Testo e foto della coordinatrice Cristina Botto D · Oggi è la volta di un Villaggio Ari, uno dei...

3
Avventure nel mondo 2 | 2016 - 123 RACCONTI DI VIAGGIO | Etiopia Da un Omo River Soft gruppo Botto Testo e foto della coordinatrice Cristina Botto D a tempo sognavo di visitare le popolazioni dell’Omo River ma per una ragione o per l’altra non c’era stato modo di partire, poi mi contatta Mario e mi chiede se ho voglia di portarlo in Etiopia, è il suo primo viaggio con Avventure e ha 77 anni, … l’Africa ce l’ha nel sangue da tutta la vita, ci ha lavorato a lungo. E’ la sferzata di energia che ci voleva,… sono molto positiva… il viaggio partirà ed andrà bene, lo sento… e infatti, il 31 ottobre partiamo per Addiss Abeba: siamo in 8, molto motivati e tutti irrimediabilmente innamorati dell’Africa. Il nostro viaggio comincia poco fuori la capitale, con la visita di Adadi Mariam, un’antica chiesa semi-monolitica che ricorda vagamente la più nota Lalibela: siamo fortunati, assistiamo ad una celebrazione; i fedeli indossano i tipici mantelli bianchi e ascoltano con attenzione le parole del sacerdote, gli uomini da una parte, le donne dall’altra… noi rimaniamo colpiti dal fatto che molti di loro registrano la cerimonia con lo smartphone. La tecnologia non ha confini! Visitiamo poi il Lago Ziway dove ci sono molti pellicani, ibis, marabù a cui alcuni ragazzi lanciano pesci. E’ buffo vedere come si contendono il cibo: una battaglia a suon di becchi!! Infine c’è un gruppo di eleganti fenicotteri rosa e una luce ovattata,… non si può non scattare qualche fotografia. Al tramonto arriviamo al lago Langano dove ci godiamo una piacevole passeggiata; ci sembra di essere su una spiaggia caraibica,… un venticello piacevole ci accompagna nel nostro breve vagabondare. Stamattina eccoci al mercato del pesce di Awasa: la nostra guida rasta ci porta prima sulla riva del lago omonimo a vedere gli uomini che con grande abilità sfilettano il pesce, passiamo poi davanti ai ristorantini dove le donne in grandi pentoloni cuociono le teste delle tilapie o dei pesci gatto per farne profumate zuppe e in padelle altrettanto grandi ne friggono i corpi, ma a colpirci di più sono due bambini che, usando denti e mani, con i visi sporchi di squame, tolgono la pelle esterna al pescato: avranno 7-8 anni… hanno occhi da adulti e cuori di bambini, ci sorridono!! Dopo la visita ripartiamo, Yabelo è molto lontano… qui visiteremo la nostra prima popolazione del Sud, i Borana, un popolo in parte animista e in parte musulmano, le cui donne sono vestite di abiti coloratissimi e coperte dal velo, sono davvero belle. Ci fermiamo a El Sod, il vulcano da cui si estrae il sale nero, proprio all’ingresso del villaggio borana e ci incamminiamo fino in fondo al cratere. Siamo fortunati perché il tempo è un po’ nuvoloso e il sole non ci investe direttamente, fa comunque un bel calduccio! La visita al vulcano e in particolare la raccolta del sale nero sono decisamente interessanti, ci accompagnano all’andata e al ritorno i muli che trasportano il prezioso minerale,… nel frattempo è uscito un sole rovente e per noi è meno facile la salita, ma con un po’ di pazienza arriviamo alla meta! Facciamo una specie di gara donne contro uomini, giochiamo un po’ sporco a dire il vero,… i nostri zainetti pesano poco, quelli di Gianni e Angelo contengono tutta l’attrezzatura fotografica,… in ogni caso, arriviamo prima noi femminucce!! Lasciato il territorio borana più secco ed inospitale, raggiungiamo il territorio Konso, con le sue colline coltivate e paesaggi più morbidi. Questa è un’etnia animista, che considera tutto ciò che la circonda (piante, corsi d’acqua e fenomeni naturali) come animati da forze occulte e da spiriti. Visitiamo il villaggio di Mechekie, costituito da un labirinto di stradine lastricate delimitate da muretti a secco, cortili e abitazioni che al posto del camino hanno vasi in terracotta! Nella piazza principale ci sono alcuni “waga” (statue funerarie in legno) che un tempo si scolpivano per onorare gli eroi che avevano ucciso i nemici in battaglia. Quanti bimbi!! Il paese si compone di 5.000 abitanti: facciamo foto bellissime!! Raggiungiamo Gesergio, un bel canyon inciso in una roccia di colore rosso cupo, che ricordano il più noto Bryce Canyon,… con un po’ di sole, le rocce si colorano in modo splendido! Arriviamo alla valle del fiume Weyto, uno degli affluenti del Chew Bahir, l’ex lago Stefania: qui inizia IRRIMEDIABILMENTE INNAMORATI DELL’ AFRICA

Transcript of Testo e foto della coordinatrice Cristina Botto D · Oggi è la volta di un Villaggio Ari, uno dei...

Avventure nel mondo 2 | 2016 - 123

RACCONTI DI VIAGGIO | Iran RACCONTI DI VIAGGIO | Etiopia

Da un Omo River Soft gruppo BottoTesto e foto della coordinatrice Cristina Botto

Da tempo sognavo di visitare le popolazioni dell’Omo River ma per una ragione o per l’altra non c’era stato modo di partire, poi mi

contatta Mario e mi chiede se ho voglia di portarlo in Etiopia, è il suo primo viaggio con Avventure e ha 77 anni, … l’Africa ce l’ha nel sangue da tutta la vita, ci ha lavorato a lungo.E’ la sferzata di energia che ci voleva,… sono molto positiva… il viaggio partirà ed andrà bene, lo sento… e infatti, il 31 ottobre partiamo per Addiss Abeba: siamo in 8, molto motivati e tutti irrimediabilmente innamorati dell’Africa.Il nostro viaggio comincia poco fuori la capitale, con la visita di Adadi Mariam, un’antica chiesa semi-monolitica che ricorda vagamente la più nota Lalibela: siamo fortunati, assistiamo ad una celebrazione; i fedeli indossano i tipici mantelli bianchi e ascoltano con attenzione le parole del sacerdote, gli uomini da una parte, le donne dall’altra… noi rimaniamo colpiti dal fatto che molti di loro registrano la cerimonia con lo smartphone. La tecnologia non ha confini!Visitiamo poi il Lago Ziway dove ci sono molti pellicani, ibis, marabù a cui alcuni ragazzi lanciano pesci. E’ buffo vedere come si contendono il cibo: una battaglia a suon di becchi!! Infine c’è un gruppo di eleganti fenicotteri rosa e una luce ovattata,… non si può non scattare qualche fotografia.Al tramonto arriviamo al lago Langano dove ci godiamo una piacevole passeggiata; ci sembra di

essere su una spiaggia caraibica,… un venticello piacevole ci accompagna nel nostro breve vagabondare.Stamattina eccoci al mercato del pesce di Awasa: la nostra guida rasta ci porta prima sulla riva del lago omonimo a vedere gli uomini che con grande abilità sfilettano il pesce, passiamo poi davanti ai ristorantini dove le donne in grandi pentoloni cuociono le teste delle tilapie o dei pesci gatto per farne profumate zuppe e in padelle altrettanto grandi ne friggono i corpi, ma a colpirci di più sono due bambini che, usando denti e mani, con i visi sporchi di squame, tolgono la pelle esterna al pescato: avranno 7-8 anni… hanno occhi da adulti e cuori di bambini, ci sorridono!!Dopo la visita ripartiamo, Yabelo è molto lontano… qui visiteremo la nostra prima popolazione del Sud, i Borana, un popolo in parte animista e in parte musulmano, le cui donne sono vestite di abiti coloratissimi e coperte dal velo, sono davvero belle. Ci fermiamo a El Sod, il vulcano da cui si estrae il sale nero, proprio all’ingresso del villaggio borana e ci incamminiamo fino in fondo al cratere. Siamo fortunati perché il tempo è un po’ nuvoloso e il sole non ci investe direttamente, fa comunque un bel calduccio!La visita al vulcano e in particolare la raccolta del sale nero sono decisamente interessanti, ci accompagnano all’andata e al ritorno i muli che trasportano il prezioso minerale,… nel frattempo

è uscito un sole rovente e per noi è meno facile la salita, ma con un po’ di pazienza arriviamo alla meta! Facciamo una specie di gara donne contro uomini, giochiamo un po’ sporco a dire il vero,… i nostri zainetti pesano poco, quelli di Gianni e Angelo contengono tutta l’attrezzatura fotografica,… in ogni caso, arriviamo prima noi femminucce!!Lasciato il territorio borana più secco ed inospitale, raggiungiamo il territorio Konso, con le sue colline coltivate e paesaggi più morbidi. Questa è un’etnia animista, che considera tutto ciò che la circonda (piante, corsi d’acqua e fenomeni naturali) come animati da forze occulte e da spiriti.Visitiamo il villaggio di Mechekie, costituito da un labirinto di stradine lastricate delimitate da muretti a secco, cortili e abitazioni che al posto del camino hanno vasi in terracotta!Nella piazza principale ci sono alcuni “waga” (statue funerarie in legno) che un tempo si scolpivano per onorare gli eroi che avevano ucciso i nemici in battaglia. Quanti bimbi!! Il paese si compone di 5.000 abitanti: facciamo foto bellissime!!

Raggiungiamo Gesergio, un bel canyon inciso in una roccia di colore rosso cupo, che ricordano il più noto Bryce Canyon,… con un po’ di sole, le rocce si colorano in modo splendido!Arriviamo alla valle del fiume Weyto, uno degli affluenti del Chew Bahir, l’ex lago Stefania: qui inizia

IRRIMEDIABILMENTE INNAMORATI DELL’AFRICA

124 - Avventure nel mondo 2 | 2016

RACCONTI DI VIAGGIO | Etiopia

la discesa dai 1600 metri dell’altopiano ai 650 metri della pianura dove vivono le tribù pastorali Tsamai, Banna, Hamer, Karo, Mursi, Dassanech, il cuore dell’Omo Valley!! Lungo la strada visitiamo un villaggio Tsamai e questa è una delle occasioni in cui mi sento più vicina ai popoli dell’Omo. Quando arriviamo, si avvicina a noi un gruppo di giovani agricoltori appena tornati dal lavoro, portano acconciature incredibile, composte di coloratissime mollette per capelli e indossano collane e bracciali piene di perline: sembrano più modelli che agricoltori! Cominciamo a scattare e mentre fotografo uno di questi ragazzi, viene ad entrambi da ridere: a lui sicuramente per la mia foga nel riprenderlo sempre più da vicino, a me, perché da un’iniziale espressione serissima e severa, passa ad un sorriso divertito. Se solo il tempo a disposizione fosse maggiore, sarebbe interessante conoscere più in profondità le abitudini, gli usi, la cultura di questi popoli millenari,… in fondo è questa la culla delle nostre origini! Oggi è la volta di un Villaggio Ari, uno dei gruppi etnici maggiori del Sud. Essi possiedono grandi mandrie, producono miele, una grappa locale di mais (ottima) e molti prodotti artigianali: vediamo la lavorazione delle ceramiche, la cottura dell’injera (il pane tipico etiope impastato con la farina di teff), la preparazione del carbone per la vendita al mercato, la lavorazione del ferro… tutto molto interessante ed istruttivo. Andiamo poi a Kay Afar a visitare un grande mercato settimanale, dove si incontrano prevalentemente Banna e Tsamai: sono davvero bellissimi, nei loro abiti tradizionali. Visitiamo il mercato del bestiame dove si pesano e vendono pecore, capre e tori e poi la parte dedicata a tutte le altre esigenze: si trova di tutti, dalla terra che serve a colorare i capelli delle donne Banna, alle collane della prima e seconda moglie, al cibo: verdure, latte,… al cordame,… chi più ne ha, più ne metta,… ma soprattutto, notiamo come il mercato, è un luogo di incontro per la gente, un momento di scambio, di aggregazione… in fondo non era così anche da noi 50-60 anni fa?!Mi domando che cosa si dica questa gente, quali siano le loro priorità, i loro bisogni primari…Si vedono molte donne con bellissime scarificazioni sulle braccia, sulle schiene,… alcune hanno i segni delle frustate ricevute durante la cerimonia del salto del toro… sono i loro modi per essere belle per gli uomini, per dimostrarsi adatte al matrimonio… estremizzando, non sono molto diversi dai nostri peercing, dai nostri tatuaggi, forse, le loro pratiche sono più vere, più antiche, più ricche di significato, ma non così lontane dalle nostre necessità di comunicare, piacere …

Oggi è il grande giorno che ci porterà dai Mursi, il popolo più famoso della valle dell’Omo. Chi non ha mai visto un’immagine delle donne con il piattello labiale, chi non ha mai sentito parlare di questo

popolo duro e crudele? Dopo aver ricevuto 1000 indicazioni su come comportarsi e muoversi dalla nostra guida, entriamo nel villaggio. Bhè, le donne sono davvero bellissime ed impressionanti con questi enormi piattelli e fantasiosi ornamenti sulla testa: fiori, corna, frutti… ce ne sono di ogni genere.Mi sento un po’ triste,… dobbiamo scegliere chi fotografare e loro si mettono in posa,… è la regola, manca un po’ la spontaneità,… dopo un’iniziale difficoltà cominciamo a fotografare. In ogni caso, i Mursi non sono affatto aggressivo con noi: per chiamarci ci toccavano semplicemente con la mano. Kofi, il nostro autista, ci dice che con l’intensificarsi del turismo, sono molto cambiati, per certi versi hanno “ammorbidito” i loro modi con gli stranieri: una volta ti pizzicavano e ti pungolavano con una lancia per attirare la tua attenzione!!In realtà, periodicamente sono in guerra con altre etnie per questioni di caccia, raccolta del miele, invasione del territorio… difendono la loro terra con molta attenzione, i loro nemici sono i Banna, che talvolta violano i confini…

Nel pomeriggio imbocchiamo una pista che attraversa la savana e vediamo numerosi termitai: arriviamo al villaggio di Kolcho, abitato dai Karo, un’etnia in estinzione. Da questo villaggio si vede l’ansa del fiume Omo: qui è nata la storia di questi popoli, la nostra storia. Ceniamo a lume di candela, unica notte in tenda. Il nostro cuoco ci prepara un’ottima pasta, meglio che in Italia. La cena si conclude con una sorpresa per Ornella: è il suo compleanno e ho ordinato una torta che miracolosamente (malgrado le strade e le buche) è arrivata sana e salva a destinazione. HAPPY

BIRTHDAY ORNELLA, che bella serata e che stelle meravigliose a salutarci prima di andare in tenda!! Ancora non sappiamo che pioverà… Dopo una notte di pioggia intensa, la mattina visitiamo il villaggio Karo accompagnati da una tenue pioggerellina. Questa popolazione vive di

agricoltura e produce miele; per quasi tutto l’anno è sedentaria ma a volte è obbligata a spostarsi per la presenza della mosca tse-tse. Alti e slanciati, sono famosi per i disegni in ocra, calce bianca, polvere di ferro e carbonella con i quali si dipingono il corpo. Le donne portano un chiodo inserito

nel labbro inferiore e hanno acconciature particolari: i capelli sono tagliati a caschetto e sono coperti da palline d’argilla impastata con grasso animale.

Arriviamo a Dimeka dove vediamo uno dei mercati più belli del viaggio: è molto ampio, le popolazioni sono Hamer e Banna. Le persone che frequentano questo mercato, e i mercati in generale, lasciano i propri villaggi prima dell’alba per incontrarsi settimanalmente qui e scambiare miele selvatico, terra rossa indispensabile per le acconciature, sale, tabacco. Abbiamo modo di fare numerose fotografie delle persone nell’atto di conversare, comprare, vendere,… siamo tutti molto soddisfatti: è uno spaccato di vita originale, genuina.

Oggi è la volta di un villaggio Dassanech, nella zona di Omorate. Dopo il controllo passaporti, per raggiungere la nostra meta, dobbiamo passare con un’imbarcazione tradizionale il fiume Omo, esperienza curiosa e un po’ umida, visto che il barcaiolo ci innaffia ogni volta che dà un colpo di

Avventure nel mondo 2 | 2016 - 125

remo! La popolazione, dedita alla pastorizia e alla pesca, vive in prossimità del lago Turkana, a cavallo del confine con il Kenya. Le capanne a forma di igloo, ricoperte da pelli di animali, paglia o lamiera, sono facili da trasportare da un luogo all’altro. Concordiamo, con la capo villaggio di poter fotografare abitanti e balli tradizionale in atto per 600 Birr totali. Scatti illimitati!!! Fotografiamo tranquillamente le donne intente in danze molto vivaci, ma appena iniziamo a girare per il villaggio, cominciano i problemi: a quanto pare, tra gli abitanti ci sono anche “intrusi” provenienti dai dintorni e vogliono essere pagati per essere ritratti!!!

Nel pomeriggio assistiamo alla cerimonia del SALTO DEL TORO, al villaggio di Kuny.Avremmo dovuto vederlo il giorno successivo, ma a sorpresa, un gruppo di turisti francesi si è comprato letteralmente l’esclusività della cerimonia e noi siamo costretti ad un cambio di programma repentino.Siamo tutti titubanti…, ma non abbiamo scelta: o così, o niente! E sarà invece la nostra fortuna!Giunti alla cerimonia del “Salto del Toro”, vediamo subito le giovani donne Hamer danzare energicamente, facendo suonare cavigliere fatte di campanacci e trombette. Mentre le donne danzano, gli uomini sono già seduti all’ombra, hanno bei disegni sul volto. Alcune fanciulle pregano gli uomini

di essere frustate, una in particolare invita un ragazzo che non sembra intenzionato a muoversi. Alcune donne hanno già schiene sanguinanti e coperte di mosche, altre ricevono ancora delle scudisciate. Le danze continuano. Bevono tutti birra e liquore di sorgo. C’è molta energia nell’aria!!Il festeggiato si sposta e va in un cortiletto dove, circondato da soli uomini, sgozza una capra e poi deposita tutti i suoi vestiti. E’ il momento del salto. Tutti raggiungono il luogo dove c’è la mandria: le donne danzano intorno ai tori che a sentire tanto baccano si innervosiscono. Il giovane festeggiato controlla i capi di bestiame, li sceglie e altri uomini iniziano a bloccarli per le corna, la bocca, la coda.E’ una famiglia ricca e vengono disposti ben 12 tori (in genere sono 6-7 massino 10). IL RAGAZZO SI CONCENTRA, FA UN SALTO E BALZA SULLA SCHIENA DEI TORI E COMINCIA A PASSARE DA UNA PARTE ALL’ALTRE 1-2-3 VOLTE… FARA’ 20 PASSAGGI!! Tutta la gente è in delirio, noi inclusi, è uno sforzo pazzesco!! Bellissimo!! Siamo stati davvero fortunati: ciò che sembrava iniziato male, si chiude al meglio!! Arrivando la sera nel territorio di Arba Minch, incontriamo molte mandrie di buoi, si procede a rilento…. Ci fermiamo a fare qualche foto lungo il lago Chamo, il paesaggio è bellissimo, si scorgono in lontananza alcuni pescatori e ogni tanto vola qualche pellicano, intorno kilometri di bananeti. Con un po’ di fantasia potremmo essere all’interno di un quadro impressionista!Con una gita sul lago Chamo, abbiamo l’opportunità di vedere aquile reali, pellicani, marabù, aironi, coccodrilli ed un pigrissimo ippopotamo. Ci sono molti animali, ma tanti si nascondono nei cespugli che ci sono nell’acqua. Se ne sentono i rumori.Si vedono anche numerosi pescatori, nelle tipiche imbarcazioni ottenute da tronchi d’albero svuotati.Con uno scout e una guida scendiamo dalla barca e facciamo una passeggiata all’interno del Nechisar National Park, fondato nel 1974. Passeggiamo per un paio d’ore. Molto belli la vegetazione e il

paesaggio in cima alle colline, avvistiamo anche alcune gazzelle e zebre.

Percorriamo un largo sterrato in salita immerso in una vegetazione lussureggiante, la temperatura è fresca, siamo a circa 2.000 m di altitudine. I Dorzè vivono su queste colline, i Monti Guge, e si dedicano alla coltivazione dell’ensete, pianta da cui ricavano sia nutrimento che materiale per ricoprire i tetti delle abitazioni. Visitiamo una capanna a naso d’elefante”, costituita da un’intelaiatura di bambù e rivestita da foglie di ensete e di bambù. Assistiamo alla preparazione dell’injera fatta con la farina di ensete e non di teff (qui non cresce il teff), poi vediamo la fabbrica dove lavorano il cotone e creano prevalentemente sciarpe, immancabile un giro al negozio di stoffe della comunità. Andiamo al mercato di Chenca, molto differente da quelli già visitati. La gente è seduta sull’erba, i costumi sono colorati e tutti sembrano più rilassati. Si vendono filati di cotone, spezie, frutta, si cuce con le vecchie macchine da cucire. C’è chi fuma la jinja e chi si beve un liquore al miele….

Siamo sulla via del ritorno verso Addiss Abeba, il viaggio sta per finire... Lungo la strada si vedono molti campi coltivati e capanne con muri colorati ed affrescati, sono le case dei Guraghe etnia in parte di fede mussulmana ed in parte ortodossa che abbellisce in questo modo le proprie abitazioni, ne visitiamo una, davvero ben fatta e pulita.Dopo qualche ultimo acquisto nella capitale, ceniamo a base di injera e ci godiamo lo spettacolo di canti e danze tradizionali al Wemyn Ethiopia Cultural Hall. E’ venuto il momento di salutare Kofi che ci ha accompagnato in questo emozionante viaggio e di lasciare la meravigliosa Etiopia… noooo, un altro attacco di Mal d’Africa, non so se stavolta sopravviverò!!!

RACCONTI DI VIAGGIO | Etiopia