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proletari proletari proletari proletari proletari comunisti comunisti comunisti comunisti comunisti materiali gior gior gior gior giornale del P nale del P nale del P nale del P nale del Par ar ar ar artito Com tito Com tito Com tito Com tito Comunista maoista-Italia unista maoista-Italia unista maoista-Italia unista maoista-Italia unista maoista-Italia quotidiano on line: http://proletaricomunisti.blogspot.com 9 9 9 nuova serie aprile 2016 euro 2,00 Gli attentati indiscriminati di Bruxelles che hanno pro- dotto numerose vittime innocenti, come prima quelli di Parigi producono dolore e sgomento tra le masse popo- lari, ma non sono nulla di diabolico e inspiegabile. Sono le guerre scatenate dai governi imperialisti che “torna- no a casa”. Ormai da anni questi governi aggrediscono e bombarda- no le popolazioni di tutti i paesi del mondo arabo, pro- ducendo quotidianamente decine di migliaia di morti civili, tra cui tante donne e bambini; producono distru- zione e devastazione di interi paesi, miseria e fame, che originano la fuga di centinaia di migliaia di persone. Queste guerre sono fatte per i profitti, per il controllo delle zone del petrolio, per mantenere in piedi regimi sanguinari, come Israele, le monarchie saudite, l’odier- no Egitto, che a loro volta producono massacri quotidia- ni delle popolazioni palestinesi, kurde, siriane, irakene, afghane, ecc. Come si può pensare che questa azione quotidiana dei governi e degli Stati imperialisti, dei governi dei ricchi del mondo siano senza conseguenze, non “tornino a casa”? Il governo Renzi e i suoi Ministri cantano dagli schermi televisivi una canzone sempre più stonata. Parlano di superamento della crisi, ripresa, crescita dell’occupazio- ne, quando avanza esattamente il contrario. Fabbriche che chiudono, licenziamenti di massa e mascherati, nel- la scuola come nei servizi, precarietà permanente con il famigerato jobs act, cancellazione della sanità e scuola pubblica, libertà di licenziare ma anche di sfruttare, elu- dere le norme di sicurezza e ambientali; attacchi volgari alla libertà di sciopero, alle organizzazioni sindacali che lottano; repressione poliziesca e giudiziaria verso i mo- vimenti che contrastano il “sacco” della città e del terri- torio. Un governo ben dentro l’alleanza infame degli Stati imperialisti e delle loro Istituzioni per scaricare la crisi sulle masse e per fronteggiare l’ondata di migranti che loro stessi hanno provocato con eserciti, chiusura delle frontiere, filo spinato, carceri e campi di concentramen- to. Un governo che trasforma quotidianamente le Istituzio- ni in cosa propria, in cosa dei padroni, dei ricchi, gesten- do il parlamento come massa di lacchè che dicono sì a tutto. Un governo di una casta che dietro le belle faccine na- sconde la corruzione sistemica di Banche, partiti, Ammi- nistrazioni. Un governo con ministri improponibili e inamovibili. Un governo che pur di far passare le sue leggi si allea con losche figure criminali, da ‘mafia capitale’ agli affaristi massoni di Verdini, alla mafia riciclata di Cuffaro. Un governo che ora pretende, dopo aver fatto passare la riforma costituzionale reazionaria, di realizzare il sogno della Repubblica presidenziale che in questi anni diversi governi, da Fanfani a Berlusconi, non sono riusciti a rea- lizzare, per arrivare ad un regime moderno fascista a dit- tatura personale. Un governo che ora ci trascina in tutte le guerre possibili, dalla Siria all’Iraq, alla missione imperialista e neocoloniale in Libia. Bruxelles - la guerra continua a tornare a casa Governo Renzi sempre più dittatoriale antipopolare e ora sempre più corrotto e guerrafondaio. Un governo da spazzare via con la lotta operaia e popolare. (continua a pag. 8) (continua a pag. 8) Editoriali: Bruxelles – Governo Renzi Migranti, accordo da schiavisti UE/Turchia NO agli Hotspot: prigione e respingimenti Speciale Libia: la guerra in corso e quella che si avvicina per l’Italia imperialista Speciale Regeni: un crimine targato al-Sisi/Renzi La Carta dei diritti della Cgil - analisi critica 18 marzo: operai e immigrati in sciopero Ilva: “la tempesta perfetta” in un libro 8 marzo avanza lo sciopero delle donne proletarie A proposito della “maternità surrogata” Internazionale: 2-9 aprile una campagna internazionale e internazionalista sull’India Obama/Castro - è l’imperialismo che vince Brasile - il governo Lula/Dilma mostra il volto della corruzione Mao e la Comune di Parigi Biblioteca rossa IN QUESTO NUMERO

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99999nuova serie

aprile 2016

euro 2,00

Gli attentati indiscriminati di Bruxelles che hanno pro-dotto numerose vittime innocenti, come prima quelli diParigi producono dolore e sgomento tra le masse popo-lari, ma non sono nulla di diabolico e inspiegabile. Sonole guerre scatenate dai governi imperialisti che “torna-no a casa”.Ormai da anni questi governi aggrediscono e bombarda-no le popolazioni di tutti i paesi del mondo arabo, pro-ducendo quotidianamente decine di migliaia di morticivili, tra cui tante donne e bambini; producono distru-zione e devastazione di interi paesi, miseria e fame, cheoriginano la fuga di centinaia di migliaia di persone.Queste guerre sono fatte per i profitti, per il controllodelle zone del petrolio, per mantenere in piedi regimisanguinari, come Israele, le monarchie saudite, l’odier-no Egitto, che a loro volta producono massacri quotidia-ni delle popolazioni palestinesi, kurde, siriane, irakene,afghane, ecc.Come si può pensare che questa azione quotidiana deigoverni e degli Stati imperialisti, dei governi dei ricchidel mondo siano senza conseguenze, non “tornino acasa”?

Il governo Renzi e i suoi Ministri cantano dagli schermitelevisivi una canzone sempre più stonata. Parlano disuperamento della crisi, ripresa, crescita dell’occupazio-ne, quando avanza esattamente il contrario. Fabbricheche chiudono, licenziamenti di massa e mascherati, nel-la scuola come nei servizi, precarietà permanente con ilfamigerato jobs act, cancellazione della sanità e scuolapubblica, libertà di licenziare ma anche di sfruttare, elu-dere le norme di sicurezza e ambientali; attacchi volgarialla libertà di sciopero, alle organizzazioni sindacali chelottano; repressione poliziesca e giudiziaria verso i mo-vimenti che contrastano il “sacco” della città e del terri-torio.

Un governo ben dentro l’alleanza infame degli Statiimperialisti e delle loro Istituzioni per scaricare la crisisulle masse e per fronteggiare l’ondata di migranti cheloro stessi hanno provocato con eserciti, chiusura dellefrontiere, filo spinato, carceri e campi di concentramen-to.

Un governo che trasforma quotidianamente le Istituzio-ni in cosa propria, in cosa dei padroni, dei ricchi, gesten-do il parlamento come massa di lacchè che dicono sì atutto.Un governo di una casta che dietro le belle faccine na-sconde la corruzione sistemica di Banche, partiti, Ammi-nistrazioni.Un governo con ministri improponibili e inamovibili.Un governo che pur di far passare le sue leggi si allea conlosche figure criminali, da ‘mafia capitale’ agli affaristimassoni di Verdini, alla mafia riciclata di Cuffaro.

Un governo che ora pretende, dopo aver fatto passare lariforma costituzionale reazionaria, di realizzare il sognodella Repubblica presidenziale che in questi anni diversigoverni, da Fanfani a Berlusconi, non sono riusciti a rea-lizzare, per arrivare ad un regime moderno fascista a dit-tatura personale.

Un governo che ora ci trascina in tutte le guerre possibili,dalla Siria all’Iraq, alla missione imperialista eneocoloniale in Libia.

Bruxelles - la guerra continua atornare a casa

Governo Renzi sempre più dittatorialeantipopolare e ora sempre più corrotto eguerrafondaio.Un governo da spazzare via con lalotta operaia e popolare.

(continua a pag. 8)

(continua a pag. 8)

Editoriali: Bruxelles – Governo RenziMigranti, accordo da schiavisti UE/TurchiaNO agli Hotspot: prigione e respingimentiSpeciale Libia: la guerra in corso e quella che siavvicina per l’Italia imperialistaSpeciale Regeni: un crimine targato al-Sisi/RenziLa Carta dei diritti della Cgil - analisi critica18 marzo: operai e immigrati in scioperoIlva: “la tempesta perfetta” in un libro8 marzo avanza lo sciopero delle donne proletarieA proposito della “maternità surrogata”Internazionale:2-9 aprile una campagna internazionale einternazionalista sull’IndiaObama/Castro - è l’imperialismo che vinceBrasile - il governo Lula/Dilma mostrail volto della corruzioneMao e la Comune di ParigiBiblioteca rossa

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Appello per una Settimana Internazionale di Azione 2-9 Aprile 2016

Libertà incondizionata per tutti i prigionieri politici in India !Solidarietà con tutti i prigionieri politici del mondo!

Stop Green Hunt, stop alla Guerra e agli attacchi aerei contro il popolo!

Sostenere la guerra popolare in India!In India sono più di 10.000 i prigionieri politici che langui-scono nelle carceri. Sono dirigenti, quadri e membri delPCI (maoista) e dell’Esercito Popolare Guerrigliero di li-berazione (PLGA), abitanti dei villaggi adivasi che hannoresistito all’evacuazione forzata; contadini che hanno lot-tato contro i protocolli di intesa firmati da governi e mul-tinazionali per sfruttare il popolo e continuare il saccheg-gio imperialista delle risorse naturali; attivisti delle mi-noranze nazionali organizzati contro la minaccia crescen-te del fascismo indù; intellettuali come il Dr Saibaba, ar-tisti, studenti e membri di altre organizzazioni democra-tiche, colpevoli di stare dalla parte del popolo a frontedella guerra al popolo scatenata dallo Stato indiano; don-ne del popolo, femministe unitesi per ribellarsi contro lagaloppante escalation di stupri, spesso commessi da for-ze armate e di polizia e squadre fasciste paramilitari spal-leggiate dallo Stato. Nelle prigioni i detenuti subisconoogni tipo di abuso, torture, negazione della libertà su cau-zione, condizioni di vita disumane, trasferimenti arbitra-ri, aggressioni brutali e le punizioni in isolamento totale,e sempre più spesso le detenute sono violentate.Nonostante le feroci condizioni di detenzione, i prigio-nieri resistono e lottano con spirito rivoluzionario e tra-sformano le oscure galere in cui sono rinchiusi in un fron-te di lotta contro l’ascesa del fascismo in India e il regimeindiano.

La lotta per la loro liberazione incondizionata è un com-pito urgente per tutte le forze di solidarietà ed è parteintegrante del sostegno, per la vittoria della guerra diliberazione.

Le classi dominanti stanno sempre più trasformando l’in-tera India in una “prigione dei movimenti popolari”. Leclassi dominanti indiane, sotto la guida e con l’assistenzadegli imperialisti, hanno lanciato a livello sub-continen-tale un’offensiva su più fronti e denominata “Operazio-ne Green Hunt”. Si pretende che questa abbia come ber-saglio l’eliminazione del movimento maoista, ma in real-tà prende di mira e punta a sopprimere ogni autenticarivendicazione democratica del popolo. Migliaia di rivo-luzionari, dirigenti e militanti di organizzazioni di massae democratiche sono stati assassinati, torturati e messiin carcere. Incriminati per false accuse, molti di loro scon-tano pesanti condanne, in forza delle leggi draconianeadottate dai governi centrali e statali, che marchiano idirigenti popolari i protagonisti di lotte come “elementianti-nazionale o terroristi”.La crisi economica e finanziaria del sistema imperialistacontinua ad aggravarsi, così come continuano ad intensi-ficarsi le aggressioni imperialiste e le guerre reazionarie.In questa situazione, nell’agenda del governo Braminicofascista del BJP di Modi hanno la massima priorità l’an-nientamento al più presto della lotta maoista, dei neo-nati organi politici di potere popolari, i Krantikari Janata-na Sarkar (comitati rivoluzionari popolari) e il saccheggiodelle ricchezze naturali del paese il più velocemente

possibile e a ogni costo. Modi, che è il primo servo dellegrandi aziende nazionali ed estere, ha non solo avviatoma anche aggressivamente applicato la terza fase del-l'operazione Green Hunt. È in questo contesto che si col-locano gli attacchi armati aerei contro le regioni adivasipianificati dal regime di Modi.I maoisti indiani fanno appello a tutti i partiti e organizza-zioni rivoluzionarie, alle organizzazioni della solidarietàinternazionale, alle organizzazioni dei lavoratori, agli in-tellettuali progressisti e democratici, agli operai conta-dini, studenti, giovani, artisti, scrittori, scienziati, ambien-talisti, insegnanti, a far sentire la loro voce contro la deci-sione di scatenare attacchi aerei sulle aree abitate inmaggioranza da adivasi, a scendere in piazza e protesta-re. Neanche la più brutale repressione potrà mai ferma-re la guerra di liberazione delle masse indiane, anzi, que-sta deve estendere la solidarietà politica e morale con laguerra popolare.

Il Comitato Internazionale Sostegno alla Guerra Popola-re in India lancia una Settimana Internazionale di azionein tutto il mondo, dal 2 al 9 aprile 2016.In questa settimana tutte le iniziative esprimeranno lasolidarietà con tutti i prigionieri politici nelle carceri del-l’imperialismo e dei regimi reazionari, a sostegno di tut-te le lotte per la loro liberazione.

Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popola-re in India - [email protected]

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L'accordo dei paesi imperialisti europei sui migrantialimenta la tendenza alla guerra e al moderno fascismo!I vertici si sono conclusi conuna vittoria parziale dei go-verni che vogliono il bloccodelle frontiere.Le decisioni dimostrano cheShenghen è ormai rivista al-l'insegna di misure su tettigiornalieri di accoglienza esu transiti, che sono di so-stanziale chiusura delle fron-tiere.Sono i muri antimmmigra-zione che vincono, sono leforze reazionarie, che carat-terizzano la composizioneattuale del cosiddetto “im-perialismo europeo”..L'Europa è un coacervo diimperialismi, ognuno deiquali sostiene dgli “interes-si nazionali”, che a volte con-

L’intesa siglata tra Ankara eBruxelles... si riduce aun’unica opzione: consegna-re la leva dei migranti nellemani della Turchia del regi-me fascista di Erdogan.

Il testo stabilisce infatti chechiunque raggiunga la Gre-cia in modo “illegale” sia ri-spedito indietro in quel pa-ese. Come contropartita allachiusura della rotta si preve-de il ricollocamento dallaTurchia sul suolo europeo di72mila siriani, sulla base delprincipio “uno contro uno”:per ogni migrante rimpatria-to, un altro sarà ammesso. Ilsistema è perverso: chi haprovato a venire illegalmen-te sarà automaticamenteescluso, ma i ricollocamentinon saranno avviati fintantoche non ci sarà un numerocorrispondente di personerimandate indietro.

72mila è una cifra del tuttoinadeguata rispetto alla re-altà: nel 2015 circa un milio-ne di profughi sono entratinell’Ue per quella via,143mila dall’inizio del 2016.

In Turchia vivono oggi piùdi due milioni di siriani fug-giti dalla guerra, più altre mi-

vergono con quelli degli im-perialismi maggiori, Germa-nia in testa, a volte divergo-no e, nel caso di alcuni pae-si, seguono apertamente gliindirizzi legati all'imperiali-smo americano.Se esistesse per davvero unacomunità europea, comepolo imperialista unico, nonassisteremmo all'orgia sullapelle dei migranti a cui damesi assistiamo e che è ilvero argomento di discussio-ne nei Vertici.Tutto questo si traduce – in-sieme all'emergenza terrori-smo - all'interno di ogni pa-ese in processi di modernofascismo e nazismo dichiara-to che trasformano progres-

sivamente tutta l'Europa inuna nuova orda nera che neva ridisegnando geografia ein futuro confini .Così si as-siste a paesi, una volta defi-niti “civili” e sociademocra-tici, come quelli scandinavi,diventare terreno di scorri-bande quotidiane contro gliimmigrati;Questo blocco delle frontie-re non è solo contro i mi-granti. La pace del continen-te europeo torna ad esserevenata da una potenzialeguerra permanente.Tutti igoverni e tutte le forze poli-tiche borghesi sul conteni-mento dei migranti giocanola loro carta esplicita e di or-ganizzazione del consenso

nazionalista antimmigrati,che poi serve per tutta lapolitica interna antioperaia eantipopolare disegnando unfuturo sempre più tenebro-so.L'orda nera è parte della ten-denza alla guerra che avan-za. Per questo la battagliacontro i muri e le politicheantimmigrazione e di solida-rietà con gli immigranti èsempre di più una battagliadentro un conflitto tra pacee guerra, tra progresso e re-azione; la vera guerra di ci-viltà che proletari, masse po-polari, forze democratiche,antifasciste sono obbligati acondurre all'interno di cia-scun paese europeo.

gliaia di afgani e iracheni,che non sono nemmenocontemplati nei ricolloca-menti...

Nelle isole greche di Lesboe Chios, Egeo nordorientale,sono subito arrivati i primidei 25 funzionari turchi checollaboreranno con i colleghigreci nel supervisionare ilnuovo accordo Turchia-Ue...

I migranti arrivati nelle iso-le greche saranno al più pre-sto tutti rispediti in Turchia.L'intesa prevede che perogni cittadino siriano rinvia-

Migranti: l'accordo dei banditi imperialisti europeicon i mercanti di schiavi del regime turco

mente previsti nel sistema diricollocamento dall'Italia edalla Grecia, e mai utilizzati,possano ora essere usati nel-lo schema di reinsediamen-to dalla Turchia...

(Inoltre) il meccanismo direinsediamento rimarrà vo-lontario, mentre il sistema diricollocamento è obbligato-rio...

...Infine, sul fronte operati-vo è da segnalare che i Ven-totto invieranno in Grecia2.500 funzionari per aiutarele autorità greche nell'effet-tuare l'accoglienza, la regi-strazione e íl ritorno dei mi-granti arrivati sulle isole gre-che da domenica scorsa.Mobilitati anche i mezzi na-vali: per far rientrare in Tur-chia i migranti dalle isole gre-che dell'Egeo sono state pre-notate otto navi con una ca-pacità di 300-400 passegge-ri ciascuna e 28 autobus".

Ma questa deportazioneforzosa è innanzitutto unaoperazione militare contro imigranti, a cui i migranti op-pongono una resistenza dimassa, che deve essere fat-ta conoscere e sostenuta

to in Turchia, un siriano giàsul territorio turco sarà rein-sediato in un Paese del-l'Unione. Prima, tuttavia, bi-sogna identificare la perso-na nei centri di accoglienza(hotspot), accoglierne laeventuale domanda di asilo,dare una risposta e confer-mare la possibilità di ricor-so...

.A seguito di questo accor-do, la Commissione ha pre-sentato una delicata modifi-ca legislativa per consentireche i 54mila posti inizial-

proteste, blocchi stradali e cortei a Idomeni, Polykastro, Nea Kavala

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No agli hot spot ! Parte la protesta a TarantoIl governo Renzi, il suo

Min. Alfano, anche pressatidalla UE, hanno aperto conl'arrivo di oltre 400 migrantil'Hot spot a Taranto che do-vrebbe essere utilizzato pertutta la Puglia e una partedel Sud

Cosa sono e a cosa servo-no queste strutture chiama-te HOTSPOT?

I migranti appena sbarcatisono tutti immediatamenteidentificati, anche usando laforza divisi in base solo allaloro nazionalità e la maggio-ranza verrebbe respinta neiloro paesi d'origine, momen-taneamente rinchiusi instrutture tipo galere comesono già i CIE, senza daretempo di presentare doman-da di asilo in base alla lorosituazione personale, senzagarantire l'assistenza con lapresenza di un traduttore,anzi approfittando del lorostato di paura, confusione,anche per far firmare docu-menti a loro incomprensibi-li ecc.

Una cosa indegna e illega-le!

Il sistema hot spot è co-

struito per una politica dirimpatrio forzato di massa...

Aumentano i costi, per glienti locali, di un’accoglien-za negata e non integrata, idiritti non vengono rispetta-ti, aumenta il lavoro dellamagistratura che deve farsicarico di tutti i ricorsi per ilnegato accesso alla procedu-ra d’asilo, Il porto, che do-vrebbe servire allo sviluppo

Da giorni si sviluppa a Ta-ranto la protesta contro l'hot spot , combinata conl'iniziativa dei migranti in lot-ta autorganizzati con lo slaicobas per il sindacato di clas-se

Una quarantina di rappre-sentanti di migranti degli al-berghi Roxana e Bel sit, rap-presentanti dei lavoratori,precari, disoccupati delloSlai cobas e di associazioni,forze solidali, come "Compa-gni e compagne contro ognifrontiera", hanno realizzatoun presidio-assemblea inpiazza Fontana per dire NOall’hotspot che si sta realiz-zando a Taranto, per riven-dicare il diritto di asilo pertutti i migranti, sia per quelliche devono arrivare, sia peri migranti già da due anninella nostra città.

Ma anche per affermare

la necessità che la città simobiliti e discuta sulle scel-te nefaste del governo e su-pinamente accettate dal Sin-daco di Taranto, senza nes-suna discussione neanchenel consiglio comunale esenza ascoltare cosa pensa-no i cittadini.

Una squadra poi ha volan-

economico della città vienetrasformato in un porto adi-bito all'immigrazione e alrespingimento

Il governo Renzi, sotto laguida degli americani e del-la NATO, partecipa ad unapolitica di guerra ora anchein Libia e di respingimentodei migranti con strumenti diguerra: le navi di Frontex e imezzi della Nato. Quelli ri-

masti, che sopravvivono allamorte in mare, dovrebberoessere "decimati" con il si-stema degli hot spot.

Eppure i 400 morti del2016, 10 al giorno, vannoattribuiti alla diretta respon-sabilità dei governi europei,che continuano a pianifica-re azioni di guerra che crea-no immigrazione

tinato il centro città e un'al-tra ha violato il recinto conuno striscione n sull' hotspotal porto Varco nord, ovec'era il cantiere

Nei giorni successivi an-che altre associazioni – tran-ne l'associazione Salaam le-gata a stato governo, appa-rati polizieschi - si sono mo-

Le prime mobilitazioni bilitate per l'hot spot cheintanto si è riempito di 330migranti denunciando tral'altro: “l'arbitrio in base alquale si decide se ed in qualitermini le persone che tran-sitano nell’hotspot di Ta-ranto possano essere trat-tenute all’interno dellastruttura, se possano esse-re respinte in patria o altropaese. Comunque deve es-sere sempre garantita la li-bertà di movimento dellepersone, anche all’esternodegli hotspot. Lo status giu-ridico delle persone alloca-te temporaneamente all’in-terno degli hotspot non è almomento individuato, mava ribadito che questi luo-ghi non possono essere luo-ghi di detenzione, neanchese temporaneamente voltialla determinazione di chi èrichiedente asilo e chi, inve-ce, non rientra in tale cate-goria giuridica”.

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Il 19 febbraio gli Usa han-no effettuato un raid aereoin Libia che aveva comeobiettivo Sabratha, conside-rato un campo di addestra-mento dell'Isis, nell'ovestdella Libia. Sarebbe statoucciso quello che viene con-siderata la mente dell'atten-tato in Tunisia al Museo Bar-do. In realtà sono morti don-ne e bambini, nella solita lo-gica dei bombardamenti Usagià conosciuta in ogni teatrodi guerra.

Ma il bombardamento èstato soprattutto un segna-le politico strategico versoUE e Italia, considerati dagliUsa troppo attendisti e quin-di incapaci di fermare quel-la che viene considerata unaforte avanzata Isis.

La richiesta di interventoUsa era già arrivata all' Italiasin dal mese di novembreattraverso una lettera delsegretario della Difesa alMinistro della Difesa. “Laguerra all'Isis è cosa seria”,sosteneva il Pentagono; e inquesto quadro globale, ognipaese deve avere il suo ruo-lo nel piano americano.

Già precedentementeFrancia e Usa avevano con-cordato uno scudo aereo eavevano dato una sorta diultimatum alle fazioni libicheperchè trovassero l'intesanella formazione di un go-verno fantoccio che “giusti-ficasse” il massiccio inter-vento imperialista a sua di-fesa.

Comunque, l'azione ame-ricana mette ora tutti difronte al fatto compiuto, eappare evidente che l'Italiadovrà tradurre programmi eimpegni assunti in interven-to diretto.

Il governo italiano, al di làdelle pronte dichiarazioni diRenzi e Pinotti, pretende diavere garanzie che nessuno

può dargli: un governo diunità nazionale solido dasostenere; un interventomilitare che non possa esse-re facilmente presentatocome neocoloniale; e, infine,il riconoscimento all'Italia diuna leadership di una mis-sione che, evidentemente, aparte la collocazione geogra-fica e il suo legame con laquestione migranti, è unapretesa, per così dire, ecces-siva”

L'organo della Confindu-stria insiste che questa lea-dership è necessaria perchè“la questione non riguardaevidentemente solo ilpresti-gio nazionale, ma gli interes-si ben più materiali del-l'energia...”.

L'Italia ha perso questaleadership in Libia nel prece-dente intervento impostodai francesi, seguito poi daGran Bretagna e Usa, nel ro-vesciamento di Gheddafi, eora vorrebbe intervenire,ma con la garanzia che que-sta volta i suoi interessi ven-gano realmente tutelati.

Sempre l'analista de ilSole 24 Ore insiste che lamodestia delle risorse mili-

tari, la limitatezza degliobiettivi e la decisione dinon inviare truppe sul terre-no, a parte gli addestratori epochi nuclei di forze specia-li, sono fattori troppo deboliper svolgere il ruolo che Ren-zi dichiara di essersi assuntoe di voler svolgere.

L'Italia dovrà fornire il suocontributo di uomini e mez-zi, partecipare alle operazio-ni di combattimento – que-sto prevede il dispiegamen-to dei caccia Amx a Trapani,coinvolgimento di non menodi mille uomini, con tutte leforze armate e i carabinieri,con componenti terrestri,navali e aerei; dovrebbemettere in campo aerei daricognizione, compreso dro-ni, militari per l'addestra-mento delle forze di sicurez-za locali e la vigilanza diobiettivi sensibili, con raffor-zato controllo delle coste inchiave antimmigrazione.

Un intervento, quindi,esteso, costoso, con i solda-ti italiani che devono anda-re materialmente sul terre-no.

In Libia gli italiani non tro-veranno l'appoggio di nessu-

no e, come avbbiamo giàdetto, lo stesso sostegnodella coalizione imperialista,Usa, Francia, Nato, è ubnsostegno infido e condizio-nato.

I soldati italiani sono lì,quindi, non per combattereil “terrorismo”, ma per difen-dere gli interessi economicidell'Eni e di tutta la cordatadi padroni italiani che ci sonoo che già c'erano in Libia aitempi di Gheddafi. Sono“carne da cannone” dell'im-perialismo straccione, comeprima linea degli Usa e dellealtre potenze imperialisteeuropee.

L'intervento italiano è perbloccare l'immigrazione nel-l'unico modo possibile, spa-rando sui barconi, con la scu-sa degli scafisti, occupanfdoporti e coste da cui avvieneil flusso.

La guerra imperialista inLibia è entrata in una nuovafase, quella dell'interventodiretto delle potenze impe-rialiste che comprende l'oc-cupazione della Libia, la suadivisione in tre, comprensi-va di una spartizione sia ter-ritoriale che degli affari.

L'imperialismo Usa accelera l'intervento in Libiae impone tempi e modi.L'imperialismo italiano fa l’interventista riluttantema intanto prepara uomini e armi

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A parole Renzi e i suoi mi-nistri esprimono la versioneufficiale “politicamente cor-retto che mette in secondopiano l'uso della forza, chevede come condicio sine quanon di ogni intervento in Li-bia la creazione di un gover-no di unità nazionale chechiede esplicitamente que-sto intervento...”, così comeviene enunciata “la subordi-nazione di ogni opzione mi-litare alla soluzione politica”.

Invece, la realtà è chequesto intervento è già incorso. Servizi e truppe spe-ciali, sia pure in forma mino-re degli altri paesi imperiali-sti, sono già sul terreno.Hanno legami con le diversefazioni militari in guerra,sono complici o addiritturapartecipano a vicende inter-ne, come quella che ha por-tato alla morte dei due ita-liani dell'azienda Bonatti.

Non solo. Bisogna ap-prendere dalla grande stam-pa internazionale lo sposta-mento in Sicialia dei 4 amxitaliani, l'autorizzazione al-l'uso della Basde di Sigonel-la per droni armati a stelle estrisce; così come è all'inse-gna dell'”armiamoci e parti-te” l'allestimento di navi eaerei e 5 mila uomini chedovrebbero intervenire più omeno progressivamente apartire dalla seconda metàdi questo mese.

Le truppe italiane hannoun solo obiettivo per l'impe-rialismo americano, quellodi attuare l'intervento di ter-ra, occupare coste e territo-rio e garantire i piani di spar-tizione che risulteranno dal-la forza reale degli imperia-listi in campo e delle bandead essi legati.

In tutto questo c'è poi ilpennacchio affidato all'Italiacome comando per gli impe-rialisti americani e per gliimperialisti in genere, a chiè affidato il comando, in ge-nerale, sono quelli che co-mandano l'azione delle trup-pe. Nel caso dell'Italia que-sto comando coincide, inve-ce, in una sorta di fanteria diprima fila per conto di chi hal'effettivo comando, l'impe-rialismo Usa e, a seguire,francesi e britannici che que-sto comando all'Italia lo han-no strappato nella sciagura-ta imprese del rovesciamen-to di Gheddafi.

Dal punto di vista di noicomunisti questo scenario cista bene. L'imperialismo ita-liano straccione che si buttain avventure militari da cuine esce con le ossa rotte econ soldati morti è una con-dizione favorevole allo sma-scheramento di padroni, go-verno e Stato, è un indeboli-mento interno che i comu-nisti, espressione d'avan-guardia della lotta del prole-tariato, auspicano per con-durre la proprio “guerra in-terna”.

Ma naturalmente, questocomporta un processo dismascheramento, la lottaprogressiva per organizzarele masse che avviene nelcontrasto a tutti i passi chel'intervento dell'imperiali-smo italiano produce.

Da questo punto di vistail lavoro non è neanche co-minciato. Governo, Statoimperialista vanno avanti si-curi come un carrarmatocontando sulla pubblicità delparlamento, tutto, sull'ade-sione a prescindere dei sin-

dacati confederali e sulla ca-pacità dei mass media di pre-sentare la cosa come “guer-ra giusta”, intervento neces-sario, umanitario, antiscafi-sta, sotto la foglia di fico del-la cosiddetta “lotta al terro-rismo”.

Gli Usa il 19 febbraio han-no dimostrato in forme evi-denti anche in Libia che l'uni-co vero terrorismo sono lebombe dell'imperialismo.

Sul piano interno, il gover-no ha fatto un salto nuovonel predisporre questa nuo-va missione imperialista, conun decreto l'ha secretata,vale a dire l'affida agli appa-rati militari diretti dai Servi-zi e che rispondono a Palaz-zo Chigi.

Questo decreto salta neifatti ogni funzione del parla-mento e cancella ogni obie-zione di tipo costituzionaledettata dal purtroppo pate-tico art. 11 (“L'Italia ripudiala guerra...”).

Anche noi il primo giornoche lo abbiamo saputo ab-biamo gridato allo scandalo,al colpèo di Stato e abbiamoascoltato immediata reazio-ne di ambienti politici e dimovimenti pacifisti. Ma tut-to ciò ha a che fare solo conla denuncia. Questa azionedel governo non è affatto il-legale e illegittima, è partedella trasformazione moder-no fascista, adeguata allafase attuale dell'imperiali-smo.

Infatti, come ci spiega IlManifesto del 6 marzo, que-sta procedura è approvatanel quadro dell'emenda-mento al decreto sulle mis-sioni all'estero approvato il15 novembre scorso, che

sancisce appunto che il capodel governo ha la facoltà diinviare nuclei operativi ar-mati senza chiedere il per-messo a nessuno e senzadettagliare cosa quei nucleivadano a fare. Il decreto diceesattamente che si pongonoi corpi speciali delle Forzearmate sotto il comandodell'Aise (Servizi di sicurezzaesterni).

Questo decreto è passatocon 395 voti a favore, 5 con-trari e 26 astenuti, tra cui Sele M5S. L'astensione su que-sto tipo di decreti è da unsecolo circa il modo con cui,dai famosi “crediti di guerra”delle missioni militari del pri-mo Novecento, con cui i co-siddetti “oppositori parla-mentari” sostengono laguerra del proprio imperia-lismo, del proprio governo.

Naturalmente, queste im-prese militari sono, per cosìdire, “fuori bilancio”, cioèattingono ampiamente aifondi dello Stato sottratti adaltre voci, che ora possonoessere la “cooperazione”,ora le “spese sociali”.

Le contraddizionitra i generali

Un discorso particolare vafatto su una contraddizioneemersa in maniera palese suigiornali. Alcuni generali, exo in forza, alcuni commenta-tori delle questioni strategi-co militari stanno di fattoopponendosi alla scelta delgoverno italiano con intervi-ste che spiegano il carattereavventurista e obiettiva-mente perdente della mis-sione in corso. Questo, chia-ramente, risente del fattoche diverse parti del mondoindustriale non hanno inte-

L'intervento dell'imperialismo italiano è già in corso

Le masse libiche, a frontedi questo, hanno una solastrada, costruire l'unità na-zionale liberandosi dei “si-gnori della guerra”, difende-re l'integrità e la indipenden-za del paese, costruire unnuovo Stato di Nuova demo-crazia, simil Gheddafi, maeffettivamente nelle manidel popolo.

L'imperialismo affonda intutto l'arco che va dalla Siriaalla Libia. L'imperialismonon spegne ma alimenta ifocolai di guerra. L'aggres-sione imperialista è la veracausa dei disastri che origi-nano la gigantesca ondata dimigranti.

Per fermare tutto questo,bisogna combattere l'impe-

rialismo, sostenere la ribel-lione dei popoli, contribuireaffinchè essa sia autonomadalla contesa interimperiali-sta; combattere, per noi, in-nanzitutto il nostro imperia-lismo.

NO ALL'INTERVENTOITALIANO IN LIBIA!

NO ALLE GIGANTESCHESPESE MILITARI CHE ILGOVERNO SOTTRAE ALLESPESE SOCIALI!

NO AL GOVERNO RENZICHE CI TRASCINA INGUERRA, COME SERVOPADRONEDELL'IMPERIALISMO,PRINCIPALMENTE USA!

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Il bottino della spartizione e le contraddizioni interimperialiste

In un articolo del Sole 24Ore del 6 marzo, a firma diAlberto Negri, i piani di spar-tizione della Libia e il botti-no di questa spartizione ven-gono enunciati in manieralimpida. Lo citiamo ampia-mente, perchè più chiaro dicosì...

“La guerra di Libia è par-tita nel 2011 con un inter-vento francese, britannico eamericano (in cui l'Italia diBerlusconi è stata trascinataa malincuore – ndr) che haprovocato al fine di Gheddafie la trasformazione della Li-bia in un teatro di un conflit-to tra le tribù, le milizie den-tro l'islam, ma è sempre ri-masta una guerra di interes-si geopolitici ed economici”.

Scrive Negri: “L'esito (delrovesciamento di Gheddafi –ndr) non è stato l'avventodella democrazia ma è sin-tetizzato da un dato. La Libiaera al primo posto in Africanell'indice Onu dello svilup-po umano (chiaramente, sifa per dire – ndr), adesso èuno Stato fallito. La guerra si

è trasformata in un regola-mento di conti e in una spar-tizione della torta tra gli at-tori esterni (i paesi imperia-listi, le multinazionali pre-senti – ndr) e i due poli prin-cipali, Tripoli e Tobruk, chehanno due canali paralleli econcorrenti per l'export delpetrolio. Qui si possono libe-rare alcune delle più impor-tanti risorse dell'Africa, il38% del petrolio del conti-nente, l'11% del consumoeuropeo. E' un greggio diqualità, a basso costo, che fagola alle compagnie, in tem-pi di crisi.

In questo momento, adestrarre barili e gas dalla Tri-politania è soltanto l'Eni, unaposizione (conservata anchedopo la caduta di Gheddafi– ndr) conquistata mano-vrando tra frazioni e merce-nari, che agli occhi dei nostrialleati deve finire (cioè, Usa,Francia, GB, devono finire illavoro cominciato durante laguerra a Gheddafi – ndr)... e– scrive Negri – se è possibi-

le con il nostro contributomilitare. Per loro anche sel'Italia ha perso in Libia 5miliardi di commesse, stia-mo già accantonando risor-se per un contingente virtua-le in barili di oro nero. Non ècosì, naturalmente, ma deveessere così. Per questo l'am-basciata Usa azzarda a chie-derci spudoratamente 5mila uomini... addolcita dal-la promessa di un comandomilitare dell'Italia (cosa chese non è una farsa – ndr) -dice Negri - sottolinea la no-stra irrilevanza...”

“La Libia – continua Negri- è un bottino di 130 miliar-di di dollari subito e 3-4 vol-te tanto nel caso che un ipo-tetico Stato libico, magariconfederale e diviso perzone di influenza, tornasse aesportare come ai tempi diGheddafi...”

E' evidente che questobottino fa gola a tutti ed è laragione della guerra in cor-so. E quando si dice tutti siintende, i signori del petro-

ressi diretti in Libia e posso-no quindi non avere la fret-ta dell'Eni. Così come, evi-dentemente, il modo volga-re e spudorato con cui gliimperialisti americani chie-dono la “carne da cannone”italiana, e il modo caricatu-rale con cui affermano chela missione sarà a comandoitaliano. Si tratta di una con-

traddizione importante nelquadro dell'indebolimentointerno dell'azione dell'im-perialismo e del governo.

E' inutile nascondere chedietro questi lamenti si ce-lano in realtà interessi spes-so molto più “terra terra”, le-gati a incarichi mancati, car-riere che si fermano e giochielettorali per i legami politi-

ci esistenti con i vecchi go-verni pre Renzi.

Anche qui, però, c'è unaquestione da mettere inluce. Il comando della mis-sione, dice la stampa, saràaffidato al generale Serra.Anche questa scelta non ap-partiene a Renzi. Questo ge-nerale, formato presso l'USArmy Wor college di Carlisle

in Pennsylvania, dal 2005 al2007, è stato addetto milita-re per l'esercito presso l'am-basciata d'Italia negli StatiUniti. Quindi, praticamente,questa missione non è soloal servizio, nel quadro deidiktat agenti dell'imperiali-smo Usa, ma è diretta ancheesplicitamente da un gene-rale attacchè degli Usa.

lio e i consorzi francesi, ame-ricani, tedeschi e cinesi, checontrollano già la Cirenaica.Anche i russi di Putin si stan-no attivando e, secondol'analista del Sole 24 Ore, sipropongono di farlo attra-verso l'Egitto di al-Sisi, a cuivendono tante armi. L'Egit-to di al-Sisi è già pienamen-te dentro questa guerra econsidera la Cirenaica unastorica provincia egiziana.Per cui è al-Sisi il gran padri-no del governo di Tobruk.

Il piano di spartizionepunta a fare della Francia ilguardiano del Sael nel Fez-zan, della Gran Bretagnaquello della Cirenaica, doveperò ci sono, come abbiamodetto, gli appetiti egiziani eanche russi, e dell'Italia quel-lo della Tripolitania – semprese “butta ilo sangue”, natu-ralmente. Agli americani in-teressano gli affari, ma que-sti non sono il centro delproblema, ma il centro èquella che Negri definisce la“supervisione strategica”.

E' evidente, e il resto del-l'articolo di Negri lo fa larga-mente intendere, che tuttoquesto per i libici, tranne cheper i signori della guerra,non c'è nulla. Perfino le par-ti del popolo che hanno par-tecipato attivamente al ro-vesciamento di Gheddafi,nella speranza di autogover-narsi e potersi, per così dire,arricchire anche loro di que-sto immenso bottino, nonc'è nulla, se non manovalan-za.

In tutto questo è eviden-te che l'Isis non è una bandacome le altre, esso è dentroil disegno, strategico e pra-tico che attraversa tutto ilmondo arabo. Anche l'Isis ha

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Critiche di destra e di falsa sinistra all'intervento imperialistaNella stampa borghese

molte delle critiche all'inter-vento italiano usano argo-menti giusti ma rappresen-tano una posizione di destra.Si scrive che la leadershipdell'Italia è necessaria e sisottolinea – sempre su Sole24 ore - “la questione nonriguarda solo il prestigio na-zionali, ma gli interessi benpiù materiali dell'energia”. E,quindi, si vorrebbe che, se sipartecipa, non succedacome in occasione dellaguerra a Gheddafi, ma che cisia la garanzia che questavolta gli interessi dell'Italiavengono realmente tutelati.

Ma come traducono que-sta posizione? Dicendo chia-ro che la modestia delle ri-sorse militari, la limitatezzadegli obiettivi, la decisione dinon inviare truppe sul terre-no, a parte gli addestratori ei nuclei di forze speciali, sonofattori troppo deboli...

Questo vuol dire, obietti-vamente far coincidere que-sta posizione con quello chevogliono gli americani: piùrisorse militari, più uomini earmi, più intervento sul ter-reno.

Molte delle critiche chevengono anche da parte diforze politiche che si dichia-rano in contraddizione conl'intervento militare critica-no la debolezza politico mi-litare dell'Italia, e, quindi, sidichiarano obiettivamentepronti a sostenere un gover-no e uno Stato ancora piùforte sul piano politico mili-tare e, quindi, esprimononon una critica ma una sol-lecitazione ad essere partedi questo rafforzamento im-perialista dell'Italia.

Infine, anche nel campodei pacifisti e degli opposi-tori alla guerra, appare an-che in questa occasione unargomento reazionario, lo

i suoi padrini e prima o poi litrova. Ma nella circostanzarappresenta proprio l'unicaforza in campo che non èdentro il disegno di sparti-

zione imperialista. Ed è que-sto che intendono le poten-ze imperialiste quando lan-ciano i grandi allarmi sul “ca-liffato alle porte” e sul “ter-

rorismo che arriva”.Ed è del tutto evidente

che tocca ai comunisti, agliantimperialisti anche delnostro paese, distinguere tra

ciò che è imperialismo e ciòche sono interessi del popo-lo, e distinguere nelle fila delpopolo ciò che è progressi-vo e ciò che è reazionario.

leggiamo, ad esempio, suContropiano, insieme ad al-tri articoli di altro segno po-sitivo: la paura e il pericolodegli attentati.

Sempre, quando l'impe-rialismo si lancia nelle sueavventure militari, la guerratorna a casa. E questo è giu-sto e necessario, oltre che avolte inevitabile, anzi, toccaai comunisti e alle forze chesi oppongono contro la guer-ra, di sabotare la guerra im-perialista anche all'interno edi salutare come positivi icolpi assestati all'imperiali-smo, alle sue truppe al-l'esterno e al “paese in guer-ra” all'interno.

Tutti noi sappiamo beneche l'Isis – se è a questa chesi allude - non è una forza ri-voluzionaria ma una forzareazionaria nel mondo isla-mico. Noi stessi parliamo,guardando all'Isis, come ge-nerato dall'imperialismo e

una forma di fascismo isla-mico.

Ma tutto ciò non può es-sere preso a pretesto perassumere una posizione cheobiettivamente ha l'unicoeffetto di alimentare gli ar-gomenti del governo, chedice appunto di andare inLibia per fermare il terrori-smo e impedire che esso “ar-rivi in Vaticano”, ma che so-prattutto alimenta la campa-gna interna antiterroristache è in realtà antimmigrati,da Stato di polizia, Stato diemergenza, Stato di guerra,da dittatura aperta.

Il caso della Francia è, peresempio, esemplare. Il Frontde Gauche, forza di sinistraparlamentare, molto simileper posizione a molte forzedi sinistra attualmente extraparlamentari in Italia, ha vo-tato nel parlamento france-se lo stato di emergenza.

Se non si vuole che la “guerra torni a casa” bisogna finirlacon le guerre imperialiste, di aggressione in Medio Orien-te. II primo terrorismo a cui mettere fine è quello dellebombe dell’imperialismo sui popoli oppressi.Noi vogliamo un altro tipo di ritorno a casa della guerrache colpisca i governi e gli Stati imperialisti. Noi siamodalla parte dei popoli oppressi dall’imperialismo. Noi sia-mo perchè siano i proletari e i popoli a condurre la lorogiusta guerra popolare contro l’imperialismo, sia all’in-terno e nelle zone di guerra.

Isis è un gruppo reazionario, di ideologia e organizzazio-ne feudale, nato e sostenuto dai governi imperialisti perfarne una pedina dell’aggressione contro i popoli. L’Isisammazza quotidianamente non le truppe e i soldatidell’imperialismo ma gli stessi popoli, e attacca soprat-tutto nelle zone di guerra i popoli che lottano e resisto-no, vedi nel nord Kurdistan.La guerra dell’Isis non è la guerra che serve ai popoli perla loro autentica liberazione dall’imperialismo, e non hanulla di “santo” se non la prospettiva di un nuovo infer-no feudale.

Gli attentati vengono usati dagli Stati per continuare laloro guerra di aggressione e per fare una guerra ancheall’interno dei paesi occidentali ai proletari, ai popoli,

alle masse giovanili e povere dei quartieri ghetto dellemetropoli imperialiste. Questi Stati diventano fascisti elanciano campagne razziste contro i migranti, per respin-gerli, rimandandoli a morire sotto le bombe o di fame.L’ordine, la pace, la civiltà che vogliono è la dittatura delcapitale, è il cimitero della democrazia, dei diritti, dellelibertà.

Per questo, nessun operaio, giovane, donna, sfruttato,dei nostri paesi deve unire la sua voce e la sua azione, nédare il suo consenso, ai padroni, ai governi, agli Stati, aifinanzieri, ai signori del petrolio, ai mercanti d’armi, chesono i veri responsabili di quello che succede e succede-rà nei nostri paesi.

Questo governo non si spazza via con le elezioni, comeanche la cosiddetta “sinistra” fuori dal parlamento e par-te del movimento sostengono.Questo governo domanda invece una lotta davvero ge-nerale che assuma i caratteri di una “guerra prolungata”,una lotta che necessita di un partito comunista rivolu-zionario autentico, un fronte unito delle masse popola-ri, una forza combattente d’avanguardia legata alle mas-se, costruiti nel fuoco della lotta di classe in stretto lega-me con le masse. Se vogliamo realmente cambiare lasituazione.

(Da pag. 1: “Governo Renzi sempre più...”)

(Da pag. 1: “Bruxelles - la guerra torna a casa...”)

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Sulla “carta dei diritti” della CGILprima parte

Iniziamo ad analizzare al-cuni dei punti emblematici diquesta “carta dei diritti uni-versali del lavoro” - le frasi ingrassetto e corsivo sono no-stre.

Titolo I – Diritti fondamenta-li, tutele e garanzie di tuttele lavoratrici e di tutti i lavo-ratoriArt. 1 - Campo di applicazio-ne soggettivo1. Le disposizioni ... si appli-cano a tutte le lavoratrici e atutti i lavoratori titolari di con-tratti di lavoro subordinato edi lavoro autonomo, anchenella forma di collaborazionecoordinata e continuativa ... dicontratti di tipo associativo ...tirocini di formazione e orien-tamento, le attività social-mente utili, o altre relazioni aqueste assimilabili comunquedenominate.

Prima la Cgil aveva dettoin varie dichiarazioni dellastessa Camusso che volevache venisse eliminato tutto ilcoacervo di contratti atipici,ora invece vengono legitti-mati una serie di contratti edi rapporti di lavoro che ca-muffano prestazioni di veroe proprio lavoro dipendente.Art. 2 - Diritto al lavoro1. Ogni persona ha il diritto disvolgere un lavoro o una pro-fessione liberamente scelti oaccettati.

Qui si fa dello “spirito a unfunerale”. Dove sta questa li-bera scelta che avrebbero ilavoratori?2. Ogni persona ha il diritto digodere di servizi gratuiti dicollocamento e di beneficia-re dei livelli essenziali, stabili-ti dallo Stato, delle prestazio-ni in materia di orientamentoe di aiuto nella ricerca di unlavoro adeguato alla sua con-dizione soggettiva, conformecon le sue attitudini persona-li e i suoi interessi, in conside-razione delle possibilità offer-te dal mercato del lavoro ...

Da un lato si chiedono coseche sulla carta già esistono(servizi gratuiti di colloca-mento) o sono previsti, dal-l'altro si rappresenta una si-tuazione idilliaca, che chiun-que vada al collocamento sabene che non è vera e nonpotrà mai esserlo se appun-

La Cgil ha formulato una"Carta dei diritti universalidel lavoro - Nuovo statutodi tutte le lavoratrici e ditutti i lavoratori", facendo-ne il centro della suaattuale politica, la “grandescoperta”, per interveniresull'insieme delle condizionidi lavoro.

In realtà si tratta, daquanto leggiamo dai primiarticoli, di un intreccio tra:affermazioni tanto generi-che quanto inutili, analisiniente affatto calate nellarealtà odierna dei lavorato-ri e delle lavoratrici, copia-tura (fatta anche male) dinormative già esistenti(che, purtroppo, senza lalotta, non diventanostrumenti di difesa deilavoratori).

Ma la Cgil non dice chevuole organizzare unagrande campagna di lottasui diritti violati dei lavora-tori e delle lavoratrici,aumenta solo la montagnadi carte, arraffando dap-pertutto.

Perchè fa questo? Chequesta trovata riveli più unelemento di debolezza dellaCgil, e di tentativo diuscirne, che un lavoro serio(sia pur impotente comun-que senza la lotta di clas-se), non è argomento diquesto articolo. Ma unacosa pensiamo che emer-ga.

Volere o volare questa,oggettivamente (e forseanche soggettivamente,adeguandosi a quantochiesto dal mondo impren-ditoriale e politico/gover-nativo) è un'operazionecontro lo "Statuto deiLavoratori". La Cgil dellaCamusso è salita sul carrodi tutti coloro che voglionocancellare lo Statuto deilavoratori e sostituirlo conuno “Statuto del lavoro”. Enon basteranno 96 articoliper nasconderlo

to il lavoro (non solo quello“adeguato” ma anche unoqualsiasi) è legato solo allepossibilità offerte dal merca-to, cioè dalle aziende, chesempre più si restringono, aldi là delle grottesche statisti-che di Renzi.4. Nessuno può essere co-stretto a compiere un lavoroforzato o obbligatorio.

La stragrande maggioran-za fa un lavoro forzato, che èmeglio chiamare più scienti-ficamente lavoro sfruttatoArt. 3 - Diritto ad un lavorodecente e dignitoso2. Il lavoro non deve esseredegradante e deve consenti-re al lavoratore una vita libe-ra e dignitosa, la utilizzazionedelle sue capacità professio-nali e la realizzazione della suapersonalità.

È evidente che - al di là del-le parole alate, che sembra-no una presa per i fondelli odette da uno che evidente-mente vive in un altro mon-do - la Cgil pensa non aglioperai e operaie, non allamaggioranza dei lavoratori,ma alla piccola borghesia.Art. 4 - Diritto a condizioni dilavoro chiare e trasparenti1. Tutti i lavoratori hanno di-ritto a condizioni contrattualichiare e trasparenti, formula-te per iscritto, e di ricevereogni informazione utile per latutela dei loro interessi e deiloro diritti ...

Questo obbligo già esiste,che senso ha fare un'altranorma quando la norma esi-ste già? Qui sarebbe stato piùlogico porre il problema del-l'ampliamento dell'attivitàispettiva.Art. 5 - Diritto ad un compen-so equo e proporzionato1. Ogni prestazione di lavorodeve essere compensata inmodo equo, in proporzione

alla quantità e qualità del la-voro svolto.

Consigliamo alla Camussoe alla Cgil di studiarsi un po'Marx. Nel sistema del capi-tale (che la Cgil non mettechiaramente in discussione) ilsalario non paga il lavoro, mala forza-lavoro; vale a direpaga il lavoro necessario cheserve a ricostituire la FL, ilresto del lavoro che fa l'ope-raio, pluslavoro, è attività la-vorativa gratis per il profittodel capitalista. Se fosse comescrive la Cgil, per cui il sala-rio (ma qui viene chiamato“compenso”) dovrebbe esse-re proporzionato alla “quan-tità e qualità del lavoro svol-to, dove sarebbe il plusvalo-re? Che convenienza avrebbeil capitalista?2. Il compenso è fissato dalleparti in misura non inferiorea quello previsto dai contratticollettivi ...

Il salario non viene “fissa-to dalle parti”, neanche nel-la più “corretta” società ca-pitalista. Il salario viene fis-sato dal capitalista, in quan-to classe - non dal singolocapitalista – secondo la leg-ge generale sopra detta. Icontratti collettivi è ormai dadecenni che recepiscono sol-tanto le esigenze industriali.La “parte” del lavoratore nonha alcun potere/diritto inquesto sistema di concorda-re il suo salario. Solo i rappor-ti di forza tra operai e padro-ni possono strappare miglio-ramenti salariali.

Nello stesso tempo la for-mulazione della Cgil fa fareanche un passo indietro ri-spetto alla legislazione at-tuale, per cui un lavoratorese riceve una retribuzione in-feriore a quella prevista daicontratti collettivi può ricor-rere al giudice del lavoro.Art. 6 - Libertà di espressio-ne1. I lavoratori, senza discrimi-nazioni, hanno diritto di ma-nifestare liberamente il pro-prio pensiero, nel rispetto deiprincipi della Costituzione edelle norme della presentelegge, anche nei luoghi doveprestano la loro opera.

Questo diritto, sulla carta,c'è già. ma viene spesso re-presso – non basta aggiunge-re carte.2. ... L’esercizio legittimo del-la cronaca e della critica nonpuò essere limitato attraver-

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so l’esercizio di poteri diretti-vi, disciplinari, di coordina-mento, di controllo o di veri-fica del datore di lavoro o delcommittente.

Bene, si direbbe. Ma nelpunto 3. viene poi usata unaformulazione ambigua “Ledisposizioni di cui al presen-te articolo si applicano inquanto compatibili con l’or-dinamento dell’attività svol-ta e con le caratteristiche delrapporto di lavoro”, che la-scia spazio di manovra allarepressione padronale.Art. 7 - Diritto a condizioniambientali e lavorative sicu-re1. Tutti i lavoratori hanno di-ritto a lavorare in condizioniambientali e lavorative sicu-re...2. Fermo restando quantostabilito dal D. Lgs. 9 aprile2008, n. 81, il datore di lavo-ro o il committente devonoadottare ogni misura, rispon-dente al criterio di massimasicurezza ...3. Il diritto a condizioni di la-voro sicure comprende altre-sì il diritto a non subire vessa-zioni...4. Tutti i lavoratori hanno di-ritto di controllare, anchemediante loro rappresentan-ze, che l’ambiente di lavoro incui effettuano la loro presta-zione sia idoneo ... di essereinformati su tutti i rischi ... esui nominativi di tutti i sogget-ti responsabili per la sicurez-za del luogo di lavoro, nonchédi ricevere la formazione inmateria di sicurezza ... .5. Tutti i lavoratori hanno di-ritto di abbandonare il luogodi lavoro qualora ritengano ditrovarsi in una oggettiva si-tuazione di pericolo grave,immediato e inevitabile, non-ché di rifiutare di svolgere intutto o in parte la prestazio-ne di lavoro ove non sianoassicurate adeguate condizio-ni di igiene e sicurezza.

Tutto questo articolo ècompletamente inutile, èmolto al di sotto e molto piùgenerico di quanto è già scrit-to dal TU sulla sicurezza D.Lgs81/08. Si direbbe: la Cgil sco-piazza e scopiazza puremale...Art. 8 - Diritto al riposo1. ... tutti i lavoratori hannodiritto a un riposo minimogiornaliero di 11 ore, oltre chea un riposo settimanale di al-meno 24 ore consecutive, e a

un riposo annuale di almeno4 settimane ...

A che serve questo artico-lo? Nella normativa sull'ora-rio di lavoro è già previstoquesto riposo. Invece di ag-gredire le condizioni di avan-zato peggioramento del lavo-ro che impediscono che si at-tuino queste norme, la Cgil silimita a ripeterle come un“pappagallo”.Art. 9 - Diritto alla concilia-zione tra vita familiare e vitaprofessionale1. … Lo svolgimento di esamiclinici e di visite mediche spe-cialistiche connesse alla geni-torialità rende inesigibile laprestazione lavorativa e dàdiritto a permessi retribuiti oa prestazioni previdenziali ...3. I lavoratori con responsa-bilità familiari hanno dirittoalla conciliazione ... congedi,riduzioni di orario ... secondole modalità stabilite dai con-tratti collettivi... accordi col-lettivi... ovvero dalla legge.5. E’ compito della Repubbli-ca, in relazione alle predetteresponsabilità familiari ed allatutela dei diritti del bambino,assicurare servizi accessibili edi qualità ... dei bambini di etàprescolare e servizi per le per-sone anziane bisognose dicura.6. Le responsabilità familiarinon possono costituire validomotivo di recesso da partedell’altro contraente.

Qui, a parte il primo e ulti-mo punto, gli altri sono postiin termini talmente genericiche non dicono nulla, nonpongono diritti certi ed esigi-bili. E soprattutto, le questio-ni più importanti: riduzionid'orario, permessi vengonorinviati alle modalità stabili-te dai CCNL o dalla legge, e,quindi, torniamo allo stessasituazione attuale in cui CCNLe legge piuttosto restringonoe peggiorano i diritti, che ri-conoscerne di nuovi. Pertan-to, è ancora un “mettersi lacoscienza a posto” per nondire nulla.Art. 10 - Diritto alle pari op-portunità tra donna e uomoin materia di lavoro e profes-sione1. In applicazione dell’art. 3,commi 1 e 2 della Costituzio-ne, è assicurata la parità ditrattamento e di opportunitàtra lavoratrici e lavoratori.2. Il principio della parità nonosta al mantenimento o al-

l’adozione di misure che pre-vedano vantaggi specifici afavore delle donne ovverodegli uomini, nei casi e nellamisura in cui l’uno o l’altrosesso risulti sottorappresen-tato...

In questo articolo da unlato non si dice ancora unavolta nulla che non sia giàscritto (il problema è che nonviene applicato!); dall'altro,però, nel punto 2 si dice unacosa negativa, subdolamen-te negativa. Qui stiamo par-lando della parità della don-na con le condizioni dell'uo-mo, o no? In realtà NO, per-chè si dice che anche l'uomopotrebbe essere “sottorap-presentato”, dando cosìun'arma al diritto borghesecontro le lavoratrici. In que-sto sistema per affermare laparità occorre affermare il“diritto diseguale” per ledonne! In questo sistema ca-pitalista, in cui le donne, e lelavoratrici soprattutto, sono“per principio” e prassi, dop-piamente sfruttate, discrimi-nate, ogni politica di “paridiritti” che metta sullo stes-so piano donne e uomini, è inrealtà una perpetuazionedella condizione di discrimi-nazione delle donne.Art. 11 - Diritto a non esserediscriminato nell’accesso allavoro e nel corso del rappor-to di lavoro1. Tutti i lavoratori hanno di-ritto a non essere discrimina-ti, nell’accesso al lavoro e nelcorso del rapporto di lavoro,a causa delle convinzioni per-sonali, dell’affiliazione e par-tecipazione all’attività politicao sindacale, del credo religio-so, del sesso e delle scelte ses-suali, dello stato matrimonia-le o di famiglia o di gravidan-za, dell’orientamento sessua-le, dell’età, degli handicap,della razza, dell’origine etnica,del colore, del gruppo lingui-stico, dell’ascendenza, dellanazionalità, della cittadinan-za, della residenza, dello sta-to di salute, di condizioni so-ciali o condizioni e scelte per-sonali, di controversie con l’at-tuale datore di lavoro o con iprecedenti, o del fatto di ave-re denunciato condotte illeci-te di cui siano venuti a cono-scenza in ragione del rappor-to di lavoro...6. In deroga a quanto previ-sto... una differenza di tratta-mento... non costituisce di-

scriminazione, laddove, per lanatura dell’attività lavorativao per il contesto in cui essaviene espletata, tale caratte-ristica costituisca un requisi-to essenziale...

Qui vi è un allargamentodi quanto già viene vietatodallo Statuto dei Lavoratori.Ma il problema è il punto 6:la deroga. Si indicano discri-minazioni di vario genere...Ma, “se la natura dell'attivi-tà lavorative...”, ecc. ecc.,queste diventano legittime.E' scontato come verrebberousate queste deroghe dalleaziende e in sede giudiziaria.Art. 12 - Diritto di riservatez-za e divieto di controlli a di-stanza1. E' vietato l’uso di impiantiaudiovisivi e di ogni altro mez-zo per finalità di controllo adistanza dell'attività dei lavo-ratori ...

Questo è già previsto dal-lo Statuto dei lavoratori. E lostesso dicasi per gli art. suc-cessiviArt. 16- Diritto di ripensa-mento e diritto al congruopreavviso in caso di modifi-che contrattuali unilaterali1. Durante lo svolgimento delrapporto di lavoro il lavorato-re può denunciare il patto concui sono attribuiti alla contro-parte ... poteri unilaterali dimodifica delle condizioni con-trattuali, sulla base di soprav-venute e documentate ragio-ni connesse a: a) ineludibiliesigenze di carattere familia-re; b) esigenze di tutela dellasalute certificate ...; c) ulterio-ri casi stabiliti dai contratticollettivi o dagli accordi collet-tivi ...

È sintomatico come qui siusi la parola “patto”, come sefosse un accordo tra due partiche stanno nella stessa con-dizione, travisando quindi ilrapporto di subordinazionedel lavoratore. Nel merito.Qui si dice solo che il lavora-tore può denunciare, ma,senza porre che il lavoratoreper questo non può essere li-cenziato, la cosa diventa unarichiesta, a cui al 90% il pa-drone dice NO. Invece perquanto riguarda il potere del-l'azienda di modificare (=peggiorare) le condizioni dilavoro, si dice solo che devedare un preavviso di 15 gg.Art. 19 - Tutela dei lavoratoriin caso di recesso e di man-cato rinnovo di contratti suc-

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cessivi1. Il datore di lavoro o il com-mittente devono comunicareper iscritto il recesso dal rap-porto di lavoro... il recesso...deve avvenire sulla base di unvalido motivo...2. Nei rapporti di lavoro su-bordinato a tempo indetermi-nato... il datore di lavoro... èobbligato, salvo il caso di re-cesso per giusta causa, a dareil preavviso previsto dalla leg-ge, dai contratti...3. In tutti i casi di successionedi più contratti di lavoro su-bordinato a tempo determi-nato... che complessivamen-te superino la durata di seimesi, il mancato rinnovo deveessere comunicato in formascritta, entro 10 giorni primadella scadenza... con indica-zione dei motivi...4. Tutti i lavoratori hanno di-ritto ad agire in giudizio, aisensi dell’articolo 22, comma1...

Cosa aggiunge di nuovorispetto alla normativa at-tuale? Nulla. Non una paro-la soprattutto per ripristina-re l'art. 18 per i rapporti atempo indeterminato. Que-sto articolo, quindi, non fache avallare, “normalizzare”,la bruttissima situazione esi-stente, aggravata dal jobsact del governo Renzi, in cui ilavoratori sono permanente-mente a rischio licenziamen-to.

E che questo licenziamen-to venga fatto “in regola”,per iscritto, sai che soddisfa-zione per il lavoratore ...!Art. 20 - Diritto al sostegnodei redditi da lavoro1. Tutti i lavoratori hanno di-ritto, in caso di disoccupazio-ne involontaria, anche perperiodi dell’anno, e di contra-zione dell’attività produttivaad un sistema assicurativo chepreveda trattamenti econo-mici tali da assicurare loroun’esistenza libera e dignito-sa...

Anche qui, la Cgil non fache ratificare la normativa incorso, che è un'offesa alla“dignità” dei lavoratori. Seneanche si indica quantodeve essere il trattamentoeconomico, di che si parla? Osi mettono chiaramente indiscussione i trattamenti eco-nomici già esistenti, che, ri-petiamo, non assicurano nes-suna “esistenza libera e di-

gnitosa” o, ed è quello che faquesto articolo, si vuole pren-dere ancora una volta per ifondelli i lavoratori.Art. 21 - Diritto ad una ade-guata tutela pensionistica1. Tutti i lavoratori hanno di-ritto ad un trattamento pen-sionistico comunque in gradodi garantire loro mezzi ade-guati alle proprie esigenze divita. A tal fine, essi hanno di-ritto alla completa totalizza-zione, ricongiunzione e riuni-ficazione dei periodi contribu-tivi. Nel caso in cui la contri-buzione non sia sufficiente agarantire ai lavoratori quantonecessario per le esigenze divita, lo Stato provvede ad in-tegrare le prestazioni con ri-sorse provenienti da forme disolidarietà.

Bene, diremmo. In questoarticolo si pone un'interven-to concreto dello Stato. Vor-remmo solo che si chiarisseche si intende per: “necessa-rio per le esigenze di vita”. Sequesta quantificazione vienelasciata allo Stato, i pensio-nati non stanno messi bene...

Detto questo, comunquequesto articolo è pochissimacosa su un tema così grave ecosì peggiorato come questosulle pensioni. E sull'allunga-mento dei tempi per andarein pensione? E sul taglio av-venuto delle pensioni, so-prattutto nel passaggio trasistema retributivo e sistemacontributivo? E sulla vergo-gna degli esodati? Dove stan-no i diritti dei lavoratori?Art. 22 - Tutela processualedei diritti del lavoratore

Anche qui, nulla di nuovoe di non già previsto. Unicanovità è nel punto 3. dove sidice: “Il lavoratore ha dirit-to... di ottenere un provvedi-mento entro tre mesi dallaproposizione della domanda.Nel caso il procedimento siprotragga oltre i tre mesi, ilgiudice, su istanza del lavo-ratore, provvede con ordi-nanza motivata a caratteresommario, i cui effetti siestinguono con la conclusio-ne del processo”.Art. 23 - Libertà di organizza-zione sindacale, di negozia-zione e di azione collettiva edi rappresentanza degli inte-ressi del lavoro1. Tutti i lavoratori hanno ildiritto di organizzarsi libera-mente, di negoziare e di ricor-

rere ad azioni collettive per latutela dei propri interessi sin-dacali e professionali ...3. Le associazioni dei lavora-tori... maggiormente rappre-sentative sul piano nazionale,hanno diritto di essere rap-presentate... negli organi enelle commissioni che... ela-borano le statistiche del lavo-ro o effettuano monitoraggidelle politiche del lavoro...

Ma come!? Nel punto 1. sidice che “tutti i lavoratorihanno diritto di organizzarsiliberamente”, e poi nel pun-to 3. si nega questo diritto,dicendo che le associazionisono solo quelle “maggior-mente rappresentative”, cioèle loro...!? Chiaramente, que-sto non è affatto per i lavo-ratori che lottano una sorpre-sa. Sanno fin troppo bene chese scelgono di “organizzarsiliberamente” non solo nonvengono riconosciuti, ma su-biscono forti discriminazioni,repressione, sia da parte del-le aziende che dei sindacaticonfederali, e tanti possonotestimoniare che il più dellevolte alla testa di questa re-pressione c'è proprio la Cgil.

Titolo II – Disciplina attuati-va degli articoli 39 e 46 dellaCostituzioneParte I – Registrazione deisindacati, rappresentanzeunitarie sindacali e contratta-zione collettiva ad efficaciagenerale.Articolo 28 - Istituzione del-la Commissione per la regi-strazione delle associazionisindacali dei lavoratori e deidatori di lavoro1. E’ istituita la Commissioneper la registrazione delle as-sociazioni sindacali dei lavo-ratori e dei datori di lavoro eper l’accertamento di rappre-sentatività in vista delle pro-cedure di contrattazione col-lettiva ad efficacia generale dicui all’articolo 39 della Costi-tuzione ...2. La Commissione è compo-sta da cinque membri ... sullabase delle indicazioni prove-nienti rispettivamente dalleconfederazioni sindacali mag-giormente rappresentativedei lavoratori e dei datori dilavoro...Articolo 29 - Registrazionedelle associazioni sindacalidei lavoratori1. Le associazioni sindacali dei

lavoratori hanno diritto a ot-tenere la registrazione perpartecipare, rappresentateunitariamente, alla contratta-zione collettiva ad efficaciagenerale...Articolo 30 - Raccolta dei datisui contributi versati dai la-voratori alle associazioni sin-dacali1. Ferma restando, per i da-tori di lavoro tenuti al rispet-to del TU sulla rappresentan-za CONFINDUSTRIA - CGIL,CISL e UIL del 10 gennaio2014, la validità ai fini di leg-ge delle comunicazioni al-l’INPS previste nella Parte pri-ma dell’accordo, per i datoridi lavoro non soggetti, attual-mente o in futuro, al predet-to TU... il lavoratore può de-mandare, mediante cessionedi credito, il prelievo dei con-tributi dalla sua busta pagaalla propria associazione sin-dacale...3. La Commissione, nei 60giorni successivi, provvede averificare e certificare il nu-mero dei soggetti di cui alcomma precedente iscritti aciascuna delle associazionisindacali registrate...

Con questo Titolo II comin-cia la parte più reazionariacorporativa della politica deisindacati confederali in gene-rale e della Cgil in specifico.L'organizzazione sindacalediventa un “catenaccio” per ilavoratori. Gli unici legittima-ti a contrattare per i lavora-tori sono i sindacati confede-rali, e si impone una “regi-strazione” ai lavoratori iscrit-ti. Chiamare tutto questo “Di-ritto dei lavoratori e lavora-trici” è una bestemmia.

Si ribadisce in questa par-te il patto del 10.1.2014 traConfindustria e Cgil, Cisl, Uil,che ha stabilito regole fasci-ste sulla rappresentanza sin-dacale, costituzione e azionedelle Rsu.

L'unica cosa reale che scri-ve la Cgil in questa parte èquando mette sullo stessopiano le associazioni rappre-sentative dei lavoratori equelle dei padroni – o, comeli chiama la Cgil, “datori dilavoro”. Effettivamente sem-pre più sono la stessa cosa!

continua nel prossimonumero

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Il 18 marzo fianco a fianco operai e lavoratoriimmigrati: lavoro non guerra

A Bergamo la giornata del18 marzo è stata anticipatada volantinaggi che hannotoccato le più importantifabbriche del territorio dovesi è portato agli operai la ne-cessità dello sciopero controil governo della guerra.

Uno sciopero necessarioma difficile, anche nei postidi lavoro con una presenzaorganizzata del sindacato.

Lavoratori della logistica eoperai di fabbrica; si sono

trovati fianco a fianco con-tro questo sistema crimina-le che è il governo delle im-prese e della guerra.Il volantino diffuso:Lavoro non guerra, dirittiper tuttiNO allo sfruttamento, NOalla precarietà, NO al razzi-smo

Contro le guerre ingiuste,vere e proprie rapine inter-nazionali, che i governi fan-no, con il governo Renzi in

prima fila, per difendere iprofitti dei padroni: per ilcontrollo del petrolio, perspartirsi nuovi mercati...Sono queste guerre che pro-ducono la miseria e la dispe-razione che costringono mi-lioni di uomini e donne a im-migrazioni forzate.

Contro la guerra interna ailavoratori. Delocalizzazioni,e libertà di licenziare con lariforma dell'art. 18. preca-rietà a vita del lavoro e ta-

glio dei diritti con il Jobs act.morte della democrazia infabbrica con l'accordo fasci-sta del 10/01/2014

Contro la guerra interna atutte le masse popolari, at-taccate dalla politica barba-ra e infame del governo Ren-zi, che taglia servizi essenzia-li e diritti sociali indispensa-bili come la sanità, le pensio-ni, la scuola...

Un governo, quello di Ren-zi, al servizio dei profitti diConfindustria e delle ban-che, che taglia per privatiz-zare. Un governo che toglierisorse vitali al benesseredelle masse, per finanziarela politica dei cannoni.

Come lavoratori abbiamouna sola strada, lottare escioperare per organizzare lanostra guerra di classe:- per cacciare il governo del-la guerra ai popoli- per difendere il lavoro e lefabbriche- per un salario dignitoso- per i diritti e la libertà di or-ganizzazione sindacale pertutti i lavoratori- per pubblici servizi socialiprimari come la sanità,l'istruzione, la casa- per l'unità degli sfruttaticontro il razzismo usato perdividere i lavoratori

Lo sciopero del 18 marzo - info SI.COBAS, organizzatore con CUB e USIAITLa giornata di sciopero ge-

nerale di 24 ore di tutte le ca-tegorie del 18 marzo 2016ha visto l'adesione di larghistrati di classe lavoratrice invari settori, con la partecipa-zione convinta e determina-ta di lavoratori, delegati,compagni alle diverse mani-festazioni lanciate e articola-te su tutto il territorio nazio-nale e ai picchetti operai da-vanti ai cancelli di magazzinie fabbriche già nelle primeore del mattino.

La manifestazione a Mila-no ha visto ancora una voltala presenza preponderantedei lavoratori della logisticama anche la presenza di la-voratori degli altri settoricome il chimico, le poste, ilpubblico impiego, il tessile,metalmeccanico, dando allosciopero un significato in

le strade di Milano tutta laloro voglia di battersi per idiritti e contro la guerra (cheal di là di quanto affermaRenzi è già in atto) attraver-

più, che è appunto quello diunire tutti i settori...

Migliaia di lavoratori han-no risposto con entusiasmoe coraggio manifestando per

so l’arma della lotta e dellosciopero. Si sono svolte ma-nifestazioni anche a Bolo-gna, a Roma, Napoli, Firen-ze, Torino, Prato ...

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“Ilva la tempesta perfetta”Un libro rivolto alla classe operaia percomprendere una questione nodale per tuttala classe operaia del nostro paeseDell'Ilva di Taranto si è par-lato e scritto molto, ma ingenerale si parte da analisiinsufficienti sul sistema delcapitale, sull'industria e dauna incomprensione di fon-do, che potremmo sintetiz-zare nella frase: “nocivo è ilcapitale non la fabbrica”.Il libro “Ilva la tempesta per-fetta” vuole “riequilibrare” ilpunto di vista affermandouna visione scientifica e dalpunto di vista della classeoperaia. In questo senso èun libro di parte, dalla partedegli operai che in questavicenda ilva sono stati o deifantasmi, o colpevolizzati, oraccontati in termini morali-sti, o camuffati come “citta-dini”.Attraverso articoli, materia-li, documenti, analisi, il libroripercorre i 2 anni caldi –2012/2013 – per riportarecome realmente è andata edi cosa si tratta e deve trat-tarsi all'Ilva, una “guerra diclasse”, in cui si sono scon-trate e si scontrano due op-zioni, quella del potere di unsistema capitalista e quelladella classe operaia e dellemasse popolari.Il libro, è una sorta di nostro“atto dovuto” per restituireagli stessi operai una memo-ria, un'analisi, una letturaricca e complessa della"guerra" che si gioca all'Ilva,delle forze, posizioni agenti.E' un libro di fatti, in cui leopinioni sono legate ai fatti,e ai settori sociali che leesprimono.Il libro attraverso i fatti,un'analisi oggettiva, vuolemostrare la lotta, particolar-mente chiara in quei dueanni nell'opposizione alla si-tuazione determinatasi, traconcezioni e posizioni mate-rialistico storico dialettiche econcezioni idealiste e mora-liste.Il libro vuole rivalutare an-che ciò che è accaduto a Ta-ranto in quei due anni, con-tro tutte le visioni lamento-se, populiste di una città e

abitanti sudditi, schiacciati emorenti.A Taranto, nei due anni cheil libro racconta, invece vi èstata una rivolta degli ope-rai e delle masse popolariche ha attraversato la fabbri-ca, città e pesato anche a li-vello nazionale.Secondo noi una sorta di “bi-ennio rosso”, che però datutti viene in parte negato esoprattutto con una tenden-za a sminuirlo, rimuoverlo,dimenticarlo.Il libro attraverso i fatti sfatauna errata visione per cui glioperai non hanno mai lotta-to per la salute, la sicurezza,ma solo per il lavoro e quin-di hanno assunto sempreuna posizione più o menoesplicita aziendalista. Glioperai invece hanno semprelottato, quando invece la cit-tà era in silenzio, per la salu-te e la sicurezza, i suoi “capi”,tra cui Battista (Libero e pen-santi) e Rizzo (ora Usb) sonostati licenziati per questo,tanti altri operai hanno ri-schiato, hanno lottato in unclima pesantissimo (è all'Il-va, con la Palazzina Laf cheè nato il “mobbing”); hannolottato da soli e sono statilasciati soli – questo vienedescritto anche nei due dos-sier in appendice del libro).Certo, all'inizio del 2012 èstata una rivolta non limpi-da né tra gli operai, ma an-che tra i cittadini, spessoambigua – simboleggiatadalla vergognosa marcia del30 marzo 2012 organizzatada Riva – ma poi la situazio-ne è cambiata sia soggetti-vamente che oggettivamen-te e vi sono stati tanti mo-menti di lotte dure, occupa-zioni contro l'azienda (che illibro descrive),E' stata una vera rivolta, incui tutti sono scesi in campoo almeno si sono interessatie ne sono stati coinvolti, e sisono schierati, nel male – illibro è intitolato la tempestaperfetta proprio per dire chetutti hanno contribuito, alcu-

ni volutamente, altri al di làdelle loro stesse intenzioni,al precipitare delle cose; enel bene – mostrando quel-lo che avrebbe potuto esse-re e potrebbe essere ancoraun'effettiva lotta di classe tradue fronti contrapposti egiustamente contrapposti aTaranto e in tutto il paese.La rivolta che il libro raccon-ta ha purtroppo finora per-so. Ha mostrato le sue po-tenzialità ma il loro sviluppoè mancato. E nel libro si pos-sono leggere quello che se-condo gli autori ne sono laragione.Ma l'Ilva e Taranto sono ilcentro, ben al di là della no-stra città, di una contraddi-zione epocale che mostra findove arriva in termini di di-struzione di uomini e cose ilsistema del capitale fondatosulla logica del profitto, del-lo sfruttamento di uomini eambiente circostante.Per questo Taranto è impor-tante, e non è una realtà sucui solo denunciare e "pian-gere", ma una realtà da ca-pire subito e ricominciare.Per questo il libro è rivoltoben al di là della nostra cit-tà, esso viene diffuso e pre-sentato in diverse città italia-

ne proprio con lo scopo didare un'altra immagine diquello che è avvenuto e suc-cede nella nostra città. Mo-strando quanto siano statevive e attive settori dellaclasse operaia e del popoloper due anni e di come è sta-ta forte la denuncia, l'azio-ne, mobilitazione di un po-polo tutt'altro che semplice-mente lamentoso, suddito erassegnato.E spieghiamo questo nel li-bro non per ottenere l'enne-sima solidarietà sulla cittàmartoriata, ma proprio perrendere partecipi, le realtàoperaie e popolari, dei cen-tri sociali, delle organizzazio-ni di lotta, dello scontro chesi svolge a Taranto e chiede-re loro di prendere posizio-ne e partecipare attivamen-te ad una vicenda le cui sor-te ricadono su tutte le lotte,su tutto il paese.

Il libro viene presentatoin diverse città italianeIntanto, lo si può richied-ere alloslai cobas per il sinda-cato di classe [email protected]. 347-5301704

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Giulio Regeni – un crimine della dittatura militare che grida vendetta!Governo Renzi, amico e alleato imperialista di Al Sisi, coinvolto e complice

Il regime di al-Sisi ha visto cadere uno per uno le altret-tanto orribile scuse e pretesti infami per nascondere il cri-mine di Stato, e, quindi, anche la grande stampa interna-zionale ha dovuto svelare i fatti; da giorni sono entrati incampo i Servizi segreti italiani che vogliono servire gli inte-ressi di al-Sisi, quelli dei padroni italiani e offrire la via d'usci-ta al governo complice Renzi e ai suoi ministri valletti, Gen-tiloni, Pinotti e Alfano.

La velina pubblicata datutti i giornali il 3 marzo scor-so, pretende di dire chel'obiettivo dell'omicidio diGiulio era colpire gli affariitaliani, guastare i rapportitra le imprese e la presiden-za egiziana. Gli ultimi con-tratti stipulati dalle aziendeitaliane in Egitto, messi orain piazza, e mostrato di chepasta effettiva sono fatti irapporti tra Italia ed Egitto,stavano per chiudersi e,quindi, l'omicidio di Giuliosarebbe stato una zeppamessa per ostacolare questa chiusura. Si dice che non è uncaso che Giulio sia stato ucciso durante il meeting con laimprese italiane e che sia stato fatto trovare dopo l'incon-tro tra la Guidi e al-Sisi.

Non ci vuole molto a capire che tutti i fatti vanno in unadirezione differente e hanno una spiegazione che è diame-tralmente opposta.

Primo, Giulio svolgeva, in maniera onesta e coraggiosa ilsuo lavoro di ricerca, in particolare nell'ambito dei sindaca-ti di lotta dei lavoratori egiziani, che era il terreno esplicitoe conosciuto della sua ricerca.

Secondo, tutte le testimonianze dicono che proprio perquesto era entrato nel mirino delle forze repressive delloStato golpista di al-Sisi che lo controllava e che voleva met-tere fine alla sua attività e, anzi, cercare di usarlo per colpi-re operai, lavoratori e attivisti sindacali che avevano “osa-to” parlare con lui. Ed è abbastanza chiaro che il suo arre-sto, le brutali torture e l'uccisione, avevano lo scopo di ot-tenere da lui nomi e contatti per poter fare ai suo interlo-cutori la stessa fine di Giulio Regeni. Uno stile dei Servizisegreti egiziani perfettamente simile a quello utilizzato dal-le forze repressive golpiste delle peggiori dittature militari,dal Cile all'Argentina, ecc.; per altro, stile e comportamen-to simili perchè provenienti tutti dalla scuola criminaleamericana che ha sempre istruito e modellato i regimi didittatura militare.

Terzo, sono proprio i rapporti economici, intensi, tra Egittoe imprese italiane la base d'appoggio dei legami stretti eanche personali tra il dittatore al-Sisi, il suo regime e l'igno-bile governo di Renzi e Renzi stesso. Proprio questi rapportihanno potuto, invece, far credere ad al-Sisi e al suo regimee ai suoi torturatori di poter fare tutto quello che volevanodi Giulio e del suo corpo, perchè, figuriamoci se Renzi e ipadroni avrebbero messo in discussioni relazioni e businessdi miliardi per la morte di un “povero ragazzo”.

Per questo, la versione dei Servizi segreti è un altro depi-staggio, questa volta fatto direttamente dai Servizi segreti

I legami al-Sisi/Renzi è uno dei nessi traquestione Egitto e questione Libia

“Dietro la guerra? Profitti!” Questo diceva il grande gior-nalista comunista John Reed.

Ma, ancor prima di lui Robert Clive, che creò la potenzadelle Indie orientali britanniche e fu anche governatore delBengala, spiegò e teorizzò l'interdipendenza tra espansio-ne commerciale e forza delle armi, sintetizzandola in unafrase: “I commerci finanziano le armi e le armi proteggonoi commerci”.

Questo oggi è particolarmente evidente nell'attivismocommerciale e militare in progress dell'imperialismo italia-no. In particolare se si pensa al regime di al-Sisi, MatteoRenzi è stato il primo capo di governo europeo a visitare ilCairo e ha partecipare ad un mega Forum economico aSharm el Sheikh.

L'Eni è impegnato nella nuove esplorazioni con la megascoperta del giacimento di Al-Zhor che vale a regime ben200mila barili di petrolio al giorno e investimenti per alme-no 12 miliardi di dollari.

Quella scoperta ha cementato un'amicizia che vale, inscambi commerciali (nel 2014), oltre 5 miliardi di euro eche in prospettiva mira a progetti per i quali complessiva-mente il governo egiziano ha annunciato di voler investire80/90 miliardi di dollari nei prossimi anni.

Infine l'Egitto confina con la Libia, dove l'Italia nel 2011ha perso terreno a causa dell'intervento franco-britannicoper abbattere Gheddafi - sostenuto dalla Clinton, rispettoalla posizione più tiepida del suo presidente Obama. Quin-di, l'Egitto è anche il garante, l'alleato principale nella zonadell'Italia, nel quadro dell'intervento-tentativo di riprendersila Libia, o almeno riuscire a salvare la restante presenzadell'Eni che gestisce impianti strategici per il gas. Ma non cisono solo i commerci e il petrolio, ma anche le telecomuni-cazioni e tutta la rete di presenza nel Mediterraneo, datoche la Libia è la porta dell'Africa Sub sariana dove vi sonoimportanti materie prime e tassi di crescita economica for-

italiani e dal loro capo reale Renzi. La verità che traspareanche dalla stampa borghese è un'altra“Giulio era un otti-mo ricercatore. Parlava arabo... Scriveva report duri mamolto efficaci sulle condizioni di vita al Cairo e quelle deilavoratori in particolare, e sulla possibilità di organizzareproteste, non su temi umanitari che vengono ritenuti pocopreoccupanti, ma su quelli del lavoro...”

Al Sisi assassino come Videla

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ti, su cui l'Italia vuole mettere le mani o almeno non esseretagliata fuori

La natura della dittatura militare in Egitto e lageopolitica del mediterraneo

Egitto: fusione tra classe dominante e gerarchie militari.Si sa che nelle dittature militari, il potere è detenuto dal-

la classe dominante, gestito attraverso i militari. Una carat-teristica dell'Egitto è una fusione tra classe dominante egerarchie militari. Queste ultime non sono serve dei padro-ni ma sono padroni in primis. E questo da lungo tempo e aldi là dello schieramento temporaneo che il capo militare diturno ha, dal “progressista” Nasser a Mubarak, all'odiernoal-Sisi.

Sono espressione della borghesia burocratico compra-dora asservito all'imperialismo principalmente Usa, e lo re-stano anche quando cercano di contrastare gli interessi Usae degli altri paesi imperialisti occidentali, come è successoia tempi di Nasser ed è successo agli altri paesi del mondoarabo.

Nelle dittature militari esiste però una compattezza tut-ta apparente e che vale in maniera rigida solo verso oppo-sitori, proletari e masse, mentre all'interno sono attraver-sate da faide feroci.

L'ascesa di al-Sisi è il frutto delle faide interne al Consi-glio supremo delle Forze armate, di cui lui ha approfittato,ponendosi come il più capace di estromettere il movimen-to islamico, andato al potere con le elezioni e di ristabilirel'ordine politico e sociale nei confronti di ogni tipo di oppo-sizione espressasi a piazza Thair come negli scioperi operai.

Ma, chiaramente, al-Sisi ha cercato di costruire il suo re-gime e questo ha provocato contraddizioni interne tra leforze militari.

Tra le varie forme di depistaggio in occasione della mor-te di Giulio Regeni, vi sono stati quelli che hanno sostenutoche Giulio sia stato ucciso da una di queste fazioni interneal regime per mettere in difficoltà al-Sisi. Si tratta anche quidi un falso. Il problema è esattamente il contrario. Vale adire che Regeni è stato ucciso, come è ormai ben chiaro,dai Servizi di al-Sisi, nel quadro della sua repressione ordi-naria, rivolta alle lotte dei lavoratori e ai sindacati indipen-denti. E che ora, invece, è possibile che se intorno alla vi-cenda Regeni si sviluppasse e si intensificasse un movimen-to di opposizione e di isolamento internazionale del regi-me di al-Sisi, queste faide interne possono alimentarsi emettere in crisi il regime.

Gli intrecci politici economici con ENI e ItaliaLa morte di Giulio e il movimento per la verità e giustizia

all'interno e nel movimento internazionale, oltre che met-tere in luce la natura del regime, i suoi intrecci economici epolitici con l'Italia e l'Eni in particolare, mette in luce e ali-menta un altro tipo di conflitto economico e politico, all'in-terno dell'imperialismo e regimi suoi servi.

Ne scrive Guido Rampoldi su Il Fatto quotidiano, che sot-tolinea come in questa vicenda vi sia del 'non detto' e, inparticolare “lo scontro titanico tra Zhor e Leviathan, chenel prossimo futuro contribuirà a formare la geo politicadel mediterraneo della sponda sud”. Questi due nomi nonsono tanto un ritorno all'antichità, né due personaggi deifumetti-film della Marvel.

“Zhor è il nome del gigantesco giacimento di gas scoper-to dall'Eni in Egitto. Leviathan è il non meno vasto giaci-mento che si estende tra le acque territoriali di Cipro, Isra-ele e Gaza (un'area però controllata dagli israeliani).

L'Eni cerca di convincere gli israeliani che i due progetti

non sono alternativi e anzi potrebbero condividere un reti-colo di gasdotti, ma è evidente che i formidabili appetitieconomici e geopolitici, suscitati da Leviathan, uscirebberoridimensionati dallo sfruttamento del gas egiziano.

Quindi, Leviathan, cioè Israele, ha interesse a fermareZhor, e quindi l'Eni, e naturalmente Israele sa di avere mol-to potere all'interno della dittatura militare egiziana. E' deltutto evidente, quindi, che ora dopo la morte di Giulio, sia-no entrati in campo interessi economici e politici consistenti.E l'Eni e il governo di cui si serve, Renzi, ha assoluto biso-gno di puntellare al-Sisi e salvaguardare la sua posizione.Questo rende del tutto improbabili le dichiarazioni di 'veri-tà' del governo Renzi e del suo portavoce Gentiloni. Anzi,questo governo e il suo padrone hanno tutto l'interesse aduna verità di comodo che metta a tacere il caso.

E' evidente, quindi, che noi invece abbiamo tutto l'inte-resse contrario, a svelare questo intreccio assassino e ren-dere così onore non solo alla vita ma anche alla morte diGiulio.

Sarebbe un bene, però, che questo lo comprendesse an-che la famiglia, gli amici, il vasto movimento di ricercatori edi democratici che è mobilitato dalla morte di Giulio. Noisiamo con loro, dalla loro parte, sentiamo come tutti che“Giulio è uno di noi”, ma dobbiamo dire con chiarezza chedomandare ai suoi aguzzini e ai loro complici questa veritàè inutile e fuorviante, ci fa perdere tempo e non indirizzacorrettamente i passi da fare.

Ma quale verità cercate? Era tutto chiaro sin dalprimo giorno. Chi dice il contrario o chi crede alcontrario, mente sapendo di mentire

Già il 6 febbraio il quadro era già chiaro ed era contenutonell'ampia pagina 2 del Corriere della Sera, che, come an-che il Sole 24 Ore hanno tenuto nei primi giorni della vicen-da un atteggiamento da informazione corretta. In esso giàsi scriveva che Regeni sparisce il 25 gennaio, la notizia vie-ne tenuta riservata fino al 31 gennaio, nonostante i suoiamici l'avessero denunciata immediatamente, il suo cada-vere viene ritrovato il 3 febbraio, orribilmente torturato.

I medici evidenziano le prolungate torture che fanno in-tendere che il giovane è rimasto diversi giorni nelle manidei suoi agiuzzini. Le ragioni di questo vengono esposti inmaniera lineare e semplice: Gulio aveva incontrato attivistisindacali, partecipato a riunioni e assemblee di lavoratori;aveva resocontato nel quadro della sua ricerca tutto que-sto; aveva scritto articoli, sotto falso nome, per Il Manife-sto; era stato individuato e sequestrato con l'obiettivo prin-cipale di ottenere attraverso la tortura la confessione e inomi delle sue fonti per poterle perseguire e l'obiettivo se-condario di impedire che poitesse continuare a pubblicarearticoli, comunque ritenuti dannosi per il regime.

C'era in questo articolo, e successivamente in altri, giàtutto.

Ora, quali che siano le fonti del CdS, è possibile che l'in-tero apparato dei Servizi e poliziesco non sapesse nulla ebrancolasse nel buio?

E' possibile vedere Renzi tacere e i suoi Ministri blatelaresempre le stesse frasi fino ad oggi?

Su questo abbiamo letto una montagna di articoli e gior-nali, ma nessuno di essi, come pure varie realtà politiche esociali che si sono mosse, hanno fatto il necessario per im-porre questa verità e le necessarie conseguenze di essa.

Per molto meno, per vicenduole interne, abbiamo tro-vato grandi giornali condurre per mesi campagne intornoalle “dieci domande” a cui bisognava rispondere. Mentre

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abbiamo assistito, dopo i primi giorni, alle contro campa-gne che hanno dato spazio agli insulti e alla denigrazione diGiulio, parlando di “spia, di stupido che se l'è andata a cer-care, “di “drogato”, “omosessuale”

Articoli anche lunghi e una montagna di particolari voltiad intorbidire più che a illuminare quello che è avvenuto.

Le uniche cose vere che abbiamo letto nei giorni succes-sivi sono stati gli interessi economici dell'Italia in Egitto, ilruolo dell'Eni, i legami politici e militari tra Italia ed Egitto, ilsostegno alla dittatura di al-Sisi e alla sua repressione dimassa, compresa la sua guerra di classe nei confronti dellelotte operaie e dei sindacati indipendenti, che Giulio con lasua onesta ricerca aveva cercato di far conoscere.

Ebbene, sono queste seconde verità che hanno uccisoGiulio. E a queste ci dobbiamo attenere per pretendere chequesta questione non cada nel dimenticatoio e che sia benpresente nella lotta contro l'imperialismo italiano, contro ilregime del boia al-Sisi, contro il governo Renzi.

Ma serve anche comprendere che gli interessi e le logi-che che sono dietro l'uccisione di Giulio sono le stesse del-l'incendio che divampa in tutto il Medio Oriente e il Medi-terraneo, sono le stesse che ci sono nella guerra di Siria,come nella guerra di Libia in corso e nell'intervento impe-rialista su larga scala che si prepara. E sono questi interessi,queste logiche che dobbiamo combattere e rovesciare.

I Complici del crimine della dittatura militareegiziana

I - Lutwak in televisione dice: “Lasciamo perdere per-chè magari l'ha ucciso il suo amante

II - Parte della stampa ha sostenuto che se l'è andata acercare.

Giornalisti e analisti abituati a considerare il loro mestie-re e la loro attività possibile come “embeddeb”, non posso-no minimamente immaginare che Giulio Regeni non è comeloro e possa fare ricerca anche in un paese come l'Egittodominato da una dittatura golpista senza essere accompa-gnato dalla polizia dei golpisti.

Perchè è così che fanno i giornalisti anche italiani in Egit-to il loro mestiere.

D'altra parte come dare torto a questi giornalisti, vistoche è diventata presidente della RAI, la più nota e sputta-nata giornalista embedded del nostro paese, Monica Mag-gioni, diventata nota per le gite sulle jeep e i carri america-ni nei teatri di guerra.

Essere analisti, ricercatori, giornalisti in quella maniera èesattamente il contrario di quello che faceva Giulio e chefanno ancora e aspirano a fare tanti altri ragazzi come lui.

III - Poco prima di Giulio Regeni è stata uccisa in Egittouna giovane militante socialista, Shaima al-Sabbagh, mo-rente tra le braccia di un compagno, colpita alle spalle dalfucile di un poliziotto mentre andava a depositare una co-rona di fiori in memoria della rivoluzione del 15 gennaio.

Quasi nessun giornale, a conferma del giornalismo em-bedded esistente in Egitto, ha pubblicato la notizia, salvopoi tirarla fuori solo in occasione della morte di Regeni.

IV - Renzi dimostrando quando per lui sia molto più im-portante al-Sisi di Regeni, abituato a cinguettare in formearroganti e idiote su ogni tema, sul caso Regeni ha manda-to avanti al massimo i suoi cretini di riferimento, Gentilo-ni in testa.

In una della case storiche del golpismo, in Argentina, inoccasione della sua visita, l'unica cosa che è riuscito a bal-bettare: “E' stato ucciso in circostanze ancora tutte da chia-

rire”. Dichiarazione, oltre che ignobile per un presidente ita-liano, è solo poco sopra quella dell'ambasciatore egizianoa Roma, che per giorni ha ripetuto che Giulio non è maistato arrestato dalla Sicurezza egiziana. Perfino la EmmaBonino, che non è certo mai stata particolarmente progres-sista nella sue relazioni internazionali, ha detto che “quelloche è avvenuto a Giulio sono circostanze note anche pri-ma, e che l'autocensura del governo italiano non ha giusti-ficazioni di sorta”.

Il capo dei servizi segreti italiani era al Cairoquando Giulio Regeni è stato torturato o almenoquando è stato ritrovato!

Ma i Servizi segreti italiani, sapevano già tutto dal pri-mo giorno o, ancor peggio, hanno collaborato al rapimen-to, tortura e uccisione di Giulio Regeni?

Il dubbio viene se si considera che – lo ha pubblicato IlFatto quotidiano il 17 febbraio 2016,– “quando il corpo diGiulio Regeni è stato trovato lungo l'autostrada che collegail Cairo ad Alessandria, in Egitto c'era anche il massimo rap-presentante dell'Intelligence italiana, Alberto Manenti,capo dell'Aise, i Servizi segreti esteri - per capire, quello acui sono ora affidate le truppe speciali per l'intervento inLibia, nel decreto secretato del Governo Renzi.

Tutti si sono bevuti, e anche Il Fatto quotidiano, che lasua presenza in quei giorni fosse casuale, accettando perbuona la spiegazione che viene dagli stessi Servizi segreti“era un incontro programmato da tempo che non è mate-ria di dibattito pubblico, perchè si tratta di appuntamentiriservati.

Ora diteci pure che Manenti ha appreso la notizia dai gior-nali, e completiamo la cosa!

Ma Manenti in Egitto è di casa, come lo sono i Serviziitaliani

Che fanno abitualmente i Servizi in Egitto? Ce lo spiegaun altro articolo, ma ancor meglio ce lo spiega Matteo Ren-zi che un anno fa, parlando dell'Eni e del suo ruolo nel Me-diterraneo, dichiara: “L'Eni è oggi un pezzo fondamentaledella nostra politica energetica, della nostra politica este-ra, della nostra politica di Intelligence”.

Cosa vuol dire Intelligence? Con la solita sua faccia da'paraculo' continua Renzi stesso: “I Servizi segreti”. Qualcu-no dice che sia stata una gaffe che ha svelato un segreto dipulcinella nell'area. L'Eni non è un'azienda di Stato, è uno'Stato azienda' che ha una sua diplomazia parallela in Afri-ca e Medio Oriente, una sua Intelligence e una security au-tonoma.

E questo non solo in Egitto, chiaramente, ovunque essosi trovi, e ad esempio in Libia. Dove l'Eni senza aspettare i 5mila soldati di Renzi, è già legata alle diverse fazioni in guerrain Libia “per tutelare gli impianti Eni”.

L'imperialismo italiano ha nell'Eni la sua punta di diaman-te e anche l'uccisione di Giulio Regeni mette in luce questointreccio e ci mostra che l'imperialismo è sempre affari, pro-fitti, guerre, ed è sempre sporco di sangue dei popoli e ditanti innocenti.

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Quest’8 marzo tante lavora-trici e precarie hanno scio-perato!Contro lo sfruttamento neiposti di lavoro, le condizionidi lavoro disumane e schia-vizzanti in molti settori dellaproduzione capitalistica, maanche contro l’intero siste-ma dominante, fatto di vio-lenza e femminicidi, sia infamiglia che da parte delleistituzioni totali dello Stato.Uno “sciopero delle donne”che ha fatto riprendere nel-le mani di tante donne pro-letarie, lavoratrici, più sfrut-tate e oppresse la bandieradell'8 marzo, infangata dallaborghesia, dai loro massmedia.Uno “sciopero delle donne”in cui si è sentita la poten-ziale forza dirompente dEL-L’unità delle lavoratrici e di-soccupate, se si estende intutti i posti di lavoro, nellefabbriche più importanti, intutte le realtà.Uno “sciopero delle donne”che ha rinnovato il “ponte”internazionale con le donneschiavizzate, doppiamentesfruttate, oppresse, stupra-te, torturate, uccise, da Sta-ti, governi, eserciti, uominifascisti e patriarcali, ma so-prattutto con le donne rivo-luzionarie combattenti, dal-l'India, impegnate nellaguerra popolare e nella “ri-voluzione nella rivoluzione”,al Kurdistan, alla Turchia,ecc.Lo “sciopero delle donne' co-mincia a diventare un'armapratica, per tradurre nei fat-

Dall'8 marzo dello sciopero delle donne alla manifestazionenazionale delle donne!

ti il protagonismo delle pro-letarie, operaie, lavoratrici,disoccupate, immigrate, perunire le loro lotte e resisten-ze singole e far diventareegemone e un punto di vistagenerale le doppie ragionidelle donne, l'intreccio tra leragioni di classe e di generee perchè prendano nella loromani la lotta per il loro de-stino e per una vera libera-zione, ed essere un riferi-mento di tutte le donne op-presse, assumendone tutti ibi/sogni.Questo sciopero ha contra-stato e di fatto strappato dal-le mani del femminismo bor-ghese e del riformismo, po-litico e sindacale, il loro usoipocrita dell'8 marzo voltoad impedire l'8 marzo delledonne proletarie, per man-tenere incatenata la maggio-ranza delle donne in un illu-sorio miglioramento di que-sto marcio sistema capitali-sta.Il femminismo borghese

quest'anno o ha taciuto, o siè rinchiuso in grigi concilia-boli, autosoddisfacenti. Il ri-formismo ha visto nella suaespressione più pura e orga-nizzata, il sindacato dellaCgil, della Camusso, usareanche l'8 marzo per propa-gandare la sua “carta dei di-ritti”, mentre ogni giornoquesto sindacato portaavanti una linea, un'azione,che permette gli attacchi aidiritti, con pesanti conse-guenze soprattutto per le la-voratrici, le precarie, le sen-za lavoro.

Per noi, invece, ora e sem-pre la nostra battaglia è:“Scatenare la ribellione del-le donne come forza pode-rosa della rivoluzione!”

Questo “Sciopero delle don-ne” ha cominciato anche adegemonizzare, a far sposta-re settori lavorativi e non,delle donne della piccolaborghesia, anch'essi colpiti

pesantemente dal governo edal sistema padronale, dallaparte delle donne più sfrut-tate e oppresse, riconoscen-do il ruolo d'avanguardia cheesse possono svolgere nel

portare insieme le ragioni diclasse e le ragioni di genere(spesso nella lotta sono pro-prio le proletarie le più “fem-ministe”). E noi lavoriamo

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perchè si esprima e si visibi-lizzi la marcia in più nella lot-ta che portano le donne pro-letarie.*****L'8 marzo ha visto a livellonazionale, scendere in scio-pero soprattutto le lavoratri-ci precarie, delle pulizie, de-gli asili, dei servizi, delle tan-te cooperative sociali. E' l'im-menso mondo del precaria-

to, dal nord al sud - che colgoverno Renzi, con il suo jobact, si è esteso e peggiorato,che vive il rischio continuo dilicenziamenti, con bassi sa-lari, ricatti, discriminazioni,anche molestie sessuali - cheè stata l'immagine più ampiadello “sciopero delle donne”di ieri.A queste lavoratrici si sonounite tante lavoratrici dellascuola già nei mesi passati inlotta – si può dire che nonc'è stata una città in cui ingrandi o piccoli numeri nonabbiano scioperato, e chinon l'ha potuto fare ha tra-sformato una mattinata dilezione normale in una occa-sione per parlare del'8 mar-zo e della piattaforma dellosciopero delle donne.Vi sono state soprattutto alsud contingenti di donne di-soccupate che hanno porta-to nelle iniziative la loro ca-rica di forte ribellione.Al centro Italia, hanno scio-perato - chiamate anche daaltre organizzazioni sindacalidi base, Usb, Usi - le lavora-trici del commercio, deigrandi supermercati, tartas-sate con orari, turni, ma chedevono essere sempre di-sponibili, sorridenti, e sem-pre a rischio licenziamentiper maternità.

Lo “sciopero delle donne” hadato anche voce e ampiezzaa scioperi già in corso delleimmigrate, dalle operaie del-lo Yook denunciate perchèhanno denunciato i porcipadroni, alle lavoratricischiavizzate del Veneto, alleimmigrate in lotta per la casadi Milano.*****Ci vogliono un pò di giorni

per raccogliere tutte le capil-lari e frammentarie notizie edati su dove si è scioperatoo almeno si aderito in diver-se forme allo “sciopero del-

le donne” - come fu in occa-sione del primo scioperodelle donne del 25 novem-bre 2013. Dai dati parzialiemerge già la sua riuscita -solo nella Funzione pubbli-ca 11.753 lavoratrici hannoscioperato l’8 marzo! Man-cano tutte le lavoratrici del-le cooperative, delle Ditteprivate appaltatrici che lavo-rano nei servizi, pulizie, asi-li, assistenza, ecc. che han-no scioperato in tantissimiposti di lavoro, dalle miglia-ia di Roma alle centinaia diPalermo, Taranto, ecc. (perquelle che conosciamo);come mancano le lavoratri-ci del commercio; le lavora-

trici immigrate, ecc. Ancoranon abbiamo i dati delle la-voratrici dei trasporti di va-rie città, dove sappiamo chec'è stato lo sciopero delledonne.E' quindi molto probabileche questa cifra, di 11.753,SI RADDOPPI!

E c’è da dire che questa vol-ta siamo state come MFPRun pò sole ne lanciarlo.L'area del femminismo me-dio e piccolo borghese orga-nizzato, intellettuale, unaparte dell' area della Cgil chenel 2013 parlò dello “sciope-ro delle donne” (spesso soloper snaturarlo, farlo diventa-re unicamente virtuale, dainternet, o di “massimo mez-z'ora”), questa volta è scom-parso. Ma ciò non ne ha im-pedito la sua riuscita edestensione*****Nello stesso dobbiamo e c'èper tutte ancora da fare mol-to lavoro soprattutto perchèlo “sciopero delle donne”veda realmente e numerica-mente in campo le operaie

e i settori delle lavoratrici piùsfruttate e oppresse. Il carat-tere di “lunga marcia” diquesto secondo scioperodeve servirci, darci tempoper far maturare sempre piùle condizioni a livello di mas-sa.Ad esempio alla Fca SataMelfi – una fabbrica simbo-lo di una realtà in cui il siste-ma più avanzato del capita-le provoca una condizionesoprattutto per le operaie damoderno medioevo – per l'8marzo abbiamo portato unapiattaforma specifica,espressione delle denunce einiziative delle operaie, maall'interno della fabbrica

nessuna realtà sindacale hapreso alcuna iniziativa. C'èun vuoto sindacale a cui pro-prio in questi giorni si unisceuna inqualificabile iniziativadel vertice Fiom di espulsio-ne dei delegati e operai piùattivi, tra cui alcune operaieattive sulla contestazionealle 'tute bianche'.Ma in questa fabbrica, la FCAdi Marchionne non si fermanell'attacco e, prima o poi, lasituazione può e deve esplo-dere, e come abbiamo det-to, le donne operaie posso-no essere il “tallone d'achil-le” del sistema Marchionne.Anche in tante altre fabbri-che la situazione sta diven-tando inaccettabile per ledonne, sfruttate, penalizza-te e poi le prime ad esserelicenziate, discriminate, ecc.La lotta delle donne in que-ste fabbriche interessa tuttele lavoratrici, perchè se ledonne vincono qui vinconodovunque, se perdono per-dono d'ovunque.

Nel mondo schiavizzato del-le braccianti, abbiamo appe-na cominciato, dopo unaestate in cui vi sono statebraccianti morte, e qui piùche altrove si uniscono inmaniera brutale e schifosacondizioni disumane di lavo-ro e ricatti e violenze sessua-li.E' una condizione simile aquella delle immigrate, an-che se tra le immigrate so-prattutto in alcune realtà delnord le lotte sindacali cisono, ma è lo “sciopero del-le donne” che le può unire efarle diventare un'arma di-rompente.

Ora riprendiamo e portiamoavanti la lunga marcia.Ora il suo obiettivo è unaManifestazione nazionaledella lavoratrici , precarie,disocupate, di tutte le don-ne sfruttate e oppressa, aRoma in autunno

VIVA L'8 MARZO!VIVA LO SCIOPERO DELLEDONNE!LE DONNE HANNO UNAMARCIA IN PIU' E LA DOB-BIAMO USARE!SIAMO S/CATENATE!

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Alcune note sulla maternita' surrogata1) Denunciamo e lottiamo con-tro la campagna di destra, fa-scista, integralista portataavanti dalla Lega di Salvini, dalNcd, dai partiti di centro destra,dalla Chiesa, in generale dal-l'area del 'Family day'.Questi partiti, forze, esponentidenunciano la maternità surro-gata in nome di posizioni e con-cezioni di destra, familiste, delruolo della donna come ripro-duttrice al servizio della "sacrafamiglia: donna, uomo, bambi-no" e del sistema del capitale.Sono contro l'utero in affittocon la stessa ideologia reazio-naria, cattolico-integralista concui sono contro il diritto d'abor-to, la maternità come sceltadella donna, la fecondazioneartificiale, ecc.Come sempre - vedi unioni ci-vili e adozione del figlio delpartner - coprono queste posi-zioni con la squallida ipocrisiasui bambini, sulla famiglia, cheè diventata il luogo più perico-loso per le donne e i bambini.Gli esponenti di queste forze, ipreti, che ora alzano alte gridacontro “l'utero in affitto”, con-tro l'uso del corpo delle donnepovere, sono i primi che sfrut-tano spesso i corpi delle don-ne, fino alle bambine, col turi-smo sessuale.

QUESTO OGGI E' IL PRIMOFRONTE DI LOTTA DEL MOVI-MENTO DELLE DONNE, la prin-cipale contraddizione antago-nista sulla questione dei dirittidelle donne.Non si può prendere posizionecontro la maternità surrogatasenza schierarsi e lottare con-tro questa crociata da moder-no medioevo, che è contro ledonne, prima di tutto.Il M5S lo collochiamo in que-sto fronte, per le posizioni giàprese sulla questione adozioninelle coppie omosessuali, am-bigue, ma che risultano a so-stegno di quelle della destra .

2) Il governo Renzi, il PD è par-te ed effettivo regista di que-sto fronte. Renzi e le sue mini-stre hanno "giurato" ai lorocompagni di merende che nonvogliono parlare della "mater-nità surrogata", ma questo nonc'entra nulla col rispetto delcorpo delle donne e dei dirittidelle donne. Visto che nel si-lenzio il 15 gennaio scorso, èpassata una maxi multa alledonne che abortiscono fuoridalle strutture pubbliche, cheva da 5 a 10mila euro, e cheevidentemente colpirà tantissi-me donne, spesso le più pove-

del corpo o pezzi di corpo”.Questo, pone necessariamen-te l'obbligo di dire NO all'uteroin affitto.Coloro che parlano di “liberavolontà”, che fanno mille distin-guo, vogliono nascondere larealtà concreta, il fatto, mate-rialistico, che finchè ci sono leclassi, finchè c'è l'imperialismoe le popolazioni schiacciate daesso, finchè le donne, in qual-siasi latitudine del mondo,sono doppiamente sfruttate eoppresse, parlare di libertà èfare dello “spirito ad un fune-rale”, è voler dipingere di rosa,ma solo per sé, le tendine di unmega carcere in cui, più que-sto sistema sociale va avanti epiù anche nei paesi cosiddetti“civili” le donne sono ricaccia-te a 50 anni indietro.

Chiaramente, se una donna vo-lontariamente fa una gravidan-za per altri, gratuitamente, èuna scelta individuale (anchequi varrebbe, come qualcunoha ricordato, lo slogan del mo-vimento anni '70: “l'utero è mioe lo gestisco io”), ma questonon può in nessuna manieracambiare la realtà generale.Su questo, comunque, occorresgombrare il campo dalle ipo-crisie borghesi. Viene tanto ein tanti modi sfruttato, violen-tato il corpo delle donne, che ineofiti “difensori delle donne”non possono certo emergersi adifensori delle donne se il lorocorpo serve per dare un figlioad altri.

C'è inoltre un aspetto ideolo-gico che in questo sistema so-ciale in cui la condizione di su-bordinazione delle donne è unanello centrale, non può esse-re ignorato: fare un figlio peraltri o altre è l'espressione del-la considerazione del ruolo delcorpo della donna come “mac-china riproduttiva”, che il mo-vimento delle donne ha sem-pre combattuto e combatte.

4) Nello stesso tempo, non sia-mo affatto d'accordo che videbbano essere leggi che repri-mano la maternità surrogata.Primo, perchè chi dovrebbefare le leggi per reprimere sonogli stessi Stati imperialisti cheportano avanti la massima op-pressione istituzionalizzata ver-so le donne e i bambini, chemassacrano donne e bambini(e mai come in questo periodoè vero, se pensiamo ai migran-ti, ai bombardamenti, alle guer-re che anche l'Italia si apprestaa fare e a guidare); secondo,

re, che sono costrette ad abor-tire negli studi privati, perchèl'obiezione di coscienza arriva,soprattutto al sud, anche al90%. Visto come stanno peg-giorando, col jobs act, i licen-ziamenti, la disoccupazione, lepermanenti discriminazioni, ilpeggioramento dei servizi so-ciali, le condizioni di vita e dilavoro della maggioranza delledonne.

3) E' evidente che la maternitàsurrogata nella grande maggio-ranza dei casi è sfruttamentoviolento del corpo delle donne.E' espressione di una inaccet-tabile disparità, che è soprat-tutto di classe. In generale sitratta di un rapporto mercifica-to: c'è chi compra perchè ha isoldi, c'è chi vende perchè habisogno di soldi. Non lo chiedechiunque a una donna di fareun bambino, lo fa chi lo puòchiedere perchè ha soldi.Quindi non è affatto un rappor-to di volontà alla pari. Non cipuò essere in un sistema socia-le basato sulla divisione in clas-si. Non ci può essere in un si-stema in cui le donne sono con-dizionate e oppresse nel lororuolo riproduttivo. E, in ognicaso, anche in una relazionenon costrittiva, il “proprietario”del futuro bambino e la donnastanno inevitabilmente su duepiani diversi: chi ha deciso, chipone le condizioni, è chi vuoleutilizzare l'utero di un'altradonna.

Nessuno può negare che lastragrande maggioranza dellematernità surrogate avvengo-no sfruttando la povertà delledonne, e soprattutto delle don-ne dei paesi del terzo mondoda parte di coppie o personesingoli dei paesi imperialisti –mettendo in luce, anche suquesto. il rapporto di dominio,di oppressione, di rapina daparte dei paesi imperialisti ver-so le popolazioni dei paesi di-pendenti. Nessuno può na-scondere che su questo vi è unavera e propria industria, in cuile donne sono la forza-lavoroproduttiva di una merce parti-colare: i bambini. Come scriveBia Sarasini su Il Manifesto: “...ipaesi asiatici, come l'India o ilNepal, sono una terra di pre-dazione, fino al confinamentodelle gestanti in cliniche cheassomigliano a reclusori, pergarantirsi la perfezione dellecreature che devono nascere(se poi non piace, il bambinoviene rifiutato). Sfruttamento,riduzione in schiavitù, vendita

perchè come, avviene per laprostituzione, per l'abortoclandestino, sono poi anche ledonne che verrebbero colpitedagli interventi repressivi, di-ventando due volte vittime. Maanche perchè in nome del direNo allo sfruttamento del corpodelle donne, che invece vaavanti liberamente nei paesidel Terzo mondo come nei pa-esi imperialisti, verrebbe giusti-ficata e legittimata una coerci-zione sempre e comunque del-la volontà delle donne; insiemead una non distinzione tra lot-ta allo sfruttamento del corpodelle donne (vedi appunto tu-rismo sessuale) e maternitàsurrogata in sé e per sé.

5) Così come non siamo d'ac-cordo con alcune argomenta-zioni sul No alla maternità sur-rogata, che vengono dal frontedel femminismo borghese epiccolo borghese. Queste argo-mentazioni esprimono unaconcezione moralista e/o ide-alista della maternità, che, lo sivoglia o no, fanno da altra fac-cia della “mistica della mater-nità” conservatrice/cattolica.Una di queste argomentazioni,per esempio, riguarda il rap-porto madre-figlio nei 9 mesi digestazione che verrebbe “vio-lentemente interrotto alla na-scita e dall'affidamento delbambino ad altri”. Ma questorapporto avviene realmentequando il bambino non è piùdipendente dal corpo delladonna; diversamente si finiscecol dar ragione a tutta la caneaborghese, clericale sui dirittidell'embrione, come già una“persona”.

D'altronde, il rapporto, i bam-bini lo possono costruire conchi li cresce, al di là se li hannopartoriti o meno. Ed è sbaglia-to scrivere - come fa l'appellodi 'Se non ora quando': “Sevengono programmaticamentescissi dalla storia che li ha por-tati alla luce e che comunqueè la loro, i bambini diventanomerce”. Facendo di fatto unasorta di idolatria della mater-nità, del legame, pre nascita,bambino/madre. Questo è sba-gliato, e non ha alcuna basematerialistica.Il femminismo borghese, com-posto da “buone signore”, si“indigna”, ma non fa alcuna lot-ta contro il sistema capitalista,il suo Stato, i suoi governi, cheper principio rendono le perso-ne delle merci, o degli ingra-naggi al servizio della suo pro-fitto.

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Le grinfie dell'imperialismo USA su CubaDichiara Hernando Calvo Ospina

scrittore e firma di Le Monde diploma-tique:

“...a oltre un anno dall’inizio del dia-logo (Usa/Cuba) il grosso del bloccoresta intatto. L’obiettivo degli Stati unitinon è cambiato, continua a essere quel-lo di farla finita con la rivoluzione cu-bana. Quel che cambia è la tattica: conl’appoggio economico, proveniente dadiverse fonti, gli Usa contano di favori-re la creazione di una piccola borghe-sia che arrivi a scontrarsi con lo Stato;con internet e altri mezzi di informa-zione, contano di penetrare a fondonella gioventù; con l’arrivo di migliaiae migliaia di statunitensi contano di farconoscere ai cubani la ‘bellezza’ dellaloro ‘Way of Life’…".

Certo noi non pensiamo affatto chea Cuba viva ancora la "rivoluzione cu-bana", anzi, la politica di Obama ha tro-vato il suo stretto legame e la sua rea-lizzazione con la politica di resa agli Usae contro gli interessi delle masse cuba-ne, del vecchio Fidel Castro, rafforzatain questi ultimi anni dal fratello Raul;ma è chiaro che non è il popolo cuba-no, le masse più povere, che hanno daguadagnare da questa "nuova fase".

Anzi, gli Usa dopo aver messo in gi-nocchio Cuba con il blocco economicoe militare, oggi con altra tattica, affon-dano il loro coltello nel "burro" di unasituazione già piegata.

Questa "apertura" fa comodo all'im-perialismo Usa che sta cercando, riu-

scendoci, di riprendere il pieno control-lo in tutta l'America Latina e di tuttal'area; per ora con le armi della politi-ca, del sostegno al ritorno dei governidi destra, per rimettere le mani sullerisorse naturali.

Questa "apertura" darà forza allaborghesia cubana, per smantellareogni pur lieve ricordo, traccia della ri-voluzione cubana, e gli effetti si vedran-no presto per esempio nella fine dellemisure di assistenza sociale, per affer-mare, appunto, il “Way of Life” ameri-cano, che altro non è che la "bellezzadella proprietà privata e dell'iniziativaindividuale".

Questa "apertura", quindi, non por-terà alcun miglioramento per le masse

popolari cubane ma solo una più mar-cata separazione con i settori dellamedia e piccola borghesia; che aumen-teranno la loro arroganza, oppressiva,fascista, anche per recuperare in bre-ve tempo, sotto la cappella "Usa", i loroprivilegi di classe.

le masse popolari cubane, ai lorosettori più poveri, ai lavoratori, ai con-tadini il futuro che si prospetta è di peg-gioramento e soprattutto di repressio-ne, verso le loro inevitabili istanze elotte, che, noi speriamo, romperannopresto il "giocattolo" che Usa e il go-verno cubano stanno costruendo.

I comunisti dei paesi imperialisti aquesto devono guardare, questo devo-no sostenere.

Francia - Si sviluppa il movimento dilotta operai studenti contro la legge

sul lavoro. Jobs Act alla franceseinfo: [email protected]

circoli di proletari comunistiproletari comunistiproletari comunistiproletari comunistiproletari [email protected]

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Da quando esiste la societàdivisa in classi, una dominantee una dominata, lo Stato èemerso come necessario perevitare che tale antagonismominasse la stessa società.Come strumento speciale di re-pressione della classe domi-nante su quella dominata . Percoprire questa realtà, per met-tere i propri interessi come in-teressi di tutta la società, laclasse dominante ha impostol'idea dello stato espressione ditutta la società.

La classe oppressa non po-teva che ribellarsi contro l’or-dine stabilito, responsabile delsuo sfruttamento e oppressio-ne. Ordine e disordine, vecchioe nuovo, costruzione e distru-zione sono unità i cui aspetti,opposti e contrari, sono inter-dipendenti, si combattono e sisuccedono continuamente enecessariamente, come movi-mento della materia e dellastoria e della società umana.

Senza distruzione non puòesserci costruzione: la distru-zione porta con sè la costruzione. Il di-sordine un nuovo ordine.

Nella storia del Brasile, da quando iportoghesi ne invasero il territorio e vistabilirono un sistema feudale-mercan-tilie-schiavistico, abbiamo assistito arivolte dei popoli indigeni e degli schia-vi neri.

I 500 anni della formazione della na-zione brasiliana sono la storia di que-sti ordini e disordini. Tutte queste so-levazioni seguono la legge del popolo:combattere e fallire, combattere anco-ra e fallire ancora, e ancora combatte-re, fino alla vittoria. All’opposto dellalegge dei dominatori: provocare distur-bo e fallire, provocare ancora disturboe fallire ancora, e ancora creare distur-bo, fino alla definitiva caduta.

Nel Brasile di oggi domina ancora unsecolare ordine semifeudale e semico-loniale, responsabile dello sfruttamen-to e oppressione del nostro popolo edella subordinazione all'imperialismo,alla grande borghesia e al sistema lati-fondista.

Di fronte all’imputridimento accele-

Brasile: dal disordine il nuovo ordineLa pantomima della morale fascista e le fanfaronate di Lula

libera traduzione di due articoli apparsi sul periodico rivoluzionario A nova Democracia

rato del vecchio ordine, salutiamo lenuove ribellioni di contadini, degli stratipiù profondi della classe operaia, di gio-vani combattivi, delle donne del popo-lo, nelle campagne e nelle città, degliabitanti delle favelas e delle periferie,delle masse povere del nostro ricco evasto Brasile, che gridano in piazza :

Viva il disordine, ribellarsi è giusto!Abbasso la vecchia e corrottademocrazia!Per una nuova democrazia e unnuovo Brasile!

***Lo spettacolo pirotecnico con cui i

monopoli dell’informazione reaziona-ria hanno trattato i fatti politici chehanno fatto saltare il potere del PT conl'impeachment di Dilma, è un nuovocapitolo nello spettacolo vergognosoofferto dalla politica ufficiale in Brasi-le, esempio del fallimento dell'oppor-tunismo e del PT nella gestione del vec-chio stato.

Quella stessa stampa reazionaria,pasciuta alla mangiatoia del regime mi-

litare fascista, dopo averbeneficiato abbondante-mente dei budget pubbli-citari dei fondi pubblici agestione PT oggi è presada furore puritano, unavera frenesia per assicu-rarsi le migliori pose e in-quadrature di dirigenti PTarrestati e ammanettati.Uno show rabbioso con-tro quelli che, un giornoormai lontano, eranogente di sinistra.

La spettacolarizzazionedella "delazione premia-ta" di Luiz Inacio (Lula,ndt) è parte dell’escala-tion fascistoide della dit-tatura dei procuratori(elementi conservatori,reazionari e antipopolari)e della polizia federale. IlPSDB e le altre sigle della"opposizione", ringalluz-zite dagli scandali del PT,tentano di innalzare lapolizia federale e i putriditribunali del vecchio sta-to come eroi anti-corru-

zione e bastione morale del paese!E quella che ha propinato al paese

le ultime fanfaronate di Luiz Inacio è lapantomima di morale fascista più gran-de di sempre.

Dopo la sua breve testimonianza,Luiz Inacio ha pronunciato frasi che maiavrebbe dovuto dire: ha minacciare diridare vita al PT radicale del passato.Lo ha fatto perché sentiva che, nono-stante i servigi resi a banchieri, indu-striali, cartelli dello zucchero e latifon-disti, questi sembrano non avere più bi-sogno di lui.

La realtà è che la crisi dell'imperiali-smo e il suo riflesso nel nostro paese,un paese semi-feudale e semi-colonia-le (quello che il PT e gli altri opportu-nisti hanno preteso di camuffare da po-tenza emergente, parte del "blocco di-rigente" e prossima potenza mondia-le, il Brics), spinge le diverse frazionidelle classi dominanti a una lotta spie-tata per decidere chi resterà al coman-do e chi sarà ridotto a socio minore.Questa lotta si articola nei diversi grup-pi e sottogruppi di potere del Partito

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Unico delle classi dominanti, che si ser-vono dei processi per corruzione e del-le campagne di moralizazione.

Luiz Inácio, indignato non senza ra-gione, con la sua solita retorica furba,parole ben studiate volte a commuo-vere il pubblico, ha raccontato ancorauna volta la sua storia di Nordestinopovero miracolosamente scampatoalla morte da bambino. Come fosseprescelto, beneficiato da un miracolo,ha raccontato di essersi sudato un di-ploma di tornitore meccanico, di averacquisito "consapevolezza politica efondato un partito" e, infine, "sono sta-to eletto presidente il paese ".

Arrogante, Luiz Inacio non nascondisapere poco della storia della classeoperaia brasiliana. Sopravvivere in mi-seria, ottenere un diploma in un corsoprofessionale e acquisire coscienza po-litica - cose comuni alla vita di migliaiadi brasiliani poveri - nel suo caso lè pr-senta come un miracolo. Molto primache fosse catapultato in politica comedirigente popolare, grazie al suo profi-lo anticomunista, migliaia di lavoratorisono stati perseguitati, arrestati, tortu-rati per aver difeso i diritti della classe.Migliaia di dirigenti popolari politica-mente avanzati, in tutta la nostra sto-ria, sono stati brutalmente liquidatidagli apparati repressivi del vecchiostato brasiliano per la loro militanza co-munista rivoluzionaria. Il prossimo 25marzo saranno 94 gli anni da quandoun gruppo di operai fondò il Partito Co-munista del Brasile (PCB).

Per poco che siano, tutti i diritti deilavoratori - la giornata di 8 ore, le ferieretribuite, il salario minimo, bonus, laprevidenza sociale - diritti ormai datrent’anno sotto l’attacco di tutti i go-verni e dei monopoli dell’informazio-ne, sono stati conquistati con tante lot-te e sacrificio della la vita di tanti sin-dacalisti veri, che mai si sono proposticome salvatori della patria. Tutto que-sto è stato conquistato molto primache anche solo si pensasse all'esisten-za del PT. E questi sono davvero i solidiritti dei lavoratori. Nulla di sostanzia-le èstato conquistato dopo dalla nasci-ta in del PT, anzi, la sua salita al gover-no del vecchio Stato ha rappresentatola smobilitazione dei lavoratori, una co-optazione del movimento sindacaleanche peggiore che nel periodo di Ge-tulio Vargas e l’illusione di sostituire lalotta combattiva con la campagna e lepromesse elettorali.

Personalista, megalomane, egocen-trico, Luiz Inácio crede di essere stato

il "miglior presidente del paese". Afronte della serie di governi reazionarie inetti visti nella storia del nostro pa-ese, essere il migliore tra questi nonsarebbe un gran merito. Ma, ancheusando i suoi stessi termini di parago-ne, non arriva ai i tacchi di un GetulioVargas (anche se questi fu un caudilloche per un certo periodo aderì al fasci-smo). Ancora meno al livello di JoãoGoulart, il cui governo subì fin dal pri-mo giorno ogni tipo di sabotaggio mache non chiamò mai eroi i grandi pa-droni della canna da zucchero , sosten-ne anzi i lavoratori che lottavano con-tro queste sanguisughe. Goulart, puressendo un borghese nazionalista eoscillante, appena tentò di realizzare ilsuo progetto di "riforme di base", apartire dalla riforma agrariafu rovescia-to da un colpo di stato civile militareorganizzato e sostenuto dall'imperiali-smo USA. Meschinamente, oggi il PT,Luiz Inacio, Dilma, gli opportunisti delPCdoB e altri gridano al "colpo di sta-to", mentre stanbno per essere di es-sere costituzionalmente e legalmente-deposti, con il voto di quel Parlamentoche hanno legittimato come la più de-mocratica delle istituzioni.

Giunti a questo punto Luiz Inacio eil PT dovrebbero rendersi conto chestanno raccogliendo ciò che hanno se-minato. Poco tempo fa erano loro cheaizzavano lo show carcerario-poliziescodegli avversari ammanettati. Chi nonricorda la pantomima messa in scenadal governo di Luiz Inacio nel 2008, congli arresti di Daniel Dantas, Celso Pitta,Naji Nahas e altri noti banditi da partedellla polizia federale? Oggi sono loroa interpretare gli stessi spettacoli diprigionia e arresti in manette, prodottidalla polizia e dai grandi media.

Gli apologeti del vecchio Stato, diquesta democrazia corrotta e marcia,da decenni ci parlano di presunte éliteper nascondere al popolo brasiliano isuoi veri nemici di classe: l'imperiali-smo, la grande borghesia e i latifondi-sti. Le élite di cui parlano sono "élite-cattive" che disputano la gestione del-lo Stato alle altre, le "elitebuone", quel-le grazie alle quali si arricchiscono aspese delle risorse pubbliche. Eppure,Luiz Inacio e il PT, come i governi pre-cedenti, hanno dato loro tutto, imman-cabilmente, privilegi e lauti profitti,come si è sempre vantato il miracola-to, riferendosi al suo governo: "Mainella storia di questo paese i banchierihanno guadagnato tanto".

Infine Luiz Inácio ha attaccato "certi

media", menzioando Rete Globo, quel-la con cui si era commosso dopo l’ele-zione a presidente. E ha chiamato il PTa reagire e ricominciare da zero: "Cre-dono di aver colpito la testa ma hannocolpito la coda di un serpente". Fanfa-rone! Nessun sa meglio di Luiz Inácioche i militanti del PT - quelli che unogiorno avevano idee progressiste e per-sino socialiste - o già lo hanno abban-donato per il tradimento del progettoiniziale o sono invecchiati comodamen-te sistemati nelle alte burocrazie sta-tali. Non pochi di loro sono i nuovi ric-chi del Brasile. E i nuovi membri del PT,quelli che vi hanno aderito dopo l’asce-sa al potere nel vecchio Stato, per mi-litanza intendono tutt’altra cosa. Sonoelementi di destra, carrieristi, avidi diincarichi lucrosi. Luiz Inácio sa che il suoPT, lungi dall'essere un serpente, somi-glia di più a un maiale. Non tanto perla sporcizia propria dei suini, quantoper i parassiti di cui pullulano. LuizInácio covrà comprendere il suo ruoloin tutto questo, dato che è il grande lea-der di questo "storicorisultato", cometanto ama vantarsi.

In definitiva, tutto quello che il PT etutti gli opportunisti del suo "fronte po-polare" hanno ottenuto con il loro"progetto per il Brasile", per la via delvecchio Stato genocida e della sua de-mocrazia fatta di cretinismo parlamen-tare e affari sporchi, è sporcare l’ono-re della sinistra, dando modo alla vec-chia destra di rialzarsi. Quelle canagliedi estrema destra, annidate tra la gran-de borghesia, i latifondisti, le chiese eanche nelle file della classe media, cheappongono al PT e agli altri opportuni-sti elettoralisti l'etichetta di "sinistra"o perfino di "comunisti". È un insultooltraggioso per la vera sinistra, per i co-munisti e per la gloriosa memoria de-gli eroi ed eroine del nostro popolo chehanno dedicato la loro vita alla causadell’indipendenza nazionale, della de-mocrazia popolare e del socialismo.

Ma tutti questi danni sono nientein confronto al perdurante sfruttamen-to del nostro popolo, alla miseria, op-pressione, repressione sistematica chesi soffre nelle favelas, nelle paeriferiepovere e nelle campagne. Disgrazie cheil PT, Luiz Inacio e i suoi compari han-no cercato di coprire con la grande pro-paganda illusionista, i piani di creditoper l’indebitamento delle masse pove-re raccomandati dalla Banca Mondia-le e i microprogrammi assistenziali incambio di voti.

Comunque la crisi si aggrava e lemasse si ribellano, la lotta continua!

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are forze armate rivoluzionarie o vi rinunciano, essi causa-no rovesci alla rivoluzione; esistono serie lezioni a questoproposito. Avendo rinunciato a impugnare il fucile, alcunipartiti sono stati presi alla sprovvista di fronte a un attaccodi sorpresa dell’imperialismo e dei suoi lacchè e alla lororepressione controrivoluzionaria e di conseguenza milionidi rivoluzionari sono stati massacrati; in altri casi, poichévolevano ottenere posti di alti funzionari nei governi bor-ghesi o sono caduti nella trappola tesa dai reazionari,

alcuni partiti hanno consegnato loro le forze armate po-polari, rovinando i frutti della rivoluzione, quando il popolorivoluzionario aveva già impugnato le armi e le forze arma-te popolari si erano già sviluppate notevolmente.

In questi cento anni, molti partiti comunisti hanno par-tecipato alle elezioni e sono entrati nel parlamento, manessuno di essi ha potuto instaurare la dittatura del prole-tariato con tale mezzo. Anche se un partito comunista ot-tiene la maggioranza nel parlamento o entra nel governo,ciò non significa che il carattere borghese del potere politi-co sia cambiato e ancora meno che la vecchia macchinastatale sia demolita. La classe dominante reazionaria potràproclamare non valide le elezioni, sciogliere il parlamentoo addirittura ricorrere alla violenza per estromettere i co-munisti. Se un partito proletario, invece di svolgere il lavo-ro tra le masse e di impegnarsi nella lotta armata, sostienecon zelo le elezioni parlamentari, esso non farà altro cheaddormentare le masse e corrompere se stesso. La borghe-sia compra i partiti comunisti attraverso le elezioni parla-mentari e li trasforma in partiti revisionisti, in partiti bor-ghesi. La storia non ci fornisce forse numerosi esempi diquesto genere?

Il proletariato deve conquistare il potere politico con ilfucile e deve anche difenderlo con il fucile. Un esercito po-polare sotto la direzione di un partito marxista-leninista è ilsolido pilastro della dittatura del proletariato e il fattoreprincipale tra i vari fattori per prevenire la restaurazionedel capitalismo. Con un esercito popolare armato dell’ideo-logia marxista-leninista, si può affrontare qualsiasi situazio-ne, per quanto complessa possa essere, nella lotta di classesia

all’interno che fuori del paese e difendere il potere delproletariato.

L’esperienza storica della Comune di Parigi ha provatoappieno che è di estrema importanza per la rivoluzione pro-letaria e la dittatura del proletariato possedere forze arma-te rivoluzionarie.

Parlando dell’esperienza della Comune di Parigi, Lenincita un’importante tesi di Engels, ossia che in Francia, dopoogni rivoluzione, gli operai erano armati; il disarmo deglioperai era quindi il primo comandamento per i borghesiche si trovavano al governo dello Stato. Lenin ritiene che inquesta conclusione di Engels, “l’essenza del problema, comedel resto l’essenza della questione dello Stato (la classe op-pressa dispone di armi?), è afferrata in modo ammirevole”La Comune di Parigi nacque durante l’accanita lotta tra larivoluzione armata e la controrivoluzione armata. I 72 gior-ni di vita della Comune di Parigi furono 72 giorni di insurre-zione armata, di lotta armata e di autodifesa armata. Ciòche provocò un timor panico tra i reazionari borghesi fuproprio il fatto che il proletariato di Parigi aveva impugnatoil fucile. L’errore fatale della Comune di Parigi risiedette pre-cisamente nel fatto che essa si dimostrò troppo clementeverso la controrivoluzione e non marciò immediatamentesu Versailles, ciò che permise a Thiers di riprendere fiato edi radunare le sue truppe reazionarie per gettarsi furiosa-mente su Parigi rivoluzionaria. Come disse Engels: “Sareb-be la Comune di Parigi durata un solo giorno se non si fosseservita di questa autorità del popolo armato contro i bor-ghesi? Non si può al contrario rimproverarle di non esser-sene servita abbastanza?”

Il compagno Mao Tse-tung ha ricapitolato in modo con-ciso l’importante significato della lotta armata e dell’eserci-to popolare e ha formulato la famosa tesi secondo la quale“il potere politico nasce dalla canna del fucile”

Egli ha sottolineato: “Secondo la teoria marxista delloStato, l’esercito è la principale componente del potere sta-tale. Chiunque voglia impadronirsi del potere statale e con-servarlo, deve possedere un forte esercito”.

La rivoluzione violenta è un principio universale della ri-voluzione proletaria. I partiti marxisti-leninisti devono se-guire con fermezza questo principio universale e applicarloalla pratica concreta dei loro paesi. L’esperienza storica di-mostra che là dove il proletariato e i popoli oppressi hannopreso il potere e conquistato la vittoria, essi l’hanno fattocon la forza del fucile, sotto la direzione dei partiti proleta-ri, in conformità delle condizioni specifiche dei propri pae-si, costituendo gradualmente forze armate popolari e con-ducendo la guerra popolare sulla base dell’ampia mobilita-zione delle masse nella lotta e ingaggiando ripetute lottecontro gli imperialisti e i reazionari. Ciò vale per la rivolu-zione russa, per la rivoluzione cinese e per la rivoluzionedell’Albania, del Vietnam, della Corea e di altri paesi, senzaalcuna eccezione.

Al contrario, quando i partiti proletari non cercano di cre-

Mao e la Comune di Parigi“È di estrema importanzaper il popolo rivoluzionarioavere in mano il fucile”

Mao, Opere

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I maoisti europei, nel cuore dello stato diemergenza in Francia, discutono di rivolta,partito, rivoluzione, nei paesi imperialisti oggirichiedi a [email protected]

La Formazione Operaiada Marx a Lenin

La formazione operaia on line su Marx e inparticolare su "Il Capitale" è possibilerichiederla con i "Quaderni della FormazioneOperaia".Ne sono usciti 4.Scrivere a: [email protected].

Ora si sviluppa da diversi giovediquella su Lenin, "L'imperialismo".

gli avvenimenti che stiamo vivendo a livellointernazionale e nazionale: i passi di guerrasempre più gravi e ravvicinati da parte deipaesi imperialisti, la contesainterimperialista sulle aree strategiche delmondo, l'uso della questione migranti perrafforzare le politiche reazionarie e razzistecontro i popoli e i proletari la rendonoquanto mai attuale

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