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Ugo TrivellatoUniversità di Padova
Orientarsi nella società e capire la crisi
Facoltà di Scienze Statistiche
Padova, 12 febbraio 2010
La povertà nei paesi sviluppati: come si misura e come si contrasta
2
Traccia1. Fondamenti
• Perché interessarsi di disuguaglianza?• Riferimento a quali aspirazioni? • Quale spazio valutativo?
2. Alcune definizioni• Indici di povertà [ e di disuguaglianza] • Standard e soglie di povertà• Questioni empiriche
3. La povertà in Italia4. La povertà nei paesi sviluppati5. Le politiche di contrasto
• Partecipazione al lavoro• Tasse & trasferimenti• Misure di contrasto della povertà
1. Fondamenti: perché?• Interesse descrittivo: - La variabilità di un fenomeno rileva come
la sua media.
• Interesse strumentale: - L’effetto su altre variabili economiche o sociali:
es. crescita economica; stabilità sociale.
• Interesse normativo: - Le persone hanno giudizi etici (variamente condivisi) sulla distribuzione delle risorse.
4
1. Fondamenti: riferimento a quali aspirazioni?
Definizione di povertà (1) Grande dizionario della lingua italiana (Battaglia)“mancanza più o meno completa o accentuata insufficienza dei mezzi necessari per vivere; la condizione di chi ha a disposizione insufficienti mezzi di sussistenza” (1961, p. 1136).
Ma cos’è necessario? A quali aspirazioni, e di chi, si fa riferimento?
5
Definizione di povertà (2)
Carlo Cattaneo, su Il Politecnico (1839)
“Qual è il grado di stento al quale una famiglia può resistere? Quali sono le necessità della vita? Un selvaggio si sdraja in una spelonca, va nudo alle intemperie, si nutre d’ogni schifezza, manomette perfino la carne umana. Ma in seno alla civiltà, in mezzo a campagne ridenti e città sfarzose e liete, il povero deve avere un tetto, qualche suppellettile, un po’ di foco, un po’ di lume; e per essere accolto fra’ suoi simili alle opere della vita, deve mostrarsi vestito com’essi. …Ora, il punto che divide questi gradi d’infortunio, varia per ogni paese, per ogni tempo, per ogni persona”.
6
Definizione di povertà (3)
Alfred Marshall, Princìpi di economia (1890)
“Il necessario per l’efficienza di un agricoltore ordinario, o di un operaio cittadino non qualificato è … una casa con buoni impianti igienici e parecchie stanze, vestiti che tengano caldo, e biancheria di ricambio; acqua pura, una quantità abbondante di alimenti a base di cereali, una modesta quantità di carne e di latte, un po’ di tè, ecc., qualche mezzo di istruzione e di svago, e infine la possibilità che la moglie sia abbastanza libera da altre occupazioni, per poter compiere adeguatamente i doveri di madre e gli altri obblighi domestici”.
7
Tirando le somme sul riferimento alle aspirazioni
• Le aspirazioni normative sulla base delle quali si definisce la povertà sono riferite a una collettività storicamente determinata, nello spazio e nel tempo.
• Tali aspirazioni non riguardano l’intera (dis)uguaglianza nella distribuzione delle risorse giudicate rilevanti, ma soltanto la coda bassa della distribuzione. Povertà disuguaglianza (pur collegate).
8
1. Fondamenti: quale spazio valutativo?
Povertà rispetto a che cosa?
Consumi [spesa per] Reddito
Molteplici indicatori di privazione materiale: povertà multidimensionale
Capability approach di Sen (1992): functionings and capabilities (funzionamenti e capacità): incorpora nozione di libertà
“Povertà” ed esclusione sociale: incorpora nozione di dinamica
9
Scelta non neutrale Quota di persone povere nel 2000 in Italia:
19% per Eurostat con reddito, 13,9% per Istat con consumi.
“Code” meno spesse nella distribuzione dei consumi: anche con reddito nullo, consumi non comprimibili sotto sussistenza, consumi aumentano meno che proporzionalmente con il reddito.
Quale utilizzare? Ipotetico indicatore ideale: “reddito permanente”.
Consumi ritenuti dai più il miglior indicatore empirico: miglior indicatore di utilità (soddisfacimento dei bisogni); proxy del (nel caso di scuola, proporzionale al) reddito permanente; - ma riflette anche stili di vita.
Reddito disponibile netto corrente: indicatore ex-ante di comando sulle risorse, di capacità di spesa,
indipendentemente da stili di vita e scelte; - forti fluttuazioni; imperfezioni mercati dei capitali e vincoli di liquidità.
Reddito vs. spesa per consumi
10
Tirando le somme sullo spazio valutativo
• Spazio delle risorse economiche.
• “Difficilmente una misura può essere più precisa della nozione che rappresenta” (Sen, 1997) …e di quanto lo strumento di misura consenta.
Giudizio del ricercatore + valutazioni pratiche
• “La ragione più importante per misurare la povertà probabilmente è non tanto il bisogno di disporre di un singolo numero per un dato luogo e tempo, ma piuttosto di effettuare un confronto di povertà” (Ravaillon, 1992): ‘profili’; confronti nel tempo.
11
Grado di relativismo in spazio valutativo e definizioni. Esempio: Indicatori di povertà in Italia, nel 2000
Condizione Quota sulla popolazione %
Spazio valutativo Fonte
In povertà relativa 13,9 Consumi Istat
In povertà assoluta 5,1 Consumi Istat
A basso reddito 14,1 Reddito Banca d’Italia
A rischio di povertà 19 Reddito Eurostat
A rischio di povertà prolungata
13 Reddito Eurostat
In privazione materiale 18 Eurostat di cui: in privazione
materiale e a rischio di povertà
9 Indicatori
di privazione
Senza dimora 0,03 Disponibilità di abitazione
Commissione di indagine
sull’esclusione sociale
Beneficiari del Reddito minimo di inserimento
3,6 Titolarità di assistenza
Commissione di indagine
sull’esclusione sociale
(dove esistente)
12
2. Alcune definizioni: indici
Notazioni (NB. Per popolazione di persone; logica analoga per pop. di famiglie):
• n numero di persone
• Yi reddito (o consumo) della persona i
• Z soglia di povertà
• q numero di persone con Y<Z, povere q reddito medio dei poveri poveri
• F() densità cumulata
13
Indice di diffusione o incidenza (head-count ratio)quota dei poveri sulla popolazione totale
Divario di povertà (poverty deficit)ammontare di reddito addizionale necessario all’insieme dei poveri per oltrepassare la linea di povertà
Indice di intensità (poverty gap)di quanto, in termini relativi, il reddito dei poveri è in media sotto la soglia di povertà
Indici di povertà (1)
)(ZFn
qH
q
q
ii ZqYZD
1
ZZYZ
qI q
q
i
i
11
1
14
H non è sensibile alla severità della povertà I non dipende dal numero dei poveri in generale, H e I non danno informazione sulla distribuzione tra i poveri: una redistribu zione di reddito dal più ricco, tra i poveri, al più povero lascia H e I immutati. costruire indici sensibili a trasferimenti di reddito tra poveri (non considerati nel seguito):
Indice di Sen
Indice di Foster-Greer-Thorbecke
Indici di povertà (2)
15
Indice di Theil: varia da 0 e log n. Soddisfa la proprietà di scomponibilità per gruppi della popolazione: disuguaglianza totale = disuguaglianza fra gruppi + disuguaglianza all’interno dei gruppi.
Indici di disuguaglianzaIndice di Gini: varia da 0 (perfetta uguaglianza) a 1 (1 persona ha tutto l’ammontare di risorse, n-1 hanno zero risorse). NB. Ma campo di variazione effettivo per paesi sviluppati 0,2-0,4.
Indice di Atkinson: indice ‘flessibile’, che varia in funzione di un parametro di avversione alla disuguaglianza.
16
2. Alcune definizioni: standard e soglie
Standard assoluti povertà ‘assoluta’ Standard relativi povertà ‘relativa’
Standard assistenziali pubblici Standard soggettivi
17
Povertà assolutaLa condizione di povertà si presenta quando il consumo di una famiglia è inferiore a un paniere minimo socialmente accettabile di beni e servizi essenziali nel contesto di riferimento, ovvero al reddito richiesto per acquistarlo.
L’attenzione è primariamente rivolta a definire fabbisogni nutrizionali necessari per la alimentazione adeguata, e a trasformarli in un gruppo di beni alimentari.
La soglia di povertà si ottiene sommando al costo di questo paniere una stima delle spese per gli altri beni e servizi necessari (abitazione e utenze, abbigliamento, trasporti, istruzione , salute, ecc.).
Una soglia di tipo assoluto viene fatta mutare nel tempo per tenere conto delle variazioni del livello dei prezzi.
18
Povertà relativaLo stato di povero viene identificato in relazione allo standard di vita medio della comunità, che determina quali sono i bisogni sociali essenziali.
La disponibilità di un data soglia di reddito, ovvero di una data soglia della spesa per consumi, è definita in modo da risultare sufficiente per un pieno inserimento della persona nella società in cui vive.
Un esempio (grossolano, in parte improprio): la mancanza di un telefono non mette, in generale, a repentaglio la sopravvivenza fisica, né impedisce di condurre una vita dignitosa, ma può essere problematica quando la grande maggioranza delle persone ne dispone, rendendo più difficili i rapporti sociali o limitando le possibilità di impiego di un disoccupato.
19
2. Alcune definizioni:Questioni empiriche
Nella realtà: persone differiscono per genere, età e altre
caratteristiche, e vivono in famiglie diverse (compresa ovviamente
la famiglia di un/a componente).
La misurazione della povertà richiede di scegliere: unità elementare di aggregazione di redditi o
consumi: famiglia (di fatto); Confrontabilità di famiglie diverse, tramite “scale
di equivalenza”; unità di riferimento: famiglia o persona; distribuzione intra-familiare: assunto equidistr.
20
3. La povertà in Italia (a)
Povertà relativa stimata dall’Istat:• Spesa per consumi delle famiglie;• Scala di equivalenza (deflatore per il consumo di
ogni tipologia familiare, definita in base al numero componenti) ‘Carbonaro’: 0,67, 1, 1,34, 1,63, 1,90.
• Linea di povertà: consumo medio pro-capite [NB. non equivalente] per una famiglia di 2 persone.+ ulteriori linee accanto a quella ufficiale (80% e 120% di quella ufficiale).
21
3. La povertà in Italia (b)Povertà assoluta – nuova stima Istat dal 2005:• Paniere dei fabbisogni:
- fabbisogni alimentari per genere ed età definiti su base nutrizionale e convertiti in consumi alimentari; - fabbisogni di abitazione e utenze connesse definiti in termini fisici/di quantità sulla base di normative vigenti;- gli altri bisogni familiari e individuali, comprensivi di vari beni e servizi (abbigliamento, comunicazioni, trasporti, altri beni e servizi per la casa, istruzione, sanità), confluiscono in una componente residuale non definita non in termini quantitativi. I fabbisogni e i beni e servizi che li soddisfano sono uguali per l’intero paese (a meno di differenze nel fabbisogno di riscaldamento, per le differenti condizioni climatiche).
22
Povertà assoluta – nuova stima Istat dal 2005 [segue 1]:
• Valutazione monetaria del paniere:- i prezzi sono variabili nelle diverse aree del Paese, quindi i costi riflettono la variabilità territoriale dei prezzi dei beni e servizi contenuti nel paniere;- Per la componente dei consumi alimentari si considera il prezzo medio accessibile (media aritmetica ponderata dei prezzi minimi individuati in tre tipologie distributive: hard discount, distribuzione moderna e distribuzione tradizionale) per ripartizione [+economie/diseconomie di scala];- La stima dei costi per affitto è ottenuta distintamente per ripartizione geografica e dimensione del comune di residenza (3 classi di comuni).- Per la componente residuale, si utilizzano coefficienti moltiplicativi della spesa per consumi alimentari variabili secondo la composizione familiare.
23
Povertà assoluta – nuova stima Istat dal 2005 [segue 2]:
• Risultato:linee di povertà variano per:- tipologia familiare molto dettagliata;- ripartizione geografica: Nord, Centro, Sud;- dimensione del comune: Aree metropolitane,
Grandi comuni, Piccoli comuni.
• Aggiornamento delle soglie: è effettuato utilizzando:- indici specifici per ciascuna componente del paniere;- propri di ogni ripartizione geografica.
24
Nord Centro Mezzogiorno TIPOLOGIE FAMILIARI Area
metrop. Grandi comuni
Piccoli comuni
Area metrop.
Grandi comuni
Piccoli comuni
Area metrop.
Grandi comuni
Piccoli comuni
1 comp. 18-59 694,00 661,13 623,17 653,03 620,16 582,20 517,84 499,80 468,41
1 comp. 60-74 666,48 633,61 595,65 629,67 596,80 558,84 495,31 477,27 445,88
1 comp. 75+ 631,23 598,36 560,40 598,14 565,27 527,31 465,07 447,03 415,64
2 comp. 0-3 2 comp. 18-59
1.223,11 1.166,52 1.104,58 1.141,18 1.084,59 1.022,65 925,41 897,31 850,08
1 comp. 0-3 1 comp. 4-10 2 comp. 18-59
1.305,52 1.248,93 1.186,99 1.215,80 1.159,21 1.097,27 997,41 969,31 922,08
1 comp. 11-17 3 comp. 18-59
1.457,86 1.401,27 1.339,33 1.350,23 1.293,64 1.231,70 1.126,74 1.098,64 1.051,41
Le soglie di povertà assoluta nel Le soglie di povertà assoluta nel 2005 2005
per alcune tipologie e per territorioper alcune tipologie e per territorio
25
3. La povertà in Italia (c)
Povertà relativa (“low income families”)stimata dall’Eurostat:• Reddito disponibile netto delle famiglie;
• Scala di equivalenza OECD modificata: 1, 0,5 altro > 14 anni, 0,3 altro < 14 anni..
• Linea di povertà (per una persona): 60% della mediana della distribuzione del reddito pro-capite reso equivalente.
26
28
30
32
34
36
38
40
42
44
1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005
SHIW: income exc. imputed rents, interest and dividends, households
SHIW: income exc. interest and dividends, households
SHIW: equivalent income (square root scale), persons
EUSILC: equivalent income (m. OECD scale), households
ECHP: equivalent income (square root scale), persons
Indice di Gini (per cento)
27
Linea assoluta
Linea 80% base
Linea base
Linea 120% base
Fonte: Istat.
19,6 19,6 19,520,6 20,0
19,0 18,519,6 19,0 19,2 19,0
4,6 4,5 4,8 4,3 4,2 4,2 3,5 3,5 3,1 3,0 3,0
5,6 5,7 6,0 6,0 5,4 5,1 4,9 5,5 5,1 4,8 4,9
12,0 11,8 11,9 12,3 12,011,0 10,8
11,7 11,1 11,1 11,1
0
5
10
15
20
25
1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Incidenza delle povertà (per cento)NB. Per povertà assoluta vecchia serie
28
Intensità della povertà relativa (%) nel 2008: 18,0 19,6 23,0 20,5
29
30
31
Intensità della povertà assoluta (%) nel 2008: 16,4 17,8 17,3 17,0
32
33
SHIW: equivalent income exc. interest and dividends (square root scale), persons
SHIW: equivalent income (square root scale), persons
ECHP: equivalent income (square root scale), persons
8
10
12
14
16
18
20
22
24
26
28
30
1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010
Below 70% of median
Below 50% of median
Below 60% of median
Incidenza delle persone a basso reddito (per cento)
34
Incidenza delle famiglie a basso reddito per condizione occupazionale, 1995-2006 (per cento)
Operai
Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia.
Pensionati
Impiegati
Autonomi
54
6 65
11
13
19
2422
4
12
10121211
9
16 1312
12
16 2021
0
5
10
15
20
25
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
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Famiglie a basso reddito: scomposizione variazione 1995-2006 per condizione occupazionale (punti percentuali)
Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia.
1.2
0.30.0 0.0 0.0
0.4
-1.2
-2
-1
0
1
2
Operai Impiegati Dirigenti Autonomi Pensionati Altri nonoccupati
Variazionetotale
36
• Fasi nell’evoluzione della distribuzione dei redditi:– Fase “egualitaria” dall’autunno caldo ai primi anni ’80.
– Successivo aumento della disuguaglianza, accentuato negli anni della recessione del 1992-93.
• Nessuna tendenza netta nel periodo dal 1993 in poi. Ma da nuova stima di povertà assoluta:– Distribuzione territoriale risulta profondamente diversa:
diffusione di povertà è uguale, o quasi, in Nord e Centro; rapporto di diffusione Mezzogiorno/Nord da 4,5 a 2.
– Molto diversa è anche la diffusione di povertà per tipologia familiare: picco in famiglie numerose con figli minori.
Povertà e disuguaglianza in Italia: note riassuntive
37
Povertà e disuguaglianza in Italia: note riassuntive [segue]
• Osservazioni:– Nessuna fase prolungata di aumento della disuguaglianza,
contrariamente a quanto avvenuto in numerosi paesi ricchi.
– Nessuna evidenza (finora) di impoverimento o scomparsa dei ceti medi.
– Ma dinamiche differenti tra classi sociali (attività principale del maggior percettore di reddito):
→ redistribuzione ‘orizzontale’ autonomi/dipendenti; → emergere del fenomeno dei working poors.
– Costi della “flessibilità” non ugualmente distribuiti (vedi dopo).
38
4. La povertà nei paesi sviluppati• Alcun cautele sulle misure di disuguaglianza e sulla
sua dinamica
A. Indice di Gini: redditi non armonizzati (i problemi di comparabilità contano soprattutto tra paesi; nel lungo periodo anche all’interno dei paesi); indice usato perché comune, ma potrebbero esservi differenze con altri indici.
B. Brandolini e Smeeding (2008) su EU-SILC e LIS: - Conversione dei redditi in standard comune: PPA per il
PIL;
- P10 e P90 calcolati rispetto alla mediana USA;
- Indicatori rozzi delle differenze negli standard reali di vita.
39
Indice di Gini del reddito disponibile in alcuni paesi ricchi
15
20
25
30
35
40
45
1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005
Canada
USA
UK
Svezia
Finlandia
Germania Ovest
Paesi Bassi
Francia
40
Distribuzione dei redditi disponibili equivalenti realiP10 reale P90 reale P90/P10 Indice di Mediana reale
(basso reddito) (alto reddito) Gini (USA=100)
Svezia 44 117 2.6 0.229 72Danimarca 47 128 2.7 0.232 82Norvegia 57 155 2.7 0.243 100Islanda 55 149 2.7 0.248 90Finlandia 43 125 2.9 0.249 75Paesi Bassi 46 134 2.9 0.260 78Slovenia 34 100 3.0 0.238 60Repubblica Ceca 23 70 3.0 0.259 39Germania 42 129 3.0 0.257 76Austria 49 150 3.1 0.261 86Belgio 42 130 3.1 0.262 77Repubblica Slovacca 15 46 3.1 0.260 27Ungheria 16 50 3.2 0.270 29Lussemburgo 71 231 3.2 0.261 129Francia 40 130 3.3 0.277 71Svizzera 56 185 3.3 0.273 102Cipro 38 139 3.6 0.285 74Taiwan 38 144 3.8 0.306 71Irlanda 37 147 3.9 0.310 78Italia 32 133 4.2 0.322 69Canada 42 174 4.2 0.315 90Spagna 26 116 4.4 0.318 58Regno Unito 39 174 4.5 0.337 83Grecia 26 118 4.5 0.330 57Estonia 12 56 4.6 0.341 26Lettonia 10 49 4.9 0.357 22Israele 23 116 5.1 0.352 53Polonia 11 55 5.2 0.354 26Lituania 9 48 5.4 0.363 21Portogallo 19 103 5.5 0.377 42Stati Uniti 37 214 5.8 0.378 100Messico 5 45 8.8 0.468 15Russia 3 26 8.9 0.446 10
Area dell'euro 34 129 3.7 0.295 70UE-15 36 135 3.8 0.303 72UE-25 25 129 5.2 0.339 65NAFTA 11 192 17.2 0.468 76
La lunghezza della barra rappresenta ladistanza tra alto e basso reddito
0 50 100 150 200 250
41
Variazione dell'indice di diseguaglianza (Gini) del reddito,metà 1980 - metà 2000
-0,04
-0,03
-0,02
-0,01
0
0,01
0,02
0,03
0,04
0,05
Variazione dell'indice di diseguaglianza
42
Indice della diseguaglianza (Gini) del reddito – metà anni 2000
Fonte: OCSE
43
La disuguaglianza nei paesi ricchi
Attenzione agli aspetti di metodo e spazio valutativo: Indice di disuguaglianza; Nominale e reale; Reddito, ricchezza, funzionamenti.
Chiaro raggruppamento dei paesi:Messico e Turchia i più diseguali, seguiti dai paesi di lingua inglese e da quelli del sud-Europa;
seguono gli altri paesi dell’Europa continentale; i paesi nordici sono i meno diseguali; la maggior parte dei paesi dell’Europa orientale mostra livelli
medio-bassi di disuguaglianza; Corea e Giappone sono in posizione intermedia.
44
Una sintesi degli andamenti di lungo periodo Tendenza generale alla crescita della disuguaglianza dei
redditi, ma non in modo comune, sincrono: aumento anni ’80: Stati Uniti, Regno Unito, aumento anni ’90: Svezia, Finlandia, Norvegia, Italia, aumento fine anni ’90: Canada, Germania, profilo misto o nessun aumento: Paesi Bassi, Francia,
Disuguaglianza tende a muoversi non lungo traiettorie ben definite, ma a scatti e in modo irregolare.
Profili temporali dipendono dal concetto di reddito, in particolare dal comprendervi o meno le imposte pagate e i trasferimenti assistenziali e previdenziali ricevuti.
Quindi i trend distributivi dipendono dalla redistribuzione pubblica, che può cambiare nel tempo.
La disuguaglianza nei paesi ricchi[segue]
45
La povertà nei paesi dell’UE, 2005
10 10
12 12 12 1213 13 13 13
14 14 1415
16 16
18 18 1819 19 19
20 20 2021
23
0
4
8
12
16
20
24P
aesi
Bas
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ia
Sp
agn
a
Gre
cia
Let
ton
ia
0
4
8
12
16
20
24
Quota percentuale di persone a basso reddito
Soglia di basso reddito, in standard di potere d'acquisto (scala di destra)
46
Ancora sulla povertà nei paesi della UE
• Le “aspirazioni normative” al contrasto delle povertà sono nazionali o comunitarie?
• Se l’UE fosse analizzata come un singolo paese, il maggiore cambiamento consisterebbe nel rimpiazzare linee di povertà nazionali con una singola linea di povertà valida per l’intera UE.
1)()(6.0 kEU yyz
EU-wide median Country k median
47
POVERTY COMPOSITION IN EU25 BY ALTERNATIVE VALUES OF θ, 2000
(per cent)
Source: elaboration on data from Eurostat, national accounts, ECHP and LIS.
0
20
40
60
80
100
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0
EasternEurope
SouthernEurope
ContinentalEurope
UK andIreland
Nordiccountries
Value of .
48
5. Le politiche di contrasto
Semplificando all’osso, si possono distinguere:
(A) politiche che attengono alla distribuzione primaria del reddito: segnatamente politiche del lavoro [cenni] (tasso di partecipazione; employment protection legislation; compressione-dispersione dei salari; profilo dei salari nel ciclo di vita);
(B) politiche generali di redistribuzione/welfare: tasse e trasferimenti, welfare del lavoro; welfare
della famiglia [cenni];
(C) politiche specifiche di contrasto della povertà.
49
Un elemento ulteriore da considerare: la “vulnerabilità”
Instabilità e shocks, e capacità di farvi fronte. Il reddito familiare può essere sufficiente rispetto
allo standard minimo fissato dalla società, ma vi può essere una elevata probabilità che questa condizione possa cambiare repentinamente:
1. condizioni di lavoro (di fatto) a termine;2. mancanza di attività patrimoniali;3. inadeguatezza delle misure di protezione
sociale: sussidi di disoccupazione sostegno al reddito delle famiglie in povertà.
50
(A) Evidenze salienti su indicatori economici UE-15 2007
(elab. da Eurostat)
INDICATORI ECONOMICI
Tasso di disoccupazione Paesi
PIL pro-capite
(in PPA; EU25 =100)
Tasso di crescita del PIL reale
1997-2007
Debito pubblico
(in % PIL)
Prelievo fiscale
(in % PIL; 2006)
Tasso di occupa-
zione
(15-64 anni)
Occupati part-time
(in % occupati
totali) Totale
15-24 anni
> 12 mesi
Italia 97,0 15,1 104,0 42,4 58,7 13,6 6,1 20,3 2,9 Danimarca 118,0 21,3 26,0 50,0 77,1 24,1 3,8 7,9 0,6
Svezia 121,0 37,5 40,6 49,7 74,2 25,0 6,1 19,1 0,8
Olanda 127,0 29,1 45,4 39,9 76,0 46,8 3,2 5,9 1,3
Germania 109,0 16,8 65,0 40,6 69,4 26,0 8,4 11,1 4,7
Francia 107,0 26,0 64,2 45,6 64,6 17,2 8,3 19,4 3,3
Regno Unito 113,0 33,2 43,8 38,2 71,5 25,2 5,3 14,3 1,3
EU-15 108,0 26,5 60,4 41,4 66,9 20,9 7,0 14,7 2,8
51
Salari di ingresso e profili retributivi per generazioni successive: età di ingresso 21-22 anni (1976=1)
Fonte: Rosolia-Torrini (2007), elaborazione su dati dell’Archivio INPS.
52
Quota di lavoratori nati all’estero sul totale dei dipendenti privati non-agricoli in ogni ventesimo della distribuzione delle
retribuzioni settimanali (corrette per il part-time)
Fonte: Rosolia (2008), elaborazione su dati dell’Archivio INPS-WHIP.
0
5
10
15
20
25
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
Ventesimo di occupati dipendenti
Quo
ta p
erce
ntua
le
2004
1995
1986
53
(B) Evidenze salienti sul welfare nell’EU-15, 2007(elab. da Eurostat)
WELFARE E POLITICHE DEL LAVORO
POVERTÀ E DISEGUAGLIANZA
Spesa prestazioni sociali
(in % PIL; 2005)
Persone a basso reddito (%; 2006) Paesi
Totale Per
pensioni
Spesa in LMP
(in % PIL; 2006)
Occupati servizi non-
market
(in % occupati totali)
Pre tra-sferimenti
Post tra-sferimenti
Indice di Gini
(%; 2006)
Italia 26,4 15,5 1,3 26,4 24,0 20,0 32,0
Danimarca 30,1 11,0 4,1 36,9 28,0 12,0 24,0
Svezia 32,0 12,5 2,3 37,9 29,0 12,0 24,0
Olanda 28,2 11,1 2,7 35,2 21,0 10,0 26,0
Germania 29,4 12,4 3,0 30,8 26,0 13,0 27,0
Francia 31,5 13,0 2,3 36,1 25,0 13,0 27,0
Regno Unito 26,8 11,8 0,6 34,5 30,0 19,0 32,0
EU-15 27,8 12,2 2,0 31,1 26,0 16,0 29,0
54
Spesa pubblica: disoccupazione, 2002 (% su PIL)
0,0
0,5
1,0
1,5
2,0
2,5
3,0
3,5
BE DK DE ES FI FR SE EL AT NL IE MT CY PL PT LU SI SK CZ UK HU IT LV LT EE
55
Condizione economica e situazione lavorativa nel 2004
Forme di impiego dei componenti della famiglia
Quota di famiglie sul totale %
Quota di famiglie a basso reddito %
Incidenza di famiglie a basso reddito %
Esclusivamente impieghi tradizionali 48,9 36,9 9,0
1 occupato 30,9 33,6 13,1
2 o più occupati 18,1 3,3 2,2
Impieghi tradizionali e impieghi atipici 10,0 4,2 5,1
Meno di 1/3 in impieghi atipici 5,7 1,8 3,9
Oltre 1/3 in impieghi atipici 4,3 2,4 6,7
Esclusivamente impieghi atipici 6,7 16,7 30,0 Esclusivamente a termine 3,0 10,2 40,4
di cui: 1 solo occupato 2,6 8,9 42,0 Altre combinazioni in impieghi atipici 3,7 6,5 21,4
di cui: 1 solo occupato 3,1 6,0 23,6
Nessuna occupazione 34,3 42,2 14,8
Nessun reddito da pensione 1,1 7,0 76,8
Presenza di redditi da pensione 33,2 35,2 12,7
Totale 100,0 100,0 12,0
Impieghi atipici: posizioni lavorative a termine e interinali, rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e occupazioni a tempo parziale dipendenti e indipendenti (ore lavorate meno di 18 alla settimana). Impieghi tradizionali: i rimanenti. Varie forme di impiego aggregate, per persone con più occupazioni e per famiglie, sulla base delle ore lavorate.
56
Un welfare del lavoro categoriale-corporativo, che protegge prevalentemente gli insiders.
Tratti di “balcanizzazione” e iniquità distributiva accentuatidi fronte alla crisi del 2008
Spesa per ammortizzatori sociali in Italia (000) (Pizzuti, 2009, e VL)
2007 2008 2009 (stime) € % € % € %
A. Sistema per “occupati” 2.996 28,4 3.049 24,3 9.910 44,1
B. Indennità di disoccupaz. 5.895 55,8 7.630 61,0 10.670 47,5
C. Fondi partic. e pre-pens. 1.670 15,8 1.836 14,7 1.900 8,4
Totale 10.561 12.515 22.480
Quota sul PIL 0,7% 0,8% 1,5%
57
Copertura di episodi successivi alla cessazione involontaria di rapporti di lavoro tramite l’indennità di disoccupazione ordinaria (IDO) – Veneto 2007, in migliaia (elaborazione su dati Veneto Lavoro)
Numero cessazioni
(000)
% su cessazioni
% su cess. interessate
a IDO
% su cess. interessati ammissib.
Totale cessazioni involontarie 354 100,0
Cessazioni con durata disocc. 7 gg. 61 17,2
Cessaz. involontarie interessate a IDO 293 82,8 100,0
Senza solo requisito contributivo 15 5,1 Senza solo requisito assicurativo 100 34,1 Senza entrambi i requisiti 81 27,7 Cessazioni di interessati ammissibili 97 31,1 100,0 Non iscritti a Cpi come disponibili 53 18,1 54,6 Iscritti a Cpi come disponibili 44 15,0 45,4
58
(C) Spesa pubblica: esclusione sociale, 2002 (% su PIL)
0,0
0,2
0,4
0,6
0,8
1,0
1,2
1,4
NL DK SK CY SE EL BE CZ DE FR LT LU SI FI AT EE IE PT ES HU MT UK LV IT PL
59
Le misure di contrasto della povertà nei paesi UE
• Forte variabilità (in contesti complessi, e diversi, quanto a welfare complessivo).
• Le misure tipiche: - reddito di cittadinanza ( basic income): no; - reddito minimo di inserimento, con crescenti obblighi reciproci
(“condizionalità”) per chi è in grado di lavorare: Francia (Revenu de Solidarieté Active); Germania (Alg. II, noto come Harz IV); ..
- misura nazionale minima di ultima istanza: tutti i paesi, a meno di Grecia e Italia [NB. + misure per non autosufficienti].
- negative income tax , e la versione in termini di credito di imposta per lavoratori poveri (+ figli a carico): Working
Families Tax Credit inglese.
60
Le misure di contrasto della povertà in Italia
• Sperimentazione nazionale del Reddito Minimo di Inserimento (RMI): - 1998-2000 in 39 comuni (estesa a 309 nel 2001-04);- integrazione del reddito familiare mensile fino alla soglia di
L. 500.000 (1998, poi rivalutate) per persona equivalente;- più interventi volti a perseguire autonomia economica ([re]- ingresso nel lavoro agevolato) e integrazione sociale (es.
recupero scolarità dell’obbligo).
• Rinominato Reddito di Ultima Istanza: - per sancirne la fine, almeno come intervento di contrasto della povertà a livello nazionale;
- vi è una serie di misure regionali, disparate, alcune apprezzabili e altre prossime all’inverosimile [es. “Reddito di Cittadinanza” (sic!) della Campania].
61
Concludendo su povertà [e disuguaglianza] in Italia (1)
Italia ha livelli di povertà e disuguaglianza elevati tra i paesi avanzati:
caratteristica radicata che rende l’Italia più simile ai paesi anglo-sassoni che ai paesi dell’Europa continentale e del nord;
a fronte di ciò, vi sono una complessiva debolezza e forti iniquità distributive del sistema di
welfare (con radici lavoristiche e corporative; senza
evoluzione verso “universalismo selettivo”) .
62
Concludendo su povertà [e disuguaglianza] in Italia (2)
Nessun apprezzabile aumento degli indici di povertà in Italia tra la metà degli anni novanta e la metà di questo decennio (e oltre, ma pre-crisi).
Le distribuzioni dei redditi e dei consumi appaiono sorprendentemente stabili, nonostante i cambiamenti che hanno interessato il mercato del lavoro, il sistema fiscale e previdenziale e, più in generale, l’intera economia italiana.
63
Concludendo su povertà [e disuguaglianza] in Italia (3)
Questa stabilità aggregata nasconde tuttavia importanti cambiamenti nell’allocazione delle risorse. Dalla metà degli anni novanta e, in particolare, tra
il 2000 e il 2004, essa è mutata a vantaggio delle famiglie degli autonomi e dei dirigenti e a scapito di quelle degli operai e degli impiegati.
Sono aumentati l’insicurezza delle famiglie e il loro senso di “vulnerabilità” nei confronti di eventi negativi.
Insicurezza e “vulnerabilità” si concetrano su giovani e immigrati.
64
Scomposizione della disuguaglianza (Brandolini, 2008) indica tre fattori come decisivi:
– partecipazione al mercato del lavoro,– effetto redistributivo della spesa sociale,– area geografica di residenza
Cautela: esercizi di scomposizione sono applicazioni meccaniche, non spiegazioni casuali.
Maggior partecipazione al lavoro e miglior disegno sistema di imposte e trasferimenti possono aiutare crescita economica e
distribuzione meno iniqua dei redditi
Concludendo su povertà [e disuguaglianza] in Italia (4)
65
Indice di Gini del reddito disponibile equivalente tra le persone in Italia, Germania e Stati Uniti nel 2000, per area geografica
0.278
0.222
0.294
0.351
0.364
0.379
0.0 0.1 0.2 0.3 0.4
Länder occidentali
Länder orientali
Centro-Nord
Mezzogiorno
Nord-Est, Centro-Ovest, Ovest
Sud
Germania
Stati Uniti
Italia
Concludendo su povertà [e disuguaglianza] in Italia (4: segue)
66
Il divario Nord-Sud ha un effetto decisivo sulla disuguaglianza complessiva dell’Italia:
– non solo per il divario medio tra le due aree, anche scontando le differenze stimabili nel costo della vita
– ma anche per la distribuzione assai sperequata all’interno delle regioni meridionali
Difficile ridurre le disuguaglianze in Italia senza un cambiamento radicale della
struttura socio-economica del Mezzogiorno