Trattamenti integrati per i disturbi d'ansia

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Barry E. Wolfe STRUMENTI

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L’integrazione di principi scientifici nella clinica dei trattamenti dei disturbi d’ansia, contribuiscono ad una visione innovativa del fenomeno. Aspetti pluralistici del Sé intrapsichico, interpersonale, biologico e culturale, consentono un approccio plurimo alla complessità dei sintomi spiacevoli di origine ansiogena.

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Barry E. Wolfe

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L’integrazione di principi scientifici

nella clinica dei trattamenti dei disturbi d’ansia,

contribuiscono ad una visione innovativa

del fenomeno. Aspetti pluralistici del Sé

intrapsichico, interpersonale, biologico e culturale,

consentono un approccio plurimo alla complessità

dei sintomi spiacevoli di origine ansiogena.

Euro 25,00

S T R U M E N T I

Barry E. Wolfe,È Presidente del Centro per la Formazione in psicoterapia integrata.È stato professore di psicologia clinica presso l’American School of ProfessionalPsychology a Washington D.C.Inoltre ha svolto ricerche sull’efficacia delle psicoterapie presso il NIMH NationalInstitute of Mental Health.Esercita l’attività privata ed è specializzato nei disturbi d’ansia e dell’umore. Ha al suoattivo oltre 50 pubblicazioni.

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collana Psicoterapia & Counselingdiretta da Edoardo Giusti

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Centro Europeo di Ricercheper lo Studio delle Psicoterapie

Integrate e Comparate

PSICOTERAPIA�

COUNSELING�

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Copyright © 2005 dell’American Psychological Association

Questo lavoro è stato originariamente pubblicato in inglese con il titolo: Understanding andTreating Anxiety Disorders: An Integrative Approach too Healing the Wounded Self, di BarryE. Wolfe, PhD., MBA, ABPP, dalla American Psychological Association negli Stati Uniti d’A-merica.

Copyright (2005) dell’American Psychological Association.

L’opera è stata tradotta e ripubblicata in italiano per gentile concessione dell’APA. Questa tra-duzione non può essere pubblicata o riprodotta da terze parti in qualsiasi forma senza una con-cessione scritta dell’editore.

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o distribuita in alcuna forma omezzo, o conservata in un archivio dati o sistema di recupero senza la dovuta autorizzazioneanticipata dell’APA.

© 2007 SOVERA MULTIMEDIA s.r.l.Via Vincenzo Brunacci, 55/55A - 00146 ROMAwww.soveraedizioni.come-mail: [email protected]

Traduzione: Stefania Marini

I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale (compresi i microfilme le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi.

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Indice

Prefazione 7

Ringraziamenti 9

PARTE PRIMA: LE BASI DELLA COMPRENSIONEDEI DISTURBI D’ANSIA

Capitolo 1Introduzione 13

Capitolo 2Sulla natura e classificazione dell’ansia 23

Capitolo 3Prospettive sui disturbi d’ansia 37

PARTE SECONDA: TEORIA INTEGRATA DEI DISTURBI D’ANSIA

Capitolo 4Verso un modello eziologico integrato dei disturbi d’ansia 77

Capitolo 5Un modello integrato del Sé 97

Capitolo 6Il Sé ferito: un modello eziologico integrato dei disturbi d’ansia 123

Capitolo 7Applicazione del modello integrato a specifici disturbi d’ansia 143

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PARTE TERZA: TERAPIA INTEGRATE DEI DISTURBI D’ANSIA

Capitolo 8Verso una psicoterapia integrata dei disturbi d’ansia 175

Capitolo 9Psicoterapia integrata dei disturbi d’ansia 215

Capitolo 10La terapia integrata applicata a specifici disturbi d’ansia 239

Capitolo 11Direzioni future e sintesi finale 261

AppendiceLa tecnica di focalizzazione di Wolfe 279

Bibliografia 281

L’Autore 299

Indice

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Ho iniziato a lavorare a questo libro più di quindici anni fa. Allora, le miedue principali attività professionali erano il mio ruolo di direttore del program-ma per il finanziamento alla ricerca sulla psicoterapia presso il National Insti-tute of Mental Health (NIMH) e l’attività clinica privata part-time. Nel corso diuna lunga carriera al NIMH, i disturbi d’ansia e il loro trattamento hanno fini-to per diventare il primo focus della gestione dei finanziamenti alla ricerca.Quando ho cercato di integrare la mia esperienza clinica con i risultati dellaletteratura sulla ricerca, anche i miei interessi terapeutici hanno subito un’evo-luzione orientandosi al trattamento dei disturbi d’ansia. Nel tempo, questi dueambiti si sono reciprocamente influenzati e la mia conoscenza sugli ultimi svi-luppi nel trattamento dei disturbi d’ansia ha dato forma agli interventi clinicinella pratica privata.

Quando ho cercato di applicare i tradizionali trattamenti dei disturbi d’an-sia, la mia esperienza clinica ha evidenziato i limiti dei risultati della ricercanell’informare la mia pratica terapeutica. Questo libro è un tentativo di conci-liare le differenze tra la mia esperienza clinica e la mia vasta conoscenza del-la letteratura di ricerca sul trattamento dei disturbi d’ansia; una battaglia che miha permesso di sviluppare un modello eziologico e di trattamento per questacategoria di disturbi.

Questo libro ha quindi come punti di partenza le prospettive tradizionali suidisturbi d’ansia e sul loro trattamento. Secondo l’ottica attuale, i disturbi d’an-sia, che dal punto di vista descrittivo si classificano come sindromi che mani-festano un cluster di sintomi ansiosi, possono essere trattati sia con metodi psi-cosociali che farmacologici, con trattamenti che sono stati standardizzati e te-stati empiricamente. Tuttavia, la mia esperienza clinica mi porta a credere chequesta visione dei disturbi d’ansia presenti limiti relativi (a) alla concettualiz-zazione dei disturbi, (b) ai modelli eziologici proposti, (c) ai trattamenti svilup-pati, (d) agli interrogativi indagati, e (e) alla metodologia di ricerca proposta perquesti interrogativi. Sono stati sviluppati numerosi trattamenti efficaci per i sin-tomi dei disturbi d’ansia, ma questi trattamenti e le premesse su cui si fondano

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Prefazione

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tendono ad ignorare i legami tra i sintomi ansiosi e i problemi intrapsichici, in-terpersonali, familiari, culturali e ontologici, il più delle volte connessi alle ma-nifestazioni sintomatiche.

Di fatto, vi sono diverse prospettive attuali ancora in via di sviluppo sui di-sturbi d’ansia, comprese quelle psicoanalitica, cognitivo-comportamentale,esperienziale e biomedica; ognuna fornisce contributi importanti alla nostracomprensione dell’ansia e al suo trattamento, ma nessuna detiene il monopo-lio della verità e dell’efficacia. Il fatto che nessun singolo orientamento teoricosembri fornire una teoria sufficiente dei disturbi d’ansia o del loro trattamentosuggerisce che è ormai tempo di sviluppare una prospettiva integrata che pren-da in prestito i migliori costrutti, le strategie di trattamento e le tecniche speci-fiche dalle diverse strategie di trattamento esistenti per accrescere la compren-sione di questi disturbi e l’efficacia del loro trattamento.

Lo scopo originario di questo libro era quello di sviluppare un modello ditrattamento integrato per le fobie, ma è stato ampliato fino a includere altri di-sturbi d’ansia. Ma il mio scopo non è solo questo. Il libro vuole presentareun’integrazione teorica relativamente unificata delle prospettive attuali sull’an-sia e mostrare come i trattamenti integrati selezionati derivino dalle premesseteoriche dei disturbi d’ansia. Il punto centrale di questa integrazione teorica èil concetto di ferita del Sé, che in senso più generale indica le difficoltà e le di-sfunzioni nella modalità dell’individuo di esperire il Sé o l’identità. Sono giun-to a questa nozione solo dopo ripetute osservazioni sul fatto che il significatoimplicito dell’ansia, per la maggioranza dei pazienti ansiosi da me trattati, èquello di sentirsi a rischio di una catastrofe intollerabile per il loro benessere fi-sico e psicologico. I due modelli integrati presentati (cioè quello eziologico equello di trattamento) sono finalizzati a fare tesoro dei molti contributi effettiviapportati alla nostra conoscenza da ognuna delle prospettive esistenti sui di-sturbi d’ansia e a ridurne i limiti.

Prefazione

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Non avrei potuto scrivere questo libro senza l’affetto e il sostegno critico diamici, familiari e colleghi. Tra i colleghi devo citare i miei insegnanti, in parti-colare Morris Parloff, che implicitamente ed esplicitamente mi ha insegnatomolto su come formulare e comunicare le mie ipotesi. Sono stato spesso ten-tato di emulare la sua prosa elegante e arguta, ma consapevole che non avreimai potuto eguagliarlo, sono stato obbligato a sviluppare un mio stile persona-le. Per quanto riguarda la terapia, Rudy Bauer mi ha insegnato il potere delletecniche esperienziali in psicoterapia.

Il successivo ringraziamento va ai miei colleghi e amici della Society for theExploration of Psychotherapy Integration (SEPI). Pur non potendoli citare tutti,devo ricordare Mary Goldfried e Paul Watchel, i veri fondatori del movimentoper l’integrazione delle psicoterapie, e Diane Arnkoff, Carol Glass e GeorgeStricker che insieme con me, Mary e Paul hanno costituito il Comitato Guidadella SEPI. È stato un onore lavorare con tutti voi, per tutti questi anni.

Il mio grazie va anche a quei collaboratori che hanno letto parti di questolibro e hanno generosamente espresso la loro opinione: Mary, Paul e George.Ringrazio inoltre Tom Borkovec, che ha letto le prime parti del libro trovando-vi legami con il suo lavoro fondamentale sui processi dell’ansia, e MichaelMahoney, che mi ha spesso incoraggiato a infondere nei miei scritti umanità eanalisi critica. Voglio ringraziare ancora Morris Parloff per le sue domandeprofonde e penetranti, sempre mitigate dalle sue lodi troppo generose nei con-fronti del mio lavoro.

Desidero ringraziare in modo particolare i due rappresentanti editoriali del-l’American Psychological Association (APA), che sono stati un valido aiuto nelportare a realizzazione questo progetto. Innanzitutto ringrazio Margreth Schle-gel, che ha dato avvio alla mia associazione all’APA Books e che mi ha aiuta-to nelle prime fasi della stesura del libro. Desidero poi ringraziare Susan Rey-nolds, per la sua pazienza e le sue tempestive indagini che mi hanno proietta-to negli stadi finali del libro. Inoltre, voglio ringraziare Ed Meidenbauer, cura-tore editoriale per l’APA, che è stato enormemente utile durante la fase di revi-

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Ringraziamenti

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sione e correzione del libro. Ai due critici anonimi alla pari i miei sentiti rin-graziamenti per i loro commenti, che hanno contribuito a migliorare significa-tivamente il risultato finale.

Voglio anche ringraziare i miei ex studenti che hanno assistito ai vari stadidella nascita di questo libro: Leyla Bakry-Becker, Sherry Benica, Lindsey Da-niels, Joseph Grillo, Phyllis Jensen, Hany Malik, Amy Nowlin, Frank Ouseley,Phillip Pearlman, Tammy Redman, Patti Sigl e Victor Welzant. Speciali ringra-ziamenti vanno a tutti i miei pazienti che hanno dimostrato coraggio nell’af-frontare le fonti interne ed esterne del loro terrore.

Un ulteriore ringraziamento ai miei figli, Tammy Goldberg e Neal Weiner,il cui amore generoso si accompagna a una notevole intelligenza. Tammy, an-che lei terapeuta, spesso ha dato ascolto alle mie riflessioni apparentemente in-terminabili.

Infine, ringrazio mia moglie, Annette, instancabile nel suo amore e nel so-stegno lungo tutto l’arduo percorso di questo tanto atteso libro. Sebbene la psi-cologia non sia il suo campo, la sua creatività in ogni suo impegno è straordi-naria. La sua capacità di pensare fuori dagli schemi, sia in termini pratici cheintellettuali, e il dono naturale dell’empatia hanno messo in evidenza le que-stioni più penetranti su una vasta gamma di problemi discussi in questo libro,che è dedicato a lei con amore e gratitudine.

Ringraziamenti

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Parte prima

Le basi della comprensionedei disturbi d’ansia

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La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero. Èla fonte di tutta la vera arte e scienza.

(Albert Einstein, 1930)

Alcuni anni fa, un giovane uomo si rivolse a me per il trattamento della suafobia dei ponti. Da diversi anni Trent era incapace di attraversare lunghi e altiponti senza provare una forte ansia. In molti casi li evitava del tutto. Se era as-solutamente necessario attraversare un ponte, lo faceva, ma in uno stato di as-soluto terrore. Dal momento che l’esposizione immaginativa e in vivo eranostate indicate dalla letteratura di ricerca come i trattamenti più efficaci per lafobia semplice (ora definita specifica), ho iniziato la terapia di Trent con questitrattamenti. Generalmente, comincio con l’esposizione immaginativa, sia per-ché è meglio tollerata in fase iniziale dell’esposizione in vivo e sia perché ser-ve come prova di comportamento nella terapia in vivo.

Durante la terapia immaginativa, divenne chiaro che una delle principalipaure anticipatorie di Trent fosse di poter perdere il controllo e buttarsi giù, unavolta raggiunta la sommità del ponte. Si tratta di una paura piuttosto comunenegli individui con fobia delle altezze, particolarmente in quelli con paura diattraversare alti ponti. Chiedevo a Trent di restare con la scena spaventosa finoa che riusciva a tollerarla. Ad un certo punto gli chiedevo di immaginare di fa-re esattamente quello che temeva, cioè lanciarsi di sotto. Gli chiedevo inoltredi prestare attenzione a qualsiasi pensiero o sentimento provasse quando im-maginava di precipitare verso la morte.

Trent iniziò a sperimentare un profondo senso di disperazione circa la suavita; emergevano immagini legate alle carenze vissute nella sua esistenza. Untema centrale di questo mosaico di immagini dolorose era la sua incapacità ditrovare una compagna adatta. Elaborando ulteriormente questo tema, iniziò adindividuare specifiche mancanze nella sua personalità, a causa delle quali ri-teneva improbabile che potesse riuscire mai a trovarla. La dolorosa accusa di

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Introduzione 1

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Trent nei confronti di se stesso proseguiva con un’intensa paura di “morire pri-ma ancora di aver mai vissuto”. Quando si concesse di sperimentare questapaura, iniziò a piangere. Il processo di darsi il permesso di provare tali senti-menti gli permise di passare dallo stato di grave ansia a quello di estrema tri-stezza, che sembrava chiaramente connessa con la sua dolorosa e negativarappresentazione di sé, che credeva gli impedisse di costruire una vita soddi-sfacente e significativa.

La rivelazione di Trent delle sue credenze disfunzionali su di sé è stata unadelle più importanti indicazioni, nel mio lavoro con individui fobici, che le fo-bie possono essere connesse a più profondi temi legati al modo in cui essi per-cepiscono se stessi (Wolfe, 1989). Inoltre, era evidente che dietro la paura fo-bica c’erano alcune intense e dolorose emozioni e che Trent era incapace disperimentare ed articolare questi sentimenti a causa dell’ansia fobica: vale a di-re, finché non permetteva a se stesso di sperimentarla pienamente.

Oltretutto, la terapia espositiva aveva prodotto alcuni circoscritti migliora-menti nella fobia dei ponti, ma non era stata affatto un intervento sufficiente.Abbiamo associato la terapia comportamentale con un’esplorazione psicotera-peutica orientata contemporaneamente ai sintomi fobici e ai presumibili pro-blemi sottostanti. Nel tempo, è diventato evidente che esisteva una felice si-nergia tra le due modalità di trattamento. Man mano che Trent verificava di po-ter avere un qualche controllo sui suoi sintomi fobici con l’aiuto della terapiacomportamentale, e in questo modo ampliare le sue scelte di vita (attraversan-do i ponti, piuttosto che prendendo percorsi tortuosi), acquistava fiducia nellesue capacità di colmare le altre carenze della sua vita. Non appena iniziava adottenere qualche successo nella sua vita in generale con l’aiuto dell’esplora-zione psicoterapeutica, era in grado di tollerare un maggiore disagio nel tenta-tivo di vincere del tutto la sua fobia.

La comparsa di immagini catastrofiche in conseguenza dell’esposizione im-maginativa non si è rivelata un caso isolato. Regolarmente, l’esposizione im-maginativa elicitava nei pazienti immagini di catastrofe associate all’esperien-za di emozioni estremamente dolorose. Le scene immaginative, che emerge-vano spontaneamente, trovavano di solito i pazienti in una posizione di debo-lezza circa l’essere umiliati o duramente feriti dall’oggetto fobico. Ad esempio,il paziente con una fobia della guida che aveva recuperato, in uno stato di col-lera quasi intollerabile, il trauma di essere stato rapito dal padre all’età di quat-tro anni e tenuto in una casa sconosciuta per un anno; un altro con fobia diparlare in pubblico che, fin dall’infanzia, aveva sperimentato continue criticheda parte del padre, al punto da dubitare delle sue evidenti capacità intellettua-li; la donna con una grave fobia dei topi, le cui scene immaginative rivelavanoche il suo orrore per le inesplicabili crudeltà che gli uomini infliggono ai lorosimili era stata spostata sui ratti per preservare la sua credenza nella bontà del-

Capitolo 1

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la natura umana; il paziente con agorafobia la cui scena immaginativa rivela-va la doppia paura: da un lato di trovarsi in uno stato di terrificante isolamen-to qualora avesse raggiunto la sua tanto desiderata libertà, dall’altro di trovarsiin uno stato di orribile reclusione nel caso avesse soddisfatto il suo disperatobisogno di sicurezza; il paziente con disturbo di panico che, attraverso la co-stante esposizione alle allarmanti sensazioni corporee (esposizione enterocet-tiva), aveva iniziato a singhiozzare istericamente e a recuperare ricordi di do-lorose carenze e disillusioni da parte dei genitori; il paziente con disturbo d’an-sia generalizzata che, con l’aiuto della tecnica di focalizzazione di Wolfe(Wolf, 1992, 2005; vedi anche Appendice), aveva iniziato a sperimentare il si-gnificato implicito della sua ansia, cioè l’intensa e dolorosa percezione di es-sere di fondo malato mentalmente, convinzione frequentemente rinforzata dal-la madre. Infine, c’era il paziente con disturbo ossessivo-compulsivo che eradiventato consapevole di come avesse equiparato i pensieri sessuali ed egoi-stici agli errori commessi in passato e che credeva avrebbero reso più breve lasua vita e seriamente danneggiato i suoi familiari.

Man mano che io e i miei pazienti esploravamo le loro fantasie catastrofi-che, constatavamo come essi recuperassero eventi traumatici della loro storiaa lungo dimenticati e come queste immagini fossero costrutti prototipici chesimbolizzavano il senso di mancanza d’aiuto, di impotenza e di morte speri-mentati molto precocemente nella loro vita. Questi forti insight emozionali nonerano abbastanza potenti da curare la fobia, ma fornivano ai pazienti la con-sapevolezza di una connessione tra la loro fobia e i problemi coi quali si era-no scontrati spesso per la maggior parte della vita. Tuttavia, la terapia compor-tamentale basata sull’esposizione raramente curava la fobia. Non ho riscontra-to la rapida riduzione o eliminazione dei sintomi fobici nel 60%-70% dei casiche ho trattato, come mi aspettavo sulla base dei dati dalla letteratura sulla ri-cerca (Barlow & Wolfe, 1981). Nei miei 25 anni di esperienza con oltre 300pazienti con disturbi d’ansia, ho trovato che la terapia espositiva conduce aduna rapida riduzione della sintomatologia in circa il 30% dei casi.

E, comunque, i pazienti di solito sperimentavano almeno tre altri effetti conla terapia espositiva: (a) trovano il trattamento troppo pauroso, anche se con-dotto molto gradualmente, e non riuscivano a portarlo a termine; (b) provava-no un sollievo sintomatico non durevole; (c) erano in grado di ridurre il com-portamento di evitamento ma continuavano a sperimentare un’ansia sostan-ziale ogni qualvolta si confrontavano con l’oggetto o la situazione fobica. Que-sto evidente effetto limite in alcuni pazienti con fobia suggeriva che esistevanoaltri problemi direttamente connessi, che era necessario affrontare perché i sin-tomi fobici potessero ulteriormente migliorare. In altre parole, nei pazienti cheho potuto vedere nella mia pratica privata le fobie semplici summenzionatenon risultavano essere così semplici. Man mano che la fortuita scoperta del le-

Introduzione

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game fra immagini catastrofiche ed emozioni dolorose diveniva un fatto ricor-rente nel mio trattamento delle fobie, ero colpito dal modo paradossale in cuii conflitti inconsci venivano elicitati da un approccio terapeutico che negava laloro esistenza. Questo non era ovviamente un fatto nuovo. Feather e Rhoads(1972a, 1972b) avevano dimostrato qualcosa di simile già trent’anni prima,quando avevano provato ad applicare la desensibilizzazione sistematica supaure inconsce previamente elicitate. Ancora prima, Stapf e Levis (1967) ave-vano sottolineato l’importanza di fattori psicodinamici nello sviluppo, mante-nimento e trattamento delle fobie. Tali fattori inconsci, che invariabilmente era-no collegati a un senso di una minaccia verso il Sé, dovevano chiaramente es-sere presi in considerazione insieme ai sintomi di una data fobia. La mia cre-scente convinzione che nel trattamento delle fobie fosse necessario qualcosain più della tanto propagandata e spesso utilissima terapia comportamentale,mi ha portato a riflettere sulle sue implicazioni per la mia concettualizzazionedelle specifiche forme di psicopatologia e della loro cura. Se nel trattamento diun disturbo specifico si doveva tenere in considerazione qualcos’altro, alloraquel qualcosa in più (o al limite di diverso) era probabilmente necessario nel-la mia concezione del disturbo trattato.

Continuando ad osservare la frequenza con cui analoghi fattori inconsci sipresentavano nel trattamento dei disturbi d’ansia, ho iniziato a ritenere neces-saria una concettualizzazione e un trattamento eclettico per molti dei pazientiche soddisfacevano i criteri del DSM-IV per fobia sociale, disturbo di panicocon e senza agorafobia, disturbo d’ansia generalizzata, disturbo ossessivo-compulsivo. Con molti di questi pazienti, l’iniziale terapia dell’esposizione im-maginativa portava allo scoperto specifiche immagini catastrofiche associate aemozioni dolorose, che nel loro insieme erano sperimentate come minacceoriginarie all’autostima e al senso di identità.

Suppongo che il mio passaggio all’eclettismo non sia un caso isolato in que-sto campo. Molti, se non la maggioranza degli psicoterapeuti di qualsiasi orien-tamento hanno sentito lo stesso bisogno di qualcosa in più o qualcosa di di-verso nel trattamento di specifici pazienti. Di fatto sostengo, senza timore di es-sere contraddetto, che ogni psicoterapeuta, sia esso di orientamento psicoana-litico, cognitivo-comportamenale o umanistico esperienziale, alla fine incontraun significativo numero di pazienti che non possono essere aiutati pienamen-te, o non possono esserlo affatto, dall’orientamento prescelto. Di fronte ad unpaziente difficile che sembra essere refrattario al trattamento, molti, se non lamaggioranza dei terapeuti, diventano eclettici. Liberamente essi mutuano tec-niche da altri modelli terapeutici per far fronte a specifici problemi nella tera-pia. Come ha dichiarato M. B. Parloff (comunicazione personale, 7 giugno1985), “la maggioranza dei terapeuti sono eclettici o per scelta o implicita-mente”. Lo sono senza rinnegare il loro principale orientamento o la loro iden-

Capitolo 1

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tità di terapeuti di una determinata scuola. Ma tali sforzi di solito non sono si-stematici e violano piuttosto spesso le premesse teoriche che hanno guidato laformulazione iniziale del problema del paziente e l’approccio terapeutico.Questi significativi insuccessi terapeutici e le discrepanze tra gli assunti teoricie le osservazioni cliniche hanno costituito il terreno fertile per un nuovo mo-vimento nel campo della psicoterapia: il movimento per l’integrazione psico-terapeutica.

La “de-segregazione” in psicoterapia

Man mano che sempre più psicoterapeuti e ricercatori si avvicinavano aquesta corrente paradigmatica (Golfried, 1980; Padawer, 1982), veniva menola giustificazione a mantenere i confini settari che separavano i diversi approc-ci psicoterapeutici. Nella letteratura di ricerca, erano sempre più numerosi gliarticoli che si interrogavano sulla necessità di queste barriere. Questa tenden-za si è manifestata inizialmente nel riavvicinamento tra terapia psicoanalitica ecomportamentale (Golfried, 1982; Watchel, 1977). Questi due approcci eranooggetto di speciale attenzione poiché rappresentavano i due orientamenti do-minanti nel campo della psicoterapia e perché gli esperti di ciascuno dei dueorientamenti erano spesso i principali e più feroci critici dell’altro approccio te-rapeutico (Carrera & Adams, 1970; Eysenck, 1960, Salter, 2000; Wolpe, 1958).Il desiderio di un riavvicinamento alla fine si è trasformato in un interesse perl’integrazione psicoterapeutica.

Il crescente interesse per l’eliminazione delle barriere esistenti fra i diversiorientamenti terapeutici – un processo che Paul Watchel (comunicazione per-sonale,10 marzo 1986) una volta ha definito de-segregazione della psicotera-pia – ha portato progressivamente alla formazione, nel 1983, della Società perl’Esplorazione dell’Integrazione Psicoterapeutica (SEPI, Society for the Explora-tion of Psychotherapy Integration). La SEPI si basava sulla convinzione che nes-suna teoria, strategia o nessun terapeuta possedesse il monopolio di verità, sag-gezza o efficacia in psicoterapia. Dalla sua fondazione la SEPI è diventata unavera organizzazione internazionale, con oltre 700 membri in 25 paesi.

Il principio fondamentale della SEPI, e più in generale dell’integrazione inpsicoterapia, è che la complessità della pratica clinica richiede un approcciointegrato alla maggior parte dei disturbi emozionali e comportamentali. Daquando è stata istituita la SEPI, letteralmente centinaia di libri e migliaia di ar-ticoli sul tema dell’integrazione sono stati pubblicati. La stessa SEPI pubblicauna sua rivista, Journal of Psychotherapy Integration. Nei due decenni trascor-si dalla creazione della SEPI, sono stati formulati con crescente chiarezza tredistinti indirizzi di integrazione psicoterapeutica, ognuno dei quali ha la sua

Introduzione

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buona quota di adepti entusiasti. I tre indirizzi sono l’eclettismo tecnico, l’ap-proccio ai fattori comuni e l’integrazione teorica.

L’eclettismo tecnico comporta la combinazione selettiva di specifiche tec-niche di intervento, utilizzate senza particolare attenzione alle sottostanti teo-rie che le hanno generate. Questo approccio, altamente pragmatico, si propo-ne di sistematizzare il processo di scelta delle combinazioni di trattamenti pro-gettati su misura per specifiche e idiosincratiche caratteristiche del paziente(Beutler, 1983; Beutler & Clarkin, 1990; Lazarus,1992).

L’approccio ai fattori comuni si focalizza sugli aspetti specifici condivisi datutti o dalla maggior parte dei diversi orientamenti terapeutici. Questo approc-cio si basa sulla convinzione che gli esiti positivi dei vari tipi di trattamentopossono derivare più dai fattori comuni alle varie tradizioni terapeutiche cheda quelli che le differenziano (Weinberger, 1993).

Infine, l’integrazione teorica è basata sulla nozione che i fattori comuni e lacombinazione eclettica di tecniche derivanti da differenti orientamenti posso-no infine portare allo sviluppo di una nuova e unificata cornice teorica di rife-rimento per la psicoterapia (Watchel, 1991; Wolfe, 2000).

Integrazione psicoterapeutica applicata a specifiche classidi disturbi del DSM

Questo libro cerca di coniugare due delle più significative tendenze nelcampo della psicoterapia: l’integrazione psicoterapeutica e il trattamento dispecifici disturbi definiti dal DSM. La maggior parte del lavoro nel campo del-l’integrazione non è stato focalizzato sull’applicazione della psicoterapia inte-grata a disturbi specifici, ma si è incentrato principalmente su aspetti genericidell’integrazione terapeutica. Per il mio lavoro, ho scelto i disturbi d’ansia, nonsolo per la mia vasta esperienza nel loro trattamento, ma anche perché essisembrano prestarsi adeguatamente allo sviluppo di una psicoterapia integrata.Tutti i disturbi d’ansia presentano un numero di sintomi puntualmente definitie il terapeuta può chiaramente osservare quanto siano dolorosi per il paziente.Questi sintomi solitamente richiedono un focus iniziale di trattamento e anche,nella maggior parte dei casi, una connessione a problemi inespressi che vannoal cuore dell’essere del paziente.

Nello sviluppo del mio personale trattamento dei disturbi d’ansia, ho ini-ziato ad esplorare e scoprire idee e procedure potenzialmente promettenti indiversi orientamenti terapeutici – psicoanalitico, comportamentale, cognitivoed esperienziale – che potrebbero contribuire in maniera diretta ad una piùcomplessiva e duratura remissione dei sintomi e delle sottostanti problematicheinconsce. Queste esplorazioni suggerivano che le terapie presenti tendevano a

Capitolo 1

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focalizzarsi su un principale tipo di cambiamento: le terapie comportamentalisul cambiamento del comportamento; le terapie cognitive sui cambiamenti co-gnitivi, mentre quelle esperienziali su esperienze emotive correttive. Le terapiepsicodinamiche tentavano di focalizzarsi sia sui cambiamenti cognitivi che suquelli emozionali, ma ponevano maggior enfasi su quelli cognitivi. In ogni ca-so, ognuno dei tre livelli di cambiamento sembrava essere un focus necessarioin un trattamento completo dei disturbi d’ansia.

Inoltre, ho sperimentato forme di trattamento che combinavano efficace-mente farmacoterapia e approccio integrato. Ciò si è rivelato particolarmenteutile per i pazienti che necessitavano di farmaci o che erano troppo spaventa-ti dall’impegno del solo trattamento psicologico. Comunque, ho consideratoquesta combinazione più come una integrazione nel trattamento che comeun’integrazione psicoterapeutica, e pertanto essa non costituisce il focus prin-cipale di questo libro.

Un modello eziologico integrato

Il principale scopo di questo libro è presentare una prospettiva integrata suidisturbi d’ansia, costituita da due modelli: una concezione integrata dell’ezio-logia dei disturbi ansiosi e una psicoterapia integrata per questi disturbi. Il mo-dello eziologico parte dalla classificazione dei disturbi d’ansia del DSM-IV.Benché il DSM-IV sia forse il punto da cui partire, la sua concezione dei di-sturbi ansiosi centrata sul sintomo risulta insufficiente per considerare i variproblemi osservati nella pratica clinica. Nel tentativo di definire il minimo co-mun denominatore di osservazione, il DSM-III (American Psychiatric Associa-tion, 1980), il DSM-III-R (American Psychiatric Assocation, 1987) e il DSM-IVhanno privilegiato soprattutto le prospettive cognitivo-comportamentale e bio-medica, per questi come per altri disturbi. Pertanto ho dovuto affrontare il com-pito simile e parallelo di esplorare le concezioni eziologiche attualmente pre-senti nelle prospettive psicoanalitica, comportamentale, cognitiva, esperien-ziale e biomedica. Mi sono convinto, sia attraverso una integrazione dei varimodelli teorici dei disturbi ansiosi e sia attraverso la mia esperienza clinica,che l’ansia ha significati impliciti ed espliciti per i pazienti, e che entrambi de-vono essere discussi. Mentre i significati espliciti spesso comportano reazioniansiose secondarie che i pazienti esperiscono in relazione allo loro percezio-ne di essere in ansia, i significati impliciti solitamente comportano una temutacatastrofe per il Sé. Una più profonda comprensione di simili paure suggerisceche esse sono fondate su percezioni del Sé terribilmente dolorose (es. imper-fetto, non amabile, privo di valore), che ho denominato ferite del Sé. Questeimpressioni soggettive sono rilevanti per la comprensione dell’origine e del

Introduzione

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mantenimento dell’ansia, tanto quanto lo sono le cause naturali scientifica-mente fondate dei disturbi d’ansia. Pertanto, ad un livello teorico più ampio, lacomprensione delle cause dei comportamenti ansiosi deve essere integrata conuna considerazione interpretativa delle motivazioni individuali di tali compor-tamenti.

Una psicoterpia integrata dei disturbi d’ansia

La riparazione delle ferite del Sé, lo scopo ultimo della mia psicoterapia in-tegrata, si basa in via prioritaria sul trattamento focalizzato sui sintomi. L’atten-zione è rivolta in primo luogo ai sintomi di un disturbo ansioso perché i pa-zienti di solito vengono in terapia cercando sollievo da questi. È quanto menorispettoso cercare di accogliere un obiettivo terapeutico del paziente. Pertantoio inizio generalmente con un trattamento focalizzato sui sintomi che aiuta ipazienti ad acquisire un senso di controllo sulle loro ansie. Scelgo un tratta-mento in base a un assessment delle aree di funzionamento più agevoli per ilpaziente che definisco punto di accesso del paziente. Alcuni pazienti sonoorientati all’azione e pertanto preferisco interventi comportamentali. Altri han-no un orientamento più cognitivo e quindi scelgo interventi iniziali cognitivi.Qualcun altro preferisce trattamenti focalizzati sulle emozioni perché più a suoagio con le espressioni emotive. Nel corso del tempo, comunque, ognuno diquesti obiettivi di cambiamento è preso in considerazione perché un tratta-mento comprensivo dei disturbi d’ansia necessariamente implica cambiamen-ti comportamentali, cognitivi ed emozionali. Il concetto di punto di accessopermette ad ogni modo una psicoterapia flessibile ed individualizzata che in-tegra elementi dei maggiori orientamenti terapeutici.

Una psicoterapia basata sulla ricerca

Molto è stato scritto di recente sul bisogno di fondare gli interventi di trat-tamento su una migliore base empirica. Una decina di anni fa la Divisione 12(Society of Clinical Psychology) dell’American Psychological Association haistituito una Task Force per sviluppare i criteri per la definizione di trattamentiempiricamente validati e per incoraggiare i clinici professionisti ad usare solotrattamenti qualificati secondo tali criteri (Chambless, 1996; Chambless et al.,1996; Task Force on Promotion and Dissemination di Psychological Procedu-res, 1995). Il nome di questa tendenza era inizialmente trattamenti empirica-mente validati, poi trattamenti empiricamente supportati, fino all’attuale termi-ne trattamenti basati sull’evidenza. Quale che sia il loro nome, le terapie abi-

Capitolo 1

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litate sono state determinate attraverso prove cliniche randomizzate. Queste ri-cerche sono finalizzate a valutare l’efficacia relativa delle psicoterapie basatesui manuali, applicate a gruppi omogenei di soggetti che rispondono ai criteriper un particolare disturbo secondo il DSM. L’assunto iniziale era che un trat-tamento basato sull’evidenza poteva essere applicato direttamente ai pazientidel mondo reale. Diversi ricercatori si sono trovati in disaccordo con questo as-sunto (es. Borkovec & Castonguay, 1988; Messer, 2001). Goldfried e Wolfe(1996,1998) hanno affermato che questa tendenza è solo il più recente esem-pio dei tesi rapporti esistenti tra clinici, ricercatori e professionisti.

I modelli integrati qui presentati sono in corso di elaborazione e spero chesiano validati empiricamente e quindi aggiunti all’attuale compendio di ap-procci terapeutici per disturbi d’ansia. Comunque, ritengo che la pratica attua-le di un modello di trattamento integrato non possa essere completamente ba-sata sull’evidenza nei termini in cui è correntemente definita. Considero que-sta psicoterapia empiricamente informata piuttosto che basata sull’evidenza,intendendo per empiricamente informata il seguente procedimento: io valutola ricerca e cerco di applicare i suoi risultati allo sviluppo del mio modello in-tegrato, tuttavia, molta dell’evidenza necessaria non è disponibile ed è proba-bile che non lo sia per diverso tempo; di conseguenza, cerco di usare gli esitidella ricerca fin dove è possibile e di integrare con la mia esperienza clinica.Ritornerò su questo tema nel cap. 11.

I modelli integrati sviluppati fino ad oggi hanno dato una chiara improntaal mio orientamento originario. Gli interventi di trattamento degli altri orienta-menti sono stati inseriti nella mia cornice teorica di riferimento (Lazarus, 1992;Gold & Stricker, 1993; Watchel, 1997). Messer (1992) ha denominato questoapproccio alla costruzione di un modello integrazione assimilativa. Recente-mente ho sostenuto che l’assimilazione integrativa rappresenta l’attuale statodell’arte dello sviluppo di un modello teorico coerente di integrazione psico-terapeutica (Wolfe, 2001b). Spero che si possa infine elaborare un modello teo-rico nuovo che rifletta molte delle tradizioni terapeutiche esistenti senza esse-re in obbligo con nessuna di esse in termini di linguaggio, pensiero, strategiaclinica o tecnica (Goldfried, 1980). Spero che il lettore ritenga che questo siaun primo fortunato passo per arrivare a un modello nuovo.

Il libro si divide in tre parti: la Parte I tratta i principi fondamentali per com-prendere l’ansia e i relativi disturbi. Il capitolo 2 fornisce un resoconto sinteticodell’evoluzione del sistema di classificazione dei disturbi d’ansia culminantenell’attuale descrizione del DSM-IV. Il capitolo 3 riguarda un’altra evoluzione,quella delle varie prospettive teoriche esistenti sull’ansia. Presento brevi reso-conti dell’evoluzione delle teorie psicoanalitiche, comportamentali, cognitivo-comportamentali, esperienziali e biomediche dell’ansia e dei disturbi d’ansia.

La Parte II riguarda la sintesi e l’evoluzione di un modello eziologico inte-

Introduzione

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grato dei disturbi d’ansia. Il capitolo 4 esplora le idee di ciascuna prospettivaincluse nel modello eziologico ed il razionale per la loro selezione. La meto-dologia include l’astrazione dei fattori comuni a tutte le teorie dell’ansia equindi la selezione di alcune delle ipotesi eziologiche rispetto ad altre. Questoprocesso selettivo è basato sia su dati di ricerca che sull’esperienza clinica. Ilcapitolo 5 presenta ancora un’altra integrazione, una sintesi dei modelli at-tualmente esistenti sul Sé; vengono presentate alcune idee consensualmentevalidate circa la natura positiva dell’autoconoscenza. Questo modello servenecessariamente come linea di base normale per aiutare il lettore a individua-re difficoltà e inadeguatezze nell’esperienza del Sé che costituiscono il proble-ma centrale di un disturbo d’ansia. Con il modello di un Sé sano come puntodi riferimento, il capitolo 6 descrive il modello eziologico integrato dei distur-bi d’ansia secondo il quale questi sono fondati su ferite del Sé profondamentedolorose. Nel capitolo 7 il modello viene descritto per ciascuno degli specificidisturbi d’ansia considerati, considerando le variabili ed i problemi che sem-brano differenziare un disturbo dall’altro. La terza ed ultima parte del libro de-scrive la sintesi e l’evoluzione di una psicoterapia integrata dei disturbi d’an-sia. Il capitolo 8 dà il via ad una considerazione di un modello di trattamentointegrato. Il processo di sviluppo di una teoria integrativa di trattamento segueun percorso simile a quello precedente dello sviluppo del modello eziologicod’ansia. I fattori comuni e di differenziazione delle varie prospettive teorichesull’ansia sono analizzati e sintetizzati in un modello integrato di psicoterapiadei disturbi d’ansia. Inoltre, mostro che questo modello di trattamento può es-sere fatto derivare direttamente dal modello eziologico; comunque gli inter-venti specifici utilizzati includono variazioni di interventi delle quattro tradi-zioni terapeutiche. Il capitolo 9 fornisce una descrizione formale del modellointegrato di trattamento. Il capitolo 10 applica il modello di trattamento aglistessi casi prototipici di disturbi ansiosi specifici descritti nel capitolo 7. Que-ste illustrazioni di casi analizzano i problemi coinvolti nell’applicazione dellapsicoterapia integrativa. Nel capitolo conclusivo viene fatta una valutazionedello status attuale dei due modelli integrati. Si riconosce il bisogno di verificaempirica dei modelli, ma io fornisco suggerimenti per un programma di ricer-ca che vada oltre la metodologia delle prove cliniche per valutare il modellodi trattamento. Inoltre prendo in esame l’estensione pianificata del modello adaltri disturbi, quali il DPTS e i disturbi dell’umore. Spero che questo volume suun modello integrato dell’eziologia e del trattamento dei disturbi d’ansia possaaccrescere l’ampiezza, la profondità e la durata dei benefici positivi della psi-coterapia.

Capitolo 1

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Page 24: Trattamenti integrati per i disturbi d'ansia

NELLA STESSA COLLANA

Benson J., Gruppi. Organizzazione e conduzione per lo sviluppo personale e la psi-coterapia, 20001, pp. 272

Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trat-tamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224

Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001,pp. 240

Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modellid’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272

Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata,2002, pp. 288

Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224Feltham C. - DrydenW. (a cura di E. Giusti),Dizionario di counseling, 1995, pp.320

Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996,pp. 160

Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso.Come separarsi insieme, 2007, pp. 240

Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trat-tamenti psicologici, 2006, pp. 288

Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e dellameditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336

Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento dellaPsicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176

Giusti E. - Ciotta A.,Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005,pp. 256

Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professiona-le, 2005, pp. 256

Giusti E. - Di Francesco G., L’autoerotismo. L’alba del piacere sessuale: dall’iden-tità verso la relazione, 2006, pp. 208

Giusti E. - Di Nardo G., Silenzio e solitudine. L’integrazione della quiete nel trat-tamento terapeutico, 2006, pp. 240

Giusti E. - Frandina M., Terapia della gelosia e dell’invidia. Trattamenti psicologi-ci integrati, 2007, pp. 224

Giusti E. - Fusco L., Uomini. Psicologia e psicoterapia della maschilità, 2002, pp.464

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NELLA STESSA COLLANA

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Beutler L.E. - Harwood T.M., Psicoterapia prescrittiva elettiva. La scelta del trat-tamento sistematico fondata sull’evidenza, 2002, pp. 224

Bozarth J.D., La terapia centrata sulla persona. Un paradigma rivoluzionario, 2001,pp. 240

Campanella V. - Fiori M. - Santoriello D., Disturbi mentali gravi. Modellid’intervento pluralistico integrato dall’autismo alle psicosi, 2003, pp. 272

Chambon O. - Marie-Cardine M., Le basi della psicoterapia eclettica e integrata,2002, pp. 288

Clarkson P., Gestalt - Counseling, 1999 II ediz., pp. 192Clarkson P., La Relazione Psicoterapeutica integrata, 1996, pp. 392Delisle G., I disturbi della personalità, 20001, pp. 224Feltham C. - DrydenW. (a cura di E. Giusti),Dizionario di counseling, 1995, pp.320

Fontana D., Stress Counseling. Come gestire gli stati personali di tensione, 1996,pp. 160

Frisch M.B., Psicoterapia integrata della qualità della vita, 2001, pp. 352Giannella E., Palumbo M., Vigliar G., Mediazione familiare e affido condiviso.Come separarsi insieme, 2007, pp. 240

Giusti E. - Calzone T., Promozione e visibilità clinica. Motivare i pazienti ai trat-tamenti psicologici, 2006, pp. 288

Giusti E. - Carolei F., Terapie transpersonali. L’integrazione della spiritualità e dellameditazione nei trattamenti pluralistici, 2005, pp. 336

Giusti E. - Chiacchio A., Ossessioni e compulsioni. Valutazione e trattamento dellaPsicoterapia Pluralistica Integrata, 2002, pp. 176

Giusti E. - Ciotta A.,Metafore nella relazione d’aiuto e nei settori formativi, 2005,pp. 256

Giusti E. - Corte B., La terapia del per-dono, 2008, pp. 304Giusti E. - Di Fazio T., Psicoterapia integrata dello stress. Il burn-out professiona-le, 2005, pp. 256

Giusti E. - Di Francesco G., L’autoerotismo. L’alba del piacere sessuale: dall’iden-tità verso la relazione, 2006, pp. 208

Giusti E. - Di Nardo G., Silenzio e solitudine. L’integrazione della quiete nel trat-tamento terapeutico, 2006, pp. 240

Giusti E. - Frandina M., Terapia della gelosia e dell’invidia. Trattamenti psicologi-ci integrati, 2007, pp. 224

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Page 26: Trattamenti integrati per i disturbi d'ansia

Giusti E. - Germano F., Etica del con-tatto fisico in psicoterapia e nel counseling,2003, pp. 160

Giusti E. - Germano F., Terapia della rabbia. Capire e trattare emozioni violented’ira, collera e furia, 2003, pp. 224

Giusti E. - Giordani B. Il formatore di successo, 2002, pp. 224Giusti E. - Harman R. (a cura di), La psicoterapia della Gestalt, 1996, pp. 224Giusti E. - La Fata S., Quando il mio terapeuta è un cane, 2004, pp. 448Giusti E. - Lazzari A., Psicoterapia Interpersonale Integrata, 2003, pp. 160Giusti E. - Lazzari A.,Narrazione e autosvelamento nella clinica. La rivelazione delSé reciproco nella relazione di sostegno, 2005, pp. 160

Giusti E. - Locatelli M., L’empatia integrata, 2007 (Nuova edizione), pp. 320Giusti E. - Mancinelli L., Il counseling domiciliare, 2008, pp. 160Giusti E. - Minonne G., L’interpretazione dei significati nelle varie fasi evolutivedei trattamenti psicologici, 2004, pp. 396

Giusti E. - Minonne G., Ricerca scientifica e tesi di specializzazione in psicoterapia,2005, pp. 368

Giusti E. - Montanari C., Trattamenti psicologici in emergenza con EMDR per pro-fughi, rifugiati e vittime di traumi, 2000, pp. 192

Giusti E. - Montanari C., La CoPsicoterapia. Due è meglio e più di uno in efficaciaed efficienza, 2005, pp. 320

Giusti E. - Nardini M.C., Gruppi pluralistici. Guida transteorica alle terapie col-lettive integrate, 2004, pp. 304

Giusti E. - Ornelli C., Role play. Teoria e pratica nella Clinica e nella Formazione,1999, pp. 144

Giusti E. - Palomba M., L’attività psicoterapeutica. Etica ed estetica promozionaledel libero professionista, 1993, pp. 128

Giusti E. - Perfetti E., Ricerche sulla felicità. Come accrescere il benEssere psicolo-gico per una vita più soddisfacente, 2004, pp. 192

Giusti E. - Pitrone A., Essere insieme. Terapia integrata della coppia amorosa, 2004,pp. 240

Giusti E. - Pizzo M., La selezione professionale. Intervista e valutazione dellerisorse umane con il modello pluralistico integrato, 2003, pp. 208

Giusti E. - Proietti M.C., La delega direzionale, 1996, pp. 112Giusti E. - Proietti M.C., Qualità e formazione. Manuale per operatori sanitari epsicosociali, 1999, pp. 184

Giusti E. - Rapanà L., Narcisismo. Valutazione pluralistica e trattamento clinicointegrato del Disturbo Narcisistico di Personalità, 2002, pp. 176

Giusti E. - Romero R., L’accoglienza. I primi momenti di una relazione psicotera-peutica, 2005, pp. 176

Giusti E. - Sica A., L’epilogo della cura terapeutica. I colloqui conclusivi dei tratta-menti psicologici, 2005, pp. 160

Giusti E. - Surdo V., Affezione da Alzheimer. Il trattamento psicologico comple-mentare per le demenze, 2004, pp. 144

Giusti E. - Taranto R., Super Coaching tra Counseling e Mentoring, 2004, pp. 352

Nella stessa collana

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Page 27: Trattamenti integrati per i disturbi d'ansia

Giusti E. - Testi A., L’Autostima. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224Giusti E. - Testi A., L’Assertività. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 224Giusti E. - Testi A., L’Autoefficacia. Vincere quasi sempre con le 3 A, 2006, pp. 96Giusti E., Essere in divenendo. Integrazione pluralistica dell’identità del Sé, 2001,pp. 144

Giusti E., Autostima, psicologia della sicurezza in Sé, 20055, pp. 200Giusti E., Videoterapia. Un ausilio al Counseling e alle Arti-Terapie, 1999, pp. 176Giusti E., Tecniche immaginative. Il teatro interiore nelle relazioni d’aiuto, 2007,pp. 272

Gold J.R., Concetti chiave in psicoterapia integrata, 2000, pp. 268Goldfried M.R.,Dalla terapia cognitivo-comportamentale all’integrazione delle psi-coterapie, 2000, pp. 288

Greenberg L.S. (et al.), Manuale di psicoterapia esperienziale integrata, 2000, pp.576

Greenberg L.S. - Paivio S.C., Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata,2000, pp. 368

Manucci C. - Di Matteo L., Come gestire un caso clinico, 2004Murgatroyd S., Il Counseling nella relazione d’aiuto, 20001, pp. 192Perls F., Qui & ora. Psicoterapia autobiografica, 1991, pp. 256Persons J.B. - Davidson J. - Tompkins M.A., Depressione. Terapia cognitivo-com-portamentale. Componenti essenziali, 2002, pp. 288

Preston J., Psicoterapia breve integrata, 2001, pp. 256Reddy M., Il Counseling aziendale. Il Manager come Counselor, 1994, pp. 176Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. I:“Metateoria pluralistica”, 2002, pp. 400

Santostefano S., Psicoterapia integrata. Per bambini e adolescenti. Vol. II:“Tecnologia applicativa”, 2003, pp. 384

Spalletta E. - Quaranta C., Counseling scolastico integrato, 2002, pp. 352

Videodidattica per le psicoterapie scientifichedell’American Psychological Association

• Video Psicoterapia Psicodinamica Breve D.K. Freedheim + Libro Psicoterapiabreve integrata di J. Preston € 120,00

• Video Psicoterapia Cognitiva-Affettiva Comportamentale Prof. M.R. Goldfried+ Libro Dalla Terapia cognitivo-comportamentale all’Integrazione dellePsicoterapie € 120,00

• Video Psicoterapia Processuale Esperienziale L.S. Greenberg + LibroManualedi Psicoterapia Esperienziale Integrata € 132,00

• Video La Terapia Centrata sul Cliente N.J. Raskin + Libro La Terapia Centratasulla Persona di J.D. Bozarth € 120,00

Nella stessa collana

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Page 28: Trattamenti integrati per i disturbi d'ansia

• Video EMDR per Traumi: Movimento oculare Desensibilizzante eRielaborazione F. Shapiro + Libro Trattamenti Psicologici in Emergenza di E.Giusti, C. Montanari € 118,00

• Video La Terapia Eclettica Prescrittiva J.C. Norcross + Libro PsicoterapiaPrescrittiva Elettiva, fondata sull’evidenza di Beutler/Harwood € 120,00

• Video Psicoterapia Multimodale A.A. Lazarus + Libro Le basi dellaPsicoterapia Eclettica ed Integrata di Chambon - Cardine € 125,50

• Video Psicoterapia Infantile J. Annunziata + Libro Counseling ScolasticoIntegrato di E. Spalletta, C. Quaranta € 122,00

• Video Ipnoterapia Ericksoniana J.K. Zeig + Libro Ipnosi e Psicoanalisi, colli-sioni e collusioni di L. Chertok € 120,00

• 2 Video Il Counseling breve in azione J.M. Littrell + Libro Il Counseling brevein Azione di J.M. Littrell € 122,00

• Video Psicoterapia Esperienziale A. Mahrer + Libro Lavorare con le emozioniin Psicoterapia Integrata di Greenberg/Paivio € 127,50

• 5 Videocassette Terapia Cognitivo-Comportamentale per la Depressione perl’autoformazione didattica, libro di G.B. Persons, Costo complessivo: €275,00

• Video Psicoterapia Comportamentale con paziente ossessivo-compulsivo S.M.Turner + Libro Ossessione e Compulsioni, Valutazione e Trattamento diEdoardo Giusti, Antonio Chiacchio € 127,50

• Video Psicoterapia Pratica con Adolescenti A.K. Rubenstein + Due LibriPsicoterapia Integrata per bambini e adolescenti di Sebastiano Santostefano €155,00

• Video Psicoanalisi con paziente schizofrenico B. Karon + libro Disturbi menta-li gravi di V. Campanella - M. Fiori - D. Santoriello € 120,00

• Video Come gestire il transfert erotico in psicoterapia AA.VV. + libro Etica delcontatto fisico di E. Giusti - F. Germano € 115,00

• Video Psicoterapia Interpersonale Ricostruttiva Lorna Smith Benjamin + libroPsicoterapia Interpersonale Integrata di E. Giusti - A. Lazzari € 118,00

• Video Come gestire la rabbia dei pazienti in psicoterapia AA.VV. + libro Terapiadella rabbia di E. Giusti - F. Germano € 118,00

Edizioni ASPIC

• Video Terapia della Gestalt individuale in gruppo Ginger/Masquelier + libroPsicoterapia della Gestalt di E. Giusti - V. Rosa € 130,00

Nella stessa collana

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Page 29: Trattamenti integrati per i disturbi d'ansia

EDIZIONE SOVERA STRUMENTI

Elliott R. - Watson J.C. - Goldman R.N. - Greenberg L.S., Apprendere la terapiafocalizzata sulle emozioni. L’approccio esperienziale orientato al processo per ilcambiamento, in corso di stampa, pp. 368

Giusti E., Montanari C., Iannazzo A., Psicodiagnosi integrata. Valutazione tran-sitiva e progressiva del processo qualitativo e degli esiti nella psicoterapia plura-listica fondata sull’evidenza obiettiva, 2006, pp. 580

Giusti E., Bonessi A., Garda V., Salute e malattia psicosomatica. Significato, dia-gnosi e cura, 2006, pp. 240

Giusti E., Germano F.., Psicoterapeuti generalisti. Competenze essenziali di base:dall’adeguatezza verso l’eccellenza, 2006, pp. 256

Giusti E., Pacifico M., Staffa T., L’intelligenza multidimensionale per le psicotera-pie innovative, 2007, pp. 400

Giusti E. - Tridici D., Smoking. Basta davvero, 2009, pp. 224Goodheart C.D. - Kazdin A.E. - Sternberg R.J., Psicoterapia a prova di evidenza.Dove la pratica e la ricerca si incontrano, in corso di stampa

Norcross J.C., Beutler L.E., Levant R.F., Salute mentale: trattamenti basati sull’e-videnza. Dibattiti e dialoghi sulle questioni fondamentali, 2006, pp. 464

Spalletta E., Germano F., MicroCounseling e MicroCoaching. Manuale operativodi strategie brevi per la motivazione al cambiamento, 2006, pp. 480

Wolfe B.E., Trattamenti integrati per disturbi d’ansia. La cura del Sé ferito, 2007,pp. 304

Nella stessa collana

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