Torcia e fotocamera, ecco la ronda antirom · GIORN - EDIZIO-RM - 47 - 02/11/07- Plate...

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GIORN - EDIZIO-RM - 47 - 02/11/07- Plate NUOVA-GRAFICA - Autore: SIES Stampa: 02/11/07 00.24 - Composite Teresa Vinci «Quello che è accaduto a Tor Di Quinto pote- va capitare in qualsiasi altra parte della città». Non è l’opposizione a mettere in luce quello che molti romani sanno: la capitale non è sicura. O almeno non quanto le istituzioni vogliono farci cre- dere. La dichiarazione è dell’assessore regionale ai Trasporti, Francesco Dalia, intervenuto ieri alla prima conferenza stampa del Pd a Roma, incentrata sul tema della sicurezza. L’ennesimo episodio di violenza a Tor Di Quinto ha scosso tutta la città, isti- tuzioni comprese. E il Pd ha voluto dire la sua. Il ca- pogruppo dell’Ulivo in con- siglio comunale, Pino Bat- taglia parla di «un fatto di gravità inaudita, che però non può essere oggetto di speculazione e sciacallag- gio politico da parte di chi ha governato il Paese per 5 anni e non è riuscito a far nulla». Si riferisce in particolare ad An. Lo «sciacallaggio politico» sa- rà il leit motiv di tutta la conferenza. Lo ripeteran- no tutti i presenti, dal sotto- segretario agli Interni, Marcella Lucidi, all’asses- sore capitolino ai Lavori Pubblici, Giancarlo D’Ales- sandro. Battaglia ricorda le cose fatte a Roma, che da gennaio a settembre di quest’anno sono stati sgomberati 5.241 persone, di cui 830 ora si trova- no in specifiche strutture. E gli altri? Gli altri non si sa. «Alcuni escono dalla città - puntualizza Batta- glia - e gli altri...». Non finisce la frase e chi vuol capir capisca. Lucidi insiste sul fatto che «non si può lucrare su quanto successo a Roma. Noi non ci vergogniamo di contrastare la criminalità. È Fini che si deve vergognare di fare sciacallaggio». Rife- rendosi al centrodestra, parla di «una politica che fa leva sulle paure dei cittadini». Ma diventa vaga, quando si chiede al sottosegretario come mai è sta- to necessario che accadesse l’ennesimo episodio di violenza perché il suo governo decidesse di trasfor- mare in decreto legge, che permette l’immediata applicazione, il disegno di legge che riconosce al prefetto il potere di espul- sione. Lucidi spiega solo che «Amato aveva annun- ciato che se il Parlamento non dava l’ok si sarebbe co- munque arrivati al decre- to legge». E aggiunge che «quanto successo a Tor Di Quinto meritava una rispo- sta così sollecita». Anche D’Alessandro è sulla stessa linea dei suoi colleghi di partito. Puntua- lizza che ieri mattina ha fatto un sopralluogo nella stazione dove è stata sevi- ziata la signora Reggiani e che «le strade che arriva- no nell’area sono illumina- te». Poi, certo, tutta la zo- na è buia. Ma questo pare sia un altro discorso. Ag- giunge che «il viottolo in cui è stata trovata la don- na è di proprietà di un pri- vato e che Met.Ro gli chie- derà di metterlo in sicurez- za. Se non ci dovesse esse- re il consenso, il Comune procederà all’esproprio». Tocca a Dalia ricordare che «da lunedì cominceranno i lavori nella stazio- ne di Tor di Quinto, che verrà chiusa». La riqualifi- cazione interesserà altre 5 fermate della tratta ur- bana della linea Roma-Viterbo (Monte Antenne, Labato, Saxa Rubra, Euclide e La Celsa). Entro due anni dovrebbero essere portati a termine. Ma quel- lo che è accaduto a Tor di Quinto, potrebbe accade- re in qualsiasi altra parte della città. IL DAY AFTER A TOR DI QUINTO LA CONSAP LA CITTÀ INSICURA IL PATRIGNO DEL ROMENO ARRESTATO Massimo Malpica «L’ho visto ammanettato, siamo riusciti appena a scambiarci uno sguardo, mentre i poliziotti lo stavano portando via. E non ho fatto in tempo a parlarci prima che lo arrestassero, non potevo immaginare quello che era successo». Cornel Tincu è il patri- gno di Nicolae Romulus Mailat, il 24en- ne romeno che martedì sera a Tor di Quinto avrebbe seviziato e massacra- to di botte Giovanna Reggiani. Giub- botto grigio, pantaloni di velluto bei- ge, gli occhi marroni quasi nascosti dalla visiera del berretto azzurro deco- rato da uno scorpione, Cornel parla con un filo di voce, in piedi nel fango di questa bidonville di cartone e stracci cresciuta, abusiva e in- disturbata, a ridosso dei binari della Roma-Viterbo. E accom- pagna il suo racconto con i ge- sti. «Vivo qui - dice, indicando la sua baracca, in una radura più in basso - da otto mesi, in- sieme alla madre di Nicolae». Siete venuti in Italia insieme? «Più o meno, ma lui torna spesso in Romania. Era rientrato nel campo da due settimane, e questa volta è arriva- to solo, senza la sua convivente. Prima invece viveva qui anche lei, in quella baracca, quella dove ieri l’hanno arre- stato. Ora la ragazza è tornata a casa con sua figlia». C’è una donna in coma (poche ore do- po Giovanna Reggiani morirà), Nico- lae l’avrebbe seviziata e rapinata. «Sono molto dispiaciuto per quello che è successo, ma non so proprio che cosa dire, non so nemmeno se è stato lui. Se è così, devo dire che non ci sta con la testa». Aveva con sé la borsa della vittima, era sporco di sangue, pieno di graffi. E c’è una donna romena che lo accu- sa. «Che posso dire? Certo, se è stato lui è terribile. Quella donna, però, è una stronza. Ed è pazza, chiedete pure agli altri del campo, qui lo sanno tutti, va in giro con una Bibbia, inginoc- chiandosi e strappando pagine, dice cose senza senso». Ma è vero che lei, la donna che ha denunciato Nicolae, è una vostra pa- rente? «Hanno scritto che è la zia di Nicolae. Ma quella non è la sorella di mia mo- glie. Non c’è assolutamente nessuna parentela. E poi ripeto: anche Nicolae non sta bene». In che senso? «In senso psicologico. Quando abitava ancora in Romania, si è piantato un chiodo in testa, da solo. Senza motivo. Anche l’esercito non l’ha voluto, è sta- to riformato. Per questi problemi». Oltre ai precedenti per furto, Mailat aveva problemi con le donne? Ha mai molestato nessuno? «Non so nulla di suoi problemi giudi- ziari, non mi risulta ne avesse per col- pa delle donne. Qui cercava di guada- gnare onestamente, con lavoretti e im- pieghi saltuari. Se è lui l’aggressore, chissà che gli è passato per la testa». La Consap esce allo scoperto per denunciare, an- cora con più forza, l’allarme sicurezza in città. «Non ne possiamo più - tuona Frasca, segretario generale della Consap di Roma -. Oggi, e lo dico da molto tempo, noi poliziotti non siamo in grado di esprimere in maniera ottimale il nostro lavoro. Co- me possiamo lavorare senza benzina nelle auto, con drastiche riduzioni di mezzi, senza fotocopia- trici e carta per redigere gli atti, tutto grava sulla buona volontà degli agenti che utilizzano molte delle loro cose personali, perché uscire in volante oggi è sempre più rischioso, specie senza mezzi per contrastare il crimine. Basta con le operazioni di facciata, pensiamo con urgenza alla sicurezza dei cittadini e degli operatori stessi per lavorare». «E noi poliziotti siamo a rischio» ROMENI Allarme rosso romeni. Già, perché oltre un quarto delle persone arrestate nell’arco di dodici mesi nella capitale so- no risultate di nazionalità ro- mena. Si tratta di oltre 3.200 persone, precisano fonti giudi- ziarie citando i dati che sono giunti alla Procura di Roma. Il dato si riferisce al periodo che va dal primo luglio dello scor- so anno al 30 giugno del 2007. In questo periodo di tempo il totale delle persone arrestate è stato di 12.056. Di questi 5.269 sono si nazio- nalità italiana, 3.577 sono gli stranieri di varie nazionalità. Di questi 3.210 sono i rome- ni. In undici mesi 3.210 arresti E sugli sgomberi la maggioranza s’incarta I mbarazzante conferenza stampa organizzata dal Pd sul tema della sicurezza UNA DISFATTA ANNUNCIATA TOR DI QUINTO «È terribile, ma la donna che lo accusa è una pazza» «Hanno scritto che è la zia di Nicolae, ma non è vero E il ragazzo non sta bene» Dalle 5 di ieri mattina controlli a tappeto al campo rom di Tor di Quinto e negli insediamenti abusivi lungo il Tevere. Il servi- zio della Polizia dell’Ufficio Pre- venzione Generale e Soccorso pubblico della Questura di Ro- ma rientra nel progetto «Parte- cipa alla Sicurezza» e viene ese- guito all’indomani dell’aggres- sione che è costata la vita a Gio- vanna Reggiani. Controllati complessivamente 78 barac- che e 75 romeni, dei quali 17 sono stati portati all’Ufficio im- migrazione della Questura di Roma. I controlli si sono svolti in due insediamenti: uno alla stazione ferroviaria di Tor di Quinto l’altro in via Foce del- l’Aniene. Nel primo insediamen- to sono stati 40 i romeni con- trollati e 35 le baracche trova- te. Sei romeni, privi di documen- ti sono stati accompagnati al- l’Ufficio immigrazione. Nel se- condo insediamento le barac- che controllate sono state 43 e 35 i romeni, dei quali 11, senza documenti, accompagnati al- l’Ufficio immigrazione. In en- trambi i campi i poliziotti hanno trovato 16 bambini, sei nel pri- mo e dieci nel secondo. I genito- ri, però, non hanno voluto l’aiu- to offerto dalle forze dell’ordine. Campi rom setacciati Nella foto in alto, la polizia arriva nel viottolo dell’orrore. A sini- stra, controlli sui rom. Sopra, il comprensorio in via di Tor di Quinto 111 in cui viveva Giovan- na. A destra, Fini a Tor di Quinto [FOTO: ANSA, ANSA, ANSA, EIDON] Giacomo Legame Spiega che non inten- de «farsi giustizia da solo» perché «noi cittadini non ne abbiamo l’autorità an- che se la voglia di farlo è fortissima». E spiega anco- ra che da ieri notte contro la delinquenza di origine ro- mena sono attive in città le “Ronde della Libertà”», una specie di copyright co- niato da un circolo romano affiliato alla rete creata da Michela Vittoria Brambil- la. L’idea è di Giuseppe Lucà, presidente del Circo- lo Roma Liberale, con sede a via Nizza. Lucà sta orga- nizzando il reclutamento: volontari che con videoca- mere, telefoni cellulari, macchine fotografiche con- tinueranno a testimoniare la presenza «della delin- quenza che viene dalla Ro- mania, come già abbiamo documentato sul nostro si- to da giorni». «Già dalla prossima notte - annuncia Lucà - organiz- zeremo le Ronde della Li- bertà, spontanei controlli delle zone a rischio per ga- rantire quella sicurezza che, a causa delle negligen- ze del Governo Prodi e del- le manchevolezze di Veltro- ni, di fatto è stata tolta ai romani». E Lucà come esempio spiega che inten- derà chiedere il porto d’ar- mi. «Andrò ad abitare - di- ce - in una zona isolata, per questo mi devo difendere adeguatamente e ho inten- zione di ottenere il permes- so di poter detenere una pi- stola, il porto d’armi insom- ma». «Il sindaco Veltroni - spie- ga il presidente del circolo - pensa ad altro, il governo non è in grado di garantire la sicurezza agli italiani, le forze dell’ordine non han- no mezzi a sufficienza, i vi- gili urbani girano spauriti. Questa è la cornice nella quale si consuma la violen- ta quotidianità nella capita- le. Di fatto i cittadini roma- ni sono privati, loro malgra- do, del diritto alla sicurez- za. Per questo da stasera e finché inizieranno le Ron- de della Libertà, una quin- dicina di persone vigileran- no nelle ore serali quelle zo- ne a rischio, le ronde ver- ranno effettuate tutte le se- re e le faremo finché il Go- verno e Veltroni in prima persona non decideranno di smetterla con il loro buo- nismo incestuoso che gene- ra solamente insicurezza, morte ed inutile spargimen- to di sangue». Ma chi potrà partecipare alle ronde? «Siamo dei vo- lontari - risponde Lucà - ci finanziamo da soli: alle ron- de potranno aderire tutti i cittadini che sono stufi di ve- dere consegnare le loro strade, i loro quartieri e la loro città nelle mani dei ro- meni. Non gireremo arma- ti, non saremo degli sceriffi con il cinturone pronti a sparare, non avremo spran- ghe o oggetti contundenti. Saremo armati solamente di telefoni cellulari, walkie talkie e torce per illumina- re tutte le strade che conti- nuano ad essere troppo bu- ie. Ripeto, non vogliamo menar le mani, vogliamo solo garantire la sicurezza alla nostra città». Insomma da questa sera tutti in strada con i videofo- nini a caccia di Rom? «Spe- ro di sì anche se le giornate festive - conclude Lucà - non ci hanno aiutato a rin- tracciare volontari. Ma en- tro due o tre giorni saremo pronti a vigilare sulla sicu- rezza dei cittadini». Quella sicurezza che or- mai è diventata di gran lun- ga la prima impellenza cit- tadina. L’iniziativa è stata annunciata dal «Circolo delle Libertà-Roma Liberale» di via Nizza che da ieri ha aperto le iscrizioni alle «ronde delle libertà» Torcia e fotocamera, ecco la ronda antirom Da ieri le prime squadre di volontari nelle strade buie e periferiche della capitale per arginare la scatenata criminalità romena Roma cronaca Il Giornale Venerdì 2 novembre 2007 47

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Page 1: Torcia e fotocamera, ecco la ronda antirom · GIORN - EDIZIO-RM - 47 - 02/11/07- Plate NUOVA-GRAFICA - Autore: SIES Stampa: 02/11/07 00.24 - Composite TeresaVinci «Quello che è

GIORN - EDIZIO-RM - 47 - 02/11/07- Plate NUOVA-GRAFICA - Autore: SIES Stampa: 02/11/07 00.24 - Composite

Teresa Vinci

�«Quello che è accaduto a Tor Di Quinto pote-va capitare in qualsiasi altra parte della città».Non è l’opposizione a mettere in luce quello chemolti romani sanno: la capitale non è sicura. Oalmeno non quanto le istituzioni vogliono farci cre-dere. La dichiarazione è dell’assessore regionaleai Trasporti, FrancescoDalia, intervenuto ieri allaprima conferenza stampadel Pd a Roma, incentratasul tema della sicurezza.

L’ennesimo episodio diviolenza a Tor Di Quintoha scosso tutta la città, isti-tuzioni comprese. E il Pdha voluto dire la sua. Il ca-pogruppo dell’Ulivo in con-siglio comunale, Pino Bat-taglia parla di «un fatto digravità inaudita, che perònon può essere oggetto dispeculazione e sciacallag-gio politico da parte di chiha governato il Paese per5 anni e non è riuscito afar nulla». Si riferisce inparticolare ad An. Lo«sciacallaggio politico» sa-rà il leit motiv di tutta laconferenza. Lo ripeteran-no tutti i presenti, dal sotto-segretario agli Interni,Marcella Lucidi, all’asses-sore capitolino ai LavoriPubblici, Giancarlo D’Ales-sandro. Battaglia ricorda le cose fatte a Roma, cheda gennaio a settembre di quest’anno sono statisgomberati 5.241 persone, di cui 830 ora si trova-no in specifiche strutture. E gli altri? Gli altri non sisa. «Alcuni escono dalla città - puntualizza Batta-glia - e gli altri...». Non finisce la frase e chi vuolcapir capisca. Lucidi insiste sul fatto che «non sipuò lucrare su quanto successo a Roma. Noi non civergogniamo di contrastare la criminalità. È Fini

che si deve vergognare di fare sciacallaggio». Rife-rendosi al centrodestra, parla di «una politica chefa leva sulle paure dei cittadini». Ma diventa vaga,quando si chiede al sottosegretario come mai è sta-to necessario che accadesse l’ennesimo episodio diviolenza perché il suo governo decidesse di trasfor-mare in decreto legge, che permette l’immediataapplicazione, il disegno di legge che riconosce al

prefetto il potere di espul-sione. Lucidi spiega soloche «Amato aveva annun-ciato che se il Parlamentonon dava l’ok si sarebbe co-munque arrivati al decre-to legge». E aggiunge che«quanto successo a Tor DiQuinto meritava una rispo-sta così sollecita».

Anche D’Alessandro èsulla stessa linea dei suoicolleghi di partito. Puntua-lizza che ieri mattina hafatto un sopralluogo nellastazione dove è stata sevi-ziata la signora Reggiani eche «le strade che arriva-no nell’area sono illumina-te». Poi, certo, tutta la zo-na è buia. Ma questo paresia un altro discorso. Ag-giunge che «il viottolo incui è stata trovata la don-na è di proprietà di un pri-vato e che Met.Ro gli chie-derà di metterlo in sicurez-za. Se non ci dovesse esse-re il consenso, il Comune

procederà all’esproprio». Tocca a Dalia ricordareche «da lunedì cominceranno i lavori nella stazio-ne di Tor di Quinto, che verrà chiusa». La riqualifi-cazione interesserà altre 5 fermate della tratta ur-bana della linea Roma-Viterbo (Monte Antenne,Labato, Saxa Rubra, Euclide e La Celsa). Entro dueanni dovrebbero essere portati a termine. Ma quel-lo che è accaduto a Tor di Quinto, potrebbe accade-re in qualsiasi altra parte della città.

IL DAY AFTER A TOR DI QUINTO

LA CONSAP

LA CITTÀ INSICURA

IL PATRIGNO DEL ROMENO ARRESTATO

Massimo Malpica

�«L’ho visto ammanettato, siamoriusciti appena a scambiarci unosguardo, mentre i poliziotti lo stavanoportando via. E non ho fatto in tempoa parlarci prima che lo arrestassero,non potevo immaginare quello cheera successo». Cornel Tincu è il patri-gno di Nicolae Romulus Mailat, il 24en-ne romeno che martedì sera a Tor diQuinto avrebbe seviziato e massacra-to di botte Giovanna Reggiani. Giub-botto grigio, pantaloni di velluto bei-ge, gli occhi marroni quasi nascostidalla visiera del berretto azzurro deco-rato da uno scorpione, Cornel parlacon un filo di voce, in piedi nel fango diquesta bidonville di cartone estracci cresciuta, abusiva e in-disturbata, a ridosso dei binaridella Roma-Viterbo. E accom-pagna il suo racconto con i ge-sti. «Vivo qui - dice, indicandola sua baracca, in una radurapiù in basso - da otto mesi, in-sieme alla madre di Nicolae».Siete venuti in Italia insieme?«Più o meno, ma lui torna spesso inRomania. Era rientrato nel campo dadue settimane, e questa volta è arriva-to solo, senza la sua convivente. Primainvece viveva qui anche lei, in quellabaracca, quella dove ieri l’hanno arre-stato. Ora la ragazza è tornata a casacon sua figlia».C’è una donna in coma (poche ore do-po Giovanna Reggiani morirà), Nico-lae l’avrebbe seviziata e rapinata.«Sono molto dispiaciuto per quelloche è successo, ma non so proprio checosa dire, non so nemmeno se è statolui. Se è così, devo dire che non ci stacon la testa».Aveva con sé la borsa della vittima,

era sporco di sangue, pieno di graffi.E c’è una donna romena che lo accu-sa.«Che posso dire? Certo, se è stato lui èterribile. Quella donna, però, è unastronza. Ed è pazza, chiedete pureagli altri del campo, qui lo sanno tutti,va in giro con una Bibbia, inginoc-chiandosi e strappando pagine, dicecose senza senso».Ma è vero che lei, la donna che hadenunciato Nicolae, è una vostra pa-rente?«Hanno scritto che è la zia di Nicolae.Ma quella non è la sorella di mia mo-glie. Non c’è assolutamente nessunaparentela. E poi ripeto: anche Nicolae

non sta bene».In che senso?«In senso psicologico. Quando abitavaancora in Romania, si è piantato unchiodo in testa, da solo. Senza motivo.Anche l’esercito non l’ha voluto, è sta-to riformato. Per questi problemi».Oltre ai precedenti per furto, Mailataveva problemi con le donne? Hamai molestato nessuno?«Non so nulla di suoi problemi giudi-ziari, non mi risulta ne avesse per col-pa delle donne. Qui cercava di guada-gnare onestamente, con lavoretti e im-pieghi saltuari. Se è lui l’aggressore,chissà che gli è passato per la testa».

LaConsapesce allo scoperto per denunciare, an-cora con più forza, l’allarme sicurezza in città.«Non ne possiamo più - tuona Frasca, segretariogeneraledellaConsapdiRoma-.Oggi,elodicodamolto tempo, noi poliziotti non siamo in grado diesprimere inmanieraottimale ilnostro lavoro.Co-me possiamo lavorare senza benzina nelle auto,con drastiche riduzioni di mezzi, senza fotocopia-trici e carta per redigere gli atti, tutto grava sullabuona volontà degli agenti che utilizzano moltedelle loro cosepersonali, perchéuscire in volanteoggi è sempre più rischioso, specie senza mezzipercontrastare il crimine.Bastaconleoperazionidi facciata, pensiamo con urgenza alla sicurezzadeicittadiniedegli operatori stessiper lavorare».

«E noi poliziottisiamo a rischio»

ROMENI

Allarme rosso romeni. Già,perché oltre un quarto dellepersonearrestatenell’arcodidodici mesi nella capitale so-no risultate di nazionalità ro-mena. Si tratta di oltre 3.200persone,precisanofontigiudi-ziarie citando i dati che sonogiunti allaProcuradiRoma. Ildatosiriferiscealperiodocheva dal primo luglio dello scor-so anno al 30 giugno del2007. In questo periodo ditempo il totale delle personearrestate è stato di 12.056.Diquesti5.269sonosi nazio-nalità italiana, 3.577sono glistranieri di varie nazionalità.Di questi 3.210 sono i rome-ni.

In undici mesi3.210 arresti

E sugli sgomberi la maggioranza s’incartaImbarazzante conferenza stampa organizzata dal Pd sul tema della sicurezza

UNA DISFATTA ANNUNCIATA

TOR DI QUINTO

«È terribile, ma la donnache lo accusa è una pazza»

«Hanno scritto che è la ziadi Nicolae, ma non è veroE il ragazzo non sta bene»

Dalle5diierimattinacontrolliatappeto al campo rom di Tor diQuinto e negli insediamentiabusivi lungo il Tevere. Il servi-zio della Polizia dell’Ufficio Pre-venzione Generale e Soccorsopubblico della Questura di Ro-ma rientra nel progetto «Parte-cipaallaSicurezza»evieneese-guito all’indomani dell’aggres-sionecheècostatalavitaaGio-vanna Reggiani. Controllaticomplessivamente 78 barac-che e 75 romeni, dei quali 17sono stati portati all’Ufficio im-migrazione della Questura diRoma. I controlli si sono svoltiin due insediamenti: uno allastazione ferroviaria di Tor diQuinto l’altro in via Foce del-l’Aniene.Nelprimoinsediamen-to sono stati 40 i romeni con-trollati e 35 le baracche trova-te.Seiromeni,privididocumen-ti sono stati accompagnati al-l’Ufficio immigrazione. Nel se-condo insediamento le barac-checontrollatesonostate43e35 i romeni, deiquali11, senzadocumenti, accompagnati al-l’Ufficio immigrazione. In en-trambi i campi i poliziotti hannotrovato 16 bambini, sei nel pri-moediecinelsecondo.Igenito-ri, però, non hanno voluto l’aiu-tooffertodalleforzedell’ordine.

Campi romsetacciati

Nella foto in alto, la polizia arrivanel viottolo dell’orrore. A sini-

stra, controlli sui rom. Sopra, ilcomprensorio in via di Tor di

Quinto 111 in cui viveva Giovan-na. A destra, Fini a Tor di Quinto

[FOTO: ANSA, ANSA, ANSA, EIDON]

Giacomo Legame

�Spiega che non inten-de «farsi giustizia da solo»perché «noi cittadini nonne abbiamo l’autorità an-che se la voglia di farlo èfortissima». E spiega anco-ra che da ieri notte controladelinquenza diorigine ro-mena sono attive in città le“Ronde della Libertà”»,una specie di copyright co-niato da un circolo romanoaffiliato alla rete creata daMichela Vittoria Brambil-la.

L’idea è di GiuseppeLucà, presidente del Circo-lo Roma Liberale, con sedea via Nizza. Lucà sta orga-nizzando il reclutamento:volontari che con videoca-mere, telefoni cellulari,macchine fotografiche con-tinueranno a testimoniarela presenza «della delin-quenza che viene dalla Ro-mania, come già abbiamodocumentato sul nostro si-to da giorni».

«Già dalla prossima notte- annuncia Lucà - organiz-zeremo le Ronde della Li-bertà, spontanei controllidelle zone a rischio per ga-rantire quella sicurezzache, a causa delle negligen-ze del Governo Prodi e del-le manchevolezze di Veltro-ni, di fatto è stata tolta airomani». E Lucà comeesempio spiega che inten-derà chiedere il porto d’ar-mi. «Andrò ad abitare - di-ce - in una zona isolata, perquesto mi devo difendereadeguatamente e ho inten-zione di ottenere il permes-so di poter detenere una pi-

stola, il porto d’armi insom-ma».

«Il sindaco Veltroni - spie-ga il presidente del circolo -pensa ad altro, il governonon è in grado di garantirela sicurezza agli italiani, leforze dell’ordine non han-no mezzi a sufficienza, i vi-gili urbani girano spauriti.Questa è la cornice nellaquale si consuma la violen-ta quotidianità nella capita-le. Di fatto i cittadini roma-ni sono privati, loro malgra-do, del diritto alla sicurez-za. Per questo da stasera efinché inizieranno le Ron-

de della Libertà, una quin-dicina di persone vigileran-no nelle ore serali quelle zo-ne a rischio, le ronde ver-ranno effettuate tutte le se-re e le faremo finché il Go-verno e Veltroni in primapersona non deciderannodi smetterla con il loro buo-nismo incestuoso che gene-ra solamente insicurezza,morte ed inutile spargimen-to di sangue».

Ma chi potrà parteciparealle ronde? «Siamo dei vo-lontari - risponde Lucà - cifinanziamo da soli: alle ron-de potranno aderire tutti icittadini chesono stufi di ve-dere consegnare le lorostrade, i loro quartieri e laloro città nelle mani dei ro-meni. Non gireremo arma-ti, non saremo degli scerifficon il cinturone pronti asparare,non avremospran-ghe o oggetti contundenti.Saremo armati solamentedi telefoni cellulari, walkietalkie e torce per illumina-re tutte le strade che conti-nuano ad essere troppo bu-ie. Ripeto, non vogliamomenar le mani, vogliamosolo garantire la sicurezzaalla nostra città».

Insomma da questa seratutti in strada con i videofo-nini a caccia di Rom? «Spe-ro di sì anche se le giornatefestive - conclude Lucà -non ci hanno aiutato a rin-tracciare volontari. Ma en-tro due o tre giorni saremopronti a vigilare sulla sicu-rezza dei cittadini».

Quella sicurezza che or-mai è diventata di gran lun-ga la prima impellenza cit-tadina.

L’iniziativa è stata annunciata dal «Circolo delle Libertà-Roma Liberale» di via Nizza che da ieri ha aperto le iscrizioni alle «ronde delle libertà»

Torcia e fotocamera, ecco la ronda antiromDa ieri le prime squadre di volontari nelle strade buie e periferiche della capitale per arginare la scatenata criminalità romena

Roma cronacaIl Giornale � Venerdì 2 novembre 2007 47