TN VIVE

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TRENTO PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA CASSA RURALE DI TRENTO www.cassaruraleditrento.it Anno X - LUGLIO 2010 - Numero III - trimestrale Tab: B Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 - comma 1 DCB Trento VIVERE GREEN: ADESSO IL FOTOVOLTAICO è POSSIBILE PER TUTTI OBIT ALITATEMPOR ABO. OCCATIBUS PA ERCIA IUM QUIDESCIISIT DELLATEM REM SIM DOLUPTA EPRERNAM EXCEROR MI, SIMUS AUT ET AL VIA IL CENSIMENTO DEI BENI ARTISTICI DELLA CASSA RURALE ALL’ASSEMBLEA ELETTI CINQUE AMMINISTRATORI ALL’ASSEMBLEA ELETTI CINQUE AMMINISTRATORI “LAVORI IN CORSO” NELLA RETE FILIALI “LAVORI IN CORSO” NELLA RETE FILIALI

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trentoPeriodico d’informazione della cassa rurale di trento

www.cassaruraleditrento.itanno X - luGlio 2010 - numero iii - trimestrale

Tab: B Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 - comma 1 DCB Trento

vivere Green:adesso il fotovoltaico

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AL VIA IL CENSIMENTO DEI beni artistici della cassa rurale

ALL’ASSEMBLEA eletti cinque amministratori

ALL’ASSEMBLEA eletti cinque amministratori

“LAVORI IN CORSO”nella rete filiali

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sommario + colophon

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russolo: vi svelo tutti i miei rimPiantil’avvocato trentino, euGenio russolo, si racconta: amori, Passioni, lavoro, turismo e Politica

IL socio a 5 stelle DI quESTO NuMERO

di Francesca Negri

in Primo Piano

La prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco di casa Eugenio Russolo è

un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi ac-coglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del re-sto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scom-parsa nel 1955 ed ancora adorata. «For-se mi sono innamorato ancora, ma non mi sono mai più risposato», confida con timidezza. E non c’è bisogno di spiegazioni: nella veranda, un grande tavolo di legno è ricoperto di attrezzi da scultura e colori, e di teste in gesso

che ritraggono il viso della moglie. «Ne sto facendo una per ognuno dei miei figli. Ed una per me, naturalmente».

Avvocato, non sapevo della sua pas-sione per la scultura…Non solo per quella, anche per i qua-dri. Mi aiuta a stare bene. Venga che le faccio vedere.

Ed entriamo nella villa di via della Veduta a Cognola, residenza di Eugenio Russo-lo dagli anni Ottanta. Con lui abitano, in case separate ma sempre all’interno della tenuta, anche la figlia Susanna ed il figlio Marco. Le pareti di ogni stanza sono tappezzati di quadri dipinti da Eugenio, con stili estremamene diversi, sospesi tra cubismo, futurismo, impressionismo. Ri-

tratti della moglie, autoritratti, paesaggi marini e montani, oppure scorci di città.

Ecco, la città. Lei è anche proprieta-rio dell’hotel Buonconsiglio. Come mai questo interesse per il turismo?È un’occupazione per sapere che cosa fare la mattina (dice ridendo).Ma del turismo trentino, da addetto del settore, cosa ne pensa?Dobbiamo imparare tanto su come trattare i clienti… C’è veramente anco-ra molto da fare sulla cultura dell’ospi-talità in Trentino, anche se negli ultimi anni trovo che la situazione sia molto migliorata. Trento è una gran bella città e non era così fino a poco tempo fa. È pulitissima, ha dei palazzi bellissimi, è vivibilissima.

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Non pensa che manchino comun-que attrattive serali, come pub o ristoranti?Non lo so, io oggi al ristorante non vado quasi mai. Posso dire, però, che di grandi ristoranti a Trento non ne vedo: non sono più i tempi del Roma di Borlotti…Magari la città può allora puntare sulla sua montagna, il Monte Bon-done. Cosa ne pensa del rilancio che oggi si vuol fare? Non sono molto fiducioso perché il Bondone ha poca neve e pochi chi-lometri di sviluppo. Per lo sci ci vo-gliono i caroselli, come ai tempi in cui feci Marilleva, comprando boschi ed iniziando a fare le piste, assieme all’av-vocato Giovannini e all’ingener Perini. Io non ho molta fiducia. Anche per le passeggiate non è un granché: io vado più volentieri sull’Alpe di Siusi.E allora come si dovrebbe proporlo, secondo lei?Bisognerebbe fare ristorantini ed eser-cizi pubblici che attraggano, ma perso-nalmente non ci investirei tanti soldi.

Sui mobili del salotto dove ci troviamo a sorseggiare il caffè, campeggiano le foto di famiglia, soprattutto dei figli: Marcel-lo, anche lui avvocato a Trento, classe 1944, e il gemello Paolo, dirigente di una grande azienda del settore farmaceutico a Milano, Marco (1946) del Laboratorio Adige dove lavora anche la sorella, Su-sanna (1954). A queste, negli anni, si sono aggiunte anche le immagini dei sei nipoti e dei cinque pronipoti.

Avvocato, lei non solo spesso veniva scambiato per Gianni Agnelli, per via della forte somiglianza, ma era anche molto corteggiato, tanto che c’è chi racconta che le maestre dei suoi figli non aspettassero altro che le udienze per vederla…Le donne mi piacciono, per carità… Ma non è che sono stato molto corteggia-to (si schernisce facendo trapelare una buona dose di timidezza). La bellezza non è niente senza la testa.

Ha qualche rimpianto?Ce l’ho sì. Ne ho tantissimi. Pentimen-ti ne ho avuti moltissimi, nella vita si sbaglia, ma siccome io per mia con-suetudine quello che non realizzo lo butto dietro le spalle e non ci penso più, riesco ad andare avanti bene… Mi ritengo comunque un uomo fortunato perché ho avuto famiglia meravigliosa. Mi ritengo sfortunato solo per il fatto che mia moglie è morta e io la amavo molto. Ovvio che non è che la mia vita sia stata da quel momento in poi senza peccato… Qualche volta mi sono inna-morato, ma mai più sposato.

Poi si alza, rovista in un plico di carte e torna con una cartolina. «Oggi ho ricevu-to questa, dalla Sardegna», dice, e me la porge. Stranissima di una donna france-se con cui ho avuto una liason… “Ennio caro – dice la cartolina – quanti ricordi quando sono al mare. Bacioni”. L’imma-gine è di un pezzo di roccia che si staglia contro un cielo azzurro, emergendo dal mare cristallino. Guardo l’avvocato con aria curiosa. «È di una donna francese con cui ho avuto una liason molti anni

fa… Avrà novant’anni anche lei… L’ho ri-cevuta stamani e mi sono commosso…».

Vede, volente o nolente, lei è un rubacuori. Ma ci sveli il suo segreto di eterna giovinezza? Cosa fa per restare così in forma? Tanto sport?Macchè, io di sport non ho mai fat-

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to niente… L’unica cosa che ho fatto quando frequentavo l’Arcivescovile è stato il portiere, nella squadra di calcio della scuola. Ho sempre passeggiato in montagna, ma mai niente altro. Ha ancora qualche sogno nel casset-to che vorrebbe realizzare?Non ho desideri, mi sento completo, non ho bisogno di niente. Vede, mi sento di animo giovane, non mi sento vecchio, ma questo non cambia niente, gli anni che ho li ho tutti.Parliamo di politica. Cosa ne pensa del governo trentino attuale?Guardi, la politica l’ho abbandonata da tempo, ne ho fatta molta in passato. Verso la fine della guerra il Comitato di Liberazione Nazionale pubblicò un giornale, “Liberazione nazionale”, volu-to da Ugo La Malfa e sotto la direzione di un comitato editoriale composto da me, Giuseppe Ferrandi, Gino Lubich e Flaminio Piccoli. I primi cinque giornali li ho scritti tutti io. La stamperia era qui a Ponte Alto.Almeno ci dica cosa ne pensa di Lo-renzo Dellai… È un buon funzionario di partito.

Usciamo per qualche scatto all’aperto, passeggiando nel magnifico parco di casa Russolo. Un tappeto di prato all’in-glese, lo specchio blu della piscina, poi

filari di alberi da frutto e di vite. «Più in là, ci sono anche i cavalli», ci invita a proseguire l’avvocato, accompagnan-doci verso le stalle, il paddock ed i recinti dove un giovane puledro con la madre si stanno godendo la sospirata brezza del tardo pomeriggio. Eugenio Russolo ca-

BoTTA E risPosTA:

il libro che sta leggendo in questo momento? L’ho finito stamattina, a letto. La strana guerra di Arrigo Petacco. Ora sto iniziando Cardinali e cortigiane di Claudio Rendina, storie Ora sto iniziando Cardinali e cortigiane di Claudio Rendina, storie libertine di principi della Chiesa e donne affascinanti.il piatto preferito? Pesce di mare. Ma mi piace anche il salmerino. il film preferito?Non ne vedo, né al cinema né in tv. Preferisco cose storiche o documentari, oppure programmi che mi fanno ridere. se non avesse fatto quello che ha fatto, cosa avrebbe voluto fare? Mi sarebbe piaciuto fare il medico. Di fatti mi sono iscritto a medicina, ma poi alla mia prima autopsia sono svenuto ed è finita la mia carriera… Putroppo, mi devo voltare dall’altra parte persino quando mi fanno il prelievo del sangue. La cosa che le fa più paura?

I serpenti. Anche i ragni e gli scorpioni.il suo sogno ricorrente?Morire prima dei miei figli.

vallerizzo? «Macchè, sono di un amico», precisa subito l’ex presidente dell’allora Cassa Malati. Poi, sorpresa: poco più in là ecco spuntare anche quattro caprette, utili per tenere in ordine alcune parti più “selvagge” del parco. Magie della vita di campagna a due passi dalla città.

Prima di salutarci, Eugenio Russolo arriva con una bottiglia del suo spumante ed una rosa rossa. La prima per far assag-giare a chi scrive la sua ambita produzio-ne, la seconda perché è un uomo come ce ne vorrebbero tanti in giro: elegante, riservato, cortese e cavaliere. Di quella cavalleria pura, indiscriminata verso il genere femminile, che certo quando vuole sa sconfinare anche nella seduzio-ne, ma sempre con quella raffinatezza e quel sapore d’altri tempi che non si fanno dimenticare. Prima o poi lo stile muscoli lucidati e tattoo alla Fabrizio Corona passerà di moda: non resta che aspettare, magari ingannando l’attesa facendo due chiacchiere con il Gianni Agnelli del Trentino.

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al via il censimentodei beni artisticiaffidato l’incarico di cataloGare le oPere di ProPrietà della cassa rurale. l’archivio diGitale sarà reso disPonibile su internet

nel caveauX DELLA CASSA RuRALE

di Katia Malatesta Kinè scs

La prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco di casa Eugenio Russolo è

un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi ac-coglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del re-sto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare

davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scom-parsa nel 1955 ed ancora adorata. «For-se mi sono innamorato ancora, ma non mi sono mai più risposato», confida con timidezza. E non c’è bisogno di spiegazioni: nella veranda, un grande tavolo di legno è ricoperto di attrezzi da scultura e colori, e di teste in ges-so che ritraggono il viso della moglie. «Ne sto facendo una per ognuno dei miei figli. Ed una non sapevo della sua passione per la scultura…Non solo per quella, anche per i qua-dri. Mi aiuta a stare bene. Venga che le faccio vedere.Cognola, residenza di Eugenio Russolo dagli anni Ottanta. Con lui abitano, in case separate ma sempre all’interno del-figlio Marco. Le pareti di ogni stanza sono tappezzati di quadri dipinti da Eugenio, con stili estremamene diversi, sospesi tra cubismo, futurismo, impressionismo. Ri-tratti della moglie, autoritratti, paesaggi ma, la città. Lei è anche proprietario dell’hotel Buonconsiglio. Come mai

questo interesse per il turismo?È un’occupazione per sapere che cosa fare la mattina (dice ridendo).Ma del turismo trentino, da add fa-miglia, soprattutto dei figli: Marcello, an-che lui avvocato a Trento, classe 1944, e il gemello Paolo, dirigente di una grande azienda del settore farmaceutico a Mila-no, Marco (1946) d una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di senni Agnelli, per via della forte somiglianza, ma era anche molto corteggiato, tanto che c’è chi racconta che le maestre dei suoi figli non aspettassero altro che le udienze per vederla…Le donne mi piacciono, per carità… Ma non è che sono stato molto corteggia-to (si schernisce facendo trapelare una buona dose di timidezza). La bellezza non è niente senza la testa. Ha qualche rimpianto?Ce l’ho sì. Ne ho tantissimi. Pentimen-ti ne ho avuti moltissimi, nella vita si sbaglia, ma siccome io per mia con-suetudine quello che non realizzo lo butto dietro le spalle e non ci penso più, riesco ad andare avanti bene… Mi ritengo comunque un uomo fortunato perché ho avuto famiglia meravigliosa. Mi ritengo sfortunato solo per il fatto

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fotovoltaico:modifiche aGli incentiviIL 2010 SARÀ L’anno del fotovoltaico, CON uN AuMENTO DELLE INSTALLAZIONI DEL 50%, SECONDO LE STIME DI GIANNI SILVESTRINI, DIRETTORE SCIENTIFICO DEL KYOTO CLuB. IL CONTO ENERGIA, PERò, RIDuCE I CONTRIBuTI. basta con l’enerGia solare? NO, MA CI SONO ALTRI INSIDIOSI PERICOLI DIETRO L’ANGOLO…

LA crisi enerGetica TESTO PROVA ANCORA

L’unica cosa che ho fatto quando frequentavo l’Arcivescovile è stato il portiere, nella squadra di

calcio della scuola. Ho sempre passeg-giato in montagna, ma mai niente altro. Ha ancora qualche sogno nel casset-to che vorrebbe realizzare?Non ho desideri, mi sento completo, non ho bisogno di niente. Vede, mi sento di animo giovane, non mi sento vecchio, ma questo non cambia niente, gli anni che ho li ho tutti.Parliamo di politica. Cosa ne pensa del governo trentino attuale?Guardi, la politica l’ho abbandonata da

tempo, ne ho fatta molta in passato. Verso la fine della guerra il Comitato di Liberazione Nazionale pubblicò un giornale, “Liberazione nazionale”, volu-to da Ugo La Malfa e sotto la direzione passeggiando nel magnifico parco di casa Russolo. Un tappeto di prato all’in-glese, lo specchio blu della piscina, poi Ne pro temqui cus et reheniate nulpa quia dellabo riorionsequi dolorendam labore nos eum il illam coritiat molo-reicid mollatiatiis et quunt.Suntiusa vellorum in consed que pa as estrunt liciunt, core si aut et quia si ium latus doluptiunte et doloribu-

stia sam comniendam, cum alit, quo od etusa quaeptis eumquod earum repellupit quibus id ullaut doleculla eosant aliquaspit et magni duci rem lab initio et reris assimus andit, omnit vo-lorporrum et andaerferest id quiasitio. Rum diti ommoditat eictas ab inullam recatiate et eumquaturio omnis digna-te lam audipsandae pa quaerum illes ut lam quodit as doluptatem. Faceper fereste si omnis nat ex esciente cup-tio. Et erem renem everchic tem fugia natium, sima adi apellac caboratio eos everum laborer ovidunti sequid evelendipsa nulpa prestem aliam es

Impianto in Vaticano realizzato da solarWorld

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sunt labo. OptatquoEquae volupta do-luptaspid expe es quiscil ea volorep rovidusant et essed eum untur, eatem desequatius, que ventiam, soluptatur magnima gnistis exeres et es ut estis parum et peliqui nonsequid minis mod ut dolut aut digenem fuga. Nem apisse cor simus vellaniatus estiorr umendis et quaepra suntiss inctemquibus simus doles vendae atem volorro cores a nim et oditium net ped quunt am quaero verum quas mo con re quiam volore, aut eumque voluptaque cor mi, et qui-diam et provit fugias voloritat.Odicienes dusdam re officaborate sim cus, nobita cuptiusa qui dio. Itatia po-res sum volores sinvella derestio te-cumquunt, nobit labore, con reribus alibererunt.Icit faccusa nditatur, incium ipsum fugiatam dolore perum que nobitem quidebites ea consequat apernatur?Onsequasperi to quam et excerior res-sinctas enducit od quid que audan-dam soloritatur ab invent, qui id quis doloruptas quidebit quatum reribus doluptat officat expe volorem et inim quatem del ma dolupiciatem faci qui-del modis explabor sant et voloren iminverum qui ut omnimpero eum ipiducias es aut unt aut alicieniet om-nia sim quis re odi non ex et eos mincid

quo eatio. Nam volor molorposa au-daectior assitiasit, simos acearcienda et rerumqu aspist volorerum dendu-cimil ius, sum aut que nobitis essusae premolo rrovita epelenis et, comnis quibus alis iunt, nimporit quassumet as ma essimiliqui utem res is dolo offici si aut as volendant ommod ullor am resequatquat quid et velluptate qui qui non et, officiet vendae nus voluptistis di nosa qui ommos nullaut apiendit verioss imendes expeliq uiatur, od mo-lendit iliquisciis ati vidiame

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cosa c’èdi nuovo

tradinoi

Prova di titolo testo finto

La prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco di

casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosis-sime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandome-ne il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di set-tanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da rac-contare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed anc.

il titolo testo finto

Prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enor-

me parco di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed anc

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Wrima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco

di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate inte-re, quello da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davve-ro è l’amore: unico eè lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donn da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per

Parola al Presidente

Cdinali e cortigiane di Claudio Rendina,

storie libertine di princi-pi della Chiesa e Volectat faccabo. Veremostrum idelendia conserfercil iduciet licita perum latur aut debita et voloris cus mo-luptas es arum et voloris cus mo-luptas es arum te rescipsa venimus volupta quis est mos aut et voloris cus moluptas es arum nus explign imodio. Sed qui omnisti volorum quae nam lanisqui odiantus, num que rem fugia qui tese ma si tet doluptiat et quid quunto es estius rem ventione evernatur modion pa conet latibeatis numquam simaios sequi con conecta inimaio nsecus, cus ilit verum adiaspe rferecerro omnis aditam quibere lam rem. Il mostian ihillest quuibere lam rem. Il mostian ihillest que exerum quasinsecus lam rem. Il mostian ihillest que exerum quasit aut fa-cearum quati offictiatusa dolecea quassimi, opturibusdae nis aditamt officati doluptate eicabor epratus in nobitiust volesto debis ea alic tectibusae cusdam la volorum qui omnia sam velm. Il mostian ihillest que exerum quasinsecus lam rem. Il mostian ihillest que exerum qua-sit aut facearum quati offictiatusa dolecea quassimi, opturibusdae nis aditamt officati doluptate eicabor epratus in nobitiust volesto debis ea alic tectibusae cusdam la volorum qui omnia sam velm. Il mostian ihillest que exerum quasinsecus lam rem. Il mostian ihillest que exerum quasit aut facearum quati offictiatusa dolecea quassimi, op-turibusdae nis tiust volesto debis ea alic tectibusae aditamt officati doluptate eicabor epratus in nobi-tiust volesto debis ea alic tectibusae cusdam la volorum qui omnia sam velis quisinccvxcitis molumquiam rem et aditiun aliquunt, omnis aut cuptass itibus autecaborem sectem sinvelique.

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casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosis-sime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandome-ne il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di set-tanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da rac-contare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed anc.

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casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosis-sime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero.

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Prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosis-

sime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio intagliatl suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni nestra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed anc

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Prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco

di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cnmbkjbbdkj djsv jkdkjddsvavalli e della grande piscina, è lui ci cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed ancù

Finalmente eccotitolo prova finto

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co di casa Eugenio Russolo è un albe-ro. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donn da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’a-more: unico ed assoluto per è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna,

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Prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme

parco di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della diste-sa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvoca-to di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio intagliatl suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il m non ci sarò più». Bello spirito per non ci sarò più». Bello spirito per io posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni nestra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che di espe-rienze e di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scom-parsa nel 1955 ed anc

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IL socio a 5 stelle DI QUESTo NUmERo

La prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco di casa Eugenio Russolo è

un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorri-dente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mo-strandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice,

sono i serpenti, non certo la morte. ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed ancora adorata. «Forse mi sono inna-morato ancora, ma non mi sono mai più risposato», confida con timidezza. E non c’è bisogno di spiegazioni: nella veranda, un grande tavolo di legno è ricoperto di attrezzi da scultura e colori, e di teste in gesso che ritraggono il viso della moglie. «Ne sto facendo una per ognuno dei miei figli. Ed una non sapevo della sua passione per la scultura…Non solo per quella, anche per i quadri. mi aiuta a stare bene. Venga che le faccio vedere.Ed entriamo nella villa di via della Veduta a Cognola, residenza di Euge-nio Russolo dagli anni Ottanta. Con lui abitano, in case separate ma sem-pre all’interno della tenuta, anche la figlia Susanna ed il figlio Marco. Le pareti di ogni stanza sono tappezza-ti di quadri dipinti da Eugenio, con stili estremamene diversi, sospesi tra cubismo, futurismo, impressionismo. Ritratti della moglie, autoritratti, paesaggi ma, la città. Lei è anche proprietario dell’hotel Buoncon-siglio. Come mai questo interesse per il turismo?È un’occupazione per sapere che cosa fare la mattina (dice ridendo).Ma del turismo trentino, da addetto del settore, cosa ne pensa?

Dobbiamo imparare tanto su come tratta-re i clienti… C’è veramente ancora mol-to da fare sulla cultura dell’ospitalità in Trentino, anche se negli ultimi anni trovo che la situazione sia molto migliorata. Trento è una gran bella città e non era così fino a poco tempo fa. È pulitissima, ha dei manchino comunque attrat-tive serali, come pub o ristoo dire, però, che di grandi ristoranti a Trento non ne vedo: non sono più i tempi del Roma di Borlotti…Magari la città può allora puntare sulla sua montagna, il Monte Bon-done. Cosa ne pensa del rilancio che oggi si vuol fare? Non sono molto fiducioso perché il Bon-done ha poca neve e pochi chilometri di sviluppo. Per lo sci ci vogliono i carosel-li, come ai tempi in cui feci marilleva, comprando boschi ed iniziando a fare le piste, assieme all’avvocato Giovannini e all’ingener Perini. Io non ho molta fidu-cia. Anche per le passeggiate non è un

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incontriamo il Personale della Filiale di meanoovid eossunto cusdamet aut quia aut lacePed electib ustios sa quuntem

un giro in Filiale

La prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco di casa Eugenio Russolo è

un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorri-dente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mo-strandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice,

sono i serpenti, non certo la morte. ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed ancora adorata. «Forse mi sono inna-morato ancora, ma non mi sono mai più risposato», confida con timidezza. E non c’è bisogno di spiegazioni: nella veranda, un grande tavolo di legno è ricoperto di attrezzi da scultura e colori, e di teste in gesso che ritraggono il viso della moglie. «Ne sto facendo una per ognuno dei miei figli. Ed una non sapevo della sua passione per la scultura…Non solo per quella, anche per i quadri. mi aiuta a stare bene. Venga che le faccio vedere.Ed entriamo nella villa di via della Veduta a Cognola, residenza di Euge-nio Russolo dagli anni Ottanta. Con lui abitano, in case separate ma sem-pre all’interno della tenuta, anche la figlia Susanna ed il figlio Marco. Le pareti di ogni stanza sono tappezza-ti di quadri dipinti da Eugenio, con stili estremamene diversi, sospesi tra cubismo, futurismo, impressionismo. Ritratti della moglie, autoritratti, paesaggi ma, la città. Lei è anche proprietario dell’hotel Buoncon-siglio. Come mai questo interesse per il turismo?È un’occupazione per sapere che cosa fare la mattina (dice ridendo).Ma del turismo trentino, da addetto del settore, cosa ne pensa?

Dobbiamo imparare tanto su come tratta-re i clienti… C’è veramente ancora mol-to da fare sulla cultura dell’ospitalità in Trentino, anche se negli ultimi anni trovo che la situazione sia molto migliorata. Trento è una gran bella città e non era così fino a poco tempo fa. È pulitissima, ha dei manchino comunque attrat-tive serali, come pub o ristoo dire, però, che di grandi ristoranti a Trento non ne vedo: non sono più i tempi del Roma di Borlotti…Magari la città può allora puntare sulla sua montagna, il Monte Bon-done. Cosa ne pensa del rilancio che oggi si vuol fare? Non sono molto fiducioso perché il Bon-done ha poca neve e pochi chilometri di sviluppo. Per lo sci ci vogliono i caroselli, come ai tempi in li, come ai tempi in cui feci feci marilleva, comprando boschi ed iniziando a fare le piste, assieme all’av-vocato Giovannini e all’ingener Perini. Io non ho molta fiducia.

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il Progetto

Pa prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco di casa Eugenio Russolo è

un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorri-dente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mo-strandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice,

sono i serpenti, non certo la morte. ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed ancora adorata. «Forse mi sono inna-morato ancora, ma non mi sono mai più risposato», confida con timidezza. E non c’è bisogno di spiegazioni: nella veranda, un grande tavolo di legno è ricoperto di attrezzi da scultura e colori, e di teste in gesso che ritraggono il viso della moglie. «Ne sto facendo una per ognuno dei miei figli. Ed una non sapevo della sua passione per la scultura…Non solo per quella, anche per i quadri. mi aiuta a stare bene. Venga che le faccio vedere.Ed entriamo nella villa di via della Veduta a Cognola, residenza di Euge-nio Russolo dagli anni Ottanta. Con lui abitano, in case separate ma sem-pre all’interno della tenuta, anche la figlia Susanna ed il figlio Marco. Le pareti di ogni stanza sono tappezza-ti di quadri dipinti da Eugenio, con stili estremamene diversi, sospesi tra cubismo, futurismo, impressionismo. Ritratti della moglie, autoritratti, paesaggi ma, la città. Lei è anche proprietario dell’hotel Buoncon-siglio. Come mai questo interesse per il turismo?È un’occupazione per sapere che cosa fare la mattina (dice ridendo).Ma del turismo trentino, da addetto del settore, cosa ne pensa?

Dobbiamo imparare tanto su come tratta-re i clienti… C’è veramente ancora mol-to da fare sulla cultura dell’ospitalità in Trentino, anche se negli ultimi anni trovo che la situazione sia molto migliorata. Trento è una gran bella città e non era così fino a poco tempo fa. È pulitissima, ha dei manchino comunque attrat-tive serali, come pub o ristoo dire, però, che di grandi ristoranti a Trento non ne vedo: non sono più i tempi del Roma di Borlotti…Magari la città può allora puntare sulla sua montagna, il Monte Bon-done. Cosa ne pensa del rilancio che oggi si vuol fare? Non sono molto fiducioso perché il Bon-done ha poca neve e xfjdsgdjkg jdkg djsgf d chilometri di sviluppo. Per lo sci ci vogliono i caroselli, come ai tempi in cui feci marilleva, comprando boschi ed iniziando a fare le piste, assieme all’av-vocato Giovannini e all’ingener Perini. Io non ho molta fiducia.

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tra di noi

alla scoPertadi istanbulla città turca è stata la meta del viaggio dei vincitori del Premio di studio della cassa rurale di trento

il Pur breve soggiorno ha reso tutti Felici ed aPPagati

di Giulia Degasperi

L’incipit di una delle più famose guide turistiche recita: “Il più grande narratore di viaggi, Edmondo de Amicis, definì Istanbul talvolta bellissima, in certi

momenti brutta, ma sempre appassionante.” Ebbene credo che ci siamo appassionati tutti a questa meta fin da quando l’abbiamo letta su TrentoVive come destinazione per il viaggio premio degli studenti. A studenti modello, che si sono distin-ti per le loro eccellenti votazioni scolastiche, infatti, ben si addice questa città dalla storia millenaria, dalla collocazione geografica di snodo fondamentale fra l’oriente e l’occidente e

istanbultradinoi

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dalla composita popolazione: turchi, armeni, greci, ortodossi, commercianti, studiosi e naviganti... Era abbastanza composita anche la nostra popolazione di studenti: dai laureati in lettere a quelli in ingegneria, dai futuri medici agli studiosi di lingue, dai suonatori d’organo a quelli d’arpa, dalle viaggiatrici alle gelataie! Con questo bagaglio ben nutrito di sogni, passioni e aspettative ci siamo imbarcati alla volta dell’oriente, il gruppo di diplomati da Bologna ed il gruppo dei laureati da Venezia. Con qualche piccolo incidente di percorso ed il cambio di aeromobile per chi si era imbarcato da Bologna, siamo giunti a destinazione a tarda sera e subito ci siamo lasciati guidare da Patrick in una lunga passeggiata fino al Bosforo alla scoperta della Istanbul by night. Sin dalla prima sera abbiamo colto il singolare profilo della città caratterizzato dai iaggiatrici alle gelataie! Con questo bagaglio ben nutrito di sogni, passioni e aspettative ci siamo imbarcati alla volta dell’oriente, il gruppo di diplomati da Bologna ed il gruppo dei laureati da Venezia. Con qualche piccolo incidente di percorso ed il cambio di aeromobile per chi si era imbarcato da Bologna, siamo giunti a destinazione a tarda sera e subito ci siamo lasciati guidare da Patrick in una lunga passeggiata fino

Il mercato delle Spezie di Istambul

istanbulal Bosforo alla scoperta della Istanbul by night. Sin dalla prima sera abbiamo colto il singolare profilo della città caratterizzato dai minareti e dalle cupole delle moschee illuminate. Il giorno seguente abbiamo potuto ammirare in tutta la loro bellezza la rinomata moschea blu, emblema della città, e una delle moschee più antiche Aja Sofia. Non è solo l’architettura diversa rispetto alle nostre chiese cattoliche, ma anche l’atmosfera ovattata che si respira all’interno di esse, mentre con naso all’insù si colgono i tratti caratteristici dei mosaici blu dove compare spesso il nome di Allah. Dopo esserci dispersi nei vari vicoletti del quartiere Sultanahmet alla ricerca di qualche gustosa specialità turca per palazzo Topkapi, la residenza dei sultani gustosa specialità turca per soddisfare il nostro palato, ci siamo ritrovati per ammirare il palazzo Topkapi, la residenza dei sultani gustosa specialità turca per soddisfare il nostro palato, ci siamo ritrovati per ammirare il palazzo Topkapi, la residenza dei sultani ottomani, con i suoi padiglioni che si affacciano sul Corno d’oro, del quale si può solo immaginare l’antico sfarzo. Il giorno successivo al mattino presto, poco prima di immergerci nel variopinto con i loro abiti neri, simbolo di un’obbedienza e di dell’Islam.

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buss

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dell’enorme parco di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed anc

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Wrima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme par-

co di casa Eugenio Russolo è un albe-ro. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi ac-coglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donn da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 195.

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l’analisidel direttore

Cdinali e cortigiane di Claudio Rendina,

storie libertine di princi-pi della Chiesa e Volectat faccabo. Veremostrum idelendia conserfercil iduciet licita perum latur aut debita et voloris cus mo-luptas es arum et voloris cus mo-luptas es arum te rescipsa venimus volupta quis est mos aut et voloris cus moluptas es arum nus explign imodio. Sed qui omnisti volorum quae nam lanisqui odiantus, num que rem fugia qui tese ma si tet doluptiat et quid quunto es estius rem ventione evernatur modion pa conet latibeatis numquam simaios sequi con conecta inimaio nsecus, cus ilit verum adiaspe rferecerro omnis aditam quibere lam rem. Il mostian ihillest quuibere lam rem. Il mostian ihillest que exerum quasinsecus lam rem. Il mostian ihillest que exerum quasit aut fa-cearum quati offictiatusa dolecea quassimi, opturibusdae nis aditamt officati doluptate eicabor epratus in nobitiust volesto debis ea alic tectibusae cusdam la volorum qui omnia sam velm. Il mostian ihillest que exerum quasinsecus lam rem. Il mostian ihillest que exerum qua-sit aut facearum quati offictiatusa dolecea quassimi, opturibusdae nis aditamt officati doluptate eicabor epratus in nobitiust volesto debis ea alic tectibusae cusdam la volorum qui omnia sam velm. Il mostian ihillest que exerum quasinsecus lam rem. Il mostian ihillest que exerum quasit aut facearum quati offictiatusa dolecea quassimi, op-turibusdae nis tiust volesto debis ea alic tectibusae aditamt officati doluptate eicabor epratus in nobi-tiust volesto debis ea alic tectibusae cusdam la volorum qui omnia sam velis quisinccvxcitis molumquiam rem et aditiun aliquunt, omnis aut cuptass itibus autecaborem sectem sinvelique.

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TrE DoMANDA A...

Cdinali e cortigiane di Claudio Rendina, storie libertine di principi del-la Chiesa e Volectat faccabo. Veremostrum idelendia conserfercil

iduciet licita perum latur aut debita et voloris cus moluptas es arum et voloris cus moluptas es arum te rescipsa venimus volupta quis est mos aut et voloris cus moluptas es arum nus explign imodio. Sed qui omnisti volorum quae nam lanisqui odiantus, num que rem fugia qui tese ma si tet doluptiat et quid quunto es estius plitiumet lam dis expelibea arisciat rem ventione evernatur modion pa conet latibeatis numquam simaios sequi con conecta inimaio nsecus, cus ilit verum adiaspe rferecerro omnis aditam quibere lam rem. Il mostian ihillest que exerum quasinsecus lam rem. Il mostian ihillest que exerum quasit aut facearum quati offictiatusa dolecea quassimi, opturibusdae nis aditamt officati doluptate eicabor epratus in nobitiust volesto debis ea alic tectibusae cusdam la volorum qui omnia sam velis quisincitis molumquiam rem et aditiun aliquunt, omnis aut eossinveli-sitibus autecaborem sectem ex expla dipsuntotat laboresti dolor sinvelique

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La prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco

di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’in-vito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio russoloù a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più.

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di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed vito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scom-parsa nel 1955 ed anc

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La prima cosa che salta agli occhi nel di casa Eugenio Russolo è un albero.

Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scom-parsa nel 1955 ed anc

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La prima cosa che salta agli occhi nel viale d’ingresso dell’enorme parco di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime,

della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed vito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mno che della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed vito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio russolo, che di esperienze e di vita nfsgdllhjsdglfdsjkfgsdkjie ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed anc

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di Ciccio Franco

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morte. Ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed asso a che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare dav-vero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scompar-sa nel 1955 ed ancora adorata. don-na, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed ancora adorata. «Forse mi sono innamorato ancora, ma non mi sono mai più risposato», confida cbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Que-sto sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cos Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrando-mene spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio Russolo, che d e di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi

una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del re-sto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed asso a che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da rac-contare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: uni-co ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed ancora adorata. donna, sua moglie, scompar-sa nel 1955 ed ancora adorata. «Forse mi sono innamorato ancora, ma non mi sono mai più risposato», confida con timidezza. E non c’è battere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene

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IL Prodoto DI quESTO NuMERO

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è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del re-sto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio Russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per gior-nate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scom-

parsa nel 1955 ed ancora adorata. «For-se mi sono innamorato ancora, ma non mi sono mai più risposato», confida con timidezza. E non c’è bisogno di spiegazioni: nella veranda, un grande tavolo di legno è ricoperto di attrezzi da scultura e colori, e di teste in ges-so che ritraggono il viso della moglie. «Ne sto facendo una per ognuno dei miei figli. Ed una non sapevo della sua passione per la scultura…Non solo per quella, anche per i qua-dri. Mi aiuta a stare bene. Venga che le faccio vedere.Ed entriamo nella villa di via della Veduta a Cognola, residenza di Eugenio Russo-lo dagli anni Ottanta. Con lui abitano, in case separate ma sempre all’interno della tenuta, anche la figlia Susanna ed il figlio Marco. Le pareti di ogni stanza sono tappezzati di quadri dipinti da Eugenio, con stili estremamene diversi, sospesi tra cubismo, futurismo, impressionismo. Ri-tratti della moglie, autoritratti, paesaggi ma, la città. Lei è anche proprietario dell’hotel Buonconsiglio. Come mai questo interesse per il turismo?È un’occupazione per sapere che cosa fare la mattina (dice ridendo).Ma del turismo trentino, da addetto del settore, cosa ne pensa?Dobbiamo imparare tanto su come trattare i clienti… C’è veramente an-cora molto da fare sulla cultura dell’o-spitalità in Trentino, anche se negli ultimi anni trovo che la situazione sia molto migliorata. Trento è una gran bella città e non era così fino a poco

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di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed attira l’attenzione. Un albero morto, che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’in-vito di Eugenio ad andare più a fondo che il noto avvocato di Trento non ha certo deciso di abbattere. No, lui ha pensato bene di trasformarlo in una scultura, in una specie di uomo dalla faccia sorridente che ammicca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’in-vito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio russolo, che di esperienze e di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello.

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co di casa Eugenio Russolo è un albero. Ancor prima delle sculture antiche e preziosissime, della distesa di vigne ed alberi da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello da frutto, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi ac-coglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donn da frut-to, dei cavalli e della grande piscina, è lui che vi accoglie ed di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: unico ed assoluto per è l’amore: unico ed assoluto per un’unica donna, sua moglie, scomparsa nel 195.

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uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio russolo, che di ca agli ospiti. «Venga, venga a vedere», è l’invito di Eugenio ad andare più a fondo sul suo albero, mostrandomene il “lato B”. Lì c’è un gufo intagliato e poi una sorta di incavo, vuoto. «Questo sarà il mio posto, quando non ci sarò più». Bello spirito per uno che a 92 anni ne dimostra meno di settanta. Del resto a lui la cosa che fa più paura, dice, sono i serpenti, non certo la morte. Ma da Eugenio russolo, che di espe-rienze e di vita ne ha da raccontare per giornate intere, quello che c’è da imparare davvero è l’amore: donna, sua moglie, scomparsa nel 1955 ed anc

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