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    Totalitarismo, autoritarismo, democrazia

    Working paper da non citare

    Tatjana Sekuli

    Nel tentativo di identificare natura e carattere delle societ del socialismo di tipo sovietico (detto

    anche realsocialismo) prevalso finora lapproccio delle teorie del totalitarismo, i cui modelli

    basilari possono senzaltro essere considerati strumenti rilevatori per il riconoscimento di

    elementi totalitari in qualunque struttura di potere politico. Nelle sue forme classiche tra cui si

    distinguono quelle di F.Neumann, Z.Brzezinski e K.Fridrich, H.Arendt, T.Adorno e

    M.Horkheimer, esse rappresentano analisi preziose delle forme storiche di questo fenomeno,

    figlio diabolico della modernit. A queste teorie sar dedicata la prima parte di questarticolo.

    La sorte dei due grandi sistemi totalitari del XX secolo non stata la stessa: la forma

    esplosa prima e soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale, il nazismo, a cui si affiancano

    diversi modelli dei regimi fascisti, fu fisicamente eliminato da un movimento internazionale,

    militare ma anche ideologico, quello antifascista, di unampiezza senza precedenti nella storia e

    che anche oggi rappresenta un forte punto di riferimento della legittimit di governi attuali sia

    democratici, sia di quelli non-democratici. Dallaltra parte, Stalin, lalleato militare dei vincitori

    senza il quale sarebbe stato molto difficile sconfiggere il nazismo, si rivelato molto presto

    limmagine rispecchiata del nemico Hitler. Il sistema staliniano riuscito comunque a

    sopravvivere molto pi a lungo; non avendo subito sconfitta militare, esso sopravvissuto, in

    forme sempre meno radicali, fino al crollo dei regimi dellEuropa centrale e orientale

    simbolicamente rappresentato dalla caduta del muro di Berlino, a novembre del rivoluzionario

    1989. Il modello di regime politico detto post-totalitario e la societ da esso creata sono stati

    afrontati con particolare attenzione dai teorici della Scuola di Budapest, A.Heller, F, Fehr e

    Georgy Markucs, attraverso lanalisi di stampo marxiano di una dittatura sui bisogni.

    Lapproccio di questi autori sar presentato e discusso nella seconda parte del testo.

    1.1. Il concetto di totalitarismo

    Le teorie classiche cercano di scoprire alcune caratteristiche comuni di questi fenomeni e il loro

    nesso, in quanto direttamente riferiti alla modernit, con la societ di massa nelle sue diverse

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    dimensioni. I tratti comuni, che singolarmente possono essere identificati, sul piano storico e

    geopolitico, nei diversi sistemi politici e allinterno delle corrispondenti strutture e dinamiche

    sociali, nelle societ totalitarie invece appaiono in un modo particolare, poich solo in un

    intreccio speciale instauratosi tra di loro, che assumono il loro carattere terrorizzante. Teorie di

    totalitarismo, infatti, intendono le societ totalitarie come una forma estrema della modernit che

    , in modo immanente, antisociale: tende ad abolire la stessa societ in quanto tale.

    Nel corso della storia i movimenti totalitari sono riusciti ad instaurare in maniera duratura

    soltanto due regimi, quello nazista e quello stalinista, le cui ideologie sono state interpretate in

    modo radicale; il numero delle loro vittime va ben aldil dei confini della comprensione razionale.

    A parte queste forme storiche, una serie di movimenti e regimi, fondati sulla revisione

    bolscevica non soltanto del marxismo, ma anche dellidea socialista in quanto tale, hanno tentato

    di costruire sistemi sociali e politici ex novo, comprendendo la societ nella sua totalit. Fu cos

    anche per la societ socialista jugoslava. Le lite comuniste jugoslave, ben presto (nel 1948, dopo

    la guerra combattuta a fianco dellURSS, ) presero distanze da Stalin e dalla politica egemonica

    dellUnione Sovietica, tesa ad allargare il proprio dominio oltre i confini degli altri stati nazionali,

    inseguendo unidea distorta dellinternazionalismo del movimento operaio. Ad ogni modo, tale

    presa di distanza non fu seguita da una seria riflessione sulle basi ideologiche su cui si fondava il

    sistema politico sovietico. Questo fatto ebbe come conseguenza uno sviluppo di antinomie

    specifiche di questa societ, che si era trovata tra una trappola del totalitarismo immanente al

    bolscevismo da una parte, e la rinuncia al modello stalinista dallaltra. Fatta salva la specificit del

    tentativo jugoslavo di creare un umanesimo socialista, un socialismo dal volto umano, che ha

    reso, di fatto, questa societ molto pi vivibile rispetto agli altri regimi del socialismo reale, questo

    sistema rimane comunque della stessa famiglia. Allesperimento jugoslavo mancata la

    consapevolezza del fatto che, per quanto radicale possa essere lintervento riformatore nel

    sistema, esso destinato a rimanere mono-dimensionale finch tenta di costruire una societ

    libera senza istituzionalizzare il pluralismo politico.

    Un altro interrogativo che si pone quanto queste teorie siano applicabili alla comprensione

    della natura dei movimenti etnonazionalisti che hanno portato alla dissoluzione della Jugoslavia, e

    se, e quanto, esse possano aiutare a capire la natura dei regimi nei nuovi stati ex jugoslavi.

    Letnonazionalismo, come fattore dominante della transizione molto ambigua delle societ

    post-comuniste e, in particolare, di quelle ex jugoslave, si presentato come un movimento

    sociale di destra aggressivo, grazie al quale, nel processo di mobilitazione e di integrazione degli

    attori individuali e collettivi in chiave etnica, venivano livellate altre differenze e, almeno

    apparentemente, altre disuguaglianze sociali. Nel confronto con i movimenti sociali occidentali

    degli anni sessanta e ottanta, inclusi quelli cosiddetti alternativi, che hanno avuto

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    prevalentemente una dimensione politica, questo tipo di movimento, oltre alla conquista di

    obiettivi politici creazione dei nuovi stati nazionali etnicamente omogenei, pretende di agire, ma

    solo tendenzialmente ed in modo negativo (esplosione della violenza), anche sul piano sociale e

    culturale delle identit collettive.

    La domanda se ogni nazionalismo, nelle sue conseguenze finali, possa diventare autoritario

    oppure totalitario, supera gli obiettivi di questo testo. Nel caso dei movimenti etnonazionalisti

    nella ex Jugoslavia degli anni 90 la risposta sarebbe, con molta probabilit, positiva. In questo

    senso si pu parlare di uneventuale accettabilit delle teorie di totalitarismo nellanalisi di

    etnonazionalismo, in una dimensione comparativa con le sue forme storiche precedenti. In ogni

    caso, esse si rivelano assai attuali, nonostante la crescente complessit sociale a livello planetario.

    Franz Neumann: lo stato totalitario come Behemoth.

    La parola totalitarismo compare nelle teorie sociali e politiche allinizio degli anni 20, nel

    tentativo di spiegare la natura del nuovo stato sovietico, e dei movimenti fascisti che avevano

    sempre pi successo in alcuni paesi dellEuropa. Gli autori conservatori, liberali, ma anche quelli

    socialisti e comunisti, affrontavano questo termine da diversi punti di vista, concordando, pur

    senza volerlo, nellanalisi di alcune caratteristiche fondamentali di questi movimenti.1

    Uno dei primi analisti dei movimenti totalitari fu Franz Neumann, che nel 1944, in esilio negli

    Stati Uniti, pubblic il suo famoso libro Behemoth. Struttura e prassi del nazionalsocialismo. In

    quanto un teorico di sinistra marxista, Neumann spiega la societ totalitaria del

    nazionalsocialismo tedesco come una societ di classe il cui ordinamento interno in realt

    conseguenza dello sviluppo e del bisogno del capitalismo nello stadio monopolista. Stato

    totalitario, per lui, soltanto un altro nome per nazionalsocialismo. Questo scrittore si chiede

    anche se sia opportuno considerarlo uno Stato, poich il nazionalsocialismo aveva abolito i due

    presupposti fondamentali per la sua esistenza: il monopolio sul uso legittimo della forza ed il

    potere giuridico in quanto basilari per un ordinamento democratico. Invece dello Stato, questo

    movimento totalitario instaura il suo potere creando una (debole) coalizione tra i quattro centri di

    potere fortemente integrati e centralizzati - partito, burocrazia, esercito ed industria ognuno

    dei quali opera secondo il principio del Fhrer e possiede un suo potere giuridico, amministrativo

    e giurisdizionale. (Neumann, 1988, p.542) Alle decisioni politiche si giunge con accordi informali

    fra le lite di queste quattro organizzazioni totalitarie, e cos ogni coordinamento tramite leggi o

    1 Il leader dei popolari cattolici italiani, Luigi Sturzo, scriveva, verso la met degli anni Venti, della similitudine del fascismo e del bolscevismo, definendo il primo "il bolscevismo di destra", ed il secondo "il fascismo di sinistra". Negli stessi anni Francesco Nitti, scrittore di orientamento liberale, pubblica a Parigi, dove si trova in esilio, un libro su bolscevismo, fascismo e democrazia. In America, Sigmund Neumann e James Burnham, lavorano ad una teoria sul fenomeno del totalitarismo. Comunque, una teoria complessiva sul totalitarismo apparir solo dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

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    burocrazia razionale diventa superfluo. Lesistenza di uno stato che al di sopra di questi quattro

    gruppi, rappresenterebbe, secondo Neumann, un pericolo per un indisturbato rag