TRATTO DA “I Parchi d’arte rupestre di Capo di Ponte” · Comunità Montana di Valle Camonica...

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TRATTO DA “I Parchi d’arte rupestre di Capo di Ponte” A CURA DI Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia Comunità Montana di Valle Camonica Consorzio BIM di Valle Camonica Comune di Capo di Ponte – Agenzia Turistico Culturale Comunale Centro Camuno di Studi Preistorici

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TRATTO DA“I Parchi d’arte rupestre di Capo di Ponte”

A CURA DISoprintendenza per i beni archeologici della LombardiaComunità Montana di Valle CamonicaConsorzio BIM di Valle CamonicaComune di Capo di Ponte – Agenzia Turistico Culturale ComunaleCentro Camuno di Studi Preistorici

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INTRODUZIONEIl Parco Archeologico Comunale di Seradina-Bedolina racchiude al proprio interno le loca-lità “storiche” di Seradina I, II, III, Corno diSeradina e Bedolina: restano escluse (ma in-serite quale area di ampliamento del Parco)le aree superiori di Cascina Laffranchi, Dosdel Mirichì, Nigol, Redondo, Le Cruz, Pià d’Orse Perseghe, che fanno parte integrante delcontesto archeologico del Parco.Il nuovo Parco si ubica in una posizione estre-mamente interessante sia sotto l’aspettodella collocazione urbanistico-territoriale chenell’ambito del panorama della cultura prei-storica camuna.L’area è infatti contigua sia al Parco Archeolo-gico Nazionale dei Massi di Cemmo (con cuicondivide la prima parte del percorso), luogo diantichissima ritualità preistorica, sia a siti cul-tuali medioevali quale il complesso della Pievedi S. Siro. Il dosso di Seradina-Bedolina è anchel’opposto morfologico del promontorio di Dosdell’Arca-Naquane: insieme determinano unrestringimento della valle, che forma (proprionella fascia sottostante a Seradina), un passag-gio obbligato per uomini ed animali nel transi-to lungo la valle. Dal punto di vista cronologi-co, le incisioni rupestri qui riportate alla lucesono attribuibili in buona parte alla tarda etàdel Bronzo e del Ferro ed integrano nel conte-sto complessivo della cronologia camuna quel-le presenti nel Parco Nazionale delle IncisioniRupestri, località Naquane, consentendo quin-di al visitatore una panoramica quasi esaustivadei cicli culturali camuni.

STORIA DELLE RICERCHEAnche se strutturata come parco formalmentesolo nel 2005, l’area è stata oggetto di stu-dio da molti anni: già negli anni ’30 R. Bat-taglia e G. Marro segnalavano le prime roc-ce; negli anni ’50 E. Süss individuò due scritteetrusche mentre la ricerca sistematica iniziacon E. Anati negli anni ’60-’70, studi succes-sivamente integrati negli anni ’80 con l’ana-lisi sistematica dell’area del Corno di Seradinaad opera di U. Sansoni e S. Gavaldo, sempredel Centro Camuno di Studi Preistorici.Lo studio capillare dell’area mette in eviden-za l’importanza del sito e induce le Ammini-strazioni Comunali di Capo di Ponte ad atti-vare un Progetto destinato a concretizzarsinei primi anni del III millennio con la creazio-ne del Parco Archeologico, le cui infrastrut-ture sono state realizzate con le risorse delFondo per lo Sviluppo legge 236/93-II Pro-gramma di sviluppo Camuno-Sebino-Valcaval-lina (Attuatore SECAS) del Ministero del La-voro e delle Politiche Sociali.

L’ORGANIZZAZIONE DEL PARCOIl Parco di Seradina-Bedolina morfologicamen-te è caratterizzato da due aree separate daun dislivello di circa 100 m. e collegate da unantico percorso che sale lungo la dorsale. Sial’ambito inferiore (Seradina) che superiore(Bedolina) sono serviti da un parcheggio, tut-tavia l’Ingresso al Parco (biglietteria, puntodi informazioni didattiche, servizi logistici) ècollocato nel settore inferiore, di Seradina,poco oltre il parcheggio principale.Dall’ingresso parte il percorso pedonale prin-cipale, che recupera un antico tracciato sto-rico di cui ha mantenuto la tipica delimitazio-ne con muretti laterali in pietra a secco. Lungoquesto percorso principale si snodano i percorsidi visita secondari: quattro in tutto per Sera-dina ed uno a Bedolina, evidenziati sul postoda piazzole chiuse, che richiamano nella tipo-logia i muretti tipici della zona. Questi cinquepercorsi sono individuati con colorazioni diffe-renti e sono stati realizzati ad anello in mododa consentire il ritorno sempre sul percorsopedonale principale. Di seguito vengono illu-strati i cinque percorsi di visita con gli elemen-ti di visita più importanti.

I CARATTERI AMBIENTALIDELL’AREAL’area di Seradina è interessante anche dalpunto di vista morfologico ed ambientale:l’Uomo ha interagito nei millenni con quanto

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il territorio gli forniva, utilizzandolo e modi-ficandolo ma spesso anche subendolo e re-standone condizionato. La comprensione del-le testimonianze archeologiche passa anchedallo studio dell’ambiente e della morfologiadel territorio che ha tenuto in gestazionel’Uomo e le sue manifestazioni; è noto dal-l’arte paleolitica l’importanza avuta dal “luo-go” (la caverna) nella dislocazione delle in-cisioni: elementi naturali, anfratti, protube-ranze erano forme a cui l’uomo si ispirava eda cui dava significato. Così anche per l’arterupestre all’aperto, il contesto ambientale haun significato; la collocazione della rocciarispetto alla vegetazione o a segni “forti” delpaesaggio quali montagne, la sua levigatez-za, profondità sono elementi fondamentalinella scelta dei soggetti da incidere. L’am-biente è quindi parte integrante per la com-prensione dell’arte rupestre.Dal punto di vista geomorfologico, spunti diosservazione ci provengono dai soggetti chehanno agito nel lungo processo formativodell’area:

• le rocce (per la quasi totalità arenariepermiane, con scisti ricchi di inclusioninella parte a nord): i grandi lastroni roccio-si sono il risultato del lento movimento deighiacciai che hanno levigato le superfici,conferendovi forme ondulate e concavità,morfologie che sicuramente devono averispirato le popolazioni preistoriche nellescelte del luogo in cui istoriare;

• le manifestazioni geologiche particolari,quali ad esempio le “marmitte dei gigan-ti”, cavità circolari concave prodotte nelletto dei corsi d’acqua dall’azione abrasi-va di ciottoli e sabbie trasportati dal motovorticoso delle acque in discesa dai ghiac-ciai verso la pianura (sono presenti sia aSeradina I che poco sopra i punti di ingres-so al Parco). Per la loro osservazione, è ob-bligo farsi accompagnare dalle guide;

• le montagne: Seradina-Bedolina (così comeDos dell’Arca-Naquane-Foppe di Nadro)sono posizionate ai piedi di due vette dalgrande impatto scenico: il Pizzo Badilecamuno e la Concarena.

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La prima area che si incontra lungo il percorsoè Seradina II, area fittamente istoriata connumerose ed ampie superfici incise.La quasi totalità delle figure risulta apparte-nere alle età del Bronzo Finale, transizioneBronzo-Ferro e Ferro, collocabili quindi nel Imillennio a.C. Il tema iconografico dominan-te è (come l’adiacente area del Corno) ilduel-lo (rituale?) con armati rappresentati neiloro corredi di parata o in tenzone, spesso controfei interposti. Spesso sono abbinati a scrit-te in caratteri nord-etruschi (alfabeto diSondrio o camuno), capanne o reticoli:abbinamenti ricorrenti che potrebbero indi-care una forma di prescrittura in immagini.In altre aree (ad esempio Foppe di Nadro)l’accostamento delle scritte è con simbolistellati (stella a 5 punte che rimanda al cul-to della Mater Matuta della cultura etrusco-italica), impronte di piedi e capanne; aSeradina la simbologia che accompagna leiscrizioni è invece sostituita con figure diantropomorfi armati, a conferma della carat-terizzazione iconografi a della zona diSeradina per le raffigurazioni legate al mon-do della guerra (eroi, duellanti).

I PERCORSI DI VISTA

PERCORSO ARANCIO:Seradina II

PRINCIPALI ROCCE ISTORIATEVISITABILI LUNGO IL PERCORSOAppena oltre l’ingresso, sulla destra, unagrande roccia inclinata cattura subito l’atten-zione: nella parte bassa, centrale sono visi-bili alcune istoriazioni, tra cui una figura dipugnale a lama triangolare e coppelle,attribuibili all’età del Bronzo.Proseguendo lungo il sentiero, oltre i dueedifi ci rurali (di cui quello a destra di anticacostruzione) ci si avvicina al bordo prospicien-te il fondovalle: il bordo roccioso che delimital’altura è istoriato in molti settori, oltre de-scritti.

LA ROCCIA 21La roccia, modellata dai ghiacciai, presentain alcuni punti delle conche di raccolta delleacque che conferiscono all’insieme,unitamente alla forma stessa della roccia,movimento. Il settore istoriato è posto nellaparte iniziale: una figura di capanna con ac-canto un personaggio e, a lato, un pannellocon figure di armati ed una iscrizione in ca-ratteri nord-etruschi: la loro datazione è dacollocarsi tra la prima metà del IV ed il I sec.a.C. (Morandi 2004). È ipotizzabile che l’in-troduzione della scrittura nell’area camuna(congiuntamente ad altre acquisizioni appar-tenenti alla cultura etrusca) non sia statadiretta, ma pervenuta ai Camuni attraversoil contatto con genti dell’area alpina eprealpina, probabilmente appartenenti al-l’ambito golasecchiano (area comasca) e giàin possesso di queste conoscenze. In ValleCamonica le iscrizioni in caratteri nord-etru-schi di solito accompagnano scene di duelloo sono presenti in contesti rituali funebri (bar-che ornitomorfe o uccelli acquatici),abbinamenti comuni anche nella cultura etru-sca canonica, e che comunque confermano ilcoinvolgimento dell’area camuna nel conte-sto culturale del nord Italia dell’età del Fer-ro, seppur mediato (come il caso delle iscri-zioni incise sulla roccia) dalle tradizioni locali.Sotto la capanna, a sinistra, un pannello conpersonaggi, consente di confrontare gli stilicon cui furono realizzate, nelle diverse fasi

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istoriative, le rappresentazioni antropomor-fe dell’età del Ferro: figure in stile moltoaccurato e descritte nella muscolatura (cosid-detta fase di influenza etrusca), figure sche-matiche a corpo quadrato vuoto e senza par-ticolare espressività nel movimento (fasefinale dell’età del Ferro), figure a bastonci-no semplice. Ritornando ai cascinali, si pren-de il sentiero sulla destra e si seguono le in-dicazioni per la roccia n. 18.

LA ROCCIA 18Con questa numerazione si è individuato unvasto sperone roccioso che si affaccia pano-ramicamente sul fondovalle. Non vi è conti-nuità nell’istoriazione di questa grande roc-cia (almeno per quello che ci è pervenuto) erisultano istoriate alcune placche isolate, peraltro con una ricca iconografia.Costeggiando il costone, in successione, si puòvedere un insieme con capanna e guerrieriattribuibili alla media età del Ferro; già sulpianoro si può notare a sinistra una figura acerchi concentrici e simboli; poco oltre unaserie di coppelle in successione conduce adun ampio tratto parzialmente inclinato su cuiè presente un pannello fittamente istoriatocon raffigurazioni di capanne, armati e iscri-zione in caratteri nord-etruschi.Lo studio di queste figure ripropone il proble-ma del contesto abitativo nella preistoriacamuna: gli scavi hanno documentato la pre-senza già nel IV millennio a.C. di insediamentistabili con capanne dalle pareti formate dagraticci vegetali intonacati di fango, pali dirinforzo laterali e coperture vegetali; tutta-via si conosce solo una raffigurazione incisadi probabile capanna attribuibile all’età Ne-olitica. Con l’età del Ferro (I millennio a.C.)assistiamo ad una sorta di sdoppiamento neiritrovamenti: sulle rocce istoriate compaiononumerose raffi gurazioni di “capanne” in le-gno su pali sopraelevati, mentre nei contestiarcheologici (Temù, Pescarzo, Borno) sonodocumentate abitazioni ad aula unica, pian-ta rettangolare, seminterrate (50 cm circa),con muri perimetrali a secco su cui si impo-stavano i muri laterali in tronchi di legno in-castrati e tetto in scaglie o lastre di pietra(Poggiani 2001), tipico degli abitati di tutto

l’arco alpino ma del tutto diverse dal model-lo istoriato. Si evidenzia quindi discontinuitàtra i dati archeologici e la documentazioneiconografica rupestre, imputabile forse alfatto che, pur essendo presenti contempora-neamente le due tipologie negli abitati, le“capanne” lignee su pali non sono giunte a noiper motivi di conservazione. Cosa, invece,abbia spinto le genti camune dell’età delFerro a rappresentare solo le “capanne” supali, va ricercato nella logica stessa dell’in-cidere, mai gratuita o puramente descrittiva.La motivazione potrebbe ricercarsi nell’intro-duzione di innovazioni tecnologico-costruttiveche abbiano radicalmente mutato il modo diabitare di queste genti o, più probabile, conl’ipotesi che le “capanne” incise avesserofunzioni particolari, tali da motivarne la raf-figurazione.Analizzando le componenti strutturali di que-sti edifici, si può notare come tutte letipologie raffigurate si possano far risalire adun unico modello iniziale: una struttura supali di legno sollevata dal terreno; da questomodello iniziale sono poi derivati tipi piùcomplessi (con mensole laterali, a più piani,con particolari decorazioni). In alcuni esem-pi personaggi umani sono presenti all’inter-no o in vicinanza di queste abitazioni, in al-meno un caso questa struttura è posta inminiatura su di un carro (urna cineraria?) adavvalorare l’ipotesi che la loro raffigurazio-ne superasse la semplice rappresentazione eavesse significati simbolici legati alla funzio-ne (granaio, magazzino provviste?). Va infinedetto che tipologie simili, con pali di legnostabilizzati con sassi alla base, sono documen-tate, ed ancor oggi utilizzate, nei villaggi coni tabiach della Val di Rabbi (Trentino), confunzioni di granaio.Su questa superficie sono presenti anche se-gni realizzati con la tecnica filiforme, attri-buibili alla media età del Ferro (IV-V sec.a.C.).

LA ROCCIA 28Fuori dal percorso di visita, ma comunque im-portante, va segnalata questa piccola superfi-cie su cui sono stati incisi alcuni pugnaliriferibili alla cultura di La Tène (età del Ferro).

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Il sentiero per raggiungere l’area di SeradinaI e Corno di Seradina corre lungo un anticotrac-ciato recuperato; muri di contenimentoa secco definiscono terrazzamenti utilizzatifino ad alcuni decenni fa per scopi agricoli.Sondaggi nell’area più elevata del Corno han-no confermato l’utilizzo antropico dell’area:qui sono stati rinvenuti reperti ceramici elitici, residui di fusione e parte di una possi-bile struttura in pietra, con resti di combu-stione attribuibili all’antica età del Bronzo, eresti medioevali. Ben più varie le testimonian-ze legate all’utilizzo istoriativo-rituale del-l’area.Il settore di Seradina I è morfologicamentedefinito in due ambiti: la parte sommitale del

PERCORSO ROSSO:Seradina I e Corno diSeradina

dosso, denominata “Corno di Seradina”, sipresenta come uno sperone di roccia sporgen-te dal fianco destro della Valle, in un puntodove la Valle stessa è già notevolmente ri-stretta, definendo in tal modo un “dosso” conuna posizione strategica di controllo del pas-saggio sottostante. È in corrispondenza geo-morfologica con il Dos dell’Arca (sull’altroversante vallivo), dove è stato ritrovato unabitato pluristratificato (Neolitico-età delFerro).La parte bassa, degradante verso il fiume,presenta invece grandi lastroni rocciosi levi-gati ed aperti, alcuni dei quali (come la R. 12)fittamente istoriati.Due situazioni morfologiche che accolgonoanche differenti tipologie istoriative: il Cor-no di Seradina è caratterizzato quasi unica-mente da raffigurazioni che rimandano almondo della guerra e degli eroi (armati, duel-li, tenzoni, etc.), mentre la parte bassa ac-coglie una iconografi a più antica (le primefigure sono della fine del periodo calcolitico,intorno al III millennio a.C.), con numerosiriferimenti e descrizioni rituali, realizzata contecniche più raffi nate ed attente all’esecu-zione delle figure.

PRINCIPALI ROCCE ISTORIATEVISIBILI LUNGO IL PERCORSOIl primo settore che si incontra è la partebassa di Seradina I, dominata dalla grandespianata della roccia 12, roccia “leader” del-l’intera Seradina.

Seradina I - Roccia 12C - Settore sud.La fascia fittamente istoriata con figure diduellanti e scene di caccia.

Pagina a lato.Seradina I - Roccia 12cScena rappresentante un contesto rituale congrandi serpenti e personaggi. Età del Ferro.

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LA ROCCIA 12 (Settore C)È una grande e ben levigata lastra rocciosadegradante verso il fiume sottostante, cheaccoglie centinaia di raffigurazioni realizza-te in un arco di circa 2000 anni, dalla tardaetà calcolitica alla fine dell’età del Ferro.L’area istoriata riportata alla luce può esse-re suddivisa in tre registri di visita:

a- nella parte alta, sono presenti scene diduellanti (in coppia o singoli) attribuibili allatarda età del Bronzo ed all’età del Ferro (II-I millennio a.C.);

b- nella fascia laterale sud, sono state incisein successione (partendo dall’alto) una sce-na di aratura (in abbinamento con accop-piamento), la rappresentazione di un conte-sto rituale con serpenti (più avanti spiegata),processioni di cavalieri impegnati nella cac-cia al cervo con cani al seguito ed ancora al-tre due scene di aratura. Tutti questi insiemisono riferibili all’antica e media età del Fer-ro (I millennio a.C.).Di particolare rilievo per la sua unicità, ilpannello in alto, con le figure serpentiformi;sono tre le composizioni in cui compare lafigura del serpente su questa roccia.Nella prima composizione (su questa fascia)un personaggio armato di ascia a lama qua-drata (tipo Nanno, attribuibile all’antica etàdel Ferro) strangola un serpente di grandi di-mensioni; vicino, un secondo personaggio “ca-valca” un serpente-drago imbragato da cor-de o morsi. L’insieme rimanda alle scenemitologiche presenti nelle culture mediterra-nee (in particolare egee).Più a lato, altre due scene con uomini chetengono per la gola grandi serpenti-drago:anche questo contesto rimanda ai raccontiepici della cultura classica (si pensi alla mi-tologia di Ercole ed il serpente).

Ci si porta nel settore nord della roccia, doveè possibile visionare l’ambito qui istoriato:

c- nella fascia laterale nord: un pannelloistoriato lungo circa 2 m. reca incise in suc-cessione un insieme con due duellanti “ac-compagnati” da scudieri con lancia, due sce-ne di caccia con cervi, cavaliere armato dilancia e cani al seguito (età del Ferro) ed unascena rituale di aratura.Sono 50 le scene di aratura incise finora ri-trovate in Valle Camonica, attribuibili per lamaggior parte al Calcolitico (III millennioa.C.), e le restanti all’età del Bronzo e pri-ma età del Ferro, con una ripresa di temiiconografi ci attivi circa 1000 anni prima.L’aratro venne introdotto nell’area alpinaverosimilmente all’inizio del III millennioa.C., congiuntamente ad altre importantiacquisizioni tra cui la metallurgia: la suaacquisizione e/o utilizzazione si accompagnada subito ad una sorta di ritualità (le scenedi aratura sono presenti come tema-simbolonelle composizioni monumentali), poi ripre-sa nell’età del Bronzo Finale e del Ferro, col-legata ai riti della semina-fecondazione (cultiagrari), della morte-rinascita (culti funebridell’aldilà) e della fondazione (arature sacredi fondazione di un abitato), presenti nell’am-bito alpino-italico dell’arte delle Situle diemanazione etrusca e del mondo greco-italico. Le quattro scene di aratura presentisu questa roccia sono riferibili a questa secon-da fase: le scene presentano, oltre alla situa-zione canonica dei bovidi con aratro aggiogatie guidati da un personaggio con bastone, an-che figure in accoppiamento subito dietrol’aratore. In esse la donna ha la zappa inmano e si unisce all’uomo, mentre in un al-tro caso (fascia laterale sud di questa roccia)è presente anche una figura di seminatore. Lavalenza simbolica dell’insieme rimanda ai ritidi fertilità che accomunano la terra e la don-na e che hanno raffronti iconografi ci con l’ar-te delle Situle alpine (Sansoni 2004).Lasciando la roccia 12, si sale lungo il Cornodi Seradina: per la particolare situazionemorfologica di questo settore (a strapiombosul fiume sottostante) si raccomanda di nonabbandonare il sentiero segnalato. Visiteesterne possono essere fatte solo accompa-gnati dalle guide.Questa zona può definirsi un’area a se stan-te, nel contesto generale di Seradina, forseper la sua particolare conformazione geo-morfologica. Le istoriazioni sono realizzateper lo più su piccole placche rocciose affio-ranti, che accolgono poche figure o segni iso-lati. Complessivamente sono 37 le rocce fino-ra individuate, cronologicamente datate dalla

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tarda età del Bronzo (periodo IV A) alla fasefinale dell’età del Ferro (IV F) o primo influssoro-mano. Il tema maggiormente rappresenta-to tipologicamente è l’antropomorfo armato(guerriero), seguito numericamente dalle fi-gure zoomorfe e dai segni simbolici o nonidentificabili. Con la sola eccezione di po-che rocce (le nn. 1, 7, 50 e 54) non si hannoqui grandi contesti istoriativi, ma per lo piùisolate raffigurazioni e l’impressione comples-siva (confermata anche dall’analisi dei dati)è che, pur essendovi una precisa contestua-lizzazione tematica del Corno (le rappresen-tazioni dei guerrieri), poi siano mancati gran-di apporti iconografici.Si è quindi propensi ad ipotizzare una relazio-ne tra la posizione morfologica “strategica”della collina (punto di restringimento vallivoe di controllo dei transiti) e la scelta del temamaggiormente inciso: il guerriero. Come sot-tolineato da U. Sansoni (1984) vi è infine darimarcare che il periodo di massimo utilizzo“istoriativo” del Corno (dalla media età delBronzo alla fine dell’età del Ferro) incentra-to iconograficamente sulla figura dell’antro-pomorfo armato (guerriero) corrisponde, nel-l’area alpina, ad un periodo socialmente emilitarmente instabile, in cui la figura ed il

ruolo del guerriero era di primaria importan-za. Dalla roccia 12 in basso, seguendo le in-dicazioni, si sale verso il Corno; lungo il per-corso, affioramenti incisi con figure diguerrieri e simboli.

LA ROCCIA 54La parte incisa riportata alla luce (alcuneplacche istoriate sono ancora seminterrate)reca incisioni con figure di animali (cervi ecanidi), forse in un contesto di caccia.

LA ROCCIA 6(per la visita di questa roccia, è d’obbligofarsi accompagnare dalla guida).Coppia di duellanti (si noti lo stile “decaden-te” delle figure senza particolare cura nellarappresentazione del corpo e del corredo),attribuibile alla fase di influenza celtica (pe-riodo IV F) associata a iscrizioni in caratterinord-etruschi.Usciti dal percorso di Seradina I, si riprendeil sentiero principale e poco oltre si entranell’area di Ronco Felappi, settore ancora incorso di indagine.Già visibili alcune superfici istoriate conmappiformi, meandri e guerrieri in contestidi grande significato, che denotano l’impor-tanza dell’area.

PERCORSO VERDE:Ronco Felappi

L’area è ancora in fase di studio ma sono giàstate rinvenute dodici rocce, fittamenteistoriate con raffigurazioni di straordinariaimportanza.Per la visita è d’obbligo l’accompagnamentodella guida.

Seradina I - Roccia 6Particolare dei duellanti nella tipica rappresen-tazione “decadente” della figura. Tarda età delFerro.

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Uscendo, a circa 40 metri sulla destra, si in-contra l’accesso a Seradina III.Anche qui, come anche negli altri ambiti adia-centi di Seradina I e II, è confermato l’utiliz-zo preferenziale del settore quale area isto-riata nell’ambito della transizione tra l’etàdel Bronzo e del Ferro; tuttavia, a differen-za degli altri settori, qui sono relativamentenumerose le figurazioni riferibili alla tarda etàneolitica o calcolitica iniziale, con sei roccesu cui sono presenti figure meandriformi,cerchi raggiati e pugnali calcolitici in un caso(R. 27-28). Questa fase sarebbe quindi il pri-mo momento di utilizzo istoriativo di tutta lacollina di Seradina, che poi avrebbe amplia-to anche ad altre zone (Seradina I e II e Cor-no di Seradina) l’attività istoriativa.

PRINCIPALI ROCCE ISTORIATEVISIBILI LUNGO IL PERCORSO DIVISITALE ROCCE 8-9Entrambe le rocce recano (soprattutto la 9)numerose raffigurazioni in sovrapposizione:figure di guerrieri, animali, segni reticolari,in prevalenza della fase finale dell’età delBronzo ed età del Ferro. Si ha l’impressioneche la finalità degli “istoriatori” preistorici siastata non tanto la volontà di descrivere situa-zioni o soggetti ben definibili, quanto la ne-cessità di lasciare un segno sulla roccia inun contesto già reso sacro da precedenti in-cisioni.

LA ROCCIA 11Roccia dalla forma naturale vagamente antro-pomorfa (Anati 1982): sulla sinistra in basso,un motivo a reticolo, forse rappresentazionedi un percorso meandriforme (figure di que-sto tipo sono presenti anche sulla sottostanteroccia di S. Rocco ed a Zurla), attribuibileall’inizio dell’età del Bronzo.Sopra e sulla destra, raggruppamenti di figu-re nel tipico stile schematico con gambe a Vrovesciate, della tarda età del Bronzo e pri-ma età del Ferro: alcune portano armi (scu-do, spada, lancia, falcetti), altri ancora ac-

PERCORSO MARRONE:Seradina III

compagnano animali, in situazioni tipiche diquesta fase di transizione, in cui la rappresen-tazione della figura umana acquista slancio edinamicità e diviene parte attiva e centraledi scene descrittive (duello, caccia, lotta,etc.). Interessante la raffigurazione, pocosopra il meandro, di una figura umana a ca-vallo, forse una delle prime rappresentazio-ni di questo animale in forma addomestica-ta, nell’arte rupestre camuna. Accanto,numerose figure di cerchi con coppelle cen-trali e ruote raggiate.

Rilievo della Roccia 11 con il meandriforme (asinistra) e la figura di cavaliere.

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PERCORSO AZZURRO:Bedolina

È il pianoro soprastante Seradina e da questaseparato da uno strapiombo.Nel perimetro del Parco ricade ora solo l’areaperimetrale dello strapiombo: la valutazioneiconografica di Bedolina è quindi riferita nontanto alle sottostanti rocce di Seradina, quan-to all’ampia area a monte, ancora esterna alParco, di Cerreto, Le Crus e Sellero.Questa vasta area ha infatti una omogeneitàiconografica sia nella tematica che nella cro-nologia. Per la massima parte in questo ampiosettore troviamo concentrate raffigurazioniattribuibili all’età del Bronzo Finale ed all’etàdel Ferro, per lo più composizioni geometri-che note sotto la definizione generale di“mappe topografiche”: questo tema tipolo-gico, presente geograficamente in manierarilevante a Seradina e Ronco Felappi (confi-nanti con questo settore), prosegue qui aBedolina e poi nel settore superiore di LeCrus. Le mappe sono attestate sia nelle for-me arcaiche e schematiche di semplicerettangoli con tratto terminale (noti anchesulle statue stele calcolitiche di Borno eOssimo, a Nadro e a Seradina), sia in insiemi“classici” come appunto la famosa mappa diBedolina.

PRINCIPALI ROCCE ISTORIATEVISIBILI LUNGO IL PERCORSODI VISITALA ROCCIA (LA ROCCIA DELLA MAPPA)Il fascino di questa roccia istoriata risiedeanche nella sua collocazione: su un diruporoccioso, a balcone sulla Valle sottostante,circondata da una vegetazione bassa che ri-manda ai profumi della macchia mediterraneache qui giunge come ultima enclave (timo,nepitella, origano e salvia selvatici la circon-dano a ciuffi) e con le grandi moli della Con-carena e del Pizzo Badile di fronte e di spal-le. Abbassando l’occhio sulla superficierocciosa, appare una complessa rappresenta-zione da cui emergono figure rettangolariunite da linee sinuose che salgono, confor-

mandosi alla morfologia naturale della roccia,quasi a ricalcare la forma della valle sotto-stante.L’insieme delle raffigurazioni è stato da sem-pre descritto quale rappresentazione di unaparte di territorio e questa interpretazionetrova sostanziale conferma anche negli ulti-mi studi. Le fasi istoriative in successionesono facilmente individuabili:Composizione topografica con 36 figure qua-drangolari con punti all’interno (alcuni deiquali cerchiati) in successione (interpretabi-li come elementi della vegetazione quali col-tivazioni o alberi), collegate da linee sinuo-se ed a zig-zag che molto richiamano l’anda-

Bedolina: la “mappa”.

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mento di viottoli campestri. L’insieme, inizial-mente datato con l’età del Bronzo, potreb-be collocarsi cronologicamente (Turconi 1997)all’inizio della età del Ferro, intorno all’VIIIsec. a.C. e rientrare nel grande ambito dellecomposizioni topografiche, che a partire dallafine del II periodo (età neolitica finale) masoprattutto nel III millennio a.C. con le com-posizioni monumentali calcolitiche, occupa-no buona parte dell’iconografia rupestre ca-muna. Percorsi immaginari, rituali, parti delterritorio o sequenze prenumeriche, questegrandi composizioni sono caratterizzate dal-la presenza di elementi geometrici (quadratio rettangoli) collegati tra loro da linee rara-mente rette, che si “adagiano” sulla rocciamodellata dal ghiacciaio, utilizzandone laforma naturale come in una rappresentazio-ne tridimensionale del territorio. Infine varicordato che la testimonianza di una sorta di“pianificazione del territorio”, che sottendo-

no queste composizioni topografi che, non èin contrasto con i dati archeologici: terraz-zamenti agricoli dovevano essere presentilungo tutto il solco vallivo già nel II millen-nio a.C.; le aree coltivate avrebbero poi gra-datamente “colonizzato” anche gli areali piùbassi e vicini al fiume già nel corso del I mil-lennio a.C.Fasi istoriative successive sono poi riferibili afigure sporadiche di armati (parte centrale),alla figura con la grande rosa camuna nel latosinistro in cima e alle rappresentazioni di“capanne” nel registro inferiore.Lungo il costone, altri due importanti rocce:la n. 4 (con mappiformi, iscrizioni in caratterinord-etruschi realizzate con tecnica filiforme)e la roccia n. 5. Quest’ultima superficie hauna ricca iconografia dei temi più importantidell’età del Ferro: spicca una figura dicavallino ma non mancano reticolati, scene dicaccia e di combattimento.

S E R A D I N A - B E D O L I N A

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COME RAGGIUNGEREIL PARCO

Località Seradina-Bedolina25044 Capo di Ponte (BS)

Ente responsabile:Comune di Capo di Ponte - Via Stazione

Per informazioni:tel. 0364.42001 - fax 0364.42571e-mail: [email protected]

Agenzia Turistico Culturale Comunaledi Capo di Ponte (BS)tel. 0364.42104 - 334.6575628e-mail: [email protected]

A Capo di Ponte svoltare in direzione diPescarzo; quindi girare a sinistra seguendosempre le indicazioni per Pescarzo,oltrepassare il ponte sul fiume Oglio eproseguire per circa 1 Km.Si segnalano due ingressi distinti al Parco.L’ingresso all’area di Seradina si trovaa monte dell’entrata al Parco dei Massidi Cemmo, mentre l’ingresso all’area diBedolina si raggiunge percorrendo la stradaCemmo-Pescarzo fino a raggiungere ilparcheggio di Bedolina posizionato asinistra della strada.

Le ricerche che hanno portatoalla creazione del ParcoArcheologico Comunale diSeradina-Bedolina sono staterealizzate dal Centro Camunodi Studi Preistorici.

Per informazioni:tel. 0364.42091 - fax 0364.42572e-mail: [email protected]

S E R A D I N A - B E D O L I N A