realtà precisa, è una fonte di umorismo che ha attecchito subito. Infatti, ecco la ragione per cui

i brani del libro sono stati tradotti per un pubblico di lettori neerlandofoni che hanno

preferibilmente familiarità con la cultura italiana. Si è tentato di mantenere il più spesso

possibile i riferimenti culturali italiani nella traduzione neerlandese alla fine di non perdere lo

skopos dell'autore, vale a dire l'umorismo suscitato dagli stereotipi riconoscibili per i

conoscitori della cultura italiana dell’epoca in cui il libro è stato scritto. Un pubblico di lettori

neerlandofoni con poche conoscenze culturali dell'Italia si accorgerà più difficilmente

dell'umorismo e dell'ironia presenti nella traduzione, perciò la traduzione deve aiutarli a

3 Abbiamo parlato in modo informali con diversi italiani in un periodo a partire dal settembre del 2013.

37

apprezzare questa realtà. Allo stesso tempo l'esotizzazione del testo sorgente è stata una scelta

della traduttrice allo scopo di offrire il lettore neerlandofono la possibilità di scoprire la

cultura italiana oppure di approfondire le sue conoscenze culturali del Belpaese. In questo

modo, la traduttrice è inoltre rimasta fedele alle intenzioni di Stefano Benni mantenendo lo

skopos originale. Infatti, a seconda delle teorie di Christiane Nord riguardanti la lealtà del

traduttore (2005), in generale un traduttore deve trasporre fedelmente i concetti presenti nel

testo sorgente allo scopo di ottenere una traduzione equivalente.

3 QUADRO TEORICO

Siccome Stefano Benni descrive ampiamente le abitudini e l'atteggiamento degli avventori del

Bar Sport, è evidente che sono presenti parecchi stereotipi e riferimenti culturali nell'opera.

Nonostante le descrizioni e i fatti raccontati siano di solito piuttosto esagerati, tanti italiani, tra

cui l'autore stesso, affermano di conoscere nella vita reale più di una persona con delle affinità

ai personaggi di Bar Sport4.

In effetti, questa tesi si trova all'incrocio fra traduttologia e sociologia. Come detto prima, Bar

Sport viene generalmente considerato un testo molto umoristico, quindi prendiamo in esame

oltre alle funzioni sociali dell'umorismo anche le eventuali difficoltà che deve affrontare il

traduttore proprio in relazione alla traduzione dell’umorismo. Siccome in questo caso sono

prevalentemente l'ironia e gli stereotipi a suscitare l'umorismo, dedicheremo due capitoli a

questi fenomeni in cui consideriamo le funzioni dell'ironia e alcune strategie traduttive. La

parte sugli stereotipi costituisce chiaramente la parte più importante di questa tesi: quando

sorgono e come vengono usati? Quali stereotipi esistono sull'Italia e come li affronta il

traduttore? Per concludere il quadro teorico facciamo luce sui riferimenti culturali e sulle

strategie di cui il traduttore si può avvalere durante il processo di traduzione.

4 Durante l'elaborazione di questa tesi abbiamo avuto l'occasione di sentire frequentemente il punto di vista di

diversi madrelingua italiani sull'argomento.

38

3.1 L'umorismo

Numerosi studiosi, tra cui Aristotele, Freud e Schopenhauer, hanno già tentato di definire

l'umorismo. Percorriamo alcune delle loro idee.

Una delle teorie più vecchie è stata elaborata da Aristotele, secondo il quale l'umorismo non è

che un'espressione aggressiva con cui ci si burla delle imperfezioni, delle debolezze e degli

errori di altre persone (Attardo 1994, pp. 20-21).

Molto più recentemente, nel 1989, è stato pubblicato postumo un lavoro di Freud in cui

afferma che l'umorismo e il mondo dei sogni si assomigliano perché rivelano le nostre idee e

paure oppresse (Freud, 1989). Invece, secondo Schopenhauer, citato da Truyen e Portael,

l'umorismo costituisce la caratteristica cosiddetta divina dell'uomo (Truyen e Portael, 1996).

Più recentemente Attardo (1994) sostiene che in primo luogo ci si debba chiedere quale sia il

valore dell'umorismo ma anche in questo caso si riscontrano delle difficoltà: come si compone

un corpus contenente tutti i fenomeni mondiali su cui è applicabile la teoria e quali modalità si

possono usare per analizzarlo? Di conseguenza, noi definiamo l'umorismo come qualunque

evento o oggetto che susciti una risata, che intrattenga la gente o che dia un'impressione

divertente. Rishel (2002, p. 25) afferma che tutti nascono con un senso dell'umorismo, il che

implica che chiunque sia in grado di percepire, creare e apprezzare un'incongruenza

scherzosa. L'umorismo soddisfa alcuni fabbisogni dell'essere umano: affrontando paure e tabù

in modo socialmente accettabile, si invitano gli altri ad apprezzare la propria natura e ci si

esprime in maniera creativa, emozionale o intellettuale.

3.1.1 L'umorismo: una definizione

Hay (2000) sostiene che l'umorismo possiede diverse funzioni a seconda della situazione e del

contesto. Ne osserviamo quattro che sono particolarmente rilevanti per la traduzione del Bar

Sport, perché corrispondono all'intenzione dell'autore, vale a dire creare uno spirito di corpo

nel pubblico di lettori tramite le funzioni che sono state identificate da diversi autori e poi

39

elencate e citate da Hay: la solidarietà, l'enfatizzazione delle somiglianze o delle esperienze

comuni, la chiarificazione dei limiti e la difesa personale.

1) La solidarietà

Di solito l'umorismo ha come obiettivo la creazione di solidarietà in un gruppo o fra membri

particolari del gruppo. Questo componente della tassonomia sull’umorismo di Hay è costituito

da una grande varietà di strategie per raggiungere la solidarietà o il consenso. Qualche volta

l'umorismo rivela parzialmente l'identità del parlante, permettendo al pubblico di conoscerlo

meglio, il che può influenzare positivamente la solidarietà (Hay, 2000, p. 718).

2) L'enfatizzazione delle somiglianze o delle esperienze comuni

Ziv (1984) ritiene che l'umorismo permetta di enfatizzare le somiglianze o le esperienze

comuni, grazie alle quali le idee e gli interessi collettivi di un gruppo di persone possono

essere identificati. Ziv propone un dialogo che può servire da esempio per spiegare la

funzione descritta qui sopra. Nella conversazione, un gruppo di studenti sta parlando di un

corso 'da incubo' che ha seguito. Ad un certo punto, uno dei ragazzi fa riferimento ad uno

sketch di Monty Python in cui i personaggi tentano di superarsi raccontando delle storie

dell'orrore nelle quali venivano continuamente perseguitati dalla sventura (Hay, 2000, p. 719).

Il fatto che questi studenti conoscano tutti questo sketch rafforza il loro rapporto e suscita

l'umorismo.

3) La chiarificazione dei limiti

Secondo Linstead (1985) è possibile rafforzare le norme e i valori ed esplicitare i limiti di

accettabilità grazie all'umorismo. In questo modo si può determinare chi fa parte di diversi

gruppi. Scherzando con se stessi o con estranei al gruppo si possono rafforzare questi limiti

(Hay, 2000, p. 719).

4) La difesa personale

È di nuovo Hay (2000, p. 725) ad affermare che l''umorismo ha inoltre una funzione

psicologica, vale a dire che permette la difesa personale, il che è una categoria determinata da

Ervin-Tripp e Lambert (1992) e che si basa sulla funzione descritta da Ziv (1984): "protecting

the self by identifying a weakness before anyone else does" (1984, p. 62). Questa è una

40

caratteristica tipicamente italiana, come ha sottolineato Sergio Romano. Gli italiani

pretendono infatti di avere le loro buone ragioni per disprezzarsi:

Costretti a mentire su se stessi e sul loro passato, obbligati a dimenticare o a

ricordare selettivamente, gli italiani hanno finito per disprezzarsi, per rovesciare

sull’italiano collettivo l’imbarazzo e il disagio che ciascuno di essi prova per se

stesso. Non basta. Per evitare che l’altro parli male dell’Italia occorre precederlo e

surclassarlo. L’orgoglio che ogni uomo prova identificandosi con la propria patria si è

rovesciato nel suo contrario. Siamo tanto più bravi e intelligenti quanto più ci

affrettiamo a parlare male dell’Italia (Sergio Romano in Frittella 2011, p. 116).

3.1.2 La traduzione dell'umorismo

Delia Chiaro, docente all'Università di Bologna al Dipartimento di Interpretazione e

Traduzione (SSLiMIT), ha scritto diversi articoli a proposito della traduzione e dell'umorismo

che sono molto citati nel campo della traduttologia. Delia Chiaro (2010b, p. 1) sostiene che un

traduttore debba riprodurre le sovrapposizioni e le contrapposizioni della lingua sorgente e

tentare di trovare un equivalente nella lingua di destinazione che corrisponde all'ambiguità

linguistica della lingua sorgente. È quindi compito del traduttore trovare una strategia per

tradurre i riferimenti culturali frequentemente inseriti nel testo originale, ad esempio, in

espressioni figurate. La traduzione di riferimenti culturali o linguistici costituisce già da per sé

una sfida complicata per il traduttore, però il tutto diventa ancora più complesso quando tali

riferimenti appaiono negli scherzi.

È soprattutto per motivi pratici che Chiaro preferisce l'equivalenza funzionale a quella

formale. Secondo la studiosa, i teorici formalisti pretendono che sia la struttura che il

contenuto esatto del testo originale debbano essere resi tali e quali nel testo di destinazione.

Chiaro, invece, preferisce sostituire le battute della lingua sorgente a discapito

dell'equivalenza formale (Chiaro 2010b, p. 2).

Nel 2005, Patrick Zabalbeascoa ha pubblicato Humor and Translation - an interdiscipline, in

cui afferma che la traduzione costituisce sempre una sfida ardua, dato che il traduttore non si

trova soltanto di fronte a diversi sistemi linguistici, ma che deve anche cercare una soluzione

41

a certi problemi testuali e culturali. Egli sostiene che sia impossibile annunciare una verità

assoluta in quanto sono talmente tanti i fattori che influenzano la traduzione che gli studiosi

non sono ancora riusciti ad identificarli tutti, ma che il traduttore debba in ogni caso tener

conto di innumerevoli aspetti prima di poter trasporre l'umorismo della cultura sorgente alla

cultura d'arrivo. È stato Zabalbeascoa ad introdurre due procedure che possono essere utili

durante il processo di traduzione, vale a dire mapping e prioritizing (Zabalbeascoa 2005, p.

187). Il processo chiamato mapping permette al traduttore di identificare e analizzare

argomenti testuali sulla base di svariate classificazioni pertinenti, tra cui le varie tipologie

dell'umorismo. Attraverso la seconda procedura, prioritizing, il traduttore determina ciò che è

rilevante per ogni traduzione e valuta l'importanza dell'umorismo prima di scegliere una

strategia. Infatti, l'importanza dell'umorismo nella lingua sorgente e nella lingua d'arrivo non è

sempre identica. Sarebbe in ogni caso sbagliato mantenere fede alle parole, al significato, al

contenuto e all'intenzione dell'autore e poi sperare che il testo nella lingua d'arrivo sia tanto

umoristico quanto il testo originale: il testo richiede comunque una modificazione.

Siccome Zabalbeascoa, al contrario di diversi altri linguisti, non è disposto a rassegnarsi

davanti all'intraducibilità dell'umorismo, egli ha elencato alcuni parametri che possono essere

proficui durante il processo della traduzione. Può capitare che un traduttore non si trovi in

difficoltà traducendo un testo, visto che battute o tipi di umorismo si sovrappongono

casualmente in entrambi i sistemi linguistici e culturali. In questo caso, i lettori del testo

condividono gli stessi valori, conoscenze e gusti, il che è indispensabile allo scopo di

interpretare e apprezzare uno stesso tipo di umorismo. Di conseguenza, non bisogna effettuare

degli adattamenti o delle sostituzioni: il testo intero può essere tradotto senza perdere

l'umorismo, il contenuto, o il significato (Zabalbeascoa 2005, p. 189).

Tuttavia, come spesso accade in tali casi, la trasposizione dell'umorismo dalla lingua sorgente

alla lingua d'arrivo provoca numerose difficoltà, soprattutto quando tra le diverse culture

sussistono differenze notevoli che riguardano la lingua, le conoscenze di fondo o la

valutazione di certi temi. L'interpretazione di barzellette linguistiche dipende quindi da

caratteristiche specifiche di una determinata lingua, come ad esempio gli omonimi, le

allitterazioni o le rime, mentre battute etniche sono basate sulla comprensione o

l'apprezzamento di un tipo specifico di umorismo di solito relativo a certe classi sociali o ad

42

un'altra cultura (Zabalbeascoa 2005, p. 190). È quindi possibile che una battuta abbia un

effetto immediato nella cultura sorgente, mentre viene considerata completamente fuori luogo

dal lettore nella cultura d'arrivo per via di diverse ragioni. Questi sono i cosiddetti culture

bumps (Zabalbeascoa 2005, p. 190), vale a dire elementi dinamici e sociali che sono specifici

per una cultura nel ramo della comunicazione interpersonale e difficili da capire per l’altra

cultura.

Interpretando un testo, il traduttore può essere influenzato da diversi fattori legati alla

situazione, cosicché il lettore di un testo può improvvisamente ritenerli elementi umoristici,

sebbene non fosse l'intenzione originaria dell'autore. Un traduttore deve rendersi conto del

fatto che l'interpretazione dipende non soltanto da quello che c'è scritto, ma anche dai pensieri

del lettore. A volte capita che il traduttore non capisca l'umorismo o che neanche se ne

accorga. In quel caso, ovviamente, è difficile trasporre l'umorismo alla lingua di destinazione.

Tanti lettori non apprezzano i cosiddetti inside jokes perché loro non appartengono al gruppo

target di tali battute. Siccome accade ogni tanto che persino delle persone provenienti dagli

stessi paesi, città o scuole vengono escluse dall'umorismo, c'è una forte probabilità che

neanche gli stranieri lo capiranno (Zabalbeascoa 2005, p. 192).

Nel caso in cui il traduttore non riesca a tradurre un elemento in modo ottimale, egli può fare

appello alla strategia della compensazione, grazie alla quale è possibile arrivare ad un impatto

analogo senza utilizzare l'espressione esatta del testo originale. Elementi appartenenti alla

lingua sorgente possono apparire altrove nella traduzione per cui non si perdono l'impatto, la

funzione o l'intenzione (Zabalbeascoa 2005, p. 193).

Nelle battute che Zabalbeascoa ritiene più interessanti viene mirato un bersaglio o una

vittima: persone, sia individui che gruppi, ma anche istituzioni, idee, abitudini o convinzioni.

Queste battute vengono ovviamente interpretate a seconda della cultura, sulla base della quale

il traduttore determina una strategia di traduzione. In certe culture non si apprezzano affatto

delle battute su temi come la politica, il sesso o la religione. È inoltre possibile che

l'umorismo sia generalmente inopportuno in certe situazioni particolari di una cultura.

43

3.2 L'ironia

Una forma particolare di umorismo è l’ironia. La prosa di Benni è caratterizzata da una forte

vena ironica, per cui ci sembra opportuno fermarci sul concetto dell’ironia.

3.2.1 L'ironia: una definizione

Siccome l'ironia include parecchie componenti, il fenomeno è difficilmente definibile. Di

conseguenza, le definizioni elaborate dai linguisti divergono tra loro. Nel 1995, Mateo

dimostra l'imprecisione della definizione semplistica e poco accurata "dire una cosa ma

intenderne un'altra" dicendo che l'ironia è "una categoria pragmatica che attiva una serie

infinita di interpretazioni sovversive che risultano dal contesto delle parole o azioni di un

carattere" (Mateo, 1995, p. 172, traduzione EVDW). Inoltre, ritiene che la conoscenza della

contraddizione e l'importanza del contesto siano essenziali per il lettore.

July De Wilde (2010) ritiene che ci sia una mancanza di un consenso a proposito della

definizione dell'ironia. La ricercatrice dell'Università di Gand crede che sia primordiale la

consapevolezza da parte dei linguisti che l'ironia non appartiene strettamente al campo della

traduttologia (De Wilde 2010, p. 26).

Hutcheon (1992) crede che l'ironia non risulti da due significati completamente diversi, ma

che sia un processo comunicativo che unisce elementi testuali ed extra-testuali. Ekkehard

Eggs (2009, p.6) sostiene che «la fin principale d’un acte ironique (...) est de critiquer et de

ridiculiser autrui» Eggs (2009, p. 3). sottolinea l’importanza di capire bene il contesto allo

scopo di poter afferrare il vero significato che si nasconde dietro l’ironia. Secondo Eggs,

infatti, l’ironia è «'une sorte d’écho’ à un comportement social qui peut être critiqué parce

qu’il pourrait et devrait être autrement » (Eggs 2009, p. 10).

Secondo Katharina Barbe, invece, non può esistere una definizione unanime di ironia, visto

che viene percepita in modo diverso in base alla cultura (1995, p. 6). Le conoscenze

linguistiche, contestuali e culturali sono però sempre necessarie per notare e capire l'ironia.

44

Claire Colebrook (2004), infine, sostiene che l'ironia sorga quando il lettore si rende conto che

una parola, una frase o un testo sono piuttosto inconsueti o inopportuni. In seguito, riflette

sull'eventuale significato più profondo, basandosi sulle aspettative e le norme sociali che

l'autore attribuisce alla società contemporanea. È tuttavia difficile accorgersi dell'ironia nelle

affermazioni. Secondo Colebrook ci sono due tipi di ironia letteraria, vale a dire l'ironia

riguardante le situazioni nonché quella verbale. La prima specie non viene per forza

esplicitamente menzionata e allude alle circostanze che si manifestano nella società e che

sono legate al testo. L'ironia verbale, invece, nasce dall'ambiguità di un'affermazione

(Colebrook 2004, p. 41).

3.2.2 Le funzioni dell'ironia

Quali funzioni verbali riveste l'ironia verbale? Nel 1994, Roberts e Kreuz hanno scoperto

mediante indagini presso gli studenti della Memphis State University che l'ironia verbale

permette ai parlanti di svolgere un ventaglio di funzioni, tra l'altro essere comici, esprimere

una sorpresa e emozioni negative, mostrare di avere padronanza di un determinato argomento

o problema, attenuare la critica, far presumere una deviazione delle aspettative, ecc. (1994,

pp. 159-160).

La ricerca di Colston e Lee (2004) ha inoltre dimostrato che l'ironia verbale viene

prevalentemente utilizzata allo scopo di esprimere emozioni negative, per essere comici o

sgarbati oppure per fare un torto a qualcuno in modo più offensivo che non tramite commenti

letterali (Colston & Lee 2004, p. 295). Secondo gli studiosi esistono parecchie variabili sociali

e culturali che hanno un impatto sull'uso dell'umorismo e dell'ironia, tra cui i due elementi più

importanti: il grado di familiarità tra gli interlocutori e la quantità di conoscenze comuni.

Oltretutto, Kotthoff (2009) sostiene analogamente che è sempre rilevante sapere quale tipo di

atteggiamento ci si può aspettare in un contesto particolare, dato che il parlante o lo scrittore

satirico si allontana da queste aspettative consuete. Questa studiosa aggiunge che diversi

linguisti considerano l'ironia una forma aggressiva di comunicazione, mentre Brown e

Levinson (1987, p. 262) e Barbe (1995, p. 123) la ritengono una forma di comunicazione

meno diretta e, anzi, più cortese. Kotthoff, invece, è discorde con entrambi i punti di vista,

45

perché non vede ragioni ovvie per usare l'ironia allo scopo di esprimere cortesia o aggressività

(Kotthoff 2009, p. 51).

Pexman e Zvaigzne (2004, p. 143) ritengono che si corra un rischio sociale facendo un

commento ironico, visto che l'ironia può sempre essere interpretata in modo sbagliato.

Tuttavia il parlante è spesso disposto ad assumersi quel rischio poiché in alcune circostanze i

commenti ironici hanno un impatto molto più forte di osservazioni neutre, come già rivelato

da Colston e Lee (2004). Secondo gli studiosi Pexman e Zvaigzne è inoltre più probabile che

l'ironia venga percepita quando l'affermazione allude a un'osservazione precedente o

un'aspettativa sociale. In questo caso la relazione tra il parlante e il destinatario gioca un ruolo

importante, vista la rilevanza delle loro conoscenze collettive al fine di capire l'ironia: il

numero di interpretazioni possibili viene già limitato grazie alle conoscenze e convinzioni

condivise (Pexman & Zvaigzne, p. 145). Kotthoff (2009, p. 51) conferma questa costatazione,

dicendo che sia le conoscenze sociali che quelle a proposito della situazione sono

indispensabili per la produzione e l'interpretazione dell'ironia. Clark (1996), da parte sua,

elenca addirittura diverse forme di conoscenze comuni importanti per capire l’ironia, tra cui

anche le conoscenze proprie a una determinata comunità (Clark, 1996, p. 96).

È interessante anche il punto di visto di Jorgensen (1996, p. 628) che sostiene che l'ironia

possa favorire la relazione tra gli interlocutori quando l'osservazione ironica fa riferimento al

loro background culturale comune. Annotando le caratteristiche e il comportamento, il

parlante favorisce la relazione sociale.

Secondo Kreuz (1996), gran parte della gente è tentata di usare l'ironia quando è abbastanza

sicura che verrà interpretata in modo corretto. Nel caso in cui il parlante e il destinatario si

conoscano bene, è più facile prevedere se l'ironia verrà sì o no intesa in modo giusto.

È quindi importante conoscere il proprio interlocutore prima di passare all'ironia. È però

molto difficile valutare se l'altro abbia abbastanza conoscenze condivise. In primo luogo, nella

stragrande maggioranza dei casi si categorizza la gente a seconda della loro nazionalità,

professione, passatempo, lingua, religione o convinzione politica, da cui si può dedurre che

cosa sa, crede o suppone. Ma come si fa a categorizzare altre persone? Spesso si categorizza

inconsciamente la gente appartenente a certi gruppi o reti culturali anche dette comunità

46

culturali (Clark 1996, p. 94). Le informazioni su queste comunità dipendono dal grado di

appartenenza al gruppo corrispondente, per cui si fa una distinzione tra insider e outsider

information (Clark 1996, p. 94). La cosiddetta "inside information su una comunità è

l’informazione specifica di cui i membri del gruppo presumono che dispongano tutti gli

appartenenti" (Clark 1996, p. 94). "Outside information sono diverse specie di informazioni di

cui gli estranei al gruppo presumono che dispongano gli appartenenti al gruppo" (Clark 1996,

p. 94).

Concretizziamo le definizioni appena citate: un italiano può immaginare che un connazionale

parli la stessa lingua e conosca la storia di base dell'Italia. Un belga 'medio' sarebbe già meno

al corrente della storia dell'Italia, della lingua e delle abitudini ma potrebbe partire dall’idea

che tutti gli italiani abbiano queste conoscenze.

3.2.3 La traduzione dell'ironia

I docenti universitari fiamminghi Katrien Lievois e Pierre Schoentjes (2010, pp. 19-20)

sottolineano la posizione del traduttore in quanto specialista del campo culturale e linguistico.

In quanto specialista il traduttore si accorge in genere del compito di cogliere l'ironia, mentre

il lettore medio e spesso sprovveduto deve affrontare più difficoltà. Ovviamente il traduttore

deve tenere conto di questo divario tra le conoscenze di entrambi le parti. Nonostante la

posizione avvantaggiata in cui si trova, è possibile che il traduttore non colga l'ironia per via

di cause che non sono per forza legate ad un bagaglio culturale incongruo o ad una

conoscenza linguistica imperfetta. Il più delle volte, l'ironia è, infatti, legata agli stereotipi

culturali e alle abitudini sociali di un gruppo determinato, il che implica che l'identificazione

dell'ironia mette il traduttore tanto in difficoltà quanto il lettore.

Traducendo l'ironia, il traduttore incontra quindi indubbiamente delle difficoltà. Mateo (1995)

sottolinea che il problema maggiore si trova nella natura soggettiva di questa figura di stile e

nella necessità di avere conoscenze pregresse. Ecco la ragione per cui ha elaborato un metodo

che servirà al traduttore durante il processo di traduzione. Basandosi su un corpus, la studiosa

ha fatto luce sulle strategie che vengono usate per tradurre l'ironia nelle commedie e ne ha

elencate tredici (Mateo 1995, pp. 175-177, traduzione EVDW):

47

1. Traduzione letterale

2. Traduzione con effetto equivalente

3. Ironia nel testo sorgente che diventa ironia nel testo d'arrivo tramite significati diversi da

quelli nel testo originale

4. Miglioramento dell’ironia nel testo sorgente tramite alcune parole o espressioni

5. Limitazione ed esplicitazione di un'allusione ironica

6. L’ironia diventa sarcasmo (senza sentimento di contraddizione)

7. Esplicitazione

8. Omissione dell'ambiguità

9. Spiegazioni esplicite

10. Sostituzione con un (quasi) sinonimo

11. Traduzione letterale ma omissione dell'ironia

12. Omissione completa dell'ironia

13. Aggiunta di ironia

Mateo conclude sostenendo che la scelta della strategia viene determinata dal genere del testo,

le convenzioni culturali e sociali del tempo, il tipo di destinatario, il mezzo scelto per la

traduzioni, i valori che riguardano l'ironia nella cultura d'arrivo. Tutti questi fattori

determinano la comunicazione e la percezione dell'ironia tra due interlocutori di lingue

diverse (Mateo 1995, p. 177).

3.3 Gli stereotipi

Descrivendo ampiamente i personaggi nella sua opera Bar Sport, Benni ha creato degli

stereotipi in base agli avventori medi dei piccoli bar di provincia. Ma che cosa sono

esattamente gli stereotipi e come nascono? Sussistono stereotipi a proposito di numerose

persone, istituzioni, paesi, città ecc. e non è diverso per l'Italia, quindi prendiamo in analisi

anche gli stereotipi più rilevanti sul Belpaese.

48

3.3.1 Gli stereotipi: una definizione

Come si possono definire esattamente gli stereotipi? Osserviamo le definizioni di alcuni

studiosi. "Gli stereotipi risultano da pregiudizi culturali: percezioni di un gruppo specifico nei

confronti di un altro" (Van Cappellen 2013, p. 22, traduzione EVDW). Macrae et al.

sostengono, da parte loro, che uno stereotipo sia " una struttura cognitiva che contiene le

conoscenze, le aspettative e le idee di un osservatore riguardo a determinati gruppi sociali"

(Macrae et al. 1996, p. 42, traduzione EVDW). Secondo Madon et al., gli stereotipi sono

"convinzioni generalizzate a proposito di gruppi sociali. Però, è possibile che essi deformino

le impressioni di individui percepiti: questo fenomeno viene chiamato stereotipia" (Madon et

al., 2006, p. 178)."

3.3.2 Le funzioni degli stereotipi

La concezione che la stereotipia sorge in seguito a una capacità cognitiva limitata, risale a

numerose ricerche fatte nell'ambito della psicologia sociale nell'arco di alcuni decenni. Infatti,

gli osservatori vengono spesso esposti ad una rete complessa di informazioni sociali, sebbene

non dispongano sufficientemente di mezzi cognitivi per afferrare tutte le informazioni.

Uno dei metodi impiegati dagli osservatori per ridurre la complessità delle informazioni

sociali è l'uso degli stereotipi per valutare i target (Madon et al. 2006, p. 178), vale a dire le

persone valutate dall'osservatore. Numerosi studi effettuati da Madon et al. hanno inoltre

dimostrato più volte che la stereotipia si manifesta più fortemente qualora i fattori legati alla

motivazione o alla situazione riducano l’attenzione dell’osservatore dalle caratteristiche

personali del target.

Tuttavia, secondo Madon et al. (2006, p. 179) questi risultati possono essere deformati: il

modello continuum per la creazione di impressioni prevede ad esempio che il ricorso alla

stereotipia è più probabile quando le persone mirate presentano delle caratteristiche personali

corrispondenti agli stereotipi e invece meno probabile quando l'osservatore presta più

attenzione alla valutazione delle caratteristiche personali del target o quando è

particolarmente motivato. La cosiddetta accuracy motivation (Madon et al. 2006, p. 179),

infatti, permette di farsi un'idea adeguata della persona con cui si ha a che fare. Il modello,

49

però, non specifica esplicitamente come l'interazione tra questi fattori influenza la stereotipia.

Per di più, neanche la letteratura empirica fornisce una base scientifica che permette di trarre

delle conclusioni a questo proposito. Sebbene la stereotipia sia stata l'argomento di alcune

ricerche, soltanto pochi studiosi hanno esaminato come i fattori legati alla situazione e alle

motivazioni la possano influenzare. Inoltre questi pochi studi hanno fornito dei risultati molto

divergenti, alcuni dei quali dimostrano che sforzi cognitivi supplementari non hanno nessun

effetto sulla stereotipia qualora i target presentino una forte somiglianza con gli stereotipi

sociali esistenti. Altre ricerche provano che sforzi cognitivi più elevati rafforzano la

stereotipia se i target corrispondono agli stereotipi sociali. Madon et al (2006) hanno

esaminato più in dettaglio come fattori legati alla situazione ed alla motivazione influenzano

la stereotipia in un contesto di obiettivi stereotipici.

3.3.2.1 La ricerca di Madon et al.

Siccome Madon et al. non erano convinti al cento per cento dei risultati ottenuti dai linguisti

precedentemente descritti, essi hanno deciso di svolgere un'altra ricerca interessante su

quest'argomento. Hanno infatti indagato come l'attenzione e la motivazione accurata (Madon

et al. 2006, p. 179) possono avere un'influenza quando le caratteristiche personali del target

corrispondono al contenuto degli stereotipi sociali.

Madon et al. (2006, p. 180) presumono che molto spesso si svolga un processo sociale e

cognitivo in cui un osservatore applica il contenuto di uno stereotipo ad un target specifico

allo scopo di crearne un'impressione globale, conosciuto anche come il meccanismo

dettagliato. In base alla letteratura specialistica, questi studiosi hanno elaborato un modello

che descrive il processo della stereotipia nella percezione di persone, indicandolo come il

modello di affidabilità dello stereotipo (Madon et al. 2006, p. 181). Secondo questo modello è

più probabile che un osservatore utilizzi uno stereotipo come meccanismo dettagliato nel caso

in cui le convinzioni generalizzate dello stereotipo sono valide per valutare il target specifico.

Il modello indica inoltre che gli osservatori fanno appello agli stereotipi prevalentemente

quando questi ultimi danno l'idea di poter fornire informazioni affidabili sui target

individuali.

50

Affidabilità valutata

dello stereotipo

Corrispondenza

Stereotipia

Ma come funziona questo modello esattamente? Il modello parte dall'ipotesi che più uno

stereotipo è affidabile per un target specifico, più saranno gli osservatori che si avvalgono di

questo stereotipo per farsi un'idea del target.

Lo schema seguente presenta il modello (Madon et al. 2006, p. 181):

Come si può capire dal modello, un'attenzione e una motivazione accurate hanno fatto sì che

le persone vengano categorizzate più fortemente quando i target presentano delle

caratteristiche personali corrispondenti agli stereotipi già esistenti. Si constata invece il

contrario quando le caratteristiche personali del target non corrispondono al contenuto degli

stereotipi. Nel caso in cui la corrispondenza sia abbastanza sottile, la accuracy motivation

risulta in una categorizzazione più debole.

3.3.3 Quali stereotipi esistono sull'Italia?

Oltre ad abitare nella penisola e ad avere varianti della stessa lingua ci dovranno essere

ovviamente altre realtà che uniscano gli italiani, come ad esempio una specie di carattere

nazionale. Tuttavia, è molto difficile determinare se sussista o no un carattere nazionale

italiano. Nel suo articolo Reflections on Political Culture and the ‘Italian National

Character’, Alessandro Cavalli, professore di sociologia all'Università di Pavia, ha tentato di

Variabili legate alla

situazione e alla

motivazione

Attenzione

d c b

a

51

descrivere gli italiani in base alle loro abitudini, convinzioni politiche ecc. Egli sostiene che

non esista il certified Italian e che non esistano nemmeno le maniere all’italiana (Cavalli

2001, p. 125), visto che ogni italiano incarna soltanto alcune delle caratteristiche del tipo

ideale. Inoltre, esistono probabilmente degli italiani che non possiedono nessuno dei tratti

generalmente considerati come italiani. Infatti, sono noti parecchi stereotipi sull’Italia

rinforzati da pregiudizi ogni tanto sgarbati. Secondo Cavalli in Italia regnano la discordia per

via della diffidenza verso le istituzioni e uno scetticismo sul funzionamento della democrazia.

Sono soprattutto i governi corrotti e dispotici ad aver causato e favorito questa sfiducia

persistente. Lo studioso ha elencato anche alcune espressioni italiane (p. 126), tali l’arte di

arrangiarsi, cavarsela e tirarsi fuori dalle difficoltà, che sono in realtà molto legate fra di loro

e che nei paesi cattolici non vengono considerate esclusivamente tecniche razionali per

sopravvivere in un mondo ostile, ma piuttosto strategie immorali per sfuggire alle

responsabilità. Di conseguenza, fare delle cose all’italiana comporterebbe una leggera

ambiguità: lo stile italiano è un'accozzaglia di creatività ed intuizione, improvvisazione,

disordine e, soprattutto, fortuna. Mentre alcuni proverbi sono universali, altri sono

specificamente legati ad una determinata cultura, come ad esempio l'espressione fatta la

legge, trovato l'inganno, che denota la furbizia degli italiani di aggirare le leggi meno

favorevoli (Cavalli 2001, p. 125).

Cavalli afferma che una ricerca dell'Eurobarometro mostra che negli ultimi anni le tendenze

culturali italiane si stanno avvicinando a quelle abituali negli altri paesi europei. Si notano

infatti una crescita dell'età coniugale, del numero degli adulti single e delle nascite presso

coppie non sposate, ma un calo del numero dei matrimoni (Cavalli 2001, p. 129). La struttura

delle famiglie rimane tuttavia molto mediterranea, vale a dire che la percentuale delle

convivenze prematrimoniali è molto debole, anche se in aumento, in confronto al totale delle

convivenze nella penisola. La permanenza a lungo dei figli nella famiglia di origine, è inoltre

un fenomeno particolarmente forte in Italia. È per questo che gli italiani (e prevalentemente i

maschi) sono generalmente conosciuti con il soprannome di mammoni (Šabec 2010, p. 734).

Oltretutto, a proposito dei prestiti finanziari, un italiano su quattro si rivolge prima di tutto ai

suoi genitori e soltanto uno su quattro alla banca. In Germania, invece, solo una persona su sei

interpella i genitori e la metà si rivolge prima alla banca. Chiaramente la famiglia non ha

perso la sua importanza nella vita dell'italiano medio.

52

Secondo Delia Chiaro (2010a) esistono parecchi stereotipi italiani che appaiono in diversi

film, tra cui The Italian Job, Blame it on the Bellboy e I love You to Death. Gli italiani ci

vengono raffigurati come codardi durante la Seconda Guerra Mondiale o come seduttori

(Chiaro 2010a, p. 65). Negli spot pubblicitari per i sughi pronti della Dolmio, apparivano

"mammoni" italiani con un'ossessione per il cibo. La Dolmio, però, non è una dita italiana e

quindi non direttamente connessa all'Italia, sebbene per le sue pubblicità faccia uso di

personaggi che si mostrano con luoghi comuni e stereotipi italiani. Nel 2005, la Renault,

marca automobilistica francese, ha raffigurato gli italiani come mafiosi (Chiaro 2007, p. 63).

Christie Davies (1998) sostiene che i gruppi benestanti abbiano paure economiche e sessuali

delle persone ai margini della società, il che attizzi l'uso delle svariate specie di umorismo

etnico. Di conseguenza, non è cosa sorprendente che gli immigrati siano le vittime abituali

delle battute. In Italia, le cose non vanno diversamente: in passato erano soprattutto i

meridionali ad essere oggetto di scherzi. Il Sud del paese veniva infatti generalmente ritenuto

in passato, e per certi aspetti lo è ancora oggi, un territorio abbastanza arretrato sia a livello

finanziario che a livello infrastrutturale. Ad essere esposto al pubblico ludibrio il giorno di

oggi sono piuttosto gli extracomunitari, vale a dire i lavoratori provenienti nella maggior parte

dei casi dall'Africa, dall'Asia o dall'Europa dell’Est (Davies 1998, p. 15).

3.3.4 La traduzione degli stereotipi

Nel 2005, Davies ha pubblicato una ricerca sulla traduzione di scherzi etnici in Europa. Come

si possono tradurre tali battute nella lingua di altri paesi dove dominano altre culture e

convenzioni umoristiche? Egli ha rivelato tre casi specifici di eventuali problemi di traduzione

a cui il traduttore si potrebbe trovare di fronte.

La prima categoria è quella dei transposable jokes (Davies 2005, p. 148), in cui ci si burla di

fatti e conoscenze presenti sia nel patrimonio culturale relativo alla lingua di origine che in

quello della lingua d'arrivo. In una battuta, si può anche trattare di una questione facilmente

traducibile perché è di pubblico dominio, come ad esempio le guerre mondiali. A questo

proposito si scherza spesso con la codardia italiana, come già indicato prima, e con il

militarismo tedesco. Anche gli switchable jokes (Davies 2005, p. 148) sono traducibili senza

troppi problemi. Degli switchable jokes, infatti, esistono equivalenti locali in tanti paesi e

53

lingue. Un esempio sono gli scherzi sulla stupidità dell’altro, in cui ci si beffa dei difetti degli

stranieri. In ogni paese dovrebbe essere possibile trovare un'altra nazionalità o comunità che si

possa usare in questa specie di battute. A questo proposito, gli italiani si burlano dei

meridionali, mentre i belgi scherzano non raramente degli abitanti del Limburgo. Tuttavia, la

possibilità di sostituire il bersaglio originale con una vittima locale viene usata da pochi

traduttori (Davies 2005, p. 150). Secondo Davies, è più evidente prendere di mira un'altra

nazionalità invece di se stessi, a meno che non si parli del passato. Lo studioso sostiene infatti

che sia simile burlarsi di un altro paese e di se stessi al passato. È quindi possibile scherzare

con gli italiani senza essere italiani. L'umorismo determinato dalla lingua italiana richiede

però anche la conoscenza dell'italiano. Una terza categoria riguarda i problematic jokes

(Davies 2005, p. 148): sono gli scherzi più complessi da tradurre, visto che parlano di

fenomeni conosciuti soltanto localmente, i quali potrebbero causare problemi di

comprensibilità all'estero. Davies spiega le difficoltà con un esempio di Isnard del 1977:

Un Français pénètre chez un cordonnier Suisse, une paire de chaussures à la main. Il

lui demande de changer le talon droit, ressemeler le gauche, poser des fers à l'une mais

pas à l'autre. Le Suisse se retourne alors et dit: 'Entrez!'

A Frenchman went into a Swiss cobbler's shop with a pair of shoes in his hand. He

asked him to put a new heel on the right one and resole the left and to add a metal strip

to one but not the other. The Swiss turned round and said, 'Come in!' (Davies 2005,

p. 148)

Anche in inglese si può apprezzare lo scherzo, però si perde la maggior parte dell'umorismo.

Infatti, i francesi ritengono gli svizzeri particolarmente lenti, cosa che probabilmente gli

inglesi non sanno. Se in questo caso il destinatario non è al corrente degli stereotipi,

pregiudizi o idee esistenti nei confronti di una nazionalità diversa, in realtà si perdono

l'intenzione dell'inventore nonché la miglior parte della battuta.

Sebbene l'ironia e la communicazione siano, evidentemente, due concetti radicalmente

diversi, si può spiegare l'interpretazione di stereotipi ironici mediante la teoria della

comunicazione narrativa elaborata da Shlomith Rimmon Kenan nel 2002. Egli ritiene che la

comunicazione possa avvenire ad un livello fittizio oppure non-fittizio. Nel primo caso, cioè

al livello fittizio, la comunicazione ha luogo tra il narratore o il traduttore e il lettore. A livello

54

non-fittizio sono l'autore e il lettore originale a comunicare. In situazioni non ambigue, il

traduttore traspone immediatamente il messaggio che vuole trasmettere l'autore. Tuttavia,

quando si devono tradurre degli stereotipi ironici, sorge un conflitto tra le voci del traduttore e

dell'autore, dato che gli stereotipi vengono interpretati diversamente a seconda della cultura,

come già accennato prima. Anche July De Wilde (2010) sottolinea l'importanza della

comunicazione narrativa in quanto un discorso letterario è da considerarsi un discorso statico

in cui le informazioni devono passare dall’autore al testo per poi arrivare al lettore. Nel caso

in cui l'autore aggiunga l'ironia, si crea un divario tra gli scritti e le conoscenze individuali dei

lettori. Di conseguenza, l'autore costringe i lettori ad abbandonare il significato letterale del

testo, della frase o della parola per cercare l'intenzione reale. In altre parole: l'interpretazione

degli stereotipi non dipende soltanto dal contesto, ma anche dall'ambito in cui vengono

percepiti (De Wilde 2010, p. 31).

3.4 I realia

3.4.1 I realia: una definizione

Gritt elabora le seguenti definizioni a proposito di realia. Secondo lui si tratta di:

fenomeni concreti e unici o concetti categoriali che sono specifici per un paese o

un territorio culturale e per cui altrove non esistono equivalenti, o al massimo uno

parziale;

termini usati per questi fenomeni/concetti (Gritt, 2010, p. 189, traduzione

EVDW).

Sergej Vlachov e Sider Florin (1970) hanno fornito la seguente definizione:

I realia sono parole che denominano oggetti, concetti e fenomeni tipici di un ambiente

geografico, di una cultura, della vita quotidiana o di peculiarità storico-sociali di un

popolo, di una nazione, di un paese o di una tribù, e che contribuiscono quindi ad un

colorito nazionale, locale o storico; queste parole non hanno un equivalente in altre

lingue (Vlachov & Florin, in Vandeweghe 2008, p. 39, traduzione EVDW).

Javier Franco Aixelá definisce i realia come di seguito:

Gli elementi testualmente manifesti aventi una funzione e una connotazione nel testo

originale potrebbero costituire un problema di traduzione in quanto, trasponendoli in

un testo d'arrivo, l'elemento a cui si riferiscono potrebbe non esistere o possedere uno

stato intertestuale nel sistema culturale dei lettori del testo tradotto (Aixelá 2010, p.

198, traduzione EVDW).

55

Marianne Lederer (2006, p. 102-103) sostiene che il valore della parola 'realium' non è che la

somma dei significati della parola 'cultura' in francese e in inglese. Per i francesi, la cultura

copre tutto riguardo l'arte, la letteratura, la musica, i temi trattati dall'Unesco e dalle scienze.

Gli inglesi, invece, rinviano soprattutto alle abitudini, al cibo, ai vestiti, all'abitazione, agli usi

e alle tradizioni.

Poiché i riferimenti culturali possiedono "un significato che riferisce implicitamente ad un

concetto culturale che non esiste in quanto tale nella lingua d'arrivo" (Evenepoel & Van

Poucke, 2009, p. 89), la loro traduzione risulta una sfida ardua che viene aggirata da numerosi

traduttori, che li ritengono intraducibili. Tuttavia, alcuni linguisti hanno già tentato di

sviluppare delle strategie di traduzione e delle tassonomie per classificare le diverse specie di

realia. L'attenzione di questa tesi, però, non è focalizzata sulle classificazioni teoriche dei

realia, quindi prendiamo in esame solo brevemente le conclusioni relative alle strategie

traduttive trattate dagli studiosi, su cui non esiste affatto un'opinione univoca.

3.4.2 La traduzione dei realia

La traduzione dei realia solleva in svariati casi delle difficoltà per via delle loro specificità e

unicità. Di conseguenza, diversi linguisti hanno già escogitato alcune strategie traduttive che

giovano al traduttore durante il processo della traduzione. Ora percorriamo brevemente le

strategie traduttive proposte da Gritt (2010) e da Joosen e Vloeberghs (2008) poiché sono

soprattutto queste a corrispondere all'approccio usato dalla traduttrice per trasporre i realia

presenti in Bar Sport. Le scelte della traduttrice per quanto riguarda la traduzione di alcuni

capitoli dell'opera Bar Sport (cfr. capitolo 2 di questa tesi) vengono motivate nel capitolo 4 in

base al quadro teorico che presentiamo ora.

Gritt (2010) ha sviluppato le seguenti strategie:

A. Trascrizione

Avvalendosi di questa strategia, il traduttore non cambia niente all'espressione della lingua

sorgente, tranne eventualmente un lieve adattamento all'ortografia. La parola mafia in italiano,

ad esempio, diventa maffia in neerlandese. Il traduttore può metterla in corsivo o tra virgolette

56

per indicare che si tratta di un elemento straniero. In questo caso, si tratta evidentemente

anche della traduzione comune del termine mafia.

B. Calco

Un calco è una specie di duplicato lessicale, vale a dire l'elemento originale viene tradotto

letteralmente. È possibile utilizzare questo metodo nel caso in cui il calco sia molto

trasparente e il traduttore presuma che il lettore abbia delle conoscenze pregresse.

C. Approccio

Quando un concetto nel testo di partenza corrisponde approssimativamente al significato di un

altro nella lingua di destinazione, il traduttore può optare per il metodo dell'approccio,

avvalendosi di una parola che si avvicina al significato della parola originale.

D. Descrizione nella lingua di destinazione

Ogni tanto conviene descrivere o definire un concetto nel testo d'arrivo al fine di renderlo più

chiaro per il lettore della traduzione.

E. Generalizzazione

Optando per una generalizzazione e quindi per un iperonimo, si perde almeno parzialmente la

connotazione di un concetto specifico. È dunque soltanto il nucleo del significato, la

denotazione, che viene mantenuto nella traduzione.

F. Adattamento

Un riferimento culturale del testo sorgente può essere sostituito ad un riferimento culturale

della lingua d'arrivo che suscita lo stesso impatto nel lettore e che ha, per così dire, una

funzione equivalente.

G. Omissione

Nel caso in cui un concetto sia irrilevante per il lettore del testo di destinazione, il traduttore

può propendere per l'omissione.

57

Joosen e Vloeberghs (2008), da parte loro, propongono quattro grandi categorie che possono

servire come filtro culturale:

A. Naturalizzazione: il traduttore sostituisce gli elementi legati alla cultura sorgente con

equivalenti riconoscibili della cultura d'arrivo.

B. Neutralizzazione: nel caso in cui il pubblico di lettori non abbia familiarità con la cultura

sorgente, il traduttore può propendere per l'omissione del riferimento culturale o per la

sostituzione del concetto con una descrizione o definizione.

C. Estraniamento: l'elemento straniero della cultura sorgente viene ripreso nella traduzione.

D. Esplicitazione: il concetto straniero viene mantenuto nella traduzione ed è corredato di

spiegazioni illustrative.

Gli approcci proposti da Joosen e Vloeberghs si avvicinano alle idee di Schleiermacher e,

successivamente, di Venuti. Infatti, nel 1813, è stato Friedrich Schleiermacher (Venuti 1995,

p. 20) ad elaborare una strategia traduttiva che permette al traduttore di usare due approcci

contrari, vale a dire la strategia dell'addomesticamento (domestication) e quella

dell'estraniamento (foreignization). Nel primo caso, il traduttore si avvale di una strategia

traduttiva etnocentrica, cancellando al più possibile gli elementi estranei del testo di partenza

e, secondo Lawrence Venuti, rendendosi quasi invisibile, per cui il lettore non si accorge di

leggere una traduzione ma pensa di leggere un testo originale e trasparente (Venuti 1995,

p. 20). Il traduttore può, invece, optare per la strategia dell'estraniamento, rispettando gli

elementi estranei del testo di partenza e portando così il lettore verso un testo originale

appartenente ad una cultura che gli è generalmente abbastanza sconosciuta. Optando per

l’approccio detto dell’estraniamento, il traduttore ha il compito di valutare se il lettore ha

abbastanza familiarità con la cultura di partenza allo scopo di non compromettere la buona

comprensione della traduzione. Nel caso in cui il traduttore presume che il lettore non abbia le

conoscenze culturali necessarie, sarà piuttosto tentato di adottare il metodo

dell'addomesticamento. Ogni tanto, tuttavia, capita che per certi realia non esistono termini

corrispondenti nella lingua di destinazione, quindi il traduttore è comunque costretto a

scegliere la strategia dell'addomesticamento. L'approccio preferito di Schleiermacher e Venuti

è comunque quello dell'estraniamento, visto che sostengono che l'altra cultura si possa

58

manifestare tramite la traduzione. Venuti (1988) ritiene che un traduttore possa già creare un

pubblico di lettori aperto al suo approccio esotizzante soltanto non ricollegandosi

sistematicamente alle strategie dell'addomesticamento. In questo modo, i lettori possono

respirare una lingua ed una cultura straniere, il che apprezzano comunque quasi tutti alla fine.

Nel 1997, Christiane Nord ha proposto due categorie di traduzioni: la traduzione

documentaria, che funziona come un meta-testo in quanto si avvicina talmente al testo

originale che il lettore si rende conto di leggere una traduzione, e la traduzione strumentale, in

cui lettore non è consapevole di leggere una traduzione (1997, p. 39). Infatti, essa può arrivare

a svolgere nella cultura di arrivo, la funzione di un nuovo testo: in tal modo, questo testo

tradotto in modo strumentale può inoltre compiere parzialmente o, interamente, le stesse

funzioni del testo originale. Si parla, tuttavia, piuttosto di un adattamento rispetto al testo di

partenza anziché di una traduzione, qualora vengano mantenute soltanto parzialmente le

funzioni del testo di partenza.

Il traduttore che mira a trasporre nel modo migliore i concetti presenti nel testo originale,

tenterà in questo modo di creare un effetto equivalente nella cultura di arrivo. Per arrivare alle

teorie di Eugene A. Nida (2003), non dobbiamo quindi che fare un piccolo passo. Egli, infatti,

crede che il traduttore si prenda la responsabilità di ambire all'equivalenza piuttosto che

all'identità. Nida ha introdotto la teoria dell'equivalenza dinamica, la quale implica che è

indispensabile che l'impatto suscitato nel lettore del testo nella lingua d'arrivo sia lo stesso di

quello provato dal lettore del testo di partenza. Esiste similarmente la ricerca di "the closest

natural equivalent of the source language text". (Nida & Taber, 2003, p. 13)

Oltre a Venuti, Nord e Nida, numerosi altri linguisti hanno proposto le loro strategie traduttive

per affrontare i diversi tipi di riferimenti culturali per cui la maggior parte di essi ha elaborato

una tassonomia. Come già accennato prima, le svariate strategie divergono molto tra loro,

cosicché è impossibile presentarne un elenco esaustivo. Siccome i linguisti non riescono a

giungere a un accordo a questo proposito, esiste una grandissima varietà di approcci possibili

tra cui il traduttore deve fare una scelta in base al tipo di testo. Oltretutto, non esiste un

tertium comparationis con cui si possono misurare il testo originale e quello tradotto (Stolze,

59

2008), dunque logicamente non si può neanche stabilire una in modo definitivo strategia

“corretta”.

4 COMMENTI ALLA TRADUZIONE E IL PARAGONE CON IL FILM

4.1 Commenti ai concetti 'italiani'

Nell'opera di Benni l'ironia, gli stereotipi e i riferimenti culturali funzionano in simbiosi, per

cui è difficile elaborare una divisione molto rigorosa analizzando in dettaglio il testo e la

traduzione. Di conseguenza ne abbiamo estratti i concetti tipicamente italiani in relazione

all’ironia, la stereotipia o i realia, che poi abbiamo corredato di spiegazioni sul contenuto dei

termini e la loro importanza per la cultura italiana, riallacciandoci per ogni caso rilevato al

quadro teorico precedentemente descritto.

Come abbiamo già accennato prima, Fishman (1977) sottolinea l'importanza delle dimensioni

della paternità, il patrimonio e la fenomenologia: ad essere rilevanti nel caso del nostro studio

sono quindi gli usi e le abitudini, l'eredità culturale collettiva e l'importanza che gli italiani

attribuiscono a questi aspetti. Infatti, gli italiani consultati riconoscono molto bene la loro

realtà quotidiana nel libro, proprio grazie agli stereotipi e i riferimenti culturali descritti da

Benni. In questo modo l'autore ha creato uno spirito di corpo nel pubblico dei lettori e suscita

un effetto umoristico. Hay (2000) sostiene che tramite l'umorismo sia possibile enfatizzare le

somiglianze e le esperienze comuni creando così una specie di solidarietà in un gruppo, in

questo caso negli italiani. Avvalendosi di questi concetti tipicamente italiani per descrivere

numerose situazioni inverosimili ma parzialmente riconoscibili in cui si trovano i personaggi,

Benni prende in giro gli italiani e, allo stesso tempo, si autocritica in quanto italiano, il che

rafforza ancora l'effetto umoristico e ironico. Viene così anche confermata l’ipotesi di

Ekkehard Eggs (2009), che – come abbiamo visto – ritiene che un'affermazione ironica abbia

lo scopo di criticare e ridicolizzare altre persone (Eggs 2009, p.6).

Questi sono, in breve, i motivi per i quali i concetti menzionati nel libro che descriveremo

adesso hanno un impatto considerevole sull'effetto umoristico che l'autore tenta di suscitare.

Ora daremo una breve descrizione dei concetti italiani individuati a tre livelli: abbiamo deciso

60

di denominare il primo livello quello socioculturale-reale, dato che tentiamo di discutere il

valore dei concetti menzionati nella società italiana reale. In seguito trattiamo due altri livelli,

vale a dire il libro (secondo livello) e, nel caso in cui gli elementi appariscano nel film, anche

il film (terzo livello). Per quanto riguarda questi ultimi due livelli, gli elementi presenti sono,

invece, molto più esagerati e di conseguenza meno conformi alla realtà. Prendiamo in

considerazione il film perché è possibile che abbia influenzato inconsciamente la strategia di

traduzione della traduttrice e che abbia quindi funzionato come una specie di meta-testo.

Infatti, siamo convinti che chi traduce il testo nel 2014 debba tener conto con l’intertesto

creatosi attorno al libro in anni più recenti. Il traduttore, in altre parole, fa bene a usare il film

contemporaneo al proprio periodo come meta-testo quando traduce il libro il giorno d’oggi.

Il carabiniere (paragrafo 1)

Il termine 'carabinieri' è l'abbreviazione di "L'Arma dei Carabinieri", un corpo militare di

forze dell'ordine a carattere nazionale. In tante battute si mettono in ridicolo l'intelligenza e le

capacità dei carabinieri e nemmeno in Bar Sport questa categoria professionale viene

risparmiata: la sua presenza non viene molto apprezzata nel bar. Infatti, secondo il luogo

comune i carabinieri non devono fare che compiti facilissimi e per niente faticosi e molti di

loro provengono dal sud dell’Italia, i cui cittadini sono spesso descritti come pigri,

specialmente nella parte settentrionale dell'Italia. (Davies, 1998) Stefano Benni ha dedicato un

breve capitolo al carabiniere, però nel film non appare.

L'ingegnere (paragrafo 2) e il professore (paragrafi 17-30)

L'ingegnere e il professore sono presenti nel libro di Benni. Sia nel libro che nel film ci si

rivolge sempre a loro usando il loro titolo professionale invece di dire semplicemente il loro

nome. Nella sua tesi di dottorato, infatti, Manuela Caniato (2014), docente all'Università di

Gand, ha sottolineato l'importanza che attribuiscono gli italiani ai titoli onorifici e

professionali. La studiosa ritiene che gran parte dei titoli siano culturalmente specifici perché

il loro uso in italiano è antico e consolidato. In neerlandese, invece, generalmente non

vengono usati secondo Caniato (2014, p. 233-234):

61

In tempi moderni, l'italiano fa un uso costante dei titoli, anche nella lingua parlata.

Titoli come Signore e Signora sono la forma di cortesia comune per rivolgersi a un

uomo o a una donna in situazioni pubbliche e formali. (...) Anche i Titoli

professionali sono di uso molto comune, in particolare in ambito lavorativo e

vengono utilizzati sia in combinazione con il nome di famiglia, che senza di esso.

(...) Anche la combinazione delle due forme è possibile. Ci si può rivolgere a un

medico con la forma combinata Signor dottore. (...) Quest'uso dei Titoli è piuttosto

diverso dal neerlandese, in cui i titoli Mijnheer (Signore) e Mevrouw (Signora) sono

la forma di cortesia comune per rivolgersi a un uomo o a una donna in situazione

formale, indipendentemente dal loro titolo di studio. (...) L'uso dei Titoli

professionali è molto raro in neerlandese, lingua in cui i Titoli non sono praticamente

utilizzati al di fuori dalle cerimonie ufficiali. Inoltre, il loro uso, in costante

diminuzione, viene scoraggiato dai numerosi siti che offrono consigli linguistici.

Per di più, Manuela Caniato cita Lindsey Shanson (1997), che ha scritto il libro International

guide to forms of address:

Una persona laureata in legge, ha il Titolo di Avvocato posto prima del nome. Un

ingegnere ha il titolo di Ingegnere (abbreviato Ing. nella corrispondenza), un

contabile Ragioniere (abbreviato Rag. nella corrispondenza), e un architetto ha

Architetto. A un insegnante della scuola elementare ci si rivolge con il termine

Maestro (m) o Maestra (f); un insegnante dalla scuola media (a partire dagli 11 anni)

ci si rivolge con il termine Professore/Professoressa (Shanson in Caniato 2014, p.

234).

Siccome gli italiani tengono tanto ai loro titoli onorifici e professionali, molto più che

all'estero, essi vengono considerati specifici per la cultura italiana.

In linea con l’importanza dedicata ai titoli, si colloca il rispetto, a volte esagerato, per la

persona portatrice del titolo. Si vede chiaramente nel capitolo sul professore e nel film che gli

avventori del bar, infatti, tengono molto all'opinione del professor Piscopo, che gode quindi di

una certa autorità nel Bar Sport. Benni dimostra bene che l'ammirazione per il professore non

è sempre a ragione, descrivendo ironicamente le faccende ogni tanto dubbiose del professore.

Nel film e nel libro, il professore si qualifica in quanto giudice esperto nel campo dei

posteriori femminili. Benni lo raffigura inoltre come un estimatore di sadomasochismo con

una dipendenza di alcolici. Il fatto di avere un titolo onorifico o professionale sembra già

sufficiente perché gli italiani abbiano tanto rispetto per la persona interessata,

indipendentemente dalle sue competenze reali. Avere un tale titolo ha quindi delle

implicazioni sociali che sono meno presenti in Belgio.

62

La Fiat (paragrafi 4, 5, 8, 13)

La Fiat, una delle case automobilistiche italiane più note, appare nettamente sia nel film che

nel libro. La giardinetta, di marca Fiat, è la macchina con cui il personaggio Bovinelli si

muove per fare dei lavoretti qua e là. Gran parte del film si svolge durante l'estate e per via del

calore, un avventore del bar ha riempito la sua Fiat con acqua in modo da poter guidare

mentre gode della sua piscina mobile e rinfrescante. Anche nella vita reale, le vie italiane non

sono immaginabili senza la Fiat.

La studiosa Francesca Fauri, ricercatrice al Dipartimento di Scienze Economiche

dell'Università di Bologna, ha analizzato il lavoro Storia di una dinastia. Gli Agnelli e la Fiat

dello scrittore Angiolo Silvio Ori sulla storia della Fiat. Fondata nel 1899 da Giovanni

Agnelli, la Fabbrica Italiana Automobili di Torino, ovvero la Fiat, ha superato due guerre

mondiali e parecchie crisi e vertenze sindacali. La casa automobilistica è inoltre cresciuta in

questi periodi difficili diventando in seguito il leader indiscusso sul mercato automobilistico

italiano. Il fascismo è stato un periodo molto favorevole per la Fiat, vista la politica

protezionistica realizzata dal governo italiano caratterizzata da dazi considerevoli e da quote

d'importazione imposte alle case automobilistiche straniere. Il boom degli anni Cinquanta e

Sessanta ha trasformato il mercato italiano in un vero e proprio mercato di massa in cui la

casa automobilistica si è confermata come la più dinamica in Europa. Negli anni Sessanta

sono iniziati i cosiddetti anni di piombo che rappresentano un periodo che ha segnato la

penisola: la crisi del petrolio, tanta conflittualità tra cui agitazioni e scioperi, l'austerity che

causa il crollo della produttività e delle vendite del 33% nel 1973 (Fauri s.d. pp. 1-2).

Nel 1983 viene lanciata la Fiat Uno che riscuote un gran successo con cui raggiunge il vertice

europeo e diventa la marca più venduta: l'inizio degli anni d'oro dell'azienda.Una perdita di

1000 miliardi rispetto al 1989 causa nel 1990 di nuovo una crisi, ma l'introduzione della Punto

nel 1995 permette all'azienda di riprendersi parzialmente (Fauri s.d. p. 4).

Ancora oggi le macchine torinesi sono onnipresenti nelle scene della strada italiane. La Fiat

va infatti sempre di moda in Italia, ma anche all'estero. Si vede che l’uso continuo di questa

presenza nel libro Bar Sport, era quasi d’obbligo per un autore come Benni. È importante che

il traduttore si renda ben conto di questa realtà socioculturale.

63

Il tecnico (paragrafi 9 - 16)

In Stefano Benni, il tecnico è una persona che sa poco di tante cose, ma esagera e si reputa e

si fa passare per un esperto in svariate discipline. Inoltre il tecnico benniano è anche un

tecnico in senso sportivo: è il calcio, infatti, ad essere il suo pezzo forte. Nel suo libro Bar

Sport Duemila, il sequel di Bar Sport, Stefano Benni rappresenta, infatti, il tecnico in modo

seguente:

Col termine 'tecnico da bar' indichiamo un intenditore sportivo (o presunto

tale), capace nella conversazione di godere del prestigio e della fiducia di

tutti. Per godere della qualifica di tecnico da bar prima dell'avvento della

televisione era sufficiente frequentare lo stadio, parlare un italiano medio e

leggere almeno un quotidiano sportivo (Benni, Bar Sport Duemila, p. 92).

"Il tecnico da bar, più comunemente chiamato "tennico" o anche "professore", è l'asse

portante di ogni discussione da bar" (Benni, 1976, p. 25). L'assimilazione del nesso /kn/ in

/nn/ è una caratteristica della lingua parlata di alcune regioni in Italia, tra cui l'Emilia

Romagna. Il riferimento al dialetto è di nuovo un aspetto riconoscibile per il lettore, visto che

l'uso del dialetto caratterizza gli avventori del Bar Sport e quindi anche gli abitanti reali di

Bologna, il che ha un effetto umoristico nel lettore. Nella sua opera dedicata alla fonologia,

Roger Lass sostiene che "in assimilation one segment becomes more like (or identical to)

another (or two become more like each other)" (Lass, 1984, p. 171). Abbiamo mantenuto

l'assimilazione optando per la traduzione expert (/ks/) in nederlandese che diventa espert (/s/).

Il giornalista italiano Magdi Allam, di origine egiziana, ha scritto nel suo libro Io amo l'Italia

ma gli italiani la amano? che "purtroppo l'Italia è la patria dei tuttologi: tutti pretendono di

dire la loro su tutto, anche se non hanno una competenza specifica sull'argomento" (Magdi

Allam in Frittella 2011, p. 153).

Ecco come lo dice la voce narrante nel film: "Eros, di mestiere tuttologo, perciò anche

chiamato il Tennico, aveva una risposta a tutto." Lo spettatore nota che il tennico si impiccia

sempre degli affari altrui sebbene il più delle volte ovviamente non sa niente dell'argomento.

Per il traduttore è evidentemente indispensabile capire la posizione della figura del tecnico

nella società italiana odierna.

64

Il calcio (paragrafi 10, 12 - 16, 31)

L'adorazione per il calcio è un fenomeno molto diffuso in Italia. Quando la squadra azzurra

(o semplicemente gli azzurri) rappresenta l'Italia agli incontri calcistici internazionali,

numerosi italiani tifano con molta passione e entusiasmo per la squadra nazionale, ad esempio

esponendo la bandiera italiana a casa loro. Persino Winston Churchill aveva già fatto notare

che per parecchi italiani, il calcio è una questione molto seria, sostenendo che "gli italiani

perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero

guerre" (Winston Churchill in Frittella 2011, p. 172). L'autore italiano Adolfo Chiesa

conferma che lo stereotipo dell’italiano sportivo, particolarmente interessato al mondo del

calcio, continua ad essere presente nella società italiana contemporanea; anche se dà

un’interpretazione particolare alla presunta sportività degli italiani:

Essere sportivi, in Italia, ha un significato del tutto particolare. Mentre nei paesi

dell'Est, in Nord Europa o negli Stati Uniti 'essere sportivi' vuol dire semplicemente

praticare uno sport qualsiasi, in Italia è diverso. Da noi, si considera 'sportiva'

chiunque possieda una poltrona e un televisore. Ottodieci ore trascorse ogni

domenica in casa, l'orecchio alla radiolina, l'occhio fisso al televisore legittimano

infatti il maschio italiano a definirsi 'sportivo' (Adolfo Chiesa in Frittella 2011, p.

176).

In Stefano Benni, il calcio viene menzionato parecchie volte. Nel Bar Sport, è soprattutto il

calcio ad essere l'argomento di conversazione più importante.

La presenza della squadra rosso-blu, la squadra del Bologna F.C., nel libro è molto logica,

visto che a costituire lo sfondo della storia sono proprio i bar dei paesi dell’Appennino vicino

a Bologna. Generalmente, una parte considerevole dei tifosi abita nei pressi dello stadio della

propria squadra calcistica preferita ed è anche questo che si vede chiaramente nel film: gli

avventori del bar affittano un pullman per andare a vedere la partita del Bologna contro la

Fiorentina. Purtroppo, per strada si perdono e decidono di ascoltare la partita via radio.

Nel film, la squadra nazionale non viene menzionata, ma nell'opera di Benni si legge una

discussione molto accanita tra il tecnico e il cosiddetto uomo col cappello che dichiara di

essere il calzolaio del giocatore Savoldi e di sapere tutto sugli Azzurri. In realtà, alla fine della

65

discussione diventa molto chiaro che l'uomo col cappello non ne sa niente, poiché dice che

"l'Italia non vincerà mai uno scudetto finché continua a tenere Pelé in porta" (1976, p. 28).

Pelé è un attaccante brasiliano e, di conseguenza, non può mai giocare per l'Italia e neanche

come portiere. I due uomini, quindi, non fanno che vantarsi delle loro finte conoscenze.

Siccome il calcio gioca un ruolo notevole sia nel libro che nel film, è chiaro che il traduttore

deve essere particolarmente attento a non perdere nessun riferimento – esplicito o implicito –

alla realtà calcistica. Nella parte 4.2.2 approfondiamo la strategia usata per rilevare questa

sfida.

La Gazzetta dello Sport (paragrafo 10)

La Gazzetta dello Sport, molto conosciuta anche grazie alla carta rosa appariscente del

giornale, è già da tanti anni il giornale più letto e più popolare del Belpaese. L’Enciclopedia

Trecccani fornisce le informazioni seguenti:

La Gazzetta dello sport è un giornale sportivo, nato a Milano nel 1896 dalla fusione

del settimanale torinese La tripletta e della rivista milanese Il ciclista; quotidiano dal

1919, è il giornale sportivo più letto in Italia. Organizza dal 1909 importanti

manifestazioni sportive, quali il Giro d’Italia e la Milano-San Remo.

Secondo Benni, il tecnico legge di solito la Gazzetta dello Sport al buffet della stazione,

tentando poi di discutere con un passante di quanto letto. Anche nel film si vede il tecnico che

legge la Gazzetta dello Sport seduto al bancone. Poco dopo si vede il personaggio Bovinelli

che sta riparando l'insegna elettrica del bar quando una passante gli chiede dove sia il Bar

Sport. Le lettere dell'insegna sono però tutte miste e Bovinelli le risponde: "Questo è il Bar

Sport, non vede l'insegna? Che cosa pensa che leggiamo qua? La Gazzetta dello Soptr?" (sic).

Questa scena dimostra quanto il giornale sia una parte quasi intrinseca del Bar Sport: di nuovo

un dato che deve suscitare l’attenzione particolare del traduttore.

Togliattigrad (paragrafo 12)

Secondo Benni, il tecnico "conosce qualsiasi argomento almeno dieci volte meglio

dell'occasionale interlocutore, anzi, dirà, è una delle cose che lo ha interessato di più fin da

66

piccolo. Il vero tecnico suffraga spesso la sua competenza con parentele" (Benni 1976, p. 26).

In seguito, Benni elenca alcuni esempi, tra cui: "(...) se si parla del comunismo, lui ha un

cognato che lavora a Togliattigrad" (Benni 1976, p. 26).

In Italia è abbastanza comune l’uso di chiamare la città Togliattigrad, però è sbagliato dato

che il nome ufficiale russo della città è la traslitterazione del nome Togliatti:

The origin of the Russian word gorod (Old Slavonic grad) meaning ‘city’ can

also be traced. Originally in ancient Russia and in India the cities were built to

serve as forts for protection and defence against aggression from an enemy.

The corresponding word in Hindi is gadh which actually means ‘fort’. In

modern Russian the suffix -grad and in modern Hindi the suffix -gadh is used

to form names of cities e.g. in Russia Leningrad (the city of -Lenin),

Peterograd (the city of Peter) and in India Bahadurgadh (the city of the

Braves), Fategadh (the city of Victory). (Rishi 1982, pp. 16-17).

Benni ha probabilmente optato per l’uso del nome Togliatti(grad) nella sua opera, visto l’uso

sbagliato - e in un certo senso anche divertente - del nome da parte di tanti italiani nonché il

contributo sostanzioso dello stabilimento della Fiat all’estensione della città a partire dal

1966. Il fatto che il personaggio-tecnico ricorre al nome abitualmente usato in Italia, piuttosto

che il nome originale, Togliatti, dimostra nuovamente che il suo sapere non è così superiore a

quello dell’italiano medio, come lui vorrebbe invece far sembrare.

È significativo, inoltre, che la città Togliattigrad era molto conosciuto dagli operai

specializzati e dai tecnici che lavoravano nelle fabbriche della Fiat, che molto spesso ci

andavano a lavorare. Nel suo articolo La Fiat e la AutoVAZ di Togliatti, Valentina Fava,

ricercatrice all’Università di Helsinki, riferisce al testo Nasce lo stabilimento automobilistico

del Volga, scritto dal russo Aleksandr Vorobjev nel 1970:

Già, lo stabilimento automobilistico ha fatto aumentare le fila (sic) non soltanto

davanti alle mense cittadine, ai parrucchieri, ai negozi, alle casse del cinema, ma anche

davanti all'ufficio dello Stato Civile! Nel 1968 il numero di matrimoni a Togliatti è

raddoppiato rispetto all'anno precedente, ed è salito a quasi 3000 (...) Vedete quanta

felicità ha preso dimora sotto i tetti della città sul Volga. E cambiano, cambiano

continuamente, con spavento degli addetti ai servizi di alloggiamento, le facciate degli

edifici per le abitazioni comuni. Sempre più numerosi compaiono sui balconi, stesi sui

fili, gli indumenti per bambini, pannolini, camiciole (Fava 2013, p. 3).

67

Congiuntivo (paragrafi 13 e 19)

Il congiuntivo è uno dei “modi” grammaticali presenti nelle lingue romanze ma praticamente

sparito dalle lingue germaniche. In italiano viene usato spesso per presentare "l'azione

espressa dal verbo come incerta, ipotizzabile, desiderata, dubbia o soggettiva. Si usa

prevalentemente nelle proposizioni subordinate, ma in un certo numero di casi trova impiego

anche in proposizioni indipendenti" (Trifone & Palermo 2007, p. 136). Secondo il linguista

Luca Serianni, il congiuntivo "esprime un certo grado di allontanamento della realtà o dalla

costatazione obiettiva di qualcosa, contrassegnando un’azione o un processo in quanto

desiderato, temuto, voluto, supposto” (Serianni 1989, pp. 382-383).

Tuttavia, il congiuntivo non raramente viene usato in modo sbagliato, soprattutto nella lingua

parlata e da persone meno istruite che non sanno quando usare o come formare il congiuntivo.

È molto noto in Italia l’uso erroneo del congiuntivo da parte della figura di Fantozzi. Paolo

Villaggio, l'attore che lo interpreta, ha inventato una comicità demenziale sui tipici luoghi

comuni italiani, diventando così un classico del genere comico-ironico. Ovviamente, neanche

Stefano Benni manca a prendere di mira l'uso frequentemente sbagliato del congiuntivo. Il

fatto che il tecnico non sappia usare correttamente il congiuntivo è quindi anche un elemento

ironico che Benni ha aggiunto alle caratteristiche del tecnico, sottolineando così di nuovo il

contrasto tra le conoscenze finte del cosiddetto tuttologo e le sue vere incompetenza e

ignoranza.

Il playboy e le donne (paragrafi 31 - 43)

Uno stereotipo presente nell’immaginario straniero – di cui gli italiani stessi si rendono spesso

conto – riguarda l’idea che gli uomini italiani siano particolarmente affascinanti e attraenti,

anche grazie ai loro capelli scuri e ai corpi spesso abbronzati; si tratta di un’immagine che

viene a volte sintetizzata nel concetto e nel termine del latin lover. Secondo lo stereotipo,

infatti, questi uomini italiani sarebbero anche dongiovanni famigerati:

Gli italiani, per l'osservatore medio non italiano, restano crocefissi agli stereotipi che

purtroppo, come tanti stereotipi, hanno riscontri reali e quindi si alimentano a vicenda.

68

Il simpatico e superficiale charmeur da spiaggia, il latin lover, (...) (Vittorio Zucconi

in Frittella, p. 88).

Nel libro di Benni, è il playboy a rappresentare il latin lover per eccellenza. Il playboy da bar

tenta di impressionare i suoi amici vantandosi della sua ricchezza infinita e delle donne

bellissime che ha saputo corteggiare. La realtà, invece, è molto imbarazzante: siccome non

riesce a pagare il conto del ristorante è costretto a fuggire senza pagare; in altre occasioni le

donne belle lo scacciano, ecc.

Al Bar Sport, il playboy racconta ai suoi amici di aver visto una donna bellissima all'ingresso

del Tico-Tico. In realtà, risulta essere una donna di corporatura solida e maschile: per

descriverla, l'autore fa riferimento al giocatore calcistico Bennetti ('modello Bennetti').

Benni approfitta della presenza del playboy per giocare con uno stereotipo diverso – anche se

meno forte – che riguarda invece le donne italiane. A riguardo si può vedere per esempio la

citazione di Luigi Barzini sulla bellezza “misteriosa” delle donne italiane:

Va detto che le ragazze e le giovani donne italiane, per ragioni che non si conoscono

con certezza, hanno oggi la bellezza più conturbante che l'uomo ricordi e forse della

nostra storia (Luigi Barzini in Frittella 2011, p. 75).

Similmente Christie Davies (1998, p. 15) scrive che “le italiane fanno sfoggio di una

sovrabbondanza di capelli”).

Mentre lo stereotipo del latin-lover, presente in modo esagerato, sarà facilmente notato dal

traduttore di Benni, che non avrà difficoltà a trasferirlo nel testo d’arrivo, sarà importante che

esso tenga presente che anche le donne rischiano di finire nello stesso approccio schematico

che collega loro a uno stereotipo più o meno preciso.

Gesticolare (paragrafi 9 - 16)

Soprattutto all'estero gli italiani vengono ritenuti oratori molto appassionati, che durante il

discorso usano parecchi gesti con svariati significati. Secondo il libro, a servirsi spesso di

gesti durante il suo discorso, è prevalentemente il tecnico, che pensa di saper raccontare tutto

69

di questioni molto disparate. Si può presumere che anche durante la discussione accanita tra il

tecnico e l'uomo col cappello, i parlanti si avvalgano di gesti per esprimere le loro opinioni.

Anche Lattes enfatizza l’importanza del gesticolare nella società italiana:

Dobbiamo ammetterlo. Abbiamo il difetto di gesticolare parecchio. Ma sarà poi un

difetto quello di arricchire l'eloquio verbale con la forza e l'espressività del gesto e

della mimica? Pregio o difetto che sia, sta di fatto che soprattutto all'estero l'italiano si

riconosce a prima vista. A Londra come a Berlino, a Oslo come a Zurigo (Isabella

Lattes in Frittella 2011, p. 81-82).

Nel film, il tecnico racconta spesso delle storie inverosimili, a cui però gli avventori credono

comunque, usando tanti gesti rendendo il racconto ancora più vivace.

Pirandello (paragrafo 19)

In Benni, il professore sembra (parzialmente a torto) un signore distinto ma con una

grandissima passione per la grammatica italiana. Quando qualcuno commette ripetutamente

degli errori grammaticali, il professore diventa vittima di una grave crisi isterica dopodiché

deve stare a letto per due settimane “a semolino e libri di Pirandello”. Quest'ultimo autore, è

stato importante per la cultura italiana.

Il fatto che Benni abbia scelto per Pirandello non è affatto sorprendente. Infatti, la moglie di

Pirandello, Antonietta, soffriva di frequenti crisi paranoiche. La malattia ha evidentemente

avuto forti ripercussioni sulla vita coniugale dell'autore, e l'hanno incitato a dedicare diverse

opere a questo tema, tra cui Enrico IV (1921) (Pirandello 2012, pp. 1-2).

I suoi meriti rilevantissimi per la letteratura italiana e soprattutto il suo interesse per la follia

sono senz'altro stati due motivi salienti che hanno condotto Stefano Benni a menzionare

Pirandello in Bar Sport. Il professore sofferente di crisi isteriche che deve stare a letto e

leggere Pirandello è quindi un riferimento molto ironico dell'autore Stefano Benni.

70

Bar

Il bar è il luogo di ritrovo per eccellenza dove gli italiani si incontrano per bere un caffè, fare

una bella chiacchierata, giocare a carte, guardare una partita di calcio, ecc. Sia nel libro che

nel film si vede che ci sono diversi tipi di persone che ci si incontrano per svariati motivi: il

Bar Sport è quindi allo stesso tempo lo sfondo e il protagonista della storia.

Nel suo libro La testa degli italiani, Beppe Severgnini ha parlato dell'importanza del bar nella

vita degli italiani, citando la voce autorevole di Umberto Eco:

Umberto Eco ha scritto che il bar italiano è una terra di nessuno e di tutti, a

metà tra il tempo libero e l'attività professionale. (...) Un bar italiano è un posto

di lunghe soste, come un club inglese; ma è anche un luogo di passaggi veloci,

come un mercato cinese. È il posto dove, bevendo un espresso, si decide un

affare o una serata, l'inizio di una collaborazione o la fine di un amore. In piedi,

spesso: le emozioni verticali non ci spaventano (Beppe Severgnini in

Frittella 2011, p. 251-252).

Lo scrittore John Grisham afferma l'opinione di Severgnini, dicendo che "gli italiani passano

parecchio tempo seduti nei bar all'aperto, sorseggiando caffè e leggendo il giornale. Non è una

brutta abitudine" (John Grisham in Frittella 2011, p. 170).

In Italia, si vede chiaramente che molti italiani, a prescindere dalla loro classe sociale, vanno

al bar la mattina per fare colazione. Il bar fa quindi parte della realtà quotidiana di gran parte

degli italiani. In Belgio e in Olanda, invece, questo fenomeno è molto meno diffuso, dato che

la gente va al bar quasi esclusivamente per incontrare degli amici – spesso alla sera - ma

spesso si tratta di un fenomeno riservato a certi gruppi di età (i giovani) o a certe classi sociali

(i ceti bassi).

La pasta (paragrafo 10) e il vino (paragrafi 3, 5, 8, 24, 26, 28 - 30)

È noto che il cibo e le bevande occupano una posizione di grande importanza nella società

italiana. Nell'opera di Benni, infatti, il tecnico non fa che mangiare velocemente alcuni

tortelloni a casa sua prima di ripartire al Bar. Il playboy da bar, da parte sua, racconta di

ordinare sempre i cocktail e i vini più prestigiosi e costosi quando esce, ma in realtà può

permettersi soltanto un bicchiere d'acqua o di vino qualitativamente inferiore. Anche nel film,

71

infatti, il playboy si vanta del Dom Perignon del '68 che ha bevuto alla discoteca Tico-Tico

con i suoi amici mentre in realtà, il cameriere non è nemmeno venuto per prendere le

ordinazioni. È chiaro che nei due casi si vede che il mangiare e bere sono elementi

indispensabili di molte conversazioni, e che non di rado stanno per una raffinatezza a cui

molti italiani ambiscono.

L’importanza del cibo è ampiamente illustrato nella letteratura, sia quella di livello

descrittivo, sociologico, linguistico od altro. Elaborando il suo Dizionario ironico della

cultura italiana – per citare un esempio - Massimo Tallone ha ironicamente descritto

cinquanta concetti strettamente legati alla cultura italiana, dimostrando quindi allo stesso

tempo come quest’onnipresenza del mangiare e bere si presta anche bene a un approccio

(auto)-ironico degli italiani:

Spaghetti, certo, ma anche fusilli, penne e pennette; e maccheroni, ziti e garganelli;

linguine e farfalle, e via tacendo. Si dice pasta e si articola in decine e decine di

varianti, e più sono le varianti più la pasta arricchisce la sua personalità, rafforza il

suo essere bandiera della cultura culinaria in Italia e all'estero. Del resto, il tema è

vecchio come il mondo: da sempre, infatti, una entità collettiva aumenta le sue

possibilità di successo in funzione della varietà e delle differenze presenti fra i suoi

elementi unitari. E se il mondo è bello perché è vario, allo stesso modo la pasta è

buona perché ne facciamo di mille tipi, capaci di muoversi di qua e di là dall'oceano,

in paesi dove termini come macaroni o noodles giungono a valere per italiano

(Tallone 2009, p. 108).

L’ironia, tuttavia, non è sempre così bonaria: Davies (1998, p. 15) menziona come gli uomini

italiani vengono addirittura rappresentati spregiativamente da non-italiani come “idioti anti-

igienici con un'ossessione per gli spaghetti”, un pregiudizio che ha perseguitato gli italiani

anche nella lunga storia.

Aldilà delle abitudini culturali, non si deve dimenticarsi che la pasta e il vino sono

effettivamente anche di grande rilevanza per l'economia italiana. Pensiamo ad esempio alla

Barilla, azienda multinazionale italiana e nota produttrice di, tra l'altro, sughi pronti e pasta

asciutta di alta qualità. Non stupirà che in Italia esiste una fortissima cultura enologica

nazionale, che è d’altronde il soggetto di studio da parte di diversi studiosi. In questo modo

72

Andrea Rea e Simona d’Antone, professori e collaboratori all'Università Sapienza di Roma,

affermano che:

Il vino evoca immediatamente un territorio e spesso un territorio evoca un vino.

Questo legame vino-territorio (....) rappresenta una forte caratterizzazione della

tradizione enologica europea, originariamente codificata dai francesi, ma propria

della tradizione italiana, al punto di divenire fondamento della cultura enologica

nazionale (Rea & d'Antone 2010, p. 180).

Il vino e la pasta sono oltretutto due elementi indispensabili che fanno parte del cosiddetto

Made in Italy, definito in modo seguente da Daniele Schilirò, professore di economia

all'Università di Messina:

Il Made in Italy è sinonimo di qualità e può essere definito come l’insieme di valori

culturali e di patrimonio umano, tecnico, scientifico, creativo e produttivo che

caratterizza il sistema produttivo in Italia, dai distretti manifatturieri agli infiniti

microsistemi produttivi dislocati in varie aree del Paese. (Schilirò 2010, p. 3)

Questi dati provano che la pasta e il vino giocano un ruolo molto importante nella società

italiana e questo si nota anche nell'opera di Benni. Nello stesso modo in cui il bar è caricato

con significati sorprendenti per il lettore di lingua nederlandese, anche il cibo e il vino

possono assumere, nella realtà italiana, significati sottili che rischiano di sfuggire

all'attenzione del traduttore/lettore poco attento. Nella nostra analisi traduttiva (cfr. 4.2.1)

facciamo maggior luce sul cosiddetto vino giovesello che beve il playboy al bar Tico-Tico.

Infatti, probabilmente questo vino non esiste in realtà e mette in difficoltà il traduttore.

Il caffè (paragrafi 1, 2, 10, 19, 31)

Sulla stessa scia di quanto appena discusso, anche il caffè è onnipresente sia nel libro di Benni

che nel film di Martelli. Nell'opera di Benni, il barista prepara un caffè per il carabiniere e per

l'ingegnere. Di solito, il tecnico non mangia tanto e si ciba solo di aperitivi e una quarantina di

caffè al giorno. Nell'alinea 19, qualcuno offre un caffè al professore, il quale tuttavia non lo

accetta per via della domanda grammaticalmente scorretta, vale a dire: "Posso offrici un

caffè?' (Benni 1976, p. 29). Il caffè viene menzionato anche quando il playboy sbaglia giorno

raccontando di nuovo una sua storia eccezionale e si tira fuori da questa situazione delicata

73

dicendo che nei bar a Modena si festeggia sempre la mattina bevendo dei cappuccini (Benni

1976, p. 68).

Anche all'inizio del film, il tecnico prega il barista di preparargli un ottimo caffè e di seguire

le sue istruzioni al fine di ottenere un caffè proprio eccellente. Quando il barista assume una

bellissima cassiera, egli si innamora immediatamente della sua nuova lavoratrice e tenta di

corteggiarla preparandole un caffè con un cuoretto di latte.

Anche in questo caso, l’importanza del caffè si presta facilmente ad un approccio auto-

ironico. Tallone descrive ironicamente l'importanza del caffè per un italiano:

Il caffè, in Italia, è una istituzione che, sebbene non sia formalizzata da atti notarili,

risulta più potente di tante strutture organizzate. Il termine caffè, infatti, comprende

molto più di quanto non dica la semplice definizione. (...) Ma è nella serie di

allusioni successive, intrappolate in formule apparentemente incolori come

vediamoci per un caffè, le offro un caffè o è l'ora del caffè, che il termine sviluppa

tutta sua smisurata potenza, a partire dalla pausa caffè, sacro rito di mezza mattina

che, simile a una paralisi collettiva, interrompe per dieci minuti tutte le attività

lavorative del nostro stato (....). Un intero mondo è aggrappato alla tazzina di caffè,

un caffè ristretto, forte, caldissimo - il caffè espresso - un caffè che ci invidia tutto il

mondo (....) (Tallone 2009, p. 23-25).

Nella parte 4.2.4, vediamo come la traduttrice ha affrontato le difficoltà terminologiche che

comportano le numerose specie di caffè in Italia.

Panettone (paragrafo 42)

Sempre stando nel tema del cibo, notiamo un’allusione al panettone. Nell'opera di Benni, i

fratelli Di Bella, che accompagnano Renzo il playboy alla discoteca Tico-Tico a Castel San

Pietro, hanno mangiato così tanto panettone e bevuto così tanto vino che non possono più

pagare il conto. Non vedono che una sola soluzione: fuggire dalla discoteca.

Il panettone viene mangiato spesso in Italia, soprattutto nel periodo di Natale. Infatti, secondo

i Flamigni, nati pasticcieri artigianali nel 1930 e oggi producenti dominanti italiani di tra

74

l'altro panettone, pandoro e torrone, il panettone è di origine milanese e ha poi conquistato

tutta la penisola, diventando il simbolo del Natale. È indubbiamente uno dei dolci italiani più

noti all'estero e rappresenta benissimo l'adorazione degli italiani per le ricorrenze.5

Per tradurre anche questo concetto, la traduttrice ha tentato di applicare un approccio

adeguato che esaminiamo nella parte 4.2.4 della tesi.

Fiuggi (paragrafo 36)

In contrasto con quello che vuol fare credere nei suoi racconti, Renzo il playboy non si può

permettere i cocktail costosi nella discoteca Tico-Tico e decide allora di ordinare un bicchiere

d'acqua della marca Fiuggi.

Il complesso termale della città di Fiuggi, situato nel Lazio, possiede delle acque benefiche i

cui fini curativi risalgono ai tempi antichi: Acqua Fiuggi ha infatti delle proprietà diuretiche

che stimolano inoltre le capacità depurative del rene. L'acqua è facilmente reperibile in gran

parte dei supermercati e farmacie in tutto il paese. Per di più, attualmente Acqua Fiuggi sta

conquistando alcuni paesi stranieri come, ad esempio, la Canada, la Russia e la Gran

Bretagna.6

L'acqua Fiuggi è un riferimento culturale italiano poco conosciuto in Belgio, quindi il

traduttore deve trovare una strategia per trasporlo in modo comprensibile per il lettore

neerlandofono. Osserviamo i metodi applicati nella parte 4.2.3 di questa tesi.

5 Flamigni. (s.d). La nostra storia. [in linea] http://www.flamigni.it/azienda/la-storia/ [21.05.2014]

6 Acqua & Terme di Fiuggi S.U.p.A. (s.d.). Acqua Fiuggi. [in linea]

http://www.acquafiuggi.com/pages/acquafiuggi.html [21.05.2014]

75

Vov (paragrafo 31)

Quando Renzo entra nel Bar Sport nel libro di Benni, egli ordina un Vov, una bevanda

prodotta in Italia. Nel 1845, Vov viene inventato da Gian Battista Pezziol, producente di

mandorlato, per la cui fabbricazione aveva bisogno soltanto del bianco dell'uovo. Mescolando

il rosso dell'uovo, marsala, alcol e zucchero, Pezziol ha prodotto un tipo di liquore simile allo

zabaione. In dialetto veneziano, si usa la parola 'vovi' per indicare le uova: abbreviando la

denominazione è nato il palindromo 'VoV'. Soprattutto negli anni 1960 e 1970, la bevanda è

stata molto popolare in Italia. Il suo successo ha dato vita a numerosi imitazioni e concorrenti;

oggi esiste ancora soltanto lo Zabov. 7

Vista la popolarità del liquore negli anni Settanta, è abbastanza probabile che sia la ragione

per la quale Benni l'ha menzionato nel libro. Il Fernet è un liquore di sapore amaro. Oggi,

l'azienda Fernet Branca è la più grande produttrice di fernet in Italia, basandosi su una ricetta

vecchia di secoli che viene trasmessa di generazione in generazione. La bevanda contiene

numerosi tipi di spezie e erbe provenienti da quattro continenti diversi.8

Poiché il Vov è praticamente sconosciuta in Belgio, il traduttore deve trovare un modo per

risolvere questo problema e rendere il concetto comprensibile per il lettore neerlandofono.

Discutiamo questa strategia nella parte 4.2.2 della tesi.

Peperonata (paragrafo 36)

Arrivato al Tico-Tico, Di Bella jr. decide di ordinare una coca-cola con whisky e una

peperonata. La peperonata è un piatto di origine meridionale a base di peperoni che si può

servire sia caldo che freddo, rendendolo adatto ad ogni stagione. Rinviamo alla parte 4.2.4

dove diamo più spiegazioni sull'approccio impiegato dalla traduttrice.

7 Abruzzo2000. (1998). Vov, traditional Italian liqueur. [in linea]

http://www.italyheritage.com/traditions/food/vov.htm [21.05.2014]

8 Fernet-Branca. (s.d.). I segreti di Fernet-Branca. [in linea] http://www.fernetbranca.com/#section_2_1

[22.05.2014]

76

Aglio, olio e peperoncino (paragrafo 17)

La pasta e, soprattutto, gli spaghetti all'aglio, olio e peperoncino sarà sicuramente una delle

ricette più semplici e comuni della cucina italiana. Nella parte 4.2.4 vediamo come la

traduttrice ha trasposto questo piatto tipico.

La Luisona (paragrafi 44 - 45)

Essendo uno degli elementi chiavi in tutta la storia, sia nel libro che nel film, la Luisona ha

meritato tutto un capitolo nel libro e un ruolo di protagonista nel film. In realtà, la cosiddetta

Luisona è "la decana delle paste", più specifica "una pastona bianca e nera, con sopra una

spruzzata di granella in duralluminio", che è quindi molto simile ad una brioche e che si trova,

secondo le informazioni della storia, già dal 1959 nella bacheca delle paste del Bar Sport.

Secondo l'autore, quel bar è sostanzialmente il prototipo dei bar dei paesini di provincia, dove

la bacheca è "puramente coreografica", dato che le paste sono "ornamentali, veri e propri

pezzi di artigianato" (Benni 1976, p. 13). Siccome la Luisona, dopo una quindicina d'anni, fa

parte dell'ambiente fisso del Bar Sport, lei viene considerata di gran pregio per il bar. Gli

avventori conoscono la Luisona così bene che possono trarne delle previsioni del tempo

guardando il colore della crema. Accorgendosi di un cliente che accenna ad afferrare la

famosa Luisona, gli avventori si lasciano prendere dal panico. Tirano tutti

contemporaneamente un gran respiro di sollievo quando poi la Luisona non viene mangiata.

La Luisona è entrata nell'immaginario collettivo di numerosi italiani, tra cui il cabarettista e

uomo politico Beppe Grillo. Infatti, egli ha proposto nel suo blog di organizzare un vero e

proprio Luisona Day in occasione del trentesimo compleanno del libro e,

contemporaneamente, della pasta. Numerose organizzazioni letterarie in tutto il mondo hanno

organizzato delle conferenze sugli scritti di Stefano Benni.9 Grazie al successo dell'iniziativa è

stata organizzata un secondo Luisona Day nel 2009. 10

9 Fabio Poli. (2009). Il Luisona Day. [in linea] http://www.stefanobenni.it/luisona/ [15.05.2014]

10 Beppe Grillo. (2006). Il Luisona Day. [in linea] http://www.beppegrillo.it/luisona_day.php [15.05.2014]

77

Agip (paragrafo 32)

Secondo le bugie di Renzo il playboy, i fratelli Di Bella ricoprono una funzione molto

importante nel settore del petrolio, ma in realtà sono semplicemente due benzinai presso

l'Agip. Fondata nel 1926, l'Azienda Generale Italiana Petroli (Agip) è una catena di stazioni di

servizi in Italia che ha effettuato anche delle ricerche nel campo del petrolio. Nel 1953, il

governo italiano ha fondato l'Eni, l'Ente Nazionali Idrocarburi, che ha il compito di continuare

le ricerche e lo sviluppo dell'Agip.11

Siccome l'Agip non esiste all'estero, abbiamo di nuovo a che fare con un riferimento culturale

italiano (attualmente) poco conosciuto in Belgio. Osserviamo nella parte 4.2.2 come procede

il traduttore a trasporre questo elemento in modo riconoscibile per il lettore.

Sestrière (paragrafo 43)

In Benni, il playboy sostiene – mentendo – di avere un appuntamento con una svedese a

Sestrière, ma in realtà, secondo la storia, egli ha passato tre giorni coperto da neve sul tetto

della Giulietta dei fratelli Di Bella. Nel film, invece, il barista Onassis invita il tecnico ad

andare a pescare a Sestrière.

Con la sua altitudine di 2035 metri, Sestrière è il comune più alto d'Italia e quindi il luogo per

eccellenza per passare una vacanza sulla neve o per fare una bella camminata. Sestrière è

molto nota anche all'estero grazie all'immagine che ha conquistato ospitando con successo

grandi eventi sportivi: la Coppa del Mondo di Sci, i Mondiali di Sci nel 1997 e le Olimpiadi e

Paralimpiadi Invernali di Torino 2006. 12

11

Eni S.p.A. (s.d.) Eni. [in linea]

http://www.eni.com/en_IT/company/company.shtml?home_2010_it_tab=navigation_menu [15.05.2014]

12 Comune di Sestrière. (s.d.) [in linea] http://www.comune.sestriere.to.it/it/intro.aspx [17.05.2014]

78

La nazionale (paragrafo 4)

La nazionale è una marca italiana di sigarette. Soprattutto in passato, fumare era molto

comune in Italia – come nel resto d’Europa - visto che si poteva fumare quasi dappertutto:

negli uffici, nei negozi di generi alimentari, nei bar e nei ristoranti, ecc. Nel 2003 è entrata in

vigore una legge antifumo che ha stabilito il divieto di fumare in tutti i luoghi pubblici al

chiuso, a eccezione dell'introduzione di apposite sale fumo.13

Stefano Benni menziona regolarmente la presenza di sigarette: Bovinelli, i fratelli Di Bella e

anche il tecnico sono tutti fumatori. Tuttavia, la descrizione di questi personaggi non è

sorprendente, dato che in passato, gli italiani fumavano tanto. Effettivamente, sulla base di sei

ricerche condotte tra il 1949 e il 1983, il medico Carlo La Vecchia (1986) ha rilevato due

tendenze che riguardano il numero di sigarette fumate ogni giorno e la prevalenza di fumare

in Italia. Infatti, tra il 1949 e il 1983, il numero di fumatori maschili si è ridotto dal 71,4% al

45,6%, però, il numero di sigarette fumate al giorno è cresciuto. Negli anni Sessanta, si è

notato un forte aumento di fumatrici in Italia e anche il numero di sigarette consumate al

giorno fra le donne è cresciuto in modo considerevole (La Vecchia 1986, p. 274).

4.2 Commenti generali

Come hanno affermato Delia Chiaro (2010b) e Patrick Zabalbeascoa (2005), la traduzione

dell'umorismo non è affatto semplice. Infatti, il traduttore deve tenere conto di così tanti

elementi culturali e linguistici che ogni tanto non riesce a trovare un termine perfettamente

equivalente che abbia lo stesso impatto nel lettore della traduzione. Quando il traduttore si

trova in una tale situazione, si vede costretto ad applicare una strategia di traduzione che

permette di fornire una soluzione accettabile. Adesso analizziamo alcuni problemi traduttivi

che la traduttrice ha dovuto affrontare, giustificando le sue soluzioni proposte facendo

riferimento alle strategie suggerite dagli studiosi.

13

Parlamento italiano. (16 gennaio 2003). [in linea] http://www.normattiva.it/uri-

res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2003;3 [26.05.2013]

79

4.2.1 Strategia della compensazione

Ogni tanto il traduttore non può fare che optare per una traduzione più neutra, sebbene la

parola nel testo originale possieda chiaramente una sfumatura umoristica o ironica. Infatti,

come ha rivelato Zabalbeascoa (2005), il traduttore deve tener conto di numerosi aspetti

linguistici, testuali e culturali prima di poter trasporre l'umorismo della cultura sorgente alla

cultura d'arrivo.

Nel caso in cui il traduttore non riesca a tradurre un elemento in modo ottimale, egli può fare

appello alla strategia della compensazione, grazie alla quale è possibile arrivare ad un impatto

analogo senza utilizzare l'espressione esatta nel testo sorgente. Elementi appartenenti alla

lingua sorgente possono apparire altrove nella traduzione per cui non si perdono l'impatto, la

funzione o l'intenzione. (Zabalbeascoa, 2005, p. 193)

Secondo Katrien Lievois (2011), la scomparsa delle ambiguità dell'ironia rispetto al testo

originale viene generalmente considerata come una perdita. La creatività, invece, è

usualmente considerata la prova di un'ottima padronanza linguistica e culturale e della volontà

di trasferire al meglio il testo di partenza al testo di arrivo con lo scopo di permettergli di

superare i confini linguistici. Ecco perché regolarmente il traduttore si autorizza ad

aggiungere delle allusioni laddove non sono presenti nel testo originale. Facciamo qualche

esempio:

Paragrafo 31

"Diamo di seguito un esempio di una serata di playboy da bar così com'è realmente avvenuta,

e come è stata poi raccontata."

Traduzione:

"Het volgende verhaal van de playboy van de bar is een mooi voorbeeld: eerst krijgen we te

horen wat er zich werkelijk heeft afgespeeld en nadien de (lichtjes) bijgewerkte versie."

Si nota che la traduttrice ha aggiunto una sfumatura ironica, usando la parola "lichtjes" tra

parentesi, che denota chiaramente l'ironia.

80

Paragrafo 32

"Si parte stretti come acciughe in un concerto di peti orrendi, nei quali si distingue il maggiore

dei Di Bella che prima di ogni flatulenza urla: "Sentite questa!"."

Traduzione:

"Als sardientjes in een blik luisteren ze in de wagen naar een concert met verschrikkelijke

winden waarbij de oudste van de Di Bella’s letterlijk en figuurlijk de toon zet. Elke wind

wordt dan ook luidkeels aangekondigd met een: “Luister hier eens naar!” "

La traduttrice ha caricato questa frase di una vena ironica supplementare aggiungendo

“letterlijk en figuurlijk de toon zetten” (dare il tono in senso letterale e figurato). Nel testo

originale, invece, non si nota l'umorismo in questa parte della frase.

"Si va ai quaranta per risparmiare benzina e perché il tergicristallo non funziona. Si arriva al

Tico-Tico a mezzanotte."

Traduzione:

"(...) om benzine te sparen bereiken ze de Tico-Tico pas rond middernacht aan een

weerzinwekkende snelheid van veertig kilometer per uur."

Aggiungendo la parola "weerzinwekkend", la traduttrice rende la frase leggermente più

umoristica, poiché è chiaro che una velocità di quaranta chilometri all'ora è molto lenta e per

niente così veloce come sostiene Renzo il playboy. L'espressione "weerzinwekkende

snelheid" viene usata in neerlandese quando si parla di una velocità altissima, quindi usandola

in questa situazione, la traduttrice ha sottolineato l'ironia.

Queste aggiunte sono però particolarmente utili per compensare gli elementi umoristici persi

durante il processo di traduzione che elenchiamo adesso:

81

Paragrafo 11

"(Il tecnico) guarda sempre con un occhio chiuso per il fumo e con uno spiraglio dell'altro,

rosso come brace e leggermente lagrimoso."

Traduzione:

"Hij draait zijn hoofd altijd één kant op en houdt één oog gesloten voor de rook en het andere

half open, dat vuurrood ziet en wat traant."

In italiano esistono le parole lagrimoso e lagrimoso, che hanno lo stesso significato. È chiaro

che in questo caso Benni ha optato per lagrimoso, visto l'uso dialettale della 'g' nella regione

di Bologna (cfr. assimilazione, p. 63). Al contrario della parola 'tennico' (tecnico), la quale la

traduttrice ha tradotto con 'espert' (expert) (cfr. 4.1), quest'elemento si perde purtroppo nella

traduzione.

Paragrafo 35

"La maschera, convinta, sta già staccando il biglietto, quando passa una bionda modello

Benetti con minishort rossi e calza nera."

Traduzione:

"Net op het moment dat de buitenwipper klaarstaat om het ticketje af te scheuren, komt er een

atletisch gebouwde blonde dame voorbij met een rood minishortje en zwarte nylons."

Stefano Benni fa letteralmente riferimento al giocatore calcistico Benetti che è di corporatura

molto robusta. La traduttrice assume che Benetti sia sconosciuto per gran parte del pubblico

neerlandofono e ha di conseguenza optato per una generalizzazione (cfr. Grit, 3.4.2).

Paragrafo 42

"Intanto i sette amici di Di Bella hanno mangiato nove panettoni e bevuto venti bottiglie di

giovesello."

82

Traduzione:

"In de tussentijd hebben de zeven vrienden van de Di Bella’s negen panettone’s en twintig

flessen wijn achter de kiezen."

Il giovesello è una specie di vino per cui non abbiamo ritrovato ricorrenze altrove, quindi

supponiamo che Benni l'ha inventata per fare allusioni a un tipo di vino esistente, vale a dire il

Sangiovese, proveniente dall'Emilia Romagna; alternativamente si tratta di un vino locale di

produzione particolarmente ridotta. Anche in questo caso si può dire che la traduttrice abbia

optato per una generalizzazione, traducendo "venti bottiglie di giovesello" con "twintig

flessen wijn". Infatti, ella presume che il lettore neerlandofono non conosca il Sangiovese e ha

scelto una soluzione più trasparente.

La traduttrice si è basata sugli approcci proposti da Katrien Lievois e Patrick Zabalbeascoa a

cui abbiamo accennato prima, tentando di rimediare alla perdita di alcuni elementi umoristici

usando soluzioni creative.

4.2.2 Strategia della descrizione

Allo scopo di rispettare lo skopos originale dell'autore, la traduttrice ha provato a fornire una

traduzione trasparente infarcita dell'umorismo mantenendo nel migliore dei modi gli elementi

tipicamente italiani che mettono inoltre l'accento sul sentimento unitario degli abitanti del

Belpaese. Sebbene la traduzione sia preferibilmente destinata ad un pubblico di lettori

neerlandofoni che hanno familiarità con la cultura italiana, la traduttrice ha conservato svariati

riferimenti culturali corredandoli di una descrizione (cfr. Grit 3.4.2) e rendendo così la

traduzione accessibile a tutti i lettori neerlandofoni. In seguito, facciamo sette esempi di

questa strategia traduttiva:

Paragrafo 10

" (...) cercando di attaccare un bottone su Anastasi."

83

Traduzione:

" (...) terwijl hij met de pendelaars een gesprek probeert aan te knopen over Anastasi, een

speler van Juventus."

Paragrafo 32

" (...) due fratelli napoletani benzinai dell'Agip."

Traduzione:

" (...) twee pomphouders bij tankstationketen Agip."

" (...) puntare verso il Tico-Tico di Castel San Pietro."

Traduzione:

"(...) zetten ze koers naar discotheek Tico-Tico in het gehucht Castel San Pietro."

Paragrafo 31

"Ragazzo, un Vov," chiama, e comincia a raccontare."

Traduzione:

" Hij roept: “Kerel, voor mij een Vov-likeurtje,” en begint zijn relaas te doen. "

Paragrafo 4

" Scendeva, vestito nella sua tuta blu, col metro di legno in tasca e la nazionale in bocca."

Traduzione:

" Hij vertrok in zijn blauwe overall met een vouwmeter in zijn zak en een nazionale, een

populair type sigaret zonder filter, in zijn mond."

84

Paragrafo 19

"Quando lo tirarono fuori, il professore era in preda a una grave crisi isterica, e dovette stare a

letto due settimane a semolino e libri di Pirandello."

Traduzione:

" Wanneer ze hem er uiteindelijk uithaalden, bleek de professor een zenuwinzinking te

hebben opgelopen, waardoor hij twee weken lang aan zijn bed gekluisterd was en aangewezen

op griesmeelpapjes en de boeken van Pirandello."

Paragrafo 21

"Spesso appariva al bar un po' alticcio, declamando la Gerusalemme liberata."

Traduzione:

"Regelmatig kwam hij een beetje aangeschoten aan in de bar terwijl hij Jeruzalem Verlost van

Torquato Tasso opzei."

Nei sette casi appena citati, la traduttrice ritiene che i concetti italiani non siano abbastanza

conosciuti presso i lettori neerlandofoni e per mantenere la comprensibilità del testo d'arrivo,

ha spiegato brevemente gli elementi stranieri nel testo stesso, evitando allo stesso tempo di

dover ricorrere a note a piè di pagina. Infatti, Venuti (1998) sostiene che l'uso di queste note

renda il testo più esclusivo, visto che in generale vengono utilizzate soltanto in un contesto

accademico, escludendo in questo modo diverse classi sociali della popolazione.

4.2.3 Strategia dell'adattamento

La terza strategia specifica usata dalla traduttrice è quella dell'adattamento (cfr. Grit 3.4.2).

Paragrafo 36

"Renzo ordina una Fiuggi".

85

Traduzione:

"Renzo bestelt dan maar een San Pellegrino".

La traduttrice ha adattato l'elemento straniero del testo sorgente optando per San Pellegrino

invece di Fiuggi. Infatti, ella ritiene che l'acqua Fiuggi sia poco conosciuta presso i lettori

neerlandofoni mentre si vede l'acqua San Pellegrino in quasi tutti i negozi belgi e olandesi.

Per di più, al contrario di svariati dei loro concorrenti, entrambi le acque sono abbastanza

costose e vengono ritenute benefiche. La San Pellegrino è quindi un'alternativa molto

accettabile.

Paragrafo 19

"Il professore rispondeva secco: "studi la grammatica e torni a offrirmelo a ottobre"."

Traduzione:

"De professor antwoordde droogjes: “studeer eerst grammatica en bied me er nog eentje aan

in september." "

In Italia, dipende dall'università se l'anno accademico comincia a settembre oppure a ottobre.

Siccome in Belgio e nei Paesi Bassi l'anno accademico inizia di solito a settembre, la

traduttrice ha optato per settembre invece di ottobre. Questa scelta può giovare leggermente

alla comprensibilità del testo destinazione.

Traducendo i brani di Stefano Benni, per rispettare le intenzioni di Stefano Benni che

abbiamo già ampiamente discusso, la traduttrice ha ovviamente optato al più possibile per

l'estraniamento del testo (cfr. Schleiermacher e Joosen e Vloeberghs 3.4.2) , aggiungendo

ogni tanto delle spiegazioni supplementari allo scopo di favorire la comprensibilità e la

leggibilità.

86

4.2.4 Strategia della trascrizione

Nel caso in cui il traduttore ritenga che un termine sia abbastanza conosciuto per il lettore o

che non sia necessario spiegarlo, ad esempio perché potrebbe infastidire il lettore e quindi

togliergli il piacere della lettura, il traduttore può propendere per la trascrizione.

Paragrafo 36

"Di Bella jr. ordina una coca-cola con whisky e peperonata."

Traduzione:

" Di Bella junior bestelt een whisky cola en een peperonata."

Siccome è facile dedurre dal contesto che si tratta di un piatto italiano, la traduttrice ha optato

per l'estraniamento. Sapere che cosa costituisce esattamente una peperonata, in questo caso

non è un plusvalore per il lettore . Anzi, spiegare il termine può essere inopportuno e togliere

il piacere della lettura.

Paragrafo 17

"II professor Piscopo era un signore distinto, con una bella barba sale e pepe e i baffetti aglio

olio e peperoncino."

Traduzione:

"Professor Piscopo was een voorname heer met een mooie zout- en peperbaard en een

snorretje met aglio, olio en peperoncino."

La pasta all'aglio, olio e peperoncino è un piatto che si conosce anche all'estero e che si vede

regolarmente al menù nei ristoranti italiani al di fuori dall'Italia. Siccome la traduttrice crede

che il termine sia abbastanza conosciuto e riconoscibile all'estero, ha scelto di non tradurlo in

neerlandese.

87

Paragrafi 1 e 2

"Il carabiniere beve anche lui caffè, spesso corretto."

Traduzione:

"Ook de carabiniere drinkt koffie, vaak een corretto."

"Dopo due ore riprende il caffè, lo scalda e ve lo serve espresso."

Traduzione:

" Twee uur later neemt hij de koffie weg, warmt hem terug op en serveert hem als espresso."

I numerosi tipi di caffè che esistono in Italia possono avere delle implicazioni terminologiche

notevoli per il traduttore. In questo caso, la traduttrice ha deciso di trascrivere i realia

(corretto, espresso), poiché l'uso di queste parole non presenta una difficoltà per il lettore

neerlandofono.

Elencate tutte le strategie specifiche usate, si vede chiaramente che la traduttrice ha dovuto

avvalersi di diverse strategie traduttive per affrontare i riferimenti culturali che sono presenti

in Bar Sport. Traducendo un testo capita spesso che il traduttore si imbatte in una questione

difficile, dipendentemente dal genere e l'argomento del testo, però l'insieme dell'umorismo,

gli stereotipi, i realia e i riferimenti culturali hanno costituito una sfida ardua per la traduttrice.

5 CONCLUSIONE

In questa tesi abbiamo trattato l'opera Bar Sport (1976) di Stefano Benni, individuandone

diversi aspetti sociologici e traduttologici, facendo venire alla luce anche i legami tra i diversi

aspetti.

In primo luogo abbiamo esaminato le ragioni per le quali l'opera ha ottenuto un successo così

grande in Italia: infatti, diversi italiani sostengono di riconoscersi o di riconoscere un

conoscente nei personaggi descritti con molta precisione da Stefano Benni, il che suscita uno

spirito di corpo tra i lettori italiani.

88

Il nostro quadro teorico si compone di quattro parti. Abbiamo iniziato questo quadro

osservando l'umorismo in quanto concetto generale. In seguito, ne abbiamo esaminato tre

caratteristiche specifiche, vale dire l'ironia, gli stereotipi e i realia, analizzandole in quanto

elementi appartenenti sia al campo della sociologia che a quello della traduttologia. Benni ha

sfruttato soprattutto gli stereotipi esistenti sull'Italia, faccendone per così dire il meccanismo

di fondo di Bar Sport e suscitando umorismo grazie a molteplici riferimenti ironici.

Infine abbiamo applicato il quadro teorico alla nostra traduzione verso il neerlandese

esaminando alcuni capitoli di Bar Sport per quanto riguarda i concetti culturali tipici

dell'Italia presenti libro e nell'omonimo film di Massimo Martelli (2011) nonché le strategie

traduttive impiegate dalla traduttrice.

Bar Sport è un'opera infarcita di umorismo, grazie alla presenza dell'ironia, degli stereotipi e

dei realia che Benni descrive minuziosamente. Di conseguenza, non è affatto sorprendente

che questi elementi abbiano causato dei problemi alla traduttrice, che ha dovuto impiegare

diverse strategie per risolvere questa questione complessa, valutando le conseguenze di ogni

decisione per il lettore. Infatti, traducendo i capitoli del libro, la traduttrice ha voluto

mantenere lo skopos dell'autore, vale a dire suscitare umorismo tramite l'ironia, gli stereotipi e

i riferimenti culturali. Per questo la traduttrice ha optato in genere per un approccio

esotizzante, conservando così al più possibile gli elementi legati alla cultura italiana. Il lettore

neerlandofono, tuttavia, in generale non è così familiarizzato con la cultura italiana che il

lettore italiano, quindi la traduttrice gli ha voluto facilitare leggermente il testo avvalendosi di

diverse strategie traduttive. È però evidente che più si è familiarizzati con la cultura italiana,

più si capisce l'umorismo del libro. La traduttrice ha tentato di mantenere l'equilibrio

riguardante le spiegazioni dei riferimenti culturali, allo scopo di essere sufficientemente

d’aiuto il lettore inesperto, ma di non colmare il lettore familiarizzato di commenti superflui.

In un breve arco di tempo di un anno è impossibile esaminare profondamente tutti gli aspetti

che riguardano l'umorismo, gli stereotipi, i realia e l'ironia in Bar Sport al livello sociologico e

traduttologico. Questa tesi potrebbe quindi costituire la base di una ricerca sociologica futura

in cui il ricercatore possa fare il confronto tra gli stereotipi esistenti sull'Italia, prima dal punto

di vista degli italiani, poi da quello degli stranieri ci sono tante differenze o molte similarità?

89

Questi stereotipi sono conformi alla realtà culturale italiana? Un'opzione per un'eventuale

ricerca futura traduttologica (e sociologica) potrebbe essere la traduzione dei brani di Bar

Sport non trattati in questa tesi e l'analisi dell'umorismo, gli stereotipi, i realia e l'ironia in

quella parte del libro. È possibile anche fare il paragone tra l'umorismo e il linguaggio in

diversi libri di Stefano Benni. Possiamo quindi concludere che i libri e la creatività di Benni

possono dare lo spunto per svariate ricerche future in diversi campi scientifici.

6 BIBLIOGRAFIA

Aixelá, F.J. (2010). Cultuurspecifieke elementen in vertaling. In T. Naaijkens et al. (Red.),

Denken over vertalen. Tekstboek vertaalwetenschap (pp. 197-211). Utrecht: Vantilt.

Attardo, S. (1994). Linguistic theories of humor. Berlin; New York: Mouton de Gruyter.

Barbe, K. (1995). Irony in Context. Amsterdam: John Benjamins Publishing.

Benni, S. (1976). Bar Sport. Milano: Mondadori.

Benni, S. (1997). Bar Sport Duemila. Milano: Universale Economica Feltrinelli.

Boria, M. (2005). Echoes of counterculture in Stefano Benni's Humour. Romance Studies,

23(1). 29-42.

Boria, M. (2009). Translating Humour: The Case of Stefano Benni. In A. Chantler & C.

Dente (Red.), Translation Practices. Through Language to Culture. (pp. 85-98).

Amsterdam/New York: Rodopi.

Brown, P. & Levinson, S.C. (1987). Some universals in language usage. Politeness.

Cambridge: Cambridge University Press.

Castells, M. (1998). La era de la información. Economía, sociedad y cultura. Vol. II El poder

de la identidad. Madrid: Alianza.

Cavalli, A. (2001). Reflections on Political Culture and the "Italian National Character".

Daedalus, 130(3). 119-137.

Chiaro, D. (2007). A Question of Taste: Translating the Flavour of Italy. In P. Lang (Red.),

The Use of English in Institutional and Business Settings An Intercultural Perspective (pp. 57-

79). Berlin: Linguistic Insights.

Chiaro, D. (2010a). Laughing At or Laughing With? Italian Comic Stereotypes Viewed From

Within the Peripheral Group. In G. Dunpy & R.Emig (Red.), Hybrid Humour. Comedy in

Transcultural Perspectives (pp. 65-84). Amsterdam: Rodopi.

90

Chiaro, D. (2010b). Translating Humour in the Media. In D. Chiaro, Translation, Humour

and the Media (pp. 1-16). London: Continuum.

Clark, H. H. (1996). Using language. Cambridge: Cambridge University Press.

Colebrook, C. (2004) Irony. London: Routledge.

Colston, H.L., & Lee, S.Y. (2009). Gender Differences in Verbal Irony Use. Metaphor and

Symbol, 19(4). 289-306.

Davies, C. (1998) Jokes and Their Relation to Society. Berlin: De Gruyter.

Davies, C. (2005) European ethnic scripts and the translation and switching of jokes.

International Journal of Humor Research 18(2), pp. 147-160.

De Wilde, J. (2010). The analysis of translated literary irony: some methodological issues. In

K. Lievois & P. Schoentjes (Red.), Translating Irony (pp. 25-44). Antwerpen: Linguistica

Antverpiensia.

Eggs, E. (2009). Rhétorique et argumentation: de l’ironie. Argumentation et Analyse du

Discours. [15 pp.] [in linea] http://aad.revues.org/219 [27.11.2013]

Evenepoel, S. & Van Poucke, P. (2009). Waar eindigt dat? Over cultuurspecifieke referenties

en literair vertalen. In M. Hinderdael & L. Jooken & H. Verstraete. (Red.) De aarde heeft

kamers genoeg. Hoe vertalers omgaan met culturele identiteit in het werk van Erwin Mortier

(pp. 83-100). Antwerpen/Apeldoorn: Garant.

Fauri, F. (s.d.). Storia di una dinastia. Gli Agnelli e la Fiat. Ongepubliceerde paper. Bologna:

Istituto Carlo Cattaneo.

Fava, V. (2013). La Fiat e la AutoVAZ di Togliatti. Storicamente, 9, 1 - 12. (p. 1-12).

Bologna: Università di Bologna.

Fishman, J.A. (1977). Language and ethnicity. In H. Giles & B. Saint Jaques (Red.),

Language and ethnic relations (pp. 15-57). Oxford: Pergamon.

Freud, S. (1989). De grap en haar relatie met psycho-analyse. Amsterdam: Boom.

Frittella, L. (2011). Italiani. Citazioni, aforismi, pensieri sugli abitanti del Belpaese. Vicenza:

Neri Pozza.

Gazzetta dello Sport. (n.d.) In Treccani, l'enciclopedia italiana.

http://www.treccani.it/enciclopedia/gazzetta-dello-sport-la/ [22.05.2014]

Giddens, A. (1995). Modernidad e identidad del yo. Barcelona: Península.

91

Gritt, D. (2010). De vertaling van realia. In T. Naaijkens et al. (Red.), Denken over vertalen.

Tekstboek vertaalwetenschap (pp. 189-196). Utrecht: Vantilt.

Hay, J. (2000). Functions of humor in the conversations of men and women.

Journal of Pragmatics, 32, 709-742.

Hutcheon, L. (1994). Irony's Edge: The Theory and Politics of Irony. London: Routledge.

Joosen, V. & Vloeberghs, K. (2008). Uitgelezen Jeugdliteratuur: een ontmoeting met traditie

en vernieuwing. Leuven: Lannoo.

Jorgensen, J. (1996). The functions of sarcastic irony in speech. Journal of Pragmatics, 26,

616-634.

Kotthoff, H. (2009). An interactional approach to irony development. In N.R. Norrick & D.

Chiaro (Red.), Humor in Interaction (pp. 49-78). Amsterdam: John Benjamins Publishing.

Kreuz, R.J. (1996). The use of verbal irony: cues and constraints. In J.S. Mio & A.N. Katz

(Red.), Metaphor: Implications and applications (pp. 23-38). Mahwah, NJ: Larence Erlbaum

Associates, Inc.

La Vecchia, C. (1986). Smoking in Italy, 1949-1983. Preventive Medicine 15, 274-281.

Lass, Roger. (1984). Phonology: an introduction to basic concepts. Cambridge: Cambridge

University Press.

Lederer, M. (2006). La traduction d’aujourd’hui. Le modèle interprétatif. Caen: [s.n.].

Lievois, K. & Schoentjes, P. (2010). Traduire l’ironie. In K. Lievois & P. Schoentjes (Red.),

Translating Irony (pp. 11-24). Antwerpen: Linguistica Antverpiensia.

Macrae, C.N., et al. (1996). Stereotype formation and development. In C.N. Macrae & C.

Stangor (Red.), Stereotypes and Stereotyping (pp.41-161). New York: The Guildfort Press.

Madon, S., et al. (2006). Stereotyping the Stereotypic: When Individuals Match Social

Stereotypes. Journal of Applied Social Psychology, 36(1), pp. 178-205.

Mateo, M. (1995). Translation of Irony. Translator’s Journal 40(1), pp.171-178.

Nida, E. & Taber, C. (2003). The theory and Practice of Translation. Leiden: E.J. Brill.

Nord, C. (1997). Translating as a purposeful activity: functionalist approaches explained.

Manchester: St. Jerome.

Nord, C. (2005). Text Analysis in Translation: theory, methodology, and Didactic Application

of a Model for Translation-Oriented Text Analysis. Amsterdam – New York: Rodopi.

92

Pecorelli G. (Produttore), & Martelli, M. (Regista). (2011). Bar Sport [film]. Italia: Aurora

Film & TV

Pexman P.M., & Zvaigzne M.T. (2009). Does Irony Go Better With Friends? Metaphor and

Symbol, 19(2), pp. 143-163.

Pirandello, L. (2012). Così è (se vi pare). Firenze: Edimedia.

Rea, A. & d'Antone, S. (2010). La sistemicità presupposto del valore della marca territoriale.

Un’analisi sul mondo del vino Made in Italy. Sinergie Journal, 28(83), pp. 179-200.

Rimmon-Kenan, S. (2002) Narrative Fiction. London: Routledge.

Rishel, M.A. (2002). Writing Humor: Creativity and the Comic Mind. Detroit: Wayne State

University Press.

Rishi, W.R. (1982). India & Russia. Linguistic & Cultural Affinity. Chandigarh: Roma

Publications.

Rishi, W.R. (1982). Linguistic & Cultural Affinity. Chandigarh: Roma Publications.

Roberts, R.M., & Kreuz, R.J. (1994). Why do people use figurative language? Psychological

Science, 5, 159-163.

Šabec, K. (2010). Occidentalized perceptions of Italians and national stereotypes in Slovene

collective memory. Cultural Studies 24(5), pp. 729-746.

Schilirò, D. (2010). Distretti, PMI, Competitività. Analisi e proposte sulla Sicilia.

Ongepubliceerde paper. Messina: Università degli Studi di Messina.

Serianni, L. (1989). Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme,

costrutti. Torino: Utet.

Stolze, R. (2008). Übersetzungstheorien. Eine Einführung, Tübingen: Gunter Narr Verlag.

Tajfel, H. (1981). Human groups and social categories: Studies in the social psychology.

Cambridge: Cambridge University Press.

Tallone, M. (2009). Dizionario ironico della cultura italiana. Torino: Utet.

Trifone, P. & Palermo, M. (2007). Grammatica italiana di base. Bologna: Zanichelli.

Truyen, C. & Portael, V. (1996). Lachen is gezond. Volkswijsheid of medische ernst? Humor

in de gezondheidszorg. Leuven - Apeldoorn: Garant.

Turner, J.C. (1990). Redescubrir el grupo social. Madrid: Morata.

93

Van Cappellen, P. (2013). In Between Stereotypes and Authentic Identity Translation Issues

in 21st Century Jewish-American Literature. Ongepubliceerde scriptie. Universiteit Utrecht -

Faculteit Geesteswetenschappen.

Vandeweghe, W. (2008) Duoteksten. Inleiding tot vertaling en vertaalstudie. Gent: Academia

Press.

Venuti, L. (1995). The Translator's Invisibility: A History of Translation. United Kingdom:

Routledge.

Venuti, L. (1998). The scandals of translation. Towards an ethics of difference. London:

Routledge.

Zabalbeascoa, P. (2005) Humor and translation - an interdiscipline. Humor (18)2, pp. 185-

207.