TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA - · PDF fileTESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE...

7
TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA 1.) ARTE IN AFRICA In Africa, come nel resto del mondo, nel corso dei secoli l’arte si è manifestata attraverso molteplici forme: dal racconto orale alla musica, dalla danza al teatro, dalla scultura alla tessitura, dalle pitture corporali agli ornamenti. È solo un pregiudizio europeo, risalente agli inizi del Novecento, che identifica l’arte africana unicamente con la scultura, ignorando così una produzione artistica ben più vasta. Non solo, fino agli anni Cinquanta, non esisteva in Africa l’arte per l’arte, cioè come puro e semplice “oggetto da guardare”. Quasi tutti i prodotti artistici africani sono stati realizzati per essere usati nella vita quotidiana, nelle celebrazioni rituali o nelle feste. In Africa, poi, l’arte risulta un fondamentale momento di aggregazione tra la gente. I canti rituali ritmati dai tamburi, le feste stagionali segnate dalla danza di maschere e la “benedizione” collettiva di statuette propiziatorie sono momenti di grande socializzazione. Da qui l’importanza fondamentale dell’arte nelle culture orali a sud del Sahara: dare informazioni, illustrare credenze, rimandare continuamente al mito. Alla base della scultura in Africa vi è stata, innanzitutto, una funzione socio-religiosa comunitaria, che ha favorito l’anonimato dell’artista e la datazione incerta degli oggetti. Gli oggetti scolpiti sono stati impiegati in riti necessari a combattere le forze ostili che sembrano dominare la natura e a spiegare ed ordinare un mondo apparentemente caotico. Inoltre molte maschere e statue sono nate per: - l’insegnamento di norme di comportamento - il divertimento nelle grandi feste in cui partecipava tutta la comunità - la volontà dei regnanti di mostrare la propria ricchezza. L’insieme di tali funzioni è all’origine di una grande produzione artistica che, pur usando certi elementi ricorrenti quali la maschera e le figure umane ed animali, mostra una sorprendente varietà di soluzioni. L’artista africano infatti, pur stretto tra regole stilistiche stabilite dalla tradizione ha saputo dare molte volte un’interpretazione personale all’oggetto da produrre.

Transcript of TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA - · PDF fileTESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE...

Page 1: TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA - · PDF fileTESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA 1.) ARTE IN AFRICA In Africa, come nel resto del mondo, nel corso dei secoli l’arte si

TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA

1.) ARTE IN AFRICA

In Africa, come nel resto del mondo, nel corso dei secoli l’arte si è manifestata attraverso molteplici

forme: dal racconto orale alla musica, dalla danza al teatro, dalla scultura alla tessitura, dalle

pitture corporali agli ornamenti.

È solo un pregiudizio europeo, risalente agli inizi del Novecento, che identifica l’arte africana

unicamente con la scultura, ignorando così una produzione artistica ben più vasta.

Non solo, fino agli anni Cinquanta, non esisteva in Africa l’arte per l’arte, cioè come puro e

semplice “oggetto da guardare”.

Quasi tutti i prodotti artistici africani sono stati realizzati per essere usati nella vita quotidiana, nelle

celebrazioni rituali o nelle feste.

In Africa, poi, l’arte risulta un fondamentale momento di aggregazione tra la gente. I canti rituali

ritmati dai tamburi, le feste stagionali segnate dalla danza di maschere e la “benedizione” collettiva

di statuette propiziatorie sono momenti di grande socializzazione.

Da qui l’importanza fondamentale dell’arte nelle culture orali a sud del Sahara: dare informazioni,

illustrare credenze, rimandare continuamente al mito.

Alla base della scultura in Africa vi è stata, innanzitutto, una funzione socio-religiosa comunitaria,

che ha favorito l’anonimato dell’artista e la datazione incerta degli oggetti.

Gli oggetti scolpiti sono stati impiegati in riti necessari

• a combattere le forze ostili che sembrano dominare la natura

• e a spiegare ed ordinare un mondo apparentemente caotico.

Inoltre molte maschere e statue sono nate per:

- l’insegnamento di norme di comportamento

- il divertimento nelle grandi feste in cui partecipava tutta la comunità

- la volontà dei regnanti di mostrare la propria ricchezza.

L’insieme di tali funzioni è all’origine di una grande produzione artistica che, pur usando certi

elementi ricorrenti quali la maschera e le figure umane ed animali, mostra una sorprendente

varietà di soluzioni.

L’artista africano infatti, pur stretto tra regole stilistiche stabilite dalla tradizione ha saputo dare

molte volte un’interpretazione personale all’oggetto da produrre.

Page 2: TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA - · PDF fileTESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA 1.) ARTE IN AFRICA In Africa, come nel resto del mondo, nel corso dei secoli l’arte si

2.) LE RELIGIONI TRADIZIONALI AFRICANE

Alla base delle concezioni religiose di tutti i popoli africani vi sono tre principi di fondo:

1. Monoteismo. Il creatore di ogni forma di vita in tutto l’universo è l’Essere Supremo, un

unico Dio, chiamato con vari nomi dai diversi popoli. Vive lontano dagli uomini, in cielo, ma

al tempo stesso è vicino, presente nella vita quotidiana, “come l’acqua ed il vento”. Egli

non viene mai rappresentato, né nelle statue, né nelle maschere.

2. Forza vitale. Ogni essere vivente, vegetale, animale, umano, ha ricevuto dall’Essere

Supremo un’energia chiamata forza vitale. I riti ed i culti religiosi hanno lo scopo di

mantenere e sviluppare la forza vitale e di bloccare le potenze che la ostacolano e la

indeboliscono.

3. Armonia. Lo sforzo principale di ogni individuo e di ogni comunità è di sviluppare rapporti

sereni tra le persone, in famiglia, nel villaggio; di essere in armonia con il mondo animale e

vegetale, con il mondo invisibile. La concordia è continuamente in pericolo ed è compito di

chiunque rafforzarla e ristabilirla quando viene meno.

PREGHIERA DEL GUARITORE LUBA (REP. DEM. CONGO)

“Essere Supremo, padrone dei continenti,

Tu sei il creatore di tutte le cose,

Tutto ciò che si muove sotto il sole t’appartiene

Guarda quest’oggetto che mi hai donato

Ho finito di scolpirlo

Soffia in esso la tua forza operante

Dimmi come devo usarlo

E mostrami dove posso custodirlo”.

3.) LA SCULTURA FUNERARIA

Il culto dei morti costituisce uno degli aspetti fondamentali delle culture dell’Africa nera.

I defunti rappresentano il legame che unisce i vivi con gli antenati fondatori della famiglia; la loro

immagine è simbolo dell’affetto loro rivolto e la sede della forza vitale che, secondo le religioni

tradizionali, viene ridistribuita ai viventi attraverso i riti. Il culto di solito ha carattere individuale o

familiare.

Il rito comprende richieste di protezione, preghiere e piccole offerte alimentari.

Si svolge in genere all’interno delle abitazioni, quasi sempre di fronte a statuette che dei defunti

sono il ritratto idealizzato o, più spesso, la sede della loro forza vitale.

Il culto delle tombe è invece più raro e, in genere, qualche tempo dopo la morte le sepolture sono

abbandonate. Solo alcuni popoli, organizzati secondo una struttura politica centralizzata, mettono

a custodia delle tombe delle sculture che non solo materializzano la forza protettrice dell’antenato,

ma che, per la cura dei dettagli e la qualità espressiva, richiamano delle figure umane.

Page 3: TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA - · PDF fileTESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA 1.) ARTE IN AFRICA In Africa, come nel resto del mondo, nel corso dei secoli l’arte si

4.) GLI ANTENATI

Tra i popoli africani l’antenato non è un qualsiasi defunto a cui si è legati da vincoli di parentela o di

gruppo, ma un essere che in vita si è distinto tra gli altri e può vantare meriti particolari, oppure una

persona importante della società, come un capofamiglia o un sovrano.

Un po’ ovunque nel continente si crede che, pur essendo morti, gli antenati continuano a far parte

della comunità dei vivi.

Gli antenati hanno così delle funzioni speciali: soccorrere i vivi, alleviare le loro sofferenze,

garantire la fertilità vegetale, animale e umana, assicurare l’ordine e l’armonia del villaggio.

Essi assolvono a questi compiti solo se sono oggetti di culti e riti continui da parte dei vivi: offerte di

cibo sulle loro tombe, preghiere e sacrifici sulle statue che li rappresentano, rispetto da parte dei

membri del clan.

Nelle sculture africane le figure di antenato non sono solitamente il ritratto di una persona

effettivamente vissuta, ma ciò che viene messo in evidenza è il concetto di forza vitale.

Per esprimere quest’idea gli artisti fanno spesso ricorso a una posizione statica, priva di gestualità

e di emozioni nel volto, a una forte sproporzione del corpo, con la testa ed il tronco, sedi della forza

vitale, più sviluppati, così come gli organi sessuali, simboli di fecondità.

IL SOFFIO DEGLI ANTENATI Ascolta più spesso le cose che gli Esseri. La voce del Fuoco si ode, Odi la voce dell'Acqua. Ascolta nel Vento Il Cespuglio in singhiozzi: E' il soffio degli Antenati. Quelli che sono morti non se ne sono mai andati; Sono nell'Ombra che si rischiara E nell'Ombra che si ispessisce. I Morti non sono sotto la Terra: Sono nell'Albero che stormisce, Sono nel Bosco che geme, Sono nell'Acqua che scorre, Sono nell'Acqua che dorme, Sono nella Capanna, sono nella Folla: I Morti non sono morti. Ascolta più spesso le cose che gli Esseri. La voce del Fuoco si ode, Odi la voce dell'Acqua.

Ascolta nel Vento Il Cespuglio in singhiozzi: E' il soffio degli Antenati, Il soffio degli antenati morti che non sono andati via, che non sono sottoterra, che non sono morti. Coloro che sono morti non se ne sono mai andati: Sono nel seno della Donna, Sono nel Bambino che vagisce E nel Tizzone che si accende. I morti non sono sotto la terra. Sono nel Fuoco che si spegne, Sono nella Roccia che geme, Sono nelle Erbe che piangono, Sono nella Foresta, sono nella Dimora. I Morti non sono morti. (Birago Diop, Senegal, da “I racconti di Amadou Koumba”, 1947)

Page 4: TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA - · PDF fileTESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA 1.) ARTE IN AFRICA In Africa, come nel resto del mondo, nel corso dei secoli l’arte si

5.) LE MATERNITÀ

La rappresentazione della donna con bambino è un tema che ricorre di frequente nella produzione

artistica della maggior parte delle società africane.

Nelle sculture le forme più ricorrenti sono quelle di una figura femminile seduta con il bambino al

seno, oppure inginocchiata o in piedi con il piccolo sul dorso.

A volte la maternità rimanda alla figura mitica di un’antenata fondatrice dell’umanità, altre volte alla

fecondità della donna è associata la fertilità dei campi, condizioni fondamentali per la

sopravvivenza e la crescita delle società agricole.

Nelle maternità africane non sono mai rappresentate determinate donne, ma sono messi in

evidenza alcuni elementi essenziali di ogni donna: l’acconciatura, le scarificazioni, il seno, il ventre

e l’ombelico.

Tra madre e bambino non si stabilisce alcun legame affettivo, gli sguardi non si incrociano, la

madre guarda lontano.

Si vuole così celebrare il ruolo sociale della donna come madre, figura che assicura la continuità

della vita umana.

6.) GLI SPIRITI

In tutte le società africane c’è una forte credenza nel mondo degli spiriti.

L’uomo si considera immerso in un flusso di forze positive e negative che determinano e

condizionano l’esistenza.

Quando si tratta di dare una spiegazione agli avvenimenti della vita, soprattutto nei casi di

difficoltà, disgrazie, morti, spesso la colpa va attribuita alla presenza di spiriti malvagi o all’assenza

di spiriti protettori.

Essi possono essere considerati come dei mediatori tra l’uomo e l’Essere Supremo, Dio, delle

realtà scelte da quest’ultimo per compiere determinate funzioni nel mondo e presso gli uomini.

Gli spiriti, al pari degli uomini, possono essere contenti, aggressivi, gelosi, generosi, per cui il loro

temperamento può essere condizionato da offerte e sacrifici.

Normalmente sono rappresentati da una scultura in forma umana o da una maschera, in cui si

crede che, in seguito ad un rito compiuto da un indovino o da un mago, lo spirito abbia preso sede.

Page 5: TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA - · PDF fileTESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA 1.) ARTE IN AFRICA In Africa, come nel resto del mondo, nel corso dei secoli l’arte si

Il Feticcio – Approfondimenti

Anticamente la parola “feticcio” (dal portoghese feitiço) indicava gli “amuleti” che accompagnavano

i marinai portoghesi all’epoca delle prime esplorazioni europee.

In seguito gli europei adoperarono la stessa parola per indicare qualsiasi oggetto utilizzato dagli

abitanti delle coste africane in relazione a pratiche magiche o cultuali.

Il concetto europeo di feticismo (credenza nel feticcio) risale in gran parte al 19° secolo, quando il

feticismo venne considerato precursore della religione.

Oggi, nel linguaggio comune, il termine “feticcio” ha significato negativo.

Feticcio è solitamente un manufatto nel quale, in seguito a rituali appropriati, entrano “spiriti” o

poteri impersonali.

Possono essere:

figurativi (statua che riproduce una persona o un animale);

non figurativi (un corno, una conchiglia o un involucro.

Ciò che conta è il loro contenuto, la sostanza magica, detta bonga.

Gli ingredienti della sostanza magica variano a seconda della funzione desiderata e possono

includere foglie di piante particolari, peli di barba o frammenti ossei di qualche importante

antenato, parte di animali totemici, capelli albini (rari individui africani di pelle bianca).

Attraverso il feticcio gli spiriti interferiscono, in modo positivo o negativo, con la vita umana.

Determinati sacrifici venivano praticati per attivare il potere dei feticci, che poi erano usati con

valore di protezione da malattie, per garantire successo nella caccia o nel commercio, per

aumentare la ricchezza o la fertilità, e certe volte anche per vendicarsi contro nemici provocando

loro ferite o malattie.

Molto note sono due varianti di tali sculture tipiche bantu:

feticcio specchio (presenta una specchietto che copre la sostanza magica racchiusa in una

piccola cavità ricavata nel ventre della statuetta. Ha la funzione di riflettere l’immagine della

persona che in qualche modo ha offeso o danneggiato chi consulta il sacerdote-veggente e

rimandare a quella persona il male che gli è stato augurato. Spesso a ciò è associato anche l’uso

di altri piccoli frammenti di vetro posti sugli occhi della statuetta);

feticcio chiodato (caratteristica della regione del Basso Congo. Si caratterizza per una serie di

chiodi o lamine metalliche conficcate nel torace e l’addome del feticcio. Si ritiene che ogni chiodo

sia piantato dal sacerdote-veggente (ganga) in occasione di giuramenti e patti. La forza che si

sprigiona dal feticcio avrà conseguenze benefiche o malefiche a seconda della corrispondenza o,

al contrario, della rottura dei patti.

Anche se la nostra attenzione è attratta da quelli figurativi, la maggior parte dei feticci è

semplicemente un “insieme di sostanze” (pietre particolari, corni, artigli, denti, ossa, capelli, pelli di

animali …) a cui si attribuiscono poteri magici.

Page 6: TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA - · PDF fileTESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA 1.) ARTE IN AFRICA In Africa, come nel resto del mondo, nel corso dei secoli l’arte si

7.) LE SOCIETÀ SEGRETE

Nelle culture agricole si incontrano associazioni rituali spesso presentate come società segrete.

In tali società viene mantenuto il segreto sugli insegnamenti trasmessi e sulle modalità di

svolgimento dei riti.

Nelle comunità tutti conoscono gli appartenenti alla società segreta; sanno dove e quando questi si

radunano, ma ignorano ciò che si dicono e ciò che fanno durante le riunioni.

Il segreto coinvolge in particolare le maschere e gli oggetti dei riti, che rappresentano spiriti della

natura o degli antenati.

Per tradizione possono appartenere alle società segrete solo coloro che superano delle prove.

Le società segrete possono essere suddivise in due categorie: quelle legate ai riti di iniziazione alla

vita adulta e quelle di mutuo soccorso che vanno al di là della famiglia, degli obblighi del clan e dei

confini etnici.

Nel mondo agricolo regolamentano la vita delle comunità; nelle monarchie del passato avevano

una funzione mediatrice tra i poteri del re, in apparenza illimitati, ed il resto della società.

Alcune esercitano funzioni di polizia, altre amministrano la giustizia, hanno funzioni religiose e

politiche, tra cui la protezione della comunità attraverso il culto degli antenati.

8.) LE MASCHERE

Nel mondo africano la maschera è uno degli strumenti che permette di allontanare le forze

malvagie, richiamare e trattenere quelle benefiche presenti nel mondo.

Le maschere vengono usate in momenti forti della vita dei popoli; attraverso di esse si manifesta

uno spirito protettore, un antenato fondatore del clan, le energie della natura.

Nei riti di iniziazione la maschera ha il compito di trasmettere le conoscenze del sapere

tradizionale e le regole di comportamento nella comunità attraverso delle rappresentazioni teatrali

di miti e storie.

Nei funerali la maschera raccoglie le forze della natura che la morte ha spezzato.

La morte provoca una rottura dell’equilibrio nella comunità; durante il rito la maschera deve

neutralizzare e ordinare queste forze, perché tutto rientri nella normalità.

Nelle società segrete che hanno funzioni politico-giudiziarie, la maschera “spaventosa”, dai tratti

terribili, viene usata come strumento di controllo sociale per punire attraverso tremende potenze

soprannaturali chi non rispetta le leggi.

Nei culti agrari e di fertilità la maschera ricorda il tempo mitico in cui vennero insegnate agli

uomini le tecniche agricole; compare nei riti celebrati nelle stagioni della semina e del raccolto.

Page 7: TESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA - · PDF fileTESTI INTRODUTTIVI ALL’ARTE AFRICANA 1.) ARTE IN AFRICA In Africa, come nel resto del mondo, nel corso dei secoli l’arte si

La Maschera africana – Approfondimenti

Per maschera africana, non s’intende solo l’oggetto che viene messo sul viso, ma, spesso, l’intero

costume indossato da una persona, compresi i suoi movimenti (danza, corsa, salti), il canto e le urla

emesse.

La parte che si mette sul viso è realizzata quasi sempre in legno (leggero da portare) a cui sono

aggiunte decorazioni con fibre vegetali, bacche, corna, denti, perline colorate, bottoni, ciuffi di pelo o

capelli.

Per conoscere il codice morale e religioso di un popolo africano, la maschera è una via privilegiata di

accesso. Celando l’uomo che la indossa, essa rivela una realtà che sta oltre l’uomo stesso, cioè il

mondo del soprannaturale e degli spiriti.

Ha il compito di rendere presente in forma simbolica una realtà soprannaturale.

Considerate, originariamente, rappresentazioni dei poteri più grandi: spiriti ancestrali (fantasmi,

antenati), oppure spiriti della natura e demoni della malattia, quali giganti o gnomi.

Così, chi indossa tali maschere, non agisce solitamente come un attore che interpreta una parte, ma –

soprattutto durante i rituali – si identifica con il “potere spirituale” a tal punto da venire posseduto dallo

spirito e trasformato nell’essere cui ha prestato il proprio corpo.

Le maschere appaiono in diverse circostanze:

nei periodi di transizione;

di notte;

all’arrivo del nuovo anno;

nelle celebrazioni festose per nascite, matrimoni o per il raccolto;

nei riti di iniziazione;

nelle celebrazioni funebri e nelle commemorazioni in onore dei morti.

Gli antenati colgono queste occasioni per indicare i colpevoli di una trasgressione, per ammonirli, per

amministrare la giustizia e, se necessario assegnare le punizioni.

Comunicare con gli spiriti ed entrare in diretto contatto con le maschere sono prerogative riservate agli

uomini, che, di frequente, formano “società di maschere”, dalle quali i non iniziati (particolarmente donne

e bambini) vengono rigorosamente esclusi. Di norma ai non iniziati è proibito, pena la morte, conoscere

l’identità degli uomini nascosti dietro le maschere.

Inno alla maschera

Maschere! O maschere! Maschera nera, maschera rossa Voi maschere bianco-nere Maschere dai quattro poli Donde alita lo Spirito Vi saluto nel silenzio! Ecco che muore l'Africa degli imperi; agonia di principessa pietosa e anche l'Europa a cui l'ombelico ci unisce. Fate che noi rispondiamo presente Alla rinascita del mondo

Come il lievito necessario alla bianca farina. Chi insegnerà il ritmo al mondo defunto Delle macchine e dei cannoni? Chi lancerà il grido di gioia per risvegliare i morti e gli orfani all'aurora? Dite, chi renderà memoria di vita all'uomo dalle speranze violate? Ci chiamano gli uomini della morte. Siamo gli uomini della danza E novella forza è ai nostri piedi Il suolo duramente percosso.

(L.S. Senghor)