TESTI - Aracne · 39 Nota al testo Poesie 1919-1923 ... 64 Ad una gardenia 65 Desiderio 67 Per una...

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OGGETTI E SOGGETTI TESTI

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OGGETTI E SOGGETTI

TESTI

Direttore

Bartolo AUniversità degli Studi di Bari

Comitato scientifico

Ferdinando PUniversità degli Studi di Bari

Mario SUniversità degli Studi di Bari

Bruno BUniversità degli Studi di Bari

Maddalena Alessandra SUniversità degli Studi di Bari

Ida PUniversità degli Studi di Bari

Rudolf BRuhr Universität–Bochum

Stefania BUniversity of Wisconsin–Madison

OGGETTI E SOGGETTI

TESTI

La collana accoglie testi artistici e critico–letterari inediti,o non più pubblicati da molto tempo, di personalità chiavedella cultura italiana ed europea. Ogni opera è curata esottoposta al vaglio critico di studiosi che intendono pre-sentare aspetti nuovi, ignorati o dimenticati degli autoripresi in considerazione.

Egidio Bianchi

Il poeta della Grande Guerra

Poesie –

a cura diGuido Perin e Alberto Zava

Copyright © MMXIVARACNE editrice int.le S.r.l.

[email protected]

via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: ottobre

A Gabriele Zanetto,

illuminata figura di docente

e ricercatore di Ca’ Foscari,

profondo conoscitore

del mondo e della sua storia

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Indice

13 Premessa

29 Introduzione

39 Nota al testo

Poesie 1919-1923

43 A che vale non credere?

45 Le formichine

47 Mastro Gianni

53 Lo spettacolo

56 Cose vane

58 La buona sorella

60 Luminosità

62 Aspirazione

64 Ad una gardenia

65 Desiderio

67 Per una dattilografa

70 A Daisy

71 La canzone della notte

72 Partenza triste

74 Notturno

76 Purezza

77 In ferrovia

78 Ad un’incognita vicina di cinematografo

Indice 10

80 Ad un nastro rosa

81 Madri di morti

82 Voluttà

84 Natale

87 La donna mia

90 Pantomima

94 Smarrimento

96 Melanconia

98 L’inutile corda

100 Preghiera

102 Ribellione

105 Tramonto

106 Ad alcuni fratelli

109 Ne la bufera

111 La sorella d’amore

113 Notte di primavera

115 Canto di vita

117 Notte d’Aprile

118 Il roseto

119 Profumo

121 Un pescatore

122 Portofino

123 Dolcezza

124 Intermezzo

125 La vita

126 Sera

127 I Migranti

129 Pace

131 Per la fine di un amore

132 A Dante

133 Ritornerà

134 Dubbio

135 Ai lontani

137 Offerta

138 Per una Maria

139 Solitudine

141 Stelle cadenti

Indice 11

143 Autunno

146 Sera

148 Gioia

149 Apoteosi

151 La triste sacca

153 Il grande amore

155 L’umile verità

157 Sconforto

159 La notte di Natale

162 Olocausto

164 Infanzia solitaria

165 Il mio conforto

167 La meta

169 Notte di pioggia

172 La voce

175 Il canto nuovo

177 La vana ricerca

181 La vita

183 Amore

184 Romantica

188 La via

190 Sera di pioggia

191 Stanchezza

192 Luna sul mare

193 La voce lontana

196 Al Sogno

197 Scta

Irene Perin

198 Il silenzio

199 L’anima

200 La giacente

201 La fiamma stanca

203 Il Viandante

204 Piove

205 Da Pierrot…

206 Italia

207 Appendice

Premessa

La scoperta di un poeta

Quando, alcuni anni fa, nell’aprire un armadio ove, nella

parte alta, tenevo documenti vari, mi cadde letteralmente in te-

sta un antico quaderno nero di quelli dell’Ottocento con la fine

ricopertura in oro nella parte interna, non avrei mai pensato di

scoprire una storia importante non solo (emotivamente) per me

ma anche per la letteratura italiana.

Il quaderno era il tipico documento di lavoro dell’Ottocento

con le pagine in carta un po’ ingiallita, il bordo interno delica-

tamente pitturato con una vernice d’oro, e le copertine in evi-

dente stato di alterazione che mi lasciavano sulle mani una pati-

na brunastra residuo dei colori scuri utilizzati originariamente.

Aperto il quaderno sono comparse molte poesie trascritte,

puntualmente, a mano, con una calligrafia tenue, precisa e deli-

cata che mi ha fatto ricordare subito una mia carissima zia,

scomparsa molti anni fa. Non ci volle molto a ricordare come

quel quaderno facesse parte di una serie di documenti personali

della mia zia che io, in modo affrettato per il bailamme del

momento, avevo collocato in un contenitore di plastica dopo la

sua scomparsa.

Irene, ma sempre chiamata Nennelle1, sorella di mio padre, è

stata una zia eccezionale per l’affetto, la comprensione, la di-

1 Il vezzeggiativo di mia zia deriva da un nome della commedia di

Giacosa Come le foglie. In realtà il nome vero della protagonista è

Nènnele, mutato, per sonorità, dai miei nonni, in Nenelle. Egidio

Bianchi, nelle sue lettere, la chiama sempre Nennelle.

Premessa 14

sponibilità e il senso di servizio che si era imposta nella sua vi-

ta. Non avendo avuto figli aveva riversato tutto il suo affetto per

i due nipoti, affetto che io avevo imparato ad apprezzare parti-

colarmente quando, studente all’università di Padova, sono stato

ospite suo per molti anni. Le uniche cose che capivo, allora,

erano proprio la sua bontà e la sua generosità. Per il resto, ossia

per la sua storia, non avevo elementi né, ad onor del vero, la co-

sa, a quell’epoca, nella spensieratezza della vita universitaria,

mi interessava.

Frugando fra le carte che erano nel contenitore dove si tro-

vava il quaderno, scopersi, poi, una serie di fotografie, di ritagli

di giornale, testi originali delle stesse poesie e di altre non ripor-

tate nel quaderno e, soprattutto, un ricco e corposo epistolario

rappresentato dalla serie di lettere che l’autore delle poesie, il

tenente Egidio Bianchi, “ragazzo del ’98”, scrisse a mia zia dal

1919 (quando lei aveva solo 17 anni) al 1923, anno della sua

morte avvenuta per i postumi dell’asfissia a Caporetto e della

prigionia in Austria. Lettere drammatiche da cui emerge la po-

tenza dell’amore ricambiato di Egidio per Nennelle, amore

espresso anche nell’ultima lettera scritta una settimana prima

della sua morte e nella quale, abbandonato il tono sicuro ancor-

ché pessimista di tutte le precedenti epistole, la implorava di

venire da lui, all’ospedale di Torino, conscio della sua fine vici-

na.

E le sue ultime tre poesie, scritte proprio in questo dramma-

tico periodo, sono in realtà un testamento ed una visione quasi

profetica dell’avvicinarsi sempre più del destino crudele.

Egidio Bianchi, infatti, tenente dell’Esercito Italiano, asfis-

siato da fosgene e da Blaukreuz nel 1917 nella conca di Plezzo,

nella Prima Guerra Mondiale, dopo l’XII Battaglia dell’Isonzo,

quando gli austriaci, assieme ai tedeschi, sfondarono il fronte in

quella che è stata definita, erroneamente e falsamente dal Co-

mando Supremo italiano, la “vergognosa” disfatta di Caporetto.

E così Egidio Bianchi, poeta torinese, eroe di Caporetto, era

stato colpito da tubercolosi a seguito della riduzione del suo si-

stema di difesa immunitario da parte del fosgene e, mancando

Premessa 15

all’epoca farmaci idonei al “mal sottile”, perse la “sua” più im-

portante battaglia.

Figura 1. Egidio Bianchi a Nervi fotografato dalla sua musa ispiratrice.

Leggendo le lettere con la dovuta compunzione perché mi

sembrava quasi di violare un segreto accuratamente celato e,

ovviamente, con il disagio che si prova quando si sente di entra-

re nelle cose intime di un’altra persona invadendone la privacy,

ho scoperto un grande poeta ed un grande amore, limpido, puro

ed impossibile.

Era un segreto così celato che forse nessuno in famiglia ne

era a conoscenza. Mio padre, probabilmente, lo sospettava e ri-

cordo dei commenti “misteriosi” di mia madre (già in età avan-

zata) sul “grande amore” di Nennelle.

Amore senza speranza, come ho già detto, perché il poeta

morì nel luglio del 1923. Mia zia, figlia di un grande industriale

tessile di Rovereto, lo conobbe a Nervi dove era in cura con i

Premessa 16

reduci della Grande Guerra intossicati dai gas quando aveva ap-

pena 17 anni visitando suo fratello (nonché mio padre), Tullio

Perin, anch’egli intossicato dai gas a Caporetto.

Fare un profilo biografico di Egidio Bianchi è difficile per-

ché di lui non si trova traccia se non in alcuni trafiletti giornali-

stici, conservati da mia zia, in cui si lodava la sua capacità poe-

tica in occasione di alcune presentazioni delle sue prime opere

fatte in Liguria. Un altro accenno si ritrova sempre in un necro-

logio sul giornale “Il Messaggero” in cui alcuni amici ed esti-

matori ricordano la sua brillante opera e commemorano, con do-

lore, la sua scomparsa. L’unica traccia visibile è rappresentata

da un ritaglio, probabilmente di una cartolina, conservato dalla

sua fidanzata, la giovane Nennelle Perin, che rappresenta un

cippo funereo con i dati di nascita e di morte del poeta.

Da esso si evince che Egidio Bianchi era nato il 14 luglio del

1898 e morì l’11 luglio del 1923.

Anche dalle lettere di Bianchi a Nennelle (dal gennaio 1920

fino ad una settimana dalla morte) si può ricostruire poco della

sua vita essendo l’Epistolario che ho ereditato, assieme a vari

documenti, principalmente basato sul rapporto poetico ed idil-

liaco tra il poeta e Nennelle. Si sa solo come avesse soggiornato

a Nervi dal 1919 al 1923, per curarsi da una tubercolosi contrat-

ta durante la Prima Guerra Mondiale. Tenente al fronte italiano-

austriaco, infatti, venne intossicato dal fosgene e dai derivati

organici dell’arsenico (Blaukreuz) quando, il 24 ottobre del

1917, i germanici decisero di concentrare gli sforzi contro

l’Italia a Caporetto e la XIV armata, guidata dal generale tedesco

von Below, preceduta dal lancio di gas asfissianti, ruppe il fron-

te e dilagò nella valle. Le posizioni elevate degli italiani resta-

rono isolate mentre prima l’ala sinistra della II armata italiana e

poi l’intera armata furono costrette a ritirarsi.

Premessa 17

Figura 2. Il tenente Egidio Bianchi in uniforme.

Asfissiato dal gas, Egidio Bianchi sopravvisse ma venne cat-

turato dagli austriaci ed imprigionato nel campo di Marchtrenk2

in OberOesterrereich dove rimase fino alla primavera del 1918.

Rientrato in Italia, venne ricoverato in una delle strutture seque-

strate dal Governo Italiano a Nervi per curare i reduci di guerra

(ed in particolare gli intossicati dai gas, che facilmente, a causa

della immunodepressione conseguente, si ammalavano di tuber-

colosi) e trasformate in Sanatorio della Croce Rossa Italiana

(Sanatorio Groppallo).

2 Dove venivano riuniti molti dei militari italiani prigionieri e malati.

Si veda A. NATALONI, La battaglia di Caporetto e la testimonianza

del fante bolognese Luigi Melloni, www.arsmilitaris.org/pubblicazio-

ni/Caporetto%20Melloni.

Premessa 18

Un suo compagno di ospedale, anch’esso asfissiato dai gas,

Tullio Perin, figlio di un industriale della seta di Rovereto, gli

teneva compagnia a Nervi e condivideva la stessa stanza. Tullio

studiava musica e divenne, poi, importante musicista, composi-

tore e direttore di orchestra a Rovereto (TN). Attraverso di lui,

Egidio conobbe le sorelle di cui la più giovane, Nennelle, fu il

suo grande, romantico e puro amore fino alla morte.

Il 17 giugno del 1923, peggiorando le sue condizioni, venne

trasportato a Torino e ricoverato dalla famiglia all’Ospedale Bi-

rago di Vische dove morì l’11 luglio dello stesso anno.

Fu amico della poetessa Anna Emilia (Annie) Vivanti,

(Norwood, 7 aprile 1866-Torino, 20 febbraio 1942). Vivanti lo

seguì nella poesia e probabilmente lo considerava un suo fi-

glioccio, preoccupandosi anche molto della sua salute. Bianchi

scrive, in una lettera a Nennelle, già dichiaratamente sua fidan-

zata, come Annie lo avesse invitato, negli ultimi periodi della

malattia, a respirare un’aria migliore nella sua casa di montagna

(sopra Nervi). Egidio fu collaboratore del “Secolo XIX” e de

“La Chiosa”.

Egidio Bianchi è stato, infatti, corrispondente del “Secolo

XIX” nel settembre del 1922 come inviato a Vienna per descri-

vere lo stato di comportamento della popolazione viennese dopo

la sconfitta della Grande Guerra (Danubio, La città che non sa

ricordare). Vicino artisticamente a Guido Gozzano, fu poeta

“esacerbato” con grandi guizzi verso l’infinito e cadute nella

tristezza più profonda.

Fu autore di una cospicua opera poetica. Le poesie donate o

dedicate a Nennelle, oltre novanta, sono state composte tra il

1919 ed il 1921. Citate dalle cronache, ossia dai trafiletti di

giornale accuratamente conservati da mia zia, anche opere come

Oltre Isonzo, i poemetti Il Fante ed Il Piave, una commedia so-

ciale in tre atti ed un’altra, di un atto, con cui vinse un concorso

nazionale per una commedia patriottica, opere di cui non rimane

traccia. La sua ultima poesia è del 29 marzo 1923. Tutto ciò in

meno di cinque anni.

Questo è quanto è possibile ricavare dalla poca documenta-

zione ufficiale.

Premessa 19

Vi è, però, un’altra fonte di documentazione, non ufficiale,

rappresentata dalle quarantacinque lettere scritte dal gennaio

1920 fino al 7 luglio 1923 (una settimana prima della) che tro-

vai tra i documenti della zia. Lettere segrete che Nennelle aveva

gelosamente conservato. Solo un anno, il 1922, non è documen-

tato: questo potrebbe essere dovuto a un’interruzione del rap-

porto del poeta con la sua musa, alla distruzione delle stesse let-

tere da parte di Nennelle o, più probabilmente, all’aggravarsi in

modo improvviso della malattia del poeta che, da una semplice

affezione respiratoria dovuta all’intossicazione da fosgene, sa-

rebbe esplosa in modo evidente e drammatico in un’imprevista

e grave forma di tubercolosi.

Questo spiega il cambiamento deciso nel modo di porsi che

il poeta ha nei confronti di Nennelle ed anche la modifica della

grafia con cui verga le sue lettere. L’umore è decisamente cam-

biato ed orientato verso un pesante pessimismo ancora più pro-

fondo di quello in lui connaturato; anche la grafia diviene tipica

di una persona in uno stato di prostrazione con continue turbe

emotive e si intuisce, soprattutto, anche se accuratamente celata,

la preoccupazione di Egidio di non coinvolgere la sua musa pro-

tettrice in qualcosa che egli si rende conto non avrebbe avuto un

futuro.

Figura 3.

Premessa 20

Che continuasse il rapporto tra il poeta e la sua musa nel

1922 lo proverebbero, comunque, i disegni a china di un Pierrot

che egli fece nel diario personale di Nennelle, nel primo dei

quali la maschera, con viso triste e duro, dichiara enigmatica-

mente: «Mi chiamo Pierrot e desidero tacere…». Il secondo di-

segno riprende ancora il Pierrot che si abbandona melanconi-

camente ai piedi di un albero fiorito.

Qui compare il “pittore” Egidio Bianchi. Non ho notizie dei

suoi lavori, che egli non cita mai nelle sue lettere a Nennelle,

ma ho trovato, tra le carte della zia, un blocco di disegni di Egi-

dio con splendidi paesaggi disegnati in carboncino ed alcuni a

colori pastello. Barche, mare, scogli e, spesso, la Torre di Grop-

pallo che era divenuta la meta delle sue pensierose passeggiate.

In una delle ultime lettere, poco prima di morire, cita proprio la

sua situazione difficile in ospedale, commentando: «Non è il

Groppallo…».

Figura 4. La Torre del Groppallo di Nervi nell’unico disegno firmato

di Egidio Bianchi nel 1922 (sotto come è la torre oggi).