Titolo originale: Epistemología rumiantedi Lucrecia MassonIllustrazioni: Yosjuan Piña NarváezVeste grafica: Raquel Rei

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Tradotta nell’agosto 2017 da AH! SqueerTO! - Assemblea Queer Torinohttps://ahsqueerto.noblogs.org/ahsqueerto@autistiche.orghttps://www.facebook.com/ahsqueerto/

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al ritmo di mille vacche che pascolano [...]Andrea Nunes Brións

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Il ruminante per me è una vacca. Dico sempreche durante la mia infanzia ho socializzato conpiù vacche che persone. Erano gli anni ottantanella zona secca della pampa argentina, unaregione arida molto fredda in inverno e moltocalda in estate, un territorio di estreminonostante avesse una geografiainquietantemente noiosa. Con i miei occhi dibambina tutto era immenso e tutto era uguale atutto. Sarà per questo che si dice chel'infanzia è pura spazialità, che non c'ètempo.

Le vacche pascolavano, ogni giorno facevano lastessa cosa, io mi chiedevo se un giorno misarebbero successe cose, se un giorno avreiavuto una vita eccitante come quella dellepersone che vedevo in televisione, televisioneche potevamo vedere solo se c'era statoabbastanza vento da caricare le batterie (nellapampa secca la luce elettrica era il lusso dipochi). In tutto questo, e seguendo l'ideadella ripetizione nell'immensità, il miocompito era di andare a cercare le vaccheaffinché si avvicinassero al recinto e così miopadre potesse mungerle. L'andatura delle vaccheè rimasta profondamente impressa nelle mieretine, vanno lente, vanno assieme.

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Vacca è anche l'insulto che come grassa hosempre temuto. Che paradosso che creature chemi sembravano così belle e che erano mie amicheportassero esattamente il nome che io non avreimai voluto sentire sul mio corpo. Era l'insultograssa. Frantz Fanon dice che il linguaggiocoloniale disumanizza il colonizzato,letteralmente parlando, dice, lo animalizza. Eche in realtà il linguaggio del colonizzatorequando parla del colonizzato, è un linguaggiozoologico che si riferisce costantemente albestiario. “(...) quei visi da cui ogni umanitàsi è dileguata, quei corpi obesi che nonassomigliano più a niente, quella coortesenza capo né coda, quei bambiniche sembrano non appartenere a nessuno,quella pigrizia sciorinata sotto il sole,quel ritmo vegetale, tutto ciò fa partedel lessico coloniale”1

1 Fanon Frantz, I condannati della terra, Einaudi, Torino, riprodotto in https://laboratorioodradek.files.wordpress.com/2013/05/fanon-i-dannati-della-terra.pdf p.38

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Parlo del corpo grasso come un corpocolonizzato, un corpo visto come inferiore dauna cultura dove la magrezza si è impostatrionfalmente. Un corpo fallito, che devesparire, un corpo erroneo, errato. Però,seguendo Fanon, il colonizzato ride quando siscopre animale nelle parole del colonizzatore.Quindi dico: sono la vacca.

Cerco nell'animalità la mia propriaenunciazione. Sono un ruminante e oso sfidare ilimiti che sono stati (im)posti al mio corpo ealla mia umanità.

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Lentezza / animalità / lo stigma vacca / lacarne / non sapere come dirlo però ruminarci

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I ruminanti come i bovini hanno un complessosistema digestivo che gli permette diutilizzare efficientemente i nutrienti deglialimenti, anche quelli di bassa qualitànutrizionale. La ruminazione deve avvenire inun luogo comodo in piano, con l'ombra perpotersi stendere. Il ruminante cercherà diprocurarsi le condizioni necessarie perruminare comodamente. Cercherà quindi lecondizioni che lo rendano possibile, ossia, unluogo comodo e sicuro, tra affini che losostengano.

Molte volte la carne di questo ruminante famale. Sa che ci sono dolori che s'incarnano,che diventano carne e tessuti, tessutisanguinanti.

Il ruminante è irriverente e iconoclasta.

Non crede in idee proprie, sa di non essereoriginale. Sa che ogni volta che parla traduce.

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Il ruminante scommette su un eserciziod'invenzione politica che è collettivo, sempre.Cerca di dotarsi di strumenti per sé e la suacomunità e sa che questi strumenti non sonoqualcosa a cui si arriva, ma qualcosa incostante costruzione.

Nella sua azione di ruminare, rende tributo alprocesso e non al prodotto finito.Il ruminante è precaria, e come precaria hasfidato il futuro.Il futuro non è nostro. Non c'è futuro. Non c'ètempo.

Il ruminante è lento.

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Una volta ho sentito che Tolstoj si facevafotografare mentre dormiva. E dicono che lofacesse per mostrare la sua distanza rispetto aquella società che “avanzava”, che andavaverso, che diventava produttiva, rapida. Quelliche vogliono lavorare, progredire, arricchirsisaranno vincitori. Però Tolstoj preferivariposare. È quello che una volta mi haraccontato un amico. Ho cercato riscontri manon ho trovato nulla. Magari non è vero, magariè un mito. Però non sono preoccupata per laverità, penso come il movimento antropofagico2

che la verità sia una bugia ripetuta moltevolte.

L'epistemologia ruminante non rende tributoalla visione lineare della storia. Il ruminantesi stende a ruminare, e molte volte anche adormire. Non privilegia lo stato cosciente. Glipiace sognare.2 Il movimento antropofagico è una corrente artistica che ha avuto

luogo nella prima meta del secolo XX in Brasile. Questo movimentoraccoglie come metafora l'attività cannibale sviluppata dallacomunità Tupinanbà che consisteva nel divorare i suoi nemici conl'intenzione d'incorporare, ingerendoli, alcune caratteristiche diquesti come la bravura, la forza, il coraggio e la conoscenza dellaloro comunità. Se pensavano che il nemico catturato non avessequeste caratteristiche non lo mangiavano. Si tratta di divorare e divorarsi, d'incorporare l'altra per farsicon essa un nuovo corpo.

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Qual è il corpo del femminismo? Può parlare lavacca? Può il ruminante nominare se stesso? Chiha la possibilità di parlare della verità dellecose? Ci sono soggetti con la possibilità diprodurre verità, di generare un racconto dovesi narra la verità sul mondo, e altri che sonoattori in questo racconto. Coloro che possonopensare la totalità occupano sempre postiegemonici. Come possiamo noi ruminati essereanche produttori di verità?

Abbiamo bisogno di nuovi modi di nominare,strappare la possibilità del racconto a coloroche raccontano la nostra storia. È da qui chel'epistemologia ruminante scommette che èpossibile pensare e generare racconti da altriluoghi. Dalla frontiera.

L'epistemologia ruminante tutto inghiotte,tutto mastica, si mangia tutto. Il ruminante èpoligastrico e tutto passa per i suoi quattrostomaci.

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sangue di vacca / il corpo polverizzato / lacampagna / la vacca e la campagna / il campodi battaglia / la vacca e il filo spinato /il filo spinato come politica dicontenimento / il filo spinato come primodispositivo che dà luogo alla proprietàprivata / la mucca pazza / la paura / ilcontagio / la carne umana

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Decomporre la mappa vitale della carne è unatto di vandalismo3 e il ruminante è unvandalo.

Il ruminante pensa di più nello spazio che neltempo. Più nella geografia che nella storia, eapprezza soprattutto le geografie della carne.

Il ruminante tracima, è eccessivo. Il suograsso cola, è disgustoso.

Il ruminante è la vacca, non la cagna. Non èslanciata né dai movimenti eccitanti, il suomovimento sarà meno sexy, però anche la vaccasa andare hasta abajo4.

3 Valeria Flores, Deslenguada, http://www.bibliotecafragmentada.org/wp-content/uploads/2014/04/flores-valeria-deslenguada.pdf, p. 65.

4 Nel perreo , il ballo del reggaeton, l'hasta abajo è il movimento dimaggior destrezza e sensualità.

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In questo femminismo grasso che immaginonessuna dubita di poter essere felice neglieccessi e nelle stranezze e nessuna teme glispecchi.Penso questo corpo grasso e ruminante come uncorpo che eccede l'umano e che va verso lamacchina e va verso l'animalità, anche se è piùanimale che macchina. È per contrastare l'ideadi efficienza che il ruminante è meno macchinae più animale.

Il ruminante divora ciò che colpisce il suocorpo nella sua potenza vitale. «Bisogna permettersi di essere coinvolti il piùfisicamente possibile, ingoiare l'altro comeuna presenza viva, assorbirlo nel corpo, inmodo che le particelle della sua ammirata eagognata differenza siano incorporatenell'alchimia dell'anima, e così si stimoli ilperfezionamento, l'espansione e il divenire dise stessi»5.

È così che il ruminante ha una concezionedivorativa della vita, è antropofago. Cerca dilasciarsi coinvolgere nella maniera più fisicapossibile dall'altra, fino a inghiottirla,divorarla, per comporsi con lei.

5 Suely Rolnik, Antropofagia zombie, http://www.pucsp.br/nucleodesubjetividade/Textos/SUELY/Antropzombie.pdf, pag. 2

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Con l'inizio del secolo XX, l'efficacia e lavivacità si ridefiniscono. Il manifestofuturista lo chiarisce. Questo manifesto, del1908 e scritto da Marinetti, è un'ode allavelocità, alla forza, all'essere temerari,all'essere forti e giovani. Parla di cuori chenon sentono alcuna fatica, di valore, divelocità, di vincere.

“Noi affermiamo che la magnificenza del mondosi è arricchita di una bellezza nuova; labellezza della velocità. Un automobile da corsacol suo cofano adorno di grossi tubi simili aserpenti dall'alito esplosivo... un automobileruggente, che sembra correre sulla mitraglia, èpiù bello della Vittoria di Samotracia.6”

Il nostro ruminante non ha nessuna fretta,resiste alla velocità, e non vuole nemmenovincere.

6 Manifesto Futurista. Punto 4

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Il metodo ruminante è:

lento, pigro, poco produttivo, pocosensuale, grande, eccessivo, dalla pellacciadura, poco delicato, poco raffinato, camminalento, è ozioso, sciatto, trascurato neimodi di fare.

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Il ruminante rifiuta la concezione del tempo edella storia basata sul progresso. Rifiutal’idea di un tempo cronologico, che scorrelinearmente e misurabile.

Il ruminante non crede negli obiettivi.

Non pensa che i finali debbano esserenecessariamente allegri e felici. Non pensaall’orgasmo come compimento ben riuscito di unincontro sessuale, né ad un’orgia comeall’ultimo spazio dove i corpi si liberano e sidanno ai piaceri in maniera dissoluta.

Sa che se la metro se ne sta andando, nonarriverà a prenderla. Che se si tratta disalvarsi nuotando; affogherà. Che se bisognascappare dalla polizia; riceverà di sicuro unamanganellata.

Il pensiero ruminante ha smagliature che sonocrepe abitate dalle sue contraddizioni. É lacarne divisa. I segni rimangono e lesmagliature solcano la pelle.

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É ruminante perché rumina, perché tarda neldigerire. Non è sicura, né rapida e tanto menoefficace. Ha bisogno di valutare le condizioniper la sua digestione, sa che non le sonofavorevoli e per questo mastica e mastica.

Il ruminante ha intuizioni e le segue. Davantialla magniloquenza di una dichiarazione diintenti, la nostra vacca ribatte con unadichiarazione di intuizioni.

Punta sulle visioni parziali e le vocititubanti. Il ruminante può anche esserebalbuziente.L’epistemologia ruminante rifiuta irigidi discorsi di salvezza. E crede cheesistano molte narrazioni diverse. Ci sonotante narrazioni grasse differenti quante sonole persone grasse.Il ruminante cerca di generare sospetto intornoall’orgoglio e alle politiche diriconoscimento. Assumendo l’orgoglio come unaforma di felicità eroica, si propone di metterein questione questa idea per cui tutta lafelicità o il piacere del corpo passanonecessariamente attraverso stadi disuperamento.

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Il ruminante non è un super-eroe, né mai potràesserlo. Hai mai visto un super-eroe grasso?

Il pensiero ruminante attiva la macchina dideglutizione inumidendo la bocca con la saliva.Prepara la lingua e ingoia tutto. Il ruminantedivora. Il ruminante mastica. Il ruminanteriporta alla bocca quello che già è passatoattraverso i suoi quattro stomaci, e oggi,rigurgita.

Il ruminante non consuma. Il consumo ha a chefare con la velocità e la maniera in cui sipercepisce e vive il tempo. Il ruminantefracassa le logiche di produttività e velocità.E qui sta la sua resistenza. Sa che nellalentezza c’è qualcosa di piacevole che cisalva. Il ruminante non consuma però ècrudelmente consumato e il feed lot7

rappresenta i suoi incubi. Il ruminante ha un ritmo e ritualizza il suoritmo.

7 Il feed lot è attualmente la tecnica di allevamento più efficace di sfruttamento degli animali bovini. Le vacche stanno in fila e mangiano, senza possibilità di muoversi, da lunghi recipienti dai quali ciascuna deve mangiare senza fermarsi con il fine di ingrassare ed essere venduta al maggior peso possibile. Questa immagine serva come metafora per richiamare le tecniche di normalizzazione a cui i nostri corpi sono sottomessi.

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Il ruminante curiosa. Conoscere è mangiare emasticare. Ruminiamo collettivamente. Cicrogioliamo in un ritmo, sempre lento, diquesto ruminare.

Il ruminante incorpora nel suo metodo lapercezione corporea, e se la tormenta saràviolenta sa che si salverà solo riunendosi conil resto delle vacche, raggruppandosi. Levacche affrontano la tormenta in movimento easpettano insieme. Mio padre che lavora con levacche dacché tiene memoria mi raccontò chepredicono le tormente di grandine, che sono lepiù dure e distruggono le colture se sono moltocresciute. Le vacche sanno che cadrà lagrandine e cominciano a correre per il campo dauna punta all’altra, mi spiega mio padre. Inquesto modo tutte si rendono conto di quelloche sta per arrivare. Nel momento in cui lagrandine sta per cadere, si raggruppano incircolo proteggendosi le teste, un circolo divacche che incassano la testa e lascianoscoperta la schiena per sopportare la grandine.Così le vacche si salvano, insieme, e le loroschiene conciate sopportano la grandine. Se sisono incontrate nessuna morirà. Le schiene sonocolpite però resistono.

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Il ruminante crede nei femminismi che si apronoalle possibilità di trasformare la propriavita.

Il ruminante è anche un fabbro. Forgiastrumenti, questi si forgiano col fuoco ebattendo. Con questa tecnica il nostroruminante cerca di creare una serie diartefatti/utensili/strumenti politici ecollettivi, con i quali sopravvivere.

Siamo ruminanti selvaggi, ci nascondiamo tragli alberi, pascendoci e aspettando il momento,un qualche momento.

Il ruminante,la sua carne,la sua pelle,la sua lingua,il suo grasso,i suoi quattro stomaci,reclamano sovranità.

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