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1 Comunità Cristiana Maggio 2014 TUTTO DIPENDE DALLA LUCE Il cuore di un innamorato è sempre attratto, affascinato, illuminato, reso vivo, pulsante dalla persona amata … tutto viene trasfigurato, si riesce a vedere tutto con occhi diversi, con occhi di stupore. Chi si innamora è come se nascesse un'altra volta. Chi scopre che cosa significa amare, un giorno si stupisce di non aver amato prima. È una primavera del cuore. Anche la fede, accolta e vissuta, può regalarci tutto questo. È per questo che, come un innamorato, torno alla Pasqua e alla fede pasquale, centro e cuore della vita dei cristiani. Perché è luce che illumina, perché è fuoco che tutto trasforma. È dalla luce del mattino di Pasqua che tutto dipende. Sentite questo racconto narrato dal noto artista padre Marko Ivan Rupnik che ho avuto la gioia di conoscere personalmente: Quando ero all’Accademia di Belle Arti a Roma e studiavo teoria del colore ho conosciuto uno svizzero, Johannes Itten, che penso avesse capito molto bene il colore, ma aveva un sacco di nemici, come tutti quelli che creano, che inventano. Allora lui, furbescamente, organizza una cena e invita tutti questi suoi nemici. All’inizio della cena, mentre tutti erano seduti ai tavoli con grande appetito, fa sfilare i camerieri con l’antipasto: un po’ di prosciutto d el Carso, un po’ di insalata, ma intanto accende una luce rossa. I camerieri cominciano a servire ma nessuno tocca niente, perché una fetta di prosciutto sotto una lampada rossa è come la carne appena tagliata, una foglia di insalata è come la pelle di rana. E lui chiede: “Come mai non mangiate, non è buono?”. Accende allora una luce verde … Sai che cos’è un prosciutto sotto una lampada verde? Meglio non dirlo a voce alta: una visione impressionante. E chiede ancora:

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Comunità Cristiana Maggio 2014

TUTTO DIPENDE DALLA LUCE

Il cuore di un innamorato è sempre attratto, affascinato, illuminato, reso vivo, pulsante

dalla persona amata … tutto viene trasfigurato, si riesce a vedere tutto con occhi diversi,

con occhi di stupore. Chi si innamora è come se nascesse un'altra volta. Chi scopre che

cosa significa amare, un giorno si stupisce di non aver amato prima. È una primavera del

cuore.

Anche la fede, accolta e vissuta, può regalarci tutto questo. È per questo che, come un

innamorato, torno alla Pasqua e alla fede pasquale, centro e cuore della vita dei cristiani.

Perché è luce che illumina, perché è fuoco che tutto trasforma. È dalla luce del mattino di

Pasqua che tutto dipende. Sentite questo racconto narrato dal noto artista padre Marko

Ivan Rupnik che ho avuto la gioia di conoscere personalmente:

Quando ero all’Accademia di Belle Arti a Roma e studiavo teoria del colore ho

conosciuto uno svizzero, Johannes Itten, che penso avesse capito molto bene il

colore, ma aveva un sacco di nemici, come tutti quelli che creano, che

inventano. Allora lui, furbescamente, organizza una cena e invita tutti questi

suoi nemici. All’inizio della cena, mentre tutti erano seduti ai tavoli con grande

appetito, fa sfilare i camerieri con l’antipasto: un po’ di prosciutto del Carso,

un po’ di insalata, ma intanto accende una luce rossa. I camerieri cominciano a

servire ma nessuno tocca niente, perché una fetta di prosciutto sotto una

lampada rossa è come la carne appena tagliata, una foglia di insalata è come la

pelle di rana. E lui chiede: “Come mai non mangiate, non è buono?”. Accende

allora una luce verde … Sai che cos’è un prosciutto sotto una lampada verde?

Meglio non dirlo a voce alta: una visione impressionante. E chiede ancora:

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“Ma come non avete appetito?”. Finalmente accende una luce normale: il

prosciutto ridiventa prosciutto e l’insalata ridiventa insalata. E aggiunge:

“Forse allora non ho sbagliato troppo con la mia teoria: tutto dipende dalla

luce”.

La luce rende splendenti anche le cose più semplici, addirittura le trasforma, e anche un

frammento di vetro diventa un brillante.

Se tutto dipende dalla luce, quale potenza ha dentro allora l’affermazione di Gesù: “Io

sono la luce del mondo” (Gv 9,5)! Accogliere, fare spazio in noi alla luce di Gesù, il

Signore crocefisso e risorto, è la realissima possibilità di risorgere ogni giorno, di rifiorire

ogni giorno, di acquistare una nuova mentalità, una logica nuova, un cuore nuovo, è la

splendida possibilità di diventare una creatura nuova (2Cor 5,17).

Perché credere è riconoscere innanzitutto di essere amati. E chi ha piantato nel proprio

cuore l’albero della fede pasquale sa ritrovare speranza, vigore, slancio, entusiasmo,

audacia, capacità di amare, di ricominciare, di perdonare, capacità di gesti e di sogni

nuovi.

Chi crede nel Signore crocefisso e risorto fa l’esperienza di una autentica primavera, di

una primavera che non finisce con l’inverno …

Le piante sono tutte spoglie d’inverno, ma un bel giorno una luce nuova, un’aria tiepida

comincia ad abbracciarle e ad accarezzarle. Così le piante si commuovono e cominciano a

rifiorire e tutto ridiventa un giardino!

La fede di Pasqua ci fa sempre questo regalo, ci fa rifiorire.

Quando Gesù venne nelle mie stagioni,

fu lui l’autentica primavera,

la promessa di tutti gli anni a venire.

Colmò il mio cuore di gioia;

e, come le viole, timida cosa,

crebbi alla luce della sua venuta.

(Rachele, in “Gesù Figlio dell’Uomo” di Gibran)

Così scriveva il card. Dionigi Tettamanzi in “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini”

(n.40) commentando l’avventura spirituale dell’uomo cieco dalla nascita:

Proprio qui ritroviamo il nucleo essenziale, il segreto affascinante

dell’esperienza di fede. Essa è un incontro personale, personalissimo con il

Signore Gesù, che ci cambia la vita, la illumina con lo splendore della sua

grazia e ci dona un modo nuovo di pensare, di vedere, di valutare, di giudicare

l’intera realtà.

Chi va da Gesù, chi sta con Gesù cuore a cuore, nel silenzio e nella preghiera, chi guarda

spesso alla croce di Gesù, chi ascolta il Vangelo acquista a poco a poco una luce che tutto

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illumina e trasfigura. Anche la notte della sofferenza, del dolore, della morte, perché il

mattino di Pasqua ci dona una straordinaria speranza e una vita non meno che eterna. Ed è

proprio la luce della speranza ciò di cui tutti abbiamo più bisogno.

Ho letto che quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa

riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una

ferita ed ha una storia, diventa più bello. Oro al posto della colla. Metallo pregiato invece

di una sostanza adesiva trasparente. Questa tecnica è chiamata “Kintsugi”. Sembrano

volerci dire che il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no. E che

il dolore fa due cose: ti insegna e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, più forte, a

volte. Ma ci insegnano che la cosa più importante è rendere belle e preziose le persone che

hanno sofferto … questa tecnica si chiama “amore”, ben di più che una semplice tecnica,

una squisita e speciale qualità del cuore. Un’arte che i cristiani possono imparare da Gesù

di Nazareth, il Crocefisso vivente.

Il cristiano riceve in dono la luce, l’oro dell’inaudita speranza del Risorto e insieme è

chiamato a essere luce, a fare dono dell’oro ricevuto, della speranza ricevuta …

Quando ti imbatti in una cosa bella, la racconti.

E quando ti imbatti in una cosa vera, la dici.

E se hai capito che la storia di Gesù è come un lampo

che ha illuminato per sempre il cammino del mondo e dell’uomo

dandogli un senso, allora lo racconti a tutti.

Non puoi farne a meno.

E se l’incontro con Gesù Cristo ha cambiato la tua esistenza

dandole forza, direzione, gioia di vivere,

allora inviti gli amici a condividerla.

(Bruno Maggioni)

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Ci perseguiti allora una frase di Paul Claudel: “Voi che credete, che ne avete fatto della

luce?”

don Mirko

www.donmirkobellora.it

APPUNTAMENTI COMUNITÀ PASTORALE

venerdì 9 maggio ore 21 in Santuario

MESSA CONTEMPLATIVA

martedì 13 maggio ore 21 in Santuario

LECTIO DIVINA

Guida: don Luigi Galli

QUARESIMALE 2014

USCIRE DAL TEMPIO

… risonanze …

Marc Chagall - Sopra Vitebsk

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Tutti gli anni, in occasione della Quaresima, don Mirko sceglie un tema e invita quattro

relatori che lo sviluppano. Quest’anno il grande contenitore è stato “USCIRE DAL

TEMPIO” che prometteva una grande apertura e ampi spazi. Perché uscire dal tempio? In

che modo uscire? Uscire dal tempio per fare cosa?

Don Mirko, nella prima serata, ricorda la lettera pastorale dell’arcivescovo Angelo Scola:

“Il campo è il mondo” e “Evangelii gaudium” di Papa Francesco che spiegano benissimo

perché e come “Uscire dal tempio” .

Questi sono solo appunti, ricordi di quello che ho ascoltato e che sto portando con me.

Il primo relatore è il professore Alberto Melloni, laico, storico che è stato definito “lo

storico che legge il domani”, molto esperto della storia della Chiesa. Uscire dal tempio per

questa “PRIMAVERA SENZA PREAVVISI” che è Papa Francesco e che, per tantissime

persone, è una grande consolazione. Le radici di questa primavera si trovano nel Concilio

Vaticano II. Melloni è uno storico, analizza in profondità il Fenomeno Bergoglio e dice

che la riforma che è in atto deve essere fatta non solo in capite, ma anche in membris.

È la volta di don Mario Antonelli, teologo, grande estimatore del Cardinale Martini che,

con una meditazione , racconta della “BELLEZZA DI DIO” che si incontra solo a

condizione di Uscire dal Tempio. Partendo dalla tela di Marc Chagall – Sopra Vitebsk –

che è stampata sul programma degli incontri e che “attiva la parola del Vangelo” Antonelli

ferma la sua e la nostra attenzione sulla coppia di amanti che si abbracciano: “il nome

santo di Dio e la sua bellezza sono nell’abbraccio di quell’uomo e quella donna”. E il

teologo continua nella sua meditazione sino ad arrivare alla bellezza di Gesù sul Monte

degli Ulivi e poi passa a raccontare dei suoi sei anni in Brasile, in un piccolo villaggio

dove si vive in misere casupole sovraffollate. E lì, dai bambini che rubano i suoi fiori per

regalarli alla maestra di cui sono innamorati, da una giovane mamma single in attesa del

terzo figlio che desidera solo un abbraccio, da un ragazzo a cui regala delle infradito che

gli permettono, finalmente, di sentirsi una persona, riceve una grande lezione di vita e di

umanità che lo può solo avvicinare a Dio.

E poi arriva don Angelo Casati. È un poeta: non parla, canta. È un saggio, sereno,

tranquillo, circondato da una grande spiritualità che parla di “UN RABBÌ CHE

SCONFINAVA”. “Gesù ha sconfinato sin dalla nascita, nascita strana, è stato adorato dai

pastori, è stato crocifisso tra due ladroni. E la sua vita… sconfina dalla famiglia, frequenta

i peccatori, si lascia profumare da una poco di buono. Pensavano di averlo fermato

crocifiggendolo, ma sconfina con la Resurrezione”. Don Angelo meriterebbe pagine e

pagine e pagine …

E poi Michael D. Semeraro, monaco benedettino con “OSIAMO DIRE PADRE

NOSTRO”. Esordisce dicendo “Credo che il Padre Nostro sia proprio la preghiera di che

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vuole uscire dal tempio: figlio e fratello… e concludere un percorso quaresimale

riprendendo la preghiera del Padre Nostro è una cosa molto bella …”. E poi inizia a

sviscerare la preghiera che chiama la “forma della preghiera”. Conclude con una citazione

che trovo bellissima “Facci piuttosto sbagliare che smettere di imparare.”

Potete trovare tutte le registrazioni degli incontri sul sito di don Mirko e sul sito della

parrocchia di Oreno.

Ida Brambilla

Dietro il vecchio nome di Quaresimale, ancora capace di evocare l’immagine di un prete

che apostrofa dal pulpito, si è svolto in questo periodo di Quaresima uno splendido

percorso di riflessioni presso il teatro Adriano di Oreno; un vero convito per la mente e per

il cuore, che ha aperto l’animo alla speranza e alla fiducia, in un momento che sembra

segnato dai passi stanchi della rassegnazione. Quattro proposte interessanti per ascoltare

spiriti illuminati che hanno il dono di ‘speculare’, cioè di guardare da una posizione

privilegiata e più alta, proprio questo tempo che stiamo attraversando e che abbiamo

l’obbligo di leggere all’ insegna del Kairòs, cioè del momento di grazia da non perdere.

Il primo oratore, Alberto Melloni, professore di storia della Chiesa e laico impegnato

nella realtà ecclesiale, ha fatto cogliere la particolarità di questa stagione che, con la

sorprendente primavera iniziata da papa Francesco, è da considerare il frutto maturo del

Concilio che aveva riflettuto approfonditamente sui tre temi della povertà, della

collegialità e dell’unità fra i cristiani. A proposito di povertà la scelta del nome, la

residenza abituale in S. Marta e lo stile antiprotocollare del nuovo papa hanno fatto subito

intendere al mondo quale sarà la nota dominante del suo pontificato. Sembra passato un

secolo, eppure da quell’annuncio di papa Benedetto XVI e dall’elezione di papa Francesco

è trascorso solo poco più di un anno, ma è stato subito chiaro che i temi delle molte

“periferie esistenziali” saranno il cuore del suo apostolato petrino. Beninteso, dice

Melloni, non si tratta di diventare operatori sociali, né di stabilire quanti posti-letto debba

fornire una parrocchia per i poveri, ma di aprirsi con disponibilità interiore a tutte le forme

di marginalità di cui il mondo soffre. Impossibile qui dar conto delle molte suggestioni

sollevate dall’oratore; basterà far cenno alle povertà cui già il papa si è dimostrato attento

come l’emarginazione sociale, le troppe solitudini, l’infanzia senza tutela, la giovinezza

derubata di futuro, la precarietà di un lavoro genuflesso alle logiche del profitto. Ma anche

all’interno della Chiesa sembra che l’attenzione sia ora spostata dalle problematiche

culturali o teologiche a quelle esistenziali; non più l’urgenza di un confronto fede-ragione,

ma quella di mettere in cattedra la povertà, perché nel pensiero già chiaramente delineato

di papa Francesco sembra sia proprio colui che è povero il depositario di un insegnamento

alla Chiesa: il povero, paradigma e misura dell’autenticità cristiana. Papa Bergoglio ha

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sollevato il velo anche su forme di marginalità che la stessa Chiesa può aver contribuito ad

alimentare. È ancora lecita, si domanda Melloni facendosi portavoce di un sentire diffuso

nella comunità dei fedeli, la negazione dell’Eucarestia ai divorziati risposati? Si può dire

veramente madre una Chiesa che nega ai suoi figli l’alimento vitale? Si può lasciar vivere

e lasciar morire generazioni di battezzati senza Eucarestia?

Don Mario Antonelli ha proposto una riflessione sulla bellezza di Dio, quella da

raccontare usciti dal tempio per incontrare il mondo e la fragile eppure splendida vita

dell’uomo. L’ icona cui s’è ispirato è quella dell’ ebreo che esce dal tempio e sorvola il

villaggio natale di Chagall, nel notturno di un paesaggio illuminato solo dalla neve e

interrotto dall’unica presenza palpitante di due amanti che si abbracciano. Ecco, quel

palpitare di un uomo e di una donna abbracciati in una carne sola esprimono nella pittura

dell’artista ebreo-russo specialista del Cantico dei Cantici la forma più alta di bellezza da

incontrare nel mondo. Se non avviene quest’incontro fuori dal recinto sacro è perché

dentro il tempio non è avvenuto l’incontro con “il più bello tra i figli dell’ uomo” (Sal

44)che non ha disdegnato di “assumere su di sé la natura mortale fino a diventare schiavo”

(Fil 2)e che ha lo sguardo “sfigurato e senza decoro” del servo sofferente cantato da Isaia

(Is 53).

Di altro taglio la riflessione sommessa e profonda di don Angelo Casati, “lettore

innamorato di Vangeli che scava nelle parole” come lui stesso si dice. E di un innamorato

certamente si tratta perché nel candore con cui si apre agli ascoltatori confida che “a 80

anni mi batte il cuore ancora” quando, nella lettura della vita di Gesù che procede più per

intuizioni e trasalimenti che per concatenazioni logiche, incontra i tratti del suo Signore.

Quello sconfinare che gli è dato come traccia per la riflessione viene declinato nella logica

del superare, dell’oltrepassare, del travalicare, sinonimi di un’unica matrice: amare.

Amare è superare la logica delle regole, che per chi ama non servono e per chi non ama

non bastano; l’amore non contratta - non calcola - non programma; da qui i suoi

sconfinamenti. Un amore che non sconfina mai è pallida consuetudine. Tutta la vita di

Gesù è sconfinamento, dalla nascita sospetta da una ragazza non ancora convivente col

marito, alle frequentazioni poco raccomandabili con pubblicani e prostitute, al conflitto

con l’autorità religiosa, alla scandalosa morte in croce tra due ladri. Una provocazione

forte quella di don Angelo, che mette in discussione la nostra prevedibilità, il nostro agire

scontato e ripetitivo, i nostri incontri incolori e i nostri cenacoli smunti…

Al domenicano fra Michael David Semeraro è stata affidata la riflessione sul Padre

Nostro, di cui ha fornito una lettura sapienziale non scontata, esordita con l’invito a

diffidare dei profeti di sventura, noiosi e pericolosi. La preghiera di Gesù è una preghiera

corale, sia quando è formulata nel chiuso della propria camera sia quando viene declamata

all’interno della liturgia eucaristica. Essa però non è tanto la formula da tramandare

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inalterata, ma la forma della preghiera autentica, il modello sul quale improntare la nostra

preghiera, che non è chiusura solipsistica ed egoista, ma apertura a Dio nella comunione

con gli altri. Eppure la verità della preghiera non può che essere nella sincerità del proprio

cuore, più personale e segreta, per dirla con Etty Hillesum, dell’intimità sessuale. Pregare

con sincerità è apprezzare la vertigine di un incontro personale con Dio, il Separato

(Kadosh) degli Ebrei, il “senza la terra”(aghios) dei Greci, il “totalmente Altro” di meister

Eckart. E qui s’inserisce l’ ultima e più cocente provocazione: la preghiera autentica ci

riconduce dal “Senza terra” alla terra, dove incontrare il nemico, icona e sacramento di

Dio, proprio là dove chi ci osteggia vorremmo divenisse per noi completamente estraneo,

appunto “totalmente altro”.

Lino Varisco

DECANATO DI VIMERCATE

febbraio – aprile 2014

ARTE E FEDE: VIA INCONTRO ALL’UOMO

Nelle nostre vite c'è un solo colore che dona senso all'arte.

Il colore dell'amore.

(Marc Chagall)

Che Marc Chagall fosse un uomo profondo prima che un

artista, già lo si intuiva.

Ma che fosse capace di descrivere a parole quasi fossero

leggere pennellate anche il senso profondo che la fede può

infondere all'arte, è una piacevole sorpresa.

Un po’ questa è stata anche la scoperta che ha accompagnato

il percorso di Arte e Fede raccontantoci piacevolmente da

Mons. Sguaitamatti in sette appuntamenti con Leonardo,

Caravaggio, Michelangelo e Giotto, sei sere che hanno richiamato molte persone, ciascuna

con le proprie domande e aspettative.

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Abbiamo apprezzato ciò che Chagall diceva a parole, ovvero che l'Amore è il colore

principale di un'opera d'arte.

Che la passione, la fede talvolta tormentata, la profonda inquietudine e ricerca di senso che

ha in modi differenti caratterizzato la vita di ciascuno di questi artisti, sembra rendere oggi

ai nostri occhi i colori più vivi, i gesti più plastici, le scene più vere.

Tutti gesti e scene, peraltro, che rappresentano il fondamento della nostra vita di fede.

È stato un percorso iniziato a piccoli passi, con un reverenziale e rispettoso avvicinamento

alla lettura di alcune opere grandiose come il cenacolo Vinciano, la Cena di Emmaus del

Caravaggio, la Cappella Scrovegni di Giotto, la Cappella Sistina di Michelangelo; un lento

avvicinamento che è divenuto poi un cammino percorso a passi decisi: vedere alcune

scene della vita di Gesù, di Maria e Giuseppe, esattamente come le hanno interpretate

mani abili e sguardi profondi, è stata un' esperienza prima ancora del cuore che

dell'intelligenza.

Forse possiamo dire di avere condiviso con questi artisti la sensazione vibrante di sentirsi

alla ricerca e di desiderare di trovare un senso. Ognuno con il proprio talento, loro con la

loro personale arte.

In fin dei conti credere e creare, vivere la propria fede e dare espressione alla propria arte,

sono due momenti indifferentemente essenziali per noi uomini che in entrambe i modi

cerchiamo di trovare uno spiraglio attraverso il quale intravvedere Dio.

Il poeta Paul Valéry scrisse che "il pittore non deve dipingere quello che vede, ma quello

che si vedrà".

Allo stesso modo la fede non guarda a ciò che vede, ma a ciò che vedrà un giorno.

Ecco il legame indissolubile tra arte e fede, ecco il sentimento e l'orizzonte che ha guidato

questo nostro breve ma intenso cammino.

Ecco forse l'invito che ciascuno ha intuito per sé, l'invito a racchiudere la propria personale

ricerca di Dio e di fede non sempre e solo dentro schemi che si vedono qui e ora e si

leggono con chiarezza immediata, ma anche dentro a ciò che si può solo intuire ed

afferrare con il cuore, magari dentro il blu intenso di un cielo, o il volto preoccupato di un

discepolo alla tavola con Gesù.

Allora capiamo che Arte significa forse proprio questo: cercare di mostrare Dio dentro ad

ogni cosa, o quantomeno cercare di lasciare che in ogni cosa si intuisca la presenza di Dio.

Ecco allora ciò che deve trasformare il nostro stile di vita: come l'arte, anche la fede deve

mostrare Dio dentro a ogni cosa che facciamo, ad ogni parola che pronunciamo, ad ogni

scelta che affrontiamo, con la stessa vivacità di colori, lo stesso tratto deciso, la stessa

intensità di espressione che abbiamo colto dentro ad ogni opera d'arte.

Silvia e Monica

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LA FESTA

Il giorno 1 Aprile si è tenuto il Consiglio Pastorale della nostra Comunità Pastorale sul

tema: “La Domenica, festa del Signore”.

La Commissione Liturgica ha discusso preventivamente il tema ed ha quindi portato in CP

la sintesi di quanto emerso e alcune proposte operative per una valutazione, arricchimento

e decisione.

Purtroppo oggi la Domenica è diventata unicamente giornata di riposo tra giorni faticosi,

giornata di evasione, di fuga dalla quotidianità feriale e di divertimento, perdendo la

connotazione originaria di <<festa del Signore risorto>>.

Cos’è invece la Domenica per noi cristiani?

La Domenica è Festa, perché incontriamo Gesù nella sua Parola e nell’Eucaristia e

per questo è un giorno gioioso, è il giorno del cristiano, come dice San Gerolamo.

E’ sì giorno di presenza del Signore tra noi, ma anche di memoria della sua morte e

risurrezione e di promessa del regno di Dio.

Il culmine di questa giornata è senza alcun dubbio la S.Messa, che ci fa vivere tutti

questi momenti e in particolare ce li fa vivere insieme ai nostri fratelli cristiani

(“Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” Mt

18,20).

La Domenica è giorno dell’Eucaristia e della comunione fraterna. La Liturgia ci

offre la possibilità di proclamare Cristo, di pregarlo, di celebrarlo, per farlo sempre

più profondamente nostro. L’Eucaristia ci dona una nuova forza, una nuova libertà,

una nuova speranza, una nuova capacità di amare.

Quando la S.Messa è attesa, desiderata, celebrata, vissuta, opera in noi il miracolo di

farci annunciatori della gioia pasquale.

La Domenica è il primo giorno e non l’ultimo della settimana, che ci apre e ci

sostiene nella nostra azione durante i successivi giorni feriali e quindi è il tempo del

raccolto nella Messa e dell’avvio della distribuzione dei propri doni ricevuti, a tutti

coloro che incontreremo durante la settimana.

La Domenica è tempo bello, che ci invita alla speranza, che ci proietta verso il

futuro incontro definitivo con Dio.

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La Domenica è tempo di un riposo attivo, cioè che apre all’incontro, alla relazione,

alla comunione, alla condivisione, alla carità, al dono della gratuità, portatore di

gioia ritrovata.

A partire da queste concretezze, in cui crediamo fermamente, sono uscite alcune proposte,

per rivalutare profondamente e maggiormente valorizzare e vivere questa giornata:

1. Recuperare il valore della S.Messa sviluppando maggiormente la ministerialità

nelle Parrocchie:

- Un momento prima della Messa si propone che il Sacerdote si ritrovi in

sacrestia con i lettori, la voce guida, l’organista, i Ministri straordinari

dell’Eucaristia per dare uno sguardo alla celebrazione e al tempo liturgico e

per individuare un’idea da far passare, una preghiera da recitare, un canto da

fare…, per valorizzare alcuni momenti della celebrazione. Poi qualche minuto

prima dell’inizio della Messa un laico dovrebbe uscire al microfono per

salutare le persone (l’accoglienza), presentare il tema della domenica, provare

i canti non ancora assimilati dai presenti.

- Vivificare la S.Messa con una partecipazione più attiva e gioiosa, puntando ad

una lettura dei brani della Sacra Scrittura più espressiva e più coinvolgente

l’attenzione delle persone, a canti liturgicamente adatti ma che fanno

emergere la gioia dello stare insieme nella celebrazione, ad una

proclamazione entusiasta dell’Atto di Fede e del Padre Nostro, ad un

momento di gioia fraterna nella Comunione. Prevedere anche momenti di

silenzio e di preghiera personale, non solo durante la Consacrazione, per

entrare in un clima spirituale intenso, in cui l’anima si abbandona, ascolta e

parla con il Signore.

2. Vivere, nella Domenica, altri momenti della Presenza di Gesù tra noi

- Attivare esperienze di ascolto della Parola, come le catechesi ai ragazzi,

incontri specifici di famiglie o di gruppi.

3. Educare alla festa

- Durante le omelie della Messa, gli incontri di catechesi, nella vita d’Oratorio,

nelle Associazioni/Gruppi si propone di educare alla gratuità, al bello, alle

relazioni, che sono gli ingredienti della festa cristiana, che portano poi a

vivere l’Eucaristia.

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4. Aprirsi alle relazioni e alla solidarietà

- Inviare i ministri straordinari dell’Eucarestia, possibilmente prima del termine

della Messa, agli ammalati o alle persone sole che non possono partecipare

alla Celebrazione Eucaristica, anche accompagnati da alcuni ragazzi della

catechesi e/o da altri membri della comunità.

- Proseguire dopo la Messa, in alcune occasioni, con un’agape fraterna o con un

aperitivo conviviale e valorizzare iniziative di pastorale parrocchiale, affidate

ai gruppi presenti in parrocchia.

- Ripensare la raccolta e destinazione delle offerte durante la Messa, in modo

da destinarle alla solidarietà non solo una volta all’anno, ma una volta al

mese. La solidarietà può essere indirizzata verso famiglie bisognose della

Parrocchia o anche verso una Parrocchia della Comunità Pastorale che è in

difficoltà economica.

- Visitare gli ammalati e le persone sole.

- Proporre attività concrete di carità e di solidarietà con momenti di

condivisione aperti a tutti, vicini e lontani.

- Per i gesti di cui sopra proposti, potrebbe essere utile la Banca del tempo della

comunità.

- Disseminare un’ansia missionaria, cominciando ad essere presenti, come

Chiesa, nei luoghi di ritrovo della società civile (es. Centri commerciali).

Tutte queste proposte sono state offerte alle Commissioni Parrocchiali (territoriali) delle

sei Parrocchie della nostra Comunità Pastorale, perché possano deciderne la graduale

applicazione nelle loro Comunità, tenuto conto del cammino ecclesiale, sensibilità e

prontezza ad accoglierle del popolo cristiano ad esse affidato.

(Luigi Spampinato)

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Comunità Cristiana Maggio 2014

MESE di MAGGIO – DEDICATO A MARIA

IL S. ROSARIO SARA’ RECITATO ALLE ORE 20.30

In caso di pioggia IN CHIESA

1 GIOVEDI’ GROTTA

2 VENERDI’ SCUOLA DELL’INFANZIA

3 SABATO 4 DOMENICA

5 LUNEDI’ Via CONI ZUGNA e VELASCA 2 6 MARTEDI’ Via MONTE SANTO e Via TOLMINO 7 MERCOLEDI’ 20.30 SANTA MESSA

8 GIOVEDI’ MILANO:

“Venite a vedere questo spettacolo”

9 VENERDI’ MESSA CONTEMPLATIVA – gestita dalla Parrocchia di VELASCA

10 SABATO 11 DOMENICA

12 LUNEDI’ Via SILVIO PELLICO 9/A 13 MARTEDI’ Via LEOPARDI e Via VELASCA 63

Lectio Divina 14 MERCOLEDI’ 20.30 SANTA MESSA

15 GIOVEDI’ Via PRATOLINI 16 VENERDI’ Via PAPINI 17 SABATO 18 DOMENICA

19 LUNEDI’ Via VELASCA 45 20 MARTEDI’ Via PASCOLI

(CPCP)

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Comunità Cristiana Maggio 2014

21 MERCOLEDI’ 20.30 SANTA MESSA

22 GIOVEDI’ Via KENNEDY 23 VENERDI’ Via PIRANDELLO 24 SABATO 25 DOMENICA

26 LUNEDI’ Via VELASCA 12/A 27 MARTEDI’ Via DON CERNUSCHI ed EINSTEIN 28 MERCOLEDI’ 20.30 SANTA MESSA

29 GIOVEDI’ MADONNA DELLA RONDINE

30 VENERDI’ CONCLUSIONE A VIMERCATE

31 SABATO

SABATO 10 MAGGIO

Ore 18.00

MESSA VIGILIARE s. messa MOTTA GENTILE ed ELENA /MARIA e FRANCESCO GALBUSERA / ALOISE GRAZIELLA

DOMENICA 11 MAGGIO

Ore 8.30 Ore 10.30 Ore 15.30

IV DI PASQUA s. messa GALBUSSERA ALFONSO e CESARINA / MAGNI LUIGI, LUIGIA e PINUCCIA s. messa BONALDI CATERINA, MARICA, ROPA GIORDANO / GALBUSERA ARTURO e COLOMBO ANGELA / GALBUSERA ARTURO e COLOMBO ANGELA PAROLINI MASSIMO

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Comunità Cristiana Maggio 2014

LUNEDI’ 12 MAGGIO

Ore 9.00

FERIA s. messa BARLASSINA FIORINA e AMEDEO

MARTEDI’ 13 MAGGIO

Ore 9.00

FERIA s.messa MANDELLI AMBROGIO / ANILE GIUSEPPE

MERCOLEDI’ 14 MAGGIO

Ore 20.30

MATTIA, apostolo s. messa MAGNI VINCENZO, MARIA e BEATRICE / GHESA MARIA deff. Fam. COSSOLINI / GIANCARLO, VITTORIA, FIORINA, MARIA e ANGELA / SALA IDA e VERGANI CARLO / COLONETTI GIOVANNI

GIOVEDI’ 15 MAGGIO

Ore 9.00

FERIA s. messa Deff. Famm. COLNAGHI e CRIPPA

VENERDI’ 16 MAGGIO

Ore 9.00

FERIA s. messa BRAMBILLA GIAMPAOLO, ANTONIA e LUIGIA

SABATO 17 MAGGIO

Ore 18.00

MESSA VIGLIARE s. messa ZANOTTA VITTORIO / MANZATO ELIO, LAURA e RICCARDO

DOMENICA 18 MAGGIO

Ore 8.30 Ore 10.30

V DI PASQUA s. messa MAGNI LUIGI e LUIGIA e famigliari / Deff. Famm. COLOMBO e BERETTA s. messa MAGNI NATALE e ZAPPA CAROLINA / MEREGALLI FRANCESCO e FARINA CAROLINA / SCOTTI DARIO e Famiglia

LUNEDI’ 19 MAGGIO

Ore 9.00

FERIA s. messa MAGNI PAOLINO e SANDRINA

MARTEDI’ 20 MAGGIO

Ore 9.00

FERIA s. messa ALARI ISACCO e Famiglia / PARRINELLO GIACOMO

MERCOLEDI’ 21 MAGGIO

Ore 20.30

FERIA s. messa ZAMBELLO e GIACOBBE / LINO DE CLEMENTE

GIOVEDI’ 22 MAGGIO

Ore 9.00

S. RITA DA CASCIA, religiosa s. messa Fam. POMPEO e SPADA / Fam. PANCERI e LEVATI

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Comunità Cristiana Maggio 2014

VENERDI’ 23 MAGGIO

Ore 9.00

FERIA s. messa COLOMBO FERRUCCIO e CAROLINA

SABATO 24 MAGGIO

Ore 18.00

MESSA VIGILIARE s. messa Fam. BOSIOe MARINI / MAZZITELLO ITALO, CURTOSI SALVATORE e MAZZITELLO CATERINA, BIONDO PIETRO

DOMENICA 25 MAGGIO

Ore 8.30 Ore 10.30

VI DI PASQUA s. messa MEREGALLI NATALE, SILVANA, GALBUSERA MARIA e deff. Fam. MEREGALLI e GALBUSERA s. messa BELLINI LEONARDO / SANTINO e ADELAIDE e Fam. GALBUSERA e STUCCHI / ZANI ANGELA

LUNEDI’ 26 MAGGIO

Ore 9.00

S. FILIPPO NERI, sacerdote s. messa

MARTEDI’ 27 MAGGIO

Ore 9.00

FERIA s. messa ELIO, GIUSEPPE, SUOR CARLA e SUOR MARIA

MERCOLEDI’ 28 MAGGIO

Ore 20.30

FERIA s. messa CASPANI CARLO e REGINA / PILOTTI ANGELO

GIOVEDI’ 29 MAGGIO

Ore 9.00

ASCENSIONE DEL SIGNORE s. messa

VENERDI’ 30 MAGGIO

Ore 9.00

DOPO L’ASCENSIONE s. messa

SABATO 31 MAGGIO

Ore 18.00

MESSA VIGILIARE S. messa RIPAMONTI GIOVANNA e MAPELLI EZIO

DOMENICA 1 GIUGNO

Ore 8.30 Ore 10.30

DOPO L’ASCENSIONE s. messa TOMASINO RINO / CRIPPA LUIGI, NATALE e GUGLIELMO s.messa NOACCO LUIGI e IGINIA / MARIO e ALBERTO MAZZUCCHI / NICOLUSSI CESARINA, MARIA e GIOVANNI

LUNEDI’ 2 GIUGNO

Ore 9.00

FERIA s. messa Fam. POMPEO e SPADA

MARTEDI’ 3 GIUGNO

Ore 9.00

S. CARLO LWANGA e compagni, martiri s. messa

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MERCOLEDI’ 4 GIUGNO

Ore 20.30

FERIA s. messa CONSONNI CARLO, MAGGIONI PIERINA e famigliari / BETTINO SUGLIANI

GIOVEDI’ 5 GIUGNO

Ore 9.00

BONIFACIO, vescovo e martire s. messa GALBUSSERA ALFONSO e CESARINA

VENERDI’ 6 GIUGNO

Ore 9.00

FERIA s. messa

SABATO 7 GIUGNO

Ore 18.00

MESSA VIGLIARE s. messa BRAMBILLA ANGELO / CANEVALI ELISABETTA e deff. Fam. BOSIO ENEA

DOMENICA 8 GIUGNO

Ore 8,30 Ore 10.30

PENTECOSTE s. messa GALBUSERA GALDINO, ROSSINI VITTORIA e BETTINESCHI GIUSEPPE, LAZZARONI MARIA s. messa

Per richieste di intenzioni per S. Messe e per eventuali correzioni di trascrizione

rivolgersi a Don Franco

Da il “Diario di viaggio di Padre Joseph”

Il mese missionario a Velasca con Don Daniele dal Brasile: Don Daniele è stato il primo

parroco della parrocchia di Santa Maria Maddalena di Velasca che ho conosciuto e mi ha

sostenuto tanto sia spiritualmente sia materialmente nel mio lavoro. Dopo tanti anni che

non lo vedevo più, il Signore ha fatto sicché le nostre strade si incrociassero di nuovo a

Velasca. Anche lui ormai impegnato nella missione sta dimostrando in concreto quello che

sosteneva solo da lontano.

Questo incontro per me segnava Velasca come un punto importante di partenza verso la

missione.

Anch’io da tanti anni diventato quasi cittadino mi sento molto un missionario prodotto da

Velasca.

Mi sento sostenuto e ben voluto anche perché la mia mamma, i miei fratelli, cognati, zia e

nipoti vivono in via Don Cernuschi.

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Sono anche colmo di gioia che il nostro diacono Cesare sta prestando il servizio molto

importante nella comunità pastorale di Agrate. Ricordo nella preghiera anche il nostro

Sasà che sta intraprendendo il cammino verso il sacerdozio.

Che il Signore della vendemmia aumenti sempre operai per la mietitura.

Quest’anno per me Pasqua è…

… suor Patrizia, 90 anni, dal 1953 in Uganda, a cui brillano gli occhi quando racconta

cosa ha vissuto in mezzo alla gente,

… Padre Joseph che traduce in lingua locale “La Passione” di Mel Gibson per la sua

comunità,

… i bambini della scuola primaria che con estrema cura attaccano fiori ai loro rami di

palma,

… la mia grande compagna di viaggio che fa della sua professione il senso profondo della

sua vita a qualsiasi latitudine, diventando un esempio per me,

… la mia comunità GPII, sempre vicina anche se a tanti chilometri di distanza,

… i miei amici e la mia famiglia, sempre sempre sempre presenti con ogni mezzo,

… respirare la cooperazione, quella fatta bene, con testa e cuore,

… tutta la gente del villaggio che va a visitare i bimbi appena nati,

… le suore che mi preparano il succo per prendere le vitamine, gli amici di Morulem che

mi chiamano e mi vengono a trovare mentre agonizzo nel letto per la malaria (ora sto

bene, n’è!),

… missionari che sanno parlare più di una lingua locale ma che mantengono l’accento del

paese da cui provengono in italiano,

… scrivere questi auguri il Sabato Santo, il giorno in cui Dio non c’è, non si vede, in

un posto nel cuore dell’Africa in cui, a volte, ti viene perfino da credere che Dio forse

si è davvero girato da un’altra parte ed è andato altrove…invece è risorto, pure qui,

davvero per tutti. Buona Pasqua con tanto affetto, Silvia

e

Padre Joseph”

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Comunità Cristiana Maggio 2014

12 aprile 2012 Inaugurazione campo oratorio

Finalmente c’è l’abbiamo fatta !

Ora c’è un bellissimo campo verde di sicuro meno polveroso e sassoso .Pronto per fare

partite, giochi, corse e divertimenti anche al nostro Oratorio.

Dopo varie vicissitudini fatiche indecisioni, a distanza di più di un decennio dall’impianto

nuovo di illuminazione, anche il manto erboso è stato rifatto nuovo e cosa non secondaria

e non meno importante è anche aver messo l’impianto d’irrigazione..

Come non partire da un grazie rivolto innanzitutto a chi ci ha spinto a farlo, e sono i

bambini e i ragazzi che giocano si allenano e corrono e con entusiasmo ci fanno

apprezzare il lato pi ù bello di uno sport divertente ed educativo. Hai ragazzi che appena

possono sono li con una palla, ai bimbi e che giocano in lungo e in largo durante le attività

Oratoriane

Poi un grazie va a tutti coloro che hanno contribuito economicamente, o col sudore, a chi

ha donato materiale , a chi ha organizzato raccolta fondi con pizze o cene o cinghialate, a

chi ha dato e a voluto rimanere nell’anonimato ad associazioni o gruppi che hanno donato,

e al nostro instancabile don Franco che ci a tenuti uniti e trascinato. A chi semplicemente a

fatto una torta, o a chi c’è stato e ha partecipato alle varie iniziative. Pensate che per

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l’inaugurazione ci hanno raggiunti perfino dall’inghilterra, ed hanno ammirato il nostro

“prato all’italiana”.

Non so di preciso quanto sia costato, e non so neppure in quanti si siano dati da fare, ma

sono stati veramente tanti.

Di sicuro ora è bello, a cosi va mantenuto, non solo per partite od allenamenti, ma come

campo dell’oratorio in cui si gioca semplicemente, o si fanno competizioni. L’importante

che vi sia sempre rispetto ed educazione .Un grazie in anticipo a chi si preoccuperà di

averne cura e a chi ne avrà cura e non lo userà come deposito di cartacce,bottiglie e

sigarette

ORATORIO ESTIVO 2014 ….. A VELASCA

Piano terra

«E venne ad abitarein mezzo a noi»

Ancora una volta il Signore Gesù è al centro

dell’Oratorio estivo, determinando il cuore di una

proposta che invita i ragazzi ad appropriarsi dei loro

spazi e del loro tempo, per abitarli come forse non

hanno mai fatto!

«E venne ad abitare in mezzo a noi» è la frase

evangelica che darà il tenore a tutta un’estate in

oratorio, in continuità con il percorso dell’Oratorio

estivo degli ultimi due anni, in cui il confronto

diretto fra la Parola di Dio e l’esperienza umana ha

messo al centro prima le parole umane (PassParTu),

poi il corpo (Every-body) e tutte le sue connessioni e ora l’abitare come immagine di una

trasformazione che è possibile dentro e fuori di noi.

C’è un piano che è quello di Dio, in cui la terra non è vuota ma abitata dall’uomo, cioè da

chi sa riconoscerne il valore, da chi sa dare senso alle cose e nomi a situazioni e incontri.

Dio ha voluto nel mondo l’umanità perché lo abitasse e quindi lo trasformasse, potendo

dire «sono a casa»!

È così che, negli occhi e nel cuore degli uomini, Dio può rispecchiarsi e trovare una

risposta creativa e libera al suo amore. Questo «Piano terra» diventa la missione dei

ragazzi del prossimo Oratorio estivo a cui si chiederà di scoprire il valore delle loro azioni,

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delle loro scelte, dei loro gusti e dei loro comportamenti e quanto essi siano decisivi per

determinare il loro presente e il loro futuro e per dare forma ai loro spazi e alle loro

relazioni.

5 SETTIMANE dal 9 giugno all’11 luglio

PROGRAMMA DELLA SETTIMANA MATTINA:

lunedì:

GIOCHI DI SQUADRA (basket, fresbee,

pallamano) o DANZA + compiti e studio

martedì:

PISCINA a Burago Molgora

mercoledì:

LABORATORIO CREATIVO: attività

manuali

giovedì:

GITA O PASSEGGIATA (a piedi o in

bicicletta)

venerdì:

CALCIO/PALLAVOLO + compiti e studio

POMERIGGIO:

lunedì:

GIOCO A TEMA + ATTIVITA’ DI

SQUADRA

martedì:

GIOCO E ANIMAZIONE

mercoledì:

GRANDE GIOCO

giovedì:

GITA

venerdì:

TORNEI A SQUADRE

ORARI

8.00 – 9.00 accoglienza 9.15 attività mattino

12.00 pranzo (non obbligatorio)

13.00 -14.00 accoglienza/gioco libero 14.00 attività pomeriggio

16.15 merenda

16.30 attività “libere” con animatori 17.30 uscita

CONTRIBUTO ECONOMICO

GIORNATA INTERA: 25 euro/settimana

(comprende PISCINA e LABORATORIO CREATIVO)

POMERIGGIO: 10 euro/settimana

BUONO PASTO: 4 euro/giorno (2° fratello gratuito)

PISCINA: 8 euro/giorno (per i non iscritti del mattino comprende trasporto in pullman)

LABORATORIO CREATIVO: 3 euro/giorno (per i non iscritti del mattino)

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La quota comprende: assicurazione, materiale per l’animazione, merenda e la maglietta

(per gli iscritti del mattino), seconda maglietta 4 euro.

La quota NON comprende le GITE.

ISCRIZIONI E INFORMAZIONI

In oratorio da Don Franco e Laura Antonini

INCONTRI ANIMATORI

Gli animatori si trovano tutti i

MERCOLEDì ALLE 18.00 con Giacomo

oppure i

VENERDì ALLE 21.00 con Laura.

L’impegno degli animatori all’Oratorio estivo inizia dal mese di maggio: presuppone la

presenza agli incontri di preparazione del materiale e organizzazione del programma.

Vi aspettiamo!!!

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BATTESIMO – IL DONO PIU’ BELLO 27 Aprile De Vito Lorenzo di Roberto e Maria 27 Aprile Schiesaro Bianca di Mauro e Daria

HANNO CONSACRATO IN DIO IL LORO AMORE 3 Marzo Cavalieri Elena e Toninelli Daniele

SONO TORNATI ALLA CASA DEL PADRE

Maraschin Irma – 4 Gennaio Benincasa Jolanda - 19 Febbraio Bisanti Edoardo - 27 Febbraio Maggioni Vittoria - 12 Marzo Sala Ida - 12 Aprile