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Tr@cce e-mail - Maggio 2011 1 Contiene I.P. Speciale 50°Anniversario dello Scoutismo a Lamezia Terme «Strade delle mie routes… seminate di silenzio e solitudine, spazi aperti e sconfinati fino alla vertigine. Amiche coraggiose e leali, compagne fedeli ed esigenti. Mi avete raccontato la mia vera storia, rivelando il mio vero volto. Strade delle mie routes… maestre instancabili, nostalgie inguaribili, del passato dietro le spalle, del futuro al di là dell’orizzonte» «Strade delle mie routes… seminate di silenzio e solitudine, spazi aperti e sconfinati fino alla vertigine. Amiche coraggiose e leali, compagne fedeli ed esigenti. Mi avete raccontato la mia vera storia, rivelando il mio vero volto. Strade delle mie routes… maestre instancabili, nostalgie inguaribili, del passato dietro le spalle, del futuro al di là dell’orizzonte»

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Contiene I.P.

Speciale 50°Anniversario dello Scoutismo a Lamezia Terme

«Strade delle mie routes… seminate di silenzio esolitudine, spazi aperti e sconfinati fino alla vertigine.

Amiche coraggiose e leali, compagne fedeli ed esigenti.Mi avete raccontato la mia vera storia,

rivelando il mio vero volto. Strade delle mie routes… maestre instancabili, nostalgie inguaribili,

del passato dietro le spalle, del futuro al di là dell’orizzonte»

«Strade delle mie routes… seminate di silenzio esolitudine, spazi aperti e sconfinati fino alla vertigine.

Amiche coraggiose e leali, compagne fedeli ed esigenti.Mi avete raccontato la mia vera storia,

rivelando il mio vero volto. Strade delle mie routes… maestre instancabili, nostalgie inguaribili,

del passato dietro le spalle, del futuro al di là dell’orizzonte»

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TR@CCE E-MAILAnno 1 – nº 0 – maggio 2011

Tracce e-mail: notiziario non periodico fuori commercio realizzato dal Gruppo “Tracce Scout Lamezia”

È destinato ai componenti edagli amici del Gruppo

Collaborano in redazione: Gino Buccinnà, Aldo Canino,Mario Cuiuli, Lillino Gaetano,Italo Leone, Lucio Leone, Franco Lucchino, Gigi Mannucci,Enzo Mastroianni.

Coordina: Francesco Marchetti

Sommario

Statuto Gruppo Tracce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

Editoriale: Il letto di Ulisse, ovvero… solo le radici ci aprono al futuro . . . 4

I ragazzi del ’59 LILLINO GAETANO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

Cinquant’anni dopo: perché oggi siamo qui? FRANCESCO MARCHETTI . . . . . . 6

Cinquant’anni dopo: il Quaderno di un Rover ITALO LEONE . . . . . . . . . . . . . . . 8

Il topo di biblioteca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

La Promessa… Un Segno GIOVANNI CALURI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

La “Partenza”, un distacco… il nostro andare MONS. ANDREA GHETTI . . . 13

Scoutismo in Calabria, una tradizione di valore UMBERTO TARSITANO . . . . 14

La Controcopertina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16

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«Esiste un numero illimitato di persone che amano la pace, che cercano l’affetto, che desiderano la giustizia.

Non riusciamo a coagulare la potenza di queste forze per vitalizzare il mondo. Prima di noi lo spirito del male, della delusione, del pessimismo,

dell’umiliazione ha il sopravvento ed alcune realtà bellissime vengono neutralizzate.

Bisogna camminare insieme, sperare insieme, per vivificare l’aridità del mondo.»

Don Saverio Gatti (dal Diario, mercoledì 20 gennaio)

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1. Siamo convinti che fare memoria degli eventi della nostra storia ha il sen-so di ricordare per continuare: ricordare l’insegnamento di chi ci ha prece-

duto per costruire il futuro conservando l’ideale originario.

2. Ci ripromettiamo di realizzare almeno un incontro annuale (in-dicativamente nel mese di maggio) per rinnovare la nostra Pro-

messa.La vita del Gruppo si realizza anche attraverso la conserva-zione e la diffusione di scritti e documenti storici, convegnidi studio, sponsorizzazioni di iniziative finalizzate alla pro-mozione dello scoutismo nelle sue articolazioni giovanili e

adulte.

3. Consideriamo principale impegno personale di ogni membro delGruppo il collocarsi quale vivificatore del suo ambiente.

4. Ci ripromettiamo di vivere il Gruppo come occasione di dialogo e scam-bio di idee fra di noi e con le realtà associative del nostro territorio.

5. Il Gruppo è aperto alla collaborazione con tutti coloro che condividono gli idealidello scoutismo e desiderano promuoverli.

6. Durante le manifestazioni scout, gli aderenti al Gruppo possono indossarne il fazzo-lettone: colore amaranto con il logo del Gruppo nel triangolo posteriore.

7. Si entra a far parte del Gruppo Tracce Scout Lamezia partecipando alle sue attività.

Atto costitutivo del Gruppo “Tracce Scout Lamezia”

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PREMESSAIl Gruppo Tracce Scout Lamezia non reputa necessario darsi una forma gerarchica,né redigere un regolamento, ritenendo pienamente adeguata l’aderenza dei suoicomponenti alla Promessa e alla legge Scout. Quella che segue è semplicementel’idea attorno a cui il Gruppo si è costituito, la radice che riteniamo importante nonsmarrire nel tempo.

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Sul finire degli anni sessanta, molti dei ragazzi cheavevano fatto la loro Promessa Scout in un assola-to cortile della cattedrale di Lamezia Termeil 15 maggio 1960, partirono per la loro “av-ventura della vita” per lo più in sedi di la-voro od universitarie lontane. Partirono dauna terra bellissima, ma avara di risorse,per darsi una istruzione, trovare un lavoro,costruirsi una famiglia ed un futuro. Tuttinel partire portarono con se una certezza:“sapevano dove tornare”…

“Tracce e-mail” vuole iniziare una riflessio-ne su questi cinquant’anni di storia. La sto-ria di tanti ragazzi e di tante ragazze che“partirono per tornare”, che è poi “la sto-ria in cammino” dello scoutismo lametino.Nella certezza che il passato è come una

sorgente di montagna che alimenta il fiume del pre-sente e ci spinge verso il futuro.

Il letto di Ulisse, ovvero… solo le radici ci aprono al futuro

FRANCESCO MARCHETTI

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ULISSE POTEVA PARTIRE PERCHÉ SAPEVA DOVE TORNARE«Nell’animo umano si sono sempre scontrate due tendenze. Una che ci spinge a cambiare, ad esplo-rare a vivere solo il presente. L’altra che ci porta a radicarci in un posto, a costruire una famiglia,una casa, un’istituzione. Nel corso della storia queste due tendenze si sono alternate o si sono com-binate in modo diverso. Nei periodi di grande espansione della civiltà gli uomini hanno privilegiatocambiare, viaggiare, esplorare, ma sempre conservando il rapporto con un nucleo stabile. Ulisseaveva costruito la sua casa attorno al letto nuziale scavato in un ulivo centenario, radicato nella ter-ra. Era il centro incrollabile, il punto di riferimento assoluto a cui farà riferimento nelle sue peregri-nazioni. Se lo avesse perso non avrebbe solo smarrito la strada, avrebbe smarrito la sua anima, nonavrebbe più saputo cosa volesse, nemmeno chi fosse. Il navigante greco poteva viaggiare in con-trade misteriose restare lontano anni perché aveva nella sua casa il riferimento sacro e sicuro. Ulis-se poteva partire perché sapeva dove tornare».

Francesco Alberoni www.corriere.it/alberoni

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Passano in fila indiana, cantando una canzone,lo zaino sulle spalle, la fiamma ed il guidone,il cuor ci balza in petto vedendoli passare,volge indietro la mente e corre a ricordare

quel magico momento, quella stagione d’oro,quando eravam ragazzi, quando eravamo…loro;le scarpinate, i campi, i fuochi della sera…quando il mondo fantastico pareva cosa vera!

Ma il tempo non si ferma, l’incanto durò poco:ben presto ci trovammo stretti in un altro giocodove accade di tutto, una strana partitasu un campo scivoloso … il gioco della vita!

Partimmo, lancia in resta, con giovanile ardoreprofessando il fair-play, le regole, il valore…Ma, dopo un po’ di tempo e più d’una batosta,capimmo quanto, al mondo, la coerenza costa!

E mentre restavamo confusi e titubantila storia, indifferente, ci correva davanti:saccente, il sessantotto, con la contestazione,l’analisi politica e la rivoluzione,

poi il lento, inesorabile riflusso nel privato,con l’etica asservita al libero mercato!Il sol dell’avvenire tramontando svaniva,e già il televisore le masse instupidiva!

Passati sono gli anni, nessuno più scommettesu effimere certezze e magiche ricette.Tirando alfin le somme, abbiamo realizzatoche gl’ingenui di allora ci avevano azzeccato!

Come allora, il cammino è faticoso e duro,ma non ci stancheremo: sappiamo di sicuroche la storia non cambia se non vince l’Amore,la sola intelligenza non basta, serve il cuore!

Corre indietro la mente…è dolce ricordare…un po’ per nostalgia, un po’ per ritrovarein quel tempo lontano le comuni radiciche, nonostante gli anni, ci fanno ancora amici,

i comuni valori, nel cui nome affrontarele sfide quotidiane, l’impegno di lasciareun po’ migliore il mondo che ci troviamo attorno,come solennemente noi promettemmo un giorno!

I ragazzi del ’59LILLINO GAETANO

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Perché oggi siamo qui? Partirei dall’affermazione diun teologo ebreo, A.J. Heshel che afferma: «il ricor-do costituisce la pietra di paragone di tutte le azio-ni. La memoria è una sorgente di fede. Avere fede èricordare… molto di ciò che la Bibbia ci chiede, co-me credenti, può essere racchiuso in una sola pa-rola: ricorda Israele (Dt 4,9) … .ilricordo è quindi un atto sacro:noi santifichiamo il presenterammentando il passato…».Allora, perché oggi siamo qui?Siamo qui come Adulti Scout perdare testimonianza, non con lanostalgia del tempo che fu, macon la perfetta coscienza della pe-renne attualità che hanno i valorifondanti, per testimoniare, con lanostra presenza, quale scuola di vi-ta sia stato per noi lo scoutismo de-gli anni sessanta, uno scoutismo,che a me piace definire: scoutismostraccione.Straccione, non perché fosse ap-prossimativo nel metodo (e il nostroessere qui oggi ne è testimonianza)straccione perchè indossava una divisa militare usa-ta, comprata al mercato degli stracci, lavata e rila-vata, stirata e rammendata con amore, dalle manidelle nostre mamme.Siamo qui per fare, da scout, verifica di un cammino– un cammino iniziato proprio in questo cortile 50anni fa. Verifica del percorso scout di quei ragazziche negli anni sessanta indossarono con orgoglioquegli stracci, facendo di una vecchia divisa milita-re, una uniforme, che rendeva tutti uguali: il figlio del-l’ingegnere, dell’avvocato, del professore, così comeil figlio del commerciante, del falegname e del fab-bro. Tutti uguali – fratelli nello scoutismo – e capacidi sognare insieme, un futuro di impegno per un mon-do migliore. Ma, vorrei poter dire, che siamo qui an-

che in rappresentanza di quelle ragazze che, un an-no dopo, prime in Calabria, indossarono con fierez-za il loro fazzolettone scout.Siamo qui per fare memoria dei ragazzi e delle ra-gazze di allora, ma anche degli scout-master di quel

tempo: quelli vicini nel quotidiano: Don Sa-verio Gatti, Tullio Rispoli, e quelli che – lon-tani geograficamente – sentivamo co-munque maestri: Mario Mazza, Mon. An-drea Ghetti (il mitico Baden delle AquileRandagie). E tanti altri Adulti Scout cheseppero regalare a noi ragazzi degli an-ni sessanta un sogno… un sogno che– conservato gelosamente da alcuni diloro, durante il periodo della giunglasilente – poteva sembrare solo unautopia passatista, una nostalgia dichi da ragazzo aveva indossato l’u-niforme, ma che seppe educare in-tere generazioni di donne e di uo-mini, in grado di continuare, anco-ra oggi, da Adulti Scout, l’impegno,personale e comunitario, per un

mondo migliore.Siamo qui dopo 50 anni, per fare memoria, perchéfare memoria non è solo ricordare, è come ci ha det-to Heschel, santificare il presente, è (mi permetto diaggiungere) l’unico modo per immaginare un futuropossibile. Infatti, come afferma in un suo saggio, ilsociologo Alberoni «Sono le comunità ricche di soli-darietà di speranza e di fede che vanno nel passatoper lanciarsi verso il futuro. Quando invece un popo-lo o un gruppo dirigente o una classe intellettuale odei pedagogisti, rifiutano la storia, vuol dire che nonsi sentono più parte di una comunità in cammino.Vuol dire che hanno perso la speranza, lo slancio, l’i-deale… Vuol dire che hanno perso il futuro…»Allora Perché oggi siamo qui?Siamo qui, per «non perdere il nostro futuro» – sia-mo qui per ribadire – rinnovandola per la cinquante-

15 maggio 1960 – 15 maggio 2010 Cinquant’anni dopo: perché oggi siamo qui?

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Prolusione alla

manifestazione

per il 50°

anniversario

delle prime

Promesse Scout

a Lamezia Terme

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sima volta – la nostra intatta fedeltà ad una promessafatta: «Zampa tenera sei pronta per fare il grandesalto»… così un tempo si dava inizio alla cerimoniadella promessa. La Promessa infatti è senza ombradi dubbio il più grande salto che richiede l’esserescout.Un salto che riconosce all’individuo la capacità di es-sere un membro determinante per la vita della Co-munità, ma allo stesso tempo cambia la sua parte-cipazione alla vita della Comunità in termini di re-sponsabilità e di impegno. È importante rimarcarecon forza che il valore della promessa Scout non ri-siede nella semplice adesione alle regole del grup-po. La cerimonia della Promessa dice, nei gesti e nel-la sacralità che gli sono propri, che l’impegno presoè una questione cruciale che incide nel profondo del-la vita di chi la pronuncia, lo scoutismo (se scouti-smo è) non è un po’ di tempo libero messo al servi-zio degli altri, lo scoutismo è un impegno per la vita.La portata rivoluzionaria dello scoutismo, rispetto adaltri movimenti è appunto nell’impegno contenuto

nellaPromes -sa, un impegno al cam-biamento personale. Uni-co modo per realizzare unvero miglioramento dellarealtà in cui viviamo. Unicomodo per lasciare il mondo un po’ migliore di comel’abbiamo trovato. La Promessa – infatti- ci chiamaa costruire, partendo da noi stessi, un mondo fattoper il bene degli uomini, in altre parole ci chiama acontribuire al progetto di Dio sull’umanità.Diceva Mons. Andrea Ghetti, «la Promessa è una ri-voluzione, un cambiamento violento nella nostra vi-ta, che tuttavia non ci rende dei ribelli in lotta arma-ta con il mondo grigio e qualunquista dei nostri gior-ni, essa piuttosto ci rende servi ed operai della ve-rità: Uomini e Donne curiosi di esplorare il mondoperché convinti che il bene – almeno per un piccolo5% – si trova in ogni piega della società, e noi scoutci impegnamo con la nostra promessa, a spargereun po’ di questo bene, incontrato e raccolto, anchedove apparentemente non ce n’è».B-P nel discorso agli scout per il suo ottantesimocompleanno ci ha lasciato detto:« Voglio che abbiate una vita lunga e felice come lamia, e perché possiate averla, vi dirò il mio segreto:In tutto ciò che faccio, ho sempre cercato di mette-re in pratica la mia Promessa Scout e la legge. Sefarete anche Voi così, farete della vostra vita un suc-cesso.Ecco perché vi chiedo- oggi qui- di ripetere con me laPromessa Scout, non a pappagallo, ma pensando alsignificato di ogni parola che pronunciate »

Con l’aiuto di Dio:Prometto sul mio onore di fare del mio meglio:Per compiere il mio dovere verso Dio e verso la PatriaPer aiutare il prossimo in ogni circostanzaPer osservare la Legge scout

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«Vedete, io sono in questo momento qui e guardocon questa visuale. Voi state guardando con un’al-tra; la mia verità è relativa, la vostra verità è relati-va. Mettiamole insieme e allora avremo la verità ditutta questa stanza e di tutte le persone che ci so-no, presa da tutti i lati e quindi oggettivamente ve-ra. Così è nelle idee che noi abbia-mo, noi siamo influenzati, de-cisamente. La libertà dall’in-fluenza dipende proprio dall’a-scoltare con umiltà, scusate iltermine, e con libertà tutto ciòche gli altri ci dicono…» (don Sa-verio Gatti)Ho trovato queste parole di don Sa-verio nella sede del MASCI di Nica-stro. Non so chi abbia posto là que-sto scritto né da quale conversazio-ne e quando sia stato registrato. Ma,per quello che io ricordo della perso-nalità di don Saverio, queste parole siadattano perfettamente al suo carat-tere e al suo magistero di quegli annientusiasmanti che videro la nascita del-lo scoutismo a Lamezia in una Chiesaaperta al dialogo e alla modernità. Con queste parolee con questo spirito tenterò di ricostruire l’avventuradello scoutismo a Lamezia.

È passato mezzo secolo dalle prime promesse scouta Nicastro, ora Lamezia Terme. Un evento che se-gnava l’ingresso ufficiale di un piccolo paese dellaCalabria nella grande famiglia dello scoutismo mon-diale. Il 15 maggio 1960, nel piccolo cortile attiguoalla Cattedrale che s’affaccia su una piazzetta cheguarda verso il Corso, un gruppetto di poco più di unaventina di persone, con emozione ed orgoglio fece ri-

1. Gli inizi

suonare le parole che, ancora oggi in tutto il mondo,gli aspiranti scout pronunciano alzando la mano de-stra con le tre dita centrali in evidenza:Con l’aiuto di Dio:Prometto sul mio onore di fare del mio meglio:

Per compiere il mio dovere verso Dio e ver-so la PatriaPer aiutare il prossimo in ogni circostanzaPer osservare la Legge scoutL’anno precedente, in estate, c’era giàstato un campo al Seminario di San Ber-nardo, sotto la guida di un giovane TullioRispoli, che cercava di organizzare e fon-dare un gruppo scout a Nicastro, ispi-rato e aiutato da un giovane sacerdoteDon Saverio Gatti(1922-1983). Don Sa-verio è stato un sacerdote che ha in-ciso profondamente sulle coscienzedi alcune generazioni di giovani di Ni-castro, Sambiase e del circondariosia come parroco, sia come docen-te nel Liceo Classico F. Fiorentino.Non fu solo un sacerdote fedele al-

la Chiesa e ai suoi dettami, ma fu anche e soprat-tutto un uomo di grande cultura, preparato in campoteologico, aperto alle letture più avanzate del suo tem-po in campo sociale, politico, artistico. Suonava inchiesa all’organo, strumento di notevole complessità,e amava la musica classica in genere. Un giorno, cer-cando di educare la nostra sensibilità di ragazzi allamusica classica, ci fece ascoltare l’Incompiuta di Schu-bert. Ne fui tanto preso che da allora iniziò il mio in-teresse per la musica classica.Don Saverio aveva la capacità di interpretare i tem-pi, traducendo le sue vaste conoscenze in operati-vità volta a gloria di Dio, nei suoi sermoni come nel-la sua cura delle coscienze dei giovani, molti dei qua-li eravamo suoi alunni. Ho vissuto coi miei coetaneii segni dei cambiamenti degli ultimi anni cinquantadel secolo scorso: quelli della mia età hanno avuto

15 maggio 1960 – 15 maggio 2010 Cinquant’anni dopo: il Quaderno di un Rover

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Analisi storico

sociologica

della presenza

di cinqant’anni

di scoutismo

nella società

Lametina

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la fortuna -o la sfortuna- di assistere nel corso dimezzo secolo a tre grandi rivoluzioni: la prima fu quel-la del passaggio, nella gran parte del nostro Paese,da una società ed economia sostanzialmente anco-ra contadine ad una società ed economia industria-li. Verso la fine degli anni ’50, il frigorifero, la lava-trice, la televisione entrarono gradualmente a far par-te delle case e le mitiche Seicento a occupare le stra-de che erano state il regno di asini e carrozze. Furo-no gli anni di una grande migrazione dal Sud verso ilNord e verso i Paesi più ricchi e bisognosi di manod’opera, ma furono anche gli anni di un forte cam-biamento culturale a livello mondiale, anni che vide-ro crescere i consumi delle famiglie e la scolarizza-zione dei giovani dei Paesi più avanzati. L’Europa cheusciva da due guerre mondiali devastanti e divisa indue da due ideologie contrapposte e forti, in un cli-ma di guerra fredda, aveva nei giovani consumatorie fautori dei cambiamenti un elemento fondamenta-le. Chi non tiene presente questo fattore non può ca-pire pienamente il senso dell’impegno di don Save-rio. Lui che era alla guida dell’Azione Cattolica, cheaveva espresso i Comitati Civici in opposizione al PCIe affiancanti la DC, si rendeva conto che i tempi nuo-vi richiedevano un’apertura diversa della Chiesa ver-so i giovani, per non perderli. Ero a Roma con donSaverio e l’A.C. nicastrese, quando la nuova atmo-sfera di attesa di grandi cambiamenti si faceva sen-tire nelle parole di Giovanni XXIII. Kruscev e la finedello stalinismo, Kennedy e la nuova frontiera, i pre-parativi di quello che sarebbe stato il Concilio Vati-cano II: era un fermento di idee e di attese. Credo dipoter dire che in ambito nicastrese, la nascita e l’af-fermazione del movimento scout cattolico ASCI e poidell’AGI, il movimento femminile poco dopo, coniu-gavano il desiderio di cambiamento sociale dei gio-vani con l’esigenza della Chiesa di formare le nuovegenerazioni a quei valori che un Cristianesimo menodogmatico e più attento alla realtà sociale e politicaproponeva. Lo scoutismo era un ottimo strumento,nuovo per Nicastro e per la Calabria, se si conside-ra che gli unici gruppi con cui ho avuto a che fare era-

no a Catanzaro e Reggio Calabria; ma solo in que-st’ultima città vi era un gruppo numeroso e organiz-zato bene e per questo vi era la sede del Commis-sariato Regionale negli anni ’60.

Scoutismo per ragazzi è il titolo del libro su cui si fon-da lo scoutismo mondiale. Pubblicato nel 1908, il li-bro raccoglie le esperienze di uno straordinario per-sonaggio, Robert Baden Powell (1857 – 1941), uf-ficiale dell’esercito britannico prima in India e Paki-stan poi in Africa, diventato famoso in patria per averresistito con coraggio durante l’assedio di Mafekingnel 1900 nella guerra anglo-boera in SudAfrica. Fufondamentale nella difesa l’addestramento di un grup-po di ragazzi nel ruolo di vedette e portaordini abilinell’attraversamento delle linee nemiche. Il movi-mento scout ebbe successo e si diffuse presto intutto il mondo come metodo educativo. I punti qua-lificanti del metodo scout sono costituiti dal perfet-to adeguamento dell’organizzazione alla crescita fi-sica e psicologica dei ragazzi. Dai Lupetti del Bran-co immersi nella fantasiosa e misteriosa avventuradi Mowgli, l’eroe di Rudyard Kipling in Il libro dellagiungla, all’esperienza delle squadriglie di esplora-tori nel Reparto, dove la costruzione di sé e la con-sapevolezza delle proprie possibilità si esprime nelgruppo della squadriglia e nel confronto con le altresquadriglie, fino all’esperienza più matura e spiritualedel Rover, che inizia il suo servizio anche come ca-po per prepararsi al servizio della società nella vita.Nulla ha perso della sua validità il metodo scout inun secolo di vita, perché, pur cambiando i tempi, lapsicologia dell’età evolutiva mantiene sostanzial-mente le stesse caratteristiche. Lo scoutismo ritie-ne gli scout di tutto il mondo fratelli, superando co-sì barriere razziali, linguistiche, pregiudizi etnici, po-litici e religiosi. In un mondo diviso il Jamboree è sta-to ed è la festa che unisce i giovani scout del mon-do intero. Credo che non si capirebbe il senso delloscoutismo prescindendo dal fatto che la sua nasci-ta fu l’espressione di esperienze possibili solo in unarealtà politica e sociale, quella inglese tra Ottocen-to e Novecento, in cui l’Impero inglese esprimeva unaclasse dirigente cosmopolita, idonea a spostarsi dal-l’Europa all’Africa, dall’India all’Oceania, secondo leesigenze dell’Impero britannico, abituata a confron-tarsi con culture diversissime. Molti inglesi sono trai primi grandi studiosi di antropologia, come JamesFrazer, autore di Il ramo d oro, un notevole reperto-rio di miti classici e riti religiosi di popoli primitivi edi tradizioni popolari. Un altro inglese, Kipling, è l’au-tore che influenza Baden Powell col romanzo Kim.B.P. all’inizio di Scoutismo per ragazzi dedica più pa-gine alla narrazione essenziale delle avventure di Kim(Scouting for boys, p.6 Le avventure di Kim). Ne emer-ge lo sfondo psicologico su cui si basa il metodo, e

2. Cos’è lo scoutismo

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l’obiettivo, che è quello di formare cittadini per la Pa-tria, persone consapevoli di sé, sane fisicamente epsicologicamente, pronte alla solidarietà, idonee acostituire la classe dirigente di un Paese aperto almondo e in grado di assumersi responsabilità politi-che e militari, un Paese come l’Inghilterra tra Otto-cento e Novecento.Allora scoprirai che diventare un abile ed efficientescout non significa semplicemente divertirsi e vive-re avventure, ma anche… un mezzo che ti rende ca-pace di aiutare il tuo Paese e di dare una mano allepersone che ne possono aver bisogno.Scouting for boys, (Prefazione di B.P. all’edizione del1932).Pubblicato nel 1901, ambientato nell’India di fine Ot-tocento, Kim è considerato un romanzo per ragazzi.Certo è un romanzo di formazione come tanti altri,ma ha qualcosa in più che ne fa una delle opere piùgrandi della letteratura mondiale: Kim è un ragazzoche vive tra due mondi, quello inglese di suo padre,un coraggioso soldato inglese morto giovane, e quel-lo indiano nel quale si forma e cresce in solitudine,dopo la morte della madre. In mezzo ai ragazzi indùsi abitua a risolvere con l’astuzia e la prontezza ilproblema della sopravvivenza. Saranno l’incontro conun Lama e con un agente dei Servizi segreti britan-nici a cambiarlo. L’agente si avvale della prontezzadi Kim per inserirlo nel ‘Grande Gioco’, il gioco dellasupremazia politica e militare in quello scacchieretra l’India, quello che oggi è il Pakistan e l’Afghani-stan, anche ora teatro di guerriglia e conteso tra legrandi Potenze. Il Lama, sprovveduto e perduto nelsuo sogno di trovare il Fiume della Freccia, con l’aiu-to del ragazzo perviene alla possibilità di realizzareil suo sogno in un viaggio avventuroso lungo la GrandTrunk Road, che per 2.500 Km. scorre lungo l’Indiadal Bengala a Delhi e poi fino a Peshawar, in quelloche oggi è il Pakistan: un grande fiume che incana-la persone e merci che provengono da luoghi diversie si dirigono a luoghi diversi, con lingue, credenze,tradizioni diverse. E’ una delle grandi metafore dellavita, del suo perenne fluire, è la Ruota delle Cose,da cui il Lama cerca la liberazione.Ognuno spinge la Ruota e ne è spinto… L’affettoprofondo tra Kim e il lama è insieme turbamento efelicità. Toglie all’animo l’atarassia di chi è indiffe-rente a tutto, e con ciò lo rende vulnerabile e inquieto,ma dà all’animo quella pienezza, quel senso di vita

che solo l’amore può dare. (Claudio Magris, Prefa-zione a Kim di R. Kipling, Ed. Corriere della Sera)Credo che sia questo il messaggio più profondo del-lo scoutismo di BP: Kim è attratto dalla serenità delLama, ma è anche attratto dall’avventura, dalla vo-glia di agire e far girare la Ruota delle Cose nel sen-so che a lui, figlio di inglesi, sembra più opportunain quel Grande Gioco che è il motore della storia, ac-cettando i valori, certo anch’essi provvisori ma ne-cessari, che spingono i singoli e i popoli lungo quel-la linea che noi chiamiamo progresso.Due concezioni della storia, quella circolare dei po-poli più antichi, rappresentabile con un cerchio, laRuota delle Cose del Lama: Il cerchio è la figura chemeglio esprime la visione che i pellerossa hanno del-la creazione, dell’universo, della vita sulla terra, del-lo scorrere del tempo. Ogni struttura è disposta inmodo circolare e mostra quei valori di unità, di com-pattezza che il cerchio suggerisce. Tale è anche lastruttura della nazione che unisce i contributi perso-nali ad uno sforzo comune per il bene della colletti-vità. (John G. Neihardt – Alce Nero parla – Adelphi LaNuova Italia,1993).E quella che viene dalla tradizione giudaico-cristiana,lineare e tendente alla speranza, alla salvezza cri-stiana: In principio Dio creò il cielo e la terra. La ter-ra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’a-bisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Diodisse: «Sia la luce! E la luce fu…» e «In principio erail Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio».I due incipit del Genesi nell’A.T. e del Vangelo di Gio-vanni del N.T. in La Bibbia, Testo ufficiale della CEI.vedi anche Mircea Elide, Il mito dell’eterno ritorno,Rusconi 1975, p. 117 e seguenti, e Umberto Ga-limberti, Psiche e Teche, Feltrinelli 1999, pp. 57-60.E poi, dopo l’Illuminismo, all’operosità laica e allasalvezza concessa dal potere sulle cose dato dallatecnica, trovano in Kim una felice sintesi e si tra-ducono in B.P. in un metodo educativo. Lo scouti-smo italiano inizia prima del fascismo, poi, ostaco-lato come tutte le associazioni non fasciste duran-te il fascismo, riprende nel dopoguerra nelle due as-sociazioni GEI e ASCI, associazione quest’ultima del-lo scoutismo cattolico, che poi ha avuto i maggioriincrementi soprattutto per la possibilità di organiz-zazione, fruizione dei locali e sostegno offerti dalleParrocchie.

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COMINCIAVA UNA STORIA

…Il 1959 è una data importante per lo scoutismo aLamezia Terme. In quell’anno infatti l’infaticabile donSaverio Gatti chiamò alcuni giovani allora impegnati inAzione Cattolica e chiese loro di aiutarlo a preparareun campo estivo, per approfondire il metodo scout. Co-sì, nel luglio dello stesso anno, si gettarono le basi perla nascita dell’ASCI. Ad affiancare Tullio Rispoli , primoCapo Riparto, arrivarono altri giovani: Ubbaldo Braganò,Mario Mastroianni, Mimmo Bambara, Guglielmo Bam-bara, Italo Leone, Aldo Canino, Pasquale Gaetano, Ma-rio Cuiuli, Francesco Marchetti, Antonio Calindro, Vit-torio Porchia, Agostino Porchia, Lucio Leone, GiovanniTorchia e tanti altri, che animarono fin dall’inizio il Ri-parto Nicastro 1°. Sempre per impulso di don SaverioGatti e sull’esempio dell’ASCI, un anno dopo nel 1960si costituiva, prima in Calabria, l’AGI l’associazionescoutistica femminile: Nunziella Bambara, Lisetta Bam-bara, Letizia Cardamona, Nellina Truzzollillo e poco do-po Teresa Angotti e Maria Gigliotti, fuono le prime diri-genti del movimento scout femminile… (pag 29)

Mario De GraziaF.lli Gigliotti Editori – pag 150

CONDIZIONE GIOVANILE A LAMEZIA TERMEE LE SCELTE PASTORALI DI DON SAVERIO GATTI

…Lo scoutismo per don Saverio Gatti, non era unmovimento clericale, ma un movimento nella chie-sa, era una comunità che, pur vivendo un’espe-rienza particolare ed arricchente, doveva aprirsi atutta la comunità-chiesa per ricevere e donare. Es-sere nella chiesa quindi, “in ascolto e in parteci-pazione attiva e chiara nello spirito del servizio”.La chiarezza è stata causa, qualche volta, di ama-rezze ma, sempre è stato suo desiderio continua-re il cammino intrapreso senza separatismi, nellospirito della ricerca della verità. Don Saverio ve-deva gli scout inseriti negli ambienti della vita, era-no perciò a servizio nella scuola che frequentava-no, animavano i gruppi di lavoro e di studio, testi-moniando idee e valori…(Intervista a Nunzia Bambara pag 117)

Maria RubertoArti Grafiche Rubettino Soveria M.Per conto di: Ed. Comunità di volontariato SS Pie-tro e Paolo. – pag 130

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Il topo di biblioteca

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Quando il Lupetto o l’Esploratore pronunciano la Pro-messa, o quando in cerchio o in quadrato (dipendedalla Liturgia), il Rover rinnova la Promessa, egli dàil segno ai fratelli che crede nel metodo inventato daB-P, e si impegna sul suo onore ad attuarlo, facendodel proprio meglio, con sé e con i fratelli. Ai fini del-l’impegno personale, questa liturgia è così neces-saria?L’Uomo, nel cammino della sua esi-stenza, ha bisogno di riferimenti.Lo scout, il Pathfinder, “Coluiche trova i Sentieri”, battendouna nuova pista, lascia per i com-pagni che seguiranno, dei segni,per indicare la strada percorsa,usando dei simboli.Quando ‘leggiamo’ un giglio, sap-piamo che in tutto il mondo, il gi-glio viola, racchiuso nel cerchio dicorda annodata col nodo piano, ‘si-gnifica’, ossia ‘è il simbolo’ (dal gre-co ‘Syn’ e ‘Ballo’=unisco, metto in-sieme, eviden-temente il segno -si-gnificante- e la realtà -significato-) dello scoutismo.Abbiamo imparato dal catechismo che i sacramentisono “segni efficaci” della grazia di Dio. Segni chel’uomo dà, innanzi tutto alla comunità in cui è incar-dinato e poi a sé stesso, che sì, ci crede, in ciò cheafferma e sta facendo che la Grazia del Signore ope-ra in lui. Ora, ha senso che degli adulti diano un se-gno di voler appartenere ad una fratellanza, di cre-dere in un metodo, di seguire una traccia? A mio mo-desto avviso, la risposta è SÌ.Non mi si prenda per blasfemo se oso accostare l’e-sempio dei sacramenti alla Promessa. Ritengo chel’algoritmo sia sostanzialmente il medesimo, anchese i piani sono lontani per diversi ordini di grandez-za. Tutto sta, evidentemente, nel saper inserire i fat-ti nella giusta logica e prospettiva. Concordo con co-loro che pensino la Promessa, per quanti nel nostro

Movimento, non provengano dalle Associazioni Edu-canti, una buffa cerimonia inutile, segno di nostalgieretrò, se questa avvenga appunto come cerimoniache voglia solo rievocare altri tempi ed altre età. Maritengo che l’errore sia nel manico, ossia nel modoe nell’occasione scelte per tale momento. Come hogià avuto modo di scrivere in occasione del proble-

ma “uniforme sì – uniforme no”, chiedendodi dar credito a degli adulti di saper ca-pire quando sia il momento di usare unvestito piuttosto che un altro, chiedo didar credito al giudizio di una Comunitàdi Adulti, nello scegliere quando e co-me chiedere a chi voglia seguire il no-stro Sentiero, di dare il segno dellapropria scelta. Riallacciandomi allamia Ipotesi della visibilità della Co-munità da parte di un Gruppo di unaAssociazione Educante (non ha mol-ta importanza quale essa sia), per

far in modo di mostrare ai Rover e aiCapi quale possa essere una proposta di scoutismo‘dopo la Partenza’ o ‘dopo il servizio di educatore’,troverei significativo se i nuovi ingressi in Comunitàvenissero resi noti esattamente come i nuovi arrividel gruppo giovanile.E con e durante la stessa cerimonia. Darebbe un se-gno della continuità esistente tra lo scoutismo deigiovani, che imparano, dei Capi, che fanno servizio,e degli Adulti che, confermano con il proprio esserelì, la continuità dei concetti di Educazione e Servizioche il Nostro Movimento propone. Parimenti mi sem-bra ovvio che io ritenga alquanto inutile che dieci vec-chietti, nostalgici di tempi ormai passati, imponga-no a degli adulti, che hanno di per sé ben altri modiper dimostrarlo, una cerimonia tra quattro gatti in unasede qualsiasi, per far loro dare un segno dell’ade-sione al Movimento. Per questo chiedo che questamia riflessione sia pesata con molto buon senso, co-me si conviene a dei veri adulti.

La Promessa Un Segno

GIOVANNI CALURIComunità MASCI Regina Margherita (TO)

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L’uomo nel cammi-

no dell’esistenza ha

bisogno di riferimenti

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Il cerimoniale della Partenza Rover, ha cui ho assisti-to, è molto semplice: Il Clan in cerchio: il Capo e l’as-sistente di fronte. Un Rover avanza riceve una scure,una bussola, la forcola ed il vangelo: gli vengono postisulla spalla gli scalpi verdi, rossi e gialli. Poi si è ingi-nocchiato ed il sacerdote lo ha bene-detto. Si è mosso adagio, ed il cerchiosi è aperto… andava. È andato sul fardella sera,per un cammino solitario, perun silenzio che fosse interiorità e ri-flessione, per un distacco… Un di-stacco dal Branco che gli aveva offer-to le libere e fantasiose corse nellagiungla. Un distacco dal Reparto conle sue imprese e le sue avventure.Un distacco dal Clan scuola di virilitàe di coraggio. Tutto questo è ormaiun passato è solo ricordo. Questoè appunto la Partenza : mettere ilRover di fronte alle sue responsa-bilità ed alla vita: perché sappia inessa giocare la sua avventura, quella reale quotidiana,con le ore di prova, di sofferenza e di lotta, e sappiavincere con cuore generoso e fedeltà alla sua legge.Per chi ha guidato un giovane dall’adolescenza alla gio-vinezza, per chi ha conosciuto tutte le sue lotte, le suesconfitte, le sue incertezze e le sue gioie, certo, la Par-tenza porta un po’ di tristezza. Ora se ne va verso la vi-ta: cosa l’attende?… Forse per questo la Partenza sifa di sera… al buio è più facile piangere… e noi adul-ti ci vergogniamo delle nostre lacrime. Anche il Vange-lo ci parla di una partenza: quella dei dodici che EGLIavvia alla prima avventura apostolica. Per loro e per noiil signore ha parlato tracciando il profilo di ogni itine-rario che porta il sigillo della sua presenza. Gesù hauna visione precisa ed un piano chiaro di quanto essidovranno fare durante la loro missione: «non andatedai pagani… ma alle pecore perdute della casa d’I-sraele». Può sembrare strana questa limitazione, maè profondamente saggia. Il loro compito iniziale è cir-

coscritto: non solo per una volontà salvifica, che riser-va le primizie al popolo delle predilezioni e delle pro-messe, ma anche e soprattutto per una valutazioneconcreta delle giovani forze dei discepoli. Il conoscereil nostro limite è vera umiltà, il non lasciarci attrarre dai

facili e vasti successi immediati è vera sapienza.Vorrei che ogni Rover partito tenessequesti criteri nell’atto di scegliere ilproprio servizio. Occorre oggi limi-tare il nostro lavoro nell’ambito delnostro Movimento. Siamo troppo po-chi per poterci permettere grandi ope-re di conquista. Ci sono troppe ne-cessità e problemi aperti per poterciallargare verso altri. Questa attesa chead altri può sembrare egoismo, è sa-pienza, perché risponde ad un metododi allargamento lento e progressivo eperciò sicuro. Agli apostoli il Signore po-ne un obiettivo per la loro missione edè l’annuncio del regno di Dio. (…) Maicome oggi noi – così detti militanti cat-

tolici – abbiamo creato opere, organizzazioni, stampae gli uomini non vengono a noi. Nei cortili di troppi ora-tori l’erba cresce abbondante, forse perché siamo i pri-mi a far dubitare con il nostro atteggiamento quotidia-no della nostra fede in Dio. (…) Abbiamo creduto di or-ganizzare la provvidenza con gli istituti a capitale ver-sato o abbiamo sperato negli apporti dei ricchi, ottusiil più delle volte alla chiamata di Dio. Se a solo questoportasse l’educazione Rover – al senso della povertàe della fiducia nel Signore – avremmo arginato il maledi quest’epoca, che sta travolgendo tutti, per una af-fannosa corsa alle sicurezze riposte nella moneta. (…)Queste ultime righe le scrivo per Te, Rover, che sei dapoco partito. Quel vangelo che hai ricevuto fallo dive-nire codice della tua vita e sofferma ogni giorno la tuaanima sulle parole che non passano. Leggilo bene eleggilo adagio. L’abbiamo troppo strapazzato il Vange-lo… Riscoprilo è conforto, è luce, è vita.

La “Partenza”, un distacco…il nostro andare…

MONS. ANDREA GHETTI**“Il ritmo dei passi”, pagg. 46-47, Editrice “Ancora” Milano

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Anche il Vangelo ciparla di una par-tenza : quella dei“dodici” che Egli av-via alla prima av-ventura apostolica

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Lo Scoutismo in Calabria ha offerto un percorso diformazione molto significativo da almeno sessantaanni. Alla scuola di Robert Baden Powell, diverse ge-nerazioni di giovani calabresi hanno potuto ricevereinsegnamenti di vita, contribuendo alla crescita del-le persone e delle loro comunità. Bisognerebbe scri-vere tra le pagine di storia del ‘900, tra le più signi-ficative, l’opera di questo tipo di associazionismo cat-tolico. Le testimonianze, ancora potrebbero essereraccolte direttamente dai protagonisti. Interessanopoco al lettore i toni celebrativi dell’evento che inquesto anno vede anche la Calabria protagonista at-traverso il convegno di Locri dell’aprile pros-simo, soffermarsi sullo spirito delle ini-ziative è utile per comprendere in pienoil bisogno in Calabria dell’impegno da par-te degli Scout.La riflessione non può prescindere dalleradici. In Sila come sull’Aspromonte in unanatura incontaminata, già all’inizio deglianni Cinquanta, quando ancora manca-vano le infrastrutture minime, i primi gio-vani partecipavano ai campeggi organiz-zati con uno stile sobrio e frugale. Neicampi estivi, spesso, non viera l’acqua e la cor-rente elettrica “be-ni fondamentali perla comodità e l’i-giene di unapersona ci-

vile…”, i ragazzi strappati ad un clima malarico dal-le campagne potevano partecipare ai campi estivinon solo per respirare l’aria pura delle montagne,ma anche per iniziare a comprendere, come la pro-posta cristiana attraverso l’insegnamento scoutavrebbe reso loro dei calabresi veri protagonisti del-la “Città dell’uomo”.I maestosi alberi delineavano per questi ragazzi iconfini di un territorio, che veniva vissuto nel tem-po del “Campeggio”, diventava un territorio da vi-vere da protagonisti nella propria vita quotidiana. Ildormitorio, la cucina, la doccia, il “salone” all’areaaperta, la mensa, l’altare per celebrare il quotidia-no Sacrificio Eucaristico, il rustico confessionale,

accoglievano le folli di fanciulli che conspirito sereno scoprivano la loro vi-ta imperniata sui valori. Le parolesemplici usate per la spiegazione delVangelo erano accolte con lo spiritodelle Beatitudini, da quei fanciulliche poi con grande coerenza si sa-rebbero sforzati per viverle nellapropria esistenza. Questa attivitàpionieristica ha portato copiosifrutti per la crescita umana e so-ciale dell’intera comunità cala-

brese. L’ammirazione e lagratitudine, per il percor-

so di vita, per il benericevuto, per il privile-gio di aver partecipa-

Scoutismo in Calabria, una tradizione di valore

UMBERTO TARSITANOPortavoce del Vescovo di San Marco A. Scalea

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to ad un solido percorso formazione, sono i senti-menti di coloro che hanno par tecipato di questogrande bene, sentimenti che sono nel loro cuore,conservati gelosamente per tutta la vita. Molti dicoloro che hanno partecipato al-l’attività scoutistica degli anni’50, non solo hanno messo inpratica gli insegnamenti ricevu-ti, ma hanno fortemente volutoche tale esperienza fosse rivis-suta dai propri figli. L’attività scou-tistica diventa uno stile di pa-storale giovanile che attraversol’A.S.C.I., l’A.G.I., il M.A.S.C.I.arricchisce le comunità di gentesolida e preparata a vivere in pie-nezza la propria vita. Lo scouti-smo diventa strumento di verariconciliazione tra i giovani e Dio.Se si pensa ai sussulti dei gio-vani degli anni ’60 e ’70, si com-prende bene l’importanza e il ruo-lo dell’attività scoutistica. Ai gio-vani viene offerto loro la possibilità di maturare at-traverso il metodo scoutistico, fondato sulla re-sponsabilità, attraverso la scoperta della natura.Tutti gli scout si amano come fratelli e aiutano lapropria comunità a diffondere la Carità. È un siste-ma di vita associata che aiuta a risolvere i proble-mi dei giovani, ponendoli a contatto tra loro, fa-

cendoli sentire fratelli. Il tema “all’aperto” è vitanon semplice poiché costituita da sacrificio, dalgrande impegno per diventare cittadini migliori. Neivolti di queste generazioni di giovani, spesso spor-

chi di sudore e di ter-riccio, si leggeva spes-so il desiderio e la gioiadi vivere in liber tà, lasoddisfazione di dimo-strare agli altri di saperfare qualcosa, di far par-te di un gruppo su cuipoter contare. Anche gliadulti hanno potuto mu-tuare molto dalla vitascout dei propri figli scout.I Capi, le Guide, i Lu-petti, le Coccinelle, han-no da sempre offerto al-le loro comunità non so-lo la testimonianza di vi-ta ma anche l’intera espe-rienza maturata. Il Giglio

e la Tenda, simboli di una scelta di vita, hanno ca-ratterizzato le comunità della Calabria.Oggi, in Calabria vi è il bisogno ancora della pre-senza degli Scout, del loro sistema educativo, del-la loro testimonianza per rinverdire in tutta la Re-gione un messaggio che di bene nel tempo ne hafatto tanto.

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Oggi , in Calabria vi è il biso-

gno ancora della presenza de-

gli Scout, del loro sistema edu-

cativo, della loro testimonian-

za per rinverdire in tutta la

Regione un messaggio che di be-

ne nel tempo ne ha fatto tanto.

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…Per rendersi conto personalmente se le idee enunciate fossero interessanti per i ra-gazzi, Baden-Powell progetta un primo campo sperimentale per l’estate del 1907. Unnobile suo amico, mette a disposizione un’isoletta nella Manica: Brownsea.B-P vi porta 20 ragazzi dal 1 al 9 agosto, per mettere in pratica le varie tecniche e ve-dere se il metodo funziona. Nei pressi del luogo dove fu tenuto il primo campo scoutè stato posto un cippo commemorativo, l’iscrizione dice: «Questa pietra commemorail campo sperimentale di 20 ragazzi tenuto in questo luogo dal 1 al 9 agosto 1907 daRobert Baden-Powell di Gilwell, fondatore del movimento Scout e Guide.»Così comincia il Grande Gioco che dura ormai da cento anni…