Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

14
FRANCESCO DE BENEDICTIS Università di Firenze Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601 Contenuti in un manoscritto della Biblioteca Nazionale di Fi- renze (conosciuto con la sigla CL VII, 353, dal titolo, Rime di vari autori raccolte da Girolamo da Sommaia), un villancico e una can- ción («que el Embaxador de Persia hizo al nacimiento de la Prince- sa») costituiscono un buon motivo di indagine storico-letteraria. Ol- tre all'interessante elemento della circolazione di Cancioneros e di Romanceros spagnoli in Italia e all'individuazione dei motivi filolo- gici legati alla scelta di materiali che potevano interessare il pub- blico italiano o le varie corti, la peculiarità dell'intervento consiste nel far vedere come dalla acquisizione di due semplici dati - «Am- basciatore di Persia» e «Nascita di una Principessa» - è possibile ripercorrere a ritroso tutte le tappe che ne hanno preparato l'even- to, il suo verificarsi nella Storia. L'intervento, in altre parole, mira a far vedere come da una poesia di occasione può essere condotta o scaturire una indagine, una memoria storica. Un altro dato in nostro possesso è il nome del compilatore del ms. in questione su cui in anni recenti è uscita una accurata mono- grafia: «En el tropel abigarrado de estudiantes forasteros que acu- dían a Salamanca todos los años hacia el día de San Lucas, se en- contraba en octubre de 1599 uno que iba a distinguirse de manera especial de los demás compañeros» 1 . In effetti, Girolamo da Som- maia, arrivato dall'Italia pieno di speranze «para oír leyes y cáno- nes en la Universidad Pontificia de Salamanca», soggiornerà in questa città per 8 anni e, giornalmente, appunterà nei sui diari gli 1 Haley, George, Diario de un estudiante de Salamanca, Universidad de Sa- lamanca, 1977, p. 8.

Transcript of Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

Page 1: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

FRANCESCO DE BENEDICTISUniversità di Firenze

Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

Contenuti in un manoscritto della Biblioteca Nazionale di Fi-renze (conosciuto con la sigla CL VII, 353, dal titolo, Rime di variautori raccolte da Girolamo da Sommaia), un villancico e una can-ción («que el Embaxador de Persia hizo al nacimiento de la Prince-sa») costituiscono un buon motivo di indagine storico-letteraria. Ol-tre all'interessante elemento della circolazione di Cancioneros e diRomanceros spagnoli in Italia e all'individuazione dei motivi filolo-gici legati alla scelta di materiali che potevano interessare il pub-blico italiano o le varie corti, la peculiarità dell'intervento consistenel far vedere come dalla acquisizione di due semplici dati - «Am-basciatore di Persia» e «Nascita di una Principessa» - è possibileripercorrere a ritroso tutte le tappe che ne hanno preparato l'even-to, il suo verificarsi nella Storia. L'intervento, in altre parole, miraa far vedere come da una poesia di occasione può essere condotta oscaturire una indagine, una memoria storica.

Un altro dato in nostro possesso è il nome del compilatore delms. in questione su cui in anni recenti è uscita una accurata mono-grafia: «En el tropel abigarrado de estudiantes forasteros que acu-dían a Salamanca todos los años hacia el día de San Lucas, se en-contraba en octubre de 1599 uno que iba a distinguirse de maneraespecial de los demás compañeros»1. In effetti, Girolamo da Som-maia, arrivato dall'Italia pieno di speranze «para oír leyes y cáno-nes en la Universidad Pontificia de Salamanca», soggiornerà inquesta città per 8 anni e, giornalmente, appunterà nei sui diari gli

1 Haley, George, Diario de un estudiante de Salamanca, Universidad de Sa-lamanca, 1977, p. 8.

Page 2: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

86 Francesco De Benedictas

eventi banali ed importanti della sua vita a Salamanca, fino al suoritorno a Firenze.

La ricerca storico-letteraria, eseguita sia in Biblioteche che inArchivi spagnoli e italiani mi ha condotto sulle tracce di una spe-dizione persiana in Spagna che aveva uno scopo prettamente politi-co e che, ipso facto, è ampiamente documentata. La presenza delladelegazione persiana a Corte (Valladolid, 1601) è testimoniata an-che da un «diario di viaggio», ritrovato nel corso della ricerca, e cheapparteneva a uno degli accompagnatori dell'ambasciatore e delquale si parlerà nel corso dell'intervento.

Il primo componimento, intitolato Villancico de Husein, il cuiincipit è «Tiéneme cautivo Amor», non è prodigo di notizie per unaricostruzione storica del personaggio, ma ne introduce solo il nome:questo fatto, a mio avviso, può essere letto come un chiaro tentativodi voler legittimare ad ogni costo la paternità del componimentoche, come si vedrà, sarà molto discutibile.

Dal secondo, al contrario, trattandosi di una poesia di occasio-ne, trapelano non pochi spunti per poter avviare una corretta ri-cerca e documentazione storica. Si tratta, così come recita il titolo,di una «canción que el Embaxador de Persia hizo al nacimiento dela Princesa» e presenta come incipit «Tan clara estrella y luz res-plandeciente». Emerge, così come si può constatare, la condizioneprivilegiata del personaggio la quale, considerata l'epoca di cui sista parlando, è fortemente legata al rango al quale apparteneva unambasciatore. Nel primo verso della 14 ed ultima strofa, tra l'altro,si registra una sorta di autocertificazione «Huseyn soy que [...]» laquale denota palesemente a chi va attribuita la funzione di am-basciatore.

Ma chi era questo Hussein? Dopo accurate ricerche storiche,si è potuto appurare, partendo dal nome e dal titolo di cui si fregiail personaggio, che la presenza di una ambasciata persiana è docu-mentata nei primissimi anni del Seicento nella corte di Filippo III,a Valladolid.

Questa visita che si protrae a corte per due mesi2, aveva uno

2 Cfr., Relaciones de don Juan de Persia, pròlogo y notas de Narciso AlonsoCortés, Gráficas Ultra, S. A., Madrid, 1946, p. 127.

Page 3: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601 87

scopo prettamente politico: quello di contrastare l'avanzata semprepiù minacciosa dei Turchi mediante una alleanza, fortemente volu-ta dallo Sciah di Persia Abbas I, il Grande, con le maggiori coroneoccidentali e, in modo particolare, con il Papa Clemente Vili.

Il soggiorno dell'ambasciata persiana coincide, inoltre, con lanascita della Infanta Anna Maurizia, primogenita del matrimoniodel re con Margherita d'Austria: occasione che, senza alcun dubbio,può aver ispirato la composizione della canzone in questione. Sem-bra opinabile, infatti, che la «canción que el Embaxador hizo alnacimiento [...]» sia propiziata proprio da questo evento, dato che lapermanenza dell'ambasciata persiana, arrivata a Valladolid il 13agosto 1601, si prolungò fino ali'11 ottobre3, potendo essa parteci-pare non solo alle feste con le quali si celebrò la nascita dell'Infan-ta, avvenuta il 22 settembre, ma anche al battesimo della stessa,così come riporta un cronista dell'epoca4. Si può, altresì, congettu-rare con una certa attendibilità che il nome «Husein» o «Huseyn»,così come lo trascrive il copista italiano, risponde a quello di UzénAli Bec, l'ambasciatore persiano - appunto - che era a capo dellaspedizione.

In Historia de España sono ben documentati sia l'arrivo chela permanenza a corte (nella sede recente di Valladolid) di questadelegazione persiana, composta da Uzén Ali Bec, da quattro cava-lieri, Ali Guli Bec, Azén Ali Bec, Boniac Bec e Uruch Bec, da uncerto numero di servitori e da alcuni interpreti5. Fattosi battezzarecol nome di Juan de Persia, Uruch Bec alcuni anni dopo pubblica lesue Relaciones6, un diario di memorie che costituiscono una atten-

3 Cfr., R. Menéndez Pidal, Historia de España, la España de Felipe III,tomo XXIV, Espasa-Calpe, S. A., Madrid 1988, p. 395.

4 Cabrera de Córdoba, in Relaciones de las cosas sucedidas en España desde1599 hasta 1614, p. 11, in Historia de España, op. cit., p. 395.

5 Cfr., pp. 395-397. Ali Guli Bec, in particolare, cugino dell'ambasciatore,abbracciò la fede cristiana e, battezzato col nome di Felipe de Persia, non feceritorno in patria; conversione al Cristianesimo e permanenza in Spagna furono lescelte anche di Boniat Bec e Uruch Bec, che furono battezzati, rispettivamente,con il nome di Diego e Juan de Persia.

6 Relaciones de don Juan de Persia, titolo per esteso, fu pubblicato a Valla-dolid nel 1604. Si possiede, oggi, soltanto un unico esemplare di questo libro, fattoche ha spinto nel 1946 Narciso Alonso Cortes a curarne una riedizione; cfr.Pròlogo, p. 7.

Page 4: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

88 Francesco De Benedictis

ta, molto particolareggiata e preziosa descrizione di tutto il viaggio,avvalorata dal pregio di essere storicamente probante.

Dalla sua lettura trapelano dei dati molto interessanti. Siviene a conoscenza, in primo luogo, che la spedizione persiana, for-temente voluta da Abbas I, il Grande, VII schah di Persia (1567-1629), e caldeggiata anche dalla figura ambigua dell'inglese Anto-nio Sherley, aveva intrapreso il suo viaggio alla volta dell'Europa il9 luglio 1599. Essa aveva l'incarico di sottoscrivere con i sovranioccidentali un'alleanza sia offensiva che difensiva contro i Turchi.

Questo dato cozza vistosamente con le notizie riportate inHistoria de España e, in particolare, con la convinzione che gli au-tori del testo hanno, che l'arrivo dell'ambasciata persiana in terri-torio iberico (18 luglio 1601) sia relazionato con l'invio da parte del-la Corte spagnola di due frati in terra persiana avvenuto nel feb-braio del 16017.

In secondo luogo, le Relaciones ci informano che soltantoquattro giorni dopo il suo arrivo l'ambasciata persiana viene ricevu-ta a corte, mentre un cronista dell'epoca riporta come data «el diade Nuestra Señora»8. Da quel giorno in poi, in ultimo, ci informadei grandi e continui festeggiamenti che animarono la corte di Val-ladolid per tutta la durata del soggiorno.

Cabrera de Córdoba, cronista ufficiale della corte di FilippoIII, riferisce su alcuni ricevimenti di quei giorni in modo molto par-ticolareggiato; ci racconta, ad esempio, che il giorno stesso del-l'udienza l'ambasciata persiana fu invitata a corte per una seratadanzante e che alla sua conclusione fu chiesto all'ambasciatore co-me gli era parsa la festa; al che egli aveva risposto con una certasoddisfazione «que bien, si no hubiera danzado la Reina, no tenien-do sucesión S[u] M[ajestad] y estando preñada [...]»9. Allude, evi-dentemente, allo stato di gravidanza della regina Margherita d'Au-stria, figlia di Carlo, duca di Stiria e arciduca d'Austria, e di Mariadi Bavaria: dopo il matrimonio con Filippo III, avvenuto solo due

7 Ivi, p. 395.8 II loro ricevimento a corte sarebbe avvenuto il 15 agosto, cfr. Cabrera de

Córdoba, op. cit., in Historia de España, cit., p. 395.9 Ibidem, p. 395.

Page 5: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601 89

anni prima, e all'età di 17 anni la regina darà alla luce l'infantaAnna Maurizia (22 settembre).

Uzén Ali Bec presenziò - è lo stesso cronista ad informarci -anche al battesimo della futura regina di Francia (andrà, infatti, insposa a Luigi XIII) «en cierto tabladillo a un rincón de la capillamayor, de donde vio lo que se hacía; de que mostrò quedar muycontento».

Esaurito il materiale storico in nostro possesso, si può sta-bilire con una certa sicurezza che l'ambasciatore Uzén Ali Bec ri-sponde proprio al nome Hussein riportato nei due componimenti inoggetto. Sono due gli elementi che fanno propendere per questaasserzione.

Il primo motivo è legato alla translitterazione linguistica chesubisce il nome Uzén, dovuta al già citato Girolamo da Sommaia,che in italiano corrisponde al suo giusto equivalente «Hussein»;mentre la seconda ragione fondamentale è espressa da quantomesso in rilievo nell' excursus storico fatto. In effetti, la coincidenzadata dalla presenza a corte del personaggio e i festeggiamenti perla nascita dell'Infanta, che costituisce il leitmotiv della canzoned'occasione, è tanto forte da fugare ogni residuo di dubbio. Resta, inultimo, un'altra questione in sospeso: quella dell'autoria.

Sembra, infatti, alquanto aleatorio attribuire i due componi-menti ad Hussein, che sebbene ambasciatore, quindi dotato di unacerta cultura, non conosceva la lingua spagnola. Considerando,infatti, la lettura delle già citate Relaciones de Juan de Persia,emerge che nei tre mesi di permanenza in territorio iberico, UzénAli Bec è sempre accompagnato da almeno un interprete, al qualesi affida in ogni circostanza10.

Questa supposizione, paradossalmente, emerge anche comeelemento interno al villancico, e precisamente nella quinta strofa,

10 Alla partenza da Ispahán, città-sede della corte di Abbas I, oltre a quat-tro cavalieri e a quindici servitori facevano parte del suo seguito anche cinqueinterpreti. Non si dimentichi che, in principio, la spedizione doveva far visita nonsolo al re di Spagna ma anche all'imperatore tedesco e a quello francese, oltre alPapa e al doge di Venezia. Alla fine del suo soggiorno a Valladolid, Filippo III gliaffiancherà, addirittura, uno dei suoi interpreti, Diego de Urrea, che avrà il com-pito di accompagnarlo a Lisbona per facilitare il suo viaggio di ritorno in Persia.

Page 6: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

90 Francesco De Benedictis

dove Hussein rivela una delle ragioni che acuiscono la sua soffe-renza: «De cien mil penas que siento/ una tengo por gran mengua/ yes que no entiendo su lengua/ [...]». Volendo, inoltre, dar credito aduna altra affermazione contenuta nello stesso componimento siriceve una ulteriore ed esplicita conferma a quanto esposto. Dallasettima strofa, infatti, trapela il dubbio che possa non essere statoHussein l'autore del villancico: «He sido yo en esta pena/ de mi pro-pio compañero/ favoreciendo el primero/ la prisión de mi cadena

Scartando l'ipotesi di poesia su commissione, si può conget-turare senza troppi rischi che l'autore sia una persona che facevaparte del seguito dell'ambasciatore persiano in Spagna. Più che aun interprete occorre però pensare ad uno dei cavalieri che lo ac-compagnavano e, più precisamente, a Uruch Bec, il quale, figlio diun sultano di Abbas I, - quindi di nobile stirpe - aveva certamentericevuto una buona educazione sia nelle lettere che nelle armi11.Una buona istruzione, confermata anche dal fatto che, durante idue anni di questo viaggio, aggiornerà puntualmente il suo diario,per farne omaggio al suo ritorno in patria allo schah. Ma un eventoimprevisto, quello della conversione, lo tratterrà in territorio iberi-co dove, una volta battezzato col nome di Juan di Persia e aver tra-dotto in spagnolo le sue relazioni del viaggio, decide un paio d'annidopo di farne dono a Filippo III.

Nel 1604, infatti, esse vedono la luce a Valladolid, dopo cheera già stata chiesta e ricevuta (20 ottobre 1603) l'autorizzazione.

Si è dibattuto molto sul ruolo che possa aver avuto in questolibro il «licenciado» fray Alonso Remón, dato che si nota nel lin-guaggio adoperato «una soltura rara en un extranjero»12. Tutti i cri-

11 Sembra pertinente una citazione delle Relaciones de Juan de Persia, op.cit., p. 215, che si riferisce al momento in cui Uruch Bec -insieme agli altri dellaspedizione e all'ambasciatore persiano con sede permanente nell'Impero russo- ar-riva a Mosca e, parlando del granduca scrive con una certa sorpresa: «No permiteescuelas, estudios ni universidades en sus estados, porque nadie llegue a saber loque él sabe, y ansí ninguno de sus presidentes ni gobernadores ni secretarios, sa-ben más de lo que dicta el gran Duque.[...]»; la quale è fortemente indicativa del-l'istruzione che Uruch Bec può aver ricevuto in patria.

12 L'espressione appartiene ad Emilio Cotarelo ed è riportata da NarcisoAlonso Cortés in Pròlogo, Relaciones de Don Juan de Persia, op. cit., p. 14.

Page 7: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601 91

tici che si sono occupati delle Relaciones sono concordi nel ritenereche si sia trattato solo di un compito marginale seppure attivo,avendo egli procurato al nostro autore manuali di storia e geo-grafia, citati all'interno della narrazione, che potevano meglio aiu-tarlo nella ricostruzione storica del suo paese nei primi duecapitoli13.

Un ulteriore elemento conforta la congettura proposta perl'autoria.

Dalla lettura attenta delle Relaciones scaturisce che già dal-l'arrivo a Roma (dopo la partenza da Mosca, attraverso il marebaltico, l'ambasciata persiana passa per Praga, sede dell'impera-tore tedesco, per poi dirigersi in Italia) si nota che Uruch Bec nonha più bisogno di un interprete: «Don Juan de Persia - scrive nelpròlogo all'opera Narciso Alonso Cortés - llevaba hablando el cas-tellano, no ya solamente desde que entró en Valladolid con la em-bajada persa, en julio de 1601, sino desde que ésta salió de Roma,unos meses antes, en unión del canónigo español Francisco Guas-que, el cual desde aquel momento no tuvo otra misión que la deacompañar a los ambajadores». Le poche occasioni in cui UruchBec, oramai pervenuto in Spagna, si affida ad un interprete è quan-do, in assenza del suo ambasciatore, si rivolge al re: probabilmenteper una forma di rispetto e non solo di protocollo.

Un ultimo elemento che potrebbe far riflettere sulle qualitàartistiche di Uruch Bec è costituito dalle redondillas, poste alla finedelle Relaciones.

Secondo l'autore del pròlogo, esse rappresentano, per il lorocontenuto di sentenze morali tipiche persiane («Don Juan de Persianotó/ en su patria estos diez modos/ de darnos exemplos a todos,/ yansí aquí los escribió») la prova schiacciante che «Don Juan de Per-sia no sólo era capaz de escribir en prosa castellana, sino tambiénen verso»14.

13 Si rimanda per questa questione e per gli autori che si sono occupati delproblema all'ottima ed attenta presentazione che fa, nel pròlogo al libro, don Nar-ciso Alonso Cortés. Si ricorda che il terzo capitolo delle Relaciones è interamentededicato alla descrizione del viaggio, ai luoghi attraversati, alle usanze trovate edalle avventure vissute nei due anni impiegati a completarlo.

14 Ibidem, p. 14.

Page 8: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

92 Francesco De Benedictis

Appare verosimile, quindi, data anche la compostezza formaledelle redondillas che Uruch Bec era già da tempo versato nelle pro-duzioni liriche.

Non disponendo di altri elementi di valutazione, si può con-cludere che l'autore del Villancico e della Canción possa essere pro-prio Uruch Bec, avendo egli all'epoca della loro composizione poten-zialmente o in forza tutti i requisiti necessari15. Data la sua cono-scenza della lingua e considerato, inoltre, il tempo che versa dal-l'arrivo in territorio iberico dell'ambasciata persiana, capitanata daUzén Ali Bec, alla data della nascita dell'Infanta, il futuro DonJuan de Persia avrà avuto certamente il modo di perfezionare lasua espressione lirica, trovando a corte dei validi modelli da segui-re.

CRTTERI DI EDIZIONE

I testi di seguito riportati, appartenenti agli inizi del XVTI se-colo, non registrano le forti oscillazioni grafiche tipiche dei mano-scritti dei due secoli precedenti, in quanto rispecchiano un certogrado di normalizzazione grafica dell'epoca. In virtù di questoelemento e per rendere più fruibile la lettura ad un lettore modernosi adegua la trascrizione semi-diplomatica a dei canoni oramai certied accettati, tenendo come punto fermo il principio di interveniresolo quando non sussista la probabilità di un'opposizione fonolo-gica. Conformemente a quanto esposto, si opta per un sistema ge-nerale di modernizzazione del testo, numerando i versi e rispet-tando soltanto le peculiarità dovute al copista. Ogni nostro inter-vento è introdotto dalle parentesi quadre.

15 Si segnala altresì la forte presenza della sinalefe nei due componimentiin questione, artificio retorico che interessa la metà dei versi complessivi e che puòessere doppia o, addirittura, multipla; oltre ai casi di ipermetria (nella Canción, aiw. 18 e 19), di italianismi o cultismi.

Page 9: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601 93

[Tiéneme cautivo amor]

Testimonianza: Fondo Magliabechiano [CI. VII, 353], (prov.Marmi), cartaceo, del sec. XVII [Rime di vari autori raccolte inparte da Girolamo da Sommaia].

Villancico g l o s s a t o con represa, c o m p o s t o d a u n estribillo e l istrofe.

Schema: [ABB CDDCCBB] Estribillo di tre versi con 11mudanzas, che presentano sempre una redondilla, più un verso dienlace e due di represa (nell'ultimo verso della vuelta si ripetesempre l'ultimo verso dell' estribillo).

Page 10: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

94 Francesco De Benedictis

Villancico de Husein

Tiéneme cautivo amorde una tirana sin fe:sino muero ¿qué haré?

Pues no hallo semejante5 a su gracia y hermosura

en otra humana figura,desde Poniente a Levante,ni hay tan divino semblantecomo el que en ella miré:

10 sino muero ¿qué haré?

Soy un vil esclavo suyoque aun para esclavo soy vil,y ella es reina, entre otras mil,de beldad; sin tener cuyo,

15 solo en velia me destruyodespués que me cautivé:sino muero [¿ qué haré?]

No hay lugar en este suelotan exento entre los vivos

20 do no tenga mil cautivos,muertos qual yo de martelo;está en mi suerte y consueloen lo que no alcancaré:sino muero [¿ qué haré?]

25 Por su ausencia noche y día,tras congoxosos gemidos,dando voces y alaridospublico mi frenesia;nadie sabe mi agonía,

30 ni lo que padezco y sé:sino muero [¿qué haré?]

De cien mil penas que sientouna tengo por gran mengua,y es que no entiendo su lengua

35 para dezir lo que siento;matarame este tormento,que es lo que más sentiré:sino muero [¿qué haré?]

Ando siempre acompañado,40 por entretener la vida,

con la apariencia fingidade hermosura a mi lado

es un congoxoso estadovivir sin tener porqué:

45 sino muero [¿qué haré?]

He sido yo en esta penade mi proprio compañero,favoreciendo el primero;la prisión de mi cadena

50 pues que vida tan ajenade vivir me procuré:sino muero [¿qué haré?]

Soy pie y de un gran tropelde lástimas y pesares,

55 y es de infinitos millareseste exercicio cruel;siempre voy cercado d'ela entrar do no saldré:sino muero [¿qué haré?]

60 Mas que he agora menestertan triste cavalleriapara acabar la porfíapor quien suelo padecer;a quien me puede vencer

65 yo sólo me rendiré:sino muero [¿qué haré?]

Yo soy yo Oruz que la suertey el dar al mundo escarmientome sube a tal pensamiento

70 hasta que <et> es pues mimuerte,con locura que convierte<el> en mal el bien que esperé:sino muero [¿qué haré?]

Si de proporción tan bella,75 por males de mis pecados

me retirassen mis hados¡o mal fortunada estrella!viviendo triste sin ellapor los campos de mi fe:

80 sino muero ¿que haré?

Page 11: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601 95

Note:v. 2: fé: è la lealtà incondizionata al patto amoroso.v. 9: miré: nel suo significato originale (mirar < MIRARI).w . 11-12: chiasmo.v. 21: qual: forma etimologica, dovuta al copista italiano; sta per

cual.v. 34: si riferisce evidentemente alla donna amata e alla difficoltà di

comunicazione.v. 40: por, con valore causale.v. 44: l'amante lamenta l'assenza completa dell'amata, che si protrae

notte e giorno (cfr. v. 25); vivir sin tener porqué: è il soggetto della frase.v. 47: proprio: unico esempio di rispetto di r etimologica, favorita

senz'altro dal copista italiano.v. 49: prisión de mi cadena: sono le catene e la prigionia d'amore.v. 50: pues que: con valore temporale, come in ya que (cfr. Cid, I, p.

378).w . 50-51: vida...de vivir: poliptoton.v. 53: soy pie: con l'espressione «ser + pie» si indicava, negli intrat-

tenimenti ludici, chi giocava per ultimo, in opposizione a «ser mano» -colui che principiava il gioco - (vedi, Maria Moliner, Diccionario del uso delespañol, sub voce); secondo questa interpretazione, l'autore farebbe quindiriferimento ai quattro versi della mudanza anteriore (w.46-49), e, in par-ticolare, l'espressione «favoreciendo el primero» lo relegherebbe a «ser pie»;l'autore, forse, conosceva anche l'altra espressione «pie de amigo», cheindicava uno strumento a forma di forca, che serviva a non far abbassare ilcapo a chi soggetto a pubblica vergogna: in questo caso, l'espressione del v.53, potrebbe essere una trasposizione, come se le sofferenze dell'amantefossero, físicamente, visibili ed esposte, cui si riallaccerebbe anche 1'escarmiento del v. 68.

v. 60: he menester: forma che si usava anche con «haber» ed oggiadoperata solo impersonalmente.

v. 62: porfía: qui col significato di «ostinazione», data l'insistenza,nonostante la difficoltà e la resistenza incontrate.

Page 12: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

96 Francesco De Benedictis

[Tan clara estrella, y luz resplandeciente]

Testimonianza: Fondo Magliabechiano [CI. VII, 353], sec.XVII.

[Canzone a strofe libere, di 14 stanze di 7 versi, di cui il primoe l'ultimo endecasillabi ed i restanti settenari: la canzone risente,forse, della contaminazione con le forme più varie e libere del ma-drigale cinquecentesco italiano, che presentava alternanza di ende-casillabi e settenari e gli ultimi due versi di una stanza a rima ba-ciata]

Metrica. Schema: AbabbcC (si noti che ogni stanza terminacon rima baciata).

Page 13: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601 97

Canción que el Embaxador de Persia hizo al nacimiento de la princessa.

Tan clara estrella y luzresplandecie nte,jamás ojos mortalesvieron, del eminentecírculo, entre cristales, 40

5 de esferas celestialesbaxar sobre la tierra,que con diñcultad su nombreencierra.

Por ser incomparable su excelencia, 45su fortuna y grandeza,

10 teniendo dependenciade la rara extrañezade una inmortal belleza,entre mil sola una,del sol acompañada y clara luna. 50

15 El justo liberal y grande Apolode su Diana bella,por artificio sólo,sacó un rayo con centella, 55una perla con estrella,

20 que de su ilustre cielohizo baxar a nuestro humilde suelo.

Toda la superficie que rodeaeste terreno assiento 60se cubrió de librea

25 de luz o extraño cuento,que al alto firmamento,de mil partes contrarias,viese en sí el orbe, ardiendo en llamasvarias. 65

La fuente d'esta luz, la real madre30 más que el sol resplandece,

y el generoso padre,que tanto amor merece, 70del justo Dios parececierta sombra y figura

35 que hoy goza el mundo por su granventura.

Todos los poderosos y altos reyes,que a diversas naciones

d'este globo dan leyes,con tiernos corazones,ofrecen peticionesal cielo soberano,porqué tal rey lo tenga de su mano.

No hay ya porqué a ninguno cause espantola grandeza y potenciade un monarca, a quien tantola sacra providenciade la divina essenciaestá siempre alumbrando,por quanto el mar la tierra va cercando.

Pues de nobleza d'esta idea hermosa,madre de la luz nueva,que lengua tan copiosahará bastante prueva,tras sí las almas llenade mil hermosas damas,que con rendirse ilustran más su fama.

Es cierto sobre humana la hermosuray el talle celebrado,a un ciprés en alturapor igual comparado,que va al zenit guiadoy a quien servir deseanquantas beldades cielo y mar rodean.

No emprendas que es en vano el dar noticia,corazón, d'esta idea,como el alma codiciapues, quanto más se empleaen esto que desea,mas harta es su venturahaziendo ofensa a quien servir procura.

Page 14: Tra letteratura di viaggio e memoria nella Valladolid del 1601

98 Francesco De Benedictis

De almas y de encendidos corazones,que su amor dulce abrasa,

75 en diversas prisionesno hay número, ni tassa,ni nación tan escassa,que no ponga a sus piessu valor, su potencia, y su interés.

80 Con alma y corazón siempre codiciovenciendo a su enemigo,morir en su servicio,¡oh rey! Mi honor y abrigo:haz tu siervo hoy testigode estrenas liberales,

85 pues de tal man al fin se esperantales.

De aquella idea, y exemplar modelode gloria y cortesíaen este hesperio suelo,

90 deseo llevar, hoy día,presea de valíatal que, a ella trasladada,su fama sea entre Persas celebrada.

Huseyn soy, que siempre al cielo pido,95 do el tribunal de gloria

da al justo ruego oído,que dé vida y victoria,y ajuste la memoriad'este rey alto y fuertecon la medida inmensa de su muerte.