Thinkingfutures Pensarefuturi

12
Autore: Elisabetta Curzel 329 160 7580 [email protected] Diventa un trentino! ABSTRACT “Diventare un trentino” – se con tale motto si indica l’intenzione di un futuro territoriale migliore del presente, e portatore di azioni e valori positivi – è un compito alla nostra portata. Sono necessari alcuni punti fermi, che verranno a breve specificati, una visione lungimirante, e la partecipazione della collettività intera. Per facilitare la riflessione, la programmazione e l’azione si propone di creare uno spazio preposto alla “fabbricazione del prossimo futuro”. Localizzato in un’area alla quale la pubblica amministrazione sta da tempo dedicando la propria attenzione - la ex Manifattura tabacchi di Rovereto - il laboratorio di idee è pensato come punto di partenza verso la nuova direzione. PREMESSA La situazione attuale vede prevalere nella società, in maniera trasversale, un generico sentimento di spaesamento, confusione, incertezza e vago timore nei confronti del futuro, che si immagina connotato da meno possibilità, meno potenzialità e meno ricchezza (in senso lato) del presente e del recente passato. La sfiducia nella classe politica - che a livello locale si manifesta nella mancanza di leadership, grandi progetti e azioni forti – completa un quadro di stasi diffusa. Proprio questo, allora, è il momento per riflettere su quello che la “crisi” può produrre in termini positivi, e per passare all’azione. Ogni individuo residente sul territorio trentino può decidere di mettersi in

description

Il nostro progetto prevede, in prospettiva, la creazione di un forum/think tank indipendente per l’incubazione di futuri desiderabili (futuribili). È un laboratorio di analisi trans/multi/interdisciplinare, con una proiezione globale, in grado di progettare futuri ed educare al futuro, fornendo ai decisori politici la conoscenza necessaria a pianificare consapevolmente il futuro. Comprenderà un’équipe di professionisti dedicati agli studi previsionali [foresight, future studies] secondo un approccio che pone l’accento sulla partecipazione democratica e sulla diplomazia culturale, cioè le due componenti fondamentali di un futuro responsabile.

Transcript of Thinkingfutures Pensarefuturi

Page 1: Thinkingfutures Pensarefuturi

Autore:Elisabetta Curzel

329 160 [email protected]

Diventa un trentino!

ABSTRACT

“Diventare un trentino” – se con tale motto si indica l’intenzione di un futuro territoriale migliore del presente, e portatore di azioni e valori positivi – è un compito alla nostra portata. Sono necessari alcuni punti fermi, che verranno a breve specificati, una visione lungimirante, e la partecipazione della collettività intera. Per facilitare la riflessione, la programmazione e l’azione si propone di creare uno spazio preposto alla “fabbricazione del prossimo futuro”. Localizzato in un’area alla quale la pubblica amministrazione sta da tempo dedicando la propria attenzione - la ex Manifattura tabacchi di Rovereto - il laboratorio di idee è pensato come punto di partenza verso la nuova direzione.

PREMESSA

La situazione attuale vede prevalere nella società, in maniera trasversale, un generico sentimento di spaesamento, confusione, incertezza e vago timore nei confronti del futuro, che si immagina connotato da meno possibilità, meno potenzialità e meno ricchezza (in senso lato) del presente e del recente passato. La sfiducia nella classe politica - che a livello locale si manifesta nella mancanza di leadership, grandi progetti e azioni forti – completa un quadro di stasi diffusa.

Proprio questo, allora, è il momento per riflettere su quello che la “crisi” può produrre in termini positivi, e per passare all’azione. Ogni individuo residente sul territorio trentino può decidere di mettersi in gioco per essere attore e non spettatore di un futuro positivo, sereno, solidale, verde e migliore.

LE PAROLE CHIAVE

Reputazione: il Trentino ha goduto sinora di un’ottima reputazione, basata peraltro su fatti reali e di importanza strategica. Per citare alcuni dei primati di cui gode chi risiede sul territorio trentino:

- Siamo al primo posto in Italia per qualità della vita

- Siamo al primo posto per qualità ambientale

Page 2: Thinkingfutures Pensarefuturi

- Siamo al primo posto per volontariato no profit, cioè siamo il territorio in cui più che in tutto il resto della Penisola sono numerose le persone che hanno scelto di dedicare gratuitamente una parte del loro tempo ad altri o a cause in cui credono (la proverbiale riservatezza dei montanari è quindi assai diversa dall’individualismo)

- Siamo al primo posto per prestazioni sanitarie (a livello regionale)

- Siamo i primi per l’utilizzo dei fondi europei

- Siamo i primi per l’inserimento dei migranti

- Siamo quelli che leggono di più

- Abbiamo la più estesa e ramificata rete di piste ciclabili

- Siamo stati i primi, nonostante le difficoltà orografiche, a dotarci della fibra ottica

La nostra reputazione è ottima, e forte è ancora il nostro potere di richiamo per visitatori e investitori. Ma la reputazione, che pure è un bene inestimabile, richiede continue cure, domanda adattamenti, esige dimostrazioni; richiede soprattutto una base condivisa su cui poter contare. La reputazione di un territorio, va ricordato, è cosa assai diversa dalla sua promozione. Promuovere significa proporre all’interlocutore gli aspetti migliori e più appetibili dell’argomento che ci sta a cuore; la reputazione si costruisce da dentro ma si percepisce da fuori.

È necessario che il Trentino “buono” – quello verde, onesto, lavoratore, autonomo, sobrio, solidale e internazionale – sia costantemente basato su un substrato reale.

Un esempio virtuoso di strutturazione e cura della propria reputazione viene dall’Islanda, che nell’aprile 2010, con l’approvazione del “The Promote Iceland Act”, ha realizzato un atto governativo teso a “rafforzare l’immagine e la reputazione dell’Islanda, a potenziare la competitività islandese sui mercati stranieri e ad attirare turisti e investimenti stranieri”. Il documento non è rimasto una dichiarazione d’intenti. Si è tradotto in realtà che hanno preso varie forme, come ad esempio:

- Azioni concrete per favorire e promuovere la collaborazione tra autorità, aziende e stakeholders

- La creazione di una rete di consulenti che hanno facilitato il dialogo tra i vari interlocutori, tenendo sempre a mente l’obiettivo finale (cioè il rafforzamento della reputazione)

- L’attrazione effettiva di una massa di turisti interessati ai valori promossi in maniera unitaria e coerente dai vari soggetti (tra di essi: un rapporto equilibrato con la natura, l’investimento in tecnologia e innovazione per sfruttare l’energia geotermica, la promozione di una forte partecipazione democratica, il riconoscimento di indipendenza e autonomia rispetto ai trend globali)

- La promozione della peculiarità e dell’individualità della cultura islandese come di un valore degno di rispetto, salvaguardia e ammirazione.

Internazionalizzazione è un termine spesso tradotto nel mero significato di “attirare investimenti esterni”. In realtà, questo termine può avere un significato di respiro più ampio. Un esempio virtuoso che il Trentino

Page 3: Thinkingfutures Pensarefuturi

potrebbe seguire viene fornito dall’Unione Europea, che dal 2008 propone il protocollo “Green Capitals”. Questo titolo – non si tratta infatti di fondi, bensì di un riconoscimento ufficiale - viene assegnato a città che dimostrano di soddisfare una serie di requisiti che le rendono vivibili al meglio. Seguendo lo slogan “Green cities – fit for life”, le città impegnate su questo fronte si dimostrano particolarmente lungimiranti nella pianificazione e nella gestione della realtà urbana, confermando ufficialmente la propria attenzione alla qualità della vita nel senso più ampio.

Dal 2008 ad oggi, le città vincitrici sono state Stoccolma, Amburgo, Copenhagen, Vitoria, Bristol e Nantes. Prendendo quest’ultima come esempio (perché città di medie dimensioni) è possibile ricordare che Nantes ha deciso di:

- Riconoscersi direttamente responsabile e coinvolta nelle principali sfide ambientali (clima, biodiversità, trattamento delle acque, qualità dell’acqua, protezione delle terre agricole)

- Investire nel rilancio della città dopo la pesante crisi industriale degli anni Novanta

- Fare progetti territoriali che considerano come scadenza il 2030.

Per dare un’idea dei risultati raggiunti è significativo notare che oggi l’espressione “à la nantaise” è diventato sinonimo di “verde”. Questo deriva dalla messa in pratica di azioni concrete, che contano tra le varie conseguenze il fatto che:

- Il 95% degli abitanti vive a meno di 300m di distanza dai trasporti pubblici

- Il 100% degli abitanti vive a meno di 300m di distanza da un’area verde

- Il 60% del territorio è occupato da terreni agricoli o da aree verdi.

Formazione: pensare a qualsiasi tipo di futuro, prossimo o lontano, significa fornire ai protagonisti di quel medesimo futuro gli strumenti culturali per ottimizzare le loro potenzialità. Investire nel settore creativo e coinvolgere le scuole primarie e secondarie in progetti culturali significa promuovere i valori “trentini” già citati (ambiente, responsabilità sociale, onestà, solidarietà, internazionalità) e saper cogliere la ricchezza che viene dai “nuovi trentini”. Anche attraverso la creazione strutturata di contenuti digitali sarà possibile:

- Mettere in pratica e far conoscere dalla popolazione tutta l’utilità che deriva dall’investimento effettuato nella banda larga

- Esportare l’esempio del Trentino come territorio all’avanguardia nei settori tecnologico e creativo

- Trovare nuovi e godibili metodi di narrazione del passato, del presente e del futuro

- Educare a una comunicazione che punti al dialogo, alla crescita e alla condivisione, e non alla persuasione

Formare significa anche educare alla partecipazione, per essere cittadini responsabili. Il processo funziona nelle due direzioni: educare a partecipare significa anche potersi attendere, da parte dei cittadini, la volontà di prendere parte alla costruzione del futuro del territorio. Con diversi metodi di consultazione partecipata

Page 4: Thinkingfutures Pensarefuturi

– dal débat public in poi – sarà possibile un mutuo scambio e beneficio su temi e competenze relative all’ambito culturale e alla ricerca sociale, urbanistica e pianificatoria del territorio.

Autore:Stefano Fait

345 350 [email protected]

Il Trentino che attendedi essere creato

Se credi veramente di essere tu a scrivere la trama della tua vita, allora il finale dipende da te.Freya, “Outlander – l’Ultimo Vichingo”

Cosa ne penso della civiltà occidentale? Penso che sarebbe una buona idea!Gandhi

Il Canada al quale dobbiamo devozione è il Canada che non siamo riusciti a creare….l’identità che non siamo riusciti a realizzare. È espressa nella nostra cultura ma non realizzata nella nostra vita, come la nuova Gerusalemme di Blake da costruire nella verde e bella terra inglese non è ideale meno genuino solo perché non è stata edificata laggiù. Ciò che resta della nazione canadese può ben essere distrutto da quella sorta di dispute settarie che per molta gente sono più interessanti della vita vera dell’uomo. Ma, mentre entriamo nel secondo secolo di vita contemplando un mondo in cui il potere e il successo si esprimono così ampiamente in menzogne stentoree, in una leadership ipnotizzata e nell’atterrita repressione della libertà e della critica, l’identità non creata del Canada forse non è, dopotutto, un retaggio così brutto da accollarsi.

Northrop Frye, “Cultura e miti del nostro tempo”

La "rivoluzione esistenziale" non è un qualcosa che un giorno ci cadrà in grembo dal cielo, o che un nuovo Messia ci porterà. E un compito che ogni uomo ha davanti a sé in ogni momento. Possiamo "fare qualcosa in proposito", e dobbiamo farlo tutti, qui e ora. Nessuno lo farà mai per noi, e quindi non possiamo aspettare nessuno.Vàclav Havel

Ogni lotta tra gli uomini che ha come posta in gioco la forma della vita comune, cioè il modo d’essere della società, e ogni vicenda politica, cioè ogni lotta per conquistare, mantenere e aumentare la capacità di governo della società, è essenzialmente una lotta simbolica. Se mancano i simboli, vuol dire che non c’è politica, ma semplice amministrazione tecnica dell’esistente o sopraffazione per il bruto potere. [Quando una fazione si appropria di un simbolo, esso] diventa diabolo. Viene meno ai suoi compiti di unificazione, di

Page 5: Thinkingfutures Pensarefuturi

diffusione di sicurezza e di promozione di speranza…Proprio qui, nella crisi di questo mondo, un mondo che sembra comprendere se stesso solo come “eterno presente” e che, quando cade, cerca di rimettersi in piedi tale e quale e a tutti i costi, semplicemente ricomponendosi, ricominciando da capo, come se null’altro fosse concepibile e possibile, si apre all’intelligenza politica il campo per l’assunzione delle sue responsabilità di fronte al dovere della libertà…incominciando – come è avvenuto e avverrà sempre in tutte le grandi trasformazioni – a lavorare dal basso sulle coscienze, con la potenza del simbolo, nella sua versione liberatrice, per interpretare bisogni ed aspirazioni, attrarre forze, produrre concretamente fiducia in vista di un futuro che non sia semplice ripetizione del presente.Gustavo Zagrebelsky, “Simboli al potere”

Assistiamo alla convergenza di cinque crisi globali che produrranno una tempesta perfetta:

1. la crisi del modello di “sviluppo” del capitalismo finanziario angloamericano, fondato sulla progressiva concentrazione delle ricchezze e l’aumento delle sperequazioni, che si è esteso all’intero globo;

2. la crisi di legittimazione della politica, causata da incompetenza, dilettantismo, immobilismo, partitocrazia e dal sacrificio dei principi di uguaglianza e fratellanza;

3. la crisi dell’egemonia geopolitica occidentale che si interseca con la resa dei conti in Medio Oriente tra le varie potenze regionali;

4. la crisi ambientale: le ripercussioni delle terribili catastrofi del Golfo del Messico e di Fukushima devono ancora manifestarsi in tutta la loro gravità;

5. la crisi climatica, che potrebbe avere risvolti imprevedibili.

In Trentino a questo si aggiunge l’effetto di spaesamento del dopo-Dellai.

È un’epoca di discordie, turbolenze, ansie. Ce n’è ben donde. Però è anche vero che le avversità ci costringono a dare il meglio, a maturare. Per questo si dice che le crisi sono opportunità di cambiamento, di miglioramento.

Come si cambia? Come si migliora? Come si realizza il Trentino dei nostri sogni?

Una vera rivoluzione spirituale e mentale – ossia un futuro che non sia un semplice restyling del presente – non può avere luogo senza l’attivazione delle forze inconsce e il ricorso a miti umanizzanti ed emancipatori che ci assistano nell’immaginare futuri diversi e migliori, in cui si rispetti la dignità del prossimo nei fatti e non solo a parole e in cui le persone facciano il proprio dovere per ragioni diverse dall’avidità – per il senso di appagamento che si ricava dal fare qualcosa di utile o interessante, dal fare la propria parte.

I miti – quelli giusti, quelli buoni – servono perché, da almeno 30mila anni a questa parte, ci nutriamo di simboli, ci muoviamo in una ragnatela di simboli, siamo rivestiti di simboli fin da prima di nascere (es. Royal Baby) e cerchiamo di essere simbolici anche al momento del trapasso e nel ricordo che lasciamo di noi. Come le api sono nate per fare il miele ed i castori per costruire dighe, gli esseri umani sono nati per trasmutare simbolicamente tutto ciò che li circonda, dalla carità spontanea del Buon Samaritano ai raduni di massa dei totalitarismi. Sono fatti per attingere al sublime, ma anche per cadere nella trappola dei miti politicizzatiLa modernità iper-razionalista non ha saputo cambiarci: es. Miyazaki, Calvino, William Blake, Cloud Atlas, Matrix, Lost, Once upon a Time, Star Trek, Guerre Stellari, Harry Potter, Beowulf, Superman, il Signore degli Anelli, ecc.

Page 6: Thinkingfutures Pensarefuturi

Sono i simboli (archetipi) e i miti che ci permettono di uscire dal nostro ristretto universo linguistico-culturale e dalle nostre costrizioni biologiche, per capire gli altri, per investire di significato e concretezza i principi di libertà, uguaglianza, fraternità. Sono loro a unificare il genere umano.

Più persone si legano a un’idea, più quest’idea si fortifica. Le idee potenti si fanno mito. Le nostre vite sono plasmate dalle storie che ci raccontiamo su noi stessi. “Italiani brava gente” e “trentini schivi, ma di buon cuore”: miti che ci sollecitano ad essere migliori di quello che siamo. La storiografia serve anche a riflettere criticamente sulle narrazioni, a frenare il nostro impulso a rifugiarci, pavidi e smarriti, nelle storie altrui, in ideologie sintetiche e manipolative, in sistemi di credenze dottrinali, in miti deteriori.

Ci sono due tipi di mito. Quelli che imprigionano, che cristallizzano le identità, fossilizzano le menti, inchiodano le coscienze a strutture rigide. Sono i miti della tradizione, della razza, della patria, della famiglia, della civiltà, del sangue, della terra. Io e Mauro Fattor li abbiamo attaccati in “Contro i miti etnici. Alla ricerca di un Alto Adige diverso” (2010).Quelli che aiutano a maturare, che parlano simbolicamente di quelle grandi idee che toccano il cuore e la mente di quasi tutti, ci uniscono e ci fanno fare un salto di qualità.

L’Idea di Trentino è ancora un mito buono, o lo può tornare ad essere. Il mito del Trentino e della sua autonomia ha preso forma a partire dalle presunte e reali virtù delle genti alpine, dall’idea che la democrazia è un patto sociale e non una tecnica di governo e dal contrasto con un modello di sviluppo delle pianure che non era e non è sostenibile. È il precipitato di molte idee interconnesse di natura etica, sociale, ecologista e metafisica. Essere trentini – una miscela equilibrata di Mitteleuropa e latinità – è un modo diverso di stare al mondo, più lento, più profondo, più dolce, direbbe Alex Langer.

Comprende le nozioni di autonomia, comunità, duro lavoro, giustizia, rispetto, sobrietà, solidarietà, senso di responsabilità, coscienza dei limiti, ma anche globalizzazione, grazie ai legami coltivati con gli emigranti (fenomeno virtualmente inesistente in Alto Adige, per esempio). Una morale austera, d’altri tempi, che condanna nepotismi, clientelismi, cortigianerie, avidità, conflitti di interesse, furbizie, malizie, ecc. Insomma, l’umanità come dovrebbe essere e come aspira ad essere, ma come non è quasi mai stata capace di essere, neppure in Trentino. Sono assai pochi i trentini che si sono dimostrati all’altezza dell’anelata “trentinità”.Eppure, questo non è un problema: trentini non si nasce, si diventa. E lo possono diventare tutti. Frye e Gandhi ci insegnano che non ha senso amare il Trentino e i trentini del presente, le loro radici. Bisogna amare il Trentino che verrà: il fiore che non è ancora sbocciato, il frutto non ancora maturo.

È il Trentino come Grande Idea, come Mito che guida le nostre azioni e le nostre politiche. Un po’ come l’idea di America che accoglie e offre opportunità per eccellere, l’idea di Francia post-rivoluzionaria modello di riscatto per gli altri popoli, o l’idea di un Giappone che sa coniugare oriente e occidente, tradizione e modernità. Sono dei miti, dei miti che elevano milioni di persone, perché invocano “i migliori angeli della nostra indole” (cf. Lincoln). Sono dei miti buoni, dei miti costruttivi, dei miti che ci spingono a tralasciare gli interessi egoistici e gli appetiti personali e a prenderci cura del prossimo e del bene comune. Spesso patiscono le sferzate del lato oscuro, dei miti degradanti (sciovinismo, imperialismo, xenofobia), ma si piegano senza spezzarsi e restano ancora lì ad ispirare.

Page 7: Thinkingfutures Pensarefuturi

L’autonomia trentina è stata, e può tornare a essere, una nuova ed originale espressione, nella forma di un esperimento socio-politico, di principi eterni che stanno tornando in auge con l’aggravarsi della crisi sistemica del nostro tempo. Principi perfettamente accessibili e condivisibili per i trentini di origine straniera.

Se vogliamo uscire dal labirinto e realizzare un’autentica comunità responsabile e quindi una genuina democrazia partecipata, che oltrepassi le lealtà istintive di carattere familista e tribale, così prevalenti nelle fasi di crisi profonda e di incertezza esistenziale, questo filo mitologico va recuperato.

Occorre, perciò, rimitologizzare il Trentino, per generare quell’effervescenza creativa che ci farà arrivare dall’altra parte del guado, senza indulgere in fantasie etnocentriche e senza abbandonarsi alla retorica del fare senza una prospettiva di lungo termine, globale e morale.

Si tratta di riscoprire il profondo “significato mitico” della nostra “repubblica alpina”, riscoprire le grandi idee che hanno guidato i momenti più alti del nostro passato e che acquistano una dimensione sacra al cospetto della magnifica natura che ci circonda. Come l’accordo De Gasperi-Gruber, malvisto da alcuni, letto in chiave utilitaristica da altri, sprofondato nell’oblio tra i giovani, e che pure rappresenta un evento storico non solo per le popolazioni coinvolte, ma per la civiltà umana (per la volontà di pace e cooperazione, per l’innovativa e avveduta ingegneria istituzionale e sociale implicata).

Nuovi miti emergono comunque, lentamente, dalle esperienza di una comunità. In questi anni il Trentino, come il vicino Alto Adige, si è costruito una reputazione internazionale di micro-potenza umanitaria. La migliore evoluzione di questo percorso sarebbe la trasformazione della regione Trentino-Alto Adige in una mini-potenza umanitaria sul modello ginevrino e nordico, una forza di pace, diplomazia, concordia, fratellanza, tra i popoli e tra l’umanità e la natura.

Questo è un futuro altamente desiderabile, un mito nobilitante, un progetto mobilitante.

Page 8: Thinkingfutures Pensarefuturi

Autore:Rocco Scolozzi347 109 6921

[email protected]

Officina di Futuri

Cosa è:

Luogo di incontro, di informazione, di formazione, di immaginazione condivisa, spazio di produzione di prospettive (= immaginazione + volontà) e futuri desiderabili (scenari).

Gli obbiettivi (missione) dell’Officina sono:

Progettare futuri, attraverso un laboratorio di analisi di futuro (resilienza, trend, dinamiche dei sistemi) e costruzione partecipativa di scenari a supporto di soggetti collettivi (organizzazioni, enti, pubblica amministrazione)

Educare al futuro, attraverso divulgazione e formazione sui temi legati al futuro della società, del Trentino e delle sue comunità, per mezzo di eventi (es. mostre, seminari, convegni) organizzati nella sede e nei territori del committente.

Luoghi diversi per diverse azioni:

i. Sale espositive interattive e multimediali per mostre sui temi correlati (primi esempi: Miyazaki e Caproni, o Storie di Futuro, Reputazione e Comunità, Buone pratiche di partecipazione)

ii. Spazi di interazione: open space per eventi partecipativi (es. Débat Public, Focus Group, World Café, Town Meeting)

A servizio delle comunità: la proposta di supporto alla progettazione di futuri desiderabili è rivolta sia a soggetti pubblici (es. amministrazioni, comunità) sia a soggetti privati (es. organizzazioni profit e non-profit) interessati a sviluppare scenari specifici nel proprio orizzonte di interesse; l’azione divulgativa e partecipativa è indirizzata ai cittadini come “capacitazione” di cittadinanza attiva (vedi Amartya Sen, 2000, “Sviluppo e Libertà”).

Un nodo tra reti esistenti: assumendo come imprescindibili le connessioni e sinergie con realtà locali e internazionali, si prospetta una collaborazione con:

Page 9: Thinkingfutures Pensarefuturi

Trentino Sviluppo, Manifattura Domani SoFor – Social Foresight, gruppo di ricerca del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale MART - Museo D'Arte Moderna e Contemporanea, Museo Caproni Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale

I beneficiari dell’Officina (esempi):

Comunità di valle, Federazione delle Cooperative, Dipartimenti della PAT (Territorio, Ambiente e Foreste, Agricoltura, Turismo, Commercio e Promozione), Scuole di ogni grado, Associazioni di categoria, Associazioni non-profit, Cittadini.