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Testimoni 7-8/2017 1 7-8 Luglio-Agosto 2017 TARIFFA R.O.C.: “POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB BOLOGNA” VIA SCIPIONE DAL FERRO, 4 - 40138 BOLOGNA Il ritratto vivo di quel religioso/a in cui il divino e l’umano si abbraccia- no con ammirevole naturalezza, do- vrà essere il vivere, colto nella gio- condità che traspare dal suo volto. In questo consisterà, per il consacrato, essere buona notizia tra la gente, piuttosto che nell’essere visto come personaggio del tempio, della legge, delle istituzioni. Per tale fine occor- re ridonare alla vita evangelica la sua bellezza umana e divina, quella che crea gioia nel vivere e nel donar- si. Benedetto XVI ha detto ai rap- presentanti delle nuove esperienze evangeliche, quelle che hanno sapu- to rispondere alle esigenze di cam- O ggi per donarsi totalmente a Dio non basta il desiderio dell’“utile” ma sono neces- sarie risposte al desiderio del “bel- lo”, per cui l’evangelismo se non è un fatto riscontrabile come gioiosa, “bella notizia” corre il rischio di es- sere visto soltanto quale teoria dai tratti stoico-platonici, e come tale incapace di far proprie alcune irri- nunciabili istanze di umanità non estranee al Vangelo, tra cui in parti- colare la gioia, quella capace di ren- dere possibile «l’esistere da persona soddisfatta- scrive Bonhoeffer – no- nostante desideri e bisogni insoddi- sfatti». La gioia “contagiosa” della vita consacrata MOSTRAMI COSA TI RENDE FELICE Occorre ridonare alla vita evangelica la sua bellezza umana e divina, quella che crea gioia nel vivere e nel donarsi. Quindi il progetto discepolare deve delinearsi come esistenza carica di una certa gioiosità di vivere. Testi moni In questo numero SPIRITUALITÀ Intervista a p. Secondin: esperienza di lectio (II parte) 5 CHIESA NEL MONDO Santuari mariani in Cina 13 ECUMENISMO Taizè: una parabola che continua nel tempo 10 PASTORALE Liturgia e catechesi: un dialogo in divenire 15 PASTORALE Un’inchiesta sui cercatori spirituali 18 QUESTIONI SOCIALI Una nuova sfida la post-verità 21 QUESTIONI SOCIALI Pena di morte e diritti umani 27 VITA DEGLI ISTITUTI XII Capitolo generale delle suore di don Orione 30 PROFILI E TESTIMONI Itala Mela beatificata a La Spezia 34 BREVI DAL MONDO 37 VOCE DELLO SPIRITO Per vestito, il sole 39 SPECIALE Nella cella del cuore di Maria 40 MENSILE DI INFORMAZIONE SPIRITUALITÀ E VITA CONSACRATA MENSILE DI INFORMAZIONE SPIRITUALITÀ E VITA CONSACRATA INSERTO CORSI ED ESERCIZI SPIRITUALI 23

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Testimoni 7-8/2017 1

7-8Luglio-Agosto 2017TARIFFA R.O.C.: “POSTE ITALIANE S.P.A.SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L.27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB BOLOGNA”VIA SCIPIONE DAL FERRO, 4 - 40138 BOLOGNA

Il ritratto vivo di quel religioso/a incui il divino e l’umano si abbraccia-no con ammirevole naturalezza, do-vrà essere il vivere, colto nella gio-condità che traspare dal suo volto. Inquesto consisterà, per il consacrato,essere buona notizia tra la gente,piuttosto che nell’essere visto comepersonaggio del tempio, della legge,delle istituzioni. Per tale fine occor-re ridonare alla vita evangelica lasua bellezza umana e divina, quellache crea gioia nel vivere e nel donar-si. Benedetto XVI ha detto ai rap-presentanti delle nuove esperienzeevangeliche, quelle che hanno sapu-to rispondere alle esigenze di cam-

Oggi per donarsi totalmentea Dio non basta il desideriodell’“utile” ma sono neces-

sarie risposte al desiderio del “bel-lo”, per cui l’evangelismo se non èun fatto riscontrabile come gioiosa,“bella notizia” corre il rischio di es-sere visto soltanto quale teoria daitratti stoico-platonici, e come taleincapace di far proprie alcune irri-nunciabili istanze di umanità nonestranee al Vangelo, tra cui in parti-colare la gioia, quella capace di ren-dere possibile «l’esistere da personasoddisfatta- scrive Bonhoeffer – no-nostante desideri e bisogni insoddi-sfatti».

La gioia “contagiosa” della vita consacrata

MOSTRAMI COSATI RENDE FELICE

Occorre ridonare alla vita evangelica la sua bellezzaumana e divina, quella che crea gioia nel vivere e neldonarsi. Quindi il progetto discepolare deve delinearsicome esistenza carica di una certa gioiosità di vivere.

TestimoniIn questo numero

SPIRITUALITÀIntervista a p. Secondin:esperienza di lectio (II parte) 5

CHIESA NEL MONDOSantuari marianiin Cina13

ECUMENISMOTaizè: una parabolache continua nel tempo10

PASTORALELiturgia e catechesi:un dialogo in divenire15PASTORALEUn’inchiesta suicercatori spirituali18QUESTIONI SOCIALIUna nuova sfidala post-verità21QUESTIONI SOCIALIPena di mortee diritti umani27VITA DEGLI ISTITUTIXII Capitolo generaledelle suore di don Orione 30PROFILI E TESTIMONIItala Melabeatificata a La Spezia34BREVI DAL MONDO37VOCE DELLO SPIRITOPer vestito,il sole39SPECIALE

Nella celladel cuore di Maria

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MENSILE DI INFORMAZIONE SPIRITUALITÀ E VITA CONSACRATAMENSILE DI INFORMAZIONE SPIRITUALITÀ E VITA CONSACRATA

INSERTO CORSIED ESERCIZI SPIRITUALI23

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biamento: «Cari amici discepoli inquesto nostro tempo, convocati perproclamare la gioia del credere»… «ivostri cammini sono nati propriodalla sete della vera vita; sono movi-menti per la vita sotto ogni aspetto».1

Quella vita che non si misura in ter-mini di opere e di monumenti ma so-lo in termini di vitalità: quale formagioiosa dell’amore espresso nel farsifratelli, sorelle, padri, madri da partedi persone formate a essere in qual-che misura «maestri della sapienzadel cuore». Specie quando si vive in una qualcheforma di vita fraterna, si ha irrinun-ciabile bisogno di persone sereneche conoscano la letizia, la più vera,

quella del cuore; quella felicità leg-gera che traspare dal viso e dai gesti.Quindi il progetto discepolare devedelinearsi come esistenza carica diuna certa gioiosità di vivere. Unagioia che sa soffrire; una gioia matu-ra, adulta e senza leggerezze e senzaniente di artificiale o di adolescen-ziale; una felicità solida, coraggiosa-mente acquisita.

—Il futuroe la prova della vita

Il futuro di ogni carisma passa attra-verso la prova della “vita”. Oggi il fu-turo di ogni forma di vita carismati-ca non passa attraverso la prova del-la sua gloriosa storia, ma attraversola prova della vita, quella che sta sot-to gli occhi dell’uomo contempora-neo, perché la vita carismatica nonha soltanto la funzione di costruirela persona secondo categorie religio-se, ma anche di costruirla in modotale da essere creatura nuova nel-l’oggi, non avulsa dalla maturazionedelle nuove istanze che vanno me-glio ad esprimerla compiutamente. È avvenuto nel passato che la preoc-cupazione di essere “religiosa” se-condo alcuni paradigmi formatisi neltempo «l’ha portata lungo i secoli aessere prigioniera di se stessa e dellesue paure, finendo con il preoccupar-si maggiormente di essere “religiosa”piuttosto che “vita”»,2 quando inveceper sua natura è chiamata a dischiu-dere orizzonti impensati di sensocon il farsi incremento, intensifica-zione di bellezza dell’esistere, acquaviva per le nostre seti. Da qui l’odier-na necessità di «dover imparare dinuovo a vivere e tro-vare un modo di sta-re nella storia cheserva davvero pervivere,3 consapevoliche le risposte delSignore, sono sem-pre all’interno di undato contesto stori-co, a partire dal fat-to che la vita evan-gelica non è soltan-to in funzione del-l’annuncio dell’al-dilà atteso, ma è co-stituita perché l’al-dilà sia presente

nella storia con sforzi di prefigura-zione, di storie vissute, in funzionedell’avere più vita. Tutto questo in una parola viene det-to “spiritualità”: tema che oggi ha bi-sogno di un’acuta analisi critica del-le “premesse”, ad opera di personeche non abbiano la propensione difar dire al Vangelo quello che amanoche dicesse, ma capaci invece di farintravedere “altro”, radicato inprofondità nel Vangelo.

—Spiritualitàforza del carisma

Un carisma ha solo la forza di una ve-ra spiritualità. Una parte della spiri-tualità attualmente espressa dalla vi-ta religiosa, segnata da un’età mediamolto avanzata dei suoi membri, èdatata storicamente e teologicamen-te, chiusa nel suo saputo di cui gli ar-tefici sono stati i monaci, orientati al-la fuga mundi. Da qui l’immagineclassica del discepolo la cui spiritua-lità era caratterizzata prevalente-mente dalla rinuncia che implica unaradicale spoliazione di sé. Fino al IVsecolo la santità era vista in partico-lare come “martirio”; successivamen-te, il martirio – quale modello di san-tità – è stato intravisto nello stile divita povero, austero, mortificato, di-staccato dal mondo, penitente, lonta-no dai problemi della vita, per cuinell’immaginario della gente è spessopassata l’idea che le virtù vitali fosse-ro il mettersi da parte, la sottomissio-ne, l’ascetica dolorifica, il disprezzodei beni, la paura d’amare, la rigiditàlegalista. Ed è così che ritenere chel’umano, la terra, la passione per la vi-

La pubblicazione riprenderà

con il n. 9 di settembre

La Redazione augura

Luglio-Agosto 2017 – anno XL (71)DIRETTORE RESPONSABILE:p. Lorenzo Prezzi

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Reg. Trib. Bologna n. 3379 del 19-12-68Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane s.p.a. - Sped. in A.P.D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, DCB Bologna”Con approvazione ecclesiastica

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Questo numero è stato consegnato alle poste il 10-7-2017

moniTestiMensile di informazione spiritualità e vita consacrata

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ta fossero in qualche modo un intral-cio è arrivato quasi fino a noi. Scriveuna suora: «ci si doveva letteralmentemettere da parte, dimenticare le doti, lequalità, i doni, i valori ricevuti dallanatura, dalla famiglia…». Com’è sta-to possibile tutto questo? Noi venia-mo dal credere che l’amore di Dio simeriti e che ai primi posti della gra-duatoria del merito ci sia la sofferen-za, e dunque, in quanto meritoria, sal-vifica in sé. Da qui al credere che ilcristianesimo sia una proposta di sof-ferenza il passo è breve. Ma per il cri-stiano, lo sviluppo di nuove possibi-lità non nasce dal doverle fare qualetributo sacrificale, bensì dalla poten-za delle “passioni gioiose”, entro cuistanno anche quei sacrifici che sonoal servizio della vita. Il pensiero dei giovani si ritrova neldire di C. Wieland: «preferisco unafollia che mi entusiasma che una ve-rità che mi abbatte», che significa:non mi interessa il divino che nonalimenti l’umano. È questo il fineper cui uno sceglie di consacrarsi:per avere vita in abbondanza. Certa-mente secondo logiche evangeliche,che però oggi si calano su un concet-to di persona, evoluto secondo alcu-ne istanze antropologiche in prece-denza misconosciute. In questo sta lagloria di Dio, non nella morte. Lamorale sottesa nel dire di Gesù: se ilchicco di frumento muore porta mol-to frutto è quella della fecondità, nonquella del sacrificio. Il sacrificio ri-mane: è la potatura del tralcio, ma loscopo è il frutto moltiplicato.

—Una salvezzanon solo promessa

«Una salvezza che sia solamente“promessa” perde la sua ragionevo-lezza». La spiritualità, come la fede,è ricerca della salvezza, ma se untempo era prevalentemente la sal-vezza ultima dell’anima, oggi è la sal-vezza di tutto l’uomo già fin d’ora.Scriveva Schillebeecks: «La salvezzache la fede prospetta deve essere al-meno un riflesso parziale e frammen-tario di quello che l’uomo sperimen-ta come salvezza totale». Non è piùsufficiente una spiritualità di genteche mira solo al cielo, ma necessitauna spiritualità fornita di prospettivadi popolo di Dio, pienamente coin-

volta nelle vicende del mondo: que-sta è la spiritualità irrinunciabile nel-l’attuale sensibilità ecclesiale. Neconsegue che la spiritualità si pre-senta primariamente non tanto co-me un sistema di norme e pratiche,ma vitale nella realtà quotidiana; e lepersone spirituali si presentano e so-no percepite come coloro che hannosete del Dio vivente e si sentono dalui amate, portatrici della gioia di unincontro. Sperimentare ciò è fonda-mentale affinché la vita dei consa-crati, con l’andare degli anni, non va-da verso una tiepida moderazione esi trasformi in un noioso adempi-mento di costumi. Essere persone spirituali significa inpiù essere conquistate oltre che dalSignore anche dalle sue creature edal creato; significa coltivare unosguardo contemplativo della realtà;vivere la fiducia nel bene presente inognuno rischiando in prima persona.Dunque una spiritualità a dimensio-ne anche sociale, cioè attenta ai pro-blemi del mondo, in grado di eserci-tare la responsabilità personale, lapovertà in presa diretta con la carità;la condivisione, la solidarietà; lavora-re per la giustizia-pace-salvaguardiadel creato, esprimere come Gesùuna fedeltà alla legge al di sopra del-la legge.

—Una duplicefedeltà

Non c’è fedeltà al divino che non siafedeltà all’umano. Se, come disseGiovanni Paolo II «Essere uomo si-gnifica vivere in una data cultura», al-lora è connettendosi con le doman-de della storia che si mette l’agire sui

sentieri di senso, vale a dire che nonc’è possibilità di elaborare spiritua-lità per l’uomo senza immersionenella situazione culturale di un datomomento. Da qui il dover chiedersi:l’impianto attuale rispetta abbastan-za l’essere-nella-storia del religioso/a,non trattandosi tanto di conquistarela vita eterna quanto di radicarla sind’ora nel quotidiano? È dunque indifferibile un faticosoinserimento culturale del carismaspirituale per portarlo a ri-esprime-re con categorie nuove, la propriaricchezza, e diventare annuncio inuna linea missionaria. In un convegno di spiritualità alcunigiovani si ritrovarono nel dire di unodi loro: «Preferiamo le forme di “vi-ta evangelica” che amano la terra»,espressione in sintonia con la dottri-na di Teilhard de Chardin il quale di-ceva che se uno vuole trovare Dioallora deve legarsi profondamentealla terra; e ancora: se una religioneè giudicata inferiore all’ideale uma-no, per quanti miracoli vanti, è unareligione perduta. Nella Gaudium etspes (n.1) è detto: «nulla vi è di ge-nuinamente umano che non trovi econel cuore dell’uomo», infatti «il Van-gelo si rivolge propriamente ai desi-deri più veri che ciascuno porta den-tro di sé».4 Nella presentazione dellaverità evangelica Gesù ha tenutoconto di tutta la complessità dell’u-mano, tanto della mente quanto del-la ragione, come del cuore. Alloranon si può più parlare di salvezza intermini cristiani senza avere davantiagli occhi la salvezza di tutto l’uomo,non solo per la vita eterna ma ancheper il ben-essere quaggiù in coeren-za con la sua vocazione terrena.

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Nel cristianesimo, dunque, siccome ilVangelo contiene una concezionedella vita umana prima di una teolo-gia, la prima operazione è cercare dirisvegliare l’umano, offrire spazi diumanità interessante, credibile, chepossa attirare l’attenzione, sviluppa-re interrogativi, promuovendo effi-cacemente la crescita della salutenon solo spirituale ma anche psichi-ca, fisica, in risposta al desiderio diautenticità, di realizzazione, in fe-deltà anche a se stessi, cioè alla pro-pria verità e al nome scritto da Dioin ognuno. È un fatto che i/le giova-

Nel corso dell’assemblea USG, il 25 maggio, la ce-lebrazione eucaristica conclusiva della giornata è

stata presieduta dal Segretario del dicastero vaticanosulla vita consacrata, mons. José Carballo, già ministrogenerale dei frati minori. Commentando i doni mes-sianici del Cristo risorto, nella sua omelia, si è soffer-mato soprattutto su quelli della pace, della gioia, del-la profezia e della testimonianza. Tutte queste dimen-sioni, insieme a quella della speranza, ha detto, «nonpossono mancare nella vita di un consacrato; diversa-mente rischieremmo di diventare dei gestori di un’a-zienda, prima o poi, destinata alla chiusura». Riferen-dosi al tema dell’assemblea in corso sul discernimen-to vocazionale, citando l’istruzione “Ripartire da Cri-sto”, ha invitato i superiori generali a essere «liberidalla tentazione del numero o dell’efficienza». Pur-troppo, ha aggiunto, in questi ultimi 13 anni, la mediadegli abbandoni della vita consacrata è di circa 2.200all’anno. Di fronte a questa “emorragia”, che nell’an-no in corso potrebbe ulteriormente dilatarsi, è facilelasciarsi prendere dal “pessimismo”. «Il Signore, haconcluso, ci conceda di essere abitati da questi donipasquali della pace, della gioia, della profezia, dellasperanza e della testimonianza, per fare della nostravita una fiaccola che illumina il cammino degli uomi-ni del nostro tempo». Al termine poi della celebrazione eucaristica, diretta-mente dall’altare, mons. Carballo, ha ricordato alcunieventi più immediati riguardanti il mondo della vitaconsacrata. Entro quest’anno, dovrebbe essere porta-ta a termine la revisione delle “Mutuae relationes”, sucui sta lavorando da tempo una commissione mista(Cei-Dicastero vaticano) con una consistente presen-za di religiosi. Prima dell’estate la bozza definitiva do-vrebbe essere trasmessa al papa. Nella nuova edizionedel documento, si vorrebbe evidenziare anche nel tito-lo (non più “Mutuae relationes”, ma “Direttorio”?),una maggiore forza vincolante dei suoi contenuti. Unaltro documento in gestazione riguarda le “Lineeorientative sulla gestione dei beni ecclesiastici da parte

dei religiosi”, comprendente due parti: una carismati-co-teologica, l’altra tecnica. Anche questo documentoè già a buon punto. Sono in preparazione, inoltre, dueIstruzioni del dicastero, una sull’Ordo Virginum e l’al-tra sulle Contemplative. Infine sono già stati program-mati due congressi, il primo (a fine novembre-inizio di-cembre), un mini-congresso, con 60-100 invitati, sul te-ma della Consacrazione, e il secondo (maggio 2018) unCongresso internazionale sulla vita consacrata apertoa tutti. Senza ulteriori dettagli soprattutto su quest’ul-timo evento, mons. Carballo, ha infine salutato e rin-graziato tutti i superiori generali presenti per quantofanno per il bene della vita consacrata nel mondo, ri-cordando loro che il dicastero, compatibilmente con isovrabbondanti impegni dell’agenda quotidiana, rima-ne sempre e comunque la “loro casa” dove sarannosempre i “benvenuti”.Nella mattinata conclusiva di venerdì 26 maggio, incontinuità con i temi delle prime due giornate, i supe-riori generali si sono confrontati soprattutto sulla boz-za di lavoro di quello che dovrebbe essere il contribu-to della USG al prossimo Sinodo dei vescovi sui gio-vani, la fede e il discernimento vocazionale. Al tema isuperiori generali avevano già precedentemente dedi-cato un pomeriggio intero nei gruppi linguistici. Sullabase dei resoconti di questi incontri, don Francesco Ce-reda, vicario generale dei salesiani, aveva elaborato labozza di lavoro presentata in aula. Dall’ultimo con-fronto in aula è emerso un forte disagio per il “risulta-to molto deludente” sul documento in preparazione.Di quali giovani, ci si è chiesto a voce alta, si sta par-lando? Solo di quelli che frequentano i “nostri” am-bienti? E tutti gli altri giovani emarginati e lontani?Questa “salutare provocazione” ha in qualche modostimolato tutti i presenti non semplicemente a rivede-re i contenuti della bozza di lavoro, ma a dedicare con-vintamente tutta la prossima assemblea di novembrealla problematica giovanile, simulando, per quantopossibile, con una eventuale presenza variegata e signi-ficativa di giovani, l’assise sinodale.

ni sentono l’esigenza – diversamen-te da un tempo – di modi di essereche siano maggiormente espressividi umanità quali la libertà, la ragio-ne, l’autenticità, la creatività e la sog-gettività. Generazioni queste chenon sono refrattarie nemmeno all’i-dea di vocazione intendendo con es-sa un progetto e una idea di fondocui ancorare la propria esistenza, acondizione però che sia un progettoche rifletta i tratti culturali emergen-ti nella storia che è loro propria.Oggi a dirlo è l’agire quanto maisconvolgente di papa Francesco il

quale presenta nei gesti un cristiane-simo che si offre come custodia del-la qualità dell’umano, dicendoci inquesto modo che testimoniare l’in-carnazione significa comprovarel’entrata della vita divina nel viverein pienezza la dimensione umana.

Rino Cozza csj

1. Benedetto XVI ai rappresentanti dei Movi-menti, Roma Pentecoste 2005.

2. A.Potente, È vita ed è religiosa, Paoline, Mi-lano 2015, passim.

3. Ib.4. Gaudium et spes n. 1.

In programma importanti eventi della Vita Consacrata

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11.Può ricordare i filoni storicimaggiori della lectio?

Non è possibile rispondere con po-che parole a questa domanda, speciealla prima parte della domanda. Sidovrebbe comunque partire addirit-tura dalla Sacra Scrittura: classicaper esempio è la scena dell’assem-blea riportata nell’ottavo capitolo diNeemia. Vi troviamo praticamentetutti gli elementi tipici della lectio di-vina che facciamo noi oggi: dall’in-tronizzazione della Parola alla lettu-ra per brani, dalla spiegazione in pic-coli gruppi alla reazione del penti-mento, dalla gioia che consola allasolidarietà con i bisognosi. Ma ancheGesù, in certi episodi evangelici, of-fre delle indicazioni di metodo: sianella sinagoga di Nazaret (Lc4,18ss), sia con i discepoli di Em-maus (Lc 24,13-35), che nelle varieapparizioni postpasquali, quando

commenta le Scritture per mostrarela loro convergenza ermeneutica at-torno al destino dell’inviato di DioPadre. Lo stesso si può dire delle pri-me prediche di Pietro subito dopo laPentecoste o per certe splendide pa-gine di Paolo (penso per es. a Rm 9-11).Storicamente il primo grande mae-stro – anzi perfino l’inventore dellaespressione classica: in greco theiaanagnosis, tradotta poi da Ambrogioin latino lectio divina – è Origene(+253), che aveva abitudine di com-mentare le Scritture con la gente, peraiutarla a scoprire, nella pluralitàdelle Scritture, la “legge spirituale”ovunque, e per questo ricorre allachiave allegorica con ricche applica-zioni. Per i padri del deserto e le pri-me forme monastiche, la meditazio-ne e ruminazione della Parola eral’arma più potente contro le insidie

SPIRITUALITÀ

Esperienze di “lectio divina” (2a parte)

LA LECTIOSVILUPPI STORICI

Bisogna porre a fondamento di tutto un minimo diteologia della Parola. Non si tratta di Parola di Dio

perché davvero nelle Scritture è contenuta – sotto formadi scrittura e di segni, di memorie ed emozioni –

la “potenza amorosa e misericordiosa” di Dio in vari modie varie forme.

del maligno, ma anche come pedago-gia di sapienza, conversione e quietedel cuore. Giovanni Cassiano, che vi-sitò varie esperienze nel vicinoOriente, ha raccolto e poi schematiz-zato questa ricchezza incentrando ilcammino nella puritas cordis, chepermette di cogliere le cose di Dio edi vedere Dio. Girolamo è il primogrande maestro della lectio divinacome parte fondamentale della san-tità cristiana, e in lui già appaiono glielementi classici (lectio, meditatio,ruminatio, oratio), mentre di rilievo,e tipico suo, è il contatto diretto congli scenari e la geografia dove la Pa-rola si è fatta storia e salvezza. Perlui la peregrinatio è elemento indi-spensabile per assimilare la sapienzadi Cristo. Logicamente va ricordatoBenedetto, il grande maestro delmonachesimo occidentale. Egli usauna sola volta il termine lectio divi-na (Regula, 48) nel senso di letturapersonale della Scrittura. Ma di fat-to indica anche tempi e modi perquesto ascolto obbediente e riflessi-vo della Parola, sia nella solitudineche nella preghiera comunitaria, siacome lotta e vigilanza contro il ne-mico dell’anima. La Parola deveprendere possesso del cuore del mo-naco e solo così non vi si insedierà ilmaligno.Si potrebbe continuare citando gran-di maestri come Gregorio Magno,che indica alcune chiavi ermeneuti-che indispensabili per la lectio divi-na: la coscienza comunitaria, la cen-tralità dell’evento pasquale, l’intrec-cio fra Parola, Spirito e profezia, lacrescita spirituale come crescita nel-la sapienza biblica che diventa pras-si. E poi i grandi maestri spiritualidei secoli successivi, come Isidoro diSiviglia, Guglielmo di Saint-Thierry,Bernardo di Clairvaux e altri: svilup-pano, nei loro commentari biblici –che spesso sono colloqui comunitari– i rapporti fra i vari momenti. Accu-mulando quindi una sapienza pre-ziosa sui vari momenti: come la con-versione, la contemplazione, la con-divisione, la carità, l’umiltà, la me-moria, lo stile di vita, ecc. Si arriveràcosì alla preziosa sintesi della Scalamonachorum dell’abate certosinoGuigo II (intorno al 1150): egli utiliz-zando l’immagine della scala – equindi dell’ascesa – ha fissato in

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quattro gradini divenuti classici ladinamica della lectio divina. Ma loscopo della scala è portare verso ilSignore, che si è fatto umile e ultimo:per cui il vero scopo dell’interpreta-zione della Scrittura per la via dellalectio divina sarà una esperienza diumiltà e di immedesimazione con ilmistero della kenosis, che è pienezzadi rivelazione del mistero della sal-vezza.Quella operetta – neanche una ven-tina di pagine, ed è merito di EnzoBianchi averle ridato splendore enotorietà – mentre stabilizzava,schematizzando, la sapienza dei se-coli, non ha impedito che un secolodopo la lectio divina andasse scom-parendo, sostituita dalla lettura spiri-tuale inclusiva di commentari e bio-grafie di santi, e poi dalla centralitàdell’introspezione individualistica edevota, e dai “metodi” di orazionementale, che si sono sviluppati nellevarie scuole di spiritualità. Perfino ilnome era scomparso, e solo il ritor-no ai Padri e la rivalutazione dellateologia monastica del ventesimo se-colo ha ridato luce a questa ricchez-za di metodo di lettura biblica.

12. E le differenze confessionali?Su questo punto non ho molte infor-mazioni dettagliate. So che ci sonocomunità monastiche (anglicane, lu-terane, calviniste) che danno centra-lità alla lettura riflessiva e orantedella Parola, ma pare che abbiano

SPIRITUALITÀ

difficoltà ad accettare la terminolo-gia lectio divina per la forte caratte-rizzazione “cattolica” di questo ter-mine. In Germania qualcosa si stamuovendo verso una utilizzazionenuova: cosa che è avvenuta ancheper altre terminologie, come peresempio Spiritualität e Mystik, fino aqualche decennio fa (dico special-mente per l’ambito di cultura tede-sca) aborrito, come troppo cattolicoe poco “scientifico”. Invece nel mon-do ortodosso, che pure ci ha datograndi maestri in questo campo, og-gi la lectio divina fa fatica a riemer-gere. E sono interessati ma anchediffidenti per le nostre esperienzepiù conosciute: rimangono convintiche il nucleo caldo e vitale della vitacristiana sia la sacra liturgia, nellasua bellezza e nella sua epifania del-la luce taborica. Ma io penso che coltempo anche loro troveranno moda-lità e stili per un recupero, specie al-la luce della tradizione monastica.

13. È una pratica che è entrata in ma-niera significativa nelle abitudini del-la vita consacrata. C’è una affinità frascelta religiosa e pratica della lectio?Sia personale, sia comunitaria?È a tutti evidente che la rinascita re-cente di questa esperienza spiritualeha visto il protagonismo dei monacie dei religiosi. E continua ancora adavere un ruolo di rilievo, anche seormai sono apparsi altri soggetti at-tivi: le donne, delle coppie sposate, i

sacerdoti diocesani,grazie anche alla dif-fusione di scuole dellaParola. Senza dubbiola vita consacrata èsempre stata connota-ta da una sensibilitàviva per la forza ispi-ratrice della Parola –magari talvolta ridottaa una frase/slogan o auna icona biblica pre-ferita del fondatore –e ripetuta con convin-zione taumaturgicadai discepoli. Già Gio-vanni Paolo II avevaaffermato – proprionel paragrafo di Vitaconsecrata dedicatoalla lectio divina (VC94) – questo legame

vitale con la Scrittura da parte deifondatori: «Dalla frequentazionedella Parola di Dio essi hanno trattola luce necessaria per quel discerni-mento individuale e comunitario cheli ha aiutati a cercare nei segni deitempi le vie del Signore. Essi hannocosì acquisito una sorta di istinto so-prannaturale, che ha loro permessodi non conformarsi alla mentalità delsecolo, ma di rinnovare la propriamente, “per poter discernere la vo-lontà di Dio, ciò che è buono, a Luigradito e perfetto” (Rm 12,2)». Come ho ricordato, fin dalle originidel monachesimo, la meditazioneappassionata delle Scritture è statauna delle principali caratteristiche,continuata nei secoli. La identità ca-nonica di questa forma di vita è de-finita dalla professione dei consiglievangelici, e quindi da un riferimen-to istituzionale con la dottrina e gliesempi di Gesù. Di recente i papihanno più volte affermato che la vi-ta consacrata è come una “esegesi vi-vente” del Vangelo, proprio per lasequela, la radicalità, lo spirito dellebeatitudini. Da notare poi che lacentralità, nella vita spirituale, della“meditazione” (personale) comepunto fisso della vita comunitaria hamesso le premesse per questa ade-sione di cuore alla nuova propostadella lectio divina. In questo anche ilmagistero pontificio ha dato il suocontributo di convincimento e diorientamento. Già VC 94 aveva ri-saltato sia l’eredità storica in questoesercizio della lectio divina, sia la op-portunità di esplorare modalità dicondivisione comunitaria e di pasto-rale biblica, secondo i carismi. Anzial n. 101 aveva indicato nella condi-visione della lectio divina anche unasorgente feconda di autentico ecu-menismo. Ma penso anche ai para-grafi della recente Costituzione apo-stolica Vultum Dei quaerere (2016),che hanno esplicitamente invitato lemonache di vita contemplativa nonsolo a coltivare in proprio la lectiodivina, personale e comunitaria, maanche a diventare guide ecclesiali:«Voi siete chiamate a farne il nutri-mento della vostra contemplazione edella vostra vita quotidiana, in mododa poter condividere questa espe-rienza trasformante della Parola diDio con i sacerdoti, i diaconi, gli al-

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tri consacrati e i laici. Sentite questacondivisione come una vera missio-ne ecclesiale» (VDQ 19).14. Rispetto alle devozioni popolari eal loro radicamento è possibile pen-sare a una lectio come prassi comunenelle comunità cattoliche?È proprio quello che da tempo stasuccedendo nella pastorale ordinariacattolica. Ma il confronto o l’affian-camento con le devozioni popolaritradizionali rischia di fare una bellaconfusione. In effetti la lectio divina,non è da confondere con i pia exer-citia: perché ha una “natura sacra-mentale”, grazie alla “sacramentalitàdella Parola”, e non grazie allo sfor-zo personale pio o ascetico, comeper le altre pratiche. Molti non sirendono conto di questo e fanno pa-sticci: la Parola non è un libro fra i li-bri, una pratica “pia” fra le altre pra-tiche. Le divine Scritture sono il Li-bro per antonomasia, e questo giudi-ca ogni altro libro e ogni altra prati-ca, come analogatum princeps. Tuttodeve stare sotto la Parola, fare rife-rimento alla Parola, essere purifica-to e orientato dalla Parola in sensopregnante. Lo ha detto il Conciliocon forza. E là dove la Parola èascoltata e obbedita, le comunità sirinnovano nella identità genuina;mentre dove prevale il dato emotivoe “pietoso” delle devozioni è facilescivolare nella esteriorità e formali-smo. E anche la Parola viene meta-bolizzata dentro una congerie di de-vozione ed emozione, illuminismo esentimentalismo.La diffusione pastorale della lectiodivina è avvenuta per impulso di al-cuni uomini riempiti di Spirito e digenialità, che hanno trovato moda-lità e linguaggi per trasformare unaprassi personale e solitaria come laLectio divina in proposta pastorale alargo raggio. Ma soprattutto per im-pulso diretto dello Spirito Santo cheha fatto sorgere una fame e una pas-sione per la Parola in mezzo al po-polo di Dio. La diffusione della pras-si comunitaria della lectio divina –per la sua diffusione e la molteplicitàdei modelli in atto – non può essereconsiderata solo operazione di qual-che entusiasta, o di un circolo di fis-sati, abili a farsi propaganda. È qual-cosa che supera le spiegazioni uma-ne, è opera dello Spirito, che è il se-

greto ispiratore della Parola scritta,ma anche l’artefice della sua fecon-dità perenne e sempre nuova. Arte-fice anche di questa nuova esperien-za ecclesiale, il vero e segreto prota-gonista.Certo ci sono state le spinte venuteda un Martini, da un Bianchi, da al-cune comunità monastiche o centridi spiritualità. Ma questo non spiegatutto circa la diffusione pervasiva acui da alcuni decenni assistiamo. Alivello di Magistero ufficiale romano– e la cosa può sembrare strana – so-lo negli anni ‘90 appare questa paro-la tecnica e l’esortazione a farne una“prassi pastorale”. Comincia la Pon-tificia Commissione Biblica con unabella descrizione della natura di que-sta nuova prassi (1992); poi papaGiovanni Paolo II adotta questa ter-minologia e la consolida in Vita con-secrata 94, esplicitamente parlandodi tre livelli o modalità: personale,comunitaria e come proposta pasto-rale. Dopo di che le esperienze simoltiplicano e ogni Sinodo, sia con-tinentale che tematico, ne parla e laraccomanda. Benedetto XVI ne hafatto da subito uno dei valori portan-ti delle sue esortazioni, ma anchedella sua prassi nelle visite pastoralie negli incontri con i sacerdoti. PapaFrancesco, che viene da un altro con-testo (e quindi anche con altro lessi-co), ha sempre preferito parlare dilettura orante, anche se qualche vol-ta usa la classica terminologia (lectiodivina). Di recente ha mostrato piùvigore nel richiamare e incoraggiarea questa pratica, sia per i religiosi,specie per le monache (cf. VultumDei quaerere, 19ss: non poteva fare a

meno) sia per i preti e i giovani, siaper tutto il popolo di Dio. Tutti ab-biamo ascoltato l’invito frequente(specie all’Angelus) a leggere i Van-geli, un pezzetto al giorno; a portarein borsa una piccola edizione delVangelo per leggerlo nei momenti li-beri.

15. La lectio divina ha a che fare conla Scrittura, con la pagina scritta. Nonè fuori fase rispetto alla cultura visi-va che ci caratterizza?Questo è uno dei problemi da illumi-nare. Quando di Bibbie ce n’eranopoche, qualche esemplare nei mona-steri o nelle case dei ricchi, il popolonon aveva alcuna possibilità di acce-dere a questo testo direttamente –anche perché pochissimi sapevanoleggere. Quindi vi arrivava indiretta-mente attraverso le prediche, le rap-presentazioni murali (la Biblia pau-perum famosa negli affreschi e mo-saici) e teatrali (i misteri, le laudi), leforme devozionali (figure bibliche,episodi emblematici). Poi con la dif-fusione della stampa l’accesso al te-sto direttamente è largamente au-mentato, ma nel mondo cattolicoben presto (dal 1559) è stato blocca-to per paura di interpretazioni libe-re e non controllabili, come propo-neva la riforma protestante. Per al-cuni secoli la Bibbia è stata in esilionella Chiesa cattolica. Solo nell’ultimo secolo davvero ladiffusione del testo tradotto è diven-tata enorme: e anche le nuove tradu-zioni, con ampi commenti si sonomoltiplicate, con tutti gli studi rela-tivi. Il Vaticano II su questo ha spin-to in maniera efficace. Però solo ne-

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gli ultimi trent’anni ha preso vigoreil metodo di “meditare” le pagine bi-bliche, non come spunto per perso-nali ampliamenti (con la fantasia, lavolontà e l’intelligenza: secondo iclassici metodi di orazione mentale;classico testo è Intimità divina), macome fonte genuina e generativadella stessa meditazione. Non il te-sto biblico come pretesto per le pra-terie personali devote, ma comestruttura di luce e verità, con cui poiverificare la vita e orientare la vitacon opzioni illuminate. Non va maiscordata la frase di Giovanni PaoloII: «... questo primato della santità edella preghiera non è concepibileche a partire da un rinnovato ascol-to della parola di Dio.... In particola-re è necessario che l’ascolto dellaParola diventi un incontro vitale,nell’antica e sempre valida tradizio-ne della lectio divina, che fa coglierenel testo biblico la parola viva cheinterpella, orienta, plasma l’esisten-za» (NMI 39).

16. Ma oggi il lettore è antropologica-mente diverso?Oggi il lettore è ben diverso dal pas-sato. Anzitutto ha a disposizione unainfinità di commenti, pronto uso(grazie ai libri in commercio), ma an-che altre risorse: internet è prodigo inquesto. E poi ci sono le fictions, ifilms, e mille altre risorse che carat-terizzano la cultura “iconica” in cuiabitiamo. Internet è una biblioteca

infinita. All’abbondanza delle risor-se, che fanno un ingorgo indigeribilee velocemente disponibile, corri-sponde però una superficialità di as-similazione, una lettura saporosa, ilsilenzio meditativo e la gradualitàdella familiarità. E poi c’è anche, cul-turalmente evidente, la facilità a di-re la propria opinione e interpreta-zione, anche senza riflessione pacata.Tutto diventa esplosivo, veloce, im-mediato, condiviso: anche se si è in-competenti. E poi tutto è anche frul-lato nella cultura della “visibilità”che impressiona, che “buca” loschermo... Alcuni vanno incontro aquesta nuova situazione culturalefacendo uso di nuove risorse: visua-lizzano in maniera suggestiva, oppu-re gesticolano smodati, oppure me-scolano sacro e profano, o dannoampio spazio alle reazioni istintivedei lettori, anche senza fondamento,oppure scelgono ambienti suggesti-vi, che a volte portano l’attenzionealtrove del tutto... Penso a certe tra-smissioni televisive che col pretestodell’omelia intrecciano di tutto...

17. Potrebbe indicare alcuni criteriper una verifica per la pratica perso-nale e comunitaria della lectio?Bisogna porre a fondamento di tuttoun minimo di teologia della Parola.Non si tratta di Parola di Dio perchéparla di cose sacre, di eventi antichivisti come azioni di Dio, ma perchédavvero nelle Scritture è contenuta –

sotto forma di scrittu-ra e di segni, di memo-rie ed emozioni – la“potenza amorosa emisericordiosa” di Dioin vari modi e varieforme. Qui serve ricor-dare la pregnanza del-la parola dabar nellamentalità ebraica: èpresenza operante cheprecede il testo scrittoed eccede la paginascritta. Non è solo al-lusione vaga a qualco-sa di sacro o religioso.Seconda cosa, conse-guente alla prima, lapagina letta appartie-ne a una storia di Diocon noi, e questa pro-spettiva “credente”

deve illuminare e unificare ogni sin-gola particolarità. Per questo non sideve perdere di vista sia il converge-re di tutto verso Cristo, Figlio di Dioe realizzatore dei progetti del Padre,sia l’attività di “esegeta” dello Spiri-to Santo che ricorda e illumina e di-spiega il contenuto “vivo” del testo e“conduce alla verità intera” (Gv16,13). Quindi bisogna domandarsise si cerca, da innamorati, la veritàche fa vivere e che si svela progressi-vamente, senza mai esaurirsi del tut-to, nel volto del Figlio, Parola eternafatta carne, oppure se è solo curiositàreligiosa, sforzo meditativo, doveredi orario, riflessione dotta, cavalcatafosforescente ... Inoltre le Scritture sono la memoriadi un popolo (la Chiesa), sono qual-cosa di vivo e unificante di memoriae destino: perciò bisogna accostarlecon senso di appartenenza “ecclesia-le”, di identità collettiva che trovaqui radici e ragioni di speranza. Nonsi tratta di testi a cui ognuno può at-tribuire significati a proprio uso econsumo, fossero pure significatisuggestivi e geniali. Deve essere unainterpretazione in comunione, unaluce che appartiene alla comunità edeve riverberare sulla comunità, an-che se attraverso l’approccio perso-nale. E lo scopo finale non è farsiuna migliore conoscenza scientificadel testo – pur essendo utili anche gliapporti critici lessicali, geografici, ar-cheologici, strutturali, narrativi, ecc.– ma lasciarsi istruire e lavorare dal-la veritas vitale del testo. Come dice-va Isaia: la Parola di Dio deve diven-tare pane per la fame e seme di futu-ro aperto (Is 55,10-11). Se non ci sa-zia la lectio divina, dandoci il sensodi una esperienza che ci consolida,che ci stabilizza, che ci plasma inti-mamente; come anche se allo stessotempo non ci inquieta, non ci lasciadestabilizzati e protesi verso il futu-ro, portando dentro “gemiti” e ten-sione verso un incompiuto: allora lalectio non è autentica. Può diventaregnosticismo o fondamentalismo, an-che ideologia religiosa, oppure sug-gestione populista.... Se ne sono vistetante di queste derive che hanno ma-nipolato le Scritture, e il rischio nonè del tutto assente, neppure in Italia.

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SPIRITUALITÀ

Per i Giuseppini del Murialdo il 2017 è un “anno spe-ciale” per i vari eventi che lo caratterizzano. «È spe-

ciale – scrive il superiore generale p. Mario Aldegani, inuna lettera all’Istituto intitolata “Siate ricolmi di gioia”,in occasione della festa liturgica annuale del Fondatore,san Leonardo Murialdo, il 18 maggio scorso – perché in-sieme al Murialdo, noi ricordiamo e veneriamo ancheun suo figlio e nostro fratello, p. Giovanni Schiavo, di cuistiamo preparando la beatificazione, che si celebrerà aCaxias do Sul (Brasile) il prossimo 28 ottobre. Il Beatop. Giovanni Schiavo ci testimonia che l’avventura dellasantità è possibile per tutti e ci impegna a prendere sulserio le parole del nostro Fondatore: “Fatevi santi… efate presto!”».Lo è inoltre «perché, mentre approfondiamo insieme iltema del “Carisma per fare famiglia”, con l’intento e ildesiderio di rafforzare la consapevolezza e la gioia diappartenere ad una “Famiglia Carismatica”, stiamo pre-parando, insieme a tutta la Chiesa, il Sinodo dei Giova-ni dell’ottobre 2018, e stiamo avviando come congrega-zione la “stagione capitolare” che avrà il suo culmine(non la sua conclusione!), nel Capitolo Generale XXIIIdel giugno 2018, a Quito».Per la scelta del tema di questo scritto, p. Aldegani si èispirato alla prima Lettera di S. Pietro, là dove l’apostoloscrive: ¨Siate ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere,per un po’ di tempo, afflitti da varie prove...” (1 Pt 1,6).È una gioia che si fonda sulla consapevolezza «che Ge-sù “cammina con noi”, sulle nostre strade a volte pienedi delusione e di paura, come quelle dei discepoli di Em-maus, adeguando la velocità della Sua gioia alla lentez-za dei nostri passi tristi».Tre sono gli ambiti in cui, secondo il padre, si esprimequesta gioia.«È, anzitutto, la gioia della consacrazione. La gioia diuna vita interiore intensa e autentica, capace davvero diinterpretare le vicissitudini dell’esistenza dentro le cer-tezze e la grazia che danno forma alla nostra esistenza.Il Signore ci ha chiamato, ci ha consacrato, senza pernulla guardare ai nostri meriti, ma per Grazia, solo perGrazia. Il Signore ci sostiene ad ogni passo, ci rialza conla sua misericordia, ci concede sempre fiducia e futuro.Ci invita a non temere, a non essere turbati, piuttosto aosare la speranza mettendo le mani nel segno dei chio-di, a camminare anche nel buio, a volte, senza perdercid’animo».In secondo luogo, è la gioia della comunione. «Abbiamouna famiglia, siamo una famiglia di fratelli. E, nel cari-sma condiviso, di fratelli e di sorelle. La famiglia non èun ideale, ma un “concreto vivente”, con le sue povertàe i suoi miracoli quotidiani. Non un luogo di perfezio-ne, ma un luogo di misericordia e di perdono.È così per tutte le famiglie. È così per la nostra. Ma lagioia della comunione è il sapere che non siamo soli, sia-mo popolo, siamo comunità nella fatica e nella graziadei giorni e del cammino».Perciò, esorta p. Algedani «vogliamo bene a questa fa-miglia, che il Signore ci ha dato, amiamola con la sua

storia ricca di santità, con il suo presente pieno di fecon-dità, con il suo futuro colmo di promesse. Amiamola an-che nelle sue fragilità, che sono le nostre.Quando Madre Teresa ricevette il Premio Nobel le fuchiesto: “Che cosa dobbiamo fare per migliorare il mon-do”, lei risposte semplicemente: “Andate a casa e ama-te la vostra famiglia!”».Il terzo ambito della gioia è la missione: «una missionesemplice e bellissima, che ci ha lasciato il Murialdo e checi ha preso il cuore e la vita: educatori cristiani dei gio-vani, specialmente poveri. Ognuno di noi è questa mis-sione, questa passione, questo impegno. Lo viviamo informe diverse nelle diverse stagioni della vita, a secon-da delle condizioni di salute o dei ruoli che occupiamo,ma per noi giuseppini i giovani, specialmente quelli po-veri, restano sempre il centro dei nostri pensieri, dellenostre fatiche e speranze, delle nostre aspirazioni: me-ritano ogni nostro sacrificio.Incontrarli per noi è sempre una gioia, accompagnarli èuna consolazione, dedicare la vita a loro la nostra pas-sione. La vita di un giuseppino del Murialdo non puòaver senso né gioia se non ha i giovani e i poveri neipensieri, nelle azioni, nella preghiera! Penso che se nelcuore portiamo questa gioia rendiamo ai giovani il ser-vizio più importante perché siamo come pagine apertedi Vangelo, diamo loro speranza e fiducia nella vita e nelfuturo, spesso difficili per loro.E siamo anche attrattivi: la gioia è contagiosa; fa beneincontrare persone allegre, serene, benevolenti, fiducio-se, generose. Siamo così tutti noi, se alimentiamo nelcuore la gioia della consacrazione, della comunione edella missione.

La seconda parte della lettera è dedicata al Sinodo del2018 «che stiamo preparando con tutta la Chiesa». P. Al-degani scrive: «Considero che sia una specie di “chiama-ta” per la nostra congregazione, che apre con la confe-renza interprovinciale del prossimo giugno in Messicola stagione capitolare.“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”: pernoi, figli del Murialdo, è come parlare la nostra linguapropria, assaporare il nostro pane». Perciò, «vi invito apartecipare in tutte le forme possibili a questo cammi-no della Chiesa che vuole ascoltare i giovani, “metterlial centro” (espressione ben nota a noi… da tempo!) e,come ha detto Papa Francesco, renderli protagonisti delprossimo Sinodo.Chissà se noi saremo capaci di farli diventare anche unpo’ protagonisti della nostra imminente stagione capi-tolare!».P. Aldegani termina dicendo: «Per intercessione di sanLeonardo Murialdo e con la forza della vostra preghie-ra, il Signore ci illumini per intravedere il cammino peril nostro futuro, costruendolo a partire dal nostro pre-sente, come una comunità di consacrati nella Famigliadel Murialdo, testimoni dell’amore misericordioso diDio, vicino ai giovani, dalla parte dei poveri, con la gioiadel Vangelo».

Per i Giuseppini del Murialdo, un “anno speciale”

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Èstata posta al priore fratelAlois la domanda: “In chemodo la Comunità di Taizé,

in quanto comunità ecumenica, in-tende promuovere lo sviluppo socia-le in Europa e nel mondo e qualecontributo desidera offrire per farfronte alle attuali sfide?1”

La domanda è molto ampia perciòmi limiterò a dare una risposta per-sonale. Anzitutto mi vengono inmente le parole del profeta Isaia:“Farò camminare i ciechi per vie chenon conoscono, li guiderò per sentie-ri sconosciuti; trasformerò davanti aloro le tenebre in luce” (Is 42,16).Anche se molte cose sembrano oscu-rarsi davanti a noi, noi Fratelli pos-siamo solo sempre pregare il Signo-re, perché guidi noi ciechi su vie chenon conosciamo. Nella domanda chemi è stata rivolta è già implicito ilfatto che noi ci comprendiamo pri-ma di tutto come una comunità ecu-menica. Nella nostra vocazione ecu-menica c’è già una prima risposta.

—Una paraboladella comunità

Una comunità di Fratelli può essereun segno di pace e di riconciliazione.Di questo era profondamente con-vinto Fr. Roger di fronte alla violen-za che lacerò allora l’Europa, quan-do, ancor giovane, in piena secondaguerra mondiale, si stabilì a Taizé. Lavocazione della comunità consistevaper lui fin dall’inizio nell’essere “unaparabola della comunità”, attraversola quale già pensava al dopo guerra.Ogni vita, consacrata al servizio diDio e del prossimo, rappresenta unaparabola. Una parabola non costrin-ge e non cerca nemmeno di provarequalche cosa. In un mondo chiuso inse stesso, essa apre una finestra sul-l’aldilà e permette di gettare unosguardo sull’infinito. Chi vive in que-sto modo ha, per così dire, attraver-so Cristo un’áncora in Dio e può re-sistere alle tempeste. Noi Fratellidella Comunità vogliamo essere unatale “parabola della Comunità”. Co-

ECUMENISMO

La comunità di Taizé e le sue sfide

PARABOLA CHECONTINUA NEL TEMPO

Le frontiere su cui è impegnata oggi la Comunitàriguardano il campo ecumenico: quello della riconciliazione

dei cristiani e della convivenza tra le diverse culture el’impegno per l’unità europea. Taizé intende essere una

“parabola” di pace e riconciliazione.

munità, riconciliazione e fiducia so-no concetti chiave a Taizé. Intendia-mo dire con questo che una comu-nità può essere un “laboratorio diconvivenza fraterna”.Questa ricerca della comunità e del-la fraternità ci sfida in maniera par-ticolare in due ambiti: da una parte,quello anzitutto della riconciliazionedei cristiani e, dall’altra, della convi-venza tra le diverse culture. La no-stra comunità è costituita da Fratelliprotestanti e cattolici, e occasional-mente vivono con noi, per un certotempo, anche alcuni monaci ortodos-si. In questo modo vorremmo antici-pare la sospirata unità dei cristiani.Questa vita ecumenica per noi è di-ventata ovvia. Quei nostri fratelliche provengono da una famiglia pro-testante vivono nella comunità sen-za rinnegare in alcun modo la loroorigine; anzi avvertono che la lorofede acquista maggior ampiezza. IFratelli di famiglie cattoliche vedonoun arricchimento nel fatto di aprirsi,secondo lo spirito del concilio Vati-cano, ai problemi e ai doni delleChiese nate dalla Riforma. Questavita ecumenica può significare dellerestrizioni e delle rinunce, ma la ri-conciliazione non è mai possibilesenza rinunciare a qualcosa.Si può considerare la storia di Taizécome un tentativo di riunirsi “sottouno stesso tetto”. Siamo un centi-naio di Fratelli di circa 30 Paesi di-versi che vivono sotto lo stesso tetto.Tre volte al giorno ci riuniamo per lapreghiera comune sotto lo stesso tet-to della chiesa della riconciliazione. La nostra preghiera comune riunisceanche giovani di tutto il mondo. Cri-stiani cattolici, protestanti e ortodos-si prendono così parte a questa para-bola della comunità. Rimaniamosempre più stupiti come in questomodo delle persone esperimentinouna profonda reciproca unità senzaridurre a un minimo denominatorecomune le loro differenze di fede o iloro valori. Nella preghiera comunesi crea un’armonia tra persone di dif-ferenti confessioni, culture e perfinofra popoli tra i quali a volte esistonoforti tensioni.Il secondo ambito della nostra ricer-ca della comunità fraterna è la convi-venza di diverse culture. Fa parte diquesta parabola della comunità anche

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condividere la vita e le condizioni dicoloro che sono diversi da noi. L’ave-va compreso anche Fratel Roger giàpochi anni dopo la guerra, quando iFratelli della comunità provenivanoancora esclusivamente dai paesi euro-pei. Egli inviò dei Fratelli a condivide-re in piccole comunità provvisorie,spesso in condizioni difficili, la vitadelle persone di altri continenti. Ciòcontinua a far parte essenziale ancheoggi della vita della comunità – e daun anno si trovano due fratelli dellacomunità anche a Cuba.Noi Fratelli veniamo oggi da diverseculture di tutti i cinque continenti eabbiamo inoltre caratteri molto di-versi. Nei nostri rapporti vicendevo-li siamo a volte malaccorti e compia-mo degli errori, è fuor di dubbio. Mac’è anche un problema più profondoche non dipende da noi: capita che ladistanza tra i diversi “volti” dell’u-manità che rappresentiamo è troppogrande, talvolta a causa delle feritedovute alla storia dei nostri Paesi econtinenti. Non ce la facciamo sem-pre a superare questi fossati.È una cosa che ci rattrista e dobbia-mo domandarci come comportarci.Anzitutto non dobbiamo lasciarciparalizzare; non dobbiamo fermarci,ma continuare a cercare l’unità e lariconciliazione. Dobbiamo guardarein questo a Cristo: egli solo può riu-nire tutto e tutti. Dobbiamo in que-sto seguirlo. Non dobbiamo tirarciindietro per paura dell’altro, nondobbiamo giudicarlo e dobbiamoanche resistere all’impressione di es-sere noi stessi giudicati. È importan-te non interpretare le cose negativa-mente, ma discutere apertamente i

problemi che sorgono – e in tutte lecose mai rifiutare a nessuno la co-munione fraterna. Ciò che dico puòsembrare arduo. Ma paradossalmen-te è la fonte di una gioia profonda, lagioia di seguire fino in fondo l’invitodel Vangelo.

—L’impegnoper l’unità dell’Europa

Questa parabola della comunità, chenoi Fratelli viviamo e a cui partecipa-no i giovani, ha un significato ancheper l’Europa, soprattutto in questodifficile momento. Vorrei a questoproposito ricordare il nostro incon-tro con la gioventù europea che haavuto luogo nel passaggio dell’anno2016-17, a Riga, capitale della Letto-nia. È stato il 39° incontro di questogenere e ha rappresen-tato un’ulteriore sta-zione del “pellegrinag-gio di fiducia sulla ter-ra” iniziato da FratelRoger alla fine deglianni ‘70. C’erano mol-ti giovani venuti a Ri-ga da Paesi che nonfanno parte dell’Unio-ne Europea, e chehanno vissuto l’espe-rienza di una comu-nità che riunisce per-sone di ogni parte delnostro continente.Molti di loro hannoesperimentato in queigiorni sul Baltico lamolteplicità dei paesid’Europa con la loropropria storia e tradi-

zione. In questo ritrovarsi c’è unmessaggio per l’Europa: venire comepellegrini in un piccolo Paese comela Lettonia vuole significare che inEuropa la voce di ogni singolo popo-lo conta e dovrebbe essere ascoltatada tutto il continente. Questi giovanidesiderano che sia rispettata la con-divisione fraterna nelle sue caratteri-stiche sia locali che regionali. Essisanno quanto sia importante per lapace, la solidarietà tra i singoli paesidel continente. Per questa ragionedobbiamo conoscerci ancor megliotra noi e favorire lo scambio recipro-co e una più solida collaborazione.L’unità del continente si farà soltan-to se tutti i paesi europei giungeran-no a dialogare in maniera piùprofonda tra loro e cercheranno dicomprendersi gli uni gli altri. OgniPaese, grande o piccolo che sia, devetrovare ascolto ed essere rispettatonella sua particolarità. Soltanto cer-cando di immedesimarci con gli altri,potremo anche comprendere gli at-teggiamenti contrastanti ed evitarele reazioni emotive.Ma il “pellegrinaggio di fiducia” de-ve costruire ponti anche verso gli al-tri continenti. Recentemente, nell’a-gosto dello scorso anno, ha avutoluogo a Cotonou, in Africa occiden-tale, in Benin un incontro in cui 7500giovani di diversi paesi hanno riflet-tuto per cinque giorni sul tema: “Do-ve sta la speranza per noi in Afri-ca?”. Quest’anno, su invito della

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chiesa locale, avrà luogo un incontrodel genere a Saint Louis (USA), do-ve la violenza razzista, dopo i fatti diFergusson di tre anni fa, non accen-na a placarsi.

—Non lasciamoci impauriredal flusso dei migranti

Vorrei a questo punto rispondere adun altro problema molto delicato da-vanti al quale si trova oggi l’Europa,quello del flusso dei migranti verso ilnostro continente.In tutto il mondo ci sono persone co-strette a lasciare il loro Paese. La lo-ro situazione è talmente insopporta-bile che nessuna barriera di confinepotrà arrestare. A questo riguardonon cambia niente per quanto si rea-gisca in maniera preoccupata e in-quieta. Alcuni dicono: “non possiamo acco-gliere tutti”. In effetti non solo è le-gittimo, ma anche necessario regola-re i movimenti dei migranti;lasciarequeste persone in mano ai traffican-ti che le mandano, col rischio dellavita, attraverso il Mediterraneo èuna cosa che contraddice tutti i valo-ri umani.Nessuno può negare che i paesi ric-chi siano corresponsabili delle feritestoriche e dello squilibrio ecologicoche provoca enormi movimenti dipopolazioni in diverse parti dellaterra, e continuerà a provocarli, spe-cialmente in Africa, nel vicinoOriente e nell’America centrale.Infatti, è nei paesi del benessere checontinuano ancora ad essere presedelle decisioni politiche ed economi-che che provocano l’instabilità in al-tri continenti.È tempo che gli abitanti dei paesi oc-cidentali superino le loro paure difronte agli estranei e alle altre cultu-re e comincino decisamente ad ade-guare il loro modo di vivere allenuove realtà.Il flusso di persone in fuga ci ponedavanti a grandi sfide, ma per l’Eu-ropa può essere anche un’occasioneper aprirsi maggiormente e diventa-re più solidale. Questo vale già all’in-terno dell’Europa. Soltanto se i Pae-si europei affronteranno insieme lasfida, si potrà impedire che a perso-ne di determinati luoghi sia chiestotroppo dalla nuova situazione. Molti

ECUMENISMO

La vittoria del sìSebbene fossero i giorni della “vittoria dei sì “al referendum in Irlanda, nonsto alludendo a quel fatto, anche perché questa vittoria è stata consideratauna sconfitta per l’umanità.Non alludo neppure alle carriere costruite da chi sa dire sempre di sì acoloro che stanno in alto, dagli “yesmen”, dagli “uomini del sì”, che hanno iltorcicollo a forza di guardare in alto per spiare i minimi desideri del potentedi turno, per assecondarli e possibilmente prevenirli, con lo scopo di entrarenelle sue grazie e quindi salire in alto, entrando nel giro di chi conta. Iltorcicollo è una deformazione dei carrieristi di ogni istituzione, non esclusaquella ecclesiastica, prodotta dal “guardare al piccolo dall’alto” delle piccolescale umane, trascurando le altre direzioni, guardando le quali, il collo avrebbemantenuta la sua elasticità.Parlando della “Vittoria del sì”, vorrei riferirmi ad una persona concreta,incontrata nella sala d’attesa di un ambulatorio medico. Era una suorapiuttosto avanti negli anni, ma giovanile e spiritosa, che stava curandoun’incipiente deformazione del mento che si abbassava verso il petto. Nonl’avevo mai incontrata.“Cara Sorella,- mi capitò di dire scherzando - questi sono i rischi del diresempre di sì. A forza di abbassare il capo, questo non si alza più”.E lei, dopo una gustosa risata: “E’ vero, è da cinquant’anni che sono in Africae ho sempre detto di sì a tutta quella povera gente. E sono lieta d’averlofatto e vorrei farlo ancora”. E lo disse con slancio.Allora mi sembrò davvero che a forza di guardare in basso, anche la testa siostinasse a non guardare altrove. Altro che torcicollo! Mi commossi. “Come sichiama, Sorella”?“Sono suor Vittoria”“Sorella, Lei sì che è “la Vittoria del s씓Grazie Padre, scommetto che Lei scriverà qualche cosa sui rischi del dire sì”.“Ecco, Sorella, ho corso il rischio di dire cose banali, sul suo “sì” così vero daessere scolpito nel suo corpo. Il suo “sì” è una vittoria dell’umanità”.Per questa volta mi scuserà, se ho parlato di Lei?

Piergiordano Cabra

Ho paura di dire di sì, o Signore. Dove mi condurrai?Ho paura di avventurarmi, di firmare in bianco,ho paura del sì che reclama altri sì.Eppure non sono in pace: mi insegui, o Signore,sei in agguato da ogni parte.Cerco il rumore perché temo di sentirti,ma ti infiltri in un silenzio.Signore, mi hai afferrato e non ho potuto resisterti.Sono corso a lungo, ma tu mi inseguivi. Mi hai raggiunto.Mi sono dibattuto, hai vinto.I miei dubbi sono spazzati, i miei timori svaniscono.Perché ti ho riconosciuto senza vederti,Ti ho sentito senza toccarti, ti ho compreso senza udirti.

MICHEL QUOIST

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Testimoni 7-8/2017 13

La Cina, col suo miliardo equasi 400 milioni di abitanti, èil paese più popoloso del

mondo. In questa immensa massa, icattolici nel loro insieme, della chie-sa patriottica e clandestina, detta an-che sotterranea, rappresentano solouna esigua minoranza. Si parla di cir-ca 15 milioni, ma le cifre sono moltoapprossimative. Alcuni sostengonoche sono molti di più. Si sa comun-que che ogni anno vengono ammini-strati circa 150 mila battesimi diadulti. La provincia dove è concen-trato il maggior numero di cattolici èl’Hebei, vicina a Pechino, con oltreun milione e mezzo di fedeli.Anche in questo grande paese, comealtrove nel mondo, la Madonna èpresente con tanti santuari distribui-ti in varie regioni ed è molto venera-ta non solo dai cristiani, ma anche danumerosi aderenti ad altre religioni.1

Mary Queen of China Dong Lu

A Dong Lu famosissimo è il santua-rio nazionale di Maria Regina, dedi-cato a Nostra Signora della Cina.Custodisce una grande splendida im-magine della Vergine col bambino inbraccio, entrambi vestiti di abiti im-periali. Il santuario è stato eretto do-po il Sinodo di Shanghai (14 maggio– 12 giugno 1924). Il papa Pio XI, nel1932, lo approvò come luogo di pel-legrinaggio. Oggi costituisce uno deiprincipali punti di riferimento, nono-stante che l’Ufficio di pubblica sicu-rezza, incaricato di sorvegliare la co-munità cattolica sotterranea, cerchidi impedire a chiunque di recarvisi.Ma con scarso successo. La gente, so-prattutto nel mese di maggio, senzacurarsi dei divieti governativi, si recaa migliaia in pellegrinaggio, cantan-do o recitando il Rosario.

CHIESA NEL MONDO

La presenza di Maria in Cina

NUMEROSI I SANTUARIA LEI DEDICATI

Anche in Cina, come in ogni altra parte del mondo,attraverso i suoi santuari, la Madonna ha stabilito la suapresenza di Madre e di sorella nella fede. È un segno diconsolazione e di speranza non solo per i cristiani, maper tutto il popolo cinese che lei tiene amorevolmente

sotto il suo manto.

giovani sono convinti che l’Europapotrà continuare a costruirsi sola-mente se cerchiamo ciò che ci acco-muna a un livello più profondo. Mal’Europa non deve essere solamenteunita in se stessa; deve rimanereaperta anche agli altri continenti edessere solidale verso gli altri Paesiche conoscono tempi difficili.Basta pochissimo, quasi nulla, perandare agli altri e noi possiamo veni-re con le mani vuote. Sì, quando an-diamo verso le persone che sono piùpovere di noi, proviamo una grandegioia. A Taizé lo costatiamo conti-nuamente. Abbiamo accolto tra noidue famiglie cristiane dell’Iraq e unafamiglia musulmana della Siria; inol-tre un gruppo di giovani del Sudan edell’Afghanistan – e in via provviso-ria un gruppo di profughi minorennidel Sudan e dell’Eritrea. Se non la-sciamo sole queste persone nel lorobisogno e ci prendiamo il tempo perascoltarle e conoscere tutto ciò chehanno sofferto, allora nasce spessouna profonda amicizia. Io dico dicontinuo ai rifugiati che abbiamo ac-colti: “Dio vi ha mandato a noi!”.Non dobbiamo nemmeno mai di-menticare che in tutti i nostri Paesida lungo tempo convivono diverseculture. Anche verso le persone cheda molto tempo vivono tra noi e connoi dobbiamo cercare il contattopersonale e costruire ponti. Nientepuò sostituire un contatto personale.Questo vale in particolare per l’in-contro con l’islam. Musulmani e cri-stiani possono insieme porre dei se-gni di pace e opporsi alla “violenzain nome di Dio”. Francesco di Assi-si, 800 anni fa, non esitò a far visitaal sultano in Egitto per promuoverein questo modo la pace. Madre Tere-sa ha dedicato a Calcutta l’intera suaesistenza ai più poveri dei poveri –senza guardare alla religione.Isolarsi all’interno dell’Europa signi-ficherebbe finire in un vicolo cieco.Sia tra gli europei come con i profu-ghi esiste una condivisione fraternadell’unica via verso la pace.

fratel Alois

1. Il testo originale è stato pubblicato nella ri-vista di VC tedesca ok ordens korrespon-denz n. 1,2017, col titolo Herausforderungenfür Taizé in der heutigen Zeit

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cristiani e anche non cristiani. So-prattutto nel mese di maggio enella festa liturgica della Nativitàdella Madonna, l’8 settembre, ipellegrini riempiono il santuario eaffollano i sentieri vicini. Nellavallata risuonano in continuazio-ne i canti mariani e le voci dei fe-deli che recitano il rosario.

Our Lady of Lourdes QingYangSecondo i racconti degli anzianilocali, all’inizio del 1900 c’era unacontadina della zona, malata datempo, che non riusciva a guarireneanche dopo tante cure. Un gior-no le apparve una bellissima Si-gnora vestita di bianco con unacintura azzurra ai fianchi. Con le

mani incrociate sul petto, disse allacontadina di raccogliere l’erba diquella zona, farne una tisana e berla;così sarebbe guarita. La donna eseguì l’ordine della Si-gnora, e guarì veramente. Essa peròcredeva di avere avuto un’apparizio-ne di Budda, quindi andò al tempioper rendergli grazie, ma non trovònessuna immagine di Budda che so-migliasse alla Signora. Un giorno, andando a casa di un cat-tolico, vide l’immagine della Madon-na di Lourdes, e subito si mise a gri-dare: «È lei, è lei la Signora che mi haguarita!». La notizia si diffuse subitonelle zone intorno, e la gente venne arendere omaggio alla Madonna. Così la fama della Vergine di QingYang si diffuse in tutta la provincia enell’intero Paese. Il santuario diven-ne ben presto uno dei luoghi maria-ni più famosi della Cina.

Madonna di Mo Zi ShanMongolia Il santuario, situato su un monte alcentro della Mongolia, è molto co-nosciuto tra i cattolici per i tanti mi-racoli e le innumerevoli grazie otte-nute dai pellegrini. Mo Zi Shan nonè un monte alto e maestoso; e nep-pure vi crescono fiori e alberi straor-dinari, ma nel cuore dei cattolici, eanche di tante persone non cattoli-che, ha un posto speciale: è ritenutoun monte sacro. Secondo il racconto dei cattolici delluogo, nel giugno 1905 alcuni pasto-ri videro improvvisamente nevicare

14 Testimoni 7-8/2017

Nella storia di questo santuariosi parla di una apparizione dellaMadonna che si mostrò accom-pagnata dall’Arcangelo Miche-le, circondato da molti angeli. Nell’apparizione di Dong Lu,scrive la rivista mariana Madredi Dio, «i testimoni raccontanoche una bella signora, ricono-sciuta come Maria, è apparsa incielo. I cattolici l’hanno implo-rata di proteggerli dai nemici esalvare la loro città dalla distru-zione. C’è la testimonianza di un altrofatto prodigioso, avvenuto il 23maggio 1995: oltre 30mila fede-li della Chiesa clandestina sierano radunati nel santuario perla messa. Era la vigilia della fe-stività di Maria, aiuto dei cristiani,cui i cattolici cinesi sono molto de-voti. Concelebravano quattro vesco-vi della Chiesa clandestina, con uncentinaio di sacerdoti. Improvvisa-mente, durante la preghiera inizialee di nuovo nel momento della con-sacrazione, la gente vide una danzadel sole, mentre nel cielo brillavanoraggi luminosi di varie tonalità. Alsuo centro alcuni videro la croce; al-tri la Sacra Famiglia; altri ancora laMadonna con in braccio Gesù, altri,infine, l’Ostia sacra. La gente rima-se profondamente emozionata ecadde come in estasi. Il fenomeno èdurato circa 20 minuti.

Nostra Signora di Shesh an aShanghai Un altro santuario molto importan-te è quello di Shesh an, dedicato aMaria Ausiliatrice, aiuto dei cristiani.Sorge sulla sommità di una collinaad est di Shanghai. È considerato an-ch’esso santuario nazionale ed è me-ta ogni giorno di centinaia di visita-tori e pellegrini. È un bellissimo edi-ficio, e costituisce la prima basilicamariana di tutto l’Estremo Oriente.Il papa Benedetto XVI, in una lette-ra ai cattolici della Cina, in data 27maggio 2007, dedicò alla Vergine diSheshan una fervente preghiera, perchiederle di sostenere «l’impegno diquanti in Cina, tra le quotidiane fati-che, continuano a credere, a sperare,ad amare, affinché mai temano diparlare di Gesù al mondo e del mon-do a Gesù».

Our Lady of the Peak Shan Dong

Il santuario di Our Lady of the Pick(Nostra Signora della Vetta) si trovasul lato ovest della famosa montagnadi Tai, ovvero sulla montagna diPing Yin Shan, nella provincia orien-tale dello Shan Dong. Fu distrutto e ricostruito diverse vol-te, l’ultima durante la Rivoluzioneculturale degli anni 1966-69. Dopoessere tornato alla comunità cattoli-ca locale, l’edificio fu ricostruito econsacrato nel 1990. Ai piedi della montagna sorge il vil-laggio cattolico di Hu Zhuang, chevanta una gloriosa storia di fede lun-ga 400 anni. Durante questo lungoperiodo è stato anche la culla di mol-te vocazioni, donando alla Chiesanumerosi sacerdoti, religiose e laiciconsacrati. Nelle vicinanze si trovaanche l’unico grande santuario dellaCina dedicato a san Giuseppe.

Our Lady of Grace Ban SishanIl santuario di Ban Sishan, nella pro-vincia di Shan XI, è dedicato alla Ma-donna delle Grazie. Fu costruito nel1897. Dopo la distruzione avvenutadurante la Rivoluzione culturale, ilsantuario fu ricostruito tra il 1986 edil 1989. Fu rifatta anche la strada cheporta verso il tempio, situato sulla ci-ma della montagna. Lungo il percor-so furono aggiunte le 14 Stazioni del-la Via Crucis. La chiesa è stata aper-ta ai fedeli nella solennità dell’As-sunzione della Vergine Maria nel1987. Il santuario è un punto di rife-rimento verso cui convergono tanti

CHIESA NEL MONDO

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sulla montagna di Mo Zi, e videroanche apparire una bellissima signo-ra vestita di bianco. Spontaneamen-te, tutti insieme cominciarono a gri-dare: «È la Madonna, la nostra Ma-dre celeste!». Subito si inginocchia-rono e cominciarono a pregare. Do-po un po’, la Signora vestita di bian-co si levò lentamente tra le nuvole. Ipastori corsero allora al villaggio escoprirono che lì non era nevicato.Subito riferirono al parroco lostraordinario fenomeno di cui eranostati testimoni. Dopo questa vicen-da, un missionario belga decise di co-struire una chiesa per rendere omag-gio alla Madonna. Questo “piccolo”santuario è uno dei più amati dai fe-deli cinesi e accoglie tantissimi pelle-grini non solo cattolici, ma di tutte lereligioni ed etnie.

Madonna del Rosario Fu Jian Quello di Fu-Jian è il più recentesantuario mariano della Cina, co-struito soltanto nel 1993. Si trova incima alla montagna del villaggio diLong Tian, vicino a Fu Zhou, capo-luogo della provincia del Fu Jian: èdedicato a Nostra Signora del Rosa-rio. Oggi in questo luogo sorge il fa-moso “Villaggio del rosario”, com-posto dalla Grotta della Madonna diLourdes, la Casa di ritiro spirituale edi formazione permanente per sa-cerdoti e religiose, la biblioteca, unachiesa, l’edicola della Madonna, delSacro Cuore di Gesù, le statue deisanti Pietro e Paolo e dell’arcangelosan Michele, e la Via Crucis lungo ilsentiero. Nella cappella si tiene l’a-dorazione perpetua del SantissimoSacramento.Questi santuari di cui abbiamo par-lato sono il segno della presenza ma-terna di Maria, come Madre dellaCina e di tutti i popoli. Per la comu-nità cristiana che vive nell’oppres-sione, da quando il partito comunistaha occupato il potere nel 1949, è unsegno di “consolazione e di sicurasperanza”. Ad essi Maria ripete ciòche un giorno disse ai tre pastorellidi Fatima: «Alla fine il mio cuore im-macolato trionferà”.

1. Una panoramica dei principali santuari ma-riani è stata pubblicata nella rivista “Madredi Dio” a firma di Bruno Simonetti nell’ot-tobre del 2008, da cui attingiamo qui le prin-cipali notizie.

Un «fondamentale ambitodella catechesi è la forma-zione di una corretta sensibi-

lità liturgica, nel senso della cono-scenza della liturgia e delle sue esi-genze – il senso del rito, l’anno litur-gico, la forma rituale dei sacramentie i testi eucologici (cioè le preghiere)– e, ancor più, nel senso di apertura alMistero di Dio e di incontro con Cri-sto che in essa, per opera dello Spiri-to attraverso la Chiesa, accade. Unavisione della liturgia solo in prospet-tiva concettuale e didattica va controla sua natura di forma che dà forma,secondo la quale il credente, perve-nuto alla fede, si lascia plasmare ededucare dall’azione liturgica, qualeespressione del culto della Chiesanella sua fontalità sacramentale, sor-gente della vita cristiana. La celebra-

zione, inoltre, con i suoi plurimi lin-guaggi che interpellano il cuore, lamente, i sensi corporei e psichici econ le sue esigenze comunitarie haun grandissimo potenziale educati-vo» (CEI, Incontriamo Gesù, n. 17).

A partire da questi elementi, offertidagli orientamenti nazionali perl’annuncio e la catechesi del 2014, edall’auspicio dei Vescovi italiani inmerito alla loro applicazione, l’Uffi-cio Catechistico Nazionale e l’Uffi-cio Liturgico Nazionale hanno orga-nizzato, per la prima volta, un Con-vegno unitario dei Direttori e Colla-boratori degli Uffici diocesani di Ca-techesi e Liturgia (Salerno, 20-22giugno 2017) con un’attenzione par-ticolare alla fascia dei bambini e deiragazzi, nella prospettiva della loro

PASTORALE

Catechesi e Liturgia – Convegno UCN – ULN

DIALOGOIN DIVENIRE

Un fondamentale ambito della catechesi è la formazione diuna corretta sensibilità liturgica: la “liturgia celebrata” non

è un campo riservato ai liturgisti, ma un “linguaggiooriginario” formativo, con cui si esprime la fede e

l’appartenenza alla Chiesa, l’apertura al Mistero di Dio eall’incontro con Cristo.

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Testimoni 7-8/201716

iniziazione all’azione simbolico-ri-tuale della Chiesa. La prospettivadel Convegno ha riguardato, pertan-to, sia la catechesi sia la liturgia.L’impegno comune nel cantiere del-l’iniziazione cristiana, ha reso piùconsapevoli che la “liturgia celebra-ta” non è un campo riservato ai litur-gisti, ma è anzitutto patrimonio diogni fedele, perché è un “linguaggiooriginario” con cui si esprime l’attodi fede della Chiesa e che la cateche-si senza la liturgia non conduce al-l’incontro con Cristo.

—Nella famiglia e nella Chiesa:bambini e adulti

La riflessione condivisa delle giorna-te di Convegno, è partita dall’ascol-to e dal confronto con una variegatagamma di esperienze, tra le quali:“The Little Angels. Alla Messa con ifanciulli” (Diocesi di Concordia -Pordenone); Iniziazione alla fede deibambini 3-7 anni e dei loro genitori:un progetto catechistico e liturgico(Conferenza Episcopale Francese –Diocesi di Quimper – Léon, Fran-cia); L’iniziazione simbolico-ritualedi bambini e ragazzi con bisognieducativi speciali (Arcidiocesi di Wa-shington, USA).Numerosi e qualificati gli interventidei relatori, che, come un coro a piùvoci, hanno spaziato dall’essere“Plasmati ed educati dall’azione li-turgica - L’orizzonte simbolico ritua-

PASTORALE

le della rivelazione-fede” (Pierange-lo Sequeri) ai Criteri per l’azione li-turgica (Luigi Girardi) e ai Criteriper l’azione catechistica (CarmeloTorcivia), per proseguire con L’azio-ne simbolico-rituale che inizia alla vi-ta della Chiesa (Loris Della Pietra) eLa famiglia introduce i bambini allasimbolica della vita liturgica (ValeriaTrapani). Particolare attenzione èstata data all’integrazione delle variedimensioni della pastorale con Li-turgia e catechesi: un dialogo in dive-nire (Luca Palazzi) e Catechesi, litur-gia e famiglia nella “prima arcata”dell’iniziazione (Morena Baldacci).La ricchezza e la molteplicità deglistimoli e delle idee è diventata con-divisione e proposta nei 16 laborato-ri a tema in cui si sono suddivisi iquasi 400 partecipanti, secondo il lo-ro ambito di interesse.

—Tempo, ritmoe spazio

La Chiesa evangelizza e si evangeliz-za con la bellezza della liturgia. Labellezza non è un fattore decorativodell’azione liturgica; ne è piuttostoelemento costitutivo, in quanto è at-tributo di Dio stesso e della sua rive-lazione. È necessario riscoprire la liturgia co-me tempo, ritmo e spazio da abitareaccettando la sfida di non cedere al-la tentazione della fretta e della fuga.Uno dei limiti con i quali bisogna fa-

re i conti è la scarsaabitudine a rimaneretroppo tempo in unluogo e a dedicaretempo alle cose. Inquesto la liturgia ciaiuta a riscoprire l’im-portanza dei luoghi edi quei tempi lunghi(sebbene non allunga-ti o trascinati) nei qua-li l’arte di chi presiedeaiuta il dosaggio tra si-lenzio e parola, attesae realizzazione. La tra-dizione biblica ci aiutaa comprendere che iluoghi da “abitare”hanno il loro significa-to, attraverso una litur-gia curata e preparata,in quell’equilibrio sa-

piente tra celebrazioni comunitarie,Eucaristia, ascolto della Parola, ado-razione personale e meditazione,preghiera che conservi e manifesti lostupore e il senso del mistero. Forsedovremmo riappropriarci di luoghifisici e spirituali che permettano allaliturgia stessa di “abitare” in manie-ra decorosa e significativa.

—Iniziazione evita ecclesiale

Sono stati evidenziati alcuni aspettifondamentali perché catechesi e li-turgia entrino in dialogo costruttivoe formativo, armonico e rivelativo:«Il tempo è superiore allo spazio (cfr.EG 222-225): abitare il tempo e pre-venire le logiche di una religione diconsumo.L’unità prevale sul conflitto (cfr. EG226-23d): la “comunione nelle diffe-renze” tra convinzioni teoriche econvenzioni rituali, per maturare ge-sti comuni e preghiera condivisa. La realtà è più importante dell’idea(cfr. EG 231-233): “istituiti” dallaforma, “istruiti” dai contenuti. Il tutto è superiore alla parte (cfr. EG234-237): fare simbolo per prendereparte al Mistero. E sentirsi “parte”più che spiegare “le parti” di una ce-lebrazione». ((L. Della Pietra)«La celebrazione rituale del misterosacro stabilisce e rinsalda le condi-zioni cognitive e pratiche di unapromettente relazione con Dio (in-cluso l’ascolto della Parola che ge-nera sapienza e l’esperienza di pros-simità che genera legami). È neces-sario recuperare il riconoscimentodella centralità del rito, fino allareimpostazione corretta del rappor-to tra teologia e antropologia». (P.Sequeri)Il nostro consenso al farsi incontrosimbolico di Dio ha la forma dellafede, dell’affidamento libero. Pro-prio per il fatto di essere intessuto disimboli (parole, gesti, oggetti, suoni,spazi…) il rito è il modo privilegiatocon cui attuare in maniera simbolical’apertura dell’uomo alla verità. Nelrito, simbolicamente, la Verità si ma-nifesta offrendosi all’uomo e ren-dendo possibile il suo consenso; il ri-to è un momento sintetico in cui Ri-velazione e fede si incontrano, l’unasvelandosi e l’altra attuandosi.

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Testimoni 7-8/2017 17

—Criteriper l’azione catechistica

Quanto detto è decisivo anche per lepratiche pedagogico-educative cuisiamo abituati, che partono dall’ideache prima le cose dobbiamo saperle,dobbiamo capirle, poi le possiamofare. Un esempio è la catechesi ai sa-cramenti: non si arriva semplicemen-te al sacramento, ma dal sacramentosi parte. Prima lo si celebra e poi losi capisce. La liturgia è per naturainiziatica: essa lega in una stessaazione riti, parole, gesti. Rende pos-sibile esperienze di grazia e di gioia.Per essa, Dio si fa intimo nel cuore.Non vi può essere catechesi senzaquesta esperienza fondatrice della li-turgia. Dai sacramenti, e dalla litur-gia in generale, la catechesi appren-de un agire rivelativo di Dio che pas-sa attraverso la forza simbolica dellamateria ripresentata nel rito. Non si“apprende” quindi Cristo solamenteattraverso un insegnamento, verbaleo scritto, oppure attraverso la testi-monianza, ma anche attraverso laforza simbolica e iniziatica dei ritidella liturgia. Ben vengano pertantotutte quelle sperimentazioni di cate-chesi che sono pensate a partire dal-la dimensione simbolico-rituale eche pongono al centro l’evento sa-cramentale come evento rivelativo. «L’atto catechistico non è nell’ordi-ne della “dottrina”, quasi una picco-la summa della teologia. La necessa-ria competenza teologica del cate-chista è in ordine alla comprensionee alla scelta di precisi modelli teolo-gici in vista dell’assunzione della vi-sione di Dio, della visione di uomo,della visione di Chiesa, della visionedi salvezza.L’atto catechistico non è nell’ordinedella pedagogia e della didattica. Lanecessaria competenza pedagogica edidattica del catechista è in ordinealla comprensione e scelta di precisimodelli pedagogici e didattici da as-sumere in vista della comunicazionedella fede. Bisogna poi distinguerenettamente i simboli da tutta quella“ricca” e insipiente ricerca e costru-zione di “segni”, molto presente ne-gli itinerari catechistici e liturgici.Questi ultimi sono la morte dei sim-boli e abitano solo l’effimero emoti-vo». (C. Torcivia)

PASTORALE

lità familiare...), ma quella liturgica èla forma istituzionale e istitutiva del-la fede celebrata». (L. Girardi)Nel rinnovamento dell’iniziazionecristiana, nel dialogo in divenire tracatechesi e liturgia, nella fatica di “ri-collocarsi” nel contesto socio-storicoodierno, ci sono potenzialità da ren-dere feconde, diversità da riconosce-re e armonizzare, c’è una vigilanzada tenere attiva per rimanere fedelial vangelo e per non perdere le di-mensioni del mistero e del sacro nel-l’orizzonte simbolico-rituale della ri-velazione-fede.

Anna Maria Gellini

—Criteriper l’azione liturgica

L’azione rituale condivisa crea unitàe senso di appartenenza. La liturgia èil “luogo” offerto perché tutti conver-gano e si riconoscano parte dellaChiesa: non si devono creare spazidelimitati e alternativi che non sianodestinati a sfociare nella “grande co-munità”. È decisivo che la comunitàintera maturi la capacità di compiere“sinceramente” i gesti liturgici dellafede, e con i più “piccoli nella fede”,rispettando la loro capacità di crede-re e i loro limiti. La liturgia è azionedella Chiesa: introdurre anche i bam-bini alla liturgia signi-fica introdurre allaChiesa che celebra.I gesti liturgici non so-no “strumenti” peresprimere la fede, maanzitutto sono la sua“forma ecclesiale”,che viene trasmessaperché “prenda for-ma” il nostro esserecredenti. Nella litur-gia, attraverso l’agiresimbolico- rituale, nonsi parla di Dio, ma siparla (o meglio, si ri-sponde) a Dio. Vi sonoaltre forme di linguag-gio simbolico-ritualedella fede (vedi l’am-bito della religiositàpopolare, della ritua-

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Il maestroscomodo

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18 Testimoni 7-8/2017

In Francia li chiamano “Cher-cheurs spirituels”, cercatori spiri-tuali. Sono donne e uomini, im-

pegnati nella ricerca e in un cammi-no spirituale, sia all’interno delletradizioni a cui appartengono, sia aldi fuori di ogni comunità di apparte-nenza. Sono numerosi. I risultatiinattesi di un’inchiesta effettuata suquesta galassia eterogenea hannocostituito una sorpresa anche per imembri dell’Osservatorio delle nuo-ve credenze, un organismo creatodalla Conferenza dei vescovi france-si, nella primavera del 2013, in senoal Consiglio per le relazioni interre-ligiose e le nuove correnti religiose. A partire da questa inchiesta, con-dotta dal Gruppo di studio per le ri-cerche e le pratiche spirituali emer-genti (GERSPE), collegata con l’u-niversità di Strasburgo, Philippe LeVallois – laico responsabile dal 2013dell’Osservatorio, e delegato della

pastorale delle nuove credenze e de-rive settarie per la diocesi di Stra-sburgo, ha pubblicato un articolo dicommento, inserito in un dossier in-titolato Ricerche spirituali oggi dellarivista Spiritus (marzo 2017), giun-gendo a tre particolari conclusioni:anzitutto che i cercatori spiritualiesistono realmente; sono personeche hanno qualcosa da dirci sui cam-biamenti riguardanti oggi il mondo,la religione e l’individuo, di cui nonabbiamo sempre la piena coscienza;il paesaggio religioso entro cui simuovono ed evolvono interpella inmodo particolare la nostra Chiesa.

—I cercatorispirituali esistono

L’inchiesta del GERPSE, è scrittonella prefazione, «è la più vasta mairealizzata per comprendere le aspi-razioni spirituali d’oggi». Erano sta-

PASTORALE

Un’inchiesta che ci interpella

I “CERCATORISPIRITUALI”

È un fenomeno poco conosciuto, ma piuttosto ampio. Sitratta di persone sincere, che intendono vivere la loro

ricerca liberamente, lontani da ogni istituzione e da ogniforma autoritaria. Questi cercatori interpellano la Chiesa, isuoi metodi pastorali e la visione che essa dà di se stessa.

te invitate a rispondere al questiona-rio 50.078 persone di 24 centri spiri-tuali confessionali e non confessio-nali, all’interno dei quali avevanopreso parte a delle sessioni durantegli ultimi cinque anni. La prima cosa che risalta dall’analisidelle domande filtro proposte è chel’interesse di questi cercatori è vera-mente di ordine spirituale. Lo dico-no esplicitamente il loro modo diporsi rispetto agli altri registri qualila terapeutica; inoltre il loro svilup-po personale e religioso e la perce-zione estremamente chiara che han-no delle condizioni, degli ostacoli epericoli del cammino spirituale. Lorivelano anche le loro pratiche. Al difuori delle sessioni, degli stage e cor-si di formazione – regolari e fre-quenti – che frequentano, essi conti-nuano a coltivare con costanza delleforme di arricchimento personale espirituale, come preghiera, medita-zione, partecipazione a un gruppo,accompagnamento, lettura.

—Principalicaratteristiche

L’essenziale per questi cercatori spi-rituali consiste in un cammino di in-teriorità, nella persuasione che tuttosi gioca a questo livello: crescere,progredire, divenire sono le loro pa-role chiave. Sono “persone in cam-mino”, dei “pellegrini” che operanosu se stessi per favorire un lavoriointeriore. Si muovono per acquisireuna maggiore chiarezza, compren-sione e profondità. Conoscono gliostacoli e i pericoli – interiori edesteriori – che possono incontrarenel cammino, ma li considerano co-me qualcosa che fa parte di ogni per-corso umano. Tutto ciò che attraver-sano li rende più responsabili. Il loroè un impegno che abbraccia tuttol’essere: corpo, anima psichica e spi-rito. Aspirano a sviluppare l’interapersona, convinti che tutto è collega-to, connesso in sé e con l’ambienteumano e terrestre. A loro parere,non è possibile alcun cambiamentosenza un mutamento profondo di sestessi. Se tutti si sentono impegnati in uncammino spirituale di Amore e diPace, molti – più della metà secondol’inchiesta – rifiutano tuttavia ogni

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dimensione religiosa e ogni legamecon una religione stabilita. Semprein ricerca, sempre in cammino, maiarrivati, li incuriosisce tutto ciò chein loro e attorno a loro espande e li-bera l’umano e il divino. Si caratte-rizzano per un atteggiamento diapertura, in particolare verso le altrespiritualità. Per questo, i loro riferi-menti sono molteplici, frutto di par-tecipazioni e sperimentazioni diver-se, vissute come illuminazioni e ar-ricchimenti.

—Il mondo, la religionee l’individuo sono cambiati

Nel giro di alcuni decenni il mondoè profondamente cambiato. È un fe-nomeno che continua sotto i nostriocchi e implica un nuovo mondo,nuove società, un nuovo paesaggioreligioso, un nuovo individuo. È il se-condo importante aspetto che l’in-chiesta mette in risalto.

Un individuo emancipato

Il cercatore spirituale è un individuocontemporaneo. Ciò significa che sisente padrone della propria vita. Ri-flette, legge, confronta, vuole capire.Ciò a cui aspira è il proprio benesse-re, il proprio sviluppo, la propria rea-lizzazione. I suoi primi consiglieriper accedervi sono il corpo, le emo-zioni, i sentimenti. Di qui l’importan-za centrale attribuita all’esperienzapersonale, quale veicolo di cono-scenza e conferma di una certezza.Le affermazioni teoriche e le dottri-ne non valgono per se stesse, ma per-ché l’individuo le ha esperimentatecome giuste e le ha comprese. Que-sto individuo “autoreferenziale” sipreoccupa delle sue scelte e dellasua libertà. Non sente più il bisognodi essere inquadrato entro istituzio-ni pesanti, stabili che gli offrano uncanovaccio di pensiero e di azione. Èun individuo emancipato e si tienevolutamente a distanza dalle orga-nizzazioni, istituzioni e autorità – leverticalità – che potrebbero tenerloassoggettato. Il suo atteggiamento sitraduce in partecipazioni piuttostoche in appartenenze. Egli tende adabbandonare le mediazioni e gli in-termediari, soprattutto se gli sem-brano non essere all’altezza del lorocompito.

Individualizzazione del fattoreligioso

Il nuovo religioso si rifà all’indivi-duo, alla soggettività, all’esperienza,all’emozione, agli affetti più che al-l’autorità di una tradizione ereditata.I due generi di ricerca interiore mag-giormente citati nell’inchiesta sonole pratiche corporali e corroboranti(63%), e la meditazione ( 59%). Alterzo posto vengono le attività arti-stiche di vario genere (47%). Tratti fondamentali e caratteristicidel nuovo uomo religioso sono an-che la valorizzazione dell’autono-mia personale, una concezione cen-trata sull’umano e la realizzazione disé nella vita presente. L’individuo or-mai ritiene di poter scegliere anche ilmodo di credere e il contenuto di ciòche crede. La verità religiosa non sipresenta più come un dato ricevuto,ma come il frutto di una ricerca. Ilcardine che regola la verità passadalle autorità religiose all’individuostesso.Nella misura in cui la realizzazionedi sé diviene primaria, ciò che contanon è tanto il fatto che una creden-za sia reale o no, vera o falsa, ma ciòche essa può apportare in termini dibenessere, di felicità, di aiuto nelledifficoltà e nella soluzione dei pro-blemi personali incontrati. In questomodo, le frontiere tra fatto religioso,salute, benessere, psicologia... diven-tano porose. Se si aggiunge che “tut-to ciò che nelle nostre società seco-larizzate interpella l’uomo circa ilsuo destino, tutto ciò che parla alcuore degli uomini e delle donne, og-gi, riveste questa qualità del sacro”,allora si può facilmente comprende-re che le categorie abituali della cre-denza religiosa sono battute in brec-

cia. Da ciò deriva la diffidenza versouna proposta religiosa, e più ancoraspirituale o sapienziale, e verso tuttociò che è religiosamente autoritario,collettivo o dominante.

Secolarizzazione e pluralismoreligioso

In questi ultimi decenni, in Francia –ma lo stesso si può dire anche per al-tre aree del mondo occidentale – ilcattolicesimo, “da religione dellagrande maggioranza dei cittadini” èdiventata una religione fra le altre;non è più il polo unificante dei valo-ri, delle opinioni e dei comporta-menti. La secolarizzazione combina-ta con la laicizzazione istituzionalene ha determinato il crollo in quan-to compendio del tessuto sociale eistituzione infallibile e unica dellasalvezza.E dall’ultimo quarto del secolo scor-so si è imposto anche un altro feno-meno socioculturale, legato a unanuova tappa del processo di mondia-lizzazione: il pluralismo nel camporeligioso e l’allargarsi della propostareligiosa. Questo fenomeno è all’ori-

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gine della rottura dei legami tra lereligioni e le loro culture, le colletti-vità e gli spazi tradizionali. Il plura-lismo religioso suscita problemi, at-teggiamenti e comportamenti nuovi.È la porta aperta al confronto, allascelta, alla relativizzazione attraver-so un “mercato” in cui si giocano or-mai lotte e competizioni, confronti etensioni, sia sul piano generale sia suquello di ciascuna tradizione. In questo modo, sottolinea la rivistaSpiritus, la modernità ha contribuitoa introdurre una dinamica impres-sionante di cambiamento: dispersio-ne delle credenze, mobilità delle ap-partenenze, fluidità delle identifica-zioni, instabilità dei raggruppamenticomunitari. Non è più questione ditramonto o ritorno del fatto religio-so, ma del suo cambiamento.

—Quali insegnamentiper la Chiesa?

Per i cercatori spirituali, e molti no-stri contemporanei, la chiesa cattoli-ca è ostacolata da seri handicap. Ilcattolicesimo, infatti, si presenta co-me una religione internazionale coni suoi chierici, i suoi dogmi, la sua ge-rarchia; come un’istituzione pesante,un modello di verticalità e di unifor-mità, un esempio in termini di auto-rità di funzione e di intransigenza.Sono tutti termini che contrastanocon ciò che attira questi cercatori.Inoltre, il cattolicesimo trasmette disé delle immagini offuscate attraver-so varie realtà: la sua storia, in parti-colare certi episodi violenti e doloro-si, ma anche la sua collusione con ipoteri, le sue compromissioni. L’im-pressione che ha dato, e che a voltedà ancora, è fatta di sufficienza, pre-sunzione, superiorità; di voler esserel’autostrada, il centro, la verità, il me-nu... in un mondo di individui “fuoristrada”, alle “periferie”, che credono“a la carte”, che sono religiosamentedei “senza dimora”.Inoltre suscita diffidenza dei cerca-tori e dei contemporanei lo sguardoche il cattolicesimo ha avuto – e chea volte ha ancora – sull’individuopeccatore, la sua soggettività, il suocorpo, i suoi sensi, le sue emozioni, ein senso più ampio, sul mondo per-verso con tutto ciò che ne deriva.Come non bastasse, molte disposi-

PASTORALE

zioni e proposte della Chiesa cattoli-ca – celebrazioni liturgiche, forma-zioni intellettuali, percorsi catecheti-ci e sacramentali – non rispondonopiù alle aspirazioni contemporanee esono percepite come non significati-ve. Alcuni cercatori spirituali ag-giungono anche il contrasto che essiavvertono tra la persona di Gesù,l’accoglienza che egli riservava a tut-te e a tutti, e i discorsi e gli atteggia-menti di certi rappresentanti dellachiesa cattolica.

—L’immenso atoutdella Chiesa

Per i cercatori spirituali, l’atout dellaChiesa non sta nella sua lunga storia,e nemmeno nella sua esperienzamultisecolare; non sta neanche neisuoi tesori liturgici teologici che cer-ti ecclesiastici amano mettere avan-ti. Il suo grande asso vincente è Co-lui che la fonda. Il Dio trino, “Coluiche, essendo comunione di Amore”,non esiste che nell’atto di donarsi”;è il mistero del Figlio “Via”, “Verità”e “Vita”. Consiste nella sua identitàin quanto “comunità spirituale” (Lu-men gentium 8). Il discorso teologicoafferma che, a partire dalla Scrittura,Dio è amore e che la carità è la pa-rola prima e ultima di tutto. È suquesta affermazione che riposa ilprodigioso edificio dogmatico, cultu-rale e istituzionale che si chiama cri-stianesimo, elaborato a partire dal-l’evento Gesù di Na-zaret e dall’esperienzadei suoi discepoli. SeDio è amore, egli nonpuò essere che amore.La Chiesa deve pro-porre e contribuire arivelare questo amore,e invitare a farne l’e-sperienza. È proprioqui che è attesa laChiesa cattolica, comesono attese qui anchele altre Chiese nel loroinsieme: offrire i mez-zi per fare l’esperienzadell’amore, della mise-ricordia, senza atten-dersi nulla di ritorno.Invitare a percorrereil cammino che condu-ce verso questo Amo-

re al cuore di sé (Gaudium et spes16). Le chiese dispongono a questoscopo delle risorse di innumerevolitestimoni, santi, persone spirituali emistici.L’incontro con i cercatori, scrive larivista Spiritus, siano essi credenticristiani, cattolici praticanti o lonta-ni dal cristianesimo, suscita necessa-riamente nuovi problemi pastorali: èun invito per la Chiesa a ridurre ledistanze tra il tesoro di cui è deposi-taria e ciò che dice, vive e manifesta;un invito a ridurre le distanze tra sestessa e questi cercatori che aspiranoall’essenziale... Ci sono oggi dei cercatori spirituali ealtre persone che, nel paesaggio reli-gioso contemporaneo, si volgonoverso ciò che appare loro autentico ecapace di nutrirli; vanno a abbeve-rarsi alle sorgenti che si manifestanoai loro occhi. La ricerca di questi cercatori spiri-tuali non è rivolta in primo luogo aun’appartenenza, a verità da crede-re, a rituali, cerimonie e a un’istitu-zione che ha attraversato i tempidando buona prova di sé; e nemme-no a dei punti di riferimento, a dellecertezze e a dei paradigmi. Essi cer-cano piuttosto un di più di essere, deitestimoni coerenti di vita interiore,dei compagni di strada. Desideranoessere risvegliati e nutriti nel più in-timo di sé. Di qui la domanda: qualiproposte fa la nostra Chiesa per es-sere più vicina a queste diverse ricer-

EDB

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che e aspirazioni? Come sostiene eaccompagna le iniziative che vengo-no prese in questo senso?La chiesa cattolica è consapevoleche la sua storia, la sua immagine eciò che essa dà a vedere – ancora og-gi – non sono in totale armonia conquello che annuncia? Comprendeche l’immagine che ha di sé non cor-risponde necessariamente a quellache viene percepita? Come rime-diarvi e fare in modo che l’evangeliz-zazione si presenti realmente comeuna buona notizia per colui o colei acui viene proposta?I cercatori spirituali, conclude Spiri-tus, costituiscono una sorpresa permolti. Lo sono anche per la chiesacattolica per l’inadeguatezza di mol-ti suoi dispositivi pastorali nei ri-guardi delle loro aspirazioni e attese.Di fronte al calo di tutti gli indici delcattolicesimo che ha rappresentatola nostra infanzia e quella dei nostrigenitori, siamo legittimamente in-quieti. Forse auspichiamo, costi quel-lo che costi, di riprodurre e prolun-gare ciò che abbiamo sempre cono-sciuto, magari in forme rinnovate,eventualmente con dei ministri ve-nuti da fuori. I nostri sguardi si vol-gono gelosamente verso le chiesepiene dell’Africa, America latina eAsia... Dimentichiamo che ciò cheabbiamo conosciuto è un modello le-gato a un certo contesto storico... Inostri contemporanei, tra i quali icercatori spirituali, non sono attiratidalle espressioni più vistose del cat-tolicesimo ereditato. Hanno sete digustare ciò che lo fonda. Ora, è commovente scoprire che laChiesa cattolica, attraverso i testi delmagistero degli ultimi decenni si èdata dei mezzi per vedere questi cer-catori, capirli, andare loro incontro eservirli. Secondo un’espressione deiPadri del Vaticano II (Gaudium etspes 24,4), noi abbiamo la certezzache lo “Spirito di Dio... è presente inquesta evoluzione” che da parte lo-ro manifestano questi cercatori. Èun’evoluzione che riguarda anche ilfuturo della vita cristiana e della no-stra Chiesa; una Chiesa invitata daquesti ricercatori a diventare semprepiù ciò che costituisce la sua essenza:quella spirituale.

A.D.

Post-verità è una parola nuova,che nel 2016 è stata dichiarata“parola dell’anno” e introdot-

ta negli Oxford Dictionnaires. Non èd’immediata comprensione, almenoper i comuni mortali e deve esserespiegata. Il celebre Dizionario spiegain inglese, ambito in cui essa è nata,che era inizialmente un aggettivo(post-truth world), ma che nelle tra-duzioni è diventato presto un sostan-tivo, il “mondo post-verità” e quindila post-verità, per dire un mondo «nelquale i fatti oggettivi hanno menoimportanza o influenza nel formarsidell’opinione pubblica del ricorso al-le emozioni e alle credenze persona-li». Questa è la spiegazione data dalfamoso dizionario di Oxford. Un giornalista francese, Pierre Ha-ski, sulla rivista l’Osb del 14 settem-bre 2016, l’ha definita più prosaica-

mente «la pericolosa tendenza delledemocrazie occidentali a non crede-re più ai fatti nel dibattito politico,bensì alle menzogne pronunciate intono sicuro». E cita l’esempio dellacampagna referendaria per l’uscitadall’Unione Europea del RegnoUnito nella quale si è sostenuto cheLondra versava all’Unione Europea350 milioni di sterline alla settimana,una cifra che con Brexit avrebbe po-tuto essere investita nel servizio sa-nitario nazionale. L’affermazioneera chiaramente falsa, ma una voltascritta sugli autobus britannici è di-ventata …credibile. E c’è da credereche molti non solo abbiano credutoa questa favola, ma non si siano nep-pure data la pena di verificarne laveridicità. Di questo genere di men-zogne è stata piena anche la campa-gna elettorale di Donald Trump.

QUESTIONI SOCIALI

Un fenomeno che non può lasciarci indifferenti

UNA NUOVA SFIDA …LA POST-VERITÀ

La post-verità è un fenomeno che si sta pericolosamentediffondendo e che non si può assolutamente sottovalutareper le sue conseguenze. Essa destabilizza e destruttura il

mondo della socialità ordinaria e insieme ci interpella,anche se non vediamo ancora dove essa ci stia portando.

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QUESTIONI SOCIALI

—La serietàdella posta in gioco

A ben vedere, non si tratta neppuredi un fatto nuovo in sé: le campagneelettorali sono state sempre un cam-po fertile di bugie e di promesse fal-se. Tuttavia l’emergere ora di questotermine segnala una questione scot-tante della cultura contemporaneadove la verità legata ai fatti oggetti-vi è diventata secondaria rispetto al-le informazioni messe in circolazio-ne sui social media. Fino a qualchetempo fa le notizie diffuse dai mediagarantivano una certa obiettivitànella narrazione condivisa deglieventi, sempre fondata su qualcosala cui “realtà” appariva incontrover-tibile. Oggi invece milioni di utentidei social networks (Facebook, Twit-ter, YouTube, Instagram ecc.) ricevo-no informazioni messe a punto perloro da piattaforme news e da miste-riosi algoritmi che filtrano le infor-mazioni per offrirle a utenti che cer-cano in esse conferma di quello cheessi già pensano essere la verità.Vengono così diffuse verità di como-do, verità non solo politicamentescorrette, ma anche palesemente fal-se che servono a screditare un avver-sario, un individuo o un gruppo, sen-za che questo susciti alcuna reazionecollettiva o provochi delle conse-guenze legali. Queste “fake news”, così sono chia-mate le notizie false o taroccate oltrele “bufale”, relative ad affari perso-nali, ma anche notizie del mondoscientifico, medico, della ricerca, chesono rilanciate a loro volta sui socialmedia e si diffondono così in modoestremamente rapido e capillare, in-torbidano le acque e minano l’atten-dibilità dell’informazione. Di questefake news fanno le spese le star del-lo spettacolo, della politica e i lorofamigliari (grande scalpore ha fattol’attacco a un congiunto della Presi-dente della Camera italiana) ma an-che semplici cittadini ai quali qual-cuno, con intenzioni poco confessa-bili, tira questo genere di scherzi (laparola è un eufemismo!), senzapreoccuparsi delle conseguenze nédi smentire la falsità pubblicata nep-pure quando la cosa si mostra pale-semente falsa. Queste informazioni false fanno par-

te dei prodotti negativi del mondodigitale, espressione di quel «cam-biamento antropologico che ha ef-fetti sulla concezione del tempo edello spazio, sulla percezione di sé edegli altri e del mondo, sul modo dicomunicare, di apprendere e diinformarsi», come ha scritto Giaco-mo Costa sj in Aggiornamenti socia-li di febbraio 2017. Esperti di psico-logia e sociologia l’avevano prean-nunciato da tempo ormai, ma ora neabbiamo segni concreti e percepibi-li. La post-verità è un fenomeno chenon si può assolutamente sottovalu-tare per le sue conseguenze. Essa de-stabilizza e destruttura il mondo del-la socialità ordinaria e insieme ci in-terpella, anche se non vediamo an-cora dove essa ci stia portando. Cer-tamente investe il mondo politico edemocratico, al punto che FrancisFukuyama, noto politologo statuni-tense, l’ha dichiarata un pericolo perla democrazia. Destabilizza la so-cietà perché la post-verità mina allabase quella fiducia spontanea chesostiene le relazioni ordinarie dellasocietà. Interpella le istituzioni pub-bliche che dovrebbero salvaguarda-re l’oggettività e la credibilità delleinformazioni, ma non hanno stru-menti idonei per farlo, e mettono instato di allerta lo stesso mondo del-l’informazione che ne esce scredita-to e, infine, ma non ultimo, fa riflet-tere chi si occupa dell’educazionedei giovani e del futuro della nostrasocietà. Non c’è bisogno di mettere in discus-sione l’uso dei mezzi d’informazionee comunicazione (smartphone, i-pade social media e quant’altro) oggidiffusi e, per molti aspetti, benefici eormai necessari. La loro importanzanon si può negare. Sono stati lo stru-mento che ha allargato e reso effica-ce il dissenso politico là dove i regi-mi autoritari impedivano le manife-stazioni di massa, come nel caso del-le “primavere arabe”. Non si puòsottovalutare l’importanza di questistrumenti fintanto che essi servonoalla verità. Ma quando i socialnetwork sono usati per diffonderecon rapidità e capillarità fake newsche sono autentiche calunnie o pro-vocazioni al crimine, allora non sipuò non reagire in nome della ve-rità, del rispetto dovuto alla dignità

della persona umana e anche in dife-sa di questi strumenti preziosi e utiliche vengono altrimenti demonizzatie squalificati.

—Alla ricercadi qualche rimedio

Dato che il fenomeno si sta perico-losamente diffondendo, la stampa, igiornali e le riviste incominciano aparlarne, a mostrarne le conseguen-ze e a cercare di individuare qualchepossibile rimedio, specialmente do-ve mettono in pericolo la democra-zia che ha nell’informazione uno deipunti di forza. Forse è una esagera-zione. Più semplicemente però vadetto che questo degrado dell’infor-mazione mette in pericolo la possi-bilità dell’informazione oggettiva,ma anche quella di stabilire relazio-ni e un vero dialogo tra le persone ei gruppi. Bisognerà quindi prenderele giuste difese con strumenti di fact-checking per la verifica dei fatti. Sicapisce che ci sia chi invoca una leg-ge che tuteli l’informazione correttae reprima questo genere di fatti, op-pure chi domanda un tribunale o co-munque degli organismi che verifi-chino, selezionino e giudichino leinformazioni. Lo scorso febbraio aTrieste si sono riuniti oltre mille tragiornalisti, manager, docenti e co-municatori per riflettere sugli stilidella comunicazione e hanno elabo-rato «un progetto collettivo chiama-to “Parole o Stili” per far rifletteresull’influsso delle parole nella so-cietà e sull’importanza di sceglierlecon cura negli anni di tante bufale,di contenuti offensivi e discrimina-tori (hate speech), di provocazioni eaccuse infondate» (F. Ochetta in LaCiviltà Cattolica n. 4005). Anchel’Ethical Journalism Network ha sti-lato una serie di suggerimenti perarginare le Fake news. Sulla stessa li-nea in Italia è stata depositata inParlamento una proposta di leggeper salvaguardarsi dalle informazio-ni false. Tutte queste proposte e iniziative so-no certamente lodevoli, ma c’è da te-mere che difficilmente porterannodei risultati decisivi. Quello di cui c’èurgente bisogno è di educare la gen-te alla specificità dei news media e

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TestimoniESERCIZI SPIRITUALI per RELIGIOSE E CONSACRATE

� 23-28 lug: p. Raffaele Pragliola,C.P. “Gli incontri con Gesù nelvangelo” SEDE: Eremo di Petrella “Cenacolo SanLorenzo”, Loc. Petrella Superiore –47012 Civitella di Romagna (FC); cell.3471389538; e-mail:[email protected]

� 23-29 lug: p. Ernesto Della Corte“Vangelo e consacrazione” SEDE: Cenacolo Sorelle Faioli, Suoredell’Immacolata di S.Chiara, Via S.Chiara,3 – 8609 Pesche (IS); tel. e fax0865.460446; e-mail:[email protected]

� 23-29 lug: p. Luigi Piccolo, OMD“Maria, Libro del Verbo, regoladella vita consacrata” SEDE: “Casa S. Cuore” Via VecchiaFiuggi, 127 – 03014 Fiuggi (FR); tel.0775.515127 – fax 0775.515194;e-mail: [email protected] –www.casadelsacrocuore.it

� 23-29 lug: don Waldemar Longo“La chiamata” SEDE: Casa di spiritualità Abbazia diMaguzzano, Via Maguzzano, 6 –25017 Maguzzano di Lonato (BS); tel.0309.130182 – fax. 0309.913871;e-mail: [email protected]– www.abbaziadimaguzzano.it

� 23-29 lug: fr. Massimo Fusarelli,ofm “Un itinerario di vita e disequela con il Salmo 117” SEDE: Casa di spiritualità deiSantuari Antoniani, Via S. Antonio, 2– 35012 Camposampiero (PD); tel049.9303003 – fax 049.9316631;e-mail: [email protected]– www.vedoilmiosignore.it

� 23-29 lug: don Elio Mo “Lasantità” SEDE: Santuario S.Ignazio, ViaSantuario – 10070 Pessinetto (TO);

cell. 377.9656069; e-mail:[email protected] –www.santuariosantignazio.it

� 24-29 lug: p. Luigi Gaetani “Lavita consacrata nell’unionesponsale di Cristo con la Chiesa” SEDE: Oasi Santa Maria, Via perMercadante, km 2 – 70020 Cassanodelle Murge (BA); tel. 080.764446 –fax 080.764473

� 24-31 lug: p. Livio Pagani, CP“Cristo ci ha liberati per vivere dafigli” (Gal 5,1; Rm 8,15) SEDE: Casa di spiritualità “VillaMoretta”, Via Moretta di Sotto, 1 –38057 Pergine Valsugana (TN); tel.0461.531366 – fax 0461.531189; e-mail:[email protected] www.villamoretta.it

� 24 lug-1 ago: don Dino Capra“Maria!...Rabbunì!...Ho visto ilSignore!” Lectio divina con ilvangelo di Giovanni SEDE: Eremo di Montecastello, LocalitàMontecastello – 25080 Tignale (BS);tel. 0365.760255 – fax 0365.760055;www.montecastello.org

� 26 lug-2 ago: p. FabrizioCristarella, monaco di Ruviano “ISalmi, sentiero aperto a Dio”SEDE: Centro di Spiritualità “BarbaraMicarelli”, Via Patrono d’Italia, 5/E –06081 Assisi – Santa Maria degliAngeli (PG); tel. 075.8043976 – fax075.8040750; e-mail:[email protected]

� 29 lug-4 ago: p. Pierluigi Mirra“Dall’incontro alla sequela con laforza dello Spirito Santo”SEDE: Casa di Esercizi“S.Giuseppe”,Via Santa Barbara, 6 – 71013 S.Giovanni Rotondo (FG); tel.0882.454177 – fax 0882.454390; e-mail:[email protected]

� 30 lug-5 ago: p. Giuseppe Galassi“Il cammino spirituale nel percorsodella formazione” SEDE: Cenacolo Sorelle Faioli, Suoredell’Immacolata di S. Chiara, Via S.Chiara,3 – 8609 Pesche (IS); tel. e fax0865.460446; e-mail:[email protected]

� 30 lug-5 ago: p. Nicola Sozzi,O.C.D. “Egli vi battezzerà inSpirito Santo e fuoco”SEDE: “Casa S. Cuore” Via VecchiaFiuggi, 127 – 03014 Fiuggi (FR); tel.0775.515127 – fax 0775.515194;e-mail: [email protected] –www.casadelsacrocuore.it

� 31 lug-4 ago: don LeonardoMastronardi “Questo è il suocomandamento …” (1 Gv 3,23) SEDE: Oasi Sacro Cuore di Gesù inS.Maria dell’Isola, contrada Bari, 24 –70014 Conversano (BA) tel e fax080.4954924; e-mail:[email protected] –www.oasisacrocuore.com

� 6-12 ago: p. Adam Wojcikowski,osj “Testimoni della fede nelvangelo di Giovanni” SEDE: Getsemani di Paestum Oblati diSan Giuseppe, Via Getsemani, 6 –84047 Capaccio (SA); tel.0828.725019 – fax 0828.723546;e-mail: [email protected] –www.getsemanidipaestum.org

� 6-12 ago: p. Roberto Zambolin,MSC “Rievangelizzare la vitaconsacrata? Percorsi di vitaspirituale per essere piùsignificativi”SEDE: “Casa S. Cuore” Via VecchiaFiuggi, 127 – 03014 Fiuggi (FR); tel.0775.515127 – fax 0775.515194;e-mail: [email protected] –www.casadelsacrocuore.it

insertostaccabile

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� 10-16 ago: p. Nicola Zuin, ofmconv “Venire verso la luce.Dall’attesa all’incontro,dall’incontro alla liberazione” (Gv3,21) SEDE: Eremo della Trinità, SuoreFrancescane Missionarie di Assisi, ViaPadre Pio, 2 – 06081 Assisi (PG); tel.e fax 075.813283; 339.4589196 /329.0845806; e-mail:[email protected]

� 12-18 ago: p. Ubaldo Terrinoni“Alla sequela di Gesù con ilVangelo di Marco” SEDE: Casa di Esercizi San GiuseppeSuore dell’Immacolata di SantaChiara, Via Santa Barbara, 6 – 71013S.Giovanni Rotondo (FG); tel.0882.454177 – fax 0882.454390; e-mail:[email protected]

� 20-26 ago: p. Giuseppe Galassi,OSM “Abitare la casa di vitaconsacrata”SEDE: “Casa S. Cuore” Via Vecchia

Fiuggi, 127 – 03014 Fiuggi (FR); tel.0775.515127 – fax 0775.515194;e-mail: [email protected] –www.casadelsacrocuore.it

� 27 ago-2 sett: mons. MarioRollando “Il discepolato secondo ildiscorso della montagna” SEDE: Opera Madonnina del Grappa –Centro di spiritualità, Piazza PadreEnrico Mauri, 1 – 16039 SestriLevante (GE); tel.0185. 457131; e-mail:[email protected]

� 1-7 sett: don MassimilianoParrella “La chiamata” SEDE: Casa di spiritualità Abbazia diMaguzzano, Via Maguzzano, 6 –25017 Maguzzano di Lonato (BS); tel.0309.130182 – fax. 0309.913871;e-mail: [email protected]– www.abbaziadimaguzzano.it

� 17-23 sett: p. Lorenzo Gilardi, sj“Gesù e le donne. Seguire il

Signore nella vita quotidiana”SEDE: Monastero S.Croce, Via S.Croce,30 – 19030 Bocca di Magra (SP); tel.0187.60911 fax 0187.6091333 e-mail:[email protected] –www.monasterosantacroce.it

� 24-30 sett: p. Leone Masnata, C.P.“La vita consacrata nella vita dellaChiesa ”SEDE: Casa Esercizi Spirituali “SsGiovanni e Paolo” Passionisti, PiazzaSS. Giovanni e Paolo, 13 – 00184ROMA; tel. 06.772711 – fax06.77271367; e-mail: [email protected] – www.esercizidelcelio.org

� 27 sett-6 ott: p. Lorenzo Gilardi,sj “Introduzione al discernimentodegli spiriti. Esercizi spiritualiignaziani” SEDE: Villa San Giuseppe, Via di SanLuca, 24 40135 Bologna (BO) tel.051.6142341 – fax 051.6142771;e-mail: [email protected]

ESERCIZI SPIRITUALI per SACERDOTI, RELIGIOSI E DIACONI

� 23-29 lug: don Waldemar Longo“La chiamata” SEDE: Casa di spiritualità Abbazia diMaguzzano, Via Maguzzano, 6 –25017 Maguzzano di Lonato (BS); tel.0309.130182 – fax. 0309.913871;e-mail: [email protected]– www.abbaziadimaguzzano.it– [email protected]

� 24-28 lug: p. Felice Scalia, sj“Esercizi spirituali” SEDE: Casa “Maris Stella”, ViaMontorso, 1 – 60025 Loreto (AN); tel. efax 071.970232; e-mail:[email protected]

� 24-29 lug: mons. Antonio Pitta“Trasformati dallo Spirito” SEDE: Santuario dell’Addolorata PP.Passionisti, Via Del Bosco, 1 – 95030Mascalucia (CT); tel. 095.7274309;e-mail: [email protected]

� 31 lug-4 ago: mons. Salvatore DiCristina “Esercizi spirituali”SEDE: Villa della Trasfigurazione,Contrada Canalotto – 90025 LercaraFriddi (PA) tel. 091.8251140; e-mail:[email protected]

� 3-12 ago: p. Sergio Ucciardo, sj“Più di ogni cosa degna di curacustodisci il tuo cuore, perché daesso sgorga la vita” (Pt 4,23)SEDE: “Casa di Esercizi SacroCostato”, Via Alberto Vaccari, 9 –00135 Roma (RM); tel. 06.30815004 –06.30813624 – fax 06.30815004; e-mail:[email protected]

� 10-13 ago: don Franco Castellana“Lampada ai miei passi è la tuaparola” (Salmo 119) SEDE: Oasi Sacro Cuore di Gesù inS.Maria dell’Isola, contrada Bari, 24 –70014 Conversano (BA); tel e fax080.4954924; e-mail:[email protected] –www.oasisacrocuore.com

� 16-25 ago: p. Gianfranco Donnini,sj “Matteo e la sua comunitàincontro a Gesù Cristo” SEDE: “Casa di Esercizi SacroCostato”, Via Alberto Vaccari, 9 –00135 Roma (RM); tel. 06.30815004 –06.30813624 – fax 06.30815004; e-mail:[email protected]

� 20-25 ago: mons. Luciano Monari“Li amò sino alla fine. Lectiodivina con il vangelo di Giovanni”(cap. 13-17)

SEDE: Eremo di Montecastello, LocalitàMontecastello – 25080 Tignale (BS);tel. 0365.760255 – fax 0365.760055;e-mail: [email protected]

� 20-25 ago: mons. Luigi Vari “InGesù, Via: sulle orme del BuonPastore” SEDE: Oasi Divin Maestro, ViaMontanino, 11 – 52010 Camaldoli(AR); tel. 0575.556016 – fax0575.556156; e-mail: [email protected]

� 20-26 ago: mons. Luigi Bettazzi“Ero straniero e mi avete ospitato” SEDE: Eremo SS. Pietro e Paolo –25040 Bienno (BS); tel. 036.440081 –fax 036.4406616;www.eremodibienno.it

� 27 ago-1 sett: fr. MichaelDavideSemeraro, O.S.B. “La Parola di Dioapre alla vita” (Es 24,7)SEDE: Casa del Sacro Cuore PP.Cavanis, Via Col Draga,1 – 31054Possagno (TV); tel. 0423.544022 – fax0423.922441; e-mail:[email protected] –www.casasacrocuoretv.altervista.org

� 31 ago-1 sett: mons. DanteLafranconi “Il sacerdote discepolodi Cristo”

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SEDE: Eremo SS. Pietro e Paolo –25040 Bienno (BS); tel. 036.440081 –fax 036.4406616;www.eremodibienno.it

� 1-7 sett: don MassimilianoParrella “La chiamata” SEDE: Casa di spiritualità Abbazia diMaguzzano, Via Maguzzano, 6 –25017 Maguzzano di Lonato (BS); tel.0309.130182 – fax. 0309.913871;e-mail: [email protected]– www.abbaziadimaguzzano.it

� 4-8 sett: don Ugo Ughi “Esercizispirituali” SEDE: Casa “Maris Stella”, ViaMontorso, 1 – 60025 Loreto (AN); tel. efax 071.970232; e-mail:[email protected] –www.marisstellaloreto.it

� 10-16 sett: don Giuseppe DeVirgilio “Carità e missione nellelettere di S. Paolo apostolo” SEDE: Casa di Esercizi dei Ss.Giovanni e Paolo, Piazza Ss. Giovanni

e Paolo, 13 – 00184 Roma (RM); tel.06.772711- 06.77271416 – fax06.77271367; e-mail:[email protected]

� 17-22 sett: don Claudio Cenacchi“Lampada ai miei passi è la tuaparola” (Salmo 119) SEDE: Villa San Carlo, Via San Carlo,1 – 36030 Costabissara (VI); tel.0444.971031 – fax 0444.971031;e-mail: [email protected]– www.villasancarlo.org

� 18-27 sett: p. Sergio Bianchini, sj“Esercizi alla luce del vangelo diGiovanni” SEDE: “Casa di Esercizi SacroCostato”, Via Alberto Vaccari, 9 –00135 Roma (RM); tel. 06.30815004 –06.30813624 – fax 06.30815004; e-mail:[email protected]

� 25-28 sett: p. Alfonso Bruno “Lavita evangelica in un nuovo annopastorale”

SEDE: Fraternità Carmelitana, 98051Barcellona P.G. (ME); tel.090.9762800; e-mail:[email protected]

� 1-6 ott: p. Giuseppe Mariani“Misericordiosi come il buonsamaritano” SEDE: Collegio Oblati Missionari,Corso Europa, 228 – 20017 Rho (MI);tel. 02.932080 – fax 02.93208099;e-mail: [email protected]– www.collegiorhodense.it

� 2-6 ott: p. Mario Chiodi “Gesù ele sue parabole” SEDE: Centro di spiritualità dei PadriSomaschi, Somasca 23808 Vercurago(LC); tel. 0341.421154; e-mail:[email protected]

� 8-13 ott: mons. Ennio Apeciti“Esercizi spirituali” SEDE: Villa Sacro Cuore, Via SacroCuore, 7 – 20050 Triuggio (MB); tel.0362.919322 – fax 0362.919344;e-mail: [email protected]

ESERCIZI SPIRITUALI per TUTTI

� 30 lug-5 ago: p. Giuseppe Cicchi,osb “Se tu conoscessi il dono diDio. (Gv 4,10) Incontrare Gesùcome maestro dello spirito” SEDE: Foresteria del Monastero –52014 Camaldoli (AR); tel.0575.556013 – fax 0575.556001;e-mail: [email protected]

� 31 lug-6 ago: Giuliva DiBerardino “Risplendere come astrinel mondo” SEDE: Centro La Vite e i TralciOperaie della Grazia, LocalitàAlbareto,18 – 29010 Ziano Piacentino(PC); tel. 0523.860047 – fax0523.860177; e-mail:[email protected] –www.laviteeitralci.it

� 1-6 ago: don Paolo Scquizzato“Dio matura dentro di te” SEDE: Mater Unitatis, Via Manzoni,42– 10040 Druento (TO); tel. 011.9846433e-mail: [email protected]

� 1-9 ago: p. Gaetano Piccolo, sj“Che io veda di nuovo! (Mc 10,51)Lasciarsi leggere dal vangelo diMarco” SEDE: Casa N.S.d. Misericordia, Via diMonte Cucco, 25 – 00148 Roma (RM);

tel. 06.6533730; e-mail:[email protected]

� 2-9 ago p. Guglielmo Pireddu, sj“Alla scuola del discepoloprediletto. Figure di fede inGiovanni” SEDE: Pozzo di Sichar Casa di EserciziSpirituali, Località Capitana – Via deiGinepri, 32 09046 – Flumini diQuartu S.Elena (CA); tel. 070.805236e-mail:[email protected] –www.pozzodisichar.it

� 2-10 ago: sr. Francesca Balocco,ssd “Aroma che si spande è il tuonome” (Ct 1,3) Esercizi spiritualiignaziani SEDE: Villa San Giuseppe, Via di SanLuca, 24 – 40135 BOLOGNA; tel. 051.614 2341 – fax 051. 614 2771; e-mail:[email protected] –www.villasangiuseppe.org

� 5-11 ago: p. Giampietro Polini,S.S.S. “Tu sei prezioso ai mieiocchi” (Is 43,4) SEDE: Casa di preghiera SuoreDorotee, Via IV Novembre, 43 – 25061Bovegno (BS); tel. 030.926149 – fax030.9220859; e-mail:[email protected]

� 6-11 ago: p. Giuseppe Bellia “Letappe della vita secondo lo Spirito.Il Salterio pregato con la Scrittura,con Cristo, con la Chiesa”SEDE: Foresteria del Monastero –52014 Camaldoli (AR); tel.0575.556013 – fax 0575.556001;e-mail: [email protected]

� 6-12 ago: p. Giuseppe Pegoraro,osb “La vita nello Spirito” SEDE: Santa Maria del Covolo, ViaMadonna del Covolo, 152 – 31017Crespano del Grappa (TV); tel. e fax0423.53044; e-mail: [email protected]

� 6-12 ago: p. Simone Bruno, ssp“Figli di un unico Padre. Unpercorso con la preghiera cheGesù ci ha insegnato” SEDE: Oasi Divin Maestro, ViaMontanino, 11- 52010 Camaldoli (AR);tel. 0575.556016 – fax 0575.556156;e-mail: [email protected]

� 6-12 ago: p. Attilio Fabris “Tuvieni e seguimi! Cammino diPietro” SEDE: Santuario S.Maria del Sasso,Via S.Paolo della Croce, 1 – 21032Caravate (VA); tel. 0332.601405 – fax

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0332.604295; e-mail:[email protected]

� 6-12 ago: fr. Carlo Roccati “Iosono con voi ogni giorno fino allafine del mondo” SEDE: Foyer de Charité, Via Salera, 3– 11020 Emarese (AO); tel. e fax0166.519132; e-mail:[email protected] –www.foyer-salera.it/

� 6-12 ago: don Aldo Vendemiati“Lo Spirito Santo è in noi” (At15,28)SEDE: Casa di esercizi S. Cerbone, ViaFornace,1512 – 55100 Massa Pisana(LU); tel. 0583.379027 – fax0583.370720; e-mail:[email protected] –www.suoredisancerbone.it

� 7-12 ago: don Stefano Tarocchi“Racconti della passione di Gesù” SEDE: Abbazia di Vallombrosa Centrodi Spiritualità e Cultura religiosa, ViaS. Benedetto, 2 – 50066 Vallombrosa(FI); tel. 055.862074 – fax 055.862036;e-mail: [email protected] –www.vallombrosa.it

� 7-12 ago: p. Tiziano Lorenzin,ofmconv “Un tesoro di cose nuovee antiche” (Mt 13,52) Lectio divinasul vangelo di MatteoSEDE: Eremo della Trinità, SuoreFrancescane Missionarie di Assisi, ViaPadre Pio, 2 – 06081 Assisi (PG); tel.e fax 075 813283; e-mail:[email protected]

� 7-13 ago: don Fabrizio Di Loreto“Le beatitudini” SEDE: Foyer de Charité “MartheRobin”, Via Padre Mariano da Torino,3 – 01037 Ronciglione (VT); tel.0761.625057 – fax 0761.625057;e-mail: [email protected] –www.foyer-ronciglione.it

� 10 ago-9 sett: sr. Gabriella Mian,AdGB, p. Mario Marcolini, sj edequipe “Mese ignaziano” SEDE: Casa Incontri cristiani, ViaFaleggia, 6 – 22070 CapiagoIntimiano (CO); tel.031.460484 – fax031.561163; e-mail:[email protected]; cell.347.0975675; e-mail:[email protected]

� 10-16 ago: don Matteo Mioni “Iocerco te, Signore; la tua Parola èvita” SEDE: Centro di spiritualità“Mericianum”, Località Brodazzo,1-

25015 Desenzano del Garda (BS); tel.030.9120356 – fax 030.9912435;e-mail: [email protected][email protected]

� 11-14 ago: p. Bernardo Boldini,OCSO “Immersi nel grande misteroche anima tutto il creato” SEDE: Centro La Vite e i TralciOperaie della Grazia, LocalitàAlbareto,18 – 29010 Ziano Piacentino(PC); tel. 0523.860047 – fax0523.860177; e-mail:[email protected] –www.laviteeitralci.it

� 12-19 ago: don Dino Capra eSuore Dorotee di Cemmo “Vogliamovedere Gesù. Lectio divina con ilvangelo di Giovanni” SEDE: Eremo di Montecastello, LocalitàMontecastello – 25080 Tignale (BS);tel. 0365.760255 fax 0365.760055;e-mail: [email protected]– www.montecastello.org

� 15-21 ago: Anna Maria Bucciotti“Esercizi ignaziani personalmenteguidati” SEDE: Centro La Vite e i TralciOperaie della Grazia, LocalitàAlbareto, 18 – 29010 Ziano Piacentino(PC); tel. 0523.860047 – fax0523.860177; e-mail:[email protected] –www.laviteeitralci.it

� 19-25 ago: don Stefano Ripepi“Guidati da Dio nel deserto. Lectiodivina sul libro dell’Esodo”SEDE: S. Maria Porto di Pace, ViaArghillà Nord – 89135 Arghillà (RC);tel 0965.679021; e-mail:[email protected]

� 20-26 ago: don Paolo Blasetti“Gesù andò sul monte a pregare”(Lc 6,12) SEDE: Eremo della Trinità, SuoreFrancescane Missionarie di Assisi, ViaPadre Pio, 2 – 06081 Assisi (PG); tel.e fax 075 813283; e-mail:[email protected]

� 21-25 ago: p. Mario Testa, CRS“Le virtù cristiane” SEDE: Centro di spiritualità dei PadriSomaschi, Somasca 23808 Vercurago(LC); tel. 0341.421154; e-mail:[email protected]

� 21-26 ago: don MassimoGirondino “Ecco ora il tempofavorevole” (2 Cor 6,2) SEDE: S.Maria del Colle, PiazzaleSantuario del Colle – 04025 Lenola

(LT) tel. e fax 0771.589030; e-mail:[email protected]

� 21-27 ago: don Pierrick Rio“Maria, Madre e guida” SEDE: Foyer de Charité “MartheRobin”, Via Padre Mariano da Torino,3 – 01037 Ronciglione (VT); tel.0761.625057 – fax 0761.625057;e-mail: [email protected] –www.foyer-ronciglione.it

� 21-28 ago: don AlessandroBiancalani “Tutto avvenga fra voinell’Amore. (1 Cor 16,14) Unacomunità alla prova del Vangelo” SEDE: Comunità di Preghiera “MaterEcclesiae”, Via della Pineta Sacchetti,502, – 00168 ROMA tel e fax06.3017936; e-mail:[email protected] –www.centromaterecclesiae.it

� 22-31 ago: don Paolo Bernuzzi “Iosono straniera….” (Rut 2,10) SEDE: Centro Mater Divinae Gratiae,Via S.Emiliano, 30 – 25127 Brescia(BS); tel. 030.3847210/212; e-mail:[email protected] –www.materdivinaegratiae.it

� 27 ago-2 sett: don Massimo Grilli“Alla ricerca del Volto”SEDE: Foresteria del Monastero –52014 Camaldoli (AR); tel.0575.556013 – fax 0575.556001;e-mail: [email protected]

� 28 ago-2 sett: Emanuele Borsotti“Le sette parole di Gesù in croce” SEDE: Monastero di Bose, frazioneBose, 6 – 13887 Magnano (BI); tel.015.679185; e-mail:[email protected]

� 2-10 sett: p. Pierre GrechMarguerat, sj “Ascolta, Israele, iosono il tuo Signore” SEDE: Pozzo di Sichar Casa di EserciziSpirituali, Località Capitana – Via deiGinepri, 32 – 09046 Flumini diQuartu S.Elena (CA); tel. 070.805236;e-mail:[email protected] –www.pozzodisichar.it

� 4-8 sett: p. Raniero Cantalamessaofm capp “La nostra fede. Il Credodella Chiesa meditato e vissuto ” SEDE: Casa Esercizi Spirituali “DomusLaetitiae”, Viale Giovanni XXIII, 2 –06081 Assisi (PG); tel. 075.812792 –fax 075.815184; e-mail:[email protected] –www.domuslaetitiaeassisi.it

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alla “lettura” intelligente dell’infor-mazione, di promuovere il buon fun-zionamento del mondo dei mediatradizionali e nuovi, di verificare ivalori a cui si ispirano, e di ribadirel’etica e la deontologia di chi operain questo campo. Potranno servireanche interventi normativi o leggiche reprimano la vendita di prodot-ti informativi adulterati, la verificadei siti digitali, ecc.

—Rispetto della veritàe delle persone

Ma decisiva sarà l’educazione, inparticolare dei giovani ad un usocorretto dei media e dei socialnetwork e al rispetto della verità edelle persone. Certo il diffondersidella post-verità è il sintomo di unmalessere nei confronti dell’infor-mazione tradizionale attuale, che do-vrebbe essere più controllata nontanto dallo Stato, ma dagli stessi en-ti di diffusione per non permettere ladiffusione indiscriminata e incon-trollata di qualsiasi notizia. Anche nel nostro ambiente ecclesia-stico dovrebbe crescere la consape-volezza dei rischi legati all’informa-zione e del bisogno di educarci al ri-spetto della verità e alla responsabi-lità nel diffondere le notizie. Forsenei nostri ambienti, per quanto è da-to di sapere, non è ancora entrato ilfenomeno della post-verità, ma l’ur-genza di un uso corretto e positiva-mente costruttivo dei social media,questo è sentito ed è oggetto ognianno di un insegnamento pontificioche, bisogna pur ammetterlo, finisceper essere riservato agli addetti ai la-vori, mentre potrebbe e dovrebbetrovare eco nella vita delle istituzio-ni ecclesiastiche e in particolare ne-gli istituti religiosi. Il mondo digitale è entrato quasi disoppiatto in molte nostre comunitàprima in modo ridotto, ma ora inmodo massiccio senza che sia ac-compagnato, nella maggioranza deicasi, da un’educazione appropriata.L’emergenza del fenomeno post-ve-rità potrebbe essere l’occasioneprovvidenziale per un intervento dicoscientizzazione dei benefici e deirischi connessi a questo campo.

Gabriele Ferrari s.x.

QUESTIONI SOCIALI

Il Rapporto sulla pena di morte ri-guarda l’uso giudiziario dellacondanna capitale nel 2016. Co-

me negli anni precedenti, le informa-zioni sono state raccolte da diversefonti e Amnesty International1 ripor-ta esclusivamente esecuzioni, con-danne a morte e aspetti legati all’u-so della pena di morte (commutazio-ni o proscioglimenti). Va sottolinea-to il fatto che in molti paesi i gover-ni non rendono pubbliche le infor-mazioni: in Bielorussia, Cina e Viet-nam i dati sull’uso della pena di mor-te sono classificati come segreto distato. Durante il 2016 poi sono statepoche o nulle le informazioni su al-cuni paesi (Corea del Nord, Laos, Si-ria e Yemen) a causa di restrizionigovernative e/o di conflitti armati.Amnesty International si oppone al-la pena di morte in tutti i casi senzaeccezioni riguardo la natura o le cir-

costanze del reato, la colpevolezza ol’innocenza dell’imputato, il metodousato per eseguire la condanna amorte.

—Meno esecuzionima più condanne a morte

In sintesi il Rapporto evidenzia co-me nel 2016 ci siano state meno ese-cuzioni capitali nel mondo, ma piùsentenze di condanne a morte. Il to-tale delle esecuzioni è dunque dimi-nuito rispetto a quello elevato ri-scontrato nel 2015 e anche il nume-ro di paesi che hanno eseguito con-danne a morte è significativamentediminuito. Così si registra un calo del37% del numero di esecuzioni: alme-no 1.032 persone sono state messe amorte, 602 in meno del 2015, anno incui c’è stato il più alto numero diesecuzioni dal 1989.

QUESTIONI SOCIALI

Indebolimento dei diritti umani in molti paesi

ESECUZIONI CAPITALINEL MONDO

Nel 2016 ci sono state meno esecuzioni capitali nelmondo e il totale è diminuito rispetto al 2015. Sono però

aumentate le sentenze di condanna a morte: i dati cidicono che 3.117 persone sono state condannate a morte

in 55 paesi nel 2016.

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Se si guarda ai quattro paesi in cimaalla lista – Iran (col 55% di tutte leesecuzioni nel mondo) Arabia Sau-dita, Iraq e Pakistan – si arrivaall’87% di tutte le sentenze capitaliregistrate nel 2016. Il numero totaledi esecuzioni in Iran è comunque di-minuito del 42% rispetto allo scorsoanno (da 977 a 567). L’Iraq invece hapiù che triplicato il numero di esecu-zioni, mentre l’Egitto e il Banglade-sh lo hanno raddoppiato. Le esecu-zioni sono diminuite in Pakistan, In-donesia, Somalia e Stati Uniti d’A-merica. Si consideri che per la primavolta dal 2006 gli Usa non sono com-parsi tra i primi cinque esecutorimondiali (in parte a causa dei ricor-si sul protocollo dell’iniezione letalee anche alla difficoltà di reperire ifarmaci per esecuzioni con questometodo). La Bielorussia e le autorità delloStato di Palestina hanno dal cantoloro ripreso le esecuzioni dopo unanno di interruzione, mentre Bot-swana e Nigeria hanno eseguito leloro prime condanne a morte dal2013. Nel 2016 Amnesty Internatio-nal non ha registrato esecuzioni insei paesi – Ciad, Emirati Arabi Uni-ti, Giordania, India, Oman e Ye-men –, che invece ne avevano ese-guite nel corso del 2015.Nel complesso sono stati utilizzati iseguenti metodi di esecuzione: deca-pitazione (Arabia Saudita); fucila-zione (Arabia Saudita, Bielorussia,Cina, Corea del Nord, Indonesia, Pa-lestina (Stato di), Somalia, Taiwan);impiccagione (Afghanistan, Bangla-desh, Botswana, Egitto, Giappone,Iran, Iraq, Malesia, Nigeria, Paki-stan, Palestina, Singapore, Sudan,Sudan del Sud); iniezione letale (Ci-na, Stati Uniti d’America, Vietnam).Come negli anni precedenti, Amne-sty International non ha ricevuto re-soconti di esecuzioni giudiziarie av-venute tramite lapidazione.

—Aumento delle condannein 55 paesi

Come già sottolineato, mentre dimi-nuiscono le esecuzioni, sono aumen-tate le sentenze di condanne a mor-te: i dati ci dicono che 3.117 personesono state condannate a morte in 55paesi nel 2016. Il numero totale di

sentenze capitali costituisceun aumento significativo ri-spetto a quello del 2015(1.998) e supera il primato re-gistrato nel 2014 (2.466). Si èregistrato un numero più ele-vato di condanne a mortecomminate in Bangladesh,Camerun, India, Indonesia,Iraq, Libano, Nigeria, Paki-stan, Repubblica Democrati-ca del Congo, Somalia, Thai-landia e Zambia rispetto alloscorso anno. Per alcuni deipaesi elencati, per esempio laThailandia, l’aumento è do-vuto al fatto che le autoritàhanno fornito informazionidettagliate sull’uso della pena dimorte proprio nel 2016. Alla fine del2016, almeno 18.848 persone eranodetenute nei bracci della morte intutto il mondo.Va anche ricordato che globalmentepiù di due terzi dei paesi al mondoha abolito la pena di morte. Al 31 di-cembre 2016 i paesi erano così sud-divisi: 104 paesi hanno abolito la pe-na di morte per ogni reato; 7 paesil’hanno abolita salvo che per reatieccezionali, quali quelli commessi intempo di guerra o in circostanze ec-cezionali; 30 paesi sono abolizionistidi fatto poiché non vi si registranoesecuzioni da almeno dieci anni op-pure hanno stabilito una prassi ohanno assunto un impegno a livellointernazionale a non eseguire con-danne a morte. In totale dunque 141paesi hanno abolito la pena di mor-te nella legge o nella pratica. 57 pae-si mantengono in vigore la pena ca-pitale, ma il numero di quelli dove lecondanne a morte sono eseguite èmolto più basso.

—Politichedi demonizzazione

L’altro importante documento diAmnesty International, il Rapportosui diritti umani, mette sotto accusale “politiche della demonizzazione”che alimentano divisione e paura nelmondo. In particolare si punta il di-to sugli esponenti politici che bran-discono la retorica disumanizzantedel “noi contro loro“ creando unmondo sempre più diviso e pericolo-so. Viene presentata una dettagliata

analisi della situazione dei dirittiumani in 159 paesi e si segnala chegli effetti della retorica del “noi con-tro loro” – dominante in Europa, ne-gli Usa e in altre parti del mondo –stanno favorendo un passo indietronei confronti dei diritti umani e ren-dendo pericolosamente debole la ri-sposta globale alle atrocità di massa.Nel 2016 i governi hanno chiuso gliocchi di fronte a crimini di guerra,favorito accordi che pregiudicano ildiritto a chiedere asilo, approvatoleggi che violano la libertà di espres-sione, incitato a uccidere personeper il solo fatto di essere accusate diusare droga, giustificato la tortura ela sorveglianza di massa ed esteso ipoteri di polizia. Dall’analisi di Am-nesty International risulta che in al-meno 23 paesi sono stati commessicrimini di guerra, che 36 nazioni han-no respinto illegalmente migranti erifugiati e 22 sono i paesi in cui sonostati uccisi difensori dei diritti uma-ni. La mancanza della volontà politi-ca necessaria per esercitare pressio-ne sugli Stati che violano i dirittiumani significa mettere a rischio iprincipi basilari dell’accertamentodelle responsabilità per i crimini dimassa e del diritto d’asilo. Assistia-mo così a una panoramica delle crisie della scarsa volontà politica di af-frontarle: Siria, Yemen, Libia, Afgha-nistan, America centrale, Repubbli-ca Centrafricana, Burundi, Iraq, SudSudan e Sudan.I governi se la sono presa in partico-lare con i rifugiati e i migranti, visticome facili capri espiatori. In parti-colare il Rapporto denuncia 36 pae-

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si che hanno violato il diritto inter-nazionale rimandando illegalmenterifugiati in paesi dove i loro dirittiumani erano in pericolo. Il presiden-te Trump ha firmato decreti per im-pedire ai rifugiati di ottenere il rein-sediamento negli Usa e per vietarel’ingresso a persone in fuga da perse-cuzione e guerra, come nel caso del-la Siria. L’Australia ha inflitto gravisofferenze ai rifugiati intrappolati aNauru e sull’isola di Manus. L’Unio-ne europea ha firmato un accordopericoloso con la Turchia per riman-dare indietro i rifugiati. Messico eUsa hanno continuato a espellerepersone dall’America centrale, dovela violenza ha raggiunto livelli estre-mi. Cina, Egitto, Etiopia, India, Iran,Thailandia e Turchia hanno attuatomassicce repressioni. Altri paesihanno introdotto pesanti misure disicurezza, come il prolungato statod’emergenza in Francia e la leggesulla sorveglianza di massa nel Re-gno Unito. All’inizio del 2017, molte delle prin-cipali potenze stanno perseguendointeressi nazionali più limitati a dan-no della cooperazione internaziona-le. Così la comunità internazionaleha reagito con debolezza di frontealle innumerevoli atrocità del 2016:dall’orrore degli attentati ad Aleppoin Siria alle migliaia di persone ucci-se dalla polizia delle Filippine in no-me della ‘guerra alla droga’, fino al-l’uso delle armi chimiche e all’incen-dio di centinaia di villaggi nel Dar-fur, in Sudan.

—Panoramica sulla violazionedei diritti umani

Tra le gravi violazioni dei dirittiumani denunciate da Amnesty Inter-national in 159 paesi, ne ricordiamoalcune di particolare rilevanza.In Egitto, per indebolire o diffamareo ridurre al silenzio la società civile,le autorità hanno fatto ricorso a di-vieti di viaggio, restrizioni finanzia-rie e congelamento di conti bancari.In Etiopia il governo ha usato le leg-gi anti-terrorismo e lo stato d’emer-genza per reprimere giornalisti, di-fensori dei diritti umani, oppositoripolitici e soprattutto manifestanti.In Arabia Saudita i difensori dei di-ritti umani e gli attivisti per i diritti

delle minoranze sono stati imprigio-nati e condannati con generiche ac-cuse di “offesa alle istituzioni dellostato”. Nello Yemen le forze dellacoalizione militare guidata dall’Ara-bia Saudita hanno bombardato scuo-le, mercati e moschee, uccidendo eferendo migliaia di civili anche gra-zie ad armi fornite da Usa e RegnoUnito. In Siria è proseguita l’impu-nità per i crimini di guerra e altregravi violazioni del diritto interna-zionale, tra cui gli attacchi indiscri-minati e quelli diretti contro i civili,insieme ai lunghi assedi delle popo-lazioni civili.In Turchia, dopo il fallito colpo distato, decine di migliaia di personesono state arrestate, centinaia di or-ganizzazioni non governative sonostate sospese, sono proseguite pesan-ti operazioni militari nelle aree cur-de. In Russia il governo ha stretto lamorsa intorno alle organizzazioninon governative, ricorrendo sempredi più alla propaganda dei “soggettiindesiderabili” e degli “agenti stra-nieri”. In Ungheria la retorica gover-nativa ha imposto un modello divisi-vo di politiche identitarie e un’oscu-ra visione della “Fortezza Europa”,che hanno portato a sistematiche mi-sure repressive contro i diritti deimigranti e dei rifugiati.Nelle Filippine un’ondata di esecu-zioni extragiudiziali ha fatto seguitoalla promessa del presidente Duter-te di uccidere decine di migliaia dipersone sospettate di essere coinvol-te nel traffico di droga. In Myanmardecine di migliaia di “rohingya” (mi-noranza tuttora priva di cittadinan-za) sono stati sfollati nel corso di“operazioni di sgombero”, nel con-testo delle quali sono stati denuncia-ti omicidi illegali, stupri e arresti ar-bitrati.In India le autorità, con leggi repres-sive, hanno limitato la libertà d’e-spressione e ridotto al silenzio le vo-ci critiche di studenti, docenti, gior-nalisti e difensori dei diritti umani.In Iran la repressione della libertàd’espressione, di associazione, di ma-nifestazione pacifica e di fede reli-giosa è stata massiccia. Giornalisti,avvocati, blogger, studenti, attivisteper i diritti delle donne, registi e mu-sicisti che avevano espresso critichein modo pacifico sono stati condan-

nati al termine di processi irregolaricelebrati da tribunali rivoluzionari.In Thailandia i poteri di emergenza,la legge sulla diffamazione e quellasulla sedizione sono stati usati per li-mitare la libertà d’espressione. In Ci-na è proseguita la repressione controavvocati e attivisti, anche attraversola detenzione senza contatti colmondo esterno, attraverso le confes-sioni trasmesse in televisione e le in-timidazioni ai familiari.In Honduras, oltre all’assassinio del-l’ambientalista e attivista Berta Cá-ceres, sono stati uccisi altri sette atti-visti per i diritti umani. In Venezuelasono stati ridotti al silenzio quei di-fensori dei diritti umani che hannodenunciato la crisi umanitaria causa-ta dall’incapacità del governo di ga-rantire i diritti economici e socialidella popolazione.In Sudan vi sono prove che il gover-no abbia usato armi chimiche inDarfur. In altre regioni del paese,presunti oppositori sono stati arre-stati e imprigionati. L’uso della forzanella dispersione delle proteste haprovocato numerose vittime. In SudSudan sono proseguiti i combatti-menti, segnati da violazioni del dirit-to internazionale umanitario, chehanno avuto conseguenze devastan-ti sulla popolazione civile.Ricordiamo infine che, in occasionedella presentazione del Rapporto2016-2017 sui diritti umani a Roma,Amnesty International Italia ha riba-dito l’impegno a fare pressione sulgoverno italiano affinché la norma-lità dei rapporti diplomatici con l’E-gitto sia ripristinata solo quando sisarà ottenuta tutta la verità sulla tor-tura e l’assassinio del giovane gior-nalista Giulio Regeni, un’adeguatariparazione e la punizione dei re-sponsabili. Amnesty InternationalItalia ha anche reso noto il testo diuna lettera indirizzata al ministrodella Giustizia a proposito della per-durante mancanza del reato di tortu-ra nel codice penale italiano.

Mario Chiaro

1. Amnesty International è un’organizzazionenon governativa internazionale impegnatanella difesa e nella promozione dei dirittiumani. Di recente ha pubblicato il Rappor-to 2016 sulla pena di morte e il Rapporto suidiritti umani 2016-2017.

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Il nostro Istituto da poco ha cele-brato 100 anni della sua presen-za nella Chiesa. Il nostro Fonda-

tore, san Luigi Orione ha dato uffi-cialmente inizio al ramo femminiledella Piccola Opera della DivinaProvvidenza il 29 giugno del 1915 aTortona, nella Casa di San Bernardi-no, dove qualche anno prima nelCollegio per i ragazzi poveri apertonella periferia della città, gli si è rive-lato il Sacro Cuore lasciando questomessaggio: “Da qui partirà la miamisericordia e la mia gloria”. Da questa casa in periferia, negli an-ni della guerra e della grande po-vertà sono uscite tante suore conquesta missione: “Ogni abbandonatotrovi in voi una sorella in Gesù Cri-sto e una madre, e mentre sanerete idolori del corpo, donate alle anime la

luce e il conforto di Dio. Ad ogni pas-so trasfondete fede, purezza, dolcez-za, amore di Dio! Donatevi tutte aDio, per essere tutte del prossimo, enon lasciate di istruirvi per rendervicapaci di illuminare le menti per ac-quistare le anime” (Don Orione, 18agosto 1921).Successivamente don Orione co-gliendo le ispirazioni del Signore e leprovocazioni provenienti dalle circo-stanze del tempo, offre anche alle ra-gazze non vedenti la possibilità diconsacrarsi nel suo Istituto nelle co-munità delle Suore Sacramentine(1927) chiamate a pregare per colo-ro che avendo la vista del corpo nonriescono a vedere ed accogliere Dionella loro vita.E così oggi, le PSMC, come parte vi-va dell’unica Famiglia carismatica

VITA DEGLI ISTITUTI

XII Capitolo generale delle suore di don Orione

TESTIMONI GIOIOSEDELLA CARITÀ

Riunite in Capitolo, le suore di don Orione hannoriflettuto sul tema: “Donarsi tutte a Dio, per essere tutte

del prossimo!”: discepole-missionarie, testimoni gioiosedella carità, nelle periferie del mondo. Un’esperienza

sintetizzata in quattro parole: gioia, comunione,corresponsabilità e impegno.

orionina, definita dallo stesso DonOrione come una “pianta unica, macon molti rami, tutti vivificati dallastessa linfa” (Figli della Divina Prov-videnza, Istituto Secolare Orionino,Movimento Laicale Orionino), por-tiamo con audacia e con gioia il Van-gelo della carità nei quattro conti-nenti, in 17 nazioni.

—Un’esperienzadi comunione

Il XII Capitolo generale, celebratonel mese di maggio 2017, è stato un“kairòs” che ha messo tutto l’Istitu-to, ancora una volta, sotto la luce e laguida dello Spirito Santo, per risco-prire, nel discernimento e la letturadei segni dei tempi e delle culture,l’attualità dei principi del nostro ca-risma specifico e riproporlo in formenuove e profetiche di espressioneevangelizzatrice, sempre più rispon-denti alle sfide di questo momentostorico.L’esperienza capitolare può sintetiz-zarsi in queste quattro parole: gioia,comunione, corresponsabilità e im-pegno.Abbiamo vissuto un Capitolo carat-terizzato da uno spontaneo clima digioia, di fraternità e di serenità cheha facilitato lo svolgimento dei lavo-ri, il superamento delle differenze ela discussione matura delle decisio-ni. La Congregazione avanza in uncrescente cammino di maturità, evi-denziato dal senso di appartenenza,dall’integrazione delle diversità edalla libertà delle scelte.Sono stati particolarmente significa-tivi e motivanti alcuni momenti spe-cifici:– L’apertura del Capitolo a Tortona,rivisitando le nostre origini nella Ca-sa Madre, dalla quale abbiamo volu-to “ripartire”, attualizzando simboli-camente le parole del Sacro Cuore aDon Orione: “da qui partirà la miamisericordia e la mia gloria”.– I quattro giorni di lavoro capitola-re insieme agli invitati, sacerdoti elaici orionini, che hanno arricchito leriflessioni e ci hanno fatto esperi-mentare la bellezza e la complemen-tarietà della Famiglia carismatica.– Le luci giunte dai relatori interve-nuti al capitolo: il card. João Braz deAviz, Prefetto della Congregazione

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per gli Istituti di Vita Consacrata e leSocietà di Vita Apostolica (CIVC-SVA), il prof. Marco Guzzi, poeta, fi-losofo e ideatore dei Gruppi “DarsiPace” e sr. Tiziana Longhitano sfp,Preside ISCSM - Pontificia Univer-sità Urbaniana.– Le varie celebrazioni liturgiche vis-sute durante il Capitolo che hannoaiutato a situare i lavori e le riflessio-ni in un quadro simbolico, evangeli-co e spirituale.– L’incontro con Papa Francesco,che ha coronato le nostre riflessionicon la sua vicinanza e affetto pater-no e, soprattutto, con la sua profeti-ca parola per noi. Ma, l’esperienza capitolare si è diffu-sa a tutte le PSMC che, attraverso lacomunicazione sistematica e pun-tuale, avviata con l’utilizzo delle va-rie tecnologie a nostra disposizione,ha fatto vibrare, vivere e seguire, inprima persona, lo svolgimento delXII Capitolo generale, non solo allenostre Suore ma anche a tutta la Fa-miglia orionina e alle diverse chieselocali in tutto il mondo.Questo coinvolgimento, favorito an-che dalla metodologia, ha fatto sen-tire tutte parte viva e attiva del Ca-pitolo, e ha già predisposto le perso-ne all’accoglienza e alla correspon-sabilità nella realizzazione di quantoabbiamo delineato per l’Istituto.

—Nella dinamicadel Vangelo

La dinamica che ha orientato i lavo-ri, già a partire dai Capitoli locali, hacamminato su due binari comple-mentari: il Vangelo e il metodo.

Il binario del Vangelo: attraversol’incontro di alcune “donne” con Ge-sù.Nei Capitoli locali, la figura della“donna emorroissa” che, nel trovaree toccare Gesù, guarisce e recuperala libertà; nei Capitoli provinciali eregionali, la figura della “donna pec-catrice” che nel lavare i piedi di Ge-sù, fa un’esperienza nuova dell’amo-re e della misericordia e riacquista lasua dignità. Per ultimo, il Capitologenerale, vissuto nello spirito e nel-l’atmosfera pasquale dell’incontro di“Maria Maddalena” con Gesù Ri-sorto, ha immerso le riflessioni del-

l’assemblea nell’ottica della speran-za, della bellezza, del coraggio e del-la profezia della Pasqua.È stato Papa Francesco ad offrirciprovvidenzialmente la quarta donnadel Vangelo, la “Donna” per eccel-lenza: Maria! Così ha chiuso il suodiscorso: “Concludo proponendovicome esempio per la vostra missionee per il vostro servizio ai poveri l’ico-na della Visitazione. Come la VergineMaria, mettetevi in cammino, in fret-ta – non la fretta del mondo, ma quel-la di Dio – e piene della gioia che abi-ta il vostro cuore cantate il vostro ma-gnificat”.1

Abbiamo capito subito tutte, che loSpirito ci vuole condurre ancora, nel“quarto tempo”, il “tempo post-capi-tolare”, il “tempo” dell’incarnazionee dell’azione, avendo come madre,come compagna e come luce, la figu-ra di Maria nella Visitazione!

Il binario del metodo: attraverso ivari passaggi graduali, orientati alraggiungimento dell’obiettivo delCapitolo alla luce del motto e del te-ma.I passaggi metodologici sono statiprincipalmente quelli, ormai, collau-dati dal cammino di rinnovamentoche la Congregazione sta facendo dadiversi anni. Il Capitolo generale hapotuto entrare in contatto con larealtà di tutto l’Istituto attraverso lediverse relazioni e le conclusioni deiCapitoli provinciali e regionali. Ab-biamo rivisitato queste realtà alla lu-ce del Vangelo, del carisma e dei do-cumenti della Chiesa e siamo arriva-

te così, attraverso il discernimento, adefinire con grande realismo e con-cretezza la “Situazione globale dell’I-stituto” dalla quale sono state ulte-riormente identificate le “Decisio-ni”. Queste si diversificano in ottoLinee di azione corrispondenti allearee della consacrazione, della for-mazione e del carisma, a quelle del-la missione, della pastorale giovanilevocazionale e del IV voto di Carità,e per ultimo le aree del servizio digoverno e dell’amministrazione deibeni. Le Linee di azione sono ac-compagnate da specifiche “Priorità”e “Motivazioni”.Il Capitolo, inoltre, ha approvato un-dici “Decisioni su argomenti vari”,corrispondenti ad alcune propostepervenute al Capitolo generale.Il tutto costituisce ora una grandesfida alla nostra responsabilità, alnostro impegno personale e comuni-tario e al nostro amore e fedeltà al-l’Istituto e al carisma fondazionale.

—L’accoglienza dell’inedito:le decisioni

Il Capitolo ha dedicato un importan-te spazio nelle riflessioni ad alcuniargomenti fondamentali per il no-stro essere “discepole missionarie”orionine, e che sono stati inseriti frale priorità per l’animazione del ses-sennio. Vorrei sottolineare in parti-colare:– il bisogno di riqualificare tutti gliaspetti della vita consacrata e diriformare le strutture comunitarieperché siano a servizio della perso-

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Delegazioni, che permetterà, attra-verso una metodologia specifica, dielaborare i Progetti provinciali e re-gionali per il sessennio, per l’attua-zione delle Decisioni del Capitologenerale e dei rispettivi Capitoli pro-vinciali e regionali.

—La sfida di una“intimità itinerante”

“Maria si alzò, e andò in fretta…”(Lc 1,39).Maria, subito dopo l’annuncio del-l’Angelo, ci insegna come è la perso-nalità di chi, “donandosi tutta a Dio”si mette subito, “in fretta”, in cammi-no “per essere tutta del prossimo”, inuna “intimità itinerante”, coraggiosae gioiosa. Maria ci dice che il “dono”di Dio è per essere “donato”!Nell’intimità del suo seno, gravido diDio, Ella si mette in cammino, pelle-

na, della fraternità e dello spirito difamiglia;– l’urgente bisogno di rivedere gli iti-nerari formativi inculturati; ripro-porre cammini “iniziatici” nel vissu-to della fede, della VC e della spiri-tualità, più attenti alla persona e aisegni dei tempi; – la necessità comune di riprendere,con rinnovato slancio, l’approfondi-mento e il vissuto del IV voto di Ca-rità con un itinerario formativo co-mune e sistematico;– l’urgenza di un discernimento sul-le opere e servizi con la conseguen-te localizzazione del Progetto Apo-stolico dell’Istituto, per ricuperare laloro apostolicità e profezia, in coge-stione con i laici, in apertura al terri-torio e alle nuove periferie esisten-ziali;– la necessità di programmare, comeFamiglia carismatica, una “Pastorale

giovanile vocazionale” più incisiva,più vicina ai giovani di oggi e di te-stimoniare nelle comunità la bellez-za e la gioia della consacrazione;– l’urgenza di essere concretamenteuna “congregazione in uscita” ri-schiando nuove forme di espressioneevangelizzatrice nelle periferie esi-stenziali e nelle missioni “ad gentes”,con strutture più snelle e, anche, sen-za strutture, inserendoci nel lavoro inrete con altre istituzioni ecclesiali;– il bisogno di riqualificare il serviziodi autorità in chiave pastorale, cu-rando la formazione e la scelta dellepersone per questo servizio, ancheper quanto riguarda il servizio diamministrazione dei beni e l’econo-mia.Di fondamentale importanza è statala corale approvazione dell’istituzio-ne dell’Assemblea post-capitolare diprogrammazione nelle Province e

VITA DEGLI ISTITUTI

Il Papa alle capitolari : “

[ ] Fondato da Don Orione, il vostro Istituto è chiama-to ad esercitare la carità verso il prossimo, particolar-mente verso i più poveri, gli abbandonati e gli esclusi,come esprime bene il tema che avete scelto per questoCapitolo Generale: “Darsi tutte a Dio per essere tuttedel prossimo. Piccole Suore Missionarie della Carità: di-scepole missionarie, testimoni gioiose della Carità nel-le periferie del mondo”. A nome della Chiesa e di tan-ti poveri, in modo speciale donne e bambini, e di tantimalati fisici e psichici che assistete, ringrazio per il vo-stro lavoro apostolico nelle diverse attività di pastora-le giovanile, nelle scuole, nelle case per anziani, nei pic-coli “Cottolengo”, nelle catechesi e negli oratori, con lenuove povertà e in tutti quei luoghi in cui vi ha posto laDivina Provvidenza. Vi chiamate e siete per vocazione “missionarie”, vale adire evangelizzatrici, e nello stesso tempo siete al servi-zio dei poveri. Sorelle, siate missionarie senza frontiere.A tutti, ma specialmente ai poveri, nei quali siete chia-mate a riconoscere la carne di Cristo, portate la gioia delVangelo che è Gesù stesso. A tutti mostrate la bellezzadell’amore di Dio che si manifesta nel volto misericor-dioso di Cristo. Con questa bellezza riempite il cuore diquanti incontrate. La vicinanza, l’incontro, il dialogo el’accompagnamento siano il vostro metodo missionario.E non lasciatevi rubare la gioia dell’evangelizzazione.La missione e il servizio ai poveri vi pongono “in usci-ta” e vi aiutano a superare i rischi dell’autoreferenzia-lità, del limitarsi a sopravvivere e della rigidità autodi-fensiva (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 27.45). Lamissione e il servizio vi fanno assumere la dinamica del-l’esodo e del dono, dell’uscire da voi stesse, camminare

e seminare; come pure la conversione pastorale affin-ché tutte le strutture siano evangelizzatrici e al serviziodel carisma (cfr ibid., 21.25.131). Per tutti questi scopi èfondamentale coltivare la comunione con il Signore, sa-pendo che la vostra intimità con Lui «è un’intimità iti-nerante, e la comunione si configura essenzialmente co-me comunione missionaria» (ibid., 23): non ferma. Nel-la preghiera, nella comunione. Nella Chiesa la missione nasce dall’incontro con Cristo(cfr Fil 3,12-16). L’Inviato del Padre adesso invia noi. ÈLui che ci chiama e ci manda. Il centro della missionedella Chiesa è Gesù. In quanto sue discepole, siete chia-mate ad essere donne che lavorano assiduamente pertrascendersi, proiettandosi verso l’incontro con il Mae-stro e con la cultura in cui vivete. Al missionario è richiesto di essere una persona auda-ce e creativa. Non vale il comodo criterio del “si è fat-to sempre così”. Non vale. Ripensate gli obiettivi, lestrutture, lo stile e i metodi della vostra missione (cfrEG, 33). Stiamo vivendo un tempo in cui è necessarioripensare tutto alla luce di ciò che ci chiede lo Spirito.Questo esige uno sguardo speciale sui destinatari dellamissione e sulla realtà stessa: lo sguardo di Gesù, che èlo sguardo del Buon Pastore; uno sguardo che non giu-dica, ma scruta la presenza del Signore nella storia; unosguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi erimanere con l’altro quante volte sia necessario; unosguardo profondo, di fede; uno sguardo rispettoso e pie-no di compassione, che guarisca, liberi, conforti. Questosguardo speciale vi renderà coraggiose e creative e viaiuterà ad essere sempre alla ricerca di strade nuoveper far arrivare a tutti la Buona Notizia che è Cristo.

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grina, itinerante… L’esperienza per-sonale di Maria “non è solitaria e in-timistica, puramente individualistica,perché la Vergine Madre è consape-vole di avere una missione da com-piere per l’umanità e la sua vicen-da”.2 L’esperienza dell’inedito diDio in Lei, non la lascia chiusa nellapaura, ma la rende “missionaria”! Don Orione stesso ci invita a questa“intimità itinerante”: “Portiamo connoi, e ben dentro di noi, la divinafiamma di quella Carità che è Dio e,pur dovendo andare tra la gente, ser-biamo in cuore quel celeste silenzioche nessun rumore del mondo puòrompere”.3

Le Decisioni del XII CG, non posso-no essere accolte se non in questo at-teggiamento mariano e orionino: en-trare, con Maria e come Maria, inquesta “dinamica” che esige crederee consegnarsi, accoglienza e dona-

zione, qui e ora, “in fretta” perché“caritas Christi urget nos!”… la ca-rità di Cristo ci brucia e ci spinge adandare “subito” alle periferie esi-stenziali dove lo stesso Cristo ci at-tende nel volto dei poveri e dei sof-ferenti, dei nuovi scarti della società.

—“Caritas Christiurget nos!”

Certamente il tempo capitolare si èconcluso, ma lascia aperta la portaad un nuovo “tempo”, il tempo dellaconcretezza, dell’impegno. Una tap-pa si chiude ma un’altra, ancora piùimpegnativa, inizia, e inizia da cia-scuna di noi.Tutte siamo oggi all’inizio di un tem-po nuovo, carico di sfide, di speran-ze e di attese: il tempo della prontez-za mariana!Maria, “dopo l’annuncio dell’Angelo,

è andata in fretta, non ha perso tem-po, è andata subito a servire. È la Ver-gine della prontezza, la Madonnadella prontezza. Subito è pronta... Leinon si fa aspettare: è la Madonna del-la prontezza, va subito a servire”.Il tempo post-capitolare è il tempo“decisivo” dell’uscire, delle risposte,delle riforme concrete. Il Capitolooffre a tutto l’Istituto lo strumentoprezioso con cui ripartire insieme erischiare nuove risposte, nuove fron-tiere, nuove periferie nelle quali por-tare l’annuncio, come Maria, “conprontezza”, perché “Caritas Christiurget nos!” e la carità non conosceremore, non consente attaccamentinostalgici, non accetta paure né pi-grizia!La domanda da farci è: siamo pron-te per partire? Siamo pronte per“uscire”, in fretta e con gioia, versole periferie del mondo? Siamo di-

VITA DEGLI ISTITUTI

: “Mettetevi in cammino, in fretta”

Al missionario è richiesto anche di essere una personalibera, che vive senza nulla di proprio. Non mi stanco diripetere che la comodità, l’accidia e la mondanità sonoforze che impediscono al missionario di “uscire”, di“partire” e mettersi in cammino e, in definitiva, di con-dividere il dono del Vangelo. Il missionario non puòmettersi in cammino con il cuore pieno di cose (como-dità), con il cuore vuoto (accidia) o in cerca di coseestranee alla gloria di Dio (mondanità). Il missionarioè una persona libera da tutte queste zavorre e catene;una persona che vive senza nulla di proprio, solo per ilSignore e il suo Vangelo; una persona che vive in uncammino costante di conversione personale e lavorasenza sosta alla conversione pastorale. Al missionario si richiede di essere una persona abita-ta dallo Spirito Santo. È lo Spirito che ricorda ai disce-poli tutto ciò che Gesù ha detto (cfr Gv 14,16), che liammaestra (cfr Gv 16,14-15), che rende testimonianzaa Gesù e conduce i discepoli a rendergli a loro volta te-stimonianza (cfr Gv 15,26-27). Ciò che si chiede al mis-sionario è che sia una persona docile allo Spirito, che as-secondi il suo movimento, il “vento” che spinge verso iluoghi più impensati per annunciarvi il Vangelo. In taledocilità egli è chiamato a crescere continuamente, perdiventare capace di cogliere la presenza di Gesù in tan-te persone scartate dalla società. Anche voi, care sorel-le, siate in questo senso persone spirituali, lasciandovicondurre, sospingere e guidare dallo Spirito. Al missionario si richiede che abbia una spiritualitàfondata su Cristo, sulla Parola di Dio, sulla liturgia. Unaspiritualità “olistica”, che coinvolga tutta la personanelle sue diverse dimensioni, basata sulla complemen-

tarietà, sull’integrare e l’includere. Essa vi permette diessere figlie del cielo e figlie della terra, mistiche e pro-fetiche, discepole e testimoni al tempo stesso. Al missionario si richiede, infine, di essere profeta del-la misericordia. L’Anno della Vita Consacrata si è con-cluso mentre iniziava il Giubileo straordinario della Mi-sericordia. Questo cammino ci ha chiamato a pulire inostri occhi e i nostri cuori dall’indifferenza per acco-gliere e offrire al mondo, con umiltà, come servi, la pro-fezia della misericordia, a somiglianza di Dio Padre. Ilvostro carisma di serve dei poveri vi chiede di esercita-re la profezia della misericordia, cioè di essere personecentrate in Dio e nei crocifissi di questo mondo. Lascia-tevi provocare dal grido di aiuto di tante situazioni didolore e di sofferenza. Come profeti della misericordiaannunciate il perdono e l’abbraccio del Padre, fonte digioia, di serenità e di pace (cfr Misericordiae Vultus, 2). Insieme con gli altri Istituti e movimenti fondati da DonOrione formate una famiglia. Vi incoraggio a percorre-re strade di collaborazione tra tutti i componenti diquesta ricca famiglia carismatica. Nessuno nella Chiesacammina “in solitaria”. Coltivate tra voi lo spirito del-l’incontro, lo spirito di famiglia e di cooperazione. Concludo proponendovi come esempio per la vostramissione e per il vostro servizio ai poveri l’icona dellaVisitazione. Come la Vergine Maria, mettetevi in cam-mino, in fretta – non la fretta del mondo, ma quella diDio – e piene della gioia che abita il vostro cuore can-tate il vostro magnificat. Cantate l’amore di Dio perogni creatura. Annunciate agli uomini e alle donne dioggi che Dio è amore e può colmare di significato ilcuore di chi lo cerca e si lascia incontrare da Lui.

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sposte a spogliarci dei vecchi “otri”per diventare “otri” nuovi che accol-gano il “vino nuovo” che il Capitoloci dona? Vogliamo giocare la nostravita perché la Congregazione sia piùbella e attraente per le giovani? Sia-mo disposte a lasciarci spingere dalfuoco della carità di Cristo?Certamente sì! Don Orione ci dice:“fidando nella infinita carità del Si-gnore, ora, nel nome di Gesù, comin-cio; mi umilio, ma non mi voglio av-vilire; e voglio essere tutto e solo ro-ba del Signore e delle anime”.4

Allora, se non vogliamo rimanereferme, bisogna correre con Maria eaffrontare il cammino come Lei, co-me dice Papa Francesco: “con gran-de realismo, umanità, concretezza.Tre parole sintetizzano l’atteggia-mento di Maria: ascolto, decisione,azione. Parole che indicano una stra-da anche per noi di fronte a ciò che cichiede il Signore nella vita. Ascolto,decisione, azione”.5

“Vi chiamate e siete per vocazione“missionarie”, vale a dire evangeliz-zatrici, e nello stesso tempo siete alservizio dei poveri. Sorelle, siate mis-sionarie senza frontiere. A tutti, maspecialmente ai poveri, nei quali sietechiamate a riconoscere la carne diCristo, portate la gioia del Vangeloche è Gesù stesso. A tutti mostrate labellezza dell’amore di Dio che si ma-nifesta nel volto misericordioso diCristo. Con questa bellezza riempiteil cuore di quanti incontrate. La vici-nanza, l’incontro, il dialogo e l’ac-compagnamento siano il vostro me-todo missionario. E non lasciatevi ru-bare la gioia dell’evangelizzazione”.6

Per noi, PSMC, ma per tutta la VC, èquestione di vita o di morte!

sr. M. Mabel SpagnuoloSuperiora generale

1. Papa Francesco, Discorso ai partecipanti alCapitolo generale delle Piccole Suore Mis-sionarie della Carità (Don Orione), Sala delConcistoro, Venerdì, 26 maggio 2017.

2. Benedetto XVI, Udienza generale, AulaPaolo VI, Mercoledì, 15 febbraio 2006.

3. Don Orione, Scritti 66,242, Roma, 10 marzo1930.

4. Scritti 37,254; da Venezia, 2 aprile 1930.5. Papa Francesco, Parole a conclusione del

Mese mariano, Piazza San Pietro, Venerdì,31 maggio 2013.

6. Papa Francesco, Discorso ai partecipanti alCapitolo generale delle PSMC, Venerdì, 26maggio 2017.

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VITA DEGLI ISTITUTI

Itala Mela, oblata benedetti-na conosciuta con il nomedi Maria della Trinità, è sta-

ta proclamata “beata”, la primadella diocesi di La Spezia – Sar-zana – Brugnato. La cerimoniaha avuto luogo il 10 giugnoscorso nella Cattedrale di Cri-sto Re, ed è stata presieduta dalcardinale prefetto della Con-gregazione per le Cause deiSanti, Angelo Amato, davanti aquasi tremila persone. La beati-ficazione è avvenuta dopo il ri-conoscimento del miracolo diguarigione ottenuto, per sua in-tercessione, a favore della pic-cola Erminia Bertoli, nata nel1999 in condizioni fisiche di-sperate e clinicamente irrever-sibili. La memoria liturgica della suafesta è stata fissata il 28 aprile, gior-no precedente la sua morte, per evi-tare la sovrapposizione con santaCaterina da Siena patrona d’Italia.1

—Da una famigliaatea …

Nata a La Spezia il 28 agosto 1904,da Pasquino e Luigia Bianchini, en-trambi insegnanti elementari e noncredenti, Itala riceve il battesimo incasa della levatrice. Trascorre l’in-fanzia e l’adolescenza con i nonnimaterni. Nel maggio del 1915 ricevela Prima Comunione e la Cresimanella Cappella della Pia Casa di Mi-

sericordia. Allo scoppio della primaguerra mondiale, assiste alla parten-za del padre e dello zio per il fronte.Frequenta il liceo classico con ottimirisultati. Il 27 febbraio 1920 la vita diItala è sconvolta dalla morte del fra-tellino Enrico, di nove anni: un even-to da lei ritenuto ingiusto e crudeleche la spinge a dichiararsi atea. L’e-sistenza di Dio è per lei inconciliabi-le con il dolore innocente e quindi«dopo la morte, il nulla».2

Nel 1922 Itala si iscrive alla Facoltàdi Lettere a Genova ed è accolta nelpensionato delle Suore di Nostra Si-gnora della Purificazione. Lì, l’8 di-cembre 1922, decide di confessarsi e

PROFILI E TESTIMONI

Itala Mela, beatificata a La Spezia

“SE CI SEIFATTI CONOSCERE”

Il passaggio dall’ateismo alla fede segnò il suo percorsoverso la santità. Oblata benedettina fece dell’esperienzamistica della Trinità il centro e il fondamento della sua

esistenza e della sua missione; intuì la dimensionetrinitaria della vita cristiana come naturale conseguenza

del battesimo.

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di ricevere l’Eucaristia. Inizia cosìper lei un travaglio interiore moltoprofondo: «Signore, se ci sei, fatti co-noscere», è la preghiera che le sgor-ga dal cuore nel momento in cui co-mincia a vacillare il suo ateismo, te-nacemente professato fino ad allora.Intraprende un percorso di fede an-che grazie all’aiuto di due sacerdotigenovesi e al sostegno che ricevedalla Federazione degli Universitaricattolici italiani, alla quale si iscrivenel 1923. Determinanti per la suaformazione spirituale sono diversiincontri: con i beati Moscati e Pam-puri, i servi di Dio Vico Necchi ePiergiorgio Frassati, con l’allora assi-stente ecclesiastico nazionale dellaFUCI, don Giovanni Battista Monti-ni (il futuro papa Paolo VI), con ilcardinal Schuster, p. Gemelli e donDivo Barsotti.Nel 1926 consegue la laurea in let-tere classiche con una tesi sulle lette-re di san Cipriano: un lavoro ponde-roso di trecento pagine, condottocon grande rigore metodologico eimportante nel contenuto non soloperché le permette di approfondirela letteratura cristiana, la storia del-la Chiesa, di dare delle basi teologi-che solide al suo pensiero e alla suaspiritualità, ma anche per un aspettoche Itala tratta nella tesi, quello cheriguarda la dimensione trinitaria del-la vocazione battesimale.Dopo la laurea, comincia l’insegna-mento al Liceo Ginnasio Costa, mal’instabilità fisica la costringe a pe-riodi di congedo e aspettativa sem-pre più lunghi, finché dopo qualcheanno rinuncia definitivamente.

—… alla consacrazionebenedettina

Nella primavera del 1928, Itala esa-mina con l’abate Ildefonso Schusterun progetto di rinascita della vitamonastica femminile in Italia, cheporterà alla fondazione del monaste-ro benedettino di Civitella S.Paolo(Roma), con l’apertura di un novi-ziato al monastero di Amelia (Terni)e poi all’abbazia di Dourgne in Fran-cia. Attirata dalla vita benedettina,sosterrà con forza, sino alla morte, ilprogetto di fondazione sulla collinaspezzina di Marinasco di un mona-stero femminile di clausura, oggi

monastero di S. Maria del Mare del-le monache benedettine del Castel-lazzo.Itala sente anche per sé il desideriodi entrare in un monastero benedet-tino (Marie Vierge a Népion surMeuse, in Belgio), ma per la sua sa-lute molto precaria a causa di pleu-rite ed endocardite persistenti, deverinunciare anche a questo progetto.Rimane però ferma nella volontà diconsacrare la sua vita al Signore, la-sciandosi “inabitare dalla Ss. Tri-nità”. Il 4 gennaio 1933, sotto la gui-da dell’abate Vannucci, Itala conclu-de il noviziato benedettino con laprofessione come Oblata del Mona-stero in San Paolo fuori le Mura, aRoma e riceve il nome di Maria del-la Trinità. La consapevolezza dell’inabitazionedella Trinità nella sua vita la spingenon solo a emettere i voti di povertà,castità e obbedienza, ma anche quel-lo di continua conversione e di totaleabbandono a Dio: con il quinto voto,l’Inabitazione trinitaria diventa ilcentro della sua vita e della sua mis-sione nella Chiesa. Nei suoi appuntiItala scrive: «Non cercherò laTrinità lontana da me, nell’isolamen-to del cielo, ma in me, nella mia ani-ma, poiché in essa inabita…. Non di-menticare mai che nell’anima nostraè l’abitazione della Trinità SS.ma, co-me in un nuovo cielo. Noi ci sforzia-mo spesso di unirci a Dio con mezzicomplicati e non pensiamo che abbia-mo sempre in noi l’O-spite divino…» Nel 1941 papa Pio XIIrimane sorpreso da«tanta luce, da tantaumiltà e da un così for-te radicamento nellatradizione cristiana».Itala tutto vive constraordinaria umiltà ecarità, nella certezzache «vivere l’Inabita-zione non è una cosastraordinaria ma la lo-gica conseguenza delnostro Battesimo»,perché «sarebbe ungrave errore credereche il richiamare leanime a nutrire di que-sto mistero adorabilela loro vita, sia il richia-

marle ad una “devozione” speciale: èpiuttosto un invitarle a vivere dellagrazia che il Battesimo ha loro dona-to».3 «Anche se non tutte le animepossono essere oggetto di una talepredilezione divina, tutte possono, inuna certa misura, tradurre nella lorovita i frutti della loro consacrazionedi battezzate e di cresimate. Tuttepossono richiamarsi al segno invisi-bile della Santa Croce, che più voltefu tracciato sulla fronte e sul petto diciascuno di noi, finché santificherà inostri sensi, anche nell’ora ultima,nell’Estrema Unzione... (ndr. così al-lora era chiamato questo sacramen-to) ...Questa croce è la nostra gloriae la nostra speranza...».4

La consapevolezza dell’inabitazionetrinitaria rende Itala Mela serenanello spirito, incrollabile nella fede,forte nella sopportazione della ma-lattia. La carità verso il prossimo èespressa con delicatezza e concretez-za. Oltre alla preghiera e al consiglio,Itala è generosa nella beneficenzacon collette in denaro, offerte di ve-stiti e di cibo, aiuto nella soluzionedei tanti problemi della vita quoti-diana. Tutto questo fino alla morte,avvenuta nell’aprile del 1957 all’etàdi 52 anni. Le sue spoglie riposano dal 1983 aLa Spezia, nella cripta della catte-drale di Cristo Re. La causa della suabeatificazione, avviata nel 1976, rag-giunge nel giugno 2014 il riconosci-mento delle virtù eroiche.

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ne di santità e portarla più in alto...»È evidente che Dio vuole che noi cistacchiamo dal peccato, ma comesiamo attaccati, affezionati ai nostriprogetti spirituali! E quando Dio sicompiace di distruggerli, perché, ap-punto, la santità consiste nel seguireDio e non i nostri progetti, anchebuoni, noi tendiamo a resistere. «L’a-scesa è la parte che tocca all’anima:le grazie mistiche sono la parte diDio. Noi non dobbiamo occuparcidelle grandi grazie d’unione, ma so-lo “dei piccoli passi” per spogliarci dinoi stessi. Questo è importante: il re-sto lo farà Dio…». «La mia vocazio-ne speciale è vivere il mio quotidia-no “sì”, la “parola” di lui, quella delmomento, con perfetto amore...».7

—Paolo VIha detto di lei

Quando era cardinale di Milano,Giovanni Battista Montini così scris-se:8 «Itala Mela presenta, nella suaesperienza e nei suoi scritti, elemen-ti religiosi di particolare valore, perla singolarità, per l’intensità, per ilcontenuto dottrinale, per le compo-nenti morali che vi si intrecciano, perla semplicità e la sincerità con cui siraccomandano. Che Itala Mela abbiavissuto, inizialmente, fugacementealmeno, alcuno di quei momenti incui l’anima, non più per via di ragio-namenti e tanto meno per via di

commozioni sentimentali, avverte laPresenza, sente la Realtà del Dio vi-vente, ce lo dice lei stessa…. E ce lodiceva un maestro, quanto maiesperto e autorevole, mons. AdrianoBernareggi, il quale seguì per anniquell’anima eccezionale, lui così po-sitivo, così informato delle dottrinespirituali, e così avveduto davanti al-le molteplici e spesso equivocheespressioni della sensibilità interio-re. Egli era persuaso che qualche co-sa di ineffabilmente oggettivo fossepassato nelle percezioni soggettivereligiose di Itala Mela… Itala Mela ci offre qualche cosa, nelcampo specificamente religioso, disingolare, che va meditato e chemolto al nostro tempo può dire.Innanzi tutto può dire che sotto loschermo astratto e opaco delle veritàspirituali, quale appare ordinaria-mente la nostra dottrina religiosa ainostri occhi miopi e distratti, palpita-no per chi ha la virtù e la fortuna discorgerle, realtà spirituali, divine an-zi, d’immenso interesse, d’immensovalore. Tutto sta a saperle percepire.L’anima mistica assume allora fun-zione di testimonio. La sua luce ri-schiara la stanza dove sono i fratellinell’oscurità. Al suo bagliore tutti sifanno fiduciosi e attenti: vale la penadi credere, vale la pena di cercare…Non già che l’esperienza religiosaprivata, per veritiera che sia, costitui-sca argomento alla fede, la quale at-tinge da ben altra fonte la sua sicu-rezza, ma testimonianza sì, consola-zione sì, esempio sì, speranza sì».

Anna Maria Gellini

1. Santa Caterina da Siena è Patrona d’Italiainsieme a San Francesco d’Assisi (proclama-ti nel 1939 da papa Pio XII) e Patrona d’Eu-ropa insieme ai Ss. Cirillo e Metodio, procla-mati nel 1980 da Giovanni Paolo II e nel1999 insieme a Santa Brigida di Svezia eSanta Teresa Benedetta della Croce.

2. Dai manoscritti di Itala Mela: una raccoltadi quarantadue volumi dattiloscritti, ora diproprietà della Diocesi di La Spezia, tra-scritti dalle benedettine del Monastero diS.Maria del Mare di La Spezia e conservatinell’archivio del Seminario diocesano.

3. Manoscritti, 4,524. Manoscritti, 3,825. Manoscritti, 3,226. Manoscritti, 39,1217. Manoscritti, 3,1098. DORA LUCCIARDI - prefazione del card. Gio-

vanni Battista Montini Itala Mela nella suaesperienza e nei suoi scritti Editrice Studium,Roma, 1963.

PROFILI E TESTIMONI

—La testimonianzadella conversione

La beata Itala Mela trasmette unatestimonianza luminosa, attraversola lettura della sua conversione. Inuno dei suoi manoscritti,5 dice: «Visono nature che, anche dopo lunghianni di grazie, restano dinanzi a Dionella loro dura interezza, come bloc-chi di marmo in cui l’artefice trovisempre nuove asperità.» È evidenteche scrive per esperienza personale!«Lo scalpello divino continua a crea-re il capolavoro, ma l’opera è lungae sembrerebbe in certe ore dispera-ta, se non ne avesse assunto la re-sponsabilità l’artista che non fallisce.L’importante è che queste nature te-naci restino offerte alla mano di Ge-sù, immobili anche sotto i colpi piùforti e più dolorosi. L’importante èche l’anima non si ritragga per timo-re e per stanchezza. Bisogna aver fi-ducia non nella materia soggetta allavorio divino, ma nell’onnipotente esapientissima abilità dell’artefice.Egli è certamente il solo che possafar balzare il capolavoro da questamateria selvaggia. Ed egli sembracompiacersi di sceglierla, di predili-gerla, forse perché sa che, una voltacreata, l’opera durerà per sempre».Scrive ancora.6 «Dio può compierein un’anima un laborioso travaglionon solo per staccarla dal peccato,ma anche per riformare la sua visio-

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Pakistan*

Asia Bibi da sette anni in carcereSono trascorsi ormai otto anni da quel 19 giugno 2009quando, in Pakistan, Asia Bibi, mamma cristiana di cinquefigli, fu arrestata dietro accusa di blasfemia, da parte dialcune sue compagne di lavoro, e sette anni da quandonel 2010 fu condannata a morte. Un’accusa che lei hasempre respinto come falsa. Da allora ha trascorsotutto questo tempo in carcere e non si vede ancoracome il caso possa risolversi, nonostante la pressionedell’opinione pubblica internazionale.La Pontificia opera internazionale missionaria Missio, diAquisgrana, ha colto l’occasione di questo anniversario,per esprimere attraverso il suo presidente, il prelatoKlaus Krämer, tutta la sua preoccupazione per il fattoche il processo di appello viene continuamentetrascinato per le lunghe. Già tre anni fa, Missio avevainoltrato una petizione con 18.425 firme al governofederale tedesco perché la consegnasse ai responsabilidel Pakistan chiedendo la liberazione di Asia Bibi. Ora il caso è nelle mani della Corte suprema delPakistan. Ma lo scorso ottobre uno dei tre giudicicompetenti ha abbandonato l’incarico per le continuedilazioni del processo contro la pena di morte e perchélo scorso aprile la giustizia pakistana ha rifiutato ladomanda di avviare il dibattimento nel mese di giugno.Nel frattempo non è stato ancora nominato alcungiudice della sezione giudiziaria.«I nostri partner in Pakistan, ha affermato KlausKrämer, sono sconcertati e temono che la camera diappello trascini il caso finché Asia Bibi e la sua famigliasi logorino e che lei stessa abbia a morire». «I fanaticiislamisti esercitano una pressione enorme sulla Cortesuprema – ha aggiunto Krämer – e minacciano atti diviolenza nel caso che la condanna a morte di Asia Bibivenga sospesa. Per questa ragione i giudici sonointimopriti». A dire il vero nessuna condanna a morte per blasfemiaè stata finora eseguita in Pakistan. Recentemente,all’inizio dello scorso mese di giugno, è stata emessauna condanna a morte di un trentenne musulmanosciita per alcuni suoi commenti in facebook ritenutiblasfemi. Purtroppo l’abuso della legge sulla blasfemiasta assumendo nel paese una dimensione sempremaggiore. Ora è stata estesa anche all’ambito digitale. Il caso di Asia Bibi, comunque, è rappresentativo dellaproblematica riguardante la legge sulla blasfemia. Ilcodice penale pakistano prevede tra gli altri casi, lapena di morte per lo scherno di Maometto e il carcerea vita per le offese al Corano. Stando alle fonti pakistane (metà del 2013) i casiportati davanti ai tribunali sono stati 1.250 e riguardano600 musulmani, 460 Ahmadi (gruppo musulmano nonriconosciuto come tale), circa 160 cristiani, 30 indù, male condanne a morte finora non sono state eseguite.Tuttavia, dal 1991, circa una cinquantina di personesono state uccise in attentati o linciaggi extragiudiziali

dopo essere state liberte dal carcere.Attualmente basta anche una critica a queste leggi peressere accusati di blasfemia. Nella vita di tutti i giorni,questa legge è spesso usata come strumento nellequerele tra vicini o in quelle politiche o economicheper eliminare persone sgradite e minoranze religioseoppure per tenerle sotto pressione. Purtroppo è ormaiuna legge che ha impregnato la cultura pakistana,cooperando a creare nel paese un clima di generalediffidenza e di intimidazione. Per le minoranze e ancheper i musulmani moderati è rischioso esprimersipubblicamente su questa legge. Bastino due esempi:sette anni fa, due esponenti politici pakistani di primopiano si erano impegnati nella difesa contro lacondanna a morte di Asia Bibi. Uno, l’allora ministroper le minoranze nel governo pakistano, Shabbaz Bhatti,fu assassinato il 2 marzo 2011; l’altro, Salman Taseer,governatore della provincia del Punjab era stato uccisodue mesi prima, il 4 gennaio, dalla sua guardia delcorpo. Da quel tempo i politici e i membridell’amministrazione della giustizia, attanagliati dallapaura, hanno abbandonato ogni iniziativa.

Olanda*

Chiese vuote e in venditaIn Olanda, da alcuni decenni, il numero dei cattolici è incontinua diminuzione. Molte chiese sono rimaste ormaivuote e vengono messe in vendita. Ogni settimana, inmedia, sono due quelle che chiudono, per diventare poihotels, centri sanitari o scuole. In questi ultimi 24 anniin tutto il Paese ne sono state vendute 900.Sono informazioni pubblicate in un servizio dell’8giugno scorso dall’agenzia di stampa tedesca KNA, eraccolte durante una conversazione con la signoraMickey Bosschert, titolare dell’immobiliare Reliplan. Ormai sessantottenne, la Bosschert conosce quasi tuttele chiese dell’Olanda. Sono infatti 24 anni che con ilsuo marito ha cominciato a catalogarle, raccogliendoleinizialmente in un album fotografico e successivamentepostandole in internet dove è facile ora poterleconsultare.Oggi, in Olanda, il mercato della vendita delle chiese èin piena espansione. Ogni giorno, ha affermato laBosschert, arrivano sul suo tavolo progetti di grandichiese che sono messe in vendita. A informarsi, haprecisato, vengono perfino dei cinesi per cercare dicomperarle.

Mentre parlava di questo fenomeno, si trovava nellachiesa del piccolo villaggio Deest, di soli 1.500 abitanti,appartenente al comune di Druten, distante una ventinadi chilometri da Nimega. In questo comune, haaffermato, quattro delle cinque chiese esistenti, sarannomesse in vendita. La ragione è che sono rimaste vuotee la loro manutenzione è molto costosa ed è a carico

brevi dal mondobrevi dal mondo

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della comunità. La stessa grande chiesa di Deest è oradestinata a diventare una casa di riposo per anziani. La gente non desidera però che queste chiese sianovendute a persone di altra religione come è avvenuto,per esempio, nel villaggio di Afferden, nel Limburgo, incui l’edificio, con l’annessa casa parrocchiale,attualmente in fase di ristrutturazione, è statoacquistato da monaci buddisti thailandesi. Nel centro di Amsterdam sorge il ristorante Bazar, cheun tempo era una chiesa cristiana. E nella città diWomerveer, situata a nord di Amsterdam, una chiesaprotestante, è stata ristrutturata per ricavarne 16abitazioni. Nel corridoio d’ingresso è stata conservatauna parte dell’organo, e sulle pareti sono rimaste duefinestre della chiesa che ricordano il passato.Bosschert ha parlato anche di un altro progetto a leiparticolarmente caro. Si tratta di un antico conventodelle suore di santa Caterina da Siena, situata a nord diAmsterdam, su un’area pari a un ettaro di terreno: oggiè sede, tra l’altro, di una casa per la maternitàdell’Esercito della salvezza, di un centro di attivitàsociale e presto anche di una scuola. La chiesa limitrofa,invece, era già stata affittata a una agenzia internazionaledi musica, poi divenne una biblioteca. Attualmentel’edificio, risalente al 1924, è stato trasformato in unhotel.La Chiesa olandese, ha sottolineato la signora Bosschertè ormai un organismo “leblos”, senza vita. E ha aggiuntoche la sua preoccupazione è di cercare di venderequeste chiese a persone che le adibiscano per scopiumanitari. Anche perché, ha ribadito, se arrivassero dellecomunità di altre religioni, sarebbe un fatto dolorosoper gli abitanti del luogo.

Monaco di Baviera*

Memoria dei martiri del lager nazista di DachauL’arcidiocesi tedesca di Monaco di Baviera e Freising hacelebrato il 12 giugno scorso, per la prima volta, ilgiorno della memoria dei beati martiri di Dachau. Inquesta località, distante pochi chilometri da Monaco, inazionalsocialisti, dopo la loro presa del potere, nel1933, avevano creato il primo campo diconcentramento che divenne poi il modello di tutti glialtri. Tra il 1933 e il 1945, secondo i dati ufficiali, furonointernate qui più di 200 mila persone, soprattuttoavversari politici dei nazisti, ebrei, sinti e rom, comepure biblisti e omosessuali. Il numero delle vittime ècalcolato a oltre 30.000. A partire dal 1940, con il crescere della persecuzionecontro la Chiesa, furono deportati in questo lager ancheoltre 2.700 sacerdoti: 1780 venivano dalla Polonia. Piùdella metà non sopravvisse. Di questi prigionieri, 200sono stati considerati martiri e beatificati, tra cui 56sacerdoti, religiosi e laici. Fra di essi anche il padreEngelmar Unzeitig, dell’istituto missionario diMariannhill.

Era originario dell’odierna Repubblica Ceca, dove eranato nel 1911. Ordinato sacerdote nel 1939, a 28 anni,voleva andare missionario in terre lontane. Aveva sceltocome motto del suo sacerdozio: “Se nessun altro vuoleandare, andrò io!”. Svolge il suo primo ministero in Austria. Incurante deirischi, denuncia nelle sue omelie il regime nazista. Vienearrestato e deportato a Dachau nel 1941, dove sarannouccisi oltre 1000 sacerdoti e religiosi cattolici, ma anchepastori protestanti e preti ortodossi. Nel lager, p.Elgelmar si prende cura dei prigionieri, in particolaredei russi, impara la loro lingua e li assiste materialmentee spiritualmente. Scoppiato il tifo, i malati vengonoabbandonati in una baracca dove nessuno pensa diandare: ci va lui, li aiuta come può e alla fine vienecontagiato e muore senza ricevere le cure del caso. È il22 marzo 1945. Il giorno prima aveva compiuto 34 anni.È stato sacerdote solo sei anni, 4 dei quali passati nellager nazista.In una lettera aveva scritto: «Qualunque cosa facciamo,qualunque cosa vogliamo, è sempre e solo la grazia checi guida e ci porta. La grazia di Dio onnipotente ciaiuta a superare ogni ostacolo. L’amore raddoppia lenostre forze, ci rende ricchi di fantasia, contenti e liberi.Se solo la gente sapesse che cosa Dio ha in serbo perquelli che lo amano!».Il card. Angelo Amato, che l’ha proclamato “beato” il 24settembre 2016, nella cattedrale di Würzburg,intervistato da Sergio Centofanti per la Radio Vaticana,ha così affermato: «Padre Unzeitig appare come unascintilla di autentica umanità nella notte buia delterrore nazista. Egli mostra che nessuno può estirparela bontà dal cuore dell’uomo.... Amando Dio con cuoretotalizzante, era misericordioso e caritatevole concoloro che, come lui, soffrivano per gli stenti e leumiliazioni della prigionia.Per dare consolazione ai prigionieri russi tradusse granparte del Nuovo Testamento in russo per riaccenderela loro fede. Con la sua presenza affabile e piena dibontà dava speranza ai prigionieri oppressi e disperatidel lager. Assisteva gli ammalati gravi accompagnandolicon affetto materno fino alla fine. Con lui la mortediventava un passaggio sereno verso l’eternità. Ilsupremo gesto d’amore fu la volontaria offerta diassistere e curare i malati di tifo a Dachau. Nonostante l’esperienza disumana del lager, si mantennepaziente e ilare, cercando di tenere alto nei prigionieriil sentimento di dignità e di umanità. La sua condizioneera da lui considerata come uno status onorifico, unprivilegio per testimoniare l’amore di Cristo. La suaforza d’animo suscitava ammirazione e dava a tutti ilrespiro per continuare a sopportare una situazionesenza speranza. “Era l’amore fatto persona”, ha detto dilui padre Adalberto Balling. Altri lo chiamano il nostroBeato, il martire della carità, il Massimilano Kolbe deitedeschi».

a cura di Antonio Dall’Osto

brevi dal mondobrevi dal mondo

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VOCE DELLO SPIRITO

PER VESTITO,IL SOLE

Colei che per prima, aveva detto sì al Signore, ebbe ilprivilegio, unico e straordinario, di conservare il suocorpo e diventare, insieme al Figlio, regina dei cieli. Daallora l’Assunta è diventata, per tutti i figli suoi nati nelgiorno luminoso del Risorto, segno profetico e nuovasperanza. Il Signore, infatti, fa sempre vedere prima ciòche in seguito realizzerà per tutti e se Maria, con il suocorpo, è stata accolta in cielo, allora la risurrezione nonè fuga dalla vita, ma è continuità della nostra storia, nonè vita eterea fatta di solo spirito, ma corpo che succedea corpo, risurrezione della stessa carne affinché la vita,persa con la morte a causa del peccato, venga finalmen-te ricapitolata, come storia che salva storia.Maria ora abitava l’Alto! Gesù aveva mantenuto la suapromessa: era tornato a prendere la Madre per godereinsieme la gioia eterna del Regno paterno.Chissà quante volte Giovanni avrà ripensato ai giornifelici trascorsi con la Madre a parlare del Maestro. Chisa quante volte, il discepolo amato dal Signore, cantoredel Verbo che si fa carne e viene ad abitare in mezzo anoi, avrà ricordato negli anni ultimi della sua vita ilgiorno in cui Maria salì al cielo. Chissà se in quella vi-sione che ebbe a Patmos, l’isola del suo ultimo esilio,quando vide nel cielo una donna vestita di sole corona-ta da dodici stelle, non vide, oltre alla Chiesa, anchequello che a Efeso aveva toccato con mano. Il giornodell’assunzione al cielo, il sole irradiò il cuore e il voltodi Maria, mentre la luce, che avrebbe accompagnato persempre il suo sorriso, invase lo spazio e vestì il suo cor-

po. Nel cielo dell’Apocalisse la donna che partorisce unmaschio e combatte contro il dragone, pronto a divora-re il suo bambino, certamente rappresenta quel popolodei tempi messianici che porta nella sua storia rinata laforza del Figlio che non sarà cancellata da nessun ser-pente, nuovo o antico che sia, tuttavia quest’interpreta-zione non si oppone all’immagine di colei che davveroha difeso il suo ventre dal potente divisore.La donna vestita di sole, nella visione dell’amato disce-polo, è la Chiesa ma è anche Maria, discepola del sole,la Madre che, avendo accolto nel suo ventre la speran-za di redenzione per l’umanità, è divenuta portatrice diluce e frontiera di bene. La luce che il mondo riceve dalnuovo parto è sole che non tramonta, è giorno senzanotte. Assunta in cielo, la gloria di Dio sorrise a Mariae da quel giorno quel sorriso da lei raccolto, quale ma-dre del Figlio, si riflette nella nostra storia.«Donna, se’ tanto grande e tanto vali», cantava il som-mo poeta! E la storia di Maria è davvero grande nel ren-dere felice l’uomo d’ogni tempo, perché se un membrodella famiglia umana ha avuto tale sorte, si arricchiscetutta l’umanità. Maria, la Madre delle madri, ancora og-gi partorisce la speranza che, dalla sua esperienza, na-sca un mondo nuovo che, amando il Figlio, si vesta del-la sua luce gettando via gli abiti tristi delle tenebre.

Gennaro Matinoda Profumo di MadreEDB, Bologna 2017

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“MARIA CUSTODIVA TUTTE QUESTE COSE MEDITANDOLE NEL SUO CUORE”

Nella celladel cuore di MariaIn questa riflessione ci siamo prefissi di compiere il viaggio verso la

dimora intima del Cuore di Maria. L’itinerario che intendiamo seguire èquello indicato dalla liturgia romana. È un percorso che conduce a

dissetarsi alla fonte viva della Scrittura.

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Cambiare il cuore, Il luogo del cuore, La pace delcuore, L’arte di purificare il cuore, La via del cuo-re sono solo alcuni titoli di libri o saggi su un te-

ma sempre attuale: ritornare al cuore.1

Dal punto di vista della mentalità corrente il termine“cuore” evoca emozioni e affetti. E poiché l’amore è ilmoto fondamentale di ogni energia affettiva, il cuore ècomunemente considerato il simbolo dell’amore.

«Ritornare al cuore»

Nell’interpretazione ebraico-cristiana la conclusionenon è molto diversa. Il cuore è l’organo fisico, che batteal ritmo della vita. Al cuore si attribuisce la paura, pro-vata o respinta: “Dentro di me freme il mio cuore, piom-bano su di me terrori di morte” (Sal 55,5); “Se contro dime si accampa un esercito, il mio cuore non teme” (Sal

27,3), oppure l’angoscia sempre incombente: “Allevia leangosce del mio cuore” (Sal 25,17), ma anche la fiducia:“Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore”(Sal 27,14).Al di là dell’organo fisico, la Scrittura parla del “cuore”anche per indicare il mistero interiore della persona. Ilcuore rappresenta il nucleo più intimo dell’essere uma-no: è la sede del sentire, del pensare, del ricordare, delvolere. «È il cuore la sorgente nascosta delle azioni uma-ne: lì palpita lo Spirito di Dio, ma può anche parlare lospirito del male; lì prendono vita i pensieri di Dio, mapossono anche attecchire i pensieri malvagi».2

Per la terminologia biblica il cuore appare “appesantito”(Lc 21,24), “insensato” (Lc 24,25), “indurito” (Mc 3,5;6,52; Gv 12,40; Ef 4,17), “tenebroso” (Rm 1,21), “triste”(Mt 13,3), “doppiezza di cuore” (cf. Mt 15,17). Da una ta-le radice non può nascere che il frutto di una esistenza

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opaca nei pensieri, indurita negli affetti verso Dio e ver-so i fratelli, insensata nelle decisioni. Una vita pesante,piatta, grigia.Il cuore giunge a tanto perché è simile a una radice chesucchia linfa dagli istinti o desideri primordiali: il piace-re, l’avere, l’affermazione di sé o il potere. Istinti che, senon evangelizzati, diventano i grandi idoli cui il nostrocuore anela e obbedisce. Istinti che costantemente cer-cano di prendere il sopravvento, anche in persone chehanno promesso a Dio che “lui solo” è la scelta del cuo-re e della vita.Quando invece si assume l’atteggiamento cultuale del si-lenzio interiore, Dio:– svela all’animo contemplativo dell’orante la pesantez-za e la tenebrosità del cuore;– rivela gli istinti o i desideri verso i quali tende il cuore;– umilia e prova con verità e tenerezza che il cuore vapurificato (Mt 5,8; Eb 10,22) e messo in ordine (Lc 8,15),poiché è destinato alla dimora del Padre, del Figlio (cf.Gv 14,23) e all’abitazione dello Spirito, che prega in noie per noi con gemiti ineffabili (Rm 8,26-27).Si può dire con André Louf – monaco trappista e auto-re spirituale tra i più noti anche in Italia, ritornato allacasa del Padre nel 2010 – che «il cuore è fatto per la Pa-rola e la Parola per il cuore». In questa luce si compren-de il grido del salmista: «La tua parola è mia per sempre,è il grido di gioia del mio cuore. Tendo il mio cuore adapplicare la tua legge, in essa la mia ricompensa per sem-pre» (Sal 119).3

È urgente allora “ritornare al cuore”, riscoprirlo qualeluogo destinato ad essere dimora di Dio, campo della suaParola, abitazione dello Spirito orante. Solo un cuoresgombro da idoli e inutili pensieri, è terreno disponibilealla presenza del Signore, all’ascolto della propria co-scienza, al discernimento del volere di Dio, proprio co-me è stato il Cuore di Maria.

La dimora intima del Cuore di Maria

“Maria custodiva tutte queste cose meditandole nel suocuore” (Lc 2,19.51b): – è questa una annotazione prezio-sa, una di quelle frasi evangeliche che secoli di contem-plazione non hanno esaurito e non l’esauriscono. La cu-stodia della memoria e la meditazione continua della Pa-rola era abitudine della Vergine di Nazaret, un atteggia-mento che la distingueva dalle altre persone. Quello cheper gli altri era motivo di stupore (cf Lc 2,18: i pastori;Lc 2,47: i dottori della legge) per lei era oggetto di me-ditazione.L’evangelista Luca testimonia che Maria scopre il miste-ro del Figlio solo nella cella del cuore. E in questo cuo-re buono e perfetto (cf Lc 8,15) Maria – afferma Bene-detto XVI nella Verbum Domini – «sapeva trovare il no-do profondo che unisce eventi, atti e cose, apparente-mente disgiunti, nel grande disegno di Dio» (n. 87).Con impareggiabile chiarezza e con arte sapiente, s. Be-da († 735), in un’omelia pronunciata per il giorno di Na-tale, commentando Lc 2,19, presenta Maria «in silenzio,ma con il cuore attento, nella ricerca sollecita del signi-ficato dei misteri di Cristo». Se la sua lingua tace per do-

veroso ossequio verso i segreti divini – sembra dire l’ap-passionato studioso della Bibbia – il cuore della Vergineveglia, scrutando in atteggiamento adorante la divina Pa-rola contenuta nel libro sacro e racchiusa nel suo grem-bo verginale.Tra i biblisti contemporanei, p. Aristide Serra, illustran-do i molteplici aspetti della nostra pericope,4 sottolineatra l’altro che «la fortuna di Luca 2,19.51b è stata im-mensa nella vita della Chiesa. Quando la comunità cri-stiana di ogni tempo ripensa l’insegnamento di Cristo,suo Signore, leva lo sguardo a Maria come a propria im-magine conduttrice».5

In questa riflessione ci siamo prefissi di compiere il viag-gio verso la dimora intima del Cuore di Maria, via aper-ta a tutti perché tutti ugualmente abilitati a percorrernequalche tratto. L’itinerario che intendiamo seguire perraggiungere le profondità del cuore della Vergine è quel-lo indicato dalla liturgia romana, in particolare dai testieucologici (colletta, orazione sulle offerte, prefazio...).Come vedremo, questo percorso conduce a dissetarsi al-la fonte viva della Scrittura.La chiave di accesso per entrare nel mistero della vita in-teriore di Maria ci viene offerta dalla Nota introduttivaal formulario «Cuore immacolato della beata VergineMaria» (n. 28) della Raccolta delle Messe della Beata Ver-gine Maria.6 Dopo aver precisato che l’espressione«Cuore della Vergine» va interpretata nel senso biblicosopra accennato, la Nota rileva che la liturgia prediligedue immagini “abitative” per indicare la presenza di Cri-sto nel cuore e nel grembo di Maria, quelle della “dimo-ra” e del “tempio”; e una gamma di aggettivi che ne qua-lificano il Cuore.

Le immagini “abitative”:un Cuore dimora-tempio

All’ammirato sguardo della Chiesa orante il cuore dellaVergine, proprio perché scrigno prezioso che accoglie ecustodisce le meraviglie dell’Altissimo, fonte inesauribi-le e vivificante della sua memoria e sapienza, appare perciò stesso un cuore dimora-tempio. La liturgia ne è sicu-ra, perciò nei testi si prega:

«O Dio, che hai preparato una degna dimora dello Spirito Santo nel cuore della beata Vergine Maria...».7

«O Signore Dio nostro,che nel cuore immacolato di Maria hai posto la dimora del Verbo e il tempio dello Spirito Santo...».8

Le immagini dimora-tempio, presenti in queste orazio-ni, rimandano a uno spazio protettivo e rassicurante, aduna abitazione accogliente, ad un luogo di intimità e dicondivisione. Nello stesso tempo pongono in primo pia-no il rapporto del Cuore di Maria con il Verbo e lo Spi-rito. Il Cuore della Vergine – vi si legge – è «degna dimo-ra del Verbo», «tempio dello Spirito Santo». Da notarepure l’esplicito richiamo a Dio Padre, presentato quale

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Architetto, sapiente e pieno di amore, intento a prepa-rare il Cuore della Vergine come una abitazione degnadello Spirito, ospite divino.La Vergine di Nazaret rappresenta l’abitazione-tipo,quella che fa vedere completamente realizzato il proget-to di Dio: il cuore-tempio è stato costruito dal Padre invista del Figlio. Così nei testi eucologici della solennitàmariana dell’8 dicembre si prega:

«O Dio, che nell’immacolata concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio...».9

«Tu hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio».10

Le immagini dimora-tempio ricorrono con frequenza neitesti liturgici e s’ispirano a vari passi biblici, come quel-li ad esempio che si riferiscono:– al santuario, considerato abitazione di Dio (cf Es 25,8);– alla tenda del convegno, che accompagnava il popolonel suo pellegrinaggio nel deserto e dove Mosè consul-tava il Signore (cf Es 33,7-11);– all’arca, simbolo eminente della presenza del Signorein mezzo al suo popolo (cf Es 25,10-22);– alla città santa, Gerusalemme, in cui Dio ha scelto lasua dimora (cf Sir 36,12).È il brano di Proverbi 9,1 ad influire maggiormente nelcostituirsi del simbolo Maria dimora-tempio: “La Sa-

pienza si è costruita la casa / ha intagliato le sue sette co-lonne” (da ricordare che il numero sette indica pienez-za e quindi una casa perfetta). Secondo l’interpretazio-ne dei Padri, la casa che la Sapienza si è costruita è in-nanzitutto l’umanità di Cristo, in cui il Verbo abita; ed èanche Maria, in cui il Verbo incarnato ha dimorato pernove mesi e da cui ha tratto la materia per edificare lasua dimora.11

La liturgia riconosce esplicitamente questa verità: ilgrembo verginale di Maria – per il dono della maternitàdivina – è la dimora-tempio del Verbo di Dio:

«Redentore nostro, che hai fatto della Vergine di Nazaret la dimora della tua presenza e il santuario dello Spirito santo, edifica anche noi in tempio vivo del tuo Spirito».12

Nella stessa linea di pensiero si pone l’embolismo delprefazio del formulario «Beata Maria Vergine, tempiodel Signore» (n. 23) della Raccolta delle Messe della bea-ta Vergine Maria. Vi sono indicate le ragioni che spingo-no il cristiano a rendere grazie al Signore per le nozzecompiute in Maria tra la natura divina del Verbo e la na-tura umana:

«È lei la casa d’oro adornata dei doni dello Spirito, l’aula regale illuminata dal Sole di giustizia, la città santa allietata da fiumi di grazia, l’arca dell’alleanzache porta l’autore della nuova legge, Gesù salvatore del mondo».

Le immagini “abitative” della dimora-tempio, principaliluoghi- simbolo della presenza di Dio fra noi e il nostroincontro con lui, hanno trovato perfetto compimento inCristo, nel quale abitava la pienezza della divinità (cf Col2,9). Facendosi eco della Tradizione, sono state applica-te a Maria per un duplice motivo: portando Cristo ingrembo, la Vergine è stata il vero tempio di Dio; facen-do tesoro della Parola, ha fatto germogliare dal propriocuore, quale altare dell’Altissimo, “l’albero della vita”:Cristo, la nuova e definitiva dimora di Dio con gli uomi-ni (cf Ap 21,3).In altri termini la liturgia, cercando di esprimere il mi-stero che contempla, confessa con stupore l’attuarsi deldisegno sapiente di Dio. Cristo Gesù, l’autore della Vi-ta, colui che reca all’intera umanità gioia, salvezza, pace,è venuto nel mondo per volontà del Padre, facendosi uo-mo nel grembo di una donna. Scelta e preparata da Dio,Maria di Nazaret accoglie per tutti noi il Verbo, lo con-cepisce, lo genera, lo offre. Il suo cuore, quale abitazio-ne e dimora dell’eterna Sapienza, tabernacolo dell’Em-manuele e tempio dello Spirito, diviene per tutta la Chie-sa motivo di contemplazione e di conformazione a Cri-sto suo Sposo.

Le qualifiche del Cuore della VergineIl Cuore di Maria è dunque dimora-tempio, un misteroda penetrare con venerazione e amore. Ma ciò che si af-

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ferma di Maria si asserisce di ogni discepolo, poiché – se-condo l’insegnamento di s. Paolo – dimorano in noi laparola di Cristo (cf. Col 3,16) e Cristo medesimo (cf. Ef3,17). I testi liturgici accolgono, valorizzano e ripropon-gono in forma orante la commovente supplica-auguriodi s. Paolo in favore dei cristiani di Efeso: Io piego le gi-nocchia davanti al Padre [...] perché vi conceda, secon-do la ricchezza della sua gloria, di essere potentementerafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cri-sto abiti per la fede nei vostri cuori” (Ef 3,14-17).Ma i testi della liturgia non si fermano qui. Essi presen-tano alla contemplazione dell’orante una vasta gammadi aggettivi posti accanto alla locuzione “Cuore di Ma-ria”, i quali, presi nel loro insieme, delineano un’imma-gine ricca e avvincente della vita interiore della Vergine.L’indimenticabile liturgista dell’Ordine dei Servi di Ma-ria, Ignazio M. Calabuig,13 a conclusione di uno studiosul formulario della memoria del “Cuore Immacolato diMaria”, illustra i tratti di questa fisionomia spirituale:– «È un cuore umile e povero nella linea della prima bea-titudine (“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il re-gno dei cieli”: Mt 5,1) e della proposta formulata espres-samente da Gesù: “imparate da meche sono mite ed umile di cuore”(Mt 11,29);– un cuore fiducioso, secondo la spi-ritualità dei “poveri del Signore”,che ripongono in Dio tutta la loro fi-ducia; – un cuore cosciente del proprio li-mite eppure altamente consapevoledella sua responsabilità e del suocompito;– un cuore verginale, puro, trasparente, capace di “vede-re Dio”, indiviso nel dono al suo Signore eppure solida-le con il suo popolo, sollecito delle necessità degli uomi-ni, suoi fratelli e suoi figli; – un cuore che ha un particolare rapporto con la paroladi Dio, è il cuore-terra buona, in cui il seme della Parolafruttifica in modo meraviglioso;– un cuore da cui sorge la parola decisiva – il fiat dell’An-nunciazione;– il canto del Magnificat, la supplica premu-rosa di Cana, il silenzio accogliente del Calvario; – un cuore addolorato: la spada di dolore, profetizzata daSimeone, l’ha accompagnata per tutta la vita: nell’esiliodi Egitto, nello smarrimento del Figlio a Gerusalemme,nelle incomprensioni subite dal Figlio presso la Croce; – un cuore di Madre: madre verginale del Figlio di Dio emadre di tutti i figli di Dio, ieri sulla terra, ora glorifica-ta in cielo».

Questa efficace sintesi sulla realtà racchiusa nel Cuoredi Maria – ispirata alla Scrittura e ai Padri – viene in par-ticolare tratteggiata, come abbiamo accennato, dal pre-fazio del formulario “Cuore immacolato della beata Ver-gine Maria” (n. 28). In esso si legge:

«Tu hai dato alla beata Vergine Maria un cuore sapiente e docile, pronto ad ogni cenno del tuo volere;

un cuore nuovo e mite,in cui hai scolpito la legge della nuova alleanza; un cuore semplice e puro, che ha meritato di accogliere il tuo Figlio e di godere la visione del tuo volto;un cuore forte e vigilante, che ha sostenuto intrepido la spada del dolore e ha atteso con fede l’alba della risurrezione».

La liturgia, quindi, ama offrire alla contemplazione del-la Chiesa numerose qualifiche del cuore della Vergine.Qui è sufficiente evidenziare le prime due che riteniamoemblematiche per il cammino spirituale del cristiano, so-prattutto nel periodo di Quaresima.

Cuore sapiente

La prima qualifica che vogliamo proporre all’attenzioneè quella del cuore sapiente di Maria.14 Questo tratto ti-pico della madre di Gesù, che la liturgia evidenzia, si ri-collega alla linea sapienziale della spiritualità biblica. Atutti è noto che l’ascolto (“Ascolta Israele!”) è una pa-

rola chiave della tradizione giudai-ca. Israele si definisce il popolo dell’“ascolto”, del “ricordo” (Dt4,9.10.23). Nella prospettiva biblicacustodire la Parola implica il veroascolto, fatto con il cuore, che rico-nosce Dio presente nei suoi coman-di, nel suo rivelarsi sempre nuovo einaspettato.L’oggetto cui deve applicarsi il lavo-rio attivo della memoria d’Israele ri-

guarda tutti i fatti inerenti all’alleanza con il suo Dio do-cumentati nella Scrittura. Per il popolo d’Israele era ob-bligo ricordare e meditare nel cuore le “grandi cose”compiute da Dio in suo favore, in modo da confermaree approfondire sempre più la sua fede. Perciò il pio israe-lita medita quei libri, conserva, mantiene, protegge nelcuore gli insegnamenti in essi racchiusi e vi persevera,per scoprirne i significati, anche quando le vie del Signo-re sono misteriose, e allora diviene “sapiente”, ossiacreatura aperta ad accogliere il progetto di salvezza nelquale Dio rivela la sua “sapienza”.In questa luce acquista un valore particolare l’annotazio-ne lucana: “Maria conservava nel cuore e meditava” (Lc2,19.51b). Le sottolineature dei due verbi: “conservare”e “meditare” mostrano Maria quale degna erede dei suoiPadri. Il cuore della Vergine, sede di parole ascoltate, ri-cordate, custodite e approfondite nello Spirito, appare inverità un cuore sapiente, simile a quello dello scriba, chedal suo tesoro sa trarre e comporre cose antiche e cosenuove (cf Mt 13,52). Maria ricorda, riesamina, ritorna su-gli eventi della vita del Figlio, li custodisce nello scrignodel cuore, li confronta uno con l’altro, e così ne raggiun-ge l’intelligenza profonda.In questa gestazione spirituale del cuore, Maria non so-lo cresce in sapienza, ma diventa esegeta. Assolve talecompito non solo con la tecnica dello studioso che spie-ga la Scrittura con la Scrittura, ma soprattutto come don-

Donna di fede,Maria non teme diconvivere con una

Parola a volte misteriosaed enigmatica.

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na santa, che paragona le parole lette nei profeti con leparole udite da Gabriele e con i fatti accaduti nella suavita, di cui lei sola aveva esperienza. Donna di fede (Lc1,45), Maria non teme di convivere con una Parola a vol-te misteriosa ed enigmatica (Lc 2,48-50), persuasa chesarebbe venuto il giorno in cui «ciò che era nascosto sisarebbe manifestato in Cristo» (Origene).In tal modo il cuore sapiente della Vergine diviene figu-ra del cuore dei figli della sapienza (Lc 7,35) e anticipala vocazione della Chiesa tutta e di ogni credente neiconfronti della divina Parola, da accogliere, custodire,meditare, pregare, vivere, perché si affretti il tempo in cuiogni specie di oscurità sia superata.Il valore esemplare dell’atteggiamento contemplativo diMaria è stato efficacemente messo in luce da tanti Pa-dri, scrittori, autori spirituali di ogni tempo. Richiamia-mo due figure particolarmente significative. Il grandeteologo inglese, il beato J. Henry Newman al riguardocommenta: «Maria, la Vergine che rimedita la Parolanell’interiorità del cuore, è il nostro modello sia nell’ac-cettare la fede che nello studiarla. Non le basta accettar-la, ma vi si ferma. Non solo la possiede, ma nello stessotempo se ne serve. Le dà il suo assenso, ma anche la svi-luppa. Vi sottomette la ragione, ma anche ragiona sullasua fede».15

Più vicino a noi, Giovanni Paolo II nella Lettera aposto-lica Rosarium Virginis Mariae ha una pagina illuminan-te. Nel contesto del I capitolo dedicato a «ContemplareCristo con Maria», presenta Maria quale modello dicontemplazione soffermandosi sui ricordi. Scrive il Pa-

pa: «Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ognisua parola: “Serbava tutte queste cose meditandole nelsuo cuore” (Lc 2,19; cf 2,51). I ricordi di Gesù, impressinel suo animo, l’hanno accompagnata in ogni circostan-za, portandola a ripercorrere col pensiero i vari momen-ti della sua vita accanto al Figlio. Sono stati quei ricor-di a costituire, in certo senso, il “rosario” che Ella stes-sa ha costantemente recitato nei giorni della sua vitaterrena. Ed anche ora, tra i canti di gioia della Gerusa-lemme celeste, i motivi del suo grazie e della sua lodepermangono immutati. Sono essi ad ispirare la sua ma-terna premura verso la Chiesa pellegrinante, nella qua-le Ella continua a sviluppare la trama del suo “raccon-to” di evangelizzatrice. Maria ripropone continuamenteai credenti i “misteri” del suo Figlio, col desiderio chesiano contemplati, affinché possano sprigionare tutta laloro forza salvifica. Quando recita il Rosario, la comu-nità cristiana si sintonizza col ricordo e con lo sguardodi Maria» (RVM 11).Alla scuola di questo cuore memore e sapiente di Ma-ria, la Chiesa impara come rivolgersi con fiducia al Pa-dre e a supplicarlo:

«Guarda con bontà, o Padre, i doni che ti presentiamo nel ricordo della Vergine Maria, e fa’ che sul suo esempio custodiamo e meditiamo sempre nel cuore i tesori di grazia del tuo Figlio».16

Cuore docile

Una seconda qualifica caratterizza la fisionomia interio-re di Maria, quella del cuore docile. La docilità – una pa-rola dai molteplici significati, ampia e densa; una virtùsolitamente non dei principianti, ma delle persone ma-ture –“ è un dato essenziale nell’esperienza di fede delpopolo ebraico. Essa si concretizza nell’apertura totalealla Parola, che invita ad osservare la legge e quindi adobbedire. In ebraico un solo vocabolo-verbo: “ascoltare”racchiude il significato di “ascoltare” e “obbedire”, percui il vero ascolto è subito obbedienza e adesione. E sol-tanto nel cuore, nell’interiorità, la fede-ascolto di frontea Dio diventa disponibilità, adesione, obbedienza.L’arte difficile dell’ascoltare è propria della tradizioned’Israele, popolo dell’ascolto (Dt 6,4), dell’orecchioaperto ogni mattina (Is 50,4-5) a una parola che si scio-glie in bocca dolce più del miele (Sal 119,103; Ez 3,1-3).La stessa parola scende poi nel cuore per esservi, comeafferma il salmista, amata e meditata (Sal 119,97) e co-me aggiungerà Guigo II Certosino, girata e rigirata, vol-ta e rivolta.17 Dal cuore infine deve arrivare ai piedi, il-luminando i passi, ossia tutta l’esistenza della persona(Sal 119,105).Ma l’arte dell’ascolto docile e obbediente è propria an-che della tradizione cristiana, del popolo fondato sullasolida roccia della Parola ascoltata, letta e praticata (Lc6,46-49), resa attuale dall’annuncio e dall’insegnamentoapostolico (At 2,42-47), gustata nello Spirito Santo, l’e-

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do quella di sant’Alfonso M. de’ Liguori, che con ener-gica espressione si propone di «uniformare la propriavolontà con quella divina, così da farne una sola», in mo-do da non volere altro «se non quello che vuole Dio e lasola volontà di Dio sia la nostra». È il sommo della per-fezione – sottolinea il santo – «cui ognuno deve aspira-re». Quindi conclude: «Maria fu la più perfetta di tutti isanti, perché più perfettamente abbracciò sempre la di-vina volontà».19

Cuore vigilante

Una terza e ultima qualifica su cui porre la nostra atten-zione è quella del cuore vigilante di Maria. Anche qui laliturgia rimanda alla storia del popolo d’Israele, all’espe-rienza di un’attesa non facile a viversi, tanto da appari-re a volte inutile e senza senso. Il profeta Isaia annunciache l’attesa invece ha un profondo significato religioso(Is 2,1-5): il Signore stesso viene incontro al suo popoloe si fa conoscere. Dalla lunga e sofferta attesa, non sem-pre vissuta secondo il progetto di Dio, Israele uscirà piùmaturo, con maggiore capacità d’accogliere la parola diDio e farla diventare “sua via e suo sentiero”.Quanto il profeta Isaia aveva preannunciato ad Israelesi attua in Gesù di Nazaret. “Vigilate!” è la consegna delCristo, il Figlio dell’Uomo, già presente nella storia e chesempre viene (Mt 24,37-44). “Vigilate” è la parola d’or-dine della liturgia, soprattutto nel tempo di preparazio-ne al Natale. L’eucaristia non solo fa rivivere la realtà diun’attesa che non delude, perché in essa si attua la venu-ta del Signore, ma anche suscita l’impegno della vigilan-za operosa. Si prega in un prefazio di Avvento:

«Lo stesso Signore, che ci dona di prepararci con gioia al mistero del suo Natale, ci trovi vigilanti nella preghiera».20

La Chiesa che vive e celebra l’Avvento con lo stile diMaria impara come prepararsi all’incontro con Dio. Leautentiche espressioni della vigilanza cristiana: la lode, lafede, la gioia, la speranza della Vergine diventano le ca-ratteristiche del credente in vigile attesa, e da tale virtùalimenta e sorregge la sua preghiera (cf. Lc 21,36; Ef6,18; Col 4,2; 1Pt 4,7). Ma vigilare è altresì combattere,rivestiti delle armi della luce: fede, amore, speranza, ve-rità, giustizia... (cf. Rm 13,11-13; 1Cor 16,13; Ef 6,10-20;1Pt 5,8-9).In Maria di Nazaret l’attesa vigile del Messia riveste l’e-spressione più pura e più intima, e tocca il suo vertice.Quale donna in attesa, Maria attende il Messia come co-lei che «primeggia tra gli umili e i poveri del Signore»,secondo l’espressione della Lumen gentium (n. 55), tracoloro cioè che attendono la venuta del Messia in mododel tutto conforme al disegno di Dio.Questa attesa vigile viene espressa molto bene nei testieucologici. Nel rito per la benedizione di una immaginedella Vergine figura un testo certamente ispirato a LG55, in cui si prega:

segeta interiore (Gv 14,26; 16,13-15), custodita con gelo-sa vigilanza nel cuore, per costituire, in chi vi persevera,creature gioiose e felici (Gv 1,25).La liturgia riconosce in Maria il modello di questo ascol-to-obbedienza della Parola, colei che ha vissuto in doci-le ossequio alla volontà di Dio, assimilando gli stessisentimenti di Cristo Gesù (cf Fil 2,5). Delle nuove diecicollette del Messale Romano (ed. 1983), nella prima –preceduta dal titolo «La Vergine dell’ascolto» – così siprega:

«Signore Dio nostro che hai fatto della Vergine Maria il modello di chi accoglie la tua Parola e la mette in pratica, apri il nostro cuore alla beatitudine dell’ascolto, e con la forza del tuo Spirito fa’ che diveniamo luogo santo in cui la tua parola di salvezza oggi si compie».18

Maria è nostro modello non solo perché Dio l’ha resa ta-le, ma anche perché il suo cuore è stato sempre docile,«pronto ad ogni cenno del suo volere», come afferma ilprefazio sopra citato.Sul tema del compiere la volontà di Dio si ritorna confrequenza nei testi eucologici: da una parte viene mo-strato direttamente in Maria, come abbiamo notato, dal-l’altra viene indicato come l’esigenza di imparare da lei,imitare il suo esempio di accoglienza della Parola, met-tersi alla sua scuola di vita, ascoltare i suoi inviti, presta-re ascolto al suo insegnamento.Queste esortazioni inducono ad assumere un atteggia-mento di docilità e, quindi, un atteggiamento di discepo-lato, che richiede fiducia, sottomissione, umiltà, obbe-dienza. Queste disposizioni non vanno viste come passi-vità, ma come sapienza interiore per un cammino di ade-sione gioiosa ai comandi di Dio.Nel grembo della Vergine – sottolinea la liturgia – il Ver-bo ha messo radici e si è sviluppato come santo Germo-glio, perché tutto in Maria era silenzio, intatta disponibi-lità: “Eccomi – rispose a Gabriele – sono la serva del Si-gnore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Ildocile ossequio dell’umile serva del Signore, il suo fiatobbediente frutto dello Spirito, diventa nei testi liturgi-ci proposta e stimolo a farlo proprio e a non stancarsid’implorarlo da Dio Padre:

«... Donaci un cuore puro e docile, perché sulla via dei tuoi comandamenti impariamo ad amarti sopra ogni cosa,sempre attenti alle necessità dei fratelli».

La supplica “cuore puro e docile” riguarda il cuore nuo-vo dei tempi messianici, e cioè il cuore puro, verginale,reso nuovo da Dio (Sal 50,12), umile e pronto comequello di Cristo, il Figlio obbediente fino alla morte dicroce e per questo glorificato dal Padre, e come quellodella Vergine, sempre obbediente al disegno di Dio, dalprimo sì al sacrificio supremo.Tra le voci della Tradizione possiamo ascoltare al riguar-

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SPECIALE Testimoni

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SPECIALE Testimoni

«[Maria ] l’eletta Figlia di Sion, che unendo la sua voce implorante ai gemiti dei patriar-chi, ha raccolto nel cuore le attese dell’antico Israele...».21

Il Cuore della Vergine è il luogo, lo spazio in cui si rac-coglie e si concentra, limpida ed alta, l’attesa d’Israele:questo, prima del dialogo con l’angelo Gabriele che lereca il messaggio divino. Dopo il consenso di Maria alprogetto salvifico di Dio, la situazione muta profonda-mente. Non saranno più tempi di attesa, ma di compi-mento. «Con lei, eccelsa Figlia di Sion – prosegue il Con-cilio Vaticano II – dopo la lunga attesa della promessa,si compiono i tempi e si instaura una nuova economia,quando il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana,per liberare con i misteri della sua carne l’uomo dal pec-cato» (LG 55).Per Maria l’attesa si configura in maniera diversa: si di-stingue da quella dei patriarchi e dei profeti, che aspet-tavano da Dio la realizzazione delle promesse, perché el-la non attende più il Messia, attende ciò che già possie-de, come ogni futura madre. Maria, come donna incinta,attende che l’ “Atteso delle genti” si manifesti nascendodal suo grembo verginale. Maria sa che colui che da leinascerà sarà il “Santo”.Il cuore vigilante di Maria è capace di attesa, che si tra-duce anche nello slancio di una fede appassionata. Siprega nel prefazio:

«Tu hai dato alla Vergine Maria... un cuore vigilante che ha atteso con fede l’alba della risurrezione».22

Anche per Maria l’attesa è stata faticosa, ha richiesto fe-deltà, perseveranza e persino speranza, virtù messe tal-volta a dura prova. Nel grande giorno del Sabato Santo,giorno del “riposo” di Cristo, la fede della Chiesa, la spe-ranza di ogni creatura dimora nel cuore di Maria: è l’“Ora della Madre”. Ella è la Chiesa che crede controogni evidenza, che spera contro ogni speranza, che amafino al supremo sacrificio.

Conclusione aperta

Al termine del nostro viaggio possiamo individuare al-cune provocazioni e stimoli sul valore esemplare dell’at-teggiamento della Vergine Maria, fatto di ascolto, di si-lenzio, di riflessione sapienziale, efficacemente messo inluce dalla liturgia:– il contemplare il Cuore di Maria, l’andare al nucleo piùintimo di lei significa per il credente ritornare al suo ori-ginario centro corporeo spirituale, alla sorgente prima-ria delle sue decisioni e scelte, alla radice dei suoi atti diintelligenza e volontà. La liturgia infatti preferisce insi-stere su ciò che il “Cuore della Vergine” è per noi, piut-tosto che su ciò che noi dobbiamo fare per il “Cuore del-la Vergine”;– il contemplare il Cuore di Maria significa per il cre-dente prendere coscienza e maggiore consapevolezzadel dono inestimabile di essere dimora abitata dal Pa-

dre, dal Figlio, dallo Spirito Santo. La liturgia aiuta a ri-scoprire questo luogo intimo, là dove abita la luce checi ha creato.– il contemplare il Cuore di Maria significa imparare dalei gli atteggiamenti evangelici – di sapienza e docilità –con cui visse il suo rapporto con Dio. La liturgia invita ildevoto della Vergine ad andare in profondità nel miste-ro del Cuore di Maria, per un cammino più spedito nel-la via della santità.Possiamo concludere con le parole suggestive di Henryde Lubac: «Maria, “Madre muta del Verbo silente” ...prefigurava quel lungo lavorio di memoria e di intensaruminazione che costituisce l’anima della Tradizione del-la Chiesa» (Meditazione sulla Chiesa, p. 426).

Maria Marcellina PedicoServe di Maria Riparatrici

1. C. M. MARTINI-A. ELKANN, Cambiare il cuore, Bompiani, Milano 1993;E. BEHR-SIGEL, Il luogo del cuore. Iniziazione alla spiritualità or-todossa, Paoline, Cinisello Balsamo 1993; J. PHILIPPE, La pace delcuore, Dehoniane, Roma 1996; T. SPIDLÍK, L’arte di purificare ilcuore, LIPA, Roma 1999; H. J. M. NOUWEN, La via del cuore, Que-riniana, Brescia 42007.

2. A.M. CANOPI, La Parola diventa preghiera. Riflessioni sulle collet-te facoltative del Messale Romano. Anno A, San Paolo, Cinisello Bal-samo 1992, 163-164.

3. Per queste riflessioni ci siamo servite di G. BRUNI, «Verso la paro-la e la preghiera», in Servitium 13/1981, 79- 88, cui rimandiamo perulteriori approfondimenti.

4. Cf. A. SERRA, Sapienza e contemplazione di Maria secondo Lc2,19.51b, Marianum, Roma 1977.

5. A. SERRA, Maria di Nazaret. Una fede in cammino, Paoline, Mila-no 1993, 41.

6. La liturgia romana celebra la memoria del «Cuore Immacolato del-la beata Vergine Maria» il sabato dopo la solennità del Sacro Cuore.

7. Messale Romano, memoria del Cuore immacolato della beata Vergi-ne Maria. Colletta.

8. Messale Romano, memoria del Cuore immacolato della beata Vergi-ne Maria. Colletta.

9. Raccolta di Messe della beata Vergine Maria, «Cuore immacolato del-la beata Vergine Maria» (Formulario n. 28. Colletta).

10. Messale Romano, solennità dell’Immacolata Concezione. Colletta.11. Messale Romano, solennità dell’Immacolata Concezione. Prefazio.12. Cf. LEONE MAGNO, «Epistola 31», in Liturgia delle Ore, Ufficio

delle letture, 2a lettura, 17 dicembre.13. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Rituale Romano. Be-

nedizionale, LEV, Città del Vaticano 1992, 565, n. 1386 (cf Preghieradei fedeli).

14. I. M. CALABUIG, Il Cuore di Maria nell’attuale liturgia romana, inM. M. PEDICO (a cura di), Maria nella teologia della riparazione.Settimana di studio (Fatima, 23-26 aprile 1986), Centro mariano«Beata Vergine Addolorata», Rovigo 1988, 147-148.

15. Cf. A. SERRA, «Sapiente», in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cu-ra di S. De Fiores e S. Meo, Cinisello Balsamo 1985, 1272-1285.

16. Testo citato Y. CONGAR, La Parola e il soffio, Borla, Torino 1985,47. Per ulteriori approfondimenti, cf. A. GILA, «Primogenita dei di-scepoli del Signore e sorella degli uomini», in Regina Martyrum, n.34/1992, 9-22.

17. Raccolta di Messe della beata Vergine Maria, «Cuore immacolato del-la beata Vergine Maria». Formulario n. 28. Orazione sulle offerte.

18. Cf. GUIGO II CERTOSINO, Tornerò al mio cuore. Introduzione,traduzione e note a cura di Edoardo Arborio Mella, Qiqajon, Magna-no 1987, 90.

19. Messale Romano, Orazioni per il formulario delle Messe del comu-ne della beata Vergine Maria. Colletta n. 1.

20. Testo citato da V. LEHODEY, Il santo abbandono. Presentazione diMichael Farrell, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995, 428-429.

21. Messale Romano, Prefazio II di Avvento.22. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Rituale Romano. Be-

nedizionale, LEV, Città del Vaticano 1992, 566, n. 1388.23. Raccolta di Messe della beata Vergine Maria, «Cuore immacolato del-

la beata Vergine Maria» (Formulario n. 28. Prefazio).

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L’A. parroco napoletano e scrittore, èdocente di teologia pastorale alla Ponti-ficia Facoltà teologica dell’Italia meri-dionale e Storia del cristianesimo all’U-niversità suor Orsola Benincasa. Matinoriprende tutti i cenni che il Vangelo de-dica a Maria e li trasforma in occasioniprofonde e delicatissime di meditazionee di preghiera. Teologi, storici, esegeti,poeti, scrittori, registi, asceti, hanno cer-cato la Madre e molti l’hanno trovata.Tanti con la loro arte hanno saputo rac-contarla, raffigurarla, pregarla. La Vergi-ne biblica attraversa la storia sacra perconsegnare il frutto del suo grembo: sto-ria singolare che ancora emana il profu-

mo di un evento tanto grande che hacambiato la vita di tanti. È il profumo diuna donna, è quello di una madre tuttaspeciale, è il profumo di Maria e avver-tirlo è ancora possibile.

Gennaro Matino

Profumo di MadreEDB, Bologna 2017, pp. 152, € 10,00

Frosini, docente di Teologia sistematica eVaccaro, docente di Sacra scrittura, of-frono questo libro per andare incontro atutti coloro che aspirano autenticamen-te a sapere «cosa dice» la Bibbia, ma chepresto o tardi si arrendono nella letturacompleta davanti alla complessità deigeneri letterari, dei linguaggi, delle nar-razioni. Questa Bibbia in breve, che si di-stingue intenzionalmente dalle introdu-zioni e dai commenti ai testi, riassumetutti i libri, dalla Genesi all’Apocalisse,secondo un modello già sperimentato dasan Giovanni Bosco, per avere un’idea,non esaustiva ma nemmeno superficiale,

Mantegazza, professore associato di Pe-dagogia interculturale all’Università Mi-lano-Bicocca, propone un’analisi di figu-re bibliche giovanili. Stagione di energiaed esuberanza, ma anche di inesperien-za e incompiutezza, la gioventù comparenella Bibbia attraverso le figure di Esaù,Giacobbe, Giuseppe, Tobia, Davide, Da-niele, le pagine del Cantico dei cantici edei Vangeli. Accanto a esclusi, reietti, ul-timi, schiavi o balbuzienti, anche i giova-ni sono tra coloro che Dio sceglie comeportatori del suo messaggio. La loro in-genuità potrebbe essere d’ostacolo, mal’elasticità li porta a offrirsi fiduciosi aprogetti che li mettono al centro dellascena e rovesciano le tradizionali gerar-chie tra le generazioni. Le suggestioni

che la Bibbia ci offre a proposito dellagioventù possono costituire spunti di ri-flessione per il difficile compito di stare,oggi, come adulti, di fronte ai giovani chepopolano le nostre città; giovani che so-no a volte agnelli, a volte leoni, sempresegni di speranza e promesse di una nuo-va società futura.

Raffaele Mantegazza

Sono solo un ragazzo.Figure giovanili nella Bibbia

EDB, Bologna 2017, pp. 144, € 12,50

Giordano Frosini – Andrea Vaccaro

La Bibbia in breveEDB, Bologna 2017, pp. 272, € 16,00

Gaetano Piccolo – Nicolas Steeves

E io ti dico:immagina!L’arte difficile della predicazione

Città Nuova, Roma, 2017

«Il Regno deicieli è simile a…». E io ti dico: im-magina! Immagi-na che la santitàè il tuo destino!Non è questa lapiù semplice pre-dicazione che sipossa offrire?La predicazioneha per compitodi fare appello aquesta creatività dell’immaginazione, dipromuoverla e di sostenerla, nelle vitepersonali così come in quelle delle co-munità di fede. E così le fa progredire.La Chiesa si può definire in uno statopermanente di missione e di proclama-zione del Regno. Poiché questo libro neaffronta un aspetto molto preciso - laproclamazione dell’omelia durante lacelebrazione eucaristica -, esso s’incentrasulla funzione del predicatore qualemezzo pastorale per edificare la “Chiesain missione”. Nel considerare il nesso in-trinseco fra l’omelia e la celebrazioneche attualizza ogni giorno la memoriaeucaristica, esso contribuisce a istituire ecostituire una comunità ecclesiale nell’e-sistenza e dunque nella missione. Perquesto il testo insiste sull’omelia come«evento di comunicazione». È un eventoessenziale in una Chiesa che è essa stes-sa «conversazione e dialogo», come dice-va Paolo VI. Tale evento è inglobato inuna conversazione più ampia, più fonda-mentale, più fondatrice ancora, ossia laconversazione di Dio col suo popolo.L’omelia si colloca inoltre nel contesto diuna comunità cristiana che è se stessa inconversazione col mondo, in seno a cui sipuò persino dire che il mondo è in con-versazione con se stesso, mettendo ingioco la diversità delle culture, delle tra-dizioni, dei saperi, delle esperienze, del-le espressioni di fede, delle ricerche diverità. L’omelia prende la parola nelladinamica per cui la conversazione fa cre-scere e radica la conversazione dell’uo-mo con Dio nella realtà. Tramite essa sitessono insieme la storia umana e la sto-ria di Dio per rivelare la storia di Dio colsuo popolo. In tal senso, l’omelia non mi-ra solo a “parlare della Parola”, bensì a“comunicare la Parola”, a trasmetterlacome si trasmette la vita. Tramite questaevangelizzazione, la comunità di fede sicostituisce e si edifica, solidale in unastessa salvezza.

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