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IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE ANNO V N.46 AGOSTO 2018 - Testo e struttura a cura di TETRVS SERMO CASTRENSIS Fonte: Capitolivm

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IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO

NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE

ANNO V N.46 – AGOSTO 2018 -

Testo e struttura a cura di TETRVS

SERMO CASTRENSIS

Fonte: Capitolivm

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SERMO CASTRENSIS

PREMESSA

Il “sermo castrensis”, traducibile come “linguaggio di caserma”. era la lingua

dei soldati romani, ossia il latino da essi parlato e anche diffuso nelle varie regioni

dell’Impero Romano.

Dobbiamo tener presente che il latino classico, studiato a scuola, era la lingua

colta e letteraria con cui Autori come Cicerone, Orazio, Virgilio e altri letterati

dell’epoca aurea si esprimevano nelle loro opere ma nello stesso tempo non era la

lingua comunemente parlata (anche dagli stessi Autori) nella vita quotidiana.

Il latino parlato definito anche “volgare” (nel senso parlato dal popolo) sarà poi

la forma linguistica da cui nasceranno le varie lingue romanze dopo la caduta

dell’Impero Romano e la frantumazione linguistica dei vari territori.

In sostanza, il latino - come tutte le lingue – va visto nelle due dimensioni:

temporale (latino arcaico, classico, tardo, ecc.) e spaziale (letterario, popolare,

militare, regionale, ecc.) e in questi termini è possibile vedere la sua evoluzione e il

suo contributo alle lingue neolatine tenendo altresì conto anche degli innesti

linguistici apportati dagli altri popoli (anche in termini di sustrato) soprattutto

germanici.

Tra queste varianti del latino, il sermo castrensis assume un ruolo importante

come veicolo della lingua nei territori mano a mano conquistati dalle legioni ma

anche come magnete e catalizzatore di vari prestiti (soprattutto nel periodo del III

secolo in poi).

LA LINGUA MILITARE E I NUOVI LATINI

Il sermo castrensis è – in sostanza – il gergo (oggi diremmo anche slang)

parlato negli accampamenti o nelle caserme, ossia i castra (-orum). In questi ambienti

si andò a formare una parlata sia in termini di vocaboli sia di accenti o pronunce che

differivano dal latino classico e anche da quello parlato nella stessa Roma o nelle

grandi città dell’impero dove il latino poteva avere una “protezione” linguistica

maggiore (o una minore contaminazione). Ma era anche un “latino militare”,

differente da territorio a territorio, per via degli influssi linguistici della regione in cui

era stato importato. Tali variazioni erano presenti sia a livello fonetico che lessicale.

Infatti gli accampamenti permanenti (cd,. Stativa) nelle lontane province (dalla

Britannia al Nord Africa, dalla penisola Iberica all’Asia Minore) subivano i contatti

con le popolazioni locali ed in più si aggiungevano (in modo particolare dalla fine del

II secolo) soldati non più di origine romana o italica ma di etnie germaniche, sarmate,

unne, ecc. che parlavano un latino talvolta approssimativo ma che portavano anche il

loro contributo (in specie per elementi autoctoni alle aree delle varie province).

In sostanza, anche tenendo conto della sua evoluzione temporale e spaziale,

il sermo castrensis rimane un misto di termini tecnici, spesso ineleganti e grezzi, e

volgarismi (Cfr L.C. Pérez Castro - Nature and composition of the Latin Sermo Castrensis) dove

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anche la grammatica perde terreno e accenti o variazioni deformano in parte il suono

originario.

In parte, alcuni termini della lingua latina militare sono oggi confluiti

nell’italiano comune ed alcun di essi derivano non dal latino parlato ma da parole di

origine straniera (praticamente germanica).

Si ha, dunque, questa situazione di fondo: nell’esercito romano il latino parte

dalla base della “parlata comune in divenire” (poi evolutasi in quella del “latino

volgare”); ad esso si devono aggiungere i tecnicismi propri del settore (es

buccellarius, di cui oltre si spiega l’etimologia il significato); infine i prestiti

linguistici con particolare riguardo al periodo del tardo impero e tarda antichità, un

arco temporale che vide l’esercito romano sempre più formato da elementi soprattutto

germanici(Goti, Franchi, ecc.) dapprima come semplici soldati e poi anche come

comandanti (Stilicone, Odoacre, ecc.).

In particolare, proprio nel tardo impero, le truppe ai confini, i limitanei,

cominciarono a metter su famiglia con donne locali e quindi a dar luogo ad una sorta

di nuovo modo di essere un militare, che diveniva una specie di soldato-colono,

coltivando anche piccoli appezzamenti di terreni nei momenti di tregua (uno quasi

ritorno ad un lontano passato in cu il cittadino di Roma era contadino e soldato). A tal

proposito così descrive la situazione Indro Montanelli [L’Italia dei secoli bui , Vol. I (con R.

Gervaso) –BUR Rizzoli 2018, pag.23] in prossimità del limes «… quella che avrebbe dovuto

essere la “cortina di ferro” dell’Impero … era in realtà una zona d’incontro fra

Barbari e Romani. E persino la lingua che vi si parlava era qualcosa di mezzo fra il

barbaro e il romano, un dialetto mescolato di latino e tedesco.»

Nel suo stile secco e pungente pur ricco ed espressivo, il giornalista toscano

parla di “romano” e di “tedesco” ma è ovvio comprendervi i termini “latino” e

“germanico”. Siamo oramai al tramonto dell’impero e stanno per nascere i primi

regni romano-barbarici o romano-germanici.

Di fatto i popoli (Visigoti, Burgundi, Franchi, Vandali, ecc.) che andarono ad

occupare molti dei territori dell’ormai fatiscente impero d’Occidente del V secolo

erano numericamente assai inferiori alle popolazioni latine contandosi nell’ordine di

poche centinaio di migliaia (200/300 mila) e quindi non da risultare un impatto così

forte da stravolgere l’assetto linguistico.

Secondo uno studio, un quarto circa dei vocaboli italiani avrebbero un’origine

Germanica [cfr. Nino Gorio – I regali dei Barbari in “Roma contro i Barbari” Focus Storia 2015, pag.141]

asserendo quindi che l’Italiano non sarebbe che neolatino per ¾ mentre per ¼

avrebbe eredità scandinava.

Questa eredità sarebbe soprattutto il risultato delle cd. “grandi invasioni”

iniziate in particolare nel V secolo (anche con riguardo agli Ostrogoti) ma poi

proseguite dal VI all’IX secolo (Longobardi, Normanni, ecc.).

Ma come abbiamo visto, l’ingresso (anche pacifico delle popolazioni

extraimpero) era dovuto alla necessità di rinforzare qualitativamente e

quantitativamente l’esercito romano e quindi l’apporto linguistico in tale area di

settore non poteva che essere notevole.

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La “Romània” vedeva quindi una lenta trasformazione a 360° della sua

conformazione: a fianco dei regni romano-barbarici si stavano generando anche

nuove parlate: dapprima “lingue franche” (nel senso di interscambio comunicativo)

poi idiomi locali (tipo le lingue creole) poi vere e proprie lingue romanze. Si

contrappone al “latine loqui” (= parlare latino) il “romanice loqui” (= parlare

romanzo o romanico) nel senso di una lingua che viene sì dall’Impero di Roma ma

che di latino “classico” ha ben poco. E questo “parlare romanico” lo potremmo

intendere – con un gioco di parole che ci sia permesso – come un incastro tra il

parlare Romano e il parlare Germanico, ossia ROMA(no)+(germa)NICO, con lo

stesso criterio di cui oggi si fa uso del termine “spanglish”.

In sostanza, dal latino volgare, dopo il 476 si arriva al latino medievale che

perde mano a mano la sua diffusione tra il popolo divenendo poi lingua della

letteratura, della scienza, dell’amministrazione.

In ambito militare, questo latino (già all’inizio dell’Impero ma in particolare

dal III secolo) assume dei connotati particolari con termini tecnici, pronunce aspre o

gutturali, con la caduta di desinenze e l’arrivo delle preposizioni.

Possiamo provare ad immaginare la vita in un campo militare, in un

quadriburgium, in una fortezza tra il IV e il V secolo. Tra rumori e schiamazzi, suoni

e grida, avremmo udito «caballus» (e non equus), «hilms» (e non cassis), «portare

illam Spatham» (e non gladios ferre).

Altresì compare il termine “Bucellarii”, (o Buccellari) parola con vago senso

ironico per indicare una sorta di milizia armata privata sorta nel V secolo e

arruolata fuori dal tradizionale sistema statale direttamente dai comandanti (Ad es

Ezio ne aveva una formata da cavalieri unni),. Il termine trae il nome dal buccellum,

"pane" o “biscotto”, una sorta di galletta che erano soliti consumare.

Inoltre, sia per l’evoluzione degli scudi e delle armi e quindi del modo di

combattere, la classica manovra di difesa chiamata “testudo” diviene “fulkon” (o

foulkon) un termine di origine germanica assimilabile a “Volk” (popolo) ma

probabilmente con il significato figurato di “insieme” (appunto, unito come un

popolo).

Anche il ”castrum” o i castra subiscono la loro variazione linguistica. Del loro

termine abbiamo residui in Italia (es: Castrovillari, Castro dei Volsci) o in gran

Bretagna dove le città con il termine “–chester” ne identificano il relitto linguistico,

eredità della loro origine quale campo militare.

Ma il piccolo accampamento o fortino è comunemente chiamato anche

“castellum” (forse da “castrillum”) e quindi poi castello. E lo stesso termine “castra”

poteva essere forse sostituito dal sinonimo di origine gotica “hari-bairg” ossia

“alloggio (bairg) dell’esercito (hari)” da cui poi il nostro italiano “albergo”.

E abbiamo poi il termine “guarnigione” inteso come presidio o custodia (in

latino “presidium”) derivante – probabilmente – da un termine Franco quale

“Wardon” (stare in guardia, guardare) o “Warnen” (guardarsi), verbi da cui possono

derivare “guardia”, “guardiano”, ecc.

E cosi la “copia” latina, grazie al franco “throp” (branco, mucchio) diventa la

truppa, come la conosciamo in italiano.

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Il rancio poteva essere anche una “zuppa” termine che deriverebbe dalla voce

“suppa*/supfa” ossia una sorta di polenta tenera composta di verdure, pane secco con

legumi (analogo al puls). Interessante è infatti l’interpretazione di Arrigo Castellani

secondo il quale “suppa/supfa” è un prestito germanico già impiegato nel III-IV

secolo in quanto «… può darsi risalga alla stessa epoca il 'suppa' offerto dalla più

antica versione latina delle opere d'Oribasio (Ravenna [?], inizio del VI secolo):

“panem calidum in bullentem mittis, et mox dabis manducare calidas suppas”» [A.

Castellani – “Grammatica storica della Lingua Italiana – introduzione – IL Mulino, Bologna 2001, pag. 43]

Da notare la presenza del termine volgare “manducare” in luogo di “edere” per

“mangiare”.

La guerra (in latino “bellum”) deriva da un generico germanico “werra” (forse

termine Franco) da cui discendono “guerriero” e “guerriglia”. Ma quando c’era una

pausa nella guerra ossia una “tregua” ci troviamo di fronte ad un gotico “triggwa”

(oppure al cospetto del parente longobardo “trewwa”).

A livello di fonetica, i cambiamenti in atto nel latino tardo a quello volgare si

fusero con le parlate e gli accenti delle popolazioni germaniche o di altra etnia,

rafforzando o modificandone il suono oppure ricevendone apporti. Un caso può

essere dato dal termine “Caesar” nell’accezione politico-militare di “Imperatore,

comandante supremo dell’esercito”. Nella pronuncia cosiddetta “restituta”, il termine

doveva suonare in un latino comune come “Kaesar”; da qui, nelle parlate germaniche

che ne avevano in prestito il termine e il suo significato la pronuncia divenne

“Kaìser” mentre in italiano il termine si addolciva il “Cesare”. Altresì, la sua

trasformazione nella lingua slava della Russia divenne “(kai)Sar” per poi

trasformarsi in “Zar”.

TAVOLA SINOTTICA DI ALCUNI TERMINI

Latino classico Latino militare, tardo, volgare o

Prestito Italiano

bellum Werra Franco guerra

equus caballus cavallo

ferre portare portare

fustis Fustis (randello delle coorti urbane) Fustigare (nel senso di colpire a

bastonate)

gladius Spatha Greco Spada

ignis focus fuoco

lancea lancia lancia

columna colomna colonna

aspicere Wardon Franco Guardare (da qui derivano termini come

guardia, guardiano, ecc.)

castra hari-bairg Gotico (ricovero dell’esercito) rifugio dell'esercitoalbergo

cassis, galea Hilms Gotico Elmo

copia Throp Franco (branco, mucchio) Truppa (ma anche “troppo”)

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ANNALI DEL QUINTO SECOLO PARTE VII

443 I Burgundi rimangono insediati nella Savoia.

Astiro è richiamato dalla Spagna e suo genero Merobaude è inviato a sostituirlo. Merobaude

annienta i Bagaudi di Aracelli.

Gli Unni di Attila si rivolgono contro l’Oriente e dopo aver sconfitto vari eserciti romani

minacciano Costantinopoli. La città riesce ad evitare il peggio solo dietro il pagamento di pesanti

tributi e aver accettato più gravi condizioni di non belligeranza.

Trattato tra Ezio e Attila: parti della Pannonia cedute agli Unni. Attila è nominato magister militum

onorario.

Costanzo è inviato come segretario di Attila mentre Carpilio, figlio di Ezio, è inviato come

ostaggio tra gli Unni.

Nel frattempo, Clodio, re dei Franchi, conquista Arras e assedia Tours.

Nuovo terremoto a Roma

444 Valentiniano III ammette la bancarotta dell’Occidente e le difficoltà di difesa dell’impero.

Termina a Tours l’assedio dei Franchi di Clodio.

Con i suoi confini al sicuro contro l’impero, Attila fa assassinare il fratello Bleda e assume da solo

il controllo degli Unni che iniziano le scorrerie nei Balcani che durano fino al 450.

444/445 Un nuovo tributo, il siliquatum, è imposto in Occidente.

Un trattato di pace è stipulato tra l’impero d’occidente e i franchi.

I Vandali attaccano Turonium in Galizia.

Una statua dedicata ad Ezio viene eretta nell’Atrium Libertatis.

Valentiniano III è a Roma

446 Ezio è nominato console per la terza volta.

Il 1° gennaio Merobaude legge il panegirico ed Ezio guida una processione per la vittoria nelle vie

di Roma.

I Britanni inviano ad Ezio una richiesta d’aiuto per fronteggiare le invasioni di Sassoni, Angli e

Juti.

Vito è inviato in Spagna ma è sconfitto dagli Svevi di Rechila.

447 il 27 gennaio un terribile terremoto colpisce Costantinopoli facendo crollare parte delle

imponenti mura.

Gli inviati degli Unni con le richieste dei tributi vengono rimandati indietro dalla Corte di’Oriente e

Attila desta la Tracia e l’Illirico. Valentiniano III è Roma

Battaglia dell’Utus - Attila l’Unno sconfigge le truppe dell’Impero romano d’Oriente. In seguito gli

Unni sono costretti a ritirarsi dopo aver contratto una malattia intestinale

447/8 Ezio blocca un’offensiva dei Franchi presso Vicus Helena. La cavalleria romana è comandata

dal Generale Maggioriano, futuro imperatore.

448 L’Oriente stipula un trattato di pace con gli Unni in cui è stabilito un nuovo tributo annuo di

2.100 libbre d’oro e terra lungo il Danubio dalla Pannonia alla Tracia, nei territori lasciati liberi da

Roma.

Rechila, re degli Svevi , attacca gli estremi confini della Galizia e poi muore: al suo posto sale

Rechiario.

Eudossio guida una nuova rivolta bacaudica nel nord della Gallia.

Sigisvulto è nominato patricius.

449 Astirio è nominato console. Firmino, un gallo, è invece nominato prefetto del pretorio in Gallia.

Teodorico, re dei Goti, concede sua figlia in matrimonio a Rechiario, re degli Svevi.

A febbraio Rechiario attacca i baschi nel nord della Spagna.

Basilio guida una sollevazione bacaudica in Spagna. Rechiario e Basilio uniscono le proprie forze e

catturano Ilerda, [continua]

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SCHERMA CON LA DAGA (11a parte) LE PRINCIPALI AZIONI DI ATTACCO E DI DIFESA (impugnatura

normale) b)PRESA DI FERRO A SINISTRA E AFFONDO

In questa azione (come in tutte le altre) è fondamentale la scelta del tempo per

sferrare l’attacco. Questo avviene quando l’avversario scopre il busto tenendo il braccio

armato in parte spostato sulla destra. (Fig.D3)

Fig. D3 Guardia in presa di ferro a sinistra

Davanti a questa situazione, chiudere rapidamente la distanza e bloccare

internamente il ferro dell’avversario con il forte della propria arma, deviandolo velocemente e

con forza verso l’esterno, alla nostra sinistra [vedi fig. D4]. Il peso del nostro corpo si sposta

sulla gamba destra.

Fig. D4 Assalto e presa di ferro a sinistra

-continua

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Eventi: MESSA Corsa a S. Crisogono in Trastevere 28-7-2018

COHORS X VRBANA - III SECOLO

NUMERI DISPONIBILI (i titoli non citati sono esauriti) 10) ZENOBIA, REGINA DI PALMIRA 11) 284-395, IL PRIMO TARDO IMPERO 12) IL PRETORIANO DI CRISTO 13) MAGNVS MAXIMVS 14) IL GIORNO DELL’ALLIA 15) I MISTERIOSI ARCANI 16) LA VIA DEL TRIONFO 17) L’ASSEDIO DI MASADA 18) DE REDITV SVO 19) I DUE VOLTI DELL’IMPERO ROMANO 20) L’ETRUSCO UCCIDE ANCORA 21) TERRA DESOLATA 22) SEGNALI DI FUOCO 23) CORNELIO IL CENTURIONE 24) LA BATTAGLIA DELL’ALLELUJA 25) 395-476, IL SECONDO TARDO IMPERO 26) LE CARCERI DELL’ORRORE 27) TARRACINAE, OBSEDIT! 28) MEDIO IMPERO ROMANO

29)INDAGINE SU UN SOLDATO ROMANO DEL TERZO SECOLO 30) SOTTO PONZIO PILATO 31) UTUS 32) RIVOLTA NELL’URBE 33) TORTURA! 34) IL TRAMONTO DEGLI DEI 35) ULTIMI GIORNI AD OCCIDENTE 36) ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO 37) LONTANO OVEST ROMANO 38) I NUOVI GUERRIERI 39) ODOACRE, CHI SEI? 40) EPITOMA REI MILITARIS 41)TRA STORIA E LEGGENDA 42)LA FORTEZZA ANTONIA 43)SAN GIORGIO E IL DRAGO 44)PRAEFECTVS VRBIS 45)LEGIO II BRITANNICA 46)SERMO CASTRENSIS

CONTATTI:

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ROMARS legiosecunda britannica

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