Tipo-Lito MARTINI - Mondov ì Le porte 2016: l’anno della di ......Tipo-Lito MARTINI - Mondov ì...

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Tipo-Lito MARTINI - Mondovì IL GIORNALE DELLA PARROCCHIA-SANTUARIO DEL SACRO CUORE - MONDOVÌ ALTIPIANO - TEL. 0174.42187 - www.sacrocuoremondovi.it - E-mail: [email protected] C’e un elemento della nostra vita che riveste una funzione importantis- sima. Un elemento banale, feriale, eppure fondamentale. Si tratta della porta. O meglio, al plurale: delle por- te. Le porte sono così importanti che le abbiamo immaginate presenti addi- rittura in Paradiso. Ben prima che qualcuno pensasse ad esso come al regno del caffè Lavazza abbiamo co- minciato a parlare delle sue porte, mettendoci a custodirle anche un portinaio di tutto rispetto, il buon Pie- tro, munito ovviamente di grosse chiavi. Chiavi per aprire e per chiude- re, per far entrare o per lasciar fuori. La prima porta importante della nostra vita è stata quella di casa. Por- Chi è CDF? CDF per brevità sta per Char- les de Foucauld (foto in questa pagina), uno dei più grandi e importanti cristiani de- gli ultimi due secoli, beatificato il 13 novem- bre 2005. Il 2016 è il suo anno perché il primo dicembre di cento anni fa, all’imbru- nire, venne ucciso quasi per errore da una banda di predoni, presso il suo monastero fortino a Tamanrasset, fra le montagne del- l’Algeria. CDF era nato a Strasburgo, in Alsazia, il 15 settembre 1858. A sei anni era rimasto orfano, ed era cresciuto assieme a sua so- rella Marie dal nonno, del quale seguirà la carriera militare. Nell’adolescenza Charles si allontana, come tanti suoi contemporanei, dalla fede. Cresce amando il piacere e la vi- ta facile, ma rivela, nonostante tutto, una forte e costante volontà nei momenti diffici- li. Nel 1876 entra all’École Spéciale Militaire de Saint-Cyr. Due anni dopo, alla morte del nonno, riceve un'ingente eredità che però dilapida in poco tempo. Non si dimostra nemmeno uno studente brillante. Infatti arri- Il volto delle nostre città è cambiato e continua a cambiare in maniera estremamen- te rapida. Se fino all’altro ieri straniero era chi apparteneva e viveva in un paese lontano dall’Italia, oggi, per via dei numerosi flussi mi- gratori, ci si ritrova ad avere lo straniero come vicino di casa. Quotidianamente si è sempre più a contatto con uomini e donne che ap- partengono ad altri Stati, ad altre culture e anche ad altre religioni. Quella che ci trovia- mo a vivere è una vera e propria sfida, la sfi- da dell’incontro e del confronto con il diver- so. Una sfida che non sempre è facile perché l’altro è altro. Ha una sua storia, una sua cul- tura, una sua religione, un modo differente di affrontare le dinamiche ordinarie della vita. In questi giorni è sotto gli occhi di tutti, per via delle recenti notizie che ci sono pervenute, il confronto con un mondo altro rispetto al no- stro, il mondo mussulmano. Un mondo di cui conosciamo poco, un mondo che è in fer- mento al suo stesso interno, che si sta inter- rogando sulla propria origine. Agli inizi del 2015, per l’esattezza a febbraio, il grande imam di Al-Azhar, lo sheikh Ahmad al-Tayyib, ha fatto appello a tutti i Paesi islamici affinché implementino una riforma del sistema dell’i- L’ISLAM e NOI: dialogo e verità 2016: l’anno di CDF Lunedì 9 novembre 2015 si è aperto il quinto Convegno della Chiesa italiana, celebra- to questa volta in quel di Firenze. Può piacere o no ma il Convegno è un evento pubblico, che ha visto presenti circa tremila persone fra vescovi, preti, diaconi, religiosi e semplici laici (la maggioranza). Il Convegno, la cui prima edizione risale al 1976 con il titolo di Evange- lizzazione e promozione umana, si svolge ogni dieci anni e serve a tracciare le linee del cammino della Chiesa italiana per il successivo decennio. Legittimamente avevo desiderio di avere qualche notizia in proposito e di vedere qualche immagine. L’unico TG a cui, per ragio- ni varie, potevo accedere quella sera era il TG3 delle 19, penso quello più visto delle sue varie edizioni giornaliere. Tutto speranzoso accendo la TV e mentre consumo la parca cena attendo la notizia e i relativi servizi. Passano i primi cin- que minuti, poi dieci, poi quindici ma nulla ac- cade. Dico fra me e me: “Vabbè, c’è il viaggio di Mattarella in Indonesia, la questione della legge di stabilità, gli spasmi della destra e del- la sinistra che hanno la precedenza sulle altre notizie. Passa tutto questo malloppo di eventi e dopo arriverà il servizio sul Convegno”. Po- vero illuso. Mi devo sorbire il servizio, l’ennesi- mo da tre giorni, sui due fidanzatini che hanno stecchito a colpi di pistola i genitori di lei, il processo di mafia capitale, il lancio di un nuo- Vatileaks e dintorni Le porte della nostra vita continua a pag. 7 continua a pag. 3 continua a pag. 6 continua a pag. 2 continua a pag. 6 Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio pa- dre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secon- do i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia. Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispi- razione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l’amo- re di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sa- crificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune». Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di pote- re. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desi- derio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora — in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan — Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Gennaio-Febbraio 2016 n. 1 Charles de Foucauld Storie da Testamento spirituale di SHAHBAZ BHATTI , ministro pachistano cattolico ucciso il 2 marzo 2011 da un commando di fondamentalisti islamici GIUBILEO

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  • Tipo-Lito MARTINI - Mondovì

    IL GIORNALE DELLA PARROCCHIA-SANTUARIO DEL SACRO CUORE - MONDOVÌ ALTIPIANO - TEL. 0174.42187 - www.sacrocuoremondovi.it - E-mail: [email protected]

    C’e un elemento della nostra vitache riveste una funzione importantis-sima. Un elemento banale, feriale,eppure fondamentale. Si tratta dellaporta. O meglio, al plurale: delle por-te. Le porte sono così importanti chele abbiamo immaginate presenti addi-rittura in Paradiso. Ben prima chequalcuno pensasse ad esso come alregno del caffè Lavazza abbiamo co-minciato a parlare delle sue porte,mettendoci a custodirle anche unportinaio di tutto rispetto, il buon Pie-tro, munito ovviamente di grossechiavi. Chiavi per aprire e per chiude-re, per far entrare o per lasciar fuori.

    La prima porta importante dellanostra vita è stata quella di casa. Por-

    Chi è CDF? CDF per brevità sta per Char-les de Foucauld (foto in questa pagina),uno dei più grandi e importanti cristiani de-gli ultimi due secoli, beatificato il 13 novem-bre 2005. Il 2016 è il suo anno perché ilprimo dicembre di cento anni fa, all’imbru-nire, venne ucciso quasi per errore da unabanda di predoni, presso il suo monasterofortino a Tamanrasset, fra le montagne del-l’Algeria.

    CDF era nato a Strasburgo, in Alsazia, il15 settembre 1858. A sei anni era rimastoorfano, ed era cresciuto assieme a sua so-rella Marie dal nonno, del quale seguirà lacarriera militare. Nell’adolescenza Charles siallontana, come tanti suoi contemporanei,dalla fede. Cresce amando il piacere e la vi-ta facile, ma rivela, nonostante tutto, unaforte e costante volontà nei momenti diffici-li. Nel 1876 entra all’École Spéciale Militairede Saint-Cyr. Due anni dopo, alla morte delnonno, riceve un'ingente eredità che peròdilapida in poco tempo. Non si dimostranemmeno uno studente brillante. Infatti arri-

    Il volto delle nostre città è cambiato econtinua a cambiare in maniera estremamen-te rapida. Se fino all’altro ieri straniero era chiapparteneva e viveva in un paese lontanodall’Italia, oggi, per via dei numerosi flussi mi-gratori, ci si ritrova ad avere lo straniero comevicino di casa. Quotidianamente si è semprepiù a contatto con uomini e donne che ap-partengono ad altri Stati, ad altre culture eanche ad altre religioni. Quella che ci trovia-mo a vivere è una vera e propria sfida, la sfi-da dell’incontro e del confronto con il diver-so. Una sfida che non sempre è facile perchél’altro è altro. Ha una sua storia, una sua cul-tura, una sua religione, un modo differente diaffrontare le dinamiche ordinarie della vita. Inquesti giorni è sotto gli occhi di tutti, per viadelle recenti notizie che ci sono pervenute, ilconfronto con un mondo altro rispetto al no-stro, il mondo mussulmano. Un mondo dicui conosciamo poco, un mondo che è in fer-mento al suo stesso interno, che si sta inter-rogando sulla propria origine. Agli inizi del2015, per l’esattezza a febbraio, il grandeimam di Al-Azhar, lo sheikh Ahmad al-Tayyib,ha fatto appello a tutti i Paesi islamici affinchéimplementino una riforma del sistema dell’i-

    L’ISLAM eNOI: dialogoe verità

    2016: l’annodi CDF

    Lunedì 9 novembre 2015 si è aperto ilquinto Convegno della Chiesa italiana, celebra-to questa volta in quel di Firenze. Può piacereo no ma il Convegno è un evento pubblico,che ha visto presenti circa tremila persone fravescovi, preti, diaconi, religiosi e semplici laici(la maggioranza). Il Convegno, la cui primaedizione risale al 1976 con il titolo di Evange-lizzazione e promozione umana, si svolgeogni dieci anni e serve a tracciare le linee delcammino della Chiesa italiana per il successivodecennio. Legittimamente avevo desiderio diavere qualche notizia in proposito e di vederequalche immagine. L’unico TG a cui, per ragio-ni varie, potevo accedere quella sera era il TG3delle 19, penso quello più visto delle sue varieedizioni giornaliere. Tutto speranzoso accendola TV e mentre consumo la parca cena attendola notizia e i relativi servizi. Passano i primi cin-que minuti, poi dieci, poi quindici ma nulla ac-cade. Dico fra me e me: “Vabbè, c’è il viaggiodi Mattarella in Indonesia, la questione dellalegge di stabilità, gli spasmi della destra e del-la sinistra che hanno la precedenza sulle altrenotizie. Passa tutto questo malloppo di eventie dopo arriverà il servizio sul Convegno”. Po-vero illuso. Mi devo sorbire il servizio, l’ennesi-mo da tre giorni, sui due fidanzatini che hannostecchito a colpi di pistola i genitori di lei, ilprocesso di mafia capitale, il lancio di un nuo-

    Vatileaks e dintorni

    Le portedella nostra vita

    continua a pag. 7 continua a pag. 3 continua a pag. 6

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    Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio pa-dre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secon-do i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la miainfanzia. Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispi-razione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l’amo-re di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventosecondizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo unvenerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sa-crificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensaidi corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle,ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e deiperseguitati che vivono in questo paese islamico. Mi sono state proposte altecariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma ioho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta èsempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune». Questadevozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di pote-re. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere,le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desi-derio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora — in questomio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati delPakistan — Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per

    Gennaio-Febbraio 2016 n. 1

    Charles de Foucauld

    Storie da

    Testamento spirituale di SHAHBAZ BHATTI, ministro pachistano cattolico ucciso il 2 marzo2011 da un commando di fondamentalisti islamici

    GIUBILEO

  • 2 l’amico

    tati a casa dall’ospedale in cui siamonati è diventato un evento. La casanon era più come prima. C’era unbebè! Appena un po’ cresciuto quelcucciolo d’uomo rimasto in casa tuttoil giorno con la nonna o la tata, a serasente la porta che si apre, intuisceche arriva mamma e le va incontrogattonando, nella certezza che di lì apoco si troverà fra le sue braccia sba-ciucchiato e coccolato. Viceversa unuomo o una donna già grandi varca-no la porta di casa dopo una giornatadi lavoro sapendo di trovare un rifu-gio, la tranquillità, la pace, l’affetto el’amore. Se riescono lasciano fuoridalla porta di casa tensioni e preoccu-pazioni. La porta di casa diventa cosìla soglia di un rifugio caldo e acco-gliente.

    Anche l’esistenza cristiana è co-minciata varcando una porta, quelladella chiesa, dove un “don” ci ha ac-colti a nome della Chiesa con la “C”maiuscola, cioè della comunità degliamici di Gesù e ci ha fatti diventarecristiani. Poi, se la fiducia in Gesù ècontinuata anche da grandi, quantevolte abbiamo ancora varcato e var-chiamo quella porta, per la preghiera,la Messa, il perdono, le nozze, un fu-nerale. Sentendoci sempre, in ognioccasione gioiosa o triste, anche lì “acasa nostra”.

    Le porte sono così importanti chediventano pure una metafora. Si dice“aprire le porte del cuore” per indica-re un atteggiamento di accoglienza. Alcontrario queste porte metaforiche ri-mangono chiuse se accoglienti non losiamo. E se uno bussa alla porta delnostro cuore lo fa proprio per essereaccolto. Metaforiche sono anche leporte del paradiso, come già detto,ma pure quelle meno simpatiche delPurgatorio o quelle antipaticissimedell’Inferno. “Esci da quella porta”, di-ciamo poi a chi vogliamo allontanaredalla nostra esistenza. Mentre di fron-

    giusta punizione, ma per essere ri-creato, fatto nuovo, fatto bello, conaddosso un vestito lussuoso, ben pro-fumato, l’anello prezioso al dito, i san-dali Tods ai piedi. Quella porta si èspalancata anche per noi, bischeri delterzo millennio. Approfittiamone. Èuna delle porte più importanti dellanostra vita. Alla fin fine, forse, la piùimportante.

    don Giampaolo

    te a chi non vogliamo far entrare, adesempio un ladro, un intruso, mettia-mo le porte di sicurezza e le chiudia-mo a quattro mandate.

    Ci sono poi porte speciali. Quelledel carcere ad esempio. Porte che sichiudono alle spalle di chi entra e chenon ne possiede le chiavi. Sono porteche fanno entrare le persone ma chelasciano fuori la libertà. A volte pergiustizia, altre volte ingiustamente, co-me nel caso dei prigionieri politici edei perseguitati in nome della fede.Pietro, ora portinaio del cielo, un gior-no dovette varcare da prigioniero leporte del carcere Mamertino, nellaRoma imperiale. Nella categoria delleporte meno simpatiche si trovanoquelle di un ospedale o di una casadi riposo. Sono porte che nessunovorrebbe mai dover varcare. Simili so-no quelle che nascondono dei perico-li, per cui qualcuno ci dice di “nonaprire quella porta”. Persino i film del-l’orrore usano questa fraseologia.

    Capita anche che le porte si colori-no, come in Irlanda, dove le tinteggia-no di tinte intense e vivaci, così da at-trarre l’attenzione dei turisti, che leammirano e le fotografano. In unpaese brumoso rappresentano un se-gno di allegria e di vitalità. A volte leporte sono di legno massiccio, scol-pite, preziose, artistiche, fregiate, datenere con cura per salvaguardarledall’usura del tempo e degli eventimeteorologici.

    La porta è così importante che Ge-sù stesso si è paragonato ad essa. Sitratta di un immagine poco ricordata,perché là dove si trova è surclassatada quella del “buon pastore”. Eppurenel Vangelo di Giovanni, capitolo de-cimo, versetto 9, Gesù si autodefini-sce proprio così: “Io sono la porta: seuno entra attraverso di me, sarà salva-to, entrerà e uscirà e troverà pascolo”.In tempi di Giubileo possiamo alloradire che Gesù è una, anzi è “la” porta.È la “Porta Santa”, quella vera, l’origi-nale, perché è attraverso di lui chenoi abbiamo accesso al Padre. Gesùè anche una porta che si chiude manon per tenerci prigionieri, bensì pergarantirci sicurezza e protezione dainemici della nostra vita. Proprio comela porta del recinto tiene al riparo dallupo cattivo il bel gregge delle pecore.

    Di questi tempi ci sono in giro del-le “porte sante speciali”. La prima èstata aperta a Bangui, nella repubblicacentro africana, paese dilaniato da an-ni di guerra civile, paese poverissimo,il più povero dell’Africa. L’ha apertapapa Francesco nel suo viaggio africa-no di fine novembre, un viaggio com-piuto sfidando ogni rischio e pericolo.La seconda l’ha aperta ancora lui, l’ot-to dicembre, a San Pietro. Le altre lehanno spalancate pochi giorni dopo ivescovi nelle cattedrali di tutto il mon-do ed anche in alcuni santuari impor-

    tanti delle singole diocesi. Questeporte si sono aperte addirittura nellecarceri, come nel famoso Regina Coe-li di Roma. Nelle carceri si sono aper-te non per fuggire dalla poco amataprigione, ma per passare attraverso diesse ed entrare anche lì, come attra-verso tutte le porte dette “Sante”, nel-la grande sala imbandita della bontà,dell’amore e della Misericordia delPadre. Quel Padre che un giorno èuscito dalla porta di casa per correreverso quel disgraziato del figlio mino-re sperperatore di tutti i suoi beni conle prostitute e ridotto a pasteggiare incompagnia degli immondi maiali. At-traverso quella porta da cui era uscitoper correre incontro a quel bischerodi figliolo, lo stesso figliolo è rientratoin casa, e non per subire l’umana,

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    Le porte della nostra vita

    Il rito iniziale del giubileo è l'apertura della Porta Santa. Si tratta di una porta simbolicache – almeno quella delle basiliche romane - viene aperta solo durante l'Anno Santo,mentre negli altri anni rimane murata. Le basiliche romane che possiedono una PortaSanta sono le quattro basiliche maggiori: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Pao-lo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore. Il rito di aprire la Porta Santa esprime simboli-camente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un "percorso straordina-rio" verso la salvezza. Il “percorso straordinario” che i fedeli intraprendono è fatto guar-dando a Cristo, che di sé dice: “Io sono la porta”. È questo il significato simbolico dell’a-pertura della Porta Santa della basilica di San Pietro, rito che segna ufficialmente l’iniziodell’Anno Santo a partire dal 1499 quando venne aperta per l’anno giubilare del 1500.A dire il vero già Papa Martino V, per la prima volta nella storia degli anni giubilari, neaveva aperta una nel 1423, però si trattava di quella della cattedrale di Roma, san Gio-vanni in Laterano. Alessandro VI stabilì l’apertura delle porte sante anche in Santa MariaMaggiore e in San Paolo fuori le Mura. Indicendo l’anno giubilare che stiamo vivendopapa Francesco, nella bolla Misericordiae Vultus, ha scritto che chiunque oltrepasserà le“Porte della misericordia… potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, perdona edona speranza”. Giustamente il papa usa il plurale perché per la prima volta le portesante sono state aperte anche nelle singole diocesi, quelle delle cattedrali (per noi aPiazza) e quelle di alcuni significativi santuari, per noi in primis il Santuario di Vicoforte.Dopo aver varcato la Porta Santa si deve recitare il Credo, e pregare per le intenzioniche il papa porta in cuore per il bene della Chiesa e del mondo. Ovviamente, per invo-care l’indulgenza, occorre essere confessati e partecipare all’Eucaristia.

    La “PORTA SANTA” Cos’è? Perché?

    Ecco ciò che occorre fare per ottenere l’indulgenza del Giubileo:

    1. Fare una buona confessione, incontro con la Misericordia di Dio echiaro segno del movimento di conversione del nostro cuore verso ilbene.

    2. Entro gli otto giorni partecipare all’Eucaristia facendo la comunione.

    3. Compiere un breve pellegrinaggio, come segno del desiderio di an-dare incontro al Padre e attraversare una “Porta Santa”, segno dellaporta che è Cristo. In questa occasione recitare la Professione di fede(il Credo) e pregare secondo le intenzioni del Papa.

    4. Compiere un’opera di misericordia corporale o spirituale (aiuto per ipoveri, gesto di riconciliazione verso qualcuno, visita ad un malato…)per risvegliare la nostra coscienza assopita ricordandoci che i poverisono al cuore del Vangelo e i privilegiati dall’amore del Padre.

    L’INDULGENZA:istruzioni per l’uso

  • l’amico 3

    Cristo e per Lui voglio morire. Nonprovo alcuna paura in questo paese.Molte volte gli estremisti hanno desi-derato uccidermi, imprigionarmi; mihanno minacciato, perseguitato ehanno terrorizzato la mia famiglia. Iodico che, finché avrò vita, fino al mioultimo respiro, continuerò a servireGesù e questa povera, sofferenteumanità, i cristiani, i bisognosi, i pove-ri. Credo che i cristiani del mondoche hanno teso la mano ai musul-mani colpiti dalla tragedia del ter-remoto del 2005 abbiano costruitodei ponti di solidarietà, d’amore, dicomprensione, di cooperazione edi tolleranza tra le due religioni. Setali sforzi continueranno sono con-vinto che riusciremo a vincere icuori e le menti degli estremisti.Ciò produrrà un cambiamento in po-sitivo: le genti non si odieranno, nonuccideranno nel nome della religione,ma si ameranno le une le altre, porte-ranno armonia, coltiveranno la pace ela comprensione in questaregione. Voglio dirvi che trovo moltaispirazione nella Sacra Bibbia e nel-la vita di Gesù Cristo. Più leggo ilNuovo e il Vecchio Testamento, i ver-setti della Bibbia e la parola del Si-

    per il bene degli emarginati del Paki-stan e che aveva dedicato la propriavita alla lotta per l’uguaglianza umana,per la giustizia sociale, per la libertàreligiosa e per elevare e dare dignitàalle comunità delle minoranze religio-se. Nei mesi passati come ministro,prese misure a sostegno delle mino-ranze religiose, tra cui una campagnaper promuovere il dialogo interreligio-so, la proposta di una legislazione pervietare discorsi di incitamento all’odioe proponendo di assegnare seggi inparlamento per le minoranze religiose.Nel 2009, iniziarono a giungergli mi-nacce di morte, dopo la sua difesa deicristiani pachistani, che avevano subi-to attacchi e violenze in diverse regio-ni del Paese. Le minacce di morte au-mentarono in seguito alla sua difesadella cristiana Asia Bibi, condannata amorte per blasfemia. La mattina del 2marzo 2011, lasciata la casa della ma-dre per recarsi al lavoro, il veicolo sucui viaggiava (privo di scorta) fu attac-cato da un gruppo di uomini armati,che aprì il fuoco sul ministro, ferendo-lo gravemente. L’autista riuscì a salvar-si, mentre Bhatti morì nel trasferimen-to in ospedale.

    gnore e più si rinsaldano la mia forzae la mia determinazione. Quando ri-fletto sul fatto che Gesù Cristo ha sa-crificato tutto, che Dio ha mandato ilSuo stesso Figlio per la nostra reden-zione e la nostra salvezza, mi chiedocome possa io seguire il camminodel Calvario. Nostro Signore ha detto:«Vieni con me, prendi la tua croce eseguimi». I passi che più amo dellaBibbia recitano: «Ho avuto fame e miavete dato da mangiare, ho avutosete e mi avete dato da bere; ero fo-restiero e mi avete ospitato, nudo emi avete vestito, malato e mi avetevisitato, carcerato e siete venuti a tro-varmi». Così, quando vedo gente po-vera e bisognosa, penso che sotto leloro sembianze sia Gesù a venirmi in-contro. Per cui cerco sempre d’essered’aiuto, insieme ai miei colleghi, diportare assistenza ai bisognosi, agli af-famati, agli assetati. Credo che i biso-gnosi, i poveri, gli orfani qualunquesia la loro religione vadano considera-ti innanzitutto come esseri umani.Penso che quelle persone siano parte

    del mio corpo in Cristo, che siano laparte perseguitata e bisognosa delcorpo di Cristo. Se noi portiamo a ter-mine questa missione, allora ci sare-mo guadagnati un posto ai piedi diGesù ed io potrò guardarLo senzaprovare vergogna.

    Chi era Shabbatz BhattiFiglio di missionari cristiani prove-

    nienti da Khushpur, Bhatti nacque aLahore nel 1968. Nel 1985 fondò ilmovimento All Pakistan Minorities Al-liance (Apma) di cui divenne presi-dente. Fu anche capo del Christian Li-beration Front, costituito nel 1998.Laureato in legge, dal 2002 facevaparte del Pakistan People’s Party (Par-tito Popolare Pakistano) e ottenne unposto nel governo pakistano uscitovincitore dalle elezioni del 2003, mafu rimosso dall’incarico nel novembredello stesso anno. Nel 2008 sotto ilpresidente Asif Ali Zardari, fu nomina-to ministro per le minoranze; era l’uni-co cattolico presente nel governo. Al-l’epoca disse che accettava l’incarico

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    STORIE DA GIUBILEOSHAHBAZ BHATTI

    La CatechesiLA TAVOLA DEL GIUBILEO: I PIATTI DELLA MISERICORDIAANTIPASTOLa Misericordia sotto il pennello: i grandi artisti ne dipingono il voltoLunedì 1 febbraio ore 16.30 e 21. Animano l’incontro Gabrielle Re e Anna Maria Fucheri.

    LE QUATTRO PORTATE• Un maestro di Misericordia: rilettura della parabola del buon Samaritano(lunedì 15 febbraio – Anima il Parroco)

    • Ero forestiero e mi avete accolto. Tavola rotonda con testimonianze dei stranieri arriva-ti dalle nostre parti (lunedì 22 febbraio - Moderatore don Corrado Avagnina)

    • La Misericordia abita in famiglia? Testimonianza di una coppia di sposi (lunedì 29 feb-braio)

    • Essere misericordiosi nel quotidiano (lunedì 7 marzo - Anima l’incontro Eliana Brizio)Gli incontri hanno un carattere popolare, puoi partecipare anche tu. Orario 16.30 e 21 (inizio puntuale).

    La Preghiera• Il mercoledì delle Ceneri, il 10 febbraio. Il Rito dell’imposizione delle Ceneri, segno di conver-sione, sarà proposto alle ore 16.15 ai bambini e ai ragazzi del catechismo e alle ore 18.30 atutta la comunità. Non verrà celebrata la Messa del mattino.

    • La Messa di ogni domenica. Particolarmente importante nei tempi forti è la celebrazione Eucari-stica domenicale. In un cammino progressivo la Parola di Dio propone un vero e proprio itinerariodi crescita e di rinnovamento cristiano.

    • Ogni lunedì, martedì, mercoledì, giovedì alle ore 18.10: Celebrazione dei Vespri. I Vespri fanno parte della preghiera ufficiale della Chiesa, che prega insieme a Cristo suo capo.

    • Ogni venerdì: alle ore 17,45 la Via Crucis, pratica tipicamente quaresimale per rivivere il cammi-no verso il Calvario compiuto dal Signore Gesù.

    La SolidarietàLa Quaresima è un tempo speciale per la solidarietà. Come ogni anno viene proposta la “Quaresima difraternità” secondo le indicazioni della diocesi. Le offerte verranno raccolte il Giovedì Santo (21 marzo).

    Speciale Anno del GiubileoUna particolare iniziativa viene proposta in questa Quaresima giubilare. All’inizio del tempo quaresi-male verrà consegnata una breve preghiera da recitare contemporaneamente in tutte le case e in tutte le famiglie prima del TG, alle ore 19.55 di sera.

    Confessarsi in Quaresima

    POSSIBILITA’ A TUTTE LE ORE

    NELL’UNITA PASTORALEabbiamo previsto per ogni settimana tre mattinateparticolari, nelle quali potersi confessare (sempredalle 8.30 alle 12): • il martedì presso la Chiesa di San Filippo a Breo; • il mercoledì presso la Parrocchia del Sacro Cuoresull’Altipiano; • il sabato presso la parrocchia di Sant’Agostino aPiandellavalle.

    In questi orari saranno presenti, a turno, dei sacerdo-ti. Inoltre per la sola Quaresima ci saranno confesso-ri disponibili ogni venerdì dalle 19.30 alle 21.30 nel-la Parrocchia del Sacro Cuore.

    IN PARROCCHIAper le confessioni, garantiremo una presenza il ve-nerdì e il sabato dalle 17 alle 18.20 nella Cappelladella Riconciliazione (in fondo alla navata sinistra).

    Inoltre Lunedì 21 marzo: GIORNATA PENITENZIA-LE. Dalle 8 e fino alle 19.30 sarà presente in chiesaalmeno un sacerdote per le confessioni. Si entreràdalla “Porta della Riconciliazione” (la porta centraledella facciata della chiesa) dove sarà disponibile ilsussidio per la preghiera e la preparazione alla con-fessione. Non sarà celebrata alcuna Messa.

    N.B. Per quel giorno la porta della Riconciliazionediventerà anche “Porta Santa”.

    La Quaresima nell’anno del Giubileo

  • 4 l’amico

    Perché la è meglio del venerdì!

    La redazione de L’Amico Giovani ha chiesto ad alcuni partecipanti al gruppo giovanis-simi, cosa ne pensano circa un importante cambiamento inerente al giorno, cioè seper loro è meglio trovarsi Il Venerdì sera (come è stato fino all’anno scorso) o la Do-menica sera (come attuato da Ottobre 2015). Ecco di seguito le opinioni emerse. Fe-derica B. asserisce che: “Da quest'anno l'incontro dei giovanissimi è stato spostatodal Venerdì sera alla Domenica sera; per qualcuno può essere un problema, inquanto la Domenica qualcuno va a trovare i nonni che magari abitano lontano, o hapartite, gare, etc, ma per quanto mi riguarda la Domenica va meglio del Venerdì,perché spesso il Venerdì sono stanca e svogliata dopo una lunga e faticosa settima-na scolastica…poi di Domenica è anche comodo che si mangi in Oratorio dopo laMessa serale così da evitare continui avanti-indietro dei genitori per il trasporto (perchi abita più lontano). Per concludere, a mio avviso, ognuno fa come può ed è im-possibile trovare una soluzione che accontenti tutti.”L’opinione di Marco R. è la seguente: “Per la maggior parte delle persone che cono-sco, é meglio la Domenica come giorno fisso per l'incontro Giovanissimi dato che,per la nostra età, gli altri principali impegni da riuscire ad "incastrare" nel corso dellasettimana, sono sport e studio. Per lo studio la Domenica é di gran lunga preferibileal Venerdì in quanto si ha una fascia di tempo più larga a disposizione che va dal Sa-bato pomeriggio alla Domenica pomeriggio e gli sport inoltre si accumulano di piùnel corso della settimana (dal lunedì al sabato), mentre son pochi quelli che richie-dono impegno alla Domenica sera per l'allenamento o la partita/gara che sia. Quin-di personalmente approvo al scelta della Domenica sera.” Per Martino L. non c’èmolta differenza: “Sinceramente non saprei con precisione dire quale giorno sia me-glio, personalmente mi vanno bene tutti e due. Riguardo al Venerdì, sarebbe più co-modo perché il Sabato ho un orario scolastico più leggero e non devo preparamimolto, mentre al Lunedì è più probabile che abbia verifiche. Alla fine non mi fa trop-pa differenza.” Aura B. preferisce di gran lunga la Domenica: “L'incontro dei giova-nissimi è meglio la Domenica per diversi aspetti: il Venerdì molti di noi hanno alle-namento, chi di pallavolo, chi basket, chi di qualche altro sport e non è bello doverscegliere tra l'allenamento e l'incontro; per lo studio, perché se può capitare che ilVenerdì sei “pieno” per il sabato non vai all'incontro, invece dal Sabato al Lunedì haitutto il weekend per organizzarti lo studio e dedicare la Domenica sera ai giovanissi-mi; inoltre la Domenica abbiamo più tempo per stare insieme, la serata inizia con laMessa, poi c'è la cena condivisa, che è un bel momento di convivialità di gruppo epoi l'incontro; insomma era ora di cambiare il giorno!”. Da questa breve analisi,quindi, se deduce che la Domenica sera, come momento di ritrovo, è tendenzial-mente preferita rispetto al Venerdì sera, sia come collocazione inserita negli impegniscolastici ed extra-scolastici settimanali, sia per come si presenta, cioè collegato allaMessa, alla cena condivisa con momento di condivisione spontanea ed amicizia, cona seguire l’incontro più “serio”. In concreto, questa scelta è confermata, nella speran-za che continui al meglio, auguri a tutti di buon proseguimento di cammino!

    in prima paginaAnche quest’anno la recita di Natale dei bambini e ragazzi dell’Oratorio è stata un successo! Sa-bato 19 Dicembre hanno portato in scena lo spettacolo intitolato Natale in prima pagina, cheha permesso a loro e al pubblico di riflettere sul valore vero del Natale. Quest’anno c’era unpo’ di scompiglio nell’alto dei cieli: abbiamo trovato Lillo, un cerimoniere stressato e licenziato,c’è una stella cometa Lady Comet regina del pop che va in giro per il mondo a tenere concerti,poi c’erano tanti angioletti imbranati e un padreterno a cui piacciono gli scherzi…a sì, e poi unagiornalista a caccia di scoop per il suo giornale. L’unione, l’amicizia, l’amore, il calore fraternosono i veri valori del Natale, quelli riscoperti da questa messinscena. Tra i bambini e i ragazzi,dopo mesi di impegno e prove nei vari gruppi di recitazione, ballo, canto e lavoretti, si respiraval’emozione generale: erano decisi a dare il meglio di sé nella serata della “prima”. E così è stato:una volta vinto il “panico da palcoscenico”, più niente ha ostacolato attori, ballerini e cantanti,che sono stati l’orgoglio delle loro famiglie nel pubblico e degli animatori che li avevano prepa-rati. I lavoretti distribuiti nell’intervallo sono stati la ciliegina sulla torta di questo gioioso qua-dretto. Grazie e complimenti, dunque, a tutti coloro che si sono impegnati nella riuscita di que-sta recita. Vi aspettiamo in Oratorio!

    Marco R.

    domenica

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    Come? Puoi trovarci al Sabato dalle 14.30 a

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    oppure puoi depositarli nei pratici bottiglioni

    dislocati nel salone parrocchiale e nelle aule

    del catechismo. Grazie!

    “LIBERI, LIBERI”

    Natale

    La sera del 24 Dicembre, prima della Messadi Natale, i giovanissimi della Parrocchia han-no presentato lo spettacolo teatrale Liberi Li-beri. Due ragazzi, Marco e Lucia, si pongonodomande sul significato della parola “libertà”,attraversando più strade, e cercando di capirecosa volesse dire questa “strana parola”: nonascoltare i genitori, fare tardi la sera, non fareil proprio dovere? Grazie ad una profonda ri-flessione riescono a capire che libertà è anda-re d’accordo, con i propri familiari, con i pro-pri amici e che è giusto e doveroso avere deilimiti nel quotidiano, rispettando il prossimoe le azioni quotidiane. Questo spettacolo èstato, così, un valido spunto di riflessione nonsolo per i ragazzi protagonisti della

    recita, ma anche per il pubblico presente insala, che si è altresì molto divertito quandonell’intervallo è stato presentato un diverten-tissimo siparietto comico grazie alla specialepresenza delle “sorelle bandiera”, interpretateda Jacopo, Francesco e Alessandro. Il risultatoottenuto è stato creato dalla sinergia e colla-borazione degli attori, dei cantanti e dei suo-natori (tutti rigorosamente dal vivo e senzabasi registrate) e grazie all’energia profusadalla regista Paola Peirone, dall’aiuto registaElena Borsarelli, dalla direttrice del coroAdriana Billò e dai tecnici audio-video. Ognu-no è riuscito a trovare un posto nello spetta-colo, chi a cantare, chi a recitare, chi a suona-

    re, sentendosi così a suo agio neivari ruoli e creando un bel grupponumeroso, affiatato e unito.

    I giovanissimi della recita

    VIA DEL RISORGIMENTO, 6 - MONDOVI ALTIPIANO

  • l’amico 5

    App

    unta

    men

    ti GRUPPO GIOVANISSIMIOGNI DOMENICA ALLE ORE 20.45Venerdì 12 Febbraio:L’Incontro degli Incontri (Parrocchia Altipiano)

    GRUPPO GIOVANIVenerdì 15 Gennaio: Jesus Reloaded (Parrocchia Ferrone)Venerdì 26 Febbraio: Jesus Reloaded (Parrocchia Ferrone)

    ORATORIO ELEMENTARIOGNI SABATO DALLE 14.30 ALLE 17.00

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    La redazione dell’Amico Giovani ha chiesto a Enrico Basso un pensiero su un tratto distrada della sua esperienza in Brasile, nell’estate appena passata.

    I primi giorni ho ricevuto tanti abbracci, altrettanti pugni. Di quelli allo stomaco,hai presente?, quando il respiro perde un battito e in cambio rimane un brivido.E anche voglia di piangere, sì; e poca di pensare. Voglio essere come un terre-no arato, dicevo. A volte la vita prende in parola. Subito arrivano le spaccatu-re, le crepe sulla scorza; prima era dura (devo pur sempre tenere una certa di-stanza, mettere al riparo il cuore). Scivolano i giorni, la vita spesa insieme am-morbidisce la crosta: un pasto condiviso, mangiato al volo, con le mani; una sfi-da tra le baracche, scalzi e col pallone sgonfio; salutarsi con un a domani! E tut-to fluisce; si sciolgono le lingue, gli sguardi (l’altolà). Inizio a percepire ogni mo-mento - piccolo, quasi insignificante - come una lezione precisa e profonda, unpezzo che trova il suo spazio giusto in mezzo alla baraonda che mi agita, chemi anima. Ogni tanto, poi, il cuore è così gonfio che sfiata un poco - quanto ba-sta - e la testa (non è più abituata) entra in gioco. E tutto questo vapore, chesbuffa e scervella, che fa? Fa condensa, elementare. Perché diventa sempliceanche piangere, quando vedi il male. Ma poi è la gioia pura, naturale, dei bam-bini che si rincorrono. Mi acciuffano la barba, urlano, divertìti, Como Papà Noel!Como Papà Noel! Non porto regali, però, a volte una caramella; e loro, carini,gioiscono della mia presenza. Alle volte fa così tanto, anche solo quella.

    Enrico Basso

    I SEMI E LA PIANTA

    “Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per Maria i giorni del parto.Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in unamangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella re-gione alcune ragazze vittime della tratta che, pernottando all’aperto, vegliava-no tutta la notte costrette a vendere il proprio corpo. Un angelo del Signore sipresentò a loro e la gloria del Signore le avvolse di luce. Esse furono prese dagrande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio unagrande gioia, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voiil segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodavaDio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini,che egli ama». Queste parole del Vangelo mi hanno toccato veramente sul vi-vo, la sera del 23 Dicembre. Grazie alla comunità Papa Giovanni XXIII sono sta-ta coinvolta in un’esperienza particolare e toccante. È stato un brivido far partequella notte della moltitudine che, con cesta, paglia e Gesù bambino nel baga-gliaio, ha incontrato, benedetto e liberato alcune delle nostre sorelle che ognigiorno sono obbligate a prostituirsi lungo la strada. Sentirle cantare, pregare, te-mere, fidarsi e sperare ha generato un miracolo: quella notte per due di loro èstata l’ultima vissuta in strada, l’ultima notte di schiavitù. Quella notte sono statesalvate molte altre vite. Una tra tutte, la mia, sì perché nel vedere in una giova-ne mia coetanea la forza di chi non vuole arrendersi alla sofferenza che il mon-do le sputa addosso, nel sentire quel grido di speranza che proviene dalla crea-tura nel suo grembo, i miei occhi hanno visto la mano di un Dio che, nonostan-te li mondo non abbia per loro un posto, se non in una stalla tra gli animali, na-sce tra gli ultimi e manda il suo angelo ad annunciarlo proprio a coloro che lanotte stanno fuori al freddo per strada. Il mio Natale è stato diverso, quest’anno,più ricco, più vivo, più vero. Il Signore si rivela ai piccoli, agli umili, alle personein difficoltà… e personalmente, l’ho toccato con mano.

    Ilaria Ravera

    UN NATALE… IN STRADA

    Quasi un anno e mezzo fa, domenica 11 maggio 2014, si sono conclusi i festeggiamentidel cinquantesimo anniversario di consacrazione della nostra chiesa, sottolineati da unasolenne celebrazione, accompagnata da un lauto pranzo presso Casa Regina Montis Re-galis di Vicoforte. Una settimana prima, il sole di domenica 4 maggio ci ha accompagnatonell’inaugurazione della mostra 50 anni di Altipiano e il giovedì successivo nella presenta-zione del doppio dvd 50 anni di Altipiano - Una casa per le pietre vive. Due momentimolto partecipati e apprezzati che hanno suscitato molto interesse e partecipazione, riem-pendo dapprima il salone dell’oratorio e poi il salone “Don Bellisio”, che non riusciva acontenere il pubblico intervenuto. La mostra ha contato ben più di 1.200 passaggi in quasidue settimane di apertura, e non è stata solo un’esposizione, ma anche un’occasione d’in-contro e di condivisione di esperienze, di testimonianze, di racconti, di storia. Molti si sonoritrovati nelle immagini esposte e hanno richiamato alla memoria i tasselli della loro esi-stenza, suggeriti da alcuni oggetti, dai progetti della chiesa, dagli articoli di giornale, dai libriesposti, ritornando a sentire la Parrocchia come “casa propria”, costruita con il contributodi tutti a favore dell’intera comunità. Tutto questo è stato accompagnato da un doppio dvdche, oltre a riprendere i contenuti esposti in mostra, permette allo spettatore di gustare im-magini e filmati del rione dell’Altipiano da inizio ‘900 ai giorni nostri. Un racconto divisoper capitoli, di facile consultazione, integrato da un filmato storico che narra la vita rionalee parrocchiale. Un successo che ha soddisfatto lo staff organizzatore. Chi lo desiderasseancora può prenotarlo in parrocchia. Particolarmente apprezzate sono state le visite dellescuole Elementari e Medie, che hanno ricevuto anche alcune informazioni sui loro edificiscolastici, e di residenti del rione o ex-residenti, che hanno riscoperto che la nostra chiesaè un Santuario. Ci sono infatti vari documenti delle origini che definiscono come “Parroc-chia-Santuario” la nostra chiesa. Ultimamente, alcuni parrocchiani, hanno un po’ dimenti-cato quanto appena detto, in quanto vedendo scritto sulle carte intestate, buste, manifestie volantini la dicitura Parrocchia-Santuario si meravigliano. La storia è l’elemento sul qualeil presente, poggia le sue radici. La fervente devozione al Sacro Cuore del secolo scorso haportato a pensare ad una chiesa cittadina ad esso dedicata. Una chiesa che, come “Santua-rio”, richiamasse a tale devozione non solo i parrocchiani della neonata parrocchia, ma tut-ta quanta la città, se non la tutta Diocesi. Dobbiamo essere orgogliosi della nostra storia eanche di questa denominazione, non solo per il nome ma per il contenuto che essa espri-me. Il Sacro Cuore, infatti, è figura dell’amore di Gesù per noi.

    Roberto Turco

    LA NOSTRA CHIESA E’ ANCHE UN SANTUARIO

    lo sapevi?

    Grande successo ha riscosso il concerto tratto da “La buona novella” di Fabrizio de Andrè,presentato lunedì 21 dicembre dal coro parrocchiale

    www.sacrocuoremondovi.it

    Come sempre il cammino versoNatale prevede la Novena.Ecco un’immagine di quella per ibambini e i ragazzi, animata daivari gruppi di catechismo guidatidalle sempre brave catechiste.

    Visitate il sito della parrocchia:www.sacrocuoremondovi.it

  • 6 l’amico

    CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA

    2016: l’anno di CDFva ultimo alle selezioni del proprio corso,anche perché distratto dalla relazione conuna fanciulla di dubbia reputazione. Nel1880 si trasferisce in Algeria dove si distin-gue per le sue buone qualità di soldato. La-scia però l'esercito per compiere la primagrande impresa della sua vita. Esplora inlungo e in largo il Marocco e studia l'araboe l'ebraico. Frutto di questa esperienza saràil Dizionario tuareg-francese (dialetto del-l'Ahaggar). Si tratta di un’opera monumen-tale in quattro volumi, che costituisce da so-la una sorta di enciclopedia della società tra-dizionale dell'Ahaggar. Per questo nel 1885,ricevette la medaglia d'oro dalla SocietàFrancese di Geografia. L'anno successivotorna in Francia.

    C’è però qualcosa che lo ha particolar-mente colpito nelle sue peregrinazioni ma-rocchine: la profonda fede dei mussulmanilocali e la loro capacità di pregare. Così dis-seppellisce dal suo passato la questione re-ligiosa. Si chiede: “Ma Dio, esiste?”. E provo-ca: “Mio Dio, se esistete, fate che Vi cono-sca”. Dio lo aspetta al varco nella figura diuna grande prete del tempo, l’Abbé HenriHuvelin, confessore presso la chiesa diSant’Agostino a Parigi. L’Abbé Huvelin senzatroppi giri di parole lo invita a inginocchiarsie a confessarsi. Così Charles ritrova Dio. Sia-mo nell’ottobre del 1886 e l’esploratore delMarocco ha 28 anni. Quel giorno però, perlui, comincia una nuova vita. Scriverà piùtardi: «Come credetti che c’era un Dio, com-presi che non potevo far altro che vivereper Lui solo».

    Agli inizi del 1889, si reca in Palestina, aNazareth dove resta affascinato da quellarealtà che richiama ancora gli anni della vitanascosta di Gesù. Charles intuisce di esserechiamato a vivere come “viveva la Santa Fa-miglia di Nazaret”. Ma non è ancora il mo-

    mento, c’è ancora qualche passaggio dacompiere. Così nel 1890 entra in una delletrappe più sperdute di Francia “Notre Damedes Neiges”, in Alvernia. Dopo sei mesi sitrasferisce in una trappa fondata dall’abba-zia alverniate ma molto più povera. Si trovain Siria, ad Akbes. Ad Akbes elabora un pri-mo progetto di congregazione religiosa echiede di essere dispensato dai voti mona-stici. L'abate generale dei Trappisti, intelli-gentemente, lo lascia libero di seguire lasua vocazione. Allora Charles va a Nazaret,dove lavora come domestico presso il con-vento delle Clarisse, abitando in una capan-na del loro giardino. Resterà a Nazaret treanni, visitando anche le zone circostanti enel frattempo decide di diventare sacerdote.Viene ordinato in Francia nel 1901, a Viviersnell'Ardèche, nella più piccola cattedrale diFrancia. Viviers è ancora oggi sede episco-pale, anche se è un borgo di appena quat-tromila abitanti.

    Non torna però a Nazareth ma nella suaamata Africa. La prima tappa è l’Algeria, Be-ni-Abbés nel deserto del Sahara, dove arrivanel 1901. Siamo ai confini con il Marocco.

    Li intraprende una vita conforme allo “stiledi Nazaret”, basata sulla preghiera, sul silen-zio, sul lavoro manuale e l'assistenza ai po-veri. Definisce le linee del suo pensiero e glistatuti dei "Piccoli fratelli del Sacro Cuore",congregazione religiosa che non riuscì a farpartire. A Beni Abbes Charles fonda un ro-mitorio, dove accoglie i poveri della regionee dove studia, per agevolare il lavoro dei fu-turi missionari, la lingua dei Tuareg. Viaggianel deserto e tra le città algerine giungendoalla fine a Tamanrasset, dove fonda un ere-mo (vedi foto). Tamanrasset è una città del-l'Algeria, capoluogo della provincia omoni-ma. Situata ai piedi dell'Atakor, nel cuoredel massiccio dell'Ahaggar, è il centro piùimportante della società dei tuareg algerini.Lì nel 1916 costruisce, intorno all'eremo, unfortino per proteggere la popolazione daipredoni,. Nel suo eremo Charles accoglietutti, senza guardare carta di identità e con-fessione religiosa. Così elabora la spiritualitàdel “fratello universale” inziando di fatto unnuovo stile missionario, fatto di presenza edi prossimità verso gli altri uomini. Il suoeremo-fortino diventa luogo di passaggio e

    di sosta. Charles si impegna ad aiutare i po-veri e nella difesa delle popolazioni locali da-gli assalti dei predoni. Nella cappella celebrala Messa e passa ore ed ore in preghiera da-vanti all’Eucaristia. Sullo sfondo della cappel-la, Charles è anche pittore, disegna un gran-de Sacro Cuore con le braccia aperte. Un po’come quello della nostra chiesa. Anche perquesto ci è particolarmente vicino.

    Tra il 1909 ed il 1913 per tre volte la-scia l’Algeria e si reca in Francia con l’idea difondare l’“Unione dei fratelli e delle sorelledel Sacro Cuore”, associazione di laici perl'evangelizzazione dei popoli. Questa fonda-zione riuscirà ma con numeri piccoli. Nonriuscirà invece a fondare i “Piccoli fratelli delSacro Cuore”. Però, dopo la sua morte ladiffusione dei suoi scritti e la fama circa laradicalità evangelica della sua vita hannofatto sì che nascessero ben diciannove dif-ferenti famiglie di laici, preti, religiosi e reli-giose che vivono il Vangelo seguendo lesue intuizioni. Buona parte di esse si racco-glie nell'associazione Famiglia spirituale diCharles de Foucauld. Dalle nostre parti siispirerà a lui padre Andrea Gasparino, chefonda il Centro Missionario Charles De Fou-cauld a San Rocco Castagnaretta, Cuneo.

    Charles de Foucauld è stato beatificatoda papa Benedetto XVI. Durante la cerimo-nia Benedetto ha dichiarato che la sua vitaè “un invito ad aspirare alla fraternità univer-sale”. Amore appassionato per Gesù, radica-lità evangelica, centralità dell’Eucaristia, nuo-vo stile missionario, vita trascorra tra i mus-sulmani, sentirsi “fratello universale” sono lecaratteristiche fondamentali di questo gran-de cristiano e grande santo. Di cui avremooccasione ancora di parlare (vedi riquadro).

    struzione per contrastare la diffusione dell’e-stremismo. Durante un incontro sul terrori-smo alla Mecca, in Arabia Saudita, al-Tayyibha ricollegato l’estremismo a “una cattiva in-terpretazione del Corano e della Sunna”, gliinsegnamenti del profeta Muhammad. “L’uni-ca speranza per il mondo islamico per recu-perare l’unità è quello di frenare queste ten-denze già nelle scuole e nelle università”.L’incontro, durato tre giorni, è stato organiz-zato dalla Lega Musulmana Mondiale, ungruppo di organizzazioni non governative, edha ospitato figure religiose di spicco prove-nienti da tutto il mondo islamico per discute-re su come l’islam può combattere il terrori-smo. Durante questo raduno ci si è doman-dati come interpretare il Corano e la Sunna, itesti sacri per l’Islam. Questo anche perché iterroristi mussulmani individuano in questitesti sacri un terreno fertilissimo per giustifi-care le loro azioni. Se non si inizia infatti adinterpretare questi testi, gli “ortodossi”, ovve-

    ro coloro che sarebbero fedeli all’Islam, ri-marrebbero i terroristi. Purtroppo questo pro-blema non è marginale o facile. Infatti il Cora-no, come afferma la credenza musulmana, èparola di Dio senza intermediazione umana(a differenza della Bibbia che è parola di Dioin parola umana). Questo significa che essanon può (non poteva) essere influenzata dalcontesto temporale e dall’umanità dell’autoreumano, e questo significa che essa non puòessere revocata con l’interpretazione. Inoltre,la dottrina di “An-naskh”, grazie alla quale al-cuni versetti venivano superati da altri succes-sivi, non è di aiuto in questo contesto, perchéi versetti successivi sono proprio quelli più fe-roci e che incitano all’annientamento dei mi-scredenti (tra cui i cristiani). Il futuro delmondo mussulmano dipenderà da comesarà sciolto questo problema, estremamentecomplesso e difficile. Abdennour Bidar, filo-sofo mussulmano, ha scritto una lettera aper-ta pubblicata su Le Huffington Post, nella

    quale invita il mondo mussulmano ad unaseria autocritica per riconoscere che il fonda-mentalismo “l’hai fatto nascere tu, è fruttodei tuoi vagabondaggi, delle tue contraddi-zioni, della tua interminabile scissione trapassato e presente, della tua duratura inca-pacità a trovare un posto nella civiltà uma-na. […] Da dove provengono i crimini diquesto cosi detto “Stato islamico”? Te lo dirò,amico mio. E questo non ti farà piacere, maè mio dovere di filosofo. Le radici di questomale che oggi ti ruba il volto risiedono in te,il mostro è uscito dal tuo ventre, il cancro ènel tuo corpo. E cosi tanti nuovi mostri, peg-giori di questi, usciranno ancora dal tuo ven-tre malato, fintanto che tu ti rifiuterai diguardare in faccia questa verità e che impie-gherai del tempo a ammettere e ad attacca-re finalmente questa radice del male! Anchegli intellettuali occidentali, quando dico loroquesto, lo vedono con difficoltà: la maggiorparte ha talmente dimenticato che cos’è la

    CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA

    L’ ISLAM e NOI: dialogo e veritàpotenza della religione, nel bene e nel malesulla vita e sulla morte, che mi dicono “no, ilproblema del mondo musulmano non è l’i-slam, non è la religione ma la politica, lastoria, l’economia, etc.”. Vivono in società co-si secolarizzate che non si ricordano perniente che la religione può essere il cuoredel reattore di una civilizzazione umana! Eche nel domani il futuro dell’umanità pas-serà, non soltanto attraverso la risoluzionedella crisi finanziaria e economica, ma inmaniera più essenziale anche attraverso larisoluzione della crisi spirituale che attraver-sa tutta la nostra umanità, senza precedenti!Sapremo unirci tutti, a livello planetare, peraffrontare questa sfida fondamentale? Lanatura spirituale dell’uomo ha paura delvuoto, e se non trova nulla di nuovo perriempirlo lo farà domani con delle religionisempre più inadatte al presente e si mette-ranno quindi a produrre dei mostri, come fal’islam attualmente”. Accettare questa com-plessa sfida fatta di dialogo e verità è uncompito da cui come cristiani non possiamosottrarci per il bene nostro e della società fu-tura in cui abiteremo e vivremo.

    don Federico

    Il centenario della tragica morte di Charles de Foucauld (1 dicembre) avrà una grandeimportanza per la nostra comunità. Intanto perché questo beato è certamente una dellepiù grandi figure di cristiano dei due ultimi secoli. Ed è anche una delle figure di piùstraordinaria attualità. Poi c’è un legame particolare fra noi e lui, dovuto alla spiritualitàdel Sacro Cuore. Non a caso l’immagine del cuore di Cristo sormontato da una croce èquella da lui scelta per la sua fondazione. A Tamanrasset , sul fondo della cappella ave-va dipinto lui stesso una grande figura del Sacro Cuore, con le braccia aperte. Un po’ si-mile alla statua che ci accoglie ogni giorno in chiesa. Per prima cosa la tradizionale gitaprimaverile, tre giorni nella bella Alvernia, si concluderà proprio a Notre Dame-des-Nei-ges, l’abbazia dove Charles è vissuto alcuni mesi come monaco cistercense e dove hacelebrato la sua prima Messa. Oltre ad una serie di pannelli che ne descrivono la vitasono conservati alcuni suoi cimeli. Il primo dicembre, invece, dedicheremo a lui la cap-pella feriale, che è anche cappella dell’adorazione. Ricordando che l’adorazione eucari-stica è stata sempre al centro della sua spiritualità. Per l’occasione avremo la possibilitàdi comprendere meglio la sua figura.

    Charles de Foucauld e noi

  • l’amico 7

    vo film in uscita sugli schermi, manco fosse uncapolavoro di Fellini, e a quel punto mi rasse-gno. Il TG3 della RAI, servizio pubblico!, ha bel-lamente ignorato l’evento di Firenze. Per sa-perne qualcosa dovrò cercare altre vie. Certo –penso nella delusione e con un po’ di rabbiain corpo – che nei giorni caldi di Vatileaks lenotizie su quella porzione di Chiesa che è ilVaticano rubavano l’apertura non solo del TG3ma di tutti i telegiornali. Giustamente forse, vi-sta l’appetibilità del tema, ma con un effetto distrabismo nelle TV nazionali. Passi per RETE4,che di scandali e scandaletti farcisce il propriomenù quotidiano e grazie ad essi sopravvive,ma la RAI, la RAI no! La RAI è un servizio pub-blico.

    Il senso di fastidio mi viene confermata ilmattino successivo, quando per qualche minu-to vado alla ricerca dell’arrivo a Firenze di papaFrancesco. Su non so più quale rete si sta nuo-vamente parlando dei due fidanzatini omicidi.Addirittura, cronista e telecamere, si sono posi-zionate a pochi metri dal tribunale dove uncellulare sta per portare il ragazzo per l’inter-rogatorio di garanzia. Come se in arrivo ci fos-sero Al Capone o Totò Riina. Il giornalismo, so-prattutto quello televisivo, è diventato semprepiù morboso e si accanisce per giorni su unomicidio, un femminicidio, un parricidio, an-dando a cercare le notizie più particolareggiatee i risvolti più morbosi, come se fossero davve-ro quelle le cose che devono interessare ilpubblico. Necrofilia allo stato puro. Penso allemassaie, alle donne anziane, ai malati che pos-siedono forse solo lo svago dello schermo te-levisivo e che ogni giorno si trovano sbattuti sudi esso questi servizi giornalistici. Anche prova-re a cambiare canale non serve. Se non è zup-pa è pan bagnato. Povera informazione!!! Biso-gnerebbe ribellarsi a questa inondazione disangue e di armi, di presunte notizie e di pet-tegolezzi. Fino ad arrivare alla cinica domandafatta quando il sangue scorre ancora caldo:“Ma lei perdona?”. Domanda da ricovero psi-chiatrico. Bisognerebbe ribellarsi, almeno spe-gnendo lo schermo. Altrimenti si viene barba-rizzati e pure dentro di noi scatta l’inevitabilemeccanismo della curiosità morbosa. Però èdifficile la ribellione quando si è colonizzati,quando il bombardamento mediatico è co-stante e alla TV fa concorrenza il pattume delle

    riviste (basta sbirciare le copertine esposte co-me formidabile esca).

    Un altro pensiero però mi sovviene, ripen-sando al punto dal quale son partito, la man-cata notizia del Convengo fiorentino al TG del-le sette di sera (ma anche i giornali al mattinosi mostrano assai carenti), uno di quei tanti TGnei quali Vatileaks ha trovato enorme spazio.Ancora una volta ho avuto la conferma che perla nostra informazione nazionale la Chiesa è ilVaticano, la Curia romana, il Papa, i Cardinali. Elo è soprattutto quando qualcuno di essi metteil piede in fallo. No, la Chiesa non è quella,non è soprattutto quella. Quando Paolo scrive-va le sue lettere alla “Chiesa” di Corinto, aquella di Filippi, a quella di Roma, non scrivevaa cardinali e monsignori. Scriveva a gente sem-plice, a padri e madri di famiglia, a lavoratoriche sgobbavano ogni giorno per guadagnarsi ilpane e il companatico, a vedove che ansima-vano per arrivare a fine mese, a giovanotti cheavevano sentito il fascino di Gesù Cristo. Picco-le comunità che si riunivano presso case priva-te, magari a notte fonda perché non c’era ladomenica come giorno festivo e la Messa biso-gnava celebrarla a fine giornata. Questa Chiesasi è ritrovata a Firenze per pregare, per ascolta-re, per dialogare, per discutere, ma non ha fat-to notizia. È dovuto arrivare il Papa, martedì 10novembre, perché arrivassero giornalisti e ci-neoperatori. Questa Chiesa la ritroviamo ognigiorno nelle parrocchie, di città e di campagna.È fatta da chi lavora e crede nel Risorto, da chistudia e fa altrettanto, da chi si impegna nellaCaritas, fa catechismo, è animatore di oratorio.È fatta da chi non fa nulla di tutto questo mava a Messa la domenica e gli altri giorni co-mandati, prega, passa in Chiesa per un po’ diadorazione, depone il proprio obolo per soste-nere la sua parrocchia o aiutare i poveri (sgra-vando e non poco lo stato!). Da chi in quantocredente cerca di dare il suo contributo peruna società migliore. Questa chiesa non fa ru-more, non crea audience, non fa Vatileaks. Ne-gli anni del comunismo ad est dell’Europa siparlava di una “Chiesa del silenzio”. Forse unpo’ così è anche la nostra Chiesa, silenziata dachi ha in mano i media e non fa nemmenobene il suo mestiere.

    don Giampaolo

    “Ero straniero e mi avete accolto”. Queste parole, che sono diventate lungo la storia dellaChiesa un’opera di misericordia corporale, non le ha dette uno qualunque. Le ha pronun-ciate Gesù stesso e sono state raccolte nel capitolo venticinquesimo del Vangelo di Matteo,nel testo conosciuto come il discorso del “Giudizio universale”. Il ché vuol dire: alla finedella vita, incontrando a tu per tu il Signore, saremo giudicati anche sull’aver seguito o me-no l’accoglienza verso chi non è “dei nostri”. Tante volte le Parole di Gesù hanno trovatoattuazione con meravigliosi esempi. Ai nostri giorni abbiamo la possibilità di tradurre nuo-vamente in pratica attraverso il progetto nato in conseguenza della richiesta di papa Fran-cesco rivolta alle parrocchie: “Accogliete i profughi”. Il progetto è stato definito nei dettaglidalla Caritas Italiana e adesso va concretizzato nelle Comunità parrocchiali e nell’Unità Pa-storale di Mondovì. In che modo? Intanto diciamo che l’accoglienza proposta riguarda i profughi che da almeno un anno so-no in Italia e che hanno ricevuto, dopo puntuali verifiche, il permesso di soggiorno permotivi umanitari. Aggiungiamo anche che un responsabile della Caritas Diocesana seguiràlo svilupparsi dell’accoglienza che andrà da sei mesi ad un anno. Dunque si tratta di un ac-coglienza seguita e garantita. Senza particolari rischi.Le modalità per accogliere sono due. La prima è l’accoglienza in famiglia. La seconda in unappartamento attualmente sfitto. In ogni caso occorre che una rete di famiglie si faccia cari-co di una vicinanza umana alla persona accolta, che non andrà lasciata sola e abbandonataa se stessa. Mentre si cercherà un lavoro che possa offrire ad essa una prospettiva futura,le Parrocchie cittadine e le Caritas parrocchiali si attiveranno per garantire il pagamentodell’affitto e il sostentamento della persona almeno fin quando non sarà trovato per lei unlavoro. Dimodoché tutta la comunità e tutte le comunità siano coinvolte.Altri aspetti più tecnici, che non possono essere qui spiegati, saranno illustrati direttamentedai responsabili della Caritas Diocesana. Importante è però lo spirito dell’iniziativa che sifonda sui valori cristiani dell’accoglienza, della carità, della solidarietà e della gratuità. Ri-spondere positivamente all’invito di Gesù e a questo appello sarà anche un test sulla qua-lità cristiana della nostra vita di singoli, di famiglie, di comunità. Ricordandoci che chi acco-glie un profugo accoglie Gesù.Non resta che augurarci che qualcuno si faccia avanti. Chi si vuole rendere disponibile at-traverso una qualsiasi forma di sostegno al progetto, nei prossimi giorni contatti diretta-mente il proprio parroco.

    Si ringraziaPer le offerte pervenute in modo vario, comprese quelle della “Giornata della carità”; perle sempre generose offerte alimentari; per i lettini, i giocattoli e quanto di ogni genere èstato portato; la Croce Rossa; Maria Rosa e le panetterie che forniscono pizza e pane; Mario per il suo sevizio umile e costante; tutti gli operatori del Centro Caritas e del Centrodi ascolto che continuano generosamente la loro collaborazione; le persone che hannoprovveduto le mele e i kiwi.

    SI CERCAUna bicicletta da uomo e due da ragazzine

    “LA CITAZIONE”“Non si può parlare di povertà e poi vivere da faraoni” (papa Francesco).

    CONTINUA DALLA PRIMA PAGINA

    Vatileaks e dintorni

    Grazie agli artisti e ideatori del sempre splendido presepe e di tutte le luminarie (porticato e spazio verde) che hanno abbellito il nostro Natale e che rispondono ai nomi di Gianni Turco e BrunoDho, con la collaborazione di Eraldo Borgna e Mauro Avagnina e di Anna Maria Fulcheri per le decorazioni floreali. Grazie agli elettricisti del Comune per la posa in opera delle luminarie. Grazieal Comune per aver tolto le ormai vecchie e sformate piante di Piazza Monteregale ed averle sostituite con nuovi alberi che daranno… fiori in primavera. Grazie a Gabriella Lagomarsino Re per ilbel pannello che ha accompagnato la novena dei bambini. Grazie a tutti i Ministranti e le Ministranti, ai loro e alle loro responsabili, agli animatori dell’Oratorio, agli animatori dei giovani e giova-nissimi, ai responsabili del gruppo famiglie, ai responsabili della terza età e del “gruppo vedove”. Grazie a chi si occupa con tanta pazienza del Centro di ascolto e del Centro Caritas. Grazie a tuttii Ministri straordinari della Comunione e a tutti gli operatori della Segreteria Parrocchiale, per la loro preziosa funzione. Grazie a chi provvede a tenere pulita ed ordinata la Chiesa, nonché ad ab-bellirla con gli addobbi floreali. Grazie a chi si occupa della Sacrestia e della pulizia del presbiterio. Grazie a tutti coloro che in ogni forma e modo collaborano a servizio della nostra Parrocchia.

    Grazie!Grazie!

    UN PROGETTO CARITAS: “Rifugiato a casa mia”

  • 8 l’amico

    DefuntiValerioti Marina in D’Agostino di anni 88 l’8 novembreTamagnone GianFranco di anni 71 il 9 novembreBergalla Maria in Arundo di anni 93 il 3 dicembreBisio Antonietta ved. Fresia di anni 93 l’8 dicembreRocco Ilda ved. Martini di anni 93 l’11 dicembre Trombin Maria Rosa di anni 74 il 16 dicembreGrosso Catterina di anni 89 il 23 dicembreGuerrini Luciana ved. Ottino di anni 89 il 25 dicembre Griseri Maria Maddalena di anni 56 il 2 gennaio

    ANAGRAFE

    ORARIO SANTE MESSEGiorni festivi: 9.00 - 10.30 - 18.30 – Il sabato o vigilia di feste: ore 18.30Giorni feriali: 8.00 - 18.30 – Festività civili: ore 9.00 - 18.30Nella Chiesa della Riconciliazione: ore 16.30Il sabato o vigilia di feste: ore 8.30Ogni sabato adorazione dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 14.30 alle 17.30

    ORARIO DELL’UFFICIO PARROCCHIALEOgni giorno (da lunedì a sabato) ore 10-12. Il giovedì anche dalle 16 alle 18

    PRIMO VENERDÌ DEL MESE5 febbraio. Adorazione eucaristica ore 8.30 - 22.00

    LITURGIA DELLA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIOMartedì 2 febbraio alla Messa delle 18.30

    ADORAZIONE EUCARISTICAIl giovedì alle ore 17.15 Sospesa in Quaresima e sostituita dalla celebrazione dei Vespri.

    SERATA GIOVANISSIMILa domenica sera dalle 18

    GIORNATA DEL MALATOGiovedì 11 febbraio

    FESTA DEGLI ANNIVERSARI DI MATRIMONIODomenica 21 febbraio durante la Messa delle 10.30

    INCONTRO FAMIGLIEDomenica 21 febbraio e domenica 20 marzo dalla Messa delle 10.30

    INCONTRI PER LE VEDOVEMartedì 2 febbraio e 1º marzo

    IL “GIARDINO D’INVERNO” L’ORATORIO PER I PIÙ PICCOLIGiovedì 4 febbraio e giovedì 17 marzo ore 16

    MERCOLEDÌ DELLE CENERIIl 10 febbraio. Celebrazione per i ragazzi ore 16.15. Per gli adulti, ore 18.30

    PRANZO COMUNITARIODomenica 13 marzo

    ADOZIONI A DISTANZAOgni ultima domenica del mese, alla fine delle varie Messe

    APPUNTAMENTI PER LA TERZA ETÀVenerdì dei “Magnin”: 5 febbraio - alle ore 14.30 nel salone dell’oratoriofesta di carnevale con tombolata e merenda TOMBOLATE: venerdì 19 febbraio, 4 marzo - ore 15.30 presso il barettoPer la serie “IMMAGINI E IDEE” (ore 15.30 e 21)Venerdì 22 gennaio, nel salone “don Bellisio” film La famiglia BelierVenerdì 19 febbraio nel salone “don Bellisio” film Torneranno i prati

    in Parrocchia

    Gite & Pellegrinaggi 2016: TUTTO E’ PRONTOOramai tutto è pronto per i due grandi appuntamenti itineranti del 2016.Come già detto a più riprese, dopo otto anni torna il pellegrinaggio inTerra Santa. Sotto l’espertissima guida di don Michelangelo Priotto, con unprogramma denso e ricco, ci recheremo nel paese di Gesù dal 22 al 29luglio. Il pellegrinaggio in Israele è assolutamente sicuro, non c’è daaver paura. Mentre prepariamo questo numero de l’Amico don Priotto èlà con un altro pellegrinaggio. L’unico problema potranno essere i controlliun po’ più severi. Ad aprile invece la bellissima “tre giorni” francese,nella non lontana, affascinante, ma quasi sconosciuta Alvernia: Cler-mont-Ferrand, Le-Puy-en-Velay, capitale europea del Cammino di Santiago,le abbazie della Chaise-Dieu e quella di Notre-Dame-des-Neiges renderan-no particolarmente affascinante il viaggio, che si svolgerà dal 23 al 25 apri-le. Viaggio che si concluderà a Notre-Dame-de Neiges per il centena-rio della morte di Charles de Foucauld, figura di cui si parla ampiamentein questo numero de l’Amico. In chiesa trovate i programmi con tutti i det-tagli. Una cosa sola resta da fare: correre ad iscriversi!

    Il nostro biblista Angelo Fracchianon ci delude mai e anche quest’an-no il corso di cinque incontri sui gran-di patriarchi è stato un vero arricchi-mento per la fede e un piacere per lospirito di chi ha partecipato. Con lasua abilità nel raccontare e spiegarecon rigore ma in modo chiaro, appas-sionato e scorrevole, ci ha aiutati ascoprire nuovi tesori in quella minierad’oro che è la Bibbia. Si sono scelti ipatriarchi più significativi, i più citatianche da Gesù, quando parla del“Dio di Abramo, di Isacco e di Gia-cobbe”: padre, figlio e nipote, all’origi-ne del popolo di Israele, le cui storiesono narrate nella Genesi. Sono per-sonaggi la cui vicenda storicamenteremota è stata tramandata subendorielaborazioni e integrazioni, ma certa-mente persone reali, non miti astrattio simboli: non sono eroi idealizzati oesemplari in ogni aspetto, né tanto-meno infallibili, ma uomini in lottacon se stessi, in ricerca. Cominciandocon Isacco, che compare come prota-gonista in pochi episodi, ma impor-tante per la crescita che compie, perla sua capacità di scavare pozzi, da

    cui originano città, perché attraversodi lui Dio continua il suo discorso conl’umanità. Due incontri sono stati de-dicati a Giacobbe, il grande capostipi-te degli Ebrei: il lungo racconto dellaBibbia ce lo presenta in aspetti con-tradditori, un uomo ingannatore, astu-to, ma grande nelle sue intuizioni (ilsogno della scala che congiunge cieloe terra preannunciando quasi l’incar-nazione) e nel suo trattare con Dio.Infine ecco la scoperta di Abramo,analizzato nella sua complessità, con itanti tasselli che nel corso dei secolihanno arricchito la sua storia, fino atramandarci la sua immagine di ami-co di Dio, il primo. Una frase di Ange-lo Fracchia mi sembra restituire beneil senso e il perché del continuare astudiare la Bibbia: “Tutto nella Bibbiarestituisce all’uomo l’importanza del-le sue scelte: è un dialogo alla pari.Vale anche per la storia di Giacobbee di tanti personaggi imperfetti econtradditori; è un filo rosso che at-traversa tutta la Bibbia”. Questo filorosso attraversa anche la nostra vita eil nostro secolo.

    Rosa M.

    DOPO IL CORSO BIBLICO SUI PATRIARCHI

    Abramo, Isacco, Giacobbe: così lontani, così vicini (a noi)

    “FESTA DELLA DONNA” E “FESTA DEL PAPÀ”

    Appuntamenti per … “sole donne” e… “soli papà”

    5 euro 2 PP – 10 euro 18 PP – 20 euro 8 PP – 30 Euro 5 PP – 40 Euro 7 PP – 50 euro 3 PP – 70 euro 1 PP– 80 euro 1 PP - 100 euro 1 PP – 250 euro 1 PP- 300 euro 1 PP – 600 euro 1 PP - Famiglia Tamagnone 50euro – suff. Roattino Pietro la figlia 50 euro – suff. Roberto Gino i familiari 70 euro – suff. Valerioti Marinain D’Agostino i familiari 70 euro – suff. Tamagnone Gianfranco i familiari 70 euro - una nipote per il nonno40 euro - suff. Lamberti Eleonora i familiari 120 euro – suff. Silvia Anfossi amici P.D.V: 60 euro - RizzatelloCesare 50 euro – suff. Antonietta Bisio ved. Fresia il figlio 100 euro – suff. Bergalla Maria i familiari 150 euro– Luisa Gallo Abbona per i suoi 100 anni 100 euro – Anna Bongiovanni 70 euro – suff. Maria Rosa Trombini familiari 50 euro – Napolitano Rocco 50 euro – suff. Ilda Rocco ved. Martini 500 euro – Sig.ra Parodi e figli60 euro – PP 350 euro – PP 200 euro (continua)Per l’Oratorio: 10 euro 1PP – 50 euro 1 PP (continua). Per la caldaia e il riscaldamento: 50 euro 4 PP –300 euro 1 PP – 600 euro1 PP – Sig.ra Schellino 20 euro – Campogrande Francesco 40 euro - 200 euro 1PP – M. C. 50 – PP 300 euro (continua). Per la Caritas: 20 euro 2PP – 1000 euro 1PP – 100 euro 1PP -inSuff. di Brocchieri Olimpia G.R. 10 euro – Rumbolo Santina 5 euro – persone amiche per ricordare un com-pleanno importante 300 euro – una nonna 50 euro – un’amica della Caritas 50 euro – Suff. Piera Martinetti250 euro – una nonna 50 euro – da A.B.B. 50 euro – in ricordo della sorella Teresa 50 euro – un’amica del-la Caritas 50 euro (continua). Per fratel Comino: Giubergia Caterina 50 euro – 100 euro 1 PP. Giornatadella Carità: Euro 2737. Novena ragazzi per i bambini di Betlemme: Euro 320

    don Giampaolo e il CAE ringraziano per la generosità

    OFFERTE (ELENCHI AGGIORNATI AL 31 DICEMBRE 2015)

    Valorizzare la festa della donna e la festa del papà è ormai diventata una tra-dizione. In occasione della “Festa della donna” ne proponiamo una riservata almondo femminile. Quest’anno si tratterà di una serata speciale arricchita dasorprese da gustare e da bere. Il tema sarà: Donne di guerra o donne di pa-ce? Venire per vederne e sentirne delle belle! (Venerdì 4 marzo ore 21, nelsalone dell’Oratorio).

    Venerdì 18 marzo invece tocca ai papà. Sempre alle ore 21, sempre nelsalone dell’oratorio, sempre con ricchezza di cose da bere e da gustare serata atema: Cavarsela bene quando si mette male. Curiosi di saper di cosa si trat-ta? Venite a scoprirlo!