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Università degli Studi di Palermo
Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo
Relazione Finale
Classe A049: “Matematica e Fisica”
Dott. Massimo Panzica
0611897
Relatore
Prof. Claudio Fazio
Correlatore
Prof.ssa Lucia Lupo
A. A. 2011/2012
Università degli Studi di Palermo
Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo
Relazione Finale
Classe A049: “Matematica e Fisica”
Dott. Massimo Panzica
0611897
Relatore
Prof. Claudio Fazio
Correlatore
Prof.ssa Lucia Lupo
Abstract Questa relazione rappresenta la tappa conclusiva del percorso di formazione del Tirocinio Formativo
Attivo nella classe di abilitazione “A049 – Matematica e Fisica”, che ho seguito presso l’Università
degli Studi di Palermo. In questi mesi la frequenza ai corsi e la collaborazione costante e fruttuosa
con i miei colleghi mi hanno permesso non solo di maturare competenze metodologico-didattiche e
psico-pedagogiche, ma anche di migliorare le mie competenze organizzative e relazionali. Ritengo
che tanto le prime quanto le seconde siano fondamentali per essere un valido docente.
La prima parte di questa relazione è dedicata all’attività di tirocinio diretto presso il Liceo
Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Palermo, che ha avuto per me una forte valenza formativa.
Infatti, mi ha permesso di confrontare la mia precedente esperienza di insegnamento a scuola con
una nuova realtà scolastica, sotto il tutoraggio di un docente di ruolo.
Nella seconda parte, invece, vengono affrontate le principali tematiche sviluppate sotto la
supervisione della tutor coordinatrice nell’ambito del tirocinio indiretto.
Infine, nell’ultima parte della relazione ho sviluppato, principalmente grazie alle competenze
acquisite nel corso “Didattica della Fisica ed Innovazioni”, un percorso didattico che consiste in un
laboratorio di misure elettriche con sensori ed interfacce digitali, ritenendo di fondamentale
importanza l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche nella didattica laboratoriale.
INDICE
Introduzione ................................................................................................ 1
1 – Il Tirocinio Diretto ................................................................................ 3
1.1 – La Scuola Ospitante ........................................................................................... 3
1.1.1 – Il Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) della Scuola ...................................................... 4
1.1.2 – Il Tutor Accogliente .......................................................................................................... 6
1.1.3 – Le Classi............................................................................................................................ 6
1.1.4 – Il Piano Nazionale di Informatica (P.N.I.) nel Triennio ................................................... 7
1.2 – Esperienze di Lavoro nelle Classi ..................................................................... 8
1.2.1 – La Fase dell’Accoglienza .................................................................................................. 8
1.2.2 – La Fase dell’Osservazione ................................................................................................ 8
1.2.3 – L’Insegnamento Attivo e la Didattica in Laboratorio ..................................................... 11
1.2.4 – Verifiche e Criteri di Valutazione ................................................................................... 13
1.3 – Riflessioni Conclusive sul Tirocinio Diretto ................................................... 14
2 – Il Tirocinio Indiretto ........................................................................... 15
2.1 – L’Autonomia Scolastica ed il Piano dell’Offerta Formativa (POF) ............... 15
2.1.1 – La Scuola delle Competenze ........................................................................................... 16
2.1.2 – Il Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) ......................................................................... 18
2.1.3 – Obbligo Scolastico, Orientamento e Dispersione Scolastica .......................................... 18
2.2 – La Funzione del Docente ................................................................................. 20
2.3 – Gli Organi Collegiali Scolastici ....................................................................... 21
2.4 – Il Riordino dei Licei e le Indicazioni Nazionali .............................................. 22
2.4.1 – Le Indicazioni Nazionali per i Nuovi Licei .................................................................... 22
2.4.2 – L’Insegnamento della Matematica nei Nuovi Licei ........................................................ 23
2.4.3 – L’Insegnamento della Fisica nei Nuovi Licei ................................................................. 25
2.5 – La Valutazione di Istituto e di Sistema ............................................................ 27
2.5.1 – La Valutazione di Istituto ................................................................................................ 28
2.5.2 – La Valutazione di Sistema .............................................................................................. 28
2.6 – Tecnologie per l’Istruzione .............................................................................. 29
2.6.1 – I Libri di Testo Digitali ................................................................................................... 29
2.6.2 – Il Registro Elettronico ..................................................................................................... 29
2.6.3 – Le Tecnologie nella Didattica Laboratoriale .................................................................. 30
2.6.4 – La Lavagna Interattiva Multimediale (L.I.M.)................................................................ 31
3 – Misure Elettriche: “Alla Carica!” ..................................................... 33
3.1 – Destinatari, Prerequisiti e Tempi ..................................................................... 34
3.2 – Competenze ed Obiettivi.................................................................................. 34
3.3 – Metodologie Didattiche e Strumenti di Verifica ............................................. 35
3.4 – Situazioni di Lavoro ......................................................................................... 36
3.4.1 – Situazione 1: Introduzione e I Legge di Ohm ................................................................. 36
3.4.2 – Situazione 2: Resistenze in Serie ed in Parallelo ............................................................ 37
3.4.3 – Situazione 3: II Legge di Ohm ........................................................................................ 37
3.4.4 – Situazione 4: Circuito RC ............................................................................................... 38
3.4.5 – Mappa di Riferimento Situazioni-Competenze............................................................... 38
3.5 – Diario di Bordo ................................................................................................ 39
3.6 – Scheda di Laboratorio ...................................................................................... 40
3.6.1 – Motivazioni Didattiche per la Scheda di Laboratorio della Situazione 4 ....................... 41
3.7 – Griglia di Valutazione della Relazione di Laboratorio .................................... 46
Conclusioni ................................................................................................. 47
Bibliografia ................................................................................................. 49
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
1
Introduzione Il sistema di formazione e reclutamento dei docenti è stato interessato negli ultimi anni da
notevoli trasformazioni legislative. In seguito alla soppressione delle Scuole di Specializzazione
per l’Insegnamento Secondario (SSIS), la formazione degli insegnanti di scuola secondaria di
primo e secondo grado è stata di fatto affidata alle Università che, mediante l’attivazione di
apposite lauree magistrali, devono trasmettere quelle conoscenze, sia didattico-disciplinari sia
socio-psico-pedagogiche, necessarie per svolgere la professione di insegnante.
Secondo quanto stabilito dal Regolamento sulla “Definizione della Disciplina dei Requisiti e
delle Modalità della Formazione Iniziale degli Insegnanti” del D.M. 249/2010, il percorso per la
formazione dei docenti di scuola secondaria si articola in un corso di laurea magistrale biennale,
seguito da un anno di Tirocinio Formativo Attivo (TFA), entrambi a numero programmato e con
accesso subordinato al superamento di una prova di ammissione. Tuttavia, fino alla revisione
delle classi di concorso l’accesso al TFA per la scuola secondaria è consentito a chi è in possesso
dei requisiti previsti per l’accesso alle SSIS, secondo il D.M. 22 del 09/02/2005.
Questo percorso è finalizzato a formare docenti qualificati, in possesso delle necessarie
competenze disciplinari, psico-pedagogiche, metodologico-didattiche, organizzative e
relazionali, necessarie a far raggiungere agli allievi i risultati di apprendimento previsti
dall’ordinamento vigente.
Come si legge nel D.M. 249/2010, “Il Tirocinio Formativo Attivo (TFA) è un corso di
preparazione all’insegnamento di durata annuale istituito presso una facoltà universitaria di
riferimento o presso una istituzione di alta formazione artistica, musicale e coreutica (…)
Gli abilitati del corso di tirocinio formativo attivo devono:
a) aver acquisito solide conoscenze delle discipline oggetto di insegnamento e possedere la
capacità di proporle nel modo più adeguato al livello scolastico degli studenti con cui
entreranno in contatto;
b) essere in grado di gestire la progressione degli apprendimenti adeguando i tempi e le
modalità alla classe, scegliendo di volta in volta gli strumenti più adeguati al percorso previsto
(lezione frontale, discussione, simulazione, cooperazione, laboratorio, lavoro di gruppo, nuove
tecnologie);
c) avere acquisito capacità pedagogiche, didattiche, relazionali e gestionali;
d) aver acquisito capacità di lavorare con ampia autonomia anche assumendo responsabilità
organizzative.”
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
2
Al fine di conseguire gli obiettivi prefissati, il percorso del TFA prevede:
• 18 CFU di insegnamenti di scienze dell’educazione, con particolare riguardo alle
metodologie, e 18 CFU di insegnamenti di didattiche disciplinari;
• 19 CFU (475 h) di tirocinio diretto, presso gli istituti scolastici sotto la guida di un tutor
accogliente, ed indiretto, presso la sede universitaria sotto la supervisione di un tutor
coordinatore, di cui 3 CFU (75 h) dedicati al settore della disabilità;
• 5 CFU costituiti da una relazione finale.
Questa relazione rappresenta la tappa conclusiva del percorso di formazione che ho intrapreso
nel mese di febbraio 2013, quando ho iniziato la frequenza del I ciclo di TFA nella classe di
abilitazione “A049 – Matematica e Fisica”, presso l’Università degli Studi di Palermo. In questi
mesi la frequenza ai corsi e la collaborazione costante e fruttuosa con i miei colleghi mi hanno
permesso non solo di maturare diverse competenze metodologico-didattiche e psico-
pedagogiche, ma anche di migliorare le mie competenze organizzative e relazionali. Ritengo che
tanto le prime quanto le seconde siano fondamentali per essere un valido docente.
La prima parte di questa relazione è dedicata alla mia esperienza in merito all’attività di tirocinio
diretto che ho svolto presso il Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Palermo. Questa
attività ha avuto per me una forte valenza formativa, in quanto mi ha permesso di confrontare la
mia precedente esperienza di insegnamento a scuola con una nuova realtà scolastica, sotto il
tutoraggio di un docente di ruolo nella mia stessa classe di concorso.
Nella seconda parte, invece, vengono affrontate le principali tematiche sviluppate sotto la
supervisione della tutor coordinatrice nell’ambito del tirocinio indiretto. In particolare, viene
inizialmente descritto il sistema scolastico nel contesto dell’autonomia e della didattica per
competenze, quindi viene discusso il riordino dei licei con l’introduzione delle indicazioni
nazionali, ponendo in particolare l’accento sull’insegnamento della Matematica e della Fisica nei
licei, viene evidenziata la necessità delle valutazioni di istituto e di sistema. Inoltre, viene
sottolineata l’importanza delle tecnologie al servizio dell’istruzione.
Infine, nell’ultima parte della relazione ho sviluppato un percorso didattico, che consiste in un
laboratorio di misure elettriche rivolto agli studenti del liceo scientifico. Per la realizzazione di
questo percorso ho utilizzato principalmente le competenze acquisite nel corso “Didattica della
Fisica ed Innovazioni”. A tale riguardo, ritengo di fondamentale importanza l’utilizzo delle
innovazioni tecnologiche nella didattica laboratoriale, in quanto non solo ampliano le possibilità
di scelta e personalizzazione dei percorsi, venendo peraltro incontro alle esigenze della scuola di
riduzione dei costi ed ottimizzazione delle risorse, ma favoriscono anche l’acquisizione delle
competenze digitali, dalle quali non si può prescindere in una società in continua evoluzione.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
3
1 – Il Tirocinio Diretto
Nella prima parte di questa relazione descriverò la mia esperienza in merito all’attività di
tirocinio diretto che ho svolto presso il Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Palermo dal
06/05/2013 al 06/06/2013, per un totale di 64 h (8 CFU). Questa attività ha avuto per me una
forte valenza formativa, in quanto mi ha permesso di confrontare la mia precedente esperienza di
insegnamento a scuola con una nuova realtà scolastica, sotto il tutoraggio di un docente di ruolo
nella mia stessa classe di concorso. In particolare, dopo una prima fase di accoglienza ed
inserimento, ho partecipato inizialmente in qualità di osservatore alla vita scolastica.
Successivamente, ho svolto delle attività didattiche in prima persona, sia in termini di lezione
frontale sia in termini di didattica laboratoriale. Ho peraltro supportato alcuni studenti del V anno
nella realizzazione di un apparato sperimentale, la bobina di Tesla, che sarà oggetto della loro
tesina per l’Esame di Stato. Infine, la parte conclusiva del tirocinio diretto è stata focalizzata
sulle verifiche e sui criteri di valutazione.
1.1 – La Scuola Ospitante
Il Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Palermo, codice ministeriale PAPS010002, è tra i
più grandi licei scientifici del capoluogo e della provincia, nato nell’anno scolastico 1966/1967
col nome di “II Liceo Scientifico”, dalla scissione del Liceo Scientifico Statale "Stanislao
Cannizzaro".
La scuola abbraccia un bacino di utenza che comprende la zona nord-ovest della città ed i
comuni limitrofi, tra cui Sferracavallo, Tommaso Natale, Isola delle Femmine, Capaci, Carini,
Torretta. Nel corrente anno scolastico 2012/2013 il liceo accoglie circa 1500 studenti, suddivisi
in 64 classi.
La sede centrale, che ospita 46 classi, è ubicata in Via Danimarca 54, una delle aree residenziali
della città, e dispone di due palestre coperte con spazio esterno attiguo, un’aula magna con
dotazioni tecniche funzionali all’attività teatrale, laboratori ed aule multimediali. Inoltre, vi sono
due sedi succursali: una sede costituita da 5 classi si trova presso i locali di Viale Strasburgo, a
pochi passi dalla sede centrale, mentre le rimanenti 13 classi sono collocate in Via Tranchina,
vicino la stazione ferroviaria “San Lorenzo Colli”.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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1.1.1 – Il Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) della Scuola
Il Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) è il documento costitutivo dell’identità culturale e
progettuale della scuola, che esplicita gli ambiti di intervento formativo, le finalità, gli obiettivi, i
metodi e le strategie. Al contempo, esso rappresenta un efficace veicolo di interconnessione con
le famiglie, le istituzioni e le agenzie culturali coinvolte nel processo educativo e formativo.
Nel P.O.F. del liceo “G. Galilei” del corrente anno scolastico 2012/2013 viene inizialmente
descritto l’istituto, contestualmente alla zona di appartenenza ed al territorio, quindi vengono
esplicitati i principi fondamentali della scuola, suddivisi in finalità, obiettivi e profilo in uscita.
Da essi si evince il fine di educare i giovani ai valori del pluralismo ideologico, della
responsabilità e della convivenza pacifica, in un clima collaborativo e di ascolto. Il profilo in
uscita contempla l’aspetto metacognitivo delle competenze, per cui lo studente è in grado di
trasferire le sue capacità di apprendimento ad altri campi del sapere.
L’insegnamento curriculare del liceo è basato sulle discipline di indirizzo, che orientano
l’interesse degli allievi verso l’ambito culturale delle scienze logico-matematiche, delle scienze
naturali e fisiche e del disegno. Inoltre, l’offerta didattica si avvale anche delle discipline
dell’area linguistico-umanistica, considerata parte irrinunciabile per un completo sviluppo della
persona.
Inoltre, il documento descrive, specificandone i numeri ed i compiti, le risorse umane di cui si
avvale, ossia il corpo docente ed il personale ATA, riportando tra l’altro le modalità di
aggiornamento dei docenti.
Oltre alle funzioni organizzative e didattiche, tra cui il Dirigente Scolastico ed i suoi
collaboratori, le funzioni strumentali, il collegio dei docenti, i dipartimenti disciplinari, i consigli
di classe e di istituto, la giunta esecutiva e la rappresentanza sindacale unitaria, vengono riportati
gli orari ed i servizi degli uffici di segreteria.
In una apposita sezione sono riportate informazioni sulla struttura degli edifici e sulla sicurezza
degli ambienti, ai sensi del D.L. 626/1994.
L’offerta formativa è presentata con l’articolazione dell’orario scolastico e con i quadri orari del
nuovo e del vecchio ordinamento, quest’ultimo in vigore solamente nelle classi uscenti IV e V. A
tale proposito, occorre sottolineare il discreto numero di sezioni sperimentali, in particolare il
Piano Nazionale di Informatica (P.N.I.) nelle sezioni A e B, la sperimentazione della doppia
lingua straniera nelle sezioni C e D e la sperimentazione delle scienze naturali nella sezione H.
Con la riforma Gelmini del 2010 le sperimentazioni sono state del tutto eliminate ed i quadri
orari hanno subito diverse variazioni. Ad esempio, se da un lato sono sparite le sperimentazioni
nelle quali la Fisica si studiava per 3 ore settimanali già dal I anno, mentre nei corsi tradizionali
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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tale corso iniziava nel triennio, dall’altro sono state inserite 2 ore di Fisica per tutte le classi del
biennio del liceo scientifico.
Oltre a definire le finalità, gli obiettivi di apprendimento, i contenuti e la metodologia di ogni
singola disciplina, il P.O.F. espone le modalità di verifica e di valutazione degli studenti,
sottolineando la necessità di attenersi a criteri uniformi che garantiscano obiettività ed equità.
In aggiunta, nel documento è descritta la pianificazione di attività di recupero e di sostegno,
rivolte agli studenti con difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi delle singole discipline.
Ad ampliare il quadro dell’offerta formativa concorrono diverse attività integrative, esaminate da
un’apposita commissione ed approvate dal collegio dei docenti. Tra le attività di quest’anno
relative all’area scientifica vi sono: la Patente Europea per l’Uso del Computer (ECDL), la
manifestazione scientifica “Esperienza inSegna” organizzata dall’associazione PalermoScienza, i
seminari sulle neuroscienze, i giochi della Chimica e le olimpiadi di Matematica, Fisica e
Scienze. Il collegio dei docenti ha, inoltre, approvato altre attività attinenti all’area linguistico-
letteraria ed all’area storico-filosofico-artistica.
In riferimento alla programmazione di Matematica e Fisica, mi preme sottolineare come le
finalità e gli obiettivi d’apprendimento dichiarati mostrino un’evoluzione da una concezione
statica del sapere ad una concezione come sapere che aiuta gli alunni a riflettere con spirito
critico, rielaborare, riutilizzare in contesti diversi. I docenti sono di certo attenti alla necessità di
un rinnovamento dell’insegnamento della Matematica e della Fisica che, affinché contribuisca
alla crescita completa degli studenti, deve favorire lo sviluppo delle capacità dialettiche,
relazionali e critiche, rispetto soprattutto a situazioni nuove.
Ritengo, tuttavia, che le metodologie dichiarate nelle programmazioni non si concilino
pienamente con gli obiettivi prefissati, essendo costituite principalmente da lezioni frontali e
didattica di laboratorio. Personalmente sono convinto che l’inserimento di altre metodologie
didattiche, quali ad esempio il brainstorming, lo scaffolding ed il cooperative learning, possano
migliorare notevolmente l’apprendimento da parte degli studenti.
In merito alle griglie di valutazione, invece, non condivido le modalità di valutazione adottate
dal Dipartimento di Matematica del biennio, basate su diversi indicatori suddivisi a loro volta in
più descrittori, che trovo troppo articolate e difficilmente applicabili. Ritengo, invece,
pienamente funzionali al loro scopo le griglie adottate dal Dipartimento di Matematica e Fisica,
che si occupa della Matematica del triennio e della Fisica, in cui per ogni votazione da 1 a 10 è
riportata una descrizione in termini di contenuti e competenze.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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1.1.2 – Il Tutor Accogliente
Il tutor accogliente che ha seguito il mio percorso di tirocinio diretto è il professore Giacomo
Principato, docente a tempo indeterminato nella classe di concorso “A049 – Matematica e
Fisica” presso il Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” di Palermo dall’A.S. 1996/1997 ad oggi
ed immesso in ruolo nella stessa classe di concorso nell’A.S. 1993/1994.
Personalmente, conosco il professore Principato da oltre una decina di anni, essendo stato mio
insegnante al II ed al III anno di liceo. Sono stato particolarmente entusiasta nel ricevere la
comunicazione che il mio tirocinio diretto sarebbe stato seguito da lui, per la grande stima sia a
livello professionale sia a livello umano che nutro per colui che, diversi anni fa, mi ha fatto
innamorare della Fisica e scoprire il lato della Matematica più legato all’intuizione ed alla
sperimentazione.
In questa esperienza di tirocinio ho, così, potuto osservare quanto ed in che modo la sua
metodologia didattica sia cambiata in questi anni, tenendo conto di una società in continua
evoluzione. Inoltre, è stato sorprendente riconoscermi nelle sue scelte e nel suo approccio alla
didattica, approccio che ho inconsapevolmente acquisito quando ero suo studente e riutilizzato
successivamente nella mia precedente esperienza di insegnamento a scuola. Di ciò parlerò più
nel dettaglio nel paragrafo “1.2.2 – La Fase dell’Osservazione” a pag. 8.
1.1.3 – Le Classi
Le classi in cui nel corrente anno scolastico ha insegnato il mio tutor accogliente ed e dove io ho
principalmente svolto la mia attività di tirocinio diretto sono la I A, la IV A e la V A. La I A era
costituita da 27 studenti, di cui 17 ragazzi e 10 ragazze. In IV A vi erano 16 studenti, di cui 12
ragazzi e 4 ragazze, mentre la V A era composta da 16 studenti, di cui 8 ragazzi ed 8 ragazze.
In tutte le classi gli studenti hanno manifestato un adeguato interesse per la Matematica e la
Fisica, sebbene lo studio personale non sia stato per tutti costante. Nonostante qualche spunto di
vivacità, comunque sempre nei limiti della correttezza sostanziale e del rispetto interpersonale, il
clima sereno e collaborativo ha permesso il raggiungimento degli obiettivi prefissati con risultati
in generale discreti.
Se in I A ho riscontrato diversi atteggiamenti infantili, dovuti principalmente alla giovane età, in
V A ho rilevato maturità e senso di responsabilità che, senz’altro favoriti dall’avvicinarsi
imminente dell’esame di stato, mostrano un percorso di crescita e maturazione avvenuto
nell’arco dei cinque anni.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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Infine, in tutte le classi il docente ha lamentato la scarsa frequenza dei rapporti con le famiglie,
limitati sostanzialmente ai ricevimenti collegiali. A tale riguardo, ritengo che l’inadeguatezza
dell’intervento dei genitori sui propri figli, soprattutto relativamente allo studio a casa, andrebbe
posto in essere sin dall’inizio dell’anno scolastico e non verso la sua conclusione, quando agli
studenti viene prospettata la sospensione di giudizio.
1.1.4 – Il Piano Nazionale di Informatica (P.N.I.) nel Triennio
In IV A ed in V A era ancora attiva la sperimentazione Piano Nazionale di Informatica (P.N.I.),
essendosi costituite precedentemente alla riforma Gelmini che ha cancellato tutte le
sperimentazioni. Tale sperimentazione prevede, sin dal primo anno di liceo, 5 ore settimanali di
Matematica e 3 ore settimanali di Fisica, entrambe approfondite ed ampliate nei contenuti e
potenziate, inoltre, mediante l’utilizzo di strumenti informatici. Per quanto riguarda i contenuti, il
programma di Matematica include argomenti aggiuntivi rispetto ai programmi tradizionali, quali
ad esempio: trasformazioni geometriche nel piano cartesiano, matrici e sistemi lineari
parametrici, equazioni differenziali, analisi numerica, probabilità e statistica. Analogamente, il
programma di Fisica, sviluppandosi in 5 anni, contempla sia la fisica classica sia la fisica
moderna, con approfondimenti sui moti relativi, sulla dinamica rotazionale dei corpi rigidi, sui
fenomeni dovuti alla natura ondulatoria della luce e sulla relatività ristretta. Risulta interessante
sottolineare come l’introduzione delle derivate e degli integrali già dal IV anno di liceo permetta
agli studenti del V anno di affrontare l’Elettromagnetismo con l’ausilio del calcolo differenziale
ed integrale. In merito all’aspetto informatico-tecnologico, invece, se da un lato non sono
previste particolari conoscenze dell’architettura hardware dei computer, dall’altro si pone
l’attenzione allo sviluppo delle competenze necessarie per la risoluzione di problemi di carattere
matematico e fisico sia utilizzando software di elaborazione dati sia mediante l’utilizzo di un
linguaggio di programmazione a scelta, che nelle classi in esame è stato il Turbo Pascal.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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1.2 – Esperienze di Lavoro nelle Classi
1.2.1 – La Fase dell’Accoglienza
Preliminarmente, il tutor accogliente mi ha presentato al Dirigente Scolastico e ad alcuni membri
dei consigli di classe della sezione A. Ho, quindi, visitato i locali dell’istituto, i laboratori e le
aule speciali. Nonostante avessi frequentato il liceo “G. Galilei” quando ero studente, ho notato
diversi cambiamenti, per lo più strutturali, che la scuola ha subito negli ultimi anni. Di
fondamentale rilevanza è stata la visita al laboratorio di Fisica, dove ho potuto constatare da un
lato il notevole arricchimento dell’inventario, dall’altro la presenza di un tecnico di laboratorio
piuttosto motivato e consapevole delle potenzialità del laboratorio.
Nella fase di accoglienza ho anche letto il Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) della scuola al
fine di acquisire informazioni chiare e complete sulla strutturazione e sui percorsi didattici del
liceo, nonché sul regolamento di Istituto e sulle norme di sicurezza.
Non è stato necessario dedicare molto tempo all’utilizzo del registro di classe e di quello
personale, in quanto avevo già utilizzato tali strumenti nelle mie precedenti esperienze di
insegnamento.
1.2.2 – La Fase dell’Osservazione
La fase dell’osservazione ha avuto inizio successivamente alla fase di accoglienza. La mia
presenza in classe è stata accettata, sin da subito, in maniera molto positiva sia dal mio tutor
accogliente sia dagli studenti. Essendo già stato studente del professore Principato quando ero
adolescente, ho trovato naturale affidarmi nuovamente ai suoi insegnamenti ed alla sua
esperienza. Questo rapporto reciproco di stima e fiducia è stato avvertito dagli studenti, che mi
hanno subito accolto in maniera calorosa ed ospitale. Dopo la prima settimana, gli studenti hanno
iniziato a rivolgersi a me in modo spontaneo e naturale, al fine di ottenere spiegazioni o
chiarimenti.
Durante le lezioni, ho assistito ad un metodo particolarmente interattivo, in cui il docente
stimolava continuamente l’interesse e la partecipazione della classe. Le metodologie didattiche
adottate erano molteplici: alla lezione frontale, spesso introdotta da una fase di brainstorming, si
alternavano lavori in cooperative learning, alla lezione in aula seguiva l’esperienza in
laboratorio. Spesso l’argomento e la modalità di svolgimento della lezione subivano modifiche
rispetto alla programmazione del giorno prima, per tenere conto del feedback della classe.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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In generale, è stato dedicato molto spazio alla risoluzione di esercizi e problemi, sia dal punto di
vista della risoluzione numerica sia per quanto riguarda l’interpretazione concettuale. Nel
triennio il docente ha scelto di dedicare tutte le ore di Informatica alla Matematica ed alla Fisica,
data la vastità dei programmi del Piano Nazionale di Informatica, il notevole numero di ore perse
per svariati motivi e l’indirizzo implicitamente suggerito dai quesiti dell’Esame di Stato
nell’ultima decina d’anni. Nella classe I A, invece, a causa di un metodo di studio ancora acerbo
e di atteggiamenti talvolta infantili ed immaturi, è stata posta particolare attenzione alla corretta
assimilazione dei contenuti delle lezioni precedenti ed allo sviluppo del percorso didattico
secondo i ritmi di apprendimento della classe. Mentre l’attività di laboratorio al triennio
contemplava anche l’acquisizione e l’elaborazione dei dati sperimentali, nella classe I A l’attività
è stata incentrata principalmente sull’osservazione e sulla verifica qualitativa delle leggi.
Trovo lodevole non solo il continuo stimolo della partecipazione e l’utilizzo della didattica
laboratoriale, ma anche l’assegnazione di esercizi da risolvere in piccoli gruppi. Ciò si configura
nel quadro generale degli obiettivi meta-cognitivi come tecnica per sviluppare la capacità dei
giovani di integrarsi nella società e collaborare in modo costruttivo e rispettoso.
Anche durante le interrogazioni ho potuto assistere ad una didattica fresca, viva, lontana dai
vecchi schemi. Lo studente non veniva mai demoralizzato o deriso a fronte di un insuccesso, ma
anzi spronato a fare meglio la volta successiva. Il docente cercava di cogliere tutto ciò che veniva
detto e di valorizzare le singole eccellenze.
Assistendo sia alle lezioni in aula sia alle interrogazioni tenute dal docente, mi sono riconosciuto
molto sia nelle scelte sia nell’approccio alla didattica, approccio che penso di avere
inconsapevolmente acquisito quando ero suo studente e che ho riutilizzato nella mia precedente
esperienza di insegnamento a scuola. Ho, tuttavia, osservato un cambiamento nel rapporto
docente-studenti rispetto a quello a cui ero stato abituato da studente liceale. In particolare, ho
notato come in questi anni il mio tutor abbia modificato la sua autorità in autorevolezza, pur
sottolineando l’asimmetricità dei ruoli necessaria nella relazione educativa. Ciò ha creato in
classe un clima rilassato, per niente teso, in cui spiccavano l’interesse e la partecipazione degli
studenti, seppur ogni tanto con qualche spunto di vivacità.
Penso che questo cambiamento nell’approccio con gli studenti rifletta il cambiamento della
nostra società che, in continua evoluzione, richiede anche una didattica che si rinnovi
continuamente. Gli studenti di oggi, che pur come quelli di ieri combattono con i loro piccoli e
grandi problemi tipici dell’adolescenza, sono forse sempre più fragili ed insicuri. Questa
caratteristica richiede una particolare attenzione da parte del docente che, più che impostare il
rapporto sul clima che l’autorità genera, può guadagnare stima e rispetto con autorevolezza,
senza però degenerare in un rapporto alla pari.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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Infine, la fase di osservazione non si è svolta solo all’interno delle classi nelle ore curriculari, ma
ha riguardato anche l’analisi del documento del 15 maggio per la classe V e la partecipazione al
Collegio dei Docenti di maggio, tenutosi nell’aula magna dell’istituto nelle ore pomeridiane.
L’analisi del documento del 15 maggio è stata condotta in maniera snella, dal momento che nello
stesso periodo avevo partecipato direttamente alla stesura di tale documento nella scuola dove
attualmente insegno. Il confronto del documento del 15 maggio redatto al liceo “Galilei” con
quello redatto dal Consiglio di Classe di cui sono componente non ha evidenziato particolari
differenze. In entrambi i casi, coerentemente con quanto previsto dal D.P.R. 323 del 23/07/1998,
dopo una presentazione della classe, vengono esplicitati i contenuti, i metodi, gli spazi ed i tempi
del percorso formativo, nonché gli strumenti di verifica, i criteri di valutazione, sia per le prove
orali sia per quelle scritte, e gli obiettivi raggiunti. Tale documento gioca un ruolo rilevante in
sede di Esami di Stato, costituendo orientamento e vincolo sia per la terza prova scritta sia per la
conduzione del colloquio orale. In particolare, in merito alla terza prova scritta, il Consiglio di
Classe, generalmente, riporta le materie oggetto della prova, il numero e la tipologia delle
domande previste per ciascuna disciplina e la griglia di valutazione, allegando uno o due testi
delle simulazioni svolte durante il secondo quadrimestre.
Invece, la partecipazione al Collegio dei Docenti ha evidenziato delle differenze rispetto alla mia
esperienza pregressa. Il Dirigente Scolastico ed i suoi collaboratori hanno presieduto il collegio,
esponendo gli argomenti all’ordine del giorno e verbalizzando la seduta. Dopo l’accertamento
del numero legale minimo della rappresentanza, si è discusso sull’adozione dei libri di testo e
sull’approvazione dei progetti extra-scolastici. Questi ultimi hanno rivelato delle faziosità
interne, che poco giovano all’arricchimento dell’offerta formativa. Il successivo dibattito sui
corsi di recupero e sugli esami di riparazione ha suscitato una maggiore partecipazione. La
proposta del Dirigente Scolastico di svolgere gli esami di riparazione ad agosto, piuttosto che a
settembre, non è stata votata dal corpo docente, i cui portavoce hanno espresso l’esigenza dei
docenti di non avere ridotte le proprie ferie estive e degli studenti di avere del tempo in più per
prepararsi. Il confronto di questa esperienza con le mie partecipazioni pregresse ai collegi dei
docenti nelle piccole scuole dove sono stato supplente mi ha suggerito come sia più difficile
discutere e mettere d’accordo il corpo docente quando è costituito da tanti insegnanti. Inoltre, ho
rilevato da parte di alcuni docenti degli atteggiamenti di rivalità ed ostilità, non osservati
precedentemente nelle altre scuole a causa probabilmente del ridotto numero di docenti, che
poco si accordano con l’unitarietà del progetto didattico ed educativo.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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1.2.3 – L’Insegnamento Attivo e la Didattica in Laboratorio
La mia esperienza di lavoro nelle classi non si è limitata all’osservazione del profilo
professionale del tutor accogliente e del suo rapporto con la classe, ma ha riguardato in un
secondo momento una mia partecipazione attiva.
Poiché a fine maggio, periodo in cui si è sviluppata questa fase, i programmi dei corsi erano già
stati quasi del tutto svolti, il mio contributo alle lezioni frontali si è limitato alla progettazione ed
allo svolgimento di due lezioni interattive nella classe IV. La prima lezione ha riguardato la
definizione di integrale definito e l’enunciazione con dimostrazione della formula fondamentale
del calcolo integrale. Ho cercato durante la lezione di coinvolgere gli studenti, introducendo
anche delle note storiche che potessero fare loro comprendere quali sono state le esigenze nella
storia dell’uomo che hanno portato all’introduzione di questo strumento matematico. Gli studenti
si sono mostrati molto interessati ed hanno partecipato attivamente ponendo diverse domande ed
esplicitando le loro riflessioni. Nella lezione successiva ho diviso gli studenti in piccoli gruppi e,
applicando la strategia del cooperative learning, ho invitato loro a calcolare l’integrale definito di
una funzione lineare utilizzando dapprima la definizione mediante le somme integrali inferiore e
superiore, quindi avvalendosi della formula fondamentale del calcolo integrale. Gli studenti
hanno così scoperto, in un clima collaborativo ed in un contesto alla pari, come la formula
fondamentale del calcolo integrale semplifichi parecchio il calcolo degli integrali definiti.
Nella classe V, invece, ho preparato dei quesiti della II prova dell’Esame di Stato che sono stati
dapprima posti agli studenti, anche in questo caso in un contesto di cooperative learning, quindi
svolti da me alla lavagna per fornire eventuali chiarimenti e spiegazioni.
In entrambi i casi ho avuto un ottimo riscontro da parte degli studenti ed il tutor accogliente si è
rivelato piuttosto soddisfatto del mio contributo.
Oltre alle lezioni frontali interattive ed alle esercitazioni, ho anche sperimentato la didattica in
laboratorio con tutte le classi.
In particolare, nella classe I ho dimostrato alcune esperienze sui fluidi. In questa classe ho
preferito, in accordo col tutor accogliente, privilegiare l’aspetto euristico e qualitativo
dell’esperienza di laboratorio, considerata anche la giovane età degli studenti e l’apparato
matematico a disposizione ancora debole. Da un lato le esperienze classiche delle leggi di Pascal
ed Archimede hanno creato un ponte tra i concetti teorici appresi a lezione e la vita reale,
dall’altro lato esperienze come il diavoletto di Cartesio, il vortice nella bottiglia ed il fluido non
newtoniano hanno suscitato un notevole interesse, portando alla partecipazione attiva anche i più
timidi. Se per le esperienze sulle leggi di Pascal ed Archimede ho usufruito del laboratorio di
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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Fisica e del tecnico di laboratorio, che si è dimostrato molto disponibile e collaborativo, le altre
esperienze sono state condotte invece in aula, dal momento che non richiedevano particolari
attrezzature. In entrambi i casi, gli studenti sono stati invitati all’autovalutazione mediante dei
diari di bordo a fine lezione, che ha permesso loro di fare il punto della situazione.
Nella classe IV, invece, ho preparato delle esperienze di ottica geometrica, in particolare basate
sullo studio dei fenomeni di riflessione e rifrazione della luce. La maggiore complessità delle
esperienze, rispetto a quelle sperimentate nella classe I, ha richiesto una preparazione a priori nel
laboratorio di Fisica, in cui ho dovuto sia consultarmi col tecnico di laboratorio per scegliere le
esperienze, anche in base all’attrezzatura disponibile, sia eseguire delle misure di prova per
pianificare l’attività in maniera ottimale. In una prima fase gli studenti hanno osservato i
fenomeni fisici ed acquisito i dati sperimentali con i relativi errori, quindi sono stati divisi in
gruppi e sono stati guidati da me nell’analisi dei dati mediante l’ausilio del foglio di calcolo
elettronico, utilizzando le nozioni di base di statistica apprese in precedenza. Anche in questo
caso gli studenti hanno partecipato con interesse e motivazione, mettendo in pratica i concetti
teorici studiati a lezione.
Infine, particolarmente interessante è stato il tutoraggio di alcuni studenti del V anno nella
realizzazione di un apparato sperimentale, la bobina di Tesla, che sarà oggetto della loro tesina
per l’Esame di Stato. Nel dettaglio, il progetto “Tesla Coil”, approvato dal consiglio di istituto e
finanziato con i fondi d’istituto, ha coinvolto sin dai primi mesi dell’anno scolastico non solo il
mio tutor accogliente ed alcuni studenti del V anno, ma anche il personale tecnico della scuola e
si è avvalso della consulenza di alcuni esperti esterni. La bobina di Tesla, che è un tipo di
trasformatore costituito da due circuiti elettrici RLC accoppiati e risonanti, è un apparato in
grado di generare fulmini del tutto simili a quelli di origine atmosferica, anche se di entità
ridotta. Storicamente fu utilizzata per condurre una vasta gamma di esperimenti per lo studio di
alcuni tipi di radiazione elettromagnetica (luce elettrica, fluorescenza, raggi-X), dei fenomeni di
corrente alternata ad alta frequenza e della trasmissione di segnali elettrici senza fili. Inoltre,
prima dell’avvento della grafica al computer, fu anche utilizzata in ambito cinematografico.
Ai fini pratici la bobina di Tesla ha una valenza puramente dimostrativa, attraverso semplici
esperienze quali l’accensione di un neon a distanza e la girandola a propulsione ionica. L’effetto
più suggestivo rimane comunque quello scenografico, dovuto alla produzione di scintille, di
forme e lunghezze differenti. In tal senso genera la stessa suggestione che producono i fuochi
d’artificio, che bruciano in pochi secondi ma la cui preparazione non è affatto semplice e veloce.
Al di là dell’utilità pratica, costruire una bobina di Tesla ha una notevole valenza didattica.
Infatti, durante la sua realizzazione vengono evidenziati diversi aspetti dell’elettromagnetismo,
tra cui: il significato fisico del potenziale elettrico, il processo di carica dei condensatori,
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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l’influenza dei materiali dielettrici nella capacità di un condensatore piano, l’effetto delle punte
nei conduttori, l’induzione elettromagnetica e le oscillazioni elettromagnetiche. Tutti questi
concetti vengono di fatto “toccati con mano” dallo studente durante la sua costruzione.
Ci siamo trovati più volte a dovere intraprendere delle scelte costruttive, a fronte di svariati
tentativi fallimentari, quali ad esempio la foratura del dielettrico e l’interferenza col
funzionamento dell’impianto elettrico dell’istituto. Gli studenti hanno, così, fatto propria la
tecnica del problem solving, affrontando e risolvendo positivamente tutte le situazioni
problematiche.
In merito all’attività di laboratorio, ritengo che la significativa quantità di tempo che ho
impiegato per la progettazione dell’attività di laboratorio sia il motivo per cui molti docenti
limitano la loro attività di insegnamento alla lezione frontale, non volendo investire il loro tempo
nella preparazione delle esperienze. Io credo invece che la didattica laboratoriale sia parte
essenziale ed irrinunciabile dell’insegnamento della Matematica e della Fisica e che i docenti di
tali discipline non possano prescindere da ciò, anche se questo comporta il dovere investire una
gran quantità di tempo per la preparazione iniziale.
1.2.4 – Verifiche e Criteri di Valutazione
Contestualmente all’attività di insegnamento in aula ed alla didattica laboratoriale, ho anche
partecipato direttamente ai momenti di verifica e valutazione.
Durante le interrogazioni ho cercato di favorire la comunicazione da parte degli studenti più
introversi e di valorizzare quelli che mostravano una buona padronanza dei contenuti. Per quanto
riguarda la valutazione, ho adottato le griglie redatte dal Dipartimento di Matematica e Fisica del
liceo, in cui per ogni votazione da 1 a 10 è riportata una descrizione in termini di contenuti e
competenze. Ho ritenuto che ciò fosse un mezzo per garantire costanza ed equità di giudizio.
Per la correzione delle verifiche scritte e della simulazione della terza prova dell’Esame di Stato,
invece, la valutazione è stata determinata considerando il punteggio assegnato ad ogni quesito.
Ciò ha richiesto, comunque, una taratura preliminare su 4-5 compiti campione, durante la quale
ad ogni quesito delle prove è stato attribuito un punteggio utilizzando il criterio del “buon
senso”, tenendo conto sia della difficoltà del quesito sia della valutazione finale complessiva.
Infine, la valutazione della simulazione della seconda prova scritta dell’Esame di Stato ha
richiesto l’utilizzo della griglia adottata dall’Istituto, alla quale il mio tutor accogliente ha
contribuito in maniera significativa. Tale griglia, che ho trovato particolarmente efficace,
consiste in una scala di 6 livelli, in cui i parametri di valutazione sono specificati in termini di
capacità di risoluzione chiara ed ordinata, correttezza, completezza ed eleganza formale.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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1.3 – Riflessioni Conclusive sul Tirocinio Diretto
Durante l’attività di tirocinio diretto ho potuto constatare come, per tenere conto di una società in
continua evoluzione, le metodologie didattiche devono costantemente aggiornarsi, tenendo conto
anche dell’aspetto affettivo-relazionale. Ad un approccio autoritario, che può generare sentimenti
di timore ed ansia, è preferibile un approccio autorevole, pur sottolineando l’asimmetricità dei
ruoli necessaria nella relazione educativa, laddove un rapporto di stima e fiducia tra il docente ed
i discenti facilita certamente l’acquisizione delle competenze. Ciò favorisce, peraltro, una
didattica interattiva, partecipata, che stimola continuamente l’interesse e l’attenzione della classe.
Anche durante le interrogazioni il docente deve stimolare lo studente a comunicare quanto ha
appreso in maniera completa e corretta, considerando tuttavia che il fattore emotivo può influire
sulla prestazione. In generale il docente deve cercare di valorizzare le eccellenze e di supportare
con azioni di sostegno e recupero gli studenti che mostrano delle difficoltà nell’apprendimento.
L’utilizzo della didattica laboratoriale favorisce in primo luogo, grazie all’applicazione pratica
dei concetti studiati preliminarmente a livello teorico, l’acquisizione di diverse competenze,
quali ad esempio l’individuazione di collegamenti e l’acquisizione e l’interpretazione
dell’informazione. In aggiunta a ciò, vengono sviluppate le competenze legate alla
collaborazione ed alla partecipazione in gruppo, in maniera simile a quanto avviene nella
risoluzione di esercizi e problemi in piccoli gruppi, migliorando la capacità dei giovani di
integrarsi nella società e collaborare in modo costruttivo e rispettoso.
Inoltre, la presenza di un tecnico di laboratorio competente e la notevole dotazione del
laboratorio sono stati senz’altro dei fattori che hanno agevolato la conduzione delle esperienze.
In generale, mi sono riconosciuto molto sia nelle scelte sia nell’approccio alla didattica del mio
tutor accogliente. Durante le lezioni che ho tenuto, in aula ed in laboratorio, gli studenti si sono
mostrati molto interessati ed hanno partecipato attivamente con domande e riflessioni.
Durante la fase di verifica e valutazione ho scoperto nelle griglie di valutazione un potente
strumento, in grado di garantire costanza ed equità di giudizio.
Infine, partecipando al Collegio dei Docenti ho rilevato da parte di alcuni docenti degli
atteggiamenti di rivalità ed ostilità, che poco si accordano con l’unitarietà del progetto didattico
ed educativo. A tale riguardo, sono convinto che per il buon funzionamento del sistema
scolastico sia fondamentale la collaborazione di tutti.
In sintesi, reputo l’attività di tirocinio diretto particolarmente formativa, in quanto non solo mi ha
permesso di confrontare la mia precedente esperienza di insegnamento a scuola con una nuova
realtà scolastica, ma mi ha anche consentito di potere usufruire dell’esperienza di un docente di
ruolo nella mia stessa classe di concorso.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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2 – Il Tirocinio Indiretto
Il tirocinio indiretto è un percorso formativo costituito da incontri di formazione e momenti di
riflessione, coordinati e supervisionati da un tutor coordinatore. Nei mesi di aprile, maggio e
giugno 2013 ho svolto nella sede universitaria 136 h (8 CFU) di tirocinio indiretto, di cui 34 h di
incontri con la tutor coordinatrice, la professoressa Lucia Lupo, docente a tempo indeterminato
nella classe di concorso “A049 – Matematica e Fisica” presso il Liceo Scientifico Statale “G.
Galilei” di Palermo. Oltre a fornire conoscenze in merito al sistema scolastico ed a favorire
l’acquisizione di competenze riferibili alla funzione docente ed alle metodiche disciplinari, la
tutor coordinatrice ha formalizzato il mio progetto di tirocinio ed ha curato il mio inserimento
nella scuola ospitante.
Sempre in merito all’attività di tirocinio indiretto, il piano formativo ha previsto un’ulteriore
parte dedicata al settore della disabilità e dei bisogni educativi speciali per un totale di 75 h (3
CFU), di cui 24 h costituite da seminari e 51 h di approfondimento e studio personale. A tale
riguardo ho prodotto una scheda di approfondimento sulla legge 170 dell’08/10/2010: “Nuove
Norme in Materia di Disturbi Specifici di Apprendimento in Ambito Scolastico”.
Di seguito affronterò le tematiche del tirocinio indiretto che ritengo di maggiore rilevanza, tra
quelle sviluppate sotto la supervisione della tutor coordinatrice.
2.1 – L’Autonomia Scolastica ed il Piano dell’Offerta Formativa (POF)
Negli ultimi decenni si è assistito in Italia al passaggio da una ottocentesca scuola di tipo
“centralista” ad una scuola “dell’autonomia”, responsabile in prima persona dei suoi percorsi e
dei suoi risultati e fondata sull’originalità e l’indipendenza delle singole persone. Tale passaggio,
le cui linee strategiche erano già state individuate nell’ambito della Conferenza Nazionale sulla
Scuola del 1990, ebbe un primo avvio con l’articolo 27 del decreto legislativo 297/1994, che
consentiva alla scuola una certa autonomia sulle gestione del bilancio, sebbene ne limitasse
l’autonomia di scelta sul piano didattico e su quello organizzativo. Tuttavia il principio di
autonomia scolastica fu di fatto ufficializzato con l’articolo 21 della legge 59 del 15/03/1997,
cosiddetta “Bassanini uno”, a cui fecero seguito il regolamento attuativo (DPR 275/1999) e
diversi decreti legge riguardanti le sperimentazioni, la riorganizzazione dell’amministrazione
statale centrale e periferica ed il principio di parità scolastica.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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Nell’ambito dell’autonomia, l’offerta formativa delle scuole viene così realizzata rispettando gli
ordinamenti nazionali ed i compiti trasferiti agli enti locali. Ciò definisce un nuovo equilibrio tra
la dimensione locale, quella regionale e quella nazionale.
Dall’anno scolastico 2000/2001, con D.L. 300 del 30/07/1999 ai Capi d’Istituto è stata conferita
la dirigenza scolastica. Per effetto di tale qualifica, i Dirigenti scolastici possono designare i
propri collaboratori ed organizzare autonomamente le funzioni attuative degli obiettivi nazionali,
tra cui gli ordinamenti e le programmazioni, e locali, quale ad esempio il Piano dell’Offerta
Formativa (P.O.F.).
Inoltre, con D.P.R. 347 del 06/11/2000 si è provveduto alla riforma dell’ amministrazione
scolastica, sia a livello centrale sia a livello periferico. In particolare, gli uffici di diretta
collaborazione con il Ministro sono stati riordinati. Invece, tutte le Direzioni Generali, gli
Ispettorati ed i Servizi sono stati eliminati, mentre sono stati istituiti due Dipartimenti, quello per
lo “Sviluppo dell’Istruzione” e quello per i “Servizi nel Territorio”, e tre Servizi: il primo per gli
“Affari Economici”, il secondo per “l’Informazione Automatica e l’Innovazione Tecnologica” ed
il terzo per la “Comunicazione”. Infine, i Provveditorati agli Studi sono stati aboliti e sostituiti, a
partire dal mese di gennaio del 2001, dagli Uffici Scolastici Regionali (U.S.R.), che assorbono le
Sovrintendenze.
Infine, tra le risorse fondamentali per la realizzazione delle finalità istituzionali della scuola in
regime di autonomia, il patrimonio professionale dei docenti svolge un ruolo insostituibile, che
viene valorizzato nell'espletamento di specifiche funzioni strumentali al Piano dell’Offerta
Formativa (P.O.F.). A tale riguardo, il Collegio dei docenti determina le Funzioni Obiettivo per
quattro diverse aree: 1) gestione del Piano dell’Offerta Formativa, 2) sostegno al lavoro dei docenti,
3) interventi e servizi per gli studenti e 4) realizzazione di progetti formativi d’intesa con enti ed
istituzioni esterni alla scuola.
2.1.1 – La Scuola delle Competenze
La riforma dell’autonomia scolastica definisce la scuola come luogo di apprendimento e
focalizza l’attenzione sui bisogni e sugli interessi dello studente, al fine di garantirne il benessere
ed il sostegno allo sviluppo. A tale scopo, oltre all’utilizzo di una didattica flessibile, anche nella
prospettiva di progetti educativi, vengono assicurate azioni di orientamento, continuità, recupero
e sostegno.
L’autonomia scolastica ha permesso, inoltre, un collegamento tra la scuola ed il mondo del
lavoro, due realtà fino ad allora impermeabili. In questo nuovo modello di scuola gioca un ruolo
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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chiave il concetto di competenza, intesa come insieme integrato di conoscenze, abilità e risorse
interne di controllo ed elaborazione (meta-qualità) utilizzate per espletare un compito in modo
ottimale. La scuola delle competenze rivoluziona, così, il mondo scolastico precedentemente
fondato sulla trasmissione di un sapere statico, ponendosi come obiettivo fondamentale la
formazione di persone consapevoli, autonome, creative, dotate di senso critico e, allo stesso
tempo, in grado di relazionarsi ed interagire positivamente nella società. La scuola delle
competenze non forma, pertanto, semplici conoscitori delle discipline, ma uomini e cittadini del
domani.
Recependo le direttive europee, la didattica per competenze entra nella scuola secondaria di
secondo grado col “Regolamento Recante Norme in Materia di Adempimento dell'obbligo di
Istruzione” del D.M. 139 del 22/08/2007, in cui vengono individuati quattro assi culturali ed otto
competenze chiave di cittadinanza, intorno ai quali vanno articolati i saperi del biennio
dell'obbligo.
I quattro assi culturali, che riprendono la tripartizione europea in competenze, capacità/abilità e
conoscenze, sono:
• l’asse dei linguaggi: lingua italiana, lingua straniera, patrimonio artistico e letterario,
competenze digitali;
• l’asse matematico;
• l’asse scientifico-tecnologico;
• l’asse storico-sociale.
Invece, le otto competenze chiave di cittadinanza, acquisite attraverso lo studio degli assi
culturali, sono:
imparare ad imparare: sapere gestire ed organizzare il proprio apprendimento;
progettare: elaborare e realizzare progetti utilizzando le conoscenze apprese per stabilire
obiettivi significativi;
comunicare: comprendere messaggi di qualsiasi genere e saperli trasmettere, anche
rielaborandoli;
collaborare e partecipare: interagire in gruppo, comprendendo i diversi punti di vista,
valorizzando le proprie e le altrui capacità e gestendo la conflittualità;
agire in modo autonomo e responsabile: sapersi inserire in modo attivo e consapevole
nella vita sociale;
risolvere problemi;
individuare collegamenti e relazioni;
acquisire ed interpretare l’informazione.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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Secondo il D.M. 9 del 27/01/2010, tali competenze trasversali devono essere certificate al
termine del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado con tre livelli valutativi: di
base, intermedio ed avanzato.
2.1.2 – Il Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.)
Il regolamento del D.P.R. 275 dell’08/03/1999 definisce il Piano dell'Offerta Formativa (P.O.F.)
come il “documento fondamentale costitutivo dell'identità culturale e progettuale delle
istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed
organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia. (…) è coerente
con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e indirizzi di studi determinati a livello
nazionale (…) e riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà
locale, tenendo conto della programmazione territoriale dell'offerta formativa. Esso comprende
e riconosce le diverse opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, e valorizza le
corrispondenti professionalità.”.
Elaborato dal Collegio dei Docenti sulla base degli indirizzi generali per le attività della scuola e
delle scelte generali di gestione e di amministrazione definiti dal consiglio di circolo o di istituto,
il P.O.F. è adottato dal Consiglio di Circolo o di Istituto. Coerentemente con l’autonomia
dell’istituzione scolastica, il Piano dell’Offerta Formativa non solo offre percorsi formativi
flessibili, a partire dalla padronanza dei saperi essenziali, ma integra la scuola in una rete di
servizi e risorse messi a disposizione dal territorio.
Inoltre, viene descritto il personale scolastico, con la specificazione dei numeri e dei compiti, e
sono fornite informazioni sulla struttura degli edifici e sulla sicurezza degli ambienti, ai sensi del
D.L. 626/1994.
Infine, è riportata la pianificazione delle attività di orientamento, recupero e sostegno.
2.1.3 – Obbligo Scolastico, Orientamento e Dispersione Scolastica
Col D.M. 139 del 22/08/2007 il Ministro Giuseppe Fioroni estende l’obbligo scolastico a 10
anni di studio e, comunque, fino al sedicesimo anno d’età. L’anno dopo, il ministro Mariastella
Gelmini stabilisce, con la legge 133 del 06/08/2008, che l'obbligo scolastico sia assolvibile anche
attraverso percorsi di istruzione o formazione professionale.
Il tema dell’orientamento, inteso come intervento volto ad aiutare lo studente a prendere
coscienza della propria identità nel contesto sociale della realtà circostante, si pone come fattore
irrinunciabile durante la formazione scolastica. Presupposti dell’orientamento sono la continuità
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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educativa e la qualità dell’offerta formativa. In quest’ultimo senso, la didattica flessibile e
personalizzata della scuola dell’autonomia riveste un ruolo fondamentale nell’attuazione di una
serie di interventi progressivi, ossia lungo l’asse del tempo, che recuperino il nesso di reciprocità
tra formazione ed orientamento, valorizzando le dimensioni affettive e relazionali, oltre che
cognitive, dell’apprendimento.
L’azione dell’orientamento, a cui concorrono tutte le discipline didattiche, mira quindi a rendere
gli studenti consapevoli del proprio percorso di apprendimento, favorendo l’acquisizione di
corretti modelli di comportamento e sviluppando la capacità di autonomia progettuale.
La grande attenzione nei confronti del tema dell’orientamento nasce anche dalla consapevolezza
che la dispersione scolastica nella scuola dell’obbligo, ossia l’abbandono precoce, non è un
problema limitato all’ordinamento scolastico, ma riguarda l’intera società. Infatti, oltre a
contribuire all’accrescimento dei fenomeni della disoccupazione e della devianza, la dispersione
scolastica può fornire manodopera alla criminalità organizzata.
Prima della riforma dell’autonomia, la prevenzione della dispersione era esplicitata nella
Direttiva 487 del 06/08/1997, sebbene fossero stati istituiti in precedenza appositi organi, tra cui
l’Osservatorio Provinciale e l’Osservatorio Nazionale per la Dispersione Scolastica.
Oggi, grazie all’autonomia scolastica, l’interazione tra la scuola e la comunità territoriale può
concorrere alla formazione dello studente, inteso come cittadino della comunità, promuovendo i
saperi di cittadinanza e responsabilità. Come la scuola dell’autonomia deve rispondere ai bisogni
del territori, al fine di promuovere lo sviluppo sociale e civile della comunità, così nel territorio
si deve sviluppare una rete di servizi e risorse di aiuto per la scuola. Questo aspetto si ritrova,
peraltro, nelle ideologie di esponenti della Pedagogia moderna, quali ad esempio Bruner, che
esalta il valore formativo dell’incontro con i sistemi simbolico-culturali, e Dewey, che sottolinea
la dimensione etica e sociale dell’esperienza educativa.
A mio parere il problema della dispersione scolastica richiede una particolare attenzione da parte
non solo dell’istituzione scolastica ma anche del territorio e, per tale ragione, non può essere
affrontato senza una corretta contestualizzazione della realtà locale. A tale riguardo,
l’ampliamento dell’offerta formativa delle scuole, se progettato sulla base del contesto sociale e
culturale in cui ogni singola scuola opera, può essere un prezioso strumento.
Ad esempio, nel P.O.F. del Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” di Palermo, dove ho svolto
l’attività di tirocinio diretto, sono presenti diversi progetti extra-scolastici, che mostrano l’intento
della scuola di usufruire delle risorse locali per promuovere la motivazione e l’apprendimento
degli studenti. Tra questi vi è “Palermo Apre le Porte - La Scuola Adotta la Città”, finalizzato
all’acquisizione dei saperi di cittadinanza e responsabilità attraverso la conoscenza delle
istituzioni che governano il nostro territorio.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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2.2 – La Funzione del Docente
Nel D.L. 297 del 16/05/1994, “Testo Unico delle Disposizioni Legislative in Materia di
Istruzione”, la funzione del docente è intesa come “esplicazione essenziale dell'attività di
trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla
partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro
personalità”. Nello stesso decreto-legge la libertà di insegnamento è intesa come “autonomia
didattica e libera espressione culturale del docente”.
Oltre a svolgere la loro attività di insegnamento nell’orario scolastico curriculare, i docenti delle
scuole di ogni ordine e grado espletano altre attività connesse alla loro funzione:
• curano il proprio aggiornamento culturale e professionale;
• partecipano alle riunioni degli organi collegiali ed alla realizzazione delle iniziative
educative della scuola;
• curano i rapporti con i genitori degli alunni delle relative classi;
• partecipano ai lavori delle commissioni d’esame e di concorso in cui sono nominati
componenti.
La funzione del docente si fonda, quindi, su un autonomo profilo culturale e professionale, che si
esplica tanto nelle attività individuali quanto in quelle collegiali.
Come sottolineato sia nel Testo Unico del 1994 sia nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro
(CCNL), l’aggiornamento è un diritto-dovere fondamentale, al fine di adeguare le conoscenze
allo sviluppo delle scienze, approfondire la preparazione didattica e partecipare alla ricerca ed
all’innovazione didattico-pedagogica. Peraltro, la formazione dei docenti viene ribadita
annualmente con delle direttive ministeriali, che ne stabiliscono modi e tempi.
Alla necessità di approfondire le tematiche disciplinari si affianca il bisogno di dare spazio
all’ambito relazionale, che risulta di notevole importanza ai fini del raggiungimento di obiettivi
formativi trasversali. Ciò comporta inevitabilmente l’individuazione di percorsi formativi mirati
alla gestione delle risorse del singolo alunno e del gruppo classe, sviluppando processi di
negoziazione senza, comunque, perdere di vista il proprio ruolo. A tale riguardo, applicando il
principio di trasparenza, il docente presenta in modo chiaro gli obiettivi della propria azione, la
metodologia ed i criteri di valutazione, di modo che lo studente possa essere motivato
dall’informazione di un percorso formativo definito e chiaro. In quest’ottica, la preparazione
articolata e complessa del docente richiede da un lato la conoscenza della disciplina in termini
significativi, sistemici ed epistemologici per poterne estrapolare e rielaborare con criticità e
trasversalità i contenuti, dall’altro competenze organizzative, affettive e relazionali.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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2.3 – Gli Organi Collegiali Scolastici
Gli organi collegiali scolastici sono organismi di governo e di gestione delle attività scolastiche,
istituiti col D.P.R. 416 del 31/05/1974. Successivamente, il D.L. 233 del 30/06/1999 ha
articolato gli organi collegiali in tre livelli: centrali, regionali e locali.
Per quanto riguarda gli organi collegiali centrali, il Consiglio Nazionale della Pubblica
Istruzione è formato da rappresentanti del personale delle scuole e da esponenti significativi del
mondo della cultura, dell’arte, dell’università, del lavoro, delle professioni e dell’industria.
Quest’organo formula proposte ed esprime pareri obbligatori sulle politiche del personale della
scuola, sulla valutazione del sistema di istruzione e sull'organizzazione generale dell'istruzione,
tra cui obiettivi, indirizzi e standard del sistema dell'istruzione.
In merito agli organi collegiali regionali, invece, agli Uffici Scolastici Regionali (U.S.R.) sono
affidati compiti che spaziano dalla vigilanza sul rispetto delle norme generali sull'istruzione e dei
livelli essenziali delle prestazioni all'attuazione degli ordinamenti scolastici. Gli U.S.R., inoltre,
assegnano alle istituzioni scolastiche le risorse finanziarie ed umane; verificandone l'efficienza
dell'attività e valutando il grado di realizzazione del Piano dell'Offerta Formativa.
Infine, gli organi collegiali locali prevedono sempre la presenza di più componenti legati al
processo educativo. La rappresentanza dei genitori gioca un ruolo rilevante, al fine di garantire
sia il libero confronto fra tutte le componenti scolastiche sia il raccordo tra scuola e territorio
Il Consiglio di Classe è formato da tutti i docenti di una data classe, da due rappresentanti dei
genitori e da due rappresentanti degli studenti. È presieduto dal Dirigente Scolastico o da un suo
delegato, formula al Collegio dei Docenti proposte in merito all'azione educativa e didattica ed
agevola i rapporti tra docenti, genitori ed alunni. Il Collegio dei Docenti, a sua volta, è formato
da tutti gli insegnanti ed ha potere decisionale in materia di funzionamento didattico della scuola,
potendo peraltro inoltrare proposte al Dirigente Scolastico. La sua articolazione in Dipartimenti,
a cui è affidata peraltro l’adozione dei libri di testo, permette il dibattito di questioni
fondamentali sul rapporto insegnamento/apprendimento.
Il Consiglio di Istituto è, invece, costituito da rappresentanti dei docenti, del personale tecnico-
amministrativo, dei genitori e degli studenti, nonché dal Dirigente Scolastico. È presieduto da un
genitore ed ha competenze prevalentemente economico-gestionali, come la delibera del bilancio
preventivo. Inoltre, si occupa dell’approvazione del regolamento interno, dell’orario scolastico,
delle attività di recupero e sostegno e di altre attività, quali ad esempio le visite guidate ed i
viaggi di istruzione.
Infine, la Giunta Esecutiva nella scuola secondaria predispone il bilancio preventivo ed il conto
consuntivo e prepara i lavoro del Consiglio di Istituto.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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2.4 – Il Riordino dei Licei e le Indicazioni Nazionali
I cicli scolastici attualmente in vigore sono stati complessivamente riordinati nel 2010 con la
riforma Gelimini, mediante l’emanazione di diversi decreti del Presidente della Repubblica. In
particolare, quello riguardante i licei è il D.P.R. n. 89 del 15/03/2010 – “Regolamento Recante
Norme per il Riordino dei Licei”, a seguito del quale sono stati cancellati i 400 indirizzi
sperimentali precedentemente in atto per sintetizzare l’intero sistema in 6 tipi di liceo:
liceo classico;
liceo scientifico – con opzione scienze applicate;
liceo linguistico;
liceo artistico con 6 diversi indirizzi;
liceo delle scienze umane – con opzione economico-sociale;
liceo musicale e coreutico.
Nei piani di studio dei nuovi licei le metodologie da adottare contemplano il metodo ricerca-
azione e di indagine scientifica. Inoltre, maggiore attenzione è posta sull’aspetto laboratoriale
delle discipline scientifiche e sull’uso delle tecnologie. Tra le principali modifiche vi sono:
l’inglese per tutto il quinquennio nel liceo classico, meno ore di latino e geografia ma fisica e
scienze per tutto il quinquennio al liceo scientifico, informatica al posto del latino al liceo
scientifico con opzione scienze applicate, tre lingue sin dal primo anno al liceo linguistico.
In generale, la riorganizzazione dei licei ha puntato a rafforzare gli sbocchi lavorativi,
prevedendo anche periodi di tirocinio formativo o esperienze scuola-lavoro in alternanza. Col
primo biennio lo studente assolve l’obbligo d’istruzione, raggiungendo una soglia minima di
conoscenze teoriche di base ed abilità e competenze specifiche dei diversi tipi di scuola.
Inoltre, le valutazioni a cui sono posti gli studenti per l’ottenimento della certificazione sono
espresse in conformità al sistema europeo EQF, così da rendere spendibili le competenze
acquisite nell’intero mercato europeo.
Infine, il quinquennio è stato strutturato in due bienni ed un quinto anno singolo.
2.4.1 – Le Indicazioni Nazionali per i Nuovi Licei
Per quanto riguarda i licei, con il D.M. 211 del 07/10/2010 è stato approvato il regolamento
recante le Indicazioni Nazionali per i licei riguardanti gli obiettivi specifici di apprendimento, i
piani di studio ed il profilo educativo, culturale e professionale dello studente liceale. Le
indicazioni sono state calibrate tenendo conto delle strategie suggerite nelle sedi europee ai fini
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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della costruzione della “società della conoscenza”, dei quadri di riferimento e dei risultati delle
indagini nazionali e internazionali, stabilendo di volta in volta le possibili connessioni
interdisciplinari.
L’articolazione delle indicazioni per discipline è finalizzata a sottolineare come ciascuna materia
di studio concorra, con i propri contenuti e le specifiche procedure, ad integrare un percorso di
acquisizione di conoscenze e di competenze molteplici.
Il profilo dello studente è suddiviso in 5 aree: metodologica, logico-argomentativa, linguistica-
comunicativa, storico-umanistica, scientifica e matematica-tecnologica. Le competenze attese al
termine del percorso, invece, sono di 3 diversi tipologie: metacognitive (imparare ad
apprendere), relazionali (sapere lavorare in gruppo) ed attitudinali (autonomia e creatività).
2.4.2 – L’Insegnamento della Matematica nei Nuovi Licei
L’insegnamento della Matematica è finalizzato, per tutti i licei, all’acquisizione dei concetti e dei
metodi elementari della matematica, sia interni alla disciplina in sé considerata, sia rilevanti per
la descrizione e la previsione di semplici fenomeni, in particolare del mondo fisico. con
consapevolezza del suo valore culturale e della sua evoluzione storica ed epistemologica. Inoltre,
lo studente acquisirà una visione storico-critica dei rapporti tra le tematiche principali del
pensiero matematico e il contesto filosofico, scientifico e tecnologico.
Le Indicazioni Nazionali selezionano pochi concetti e dei metodi fondamentali, ma da acquisire
con profondità:
• geometria euclidea del piano e dello spazio;
• calcolo algebrico;
• geometria analitica;
• funzioni elementari dell’analisi, calcolo differenziale e calcolo integrale;
• strumenti matematici per lo studio dei fenomeni fisici;
• sviluppi della matematica moderna, con particolare riguardo alla probabilità ed alla
statistica;
• concetto di modello matematico: visione classica, visione moderna, costruzione ed analisi
di modelli;
• approccio assiomatico classico e moderno;
• principio di induzione.
Viene sottolineata, inoltre, la disponibilità degli strumenti informatici per la rappresentazione e
la manipolazione degli oggetti matematici.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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La Matematica entra nel piano di studio dei licei già dal primo biennio, con 5 ore settimanali nel
liceo scientifico e 3 ore settimanali negli altri licei. Gli obiettivi specifici di apprendimento, sono
divisi in cinque categorie:
o Aritmetica ed Algebra;
o Geometria;
o Relazioni e Funzioni;
o Dati e Previsioni;
o Elementi di Informatica.
Risulta interessante notare come tali obiettivi siano pressoché uguali per tutti i tipi di liceo,
nonostante vi siano grandi differenze nell’orario settimanale, fatta eccezione per il liceo
scientifico in cui sono previsti argomenti aggiuntivi, quali: la fattorizzazione dei polinomi, i
vettori, il calcolo matriciale, le equazioni e le disequazioni di II grado, le coniche nel piano
cartesiano, le funzioni goniometriche e la risoluzione dei triangoli.
Tra gli obiettivi comuni vi sono: i numeri razionali ed irrazionali, i polinomi, elementi di
geometria euclidea, le equazioni e le disequazioni di I grado, i sistemi lineari in due incognite,
relazioni e funzioni, elementi di probabilità e statistica, elementi di informatica ed algoritmi.
Personalmente, ritengo eccessivi gli obiettivi previsti dalle linee guida, in particolare modo quelli
relativi ai licei di tipo umanistico, dove la Matematica viene insegnata solo per 3 ore settimanali.
Inoltre, le equazioni e le disequazioni di II grado compaiono solo nelle linee guida per il liceo
scientifico, quando sono un argomento indispensabile per qualsiasi indirizzo di studi.
Dal secondo biennio in poi non sono previsti obiettivi specifici di Informatica. Gli obiettivi del
liceo scientifico, dove sono previste 4 ore settimanali, presentano delle aggiunte rispetto agli altri
licei, tra cui: numeri complessi, successioni e progressioni. Negli altri licei, invece, dove sono
previste 2 ore settimanali, è dato spazio alla fattorizzazione dei polinomi ed all’algebra dei
vettori, argomenti non trattati nel primo biennio.
In tutti i tipi di liceo vengono trattati i seguenti argomenti: le coniche, la rettificazione della
circonferenza e la quadratura del cerchio, le funzioni goniometriche, le funzioni esponenziali, le
funzioni logaritmiche, elementi di geometria solida, calcolo combinatorio, probabilità e
statistica.
Infine, in riferimento al quinto anno, quasi tutti gli obiettivi per il liceo scientifico sono previsti
anche per gli altri tipi di liceo, dove tuttavia gli integrali si limitano alle funzioni polinomiali e
non sono presenti le equazioni differenziali.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
25
Tra gli obiettivi comuni vi sono: lo spazio cartesiano, i limiti, le funzioni continue, le derivate,
gli integrali, le distribuzioni di probabilità.
2.4.3 – L’Insegnamento della Fisica nei Nuovi Licei
L’insegnamento della Fisica è finalizzato, per tutti i licei, all’acquisizione dei concetti
fondamentali, con consapevolezza del suo valore culturale e della sua evoluzione storica ed
epistemologica. Inoltre, per il liceo scientifico lo studente dovrà avere appreso, al termine del
percorso, le leggi e le teorie che esplicitano i concetti fondamentali.
Le competenze da acquisire in tutti i licei sono:
o osservare ed identificare fenomeni;
o affrontare e risolvere problemi di fisica, semplici nel caso di licei umanistici, usando gli
strumenti matematici;
o avere consapevolezza dei vari aspetti del metodo sperimentale;
o comprendere e valutare le scelte scientifiche e tecnologiche che interessano la società
moderna.
Per il liceo scientifico vi è un’ulteriore competenza:
o formulare ipotesi esplicative utilizzando modelli, analogie e leggi.
Le indicazioni nazionali sottolineano per tutti i tipi di liceo la libertà di insegnamento e la
necessità di un raccordo con altri insegnamenti, in particolare con la Matematica, le Scienze
Naturali, la Storia e la Filosofia.
La Fisica entra nel piano di studio del liceo scientifico già dal primo biennio, focalizzando
l’attenzione soprattutto sull’acquisizione del linguaggio della fisica per modellizzare situazioni
reali e sulle esperienze di laboratorio, che prevalgono sull’aspetto teorico. Vengono trattati
l’equilibrio dei solidi e dei fluidi, la cinematica, le leggi di Newton, l’energia meccanica, i
fenomeni termici macroscopici e l’ottica geometrica.
Nel secondo biennio, invece, viene dato maggior rilievo all’impianto teorico, in particolare le
leggi della fisica, ed alla sintesi formale, ossia gli strumenti ed i modelli matematici, con
l’obiettivo di formulare e risolvere problemi con una certa complessità ed articolazione. Si
riprendono ed approfondiscono le leggi del moto e la conservazione dell’energia, quindi viene
completato lo studio dei fenomeni termici dal punto di vista microscopico. Successivamente,
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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vengono trattati i fenomeni ondulatori dovuti al suono ed alla luce, l’elettrostatica e la
magnetostatica.
Infine, nel quinto anno viene completato lo studio dell’elettromagnetismo e vengono trattati
aspetti di relatività ristretta e fisica moderna.
Il quadro orario prevede 2 ore settimanali i primi due anni del quinquennio e 3 ore settimanali gli
ultimi tre anni. Rispetto all’orario tradizionale precedente sono previste più ore settimanali
nell’arco del quinquennio, sebbene il Piano Nazionale di Informatica (P.N.I.) prevedesse 1 ora
settimanale in più nel primo biennio e lo stesso numero di ore negli anni restanti.
Personalmente ritengo eccessivi i contenuti disciplinari selezionati. Difficilmente col quadro
orario attuale è possibile svolgere tutta la Fisica classica nei primi 4 anni e dedicare il V anno
alla Fisica Moderna, anche tenuto conto che al primo anno gli studenti non hanno ancora quella
maturità e quelle competenze matematiche tali da potere affrontare con consapevolezza lo studio
della Fisica. Per quest’ultima ragione, condivido, seppur solo limitatamente al I anno, la
trattazione degli argomenti da un punto di vista più sperimentale ed euristico. Non condivido
nemmeno la scelta di introdurre la termologia e l’ottica già dal II anno, quando il tempo risulta
appena sufficiente per lo studio della meccanica, per poi dovere riprendere gli stessi argomenti al
secondo biennio. Infine, concordo con la necessità di creare collegamenti multidisciplinari.
Per quanto riguarda tutti gli altri licei, il secondo biennio rappresenta, sostanzialmente, il primo
biennio del liceo scientifico, dal momento che la Fisica entra nei piani di studio solo al III anno.
L’ultimo anno viene dedicato all’elettromagnetismo e ad alcuni aspetti della Fisica Moderna.
Il quadro orario prevede 2 ore settimanali negli ultimi tre anni. Per la modestia dei contenuti e
considerato che le finalità e gli obiettivi sono ridotti rispetto al liceo scientifico, il quadro orario
risulta in questo caso congruente con le indicazioni nazionali. Tuttavia ritengo che, anche nel
contesto di un liceo di tipo umanistico, uno studio significativo ed efficace della Fisica non possa
prescindere dalla risoluzione di esercizi e problemi con una certa articolazione ed applicazione
dell’apparato matematico di base. Questo obiettivo, comunque, non sarebbe raggiungibile con
sole 2 ore settimanali, ragione per cui non figura attualmente nelle indicazioni nazionali.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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2.5 – La Valutazione di Istituto e di Sistema
L’autonomia della scuola si configura come una modalità flessibile di proposta dell’offerta
formativa, in particolare nella programmazione dei contenuti disciplinari, nell’orario di studio, e
nella didattica extra-curriculare. Ciò implica una differenziazione tra i vari istituti in merito
all’offerta formativa, di cui le singole scuole sono direttamente responsabili. Inoltre, l’obiettivo
della scuola dell’autonomia non è tanto la trasmissione di conoscenze ampie ed approfondite,
quanto l’acquisizione e la maturazione di competenze che garantiscano ai giovani una futura
realizzazione professionale e sociale. Tali competenze devono non solo essere certificate, ma
anche permettere la mobilità almeno all’interno dell’Unione Europea.
In questo contesto la valutazione del sistema scolastico riveste un ruolo fondamentale, come
d’altronde risulta anche nel regolamento attuativo dell’autonomia scolastica, D.P.R. 275
dell’08/03/1999: “Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche (…)
Individuano (…) le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa
nazionale ed i criteri per la valutazione periodica dei risultati conseguiti dalle istituzioni
scolastiche rispetto agli obiettivi prefissati”.
Da un lato la valutazione interna dei singoli istituti può permettere di individuare i punti deboli
dell’offerta formativa su cui attuare interventi di miglioramento; dall’altro, la valutazione
dell’intero sistema scolastico può monitorare la tenuta complessiva del servizio pubblico e
fornire un orientamento per la sua evoluzione, anche nello scenario europeo della formazione.
Il D.L. 286 del 19/11/2004 ha sancito il riordino dell’INVALSI, l’Istituto Nazionale per la
Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione istituito precedentemente con
D.L. 258 del 20/07/1999, ed ha istituito il Servizio Nazionale di Valutazione del Sistema
Educativo di Istruzione e Formazione. Tra i compiti dell’INVALSI vi sono la verifica periodica
degli apprendimenti degli studenti e lo studio dei fattori che influenzano tali apprendimenti, quali
ad esempio il contesto, le risorse e la qualità dell’offerta formativa.
A livello europeo, invece, la necessità di un sistema di valutazione è emerso nel 2000 in seguito
alle decisione del Consiglio Europeo di Lisbona e, successivamente, è stato sottolineato anche
alle Raccomandazioni del Parlamento Europeo del 18/06/2009, dove è stato evidenziato lo stretto
legame tra la valutazione, le competenze, la cittadinanza attiva, l’equità e l’inclusione sociale.
Infine, il Programma per la Valutazione Internazionale dell'Allievo (PISA) è un sistema di
valutazione internazionale promosso dall'OCSE con lo scopo di valutare, con periodicità
triennale, il livello di istruzione degli adolescenti dei principali paesi industrializzati nelle
competenze fondamentali di Lettura, Matematica e Scienze.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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2.5.1 – La Valutazione di Istituto
Lo stretto legame tra la didattica e la valutazione richiede non solo agli operatori della scuola ma
anche ai suoi destinatari finali, diretti ed indiretti, di partecipare al processo valutativo, in
relazione dialettica e democratica. Le finalità espresse sinteticamente nel “Regolamento sulla
Valutazione degli Studenti”, D.P.R. 122 del 22/06/2009, si fondano sul principio di trasparenza
dei meccanismi di valutazione. Per la scuola si tratta di un’occasione per monitorare ed
analizzare le proprie scelte didattiche ed educative, individuando i punti di debolezza al fine di
autoregolarsi, attivando processi di miglioramento e di sviluppo.
In particolare, all’interno di ogni singola scuola viene individuato un docente referente
dell’autovalutazione di Istituto, che promuova azioni di valutazione ed autovalutazione, a cui far
seguire momenti di confronto tra i docenti della scuola per l’identificazione dei problemi e lo
sviluppo di approcci condivisi per la loro risoluzione. Inoltre, il referente per l’autovalutazione è
anche l’interfaccia con tutte le iniziative di valutazione esterna, facilitandone la realizzazione e
comunicando all’interno gli esiti conseguiti.
La valutazione di Istituto rappresenta, quindi, un prezioso strumento a disposizione delle scuole
per auto-monitorarsi ed auto-regolarsi. Tuttavia, nella valutazione interna è insito il pericolo
dell’autoreferenzialità, che rende indispensabile il confronto con una valutazione esterna, che sia
riferita principalmente alle risorse umane e finanziarie ed ai processi messi in atto.
2.5.2 – La Valutazione di Sistema
La valutazione di sistema, che si esprime con una relazione annuale, risponde alle finalità di
rendere trasparenti e accessibili all’opinione pubblica informazioni sintetiche sugli aspetti più
rilevanti del sistema educativo, nonché di fornire alle istituzioni elementi oggettivi per valutare
lo stato di salute del sistema di istruzione e formazione.
Per la valutazione delle scuole è affidato all’INVALSI il compito di definire un modello in grado
di rilevare gli assetti organizzativi e le pratiche didattiche che favoriscono gli apprendimenti
degli studenti. In particolare, l’azione dell’INVALSI consiste nella somministrazione di verifiche
periodiche e sistematiche di conoscenze ed abilità, i cui risultati vengono analizzati e comunicati
alle istituzioni scolastiche.
Il D.L. 147 del 07/09/2007 ha introdotto nell’Esame di Stato conclusivo dell’istruzione
secondaria di primo grado una prova scritta, a carattere nazionale, scelta dal ministro tra i testi
predisposti annualmente dall’INVALSI.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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2.6 – Tecnologie per l’Istruzione
Le nuove tecnologie al servizio dell’istruzione giocano un ruolo sempre maggiore sia nella vita
dello studente, che può usufruire di mezzi più efficaci e moderni, sia nella vita del docente, per
quanto concerne la programmazione e la gestione delle risorse. Tuttavia, non tutti i docenti sono
disposti ad usufruire delle innovazioni tecnologiche e mostrano notevoli resistenze, a volte
dovute a lacune nella conoscenza degli strumenti o delle metodologie.
Di seguito sono descritti gli utilizzi più rilevanti delle tecnologie in ambito scolastico.
2.6.1 – I Libri di Testo Digitali
La recente nota ministeriale 378 del 25/01/2013 prevede l'adozione di libri di testo che siano
costituiti anche da una versione digitale, con integrazioni multimediali e strumenti didattici
innovativi e coinvolgenti. Risulta di certo vantaggiosa la possibilità di potere usufruire di
contenuti multimediali che possano essere di stimolo, così come la riduzione del peso e del
prezzo rispetto al formato cartaceo. Inoltre, i libri digitali consentono una facile fruizione da
parte degli studenti con disabilità. Tuttavia, non si può sottovalutare il problema
dell’accessibilità, legata alla disponibilità di un computer o un tablet per la consultazione e
l’utilizzo delle risorse.
2.6.2 – Il Registro Elettronico
Tra le novità sugli strumenti di lavoro del docente vi è il registro elettronico. Esso sostituisce sia
il registro di classe cartaceo sia il registro personale del docente, semplificando notevolmente le
operazioni quotidiane di registrazione e garantendo una maggiore trasparenza con le famiglie, sia
in merito alla didattica (programmi svolti, valutazioni) sia per quanto riguarda la condotta degli
studenti (ritardi, assenze, note disciplinari). Inoltre il coordinatore di classe, avendo accesso ai
dati di tutti i colleghi, può coordinare in maniera rapida ed efficace le operazioni preliminari agli
scrutini e può sviluppare azioni di sostegno e di recupero in modo ottimale.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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2.6.3 – Le Tecnologie nella Didattica Laboratoriale
La didattica laboratoriale in classe consiste, per i docenti, nella progettazione di percorsi didattici
per competenze, che valorizzino gli apprendimenti degli studenti rendendoli concreti, reali e
trasferibili. In questo contesto, le tecnologie e le innovazioni giocano un ruolo fondamentale, in
quanto da un lato ampliano le possibilità di scelta e personalizzazione dei percorsi, mentre
dall’altro vengono incontro alle esigenze della scuola di riduzione dei costi ed ottimizzazione
delle risorse. Inoltre, le competenze digitali sono sempre più richieste nella nostra società, che fa
un uso sempre maggiore della tecnologia digitale. Peraltro, nel 2009 il Consiglio dell’Unione
Europea ha ribadito l’importanza di promuovere l’acquisizione di competenze trasversali
fondamentali quali “le competenze digitali, l’imparare ad imparare, lo spirito d’iniziativa, lo
spirito imprenditoriale e la sensibilizzazione ai temi culturali”.
Le Indicazioni Nazionali del 2010 per i nuovi licei, relative al riordino dell’istruzione secondaria
di secondo grado, incentivano una programmazione dei percorsi che preveda la didattica
laboratoriale. Questa viene definita come una metodologia per sviluppare i percorsi didattici che
“valorizzino stili di apprendimento induttivi; inoltre è necessario promuovere un orientamento
progressivo, l’analisi e la soluzione dei problemi relativi al settore produttivo di riferimento, il
lavoro cooperativo per progetti, la personalizzazione dei prodotti e dei servizi attraverso l’uso
delle tecnologie e del pensiero creativo”.
Sia la Matematica sia la Fisica godono di una struttura epistemologica ben solida, prestandosi
così in modo naturale all’elaborazione di una didattica laboratoriale.
Per quanto riguarda la Matematica, si possono utilizzare software didattici per la Geometria,
come Geogebra, così come si può ricorrere al foglio di calcolo elettronico per la Statistica, senza
tuttavia ignorare la rilevante valenza del lavoro manuale, ad esempio per la costruzione di
macchine matematiche.
Il laboratorio di Fisica, invece, può contare sull’utilizzo di sensori ed interfacce digitali e può
essere integrato con software di simulazioni fisiche. Anche le esperienze classiche di laboratorio
possono avvalersi delle tecnologie, ad esempio per l’analisi dei dati col foglio di calcolo
elettronico.
Per entrambe le discipline può, inoltre, risultare interessante l’utilizzo di un linguaggio di
programmazione per l’elaborazione di algoritmi utili alla trattazione di un problema matematico
o fisico, prendendo spunto dal successo che la sperimentazione Piano Nazionale di Informatica
(P.N.I.) ha avuto in diversi licei scientifici italiani.
Infine, l’utilizzo della Lavagna Interattiva Multimediale (L.I.M.) può migliorare la qualità della
didattica in generale, come discusso nel paragrafo seguente.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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2.6.4 – La Lavagna Interattiva Multimediale (L.I.M.)
Quasi tutte le scuole italiane sono ormai dotate di almeno una Lavagna Interattiva Multimediale
(L.I.M.), che è un dispositivo di input ed output, con tecnologia touchscreen, connesso a un
computer e ad un videoproiettore. La gestione della L.I.M. avviene tramite un software dedicato,
che consente peraltro alla lavagna di interfacciarsi col PC. L’interazione può avvenire con una
penna digitale o, con alcuni modelli, direttamente con le dita. Al contrario della lavagna classica,
la L.I.M. offre agli studenti momenti di interattività, con esperienze di tipo visivo, uditivo e
tattile.
Non solo è possibile produrre ipertesti e mappe concettuali, ma si possono anche realizzare
lezioni in videoconferenza e registrare lezioni da condividere. Inoltre, con degli appositi
risponditori il docente può effettuare delle verifiche singole o collettive. In aggiunta a ciò, il
collegamento ad Internet consente ricerche on-line e l’utilizzo delle risorse della rete.
Attraverso la realizzazione di oggetti multimediali per mezzo di una definita metodologia
progettuale, anche in contesti di apprendimento cooperativo, la L.I.M. favorisce l’acquisizione
delle competenze tecnologiche ed innalza, inoltre, il livello delle competenze-chiave di
cittadinanza, sulle quali la Comunità Europea ha posto una particolare attenzione. Gli studenti
migliorano la loro capacità di progettare, comunicare e collaborare, utilizzando con
consapevolezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione per il lavoro, il
tempo libero e la comunicazione.
Infine, il docente può utilizzare la L.I.M. per costruire lezioni multimediali ed oggetti di
apprendimento (learning object) da condividere in archivi online (repository) con i colleghi di
altre scuole.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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3 – Misure Elettriche: “Alla Carica!”
La terza parte di questa relazione consiste nello sviluppo di un percorso didattico, che ho
realizzato utilizzando principalmente le competenze acquisite nel corso disciplinare “Didattica
della Fisica ed Innovazioni” tenuto dal professore Claudio Fazio. A tale riguardo, ritengo di
fondamentale importanza l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche nella didattica laboratoriale,
quali ad esempio i sensori e le interfacce digitali. Infatti, come già ampiamente discusso nel
paragrafo “2.6.3 – Le Tecnologie nella Didattica Laboratoriale” a pag. 30, non solo l’utilizzo
delle tecnologie amplia le possibilità di scelta e personalizzazione dei percorsi, venendo peraltro
incontro alle esigenze della scuola di riduzione dei costi ed ottimizzazione delle risorse, ma
favorisce l’acquisizione delle competenze digitali, dalle quali non si può prescindere in una
società in continua evoluzione.
L’attività “Laboratorio di Misure Elettriche: Alla Carica!” che ho progettato è intesa come
completamento della parte del programma di Elettrostatica, che secondo le Indicazioni Nazionali
(D.M. 211 del 07/10/2010) è prevista nel II biennio dei licei. In particolare, questa attività
propone allo studente un percorso semi-guidato, in cui sperimentare i concetti appresi
precedentemente in classe a livello teorico, in un percorso graduale verso l’autonomia. Infatti,
utilizzando principalmente la metodologia dello scaffolding, il docente fornisce allo studente gli
strumenti necessari per renderlo autonomo nell’acquisizione ed elaborazione dei dati
sperimentali. L’attività prevede, inoltre, che gli studenti siano impegnati sia nell’acquisizione dei
dati sperimentali sia nell’attività della loro elaborazione, allo scopo di pervenire alla costruzione
di una funzione matematica che si adatti meglio alle misure sperimentali.
Il percorso consiste in quattro situazioni di lavoro. Nella prima fase vengono mostrati gli
elementi circuitali e gli strumenti per le misure elettriche, con una semplice applicazione della I
legge di Ohm. Quindi, la seconda situazione prevede lo studio di circuiti con resistenze in serie
ed in parallelo. La terza fase, invece, è dedicata alla II legge di Ohm. Infine, nell’ultima
situazione di lavoro allo studente è proposto di studiare diversi circuiti RC, durante le fasi di
carica e scarica del condensatore.
Grazie alla strategia del cooperative learning viene, inoltre, favorita l’acquisizione delle
competenze legate alla collaborazione ed alla partecipazione in gruppo, comprendendo i diversi
punti di vista, valorizzando le proprie e le altrui capacità e gestendo la conflittualità.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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3.1 – Destinatari, Prerequisiti e Tempi
Destinatari: studenti del IV anno di un liceo scientifico Prerequisiti: conoscenze di base sulla teoria degli errori e sui circuiti elettrici, in particolare: condensatori, corrente elettrica, resistenze, leggi di Ohm, circuito RC; utilizzo del foglio di calcolo elettronico Tempi: 12 h (2 h: introduzione e I legge di Ohm, 2 h: resistenze in serie ed in parallelo, 2 h: II legge di Ohm, 4 h: circuito RC, 2 h: analisi dei dati)
3.2 – Competenze ed Obiettivi
Il percorso didattico è finalizzato allo sviluppo delle seguenti COMPETENZE:
C1: Comprensione dei procedimenti e delle metodiche caratteristiche dell'indagine fisica
C2: Produzione ed usufruizione di informazioni
C3: Utilizzo consapevole di attività coordinate a livello di gruppo
C4: Esecuzione di semplici misure con consapevolezza delle operazioni effettuate e degli
strumenti utilizzati
C5: Elaborazione di informazioni significative sulla base di tabelle, grafici e di altra
documentazione
Si auspica che lo studente raggiunga i seguenti OBIETTIVI FORMATIVI:
O1: Utilizzare le relazioni tra grandezze per misure indirette
O2: Acquisire dati e organizzarli mediante tabelle
O3: Riconoscere il tipo di relazione tra le grandezze fisiche presenti in una formula
O4: Individuare il proprio ruolo nel lavoro di gruppo durante l’attività di laboratorio
O5: Esprimere correttamente il risultato di una misura
O6: Riconoscere, attraverso le incertezze assoluta e relativa, l’attendibilità di una misura
O7: Riconoscere il tipo di relazione fra le grandezze rappresentate in un grafico
O8: Utilizzare rappresentazioni grafiche e/o tabelle per risolvere problemi
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Di seguito è riportata la corrispondenza tra le Competenze e gli Obiettivi Formativi
C1: Comprensione dei procedimenti e delle metodiche caratteristiche dell'indagine fisica
O1: Utilizzare le relazioni tra grandezze per misure indirette
C2: Produzione ed usufruizione di informazioni
O2: Acquisire dati e organizzarli mediante tabelle
O3: Riconoscere il tipo di relazione tra le grandezze fisiche presenti in una
formula
C3: Utilizzo consapevole di attività coordinate a livello di gruppo
O4: Individuare il proprio ruolo nel lavoro di gruppo durante l’attività di
laboratorio
C4: Esecuzione di semplici misure con consapevolezza delle operazioni effettuate e degli
strumenti utilizzati
O5: Esprimere correttamente il risultato di una misura
O6: Riconoscere, attraverso le incertezze assoluta e relativa, l’attendibilità di una
misura
C5: Elaborazione di informazioni significative sulla base di tabelle, grafici e di altra
documentazione
O7: Riconoscere il tipo di relazione fra le grandezze rappresentate in un grafico
O8: Utilizzare rappresentazioni grafiche e/o tabelle per risolvere problemi
3.3 – Metodologie Didattiche e Strumenti di Verifica
Metodologie Didattiche: • Didattica laboratoriale • Scaffolding • Cooperative learning
Verifica degli Obiettivi
Valutazione di una relazione finale scritta utilizzando una griglia di valutazione, che è
riportata a pag. 46
Autovalutazione dello studente mediante dei diari di bordo, il cui schema è riportato a
pag. 39
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3.4 – Situazioni di Lavoro
Il percorso di laboratorio prevede quattro situazioni di lavoro. Il docente fornisce inizialmente
agli studenti gli strumenti necessari per l’acquisizione e l’elaborazione di misure elettriche
(scaffolding), quindi riduce gradualmente il suo intervento e propone loro, divisi in piccoli
gruppi (cooperative learning), dei compiti via via più impegnativi, lasciandoli infine lavorare e
risolvere problemi in totale autonomia.
S1: Introduzione e I legge di Ohm
S2: Circuiti in D.C. con resistenze in serie ed in parallelo
S3: II legge di Ohm
S4: Circuito RC
Materiale Necessario: basi multiforo, resistenze, condensatori, generatore di tensione, multimetro, interfacce con voltmetro ed amperometro, pc con software di acquisizione ed elaborazione dati, fornello, becker, isolante per resistenze, termometro.
3.4.1 – Situazione 1: Introduzione e I Legge di Ohm
Nella prima fase il docente mostra gli studenti gli elementi circuitali e gli strumenti per le
misure elettriche (multimetro, interfacce per l’acquisizione online, …).
Agli studenti è chiesto di misurare resistenze e capacità e di prendere semplici misure di
tensione e corrente, sia utilizzando il multimetro sia utilizzando le interfacce di acquisizione
online.
Gli studenti alimentano in D.C. una resistenza, misurata in precedenza, ed effettuano delle
misure tensione-corrente, parzialmente guidati dal docente.
Il docente descrive il significato di best fit ed aiuta gli studenti a fittare i dati ottenuti con una
retta, interpretando fisicamente i risultati ottenuti e confrontando i valori attesi con quelli
misurati.
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Competenze sviluppate:
C2: Produzione ed usufruizione di informazioni
C4: Esecuzione di semplici misure con consapevolezza delle operazioni effettuate e degli
strumenti utilizzati
C5: Elaborazione di informazioni significative sulla base di tabelle, grafici e di altra
documentazione
3.4.2 – Situazione 2: Resistenze in Serie ed in Parallelo
Agli studenti è proposto di analizzare, divisi in piccoli gruppi, diversi circuiti, con resistenze
in serie ed in parallelo.
In questa fase il docente riduce il suo intervento, fornendo comunque una guida nei momenti
di difficoltà.
Competenze sviluppate:
C1: Comprensione dei procedimenti e delle metodiche caratteristiche dell'indagine fisica
C2: Produzione ed usufruizione di informazioni
C3: Utilizzo consapevole di attività coordinate a livello di gruppo
C4: Esecuzione di semplici misure con consapevolezza delle operazioni effettuate e degli
strumenti utilizzati
3.4.3 – Situazione 3: II Legge di Ohm
Agli studenti è fornito un fornello, un termometro, un becker ed una resistenza con i
terminali isolati per l’immersione in acqua.
Il docente propone agli studenti, divisi in piccoli gruppi, di eseguire misure della resistenza
immersa in acqua al variare della temperatura.
Quindi, gli studenti devono rappresentare ed analizzare i dati ottenuti, giustificando
opportunamente per mezzo delle informazioni teoriche studiate in classe.
Competenze sviluppate:
C2: Produzione ed usufruizione di informazioni
C3: Utilizzo consapevole di attività coordinate a livello di gruppo
C5: Elaborazione di informazioni significative sulla base di tabelle, grafici e di altra
documentazione
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3.4.4 – Situazione 4: Circuito RC
Gli studenti devono analizzare, divisi in piccoli gruppi, il comportamento di un circuito RC
nella fase di carica e di scarica di un condensatore.
Il docente in questa fase si comporta da osservatore e lascia che in ciascun gruppo gli
studenti trovino una metodologia di misura efficace allo scopo.
Mediante una scheda di laboratorio gli studenti sono invitati a riflettere sui possibili
approcci al problema e sull’interpretazione dei risultati ottenuti.
Successivamente, agli studenti è richiesto di determinare una misura indiretta della capacità
di un condensatore dallo studio delle sue fasi di carica e di scarica in circuiti RC con
diverse resistenze.
Infine, si chiede agli studenti di confrontare la misura della capacità col valore atteso.
Competenze sviluppate:
C1: Comprensione dei procedimenti e delle metodiche caratteristiche dell'indagine fisica
C2: Produzione ed usufruizione di informazioni
C3: Utilizzo consapevole di attività coordinate a livello di gruppo
C4: Esecuzione di semplici misure con consapevolezza delle operazioni effettuate e degli
strumenti utilizzati
C5: Elaborazione di informazioni significative sulla base di tabelle, grafici e di altra
documentazione
3.4.5 – Mappa di Riferimento Situazioni-Competenze
La seguente tabella mostra quali Competenze sono sviluppate da ciascuna situazione di lavoro.
Tabella 3.1 – Mappa di riferimento situazioni-competenze.
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3.5 – Diario di Bordo
Mediante un Diario di Bordo da compilare al termine delle prime tre situazioni di lavoro, lo
studente è invitato a riflettere sul proprio percorso formativo. Oltre a richiedere uno sforzo di
sintesi di quanto fatto ed appreso, questo strumento consente un’attività di autovalutazione. Di
seguito è riportato lo schema del Diario di Bordo.
DIARIO DI BORDO
NOME E COGNOME:
CLASSE:
DATA:
TITOLO ATTIVITÀ:
1) Quali argomenti sono stati trattati?
2) Quali materiali hai utilizzato?
3) Quali esperienze hai condotto?
4) Cosa hai imparato?
5) Quali collegamenti con la realtà hai trovato?
6) Hai collaborato con i tuoi compagni? Trovi utile farlo?
7) Ti è piaciuto partecipare all’attività e perché?
8) Cosa cambieresti o pensi potrebbe essere migliorato riguardo all’attività svolta?
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3.6 – Scheda di Laboratorio
Come già discusso nel paragrafo “3.4 – Situazioni di Lavoro” a pag. 36, nell’ultima situazione di
lavoro gli studenti lavorano in piccoli gruppi in maniera autonoma, avendo già acquisito nelle
situazioni precedenti le competenze e gli strumenti necessari. La scheda di laboratorio che guida
gli studenti in questa fase è riportata di seguito.
SCHEDA DI LABORATORIO: Circuito RC
1: Scegli un condensatore e 4 diverse resistenze (da 100 Ω a 20.000 Ω), misurando le
loro caratteristiche fisiche col multimetro. Riporta le misure con gli errori associati.
2: Realizza un circuito RC serie con il condensatore e la resistenza più piccola. Collega
opportunamente le interfacce per la misura di corrente e di tensione ai capi del
condensatore. Ritieni che ciascuno di essi vada collegato in serie o in parallelo con il
condensatore?
3: Determina una procedura appropriata per acquisire valori di tensione e di corrente
durante la fase di carica e durante la fase di scarica del condensatore.
4: Acquisisci ed analizza i dati ottenuti. Che tipo di fit è conveniente utilizzare per
ciascuna fase? Cosa succede se cambi leggermente gli estremi del range di fitting? Quali
caratteristiche presenta la corrente e perché?
5: Esegui 6 misure di tensione e di corrente nelle fasi di carica e scarica del circuito RC.
Avvalendoti del foglio di calcolo elettronico, determina una misura indiretta della
capacità dalle 12 misure effettuate e, dopo avere associato l’errore opportuno,
confrontala col valore atteso.
6: Ripeti l’esperienza utilizzando la resistenza più grande. Dal confronto col primo
circuito, ritieni che sia equivalente analizzare il circuito dalle misure di tensione o da
quelle di corrente? Motiva la risposta sulla base sia delle misure sperimentali sia delle
conoscenze teoriche di cui disponi.
7: Per ciascuna delle 4 resistenze, effettua una misura indiretta della capacità nelle fasi
di carica e di scarica. Per ciascun circuito riporta la migliore stima per la capacità.
8: Avendo a disposizione le 4 misure indirette di capacità, quale valore rappresenta la
migliore stima? Quale errore è ragionevole associare e perché? Ritieni che sia stato
conveniente eseguire misure su 4 circuiti diversi e perché?
9: Confronta il valore misurato con quello atteso per la capacità e commenta il risultato.
10: Quali applicazioni o collegamenti con la realtà hai trovato?
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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3.6.1 – Motivazioni Didattiche per la Scheda di Laboratorio della Situazione 4
Per ciascuna delle domande e delle richieste della Scheda di Laboratorio della Situazione 4 sono
riportate delle brevi motivazioni didattiche.
1: Scegli un condensatore e 4 diverse resistenze (da 100 ΩΩΩΩ a 20.000 ΩΩΩΩ), misurando le
loro caratteristiche fisiche col multimetro. Riporta le misure con gli errori associati.
Qui è richiesto allo studente di utilizzare la manualità appresa durante i primi incontri ed a
fornire misure con gli errori associati.
2: Realizza un circuito RC serie con il condensatore e la resistenza più piccola. Collega
opportunamente le interfacce per la misura di corrente e di tensione ai capi del
condensatore. Ritieni che ciascuno di essi vada collegato in serie o in parallelo con il
condensatore?
Lo studente deve utilizzare le competenze apprese negli incontri precedenti e concludere che
mentre per le misure di tensione il voltmetro va collegato in parallelo, per le misure di
corrente l’amperometro va collegato in serie. Si deve quindi realizzare lo schema circuitale
pensato, mostrato nella Figura 3.1.
Figura 3.1 – Apparato sperimentale (figura a sinistra) per lo studio di un circuito RC (figura a destra).
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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3: Determina una procedura appropriata per acquisire valori di tensione e di corrente
durante la fase di carica e durante la fase di scarica del condensatore.
Questa fase si rivelerà critica, in quanto con la resistenza più piccola si ha un tempo di carica
e scarica molto piccolo, per cui lo studente deve trovare un metodo per passare da una fase
all’altra col minimo errore introdotto con la procedura.
4: Acquisisci ed analizza i dati ottenuti. Che tipo di fit è conveniente utilizzare per
ciascuna fase? Cosa succede se cambi leggermente gli estremi del range di fitting?
Quali caratteristiche presenta la corrente e perché?
Adesso è richiesto non solo di richiamare i modelli teorici esponenziali di carica (equazione
3.1) e scarica (equazione 3.2):
( ) ( )1carica t
C maxV V e τ−= − (3.1)
( )scarica t
C maxV V eτ−
= (3.2)
ma anche di discriminare tra i due processi.
Inoltre, si presenterà il problema dell’intervallo di dati da considerare per ottenere un buon fit.
Alcuni accorgimenti possono essere ricercare un intervallo per cui si ottiene un offset nullo e
come V massima quella fornita col generatore e letta col multimetro.
La figura seguente mostra un esempio di misure di tensione durante la carica e la scarica del
condensatore, con le relative curve di fitting.
Figura 3.2 – Misure di tensione durante la carica e la scarica del condensatore e curve di fitting.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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Infine, lo studente dovrebbe evidenziare il cambio del verso della corrente nei processi di
carica e scarica del condensatore, come mostrato nella Figura 3.3.
Figura 3.3 – Misure di corrente durante la carica e la scarica del condensatore e curve di fitting. Come si evince dai dati, il verso della corrente nel processo di scarica del condensatore è opposto
a quello durante il processo di carica.
5: Determina una misura indiretta della capacità da 6 misure di tensione e di corrente
nelle fasi di carica e scarica del circuito RC, associando l’errore opportuno, quindi
confrontala col valore atteso.
Qui si chiede dapprima di misurare indirettamente la capacità facendo uso delle relazioni
inverse (equazione 3.3), quindi di confrontare valori misurati ed attesi con la teoria degli
errori. Se da un lato non dovrebbero presentarsi molte difficoltà nell’utilizzo della media
come migliore stima, dall’altro lo studente deve riflettere sull’errore da associare. In questo
caso, la semi-dispersione è l’incertezza ottimale, dal momento che la deviazione standard
della media necessita di una statistica che non si può fare con 6 sole misure, così come gli
errori riportati dai singoli fitting sono poco significativi.
C
R
τ= (3.3)
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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6: Ripeti l’esperienza utilizzando la resistenza più grande. Dal confronto col primo
circuito, ritieni che sia equivalente analizzare il circuito dalle misure di tensione o da
quelle di corrente? Motiva la risposta sulla base sia delle misure sperimentali sia delle
conoscenze teoriche di cui disponi.
Lo studente dovrebbe intuire come misure di corrente siano poco significative per piccoli
valori di corrente, che si ottengono quando si utilizzando resistenze grandi. A ciò dovrebbe
arrivare sia dai dati sperimentali, sia dalla I legge di Ohm, avendo inoltre chiara la differenza
tra errore assoluto ed errore relativo.
Eseguire un fit come quello mostrato nella Figura 3.4 è, in questo caso, un’operazione priva di
significato.
Figura 3.4 – Misure di corrente in un circuito RC con una grande resistenza risultano prive di significato, essendo l’incertezza strumentale maggiore del valore delle misure.
7: Per ciascuna delle 4 resistenze, effettua una misura indiretta della capacità nelle fasi
di carica e di scarica. Per ciascun circuito riporta la migliore stima per la capacità.
Se i passi precedenti sono stati eseguiti correttamente, questa fase non dovrebbe presentare
alcuna difficoltà e lo studente dovrebbe facilmente utilizzare il valore medio come migliore
stima del valore vero.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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8: Avendo a disposizione le 4 misure indirette di capacità, quale valore rappresenta la
migliore stima? Quale errore è ragionevole associare e perché? Ritieni che sia stato
conveniente eseguire misure su 4 circuiti diversi e perché?
Infine, lo studente dovrebbe riflettere sul fatto che le 4 misure indipendenti forniscono una
stima più affidabile per la capacità, riducendo gli errori casuali e quelli sistematici dovuti ai
singoli circuiti. Anche in questo caso, se da un lato non dovrebbero presentarsi molte
difficoltà nell’utilizzo della media come migliore stima, dall’altro lo studente deve riflettere
sull’utilizzo della semidispersione come errore da associare.
Inoltre, si dovrebbe riflettere su come l’errore associato risulti simile a quello di ciascun
singolo circuito, essendo legato quindi alla tipologia di misurazione ed alla procedura
utilizzata per tutte le misure.
9: Confronta infine il valore misurato con quello atteso per la capacità e commenta il
risultato.
Infine, allo studente è richiesto di stabilire se i risultati ottenuti sono in accordo su quelli
attesi, utilizzando opportunamente la teoria degli errori, e giustificare un eventuale disaccordo
significativo.
10: Quali applicazioni o collegamenti con la realtà hai trovato?
Quest’ultima domanda è finalizzata a spronare gli studenti nella ricerca di collegamenti tra
quanto fatto ed appreso e la realtà quotidiana. Gli studenti potranno avvalersi sia della
discussione tra pari sia della ricerca on-line.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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3.7 – Griglia di Valutazione della Relazione di Laboratorio
Di seguito è riportata la griglia per la valutazione della Relazione di Laboratorio che ciascuno
studente dovrà produrre al termine dell’attività.
GRIGLIA DI VALUTAZIONE
della Relazione di Laboratorio
Indicatori Descrittori
0,25 0,5 0,75 1 1,25
Enuncia lo scopo dell’esperienza.
Elenca e distingue correttamente il materiale e gli strumenti di misura.
Schematizza il setup sperimentale.
Descrive le procedure in moto sintetico e completo
Puntualizza i concetti teorici relativi all’esperienza
Acquisisce ed organizza i dati sperimentali
Elabora i dati acquisiti, costruendo grafici e costruendo funzioni matematiche che si adattino meglio alle misure sperimentali
Trae delle conclusioni, interpretando e generalizzando i risultati ottenuti
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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Conclusioni
Il Tirocinio Formativo Attivo ha avuto per me una grande valenza formativa. In particolare, la
frequenza ai corsi e la collaborazione costante e fruttuosa con i miei colleghi mi hanno permesso
non solo di maturare diverse competenze metodologico-didattiche e psico-pedagogiche, ma
anche di migliorare le mie competenze organizzative e relazionali. Sono convinto che tutte
queste competenze concorrano a rendere valida ed efficace l’azione del docente. Infatti, nella
scuola dell’autonomia la preparazione articolata e complessa del docente richiede da un lato la
conoscenza della disciplina in termini significativi, sistemici ed epistemologici per poterne
estrapolare e rielaborare con criticità e trasversalità i contenuti, dall’altro competenze
organizzative, affettive e relazionali.
L’attività di tirocinio diretto a scuola mi ha permesso di confrontare la mia precedente esperienza
di insegnamento con una nuova realtà scolastica. Inoltre, ho potuto usufruire dell’esperienza di
un docente di ruolo nella mia stessa classe di concorso, che mi ha consentito di maturare diverse
riflessioni sulla vita scolastica. Ho potuto constatare come la nostra società, che è in continua
evoluzione, richieda in ambito scolastico delle metodologie didattiche che siano sempre
aggiornate e che tengano conto anche dell’aspetto affettivo-relazionale dei giovani. Ho appurato,
tra l’altro, che un approccio con gli studenti che sia autorevole piuttosto che autoritario, pur
sottolineando l’asimmetricità dei ruoli necessaria nella relazione educativa, facilita
l’acquisizione delle competenze. L’instaurarsi di un clima di fiducia e rispetto, infatti, è
funzionale ad una didattica viva, partecipata, moderna.
Anche gli incontri di formazione ed i momenti di riflessione nell’ambito del tirocinio indiretto,
coordinati e supervisionati dalla tutor coordinatrice, hanno contribuito significativamente alla
mia crescita. Ho difatti acquisito molteplici conoscenze in merito al sistema scolastico e diverse
competenze riferibili alla funzione docente ed alle metodiche disciplinari. Inoltre, ho potuto
riflettere sull’importanza della didattica laboratoriale, anche grazie all’attività di tirocinio diretto
ed ai corsi di didattiche disciplinari seguiti contestualmente. Sempre in merito al tirocinio
indiretto, i seminari sulla disabilità e sui bisogni speciali che ho seguito mi hanno fornito delle
conoscenze di base e mi hanno sensibilizzato su un tema che fino ad ora non avevo tenuto in
grande considerazione.
In conclusione, valuto particolarmente positiva l’esperienza del Tirocinio Formativo Attivo.
Ritengo infatti di avere acquisito delle competenze preziose sia durante i corsi sia durante le
attività di tirocinio diretto ed indiretto. Inoltre, il continuo confronto con i miei colleghi mi ha
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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fornito momenti di crescita ed ha alleggerito questo percorso formativo che, comunque, ha
richiesto da parte di tutti un grande spirito di sacrificio.
Sono tuttavia consapevole che il conseguimento dell’abilitazione non rappresenta un punto di
arrivo, bensì un nuovo punto di partenza. Il mestiere dell’insegnante richiede una grande forza di
volontà ed un grande spirito di sacrificio, che possono essere presenti solo a fronte di una grande
passione. Mi auguro di potere continuare a percorrere questa strada con lo stesso entusiasmo di
adesso e di potere contribuire anch’io, così, alla formazione di uomini e cittadini del domani,
nella speranza di una società migliore di quella di oggi.
Relazione Finale di Tirocinio Formativo Attivo – I Ciclo – Massimo Panzica
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Bibliografia
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• F. Pedone, “Valutazione delle Competenze e Autoregolazione dell’Apprendimento”,
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• “Piano dell’Offerta Formativa (P.O.F.) – A. S. 2012/2013” del Liceo Scientifico Statale “G.
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275 dell’08/03/1999.
• “Regolamento Recante Norme in Materia di Adempimento dell'obbligo di Istruzione” del
D.M. 139 del 22/08/2007.
• “Regolamento Recante: Definizione della Disciplina dei Requisiti e delle Modalità della
Formazione Iniziale degli Insegnanti” del D.M. 249 del 10/09/2010.
• “Schema di Regolamento Recante: Indicazioni Nazionali Riguardanti gli Obiettivi Specifici
di Apprendimento Concernenti le Attività e gli Insegnamenti Compresi nei Piani degli Studi
Previsti per i Percorsi Liceali”, D.M. 211 del 07/10/2010.
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