Travisani - Quattordici storie di ordinaria creatività

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Di Laura Simeoni

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Laura Simeoni, Trevisani

©2012 by Enjoy Edizioni

Enjoy Edizioni srlStrada Comunale Corti, 5631100 [email protected]

Copertina di Francesca Borso

Grafica & editing: Moviola’s Gang

Prima edizione: novembre 2012Tutti i diritti riservati – All rights reserved

isbn 978-88-96900-09-3

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Laura Simeoni

TrevisaniQuattordici storie di ordinaria creatività

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È un libro strano questo che avete in mano. Raccoglie quattordici testimonianze di vita. Sono solo frammen-ti, bagliori, suggestioni di ciò che ciascuna di queste persone fa, pensa, crede nel quotidiano.

Le loro parole sono state pubblicate da «Il Gazzet-tino» nel corso di quest’anno: tutte interviste realizzate grazie alla sensibilità di chi crede ancora, nonostante tutto, che il giornale debba dare spazio al positivo, a quei piccoli gesti e azioni che a prima vista potrebbero apparire banali, non degni di spazio in cronaca. Eppu-re sono proprio quei gesti e quelle azioni che fanno la differenza.

Da tempo rimuginavo sulla deriva in cui sta pur-troppo andando la nostra società tra crisi economica e profezie millenariste, a sfondo catastrofico. La stessa professione giornalistica arranca alla ricerca di nuovi scenari. Poi è arrivata la lettera di Francesca Borso al direttore: ringraziava per gli articoli positivi pubblica-ti dal giornale: «la parola è un atto di creazione. Se nominiamo le cose allora queste esistono: solidarietà, speranza, fiducia. Parole che purtroppo ultimamente scarseggiano sui mezzi di informazione». E poiché nul-

And I think to myselfwhat a wonderful world

louis armstrong

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la succede per caso, nel mio lavoro da freelance per «Il Gazzettino» ho incontrato Daniela Zanatta e la sua casa editrice Enjoy: un nome, un programma.

Troverete la sua testimonianza ad aprire la ras-segna di interviste, proprio perché la considero una cornice fondamentale per comprendere il quadro d’insieme.

Ho voluto che ciascun personaggio fosse introdot-to da una frase scelta tra autori diversi tra loro: scrit-tori, filosofi, storici… Mi assumo la responsabilità della scelta e spero che in qualche modo l’intervistato ci si riconosca.

In realtà, le frasi si sono fatte avanti in modo quasi autonomo, così come il libro è praticamente nato da sé, dalla voglia di condividere questa positività poiché, rubo ancora le parole di Francesca, vorrei che in un momento difficile come quello odierno, si espandesse a macchia d’olio un sentimento: «la speranza, la ca-pacità di trovare una strada dove non si pensava che ci fosse. Una strada che ora molti non riescono a ve-dere». Ma c’è.

Novembre 2012

Laura Simeoni

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Le interviste di questo libro sono state pubblicate nel cor-so del 2012 dal quotidiano «Il Gazzettino».

Si ringrazia il direttore Roberto Papetti per averne consentito l’utilizzo e la giornalista Chiara Pavan per il supporto, l’incoraggiamento, la carica positiva: senza di lei queste interviste (e questo libro) non avrebbero visto la luce.

grazie

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laura simeoni

Trevisani

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daniela zanatta

editrice-commercialista

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Non sapendo quando l’Alba verrà,apro tutte le Porte,abbia essa Piume, come un uccello,o frangenti, come una riva…

Not knowing when the Dawn will come,I open every Door,Or has it Feathers, like a Bird,Or Billows, like a Shore.

emily dickinson

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È possibile svegliarsi una mattina e decidere co-sì, all’improvviso o quasi, di aprire una casa edi-

trice? Diversa dalle altre: che divulghi storie positive, apra il cuore alla speranza, trasmetta luce e amore. Una casa editrice che in pochi mesi riesca a piazzare un proprio libro, Il grande mazziere di Massimo Spa-detto, tra i finalisti del Premio Cortina 2012. Impos-sibile? E invece è accaduto davvero. Enjoy Edizioni: un nome un programma, anzi una missione per Da-niela Zanatta, che di mestiere fa la commercialista.

Il suo lavoro la immerge in numeri e documenti. Cosa o chi l’ha catapultata nell’editoria?

In realtà ho sempre amato i libri e non solo quelli semplici: a 13 anni leggevo Jung e la sua teoria della sincronicità: le coincidenze significative. Ho sempre creduto nella connessione tra mente, corpo, anima e sentivo che esiste attorno a noi ben più di ciò che si vede. Poi la vita mi ha condotto verso altri percorsi di studi ma il desiderio di leggere e scrivere è rimasto là, latente, non si è mai dissolto.

Parole di luce nei libri dell’Anima

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C’è un momento preciso in cui è riemerso?

Sì. Un momento della mia vita, difficile, doloroso, in cui ho capito che questa parte spirituale di me bussava per tornare alla luce. E ho aperto la porta, leggendo o rileggendo le parole dei grandi saggi, di Gesù con il suo messaggio di speranza, ma anche di altri illuminati come Deepak Chopra.

Chi?

Un medico indiano divulgatore della psicosomatica e sostenitore dell’unità della persona che non si può se-parare a compartimenti stagni. Mi sono messa a scri-vere ma non mi bastava, volevo condividere il gusto, la gioia consapevole di vivere. Non ho però trovato ca-se editrici disponibili oppure chiedevano troppi soldi.

Così ha fatto da sola?

Enjoy Edizioni vuole essere la casa editrice dell’Ani-ma. Sono fortemente convinta che i pensieri positivi imprimano una svolta alla coscienza, la quale dà for-ma al nostro modo di vivere. Se riempiamo il nostro cuore e i nostri sensi con le emozioni evocate da paro-le quali: Rinascita, Guarigione, Gioia, Luce, Spirito Divino, Amore, Creatività, Pensiero positivo, Evo-luzione, Risveglio, Speranza, Consapevolezza, tutto il nostro Essere si protende a realizzare e a vivere i frutti di questa semina copiosa. Se ci mettiamo sulla frequenza vibratoria della Felicità, emaneremo e ten-deremo ad attirare Felicità.

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E la gente come ha risposto?

In maniera inaspettata, sia al mio libro sia a quel-li che ho poi prodotto. Abbiamo organizzato anche due premi letterari, uno rivolto alle donne e l’altro a temi spirituali, pubblicando le opere migliori. La gente ha bisogno di parole di luce, a maggior ragione in tempi bui come quelli che stiamo vivendo e non solo a causa della crisi economica. L’ho capito nelle serate di presentazione, ascoltando gli interventi del-le persone. Tornavo a casa con le lacrime agli occhi.

Certo i pensieri positivi sono importanti, ma non si può igno-rare il dolore…

È vero, ma penso che i problemi servano a ricordarti che cos’è la felicità, stimolandoti affinché trovi den-tro di te le risorse per reagire, affrontarli e risolver-li. Come succede nel libro Respirerò ancora di Gio-vanna Corder, che ha superato una terribile malattia trovando sostegno e ispirazione nella figura del pa-dre scomparso per lo stesso male.

Bisogna dunque combattere?

Non sempre. A volte la scelta migliore è lasciar an-dare. Non serve accanirsi. Spesso i guai sono calci dell’anima che ci invita a fermarci per guardare i no-stri veri desideri.

Perché ha scelto il nome Enjoy?

Tornavo da un viaggio a New York e quello era il sa-

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luto comune, benaugurante. Mi è piaciuto, mi sem-brava adatto ad accomunare autori e lettori che cre-dono nella gioia e nella grazia di vivere.

Qual è il suo sogno, quello che la sua anima le ha fatto vede-re, magari con un calcio ben assestato?

Essere strumento e messaggero per divulgare Paro-le di Luce: se è vero che «i pensieri diventano cose», Enjoy desidera essere il megafono di chi ha voglia di divulgare Parole che aiutino il mondo a crescere nella Gioia, a evolvere, a testimoniare che la vita è un’esperienza straordinaria, degna di essere vissuta anche quando è accidentata. È pur sempre vita, ed è proprio nei momenti duri che dobbiamo permette-re che dai nostri cuori trabocchi la gioia di vivere, in grado di contagiare tutto ciò che ci sta intorno.

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paola viola

fotografa

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I fanciulli trovano il tutto nel nulla,gli uomini il nulla nel tutto.

giacomo leopardi

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Intitolare un libro Non dire nulla pare una con-traddizione. Eppure le parole nel lavoro di Pao-

la Viola contano relativamente. Lei, nata a Ragusa nel 1975, pur vivendo da molti anni nella Marca, ha conservato negli occhi la solarità e il calore comuni-cativo del sud. Si dedica alla fotografia e alla solida-rietà, di mestiere fa l’insegnante in una scuola ma-terna di Spresiano; gli scatti sono entrati solo da un paio d’anni nella sua vita. Ma sono entrati alla gran-de facendole vincere premi nazionali, recensioni en-tusiaste, inviti a mostre: l’ultima, collettiva, in piazza San Leonardo (spazio co.me) con Bruno Bonisiol e Nicola Zolin. Titolo: Dentro il muro. Ambientazio-ne tra Israele e Palestina. «Ma i premi non contano» dice Paola.

Allora cos’è importante?

Ciò che si fa della propria vita. A me piace moltissi-mo insegnare e soprattutto imparare dai bambini la semplicità che non fa rima con banalità, la capacità di mettersi in comunicazione con gli altri senza pre-

Il sapore della vita negli occhi dei bambini

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giudizi, saper risolvere problemi, superare ostacoli che a noi sembrano insormontabili. Ho scelto il mio lavoro perché avevo deciso di vivere come i bambi-ni. Pensiamo ai figli della nostra terra: a volte li vedo “insegnare” i valori autentici ai loro genitori che li hanno dimenticati.

Questa sapienza bambina emerge dalle tue foto.

Sì, penso a quel ragazzino di fronte al muro del pian-to, a Gerusalemme, che guarda stupito i soldati con i fucili in mano. E rifletto: diventerà come loro op-pure saprà trovare una strada sua?

Lei è in mezzo ai bambini tutto l’inverno e nelle vacanze va tra i bambini di Paesi in difficoltà. Non si stanca mai?

No, anzi mi ricarico. Soprattutto in Africa che ha per me da sempre un fascino inspiegabile. Tanti dicono: vorrei fare qualcosa, partire per le missioni ecc. E io rispondo: allora fallo! Non è difficile e poi l’universo ti aiuta, ti fa incontrare persone, ti manda segnali. Io, attraverso un’amica, ho conosciuto suor Maria Luisa che gestisce una scuola a Isiolo in Kenya. Per-sona limpida, sincera, diretta, con un’organizzazione diversa da quelle macchinose che avevo contattato. Sono partita un anno fa. Prima avevo organizzato un pranzo con gli amici per raccogliere fondi e portarli di persona. Tutti hanno risposto con entusiasmo e siamo riusciti a raccogliere 2.600 Euro per l’associa-

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zione che ho fondato con Gigliola Barlese “Una ma-no per un sorriso”.

Ma la fotografia cosa c’entra?

Un paio d’anni fa, in contemporanea con il mal d’A-frica è nata la voglia di sperimentarmi in quest’arte. Mi sono iscritta a dei corsi e ho conosciuto maestri straordinari. Poi in Africa mi hanno chiesto di scat-tare le foto a tutti gli 800 bimbi, così da poterle in-viare ai genitori adottivi italiani.

Che lavoraccio!

Duro sì, ma osservandoli uno per uno, dentro l’o-biettivo, hanno smesso di essere massa e sono di-ventati persone: ho capito quanto siano diversi uno dall’altro. E bellissimi.

Le sue foto catturano dettagli: occhi, mani, piedi.

Ha mai provato ad abbassarsi all’altezza dei bambi-ni? Loro guardano spesso i piedi, che dicono tanto di noi. A Isiolo ho visto piccoli con le scarpe consuma-te: partivano alle 4 del mattino per arrivare a scuola. E quelle mani distrutte dal lavoro nelle discariche!

Quanto conta la tecnica per realizzare una bella foto?

Le tecniche sono fondamentali ed è necessario saper usare bene la macchina fotografica, ma ciò che col-pisce dritto al cuore è la capacità di emozionare. Per

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farlo devi prima emozionarti tu. È importante essere consapevoli di ciò che si vuole comunicare, come è successo a me in Israele lo scorso Natale.

Cosa le è rimasto di quel viaggio?

Una sensazione strana e la voglia di tornare per ca-pire. Penso che la gente desideri vivere in pace e non sia bene informata di ciò che accade al di là del mu-ro. In Israele come in Italia.

Non sa o non vuole vedere?

Bella domanda…

La didascalia di una sua foto dice che possiamo realizzare i nostri sogni. Lei ce l’ha fatta?

Mi sto impegnando e a giorni ripartirò per il Ken-ya, stavolta diretta a Nairobi dove contribuirò alla costruzione di un villaggio solidale per 10 famiglie che usciranno così dalle baraccopoli della periferia. Un progetto ispirato da padre Alex Zanotelli. Il mio sogno è quello di divulgare foto e racconti e rendere tangibili vicende che sembrano film. Ma sono reali. E voglio farlo attraverso gli occhi dei bambini, la cui forza è in grado di emozionarci ancora.

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