TESTO DELLE DICHIARAZIONI DEL DOTTOR AGOSTINO...

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Senato della Repubblica — 843 — Camera dei Deputati LEGISLATURA VII — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI TESTO DELLE DICHIARAZIONI DEL DOTTOR AGOSTINO CONI- GLIARO, QUESTORE DI AGRIGENTO RESE ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D1NCHIESTA SUL FENOMENO DELLA MAFIA IN SICILIA NELLA SEDUTA DEL 18 DICEMBRE 1974 (Dal resoconto della seduta)

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TESTO DELLE DICHIARAZIONI DEL DOTTOR AGOSTINO CONI-GLIARO, QUESTORE DI AGRIGENTO

RESE ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D1NCHIESTASUL FENOMENO DELLA MAFIA IN SICILIA

NELLA SEDUTA DEL 18 DICEMBRE 1974

(Dal resoconto della seduta)

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P R E S I D E N T E . La ringrazio peravere accolto l'invito della Commissione por-tandoci la sua relazione in risposta al que-stionario che le abbiamo inviato. La preghe-rei di leggerla senz'altro.

C O N I G L I A R O . Premetto che misono limitato strettamente alle domande. Hofatto qualche premessa appunto per darequalche possibilità di introduzione dell'ar-gomento stesso. Quindi, le risposte conter-rainno degli elementi, magari 'non stretta-mente connessi alle domande, ma che, co-munque, al'le domande stesse >sd ricollegano.

1) II fenomeno mafioso sopravvive in Agri-gento, come nelle provamele limitrofe, nellamisura in cui è andata delusa quell'ansia dirinnovamento morale, civile ed economicoche per lustri ha alimentato le speranze del-la Sicilia occidentale in un'azione decisa,coraggiosa, compatta, incalzante promessadai governi succedutisi dalla liberazione adoggi e pur tuttavia mai ireaMzzaita se non inmodo frammentario e disairmonioo sul pia-no dello sviluppo e del benessere sociale.

Gli sporadici interventi, i provvedimentiemanati per tamponare, in linea contìngente,le falle più vistose e gli anacronismi socialipiù incompatibili con le esigenze di una ci-vile convivenza, d'azione distaccata e distrat-ta della classe dirigente, hanno fatalmentepropiziato, seppure in forma più cauta, l'in-serimento ulteriore di quel tipico potere in-formale, che è la mafia, sensibile ed attentoosservatore delle inadeguatezze degli orga-ni statali, sfruttatori delle zone di ombre,accorto e solidale sostenitore di quegli am-bienti interessati a contrastare modifichestrutturali dirette a vanificare atavici privi-legi, rapace accaparratore di .risorse al cui

conseguimento non costituisce remora il de-litto.

Con queste caratteristiche, che impronta-vano le peculiarità della mafia di ieri, si muo-ve quella di oggi, in un contesto che ripro-duce le condizioni favorevoli per il suo pre-dominio. Se è vero che strutture sociali inef-ficienti, scarso livello culturale, airretratezzadei metodi di coltivazione e di meccanizza-zione agricola, sporadiche iniziative indu-striali, minima entità di reddito costituisco-no l'humus ideale per una tenace resistenzadel fenomeno, può ben diirsi che la provinciadi Agrigento riunisce i requisiti per soffrireancora a lungo le nefaste conseguenze dellamala pianta.

Una breve panoramica della sua economiapresenta un quadro poco lusinghiero dellasituazione presente e delile immediate pro-spettive future.

Dalle statistiche più recenti pubblicate dal-la Camera di commercio emerge che nel 1971Agrigento, in base al reddito totale, era rele-gata al 72° posto e che il reddito per abitanteponeva la provincia al 92° posto. La disoc-cupazione registrava una media di 8.000 brac-cianti; di oltre 2.000 manovali edili; di 1.500generici; di 3.500 unità di altre attività; undecremento della popolazione, nel decennioprecedente il 1971, determinato da esodo perragioni occupazionali di oltre 20.000 unità.Lo sviluppo dell'agricoltura registrava unalentezza che affondava le radici nel tipoestensivo delle culture, nella primitiva tecni-ca e nell'arcaico sistema lavorativo, che in-volgeva tutta la provincia con l'eccezione diisolate plaghe dove insistono tuttora tenta-tivi di cultura .intensiva e di coltivazione diprimaticci, nella scarsa irrigazione, nella ri-tardata applicazione di provvidenze in favo-re del settore, nella carenza di una modernadisciplina di vendita dei prodotti, nella ere-

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pascolare presenza di forme cooperativisti-che ed associazionistiche. Lo sviluppo del-l'industria soffriva carenze di strutture perla ridotta disponibilità delle acque, per ilprogressivo aumento della energia elettri-ca, per la carenza di manodopera specializ-zata; l'industria estrattiva, in particolare,presentava sintomi sempre più gravi per lascarsa competitivita connessa agli alti costidi produzione.

In questo quadro di abbandono, di incal-zante bisogno, alcuni hanno imboccato la viadell'esodo, altri quella della supina rassegna-zione, altri il ricorso al clientelismo e l'ade-sione a quelle forze capaci di assicurare lasopravvivenza e forse la prevalenza con ognimezzo, attingendo ad ogni risorsa, spesso aquelle negate dal consorzio civile. Su questamiseria si alimenta la mafia, oggi presentecome ieri, quand'anche non può disconoscer-si un decremento di quella virulenza che nelpassato aveva suscitato un vivo allarme peril susseguirsi di una serie di spieiati e gravidelitti contro la persona ed il patrimonio.

Prevalente nell'Agrigentino è la mafia ru-rale la cui attivata criminosa si estrinseca so-prattutto, sulla scia di un rituale tradizio-nale, nelTesecutazione dei renitenti alle suepretese e dei disobbedienti alle sue decisioni,nei danneggiameinti, nell'imposizione di cam-pieri che controllano e sfruttano proprietariterrieri che, attratti dalle mollezze cittadineed ormai disadatti alla vita del contado, de-legano la cura dei propri interessi a chi giàvagheggia di spoliarli e di appropriarsi deiloro averi in pieno accordo con chi 'li ha pro-posti con un preciso programma di locuple-tazione.

Se oggi meno cruenta è l'attività mafiosa,se più contenuta è la sua intraprendenza ap-parente, rilevante è tuttavia il complesso del-le cose che non hanno clamore, di quelleche non presentano manifestazioni esteriori,di quelle timide e pavide adesioni a volontàmanose che costituiscono un avvilimento incambio dell'incolumità e della tranquillità.

È un fenomeno vivo che, reso guardingoe cauto dalle contingenze particolari, confidanell'insorgere di condizioni che consentanoima rivalutazione del suo potere.

2) I settori d'influenza in cud si manifestal'azione intimidatrice della mafia volta aconseguire l'illecito arricchimento con il de-pauperamento altrui, sono tradizionalmentei seguenti:

a) mercato dei prodotti ortofrutticoli,comprendente la zona che va da Siculiana aRibera;

V) contrabbando di tabacchi, che inte-ressa la fascia costiera, compreso l'immedia-to entroterra, e che ha in Licata, Campobel-lo di Licata e Ravanusa i centri nevralgici;

e) pascoli, interessanti la cosiddetta « zo-na di montagna », che include i comuni diAlessandri^ della Rocca, Bivona e S. Stefa-no Quisquina, S. Margherita Belice, Sambu-ca di Sicilia, Menfi;

d) mercato delle carni, che comprendei comuni di Villafranca Sicula, Burgio eCianciarla;

e) edilizia, interessante la zona di Pal-ma di Montechiaro;

f) agricoltura e guardianeria, che com-prende la fascia orientale della provincia e,segnatamente, Canicattì.

Più specificatamente, prendendo in esamele manifestazioni del fenomeno mafioso, siosserva che la delinquenza organizzata dellaparte orientale della provincia, avente i suoimassimi esponenti nei fratelli Fenraro, da Ca-nicattì, Di Vincenzo Salvatore, da Palma diMontechiaro, Bove Pasquale, da CampobeUodi Licata, Di Maida Domenico e VivacquaCristoforo, da Ravanusa, Balistreri Rosarioed Antona Angelo, da Licata, presenta adden-tellati con la malavita di alcuni comuni del-la provincia da' Caltanissetta, segnatamente diRiesi, mentre la mafia dell'entroterra e dellazona costiera della fascia occidentaile, cheha i suoi « capi » nei noti Riggio Pasquale eMiceli Giovanni, da Burgio, Settecasi Giu-seppe, da Alessandria della Rocca, Mamzul-lo Paolo, da Cianciar, Colletti Cannalo eMontalbano Ruggero Francesco, da Ribera,fratelli Caruana, da Siculiana e Mule Oascio,da Villafranca Sicula, ha indubbi legami con

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la mafia operante nelle limitrofe provinoledi Palermo e Trapani.

Per quanto attiene alle manifestazioni ma-fiose di tipo delittuoso verificatesi negli ul-timi tempi, si può senz'altro sospettare unrisvolto mafioso nei seguenti fatti di sangueregistrati nel periodo 1° ottobre 1973 - 30 set-tembre 1974 e rimasti finora ad opera diignoti:

4 ottobre 1973 — Cianciana — ignotiesplodono colpi di fucile contro GiannoneGiovanni, commerciante in bestiame, ucci-dendolo;

8 aprile 1974 — Villafranca Sicula —ignoti esplodono colpi di amia da fuoco con-tro Forte Giacomo, freddandolo;

24 settembre 1974 — Sciacca — ignotiuccidono a fucilate Sagona Vito, pastore.

Mentre per i primi due episodi criminosile indagini si sono infrante contro le barriereomertose che caratterizzano l'ambiente, perl'ultimo, invece, del quale sono evidenti lecaratteristiche mafiose, sono emersi elemen-ti rivelatori che hanno consentito di indivi-duare gli autori del crimine, connesso adaltri consumati nella limitrofa provincia diTrapani.

Anche in questa circostanza, causale del-l'omicidio è lo sgarro (abigeato) commessodalla vittima in danno di congiunto di per-sona di « rispetto » ed anche in questo casola scoperta non è ascrivibile all'auspicatocontributo di civile responsabile collabora-zione di una società decisa a stroncare il fe-nomeno mafioso, bensì al disperato gesto diun correo del Sagona, tale Pirrello Salvato-re da Partanna, che, angosciato dal terroredi seguirne la sorte, aveva cercato invano,attraverso vaghe indiscrezioni, di indirizzarei sospetti sui giustizieri e <li prevenire la te-muta condanna che giunse purtroppo primache gli inquirenti identificassero gli esecu-tori ed i mandanti.

Forse la Giustizia riuscirà stavolta a farvalere, attraverso laboriose istruttorie, le re-gole di civile repressione, ma la spieiata pu-nizione dello « sgarro » confermerà l'inflessi-bile, immediata e definitiva espiazione per

chi viola l'altra procedura che non ha scru-poli, l'altro codice che non conosce abroga-zione.

3) Gli elementi attualmente in possessodegli inquii enti inducono a iritenere che irecenti episodi delittuosi costituiscano fattiisolati, non ascrivibili a scontri mafiosi, co-me avvenne nel periodo 1955 -1960 a Raffada-li, allorquando si registrò una (impressionan-te catena di omicidi sfociata nell'uccisionedel Commissario Tandoy.

Si trattò, allora, di un caso certamenteclamoroso, ma eccezionale, in quanto, in li-nea di massima, ogni cosca manosa agisce inun delimitato settore territoriale di com-petenza.

Successivamente, ma fin modo sporadico,si è registrato qualche urto fra fazioni: ul-timo, in ordine di tempo, quello di Raivanu-sa, nell'agosto 1970, culminato nell'uccisionedel camionista Gattuso Vito e, qualche mesedopo, a Palermo, nell'omicidio in persona diCiuni Candido.

Tale scontro rivelò le aspirazioni di ege-monia circondariale da parte della mafia delRavanusano ed i suoi legami interprovin-ciali, oltreché la dipendenza, da quella diPalermo, organizzata peraltro su basi piùefficienti in vista dei maggiori interessi.

Lo stato di precario equilibrio, instaura-tosi tra i vari sodalizi, registra saltuariamen-te delle incrinature, che denotano rigurgitidi attività mafiosa, specie in Palma di Mon-techiaro e Villafranca Sicula.

In quest'ultimo comune, ubicato ai limitidei-la provincia di Palermo, la consorteriamafiosa che fa capo a Mule Cascio Adriano,dedita ad abigeati ed estorsioni, ha rivelatoda qualche tempo fermenti sintomatici diuna non sopita vitalità: all'omicidio in per-sona di Perricone Giuseppe, consumato nelluglio '71, ha fatto seguito nell'aprile del cor-rente anno d'uccisione di Forte Giacomo,che non si esclude sia collegata al primo cri-mine.

Dal contesto degli elementi raccolti nelcorso delle indagini condotte dall'Arma deiCarabinieri, sono emerse risultanze, in ordi-ne all'attività mafiosa praticato da esponentidi quel centro, che hanno recentemente so-

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stanziato segnalazioni indirizzate dall'Armastessa al Procuratore della Repubblica diAgrigento, perché siano inoltrate, ai sensidell'articolo 2 della legge 31 maggio 1965,n. 575, proposte per rigorose misure di pre-venzione a carico di ben sei esponenti dellamafia di Villafranca, nei cui confronti sonostati emessi provvedimenti di arresto pre-cauzionale, eseguiti il 7 corrente.

Analoghi provvedimenti sono stati esegui-ti in Palma di Montechiatro, centro sinistra-mente noto, oltreché per la miseria, l'arre-tratezza, la boccheggiante economia, per l'at-tività del sodalizio mafioso capeggiato da DiVincenzo Salvatore, le cui gesta criminoseper lungo tempo seminarono il panico tiraquelle popolazioni. La tragica eco dell'ulti-mo omicidio in persona di Savaia Carlo ri-sale al 9 dicembre 1973.

Il ritorno dalle località di obbligato sog-giorno, cui furono avviati molti autorevoliesponenti, ha rievocato l'atmosfera da altritempi, ripristinando soprusi, angherie, impo-sizioni.

Oggetto delle segnalazioni dirette dall'Ar-ma al Procuratore dalla Repubblica di Agri-gento sono tre elementi, tra i quali il vicesindaco della giunta dimissionaria di Palmadi Montechiaro, Nicosia Carmelo, già appar-tenente come gli altri due segnalati, Mangia-villano Gaetano e Priolo Paolo, alla cosca delDi Vincenzo.

Il Nicosia, cui si attribuisce dd avere con-dizionato la vita pubblica del paese, conse-guendo con atteggiamenti vessatori ingentiprofitti personali, è assurto alla ribalta nia-fiosa nel 1965, data in cui fu sottoposto dal-la Questura al provvedimento della diffida, enel 1966, data in cui fu oggetto di una pro-posta, non accolta dal Tribunale, per l'appli-cazione della misura del soggiorno obbliga-to. Nel 1968 fu denunziato dall'Arma per vio-lenza privata aggravata mediante atti intimi-datori consistenti in esplosioni di ordigni incontiguità delle abitazioni del sindaco deltempo, Giosuè Fiorentino, dell'assessore To-daro Vincenzo e del vice sindaco BongiornoSalvatore.

Un comportamento che, se pur non sancitodal crisma giudiziario per 'la difficoltà di ele-vare alla dignità di prova l'essenza dell'indi-

zio o del sospetto, è sintomatico della innar-restabile volontà di affermazione, di ascesa,di potere. Non si configura nell'ipotesi inesame il politico che collude con la mafia, oche si avvale della mafia per la conquista delpotere, ma del mafioso che accede alla poli-tica come mezzo per dare contenuto e soli-dità al potere.

È un esempio emblematico delle conside-razioni di cui al punto 1): di inserimentocioè di esponenti mafiosi in quei vuoti dipotere riscontrabili in quegli organi politicie amministrativi che relegati' in plaghe emar-ginate economicamente, socialmente e spa-zialmente, rivelano debolezze di strutturaconnesse ad impotenze operative, denotan-do incerti criteri selettivi circa l'ortodossiadei mezzi validi per il conseguimento delleantiche e deluse aspirazioni: sono condizio-ni ideali perché elementi spregiudicati edintraprendenti, disposti a sfruttare da collet-tività con ogni mezzo — dalla minaccia allacorruzione, all'omicidio — avvalendosi diuno sparuto, ma temibile seguito di sosteni-tori, che impongono in larghi strati, resiamorfi da una atavica sfiducia, timorosa erassegnata adesione, assumano un ruolo chedia parvenza di legalità al loro istinto di pre-dominio e di locupletazione, magari palu-dandosi di vesti acquisite con il succubismodi chi preposto a responsabilità politiche hadovuto subire la sua presenza, sacrificandoall'istinto di conservazione fisica la ripu-gnanza dettata dalla morale e dalla ideo-logia.

4) In questa provincia, non si sono avuti,dopo il sequestro del barone Agnello, avve-nuto nel lontano 1955, e l'uccisione del Com-missario dottar Tandoy, episodi clamorosi,né come fatti di sangue né come sequestridi persona.

Per la tecnica messa in atto nelle due so-praricordate occasioni, la mafia agrigentinasi può annoverare fra i sodalizi criminosi an-tesignani dell'evoluzione operativa.

Nessun collegamento è emerso tra organiz-zazioni mafiose e « trame nere ».

5) Per quanto attiene a questa provincia,si ritiene che gli autori dei più recenti delitti

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mafiosi provengano dal mondo rurale — ovela mafia è nata ed ha continuato la sua atti-vità — in quanto, per l'assenza di grossi ag-glomerati cittadini, non si è ancora formatauna mentalità mafiosa « urbana » con il con-seguente sistematico sfruttamento di queisettori legati all'espansione urbanistica edal benessere, anche se non viene disdegnatol'intervento in qualche attività collaterale(ad esempio, il contrabbando di tabacchi).

Per quanto riguarda, óra particolare, Agri-gento, è vero che la città dei Templi è stataprotagonista di una notevole espansione eco-nomica, ma essa è avvenuta all'insegna del-l'abusivismo e, quindi, dell'iniziativa dei sin-goli privati, motivo per cui è venuto a man-care un piano precostituito sul quale avreb-be potuto innestarsi un intervento mafioso.

6) L'accettazione mafiosa è particolarmen-te diffusa nei centri rurali e trae orìgine dal-la rassegnazione, dalla paura di rappresaglieche induce a partecipare alla rete di omertàpur senza essere permeati dal costume ma-fioso. Peraltro, la mancanza di cooperativee della connessa formazione di una coscienzasindacale ed organizzativa hanno preclusoquella caratteristica rottura di rapporti so-ciali tipici della società preindustriale checostituisce fertile terreno per il fenomenomafioso. Non invano « la mafia ha sempretentato di ostacolare il movimento sinda-cale essendo questo un istituto di socializ-zazione nella quale il singolo può trovareprotezione, percepire interessi collettivi, usa-re della sfera della visione privata, avere fi-ducia in se stesso, incoraggiare l'inserimen-to nella vita democratica » (rapporto Fer-rarotti).

Ma non può essere ignorato anche il pessi-mismo sulla possibilità di debellare istitu-zioni così radicate nelle abitudini mentalidella popolazione da ritenere che queste con-tinueranno a lungo a dominare la ribalta si-ciliana, così denotando una passività genera-lizzata ed una rinunzia all'istinto di ribellio-ne sintomatici di un convincimento di im-potenza contro le consorterie manose, comecontro gli eventi soprannaturali o il maloc-chio: una forma di fatalismo che consenteil riscatto ricorrendo alla protezione di« amici potenti » o alla Provvidenza.

E non è raro il caso di gente che, scampa-ta all'agguato, rifiuta di rivelare i nomi degliaggressori fatalisticamente fidando nella va-ga speranza di una clemenza per la sua omer-tà che non scaturisce certamente da solida-rietà con l'aggressore, ma da insicurezza sul-la tutela che lo Stato potrà accordargli, an-che in virtù della alquanto relativa insuffi-cienza anche di mezzi legislativi degli organidi polizia per fronteggiare il fenomeno nellasua ampiezza, nell'indulgenza della giustizianei confronti dei perseguiti, spesso restituitialla libertà per le ricorrenti amnistie o percavilli legali di patrocinato a volte più abiliche coscienziosi.

È per ciò che, specie nei delitti di mafia,talvolta le vittime si astengono dal denun-ziare, sia pure ad opera di ignoti, i torti, epiù ancora dal collaborare, con pregiudizioper la tutela dell'ordine e della società, coni rappresentanti della legge, ritenuti menopotenti dei soggetti da perseguire nello spre-giudicato e spietato esercizio delle loro leg-gi: si piegano al dovere morale prima chegiuridico di adempiere alla denunzia solo sepreoccupate per l'esistenza di circostanzeobiettive facilmente riscontrabili, oppure perla presenza di testimoni non tacitabili ov-vero in ossequio alla credenza di incorrere inpresunti « occultamenti di reati ».

7) A causa dell'omertà, è molto problema-tico perseguire, in linea giudiziaria, i respon-sabili dei delitti mafiosi, che il più delle vol-te riescono a sfuggire ai (rigori della legge,attesa la riluttanza delle parti lese e dei testia sostenere l'accusa, per evitare sicure rap-presaglie.

Per quanto attiene all'opera di prevenzio-ne, essa si è rivelata efficace ad infrenare e ri-dimensionare il fenomeno mafioso, grazie al-la bonifica sociale che ha fin oggi conseguitorisultati ragguardevoli anche per la partico-lare sensibilità cui ha improntato le sue de-cisioni l'Autorità giudiziaria, sanzionando,con provvedimenti di estremo rigore, l'azio-ne intrapresa dagli Organi di polizia che han-no disorganizzato cosche mafiose.

Alla data odierna, sono state inflitte 1.834diffide, irrogate ai sensi della legge 27 dicem-bre 1956, 175 sorveglianze speciali sem-plici, 91 con l'obbligo del soggiorno ed

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11 con il divieto di soggiorno; ai sensi dellalegge 31 maggio 1965, è stata inflitta la mi-sura del soggiorno obbligato a 134 individuiindiziati di appartenere ad associazioni ma-nose; nei confronti di altri 49 è stata dispo-sta l'applicazione della sorveglianza specialee di altri 4 il divieto di soggiorno.

Malgrado i risultati conseguiti con la Ber-ma applicazione delle misure di prevenzio-ne fin qui praticata e quelli che i nuovi stru-menti legislativi consentiranno di consegui-re, non potranno essere estirpate le radicidel male e soppressa la relativa potenzialità.

Le esperienze passate, relative alla lottacondotta da Mori con sistemi di indiscrimi-nato rigore, dimostrano che la mafia fu sof-focata e non estirpata, tant'è che a parte glisporadici episodi, sintomatici comunque divitalità potenziale, fu scoperta nel 1937 unaorganizzazione di ben 211 persone manose.

L'opera della Magistratura e della Poliziapotranno cauterizzare il fenomeno, ma sa-ranno necessarie oltreché nuove più inci-sive leggi, non solo nel campo delle misuredi prevenzione per una più ampia disinfe-stazione sociale, ma nel campo della rico-struzione morale e non soltanto sociale, conun programma che tenda con decisione e se-rietà all'obiettivo di rimuovere i pregiudiziatavici di sfiducia negli organi dello Stato,di dimostrare concretamente la presenza del-lo Stato e della sua piena capacità di pro-teggere, di tracciare una serie di provvedi-menti articolati che, rifuggendo dalle illu-sorie affermazioni di una spontanea evolu-zione connessa al graduale avvento di nuo-ve forme di vita che indurrebbe ad un ulte-riore decremento del fenomeno, affrontinoalla radice i mali che incidono la Sicilia, deiquali l'aspetto mafioso è solo un sintomo.

8) Attraverso le novazioni più sopra ri-portate emerge che le degenerazioni socialinon sono esclusivamente di matura indivi-duale ed empirica, ma appartengono alla sfe-ra dei fenomeni di natura sociale.

Esigenza basilare per quell'azione di pro-gresso e di rinnovamento che è nella speran-za di chi ha a cuore le sorti del Paese, è co-stituita dall'indilazionabile imperativo di mo-ralizzare la vita pubblica, arginando il pro-

gressivo deterioramento che minaccia ditravolgere, e non solo in Sicilia, quei valoriche costituiscono il supporto di una correttaconvivenza civile.

La « mafia » non è soltanto negli uominisingoli, ma negli istituti, nelle situazioni, nelcostume, in tutti gli aspetti di una prassiconsueta di vita.

Occorrono buone leggi, sana amministira-zione, sincera e leale interpretazione delleistanze della collettività.

La legge, come l'autorità, è operante soloa patto che si concili con uno spontaneo con-senso della coscienza popolare; ove inveceessa appaia null'altro che strumento di pri-vilegi olientelari, espressione di finalisticoarbitrio, ove le norme oggettive codificatenel diritto siano profondamente diverse dal-le norme morali di natura ulteriore, allora,fatalmente, tale mancanza di una sinergianecessaria finirà con l'elidere, annullandoli,i valori della legalità e della moralità.

Il sopravvento sulla « mafia » come sututti gli altri sbandamenti che, pur senzaammantarsi della negatività suggestiva dital nome, imperversano nel Paese, potrà sca-turire da un severo impegno della classe di-rigente, che, tetragona ai rischi dell'impopo-larità, sappia offrire al Paese strumenti an-che severi che siano comunque adeguati alconseguimento degli obiettivi.

a) Polizia giudiziaria.

Pur nel rispetto della nobile preoccupa-zione di salvaguardare la personalità e ladignità di ciascun uomo, e quindi anche deldelinquente, il legislatore penale dovrebbeesaminare la possibilità di contemperare idiritti della difesa con quelle primarie esi-genze di ricerca della verità, quale substra-to indefettìbile della giustizia che originadalle indagini e quindi dalla dichiarazioneresa agli ufficiali di polizia dal cittadinoindiziato, mafioso o non, cui è invece para-dossalmente garantita la facoltà di dichiara-le il falso, di astenersi dal fornire risposteche possano ritorcersi a suo danno, quasiche un distaccato disinteresse all'acquisizio-ne di validi contributi di ricerca della veri-

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tà improntasse la pretesa punitiva di unoStato assurdamente timoroso dell'emergeredi irreversibili dementi di colpevolezza su-scettibili di affermare responsabilità.

Peraltro, quell'interrogatorio cui si per-viene dopo travagliate ricerche per l'àdenti-ficazione dell'indiziato, si svolge con la ras-sicurante (per l'indiziato) presenza di un av-vocato non avaro di suggestivi e significa-tivi ammiccamenti, di caviliosi interventisulla pertinenza delle domande, di tenden-ziose e pregiudizievoli manovre volte a irre-tire l'ufficiale di polizia giudiziaria, sorret-10 da onesto zelo ma non dal prestigio au-torevole del « vostro onore », ed esasperatoda furbeschi artifici intesi a rendere rever-sibili elementi palmari.

Tutto quanto premesso è il primo passoper quel successivo inquinamento che sfo-cia nella conclusione negativa di processiche altrimenti ben altro esito avrebberoconseguito. Si potrà osservare che le inno-vazioni acquisite costituiscono conquiste cheonorano la giustizia. Potrà convenirsene inlinea astratta e qualora fosse pacifico il buonuso di esse, ma quando la pratica giornalieradimostra il contrario non può non affer-marsi che le possibilità giuridiche accorda-te all'indiziato appaiano un assurdo, merite-vole di ripensamento.

b) Disciplina della sorveglianza speciale conobbligo di soggiorno in un determinatocomune.

Il soggiorno obbligato nella sua attualestrutturazione determina non lievi inconve-nienti che frustrano le stesse finalità. Trat-tasi, invero, di una limitazione spaziale cheimpone la permanenza in una località mache assicura in quell'ambito, fatta eccezioneper le restrizioni imposte nelle ore nottur-ne, libertà di movimento che non escludela possibilità di incontri o di comunicazionisuscettibili di riannodare file del sodalizio,di dirigerne da lontano l'azione degli adepti,se non proprio di ricostituire in loco consor-terie mafiose seminando e facendo germo-gliare il seme della mafia, malgrado la sorve-

glianza della Polizia, dibattuta da problemiconnessi ai molteplici compiti ed alla dispo-nibilità di personale che non consentono laauspicabile ubiquità, e travagliata dall'esi-genza di non valicare i limiti di quella sfe-ra di libertà garantita anche ai prevenuti.E se per ovviare alle pericolose prospettivedi sopravvivenza e di proliferazione del fe-nomeno, sono stati esclusi nella scelta dellesedi i grossi centri, destinando all'uopo ipiccoli aggregati montani dove più difficil-mente può esplicarsi l'attività di riorganiz-zazione mafiosa, è pur vero che la presenzadel soggiornante assume aspetti di notorietàche da un lato suscita nel contado vivo al-larme, spesso espresso in proteste collettivedirette a provocare l'allontanamento del nongradito ospite, dall'altro determina l'isola-mento di quest'ultimo, la difficoltà di procu-rargli un lavoro, con grave pregiudizio diquell'inserimento che, erodendo le deforma-zioni sociali, potrebbe aprire la sua coscien-za verso orizzonti di civile convivenza ed in-duce la prospettiva invece di un abbruti-mento e di un crescente rancore, che, inne-standosi in una mentalità già distorta, resti-tuirebbe allo spirare della misura un sogget-to che, al bagaglio negativo per il quale èstato perseguito, assommerebbe una fortespinta di risentimento propiziatore di ulte-riori propositi criminosi.

Si ritiene allora più valido, ai fini di con-temperare da un lato l'esigenza prioritariadi rendere operativo il provvedimento di iso-lare il fenomeno, vanificando le possibilitàdi restaurazione attraverso la facilità di con-tatti più sopra esposti, e dall'altro di av-viare un tentativo di recupero, di istituire,possibilmente in alcune isole, all'uopo at-trezzate, istituti nei quali, come praticatoper l'espiazione delle misure di sicurezza de-tentive attraverso le case di lavoro e le co-lonie agricole, potrebbero i soggiornanti es-sere isolati ed al tempo stesso rieducati.

Si obietterà che per quanto si tratti inentrambi i casi di misure amministrative, di-versa è la posizione giuridica e lo status deisoggetti, conseguendo le misure di sicurez-za all'espiazione di pene, circostanza questache è estranea alle misure di prevenzione:

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potrebbe osservarsi però, con argomentazio-ni paragiuridiche, ma aderenti alla logica,che nel primo caso i perseguiti hanno giàscontato una pena per manifestazioni delit-tuose scaturite a volte da motivi occasionali,e che comunque l'espiazione della pena, nel-la accezione di mezzo rieducativo e di rico-struzione dell'equilibrio morale infranto, ol-treché nell'ordine giuridico, nello stesso sog-getto, ha già stemperato, se non eliminato,la pericolosità di chi pur tuttavia, in parti-colari ma ricorrenti casi, viene sottopostoalla misura di sicurezza detentiva con inten-ti di ulteriore incentivo di recupero nel qua-dro rlella sicurezza sociale; nei soggetti ma-fiosi, invece, sottoposti alle misure di pre-venzione per una pericolosità individuale, re-sa più temibile da più vaste complicità, alpunto da rendere a volte impotente la fun-zione repressiva dello Stato, da plagiare in-tere popolazioni, da immiserire economie diinteri paesi, la carica criminosa e comunqueasociale è certamente molto più allarmanteperché gravida di manifestazioni passate,presenti e, assai probabilmente, future. Sitratta di elementi che improntano il lorocomportamento a quella condotta di pubbli-co pericolo che aveva indotto il Sabatini Gu-glielmo a vagheggiare la configurazione diuna ipotesi di reato, con relativa sanzione,nel complesso della condotta antisociale pertendenza al delitto e, come tale, criminal-mente pericolosa. Codesta criminalità socia-le che ha una specificazione nella probabilitàche il soggetto commetta fatti dalla leggepreveduti come reati, riflette la natura e lapotenzialità del mafioso cui invece si rico-nosce una pericolosità sociale, essenza dellemisure di prevenzione, che si sostanzianonella probabilità del verificarsi di eventi dan-nosi o pericolosi per la collettività.

A parte comunque ogni considerazione dimaggiore o minore astratta aderenza dellemisure di sicurezza o di quelle di preven-zione alla pericolosità sociale, sarebbe auspi-cabile che, nell'interesse immediato di dife-sa sociale, i soggiornanti mafiosi venganoospitati in istituti che in virtù dell'isolamen-to assicurino un controllo reale recidendoquella rete di complicità e di contatti che

spesso vanifica il provvedimento e, nel con-tempo, assicurino una costruttiva azione diemendamento, di rieducazione, totalmenteignorata dall'attuale strutturazione del sog-giorno obbligato, la cui finalità sembra esau-

! rirsi nell'allontanare temporaneamente dal-la ribalta mafiosa i protagonisti, trapiantan-doli in terreni selezionati in base a criteri

j di dimensione ed affidandoli alle terapie di| oberati sottufficiali, preoccupati dalle pesan-

ti diagnosi dei curriculum che accompa-gnano i prevenuti e senza adeguati mezzi perconfidare in una favorevole prognosi, purtuttavia indispensabile e doverosa per la di-fesa della collettività e dell'ordine sociale.Sarebbe il caso altrimenti, prevalendo que-st'ultimo indirizzo, portare alle estreme con-seguenze il rimedio dell'allontanamento —considerato peraltro che la misura non hail carattere di pena — ed accordare, supe-rando le diatribe sorte intorno al problema,il passaporto per l'espatrio che ad un temporidurrebbe i tentacoli della piovra mafiosasiciliana e nazionale, segnerebbe l'esodo dielementi perturbatori dell'ordine e del pro-

| gresso civile del Paese, frustrerebbe velleitài di rinnovare retrivi retaggi.

e) Interruzione e sospensione della misura.

Difformità d'indirizzo si è riscontrata nel-la decisione della Magistratura in relazioneal primo capoverso dell'articolo 12 della leg-ge 27 dicembre 1956, n. 1423. Mentre infattiè pacificamente accolto il criterio che la com-missione di un reato nel corso del terminestabilito ad opera del sorvegliato che ripor-ta successivamente condanna (articolo 11)da luogo all'interruzione con conseguente ini-zio ex nova della misura, diverso apprezza-mento si registra, anche in virtù della formu-lazione del precetto, nel caso di reato com-messo, nel corso del termine stabilito, dalsoggiornante obbligato che riporti condan-na: in tal caso interverrebbe la sospensionedella misura, dando luogo ad una disparitàdi sanzione per analoghe violazioni. Si ag-giunga che alla discriminazione di cui soprainterviene con frequenza altro elemento per-

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turbatorio: l'interruzione e la sospensione,infatti, sono subordinate alla condanna defi-nitiva che interviene dopo anni dalla cessa-zione della misura, talché gli effetti dell'unae dell'altra vengono presi in considerazionequando le condizioni di pericolosità potreb-bero non essere più quelle originariamenteconsiderate al momento della violazione.

d) Legge 31 maggio 1965, n. 575.

La legge 31 maggio 1965, n. 575, nella suapratica attuazione ha determinato qualchediscrasia per erronea interpretazione dell'ar-ticolo 2 della legge stessa, relativa al conferi-mento « altresì »ai Procuratori della Repub-blica del potere di promuovere proposte perl'applicazione delle misure di prevenzione acarico di mafiosi. Lo spirito della norma,che certamente non mirava alla creazione didualismi, tendeva, si ritiene, a conferire unainiziativa ai Procuratori per procedere spe-ditamente al diretto inoltro di proposte alTribunale nei casi di cui avrebbero avutocognizione nell'adempimento del ministero ecomportassero motivi di urgenza tanto daprescindere dalla preventiva irrogazione del-la diffida. All'avverbio « altresì » si è pur-troppo attribuito il significato di « esclusi-vamente », talché nella quasi generalità i Co-mandi competenti, eludendo quei poteri diiniziativa del Questore, sanciti dall'articolo 4della legge 27 dicembre 1956, n. 1423, che di-sciplina in linea fondamentale il procedimen-to delle misure di prevenzione e pregiudican-do l'esigenza di una unitaria e globale valu-tazione del fenomeno, inoltrano segnalazioni,che hanno il carattere di pseudo proposte,direttamente ed esclusivamente al Procura-tore della Repubblica. Il rilievo potrebbesembrare di carattere prevalentemente for-male se non presentasse, a parte la carenzainformativa, taluni risvolti di non trascura-bile importanza. La generalizzazione in talicasi del superamento della diffida ai mafio-si, genera situazioni paradossali specie allor-ché i sorvegliati speciali, espiata la misurairrogata in siffatte condizioni, richiedano,ad esempio, la patente di guida la cui conces-

sione ai sensi dell'articolo 82 del Codice del-la strada non è, come noto, subordinata aduna valutazione discrezionale, bensì all'as-senza di tassativi motivi ostativi tra i qualil'attuale sottoposizione ad una misura di pre-venzione prevista dall'articolo 3 della legge27 dicembre 1956, n. 1423, con facoltà di di-niego alle persone diffidate ai sensi dell'ar-ticolo 1 di detta legge.

Venuto meno, dunque, il requisito dellaattualità, quando la sorveglianza speciale siascontata, unica possibilità di motivazione deldiniego nei confronti di elementi mafiosi sulcui emendamento non può farsi affidamen-to, per il solo fatto dello spirare del termi-ne della misura, potrebbe costituire, alme-no nelle more di un riesame del comporta-mento protratto per un ragionevole periodo,il richiamo alla diffida, che non è limitatada un terminus ad quem ma che purtroppol'iter della suddetta procedura ha eluso tal-ché, per riparare all'incongnienza di una di-scriminazione con i sorvegliati non mafiosie per ovvi motivi di cautela, necessita farricorso ad una precipitosa, immediata irro-gazione della diffida che appare, per altroverso, anche se necessaria, inopportuna quan-do il soggetto non ha ancora potuto estrin-secare il suo comportamento suscettibile diulteriore misura di prevenzione.

Da quanto esposto emerge l'opportunità diricondurre nell'alveo di una più ortodossainterpretazione della norma talune deviazio-ni che, indiscriminatamente generalizzate,travisano le competenze e pregiudicano le fi-nalità di difesa sociale.

Il fenomeno della mafia, nel suo aspettorepressivo e di prevenzione delle attività de-littuose ed antisociali, interessa in sommogrado gli organi di polizia che, per fronteg-giare validamente i problemi connessi aicompiti loro attribuiti, abbisognano, nellezone maggiormente infestate, di un adegua-to numero di effettivi in grado di controlla-re con frequenza il fenomeno dei prevenutiper appurare le iniziative, le fonti di reddi-to, i contatti ed i rapporti con altri elementi.Se non un controllo spieiato, intenso che

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andrebbe al di là dello spirito della legge edelle prescrizioni della Magistratura, dovreb-bero almeno poter esercitare una vigilanzache aderisca al criterio dell'aggettivo « spe-ciale » che caratterizza la sorveglianza stes-sa. Gli organici attuali non consentono dicurare tale adempimento se non in formasaltuaria e facendo peraltro leva sullo zelo esullo spirito di sacrificio del personale che,pur prodigandosi, non può sopperire a quel-le carenze numeriche ed a quelle maggioriesigenze che il caso richiederebbe.

Le misure di prevenzione costituiscono unvalido deterrente che non valica i limiti diuna sia pure energica terapia sintomatica delmale, che permane e che si acutizza al pri-mo cedimento del corpo sociale. È necessa-rio, pertanto, se il fenomeno vuole essere de-bellato in forma definitiva, che insieme epiù che alla terapia di polizia sia program-mato e sviluppato un vasto piano di risana-mento che comprenda un articolato, armo-nico programma di interventi di natura po-litica, economica e sociale, conseguente adun esame obiettivo della realtà e delle pro-spettive dell'Isola. Esame che dovrebbe au-spicabilmente ispirarsi alle indilazionabiliesigenze che si levano da larghi strati dellapopolazione ormai sfiduciata da promessedemagogicamente formulate e scoraggiatadalla percezione della irresistibile seduzioneesercitata sui politici da nepotismi, da indi-scriminati richiami e pressioni clientelati dinatura compensativa, da radicate smanie dipotere che costituiscono fertile terreno perl'insidioso inserimento di forze malsane.

Un serio rilancio dell'agricoltura trasfor-mandone la struttura e promuovendo formecooperativistiche che allontanino dalle cam-pagne quel senso di individualismo e di dif-fidenza associativa che è insieme causa didebolezza e motivo di facile asservimento;un processo di industrializzazione che evolvale coscienze e che stimoli la dignità del la-voro attraverso l'azione combattiva e di ci-vile e democratica responsabilizzazione eser-citata dai sindacati; il conseguente progres-sivo miglioramento economico, costituirebbe-ro le condizioni oggettive per una salutaretrasformazione del costume, che dovrebbe-

ro però avvalersi del supporto di una più va-sta programmazione comprendente lo svi-luppo di una scuola che sia fucina di per-sonalità nuove, che bandisca il tipo di rap-porto autoritario che predispone all'atteg-giamento di sottomissione e soffoca fermen-ti nuovi, e che punti sul rispetto dell'uomo,sulla ripugnanza della violenza, sul corag-gio civile, sulla solidarietà sociale.

La presenza della Commissione parlamen-tare antimafia, che interpreta la presenza at-tiva dello Stato nell'adempimento di un fer-mo programma di estirpazione del fenome-no, sarà sempre più necessaria oltre che perla sua autonoma azione di distruzione delfenomeno, per il sostegno morale e qualifi-cato, a garanzia di chi questa lotta conducequotidianamente con convinzione e fiducia.

P R E S I D E N T E . Le sono partico-larmente grato per questa sua relazione. Eun lavoro veramente rilevante, non soltantoai fini deHa conoscenza da parte nostra del-la situazione di Agrigento — analizzata inmaniera così ampia e documentata — maper le considerazioni di ordine generale dellequali la Commissione potrà far tesoro nellasua relazione conclusiva.

T E R R A N O V A . Innanzitutto anch'iodesidero dare atto al Questore di Agrigentodella lucidità, della profondità e dell'accura-tezza di questa esposizione che è stata unadelle più interessanti che abbiamo ascoltatofinora.

All'inizio di questa esposizione lei ha in-dicato, per diversi paesi della zona di Agri-gento, alcuni nominativi, come esponenti, perogni paese, dei gruppi mafiosi.

Ora, desidererei sapere quali provvedimen-ti sono stati adottati nei confronti di costo-ro,o quali provvedimenti sono in corso diesecuzione o, infine, quali provvedimenti oiniziative degli organi della pubblica sicurez-za di Agrigento si intendano promuoveresempre nei confronti di costoro.

Secondariamente, sempre su questo argo-mento, uno degli elementi ai quali la Com-missione conferisce una particolare impor-tanza è quello della collusione, dei rapporti

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di elementi mafiosi con elementi, diciamo,del potere (Pubblica Amministrazione, uo-mini politici, burocrati, eccetera). Ora, desi-dero sapere se in questa direzione sono emer-si elementi di un certo rilievo per quello cheriguarda le cosche mafiose dell'Agrigentino,con particolare riguardo a quelle che opera-no nelle zone di Campobello di Licata, Ca-nicattì, Ravanusa, e paesi compresi in que-sta zona.

C O N I G L I A R O . Intanto i mafiosisono stati perseguiti con una serie di misu-re piuttosto ponderose. Allo stato attuale imafiosi compresi nei due famosi elenchi so-no stati oggetto di centonovantanove denun-ce in atto.

T E R R A N O V A . I dati generali liabbiamo ascoltati; quelli a cui mi riferivoio erano i nomi particolari che lei aveva in-dicato per ogni singolo Comune.

C O N I G L I A R O . Costoro sono statitutti sottoposti a misure di prevenzione e co-munque a provvedimenti restrittivi.

Per quanto riguarda la seconda domanda,essa si ricollega un po' alla prima. Ho giàfatto riferimento alla situazione di Palmadi Montechiaro. Ed in effetti lì si è riscon-trato un caso piuttosto clamoroso, quello delvice sindaco Nicosia.

LA T O R R E . Di che estrazione socia-le è questo Nicosia?

C O N I G L I A R O . Credo che facessel'operaio e mi sembra che fosse del Partitosocialista. Ma intendo precisare che non sitrattava di un politico che si inseriva nellamafia, ma di un mafioso che è riuscito apoco a poco a farsi accettare in una deter-minata posizione, creando anche motivi diparticolare timore nei confronti di chi l'hadovuto accogliere.

Fra l'altro, questo Nicosia faceva parte diun sodalizio mafioso che si rifaceva al capoDi Vincenzo, dal quale però si è poi stac-cato unendosi ad altri due elementi, ad uncerto Mangiavillano, anche lui sottoposto al-

la stessa misura di prevenzione, mentre la co-sca Di Vincenzo è rimasta integra e autono-ma. Non si tratta di cosche in contrasto, main pacifica convivenza (1).

NIC OS I A . Scusi, dottore, siccome nel1965 era stato sottoposto già dalla Questuraal provvedimento della diffida, questo è di-ventato vice sindaco successivamente?

C O N I G L I A R O . È stato diffidato el'anno successivo è stato proposto per la sor-veglianza speciale.

P R E S I D E N T E . C'è stato quellostesso fenomeno che in altre situazioni portaal silenzio e all'omertà. Questo fenomeno,cioè la paura, ha determinato l'inserimentonella politica.

C O N I G L I A R O . L'ho detto espres-samente, l'ho messo per iscritto. Ho volutofare proprio una distinzione a questo ri-guardo.

T E R R A N O V A . Io mi riferivo allezone di Campobello, di Canicattì e di Rava-nusa. Vorrei sapere se qualcosa del genereè emerso in maniera concreta in questi ulti-mi anni.

C O N I G L I A R O . Recentemente no .

T E R R A N O V A . Un'altra osservazio-ne. Lei ha fatto un riferimento agli incon-venienti, nella procedura, derivanti dal fat-to che l'imputato sottoposto ad interroga-torio ha il diritto di dire il falso o di nonrispondere.

C O N I G L I A R O . Tranne l'ipotesi difavoreggiamento.

(1) All'atto di sottoscrivere la sua deposizione,il dottor Conigliaro ha aggiunto il seguente pe-riodo: « N. B. — La proposta nei confronti delsuddetto Nicosia Carmelo inoltrata in data 4 di-cembre 1974 dal Procuratore della Repubblica diAgrigento, ai sensi dell'articolo 2 della legge 31maggio 1965, n. 575, su conforme rapporto delcomando Compagnia Carabinieri di Licata, è statarigettata in data 23 dicembre 1974 dal Tribunale ».

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T E R R A N O V A . Il che porterebbe aduna vanificazione, in un certo modo, delleindagini. Ed ha accennato anche agli incon-venienti derivanti dalla presenza dell'avvo-cato. Ora, le vorrei far osservare che il di-ritto al silenzio dell'imputato è un prin-cipio già sancito dal 1933 dal codice Roccoe non ha mai costituito un ostacolo per loespletamento delle indagini o per il corsodel procedimento penale. Quanto alla presen-za dell'avvocato, che risale ad epoca abba-stanza recente (mi pare che questo princi-pio sia stato introdotto nel 1970) la Com-missione ha esperienza che nella zona diAgrigento l'esito negativo di tanti processi,con l'assoluzione per insufficienza di prove,si verificò in maniera massiccia in epocamolto anteriore all'introduzione di tale nor-ma. Infatti, la storia giudiziaria del circon-dario di Agrigento, dal 1945 in poi, è carat-terizzata da una sequela impressionante diassoluzioni per insufficienza di prove.

Quindi, il difetto, quello che ha provoca-to l'esito negativo di questi processi, secon-do me, non si può ricollegare a questo di-ritto dell'imputato che risale ad epoca mol-to lontana e nemmeno all'introduzione del-l'assistenza dell'avvocato nella fase istrutto-ria,che è di epoca molto recente. Perciò que-sta ricerca deve essere allargata, estesa, an-che ad altri fattori: al sistema di indagine,alla efficienza dei mezzi di cui si dispone.A me risulta, per esempio, che fino a quattroanni fa (non so adesso) le condizioni dellaSquadra mobile di Agrigento erano moltomodeste: essa non era in grado di assol-vere le funzioni più elementari. Forse adessole cose sono cambiate, ma fino a quattro-cin-que anni fa le condizioni della Squadra mo-bile di Agrigento erano queste.

C O N I G L I A R O . Comunque non èquestione di uomini soltanto. Io ho avutoesperienza trentennale di polizia giudiziaria,esercitata a Castelvetrano, Castellammaredel Golfo, Alcamo, e in altri centri, indipen-dentemente dal problema della mafia. Af-frontato sotto tale profilo, il problema pre-scinde dal fatto mafioso: qui si tratta di ac-certamento della verità e di perseguimento

del crimine. Le fonti di acquisizione nel cor-so delle indagini sono o gli elementi reali,cioè le « cose parlanti », quelle che devonodare l'immagine del fatto che è avvenuto perrisalire poi alla sua origine, o altrimenti laacquisizione delle prove attraverso la con-fessione dell'imputato, le risposte stesse diquesto (se non confessa) che consentano diricostruire una verità non confessata diret-tamente, e la prova testimoniale. Se vienea mancare la possibilità di collaborazionedel responsabile, il concorso di testimoni chedicano qualcosa e dell'imputato che, a par-te tutto, se è fedele al patto sociale, dovreb-be anche stare a quel codice che lui stessoha voluto e quindi dovrebbe conformarsialle regole, viene a mancare, nella maggiorparte dei casi, ogni possibilità di successo.Se poi si afferma che l'imputato ha il « di-ritto » di non dire la verità, allora non con-cordo, perché se è vero che questo compor-tamento si inquadra in un comprensibileumano tentativo di sfuggire alle sanzioni del-la legge, è altrettanto vero che questo egoi-stico atteggiamento non può assurgere a « di-ritto », contrastando con quell'altro dirittosocialmente più valido, della collettività diconoscere la verità per reprimere l'illecitoperseguendone i colpevoli; il mio discorsorifugge dalla figura geometrica del segmen-to per inquadrarsi in quello della retta: fuordi metafora, non vuole avere punti di riferi-mento di inizio e di fine; non allude a pe-riodi storici; fa capo ad intuizioni logichee constatazioni reali che inducono a ravvisa-re in questo « diritto dell'imputato » un fat-to negativo per chi è chiamato ad indagare.

LA T O R R E . Anch'io ho ascoltatocon molto interesse l'esposizione del signorQuestore di Agrigento. In modo particolaremi ha interessato la descrizione del tipo diorganizzazione, in provincia di Agrigento, dicosche mafiose per zone, con l'indicazioneanche di alcuni capi. Ecco, su questo punto,tenuto conto anche dell'esperienza più com-plessiva che ella ha, non solo per quantoriguarda la provincia di Agrigento, ma laprovincia di Trapani, tutta la Sicilia occiden-tale, per intenderci, quale è la sua opinione,

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oggi, intorno al permanere di questa orga-nizzazione territoriale della mafia nelle zo-ne anche rurali, tradizionali? Cioè, in basealla sua esperienza, rimane ancora diffusoquesto tipo di organizzazione delle coschemafiose anche nelle zone rurali?

C O N I G L I A R O . Senz'altro, ma conuna minore appariscenza.

LA T O R R E . E con carattere di ca-pillarità, cioè in tutti i comuni e con i grup-pi che si collegano fra loro?

C O N I G L I A R O . Ci sono dei co-muni che sembrano quasi fuori del fenome-no, Aragona, tanto per citarne uno. Ve nesono invece altri in cui questo fenomeno èpiù organizzato.

LA T O R R E . In ogni modo c'è diffe-renza tra comune e comune.

C O N I G L I A R O . Praticamente sonoquelli vicini alle provincie di Caltanissetta,Palermo e Trapani, dove è più facile questofenomeno di osmosi.

LA T OR R E . Lei ha fatto riferimen-to, a questo riguardo, a Riesi, nel senso chesi è notato un collegamento.

C O N I G L I A R O . Non solo a Riesi,ma anche a Trapani. Difatti c'è stato l'ultimoomicidio di un tale Sagena, un pastore dellazona di Sciacca, ucciso da elementi trapane-si, perché insieme con elementi trapanesi ave-va consumato un abigeato. Si è scoperto ildelitto perché questo Sagena aveva avutoun correo il quale, avendo saputo che il Sa-gona era stato ucciso, pensò bene di andaredai Carabinieri per cercare di fare qualcheindiscrezione, per far sì che i vendicatorifossero tempestivamente incarcerati. Si trat-tava allora di un tale Devi da Partanna, ilquale era bene appoggiato dalla mafia e cer-cò attraverso queste indiscrezioni che si per-venisse alla cattura di questi elementi cheprima o poi avrebbero fatto « giustizia », co-

me avevano già fatto col Sagoma. Ora que-sto fenomeno di abigeato avviene nell'inter-provincia, nell'interoomune, non rimane con-finato nell'ambito di una zona ...

LA T O R R E . Cioè ilei teme che, peresempio, per questi settori, tipo abigeato,ci sia un'organizzazione anche di tipo inter-provinciale?

C O N I G L I A R O . Alitrimenti n o navrebbero neanche la possibilità di agire.

L A T O R R E . Quindi arrivano a n -che ad avere uno sbocco nella macellazio-ne clandestina e perciò hanno delle macel-lerie dove tutta questa carne va a finire.

C O N I G L I A R O . Infatti nel Trapanesesi sapeva che dopo gli abigeati consumatinella provincia di Trapani il bestiame ve-niva portato fuori della provincia e poi ma-cellato.

LA T O R R E . Cioè dei è convinto cheancora oggi queste strutture che liguardanole attività più antiche della mafia perman-gono tutte?

C O N I G L I A R O . Sì, sì, sì. La mafianell'Agrigentino è rimasta mafia rurale equindi ne ha conservato tutte le caratteri-stiche.

N I C O S I A . Desideravo riprendere conil dottor Conigliaro il discorso sulla Valledei Templi, ma non lo illustro io. Comun-que, desideravo soltanto che mi venisse chia-rita questa frase: « Per quanto riguarda »lei scrive « in particolare Agrigento, è ve-ro che la città dei Templi è stata protagoni-sta di una notevole espansione economica,ma essa è avvenuta all'insegna dell'abusivi-smo e quindi dell'iniziativa dei singoli pri-vati, motivo per cui è venuto a mancare unpiano precostituito sul quale avrebbe po-tuto innestarsi un intervento mafioso ». Ora,la Commissione antimafia ha condotto suAgrigento un'inchiesta sull'edilizia prima del-la frana; la nostra inchiesta è stata affida-ta a un Prefetto, il prefetto Di Paola, il qua-

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le ha fatto un magnifico lavoro che è sta-to comunicato al Presidente della Regione,al Ministro dei lavori pubblici, e alle Au-torità locali; non ha avuto esito, niente, nònegli organi di polizia per gli accertamentiche non si sono più fatti; poi è venuta lafrana, e la frana ha confermato i rilievi chela (relazione di Di Paola aveva evidenziato,cioè Di Paola aveva anticipato un pò i mo-tivi della frana. Io non dico che la frana siaavvenuta soltanto perché avevano costruito,ma anche perché avevano costruito in quel-la zona. A seguito di questo c'è stato un pro-cesso, processo che è finito di recente condelle assoluzioni e qualche condonna. Il Par-lamento, frattanto, in seguito alla frana, in-tervenne per Agrigento facendo una leggespeciale, delimitò (io sono stato uno di quel-li che è intervenuto ripetutamente in questastoria) la Valle dei Templi per salvare quelgrande patrimonio, unico al mondo. La mo-stra richiesta non aveva neanche bisogno diessere trasformata in 'legge perché la leggedel 1939 era bastevole. Chiediamo che vengafatto il perimetro della Valle dei Templi,chiediamo al Ministero della pubblica istru-zione che venga fatto questo perimetro, chenon si costruisca nella zona. Malgrado tut-to questo, Commissione Antimafia che in-quisisce, legge che viene fatta, eventi sus-seguitisi alla frana, malgrado questo venia-mo a sapere che nella Valle dei Templi, an-che per un certo spontaneismo non coor-dinato, vengono costruite delle villette e del-le case, frantumando i vincoli che erano sta-ti stabiliti.

Io apprezzo la sua relazione perché, scor-rendola e avendola anche ascoltata per unaparte, ho visto che lei si è interessato dellaprovincia di Agrigento, intuendo quel tipodi mafia scientifica a cui ci si riferisce sem-pre in quella zona. Ma, signor Questore,è possibile, in una zona che non supera i cin-quantamila abitanti, che poi non è granchécome centro abitato, che possano sfuggirequestioni della natura di quelle denunciatecome la devastazione della Valle dei Templi?Perché, poi, l'hanno devastata?

C O N I G L I A R O . Le rispondo subito.Le costruzioni sono 799, che vaono divise in

tre zone: la zona A, la zona B e la zona C.Quelle che interessano la Valle dei Templi,cui accennava lei, ammontano invece a 189complessivamente. Debbo aggiungere chenon è che il fatto sia sfuggito, si è inseritoin tutte queste costruzioni disordinatamen-te. L'ambiente sociale installato in questecostruzioni è il più vario, perché va dal villi-no del ricco alla casetta fatta dall'emigran-te tornato dalla Germania. Poi debbo dire(e se non fosse per amore della verità forsesarebbe più conveniente che me ne astenes-si) che forse l'edilizia abusiva è quella cheha salvato l'economia agrigentina, altrimen-ti questa sarebbe stata ancora più limitata diquanto non sia adesso. Agrigento non ha al-tre risorse; la sola risorsa è quella edilizia:799 case costruite abusivamente hanno con-sentito agli edili di lavorare. Con un pianodi fabbricazione che ancora non è stato ap-provato, un piano regolatore che deve ancoraintervenire, avrebbero avuto una stasi as-soluta, che forse magari sarebbe sfociata inattività delittuose. Non voglio affatto conquesto giustificare il fenomeno, voglio direche forse lo slancio operativo delle autoritàha sofferto il tormento che scaturiva da unaconsiderazione che non poteva essere igno-rata: che cioè le costruzioni abusive (ripe-to le sole possibili mancando i necessari stru-menti giuridici per costruire sotto l'usbergodella legge) avevano una validità sul pianodell'economia e della disoccupazione citta-dina. Comunque sono stati tutti denunciatiperché ogni qua! volta hanno iniziato le co-struzioni sono state fatte contravvenzioni;si è proceduto anche più recentemente, d'in-tesa con la Magistratura, al sequestro deimezzi, arrivando anche (e questo lo dico amalincuore) a denunciare gli stessi operaiche erano gli elementi indispensabili allaconsumazione del reato.

N I C O S I A . Questa sua precisazione miconsente di fare un rilievo, non a lei, ma, aqualcuno che è venuto qui precedentemen-te; la Regione ha, a differenza dello Stato,che è competente solo per i vincoli di ca-rattere artistico ed archeologico, tutti glistrumenti indispensabili per fare fronte al-la situazione: piano regolatore, aocettaziane

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e pubblicazione del piano regolatore; attual-mente il Presidente della Regione è agrigen-tino, conosce molto bene la situazione dellasua città, quasi tutti gli uomini politici so-no stati assessori regionali ai lavori pub-blici.

C O N I G L I A R O . Devo dire che il pia-no di fabbricazione ha avuto delle vicendeche solo in questi giorni si sono risolte; laCommissione di contrailo l'aveva rinviatoun'altra volta, c'era stato il sindaco Ciottache l'aveva impostato in un deteminato mo-do, è stato contestato; il nuovo sindaco loha ripreso; erano state proposte delle modi-fiche ed era stato inviato alla Commissioneprovinciale di controllo che l'aveva nestitui-to un'altra volta; adesso bisognerà mandarlocon le modifiche che ci saranno alla Regione.Questo piano di fabbricazione ha avuto uniter veramente complesso.

N I C C O L A I G I U S E P P E . Anch'iole faccio i miei complimenti per la sua rela-zione. Vorrei sapere questo: nella descrizio-ne che ha fatto, molto viva e molto interes-sante, di questa provincia depressa, secondolei, che ruolo gioca la classe politica? In par-ticolare mi riferisco, lei lo ha accennato, al-l'episodio di Chini Candido, quell'uomo che,mi pare, è stato ucciso all'ospedale di Pailer-mo da persone travestite da medici. Appuntoper questo episodio, la vicenda del Ciurli Can-dido ha interessato e commosso l'opinionepubblica italiana. Interessato perché l'episo-dio era legato alla vicenda del Di Cristina,assunto all'Ente minerario attraverso appog-gi dichiaratamente politici da parte di per-sonaggi a loro volta legati alila vicenda DeMauro. Ha commosso soprattutto il com-portamento della moglie del Ciuni; questadonna ebbe molte pressioni perché non de-nunciasse il fatto. Ha qualche elemento a ri-guardo?

C O N I G L I A R O . Questo episodio ap-partiene alla storia criminosa di Agrigentoche conosco poco, perché sono stato trasfe-rito in quella città solo 4 mesi fa. Ogni mio

intervento sarebbe gratuito, personale, sog-gettivo. Non ritengo di essere dn grado diapportare alcun contributo alla risposta.

N I C C O L A I G I U S E P P E . Sullaprima domanda; cioè, in questo contesto, dalei descritto così bene, che ruolo gioca laclasse politica locale?

C O N I G L I A R O . Un ruolo di assenzadi partecipazione attiva alla vita politica, discarso dinamismo.

Agrigento, parlo di ciò che manca per direquello che non fanno i politici, soffre di pro-blema dell'acqua da quando è sorta; oggi hal'acqua un'ora ogni 4 giorni, Licata un'oraogni 12 giorni. Lascio, quindi, giudicare aipolitici della Commissione Antimafia.

N I C C O L A I G I U S E P P E . Ho an-notato tutto. Ma, i patrimoni dei politici nel-la zona hanno svettato in alto? Ci sono visto-se ricchezze di politici o no?

C O N I G L I A R O . No, sul piano nor-male.

N I C C O L A I G I U S E P P E . Di fron-te a questa situazione sociale di Agrigento,cupa e depressa, i patrimoni dei politici au-mentano la loro consistenza?

C O N I G L I A R O . No, penso che ci siauna sonnolenza che è nociva agli altri ed aloro stessi.

P R E S I D E N T E . Penso che la doman-da dell'onorevole Niccolai dovrebbe essereintegrata da un'altra; c'è ad Agrigento unaclasse borghese, professionista che ha incre-mentato il suo patrimonio?

C O N I G L I A R O . Penso sia un fattogenerale. Non ci sono grosse ricchezze opu-lente, particolari.

P R E S I D E N T E . Ci sono altre do-mande? No. Possiamo congedare, quindi, ilsignor Questore che ringrazio vivamente perla sua collaborazione.