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TREVISANI NEL MONDO SEZIONE di TORINO Per Ricordare

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TREVISANI

NEL

MONDO

SEZIONE di TORINO

Per Ricordare

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PROVINCIA DI TREVISO

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Premessa La decisione di fare questa raccolta è maturata dopo aver ricevuto un sufficiente numero di storie dei ns/ soci la cui lettura ha evidenziato delle coincidenze interessanti ed essenziali. - La decisione di emigrare è nata come affronto alle difficoltà

non risolvibili nella zona di residenza. - Al coraggio di abbandonare la terra natale nella speranza di

realizzare un futuro migliore. - I meno rassegnati e più intraprendenti hanno deciso di

emigrare con la convinzione di essere in grado di superare le difficoltà.

Al fine di non consegnare al singolo un fascicoletto di storie, ho deciso di accompagnarlo con una raccolta di: “storia di Treviso e della Sua emigrazione”, sperando di fare cosa gradita ai nostri coraggiosi soci, ai quali rivolgo il più sentito Grazie.

Il Presidente Bessone Leonzio N.B.1) La Regione Piemonte ha riconosciuto ufficialmente la ns/

Associazione dandoci tangibili sostegni ed incorag-giamenti. Ci ha consigliato in questo lavoro la dr.ssa Paola Taraglio Segretario della Consulta Regionale all’Emigrazione, alla quale và il ns/ sentito ringrazia-mento.

2) Hanno collaborato alla realizzazione del presente fascicolo i Soci Battaglino Giorgio - Bessone Leonzio - Crosato Maria Grazia - Perencin Silvana.

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CAPITOLO I° TREVISO e la sua storia: ieri ed oggi. CAPITOLO II° Movimenti migratori dei Trevisani CAPITOLO III° Trevisani emigrati in Piemonte - Motivazioni - integrazione e nostalgia CAPITOLO IV° La sezione A.T.M. di Torino - Storia, progetti iniziative ed eventi . CAPITOLO V° Storie di emigrazione di Trevisani della

sezione di Torino CAPITOLO VI° Foto di eventi da ricordare e di vita

associativa

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Capitolo I° 2011

TREVISO E LA SUA STORIA: ieri ed oggi

Rilevato da internet e rielaborato Fin dal Quaternario, il territorio risultava ricco di risorse idriche e di boschi quindi adatto all’insediamento umano. I ritrovamenti di reperti individuati presso i fiumi Sile e Piave, risalgono all’età della pietra. Nel 1887 vengono ritrovate ossa umane ed animali, attrezzi ed armi varie, risalenti alla tarda età del Bronzo (ca 5000 anni fa). In sequenza, la zona fu abitata dai Liguri Ingauni, dagli Illiri dai Celti e dai Romani. Il nome Tarvisium fu dato alla città dai Romani nel primo secolo D.C. La città antica sorgeva probabilmente sull’isola formata dai fiumi Cagnan, Roggia e Sile e le mura che la cingevano avevano un perimetro a quadrilatero. Nel V° secolo si fecero sempre più frequenti le scorrerie dei barbari. Durante tali eventi luttuosi ebbero notevole peso le autorità religiose (vescovi conventi ed abazie) che riuscirono a ridurre gli effetti negativi sulla popolazione, opponendosi con abnegazione agli invasori, ottenendo dagli stessi dei riconoscimenti. Attila (Unni) risparmiò la città dalla distruzione perché il Vescovo di Treviso convinse i cittadini ad arrendersi spontaneamente. Seguirono gli Ostrogoti (539), i Longobardi (568) i Franchi (775) con Carlo Magno che vi fece sosta per celebrare la Pasqua, gli Slavi-Magiari (828) e gli Ungari (899). In questo periodo si affermarono i “feudatari laici ed ecclesiastici”. Nel X° e XI° secolo si susseguirono lotte(1) tra i vari feudatari per ottenere potere e privilegi dagli invasori di turno. La città di Treviso verso la fine del XII° secolo ottenne il riconoscimento di ”entità giuridica “e presero forma l’organizzazione istituzionale e 1) Alcuni nomi di feudatari: Brandolino, Da Romano,

Da Camino, Da Prata, Da Carrara, Ezzelino, Collalto

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lo statuto commerciale (Consoli e Podestà erano le autorità in città) e stava diventando un importante centro commerciale. In tale periodo attivò importanti legami commerciali ed economici con Venezia che si conclusero con l’annessione, quando nel 1344 i veneziani la liberarono dalla dominazione di Cangrande della Scala. Nel 1381 Venezia in difficoltà, dovette cedere Treviso a Leopoldo II D’Austria che la dominò fino al 1384, quando i Carraresi di Padova la conquistarono e ne tennero il possesso fino al 1388 quando un sollevamento popolare, appoggiato da Venezia, scacciò dalla città la signoria dei Carraresi. I Veneziani ripresero in toto il governo della città premiandola, per la fedeltà dimostrata, creando varie podesterie. Nel 1511 dette altra prova di fedeltà, resistendo dentro le mura, agli eserciti del Regno di Francia e del Sacro Romano Impero che sciolsero l’assedio per contrasti interni ai due eserciti. Quando i rumori della guerra si allontanarono, ben poche cose successero negli anni 1514 ÷ 1717. Nei secoli dell’Età Moderna Treviso visse nella pax veneta, durante i quali si produsse una grave crisi sociale ed economica. Infatti la società Trevisana si polarizzò su due ordini, ossia nobili e popolani. Si accentuò nel tempo lo squilibrio sociale, mancava invece il ceto medio borghese imprenditoriale. Dal 500 i capitali, sia dei patrizi veneziani, sia della nobiltà locale, venivano indirizzati in prevalenza all’acquisto di fondi in campagna al riparo dai rischi d’impresa, mentre erano scarsi gli interventi di migliorie sulla campagna. Da un lato c’era la classe di estrazione nobiliare, dall’altro i cittadini in condizioni precarie di vita . Nel 600 la crisi si acutizzò, poiché si susseguirono epidemie, calamità naturali e terremoti. Nel 700 spuntarono nelle campagne eleganti costruzioni dedicate alle vacanze del “Paron” e della sua famiglia, dove questi si trasferivano per le vacanze ed alla fine dei lavori in campagna per regolare i conti coi fittavoli, divertendosi ad assistere ai duri lavori campestri (i contadini erano chiamati “Servi della Gleba” da ereditare come i campi)

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Con la dominazione veneziana non esistevano scuole pubbliche e l’istruzione veniva affidata al Clero e alle sue organizzazioni, pagandone il conto chi poteva permetterselo. Un censimento del 1766 rilevò che la popolazione della provincia di Treviso ammontava a ca. 213.000 abitanti. Verso la fine del settecento, gazzette clandestine davano notizie dei “fatti di Francia” creando problemi tra la popolazione, segnale che non solo la Repubblica di S. Marco ma anche “l’Antico Regime” erano alla fine. Nel 1797 Napoleone Bonaparte , dopo che le sue truppe avevano occupato le province venete entrò a Treviso dove nominò una Municipalità Democratica e vari Comitati modellati sul tipo francese. Tale periodo ebbe breve vita poiché, con il trattato di Campoformido, Napoleone aveva ceduto la città agli Austriaci che arrivarono nel 1798, con grande delusione dei patrioti locali. Nel 1805, all’indomani dell’armistizio tra Francia ed Austria (trattato di Presburgo), la città confluì nel Regno Italico creato dai Francesi. Sotto il Regno Italico ci furono eventi negativi e positivi: da una parte ci fu la spogliazione delle opere d’arte delle Chiese e dei Conventi, dall’altra, l’avvio dei lavori pubblici, la nascita del primo giornale Trevisano e la creazione del liceo pubblico Dipartimentale. Nel 1813 (dopo il Congresso di Vienna), Treviso assieme alle province venete fu attribuita al Regno lombardo veneto,stato satellite dell’Impero d’Austria. Nel 1816 la grande carestia che investì Treviso assieme alle province venete, peggiorò la vita dei ceti sociali più umili. Il dominio austriaco durò fino al 1866, periodo entro il quale truppe di volontari combatterono senza speranza i dominatori. 15 Luglio 1866. Finalmente entrarono in città truppe del Regno d’Italia che provvidero a nominare autorità italiane. Il 30 settembre 1886 si tennero le prime elezioni amministrative per eleggere il Sindaco ed il 21 ottobre si tenne il plebiscito di annessione al Regno d’Italia; prevalsero i si con 84.526 voti contro solo 2 no.

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Nel marzo 1887 fu accolto in città con grande giubilo Giuseppe Garibaldi. Furono avviate notevoli opere pubbliche, sviluppata la rete ferroviaria e formati i primi istituti pubblici di istruzione: il Turazza e l’Istituto Tecnico Jacopo Riccati. Nel corso dell’ottocento si installarono a Treviso famiglie della borghesia imprenditoriale di origine “foresta” con le quali nacquero le prime industrie nel territorio Trevisano. Alla fine dell’800 la povertà nelle campagne era dilagante! Tale fenomeno indusse molti proletari ad emigrare, la maggior parte dei quali si diresse in Brasile. Le rimesse degli emigrati agevolarono i rimasti innanzitutto a sopravvivere, avendo una vita meno precaria, ed in secondo tempo ad acquistare un piccolo podere, aiutati in questo dalla Chiesa che fece nascere le prime Casse Rurali a sostegno dei contadini. Tra il 1871 ed il 1919 Treviso passa da 29mila a 41mila abitanti. Nel 1915 l’Italia entra in guerra a fianco dell’Intesa. Treviso, città di retrovia, divenne sede dell’Intendenza dell’esercito e centro ospedaliero per i soldati feriti. La città subì bombardamenti da parte degli austriaci. Dopo la ritirata di Caporetto, il fronte si assestò sulla linea Piave-Montegrappa; la provincia era tagliata in due e migliaia di Trevisani profughi furono evacuati e sparsi in tutta la penisola. Finita la guerra fu dato il via alla ricostruzione e ad imponenti lavori pubblici; i proprietari di piccoli appezzamenti di terra stavano crescendo coadiuvati dalle Leghe Bianche e dalle Cooperative che ebbero un peso notevole nel formare il Partito Popolare Italiano che ottenne notevoli successi politici. Durante il periodo fascista (dal 1923) tutti i movimenti cattolici vennero sciolti e tutto il personale dirigente la cosa pubblica fu sostituito con personale di provata fede Fascista. La crisi mondiale del 1929 creò migliaia di disoccupati. Fu d’obbligo ricorrere all’emigrazione che il regime indirizzò all’Agro pontino, ad Arborea (Sardegna) ed all’Africa. Nel1940 l’Italia entra in guerra al fianco della Germania Nazista.

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Il 7 Aprile 1943 la città fu bombardata pesantemente dall’aviazione Americana; duemila persone perirono e tale evento resta tuttora un ricordo indelebile tra i Trevisani. Dopo l’8 settembre 1943 nascono le formazioni partigiane in clandestinità tra l’incomprensione delle popolazioni locali che si trovarono tra due fuochi. Il 28 aprile 1945 le formazioni partigiane iniziano l’insurrezione finale impegnando le ultime forze nazifasciste, prima dell’arrivo delle truppe alleate. Con la liberazione la Chiesa tornava ad essere l’interlocutrice e la moderatrice della società Trevisana. Tra il 1945 ed 1946 si susseguirono, a Treviso e nel suo territorio, rappresaglie da parte dei partigiani. Negli anni della cosiddetta Prima Repubblica, dominava incontrastata in senso politico, la Democrazia Cristiana, poiché aveva trovato terreno fertile per merito del certosino lavoro della Chiesa in molti decenni. Negli anni 1945 ÷ 1960, data la situazione precaria delle strutture produttive della zona inadeguata a soddisfare l’alto numero di sottooccupati e disoccupati, si sviluppò un notevole movimento migratorio principalmente verso paesi stranieri, sia in Europa che in America del nord e del sud e in Australia. Negli anni 80 e 90 nella provincia di Treviso con le sue fabbriche, spesso di piccole dimensioni, (tessile calzaturiero e altri settori), scoppiò il boon economico che la portò in pochi anni da zona economicamente depressa ad una delle realtà economicamente più vivaci dell’Italia. Effetto non secondario: molti emigrati rientrarono ai paesi di origine.

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Capitolo II°

MOVIMENTI MIGRATORI DEI TREVISANI

Le vicende che nei secoli scorsi hanno coinvolto la città ed il suo territorio, con frequenti cambi di sudditanza, con insurrezioni più o meno felici, con dominatori violenti e dispotici hanno certamente provocato migrazioni verso luoghi più tranquilli. Nei secoli più lontani è ipotizzabile che l’emigrazione sia stata indirizzata verso città o regioni limitrofe. Solo verso la fine del 1800, durante una grave crisi nelle campagne, si verificò una forte emigrazione in maggior parte verso il Brasile. Nel 1929, con la crisi mondiale, il governo indirizzò l’emigrazione proveniente principalmente dalle campagne, verso le bonifiche dell’Agro Pontino, la Sardegna e l’Africa. 1945÷1960 Subito dopo la guerra i sottoccupati e disoccupati erano un gran numero e per questi l’unica soluzione fu: Emigrare. In Italia emigrarono in parte verso Lombardia e Piemonte, ma la maggioranza scelse altri stati europei, le due americhe e l’Australia. Verso gli anni 80, con lo sviluppo delle industrie Trevisane (boon economico), si manifestò il fenomeno positivo del RIENTRO. Quelli che non avevano creato all’estero fortuna, in buona parte raccolsero i loro risparmi e fecero ritorno alle terre Trevisane. La presenza di questi ex emigrati animò un gruppo di loro(2) che, con l’ausilio della Chiesa, nel 1973 fondò l’Associazione Trevisani nel Mondo (ATM), a sostegno di quelli non rientrati, facilitati in questa iniziativa 2) ricordiamo: mons. Don Canuto Toso, pf. Doimo Pietro,

Gobbato Lino Teofilo, Daltin Tiziano, Masini Riccardo

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dagli esistenti “circoli di mutuo soccorso”, che aiutavano le famiglie degli emigrati per il rientro delle salme dei parenti Nel 2008 le sezione ATM fondate erano: n° 76 interne, di cui ca. 70 (3) in provincia di Treviso raggruppando i rientrati nei vari Comuni, e n° 74 all’estero (Brasile, Canada, Australia, Argentina, Francia, Germania, Venezuela, Svizzera, Belgio, Stati uniti, Lussemburgo, Africa, Messico).

3) La realtà di ca. 70 sezioni in provincia di Treviso dà

un’indicazione del rilevante numero di rientrati.

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Capitolo III°

TREVISANI EMIGRATI IN PIEMONTE

Da un esame degli elenchi comunali, effettuati nel 1988, risultavano iscritte ca.4500 persone nate in provincia di Treviso e residenti in Torino. (4) E’ noto che un consistente nucleo di Trevisani è residente a Chieri, dove esiste una sezione ATM. Motivazioni Ciò che ha indotto le persone ad emigrare in Piemonte può essere cosi sintetizzato: - La presenza in loco di parenti o amici che hanno presentato

positivamente sia le possibilità di lavorare sia il carattere dei piemontesi piuttosto chiuso, ma sincero e comprensivo. L’esistenza di grandi e medie industrie che potevano promettere un lavoro diverso e sicuro.

- L’opportunità di migliorare le proprie condizioni di lavoro. Sono pochi i nuclei famigliari trasferitisi in Piemonte e quasi tutti per il lavoro dei campi. La maggioranza è dei singoli trasferimenti, che formarono famiglia dopo aver trovato lavoro. Integrazione e nostalgia Il carattere dei Piemontesi, piuttosto freddo, è dovuto alla difesa del proprio modo di vivere, alieno dall’accettare variazioni non gradite. Per contro il carattere veneto, socievole ed aperto alle nuove esperienze, è riuscito a superare le diffidenze ed a creare vere amicizie con gli autoctoni che non si sentivano prevaricati. 4) La ricerca è limitata, perché riguarda solo Torino ed il suo hinterland.

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E’ unanime il parere dei soci della sezione, che dopo le prime difficoltà ambientali hanno conquistato amicizie tra i piemontesi, sentendosi riconoscenti di far parte della grande famiglia dei “bogia nen”. L’esistenza di questo cordiale rapporto è dimostrato dalla presenza di amici piemontesi alla ns/ gite o incontri conviviali ed anche da matrimoni misti. La nostalgia per i luoghi di origine è ancora viva per quelli che hanno lascato il Veneto in età matura. Per contro, le discendenze nate in Piemonte, pur dimostrando simpatia per i sentimenti dei genitori, hanno amici, compagnie, lavoro e fidanzate del luogo, per cui si sentono completamente Piemontesi.

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Capitolo IV°

LA SEZIONE A.T.M. di TORINO Sorta in febbraio 1996 per l’azione di alcuni amici trevisani che riuscirono a riunire in un incontro conviviale 75 possibili soci. Spiegando ai presenti lo scopo dell’associazione ATM, si ottenne il consenso dei presenti per costituire la sezione, ottenendo l’iscrizione di 45 soci. Tra i più disponibili si formò il Comitato che definisce in dettaglio una prossima riunione per fondare la sezione ed eleggere il consiglio direttivo. Si impostò un programma annuale di iniziative che compren-devano gite di uno o più giorni, pranzi conviviali ed incontri con la famiglia Bellunese. Il programma ebbe successo e si decise di conservarlo anche per i successivi anni. Nei anni 1997÷2000, per effetto del passaparola, il numero dei soci aumentò fino a superare la soglia delle 300 unità. Si coinvolsero i soci festeggiando assieme anniversari di matrimoni e rendendoci partecipi del loro dolore per eventi luttuosi [a tutt’oggi (2011) sono stati ricordati 43 soci defunti]. Sono stati distribuiti piccoli aiuti economici ai soci più in difficoltà in occasione di pranzi o gite. Per legge naturale il numero degli aderenti si sta assottigliando e nel 2011 si è attestato a circa 210 soci. Stiamo pensando come far proseguire la ns/ attività quando il numero di soci arriverà ad un punto critico. Unica possibilità, Ringiovanire gli aderenti, per aver forze fresche. Potrebbero essere i figli e i nipoti dei ns/ soci. Pensiamo, per questo scopo, di avviare specifiche iniziative nella fiducia di poter dare agli eredi la voglia di continuare la ns/ esperienza di comunità di origine Trevisana. Con tale obiettivo stiamo raccogliendo dai ns/ soci la loro storia da emigrati con lo scopo di ricordare ai ns/ figli la perseveranza dei loro padri nell’affrontare le difficoltà per dar loro un futuro migliore.

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Quelle già ricevute evidenziano il coraggio delle persone nell’affrontare i problemi senza cedere alla rassegnazione, otten-endo risultati soddisfacenti.

PARERE FINALE Conosci i Piemontesi e non puoi che apprezzarli! Il loro carattere riservato,che con circospezione si apre verso gli esterni,è indice di una dote naturale che ha consentito, nei secoli più recenti, una sostanziale autonomia rispetto le potenze che lo circondavano e potevano opprimerli. E’ il loro punto di forza che ha saputo resistere ai soprusi, sfruttando a loro vantaggio i difetti degli invasori. Se ti danno fiducia è segno che ti hanno capito e ti considerano un vero amico che apprezza anche il loro modo di vivere.

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Capitolo V°

Storie di emigrazione di Trevisani della sezione di Torino

ANNO 2011

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AGLIO LEONARDO TO2011 Nasce a il 20/07/1945 a S.Giacomo di Veglia (Vittorio Veneto – TV) Unico maschio di tre figli in una famiglia con mezzi finanziari limitati. L’idea di fare il medico si accese nella sua mente all’età di 3,5 anni durante il ricovero per una grave malattia. Fu il segnale che indicò la strada per il suo futuro. Durante il periodo degli studi e fino alla maturità del Liceo, si affermò in lui quello spirito goliardico che gli è proprio; capace di affrontare i problemi e le difficoltà senza tener conto del giudizio più o meno favorevole dei presenti ai quali era sempre in grado di trasmettere allegria ed amicizia con le sue battute taglienti e non offensive. Non potendo essere sostenuto dalla famiglia a Padova per gli studi universitari, nel 1965 decise di emigrare a Torino ospite di una zia paterna. Furono anni duri per gli studi, scuola, casa e piccoli lavori compatibili con gli studi di Medicina. Molta nostalgia per la sua terra e per i suoi cari ed appena possibile faceva ritorno al paese, dove incontrò la morosa (Bianco Maria Giuseppina detta Sara). Alla fine, stringendo i denti, nel 1972 ottenne la Laurea in Medicina e Chirurgia. Subito al lavoro come medico e dopo sei mesi si sposa (dalla loro unione nascerà la figlia Sara). Per lui però gli studi non sono terminati perché vuole specializzarsi in Dermatologia. Il suo spirito goliardico gli suggerisce di presentare nel 1975 la tesi in versi che sottoposta al Prof. Relatore l’approva imponendo di presentarla così. Fu un successo che gli procurò una proposta di inserimento nel lavoro universitario che, da uomo estremamente libero, rifiutò per non essere intruppato. Oltre al lavoro ha parecchie curiosità da soddisfare: la raccolta di minerali, francobolli e monete, ma in primis gli Alpini e le loro adunate alle quali partecipa con entusiasmo animando l’ambiente. Nonostante le premesse, nel lavoro è attento e scrupoloso. E’ socio fondatore della Sezione A.T.M. di Torino di cui è presidente Vicario, conduttore efficace ed amato dai soci.

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BATTAGLIARIN CORRADO TO2011

Nato l’ 8/07/1932 a Burano (VE). La famiglia di contadini-ortolani comprendente dodici fratelli ha un sogno: avere casa e terra in proprietà. Continuando la ricerca, si trasferiscono nel 1933 a Lancon (VE) e nel 1936 a Caldrano (BZ); l’attesa è lunga ma finalmente il sogno si materializza nel 1949, anno in cui si trasferiscono a Casale sul Sile (TV) su casa e terra in proprietà. Assolto il servizio militare, nel 1954 lavora a Milano come magazziniere. E’ una prima e breve esperienza di lavoro perché nel 1955 si trasferisce a Torino presso una sorella, avendo trovato lavoro in una ditta di stampaggio per la FIAT. Pensa sempre alla fidanzata Natalia, lasciata nel Trevisano, e la invita a raggiungerlo a Torino, ospite della sorella. Si sposano nel 1956 e mettono su famiglia nell’appartamento che era stato assegnato a Natalia come portinaia. Il nido si arricchisce con l’arrivo di tre figlie. Nel 1960 viene assunto al Aspera Motori, dove lavora fino alla pensione. Nel 1966 viene loro assegnato in proprietà un appartamento in una casa popolare, materializzando così il loro sogno. Dopo le prime difficoltà dovute al carattere riservato dei piemontesi, con perseveranza ed affabilità, ha rotto il ghiaccio diventando amico di tutti, autoctoni e non. Ora in pensione, la vecchia arte dell’ortolano ha ripreso, creando in una proprietà a Cantalupa un piccolo paradiso di frutta e verdura. Socio fondatore della sez. ATM di Torino.

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BESSONE LEONZIO TO2011 Nato il 17/12/1923 a Collalto di Susegana(TV) Secondo figlio di una coppia di professionisti (la madre ostetrica comunale, il padre geometra); a tre anni perse il padre ed il peso della famiglia ricadde sulla madre con evidenti problemi di bilancio. Con notevoli sacrifici la madre sostenne il figlioletto che da grande voleva fare l’ingegnere. Nel 1941 si diplomò quale maestro di scuola elementare e l’anno successivo ottenne il diploma di Liceo. Si iscrisse all’Università di Padova dove ottenne la laurea in ingegneria nel 1949. Impiegò parte del tempo libero dagli studi per allenarsi nell’atletica leggera ottenendo discreti risultati sia in campo nazionale che internazionale. Nel 1949/1950: insegnò materie scientifiche ai diplomandi dell’Istituto Tecnico Agrario di Conegliano. Il lavoro non era soddisfacente, ma per fortuna, un amico lo presentò ad una Società di Milano, costruttrice di dighe, che lo assunse e dove lavorò dal novembre del 1950 all’aprile del 1952, sia in Marmolada (Fedaia) sia a Paneveggio (Passo Rolle) dove incontrò colei che diventerà fidanzata e poi moglie (Mirella Sartor). Nei primi mesi del 1952 si presentò alla Direzione Lancia di Torino che lo assunse appena dimesso il precedente impegno. Si sposò nel 1954 e dalla loro unione nacque Claudia, madre di tre nipoti; lavorò alla Lancia fino al 1954 realizzando impianti per la movimentazione delle vetture e dei materiali. Nel maggio del 1954 venne richiesto ed assunto da un’industria tessile dell’hinterland Torinese, dove lavorò fino al alla fine del 1960 come responsabile degli impianti e delle opere edili. All’inizio del 1961 venne nuovamente richiesto e assunto dalla Lancia come responsabile degli impianti di officina per il nuovo stabilimento di Chivasso. Operò alla progettazione e realizzazione di un altro nuovo stabilimento di Verrone (Biella) completato nel 1973. Nel 1975 fu nominato responsabile degli impianti e delle opere edili di tre

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stabilimenti e sette Filiali Lancia, fino alla pensione nel 1982, quando la FIAT rilevò le attività Lancia. Nei periodi successivi si impegnò in lavori di consulenza sia a Torino che a Milano e nel suo hinterland. Si direbbe che la fortuna e la costanza avevano aiutato il “figlioletto” a soddisfare il suo sogno. Nel 1996 la Direzione dell’Associazione Trevisani nel Mondo di Treviso, conoscendo il suo legame con la terra di origine, lo invitò a creare la Sezione di Torino, ciò che egli fece con un po’ di fortuna, diventandone Presidente (fondatore).

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BONAMIGO AGNESE TO2011 Nata il 21/01/1929 a Loria (Tv) Quarta di dodici fratelli in una famiglia di contadini, sempre pronta a sostituire la mamma nei momenti di maggior bisogno. La guerra degli anni 40 aveva contribuito a rendere più precaria la vita della numerosa famiglia a mezzadria, ed il padre, nel novembre del 1946, decise di trasferirsi in Piemonte per rilevare una cascina a mezzadria, a Cortazzone d’Asti , con la speranza di trovare una sistemazione migliore per la famiglia. Caricò su un camion masserizie e attrezzi, e con quattro fratelli maschi partì per un viaggio che durò diversi giorni per giungere a destinazione. La cascina, senza luce ed acqua, era situata in una vallata in cui erano presenti altre due cascine. Le difficoltà incominciarono ad essere evidenti; il freddo e la neve permanevano fino a Marzo. La famiglia si rimboccò le maniche e a primavera arrivò il lavoro della campagna; un’attività molto faticosa su un terreno collinare ed arido. Gli altri mezzadri della vallata erano di carattere duro, gli uomini dormivano nel fienile d’estate e nella stalla d’inverno. L’approccio fu facilitato dal fatto che molti erano giovani, e andavano spesso presso i nuovi arrivati, per giocare con i loro coetanei, stabilendo così rapporti di reciproca simpatia e splendida amicizia. La brina, la tempesta e la siccità evidenziarono l’impossibilità di migliorare le condizioni della famiglia, e nel 1950 il padre decise di abbandonare i campi, ritornando a Loria. Nel frattempo Agnese era tornata nel 1949 al paese (Loria) dove la portava il cuore,ma non trovò l’occasione della vita per restarci e nel 1952 si trasferì a Torino per lavorare, presso un istituto di Suore. Ebbe occasione di rincontrare il ragazzo piemontese che a diciotto anni le aveva chiesto di sposarlo. L’esperienza l’aveva maturata, la barriera di incomprensione verso i piemontesi era caduta, e questa volta ad analoga richiesta la risposta fu positiva. Dopo cinque mesi si sposarono ed ebbero due figli. La loro casa divenne punto di riferimento per i fratelli di Agnese.

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BORTOLINI LUIGI TO2011 Nasce nel 1931 a Lentiai (BL) La famiglia di agricoltori si trasferì a Miane (TV) dove Luigi lavorò nei campi. Lavoro duro ed insufficiente per vivere decorosamente. Emigrare in Piemonte in cerca di lavoro remunerato, è la sua decisione! A soli 17 anni nel 1948, si accasa a Riva di Pinerolo presso una famiglia di agricoltori anziani e poco socievoli. Ospitalità al minimo, dormire in una brandina nella stalla, ed al mattino, colazione veloce e subito sui campi al lavoro. Durò pochi giorni e si trasferì presso un’altra azienda agricola dove lavorava un suo paesano, trovando così un po’ di serenità ma non la soddisfazione. 1950: altro trasloco a Monte Grosso (CN) in un’impresa di lavori stradali, adattandosi a dormire in un fienile, lavorando sette giorni su sette. Nel 1953: Servizio militare nell’8° Alpini, Battaglione Feltre, il primo posto in cui si trovò davvero bene. Nel 1954: emigra in Svizzera a Basilea dove lavorò fino al 1960, anno in cui sposò in Italia la signora Luchetta Maria. La moglie dovette rientrare in Svizzera per impegni di lavoro, ma a Luigi non fu rinnovato il passaporto e fu costretto a disdire gli impegni di lavoro a Basilea. La moglie lo raggiunse in Italia dopo breve tempo ed insieme si trasferirono a Moncalieri (TO) nel 1962, dove Luigi ha trovato lavoro fino alla pensione. Luigi è amante dell’avventura e della ricerca eppure è perseguitato dalla sfortuna?! Comunque ha superato indenne le dure esperienze ed ora vive in serenità con la moglie e la figlia che, con due nipoti, vive a Collegno.

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BUOGO dr. ANTONIO TO2011 Nasce il 23 ottobre 1927 a Torino Socio “ante litteram” dell’Associazione Trevisani nel Mondo Discendente di 3° generazione di imprenditori tessili, originaria di Follina (TV). Una proprietà disponibile a Follina, ha consentito al Dr. Antonio, di conservare intensi legami con la gente del luogo per la loro particolare affabilità e cordialità. Si laurea a Torino in Scienze Agrarie nel 1952. Erede dello spirito di ricerca del nonno, affronta molteplici esperienze nel periodo 1955 – 1977, mettendo a frutto la sua cultura e le sue capacità. Ricercatore presso l’istituto di Patologia Generale di Torino; insegnante di tecniche agrarie alla Facoltà di Agraria a Torino, all’Istituto Agrario di Canale (CN), all’Istituto Agrario di Volpiano (TO), all’Istituto Bonafus di Torino; insegnante di matematica ed osservazioni scientifiche all’Istituto Fontanesi di Torino. Nel 1977 è nominato Direttore della Sezione Manoscritti e libri vari nella Biblioteca Civica di Torino, dove lavorò fino alla pensione. In quest’ultima attività ebbe l’opportunità di andare alla ricerca di come un suo progenitore contribuì fattivamente nell’opera di unificazione dell’Italia, con particolare riferimento al nonno Antonio Buogo. P.S. Il nonno Antonio, nato a Follina nel 1842, a soli diciassette anni, va in Piemonte nel 1859, emigrando per ideali. Arruolatosi nel corpo dei Bersaglieri, partecipò alle campagne del 1859 e del 1866. In quest’ultima fu ferito meritando onorevoli decorazioni di cui una francese. In seguito emigrò a Barcellona dove fu “Socio Fondatore” della “casa degli Italiani” di quella città. La sua attività di importatore di lane si svolse tra Barcellona e Biella. Dopo la Prima guerra Mondiale si stabilì a Torino con la moglie ed il figlio Vittorio; qui vi morì nel 1924.

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CANCIAN SANTE TO2011 Nato il 31/03/1931 a Oderzo (TV) Dodicesimo di tredici fratelli in una casa di campagna. Scuola elementare e quindi garzone falegname: il futuro?! Emigrazione! Lavora pensando quale decisione prendere per il futuro.. Si fidanza e rimane indeciso fino all’anno 1950. Informato da un fratello già emigrato in Argentina, che in quel paese era facile trovare lavoro, lascia il paese e parte per il Sudamerica. Delusione! Capisce subito che li non c’era un facile avvenire come qualcuno voleva far credere; in quell’immenso paese era già difficile sopravvivere per i disagi quotidiani. Per dormire bisognava assicurarsi dell’assenza di topi sotto il cuscino ed appendere in alto scarpe ed indumenti per evitare che fossero rosicchiati. Ebbe modo di far visita ad uno zio proprietario di un ristorante , ed emigrato nel 1900 in provincia di Caco , rilevando la difficoltà di vivere a causa della scarsità dell’acqua. Scavano assieme un pozzo di circa 10 m. e trovano l’acqua; per controllare la potabilità, vi immergono un rospo vivo che fortunatamente sopravvive. Lavorando duramente da falegname si fa apprezzare e pensando sempre alla fidanzatina di Oderzo, diventa proprietario di una bella casa. Con il contributo del governo argentino, fa arrivare la “Promessa” nel 1955 si sposano. Il fresco profumo delle “radici venete“, aumenta in lui la nostalgia del paese, e nel 1958 decidono di rientrare in Italia ; ad Oderzo. Rientro movimentato dalla tempestiva visita del Maresciallo dei Carabinieri che lo manda al distretto per assolvere gli obblighi di leva . La fortuna lo favorisce, poiché altri sei fratelli avevano già assolto tale obbligo, e così viene esonerato da tale impegno. Si trasferisce a Torino, dove sono già accasati i genitori della moglie, e trova lavoro presso la carrozzeria Pinin Farina. Lavora e studia la sera per tre anni presso la scuola tecnica, e guadagna considerazione nell’ambiente di lavoro.

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Viene promosso ad altri incarichi fino ad assumere un posto di responsabilità nelle linee di lavorazione dei prototipi delle vetture, fino alla pensione. Dopo le difficoltà superate all’estero , l’inserimento in terra Piemontese è stato molto facile e pieno di soddisfazioni, mentre la famiglia si arricchiva della presenza di due figlie. E’ uno dei primi soci della sezione di Torino di cui è Vice Presidente.

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CROSATO MARIA GRAZIA TO2011 Nata l’11/05/1944 a Morgano (TV). Visse per vent’anni in una famiglia di agricoltori mezzadri, in seguito diventata proprietaria di terreni. Non era quella la vita che le si confaceva, voleva studiare sognando di acquisire almeno il diploma. Il padre cercò di assecondarla inserendola in una scuola commerciale, cosa da lei non gradita. Per obbedienza completò questa scuola, quindi partecipò a un esame integrativo, riuscendo ad inserirsi a Ragioneria dove conseguì il Diploma. Sogno realizzato con tenacia! Era tempo di dare una mano alla famiglia che ne aveva bisogno; ma come....? In zona non riusciva a trovare un posto idoneo alle sue aspettative. Era impaziente! Decise di emigrare a Torino dove dei parenti l’avevano preceduta; il Piemonte a quel tempo era un miraggio. Pensava di potersi inserire per qualche tempo in un lavoro idoneo, e quanto prima ritornare dai suoi genitori. Per qualche mese ebbe solo lavoro saltuario poco entusiasmante, ma finalmente venne assunta da una media azienda (Casa Editrice Minerva) in prova per tre mesi, quindi assunta a tempo indeterminato. La nuova attività la assorbì con soddisfazione, per l’apprezzamento del titolare e dei colleghi di lavoro, facendole ritrovare un po’ “di Famiglia”, che a lei tanto mancava. Aveva solo il rimpianto di non poter rispettare la promessa fatta ai genitori di ritornare da loro. E’ riconoscente a Torino che le ha permesso di far crescere l’orizzonte delle sue conoscenze. Ha scoperto che la città è uno scrigno di tesori ed opere d’arte, tutte da ammirare nel tempo libero di cui ora dispone. E’ tesoriera attenta e competente della sezione di Torino.

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DA SOLLER RITA TO2011 Nasce l’8 novembre 1935 a Cison di Valmarino (TV) Sposata nel 1956 ebbe due figli (ora è vedova). La sua prima esperienza da emigrante fu nel 1950 (non aveva ancora quindici anni), quando andò presso una famiglia di Biella dove avevano bisogno di una tata per due bambini (uno doveva ancora nascere). Sono i Conti Babo Bertone di Sanbuy che la accolsero con simpatia e benevolenza e questo fu per lei un grande aiuto per mitigare la sua timidezza per distacco dalla sua famiglia. Ancora oggi, conserva la sua amicizia con la Contessa, che ora risiede nel Castello di Monale d’Asti dove a suo tempo, Rita andava in estate in compagnia dei bambini. Questa esperienza fu importante per lei e, in seguito, le servì anche per crescere i suoi figli. Ricorda i suoi primi stipendi mandati a casa per comperare la stufa che ancora oggi conserva funzionante nella sua casetta di Soller (TV). Sì, sì, tutto bene, ma aveva però dei momenti di struggente nostalgia quando nei suoi pensieri sentiva la voce della madre che la chiamava; si sentiva capace di ritornare a casa anche a piedi. Con la saggezza di chi sa di aver compiuto interamente il proprio dovere, vive serenamente a Pianezza, vicino a Torino.

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DE PAOLI MARIA TO2011 Nata a Monfumo (TV) Maria ed il fidanzato Ceschi Richelmo vivono nelle ristrettezze comuni a quasi tutti gli abitanti del luogo. Discutono di quale possa essere il loro futuro e, non trovando soluzioni idonee nella zona, decidono di unirsi trasferendosi in Piemonte dove avrebbe lavorato anche lei. Si sposarono nel 1950 e lo stesso giorno lasciarono Asolo , non per il viaggio di nozze, ma per cercare lavoro in provincia di Torino accasandosi presso conoscenti. Lei trovò subito un lavoro da domestica, mentre il marito cercando un lavoro fisso, eseguiva qualsiasi piccolo mestiere che le veniva proposto. Un amico (amico vero) lo fece assumere come autista da un trasportatore. Lavorò sodo per parecchi anni finché, unendo il suo stipendio alle entrate della moglie, riuscì ad accumulare i risparmi sufficienti per acquistare un autocarro con il quale in autonomia lavorò fino al 1983. La fortuna non li aveva dimenticati e la loro costanza ebbe il sopravvento sulle avversità.

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FABBRO RAFFAELLA TO2011 Nata il 4/07/1930 a S. Giacomo di Vittorio Veneto (TV). Prima del matrimonio lavorò in un’industria tessile del Vittoriese e fece la sarta. Sposò Angelo Pagotto che lavorava in Piemonte dal 1949, e si trasferì a Torino nel 1954, diventando casalinga. Il marito lavorava nella tenuta La Mandria come cameriere nel Castello quindi caseario nel locale Caseificio. Il marito fu assunto in FIAT nel 1959 dove si fece apprezzare per la sua capacità ed affidabilità che gli valsero l’assegnazione ad un gruppo di tecnici inviati nel 1970 in Russia, per l’avviamento di una nuova produzione automobilistica (La Ziguly). La fidata e dolce casalinga, diede due figli ad Angelo, che, fuori dagli impegni di lavoro in Fiat, si sentì spinto a incrementare le entrate lavorando a Villa Sassi, dove per la sua competenza ebbe modo di servire a tavola teste coronate e capi di stato. Angelo lasciò la sua amata Raffaella nel 1998, raccomandandole di ricordarlo sempre ed in particolare agli incontri della sezione ATM di Torino ai quali lui non avrebbe più potuto partecipare.

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FAVARO BRUNO TO2011 Nato il 03/12/1930 a Morgano (TV) Ultimo di quattro fratelli maschi vive con i genitori che coltivano un piccolo podere di proprietà la cui redditività è insufficiente per far vivere dignitosamente la famiglia di sei persone. I due fratelli maggiori scelgono altre attività più remunerative e lasciano la famiglia; Tranquillo farà l’autista ed Evaristo il finanziere. Diminuiscono i disagi famigliari, ma non quanto necessario. Bruno decide che è arrivato anche per lui il momento di scegliere cosa farà da grande. Dopo 18 mesi di servizio militare oltre al lavoro dei campi, decide di fare lavoretti fuori casa, compreso il commercio di prodotti ortofrutticoli. Il guadagno è piuttosto scarso, precari sono i lavori: non è la soluzione per il suo futuro. Nel 1961 sposa Adriana, con la quale decide di provare a lavorare la terra di proprietà, vivendo nella casa paterna assieme al fratello Silvio sperando di aumentarne il reddito. Purtroppo la convivenza e la comunione dell’ambiente resero difficili i rapporti famigliari e Bruno decise che era tempo di cambiare lavoro e paese per il bene della sua famiglia. Nel 1961 viene assunto alla Pirelli e per otto mesi lavora a Milano in attesa di essere trasferito a Settimo Torinese. Ciò avviene nell’estate 1962; affitta una casa e si fa raggiungere dalla moglie. Si sente finalmente realizzato, pieno di fiducia e di speranza, anche perché la moglie ha trovato lavoro. Nel anni 1964 -1966 nascono i loro due figli, ma la moglie è costretta a lasciare il lavoro per accudire i bambini. Il lavoro va bene e dà soddisfazione, ma un tarlo (la nostalgia delle radici) rode entrambi i coniugi che spinti da tale impulso, nel 1969 ritornano in Veneto, a Conegliano, per lavorare alla Zoppas. Nuova delusione; le aspettative di lavoro non erano quelle che lui sperava e, a malincuore, decidono di rientrare in Piemonte. Fortunatamente, 1971, la Pirelli di Settimo l’ho riassume nel

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reparto controllo qualità (segno evidente che la sua precedente presenza era stata molto positiva). Vi lavora fino al 1997, quando va in pensione utilizzando il prepensionamento. Bruno è grato a Torino perche ha offerto a lui ed alla famiglia l’indicazione della strada più appropriata da percorrere. Provare e riprovare per la miglior soluzione è indice di determinazione e fiducia.

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FOLTRAN IRMA TO2011 Nasce il 17/11/1933 a Conegliano (TV) In una famiglia di agricoltori, composta da otto fratelli ed i genitori, Irma non ebbe una vita facile nella famiglia numerosa. Ha dovuto iniziare, a soli dieci anni, a lavorare fino ai diciotto anni presso quattro famiglie della zona quale donna di servizio. Nel 1951 si trasferì per analoghi lavori a Milano e ciò fino al matrimonio celebrato nel 1957 con Bittus Egidio (di S.Pietro di Feletto). Si trasferirono in provincia di Asti dove nacque la figlia Rosangela. Lavorarono alle fornaci ed in agricoltura, cambiando residenza per quattro volte, inseguendo i posti dove la buona volontà veniva pagata. Finalmente nel 1961 il marito viene assunto alla FIAT, lavoro sicuro, e si trasferiscono a Torino. Anche Irma lavora fino al 1988 e, unendo i due introiti, risparmiando la lira su tutte le spese, sognando di avere quattro mura in proprietà. Il Desiderio si realizza nel 1988, acquistando un appartamento a Beinasco, dove si trasferiscono. Il travaglio delle origini era finito e dimenticato, ora la vita concedeva un avvenire più sereno e felice.

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GENOVESE ANTONIO TO2011 Nato a Bavaria (TV) il 27 Novembre 1921 morto il 04/06/2011 a Torino Nasce in una famiglia di braccianti con quattro figli al cui sostegno provvedono i genitori lavorando alla manutenzione del bosco del Montello. I proventi sono inadeguati al sostegno della famiglia e il padre decide di emigrare in Francia, dove spera di trasferire la famiglia. Antonio, il maggiore del fratelli, va alla scuola elementare e la mamma gli raccomanda che se vuol mangiare, ritornando dalla scuola, deve raggiungerla nel bosco; cosa che egli fa e trova la sua fetta di polenta con dei fichi secchi, aiutando poi la mamma nel lavoro fino a sera. E’ una dura storia di vita che insegna al bambino ad accettare ed affrontare le difficoltà dell’esistere. Il padre crede sia tempo di realizzare il sogno di trasferire in Francia tutta la famiglia e invita la moglie a vendere tutto quello che era possibile. E’ però solo un Lampo che subito si spegne, ed il padre, totalmente invalido per un incidente sul lavoro, ritorna a Bavaria. E’ il 1933 ed Antonio ha solo 12 anni, ma non si arrende ed a 16 anni è già capo famiglia con un libretto di lavoro. Nel frattempo era andato servire una famiglia di contadini per un anno, pagato con 200 lire e 2 sacchi di granoturco. Finalmente a 16 anni trova lavoro a Tolmino presso una ditta costruttrice di dighe, fino al 1937 all’inaugurazione della centrale idroelettrica. Nel 1938 altro lavoro simile in galleria in provincia di Rieti fino alla fine del 1940, dovendo rientrare perché aveva ricevuto la cartolina di precetto. E’ la vita! senza soste cresce il numero dei problemi che Lui affronta con un sorriso, presentandosi alla caserma di Verona dove viene assegnato al genio minatori, allenati ad assaltare i fortini nemici. Parte per la Jugoslavia viene assegnato al plotone guastatori, attraversando gran parte del paese e, come responsabile del gruppo, provvedeva alla realizzazione dei campi minati. Un po’ di fortuna anche per lui sotto le vesti di un’infezione intestinale che lo blocca per un mese, esonerandolo da un’azione

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di guerra in cui perse la vita un suo amico e fu ferito il suo sostituto. A settembre del 1943 lo colpì la malaria venendo ricoverato in un ospedale di Gorizia, dove lo sorprese l’armistizio dell’otto Settembre. Con alcuni amici fuggì in treno per ritornare a casa, ma a Udine fu bloccato da militari che li rinchiusero in un campo d concentramento; destinazione Germania! Riuscì ad evadere dal campo assieme ad altro militare, ed in treno raggiunse Conegliano (TV) a 18 Km da casa, percorso che compì a piedi di notte, attraversando il fiume Piave, ed arrivando ad abbracciare i suoi cari. Lavorò sotto i tedeschi con alterne fortune e pericoli fino alla fine della guerra (1945). E ora caccia al lavoro! Lui era il cacciatore ed il lavoro, la lepre. Il cacciatore aveva però in più costanza, coraggio e fiducia. Tentò l’espatrio in Francia: bloccato e rispedito a casa. Provò a Chivasso porte chiuse e ritorno a Bavaria. Trova lavoro per due anni a ORA (TN); ottiene quindi il visto per la Francia e lavora nella miniera di Pas du Calais fino al 1950, ritornando in Italia. Per qualche tempo resta al paese e nel 1954 trova lavoro a Torino presso un impresa stradale. Ebbe però un incidente di lavoro che lo costrinse per sei mesi a lunghe cure che effettuò a Bavaria. Fu l’occasione per trovare l’anima gemella e nel 1955 sposa la sig.

na Menegon Sabina e si stabiliscono a Torino.

La peregrinazione era finita, il cacciatore aveva preso la lepre, ora il lavoro era sicuro e stabile. Analizzando gli eventi, si può affermare che Antonio ha avuto una vita tuttaltro che facile ma sotto quel sorriso, che sapeva accattivare chi era con lui, c’era un carattere forte capace di affrontare e superare le difficoltà, senza rassegnarsi alle sconfitte, alle quali contrapponeva nuove prospettive. Era un vero uomo “RAZZA PIAVE”, come lui amava definirsi. N.B. va precisato che Bavaria è una frazione di Nervesa della Battaglia, a ridosso del Montello, ricco di piante d’alto fusto, ben noto per le vicende della Guerra 1915÷1918.

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MAGON PIETRO TO2012 Nato a Bolzano, il 10 Ottobre 1939 GREGO BERTILLA nata il 09/05/1942 a Tezze sul Brenta (VI) Bertilla dice: “il Destino ha voluto che incontrassi Pietro”; si può aggiungere che quel destino era intelligente perché aveva intuito di unire due volontà con grande resistenza al sacrificio e di capacità del FARE! La sua famiglia, sei fratelli e i genitori, viveva nelle ristrettezze del lavoro dei campi, in un paese senza risorse e, dove il futuro non prometteva miglioramenti. Una sorella si era già trasferita per lavoro a Torino e fu l’unica possibilità che spinse Bertilla a 17 anni a raggiungerla, avendole trovato lavoro presso una famiglia torinese. Il ragazzino Pietro,vivendo a Bolzano, aveva conosciuto un fratello di Bertilla che si era trasferito in città con la famiglia e faceva con successo l’idraulico. Amicizia e simpatia li legarono e l’esperto lo fece lavorare nei suoi impegni quotidiani, insegnandogli l’arte dell’idraulico, facendolo innamorare di quell’attività che diventò la sua passione. Fece il servizio militare a Torino, dove ebbe modo di rivedere Bertilla che già conosceva, e decise di stabilirsi in questa città. La reciproca simpatia si era trasformata in amore che li portò all’altare nel 1963, quando lui lavorava in FIAT (centrale termica) dopo aver lavorato per due anni in un'altra ditta. Si erano unite due volontà con obiettivi ben precisi; raggiungere un’adeguata autosufficienza che consentisse loro di acquisire casa e terreno propri. Anche Lei lavorava in FIAT, e i turni di lavoro occupavano ca. 8 ore al giorno, ma la loro giornata di lavoro effettivo era ben più lunga. Lei usava tutte le sue conoscenze e capacità lavorando per terzi, come pure Pietro faceva l’idraulico allo stesso modo. Sfruttavano le ore del giorno disponibili, i sabato, le festività e le ferie riuscendo ad acquisire la sospirata proprietà nel 1969. In questa proprietà misero a frutto la loro esperienza realizzando un accogliente alloggio, aggregato a un giardino (la passione di Bertilla), a un ricco orto e a un frutteto.

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Nella proprietà avevano previsto di poter realizzare un altro alloggio per la figlia; realizzato in un secondo tempo. Nel 1967 nacque la figlia Elena e fu una vera gioia per i genitori che vedevano premiate le loro fatiche, prevedendo un futuro più roseo, tanto più che nel tempo essa fece fiorire due rose, Giulia e Francesca che, da nonni, accudiscono a tempo pieno. Chi sa FARE, e ha la capacità e volontà di superare le difficoltà, riesce a realizzare anche i “sogni”. Sono ambedue membri attivi e capaci nelle attività della Sezione ATM di Torino.

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MAGRO GIUSEPPE TO2012 Nato a Premaor, fraz. Miane (TV) il 16 Aprile 1919 La sua giovinezza maturò in una zona collinare delle prealpine venete, facendogli apprezzare l’ambiente e le persone; la vita era semplice e senza inimicizie. Si può dire che lui imparò ad amare il prossimo e questo sentimento lo espresse alla fine della guerra 1940-1945, da lui vissuta tutta come militare: “Finalmente la guerra è finita ed io sono contento di essermi salvato e di non aver mai sparato contro nessuno.” Inizio presto ad essere utile alla famiglia e a soli 15 anni seguì il fratello maggiore a Milano lavorando alla elettrificazione della Stazione Centrale. Lavoro pesante per un giovane che doveva portare a mano con una carriola il cemento per la fondazione dei pali. Dormiva su una brandina nel locale di lavandini, la dieta era costituita da pane e formaggio, mattino mezzogiorno e sera. Fortunatamente un medico notò che lo stato di salute della non era soddisfacente e provvide a farlo ritornare a casa. Nel 1939 parte per il servizio militare a Trieste, brig. Sassari, segue con profitto un corso di alfabeto Morse venendo assegnato alla compagnia Comando proponendolo al grado di caporale. Grado che rifiutò perché non era attirato dal ruolo di comando e venne assegnato all’infermeria come attendente del capitano Medico. Scoppio la guerra e la brigata fu inviata in Jugoslavia (FIUME-ZARA SPALATO- KNIN) e lui fece l’infermiere in condizioni ambientali drammatiche. Nel 1942 la brigata fu assediata, senza possibilità di rifornimenti e comunicazioni, dovendo sopravvivere ad un rigido inverno. Fu bruciato tutto quello che era possibile compresi gli steccati delle case e la tettoia che i muli avevano abbattuto per nutrirsi i muli furono macellati e conservati sotto la neve diventando il nutrimento che permise loro la sopravivenza. Nel 1943 ebbe una breve licenza, mentre il reggimento veniva trasferito a Roma. Rientrò a Bracciano dove si era accampata

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l’infermeria, vicino ad una cascina che assicurava loro altri rifornimenti per la cucina in cambio di aiuto nei campi. L’8 settembre 1943, deposte le armi e tutti a casa! Con alcuni amici caricarono su un mulo le loro cose e cibo, s’incamminarono per il Veneto. Furono intercettati dai Tedeschi che li spogliarono di tutto, mulo compreso, ma per fortuna li lasciarono libri di proseguire, arrivando alle loro case percorrendo a piedi quasi tutto il tragitto. Nel 1946 emigrò a Torino lavorando per 3 anni con un impresa che riparava linee telefoniche distrutte dalla guerra, sia in città che nella periferia, trasferendo scale e attrezzi sempre a piedi. Viveva in una soffitta al freddo e d’inverno era una lotta con il ghiaccio per servirsi dell’acqua. Nel 1948 ritornò a Premaor per le elezioni, ritrovando la sua simpatia, Zina. (Si fidanzarono, sposandosi nel 1952: ebbero 2 figli che li arricchirono di 4 nipoti). Nel 1949, avendo trovato lavoro presso la Cartiera Italiana, si stabilì a Torino, prima come magazziniere e poi, avuta la patente ed essendo persona di assoluta fiducia gli assegnarono una vettura per i servizi della ditta. Con il nuovo mezzo lavorò senza risparmiarsi secondo le necessità dell’azienda (giorno e notte, inverno ed estate) senza avere alcun incidente. Andato in pensione, dal 1969 e per molti anni, richiamato dall’amore per la terra d’origine, trascorse a Premaor la primavera, l’estate e l’autunno. Nel 1961 fu socio fondatore dell’Associazione Emigranti di Premaor e nel 1996 collaboro fattivamente alla fondazione della A.T.M. di Torino; esempio del suo legame con la terra Trevisana. Giuseppe è una persona che ha saputo coltivare il sentimento dell’amicizia e non conosce nemici.

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MARIOTTO FORTUNATO TO2011 Nasce nel 1925 a Falzè di Piave (TV) Il paese, lambito dal fiume Piave, si trova nella piana di Sernaglia della Battaglia. L’avventura della famiglia composta da undici fratelli (dieci maschi) ha inizio nelle ristrettezze di una baracca, residuo della guerra 1915-1919. E’ facile pensare che nel DNA della famiglia sia impresso il ”desiderio dell’emigrante” per abbandonare le difficoltà del vivere quotidiano. Infatti nove fratelli emigrano chi in Francia, chi in Svizzera, chi a Torino e chi in Canada: una vera diaspora!. Fortunato comincia a lavorare a diciotto anni, andando con il padre a Fiume nel marzo del 1943. Pochi mesi di lavoro e l’8 settembre del ’43 sono costretti ad abbandonare la città a piedi. Percorsero in due giorni 70 chilometri che li dividevano da Trieste. Assolse il servizio militare nel 1947 e poi, con passaporto e contratto di lavoro, parte per la Francia dove lavora a 1500 metri di quota per la costruzione di una diga. Lavoro duro sia per l’orario (10 ore al giorno) che per l’uso dell’attrezzo di 45 chilogrammi detto “spaccavite”. La stessa ditta lo trasferì come carpentiere in una miniera di carbone; lavorò alla costruzione di grandi silos per il deposito e la spedizione del carbone. Il lavoro era meno pesante e più sostenibile. Per assecondare la moglie, accettò un lavoro in Inghilterra quale addetto ai lavori domestici, trasferendosi nel 1951 con l’impegno di non avere figli! Ma stava arrivando il primo di tre figli ed il lavoro durò così solo pochi mesi, trasferendosi in una fattoria dove lavorava il cognato. Nel 1955 lasciò l’Inghilterra accasandosi a Torino dove un fratello gli aveva trovato lavoro presso un’impresa edile come carpentiere in ferro. Con lo spirito di iniziativa di cui era dotato, usò la sua specializzazione creandosi un’attività autonoma, assumendo tre operai. Attività questa che durò fino al 1964 quando un male alle gambe lo costrinse a lunghe cure intervallate a lavori saltuari fino al 1970 quando fu assunto in una fabbrica di componenti per veicoli dove lavorò fino alla pensione nel 1983.

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La sua vita è stata un duro pellegrinaggio, ma se è sopravvissuto con onore alle avversità ciò è dovuto sia alle sue doti nel saper adattarsi ed apprendere, che al nome che porta fortuna: Fortunato! Dotato di spirito amichevole ha saputo esternare i suoi sentimenti al mondo che lo circonda, scrivendo storie e poesie che gli hanno meritato stima e simpatia tra gli amici che lo hanno definito “Poeta Ruspante”. Socio fondatore della Sezione Trevisani di Torino di cui è stato per molti anni attivo componente del Consiglio di Sezione.

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PAGOTTO NATALIA TO2011 Nasce il 21/12/1937 a Mogliano Veneto (TV). Originaria di una famiglia di contadini (sette fratelli), nel 1956 si trasferisce a Torino presso la sorella del fidanzato Corrado Battagliarin. Si rende subito indipendente prendendo servizio come domestica fissa, senza perder di vista migliori opportunità di occupazione. Dopo alcuni mesi ottiene la responsabilità di una portineria condominiale con usufrutto dell’alloggio. Il nido è pronto ed a dicembre del 1956 sposa il suo Corrado, tutti e due lavorano e la vita incomincia a farsi più rosea anche perché arrivano tre figlie. Ma l’abitazione comincia ad essere stretta; è necessario cercare un’abitazione più decorosa per cinque persone. Inizia la ricerca con caparbietà, nonostante la fatica i rifiuti e le umiliazioni e finalmente nel 1960 trovano un alloggio dove potersi trasferire. Ora possono sognare con più tranquillità di possedere una casa propria. Il progetto si realizza nel 1966 con l’assegnazione di un alloggio popolare. “CASA NOSTRA, QUANTA FELICITA” Nel 1967 entra al lavoro in un’industria metal meccanica, dove il lavoro è pesante, ma questo secondo introito consente alla famiglia di acquisire una seconda casa con un orto sulle colline presso la città di Pinerolo, a pochi chilometri da Torino. Le difficoltà sono alle spalle, le incomprensioni sono state superate e Natalia si sente integrata a pieno titolo nell’ambiente torinese dove trova molti amici e finalmente si sente realizzata e necessaria per la realtà che la circonda. Di carattere affabile e positivo, ha partecipato alla fondazione della Sezione, incontrando molti amici e, considerazione prima, come tesoriere ed organizzatrice, quindi come Vice Presidente della Sezione.

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PERENCIN ATTILIO TO2011 Nato a Susegana (TV) il 26 aprile 1933 e morto il 14/05/2005 a Torino La vita dell’agricoltore in una famiglia, con il padre Francesco (ex corazziere) la mamma Maria Buoro e sei fratelli, non era facile ed in Attilio maturò la decisione di crearsi un futuro con il lavoro e lo studio. Assolse il servizio militare come alpino nel battaglione Susa nella Caserma di Rivoli. Questa esperienza gli fece apprezzare l’ambiente piemontese, le sue fabbriche ed il suo spirito poliedrico individuò la strada del suo futuro. Si trasferì a Torino nel 1954. Per alcuni anni ha lavorato come boscaiolo in Val Maira (CN) iscrivendosi anche nell’Istituto Sociale di Torino, frequentando i corsi serali di avviamento. Nel 1958 si sposa con Maria Luisa Doimo dalla quale avrà tre figli, il primo dei quali nasce con un grave difetto motorio causato da un errore medico durante il parto. Questo evento negativo non abbatte il suo spirito del “FARE”, anzi, trova una nuova spinta perché dovrà dare a suo figlio un possibile futuro. Non ha ancora il diploma, ma viene assunto alla FIAT GRANDI MOTORI come operaio, continuando i corsi serali. Si diploma e nel 1961 viene assunto alla FIAT MIRAFIORI come disegnatore. Vengono apprezzate le sue capacità che gli fanno guadagnare stima e responsabilità fino a diventare QUADRO. Con tale qualifica va in pensione nel 1999. Per lui il lavoro dipendente ha degli orari fissi, ma la giornata è più lunga e ci sono le feste, i festivi e le ferie che gli consentono di attivarsi in proprio nella lavorazione del ferro e dell’alluminio e di acquisire risorse per l’obiettivo di dare sicurezza alla famiglia e al figlio disabile. Costruisce una bella casa con la possibilità di avere un orto e senza barriere che permettono a suo figlio Emanuele di spostarsi con facilità. Oltre a questo lavoro extra è attivo nell’assistenza ai disabili e con altre persone che con lui condividono la stessa esperienza

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della disabilità, collabora alla fondazione di una Associazione per la tutela dei diritti delle persone con disabilità fisica (A.I.A.S.). L’Associazione ottenne riconoscimenti dalle pubbliche autorità quali: - Inserimento delle persone disabili nelle scuole pubbliche con

insegnanti di sostegno - Abbattimento delle barriere architettoniche in molte strutture

importanti della città - Servizio taxi per disabili con l’opportunità di utilizzare dei buoni

per gli spostamenti all’interno della città in sostituzione dei mezzi pubblici

Il suo impegno nel sociale è stato molto importante e determinante per molti servizi che ancora oggi vengono utilizzati. Fu uno dei soci fondatori della Sezione A.T.M. di Torino di cui divenne primo vice presidente, collaborando con efficacia alla realizzazione delle attività della Sezione; ancora oggi sentiamo la mancanza della sua opera. Neppure la grave malattia che lo aveva colpito fermò il suo impegno verso la famiglia ed i più bisognosi, segno evidente di un vero “BENEFATTORE” quale Attilio fu.

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PIEROBON Pietro TO2011 Nato il 23/10/1940 a Cittadella (PD) Pietro, quarto di 6 figli cresce in una famiglia di agricoltori con gravi problemi finanziari, per cui ogni giorno il problema principale è sopravvivere. Sarà per lui una scuola di vita dura per affrontare, con la massima decisione e disponibilità, il proprio futuro. Il padre, dopo aver combattuto nella guerra del 1915 -18 e 7 anni di emigrazione in Austria, era rientrato a Cittadella senza aver fatto fortuna. Sposato con Marcellina, condusse una vita di stenti, fame e malattie. Unica consolazione un grande spirito di solidarietà creatosi tra tutti i componenti la famiglia, guidati dall’esempio dei genitori. Pietro, ancora bambino, aiuta nel lavoro dei campi con tutta la forza di cui dispone, imparando che bisogna spendersi per gli altri e non pensare solo a se stessi. Gradualmente matura in lui la convinzione che le difficoltà si affrontano con la volontà ed il lavoro a costo di accettare forti sacrifici. Nel 1946 il padre si ammala, e non ci sono i soldi per curarlo. Decidono di emigrare in Piemonte dove ci sono più opportunità di lavoro e nel 1947 tutta la famiglia coglie un’opportunità e si trasferisce a Torino. Pietro ha 17 anni, è maturo per cercare un lavoro, un lavoro qualsiasi per aiutare la famiglia. Già il giorno successivo al loro arrivo trova lavoro facendo borse e borselli nel cortile di casa. Frequenta la parrocchia e si fa apprezzare dal parroco che lo consiglia al titolare di un’officina meccanica, che lo assume. Lavora 10 -12 ore al giorno, sabato compreso. I soldi per le necessità della famiglia, con il padre da accudire e curare, non sono ancora sufficienti, e Pietro imple-menta la giornata lavorativa, nelle ore serali,. allo stampaggio di oggetti di plastica e alla confezione di vasetti per fiori da eseguire in casa. Finalmente nel 1970 viene assunto alla Alenia-velivoli di corso Marche dove lavora per 36 anni fino alla pensione.

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E’un lavoro sicuro ma non sufficiente a garantire il necessario per la famiglia e Pietro prolunga l’impegno lavorando fino alle ore 21 30’ presso un’officina meccanica di stampi. Nel 1967 conosce Anita Lombardi; simpatia ed amore li condu-cono all’altare nel 1968 e, dalla loro unione, arrivano i figli Andrea e Luca. Gli arredi della loro casa vengono acquistati in tempi cadenzati dalla disponibilità della cassa: non si devono fare debiti! Ha considerato il lavoro un dovere, spendendo solo quello che la sua fatica quotidiana porta a casa. Sa quanto sia gradito ricevere un dono e lui provvede a donare ai più bisognosi parte del suo tempo. E’ membro del Direttivo della sezione ATM di Torino sempre disponibile ed attento a dare sostanziale aiuto nell’attività del-l’associazione.

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POSSAMAI ANGELA TO2011 Nasce il 6/11/1936 a Cison di Val Mareno (TV) Lei e la sorella vivono in ristrettezze, ma Angela era comunque una bambina felice osservando l’amore che univa i suoi genitori. Collaborava con la mamma alla spigolatura nel periodo della trebbiatura per dare sollievo al bilancio familiare. Visse gli ultimi periodi della guerra 1941-1945) con il timore dei tedeschi a causa dei rastrellamenti effettuati per la presenza dei partigiani nella zona. Seguì un periodo migliore per la famiglia poiché il padre faceva il fuochista in una filanda, dove lavorava anche la sorella maggiore. Finite le elementari la ragazzina andò a servizio a Vittorio Veneto fino ai 17 anni ed in tale periodo si fidanzò con De Bortoli Marino, suo futuro sposo. Ritornò per breve tempo a casa dove trovò lavoro come lucidatrice di mobili. In questo periodo matura in lei la volontà di fare qualsiasi lavoro pur di aiutare la sua famiglia. Le decisioni che in seguito prenderà saranno frutto di tale determinazione. Nel 1954 a soli 18 anni emigra in Svizzera con un contratto di lavoro presso un scatolificio. L’ambiente di lavoro le piace, come pure apprezza le regole di vita della gente. Convince anche il fidanzato (Marino) ad emigrare per lavorare in un laboratorio di falegnameria. Il loro fidanzamento procede felice e decidono di sposarsi in Italia nel dicembre del 1959. Il loro viaggio di nozze fu il rientro in Svizzera per il lavoro. Il marito per contro non si sentiva ambientato nel nuovo paese, desiderava rientrare in Italia. Aveva parenti a Torino che lo avrebbero aiutato. Nel 1960 si trasferiscono a Torino dove lui lavora come carpentiere in una impresa edile. Nel 1961 viene assunto dalla FIAT Ferriere come manovratore di carroponte, lavoro che esegue fino alla pensione nel 1984, senza smettere di effettuare lavori extra di falegnameria che gli consentono di creare una disponibilità finanziaria per il progetto “casa propria”. Da parte sua Angela, mentre accudisce la famiglia e mette al mondo due figli maschi, provvede ad alimentare il gruzzolo “CASA”, lavo-rando in proprio per una sartoria.

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Il desiderio si materializza nel 1976 con l’acquisto di un apparta-mento e, appena i figli non hanno più bisogno della sua conti-nua attenzione, Angela trova lavoro presso una famiglia per accudire un bambino. Il suo rapporto con questa famiglia è ottimo ed è apprezzato, tanto da convincerla ad accettare l’offerta di continuare la collaborazione. Collaborazione che dura ancora oggi. Angela si trova bene a Torino, dove si sente pienamente inte-grata anche se la nostalgia del paese di origine permane inde-lebile. Essa fu tra i primi soci della Sezione A.T.M. di Torino, fa parte del Consiglio direttivo con responsabilità e capacità di operare nell’organizzazione dei nostri programmi.

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REGINATO ROSETTA TO2011 Nasce ad Asolo (TV) il 31/07/1940 La famiglia di operai, composta da sette persone, aveva difficoltà per sopravvivere decorosamente e Rosetta, a soli 14 anni, con molto coraggio nel 1954 si trasferì a Torino prendendo servizio presso una famiglia, lasciando il cuore nei dolci colli asolani. La nuova esperienza di lavoro non fu felice e difficoltà ambientali la convinsero a cercare al più presto un’altra occu-pazione. Si accasò presso un’altra famiglia per accudire un bambino, dove lavorò per soli quattro mesi; infatti nel frattempo si era trasferita a Torino la sua famiglia, così poté rientrare nell’ambito familiare. Nel 1955 fu assunta come operaia presso un opificio di Maglie, dove conobbe il suo futuro sposo (Bonamigo Ilario – trevisano). Si sposarono nel 1959 unendo in tal modo due volontà pronte a qualsiasi sacrificio pur di avere un nido in proprietà. Acquistarono così un terreno nella cintura di Torino ed iniziarono il dopolavoro straordinario per la costruzione della loro casa. Ultimata del 1973 vi si trasferirono con il figlio che, nel frattempo, era arrivato. I sacrifici maggiori erano solo un ricordo, il futuro più roseo e, quando il figlio si sposò, mise la famiglie in un appartamento della loro casa.

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RIGATTO SILVANO TO2011 Nato il 28/06/1936 a Salgareda (TV) E’ nato nella “borgata Chiesa Vecchia” a ridosso del fiume Piave, mentre il centro di Salgareda si è sviluppato più lontano dal fiume in zona più sicura dai bombardamenti del ponte che venivano effettuati nelle due ultime grandi guerre. Primogenito di cinque figli, viveva con povertà e difficoltà in una baracca ereditata dai genitori. Il padre faceva il traghettatore di ghiaia, lavoro faticoso e non remunerativo, aiutato quando possibile dal bambino Silvano. Cera la II° Grande Guerra ed il padre fu costretto dai tedeschi a lavorare per la costruzione di una passerella sul fiume, dove trovò la morte sotto un bombardamento degli alleati. A 9 anni era orfano; la famiglia non disponeva di alcun sostegno per sopravvivere e, mentre Silvano venne ospitato nell’orfanatrofio di S.Dona di Piave per un anno i fratelli erano ospitati in un orfanatrofio di Oderzo. Terminate le elementari come figlio maggiore, volle lavorare per dare sostegno alla famiglia aiutando i contadini nel lavoro dei campi, e dando una mano a fabbri, meccanici e muratori; bisognava raccogliere quanti più spiccioli possibile per una famiglia di 6 persone. Si sentiva quasi capofamiglia responsabile! Nel frattempo e fino ai 10 anni frequentò corsi di muratura, (la sua passione costruire anche il suo futuro). Nel 1954, informato da conoscenti, si trasferì a Torino dove lavorò come manovale muratore solo per un anno, dovendo ritornare a Salgareda perché la madre era molto ammalata. Dal 1955 al 1959 lavorò come muratore in varie città del Veneto, facendo rientrare in famiglia i fratelli. Nel 1958 ebbe la fortuna di conoscere Carolina Sari, una dolce ragazza di Ponte di Piave, che aveva lavorato come badante in una famiglia facoltosa. Avevano entrambi un passato difficile e sapevano cosa voleva dire crescere con pochissimo e conquistare la pagnotta a suon di sacrifici. Si fidanzarono. Non vedevano un futuro per loro nella zona, per qui Silvano decise di tornare a Torino nel 1959, lavorando come muratore. In un secondo tempo chiama anche la fidanzata, stabilen-

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dosi in zona Barriera i Milano. Carolina collaborò subito a ren-dere il menage famigliare più sostanzioso lavorando per terzi; lava stira e pulisce per alcune famiglie. La vita in una città frenetica, risultava quasi incomprensibile per uno che proveniva da un paese di agricoltori; non ci si saluta per strada ed i contatti coi residenti sono difficoltosi. Ma nel 1960 la fortuna bussa alla sua porta. Durante la ricostruzione di un alloggio conosce l’ing Scaglia che apprezza a tal punto la sua capacità di lavoro e le sue doti da convincerlo ad avviare un’attività in proprio, fornendogli anche dei lavori per un anno. La vita diventa meno difficile, il futuro è più roseo e Silvano e Carolina si sposano il 18/06/1961. In questa cerimonia gli sono particolarmente amici i Vazzoler, che lo avevano per primi invitato a Torino, ospitandoli ed offendo il pranzo nella loro casa. Cerimonia intima per la presenza dei fratelli e di molte persone della famiglia ospitante. Niente viaggio di nozze, solo in agosto una giornata a Venezia. L’ing Scaglia non li lascia soli, ma offre loro tre mansarde in affitto in piazza Statuto, dove si trasferiscono. Silvano sfrutta l’occasione per invitare ad abitare presso di lui i tre fratelli maschi e la mamma che vi aderiscono con molte speranze. Carolina si occupa di tutto e di tutti diventando una loro sorella che, con affetto, chiamano “Madamin”. Come “capofamiglia” ha assistito i tre fratelli con generosità nel trovare lavoro, alloggio e durante i matrimoni. Le cose cominciano a funzionare! Ancora una volta, l’ingegnere che lo stima, nello stesso stabile gli procura, un alloggio più grande dove la Famiglia numerosa si trasferisce nel 1962. Nel 1964 e 65 Carolina dona a Silvano i figli Sandra e Roberto. Nel 1971,poiché la sua piccola impresa va bene, acquistano un alloggio in Corso Vercelli dove si trasferiscono definitivamente. Ora vivono da pensionati, godendo della presenza dei nipoti Chiara e Lorenzo, consci che tutti i loro sacrifici affrontati con coraggio hanno dato buoni frutti. Quando una persona ha volontà e perseveranza (non mollare mai) per superare le incertezze, raggiunge anche i traguardi difficili e dignitosi: questo è Silvano. Fa parte del Consiglio.

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RORATO ANTONIO TO2011 Nato il 15/10/1933 a Salgareda (TV) La vita da mezzadri non era facile, anche per una famiglia di cinque persone (i genitori e tre fratelli). Antonio pensava che non poteva darsi un futuro più sicuro in una zona con poche possibilità di lavoro, perciò pensò di emigrare come molti suoi conterranei. Nel 1958 colse l’occasione di essere assunto dalla Cartiera Burgo come addetto alla pioppicoltura, trasferendosi in Piemonte in una frazione di Casale Monferrato (AL) dove lavorò per due anni. Trovò quindi lavoro presso l’industria Frigo do Torino, sobbarcandosi il pendolarismo tra Casale e Torino. Il disagio era notevole, bisognava migliorare; trovò la soluzione lavorando presso l’industria Tecnomoto di Torino, trasferendosi in pensione in città per sei mesi. Presso questa azienda lavorò fino al 1991, andando in pensi-one. Quando era a casale c’erano pochi momenti di distrazione, ma ad un ballo incontrò colei che diventerà sua moglie (Teresa Ferrario, piemontese originaria di Balzola). Anche lei aveva un’attività come infermiera al Sanatorio della Ferrovia in Via Sacchi a Torino, dopo aver lavorato per tre anni in un’industria metal meccanica. Si fidanzarono avendo amori ed interessi in comune. Si sposarono nel 1961 trasferendosi in un piccolo alloggio a Torino. Misero assieme i loro stipendi, risparmiando quanto più possibile perché sognavano di avere in proprietà un alloggio più adeguato alle loro esigenze, essendosi aggiunto un figlio maschio nel 1963. Ebbero pazienza e fiducia e finalmente nel 1973 poterono entrare nell’alloggio di loro proprietà. Quando di uniscono, in armonia, volontà e perseveranza, si ottengono sempre risultati soddisfacenti, anche tra persone di tradizioni diverse (Veneto e Piemonte).

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SORDI LUIGIA TO2011 Nata il 30/09/1921 a Spresiano (Tv) ZAMBON FRANCESCO nato il 13/03/1916 a S. Pietro di Feletto (Tv) Gli sposi vivono nelle dolci colline di S. Pietro di Feletto con due figli piccoli, mantenuti dal lavoro saltuario del marito. Devono provvedere anche ai genitori anziani e senza pensione, riuscendo a soddisfare solo i bisogni indispensabili. E’ una situazione disperata! Inseguendo il miraggio di un lavoro in Piemonte, accettano un contratto di lavoro per dieci mesi procuratogli da un parente. Nel febbraio del 1949 partono con un autocarro, su cui hanno caricato le poche cose che avevano, diretti verso il paese di Zenevretto sulle colline del Monferrato. Qui vi trovarono un’accoglienza fredda da parte dei “locali” e solamente lavoro in nero! Nel 1950 gli viene proposto un lavoro presso un’azienda edile di Torino, e così per far quadrare i conti trovarono casa a Brandizzo, a venti kilometri dal capoluogo che ogni giorno venivano percorsi da Francesco in bicicletta. Alla domanda posta al titolare dell’impresa, ovvero se quel posto di lavoro fosse sicuro, ricevette come risposta: “l’ultimo grano che entra nel sacco è il primo ad uscire”. Non era certo un incoraggiamento, ma Francesco con le sue doti e la sua tenacia nel lavoro, riuscì a fare il miracolo: guadagnò la stima del titolare che durò fino alla pensione nel 1978. Un sogno volevano realizzare: una casa di proprietà e una massima istruzione per i figli! Nel 1952 acquistano un appez-zamento di terreno a Settimo Torinese. Lavorano tutti i Sabato e le Domeniche, e nel 1954 riescono finalmente ad entrare nella loro nuova casa, anche se piccola. Essendo parsimoniosi, si danno la possibilità di sognare una casa più grande nella periferia di Torino, capace di soddisfare tutte le loro comodità. Il desiderio si realizza nel 1961. Ora la vita scorre serena; ogni tanto nei loro pensieri scorrono tutti i ricordi dei sacrifici passati ma anche delle soddisfazioni ottenute. Ora godono della presenza dei figli ai quali hanno saputo dare un’ottima istruzione, che ha consentito loro di avere la sicurezza di un ottimo lavoro.

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VERZOTTO GINO TO2011 Nasce a Padova; morto a Torino Maggio 2000. Dopo una grave alluvione che aveva reso difficile la sua vita di mezzadro, nel 1952 decise di trasferirsi in Piemonte per raggiungere i fratelli che facevano lo stesso umile lavoro. Con altri amici salì su di un camion, senza una meta precisa con la speranza di riuscire a raggiungere una terra migliore. Ma il mezzo ebbe dei guasti ed il viaggio di trasferimento che durò tre giorni, fu accompagnato da continue piogge e bagni fuori programma. Riprese così il lavoro da mezzadro insieme ai suoi fratelli in un’annata durante la quale tutto andò per il verso sbagliato (ci fu anche una tremenda grandinata) per cui decise una volta per tutte di trovare una nuova occupazione più redditizia. Riuscì ad entrare nelle Ferrovie dello Stato nel compartimento di Torino come addetto allo scarico del carbone. Si fece apprezzare per la dedizione al lavoro, trovando stabile impiego fino alla pensione. Si sposò ed ebbe sei figli, riuscendo a dar a tutti quanti certezze nonostante la famiglia numerosa. Fu tra i primi soci della Sezione di Torino e prese parte ai nostri incontri anche quando la salute non gli consentiva più di gustare appieno la nostra compagnia.

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Capitolo VI° EVENTI DA RICORDARE E MOMENTIDI VITA ASSOCIATIVA 1. 06/10/1996: Villa Brea (Chieri) Festa di inaugurazione

della sezione con la presenza dell’allora vescovo di Asti monsignor Poletto, un pullman da Treviso con la Direzione ATM: ca. 200 presenze.

2. 17/10/1999: Il cardinale di Torino, monsignor Severino Poletto (di origine Trevisane), celebra la S. Messa nella struttura Salesiana Rebaudengo per la ns/ associazione: presenti 215 soci.

3. 01/05/02: Manifestazione al colle don Bosco, in collaborazione con la sezione di Chieri dal titolo:”Emigrazione veneta in Piemonte”. Presenti: sua eminenza il Cardinale Poletto, assessori all’emigrazione della Regione Piemonte, Mariangela Cotto e del Veneto Zanon, Direzione ATM di Treviso, i presidenti dell’associazione Bellunesi e del Fogolar Furlan, gruppo folcloristico Trevisano. S. Messa, dibattito sull’emigrazione nel teatro, pranzo e spettacolo folcloristico all’aperto: presenti 350 persone.

4. 09/10/205: Manifestazione al Colle don Bosco per il 10° anniversario di fondazione della sezione, presenti: autorità della Regione Piemonte e Veneto, la direzione ATM di Treviso, il coro ANA di Oderzo (TV) con l’onorevole Covre Giuseppe, presidenti di altre associazioni di Torino. S. Messa con canti religiosi del coro ANA – Dibattiti e presentazioni nel teatro, pranzo allietato dagli intervenuti del coro ANA che alla fine si è esibito con canti classici e di paese, di fronte ai 330 convenuti.

Concludendo: possiamo affermare che lo spirito che anima l’attuale consiglio di Sezione è ancora quello degli inizi, forse con meno energie ma molta saggezza, e ciò fa ben sperare per il ns/ futuro.

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06 10 96 Villa Brea 1) L’arrivo di sua eminenza mons. Poletto vescovo di Asti

2) Un momento dell'assemblea nel teatro

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3) Una parte dei presenti, alla chiusura della manifestazione

4) Consegna della bandiera da uno dei fondatori ATM prof Pietro Doimo

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17-10-99 Struttura Salesiana Rebaudengo 1) Il Cardinale Monsignor Severino Poletto celebra la S. Messa

2) Omelia del Cardinale

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3) Dono a Sua eminenza

4) Il cardinale tra la Direzione ATM(TV) ed i presidenti delle sezione di Torino, Susegana e Chieri

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01-05-02 Colle don Bosco Emigrazione veneta in Piemonte 1) Arrivo al colle di sua eminenza il cardinale Poletto

2) Celebrazione s.Messa

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3) Coro folcloristico Trevisano che ha cantato inni religiosi

4) Momento di chiusura della celebrazione

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5) Gruppo di responsabili della Direzione ATM (Tv) e della Sezione di Torino

6) A tavola

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7) Il gruppo folcloristico Trevisano nello spettacolo offerto nel cortile della struttuta Salesiana

8) Autorità presenti allo spettacolo

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09-10-05 Colle don Bosco 10° anniversario di fondazione 1) Teatro: il Vice Presidente ATM (Tv) ed il presidente della Sez ATM di Torino

2) Teatro: Il Presidente della Sez di Torino legge una relazione

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3) Teatro: La presenza dei soci

4) Ristorante: il responsabile del Coro ANA ringrazia per il regalo (coppette di cioccolato) necessario per la “graspa mastegada

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17-02-96 Il 1° pranzo di Carnevale alla Porcellana di Orbassano

17-02-96 Il 1° pranzo di Carnevale alla Porcellana di Orbassano

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17-02-96 Il 1° pranzo di Carnevale alla Porcellana di Orbassano

17-02-96 Il 1° pranzo di Carnevale alla Porcellana di Orbassano

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17-02-96 Il 1° pranzo di Carnevale alla Porcellana di Orbassano

22 02 98 Festa di Carnevale-Soci che preparano la polenta per il pranzo

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27 07 97 Riunione internazionale ATM al Pian del Cansiglio S. Messa

14 02 99 Festa di Carnevale al Rebaudengo

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30 05 99 Veneto - Venezia e Oderzo

30 05 99 Veneto - Venezia visita a una distilleria

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30 05 99 Veneto - Venezia in battello visita a Burano e Torcello

29 05 00 Gita Dolomiti a Canazei

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10 12 00 Pranzo di Natale Rebaudengo alcuni dei soci addetti al servizio a tavola

17 10 99 Rebaudengo Sua eminenza il Cardinale Poletto con i soci

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17 10 99 Rebaudengo La Chiesa affollata dai soci

10 03 01 Al ciabot del Grignolin alcuni soci provenienti da Treviso

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06 05 01 Pavia e la Certosa - gruppo

06 05 01 Pavia e la Certosa

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26 05 01 Umbria - Gruppo al Santuario Francescano

26 05 01 Umbria nell'azienda di Falcini

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10 02 02 Festa di Carnevale soci in maschera 01 05 02 Colle don Bosco il DG Masini Riccardo con la Direzione della sezione Torino

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23 05 02 Gita in Slovenia e Croazia nella grotta di Postumia

23 05 02 Gita in Slovenia e Croazia al santuario di Redipuglia

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13 02 03 Festa di carnevale in maschera

01 06 03 Gita in Toscana gruppo a Vinci (Leonardo)

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19 10 03 Rebaudengo pranzo salone affollata

09 05 04 Visita al parco della Burcina il gruppo

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30 05 04 Gita nel Veneto Serata nell'albergo di Biancade

01 05 05 Gita Lago D'orta e lago Maggiore visita isola del Giglio

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22 05 05 Gita a Roma il gruppo alla fine di V. Condotti

22 05 05 Gita a Roma il gruppo Piazza San Pietro

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22 05 05 Gita a Roma Musei Vaticani

22 05 05 Gita a Roma a pranzo nella tana del Rè

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Colle don Bosco soci nel salone del teatro

01 05 07 Graglia e Oropa. Il gran MOKOL opera di un nostro socio). Cantano l'inno dei Trevisani

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27 02 11 Festa di carnevale Gesù Redentore

28 11 10 Festa auguri parrocchia del Gesù Redentore

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31 07 11 Raduno internazionale sul Cansiglio il pranzo

31 07 11 Sosta per un rinfresco a casa dei parenti del socio “Perencin”

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Finito di stampare Ottobre 2011