Tradurre per le istituzioni

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Tradurre per le istituzioni. Panoramica dei traduttori che operano nelle principali istituzioni governative italiane e della loro attività Flavia Vecchione, Ministero dell’Interno Citation: Vecchione, Flavia (2014), “Tradurre per le istituzioni. Panoramica dei traduttori che operano nelle principali istituzioni governative italiane e della loro attività”, mediAzioni 16, http://mediazioni.sitlec.unibo.it, ISSN 1974-4382. 1. Introduzione L’importanza della traduzione a livello istituzionale è senza dubbio maggiormente sentita in paesi come la Svizzera, 1 il Canada o la Spagna, 2 per la particolare situazione di plurilinguismo che li caratterizza. Si tratta infatti di realtà che vedono la compresenza di lingue ufficiali diverse, nelle quali dunque l’esigenza di traduzione a livello istituzionale è costante e dove questo tipo di traduzione rappresenta, come osserva Egger nel suo articolo “Elementi per un paradigma della traduzione istituzionale”, “un fattore di coesione essenziale” (2012: 86). Non è un caso quindi che le riflessioni su questo tipo di traduzione si siano sviluppate in maniera più consistente proprio in questi paesi caratterizzati da situazioni di plurilinguismo. 3 La presenza di traduttori all’interno delle istituzioni governative è però una realtà anche in altri paesi. Si pensi, ad esempio, per la Germania, al Bundessprachenamt del Ministero della Difesa o ai vari Sprachendienste di cui 1 La Confederazione Elvetica dispone di tre centri di traduzione che dipendono dalla Cancelleria Federale Svizzera con sede a Berna. 2 Ad es. la Galizia, con lingue ufficiali spagnolo e galiziano. 3 Cfr. ad esempio, per la Spagna Cruces Colado e Luna Alonso (2004) e, per la Federazione Elvetica, i numerosi contributi di Jean-Luc Egger, capo sezione traduzione e redazione presso la Cancelleria Federale.Cfr., per tutti, Egger (2012). 1

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Tradurre per le istituzioni. Panoramica dei traduttori che operano nelle principali istituzioni governative italiane e della loro attività

Flavia Vecchione, Ministero dell’Interno

Citation: Vecchione, Flavia (2014), “Tradurre per le istituzioni. Panoramica dei traduttori che operano nelle principali istituzioni governative italiane e della loro attività”, mediAzioni 16, http://mediazioni.sitlec.unibo.it, ISSN 1974-4382.

 

1. Introduzione

L’importanza della traduzione a livello istituzionale è senza dubbio

maggiormente sentita in paesi come la Svizzera,1 il Canada o la Spagna,2 per

la particolare situazione di plurilinguismo che li caratterizza. Si tratta infatti di

realtà che vedono la compresenza di lingue ufficiali diverse, nelle quali dunque

l’esigenza di traduzione a livello istituzionale è costante e dove questo tipo di

traduzione rappresenta, come osserva Egger nel suo articolo “Elementi per un

paradigma della traduzione istituzionale”, “un fattore di coesione essenziale”

(2012: 86). Non è un caso quindi che le riflessioni su questo tipo di traduzione si

siano sviluppate in maniera più consistente proprio in questi paesi caratterizzati

da situazioni di plurilinguismo.3

La presenza di traduttori all’interno delle istituzioni governative è però una realtà

anche in altri paesi. Si pensi, ad esempio, per la Germania, al

Bundessprachenamt del Ministero della Difesa o ai vari Sprachendienste di cui

                                                            1 La Confederazione Elvetica dispone di tre centri di traduzione che dipendono dalla Cancelleria Federale Svizzera con sede a Berna. 

2 Ad es. la Galizia, con lingue ufficiali spagnolo e galiziano. 

3 Cfr. ad esempio, per la Spagna Cruces Colado e Luna Alonso (2004) e, per la Federazione Elvetica, i numerosi contributi di Jean-Luc Egger, capo sezione traduzione e redazione presso la Cancelleria Federale.Cfr., per tutti, Egger (2012). 

 1 

 

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dispongono altri ministeri come il Ministero degli Esteri,4 quello delle Finanze,

oppure alle translation sections del Ministero dei Trasporti e dell’Ambiente in

Gran Bretagna.

In Italia dispongono di traduttori-interpreti in-house Camera e Senato, il

Ministero dell’Interno, il Ministero della Giustizia, il Ministero della Difesa, il

Ministero dell’Economia e delle Finanze e quello delle Infrastrutture e dei

Trasporti.Fa eccezione il Ministero degli Esteri nel quale, dal 2010, non esiste

più un ruolo per traduttori-interpreti e opera, di fatto, una sezione che lavora

esclusivamente in outsourcing.

A differenza dei paesi stranieri sopra citati, però, le istituzioni italiane in esame

non dispongono di servizi linguistici centralizzati, i quali invece, come accade

per la Svizzera e la Germania, costituiscono delle vere e proprie divisioni che si

occupano non solo di traduzione o di interpretariato, ma anche di terminologia,

documentazione e insegnamento delle lingue.5

Il presente contributo si propone di avvicinare il mondo dei Translation Studies

e, più in generale, gli operatori del mondo della traduzione, alla figura del

traduttore in-house delle istituzioni italiane e alla sua attività. Si tratta di una

figura altamente specializzata ma quasi del tutto sconosciuta ai più, della quale

anche gli addetti ai lavori si occupano poco o citano solo a margine delle loro

pubblicazioni.6

I dati e le informazioni presentati sono frutto di un lavoro di ricerca condotto su

due binari: quelli relativi al Ministero dell’Interno sono stati forniti dalla scrivente,

mentre per le altre istituzioni prese in esame ci si è avvalsi della collaborazione

 4 Cfr. Sprachendienst des Auswärtigen Amts: http://www.auswaertiges-amt.de/DE/AAmt/Dienste/Sprachendienst_node.html. 

5 La necessità dell’istituzione di servizi linguistici centralizzati era stata già rappresentata diversi anni fa da alcuni funzionari linguistici del Ministero dell’Interno (cfr. Bonagura et al. 2002).  

6 Cfr. ad es. Megale (2008). 

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di colleghi dipendenti di quelle amministrazioni. 7 Ad essi è stato chiesto di

rispondere a un breve questionario informale articolato in due parti, ciascuna

delle quali composta da 5 domande. Il questionario e le relative risposte sono

allegati al presente contributo.

La prima parte riguarda aspetti di carattere prevalentemente organizzativo, tra i

quali la direzionalità delle lingue di lavoro nella pratica traduttiva e l’eventuale

ricorso all’esternalizzazione per le lingue non coperte. In particolare, lo scopo

era verificare il grado di diffusione nelle istituzioni della traduzione nella

seconda lingua (L2), requisito peraltro previsto dal profilo professionale del

traduttore istituzionale. Come si avrà modo di constatare, la pratica della

traduzione nella L2 è molto frequente e riguarda in gran parte la lingua inglese,

anche se non è limitata esclusivamente ad essa. Questo dato sfida, in un certo

senso, i tradizionali approcci prescrittivi alla traduzione, che riconoscono

l’attività traduttiva verso la propria madrelingua come l’unica possibile e

deontologicamente corretta. Ciò che si vuole dimostrare è come in un campo

così specifico come quello istituzionale, la profonda conoscenza delle istituzioni

e del sistema giuridico posseduta dal traduttore madrelingua italiano possa

efficacemente compensare il vantaggio della fluidità della lingua posseduto da

un native speaker. In questo settore, infatti, il contenuto della comunicazione ha

necessariamente priorità sulla forma.

Le domande della seconda parte del questionario, alle quali è stato chiesto di

rispondere a titolo personale, ineriscono all’attività di traduzione vera e propria e

riguardano i tipi di difficoltà maggiormente riscontrati e le strategie traduttive

messe in atto per affrontarle. Le informazioni raccolte mettono in luce le

problematiche tipiche della traduzione giuridica, evidenziando in particolare

difficoltà di carattere terminologico-lessicale, data la non corrispondenza dei

sistemi giuridici e amministrativi coinvolti. Esula dalla trattazione la traduzione  

7 Colgo l’occasione per ringraziare i colleghi la cui collaborazione è stata determinante per la stesura del presente contributo: per la Camera Stefano Marrone; per il Senato: Patrizia Mauracher, Claudio Olmeda e Paola Talevi; per il Ministero della Giustizia Claudia Foti; per il Ministero della Difesa il capitano Paolo Cappelli; per l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Stefano Pensabene e Giuseppina Romanelli; per il Dipartimento delle Finanze Gabriella Murolo e per il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Stefano Alidori. 

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negli ordinamenti plurilingui, alla quale si fa solo breve cenno, dato che tutte le

istituzioni in esame, eccezion fatta per alcuni uffici del Ministero dell’Interno e di

quello della Giustizia (cfr. par. 2.1., tab. 1),operano esclusivamente in una

dimensione internazionale e che vede coinvolti pertanto ordinamenti istituzionali

diversi.

Completano le informazioni raccolte attraverso il questionario esempi tratti

direttamente dalla pratica traduttiva sia personale sia dei colleghi del Ministero

dell’Interno e delle altre Amministrazioni.

Per comodità espositiva, la trattazione è divisa in tre sezioni: nella prima si

fornisce innanzitutto una ‘carta d’identità’ dei traduttori in servizio presso le

istituzioni sopra citate, con l’indicazione degli Uffici e delle lingue di lavoro (par.

2.1. e 2.2.). Nella seconda sezione si entra nel merito dell'attività traduttiva vera

e propria, partendo dalla tipologia degli atti oggetto di traduzione (par. 3.1.), con

un breve cenno ai riferimenti normativi che prevedono l’obbligo del ricorso alla

traduzione (par. 3.2.). Si prosegue poi con l’analisi degli aspetti pragmatici della

traduzione ‘istituzionale’, seguita da alcune considerazioni sul tipo di

conoscenze richieste per affrontarla. In particolare, si esaminano le situazioni-

tipo che ricorrono in questo settore e le dinamiche che guidano le scelte

operate dai traduttori in funzione dei destinatari e dello scopo della traduzione

(par. 3.3. e 3.4.). Nella terza sezione (par. 4.), infine, si traccia un profilo delle

principali difficoltà poste da questo tipo di traduzione, in primis quella

dell’equivalenza giuridica, con tutti i limiti che un’operazione di

schematizzazione comporta. Completa l’esposizione una breve trattazione dei

vari livelli dell’interferenza dell’inglese sulla traduzione in italiano. In questo

contesto si infatti avrà modo di constare come, al di là dei casi in cui la

dipendenza da questa lingua appare inevitabile, dato l’ambito internazionale

della comunicazione quale quello in esame, il fenomeno oltrepassi limiti

accettabili, spingendosi sino alla produzione di forme lessicali gergali

incomprensibili al di fuori dei contesti dai quali hanno origine.

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 5 

 

2. I traduttori istituzionali in alcune delle principali istituzioni governative italiane

2.1. Numero e distribuzione

La tabella sottostante riepiloga l’entità degli organici e le lingue coperte dai vari

servizi linguistici dei singoli ministeri. Poiché in alcuni casi l’aggiornamento delle

piante organiche risale ad alcuni anni fa (in ogni caso, non successivamente al

2010), i dati di seguito riportati potrebbero non essere più attuali.

Organico Sedi di lavoro8 Lingue di lavoro9

Camera dei Deputati 4 C en-fr-de-es-pt-gr

Senato della

Repubblica

5 C en-de-es

Ministero dell’Interno Circa 350 (tra

funzionari e assistenti

linguistici)

C /P en-fr-de-es-ru-sl-ar-

zh-sq-tr

Ministero della

Giustizia

34 C + 28 P10

CP (di cui 17 a

Bolzano, 2 ad Aosta, i

restanti in altre città

capoluogo)

en-fr-de-es

Ministero

dell’Economia e delle

Finanze (MEF)

Agenzia delle Dogane

e dei Monopoli

4

5 C +10 P

C Dipartimento delle

Finanze (DF)

C/P

en-fr-de-es

en-fr-de-es-ru-zh-nl

Ministero della Difesa 35 + 5911 C en-fr-de-es-ru-sh-ar-

dhari-ja

                                                            8 C= Centrali (sede di lavoro Roma); P= Periferiche (distribuite sul territorio, generalmente capoluoghi di province). 

9 In alcuni casi, i traduttori lavorano all’occorrenza anche in altre lingue accanto alle lingue per le quali hanno sostenuto la prova di concorso.  

10 I dati non includono il Dipartimento della Giustizia Minorile, in quanto non disponibili.  

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 6 

 

Ministero degli Affari

Esteri

Servizio di

outsourcing

Ministero delle

Infrastrutture e dei

Trasporti (MIT)

1 funzionario

linguistico + 8

assistenti linguistici

C en-de

Tabella 1: I servizi linguistici dei singoli ministeri

Si può immediatamente notare come i Ministeri con l’organico di traduttori più

rappresentativo siano il Ministero dell’Interno, il Ministero della Giustizia e quello

della Difesa, i c.d. Ministeri della sovranità. Occorre evidenziare inoltre come il

personale linguistico sia concentrato prevalentemente nelle sedi centrali dei

Ministeri, ad eccezione del Ministero della Giustizia, dell’Interno e delle Finanze

(più precisamente dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che da esso

dipende) che dispongono di traduttori anche nelle sedi periferiche. Non si

entrerà nel merito delle molteplici ragioni di questa presenza anche sul

territorio. Ci limiteremo in particolare ad osservare che, per quanto concerne il

Ministero della Giustizia, l’impiego principale dei traduttori a livello periferico si

registra presso i tribunali delle province autonome di Aosta e Bolzano (in virtù

del principio della tutela delle minoranze linguistiche).

Un discorso a parte merita il Ministero dell’Interno, il cui personale linguistico è

distribuito in maniera abbastanza capillare sul territorio, essendo presente

presso molte Questure e Uffici di polizia di frontiera aerea, marittima e terrestre.

La necessità di ricorrere a una presenza così estesa sul territorio risale, per il

Ministero dell’Interno, alla metà degli anni ‘80, quando il nostro Paese ha

cominciato a conoscere il fenomeno dell’immigrazione dai paesi extracomunitari

e dell’Europa Orientale. A questo si aggiunga il fenomeno dell’internalizzazione

della criminalità organizzata, che ha reso indispensabile l’impiego di personale

linguistico interno qualificato. Oggi la mutata geografia dell’immigrazione e della

criminalità organizzata richiederebbe una riorganizzazione di tale personale e

soprattutto un ampliamento dello spettro delle lingue di lavoro, ma questo esula

dalla trattazione del presente contributo.

                                                                                                                                                                              11 La prima cifra si riferisce ai traduttori civili, la seconda ai traduttori militari. 

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Un cenno particolare merita il Ministero della Difesa, che vede la presenza al

suo interno di interpreti civili e militari. I primi sono stati assunti nel ruolo di

funzionari dietro superamento di concorso, ai secondi è stata conferita la

qualifica di interprete indipendentemente dal grado rivestito, a seguito del

superamento del Corso di interpreti militari. Al di là delle denominazione, questi

ultimi svolgono comunque anche attività di traduzione.

2.2. Le combinazioni linguistiche

Occorre subito premettere che il profilo professionale del traduttore istituzionale

prevede anche la traduzione attiva, cioè verso la L2. Per essere più precisi, tale

tipo di traduzione costituisce, in buona parte delle istituzioni oggetto del

presente articolo, una parte rilevante dell’attività dei traduttori, che in alcuni casi

rappresenta la metà o più dei carichi di lavoro (cfr. grafico 1)12. Questo aspetto

è direttamente connesso all’esigenza, sempre più pressante, di traduzione in

una società in cui l’operato delle istituzioni governative dei singoli paesi assume

sempre più rilevanza su di un piano internazionale e, viceversa, le istituzioni

sovranazionali hanno diretti riflessi sulla politica e gli aspetti sociali degli stati.

Basti semplicemente pensare alle ripercussioni delle Direttive europee sulla vita

dei singoli cittadini degli Stati Membri.

Grafico 1: Traduzioni attive nelle maggiori lingue europee                                                             

 7 

 

12 I grafici riportati sono riepilogativi dei dati raccolti attraverso il questionario allegato al presente contributo. 

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 8 

 

                                                           

Il panorama delle lingue coperte nelle istituzioni in esame (cfr. par. 2.1., tab. 1)

comprende le lingue europee di maggiore diffusione, eccezion fatta per alcuni

Ministeri come quello della Difesa e, in misura minore, dell’Interno. Per le

cosiddette lingue ‘esotiche’ o di minor diffusione, la cui domanda è in continuo

aumento,tutte le istituzioni ricorrono alla procedura di esternalizzazione. A titolo

di esempio, il Ministero della Giustizia ricorre a professionisti esterni per lingue

molto richieste per l'assistenza giudiziaria in materia penale, quali rumeno,

albanese, bulgaro, russo, finlandese, olandese, polacco, greco, portoghese,

serbo-croato, ceco, ungherese, svedese, arabo, macedone, sloveno, turco.

Si ricorre all’outsourcing anche nel caso di progetti traduttivi di grosse

dimensioni o di particolare urgenza, indipendentemente dalla disponibilità in-

house della lingua (cfr. grafico 2).

I criteri che regolano in genere il ricorso all’esternalizzazione degli incarichi

sono l’appartenenza ad associazioni di categoria o a istituzioni

nazionali/internazionali, più raramente la procedura di appalto ad agenzie di

traduzione. In alcuni casi si ricorre all’outsourcing per traduzioni attive di

particolare lunghezza o complessità. Generalmente, come nel caso del

Ministero della Difesa, si tratta di incarichi conferiti per documentazione ‘non

classificata’.13 La prassi dell’esternalizzazione è esclusa per revisioni di testi

tradotti in-house verso la lingua straniera. Viceversa, la revisione è effettuata

dai traduttori istituzionali per progetti traduttivi affidati a traduttori esterni, anche

per motivi di uniformità terminologica.

Nel contesto della gestione degli incarichi di traduzione merita un cenno

particolare la rete informale istituita, su proposta di alcuni traduttori del Ministero

dell'Interno, in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino del 2006, allo

scopodi far fronte alle esigenze traduttive contingenti. L’esperimento è stato

riproposto in successive occasioni sino a divenire un prassi ormai consolidata

 

13 Di seguito la definizione di “informazione classificata” ai sensi dell’articolo 42, comma 3, della legge 3 agosto 2007, n. 124: “ogni informazione, atto, attività, documento, materiale o cosa, cui sia stata attribuita una delle classifiche di segretezza previste”. 

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per alcuni uffici centrali e periferici del Ministero. Funziona tramite richiesta

ufficiale via fax ai colleghi traduttori disponibili sul territorio nazionale a

collaborare al progetto traduttivo.

Grafico 2: Esternalizzazione degli incarichi di traduzione

Per quanto riguarda la domanda di traduzione attiva nelle varie combinazioni linguistiche, si registra una prevedibile preponderanza dell’inglese, seguita dal francese, come si evince dal grafico sottostante.

Grafico 3: Stime in percentuale dell’attività di traduzione in L2 nelle maggiori

lingue europee

 9 

 

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 10 

 

Nel questionario era stato chiesto di fornire una stima in percentuale, laddove si

è optato per valori (approssimativi) del 20% e del 50%, indicanti rispettivamente

una modesta, ma pur presente quantità di lavoro verso la L2 e una quantità

significativa di traduzione attiva. Non sembrano esserci differenze significative

tra spagnolo e tedesco, con una predominanza della seconda per quanto

riguarda la percentuale inferiore. È doverosa tuttavia in questa sede una

precisazione: i dati relativi alle percentuali stimate di traduzione attiva verso le

maggiori lingue europee (en-fr-de-es) non hanno valore assoluto, ma sono

sempre da considerarsi in relazione alle lingue coperte dalle diverse istituzioni.

Così, per esempio, il Senato, non disponendo attualmente di propri traduttori

per il francese, esternalizza gli incarichi in quella lingua, così come le stime

relative al MIT riguardano l’inglese e il tedesco in quanto lingue di lavoro del

traduttore in-house.

Per quanto riguarda invece la frequenza con cui ricorre una combinazione

linguistica rispetto ad un’altra è interessante rilevare come, eccezion fatta per

l’inglese,la necessità di traduzione dalle e verso le varie lingue sia spesso

legata a fattori contingenti, ad esempio a tutto ciò che è ‘scottante’ in un

determinato momento politico. Per esempio, nel caso della Camera, le priorità

delle singole legislature nei rapporti con nuovi parlamenti determina la

prevalenza di lavoro relativo alle lingue di quei paesi, oppure sono temi di

stretta attualità a far pendere l’ago della bilancia verso una lingua piuttosto che

un’altra. Ad esempio, all’epoca della firma del Trattato sulla stabilità, il

coordinamento e la governance nell’unione economica e monetaria (il cd. Fiscal

Compact)si era registrata una prevalenza di attività traduttiva da e verso la

lingua tedesca.

Presso gli uffici centrali e periferici dell’Amministrazione dell’Interno le lingue di

lavoro prevalenti sono l’inglese e il francese. Un’eccezione è rappresentata

dalla Provincia di Bolzano, dove prevale il tedesco.

In generale però predomina l’inglese, che si sta sempre di più affermando come

lingua franca, il cui impiego appare inevitabile non solo nel caso della

traduzione attiva (necessità di tradurre atti, rapporti e altro materiale informativo

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 11 

 

                                                           

per la diffusione degli stessi in ambito europeo e internazionale), ma anche

della traduzione passiva, in quanto gran parte dei testi da tradurre, emanati da

altre istituzioni governative europee e non, è redatta in lingua inglese. Basti

pensare a organismi come l'Europol, Eurojusto, nel sistema informativo

Schengen, alle Unità S.I.R.E.N.E14 dei vari paesi, nell’ambito dei quali il flusso

delle informazioni avviene quasi esclusivamente in lingua inglese. Anche la

traduzione istituzionale non sfugge dunque alla progressiva erosione del

multilinguismo determinata dal sempre più massiccio uso di questa lingua. In

alcune delle istituzioni in esame si ricorre all’inglese,in alternativa a lingue poco

diffuse, per ragioni di economia e di tempo. Vi sono tuttavia casi in cui questa

pratica non è possibile, come è avvenuto per il Ministero dell'Interno nella

traduzione in diverse lingue rare dell'Accordo di integrazione.15

L’uso dell’inglese come della lingua della globalizzazione è stato messo in luce

anche dagli autori della recentissima traduzione in inglese del Codice Italiano di

Procedura Penale, i quali, nella prefazione dell’opera, sottolineano come essa

abbia un ruolo preminente nei “commercial and legal settings” (Gialuz et al.,

2014: 53). Gli stessi autori si spingono sino a ‘sdoganare’ la traduzione nella L2,

sostenendo come

Although many professional associations […] urge their members to work exclusively in their mother tongue, […], because of the special position of English as lingua franca, axioms on the directionality in translation practice have been challenged by studies based on empirical research (ibid.: 55).

L’impiego dell’inglese come lingua franca richiederebbe un discorso troppo

ampio per essere affrontato in questa sede, che vuol essere solo una

panoramica dell’attività traduttiva istituzionale. Ci limiteremo ad osservare

come, se da un lato questa prassi può risultare molto vantaggiosa da un punto

di vista pratico e organizzativo, l’uso quasi indiscriminato dell’inglese da parte di

non-native speakers, a discapito delle lingue che dovrebbero essere impiegate

in un determinato contesto, può, in alcuni casi, rendere gli effetti di eventuali

 14 Supplementary Information Request at the National Entries. 

15 Previsto dal DPR 14 settembre 2011, n. 179. 

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 12 

 

problemi di comunicazione interculturale ancora più evidenti, dando luogo ad

ulteriori ‘dispersioni’ o inesattezze lessicali che, come ben sappiamo, in un

contesto istituzionale transnazionale diventano dispersioni o inesattezze

concettuali. Si farà cenno a esempi pratici quando si accennerà ai principali

scogli di questo tipo di traduzione.

3. La traduzione ‘istituzionale’

3.1.Tipologia degli atti oggetto di traduzione e riferimenti normativi

La tipologia degli atti da tradurre, pur variando sensibilmente da un’istituzione

all’altra, è fondamentalmente di due tipi: giuridico e amministrativo. Accanto alla

traduzione di testi della prima categoria, quali testi legislativi, documenti

programmatici, protocolli di intesa, sentenze ecc., rientra nella routine

dell’attività traduttiva istituzionale tutta una serie di atti di carattere

squisitamente amministrativo, come decreti, comunicazioni, provvedimenti,

corrispondenza ad uso interno e nei rapporti con uffici stranieri omologhi.

Per quanto riguarda il Ministero dell’Interno, si può generalmente affermare che

l’attività traduttiva riproduce, con poche eccezioni, la bipartizione tra gli Uffici

Centrali e gli Uffici Periferici dell’Amministrazione (Questure e Commissariati).

Infatti nei primi si affrontano testi strettamente legati a contesti internazionali

quali accordi, protocolli d’intesa,convenzioni, rapporti informativi sull’attività del

ministero e destinati alla divulgazione presso organismi ed agenzie

internazionali, comunicati stampa ecc. Di contro, la traduzione in ambito

amministrativo e giudiziario è ‘appannaggio’ dei traduttori degli Uffici Periferici

dell’Amministrazione, essendo l’attività di questi ultimi concentrata

prevalentemente sul territorio. Tra i documenti oggetto di traduzione rientrano

denunce sporte da cittadini stranieri, decreti ingiuntivi, decreti di espulsione,

modulistica di vario tipo, ricorsi avverso contravvenzioni elevate a cittadini

stranieri, verbali di elezione di domicilio, notifiche.

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 13 

 

Una tipologia di testi squisitamente tecnici è oggetto di traduzione del Ministero

dei Trasporti e dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e interessa settori

quali ingegneristico, chimico e informatico.

Chiudiamo questa elencazione con una quarta tipologia di testi comune a tutte

le istituzioni sinora esaminate, che riguarda materiale della

‘comunicazione’come dépliant, opuscoli, brochure, DVD promozionali,

presentazioni per convegni e conferenze o traduzioni di pagine web.

Per quanto riguarda l’uso di strumenti di traduzione assistita (CAT) o di altri

ausili tecnologici alla traduzione, quali la traduzione automatica (MT), la risposta

alla domanda n. 8 evidenzia la scarsa familiarità del traduttore istituzionale con

tali strumenti. Il fenomeno è riconducibile essenzialmente a due ordini di fattori:

i testi oggetto di traduzione sono spesso in formato cartaceo e sono

caratterizzati da una bassa percentuale di ripetitività che non giustificherebbe il

ricorso a strumenti di traduzione assistita. Accanto a tali motivazioni, però, si

denuncia in qualche caso la difficoltà a far comprendere l'utilità dei CAT non

solo ai superiori, ma anche agli stessi colleghi. I funzionari linguistici del

Ministero dell’Interno hanno sensibilizzato i responsabili per la formazione del

personale per l'introduzione, nei recenti corsi di aggiornamento organizzati dalla

Scuola Superiore dell'Amministrazione Civile dell’Interno, di un corso base per

l’avvio all’uso dei CAT, anche data la maggiore ripetitività che caratterizza

alcune tipologie di testi da essi tradotti (decreti vari, contenenti formule o parti

fisse, testi riguardanti agenzie e organismi internazionali che ricorrono

periodicamente quali verbali di riunioni, relazioni di verifica ecc.). Nel caso poi

della rete informale dei servizi linguistici del Ministero dell’Interno (cfr. par. 2.2.),

l'uso delle memorie di traduzione e di banche dati terminologiche faciliterebbe

l'uniformazione terminologica e la revisione del progetto traduttivo al quale

partecipano i traduttori. Ciononostante, l'impiego degli strumenti di traduzione

assistita continua a essere limitato a pochi traduttori particolarmente inclini

all’innovazione tecnologica. In questo contesto la collaborazione tra istituzioni e

mondo accademico potrebbe rivelarsi particolarmente utile, ad esempio

attraverso forme di scambio quali tirocini per studenti o neolaureati in cambio di

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 14 

 

supporto nella sistematizzazione del ‘patrimonio’ terminologico-traduttivo

istituzionale.

3.2. Riferimenti normativi

A fronte della varietà di atti da tradurre, è bene precisare che si tratta in tutti i

casi di traduzioni prive di carattere giuridicamente vincolante. In altri termini, il

testo di arrivo ha una funzione puramente informativa, non è dunque utilizzabile

disgiunto dall’atto originale. La lingua facente fede è sempre quella del testo di

origine.

Tale circostanza non preclude l’obbligatorietà della traduzione, la quale anzi, in

alcuni casi, è sancita normativamente, pena conseguenze quali impugnabilità

degli atti, nullità, sanzioni amministrative ecc. Citiamo qui solo alcune di queste

disposizioni legislative a titolo meramente esemplificativo:

1) in materia di atti amministrativi, la Convenzione di Strasburgo del 24

novembre 1977 sulla notifica all’estero dei documenti in materia

amministrativa, che prevede anche la possibilità per il destinatario di

“opporsi alla notifica per non conoscenza della lingua in cui il documento è

stato originariamente redatto”;

2) in materia di legislazione sull’immigrazione, il D.Lgs. n° 286 del 25 luglio

1998 (art. 2) in base al quale

[…] ai fini della comunicazione dei provvedimenti concernenti l’ingresso, il soggiorno e l’espulsione, gli atti sono tradotti, anche sinteticamente, in una lingua comprensibile allo straniero ovvero, quando ciò non sia possibile, nelle lingue francese, inglese e spagnola, con preferenza per quella indicata dall’interessato.

3) in materia di giustizia, la decisione quadro del Consiglio del 13 giugno

2002 relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna

tra Stati membri (art. 8, c.2):

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Il mandato di arresto europeo è tradotto nella lingua ufficiale o in una delle lingue ufficiali dello Stato membro di esecuzione. Ciascuno Stato membro può al momento dell'adozione della presente decisione quadro, o successivamente, attestare in una dichiarazione depositata presso il Segretariato generale del Consiglio che accetterà una traduzione in una o più lingue ufficiali delle istituzioni delle Comunità europee.

4) in ambito strettamente giudiziario: 1) il D.Lgs. n°32 del 4 marzo 2014 di

recepimento della Direttiva 2010/64/UE sul diritto alla traduzione e

all’interpretazione nei processi penali che qui citiamo per i suoi diretti

riflessi sull’attività traduttiva del Ministero dell’Interno e di quello della

Giustizia in quanto vi si individuano gli atti fondamentali che necessitano di

traduzione, tra i quali quelli relativi alla fase ante judicium; 2) D.Lgs. n° 101

del 1 luglio 2014 di attuazione della Direttiva 2012/13/UE sul diritto

all’informazione nei procedimenti penali;

5) in materia di sicurezza stradale, il recentissimo decreto legislativo n° 37

del 4 marzo 2014, con cui è stata recepita la direttiva 2011/82/UE del

Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011, in vigore dal 22

marzo 2014, che disciplina lo scambio tra l'Italia e gli altri Stati membri

dell'Unione Europea delle informazioni sulle infrazioni in materia di

sicurezza stradale e prevede, tra l’altro, che:

La lettera d'informazione indirizzata al proprietario, all'intestatario del veicolo o alla persona altrimenti individuata come autore dell'infrazione sia redatta […] nella lingua del documento d’immatricolazione del veicolo con il quale è stata commessa – laddove esso sia disponibile – o in una delle lingue ufficiali dello Stato membro d’immatricolazione.

Infine, un caso particolare di obbligo di traduzione è rappresentato dalla

situazione dellaminoranza linguistica tedesca dell’Alto Adige, normativamente

tutelata dall’art. 99dello Statuto di Autonomia (Parificazione del bilinguismo) e in

particolare dall’art. 100, che garantisce alla minoranza tedescofona il diritto

all’uso della propria lingua nei rapporti con gli organi e gli uffici della Pubblica

Amministrazione:

I cittadini di lingua tedesca della provincia di Bolzano hanno facoltà di usare la loro lingua nei rapporti con gli uffici giudiziari e con gli organi e uffici della pubblica amministrazione situati nella provincia o aventi competenza

Page 16: Tradurre per le istituzioni

 16 

 

                                                           

regionale, nonché con i concessionari di servizi di pubblico interesse svolti nella provincia stessa.

3.3. Aspetti pragmatici della traduzione istituzionale: autori, destinatari e scopi

Un approccio alla traduzione istituzionale deve necessariamente tener conto, al

pari di altri tipi di attività traduttiva, di alcune variabili essenziali: l’autore, il

destinatario, lo scopo della traduzione. Il traduttore istituzionale si trova quindi a

dover tarare le sue scelte terminologiche in base a questi tre elementi e alle loro

molteplici combinazioni. Spesso è solo grazie all’esperienza acquisita che si

riesce ad affinare una ‘sensibilità linguistica’ che consente di optare per una

strategia traduttiva piuttosto che per un’altra.

Rispetto al traduttore freelance, il traduttore istituzionale in-house è, almeno in

teoria, avvantaggiato dalla sua posizione che gli consente di relazionarsi in

maniera più diretta con l’ufficio committente, anche per il semplice motivo che

esso coincide, in molti casi, con il destinatario delle traduzioni e, laddove non

sia così, può fornire le informazioni necessarie sui destinatari e sugli scopi dei

testi dei quali dà incarico di traduzione.

In particolare, per quanto concerne i destinatari, si individuano le seguenti

situazioni-tipo:

1) il destinatario della traduzione è il proprio ufficio di appartenenza od omologo

ufficio straniero (in caso di traduzione attiva); 2) un organismo internazionale; 3)

un privato cittadino; 4) una pluralità indeterminata di destinatari.

I casi 1) e 2) sono i più frequenti nei ministeri presi in esame.16 Ad esempio i

traduttori del Ministero della Giustizia traducono documenti di risposta a

organismi internazionali (OCSE, GRECO), 17 documentazione della CEDU e

 16 Cfr. risposte al questionario allegato. 

17 Gruppo di Stati contro la Corruzione (GRECO) in seno al CoE. 

Page 17: Tradurre per le istituzioni

 17 

 

dell’ONU ecc. I destinatari delle traduzioni effettuate dai funzionari linguistici

degli uffici centrali del Ministero dell’Interno sono spesso organismi e agenzie

europee quali Europol, Frontex ecc.

Il caso 3), meno frequente, riguarda prevalentemente l’attività traduttiva degli

Uffici Periferici del Ministero dell’Interno, vale a dire principalmente Questure,

Commissariati e Uffici di polizia di frontiera i quali appunto, emanano e ricevono

atti e provvedimenti legati alla loro attività sul territorio e che vedono coinvolti

cittadini stranieri, come i decreti ingiuntivi di pagamento in seguito ad

elevazione di contravvenzione al Codice della Strada, denunce di furti,

smarrimenti, sinistri, elezioni di domicilio e nomina del difensore, solo per

citarne alcuni.

Come abbiamo già osservato, anche i traduttori dell’Agenzia delle Dogane e dei

Monopoli si occupano della traduzione di provvedimenti i cui destinatari sono

singoli cittadini, quali sequestri, confische, pignoramenti o provvedimenti di

custodia cautelare per i cittadini italiani residenti all'estero o esteri che hanno

commesso reati in Italia.

Le scelte traduttive dipenderanno dunque molto da queste variabili. Ad

esempio, nel caso di corrispondenza tra uffici omologhi, per i nomi designanti

istituzioni straniere si potrà spesso optare per una non traduzione, in virtù del

livello di conoscenza presunta del destinatario del messaggio. Tuttavia, se la

denominazione della stessa istituzione compare in un atto destinato a un

privato cittadino oppure a una pluralità indistinta di destinatari, occorrerà

tradurlo o comunque spiegarne la funzione con una perifrasi al fine di rendere

chiaro il messaggio.

Ulteriore elemento di differenziazione è rappresentato dalla nazionalità degli

autori e/o destinatari dei testi. È noto come a una stessa lingua possano

corrispondere più sistemi giuridico-istituzionali. Il pensiero corre

immediatamente all’inglese, lingua di importanti nazioni con sistemi giuridico-

istituzionali diversi (di cui uno, il Canada, nel quale vi è compresenza di

ordinamento di Common Law e di Civil Law) o anche al tedesco, lingua comune

di Germania, Svizzera e Austria. In questo caso, la traduzione dovrà tenere

Page 18: Tradurre per le istituzioni

 18 

 

conto della varietà linguistica dei testi oggetto di traduzione. Si prenda per

esempio, per il tedesco, il termine “Bundespolizei”, che si riferisce sia alla realtà

tedesca sia a quella austriaca. Ma, mentre nel primo caso indica un corpo di

polizia alle dirette dipendenze del ministero dell'Interno tedesco, con mansioni

un tempo affidate al disciolto BGS (Bundesgrenzschutz), la “Bundespolizei”

austriaca comprende tutte le forze di polizia che operano in Austria. Nel

secondo caso il determinante “Bundes”, più che alla connotazione territoriale

del termine (“Bundes” contrapposto a “Landes”), si riferisce alla unificazione dei

due tipi di forze dell’ordine, un tempo distinti, e cioè la Polizei e la Gendarmerie,

divenute unico corpo di polizia in seguito alla riforma del 2005.

Il caso 4) riguarda essenzialmente la traduzione della modulistica plurilingue,

questionari, formulari e/o materiale informativo destinati a individui di diverse

nazionalità e background culturale.

La terza ‘variabile’ di cui tener conto, lo scopo della traduzione, è direttamente

legata al contesto. Le scelte traduttive quindi non possono prescindere da

questi elementi, pena un insuccesso della comunicazione.

Prendiamo ad es. il termine “sportello unico” e le sue possibili rese in lingua

inglese sulla base di due esempi relativi a due ambiti, l’immigrazione e le

dogane.

Lo Sportello Unico per l’Immigrazione designa l’ufficio della Prefettura

competente per il disbrigo di pratiche in materia di immigrazione e lavoro. Il

traducente “one-stop-shopfor immigration”, dove il termine “one-stop-shop”

designa, in inglese, una realtà aziendale o amministrativa unica che consente

l’effettuazione di diverse procedure nello stesso luogo fisico, apparirà più

opportuno nel caso di un dépliant informativo destinato alla pubblicazione per

conto di un organismo istituzionale o su un sito web, mentre sarà preferibile il

traducente “Immigration Office” (che ne rappresenta però una semplificazione),

nel caso di moduli o dépliant divulgativi destinati a fornire una guida sintetica,

per esempio, ai richiedenti asilo provenienti da paesi terzi e che usano l’inglese

come lingua veicolare. Naturalmente in entrambi i casi è consigliabile l’uso del

Page 19: Tradurre per le istituzioni

 19 

 

traducente con funzione esplicativa, da riportare in parentesi accanto alla

denominazione propria dell’istituto.

In ambito doganale si impiegherà sempre il traducente “one-stop-shop” per

indicare lo sportello unico in quanto istituto previsto dall’art. 26 del Regolamento

comunitario 450/2008, che prevede il coordinamento dei controlli eseguiti sulle

merci oggetto di scambio internazionale, affinché questi avvengano nello stesso

momento e nello stesso luogo.

Questo traducente non sarà però più accettabile se si deve designare il

concetto di piattaforma unica sulla quale è possibile presentare informazioni

standardizzate e documentazione per via elettronica, attivata per facilitare gli

operatori nell’obbligo di rispettare tutti gli adempimenti normativi connessi

all’operazione doganale, ivi inclusi controlli sanitari, fitosanitari, veterinari, di

sicurezza, ecc., ciascuno dei quali affidato ad un'autorità diversa. In questo

caso i traduttori utilizzano il termine “single window”, che non è frutto di scelte

arbitrarie, ma rappresenta un concetto riconosciuto da molte organizzazioni

internazionali che si occupano di agevolare le operazioni commerciali, quali

l’Organizzazione Mondiale delle Dogane.

I pochi esempi riportati non esauriscono ovviamente la casistica delle situazioni

che determinano le scelte delle strategie traduttive. Esiste poi tutta una serie di

fattori esterni che determinano e a volte condizionano le scelte dei traduttori

nell’optare per una strategia traduttiva piuttosto che per un'altra.

Due domande della seconda parte del questionario miravano a elicitare risposte

circa le scelte fatte dai traduttori riguardanti, nello specifico, la ‘gestione’ di

sigle, acronimi e nomi di istituzioni straniere (domanda n. 8) e, più in generale,

l’adozione di strategie ‘stranianti’ o ‘naturalizzanti’ nell’approccio al testo oggetto

di traduzione (domanda n. 10). In generale, le risposte hanno evidenziato come

le variabili del destinatario della traduzione e del tipo di testo abbiano un peso

determinante in tali scelte. È stato inoltre osservato come, in casi frequenti, in

cui una stessa traduzione sia destinata a più uffici diversi, occorra propendere

per soluzioni che possano mediare tra diversi livelli di conoscenza presunta dei

destinatari.

Page 20: Tradurre per le istituzioni

 20 

 

Le scelte dei traduttori non sono sempre scelte personali. A volte è la politica

dell’istituzione a dettare le direttive o quantomeno gli orientamenti da seguire. È

il caso, per esempio, dell'ambito militare, che, nelle pubblicazioni italiane

tradotte in inglese, preferisce l’adozione dei termini dell’inglese britannico (BE)

in luogo di quelli dell’inglese americano (AE), nel rispetto dei dettami della guida

interistituzionale inglese di stile della Commissione Europea (European

Commission-DGT 2011). Per citare un esempio, per la traduzione inglese della

carica“Capo di Stato Maggiore dell’Esercito” si preferisce il termine del BE

“Chief of the General Staff” al “Chief of Staff of the Army” statunitense.

Abbiamo visto come molteplici siano i fattori pragmatici che condizionano la

traduzione e le strategie per ‘gestirli’. Uno studio sistematico delle scelte dei

traduttori in un certo ambito costituirebbe uno spunto interessante per la stesura

di linee guida che potrebbero agevolare i traduttori stessi e tutti coloro che in

futuro vogliano affrontare questo tipo di traduzione.

3.4. Conoscenze e competenze del traduttore istituzionale

Tutte le considerazioni sin qui espresse ci inducono ad affermare che due sono

gli attributi che meglio caratterizzano la traduzione istituzionale: in primo luogo è

trasversale, abbraccia cioè svariati settori, dovendo le istituzioni legiferare e

intervenire su ambiti tra i più disparati; in secondo luogo, la traduzione

istituzionale è interculturale. Se si eccettuano le realtà di plurilinguismo quale, in

Italia, quella dell’Alto Adige, il traduttore istituzionale si confronta costantemente

con situazioni che vedono coinvolti almeno due ordinamenti giuridici, con tutti i

problemi e le difficoltà che la traduzione giuridica comporta. Infatti, per citare De

Groot (1999:18) “tradurre un testo giuridico o, più semplicemente, cercare un

termine equivalente in un altro ordinamento, non consiste […] nella sola ricerca

dell’etichetta linguistica e, dunque, nel passaggio da una lingua all’altra, ma da

un intero sistema normativo all’altro”. E nel nostro caso, il traduttore, che

affronta quotidianamente documenti e testi provenienti da o destinati a organi o

istituzioni di paesi diversi, ha anche la responsabilità di rendere possibile la

Page 21: Tradurre per le istituzioni

 21 

 

                                                           

comunicazione tra realtà istituzionali diverse, che producono e sono al tempo

stesso espressione dei diversi sistemi giuridici nazionali.

Il portfolio di conoscenze del traduttore istituzionale deve dunque comprendere

almeno i fondamenti dell’organizzazione istituzionale, legislativa e giudiziaria

dei paesi delle sue lingue di lavoro. Queste conoscenze di geografia giuridica

costituiscono la base per il lavoro di comparazione indispensabile alla

‘produzione’ di una traduzione consapevole.

In questo contesto è doveroso puntualizzare come si tratti di competenze

sviluppate, nella maggioranza dei casi, sul campo o per iniziativa autonoma dei

singoli traduttori. Se si eccettuano infatti sporadiche iniziative di formazione

continua, a volte insufficienti per durata e contenuti, intraprese da alcuni

Ministeri 18 l’attività di aggiornamento è lasciata interamente all’iniziativa dei

singoli.

4. Gli scogli della traduzione istituzionale: un tentativo di schematizzazione

Le osservazioni che seguono si riferiscono a esempi tratti dalla pratica

traduttiva quotidiana e mirano a fornire una panoramica della tipologia delle

principali difficoltà poste dalla traduzione ‘istituzionale’. Gli esempi proposti si

riferiscono essenzialmente all’attività traduttiva del ministero di appartenenza,

quello dell'Interno, con qualche ‘incursione’ nell’ambito di alcune delle altre

istituzioni in esame.

Come si evince dalle tabelle riepilogative del questionario sottoposto ai colleghi

in rappresentanza delle istituzioni da cui dipendono, emerge un dato evidente

 18 Il Ministero dell’Interno ha organizzato di recente corsi di aggiornamento per i traduttori delle lingue inglese e tedesco presso la SSAI (Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno) a più di venti anni di distanza dai primi corsi di formazione. Si segnala inoltre il Master in Traduzione giuridica dell’Università di Genova di cui hanno fruito traduttori dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli del MEF. 

Page 22: Tradurre per le istituzioni

 22 

 

                                                           

rispetto alle difficoltà con le quali ci si confronta, che sono fondamentalmente di

due tipi: 1) testuale; 2) lessicale/terminologico.

Difficoltà di tipo testuale insorgono in particolare nella traduzione attiva. A

leggere i testi che il traduttore istituzionale deve affrontare quotidianamente,

non si direbbe che le raccomandazioni per diradare la “nebbia del linguaggio

amministrativo”, come recita, nel titolo, la guida multilingue per la

semplificazione dei testi amministrativi a cura della Commissione Europea Fight

the Fog. How to write clearly (European Commission-DGT 2012), siano state

messe in pratica. Della chiarezza dell’italiano istituzionale, con particolare

riferimento alle implicazioni in ambito traduttivo, si occupa la Rete REI,19 Rete

per l’eccellenza dell’italiano istituzionale, che al tema ha dedicato convegni,

articoli, e giornate di incontro. Nel frattempo, però, il traduttore istituzionale

continua a scontrarsi ogni giorno con una lingua, o piuttosto con un’antilingua

caratterizzata dall’uso frequente di ipotassi, passivizzazione, tecnicismi

collaterali, ellissi e altri costrutti che pongono non pochi problemi nella

traduzione attiva.

Si prenda, ad esempio, la tipologia di atti giuridici/amministrativi costituiti da una

‘frase unica’ (es: “l’Autorità XXX, visti gli atti di ufficio da cui risulta che..……, il

sig. ……., res. in………a………, considerato……… letti gli articoli………

dispone che…..”) la cui struttura, in molti casi, non ha corrispondenti nella

prassi giuridico-amministrativa di altri paesi. Questo tipo di testi costringe il

traduttore istituzionale a effettuare, nella traduzione attiva,vere e proprie

operazioni di re-drafting, frammentando i periodi troppo lunghi, sciogliendo

forme gerundivali, verbalizzando nominalizzazioni, personalizzando le

spersonalizzazioni e così via. Inoltre, la concatenazione in un periodo di tanti

elementi strettamente interdipendenti che caratterizza non solo i testi legislativi

 19 Cfr. http://ec.europa.eu/translation/italian/rei/index_it.htm. 

Page 23: Tradurre per le istituzioni

 23 

 

                                                           

ma anche quelli amministrativi,rende spesso difficile l’attribuzione di questo o

quel riferimento normativo ai concetti e/o alle procedure esposti. Un esempio:20

Non possono essere autorizzate, ai sensi dell’Art. 18, condotte previste dalla legge come reato per le quali non è opponibile il segreto di Stato a norma dell’articolo 39, comma 11, ad eccezione delle fattispecie di cui agli articoli 270-bis, secondo comma, e 416-bis, primo comma, del codice penale.

The forms of conduct deemed by the Law to constitute a criminal offence in relation to which State-secret status may not be invoked pursuant to section 39 (11) of this Act, with the exception of the cases referred to under articles 270/bis (2 and 415-bis (1) of the Criminal Code cannot be authorized pursuant to section 18 of this Act.

Accanto a difficoltà di tipo testuale, sono le questioni di carattere lessicale e

terminologico quelle che maggiormente ‘affliggono’ i traduttori istituzionali, come

si evince dalle risposte alla domanda n. 7. Come abbiamo accennato nel

paragrafo 3.3., tradurre in questo settore, infatti,non si esaurisce nella ricerca

dell’equivalente di un dato termine. Anche quando questo esista, denoterà

comunque un concetto non perfettamente sovrapponibile a quello della lingua di

arrivo. Questo perché il linguaggio giuridico, che è una componente essenziale

della traduzione istituzionale, è legato all’ordinamento giuridico del paese da cui

ha origine. Per una traduzione consapevole, infatti, il traduttore istituzionale

deve saper affrontare adeguatamente il problema delle equivalenze e il “calcolo

delle perdite” (Megale 2008: 12) legato alle sue scelte traduttive. Partendo dal

concetto di equivalenza funzionale teorizzato da Šarčević (1997: 236)

applicabile a entità che svolgono sostanzialmente la stessa funzione, qual è, ad

esempio, in questo settore, il caso di organi e istituzioni, preferiamo analizzare

in questa sede, sulla base di esempi concreti della pratica traduttiva, i ‘gradi’ di

tali equivalenze,sempre facendo riferimento alla tripartizione teorizzata dalla

stessa linguista (ibid.: 237 ss.), che le divide in 1) near, 2) partial, 3) null

equivalences.

 20 Esempi tratti dal materiale del corso di formazione per funzionari linguistici presso la Scuola Superiore dell'Amministrazione dell’Interno, tenuto dalla Dott.ssa Catharine de Rienzo, Marzo 2013. 

Page 24: Tradurre per le istituzioni

 24 

 

Prendiamo la prima tipologia, quella delle equivalenze pressoché identiche.La

divisione dei reati in delitti e contravvenzioni non è tipica solo del nostro sistema

penale. Nel sistema tedesco abbiamo i “Verbrechen” e i “Vergehen”, nel Regno

Unito si ha una tripartizione in “indictable”, “summary offences” e “offences

'triable either way'”. Ma, al di là di una generalissima distinzione comune ai tre

sistemi tra reati più gravi e meno gravi, le tipologie non sono perfettamente

sovrapponibili, basandosi su una serie di altri fattori quali il tipo di pena prevista

nella procedura penale italiana, la gravità e il tipo di organo giudicante

competente nel sistema inglese, o ancora l’entità della pena in quello tedesco

ecc. Ecco che, nella traduzione dei capi di imputazione in una sentenza, ad

esempio, possono insorgere facilmente delle difficoltà (Vecchione 2011: 94).

L’apparente identità concettuale viene così ‘smascherata’ dalla traduzione.

Veniamo alla seconda tipologia, quella delle equivalenze parziali, nelle quali il

concetto di una lingua contiene le caratteristiche dell’altra ma non viceversa. Un

esempio per tutti: in Germania, a differenza del nostro Paese, esiste la

separazione delle carriere per giudici e pubblici ministeri. In Italia, il concetto di

“magistratura”, ancorato negli articoli 101-110 della Costituzione, comprende

invece sia la figura del giudice sia quella del magistrato, sottolineando il

carattere di indipendenza di quest’ultimo dall’esecutivo, al pari di un giudice.

Pertanto, la resa del termine “magistratura” è apparsa compito arduo a un

gruppo di funzionari di polizia tedeschi che avevano intrapreso un viaggio di

studi in Italia. L’autore della relazione finale, tentando di fornire ad ogni costo un

traducente, ha reso il termine con “Richterschaft”, ma puntualizzando come

questo fosse da intendersi come un iperonimo che include sia i “Richter”

(giudici) che gli “Staatsanwälte” (Pubblici Ministeri). In questo caso sarebbe

stato forse più adeguato il ricorso alla perifrasi “Richter und Staatsanwälte”

(giudici e pubblici ministeri).

Per quanto riguarda infine le null equivalences la traduzione istituzionale offre

una casistica amplissima. Basti semplicemente pensare ai nomi di

istituzioni,titoli e cariche ufficiali, oppure alla differenza degli strumenti legislativi

nei paesi di Common Law e di Civil Law.

Page 25: Tradurre per le istituzioni

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La traduzione dei nomi di organi e istituzioni può rivelarsi problematica anche in

casi apparentemente ‘facili’. In ambito EU i Presidenti si riuniscono in una

conferenza apposita, la “conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell’Unione

Europea”, la cui denominazione ufficiale inglese è stata per lungo tempo

“Conference of Speakers of EU Parliaments”. Sin qui tutto bene, se però non si

tiene conto della diversa natura dei Presidenti delle Camere nella realtà

anglosassone e in quella di altri paesi. Infatti nei primi i Presidenti (gli Speakers)

non sono autorizzati a prendere decisioni di tipo politico, mentre in Italia, ad

esempio, il Presidente della Camera è un vero e proprio President, dotato di

maggiore potere decisionale rispetto al suo collega britannico. L’intensificazione

dei rapporti tra i parlamenti dei vari paesi dell’UE, suggellata dal Trattato di

Lisbona, ha dunque evidenziato questa dicotomia, rendendo di fatto inadeguata

la denominazione inglese di “Speakers”, e costringendo in qualche modo a

trovare una soluzione terminologica che tenesse conto di entrambe le realtà. Ed

è stato così che si è arrivati alla nuova denominazione ufficiale di “Conference

of Speakers and Presidents of EU Parliaments”, coniando di fatto un

neologismo. Questo esempio è davvero emblematico delle peculiarità della

traduzione istituzionale che, come mette bene in rilievo l’interprete-traduttore

della Camera Stefano Marrone, “non può basarsi solo sulla consultazione di

dizionari, che non sono in grado di registrare le evoluzioni della realtà

istituzionali che sottendono i termini” (corsivo mio).21 Inoltre evidenzia, come

osserva anche Egger (ibid.: 86), il carattere tipico della figura “del traduttore

istituzionale che,è per certi versi pure un facitore di lingua, crea termini nuovi e

perpetua l'uso di strutture e parole […]” (corsivo mio).

Come già osservato, la mancanza di equivalenza rappresenta una costante

nella resa delle denominazioni di organismi e cariche istituzionali. È

significativa, in tale contesto, la scelta di tre traduttori su dieci che opta in questi

casi per una non traduzione (domanda n. 8). In ogni caso, nei commenti alle

risposte, è stato messo in luce da alcuni rispondenti il carattere indicativo di tali

scelte, sottolineando giustamente come non si debbano ‘assolutizzare’ le

 21 Corso di formazione per funzionari linguistici presso la Scuola Superiore dell'Amministrazione dell’Interno, tenuto dal collega Dr. Stefano Marrone a Marzo 2013. 

Page 26: Tradurre per le istituzioni

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strategie da adottare, la cui scelta dipende da fattori quali il tipo di testo da

tradurre, il livello di informazione dell'utente, il grado di notorietà dell'istituzione.

In questo contesto ci sembra opportuno osservare che, in generale, le istituzioni

governative italiane non hanno approntato traduzioni ‘ufficiali’ delle loro divisioni

o degli omologhi uffici stranieri.

Solo laddove esista un servizio centralizzato di traduzione (si pensi

all’Auswärtiges Amt in Germania che fornisce sulla sua pagina web, alla

sezione Terminologie22 la propria traduzione dei nomi delle principali istituzioni

degli altri paesi) è possibile rifarsi a traducenti già accreditati o ufficiali, evitando

in questo modo una difformità terminologica. Nelle istituzioni governative

italiane, le scelte terminologiche sono lasciate in molti casi a scelte personali

dei singoli traduttori, alcuni dei quali hanno provveduto a costruire propri

glossari ad uso personale o interno all’ufficio. Non risultano infatti operazioni di

sistematizzazione terminologica. Un’eccezione è rappresentata dal dizionario

terminologico italiano-tedesco delle attività del Ministero dell’Interno a cura di

Lentini e Mayer (2001), nonché dal dizionario comparato italiano-inglese sulle

attività del Ministero dell’Interno,di recentissima pubblicazione (Lentini 2014).

Oltre ai casi citati, la mancanza di equivalenza riguarda naturalmente anche i

sistemi giuridici e amministrativi di cui le istituzioni sono espressione.

Prendiamo ad esempio l’ambito dell’immigrazione. Nonostante la politica

europea di uniformazione di molte procedure, come quella dei visti, le tipologie

di istituti e procedure adottati nei vari paesi restano molteplici. Poniamo di

dovere tradurre in italiano il termine “Duldung” che compare sul permesso di

soggiorno di uno straniero proveniente dalla Germania e richiedente un

permesso di soggiorno nel nostro Paese: la “Duldung”, prevista

dall’Aufenthaltsgesetz tedesca designa un tipo particolare di permesso

 22 Cfr. http://www.auswaertiges-amt.de/sid_B6DAA61B7DA50050D424DD9C01D762C5/DE/Infoservice/Terminologie/Uebersicht_node.html. 

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 27 

 

                                                           

concesso a cittadini terzi inespellibili a vario titolo23 e non ha un corrispondente

in italiano. Il corrispondente termine italiano proposto da IATE “accoglienza

straordinaria” risulterebbe infatti inadeguato in tale contesto,in quanto vago e

privo di un referente concreto. È solo risalendo alla fonte normativa che sarà

possibile giungere ad una traduzione consapevole. In questi casi, occorrerà

effettuare,come la definisce Ralli (2009), “un’operazione di micro-

comparazione” con fini pratico-applicativi, che tenga conto del bisogno di

informazione del destinatario, in questo caso l’ufficio Immigrazione che deve

esaminare il documento in questione.

Gli esempi sin qui citati sono una dimostrazione di come il traduttore

istituzionale debba ‘maneggiare’ con cautela gli strumenti e le risorse di cui oggi

dispone. Naturalmente, come emerge dalla risposta n. 7 del questionario, le

banche dati europee sono una fonte privilegiata di risorse per i traduttori

istituzionali, molti dei quali lavorano a stretto contatto con istituzioni europee,

ma spesso non possono dare una risposta adeguata al bisogno del traduttore.

Naturalmente queste considerazioni sono estese a tutti i tipi di risorse di cui si

dispone, terminologiche e non, in quanto va assolutamente evitata, in questo

tipo di traduzione forse più che in altri,la tentazione di utilizzare traducenti pret-

à-porter, sganciati dalle variabili dei contesti, scopi e destinatari della

traduzione. Sempre in ambito terminologico, dedichiamo un breve cenno anche

ai cosiddetti ‘falsi amici’. Nell’ambito delle forze di polizia, ad es., il “Kommissar”

tedesco non corrisponde al nostro “commissario”, (se non nella nota serie

televisiva “Kommissar Rex” dove, per esigenze di adattamento, diventa “Il

commissario Rex”) bensì al grado di “ispettore”. O ancora, il termine tedesco

“Kriminalpolizei” non si traduce con “polizia criminale”, poiché indica la polizia

giudiziaria, distinta dalla “Schutzpolizei”, la quale invece ha esclusivamente

mansioni di ordine pubblico, e non giudiziario. Va precisato inoltre che il termine

“polizia giudiziaria” abbraccia, nella realtà italiana, anche altre forze di polizia

con competenze giudiziarie (Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale)

e dunque non rende egualmente giustizia al termine tedesco “Kriminalpolizei”.

 23 Vorübergehende Aussetzung der Abschiebung (“Duldung”§ 60a Aufenthaltsgesetz; http://www.gesetze-im-internet.de/aufenthg_2004/__60a.html). 

Page 28: Tradurre per le istituzioni

 28 

 

Ma, è noto, la traduzione è pur sempre una negoziazione e la resa perfetta

resta un’utopia.

Vi sono ancora casi in cui l’esistenza di ‘somiglianze pericolose’ potrebbe

indurre il traduttore ad avventurarsi in calchi azzardati.

Per citare un esempio, all’epoca dell’esplosione in Italia del fenomeno dei

collaboratori di giustizia, fu spiegato a un gruppo di commissari tedeschi venuti

nel nostro Paese per studiare da vicino il fenomeno del pentitismo e di come

gestirlo, che i “Justizmitarbeiter” usufruivano di speciali garanzie di protezione.

Naturalmente il termine tedesco indica ben altra categoria, cioè quella degli

operatori giudiziari, mentre il termine italiano, che indica gli individui altrimenti

noti come “pentiti”, andrebbe tradotto con una perifrasi o, con il termine, pur

riduttivo,di “Kronzeuge”. È un semplice aneddoto, ma esemplare di quanto sia

scivoloso il terreno della terminologia istituzionale.

Per terminare questa breve carrellata di esempi, accenniamo a un ultimo

aspetto delle particolarità della traduzione istituzionale. Si è già detto

dell’italiano della burocrazia e dell’inevitabilità per il traduttore di procedere in

molti casi a un’operazione di riscrittura di intere frasi, date le diverse strutture

della lingua di partenza e di quella di arrivo. Accanto alle caratteristiche

dell’italiano istituzionale citate nel paragrafo 4, è interessante soffermarsi

brevemente su un altro aspetto e cioè sulle problematiche linguistiche

determinate dall’uso prevalente, anche se non esclusivo, della lingua inglese a

certi livelli della comunicazione in molti degli ambiti istituzionali esaminati.

Prendiamo ad es. la comunicazione nel sistema comune di informazione di

polizia, l’Europol, dove il regime linguistico di plurilinguismo è assicurato solo a

livello normativo-regolativo. La restante parte della comunicazione, infatti,

avviene prevalentemente in lingua inglese. I traduttori nazionali del Ministero

dell’Interno svolgono dunque una funzione di “cerniera” (Dell’Anna/Serpentini

2008: 171) tra le due dimensioni, quella nazionale e quella sovranazionale

europea di Europol. Si tratta di un settore, al pari di quello finanziario, doganale

e militare, tradizionalmente dominato da paesi anglofoni e pertanto i traduttori si

trovano a dover affrontare quotidianamente il difficile compito di rendere in

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italiano concetti e procedure di matrice squisitamente anglosassone. Le strade

percorse sono tante e vanno dalla non traduzione, all’uso di calchi o al conio di

ibridi, neologismi o risemantizzazioni non sempre felici, spesso comprensibili

agli addetti ai lavori, ma non altrettanto chiari quando i documenti siano

destinati a uffici esterni o altri attori della comunicazione. Riportiamo qui alcuni

casi esemplificativi, ma che riteniamo sufficienti a dare un’idea delle

problematiche e delle dinamiche linguistiche che si innescano in questi casi.

Prendiamo per esempio il termine “threat assessment”,24 che sta a indicare

l’attività di analisi della criminalità nei vari paesi, utile all’elaborazione, in sede

europea, di piani e strategie di contrasto al crimine. Il traducente usato

“valutazione della minaccia”, evidentemente un calco, risente fortemente del

termine originale e non ha una sua vera autonomia. Altre volte l’impossibilità di

trovare un traducente adeguato dà luogo a ibridi discutibili. È il caso di “paesi

forerunner”, soluzione usata per designare i “forerunner countries”, appunto,

cioè i paesi aventi un ruolo pioneristico in determinate iniziative in materia di

cooperazione di polizia. Si tratta in questi casi di soluzioni negoziate con i diretti

destinatari della comunicazione,cioè gli operatori di polizia. In altri casi, invece,

la problematicità di termini chiave ha costituito lo spunto per iniziative di studio e

di riflessione in altre sedi.25

Se da un lato esiste la difficoltà di reperire traducenti italiani per i termini inglesi,

si assiste, dall’altro, al fenomeno opposto e cioè all’uso indiscriminato del

termine inglese anche laddove esisterebbe l’esatto corrispondente in italiano.

Pensiamo per esempio, nell’ambito militare, a “battle groups”, in luogo

dell’italiano “gruppi tattici” oppure un “end state"in luogo dell’italianissimo “stato

finale” ecc. (Cappelli 2005: 57).

Concludiamo questo breve excursus sulle interferenze tra inglese e italiano in

ambito istituzionale citando alcuni casi, sempre tratti dall’ambito militare,in cui

esse si spingono oltre limiti accettabili, generando improbabili calchi o  

24 Una trattazione più ampia di questo tipo di terminologia è affrontata in Dell’Anna/Serpentini (2008). 

25 Si allude qui fruttuoso rapporto di collaborazione con la Rete di Eccellenza dell’Italiano istituzionale (REI) iniziato nel 2005 ad opera di un gruppo di traduttori del Ministero dell’Interno, finalizzato a un’operazione di confronto e raccordo in ambito terminologico. 

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neologismi, anche dovuti a originari errori di traduzione dall’inglese che si sono

perpetuati fino a cristallizzarsi in un vero e proprio gergo. E così non è

infrequente imbattersi in un italiano improbabile, caratterizzato da termini

incomprensibili ai non addetti ai lavori, come la ridefinizione semantica di

“assetto” quale traducente di “asset” in luogo di risorsa, oppure da neologismi

quali “Brigata toata” (da TOA, acronimo di “Transfer of Authority”), ovvero

‘passaggio di consegne’, per indicare l’avvicendamento di reparti sul teatro

operativo di una missione.

La casistica delle difficoltà traduttive qui presentata è molto riduttiva. Una

trattazione più approfondita meriterebbe un discorso a parte, che non può

trovare spazio in un contributo di carattere generale. Ci auguriamo comunque

sia stato sufficiente a evidenziare difficoltà e problematiche tipiche della

traduzione istituzionale e non sempre scontate.

5. Conclusioni

Questo breve articolo ci ha introdotto nel mondo della traduzione istituzionale

italiana. Com’era intenzione, si è trattato l’argomento ‘a volo d'uccello’, con

l'esclusiva finalità di avvicinare tutti gli operatori della traduzione a una realtà

così poco conosciuta e meritevole di attenzione e di approfondimento. Sono

stati volutamente tralasciati gli aspetti per così dire ‘sindacali’ della categoria e

le problematiche connesse all'organizzazione del lavoro, che vanno discussi in

altre sedi.

Le tematiche alle quali si è accennato sono troppo vaste per trovare spazio in

un singolo articolo, ma si spera possano essere servite a offrire stimoli e

materia di dialogo sia tra i traduttori delle istituzioni esaminate che con le

istituzioni stesse e il mondo accademico. È mia ferma convinzione che l’enorme

patrimonio di risorse e conoscenze stratificatosi a partire dalla metà degli anni

'80, e cioè dall'introduzione nelle istituzioni di questa figura altamente

specializzata, debba essere in un certo senso capitalizzato. E questo è

possibile anche attraverso la collaborazione tra professionisti e ambito

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accademico, che può sostanziarsi attraverso iniziative concrete di scambio di

professionalità e di risorse, come si è già osservato (cfr. par. 2.1). Qualche

esperimento di collaborazione tra le due realtà è stato già fatto e ha confermato

ogni volta la validità dell'idea.

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