Turismo Sostenibile e Sviluppo Locale

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Documenti di sintesi 2013 e scenari futuri LOCAL REPORT Le analisi della Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) nell’ambito del turismo sostenibile muovono dalla consapevolezza che la ricerca scientifica sia uno degli elementi prioritari per la crescita e lo sviluppo del Paese, e che questa possa essere il fondamento razionale sulla base del quale prendere decisioni e di conseguenza costituire strategie e azioni mirate al miglioramento del benessere collettivo.

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Turismo Sostenibile e Sviluppo Locale

BASILICATA

Local Report

Proprietà letteraria riservataEditore

1a edizione: 2014

Tutti le immaginisono utilizzatein questa pubblicazione ad esclusivo scopo didattico e divulgativo.

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INTRODUZIONE

CAPITOLO 1Le potenzialità turistiche del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’agri Lagonegrese, la Carta Europea del Turismo Sostenibile, e i percorsi strategici di sviluppo INTRODUZIONE: SINTESI DEL PERCORSO DI RICERCA 1.Inquadramento territoriale-ambientale del PNAL 2.Le potenzialità turistiche: le opinioni degli attori locali, l’indagine sul campo, la domanda turistica e il sistema dell’offerta del PNAL 3. I flussi turistici del PNAL (rilevazione 2013) 4.Lo studio FEEM-CISET e i percorsi strategici di sviluppo del PNAL

CAPITOLO 2Il progetto “Green Road Basilicata” e la collaborazione apulo-lucana INTRODUZIONE: SINTESI DEL PERCORSO DI RICERCA 1. Quadro turistico territoriale: la Costa Ionica, la Val d’Agri e la Val Camastra 2. La domanda turistica potenziale: indagine sul campo 3. La definizione del prodotto GRB 4. La collaborazione apulo-lucana e gli scenari futuri

CAPITOLO 3Il progetto “enerAGRIa” il parco dell’energia della Val d’Agri e le Learning Week INTRODUZIONE: SINTESI DEL PERCORSO DI RICERCA 1. Descrizione proposta parco enerAGRIa 4.0 2. Proposte per percorsi di approfondimento 3. Le Learning week e altre iniziative collegate a enerAGRIa 4. Considerazioni conclusive

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CAPITOLO 4Dal progetto del Campus Archeologico allo studio delle potenzialità del turismo archeologico a Grumentum INTRODUZIONE: SINTESI DEL PROGETTO “CAMPUS ARCHEOLOGICO GRUMENTUM” 1.Il sistema archeologico in Basilicata: analisi dell’offerta, analisi della domanda 2.l caso studio: Grumentum 3. L’indagine telefonica fra le scuole 4. Considerazioni conclusive

CAPITOLO 5L’Albergo Diffuso, strumento strategico per lo sviluppo sostenibile di un’area protetta

INTRODUZIONE: SINTESI DEL PERCORSO DI RICERCA 1. Inquadramento teorico: la rivitalizzazione dei centri storici attraverso il prodotto albergo diffuso 2. Alcuni casi di Albergo Diffuso in Basilicata 3. La voce del territorio: l’indagine sul campo 4. Considerazioni conclusive

CAPITOLO 6Il cineturismo in Basilicata

6.1 Dal successo di “Basilicata coast to coast” alla nascita della Film Commission Lucana INTRODUZIONE: SINTESI DEL PERCORSO DI RICERCA 1. Basilicata coast to coast” e l’analisi sul campo: impatto economico di BCTC 2. L’effetto BCTC sul turismo in Basilicata seconda rilevazione 3.Convegni e collaborazioni con la LFC 4. Considerazioni conclusive

6.2 La formazione dell’immagine turistica della Basilicata e il ruolo del cinema

INTRODUZIONE: SINTESI DEL PERCORSO DI RICERCA 1. L’indagine sul campo: la formazione dell’immagine turistica della Basilicata e il ruolo del cinema 2. Il progetto “Cinema e itinerari in Basilicata”

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Introduzione

Nella foto: valle e Viggiano sullo sfondo

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Le analisi della Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) nell’ambito del turismo sostenibile muovono dalla consapevolezza che la ricerca scientifica sia uno degli elementi prioritari per la crescita e lo sviluppo del Paese, e che questa possa essere il fondamento razionale sulla base del quale prendere decisioni e di conseguenza costituire strategie e azioni mirate al miglioramento del benessere collettivo.Il turismo sostenibile è un’attività economica che produce benessere e tutela l’ambiente. Lo sviluppo di realtà economiche e produttive nella filiera del turismo deve quindi essere guidata da principi di sostenibilità, ricercando l’equilibrio fra le esigenze e vocazioni del territorio e la protezione delle risorse per le generazioni future.La valorizzazione delle risorse del territorio è fondamentale per lo sviluppo locale e per accrescerne l’attrattività turistica. Questo processo può avvenire al meglio solo analizzando scientificamente il contesto territoriale in tutti i suoi aspetti (ambientali, economici, sociali) in modo da avere una visione completa dell’esistente da cui partire per mettere in atto le azioni di sviluppo più adatte alle peculiarità del territorio in questione.I progetti di ricerca presentati si muovono in quest’orizzonte di valori, partendo dalla visione del turismo come uno dei motori fondamentali di sviluppo occupazionale che genera progresso economico.Siamo infine consapevoli che solamente affiancando agli studi e alle proposte il confronto con tutti gli attori sociali in causa (Stato, Enti Regionali, Amministrazioni locali, Associazioni, Operatori, ecc.) sarà possibile valorizzare il grande patrimonio naturale e culturale della Basilicata.I lavori di ricerca di FEEM solitamente

utilizzano una metodologia d’indagine mista di tipo qualitativo e quantitativo grazie all’utilizzo di interviste, questionari e focus group.I progetti sono divisi in fasi: la prima fase è quella più teorica e bibliografica, utile a inquadrare il contesto di riferimento e il tema generale dell’analisi; in questa fase iniziale vengono definite le ipotesi di lavoro, che successivamente potrebbero anche essere messe in discussione, e se necessario in alcuni casi modificate grazie all’osservazione della realtà indagata. Se possibile, segue una seconda fase di incontri e interviste dirette agli attori chiave in modo da integrare la letteratura critica con opinioni raccolte sul territorio, così da definire al meglio la conseguente indagine sul campo vera e propria.La terza fase è la definizione dell’indagine sul campo con relativa strutturazione del questionario; segue la somministrazione del questionario stesso (presso il campione scelto) e la successiva raccolta, codifica e interpretazione dei dati.L’ultima fase è d’interpretazione dei dati raccolti e scrittura del report finale.Normalmente essa permette anche di delineare delle possibili azioni future da effettuare, e/o eventuali nuove ipotesi di ricerca da sondare e approfondire.

Nel presente documento i progetti sono stati articolati in 6 capitoli in base alle tematiche affrontate:• il primo riguarda la valutazione delle potenzialità turistiche del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese (PNAL), il percorso di certificazione per la Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS) e le possibili strategie di sviluppo futuro;• il secondo, denominato progetto “Green

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Road Basilicata”, riguarda l’integrazione dell’ecoturismo con le forme di turismo più mature (balneare, montano e culturale) e la sua evoluzione nella collaborazione Apulo-Lucana;• il terzo è il progetto “energAGRIa - il Parco dell’energia della Val d’Agri”, nel quale viene evidenziata la vocazione energetica della valle con un focus specifico sul turismo didattico e energetico, e gli sviluppi che il progetto ha avuto nel corso del tempo fino ad arrivare ad enerAGRIa 4.0;• il quarto parte dall’idea del “Campus Archeologico” per arrivare all’analisi delle potenzialità del turismo archeologico a Grumentum;• il quinto progetto è quello dell’Albergo Diffuso, strumento strategico per lo sviluppo sostenibile di un’area protetta.• il sesto progetto di ricerca (diviso in 2 sezioni) affronta il tema delle opportunità date dal cineturismo in Basilicata attraverso l’analisi cineturistica del film “Basilicata coast to coast” (BCTC), fino alla nascita della Lucana Film Commission; tale percorso di ricerca è continuato con un secondo monitoraggio sugli effetti turistici al fine di verificarne impatto economico e turistico, a distanza di 3 anni dall’uscita del film. La seconda sezione del filone di ricerca sul cineturismo, si focalizza sul ruolo che il cinema può avere nella formazione dell’immagine turistica della Basilicata fino ad arrivare alla recentissima idea progettuale e di ricerca sul turismo online della Basilicata, la destination image online, ancora in corso.

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Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

1. Inquadramento territoriale-ambientale del PNAL

2. Le potenzialità turistiche: le opinioni degli attori locali, l’indagine sul campo, la domanda turistica e il sistema dell’offerta del PNAL

3. I flussi turistici del PNAL (rilevazione 2013)

4. Lo studio FEEM-CISET e i percorsi strategici di sviluppo del PNAL

Le potenzialità turistiche del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’agri Lagonegrese, la Carta Europea del Turismo Sostenibile, e i percorsi strategici di sviluppo

CAPITOLO 1

Nella foto: Logo e paesaggio del PNAL

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Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

La Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) ha avviato dall’anno 2008 un progetto di ricerca finalizzato a valutare le potenzialità del turismo sostenibile espresse del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese (PNAL), ed esaminare lo stato del settore turistico per identificarne i punti di forza e di debolezza arrivando così a definire ipotesi di sviluppo turistico dell’area protetta.Il percorso di ricerca è iniziato con l’inquadramento ambientale, sociale ed economico del PNAL, al quale è seguita l’analisi del turismo dell’area e delle opinioni degli attori locali sul potenziale turistico del Parco. Successivamente, è stata effettuata una prima indagine sul campo grazie alla somministrazione di un questionario ai fruitori del Parco. Essa ha avuto l’obiettivo di: tracciare il profilo turistico dell’intervistato; definire le caratteristiche della vacanza che il visitatore sta trascorrendo in Basilicata; e indagare le potenzialità turistiche del PNAL e il valore economico intrinseco dell’area attraverso l’esercizio della Valutazione Contingente, nella quale viene chiesta la disponibilità a pagare (DAP) per un ipotetico biglietto di ingresso al Parco. A seguito di questo primo studio l’attività di ricerca sull’ecoturismo si è focalizzata nell’esplorazione della dotazione di risorse del Parco. Grazie al know-how accumulato negli anni, è stato intrapreso insieme all’Ente Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, il percorso di certificazione per la Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS). La CETS1 è uno strumento volontario e contrattuale tra l’Ente di gestione di un parco, le imprese turistiche e la popolazione locale per lo sviluppo sostenibile2 delle risorse e dell’attività turistica; rappresenta

l’attestazione di un processo che combina la pianificazione partecipata delle azioni di sviluppo a un sistema di gestione e controllo delle policy implementate dall’Ente nel campo del turismo. Gli elementi cardine di tale processo sono la collaborazione tra tutte le parti interessate a sviluppare una strategia comune e un piano d’azione per lo sviluppo turistico, definito in conformità all’analisi approfondita della situazione locale.La prima fase di adesione alla CETS si è concretizzata in un’attività di diagnosi territoriale, economica, sociale e turistica del territorio, conclusasi con la stesura del Rapporto Diagnostico, impegnando nell’annualità 2012-2013 l’Ente Parco, Ambiente Italia3 e FEEM.La Fondazione ha esaminato gli elementi distintivi della domanda e dell’offerta turistica e ha raccolto, mediante l’indagine sul campo, informazioni riguardo le caratteristiche dei frequentatori del Parco, la loro percezione sui punti di forza e di debolezza del sistema di offerta e le aspettative rispetto all’area protetta.Lo studio effettuato da FEEM sulla domanda turistica ha esaminato le istanze del fenomeno mediante un consuntivo sui flussi turistici gravitati nell’area protetta. Esso, per mezzo dell’analisi del movimento clienti dichiarato dalle strutture ricettive, ha messo a fuoco i fenomeni principali occorsi in quest’ultimo anno in termini di arrivi e presenze, permanenza media, stagionalità, bacini di utenza e tipologia di struttura ricettiva prescelta. L’indagine sulla percezione dei turisti è stata ripetuta dalla Fondazione nel 2013, anche in stagioni diverse da quella estiva, e come previsto nel Piano d’Azione del Parco, la somministrazione sarà ripetuta da FEEM ogni anno nel quinquennio di applicazione

1 La Carta, coordinata da EUROPARC Federation, gestisce la procedura di conferimento e coordina la rete delle aree certificate, rispecchia le priorità mondiali ed europee espresse dalle raccomandazioni dell’Agenda 21 adottata durante il Summit della Terra a Rio nel 1992.

2 Così come espresso nel Rapporto Brundtland lo sviluppo sostenibile è “uno sviluppo capace di rispondere ai bisogni delle generazioni attuali, senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai propri”. Da World Commission on Environment and Development (1987). Our Common Future. Oxford: Oxford University Press. p. 27

3 In qualità di consulente tecnico di Federparchi.

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1. Inquadramento territoriale-ambientale del PNAL

della Carta. Il percorso di ricerca sul PNAL, ancora in corso, è proseguito con la collaborazione fra la FEEM e il CISET (Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica dell’Università Cà Foscari di Venezia): tale lavoro consiste in un approfondimento e valutazione relativa ai prodotti e ai mercati sui quali il Parco dovrebbe investire a fini turistici.

Il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese è stato istituito con il D.P.R. dell’8 dicembre 2007, comprende 29 comuni lucani ed è, ad oggi, il parco più giovane d’Italia. Insieme al Parco Nazionale del Pollino e a quelli regionali di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane e della Murgia Materana, compone la ricca geografia delle aree naturali protette della Basilicata. Il suo territorio occupa l’area Sud-Ovest della regione e si estende per un raggio di circa 700 kmq, inglobando i fiumi Agri, Basento, Noce e Sinni. Da un punto di vista morfologico, questo territorio si presenta con caratteristiche variegate proprie della piana dell’Agri e della diga artificiale del Pertusillo, delle aree montuose dell’Appennino Lucano e dell’Appennino Meridionale. Il Parco si distingue, quindi, per una forte concentrazione di risorse naturalistiche e paesaggistiche a cui si aggiungono quelle relative al patrimonio storico-culturale ed enogastronomico che, insieme, vanno a comporre un’area di grande interesse anche da un punto di vista turistico. A tale patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale, si aggiunge la ricchezza di risorse del sottosuolo: nell’area della Val d’Agri, infatti, vi sono giacimenti petroliferi che, nel complesso, rappresentano il più grande bacino estrattivo dell’Europa continentale.Da un punto di vista turistico il Parco, proprio in virtù della ricchezza e varietà del suo territorio, ha un’offerta diversificata di risorse, distribuite nelle tre aree territoriali di cui il Parco si compone (la Val Camastra ubicata nella parte Nord dell’area protetta, la Val d’Agri situata nella parte centrale, e il Lagonegrese la zona più a Sud del PNAL). Si possono citare i comprensori sciistici Sellata-Arioso e Volturino -

Fig.1 - Panorama Valligiano - Marsicovetere

Fig.2 - Area Rurale Marsicovetere

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Viggiano e le stazioni sciistiche di lago Laudemio e Conserva di Lauria, il Parco Avventura e le falesie, la Montagna Grande di Viggiano e il Monte Sirino; l’area archeologica di Grumentum, il Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri e la villa romana di Marsicovetere; le risorse enogastronomiche certificate quali il Canestrato di Moliterno, i Fagioli di Sarconi (prodotti IGP) e il Vino DOC delle Terre dell’Alta Val d’Agri. Tali risorse, se da un lato potrebbero giustificare diversi prodotti/segmenti turistici (dal turismo del paesaggio culturale a quello natura, dal turismo montano invernale e estivo a quello scolastico), dall’altro si caratterizzano ancora per un’attrattività turistica piuttosto ridotta, il cui potenziamento necessiterebbe di interventi migliorativi e di integrazioni con alcuni territori limitrofi.

2. Le potenzialità turistiche: le opinioni degli attori locali, l’indagine sul campo, la domanda turistica e il sistema dell’offerta del PNAL

L’inquadramento del PNAL e le 15 interviste preliminari effettuate presso gli stakeholders locali, hanno messo in evidenza come le molte risorse presenti sul territorio siano scarsamente valorizzate e turisticamente poco accessibili, e quanto poche siano le attrattive permanenti in grado di offrire ai turisti itinerari costantemente fruibili. Nonostante ciò è opinione condivisa che il Parco e le sue risorse possano diventare nel medio-lungo periodo un’importante meta turistica. Dall’indagine sul campo, effettuata attraverso l’analisi di 620 questionari, è emerso che gli intervistati hanno un’età media di 44 anni, con un livello culturale medio-alto, infatti il 45% è diplomato e il 34% è laureato. Oltre il 50% ha un reddito annuale compreso fra i 20 mila e i 40 mila euro, e un nucleo familiare composto in media da 3-4 persone.La ricerca, in linea con i dati regionali, conferma come il turismo della Basilicata sia un turismo di prossimità: infatti, più del 60% proviene dalla regione stessa e dalle regioni limitrofe, mentre è solo il 20% ad essere residente al Nord Italia. Tale dato è legato al fenomeno del turismo di ritorno fatto d’emigrati e/o dai loro discendenti che rientrano nei luoghi di origine per le vacanze. Il campione mostra elevato grado di fidelizzazione con il territorio, infatti, è il 75% a dichiarare di aver già trascorso un periodo di vacanza in Basilicata. Il 66% degli intervistati dichiara di non essere a conoscenza dell’istituzione del Parco Nazionale e poco meno del 60%

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non sa individuare in quale parte della regione ricada l’area protetta. È emerso dunque, una visibilità dell’area ancora molto limitata. Ma, dopo aver ricevuto un’accurata descrizione del sito e dei suoi ipotetici futuri sviluppi turistici, il 95% degli intervistati si mostra interessato ad effettuare un’escursione in quest’area. In seguito si è proposto agli intervistati un esercizio di stima del valore dei servizi forniti al turista dal Parco (valutazione contingente): nel nostro caso, il “bene” da valutare consisteva in una visita al Parco, a cui veniva associato un biglietto di ingresso, il cui costo è stato definito dall’intervistato. Sono stati proposti 3 differenti scenari: il primo rappresenta lo status quo, il secondo ipotizza un miglioramento qualitativo attraverso il potenziamento dell’offerta turistica grazie all’introduzione di alcuni servizi per migliorare la fruizione dell’area protetta, il terzo affianca al PNAL anche l’avvio del parco tematico delle energie. Il secondo scenario ha raccolto la disponibilità a pagare (DAP) più alta (10 euro) e il maggior interesse (92% degli intervistati è disposto a pagare tale costo del biglietto). Il parco tematico delle energie riscuote invece l’interesse dell’88% degli intervistati, che si dichiarano disposti a pagare un biglietto di ingresso del valore medio di poco più di 9 euro. Dunque, dalle prime analisi effettuate emerge che la capacità del Parco di attrarre turisti è ancora molto limitata, i flussi turistici non sono distribuiti equamente nelle 3 aree considerate (la Val Camastra, la Val d’Agri e l’area del Lagonegrese) e il mercato di riferimento è prevalentemente di prossimità. Rispetto alla stagionalità, non si osserva la stessa concentrazione dei flussi nei mesi estivi che si riscontra nel resto della regione,

in virtù della diversa tipologia di turismo sviluppate in ciascuna delle tre aree, che solo nel caso del Lagonegrese sembra maggiormente legata al periodo estivo. Tra le 3 diverse aree del Parco, la Val d’Agri è quella con i flussi turistici più costanti e destagionalizzati. I turisti sembrano preferire la formula alberghiera, considerato che nel 2011 la domanda alberghiera ha rappresentato l’80% delle presenze italiane e il 10% di quelle straniere.Infine, in media la vacanza nel Parco dura 3 giorni per gli italiani e 6 giorni per gli stranieri; il dato deve molto al comportamento dei flussi in Val d’Agri, dove i turisti si fermano in media 4 giorni, rispetto ai 2 giorni di permanenza nel Lagonegrese e nella Val Camastra. L’offerta ricettiva del PNAL è costituita da 96 strutture per un totale di 3380 posti letto, con un tasso di utilizzo lordo delle strutture che si ferma al 12%. L’offerta alberghiera è la formula più richiesta ma rimane, comunque, sovradimensionata. L’utilizzo lordo si attesta al 14% ed è di categoria medio bassa, dove prevalgono i 3 stelle. L’analisi dell’offerta extra-alberghiera evidenzia che la formula maggiormente radicata nel PNAL è l’agriturismo. La presenza di B&B, nonostante siano la scelta del 21% dei turisti natura, è carente. Un dato positivo è che il settore extra-alberghiero è caratterizzato da costanti aumenti di strutture (+33%) e la stessa Val d’Agri è l’area che detiene le percentuali più alte di aumento delle strutture (+68%).Rispetto l’adesione alla Carta Europea per il Turismo Sostenibile, come detto, è stata compiuta una diagnosi approfondita dello stato di fatto del sistema, evidenziando i punti di forza e le criticità su cui è fondamentale intervenire. Per fotografare il livello di sostenibilità delle strutture

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ricettive presenti all’interno del PNAL si è provveduto alla somministrazione di un questionario telefonico.Le strutture del PNAL dimostrano una forte sensibilizzazione ed un buon impegno nella salvaguardia ambientale soprattutto attraverso azioni quotidiane e poco dispendiose. Per azioni più onerose, come l’acquisto e l’uso di fonti rinnovabili e l’adozione di certificazioni ambientali, le percentuali relative l’adozione di pratiche di sostenibilità si riducono sensibilmente. Dunque dal punto di vista della sostenibilità, il sistema ricettivo del PNAL ha ancora delle criticità importanti che devono essere risolte attraverso l’azione diretta dei titolari delle strutture e mediante il sostegno dell’ente gestore il quale potrebbe in primis incentivare la cooperazione tra le strutture, l’adozione di fonti rinnovabili e la certificazione delle stesse.

3. I FLUSSI TURISTICI DEL PARCO NAZIONALE APPENNINO LUCANO (rilevazione 2013)Nel 2012 il PNAL ha registrato 52.266 arrivi, pari al 10,1% degli arrivi censiti in regione4 e 122.770 presenze, ovvero il 6,5% di quelle regionali5, ed è stato interessato da un andamento antitetico della domanda caratterizzata, rispetto al 2011, da un leggero incremento degli arrivi (+ 0,3%) e da una perdita rilevante delle presenze (-20%). Tale situazione può essere stata influenzata sia dall’attuale congiuntura economica sia dalle caratteristiche della “destinazione”. Si tratta infatti, da un lato di un’area turisticamente ancora in fase esplorativa che sta aumentando il proprio appeal sui mercati, ma non riesce ancora a “trattenere” i flussi; dall’altro di un territorio interessato da turismo di lavoro la cui consistenza è influenzata dal fabbisogno industriale.Per una corretta lettura dei dati statistici e per analizzare il reale andamento dei flussi del PNAL, è opportuno valutare un arco temporale più ampio. Dall’analisi dei movimenti turistici registrati dal 2006 (anno precedente l’istituzione del Parco) al 2012 si evince, a dispetto del dato sui decrementi 2011/2012, un numero di presenze in costate aumento - complessivamente stabili sopra la soglia delle 120.000 presenze annue - e una sostanziale tenuta degli arrivi. La durata media del soggiorno colloca il PNAL tra le mete prescelte per vacanze brevi: i turisti vi trascorrono mediamente 2,3 notti. La permanenza si mantiene costante anche nei mesi che vedono un maggior afflusso di visitatori (2,4 notti a luglio, 2,3 notti ad agosto e 2,4 notti ad ottobre). Nel periodo estivo del 2012 si concentrano

4 Nel 2012 gli arrivi registrati in Basilicata sono stati 517.901 (fonte: APT Basilicata) 5 Le presenze si attestano nel 2012 a circa 1.881.814 (fonte: APT Basilicata)

Fig.3 - PNAL

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il 34% dei flussi totali, in autunno il 24%, mentre il 21% in inverno e in primavera. Il mese maggiormente frequentato è agosto con il 15% dei flussi dell’intero anno (8190 arrivi), e ottobre con oltre il 9% gli arrivi che pur non essendo per il Parco un mese di alta stagione, rappresenta il secondo per numero di arrivi. Ciò può essere letto come una conseguenza della maggiore offerta di eventi e manifestazioni sul territorio6 con una capacità attrattiva e un richiamo extra-regionale. Anche le presenze hanno una distribuzione temporale in linea con quella degli arrivi, con un picco nei mesi estivi, pari al 33% dei flussi totali. Di questi flussi, il 94% degli arrivi (pari

a 49.313 arrivi) e il 93% delle presenze (115.052 presenze) - è generato dal mercato domestico. Marginale il numero degli arrivi (2.953) e delle presenze (7.718) stranieri nell’area protetta, come si evince dal tasso d’internazionalità7 che è prossimo allo zero (0,06 su 1). Lo sbilanciamento delle presenze a netto vantaggio del mercato nazionale è un fenomeno che il Parco condivide con l’intera regione, che presenta un indice d’internazionalizzazione del tutto equiparabile a quello dell’area protetta (0,09 su 1)8. Il mercato interno alla regione e quello di prossimità rappresentano la componente più consistente del sistema di domanda

Graf.3 - Movimento Turistico per mese - arrivi

Graf.2 - Movimento per mese PNAL - arrivi e presenze

Graf.1 - Andamento arrivi e presenze PNAL, 2006-2012

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Val CamastraLagonegreseVal d’Agri

6000700080009000

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1200014000160001800020000

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Arrivi Presenze

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Arrivi Presenze

6 Come la Sagra del Canestrato di Moliterno, Sagra del Fagiolo di Sarconi, Sagra della Castagna 7 Ovvero il rapporto tra presenze estere e presenze totali

8 Le presenze generate dal mercato estero censite in Basilicata per il 2012 sono 148.094.

Graf. 1 – Andamento arrivi e presenze PNAL, 2006-12

Graf. 2 – Movimento per mese PNAL - arrivi e presenze

Graf.3 - Movimento Turistico per mese - arrivi

Graf.2 - Movimento per mese PNAL - arrivi e presenze

Graf.1 - Andamento arrivi e presenze PNAL, 2006-2012

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turistica del PNAL. La Puglia (con 16.297 arrivi), la Campania (con 6.585 arrivi) e la Basilicata (con 3.562 arrivi) generano infatti il 51% degli arrivi totali. Sul fronte delle presenze è da sottolineare che ben il 26% delle stesse deriva dai soggiorni dei vacanzieri pugliesi, per i quali si censiscono 29.400 presenze e una permanenza media pari a 1,8 notti. Rispetto al mercato internazionale i bacini di provenienza più consistenti, sia in termini di arrivi che di presenze, sono la Germania (12% arrivi e 12% presenze), la Svizzera (9% arrivi e 8% presenze), la Francia (7% arrivi e 6% presenze) e il Regno Unito ( 6% arrivi e 8% presenze).Le strutture ricettive maggiormente frequentate durante il soggiorno nell’area protetta, come emerso dalla prima indagine, sono gli hotel. Il 92% degli arrivi e il 90% si collocano presso le strutture alberghiere del Parco, opzionate tanto dagli italiani (92% arrivi - 91% presenze) quanto dagli

stranieri (90% arrivi - 86% presenze). In relazione all’offerta ricettiva del PNAL si registra, rispetto all’anno precedente, un incremento di quattro strutture e 136 posti letto. L’area beneficia, quindi, di 100 strutture per l’accoglienza e 3516 letti.Come detto, l’andamento turistico delle tre macro aree di cui il Parco si compone (Val d’Agri, Val Camastra, Lagonegrese), non è omogeneo. I flussi turistici relativi al 2012 si concentrano soprattutto in Val d’Agri, che ha una maggiore capacità ricettiva e un più consistente e diversificato numero di risorse e servizi per il turismo, oltre che un considerevole movimento di turisti di lavoro. Qui si registrano il 56% degli arrivi e il 69% delle presenze del Parco, con una permanenza media di 3 notti. È da sottolineare che la Val d’Agri rispetto al 2011 ha visto un decremento del 2,4% nel numero degli arrivi e del 23% nelle presenze.

Tabella 1 – Parco Nazionale Appennino Lucano: arrivi, presenze e permanenza media

per macroaree

Fonte: ns. elaborazione su dati APT Basilicata

2012 arrivi presenze p.m.

Val d’Agri 29403 84836 2,9

Lagonegrese 14046 22495 1,6

Val Camastra 8817 15439 1,8

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4. Lo studio FEEM-CISET e i percorsi strategici di sviluppo del PNAL

Partendo dalla mappatura delle risorse e dei servizi offerti e dall’analisi dei flussi turistici nel Parco, a cui sono seguite le indagini sul campo che hanno coinvolto rispettivamente i turisti in vacanza nell’area protetta e gli operatori del sistema ricettivo del PNAL e del territorio limitrofo, attraverso la successiva collaborazione fra FEEM e CISET9, è stato elaborato un modello sia per la stima della domanda turistica potenziale che il Parco potrebbe intercettare, sia per la valutazione dei prodotti turistici da potenziare e integrare anche con l’offerta delle aree limitrofe.L’approccio metodologico impiegato utilizza tre tipi di valutazioni: la valutazione comparativa, la valutazione d’integrabilità (geografica e/o tematica), la valutazione strategica dei prodotti.Dai risultati della valutazione comparativa evidenziante i punti di forza e di debolezza del PNAL, valutati sulla base delle risorse disponibili nel Parco stesso e di quelle dei competitors e rispetto a diversi prodotti/segmenti turistici, emerge che il Parco può contare su un’attrazione archeologica significativa come gli Scavi di Grumentum, sulla vicinanza ad un’altra interessante attrazione quale la “Vita Bandita” e su una certa peculiarità dei prodotti enogastronomici. Buoni risultati si riscontrano anche dal lato dell’accessibilità, tra l’altro migliore di quella degli altri territori analizzati e della capacità ricettiva, anche in questo caso più sviluppata rispetto alle altre aree. È inoltre l’unica area della Basilicata dotata di piste di sci alpino e sci nordico, complementari a quelle per lo sci di fondo, presenti nel vicino più conosciuto Pollino. La valutazione ha evidenziato anche numerosi punti di debolezza, rappresentati innanzi tutto dalla ridotta

presenza di attrazioni significative - oltre a quelle segnalate - rispetto agli altri territori. Si pensi ad esempio che il Parco del Pollino si caratterizza per l’unicità della flora e della fauna, quello di Gallipoli-Cognato si distingue per la riconosciuta unicità del paesaggio, come anche l’area di Valsinni che può vantare un paesaggio fortemente connotato, merito anche della produzione letteraria10.Complessivamente si può quindi riconoscere che il PNAL presenta vantaggi su accessibilità, offerta ricettiva e dotazione di impianti, ma un riconoscimento meno deciso dell’assetto complessivo del territorio e degli attrattori, sia sul fronte del “paesaggio culturale” sia su quello del turismo natura. La seconda valutazione ha evidenziato che, dal punto di vista geografico, l’integrabilità è possibile con tutti i territori considerati, visto che essi sono contigui. Considerando tuttavia i movimenti della domanda e la posizione di alcuni bacini in cui la domanda potenziale di turisti ma anche di residenti è particolarmente numerosa, è emerso come la zona dietro la costa ionica lucana e a Ovest di Matera (Bradanica, specie lungo l’Appia, Montagna Materana) e le località non balneari del Metapontino e il Parco di Gallipoli-Cognato, si trovino lungo la direttrice di questi flussi, nel momento in cui questi volessero raggiungere il PNAL. In termini d’integrabilità tematica, la valutazione restituisce risultati più o meno diversi a seconda dei segmenti di domanda. Per quanto concerne il turismo montano e sportivo potrebbe essere percorribile innanzi tutto l’integrazione con il Pollino, che consentirebbe l’ampliamento dell’offerta di turismo invernale ma anche

9 Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica, dell’Università Cà Foscari, Venezia

10 Qui sono presenti il Parco Letterario di Isabella Morra e quello di Carlo Levi.

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d’avventura, combinando lo sci di fondo e avventura con quello alpino. Da non scartare è anche l’integrazione con il Parco di Gallipoli-Cognato che permetterebbe di offrire un prodotto per il turismo estivo più sfidante e adatto agli appassionati di montagna, ma anche agli sportivi e a quelli alla ricerca di avventura.Tali integrazioni richiedono comunque prima un miglioramento della fruibilità di piste e percorsi e soprattutto nel Pollino e nel PNAL una miglior messa a valore dell’offerta esistente, affinché le risorse diventino vere attrazioni. In termini invece di turismo natura, l’integrabilità potrebbe essere percorribile sia con il Pollino, sia con il Parco di Gallipoli-Cognato sia con il territorio interno tra la costa ionica e i parchi; quest’ultima sarebbe tuttavia da preferire alle prime, in quanto si configura come una migliore soluzione win-win per entrambi i territori coinvolti: infatti la combinazione tra i punti di forza dell’area interna tra costa, Matera e Parco di Gallipoli-Cognato e quelli del PNAL consentirebbe un rafforzamento dei key factors per entrambi i territori. A riguardo invece del turismo di scoperta, ancora una volta il territorio dietro la costa ionica presenta un assetto già in parte mobilizzato attraverso network diversi da quello turistico e la presenza di alcuni attrattori non naturali segnalati come significativi dalle guide, oltre che dei Parchi letterari; sarebbero inoltre possibili concept trasversali che includono anche l’offerta natura, come le storie sui lupi e sui lupi mannari, tra l’altro riportate anche da Levi, che potrebbero costituire un elemento centrale per unire Parco letterario, specificità del PNAL e tradizione. Infine la valutazione strategica dei prodotti ha condotto seguenti considerazioni, derivanti dalla

stima della domanda attuale e potenziale: la situazione del PNAL, anche senza alcuna integrazione con altri elementi del territorio circostante, è piuttosto positiva da un punto di vista di domanda, avendo due segmenti con un bacino potenziale in crescita (scoperta e natura), ma tuttavia la situazione risulta più complessa dal punto di vista dei fattori chiave. Tenendo invece conto delle possibilità d’integrazione con altre aree, la dotazione del PNAL migliora e si configurano come prodotti a maggiore potenzialità il montano e il turismo di scoperta. Al contrario di quello che ci si sarebbe potuto aspettare avendo a che fare con un’area naturalistica protetta, l’approccio impiegato ha evidenziato che il turismo natura non è il prodotto con le maggiori potenzialità e quindi quello maggiormente sviluppabile, in tempi brevi, per il PNAL. Lo sviluppo del turismo natura richiede infatti un potenziamento in senso competitivo del Parco, con una messa a valore più ampia delle risorse e una proposta di itinerari più differenziati, possibilità di sport avventura, gite, pacchetti, attività per famiglie e scuole. È piuttosto il turismo di scoperta, maggiormente legato agli aspetti storico-culturali, ai prodotti enogastronomici e artigianali tipici, ai piccoli borghi, a configurarsi come il prodotto maggiormente sviluppabile, sia per la dotazione di fattori chiave sia per l’entità della domanda potenziale, che anche se non arriva a cifre enormi è prevista in crescita e già rappresenta più del 15% dei turisti del PNAL. La fruizione “da paesaggio culturale” consentirebbe infatti di valorizzare i prodotti tipici e l’enogastronomia, che costituiscono proprio una delle caratteristiche più distintive dell’area Parco - forse più

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dell’aspetto naturalistico - insieme alle tradizioni, anche religiose, alle feste e alle sagre - altri elementi riconosciuti come piuttosto diversificanti per quest’area rispetto al territorio limitrofo. In secondo luogo la valutazione, in particolare quella d’integrabilità, ha evidenziato che il percorso di sviluppo non si dovrebbe limitare alla sola valorizzazione delle risorse ma dovrebbe fondarsi sulla costruzione sull’integrazione vera e propria di altri elementi - ora assenti - a completamento dell’offerta e che si trovano però all’esterno dei confini dell’area protetta, o, sulla costruzione di alleanze strategiche, come quella con la costa ionica. In conclusione possiamo dire che, in termini di policy, occorre dare priorità agli investimenti e alle azioni volte a salvaguardare la naturalità dell’area protetta mettendo in atto una serie d’interventi volti a potenziarne la visibilità e a migliorarne la fruibilità; ma è fondamentale per lo sviluppo del PNAL l’integrazione con altre realtà tematiche e geografiche. Tali integrazioni sono concepite in modo da avere un carattere win-win per entrambe le parti in causa, in modo che il territorio del PNAL possa beneficiare dei punti di forza di altre aree, mettendo a sua volta a disposizione i suoi elementi di vantaggio in termini soprattutto di capacità ricettiva, anche diversificata, strutturazione e organizzazione.

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Il progetto Green Road Basilicata e la collaborazione Apulo-Lucana

Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

1. Quadro turistico territoriale: la Costa Ionica, la Val d’Agri e la Val Camastra

2. La domanda turistica potenziale: indagine sul campo

3. La definizione del prodotto GRB

4. La collaborazione apulo-lucana e gli scenari futuri

CAPITOLO 2

Nella foto: stand Green Road ad ECOMONDO

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Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

Il Progetto “Green Road Basilicata” (GRB) è nato dall’idea di favorire un “modello” di sviluppo turistico basato sull’integrazione del prodotto balneare, nello specifico quello della Costa Ionica lucana, con quello dell’entroterra montano della Val d’Agri e della Val Camastra. Il progetto di ricerca è stato articolato in un’iniziale analisi territoriale e turistica delle aree interessate (Costa Ionica, Val d’Agri e Val Camastra), alla quale è seguita l’indagine dell’offerta (risorse, servizi e strutture ricettive). Contemporaneamente è stata realizzata l’indagine sul campo, attraverso la somministrazione di un questionario indirizzato ai turisti della Costa Ionica, volta a definire la figura del turista tipo dell’area costiera e indagare il grado di conoscenza dei territori dell’entroterra, sondando il livello d’interesse circa il prodotto turistico integrato mare-montagna. Infine, sulla base dei dati raccolti si è definito il prodotto turistico “Green Road Basilicata” ipotizzando degli itinerari concreti strutturati in base ai 2 tematismi scelti, quello della cultura e quello della natura.Lo studio ha dunque evidenziato la presenza nella costa di un bacino consistente di utenti, particolarmente radicato nell’area metapontina, vincolato però a un’elevata stagionalità e a un’offerta prevalentemente balneare. A quest’area densamente turistica nel periodo estivo si contrappone il territorio montano dell’entroterra, turisticamente in fase esplorativa, con deboli flussi turistici ma con potenzialità ancora da mettere a valore. La FEEM, a seguito di tale analisi, si è interrogata sul rapporto tra turismo costiero e turismo dell’entroterra e sull’ipotesi di un’integrazione d’offerta delle due aree. Lo studio di best practice nazionali e internazionali ha evidenziato

l’attitudine di diversi territori costieri a potenziare la propria offerta mediante itinerari di connessione tra i porti turistici e le aree interne. Tali itinerari si propongono da un lato come volano di riequilibrio e di sviluppo dei flussi attuali, dall’altro come laboratorio di sperimentazione di nuove forme di turismo che tengono conto del potenziale di attrazione delle zone rurali in ottica green. L’ente di ricerca ha, come detto, avviato un’indagine sul campo, tra i turisti balneari, al fine di sondare il reale interesse verso un prodotto integrato “mare-montagna” e definirne le caratteristiche appetibili per il mercato. L’indagine ha evidenziato un generale consenso per questa tipologia d’integrazione, in particolare i turisti hanno dichiarato la loro propensione verso un prodotto che abbia alla base la scoperta del patrimonio storico-culturale e naturalistico dell’area e che includa la pratica di attività sportive, il pernottamento in borghi caratteristici e la degustazione di prodotti tipici.

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1. Quadro turistico territoriale: la Costa Ionica, la Val d’Agri e la Val CamastraDall’analisi del quadro turistico territoriale della Costa Ionica è emerso che quest’area costiera ha un peso rilevante nel movimento turistico della Basilicata, attrae infatti il 32% degli arrivi e il 59% delle presenze dell’intera regione, confermandosi la destinazione maggiormente richiesta dai turisti che eleggono la Basilicata quale meta del proprio viaggio. È un’area a forte stagionalità estiva, infatti, la domanda turistica si concentra nei mesi di giugno, luglio e agosto, determinando l’82% delle presenze annuali (al 2011 - 943.805). La necessità di destagionalizzare l’offerta è quanto mai indispensabile per potenziare l’economia territoriale. È ovvio che la principale risorsa di quest’area sia il mare, al 2012, sono censiti 86 stabilimenti balneari. È possibile praticare diversi sport (golf, tennis, calcio, nuoto, vela) grazie alla presenza di numerose strutture complementari quali campi da golf, campi di calcio, ecc. La Costa Ionica concentra al suo interno il 17% delle strutture ricettive (alberghiere e extralberghiere) e il 54% dei posti letto regionali; circa il 50% di queste strutture è aperto solo da maggio a settembre. Rispetto al quadro turistico territoriale della Val d’Agri e Val Camastra è emerso che il movimento turistico dell’Entroterra ha un peso molto meno rilevante nel complesso dei flussi regionali, intercettando solo il 6,8 % degli arrivi e il 5,9% delle presenze totali. Il movimento turistico dell’entroterra è determinato quasi interamente dal mercato domestico, che rappresenta il 94% degli arrivi dell’area ed è prevalentemente di prossimità. Date le caratteristiche morfologiche e le risorse che le 2 aree dispongono, le forme di turismo più congeniali sono quello natura, montano e lacuale.

L’indagine sul campo ha confermato quanto il turismo della Regione sia prevalentemente un turismo di prossimità. Più del 65% degli interrogati proviene, infatti, dalle regioni italiane limitrofe (il 36,3% dalla Puglia), mentre solo il 21% è residente in una località del Nord Italia. Riguardo alla durata media della vacanza e alla struttura ricettiva scelta si evidenzia che la maggior parte del campione dichiara di trascorrere nel territorio lucano periodi piuttosto lunghi (pari o superiori a 8 giorni). Tra gli interpellati il 51% ha dichiarato di trovarsi per la prima volta in vacanza nelle località turistiche della Costa Ionica, il restante 49%, non “nuovo” a queste ultime, dichiara di averle visitate in media almeno 6 volte nel corso della sua vita. Il mezzo utilizzato per raggiungere la località turistica è nel 85,4% dei casi, l’auto. Appare particolarmente rilevante il target “famiglia” (47,1%), seguito da turisti che viaggiano in coppia (26,1%) e da coloro che si muovono in compagnia di amici (21%). Rispetto al prodotto integrato costa- entroterra il 91,1% del campione ha dichiarato di essere disposto a visitare le località dell’entroterra montano della Basilicata. Per il 50,3% dei rispondenti lo spostamento, per raggiungere le suddette località, dovrebbe durare “da 50 min. a max. 1h” mentre il 39,5% sarebbe disposto a spostarsi per una durata massima di 2 ore. Da questi risultati è nata l’idea di creare un prodotto turistico basato sull’integrazione fra il mondo delle vacanze marine e il retroterra montano con particolare riferimento al mondo storico-culturale e a quello naturalistico, che vada ad alimentare

2. La domanda turistica potenziale: indagine sul campo

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i flussi turistici della bassa stagione. Sono stati, infatti, proposti i 2 “itinerari tematici”.

3. La definizione del prodotto GRB

La raccolta di tali informazioni, ha permesso alla FEEM la strutturazione di due itinerari turistici, a tematica naturalistica e culturale, che corrono lungo l’arteria viaria SS598 (Fondovalle dell’Agri) - di connessione tra la Costa Ionica e l’entroterra della Val d’Agri e Val Camastra, aree incluse nel Parco Nazionale Appennino Lucano - toccando le emergenze più interessanti dei centri rurali che su questa si affacciano. L’itinerario culturale è stato sviluppato, sia individuando e catalogando le principali risorse materiali, i beni paesaggistici, e anche identificando l’appeal di manifestazioni, leggende, tradizioni. Il primo itinerario è stato definito “Il viaggio nel tempo tra borghi antichi, personaggi illustri, parchi e musei” ed composto da 7 tappe; il secondo “A spasso nella storia, tra arte, sacro e profano” è composto da 9 tappe.Per l’itinerario naturale è stato proposto un percorso geo-naturalistico “Dalla costa ai calanchi fino ai monti”. Questo è un itinerario ricco di sfumature cromatiche, geologiche e faunistiche che segue il tragitto della strada statale 598, nel quale domina alternanza di ambienti e paesaggi suggestivi.

La progettazione lucana ha avuto come contrappunto il progetto “Green Road Puglia”, promosso dal Gal Colline Joniche, il quale mira a valorizzare il territorio immediatamente retrostante la costa tarantina e in particolare l’area delle Gravine e delle Masserie pugliesi fino ai lidi di Pulsano. Il progetto Green Road Puglia1 sviluppato da GAL Colline Joniche ha come obiettivo lo sviluppo e la valorizzazione del territorio partendo da un turismo sostenibile e responsabile basato sulla Green Economy e la realizzazione di un clima collaborativo fra professionisti di diversi settori (agricoltura, turismo,

1 www.greenroad.it

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artigianato e commercio) con l’obiettivo di creare un percorso unico e irripetibile, che si caratterizza in 4 principali declinazioni F.A.M.E. (Food, Art, Move, Energy) alla scoperta dei tesori dell’entroterra tarantino.

4. La collaborazione apulo-lucana e gli scenari futuri

Gli obiettivi comuni e la consapevolezza che la chiave di volta dello sviluppo turistico è la capacità di lavorare in rete ha portato i due enti a stabilire azioni sinergiche per la promozione dei due prodotti turistici. Il primo frutto della collaborazione tra la FEEM e il Gal Colline Joniche di Grottaglie è la presentazione congiunta di Green Road Basilicata e Green Road Puglia alla manifestazione “Ecomondo1” di Rimini, la più accreditata piattaforma per il bacino del Sud Europa e del Mediterraneo per la valorizzazione e il riuso dei materiali e per Green Economy. I due progetti sono stati proposti agli operatori del settore presso lo stand dedicato a Green Road nel padiglione di “Città Sostenibile2” e nel corso del convegno “GREEN ECONOMY E SOSTENIBILITÀ: fattori chiave per il rilancio del turismo”. In particolare, durante la manifestazione sono state presentate per la Basilicata le due proposte d’itinerario incentrate sul tema della Natura, della Storia e del Cineturismo, nel pieno rispetto dello sviluppo sostenibile ambientale. Green Road Basilicata è stato proposto come un racconto delle leggende locali, una ricostruzione di eventi e di storie popolari, di musica e di mestieri, un viaggio “geografico” dai litorali dorati della costa ai suggestivi paesaggi dei calanchi di Aliano, passando dai borghi antichi dei comuni del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, fino alle vette delle montagne di Viggiano, un paesaggio che ha in sé le potenzialità di un importante sviluppo turistico nell’ottica di valorizzazione dell’esistente. Una tipica destinazione “green” in grado di rispondere a un’offerta di turismo che mira a coniugare la fruizione del patrimonio ambientale alla possibilità di vivere una vacanza attiva in un mix di relax e autenticità.

2 www.ecomondo.com/fiera/presentazione.asp

3 www.cittasostenibile.net

4 http://100cascine.it/pages-26-expo-in-cascina.htm

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I feedback positivi ricevuti dai visitatori di Ecomondo e il consenso manifestato verso il progetto di cooperazione dimostrano l’efficacia della strategia messa in atto e aprono le porte a nuove possibili esperienze di rete. Estendere la collaborazione ad altri attori è ciò che, infatti, potrebbe potenziare complessivamente il sistema. A tale scopo nel corso del convegno “GREEN ECONOMY E SOSTENIBILITÀ: fattori chiave per il rilancio del turismo”, la FEEM e il Gal Colline Joniche hanno intrapreso un percorso di scambio di conoscenze ed esperienze con l’Associazione lombarda 100 Cascine3, promotrice del progetto “Le ambasciate dell’EXPO. Una rete di cascine diffuse sul territorio per un Expo sostenibile”, con l’intento di estendere

la rete di collaborazione anche nel Nord Italia.In conclusione possiamo affermare che, il progetto GRB facente leva sulla riconoscibilità e notorietà dell’area costiera ionica ma anche sulle specificità dell’entroterra valligiano, e grazie alla collaborazioni con realtà simili, in un’ottica di sistema, potrebbe garantire il posizionamento della regione sul mercato turistico nazionale e internazionale. Questo “product mix” integrato permetterebbe di destagionalizzare i flussi, e di costruire un prodotto turistico in linea con le richieste del mercato post moderno, sempre più interessato a un’offerta che integri qualità dei servizi, tipicità dell’offerta e unicità dell’esperienza.

Fig.1- Paesaggio dell’Entroterra

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Il progetto “enerAGRIa” dal parco dell’energia della Val d’Agri al parco dell’energia delle Valli e le Learning Week

Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

1. Descrizione proposta parco enerAGRIa 4.0

2. Proposte per percorsi di approfondimento

3. Le Learning week e altre iniziative collegate a enerAGRIa

4. Considerazioni conclusive

CAPITOLO 3

Nella foto: simulazione allestimento giostre energetiche nel parco eolico di Montemurro

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Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

L’idea progettuale di enerAGRIa, nasce dalla presenza in Val dAgri di diverse tipologie di risorse naturali ed energetiche quali il petrolio, il vento, il sole, l’acqua e le biomasse. Il progetto si propone di creare un parco tematico dell’energia che mette in rete le risorse energetiche presenti e promuove la cultura e la storia del territorio, arrivando a creare un network dei comuni che ospitano le diverse fonti di energia. La descrizione delle risorse energetiche presenti sul territorio locale e dell’offerta specifica (formativa e turistica) del parco energetico, è stato in seguito supportato dall’indagine esplorativa mirata ad indagare le possibilità di sviluppo del tematismo energetico e in particolare ad analizzare la domanda dei possibili fruitori del parco energetico. La ricerca empirica ha, infatti, avuto l’obiettivo di approfondire le potenzialità turistiche del progetto enerAGRIa, andando ad analizzare nello specifico la domanda del turismo scolastico, considerato il target principale di riferimento. In particolare sono stati intervistati i responsabili dei viaggi d’istruzione di 100 istituti superiori di primo e secondo grado. È interessante evidenziare come gli impianti per la produzione di energia rappresentino delle potenziali risorse turistiche disponibili 12 mesi l’anno, fattore strategico per la destagionalizzazione dell’offerta, richiamando così i visitatori anche al di fuori dei canonici periodi di villeggiatura. L’indagine sul campo, condotta nel corso del 2011, ha permesso di misurare l’interesse verso il progetto enerAGRIa, raccogliere i suggerimenti e verificare la possibilità di inserire l’itinerario proposto nel carnet dei viaggi d’istruzione. Dai risultati della ricerca

è emerso che il 56% dei soggetti intervistati si dichiari d’accordo rispetto l’attrattività della proposta. L’apprezzamento cresce se la proposta di turismo energetico è indirizzata agli studenti: infatti, circa il 65% degli intervistati dichiara di essere “del tutto d’accordo” nel considerare il turismo energetico una modalità innovativa per educare gli studenti ad uno stile di vita più compatibile e per far conoscere loro le fonti e le modalità di produzione dell’energia. Secondo gli intervistati l’offerta di turismo energetico risulterebbe ancor di maggiore interesse se fosse affiancata anche da attività laboratoriali e da incontri formativi.

In sintesi il progetto enerAGRIa, è stato pensato come un parco tematico diffuso che permette di approfondire i temi energetici, offrendo un modo innovativo per poter fare esperienza: non è ideato come una struttura museale ma come uno spazio espositivo diffuso sul territorio. Il turismo energetico proposto dal parco delle energie della Val d’Agri è un’esperienza ludica e didattica che assume la forma dell’edutainment, ovvero svago associato ad un’occasione di apprendimento. Presentato nella sua prima versione nel 2011, nel corso degli anni ha subito diverse evoluzioni progettuali. La prima versione presentava un Parco diffuso con installazioni ludico-didattiche e punti di interesse come centrali energetiche ed emergenze culturali, distribuite in 4 paesi della Val d’Agri. Successivamente, in enerAGRIa 2.0, altri paesi hanno voluto offrire le emergenze energetiche e culturali presenti nel proprio territorio, portando i comuni coinvolti da 4 a 6, allargando il network dalla Val d’Agri alla Val Camastra e dimostrando come il Parco diffuso si possa facilmente implementare.enerAGRIa 3.0 ha avuto l’obiettivo di

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portare il progetto sul web attraverso la creazione di una pubblicazione digitale sul social network ISSUU FEEM Basilicata; l’ideazione di sito internet dedicato (www.eneragria.it) e di una voce del menu del portale Val d’Agri contenente gli itinerari energetici già percorribili; la creazione di un canale youtube contenente video-spot del tour energetico; infine, la realizzazione di animazioni grafiche 3D visibili con la realtà aumentata da brochure, oltre alla possibilità di scaricare le brochure digitali dal sito dedicato.EnerAGRIa 4.0 non si pone solo come un’estensione delle precedenti versioni, ma vuole creare nuovi scenari rinforzando il riutilizzo e/o la rifunzionalizzazione di edifici dismessi presenti sul territorio; creando un hub da cui partire e in cui introdurre il discorso energia; portando le nuove tecnologie più massicciamente negli allestimenti; allargando il target di riferimento anche a studenti universitari e specialisti dei settori energia, divulgazione, progettazione, ecc.; creando un’offerta mirata alla destagionalizzazione del turismo; e, infine, utilizzando in modo maggiore e più efficace la realtà aumentata nella pubblicazione. Parallelamente dal 2009 sono state realizzate – con la formula delle Learning Week - anche azioni di divulgazione e di formazione, rivolte al mondo degli studenti e relative al tema della diffusione della cultura dell’energia. Queste “settimane di apprendimento” sono nate proprio con l’obiettivo di promuovere percorsi didattici innovativi a tema energetico, dove oltre alla tradizionale lezione frontale e alle attività laboratoriali è affiancato l’apprendimento esperienziale attraverso visite guidate ai luoghi dell’energia presenti.

1. Descrizione proposta parco enerAGRIa 4.0

La visita al Parco tematico si sviluppa in due diversi momenti, partendo dal fulcro dell’intero sistema “parco diffuso”, ossia dall’NRG hub. Posto al centro di enerAGRIa sarà il luogo da cui partirà l’esperienza energetica nelle valli. Al suo interno saranno fornite le nozioni basilari per approcciarsi alle diverse forme di energia e preparare il visitatore al tour energetico, il tutto calibrato tenendo conto delle diverse fasce d’età e tipologie dell’utenza del parco. In seguito si passa alla parte “fluida” della visita che comprende le NRG domus e la visita agli impianti NRG point, dove si entra direttamente in contatto con le fonti di energia e con i borghi che le ospitano. L’asse viario che lega le varie tappe è la strada statale 598, lungo il cui percorso sono posizionati dei landmark con il compito di segnalare il territorio interessato dal parco. L’NRG hub è generato da tre componenti: il primo, l’NRG intro1 il cui obiettivo è quello di introdurre all’argomento energia in modo soft, senza entrare subito nel vivo; l’NRG info2, la parte più “digitale”, approfondisce gli aspetti tecnici per ogni attrazione energetica del parco; l’NRG garden assomiglia ad un parco cittadino, le cui giostre spiegano secondo una logica immediata di causa-effetto come viene prodotta l’energia dalle fonti. La parte “diffusa” del Parco, consiste nella visita ai comuni delle energie dove, all’interno delle NRG domus (edifici con una valenza storica rifunzionalizzati ad hoc con allestimenti che trattano della fonte di energia che il paese ospita) in cui si indaga più direttamente in che termini di consumo domestico si trasforma l’energia prodotta dall’impianto trattato.Si passa poi agli NRG point, ossia gli

1 È uno spazio che accoglie installazioni video, modelli e mostre temporanee riguardanti l’energia. 2 È uno spazio creato da diversi sottospazi che si avvale delle più moderne tecnologie per spiegare l’energia.

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2. Proposte per percorsi di approfondimento

Per rendere l’offerta ancora più competitiva ed allargare il target turistico, si sono proposti più percorsi, in modo da andare incontro alle più svariate esigenze di tempistiche e di interesse da parte della futura utenza turistica. La divisione dell’offerta turistica in pacchetti fa in modo che le scuole, le imprese o i privati possano customizzazione la visita, creando delle offerte ad hoc, in base ai loro interessi e alle loro necessità. Inoltre, in questo modo, è possibile intercettare offerte turistiche e tematiche già presenti nelle Valli, mettendo in luce tutte le iniziative.

impianti per sperimentare la vera entità energetica del posto. In sintesi il tour inizierà dall’NRG hub e si svilupperà per i sei comuni toccando punti d’interesse energetico e non solo, che andranno a comporre le 9 tappe di enerAGRIa 4.0. Infatti l’obiettivo è dare una visione completa delle potenzialità dell’area, comprendendo anche percorsi d’interesse culturale, mirati a far conoscere usanze, costumi e cultura dei paesi che ospitano le fonti di energia sul loro territorio. Infine, l’organizzazione a percorsi ha la possibilità di innestare e legarsi ad altri percorsi già presenti sul territorio (religioso, archeologico, enogastronomico, ecc.).

Fig.1 - Parco Eolico Montemurro

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3. Le Learning week e altre iniziative realizzate collegate al progetto enerAGRIa

Le Learning Week (o Learning Day), le settimane (o i giorni) di apprendimento che la FEEM insieme ad altri attori locali organizza dal 2009, sono destinate agli Istituti d’Istruzione Media e Superiore italiani. Dal 2009 al 2013, circa un migliaio di ragazzi delle scuole lucane, ma anche dalla Lombardia, dalla Campania, dalla Puglia e dalla Sicilia, vi hanno partecipato.Come già descritto, si tratta di settimane di studio ad argomento energetico che, con mix di lezioni frontali, laboratori e visite guidate ad impianti, centrali e fonti energetici, mirano ad educare ad un utilizzo consapevole dell’energia.Nel 2013 la FEEM ha supportato iniziative di altri enti, come i percorsi energetici e attività laboratoriali, quali la 4^ edizione del convegno “Energia Rinnovabile e Turismo Sostenibile3” del Comune di Calvello, e l’iniziativa eni “I Tesori delle Valli.”In giugno sono stati ospitati i 15 “studenti eccellenti”e 4 professori dell’Istituto Tecnico Leonardo da Vinci di Napoli. FEEM e i ricercatori di Viggiano hanno supportato la creazione di percorsi, laboratori e iniziative mettendo a disposizione il proprio know-how e collaborando agli aspetti organizzativi.

Dal 2011 a oggi, l’attività di promozione, ha fatto in modo che due aziende locali si imbattessero e si interessassero alle Learning Week e ad enerAGRIa. ENERBAS4 s.r.l. e SELETTRA5s.r.l. si sono così messe in contatto con la FEEM di Viggiano offrendosi come nuovi attori e proponendo il proprio know-how e la propria collaborazione per lo svolgimento della Learning Week.

3 Ulteriori info su www.energiaeturismo.it 4,5 Aziende del potentino, che si sono aggiudicate il bando.

Fig.2 - Learning Week - Visita all’interno della pala al “Vento di Montemurro” accompagnati dai ricercatori FEEM e da tecnici dell’azienda

Fig.3- Learning Week - Visita guidata agli affioramenti naturali di idrocarburi di Tramutola

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enerAGRIa è stata inoltre presentato in occasione del Terzo incontro del ciclo “Exploring Design - Design e innovazione nel contesto aziendale. Questioni, approcci, pratiche” organizzato dal Dottorato di Design del Politecnico di Milano9 e Assolombarda10.Il 3 dicembre 2013 progetto è stato mostrato all’interno del corso “Il design per la riappropriazione di spazi per la socialità. Riqualificare attraverso l’allestimento degli

dimenticate.L’attività di divulgazione attuata negli anni per la promozione dei percorsi energetici ha fatto in modo che due studenti universitari si appassionassero al tema, proponendolo come argomento base dei loro progetti di laurea. Nel Corso del 2013 sono state così sviluppate due elaborati di tesi, il primo, sviluppato sulla realizzazione di un percorso turistico in Val d’Agri dal titolo“Val d’Agri un viaggio tra cultura, architettura ed energia”7, concentrato sul recupero e la rifunzionalizzazione degli edifici storici presenti lungo il percorso; il secondo, intitolato “Upgrade energetico di Palazzo Terzella, il museo ENI a Tramutola”8, prende direttamente come riferimento enerAGRIa, sviluppando però il recupero di un solo edificio.

La collaborazione fra FEEM e SELETTRA, già attiva per la programmazione e la definizione dettagliata dell’offerta formativa, si è concretizzata con le visite ad aprile 2014 che ha portato un’ottantina di studenti di queste scuole in Val d’Agri, Val Camastra e Brienza.

Altra iniziativa legata ad enerAGRIa è il Maru Project. Progetto ideato da un’associazione giapponese, ha avuto come obiettivo la creazione di alleanze fra le varie comunità locali del mondo, accomunate da una forte dedizione e volontà di valorizzazione del proprio territorio. Partendo dall’osservazione e la ricerca degli usi, delle tradizioni, dei tesori locali, i soggetti che aderiscono a Maru conoscono nuove culture e le fanno proprie, cercando di creare qualcosa di nuovo per migliorare il proprio territorio. Nel 2011, grazie alla collaborazione fra Politecnico di Milano e i.school di Tokyo, il gruppo del Maru Project e la FEEM entrano in contatto, concordando una visita in Val d’Agri.In aprile il gruppo Maru arriva a Tramutola e, grazie al supporto della Proloco e degli abitanti, la ricerca dei tesori del paese e del territorio regala un’esauriente ed entusiasmante esperienza per gli ospiti giapponesi. Dai giorni di visita, dai rapporti con le persone e dal tour sul territorio nascono e vengono presentate tre proposte progettuali: la Maru House, il Dry Food Lab, il My Museum. Il gruppo torna in Giappone con tre concetti chiave: cibo, orgoglio, attenzione per la storia. Nascono così i laboratori nelle scuole superiori giapponesi dell’iclub6. Essi hanno come obiettivo il recupero delle ricette del territorio e la riscoperta del cibo secco (dry food) giapponese come motore di rinascita di quell’orgoglio e quelle tradizioni ormai

Fig.4 - Gli studenti dell’università di Tokyo con l’ambasciatore in abito tradizionale alla fontana di N’cap l’acqua, Tramutola

6 http:// innovationclub.jp/

7 di Ernesto Ferrara, Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Roma ‘La Sapienza’.

8 di Francesco Calabrese, Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi della Basilicata.

9 http://phd.design.polimi.it/

10 www.assolombarda.it/servizi/ricerca-e-innovazione/appuntamenti/exploring-design-il-design-a-supporto-delle-attivita-di-promozione-e-valorizzazione-del-territori

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spazi aperti e interstiziali, il quartiere San Siro Milano.”del Politecnico di Milano.Seppur in contesti che possono sembrare agli antipodi, sia le finalità del laboratorio che quelle di enerAGRIa lavorano sulla riappropriazione e valorizzazione del territorio e di spazi che attraverso tematiche diverse, come per esempio l’energia, portino ad una nuova socialità, nel primo caso per renderlo più vivibile, nel secondo caso per rivitalizzare il territorio attraverso il potenziamento del turismo didattico e le attività ad esse correlate.

La collaborazione con Sviluppo Basilicata11 è avvenuta nell’ambito delle attività proposte da Factor2012.A partire da novembre ha inizio la serie di eventi “RI-ABITARE A (QUASI) KM 0 - Recuperare, rigenerare, produrre, trasformare a partire dalla valorizzazione delle risorse locali 13, ospitato dall’incubatore della Val d’Agri. La FEEM ha collaborato con Sviluppo Basilicata, prestando la propria rete di contatti con le Scuole (con maggiore attenzione agli Istituti Superiori) per la realizzazione del Workshop sulla stampa 3d e la sua promozione sul territorio.

11 Società nata nel 2000 in Basilicata, che supporta lo sviluppo, la ricerca e la competitività del territorio lucano. Per maggiori info: www.sviluppobasilicata.it/

12,13 Per maggiori info: www.factor20.it

Fig.5 - Paesaggio Primaverile, Val d’Agri

Fig.6 - Monte Sacro, Viggiano

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4. Considerazioni conclusive

In conclusione possiamo affermare che il progetto enerAGRIA presenta punti di forza e di debolezza. Fra i punti di forza vi è la valorizzazione del territorio a partire dalle preesistenze, l’aumento della fruizione dell’area, la generazione di network e di un clima collaborativo grazie alla cresciuta attenzione al progetto da parte di studenti, aziende, associazioni e enti locali; la creazione di un moltiplicatore economico per tutta l’area. Inoltre essendo un sistema implementabile, aggiornabile e dinamico è in grado di accrescere il proprio bacino d’utenza, la propria area di specializzazione e divulgazione, aprendosi a nuove metodologie e ricerche nell’ambito dell’energia (e/o di altri settori della conoscenza). I punti di debolezza invece avrebbero più a che fare con aspetti di tipo logistico. enerAGRIa infatti si sviluppa su un territorio vasto, comportando degli spostamenti non sempre agevoli. La visita alle centrali e agli impianti ha alcune criticità come la tempistica per l’ottenimento delle autorizzazioni di visita; l’impossibilità di visitare centrali e impianti con particolari condizioni climatiche o durante alcuni periodi di manutenzione; e infine la disponibilità del personale: le lezioni in loco sono tenute da tecnici delle imprese che spesso non sono figure dedicate, ma svolgono l’attività di divulgazione eccezionalmente rispetto le proprie mansioni.Tuttavia, l’inserimento di un fulcro nel Parco energetico diffuso, l’NRG hub, sembra ridimensionare alcuni punti di debolezza del sistema, sopperendo, grazie all’utilizzo oculato di alcune tecnologie, alle visite agli impianti e ai problemi di spostamento qualora vi siano imprevisti.Alla luce dei suggerimenti emersi durante la ricerca sul campo 2011, e ascoltando

le istanze degli attori locali, enerAGRIa 4.0 cerca di offrire un maggior numero di laboratori didattici e lezioni di approfondimento con esperti del settore da svolgersi sul posto, con a supporto strumentazioni tecnologiche all’avanguardia capaci di generare nel fruitore un’esperienza unica e completa, anche creando diversi scenari e percorsi di scelta per rispondere alla sempre più variegata domanda di un target in continua evoluzione.

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Dal progetto del Campus Archeologico allo studio delle potenzialità del turismo archeologico a Grumentum

Introduzione: sintesi del sintesi del progetto “Campus Archeologico Grumentum”

1. Il sistema archeologico in Basilicata: analisi dell’offerta, analisi della domanda, swot analisi del comparto archeologico in Basilicata

2. Il caso studio: GRUMENTUM

3. L’indagine telefonica tra le scuole

4. Considerazioni conclusive

CAPITOLO 4

Nella foto: anfiteatro di Grumentum

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33

Introduzione: sintesi del sintesi del progetto “Campus Archeologico Grumentum”L’idea progettuale del Campus Archeologico si declina in un sistema di offerta articolata attorno alle peculiarità storico-archeologiche del sito di Grumentum nel comune di Grumento Nova, proposto quale attrattore turistico, in modo tale da favorire la creazione di modelli innovativi di valorizzazione e fruizione dei beni culturali locali, attraverso un nuovo modello di governance integrata del territorio.In sintesi, l’obiettivo del progetto è di dar vita ad un complesso polifunzionale che associ la funzione ricettiva con attività di formazione, a tema archeologico, anche ponendo in valore edifici già esistenti. L’idea si propone, dunque, di valorizzare il patrimonio culturale attraverso:

• l’ampliamento delle attività di formazione già presenti sul territorio;

• la costruzione di un messaggio educativo e culturale innovativo, comprensibile a qualunque tipologia di frequentatore, mediante l’uso integrato di linguaggi, supporti multimediali e tecnologici (potenziamento dell’area del Parco Archeologico e del Museo);

• la creazione di attività di edutainment;

• la destagionalizzazione dei flussi turistici, il rafforzamento dei servizi di ricettività e di incoming, il potenziamento dei mezzi di trasporto ed il collegamento delle micro attrattive dell’area;

• la realizzazione di un sistema organico di servizi che abbia il proposito di creare nuovi spazi ed una rete di opere infrastrutturali, di

promuovere la cultura dell’ospitalità e di favorire lo sviluppo di un indotto economico.

Il progetto del Campus ha fatto nascere l’esigenza di approfondire il potenziale del turismo archeologico in Basilicata, dando vita a“Le potenzialità del turismo archeologico a Grumentum”. Questo lavoro di ricerca si propone di dare un contributo alla conoscenza e analisi delle potenzialità legate al turismo archeologico a livello regionale e, più nello specifico, nel territorio del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. Gli obiettivi sono, da un lato indagare le caratteristiche del turismo archeologico in Basilicata al fine di individuarne la posizione competitiva rispetto ad altre aree concorrenti, con un focus sull’area archeologica di Grumentum; dall’altro lato, una volta individuati i punti di forza e di debolezza dell’offerta di turismo archeologico in Basilicata e soprattutto a Grumentum, è la definizione di azioni strategiche volte a trasformare questa risorsa locale in un fattore competitivo.La ricerca focalizza l’attenzione sul patrimonio archeologico inteso come risorsa del territorio, in grado di orientare politiche di sviluppo strategiche volte ad attrarre flussi considerevoli di visitatori, nell’ottica di un turismo sostenibile del territorio oggetto di studio, il Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese.

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Nel complesso, la Basilicata possiede ben otto Musei Archeologici Nazionali (MAN di Venosa, MAN del Vulture Melfese, MAN Alta Val d’Agri, MAN di Metaponto, MAN della Siritide, MAN di Muro Lucano, MAN “Dinu Adamestenau” di Potenza, MAN “Domenico Ridola” di Matera), un museo archeologico provinciale di Potenza, tre istituti di cultura che conservano reperti archeologici: il Centro Operativo Misto di Maratea, la mostra permanente di Archeologia presso l’ex Convento di S. Antonio di Rivello e l’esposizione dei reperti archeologici all’interno del Palazzo Ducale di Tricarico. Inoltre sono censite undici aree archeologiche, di cui quattro sono siti connessi al relativo museo nazionale (antiche città, santuari)1, due aree

di interesse paleontologico rispettivamente ubicati nel comune di Venosa e Atella, un sito archeologico, quello di Torre di Satriano con scavi all’attivo ed un area cultuale situata nei pressi del comune di Armento e infine le due aree archeologiche nel comune di Vaglio di Basilicata. I comuni considerati d’interesse, poiché nel proprio territorio ospitano aree e musei di tipo archeologico, presentano per quantità e per qualità un distinto sistema di ospitalità, derivante dalla principale connotazione territoriale che diversifica le zone di interesse. (Tab.1)

Si contano 334 strutture ricettive nelle aree d’interesse archeologico su un totale regionale di 705 unità, pari al 47% degli esercizi. Dall’analisi quantitativa delle strutture turistiche nei comuni legati al tema archeologico si evidenzia un divario numerico influenzato sia dall’offerta turistica legata all’attività balneare (Bernalda, Maratea) sia dalla più ampia

1. Il sistema archeologico in Basilicata: analisi dell’offerta, analisi della domanda, swot analisi del comparto archeologico in Basilicata

ComuneStrutture ricettive alberghiere

Strutture ricettive extralberghiere

Strutture ristorative6

Venosa 3 5 4

Melfi 9 6 8

Grumento Nova 3 2 3

Armento - 1 -

Bernalda 14 17 12

Policoro 7 8 3

Tricarico - 3 1

Rivello 3 4 -

Maratea 19 28 13

Muro Lucano 2 5 3

Vaglio di Basilicata 1 4 3

Potenza 7 9 -

Matera 23 140 39

Atella 1 2 -

Satriano di Lucania - 4 -

Totale 92 238 89

1 Parco Archeologico di Venusia (Venosa); Parco Archeologico di Grumentum: “Teatro Romano” (Grumento Nova); Parco Archeologico di Metaponto: “Tempio delle Tavole Palatine” e “Area Urbana Tempio Licio” (Metaponto-Bernalda); Parco Archeologico di Herakleia (Policoro).

Tabella 1- strutture ricettive e ristorative

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offerta di turismo culturale, che vede confermata Matera, candidata a capitale europea della cultura e riconosciuta nel 1993 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.Alcune di queste aree nel loro complesso risultano ben conosciute dal turismo e i beni di interesse archeologico sono oggetto di visita da parte di un elevato flusso turistico non necessariamente di tipo special interest grazie anche alla presenza di risorse eterogenee. Intorno a queste aree, ruotano territori “turisticamente secondari” in cui sono presenti beni d’interesse archeologico spesso di grande importanza scientifica, ma poco noti ai flussi turistici dove in primo luogo diventa fondamentale assicurare la conoscenza e promozione.L’analisi si è ampliata al censimento dei servizi turistici presenti nelle aree d’interesse. Sono stati presi in esame alcuni servizi che le zone archeologiche offrono al turista/visitatore: gli operatori turistici, le agenzie e/o tour operator e le associazioni e cooperative che si occupano di turismo più propriamente culturale.Matera si conferma il comune con più servizi turistici, mentre l’entroterra presenta la situazione peggiore, con una dotazione minima di servizi culturali.

Dal punto di vista della domanda, nel 2012 si è registrato nei musei e nelle aree archeologiche nazionali presenti in Basilicata2, un calo totale di 4.097 unità (-2,3 %) rispetto al 2011 (200.872). Esaminando nello specifico i musei e le aree archeologiche della Basilicata, i musei che hanno fatto registrare nel 2012 un numero maggiore di visitatori sono il museo di Melfi con 34.865, seguito dal museo di Policoro con 16.101 visitatori ed infine quello di Metaponto con 15.111 unità. Mentre i musei che nel 2012 rilevano un

2 Sono presenti aree e musei di interesse archeologico di distinta proprietà e gestione di cui non è possibile recuperare i dati.

minor afflusso di visitatori, non superando neanche le 10mila unità, sono il museo di Muro Lucano con 2.285, il museo di Grumento Nova con 5.511, quello di Potenza con 6.496 unità ed infine quello di Venosa con 8.488 visitatori. Confrontando i dati del 2012 con quelli del 2011, il museo che ha avuto un calo drastico nel numero di visitatori è il museo nazionale di Potenza, il quale ha perso circa il 47,2% delle presenze, quasi la metà dei visitatori, passando dai 12.292 del 2011 ai 6.492 del 2012. Anche il museo archeologico di Matera ha registrato un calo di visitatori del 19,2% rispetto al 2011 con 2692 unità in meno, seguito dal museo di Grumento Nova con un regresso del 18,5% (ovvero 1254 unità in meno). Invece, registrano un incremento di visitatori il museo di Policoro con + 17,9% e quello di Venosa con il +10,4%.Diversi sono i dati riguardanti le aree archeologiche che registrano un incremento nel 2012 del 2,2% rispetto al 2011. I siti archeologici di Metaponto (Bernalda) segnano un aumento totale di visitatori pari a 11,1% e il Parco archeologico di Policoro con il 16,8% ovvero 2306 unità in più rispetto al 2011. Rilevazioni negative per l’area archeologica di Venosa, che perde 3440 unità (-22,3%) e il sito archeologico di Grumento Nova con 1326 unità (-19,6%) in meno rispetto al 2011.

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Il Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri, localizzato a Grumento Nova, fu voluto dal primo Soprintendente della Basilicata, Dinu Adamesteanu, già a partire dagli anni ‘80 e inaugurato, nel primo nucleo, nel 1995. L’allestimento del Museo, articolato su due piani, permette di seguire un percorso tematico (insediamenti; necropoli; culto) e per ambiti cronologici. Interessante è la sezione delle epigrafi di carattere funerario e celebrativo oltre ai mosaici tardo antichi provenienti da una villa nei pressi di Viggiano.Presso il Museo è attiva su prenotazione una sezione didattica per gruppi scolastici e gruppi di visitatori; sono, inoltre, presenti una biblioteca specialistica e un archivio non aperti al pubblico ma fruibili solo previa autorizzazione.L’immobile predispone di misure strutturali e strumenti di supporto, necessari al superamento di barriere architettoniche, quali una rampa di accesso, un ascensore per il trasferimento nei piani superiori di persone con diversa capacità motoria e didascalie in linguaggio Braille.A breve distanza dal Museo sorge il Parco Archeologico realizzato nel 2000, a seguito delle numerose campagne di scavo che, fin dal Settecento, hanno portato in luce importanti testimonianze dell’antica città.Ovviamente la presenza di risorse archeologiche d’indubbio valore storico e culturale non necessariamente implica l’attivazione di flussi turistici. Ciò, infatti, dipende dalla rilevanza quantitativa e qualitativa dei fattori di attrattività e dei servizi che ne rendono possibile una fruizione special interest, capace di dare risposta alle esigenze di un pubblico specializzato e alla ricerca di un’esperienza attiva.Intorno a Grumentum ruotano risorse e

2. Il caso studio :Grumentum

territori turisticamente interessanti che rientrano nel patrimonio naturalistico e storico-culturale del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese e che devono entrare nel sistema di offerta archeologica in una visione di sistema territoriale ampio.Dal punto di vista della domanda, lo studio avviene sulla base delle statistiche ufficiali fornite dall’Ufficio Statistiche del MiBAC, aggiornati al 2012, relative ai visitatori e agli introiti dei Musei, dei Circuiti museali, dei Monumenti ed Aree Archeologiche Statali (escluse Valle d’Aosta e Sicilia).Dal 2002 al 2012 i flussi di visitatori del Museo hanno fatto registrare un decremento del 44%, passando da 9806 a 5511; stessa performance ha riguardato i visitatori dell’Area Archeologica, passati da 9465 a 5439, con una perdita del 43%. L’analisi dei dati riferiti alla fruizione del patrimonio archeologico di Grumentum mostra una consistente e preoccupante tendenza alla contrazione delle visite.Ciò a riprova del fatto che il patrimonio culturale in generale di un territorio, più nello specifico quello archeologico, non è di per sé attrattiva turistica. Il processo che porta un bene culturale a diventare un prodotto turistico è, infatti, piuttosto complesso e si basa sull’attivazione di un percorso che inserisce la risorsa in un circuito virtuoso di sinergie che, da un lato, sono legate al contesto economico e produttivo locale e, dall’altro, al sistema di governance del patrimonio culturale che si utilizza come fattore di attrazione dei flussi turistici.

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3. L’indagine telefonica tra le scuole

Al fine di verificare l’interesse turistico potenziale rispetto al sito archeologico di Grumentum è stata effettuata un’indagine sul campo tra gli istituti scolastici di Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia, Umbria e Veneto attraverso la somministrazione di un questionario. L’indagine è stata svolta con un duplice obiettivo: esplorare il grado d’interesse rispetto al Museo e all’Area archeologica di Grumentum; stimare la disponibilità a pagare degli intervistati per fruire di potenziali servizi aggiuntivi durante la visita. Il questionario è stato strutturato in quattro sezioni: la prima finalizzata a rilevare il profilo dell’intervistato; la seconda volta a indagare l’interesse rispetto al tema archeologico; la terza mirata a verificare l’interesse potenziale nello specifico rispetto al patrimonio archeologico di Grumentum e a raccogliere suggerimenti e indicazioni provenienti dai potenziali fruitori; la quarta, infine, con l’obiettivo di testare la disponibilità degli intervistati a sostenere dei costi per usufruire di alcuni servizi aggiuntivi alla visita. La somministrazione del questionario è avvenuta per via telefonica tra maggio 2013 e giugno 20133. La popolazione di riferimento da cui è stato estratto il campione comprende il numero di scuole che nel corso del 2012 hanno organizzato un viaggio d’istruzione in Basilicata.Complessivamente, sono 118 le scuole che nel 2012 hanno visitato la Basilicata (APT, 2013). Di queste, il 70% proviene dalla stessa Basilicata, il 20% da Puglia, Calabria e Campania, il restante 10% da Lazio, Sicilia, Umbria e Veneto4. Per quanto riguarda le destinazioni, il 60% opta per Matera, il 30% per il Pollino e il restante 10% per Val d’Agri, Grumentum, Melfi e Venosa. (Graf.1)

Il patrimonio archeologico viene riconosciuto come fattore di propulsione del turismo scolastico, in quanto occasione di conoscenza e sperimentazione diretta della storia di un territorio. In particolare, il 67% degli intervistati ritiene i siti archeologici molto interessanti ai fini di un viaggio d’istruzione, il 30% abbastanza interessanti e solo il 3% poco interessanti. (Graf.2) La guida specializzata rappresenta un supporto molto utile alla visita dei siti archeologici per il 74% degli intervistati, abbastanza utile per il restante 26%. Ciò a riprova della domanda di conoscenza che spinge il turista in generale e, ancor di più, le scolaresche.La possibilità di trovare occasioni per formarsi e sperimentare direttamente quanto mostrato nelle sale espositive viene giudicato di utilità dal 98% degli intervistati. (Graf.3) In particolare, il 67% indica i laboratori didattici come tipologia di occasione di formazione utile per approfondire le tematiche connesse con l’archeologia, il 21% i percorsi didattici e il restante 12% l’attività di scavo e catalogazione dei materiali.L’impiego delle tecnologie digitali nella fruizione turistica del patrimonio archeologico sta gradualmente diffondendosi come strumento per offrire nuovi contenuti a un pubblico sempre più ampio e come supporto strategico di didattica e di comunicazione. Il 76% degli intervistati, infatti, giudica molto interessante la possibilità di sperimentare tali forme digitali di fruizione (realtà aumentata, libri virtuali ecc.), il 23% abbastanza interessante e solo l’1% poco interessante. L’Area archeologica di Grumentum fa

3 La somministrazione è stata preceduta da un pretest, condotto agli inizi di maggio. Sono stati somministrati 20 questionari a insegnanti in visita nell’area archeologica di Grumentum, che hanno permesso di raccogliere informazioni e suggerimenti utili per verificare la validità dello strumento e migliorare la versione iniziale del questionario.

4 Il turismo scolastico in Basilicata nel 2012 ha generato 13.101 arrivi e 27.177 presenze (Apt, 2013).

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38

98%

2%

SI

NO

Graf.5 - Interesse per occasioni di formazione

0 20

2,6 %

2,6 %

2,6 %

5,2 %

7 %

7 %

71,3 %

1,7 %

40 60 80

Veneto

Umbria

Sicilia

Lazio

Calabria

Campania

Puglia

Basilicata

Graf.3 - Regione istituto

registrare un notevole interesse tra gli intervistati. Il 91%, infatti, si dichiara disponibile a valutare l’ipotesi di un viaggio d’istruzione in quest’area. (Graf.4) Il 9% che ha risposto in maniera negativa lo fa per motivazioni varie; tra queste, il 38% non lo farebbe per distanza geografica dal luogo di residenza o per altre motivazioni rispetto alle opzioni indicate5, il 12% per questioni di accessibilità e per scarso interesse per la tematica.

Si è in precedenza fatto cenno all’interesse manifestato dagli intervistati rispetto alla possibilità di sperimentare forme digitali di fruizione. Rispetto agli strumenti comunicativi più tradizionali (pannelli, didascalie, guide ecc.), le nuove tecnologie offrono la possibilità di ampliare le modalità di visita e le informazioni da offrire al pubblico, dal punto di vista della quantità e della qualità: oltre, infatti, a testi e immagini si possono proporre video, suoni e percorsi interattivi.Nello specifico, tra le opzioni elencate di innovazioni di valorizzazione, il 33% degli intervistati come prima scelta indica il tour virtuale, seguito da ricostruzioni tridimensionali e scenografiche (29%), realtà aumentata (17%), postazioni multimediali (14%) e guida digitale (6%). (Graf.5) Il tour virtuale si conferma l’opzione preferita anche come seconda scelta, indicato dal 29% del campione, seguito da ricostruzioni tridimensionali e scenografiche (20%), guida digitale (19%), realtà aumentata (16%) e postazioni multimediali (15%). Infine, come terza scelta, l’opzione ricostruzioni tridimensionali e scenografiche raccoglie il 25% delle preferenze, seguita da

91%

9%

SI

NO

Graf.7 - Interesse ipotesi viaggio a Grumentum

Graf. 1 – Regione Istituto

Graf. 2 – I siti archeologici come meta per un viaggio di istruzione

Graf. 3 – Interesse per occasioni di formazione

Graf. 4 – Interesse ipotesi viaggio a Grumento

0 20

30,4 %

40 60

67 %

Poco

Abbastanza

Molto

2,6%

I siti archeologici possono rappresentare un’interessante meta per un viaggio di istruzione?

Graf.4 - I siti archeologici come meta per un viaggio di istruzione

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5 In particolare, le risposte negative sono riconducibili a intervistati delle altre regioni rispetto alla Basilicata. Il che spiega, ad esempio, la motivazione addotta da chi, pur ritenendo una visita archeologica utile ai fini della didattica della storia e dell’importanza delle fonti, tuttavia opterebbe per un sito qualsiasi, più vicino al luogo di residenza, ad esempio in Puglia stessa.

tour virtuale (23%), postazioni multimediali (22%), realtà aumentata (18%) e guida digitale (10%). (Graf.6)

Il 43% del campione riconosce il portale web come il primo strumento utile in fase

di organizzazione del viaggio, il 37% il materiale didattico, l’11% il classico materiale promozionale e l’8% i servizi di ricettività e ristorazione. (Graf.7) Il secondo servizio scelto dal 38% degli intervistati è rappresentato dal materiale

0 5 1510 20 25 30 35

32,5 %

Ricostruzioni tridimensionali escenogra�che

1 %

Realtà aumentata

Tour virtuale

Altro

Guida digitale

Postazioni multimediali

6,1 %

14 %

17,5 %

28,9 %

Graf.9 -

0 5 1510 20 25 30 35

23,3 %

Ricostruzioni tridimensionali escenogra�che

1,7 %

Realtà aumentata

Tour virtuale

Altro

Guida digitale

Postazioni multimediali

10 %

21,7 %

18,3 %

25 %

Graf.11 -

0 2010 30 40 50

42,5 %

Materiale promozionale

Materiale didattico

Portale Web

Altro

Ricettività e ristorazione

1 %

8 %

37,2%

11,5 %

Graf.12-

Graf. 5 – Istogramma dei servizi. tour virtuale come prima scelta

Graf. 6 – Istogramma dei servizi - Tour Virtuale come terza scelta

Graf. 7 – Istogramma dei servizi - Portale WEb come prima scelta

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didattico, seguito dal portale web (24%), dal materiale promozionale (22%) e il 17% dai servizi ricettivi.Come terza scelta, il 58% degli intervistati sceglie il servizio di ricettività e ristorazione, il 20% il materiale promozionale, il 9% portale web e materiale didattico.

Il turista cerca informazioni chiare e molteplici sull’intero contesto di riferimento, che facilitino l’esperienza di un luogo e la comprensione della sua storia e della sua cultura. Le risorse naturalistiche rappresentano, pertanto, l’opzione di integrazione alla visita a Grumentum indicata dal 40% degli intervistati come prima scelta (e dal 35% come seconda scelta), altre risorse culturali dal 27%, attività ludiche e sportive dal 25% e risorse enogastronomiche dall’8 %. L’accessibilità, intesa quale assenza di barriere architettoniche, culturali e sensoriali, è la condizione indispensabile per consentire la fruizione del patrimonio turistico, ciò a maggior ragione se si tratta di turismo scolastico. Parlare di turismo accessibile, infatti, significa parlare di un sistema di offerta turistica attento ai bisogni di tutti, in grado, quindi, di erogare servizi di elevata qualità.Il 64% degli intervistati, infatti, in primis indica l’abbattimento delle barriere architettoniche come servizio utile per la fruizione del sito di Grumentum anche da parte di disabili, il 24% complessivamente servizi più avanzati (radiofrequenza per l’orientamento degli ipovedenti, GPS e realtà aumentata), il 7% traduzione in linguaggio braille dei testi descrittivi e il 5% un sistema di riproduzione fedele dei reperti esposti nelle sale del Museo.Come seconda scelta, il 44% opta per i servizi più innovativi (radiofrequenza per

l’orientamento degli ipovedenti, GPS e realtà aumentata), il 26% il linguaggio braille nelle didascalie, il 16% la riproduzione fedele dei reperti e infine il 14% l’abbattimento delle barriere architettoniche.

L’ultima sezione mira a raccogliere la disponibilità degli intervistati a sostenere dei costi nel caso potessero fruire di servizi aggiuntivi.Il 90% del campione si dichiara favorevole all’ipotesi di coprire dei costi aggiuntivi.I laboratori didattici di archeologia sperimentale sono il primo servizio aggiuntivo per cui il 42% del campione sarebbe disposto a pagare, seguiti dalla guida specializzata (38%), rievocazioni storiche e mostre tematiche (8%) e corsi di formazione (4%). Per i laboratori didattici il 50% degli intervistati sarebbe disposto a sostenere un costo inferiore a 5 €, il 47% tra 5 e 10 €.I laboratori didattici si confermano l’opzione più scelta anche come secondo servizio, indicata dal 34% del campione, seguiti dalle rievocazioni storiche (25%), mostre tematiche (20%), guida specializzata (18%) e corsi di formazione (2%).Come secondo servizio, sale al 60% la percentuale degli intervistati che spenderebbe meno di 5 €, mentre passa al 35% quella disposta a pagare tra 5 e 10 €. Il fatto che il servizio aggiuntivo preferito dagli intervistati sia rappresentato dai laboratori didattici è riprova dell’esigenza espressa dal turista di vivere un’esperienza coinvolgente. I laboratori didattici, in quest’ottica, rappresentano una forma di edutainment, capace di attivare una forma di partecipazione creativa che produca conoscenza e curiosità sperimentando.La Basilicata conta diverse e diffuse aree

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archeologiche, potenzialmente vocate a una fruizione turistica, che necessitano di un’organizzazione più integrata con i territori e con i servizi. Lo sviluppo dei musei e dei sistemi archeologici a scala nazionale e internazionale, sta seguendo due principali linee strategiche: da un lato l’arricchimento dell’esperienza culturale del visitatore grazie l’offerta di nuovi servizi complementari, spesso caratterizzati dall’uso delle nuove tecnologie; dall’altro la creazione di rapporti di collaborazione con gli stakeholders del contesto locale per valorizzare il territorio di riferimento nel suo complesso.In modo particolare, oltre all’offerta di servizi accessori, di accoglienza e di orientamento dei visitatori (prenotazione, sito web ecc.), i musei stanno puntando anche su nuove forme di offerta didattica di qualità orientata al coinvolgimento attivo del partecipante attraverso giochi, storie, attività manuali. Inoltre, si riscontra il sempre maggiore impiego delle nuove tecnologie, variamente implementate nei processi di fruizione e gestione delle organizzazioni museali. Un’altra tendenza emergente è rappresentata dalla volontà di trasformare il museo, oltre che in un luogo adibito all’educazione e alla ricerca, anche in un luogo di socializzazione, ospitando, ad esempio, centri estivi per bambini, feste di compleanno, notti al museo e manifestazioni culturali in generale, per avvicinare diversi target e promuovere il senso civico di appartenenza al patrimonio culturale locale.Rispetto ai processi d’innovazione attivati in termini di rapporti di collaborazione con i soggetti del contesto, emerge sempre più la necessità di connettere il patrimonio archeologico con il sistema turistico locale.

4. Considerazioni conclusive

L’attivazione di un fitto sistema di relazioni collaborative con tutti i soggetti del settore turistico, infatti, appare una delle possibilità strategiche da intraprendere nell’ottica di una valorizzazione, del patrimonio archeologico, anche da un punto di vista economico.Una tale partnership porterebbe alla definizione di un prodotto turistico che non propone semplicemente il sito archeologico, ma in grado di offrire un’esperienza complessa e motivazionale di scoperta della cultura locale.La domanda di cultura, infatti, si configura sempre più come un’esperienza capace di coinvolgere il territorio e il suo patrimonio, compreso quello immateriale (usi, costumi, tradizioni, saperi ecc.) e quello produttivo (enogastronomia e artigianato). Al Museo, quindi, spetterebbe il compito di riallacciare il legame con il territorio e con tutti gli stakeholders, in una visione del territorio come museo diffuso.Da questo punto di vista, si è avviato un percorso di concertazione tra Direttore del Museo Archeologico Nazionale Alta Val d’Agri, Ente Parco, guide del Parco, Gal Akiris e FEEM al fine di individuare e implementare azioni volte a creare valore per il territorio della Val d’Agri, con la consapevolezza di operare all’interno di un sistema in cui non solo la singola risorsa o il singolo servizio, ma anche la loro interazione, contribuiscono alla creazione dell’esperienza complessiva del turista.È pertanto necessaria una maggiore disponibilità da parte della pubblica amministrazione nella ricerca di partner affidabili che possano contribuire alla tutela ma anche alla valorizzazione del nostro patrimonio archeologico.

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Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

1. Inquadramento teorico: la rivitalizzazione dei centri storici attraverso il prodotto Albergo Diffuso

2. Alcuni casi di Albergo Diffuso in Basilicata

3. La voce del territorio: l’indagine sul campo

4. Considerazioni conclusive

L’Albergo Diffuso, strumento strategico per lo sviluppo sostenibile di un’area protetta

CAPITOLO 5

Nella foto: Matera belvedere

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Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

L’indagine riguarda l’ambito territoriale della Val d’Agri dove il turismo, sebbene ancora in fase esplorativa, emerge come la strada più promettente per dare vita a un processo di sviluppo basato sulle risorse endogene locali. L’obiettivo generale della ricerca può essere espresso come un tentativo di verifica delle possibilità di sviluppo dell’area indicate, facendo leva sulla formula dell’ospitalità diffusa. Questo nuovo modello organizzativo dell’offerta turistica si è rivelato particolarmente adatto per valorizzare borghi e paesi con centri storici di interesse artistico o architettonico, che in tal modo possono essere recuperati e valorizzati. Il percorso di ricerca si è articolato in due ambiti distinti: uno conoscitivo/esplorativo dell’area e della comunità locale e uno prettamente operativo con l’analisi del patrimonio immobiliare, della definizione degli scenari economici e delle ipotetiche azioni di valorizzazione.

Il progetto Albergo Diffuso (AD) è nato grazie all’esperienza accumulata dalla FEEM nel corso degli anni, rispetto alle tematiche del turismo sostenibile e alla ricettività alternativa dell’ospitalità diffusa. Il modello Albergo Diffuso è una struttura innovativa che offre gli stessi servizi di un piccolo albergo (alloggio, colazione biancheria, pulizia ecc.) facendo rivivere case abbandonate che così tornano a produrre reddito, puntando sulle potenzialità del luogo ed offrendo agli avventori un’esperienza originale. In sintesi la ricerca risulta maggiormente finalizzata a rispondere all’esigenza di un primo step conoscitivo della realtà dell’Albergo Diffuso e alla proposta di scenari e servizi possibili, concretizzatasi, poi con il convegno “Le nuove frontiere del turismo-l’ospitalità diffusa nel borgo antico di Marsico Nuovo”. Successivamente essa ha subito una spinta propulsiva grazie al buon ritorno di interesse da parte delle amministrazioni valligiane e alla disponibilità di collaborazione manifestata dall’Università di Udine, nella persona del Prof. Maurizio Droli. Ciò ha comportato un ulteriore approfondimento della tematica - inglobando ciò che era già stato raccolto - approntando la ricerca in modo più operativo. L’obiettivo del progetto è stato quello di raccogliere tutto il materiale utile per rendere i borghi appetibili agli occhi di un investitore e coinvolgerlo nel loro recupero. La scelta di lavorare su più borghi piuttosto che su uno singolo, nasce dall’idea di sinergia e forza creata dal network. In sostanza, mettendo in rete diversi comuni e unendo in un unico percorso le potenzialità dei diversi borghi, si ha la possibilità di creare un prodotto diversificato, completo e con maggiori prospettive di successo.

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L’Albergo Diffuso è una forma di ospitalità particolarmente adatta a innescare sul territorio processi virtuosi di riqualificazione del patrimonio abitativo e di costruzione dell’offerta turistica che può contribuire al miglioramento dell’appeal del luogo. Rappresenta una risposta concreta e sostenibile a una domanda turistica sempre più orientata alla qualità e alla tipicità, che richiede nuovi “prodotti” caratterizzati che valorizzino la storia, l’ambiente, i sapori, i prodotti e le tradizioni dei piccoli borghi.L’Albergo Diffuso è un albergo orizzontale a carattere unitario che offre un modello originale di ospitalità, con camere e servizi situati nel centro storico, in differenti edifici vicini tra loro. Tale modello ha avuto origine in Friuli dopo il terremoto del 1976, quando si presentò la necessità di rivalutare abitazioni danneggiate dal sisma o edifici in disuso e abbandonati a causa della migrazione. Dato che il recupero richiedeva elevate risorse economiche che non potevano rappresentare un investimento, si decise di restaurare questi edifici a fini turistici, per ottenere ricadute economiche in seguito: un’esperienza, quindi, che nasce al servizio della salvaguardia del patrimonio immobiliare rurale e non per una domanda turistica particolare, tenendo in considerazione soprattutto le esigenze dei proprietari delle case e la soluzione dei problemi del territorio. Questa forma ricettiva si è poi diffusa altrove, tanto da richiedere normative regionali precise in materia. Si tratta quindi di un albergo diverso da quello verticale tradizionale, che non va costruito, ma che sorge da edifici preesistenti e disabitati appositamente ristrutturati e valorizzati nel pieno rispetto

1. Inquadramento teorico: la rivitalizzazione dei centri storici attraverso il prodotto Albergo Diffuso

della tradizione del luogo e della sua comunità. Questo tipo di ospitalità prevede unità abitative situate nel centro storico a un massimo di 200-300 metri da reception, spazi comuni (reception, bar, zona ristoro, sala lettura ecc.), servizi alberghieri garantiti, ma anche una comunità autoctona viva e attiva e un ambiente autentico in cui inserire l’albergo e i suoi ospiti. Infatti, affinché l’AD abbia successo, è necessario coinvolgere la popolazione locale: gli abitanti del luogo vanno educati alla cosiddetta “cultura dell’accoglienza” con informazioni dirette su risorse e vantaggi e suscitando l’interesse anche degli attori che operano sul territorio. Questo può essere possibile solo con l’organizzazione di seminari, convegni, incontri pubblici anche durante la fase di realizzazione dell’Albergo Diffuso, invitando gli abitanti, le associazioni e le autorità locali. È inoltre importante che gli enti locali e la Regione collaborino, anche con la creazione di una normativa precisa, con finanziamenti pubblici e incentivi per i proprietari delle abitazioni da ristrutturare e inserire nell’AD.

L’Albergo Diffuso è un modello di accoglienza turistica tutto italiano e propone una soluzione sostenibile per il turismo1. L’AD non va confuso con altre forme di ospitalità: è un albergo a tutti gli effetti, ma in grado di proporre uno stile di vita originale, offrendo all’ospite la cultura tipica dell’accoglienza, lontano dal sistema standard delle strutture alberghiere tradizionali2. Per creare un AD, in effetti, è necessario avere a disposizione un certo numero di case disabitate, di pregio e vicine tra loro, localizzate nel centro storico in modo da garantire raggiungibilità e servizi. Inoltre è basilare che il turista abbia la possibilità di vivere a pieno lo stile di vita di un

1 http://www.ghnet.it/2006-2010/Article162.html (ultima consultazione: ottobre 2013).

2 http://www.albergodiffuso.com/l_idea.html (ultima visualizzazione: ottobre 2013).

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determinato luogo e della comunità locale. Il borgo o centro storico deve possedere caratteristiche particolari sia dal punto di vista culturale che paesaggistico; quello dell’Albergo Diffuso deve essere un progetto strettamente allacciato con il borgo, con il territorio, con la sua comunità e con la sua cultura3. L’obiettivo che si vuole raggiungere con la creazione di un AD è quello di valorizzare le risorse ambientali, storiche, architettoniche e culturali proprie del territorio, lasciando però inalterato il territorio da rivitalizzare (a partire dall’originalità di corredi e arredi), creando infine una struttura a bassissimo impatto ambientale. Tutto questo deve poi avere una ricaduta positiva sull’economia e l’occupazione non soltanto del luogo, ma anche dei territori limitrofi. L’obiettivo generale è quindi quello di valorizzare il territorio soggetto a un progressivo spopolamento; l’obiettivo specifico è quello di investire per la crescita dell’economia locale. Per realizzare tutto ciò, molti sono gli interventi da attuare e che partono innanzitutto dal risanamento degli edifici, degli impianti e delle condotte, in modo da renderli perfettamente fruibili anche recuperando i prospetti delle unità del borgo antico per ristrutturare al meglio anche opere e affreschi di particolare pregio, rispettando la loro originalità. Durante il percorso d’indagine, per avere un quadro completo, sono stati analizzati i best case di Albergo Diffuso in Italia: i 2 esempi più significativi sono l’Albergo Diffuso di Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo, situato tra il Parco nazionale del Gran Sasso e i Monti della Laga; e l’Albergo Diffuso “Residenza In”di Specchia in Puglia, situato nella zona del Capo S.Maria di Leuca in Salento.

Oggi l’ospitalità diffusa in Basilicata può essere divisa in tre tipologie: 1.AD di alta qualità e gestiti da privati, dove c’è stato un importante investimento da parte dell’imprenditore e quindi l’amministrazione pubblica ha solo un ruolo di “aggiunta”; 2.AD di gestione privata ma dal forte sostegno pubblico, in cui i benefici economici sono di chi gestisce l’attività, ma l’interesse della comunità locale è elevato; 3.AD a gestione privata per riutilizzare e valorizzare le abitazioni in disuso, come avviene per gli appartamenti vacanza e che non trovano supporto da parte della comunità locale. Il primo esempio potrebbe essere riferito a Le Grotte della Civita di Matera e il secondo a Le Costellazioni di Pietrapertosa. L’ultimo esempio potrebbe invece far riferimento al caso dell’AD di Rotondella, dove l’iniziativa è partita da una società costituitasi come GAL nell’ambito del progetto LEADER, gestita da un imprenditore del settore edile, ma dove la popolazione locale è scarsamente coinvolta e non c’è una vera reception4.L’attività de Le Grotte della Civita, tra i Sassi di Matera, ha avuto inizio dopo il restauro, avvenuto dal 2007, di grotte e chiese rupestri abitate fino agli anni ‘50 fra precarie condizioni igieniche e malaria. Questo è frutto della collaborazione tra il gruppo Sextantio e la Società Dom e nasce dall’obiettivo di dare dignità al Patrimonio Storico Minore e al suo Paesaggio. Il progetto di questo AD si articola in 19 stanze, uno spazio comune e una chiesa rupestre; la reception è situata in un ambiente un tempo cella di un monastero benedettino. La rivalorizzazione è stata effettuata con materiale antico di recupero, sia per quanto concerne l’aspetto architettonico che per gli arredamenti. Questo AD organizza

3 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit.

4 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit, pp. 68-70

2. Alcuni casi di Albergo Diffuso in Basilicata

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escursioni, visite guidate, percorsi di trekking e bike tour, cene e degustazioni di prodotti tipici5. Le Costellazioni di Pietrapertosa è l’esempio lucano più vicino all’idea di AD, con 13 stanze in pietra e legno sparse per il paese e la reception-caffetteria posta all’inizio del centro abitato, fra le stradine strette e lastricate del luogo, ristrutturate lasciando intatte le caratteristiche dell’epoca. Pietrapertosa è un paesino di 1200 abitanti sulle Dolomiti Lucane che sarebbe stato lentamente abbandonato se non avesse saputo sfruttare i suoi scenari naturali, creando anche un’attrazione unica in Europa: il “Volo dell’angelo”. Questo AD nasce su iniziativa del comune di Pietrapertosa che nel 1999 promuove uno studio sulla fattibilità per la realizzazione di un Borgo Albergo. Il progetto in questione è l’unico che viene finanziato con un contributo che copre per il 40% le spese per la ristrutturazione e gli arredi. In assenza di una normativa precisa (arrivata nel 2008), dopo il recupero degli immobili la Regione rilasciò ai proprietari una licenza, permettendo l’avvio dell’attività. La società dei proprietari gestisce la reception e i servizi comuni, è costituita anche da alcuni operatori locali ed è sostenuta dall’Amministrazione comunale. L’AD ha inoltre avuto più di un contributo dall’Associazione Alberghi Diffusi Italiani. Altro esempio meno celebre di ospitalità diffusa in Basilicata è il Borgo Ritrovato di Montescaglioso, AD che, tuttavia, non è registrato nelle liste dell’ADI. A Montescaglioso, comune di 10.000 abitanti, negli ultimi anni si è registrata una crescita nel settore terziario, soprattutto nel comparto turismo, dovuta anche alla ristrutturazione e riapertura dell’Abbazia Benedettina di San Michele Arcangelo e

5 http://www.charmingpuglia.com/it/grotte-della-civita

6 http://www.montescaglioso.net/node/1798 7 http://www.albergodiffuso.net/basilicata/albergo-diffuso-il-borgo-ritrovato/

8 http://www.ilborgoritrovato.com/storia.html (ultima consultazione: novembre 2013)

9 http://www.ihotels.it/pagina.cfm?id=42004 (ultima consultazione: dicembre 2013)

10 http://www.ilborgoritrovato.com/index.html (ultima consultazione: novembre 2013) 11 http://www.montescaglioso.net/node/6339 (ultima visualizzazione: agosto 2013)

12 L’albergo diffuso è stato premiato da TripAdvisor, in «La Gazzetta del Mezzogiorno», 17 ottobre 2013, p. 18

alla riqualificazione di alcune aree del paese. Tra queste c’è una zona costruita all’esterno della cinta muraria medievale nella seconda metà dell’Ottocento (18896), accessibile da un’unica strada segnalata da un arco a tutto sesto e che in origine era denominata “Il Borgo” o “Borgo Andrisani”, dal nome del suo creatore7. Inizialmente costituito da giardinetti e orti nella parte centrale, “Il Borgo” era composto da case da dare in affitto alle famiglie degli “americani” (emigranti tornati temporaneamente in paese) con spazio per il mulino (oggi scomparso), il frantoio (oggi recuperato) e il ristorante8. È qui che nasce l’AD il “Borgo Ritrovato”, con 10 camere dislocate in edifici separati ma vicine, per un totale di 28 posti letto, allestite al termine del recupero di tali abitazioni. Alcune di queste stanze hanno soffitti in tufo e coperture in legno, nonché parti d’arredo che fanno parte della cultura contadina del luogo9; altre stanze hanno invece pavimenti in cotto originari, travi in legno, camini, archi e muri in pietra. Ad essere ristrutturato è stato anche il frantoio, oggi denominato “il Trappeto” e dove è stato allestito il ristorante. Qui, oltre a degustare piatti tipici locali, è possibile osservare anche le antiche macine, i torchi e le vasche10. “Il Borgo Ritrovato” è stato inserito nella guida “Alberghi e ristoranti d’Italia ed. 2009” del Touring Club italiano11. Tale struttura ha poi vinto, per l’anno 2013, grazie al servizio di qualità offerto e ai giudizi positivi dei suoi ospiti, il Certificato di “Eccellenza per le migliori strutture” ricevuto da TripAdvisor (portale internet che offre informazioni su viaggi e mete turistiche12). Infine, interessante è anche la proposta avanzata ad Anzi e che si riferisce al progetto “Anzi Albergo”, presentato

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nel 2008 all’amministrazione comunale (e attualmente regolamentato da un’apposita convenzione) dall’associazione Teerum Valgemon Aesai, assai attiva sul territorio per l’organizzazione di eventi, tour guidati e attività. Intento dell’associazione è creare nei prossimi anni un AD da 50 posti letto nel centro storico di Anzi, partendo dal recupero di abitazioni preesistenti e in disuso, messe a disposizione dai proprietari e da destinare all’attività turistica.

Tornando alla Val d’Agri, la ricerca iniziata nel 2012 dalla Fondazione Eni Enrico Mattei sul tema Albergo Diffuso ha comportato una collaborazione tra FEEM e Comune di Viggiano.Su iniziativa dello Sportello per lo Sviluppo si è svolto quindi un primo incontro operativo con i ricercatori della Fondazione Mattei impegnati in uno studio sulla possibilità di realizzare, nei Comuni della Val d’Agri, un sistema di ospitalità centrata sugli Alberghi Diffusi.Viggiano, territorio caratterizzato da un turismo diversificato (business, sciistico, naturalistico, religioso), ma con un’offerta che non risponde pienamente alle esigenze

del turista leisure, potrebbe infatti elevare l’attrattività e la dimensione turistica del proprio territorio grazie alla presenza di un Albergo Diffuso. Ciò risulterebbe un’azione strategica per l’implementazione della propria ricettività e allo stesso tempo offrirebbe un prodotto qualificante per lo sviluppo turistico di Viggiano.Sulla base dell’indagine svolta, con la somministrazione di circa 100 questionari, nel Comune di Viggiano, si è proceduto definendo un percorso operativo che prevede tre diverse fasi. In primis la creazione di una griglia di possibile utilizzazione degli edifici dismessi, sia essi privati o pubblici, seguita dalla definizione di possibili modelli di gestione, comprendenti le modalità di individuazione dei soggetti da coinvolgere, e di sostegno finanziario attivabili da parte del Comune. Il secondo step, da attuarsi in contemporanea al primo, è l’organizzazione di una serie di azioni e informazioni da trasmettere alla popolazione in modo da illustrare le caratteristiche dell’Albergo Diffuso come modello di sviluppo turistico del territorio e delle opportunità occupazionali ed imprenditoriali per artigiani e giovani.

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Chiesa Madre S. M. Assunta

ChiesaS. Domenico

PalazzoParisi

Fondazione PalazzoSinisgalli Lacorazza

PalazzoGiliberti

E1E2E3E4E5E6E7E8

Il Comune infatti non può gestire l’AD ma può pur sempre stimolarne la nascita attraverso l’organizzazione di incontri con i proprietari di case inutilizzate, avviare attività di promozione e di animazione mirate a valorizzare il soggiorno e la vita nel borgo; prevedere attività di sensibilizzazione e/o di formazione. Esso può inoltre “curare” il Centro storico attraverso azioni di riqualificazione della facciata e dell’arredo urbano, tutte azioni già intraprese dall’amministrazione viggianese e che costituiscono un’ottima base per il progetto.La terza fase consterebbe invece di riunioni in cui sarà possibile, anche con l’ausilio di specialisti, dare le informazioni sugli aspetti tecnici, organizzativi, fiscali, legali e le agevolazioni ed i finanziamenti che il Comune metterà a disposizione. Lo Sportello per lo Sviluppo e la FEEM provvederanno quindi a definire la struttura organizzativa di supporto alla realizzazione del progetto.Inoltre il gruppo di ricerca turismo FEEM ha collaborato con il Prof. Maurizio Droli13 , lavorando su un altro borgo della Val d’Agri, Montemurro, e presentando il paper “La valorizzazione sostenibile del paesaggio e dello skyline dei borghi attraverso un’impresa per l’ospitalità diffusa: un’analisi

nel Borgo di Montemurro al XVII Convegno Internazionale Interdisciplinare “Utopie e distopie nel mosaico paesistico-culturale.Visioni Valori Vulnerabilità”. Lo studio propone il percorso seguito dal Comune di Montemurro, al fine di valorizzare il paesaggio nell’ambito dei lavori di progettazione di un’impresa nell’ospitalità diffusa. Attraverso due ricerche coordinate di cui una conoscitivo/esplorativa ed una operativa condotte rispettivamente nella comunità dei residenti nel borgo di Montemurro e nei confronti del patrimonio immobiliare esistente, si sono definiti gli scenari economici e le ipotetiche azioni di valorizzazione. Lo studio discute il concetto di “skyline del borgo” come tema oggetto di ricerca importante per lo sviluppo del turismo rurale e dell’industria dell’ospitalità diffusa. I principali risultati dello studio sono rappresentati dalla individuazione di strutture che hanno i requisiti minimi per essere classificate come Albergo Diffuso sulla base della raccolta e rielaborazione di tutti i dati disponibili. Emergono inoltre i percorsi tematici il cui fine è quello di integrare le risorse (storiche, culturali, letterarie, enogastronomiche e naturali) che costituiscono il nucleo intorno al quale si è sviluppato l’intero progetto.

13 Docente dell’Università di Udine, Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura, Sezione di Economia e Paesaggio.

Fig. 1 Studio dello skyline di Montemurro

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3. La voce del territorio: l’indagine sul campo

Il recupero e la valorizzazione di piccoli centri è spesso promosso al fine di creare una nuova opportunità economica per il territorio. Creando uno spazio attraente si promuove il recupero e la valorizzazione ambientale e culturale a fini turistici attraverso interventi mirati e integrati che permettano di mettere a sistema l’offerta del luogo coinvolgendo operatori pubblici e privati. La ricerca analizza questo fenomeno che potrebbe coniugare la conservazione delle risorse naturali e storico-culturali con lo sviluppo di un’area caratterizzata da piccoli borghi e centri storici com’è la Val d’Agri. La FEEM, attraverso l’analisi territoriale a livello sovralocale (di micro area) e una raccolta di dati (desk) elaborati precedentemente sulla base di caratteristiche vocazionali e potenziali dell’area oggetto dello studio, ha focalizzato l’attenzione su sei paesi (Corleto Perticara, Marsico Nuovo, Montemurro, Grumento Nova, Tramutola e Viggiano) risultati essere le località in grado di offrire le maggiori garanzie di successo per la nascita di un Albergo Diffuso, rappresentante un’importante opportunità di sviluppo. Questi piccoli centri sono rappresentativi per le diverse tipologie territoriali di valorizzazione e per le azioni programmatiche di utilizzo ottimale delle risorse. Con l’obiettivo di raccogliere le informazioni sullo stato di fatto del territorio, utili per rendere i borghi appetibili, la FEEM ha condotto parallelamente nei 6 comuni scelti un’ipotesi progettuale di ospitalità diffusa: un approccio quali-quantitativo che ha considerato la cultura dell’accoglienza delle comunità locali e i fattori di successo per la realizzazione di un AD e l’indagine operativa del patrimonio immobiliare. Il campo di analisi è stato definito attraverso

una metodologia quali-quantitativa utilizzando lo strumento d’indagine del questionario e dell’intervista semi-strutturata. Il campione era composto per il 50,2% da donne e per il 49,8% da uomini, con una distribuzione per fascia di età che va dai 31 ai 60 anni e con un medio livello d’istruzione.Il questionario andava ad indagare la percezione turistica dei residenti e il rapporto con il proprio territorio. Le risposte hanno permesso di esaminare il modo in cui i residenti considerano i luoghi in cui vivono sotto l’aspetto turistico. La prima domanda che è stata rivolta agli intervistati è stata quella di descrivere il proprio paese. A fronte di un 27% che ritiene la propria “località non turistica”, il 48% degli intervistati la considera una “località turistica di passaggio di turisti interessati ad altri luoghi” e un buon 25% “località turistica che ha saputo valorizzare la propria identità storica e culturale”. Opinioni che rivelano una percezione alquanto positiva del proprio territorio. Gli intervistati, poi, si dimostrano consapevoli che le località in cui risiedono sono custodi di tradizioni locali e ricche di un patrimonio culturale ancora poco conosciuto e valorizzato.In riferimento alle attrattive del proprio territorio, secondo quando è stato analizzato, la maggior parte dei residenti ritiene che le bellezze naturali (28%) siano la principale attrazione per un turista, a seguire le risorse storico-artistiche. La “tranquillità e la sicurezza” sono state indicate dal 16%, mentre a chiudere l’elenco troviamo le “tradizioni” (13%), le “risorse enogastronomiche” (11%), “l’ospitalità della popolazione” (10%) e il “costo basso della vita” (4%).

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Se le bellezze naturali sono attrattive riconosciute da tutti, nello specifico per i residenti dei paesi di Montemurro (59%), Tramutola (52%) e Viggiano (62%) viene confermata la percentuale più alta di risposta (realtà che presentano un’offerta turistica ambientale di forte appeal per i turisti), invece, per gli intervistati di Marsico Nuovo (61%) e Grumento Nova (67%) prevale l’importanza delle “risorse storico-artistiche”. Anche qui fanno la differenza la presenza di un parco archeologico e un museo nazionale nel centro grumentino e numerosi palazzi nobiliari situati nel paese marsicano. L’isolamento di Corleto Perticara, al contrario, per lungo tempo ha innescato nella comunità la percezione di una località dove la “tranquillità e sicurezza” sono fattori determinanti per attirare flussi turistici. In breve, dalle peculiarità territoriali scaturiscono i molti “turismi” dovuti alle diverse “vocazioni” manifestate dalle 6 località. Agli intervistati è stato chiesto, inoltre, di indicare quali aspetti descrivono meglio la cultura del proprio paese. Gran parte del campione (37%) ha dichiarato un “attaccamento radicato al paese, agli

usi e alle sue tradizioni”, il 27% riferisce di “un atteggiamento lamentoso” seguito dal 23% che evidenzia la “scarsa fiducia reciproca e conflittualità fra soggetti”. Il restante campione rileva poi una “apertura nei confronti delle altre culture” (8%) e un “atteggiamento attivo e cooperativo” (5%). Gli intervistati hanno risposto ad alcune domande che potessero permettere di esaminare, oltre all’atteggiamento dei residenti nei confronti degli ospiti, anche la propria visione turistica. In generale, dall’analisi si rileva una consapevolezza diffusa dell’importanza che il turismo potrebbe assumere nell’area di studio. Le risposte fornite hanno, infatti, rimarcato l’esigenza dei residenti di accelerare il processo di sviluppo del comparto turistico del proprio territorio. Infatti la “moda” delle risposte danno rilievo agli aspetti positivi che potrebbero derivare da un ipotetico incremento del fenomeno turistico. Per gli intervistati, infatti, il turismo potrebbe produrre impatti economici rilevanti sul territorio interessato, ed in particolare potrebbe migliorare la

MONTEMURROL’AREA ALTA VAL D’AGRI

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qualità dei servizi e delle infrastrutture presenti nel territorio (il 46,5% è molto d’accordo), creare opportunità di lavoro (47,4%) per i residenti, attrarre investimenti esterni (37,6 % è abbastanza d’accordo) e stimolare la diversificazione e il recupero delle attività artigianali (44,8% è abbastanza d’accordo). Inoltre, da un punto di vista culturale, il turismo potrebbe rappresentare un’occasione di arricchimento e scambio culturale e ampliare l’offerta di attività ricreative e culturali (49,8% è abbastanza d’accordo). Passando a considerare poi nello specifico il rapporto che i residenti hanno con i turisti, emerge che il 33,3% considera i turisti come “graditi ospiti” ed il 22,4% “risorsa da valorizzare”, seguito dal 16,4% “persona da conoscere” e del 13% “un amico”. Questo è un giudizio indubbiamente positivo che conferma l’ospitalità delle comunità coinvolte nello studio. Espressioni negative quali “estraneo da sopportare” rispecchiano lo 0,8%. Interessante evidenziare la definizione di “risorsa economica da sfruttare” che raggiunge l‘8,6%.È stato chiesto poi agli intervistati di valutare il proprio atteggiamento nei confronti dei turisti e ben il 79% ritiene di essere “amichevole”, il tutto confermato dalle percentuali sulle risposte a un’ipotetica situazione durante la quale il turista incontrato per strada chieda delle informazioni. Infatti, il 79,4% in questa situazione “cercherebbe di fornire le informazioni e, se necessario, lo accompagnerebbe”.

A livello qualitativo si è proceduto nell’individuazione dei testimoni privilegiati, cioè di coloro che rivestono un ruolo significato nell’ambito di

pianificazioni e strategie di sviluppo locale. L’analisi degli stakeholders è stata effettuata in base all’appartenenza al mondo istituzionale, imprenditoriale, datoriale e di associazionismo. La risposta da parte degli intervistati è stata fin da subito positiva e ha permesso di effettuare tutte le 27 interviste nel periodo compreso tra il mese di agosto e settembre 2013 nei 6 paesi coinvolti da un’ipotesi progettuale di realizzazione di un Albergo Diffuso. Nell’analisi delle interviste somministrate sono emerse chiaramente le potenzialità della realtà, oggetto di studio, affiancate ai limiti riscontrabili dagli stessi attori. Un primo dato rilevante è che per gli intervistati vi è una certa convergenza nel vedere il turismo come un’opportunità per il territorio, legato alle potenzialità storico-culturali, naturalistiche e enogastronomiche dell’area. Il massimo punto di confluenza delle opinioni raccolte si registra sicuramente sulla consapevolezza del potenziale (storico, naturalistico e ambientale) che i comuni possiedono, colto sia dai testimoni dei processi di sviluppo territoriale e sia da altri attori meno esperti su queste problematiche che comunque considerano il patrimonio di grandissima rilevanza. La scarsa integrazione e la mancanza di servizi vengono considerate da diversi intervistati come l’ostacolo principale alle valorizzazioni locali e dello sviluppo turistico dell’area. Alcuni testimoni, infatti, hanno indirettamente evocato le responsabilità delle classi dirigente per le dinamiche economiche degli ultimi periodi. Abbastanza omogeneo, pur con evidenti distinguo, è anche il giudizio sul contesto paesaggistico ed ambientale, considerato uno dei punti di forza del sistema locale. Nelle interviste sono poi rintracciabili

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4. Considerazioni conclusive

numerose informazioni che costituiscono altrettanti motivi di approfondimento per il ricercatore. Con questo lavoro di ricerca si è cercato di focalizzare l’attenzione sulle grandi potenzialità che potrebbero essere offerte dallo sviluppo degli Alberghi Diffusi, in aree interne marginali ma capaci di attivare un modello di sviluppo sostenibile, endogeno e durevole. L’AD è una formula di ospitalità alberghiera originale, definita “un po’ casa, un po’ albergo” (Dall’Ara, 2010). È un modello che pone attenzione alle esigenze della domanda turistica ma che allo stesso tempo si propone come un’opportunità di valorizzazione e rivitalizzazione di centri storici minori e semi abbandonati. Una possibilità per mantenere vivi quei luoghi altrimenti destinatati allo spopolamento e alla decadenza, oltre poi ad essere una preziosa opportunità economica. Partendo da queste considerazioni che la FEEM ha messo a punto lo studio finalizzato a verificare la fattibilità di una proposta ospitale che può dimostrarsi particolarmente adatta alla valorizzazione di piccoli borghi e centri storici come quelli della Basilicata, area Val d’Agri.

La Basilicata ha ancora un peso economico limitato sul sistema turistico italiano e ha fatto registrare nel 2012, rispetto al 2011, un calo della domanda turistica, nonostante ciò si può affermare che la regione ha raggiunto comunque una consistenza alberghiera rilevante e molte sono le strutture appartenenti alla fascia medio-alta. Negli ultimi anni, poi, c’è stata la crescita di un’offerta di tipo extralberghiera, sia nelle forme più innovative come ospitalità diffusa, agriturismi e B&B, e sia nelle forme più tradizionali come campeggi, affittacamere e case per ferie14. In Basilicata c’è anche stata, negli ultimi anni, la diffusione di AD. Tale formula ha avuto solo di recente un riferimento normativo con la LR n. 6/2008 che divide le strutture extralberghiere lucane in quattro gruppi: strutture ricettive alberghiere, extralberghiere, open air e altre forme di strutture ricettive come le nuove formule di ospitalità diffusa15. La Legge Regionale della Basilicata, in sostanza, crea una forma di ricettività che non è chiamata Albergo Diffuso, ma semplicemente “ospitalità diffusa”, attività a carattere imprenditoriale da realizzare in un centro storico di pregio dove, però, non è prevista una distanza massima degli edifici e la

14 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, Centro Studi Unioncamere Basilicata – Gruppo CLAS (a cura di), 2011, p. 5, in www.gruppoclas.com/ dload.asp?cart... rapporto%20extra-alberghiero (ultima consultazione: luglio 2013)

15 Aa. Vv., L’offerta extra-alberghiera in Basilicata, Indagine diretta sul fenomeno del Bed&Breakfast, cit., p. 9

16 http://www.aptbasilicata.it/fileadmin/uploads/Statistiche/Statistiche__leggi__bandi/01_-_Leggi_regionali/01_-_Normative/LR_n._6_del_04-06-2008.pdf (ultima visualizzazione: novembre 2013).

CORLETO PERTICARAL’AREA ALTA VAL D’AGRI

TRAMUTOLAL’AREA ALTA VAL D’AGRI

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gestione può essere sia congiunta che disgiunta, anche se coordinata16. Non c’è quindi una formula precisa di AD, come invece avviene ad esempio nella normativa di altre regioni come Sardegna e Friuli. Dalle nostre indagini è emerso che la Val d’Agri ha un patrimonio notevole, che il turismo di nicchia ha imparato ad apprezzare e ricercare. I risultati dell’indagine sul campo rivelano che le comunità locali hanno una percezione alquanto positiva del proprio territorio e si dimostrano consapevoli della presenza di un patrimonio culturale e naturalistico ancora poco conosciuto e valorizzato. Inoltre i dati elaborati evidenziano una consapevolezza diffusa dell’importanza che il turismo potrebbe assumere nell’area di studio. Difatti è rimarcata l’esigenza da parte dei residenti di accelerare il processo di sviluppo del comparto turistico del proprio territorio per gli aspetti positivi che potrebbero derivare da un ipotetico incremento del fenomeno. Per le comunità, infatti, il turismo potrebbe produrre impatti economici rilevanti sul territorio interessato, ed in particolare potrebbe migliorare la qualità dei servizi e delle infrastrutture presenti nel territorio, creare opportunità di lavoro per i residenti,

attrarre investimenti esterni e stimolare la diversificazione e il recupero delle attività artigianali. Le testimonianze raccolte individuano come fattori di debolezza dell’area, la mancanza di servizi e d’infrastrutture che possono riflettersi negativamente anche sul turismo. Un aspetto positivo nell’area d’indagine è la presenza sul territorio del Parco Nazionale Appennino Lucano, rappresentando un punto di forza, ai fini dello sviluppo turistico della zona. La scelta, quindi, di intraprendere e difendere la strada del turismo come risposta concreta alle proprie esigenze di crescita e di sviluppo economico è una valutazione che può essere difesa dalle istituzioni e può essere fortemente desiderata dagli operatori e dagli imprenditori. Ed è vincente perché condivisa da parte della comunità. In sintesi, la ricerca ha confermato che, in un’ottica di sviluppo locale sostenibile, il modello Albergo Diffuso per i comuni oggetto dello studio potrebbe garantire una possibilità di crescita, organizzando un’offerta turistica in grado di attrarre flussi turistici che fungono da volano di sviluppo per l’intero territorio.

GRUMENTO NOVAL’AREA ALTA VAL D’AGRI

MARSICO NUOVOL’AREA ALTA VAL D’AGRI

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Il cineturismo in Basilicata

6.1 Dal successo di “Basilicata coast to coast” alla nascita della Film Commission Lucana

Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

1. Basilicata coast to coast e l’analisi sul campo: impatto economico di BCTC

2. L’effetto di “Basilicata coast to coast” sul turismo in Basilicata (secondo monitoraggio)

3. Convegni e collaborazione con la Lucana Film Commission

4. Considerazioni conclusive

CAPITOLO 6

Nella foto: Scansano Jonico

Page 57: Turismo Sostenibile e Sviluppo Locale

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Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

Altra attività di ricerca avviata dalla FEEM all’interno del filone d’indagine legato al turismo sostenibile, è quella relativa al cineturismo in Basilicata. La realizzazione di un film, di una fiction o qualsiasi altro prodotto audiovisivo può apportare notevoli benefici in termini economici al luogo in cui essi sono girati, rappresentando un importante mezzo di promozione turistica dell’area. Il termine cineturismo (film-induced tourism) indica quella forma di turismo praticata da chi trascorre le proprie vacanze nei luoghi che hanno ospitato un set cinematografico. Esiste un’ampia letteratura straniera relativa agli effetti generati dal cinema o dalle fiction televisive sul turismo. Il lavoro di ricerca presenta l’analisi della letteratura esistente relativa al tema del cineturismo e i risultati dell’indagine sul rapporto tra cinema e turismo, con un focus sulla Basilicata. In Basilicata, infatti, a partire dagli anni ‘50, sono stati realizzati più di quaranta film che hanno utilizzato gli innumerevoli paesaggi della regione come sfondo per storie neorealiste, film verità, cinematografia biblica, commedie, storie fantastiche. Il film ha avuto un buon successo al botteghino ed ha ottenuto importanti riconoscimenti nazionali.Lo studio effettuato ha monitorato gli effetti che la pellicola “Basilicata coast to coast”, opera prima di Rocco Papaleo, ha avuto sulla promozione del territorio e delle location utilizzate dal film, fino ad oggi marginalmente interessate dai flussi turistici. In sintesi la FEEM ha realizzato nel 2011 una prima indagine sull’impatto economico e turistico di un film sul territorio attraverso la somministrazione di un questionario a tutti gli operatori

turistici presenti nei luoghi toccati dal film. Il caso preso in esame, come detto, è stato quello di “Basilicata coast to coast”, film che ha avuto un buon successo di pubblico. Il film ha dato ampio spazio al paesaggio culturale e naturale della regione, offrendo allo spettatore una rappresentazione molto suggestiva della terra lucana. In questo senso, “Basilicata Coast to Coast” si prestava a diventare un caso studio non solo per il suo successo commerciale, ma anche per il felice intreccio tra dimensione narrativa e paesaggistica che rende il film un efficace strumento di promozione territoriale. L’indagine, effettuata nei mesi successivi all’uscita del film, ha coinvolto tutti gli operatori turistici che svolgono la loro attività nei luoghi utilizzati come location del film per appurare se vi fosse stato un impatto sul territorio determinato dal film. Nel 2013 la FEEM ha realizzato un secondo monitoraggio, qui presentato, dell’impatto economico e turistico di “Basilicata coast to coast”, a distanza di tre anni dall’uscita del film. L’obiettivo di questa seconda indagine, che ha utilizzato la stessa metodologia e lo stesso campione della prima, è quello di verificare se vi sia ancora un “effetto Basilicata Coast to Coast” sul territorio e determinarne l’entità.

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56

Il film “Basilicata coast to coast”, uscito nelle sale nell’aprile del 2010, ha ottenuto un buon successo al botteghino (tra i primi venti migliori incassi del cinema italiano della stagione 2009/2010) e di critica (vincendo 3 David di Donatello e 2 Nastri D’Argento). Il film racconta di un viaggio a piedi di quattro amici che attraversano la Basilicata, dalla costa tirrenica a quella ionica. “Basilicata coast to coast” ha in sé una sorta di anima promozionale piuttosto manifesta (dall’uso del nome della regione nel titolo all’itinerario facilmente identificabile e ripercorribile dallo spettatore) e che la realizzazione del film è avvenuta anche grazie a un finanziamento regionale e al supporto di alcuni attori locali, come i Gal (Gruppi di Azione Locale), per la scelta delle location. In questo senso, possiamo dire che “Basilicata coast to coast” ha rappresentato la presa di coscienza da parte delle autorità locali delle potenzialità del cinema per la promozione territoriale e il punto di partenza per una serie di iniziative che mettessero insieme cinema e territorio. La prima indagine sul campo, svoltasi da novembre 2010 ad aprile 2011, si è avvalsa di un questionario, somministrato a tutti gli operatori turistici dei luoghi toccati dal film, i cui dati sono stati approfonditi da interviste faccia a faccia. L’indagine è stata completata con incontri che hanno coinvolto sia Enti sia Istituzioni, che hanno dialogato con il regista e supportato (anche economicamente) la produzione, sia imprenditori locali, che hanno associato il titolo “Basilicata coast to coast” a eventi e manifestazioni organizzati poco dopo l’uscita in sala del film. Infine, sono stati intervistati alcuni gruppi di turisti.

1. Basilicata coast to coast e l’analisi sul campo: impatto economico di BCTC L’indagine conferma che il cinema

può avere un ruolo determinante nella promozione dell’immagine del territorio lucano, luogo dotato di un ricco patrimonio naturalistico, paesaggistico e storico culturale. Attraverso l’analisi della struttura narrativa del film, la ricerca ha messo in luce come “Basilicata coast to coast” abbia tutti gli elementi necessari per stimolare la scelta turistica e promuovere le risorse culturali e paesaggistiche della regione. Il film analizzato può essere considerato un’azione mirata di marketing che ha posto le basi per la costituzione di un brand Basilicata e rafforzato la collocazione della regione sulla scena turistica. Fornendo un percorso facilmente rintracciabile (grazie alle puntuali indicazioni geografiche), effettuando un’importante azione di product placement dei prodotti tipici e facendo emergere nel corso della narrazione alcuni elementi caratterizzanti l’identità locale, ha stimolato la curiosità verso questa regione concorrendo alla definizione del vicarious consumption della destinazione, una sorta di esperienza preliminare del territorio vissuta dallo spettatore, che rende più facile e immediata la successiva scelta di visitare i luoghi visti sul grande schermo. Sulla scia del percorso realizzato dai protagonisti del film, sono nati pacchetti turistici ad hoc, realizzati da operatori turistici specializzati nel turismo a piedi, con l’obiettivo di ritrovare le atmosfere fruite nel film. Considerando, poi, l’impatto turistico complessivo che può essere imputato al film, l’indagine ha dimostrato che i risultati possono essere considerati solo parzialmente soddisfacenti. In questo senso diventa decisiva la messa in campo di azioni di marketing che possano stimolare la curiosità dello spettatore e fornire un’adeguata offerta, anche di carattere

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cineturistico, al turista. Per “Basilicata coast to coast” da una parte vi è stata un’importante strategia di promozione cinematografica del territorio, ma dall’altra è mancato l’accompagnamento del film lungo il suo intero arco vitale. All’incremento di visibilità della Basilicata sul territorio nazionale, determinato dal successo del film e anche da alcune iniziative organizzate dall’APT Basilicata, non è seguita un altrettanto dinamica evoluzione dell’offerta locale che avrebbe potuto attivarsi per creare prodotti in linea con la domanda turistica.Non vi è stata, infatti, una efficace iniziativa privata volta a cogliere le opportunità offerte sia dal film, sia dalle azioni promozionali della pellicola garantite da alcune iniziative pubbliche. L’indagine ha messo in evidenza che, se si esclude l’evento “Basilicata coast to coast in 500 e macchine d’epoca”, nessun’altra iniziativa di rilievo è stata messa in atto dagli imprenditori locali. È apparso strategico, quindi, il ruolo di una Film Commission regionale che, oltre al suo compito principale di attirare le produzioni cinematografiche sul territorio, dia impulso ad un’azione di coordinamento tra le iniziative di promozione dei film e operatori turistici. Oltre la funzione di sportello cinema, la film commission può fornire tutti quei servizi aggiuntivi indispensabili per le produzioni cinetelevisive: dalla realizzazione di un book delle location, alle operazione di scouting territoriali con location manager qualificati e alla iniziative di formazione professionale. Al riguardo risultano fondamentali le attività della neonata Lucana Film Commission che potrebbe permettere alla regione Basilicata di acquisire visibilità nel panorama delle location italiane. Il lavoro di ricerca svolto dalla FEEM ha

suscitato interesse sia a livello nazionale che internazionale. I ricercatori che hanno lavorato all’indagine hanno partecipato in veste di relatori a una serie di conferenze1. Nell’ambito di tale progetto, infine, è stata organizzata la Summer School “Il Cineturismo come opportunità di Marketing Territoriale per lo sviluppo locale”, tenutasi a Matera e Policoro dal 18 al 22 giugno 2012 e organizzata dalla FEEM in partnership con il Gruppo 24 ore Cultura e Alinari 24 ore, con il patrocinio della Regione Basilicata, dell’Università degli Studi della Basilicata, l’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), la Rai Basilicata, l’Apt Basilicata e Puglia Promozione.

1 Film Commission Symposium, II Conference on International Tourism, Transnational Meeting EuroScreen, ecc.

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58

I dati della prima indagine hanno fatto emergere come quasi la metà del campione abbia riscontrato un aumento del flusso turistico legato al film e soprattutto per una percentuale tra il 10% e il 20%. A completamento del percorso d’indagine è stato compiuto un monitoraggio del ciclo di vita del film e delle iniziative ad esso collegate. In questo modo, si è appurato come “Basilicata coast to coast” abbia goduto di una buona longevity caratterizzata, oltre che dall’uscita in sala, dalla realizzazione di due dvd, di passaggi televisivi sui canali satellitari e digitali, della partecipazione a diversi festival e in Italia e all’estero. Nella fase di collezione delle iniziative legate al film, a fronte di alcuni interessanti eventi pubblici, è emerso anche la capacità del film, per via della sua particolare struttura di road movie a piedi, di promuovere una particolare forma di turismo responsabile nella regione. Alcune agenzie specializzate in viaggi a piedi, infatti, hanno organizzato alcuni pacchetti che riproponevano l’itinerario del film, dimostrando come il “viaggio lento” dei protagonisti del film abbia direttamente stimolato la curiosità e la scelta dei turisti/camminatori. Tale impatto turistico e tali iniziative sono avvenute nonostante il limitato attivismo degli operatori locali che, secondo l’indagine svolta, hanno colto solo parzialmente le potenzialità del fenomeno attivandosi con poche iniziative in proprio.

Uno degli aspetti, spesso sottolineato nella letteratura critica sul turismo cinematografico, riguarda la capacità del cinema di promuovere la destinazione/location in modo pervasivo e ricorrente. A ciò si aggiunge una sorta di versatilità del

cinema, che permette la fruizione del film in differenti modi (sala, dvd, streaming, festival) riattivando continuamente l’attenzione dello spettatore verso le location. Beeton (2005) ha definito questa proprietà come la longevity del prodotto filmico. Il film dopo essere stato nella sale cinematografica, rivive attraverso la realizzazione di dvd, la sua fruizione sui canali televisivi, sul web e in festival e rassegne. In questo modo, il film continua a circolare, a essere fruito dagli spettatori e, di conseguenza, mantiene un faro acceso sulla location/destinazione. Come detto, il primo monitoraggio sull’effetto turistico del film “Basilicata coast to coast”, è stato effettuato tra il 2010 e il 2011, a pochi mesi dall’uscita del film, l’obiettivo del secondo monitoraggio è di appurare se, a distanza di due anni dalla sua uscita nelle sale dell’effetto del film rimasto significativo nel tempo. Per la realizzazione dell’indagine è stato somministrato agli operatori turistici presenti nelle location toccate dal film un questionario a risposta multipla. Questo, è piuttosto fedele alla prima versione, è stato somministrato allo stesso campione del 2011; dei 60 operatori interpellati, 53 hanno partecipato all’indagine. Il 50% del campione è costituito dagli operatori della ricettività, il 42% da titolari dell’attività ristorative e l’8% da intermediari del turismo (agenzie turistiche e tour operator). Gli operatori intervistati ritengono che il cinema in generale possa rappresentare uno strumento di promozione del territorio, infatti, la totalità del campione risponde affermativamente, sottolineandone l’efficacia nella diffusione delle informazioni sulle location (“mezzo efficace di promozione”, “mostra le bellezze paesaggistiche”, “può dare ampia visibilità ai luoghi”) e la capacità di stimolare il

2. L’effetto di “Basilicata coast to coast” sul turismo in Basilicata (secondo monitoraggio)

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desiderio turistico (“utile per incuriosire il turista”, “può far vedere luoghi poco conosciuti”). Tale dato conferma ciò che già emergeva nell’indagine realizzata dalla FEEM nel 2011, ovvero, la consapevolezza da parte degli operatori delle potenzialità turistiche del cinema. (Graf.1)

Per promuovere i luoghi della Basilicata che sono stati set del cinema girato nella regione, si considerano prioritari i tour tematici cinematografici che tocchino le principali location lucane (44); seguono la realizzazione di un sito web dedicato ai luoghi del cinema (30), l’ingaggio di star cinematografiche per la promozione delle bellezze paesaggistiche lucane (28), la promozione delle location attraverso giornali e riviste specializzate (22) e la conservazione delle scenografie utilizzate nel film insieme alla realizzazione di totem e cartelloni (21) che lascino una “traccia cinematografica” sul territorio. Poca rilevanza, invece, viene data alle applicazioni per mobile e alle movie map, funzionali a un’organizzazione autonoma della vacanza del turista (9), alla possibilità di promuovere nelle pagine web di un film le strutture ricettive e l’offerta turistica collegata alle location mostrate nel film (5) e all’inserimento, nei titoli di coda, dei nomi dei luoghi utilizzati come set (0).

In seconda battuta è stato chiesto agli operatori se la realizzazione e diffusione del film BCTC abbia avuto in generale degli effetti sul turismo locale e su quali aspetti abbia eventualmente avuto maggiore rilevanza. (Graf.2) Il 70% del campione è convinto che il film abbia avuto un effetto sul territorio (dato molto simile a quello registrato nella prima indagine). In particolare i benefici sono associati alla maggiore notorietà

della regione (il 63%) e in misura minore ai contributi apportati all’economia locale (14%), ai flussi turistici (14%) e alla tutela e valorizzazione dei luoghi (9%). Rispetto al dato ottenuto nel primo monitoraggio, vi è una maggiore consapevolezza del contributo “filmico” nel veicolare l’immagine della regione, mentre risulta meno diffusa l’idea che il film abbia avuto anche un forte impatto economico e turistico sul territorio. Ciò, probabilmente, è dovuto al fatto che, da una parte, gli operatori hanno potuto constatare l’importante visibilità che il film ha dato alla regione mentre, dall’altra, l’impatto del film riscontrato subito dopo la sua uscita nelle sale si è ridotto nel tempo. (Graf.3)

È stato chiesto, poi, al campione di indicare delle percentuali d’incremento di flussi turistici che si possono imputare direttamente al film. Tale domanda è stata proposta sia sul 2011 che sul 2012. I risultati si possono confrontare con quelle relative al primo monitoraggio che, raccogliendo l’impatto del film dopo la sua uscita nelle sale, ci consegna sostanzialmente la situazione relativa al 2010. Ciò permette di considerare l’impatto del film sul territorio nel triennio 2010-2012. Per quanto riguarda il 2010, dal primo monitoraggio emerge come il 47% degli intervistati dichiari di aver registrato un incremento di turismo riconducibile al film: più della metà (57%) indica una percentuale di aumento tra il 10% e il 20%,; il 31% meno del 10% e il 12% afferma di aver avuto, grazie al film, un incremento tra il 20% e il 50%. (Graf.4)

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5

App e movie map per fruire delle location

Conservare scenogra�e e realizzazione totem

Promozione location attraverso giornali e riviste

Indicazioni luoghi nei titoli di coda

Link dal sito del �lm alle destinazioni

Tour tematici

Ingaggiare Star per promozione

Sito web dedicato alle location

44

28

30

21

22

9

0

Graf.2 - Le azioni per promuovere il turismo cinematografico in Basilicata secondo gli operatori

63%

14 %

14 %

9 %

Graf.3 - Impatto del film secondo gli operatori dichiarato nel secondo monitoraggio

Immagine e conoscenza del territorio

Flussi turistici

Economia locale

Tutela e valorizzazione dei luoghi

Immagine e conoscenza del territorio

Flussi turistici

Economia locale

Tutela e valorizzazione dei luoghi

45 %20%

21%

14 %

Graf.4 - Impatto del film secondo gli operatori dichiarato nel primo monitoraggio

Meno del 10 %

Tra il 21 e il 30 %

Tra il 10 e il 20 %

Tra il 31 e il 40 %

Tra il 41 e il 50 %

4 %4 %

31 %

57 %

4 %

Graf. 5 - Impatto turistico del film nel 2010 dichiarato dagli operatori nel primo monitoraggio

Il secondo monitoraggio ha raccolto i dati relativi al 2011 e al 2012. Si può notare come l’impatto per l’anno 2011 dichiarato dagli operatori ricalchi sostanzialmente quello del 2010, evidenziando come l’attenzione mediatica sul film sia rimasta piuttosto alta anche nell’anno successivo alla sua uscita. Tale dato è da associare, con buona probabilità, all’effetto longevity del film, che nel 2011 ha beneficiato della partecipazione a molti festival e rassegne, di passaggi televisivi, dell’esposizione mediatica dell’attore e regista Rocco Papaleo e di alcune importanti iniziative pubbliche legate al film (Bencivenga, Chiarullo, Colangelo, Percoco 2011, pp. 40-42). La metà degli operatori coinvolti nell’indagine (49%) sostiene di aver avuto un incremento di turisti giunti in Basilicata sulla scia della notorietà del film. L’incremento dichiarato dalla quasi totalità degli operatori legato al film (92%), è inferiore al 10% o tra il 10 e il 20%. Nella prima indagine, relativa all’anno 2010, l’88% aveva dato la stessa risposta. (Graf.5,6)

Tali valutazioni subiscono una flessione se si prende in esame il 2012. La percentuale di operatori che ritengono che il film abbia prodotto effetti turistici scende al 41% e aumenta la percentuale del campione (54%) che afferma di aver avuto un incremento inferiore al 10% (nel 2011 era il 35%); il 32%, poi, afferma di avere ancora un flusso tra il 10 e il 20% (nel 2011 era invece il 57%). Nella percezione degli operatori c’è la convinzione che l’effetto del film abbia subito una significativa flessione nel 2012 (“col tempo la curiosità è diminuita”, “il film ha avuto un forte impatto all’inizio, le famiglie volevano avere informazioni sulle

Graf. 1– Le azioni per promuovere il turismo cinematografico in Basilicata secondo gli operatori

63%

14 %

14 %

9 %

Graf.3 - Impatto del film secondo gli operatori dichiarato nel secondo monitoraggio

Immagine e conoscenza del territorio

Flussi turistici

Economia locale

Tutela e valorizzazione dei luoghi

Graf. 2– Impatto del film secondo gli operatori dichiarato nel secondo monitoraggio

Graf. 3 – Impatto del film secondo gli operatori dichiarato nel primo monitoraggio

Graf. 4 – Impatto turistico del film nel 2010 dichiarato dagli operatori nel primo monitoraggio

Immagine e conoscenza del territorio

Flussi turistici

Economia locale

Tutela e valorizzazione dei luoghi

45 %20%

21%

14 %

Graf.4 - Impatto del film secondo gli operatori dichiarato nel primo monitoraggio

Meno del 10 %

Tra il 21 e il 30 %

Tra il 10 e il 20 %

Tra il 31 e il 40 %

Tra il 41 e il 50 %

4 %4 %

31 %

57 %

4 %

Graf. 5 - Impatto turistico del film nel 2010 dichiarato dagli operatori nel primo monitoraggio

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61

Meno del 10 %

Tra il 21 e il 30 %

Tra il 10 e il 20 %

Non ricordo

4 %

35 %

57 %

4 %

Graf. 6 - Impatto turistico del film nel 2011 dichiarato dagli operatori nel secondo monitoraggio

Meno del 10 %

Tra il 21 e il 30 %

Tra il 10 e il 20 %

Non ricordo

5 %

54 %

32 %

9 %

Graf. 7 - Impatto turistico del film nel 2012 dichiarato dagli operatori nel secondo monitoraggio

1

1Realizzazionemovie map del �lm

Organizzazione tour guidato

Realizzazione di un pacchetto cineturistico insieme ad altri operatori

Link al �lm sul proprio sito

Sponsorizzazione della propria struttura in relazione al �lm

11

28

0

Graf. 8 - Iniziative cineturistiche, a cura degli operatori, che avrebbero potuto incrementare il turismo cinematografico

location, ora il flusso è calato”) e che tale effetto si stia esaurendo. Il calo dei flussi relativi al film, però, può essere messo anche in rapporto con il limitato numero di iniziative cineturistiche realizzate degli operatori locali. L’89% del campione, infatti dichiara di non aver messo in atto alcuna azione che si ispirasse a “Basilicata coast to coast”. Nessuna motivazione specifica viene esplicitata per giustificare tale scelta. (Graf.7)

L’ultima domanda interroga il campione su una serie d’iniziative elencate nel questionario che avrebbe potuto incrementare il flusso turistico verso la propria struttura. La realizzazione di un pacchetto cineturistico in sinergia con altri operatori è l’opzione più citata (28), sottolineando come vi sia la consapevolezza che ancorare delle iniziative alla visibilità del film avrebbe potuto attirare maggiori visitatori. L’organizzazione di un tour guidato nei luoghi del film segue con 11 citazioni mentre le altre opzioni proposte (la realizzazione di una movie map, il link del film sul proprio sito e la sponsorizzazione della propria struttura in relazione al film) non vengono considerati dagli operatori come iniziative efficaci per il turismo.

Graf. 5 – Impatto turistico del film nel 2011 dichiarato dagli operatori nel secondo monitoraggio

Graf. 6 – Impatto turistico del film nel 2012 dichiarato dagli operatori nel secondo monitoraggio

Graf. 7 – Iniziative cineturistiche, a cura degli operatori, che avrebbero potuto incrementare il turismo cinematografico

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Le ricerche sul cineturismo hanno suscitato interesse anche nel 2013 e sono state illustrate in differenti convegni. I ricercatori della FEEM hanno, infatti, partecipato al “XI Convegno Internazionale sul Cineturismo”, unico convegno dedicato interamente al rapporto tra cinema e turismo e che si tiene ogni anno nell’isola di Ischia. Il tema per il 2013 era “Cineturismo e Europa” e ha visto confrontarsi studiosi e ricercatori, rappresentanti delle istituzioni, professionisti provenienti dal mondo del cinema e del turismo.Altre partecipazioni sono state quelle al workshop “Il cinema e la Basilicata”, organizzato all’interno del “Maratea Film Festival“ e con la partecipazione di importanti personalità nell’ambito dell’industria cinematografica e al convegno “Il cinema e il ruolo delle film commission” organizzato a Matera. Infine, vi è stata anche la partecipazione al “XXXIV Conferenza Scientifica Annuale Aisre” sul tema “Crescita economica e reti regionali: nuove industrie e sostenibilità”, organizzato dall’Associazione Italiana di Scienze Regionali all’Università di Palermo. Il paper presentato alla conferenza è stato anche pubblicato sulla rivista elettronica dell’associazione Eyesreg. L’attività di ricerca sul cineturismo ha trovato spazio anche all’interno del progetto trans-europeo “Euroscreen”. È un progetto di cooperazione interregionale, di cui fanno parte film commission e agenzie di promozione turistica di otto paesi europei, miranti ad incentivare le opportunità economiche e culturali legate al cineturismo attraverso lo scambio e il trasferimento di buone prassi e la collaborazione con le realtà del settore. In particolare il lavoro di ricerca della Fondazione è stato citato

3. Convegni e collaborazione con la Lucana Film Commission

nel rapporto finale del 201(“Euroscreen- Capitalising on Screen Tourism)” sull’analisi e comparazione delle diverse iniziative di cineturismo attuate in Europa.Infine il tema del cineturismo è stato inserito anche in corsi di alta formazione della regione Basilicata per il conseguimento di titoli di specializzazione professionale.È fondamentale sottolineare la collaborazione che è nata tra la FEEM e la Lucana Film Commission (LFC), ente nato alla fine del 2012 con l’obiettivo di promuovere la realizzazione di prodotti filmici in Basilicata, sviluppare la filiera audiovisiva e promuovere cinematograficamente il territorio. Tale collaborazione si è rinvigorita attraverso la partecipazione congiunta in alcuni convegni e dibattiti. La FEEM ha anche offerto un supporto per la realizzazione del sito internet della Film Commission. È stata poi realizzata una pubblicazione dal titolo “Il cineturismo in Basilicata” con prefazione del direttore della LFC Paride Leporace e del critico cinematografico Pino Farinotti. La pubblicazione ha accompagnato il tour promozionale della Film Commission ed è stata distribuita durante i più importanti eventi cinematografici nazionali e internazionali: la “71a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia”, l’”8° Festival Internazionale del Film di Roma”, il “31° Festival Internazionale Movies, Sport and Tv”a Milano. Una sinergia e una collaborazione che è destinata a crescere nel 2014 con nuovi progetti.

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Attraverso le informazioni ricavate dal film e la particolare fascinazione che esso genera nello spettatore, la destinazione/location può diventare oggetto di curiosità e meta di turismo cinematografico. La longevity del film viene considerata dalla letteratura critica (Riley, Van Doren 1992, Beeton 2005) uno dei punti di forza per la promozione cinematografica delle destinazioni turistiche. Il film, infatti, gode di un ampio circuito di diffusione che, dalla sala al web, si offre a un pubblico molto ampio; in più, attraverso la realizzazioni di storie coinvolgenti e di icone cinematografiche, può rimanere nelle memoria degli spettatori. In questo modo, l’impatto del film su un territorio non si esaurisce nei pochi mesi successivi all’uscita in sala, ma può durare anche alcuni anni (Riley, Van Doren 1998; Hudson, Ritchie 2006). L’indagine realizzata sul caso “Basilicata coast to coast” ha dimostrato come in seguito al film vi sia stato un impatto turistico sulle location, confermando che esiste un nesso tra cinema e turismo. Il secondo monitoraggio, effettuato nel 2013, poi, ha avuto l’obiettivo di verificare se vi fosse stato un effetto longevity del film, capace di produrre ancora effetti sul territorio a due anni dall’uscita in sala. Dai dati collezionati, si può affermare che le location/destinazioni abbiano goduto di un buon impatto turistico determinato dal film, sia nel 2010 che nel 2011, conservando una buona visibilità anche nel 2012, seppur subendo un calo fisiologico. Per meglio interpretare tali risultati, va però sottolineato che “Basilicata coast to coast”, in quanto piccola produzione con distribuzione a livello nazionale, non avrebbe potuto realizzare l’effetto turistico di alcuni importanti casi di film tourism. C’è, poi, da considerare che la mancanza

di un’adeguata offerta legata al film, promossa dagli operatori locali, non abbia certo aiutato a mantenere la lunga coda del film. Tuttavia, è indubbio l’effetto che la pellicola ha avuto nella diffusione della conoscenza e dell’immagine della Basilicata, una regione turisticamente ancora poco nota. In più, l’indagine ha potuto registrare un interessante connubio tra il turismo cinematografico e quello responsabile che continua a portare gruppi di camminatori sul percorso di “Basilicata coast to coast”.A prescindere dall’impatto avuto sul territorio, è rilevante osservare come “Basilicata coast to coast” abbia rappresentato una presa di coscienza collettiva delle potenzialità del turismo cinematografico. Il successo del film, infatti, ha dato una spinta determinante all’istituzione di un film commission regionale, indispensabile per realizzare e promuovere azioni sinergiche per l’implementazione di questo segmento turistico.

4. Considerazioni conclusive

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Il cineturismo in Basilicata

6.2 La formazione dell’immagine turistica e il ruolo del cinema in Basilicata

Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

1. L’indagine sul campo: la formazione dell’immagine turistica della Basilicata e il ruolo del cinema

2. Il progetto “Cinema e itinerari in Basilicata”

CAPITOLO 6

Nella foto: Craco, la città fantasma

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A seguito della prima indagine sul cineturismo “Le opportunità del Cineturismo in Basilicata: dal successo di Basilicata coast to coast alla nascita di una Film Commission Lucana”, è stato definito un secondo lavoro di ricerca avente l’obiettivo di indagare in maniera più approfondita l’immagine della Basilicata percepita dai turisti e la potenziale domanda cineturistica sul territorio lucano.Lo studio cerca di comprendere il processo di formazione dell’immagine di una destinazione e, soprattutto, l’influenza che i film possono avere nella capitalizzazione dei flussi turistici, applicato al caso specifico della Basilicata. Il percorso di ricerca si origina da un’iniziale analisi teorica della letteratura esistente delle tematiche affrontare, e si sviluppa attraverso l’indagine sui turisti in Basilicata per analizzare il loro rapporto con il cinema, la loro conoscenza della filmografia “lucana” e la potenziale domanda di cineturismo. Il crescente interesse verso i film girati in Basilicata e la nascita della Lucana Film Commission rappresentano importanti opportunità per il turismo lucano che tuttavia necessitano di approfondimenti sia per la definizione di politiche di image building, sia per la promozione e lo sviluppo di azioni di film tourism.Al riguardo, la FEEM ha deciso di avviare un’indagine sulla destination image online della Basilicata, con l’obiettivo di realizzare una fotografia dell’attuale immagine sul web della destinazione Basilicata. Tale indagine si situa in continuità con il progetto sul cineturismo poiché il web, come il cinema, è un agente autonomo di formazione dell’immagine della destinazione che ha assunto un ruolo sempre più importante soprattutto negli ultimi anni.

La ricerca ha due obiettivi specifici: indagare sul processo di formazione dell’immagine turistica della Basilicata e verificare la conoscenza e la predisposizione dei turisti in vacanza sul territorio lucano verso il cinema girato nella regione. L’indagine conferma il ruolo che il cinema può avere nella promozione dell’immagine di un territorio e sulla capacità di influenzare la scelta turistica. Come confermato dall’indagine su un campione di turisti in Basilicata, uno su tre dichiara di esser stato influenzato dai film “lucani” per la scelta della loro vacanza. Tale dato con buona probabilità va rapportato proprio alla notorietà di “Basilicata coast to coast” e di “The Passion” che più della metà del campione dichiara di aver visto - e alla stretta correlazione, anche se in differente modo, che vi è tra narrazione e territorio nei due film. In tal senso, il crescente interesse nazionale e internazionale che si è manifestato soprattutto negli ultimi anni verso il film tourism può essere una risorsa importante per una regione come la Basilicata. Obiettivo dell’indagine era anche quello di verificare se vi fosse un reale interesse e quindi una domanda turistica verso la più comune manifestazione del cineturismo: il movie tour. La metà del campione ha dichiarato di essere interessato ad acquistare un tour nei luoghi del cinema, ma la percentuale diventa più alta se consideriamo il segmento di turisti natura e, soprattutto, quello dei turisti culturale che sono ovviamente i più motivati verso questa tipologia di proposta. In particolare, il cineturismo può essere una risorsa aggiuntiva importante per il

Introduzione: sintesi del percorso di ricerca

1. L’indagine sul campo: la formazione dell’immagine turistica della Basilicata e il ruolo del cinema

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turismo in Basilicata non tanto come motivazione principale, ma nella sua capacità di offrire un’alternativa efficace per allungare il soggiorno dei visitatori. Le esperienze prodotte dai film di Gibson e Papaleo e l’indagine tra i turisti dimostrano come vi sia un reale interesse verso il cineturismo che, però, è necessario supportare con politiche di marketing territoriale e, soprattutto, con iniziative private. In futuro, l’attivismo degli operatori turistici sarà la vera chiave di volta per lo sviluppo della nuova frontiera film tourism, considerando che da parte delle autorità locali vi è stato già un primo significativo passo non solo con la partecipazione al percorso produttivo di “Basilicata coast to coast” ma anche grazie alla Lucana Film Commission che ha il compito di attrarre nuove produzioni cinematografiche sul territorio lucano e, attraverso esse, promuoverne le bellezze paesaggistiche.

Nella ricerca sul campo realizzata 2012 emerge come dopo il “consiglio di parenti e amici”, i due agenti più citati come fondamentali per l’image building della destinazione Basilicata sono proprio il cinema e il web. L’analisi della destination image online può essere utile per una destinazione come la Basilicata che, negli ultimi anni, ha puntato molto su una comunicazione pubblicitaria non tradizionale, investendo in operazioni promozionali innovative. Obiettivo della ricerca sulla destination image online della

Basilicata, attualmente ancora in corso, è capire, attraverso l’analisi di contenuti web, che tipo d’immagine risulta predominante sulla rete, quali risorse turistiche hanno maggiore visibilità online e approfondire il rapporto tra i contenuti generati dagli utenti e quelli realizzati dai siti istituzionali.

Fig.1- Spinoso

Fig.2- Calanchi

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La Basilicata è sempre stata terra di cinema, offrendo le sue location alle produzioni cinematografica a partire dal Secondo Dopoguerra. Sino a oggi sono stati girati più di quaranta film sul suolo lucano, appartenenti a diversi generi cinematografici e che hanno proposto differenti immagini della regione. La maggior parte delle produzioni ha utilizzato le location materane dei Sassi e della Murgia che, per la loro affascinante scenografia e particolare morfologia, sono diventati il principale attrattore cinematografico. Un posto rilevante, comunque, è riservato anche ad altri luoghi sulla costa e nell’entroterra che sono stati scelti da prodotti cinematografici più vicini all’identità reale della Basilicata. In particolare, bisogna ricordare la fortuna cinematografica di Craco, paese disabitato dal 1963, che è stato utilizzato in molti film per la sua atmosfera suggestiva.Il paesaggio della Basilicata è stato rappresentato nel cinema in differenti modi. Si possono distinguere alcune tendenze dominanti di rappresentazione cinematografica del paesaggio lucano. Innanzi tutto vi è una tendenza a una rappresentazione piuttosto realistica della terra lucana, mostrata soprattutto nella sua condizione di miseria e arretratezza e figlia della riflessione intellettuale sulla Questione Meridionale. Questa “terra oscura senza peccato e senza redenzione”, su cui Carlo Levi ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica, impegna soprattutto la filmografia degli anni ‘60 e ‘70 ed ha recenti riecheggi in “Del Perduto Amore” di Placido e “Un giorno nella vita” di Papasso. C’è, poi, un’altra tendenza cinematografica che interessa soprattutto Matera e che vede in essa un intrinseco valore di spiritualità religiosa. Dagli anni ‘60 ad oggi possiamo dire che si è venuto a costituire un filone

2.Il progetto “Cinema e itinerari in Basilicata”

biblico della filmografia “lucana”; quattro produzioni importanti, dal “Vangelo” di Pasolini a “King David”, da “The Passion” di Mel Gibson a “The Nativity Story”, sono state realizzate tra i Sassi e la Murgia. Infine, soprattutto negli ultimi anni, è riscontrabile un nuovo modo di intendere il paesaggio lucano; allontanato lo sguardo dai problemi sociali della regione, emerge, invece, un’interpretazione molto più intima di tale paesaggio, inteso come un luogo dell’anima. Di tale recente visione, “Basilicata coast to coast” sembra esserne il compimento.Gli itinerari cinematografici nascono dall’esigenza di rendere fruibili i paesaggi cinematografici. Attraverso tali itinerari è possibile farsi un’idea di quelle che sono le rappresentazioni della Basilicata al cinema e, al tempo stesso, rivivere scenari che sono stati visti sul grande schermo. La costruzione degli itinerari segue, chiaramente, la logica della fattibilità e non quella della tipologia paesaggistica. In questo senso, nello stesso percorso è possibile visionare le differenti immagini della Basilicata veicolate dai film. La modalità per fruire del paesaggio cinematografico è rappresentato dal materiale fotografico e i QRcode. La fotografia, allegata per ogni tappa dell’itinerario, è costituita dall’immagine reale su cui è sovrapposta quella cinematografica; il QRcode, invece, è una tecnologia che permette, tramite l’utilizzo di cellulari e tablet, di visionare la scena del film relativa alla tappa. Entrambi questi strumenti servono a dare precise indicazioni su dove sono state girate le scene dei film in Basilicata, in modo da poter rivivere le varie rappresentazioni paesaggistiche. Tre sono gli itinerari cinematografici realizzati:

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1) Basilicata coast to coastDiviso in due parti, alla stregua di un film, è costituito da primo e secondo tempo. Il primo tempo conduce da Maratea alla Val d’Agri, mentre il secondo da Craco a Scanzano Jonico. Entrambi i percorsi sono costituti da tappe principali e tappe secondarie.

Caste

lmez

zano

Pietrapertosa

Nemoli

Missanello

Sassodi

CastaldaBrienza

Marsico Nuovo

MarsicoveterePaterno

Calvello

Viggianello

Farde

lla

Fardella

Fardella

Fardella

Montem

urro

Gallicchio

San MartinodʼAgri

Grumento Nova

SarconiMoliterno

CastelsaracenoLagonegro

Latronico

CarboneCalvera

Teana

Episcopia

Rotonda

Castell

uccio

Superio

reCa

stellu

ccio

In

ferio

re

Rivello

CALABRIA

CAMPANIA

Laurenzana

Corleto Pe

rticara

Guardia Perticara

Armento

San Chirico Raparo Castronuovo

di SantʼAndrea

SanSeverinoLucano

Francavillain Sinni

Chiaromonte

Chiaro-monte

Chiar

o-mon

te

Roccanova

San MauroAccettura

Gorgoglione

Cirigliano

Mar Tirreno

A3

Viggiano

TRAMUTOLA

SPINOSO

Lauria

MARATEATrecchina

01

05

04

02

03

06

SP3

SS585

SS585

SP103

Missanello

Gallicchio

Castronuovodi SantʼAndrea

SantʼArcangelo

Noe-poliSenise

Roccanova

MontescagliosoPomarico

Ferrandina

Oliveto

Lucano

San MauroForteAccettura

Gorgoglione

Cirigliano

Stigliano

Tursi

RotondellaPolicoro

Montalbano Jonico

Colobraro

02

05

01

04

03

SCANZANOJONICO

ALIANO

CRACO

Bernalda

PisticciSS103

SS598

SS106

Fig.3- Pisticci

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2) Matera film locationsA Matera sono stati girati la maggior parte dei film ambientati in Basilicata. L’itinerario realizzato cerca di mettere insieme le location dei film più importanti in un percorso a piedi di circa due ore. Si parte da Porta Pistola, nel Sasso Caveoso, la Porta di Gerusalemme sia nel film “The Passion” che ne “Il Vangelo secondo Matteo”; l’itinerario segue la Via Crucis del film di Mel Gibson sino ad arrivare a Piazza San Pietro Caveoso e alla Chiesa della Madonna de Idris dove sono state ambientate le scene di molti film, da “La Lupa” di Alberto Lattuada a “Il Demonio” di Brunello Rondi e sino a “L’uomo delle Stelle” di Giuseppe Tornatore. Il percorso di conclude nel Sasso Caveoso con le scene di “King David” con Richard Gere, “Il Vangelo” di Pasolini e “Anni Ruggenti” di Luigi Zampa. È importante considerare anche la tappa fuori dall’itinerario a piedi, quella del Belvedere Murgia, luogo in cui è stata ambientata la crocefissione di Cristo sia nel film di Mel Gibson che in quello di Pier Paolo Pasolini.

VIA LUCANA

Porta PistolaVia San Polito

Via Muro

Via Madonna de Idris

Vico SolitarioVico Solitario

Vico Solitario

Belvedere MurgiaP.zza S.Pietro Caveoso

KING DAVID

Via S.Giacomo

0102

0503

08

06

12

09

10

14

13

Fig.4- I sassi di Matera

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Lavello

Rapolla

Ginestra

RipacandidaAtella

Atella

Filiano

Forenza

Acerenza

Oppido Lucano

TolveCancellara

PietragallaAvigliano

RuotiBaragiano

Bella

San Fele

San

Venosa

Maschito

MontemilonePUGLIA

Banzi

Genzano di Lucania

Rioneroin vulture

Rioneroin vulture

MELFI

BARILE

IRSINA

PALAZZOSAN GERVASIO

02

01

04

03 SS93

SS655

3) Vulture in CinemaIl percorso parte da Irsina, luogo in cui è stato girato “Del Perduto Amore” di Michele Placido, passa per Palazzo San Gervasio dove sono state realizzate alcune scene de “I Basilischi” di Lina Wertmuller e arriva nel Vulture. Qui troviamo i campi di grano di “Io non ho Paura” di Gabriele Salvatores, la città di Melfi che ha fatto da sfondo alla storia di “Un giorno nella vita” di Giuseppe Papasso e, infine, Barile dove sono state ambientate alcune scene de “Il Vangelo secondo Matteo”.

Fig.5- Castello di Melfi, alcuni diritti riservati a Dùnadan (attrubution, non commercial, ShareAlike) creative commons Flickr

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