Torcia e fotocamera, ecco la ronda antirom · GIORN - EDIZIO-RM - 47 - 02/11/07- Plate...
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GIORN - EDIZIO-RM - 47 - 02/11/07- Plate NUOVA-GRAFICA - Autore: SIES Stampa: 02/11/07 00.24 - Composite
Teresa Vinci
�«Quello che è accaduto a Tor Di Quinto pote-va capitare in qualsiasi altra parte della città».Non è l’opposizione a mettere in luce quello chemolti romani sanno: la capitale non è sicura. Oalmeno non quanto le istituzioni vogliono farci cre-dere. La dichiarazione è dell’assessore regionaleai Trasporti, FrancescoDalia, intervenuto ieri allaprima conferenza stampadel Pd a Roma, incentratasul tema della sicurezza.
L’ennesimo episodio diviolenza a Tor Di Quintoha scosso tutta la città, isti-tuzioni comprese. E il Pdha voluto dire la sua. Il ca-pogruppo dell’Ulivo in con-siglio comunale, Pino Bat-taglia parla di «un fatto digravità inaudita, che perònon può essere oggetto dispeculazione e sciacallag-gio politico da parte di chiha governato il Paese per5 anni e non è riuscito afar nulla». Si riferisce inparticolare ad An. Lo«sciacallaggio politico» sa-rà il leit motiv di tutta laconferenza. Lo ripeteran-no tutti i presenti, dal sotto-segretario agli Interni,Marcella Lucidi, all’asses-sore capitolino ai LavoriPubblici, Giancarlo D’Ales-sandro. Battaglia ricorda le cose fatte a Roma, cheda gennaio a settembre di quest’anno sono statisgomberati 5.241 persone, di cui 830 ora si trova-no in specifiche strutture. E gli altri? Gli altri non sisa. «Alcuni escono dalla città - puntualizza Batta-glia - e gli altri...». Non finisce la frase e chi vuolcapir capisca. Lucidi insiste sul fatto che «non sipuò lucrare su quanto successo a Roma. Noi non civergogniamo di contrastare la criminalità. È Fini
che si deve vergognare di fare sciacallaggio». Rife-rendosi al centrodestra, parla di «una politica chefa leva sulle paure dei cittadini». Ma diventa vaga,quando si chiede al sottosegretario come mai è sta-to necessario che accadesse l’ennesimo episodio diviolenza perché il suo governo decidesse di trasfor-mare in decreto legge, che permette l’immediataapplicazione, il disegno di legge che riconosce al
prefetto il potere di espul-sione. Lucidi spiega soloche «Amato aveva annun-ciato che se il Parlamentonon dava l’ok si sarebbe co-munque arrivati al decre-to legge». E aggiunge che«quanto successo a Tor DiQuinto meritava una rispo-sta così sollecita».
Anche D’Alessandro èsulla stessa linea dei suoicolleghi di partito. Puntua-lizza che ieri mattina hafatto un sopralluogo nellastazione dove è stata sevi-ziata la signora Reggiani eche «le strade che arriva-no nell’area sono illumina-te». Poi, certo, tutta la zo-na è buia. Ma questo paresia un altro discorso. Ag-giunge che «il viottolo incui è stata trovata la don-na è di proprietà di un pri-vato e che Met.Ro gli chie-derà di metterlo in sicurez-za. Se non ci dovesse esse-re il consenso, il Comune
procederà all’esproprio». Tocca a Dalia ricordareche «da lunedì cominceranno i lavori nella stazio-ne di Tor di Quinto, che verrà chiusa». La riqualifi-cazione interesserà altre 5 fermate della tratta ur-bana della linea Roma-Viterbo (Monte Antenne,Labato, Saxa Rubra, Euclide e La Celsa). Entro dueanni dovrebbero essere portati a termine. Ma quel-lo che è accaduto a Tor di Quinto, potrebbe accade-re in qualsiasi altra parte della città.
IL DAY AFTER A TOR DI QUINTO
LA CONSAP
LA CITTÀ INSICURA
IL PATRIGNO DEL ROMENO ARRESTATO
Massimo Malpica
�«L’ho visto ammanettato, siamoriusciti appena a scambiarci unosguardo, mentre i poliziotti lo stavanoportando via. E non ho fatto in tempoa parlarci prima che lo arrestassero,non potevo immaginare quello cheera successo». Cornel Tincu è il patri-gno di Nicolae Romulus Mailat, il 24en-ne romeno che martedì sera a Tor diQuinto avrebbe seviziato e massacra-to di botte Giovanna Reggiani. Giub-botto grigio, pantaloni di velluto bei-ge, gli occhi marroni quasi nascostidalla visiera del berretto azzurro deco-rato da uno scorpione, Cornel parlacon un filo di voce, in piedi nel fango diquesta bidonville di cartone estracci cresciuta, abusiva e in-disturbata, a ridosso dei binaridella Roma-Viterbo. E accom-pagna il suo racconto con i ge-sti. «Vivo qui - dice, indicandola sua baracca, in una radurapiù in basso - da otto mesi, in-sieme alla madre di Nicolae».Siete venuti in Italia insieme?«Più o meno, ma lui torna spesso inRomania. Era rientrato nel campo dadue settimane, e questa volta è arriva-to solo, senza la sua convivente. Primainvece viveva qui anche lei, in quellabaracca, quella dove ieri l’hanno arre-stato. Ora la ragazza è tornata a casacon sua figlia».C’è una donna in coma (poche ore do-po Giovanna Reggiani morirà), Nico-lae l’avrebbe seviziata e rapinata.«Sono molto dispiaciuto per quelloche è successo, ma non so proprio checosa dire, non so nemmeno se è statolui. Se è così, devo dire che non ci stacon la testa».Aveva con sé la borsa della vittima,
era sporco di sangue, pieno di graffi.E c’è una donna romena che lo accu-sa.«Che posso dire? Certo, se è stato lui èterribile. Quella donna, però, è unastronza. Ed è pazza, chiedete pureagli altri del campo, qui lo sanno tutti,va in giro con una Bibbia, inginoc-chiandosi e strappando pagine, dicecose senza senso».Ma è vero che lei, la donna che hadenunciato Nicolae, è una vostra pa-rente?«Hanno scritto che è la zia di Nicolae.Ma quella non è la sorella di mia mo-glie. Non c’è assolutamente nessunaparentela. E poi ripeto: anche Nicolae
non sta bene».In che senso?«In senso psicologico. Quando abitavaancora in Romania, si è piantato unchiodo in testa, da solo. Senza motivo.Anche l’esercito non l’ha voluto, è sta-to riformato. Per questi problemi».Oltre ai precedenti per furto, Mailataveva problemi con le donne? Hamai molestato nessuno?«Non so nulla di suoi problemi giudi-ziari, non mi risulta ne avesse per col-pa delle donne. Qui cercava di guada-gnare onestamente, con lavoretti e im-pieghi saltuari. Se è lui l’aggressore,chissà che gli è passato per la testa».
LaConsapesce allo scoperto per denunciare, an-cora con più forza, l’allarme sicurezza in città.«Non ne possiamo più - tuona Frasca, segretariogeneraledellaConsapdiRoma-.Oggi,elodicodamolto tempo, noi poliziotti non siamo in grado diesprimere inmanieraottimale ilnostro lavoro.Co-me possiamo lavorare senza benzina nelle auto,con drastiche riduzioni di mezzi, senza fotocopia-trici e carta per redigere gli atti, tutto grava sullabuona volontà degli agenti che utilizzano moltedelle loro cosepersonali, perchéuscire in volanteoggi è sempre più rischioso, specie senza mezzipercontrastare il crimine.Bastaconleoperazionidi facciata, pensiamo con urgenza alla sicurezzadeicittadiniedegli operatori stessiper lavorare».
«E noi poliziottisiamo a rischio»
ROMENI
Allarme rosso romeni. Già,perché oltre un quarto dellepersonearrestatenell’arcodidodici mesi nella capitale so-no risultate di nazionalità ro-mena. Si tratta di oltre 3.200persone,precisanofontigiudi-ziarie citando i dati che sonogiunti allaProcuradiRoma. Ildatosiriferiscealperiodocheva dal primo luglio dello scor-so anno al 30 giugno del2007. In questo periodo ditempo il totale delle personearrestate è stato di 12.056.Diquesti5.269sonosi nazio-nalità italiana, 3.577sono glistranieri di varie nazionalità.Di questi 3.210 sono i rome-ni.
In undici mesi3.210 arresti
E sugli sgomberi la maggioranza s’incartaImbarazzante conferenza stampa organizzata dal Pd sul tema della sicurezza
UNA DISFATTA ANNUNCIATA
TOR DI QUINTO
«È terribile, ma la donnache lo accusa è una pazza»
«Hanno scritto che è la ziadi Nicolae, ma non è veroE il ragazzo non sta bene»
Dalle5diierimattinacontrolliatappeto al campo rom di Tor diQuinto e negli insediamentiabusivi lungo il Tevere. Il servi-zio della Polizia dell’Ufficio Pre-venzione Generale e Soccorsopubblico della Questura di Ro-ma rientra nel progetto «Parte-cipaallaSicurezza»evieneese-guito all’indomani dell’aggres-sionecheècostatalavitaaGio-vanna Reggiani. Controllaticomplessivamente 78 barac-che e 75 romeni, dei quali 17sono stati portati all’Ufficio im-migrazione della Questura diRoma. I controlli si sono svoltiin due insediamenti: uno allastazione ferroviaria di Tor diQuinto l’altro in via Foce del-l’Aniene.Nelprimoinsediamen-to sono stati 40 i romeni con-trollati e 35 le baracche trova-te.Seiromeni,privididocumen-ti sono stati accompagnati al-l’Ufficio immigrazione. Nel se-condo insediamento le barac-checontrollatesonostate43e35 i romeni, deiquali11, senzadocumenti, accompagnati al-l’Ufficio immigrazione. In en-trambi i campi i poliziotti hannotrovato 16 bambini, sei nel pri-moediecinelsecondo.Igenito-ri, però, non hanno voluto l’aiu-tooffertodalleforzedell’ordine.
Campi romsetacciati
Nella foto in alto, la polizia arrivanel viottolo dell’orrore. A sini-
stra, controlli sui rom. Sopra, ilcomprensorio in via di Tor di
Quinto 111 in cui viveva Giovan-na. A destra, Fini a Tor di Quinto
[FOTO: ANSA, ANSA, ANSA, EIDON]
Giacomo Legame
�Spiega che non inten-de «farsi giustizia da solo»perché «noi cittadini nonne abbiamo l’autorità an-che se la voglia di farlo èfortissima». E spiega anco-ra che da ieri notte controladelinquenza diorigine ro-mena sono attive in città le“Ronde della Libertà”»,una specie di copyright co-niato da un circolo romanoaffiliato alla rete creata daMichela Vittoria Brambil-la.
L’idea è di GiuseppeLucà, presidente del Circo-lo Roma Liberale, con sedea via Nizza. Lucà sta orga-nizzando il reclutamento:volontari che con videoca-mere, telefoni cellulari,macchine fotografiche con-tinueranno a testimoniarela presenza «della delin-quenza che viene dalla Ro-mania, come già abbiamodocumentato sul nostro si-to da giorni».
«Già dalla prossima notte- annuncia Lucà - organiz-zeremo le Ronde della Li-bertà, spontanei controllidelle zone a rischio per ga-rantire quella sicurezzache, a causa delle negligen-ze del Governo Prodi e del-le manchevolezze di Veltro-ni, di fatto è stata tolta airomani». E Lucà comeesempio spiega che inten-derà chiedere il porto d’ar-mi. «Andrò ad abitare - di-ce - in una zona isolata, perquesto mi devo difendereadeguatamente e ho inten-zione di ottenere il permes-so di poter detenere una pi-
stola, il porto d’armi insom-ma».
«Il sindaco Veltroni - spie-ga il presidente del circolo -pensa ad altro, il governonon è in grado di garantirela sicurezza agli italiani, leforze dell’ordine non han-no mezzi a sufficienza, i vi-gili urbani girano spauriti.Questa è la cornice nellaquale si consuma la violen-ta quotidianità nella capita-le. Di fatto i cittadini roma-ni sono privati, loro malgra-do, del diritto alla sicurez-za. Per questo da stasera efinché inizieranno le Ron-
de della Libertà, una quin-dicina di persone vigileran-no nelle ore serali quelle zo-ne a rischio, le ronde ver-ranno effettuate tutte le se-re e le faremo finché il Go-verno e Veltroni in primapersona non deciderannodi smetterla con il loro buo-nismo incestuoso che gene-ra solamente insicurezza,morte ed inutile spargimen-to di sangue».
Ma chi potrà parteciparealle ronde? «Siamo dei vo-lontari - risponde Lucà - cifinanziamo da soli: alle ron-de potranno aderire tutti icittadini chesono stufi di ve-dere consegnare le lorostrade, i loro quartieri e laloro città nelle mani dei ro-meni. Non gireremo arma-ti, non saremo degli scerifficon il cinturone pronti asparare,non avremospran-ghe o oggetti contundenti.Saremo armati solamentedi telefoni cellulari, walkietalkie e torce per illumina-re tutte le strade che conti-nuano ad essere troppo bu-ie. Ripeto, non vogliamomenar le mani, vogliamosolo garantire la sicurezzaalla nostra città».
Insomma da questa seratutti in strada con i videofo-nini a caccia di Rom? «Spe-ro di sì anche se le giornatefestive - conclude Lucà -non ci hanno aiutato a rin-tracciare volontari. Ma en-tro due o tre giorni saremopronti a vigilare sulla sicu-rezza dei cittadini».
Quella sicurezza che or-mai è diventata di gran lun-ga la prima impellenza cit-tadina.
L’iniziativa è stata annunciata dal «Circolo delle Libertà-Roma Liberale» di via Nizza che da ieri ha aperto le iscrizioni alle «ronde delle libertà»
Torcia e fotocamera, ecco la ronda antiromDa ieri le prime squadre di volontari nelle strade buie e periferiche della capitale per arginare la scatenata criminalità romena
Roma cronacaIl Giornale � Venerdì 2 novembre 2007 47