Trame Shakespeare 3

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Il racconto d’inverno (The Winter’s Tale) Dopo aver trascorso nove mesi in visita presso il suo amico Leonte, re di Sicilia, re Polissene di Boemia decide di far ritorno in patria. Leonte vorrebbe trattenerlo ma, non riuscendovi, prega sua moglie, la regina Ermione di parlargli in sua vece per convincerlo a restare. Ermione riesce nell’intento ma Leonte, vittima di un’improvvisa gelosia, si convince che lei e Polissene sono amanti e che il bambino che la donna porta in grembo è figlio proprio di Polissene, di cui decreta la morte per mano di Camillo, barone di Sicilia. Ma Camillo, in preda agli scrupoli, avverte Polissene dei propositi di Leonte e parte con lui alla volta della Boemia dal momento che adesso anche la sua vita è in pericolo. Leonte fa rinchiudere Ermione in prigione e qui la regina, a causa del dolore per le accuse subite, dà prematuramente alla luce una bambina che viene chiamata Perdita: il re, sempre più furioso, preleva la neonata e la affida ad Antigono, un altro dei suoi baroni, affinché la sopprima. Nel frattempo, giunge il responso dell’Oracolo di Delfi che, interrogata da Leonte in merito alla presunta colpevolezza della moglie, scagiona totalmente la donna. Contemporaneamente si diffonde la notizia della scomparsa dell’altro figlio di Ermione, Mamilio, morto di crepacuore a causa delle infamanti accuse rivolte alla madre: la regina viene colta da malore ed è soccorsa da Paolina, moglie di Antigono, che poco dopo ne annuncia la morte. Intanto, Antigono giunge sulle coste di Boemia dove abbandona la piccola Perdita, ma non può far ritorno in patria poiché viene ucciso da un orso mentre la nave che lo aveva condotto in quelle terre affonda. La bimba viene raccolta ed allevata da un contadino ed un pastore, ignara dei suoi nobili natali. Trascorsi quindici anni e divenuta una bellissima fanciulla, Perdita si innamora, ricambiata, di Florizel, figlio di re Polissene: Polissene, avendo spiato le mosse del figlio e avendo compreso che è sua intenzione sposare Perdita, gli intima di desistere, ma il giovane, dietro consiglio di Camillo, parte alla volta della Sicilia e si presenta assieme a Perdita al cospetto di Leonte con il pretesto di voler scagionare suo padre dalle accuse di adulterio mossegli anni prima. Nel frattempo, giungono in Sicilia anche Polissene, partito all’inseguimento del figlio, Camillo ed i pastori che avevano raccolto Perdita sulla spiaggia: viene così rivelata la vera identità della fanciulla, ma la gioia di Leonte è offuscata dal dolore per la moglie ormai perduta per sempre. Paolina, nella cui casa gli astanti si sono riuniti per festeggiare, mostra una statua che riproduce

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Il racconto d’inverno (The Winter’s Tale)

Dopo aver trascorso nove mesi in visita presso il suo amico Leonte, re di Sicilia, re Polissene di Boemia decide di far ritorno in patria. Leonte vorrebbe trattenerlo ma, non riuscendovi, prega sua moglie, la regina Ermione di parlargli in sua vece per convincerlo a restare. Ermione riesce nell’intento ma Leonte, vittima di un’improvvisa gelosia, si convince che lei e Polissene sono amanti e che il bambino che la donna porta in grembo è figlio proprio di Polissene, di cui decreta la morte per mano di Camillo, barone di Sicilia. Ma Camillo, in preda agli scrupoli, avverte Polissene dei propositi di Leonte e parte con lui alla volta della Boemia dal momento che adesso anche la sua vita è in pericolo. Leonte fa rinchiudere Ermione in prigione e qui la regina, a causa del dolore per le accuse subite, dà prematuramente alla luce una bambina che viene chiamata Perdita: il re, sempre più furioso, preleva la neonata e la affida ad Antigono, un altro dei suoi baroni, affinché la sopprima. Nel frattempo, giunge il responso dell’Oracolo di Delfi che, interrogata da Leonte in merito alla presunta colpevolezza della moglie, scagiona totalmente la donna. Contemporaneamente si diffonde la notizia della scomparsa dell’altro figlio di Ermione, Mamilio, morto di crepacuore a causa delle infamanti accuse rivolte alla madre: la regina viene colta da malore ed è soccorsa da Paolina, moglie di Antigono, che poco dopo ne annuncia la morte. Intanto, Antigono giunge sulle coste di Boemia dove abbandona la piccola Perdita, ma non può far ritorno in patria poiché viene ucciso da un orso mentre la nave che lo aveva condotto in quelle terre affonda. La bimba viene raccolta ed allevata da un contadino ed un pastore, ignara dei suoi nobili natali. Trascorsi quindici anni e divenuta una bellissima fanciulla, Perdita si innamora, ricambiata, di Florizel, figlio di re Polissene: Polissene, avendo spiato le mosse del figlio e avendo compreso che è sua intenzione sposare Perdita, gli intima di desistere, ma il giovane, dietro consiglio di Camillo, parte alla volta della Sicilia e si presenta assieme a Perdita al cospetto di Leonte con il pretesto di voler scagionare suo padre dalle accuse di adulterio mossegli anni prima. Nel frattempo, giungono in Sicilia anche Polissene, partito all’inseguimento del figlio, Camillo ed i pastori che avevano raccolto Perdita sulla spiaggia: viene così rivelata la vera identità della fanciulla, ma la gioia di Leonte è offuscata dal dolore per la moglie ormai perduta per sempre. Paolina, nella cui casa gli astanti si sono riuniti per festeggiare, mostra una statua che riproduce perfettamente le sembianze di Ermione e rivela che, in realtà, si tratta proprio della regina, così trasformata da un incantesimo per impedirle di morire di dolore: ella restituisce la vita ad Ermione e la vicenda si conclude con le nozze di Perdita con Florizel e di Paolina con Camillo.

La dodicesima notte, o Quel che volete (Twelfth Night, or What You Will)

In seguito ad una violenta tempesta che ha fatto naufragare la nave sulla quale viaggiava, Viola approda sulle spiagge di un’immaginaria Illiria e crede che il suo gemello Sebastiano sia morto annegato. Travestitasi da ragazzo entra al servizio del duca Orsino con il nome di Cesario e, dopo breve tempo, si innamora di lui. Ma Orsino ama la contessa Olivia e affida a Viola il compito di corteggiarla per conto suo: dopo un iniziale rifiuto, Olivia acconsente a ricevere in casa sua il messo di Orsino e, non avvedendosi che si tratta in realtà di una donna, se ne innamora perdutamente. A casa di Olivia la servitù sta organizzando una beffa ai danni di Malvolio, il maggiordomo: gli viene consegnata una falsa lettera in cui la nobildonna confessa i propri sentimenti nei suoi confronti e lo invita ad un convegno amoroso, al quale lo stolto puntualmente si reca. Anche Olivia è all’oscuro dell’inganno e, di fronte allo strano atteggiamento del maggiordomo, si convince che egli è diventato matto e lo fa rinchiudere in prigione. A questo punto appare sulla scena anche Sebastiano, scampato miracolosamente al naufragio. Il giovane si innamora di Olivia, la quale crede erroneamente che si tratti di Cesario, a causa della sua straordinaria somiglianza con Viola, ed acconsente a sposarla. Intanto Malvolio scrive una lettera indirizzata ad Olivia nella quale chiede di essere liberato. Orsino e Cesario si recano al palazzo della contessa, che saluta Viola come suo

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consorte: il duca apprende così con rabbia che Olivia è innamorata di Cesario. La situazione sembra volgere al peggio, ma l’entrata di Sebastiano chiarisce l’equivoco. I due gemelli rivelano le loro rispettive identità e Viola confessa al duca l’amore che prova nei suoi confronti. La vicenda si chiude così con il matrimonio di Viola con Orsino e di Olivia con Sebastiano, mentre il povero Malvolio, chiarito una volta per tutte l’equivoco della sua presunta follia, viene liberato dalla prigionia.

Tutto è bene quel che finisce bene (All’s Well That Ends Well)

Elena è figlia del famoso medico Gerardo di Narbona. Rimasta orfana, viene affidata alla tutela della Contessa di Rossiglione e si innamora perdutamente del figlio di costei, Bertram, senza esserne però ricambiata. Qualche tempo dopo si diffonde la notizia che il re di Francia è gravemente ammalato: Elena si reca a Parigi e, grazie ad una pozione lasciatale dal padre, riesce a guarire il sovrano, ottenendo come ricompensa la possibilità di sposare qualunque uomo desideri. La scelta di Elena ricade su Bertram il quale acconsente ad unirsi a lei con grande riluttanza e solo in virtù dell’obbedienza che deve al re. In seguito Bertram parte alla volta di Firenze per unirsi alle truppe del Duca e da lì, su istigazione del ribaldo Parolles, scrive una lettera ad Elena in cui le comunica che ella non potrà considerarsi sua legittima consorte fin quando non riuscirà ad impadronirsi di un anello che porta sempre al dito e non aspetterà un figlio da lui. Con grande fermezza, Elena decide di raggiungere il marito a Firenze, dove scopre che quest’ultimo sta cercando di sedurre una giovane e bella locandiera del luogo, Diana, la quale però rifiuta le sue profferte. Dopo aver convinto Diana ad accettare un incontro con Bertram, Elena si sostituisce alla fanciulla e riesce così a sottrarre l’anello del Conte e ad unirsi a lui, rimanendo incinta. Intanto, al campo è giunta notizia che Elena è morta: finita la guerra, Bertram decide di ritornare in Francia, ignaro che Elena lo sta seguendo. Qui il sovrano gli propone di sposare la figlia di un nobile fedele alla corona, ma si accorge che l’anello indossato dal conte appartiene ad Elena, alla quale egli stesso ne aveva fatto dono in segno di riconoscenza per le cure prestategli. Bertram è confuso, ma la stessa Elena interviene a chiarire la situazione, annunciando al marito che entrambe le condizioni che egli le aveva posto sono state soddisfatte. La commedia si conclude così con la promessa di Bertrand di essere un buon marito per Elena.

Cimbelino (Cymbeline)

Imogene, figlia di Cimbelino, re di Britannia, sposa Postumo contro il volere del padre, che l’ha promessa a Cloten, figlio di primo letto della regina. Postumo viene esiliato in Italia, dove conosce Iachimo: costui, convinto dell’innata infedeltà delle donne, scommette che riuscirà a sedurre Imogene. Giunto alla corte di Cimbelino, egli riesce ad introdursi con uno stratagemma nella camera della fanciulla e a sottrarre un braccialetto d’oro donatole da Postumo come pegno d’amore. Tornato in Italia, Iachimo convince l’amico di essere riuscito nell’impresa: il giovane, in preda alla collera, scrive a Pisanio, suo fido servitore, ordinandogli di uccidere l’infedele Imogene. Ma Pisanio, convinto dell’innocenza della ragazza, le suggerisce di allontanarsi da palazzo travestita da uomo e di andare alla ricerca del marito, mentre egli comunica a Postumo di aver portato a termine il compito affidatogli. Dopo aver a lungo vagato nelle lande desolate del Galles, Imogene trova riparo in una caverna abitata da un nobiluomo ingiustamente esiliato dal re a causa della sua presunta connivenza con i Romani, Belario, e dai suoi due figli, Guiderio ed Arvirago: costoro sono, in realtà, i figli di Cimbelino, che Belario ha rapito per vendicarsi del torto subito. Nel frattempo, l’esercito romano ha invaso la Britannia poiché il re si è rifiutato di pagare il tributo dovuto all’impero. Imogene, sempre camuffata da ragazzo, riesce ad introdursi nell’accampamento nemico e a diventare il paggio di Lucio, l’ambasciatore romano. Anche Postumo milita nelle fila

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dell’esercito avversario ma, giunto in Britannia e travestito da contadino, combatte coraggiosamente contro gli invasori assieme a Belario. Conquistata la vittoria, ma piegato dal dolore per la perdita di Imogene, che tutti credono morta, egli fa ritorno al campo romano per lasciarsi catturare dai Britanni. Anche Lucio e Imogene vengono fatti prigionieri. Quando tutti si ritrovano al cospetto di Cimbelino, viene fatta luce sull’intera vicenda: Belario rivela la propria identità e quella dei presunti figli, mentre Iachimo confessa il suo inganno. La vicenda termina così con la riunione di Cimbelino e i suoi figli e con la riconciliazione di Imogene e Postumo.

Molto rumore per nulla (Much Ado about Nothing)

Il nobile Leonato di Messina ospita in casa sua il principe Pedro d’Aragona, di ritorno da una spedizione militare. Durante i festeggiamenti in onore di Pedro, Benedetto, un arguto gentiluomo al seguito del principe, riprende un’antica guerra fatta di schermaglie verbali con Beatrice, nipote di Leonato mentre Claudio, anch’egli uomo di Pedro, si innamora della virtuosa Ero, cugina di Beatrice. I due decidono immediatamente di sposarsi e per trascorrere piacevolmente il tempo che li separa dalla loro unione organizzano una burla ai danni di Benedetto e Beatrice allo scopo di farli cadere l’uno nelle braccia dell’altra. Il piano riesce ma Don Juan, fratello illegittimo di Pedro e uomo meschino, macchina per distruggere l’altrui felicità: con uno stratagemma e grazie all’aiuto di Borachio riesce a far credere a Claudio che Ero gli è infedele. Ferito nell’onore, Claudio umilia pubblicamente la sua futura sposa e la abbandona sull’altare: la famiglia di Ero diffonde dunque la falsa notizia della sua morte, in attesa che ne venga accertata la colpevolezza. Poco dopo Borachio viene riconosciuto colpevole ed imprigionato grazie ad alcune sentinelle che ne hanno spiato le conversazioni. Convinto dell’innocenza di Ero, Claudio è disperato credendola perduta per sempre. Leonato impone al giovane di dichiarare pubblicamente la castità di Ero e di sposare una sua nipote le cui sembianze sono identiche a quelle della defunta fanciulla, ma quando Claudio giunge in chiesa scopre, sopraffatto dalla gioia, che si tratta proprio della sua amata. A questo punto Benedetto chiede a Beatrice di sposarlo e, dopo un piacevole battibecco tra i due, la commedia termina con la celebrazione del doppio matrimonio.

I due nobili congiunti (The Two Noble Kinsmen)

Dopo la sconfitta di Tebe, Arcita e Palemone, cugini legati da un vincolo di eterna amicizia, vengono fatti prigionieri dagli Ateniesi. Dalla finestra della cella in cui sono rinchiusi scorgono Emilia, cognata del duca di Atene Teseo e se ne innamorano entrambi, infrangendo il patto che li legava l’uno all’altro. Qualche tempo dopo, grazie all’intervento di un amico, Arcita viene liberato ma è condannato all’esilio da Teseo: il giovane, tuttavia, ben lungi dall’eseguire la volontà del duca, resta in città e, camuffato da contadino, osserva i movimenti di Emilia. Nel frattempo, la figlia del carceriere si è innamorata di Palemone. Ella lo aiuta dunque a fuggire di prigione e a nascondersi nella foresta: qui il giovane incontra Arcita e, dopo aver discusso ancora una volta a causa di Emilia, i cugini si sfidano a duello per conquistare il diritto al suo amore. Interviene Teseo che, venuto a conoscenza dell’intera vicenda, chiede ad Emilia di scegliere uno dei due contendenti mentre l’altro sarà messo a morte ma, dal momento che la fanciulla non sa decidersi, stabilisce che la contesa verrà risolta in fin dei conti con le armi e lo sconfitto verrà giustiziato. Intanto, la figlia del carceriere è uscita fuori di senno a causa del suo amore non corrisposto per Palemone, ma un medico riesce a guarirla facendole credere che l’uomo al quale era stata in precedenza promessa sia il giovane di cui si è innamorata. Giunge il momento della sfida. I due cugini si affrontano e Arcita sconfigge Palemone. Mentre attende di essere giustiziato, Palemone apprende che Arcita è in fin di vita a causa di un incidente: prima di morire, tuttavia, concede al suo avversario la mano di Emilia.