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1 Ambiente Nuovo Testamento e Chiesa apostolica TESTA Emanuele, ofm, S. Pietro nel pensiero dei Giudeo-cristiani, in San Pietro. Atti della XIX Settimana Biblica, a cura della AS- SOCIAZIONE BIBLICA ITALIANA, Brescia, Paideia, 1967, pp. 459-500. Altri Autori nella medesima opera: BEA card. Agostino, ADINOLFI Marco, BAGATTI Bellarmino, CIPRIANI Settimio, DACQUINO Pietro, GALBIATI Enrico, GHIBERTI Giuseppe, GHIDELLI Carlo, GIGLIOLI Alberto, DANIÉLOU Jean, DE LA POTTERIE Ignace, LÀCONI Mauro, MARTINEZ FAZIO Luigi, MARTINI Carlo M., ORTENSIO DA SPINETOLI, PENNA Angelo, PLACIDO DA SORTINO, PRETE Benedetto, QUACQUARELLI Antonio, RAVAROTTO Efrem, RIMOLDI Antonio, RINALDI Giovanni. Rispetto al testo originale abbiamo operato interventi migliorativi (sistemazione in nota di dati biblico-patristici, adeguamenti stilistici) Sommario 1. Le correnti teologiche. La corrente di Giacomo. La corrente di Giovanni. La corrente di Pietro. 2. I temi teologici, ortodossi ed eterodossi. 2.1. La natura di Dio [teo-logia]. Le scuole ortodosse pietrine. Le scuole eterodosse. 2.2. L‟opera della Redenzione [Soteriologia]. Le scuole ortodosse. Le scuole pietrine eterodosse. 2.3. La fondazione della Chiesa [Ecclesiologia]. La Chiesa e gli ortodossi. Gli abusi degli eterodossi. 2.4. Estensione e sviluppo dell‟opera di Cristo [Missiologia]. Le scuole ortodosse. Le scuole eterodosse. 3. Il Martire della gelosia. Conclusione.

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Ambiente Nuovo Testamento e Chiesa apostolica

TESTA Emanuele, ofm,

S. Pietro nel pensiero dei Giudeo-cristiani, in San Pietro. Atti della XIX Settimana Biblica, a cura della AS-

SOCIAZIONE BIBLICA ITALIANA, Brescia, Paideia, 1967, pp. 459-500.

Altri Autori nella medesima opera:

BEA card. Agostino, ADINOLFI Marco, BAGATTI Bellarmino, CIPRIANI Settimio, DACQUINO

Pietro, GALBIATI Enrico, GHIBERTI Giuseppe, GHIDELLI Carlo, GIGLIOLI Alberto, DANIÉLOU

Jean, DE LA POTTERIE Ignace, LÀCONI Mauro, MARTINEZ FAZIO Luigi, MARTINI Carlo M.,

ORTENSIO DA SPINETOLI, PENNA Angelo, PLACIDO DA SORTINO, PRETE Benedetto,

QUACQUARELLI Antonio, RAVAROTTO Efrem, RIMOLDI Antonio, RINALDI Giovanni. Rispetto al testo originale

abbiamo operato interventi migliorativi

(sistemazione in nota di dati biblico-patristici, adeguamenti stilistici)

Sommario 1. Le correnti teologiche.

La corrente di Giacomo.

La corrente di Giovanni.

La corrente di Pietro.

2. I temi teologici, ortodossi ed eterodossi.

2.1. La natura di Dio [teo-logia].

Le scuole ortodosse pietrine.

Le scuole eterodosse.

2.2. L‟opera della Redenzione [Soteriologia].

Le scuole ortodosse.

Le scuole pietrine eterodosse.

2.3. La fondazione della Chiesa [Ecclesiologia].

La Chiesa e gli ortodossi.

Gli abusi degli eterodossi.

2.4. Estensione e sviluppo dell‟opera di Cristo [Missiologia].

Le scuole ortodosse.

Le scuole eterodosse.

3. Il Martire della gelosia.

Conclusione.

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S. Paolo parlando delle due catechesi, Ad Gentes e Ad Hebraeos, afferma che quest‟ultima

poggia su Giacomo Kefa e Giovanni, come sopra colonne (Gal 1, 9)1. Clemente

Alessandrino aggiunge che fu a questi tre che Gesù risuscitato comunicò la gnosi, perché la

tramandassero agli altri Apostoli e questi ai Settanta discepoli2.

Tale catechesi ad Hebraeos, non solo differisce da quella paolina3, ma si diversifica in se

stessa in tre correnti, a causa dei loro capi, delle zone geografiche proprie, della diversità dei

seguaci [460] e specialmente a causa dei cicli letterari che sviluppano articoli di fede propri.

La corrente di Giacomo

Questa corrente che è la più fanatica, fa capo a Giacomo “il fratello di Gesù”, a Tommaso e a

un certo Addai, uno dei Settanta Discepoli.

Con centro Gerusalemme, si diffuse nel Sud in alcune regioni dell‟Egitto e a Nord a Pella,

nella Perea, nella Celesiria, nella Decapoli, nella Basanitide, nella regione di Cocabe; si

allargò in seguito nella Siria Orientale, specialmente a Nisibi ed Edessa spingendosi nella

Arabia (a Bosra e Dura) e nell‟India. Pretese però di avere anche il controllo della diaspora

occidentale, a cui Giacomo stesso aveva scritto la sua lettera pastorale (1, 1); e tra cui

portarono confusione alcuni missionari fanatici, chiamati da Paolo i «falsi fratelli».

Diretti dai Parenti del Signore, detti per questo „Despósynoi’ / Dominici, i fedeli di questa

corrente furono reclutati, in massima parte, tra gli „Iudáioi’ (At 21, 20) e tra gli „Ebráioi’ (At

6, 1), di tendenze farisaiche4. Essi si chiamarono „Nazoráioi‟ oppure „Iessáioi‟ dal padre di

David. A costoro si aggiunsero i giudaizzanti della Siria di lingua aramaica e in seguito i

Nestoriani, i Caldei nel Nord e i gruppi Terapeuti nell‟Egitto.

1Clemente Rom., 1 ad Cor 5, 2 chiama “grandi e giuste colonne” Pietro e Paolo, capi delle due catechesi.

2Hypotypos., GCS.195. 196. 199. 202. Da notare che anche la Nuova alleanza di Qumran aveva una gerarchia “muro

provato, pietra angolare preziosa, le cui fondamenta non tremeranno e non saranno scaricate” (1 QS., 8, 4-8). Questa

gerarchia doveva consistere di dodici membri e di tre sacerdoti, proprio come nel Vangelo che oltre al collegio

apostolico conosce un gruppo privilegiato di tre: Pietro Giacomo e suo fratello Giovanni. L‟uno e l‟altro gruppo viene

reintegrato negli Atti degli Apostoli. appena Giuda viene meno dai dodici (1, 12-26: Mattia) e appena Giacomo viene

martirizzato (12, 2 Cf. con 12, 17, Giacomo il fratello di Gesù). Cf. BO REICHE, Die Verfassung der Urgemeinde im

Lichte Jüdischer Dokumente, TZX (1954), 107; J. DANIÉLOU. La Communauté de Qumran et l’organisation de

l’Eglise ancienne, RHPhR 35 (1955), 104s.

3Nota molto bene A. Penna nel suo S. Pietro, Brescia 1954, p. 196: «Una lettura degli Atti, nonostante il loro carattere

irenico, mostrerà in pratica quale reazione suscitava Paolo fra i Giudei con la sua predicazione e quali sospetti

circolavano sul suo conto tra i Giudei convertiti al cristianesimo.

Il dissidio esisteva, e profondo. Lo sbaglio della Scuola di Tubinga non consiste nella segnalazione di tale stato di

cose, ma nella sua esagerazione. Nel suo tentativo di volerlo considerare come la causa del cristianesimo successivo.

che non sarebbe stato altro che l‟effetto di un compromesso pratico tra due correnti estremistiche, e più ancora nel

porre le ragioni fondamentali del dissidio negli stessi Apostoli. Non si trattò dell‟urto di due personalità diverse: Pietro

e Giacomo da una parte e il rivoluzionario Paolo di Tarso dall‟altra. Era questione fra nazionalismo

supernazionalismo, individualismo e universalismo”.

4Cf. At 15,5; Gal 2, 12.

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Attiva fu la loro produzione letteraria. Conservarono intero l‟AT e del NT leggevano il

vangelo intero di S. Matteo, in ebraico5, e diffondevano - specie nella diaspora - le lettere di

Giacomo e di Giuda. Scrissero poi - per difendere le loro genealogie e i dogmi della

Verginità di Maria e dell‟Incarnazione - il ciclo apocrifo degli Evangeli della Infanzia6 e i

vari Transiti della B. Vergine Maria7. In Egitto diffusero scritti encratiti, come il Vangelo

degli Egiziani8, e mistico-esseni, come le Odi di Salomone, il Vangelo di Tommaso, il

Vangelo della Verità, il Canto della Perla. La comunità aramea della Siria lesse la Dottrina

di Addai e gli Atti Edessiani, che si ritrovano in parte in Eusebio9, gli Atti di Taddeo

10 e la

Tradizione della scuola di Edessa11

che è conservata nella Cronaca di Barhadbeshabba12

.

Tutta questa attività letteraria rimase, di solito, cattolica, benché molto arcaica nelle sue

espressioni dommatiche. Solo più tardi, per salvaguardare l‟integrità della natura umana di

Cristo, Nestorio e i vescovi siriani preferiranno chiamare la Vergine con il titolo di

„Khristotókos‟, che, almeno in inizio, non sopprimeva affatto la divinità di Gesù13

. Solo dopo

il concilio di Efeso (a. 431), la corrente di S. Giacomo diventò eretica.

Essa credeva - come ci racconta Epifanio14

- nella divinità di Cristo (PG 41, 402) e nella sua

umanità, procreata dalla Vergine Maria (389. 400). Come uomo, Gesù discendeva dalla tribù

di David, come sua madre e come suo padre putativo Giuseppe (396); il quale era anche

sacerdote (!). In sé, perciò, il Cristo riuniva sia la regalità che il sacerdozio dell‟AT. Per tale

5Questo evangelo, creduto l‟originale, fu tradotto da S. Girolamo, che si trovava in Aleppo, in lingua greca. Cf. In

Matth., in cap. XII, 13: “In Evangelio, quo utuntur Nazaraeni et Ebionitae (quod nuper ni Graecum de Hebraeo

sermone transtulimus)...” (PL. 26, 80). Secondo, però, un codice arabo-giudeocristiano, scoperto ultimamente a

Istanbul (fol. 71a), il Vangelo originale sarebbe stato il “Vangelo vero”, scritto...

6Il Protovangelo di Giacomo, lo Ps. Tommaso, lo Ps. Matteo.

7P. G. Bonaccorsi, Vangeli Apocrifi, Firenze 1948, XXI-XXVII e 59-289. M. Testuz. Papyrus Bodmer V, Nativité de

Marie, Bibliotheca Bodmeriana 1958.

8Idem. ibidem, XV e 15.

9He. 1, 13, PG. 20, 120-129.

10

DBS I, 510.

11

D - quorénan mshalmonutho d - eskulo.

12

PO. IV, 3 Cf. I. B. Chabot, Narsai le docteur et les origines de l’école de Nisibi d’après la chronique de

Barhadbeshabba. Journ. Asiatique 10 (1905), 157-177; N. Sed, Notes sur l’homélie no. 34 de Narsai, L‟Orient Syr.,

10 (1965), 510-524.

13

Cf. Socrate, He. VII, 32, PG. 77, 801.

14

Haer. IX o XXIX, PG. 41, 388-405. La corrente più fanatica, a noi nota dal codice scoperto (la S. Fines non ha mai

creduto alla divinità di Cristo. Lo considerò come un Profeta dentro la religione ebraica. osservante di tutte le leggi e

di tutti i costumi mosaici. Per difendere queste credenze la setta si separò dalla chiesa di Giacomo e si ritirò nella Siria

nord-orientale, nel distretto di Mossul, a Jazirat al „Arab.

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ragione i Nazareni custodivano il trono di David nel Sion (392), la grotta della natività in

Betlemme (393) e la casa di Giuseppe a Nazaret (400. 401).

Erano attaccatissimi al nomismo e all‟AT, dottissimi nella lingua ebraica e fedeli ai costumi

mosaici (401), e tuttavia furono odiatissimi dai loro connazionali ebrei! (404)15

.

La corrente giovannea

I capi di questa catechesi sono Giovanni e gli Ellenisti con il diacono Filippo. Li seguiranno

gli odiati Samaritani (At 8, 5-8. 14), i ferventi Frigiani e i cosmopoliti Efesini. Qui si formerà

una scuola asiatica che, attraverso Ireneo Policarpo e Papia, si rifà allo stesso Giovanni. I

Quartodecimani16

e i Montanisti (specialmente Tertulliano) si appellano a questa corrente di

pensiero.

Il loro ciclo letterario, basato sugli scritti ispirati di Giovanni17

viene abbellito nell‟apocrifo

Vangelo di Filippo; spiegato nelle esegesi di Papia e trasfigurato nella predicazione di Marco

il Diacono; bollato dallo stesso Ireneo. Gli scritti di quest‟ultimo e del suo maestro Policarpo

ci hanno conservato la parte cattolica e polemica della corrente18

.

Questa è caratterizzata per la difesa della Persona divina del Cristo, contro la deificazione

dell‟Imperatore, da parte dei gentili e contro l‟umanizzazione del Profeta, da parte degli

eterodossi pietrini (Ebioniti, Cerintiani e Nicolaiti). Inoltre è preoccupata di superare la

posizione nomistica delle correnti esseno-giacobite, a favore della grazia e della carità.

La corrente pietrina

Pietro è considerato capo del Vangelo della circoncisione, tanto dai paolini (Gal 2,7) quanto

dag i stessi giudeo-cristiani.

I seguaci di Giacomo, per esempio, lo chiameranno „maggiordomo della scuola‟ catechetica

del Sion19

, e i seguaci di Paolo lo credono „maestro del mondo‟20

, duce che “va in giro,

ispezionando le linee, (per vedere) quale parte sia compatta, quale in buon ordine, quale

abbisogni della sua presenza”21

.

15

J. Daniélou - H. Marrou, Des origines à Saint Grégoire le Grand, in Nouvelle histoire de l’Eglise, Paris 1963, La

mission palestinienne, 77-81

16

K. A. Strand, John as Quartodeciman: A Reappraisal, JBL 84 (1965), 251-258. Policrate nella lettera sulla pasqua si

appella espressamente a Filippo (che per lui è l‟Apostolo!) e a Giovanni, Cf. Eusebio, HE V, 24, PG. 10, 493. Secondo

Atanasio di Alessandria, i Quartodecimani erano sparsi anche in Siria. in Cilicia e nella Mesopotamia. Cf. De Synodis

1, 5; Afros Epistola Synodica 2.

17

Apocalisse, Vangelo e le tre Lettere.

18

J. Daniélou - H. Marrou, op. cit., Le christianisme asiatique, 70-77.

19

PO IV, 372

20

Crisostomo, In Ioh. 21, 19, Om. 88, 1: PG 59, 480.

21

Crisostomo, In Acta Apost. 9, 32, Om. 21, 1: PG 60, 165.

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Pietro è dunque l‟apostolo della Chiesa mista, cioè delle grandi città gentili d‟occidente, ove

numerosa è la diaspora ebraica; ed è, per questa ragione, costantementein bilico fra le due

missioni che si erano manifestate già nella Chiesa Madre (At 11, 19-26). E infatti amico di

Paolo, il quale, in 2 Pt 3, 15, è detto „carissimo fratello nostro‟ e, dalla sua solitudine di

Arabia, sente il bisogno di intervistare (historêsai) Kefa, rimanendo con lui quindici giorni a

Gerusalemme (Gal 1,18).

Con il caso di Cornelio poi, Pietro preverrà l‟indole universalistica della catechesi paolina,

che approva (Gal 2,9) prima, e che, nel Concilio gerosolimitano, difende contro i fanatici

seguaci di Giacomo (At 15, 7-11). Va d‟accordo però anche con questo «Giusto», a cui lascia

il regime della Chiesa Madre (At 12, 17), e da cui, nello stesso concilio, è a sua volta

approvato (At 15, 14).

I discepoli di Tommaso e di Addai lo considerano come il capo eletto dal Signore22

. Ma

specialmente Pietro è in armonia con Giovanni che, nei primi viaggi missionari, pare quasi la

sua ombra; e con Filippo, di cui completa l‟opera di evangelizzazione a Samaria. Del resto,

nato in una città ebreo-ellenistica, a Betsaida, Pietro sin da fanciullo aveva acquistato una

mentalità aperta, schiva da ogni fanatismo23

; inoltre, possedeva in proprio un carattere

accomodante che gli faceva evitare per natura la polemica acre dei seguaci di Giacomo o di

quelli di Stefano che era «pieno di grazia ma anche di potenza» (At 6, 8 - 7, 60).

Si spiegano bene allora i binomi formati dalla tradizione con il nome dell‟Apostolo, come

„Pietro e Paolo‟24

, „Pietro e Giacomo‟25

, „Pietro e Giovanni‟26

. Si spiega pure come, in

seguito, discepoli delle varie correnti guardino anche a Pietro come loro Apostolo, o ne

difendano, come proprie, alcune sue posizioni teologiche. Nella paolina Corinto, s‟è formato

perfino un partito che si appella a Kefa. come a loro capo (1 Cor 1, 12); e Clemente Romano

agli stessi Corinzi, in lotta fra loro, ricorda, per pacificarli, l‟armonia fra i due Apostoli,

fondatori della loro Chiesa (1 Cor 5, 1-7).

Tutte le Chiese paoline, inoltre, nella controversia sulla pasqua, si troveranno d‟accordo con

la data difesa a Roma dai pietrini27

; e i Gentili di Palestina ricorderanno Pietro, invece che

Paolo, come loro primo missionario (At 10, 34-43). Anche i Samaritano-cristiani si

22

PO 4, 372ss.

23

Dalman G., Orte und Wege Jesu, 177.

24

Clemente Rom., Cor 5, 1-5; 6, 1; Ignazio, Rom. 4, 3.

25

Cf. Gal 1, 18-19; At 12, 16.17; 15, 7.13.

26

Cf. At 3, 1.3.4.11; 4, 13.19; 8, 14.

27

K. A. Strand, John as Quartodeciman: A Reappraisal, JBL 84 (1965) 253s. Cf. Sozomeno, HE 7, 19, parlando della

questione pasquale afferma che la causa fu nel fatto che „Occidentales episcopi traditionem Pauli et Petri abrogandam

non esse censebant; Asiani vero Joannem evangelistam sequi se velle affirmabant‟. E‟ dunque falsa la teoria di Alcuni

moderni (Cf. O. Cullmann) che vorrebbero vedere in Pietro il capo della missione antipaolina. M. Goguel, L’Apôtre

Pierre a-t-il joué un rôle personnel dans les crises de Grêce et de Galatie?, in RHPhR 14 (1934) 461-500.

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appelleranno a lui come al loro fondatore, più che a Filippo e a Giovanni (At 8, 4-25)28

. E i

primi convertiti della diaspora tramanderanno il discorso di Pietro come causa della loro

conversione (At 2, 14-41). Ma sono soprattutto gruppi giudeo-cristiani che considerano

Pietro come loro maestro.

Alcuni Nazareni usano il Vangelo di Pietro nella loro liturgia29

, e gli Ebioniti si proclamano

in modo speciale - secondo Epifanio30

- discepoli dell‟Apostolo, di cui tramandano anche

Alcune leggende (440 s.).

Influenzati dagli Elkesaiti, dagli Esseni e dai Nazzareni (408 s.), questi Ebioniti pietrini

ebbero credenze molto varie, che vanno da professioni di fede ancora cattoliche31

a vere

posizioni ereticali (Cf. Ebione, Cerinto e Carpocrate). Si chiamarono con vari nomi, come

Ossei, Nazzareni e Cristiani (405); e abitano nel Moab, a Pella, nella Decapoli, nella Batanea

nella Basanitide, a Cocabe, a Carnain, ad Arnem, ad Astarot, nell‟Arabia, in Asia, a Cipro e

specialmente a Roma (408. 436. 445).

Si incontrano e si scontrano perciò con varie catechesi, specialmente con i giovanniti (445).

Posseggono una nutrita biblioteca: dell‟AT solo il Pentateuco e il libro di Giosuè (sotto

l‟influsso dei Samaritani) e lottano contro i Profeti (436).

Del NT posseggono il Vangelo di Matteo, chiamato da loro degli Ebrei, mutilo e tendenzioso

(409. 428s.); il Vangelo di Giovanni, tradotto in ebraico (409. 415. 428), e gli Atti degli

Apostoli, anche questi tradotti nella loro lingua (409. 428).

Gli Ebioniti cattolici conservarono del Matteo canonico anche l’Infanzia, però in ebraico32

;

al contrario quelli Cerintiani e Carpocraziani l‟amputarono (429). Posseggono anche una

biblioteca apocrifa, come uno Pseudo-Giacomo, uno Pseudo-Matteo e Pseudo-Giovanni e

libri di altri discepoli (444), specialmente della corrente pietrina, di cui leggono il ciclo

Clementino, chiamato da essi „Períodoi Pétru’ (429 ss.).

Da questa biblioteca si desume che alcuni Ebioniti-pietrini sono in tutto cattolici, altri invece

eretici. Sono d‟accordo tra loro solo nella fedeltà alla legge e alle pratiche ebraiche (408),

alla „amixía‟ (ivi), alle purificazioni (408. 432. 464) e ai cibi puri (432). Sono però contro la

manducazione della carne, e perciò contro la Pasqua (441) e contro i sacrifici cruenti, come

lo furono già gli Esseni (432).

Molto differente è la loro cristologia a secondo delle correnti: Alcuni dicono Gesù un

secondo Adamo; altri un Essere disceso dal cielo; altri lo identificano con lo Spirito Santo;

28

„Simone dunque e i suoi discepoli venivano dietro alle mie vestigia, pervertendo però il Verbo‟, Didascalia 6, 9, 1.

29

Teodoreto, Haer. fab. comp. 2, 2: PG 83, 389. Si tratta di Nazareni della Giudea molto vicini agli Ebioniti esseni:

come costoro „onoravano Cristo come un uomo giusto‟.

30

Cf. PG. 41, 405-473.

31

Cf. quella di Giuseppe di Tiberiade.

32

Cf. Giuseppe di Tiberiade, 416.

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altri finalmente lo pensano un uomo, figlio di Maria e di Giuseppe, eletto nel Battesimo

(408. 429. 432).

Tutti questi gruppi, Ebioniti, Nazzareni, Samaritano-Cristiani, Diaspora, Gentili di

Antiochia, di Corinto e di Roma, guardano a Pietro come a loro maestro. A ragione, dunque,

Giovannni Crisostomo lo può lodare come «il corifeo degli Apostoli, la bocca dei discepoli,

la colonna della Chiesa, il fondamento della fede, la base della confessione, il pescatore del

mondo»33

.

Anche le zone di apostolato battute da Pietro hanno un carattere misto, a differenza di quelle

paoline che non sono 'arate' da nessun altro missionario34

.

Pietro inizia la sua predicazione a Gerusalemme, che diventerà invece il centro dei seguaci di

Giacomo. Qui egli agisce ancora „insieme con gli Undici‟ (At 2, 14), „insieme al resto degli

Apostoli‟ (At 2, 37). Penetra poi nella Samaria che è stata già evangelizzata dagli Ellenisti e

da Filippo (At 8, 5). Evangelizza le città ellenistiche della costa, diventando così il principale

missionario della Chiesa Madre35

.

Si trasferisce in seguito ad Antiochia, ove già ci sono cristiani-greci e giudeo - cristiani (At

11, 19-20)36

. Qui Pietro partecipa dapprima alla vita dei cristiani-greci, ma in seguito, per

timore di Alcuni giacobiti sopravvenuti (Gal 2, 11), osserva di nuovo le regole di purità

ebraica. Si spiega con questa timida condotta di Kefa, la tradizione susseguente che da una

parte lo fa vescovo antiocheno dei soli giudeo-cristiani37

e dall‟altra, al contrario, vescovo

dei gentili38

.

Da Antiochia S. Pietro dovette influire nella diaspora del Ponto, della Galazia, della

Cappadocia, dell‟Asia e della Bitinia (1 Pt 1, 1)39

, ove vivevano mescolati giudeo-cristiani40

con gentili41

.

33

In parab. decem milliium talent. debitoris, Om. 3: PG 51, 20.

34

Cf. Rom. 15, 20; 2 Cor 10, 15.

35

Diciamo questo contro la teoria di O. Cullmann che fa iniziare l‟attività missionaria di Pietro in seguito alla sua

„abdicazione‟ di capo della Chiesa di Gerusalemme. Cf. Petrus, Zurigo, 1952, 37.39.42.253; A. Penna, S. Pietro, 209s.

36

Alcuni autori antichi affermano - contro S. Luca - che S. Pietro abbia fondato la Chiesa di Antiochia. Cf. Eusebio,

Chron. 2, Olimpiade 204, 8; in 205, 2 dice però che il primo vescovo fu Evodio, PG 19, 540.

37

Il Chron Pasch., PG 92, 557, afferma che S. Pietro, il quarto anno dopo l‟ascensione, predicò ad Antiochia, ed

„avendo ricevuta la consacrazione episcopale, persuaso dai cristiani convertiti dal giudaismo, pose la sua cattedra,

mentre non accoglieva i fedeli ex-gentili‟.

38

S. Girolamo, forse a ragione, lo dice „primo vescovo‟ di quella città: De Viribus ill. 1: PL 23, 638; In Gal. 2, 11-13,

PL 26, 366. Lo stesso ripetono gli Orientali: Origene, Om. in Lc. 6, PG 13, 1814; Crisostomo, Om. in Ign., PG 50,

591. Da questa tradizione nasce la festa liturgica della „cattedra antiochena‟ festeggiata, nella Chiesa latina, il 22

febbraio. Questa cattedra sarebbe durata per Alcuni sette anni, per altri un decennio. Liber Pontificalis, ed. Duchesne,

Paris, 1886, 118; Gregorio Magno, Ep. 7, 40: PL 77, 899.

39

Eusebio, HE 3, 1, 2; 4, 1ss: PG 30, 216.220; Girolamo, De viribus ill. 1, PL 23, 638; Epifanio, Haer. 27, 6: PG 41,

373.

40

Eusebio HE 3, 4, 2: PG 20, 220.

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Ouindi - passando per Corinto42

- Pietro andò a Roma, fissando ivi la sua cattedra.

Certamente non fu lui a fondare tale comunità, che vantava le sue origini dai „pellegrini

Romani‟, presenti alla Pentecoste (At 2, 10)43

; ma è certo che da Roma - la nuova Babilonia,

come afferma Papia44

- egli scrisse la sua prima lettera; e ivi predicò la sua catechesi45

e vi

morì martire46

.

L‟obiezione ex silentio degli Atti degli Apostoli è già stata risolta nel sec. II dal Canone di

Muratori, secondo cui “Lucas comprendit quae sub praesentia eius singula gerebantur,

sicuti et semota passione Petri evidenter declarat” 47

.

In queste zone dell‟attività missionaria di Pietro si svilupparono i cicli letterari che risentono

della natura della catechesi dell‟Apostolo e si sviluppano in “scuole pietrine”. La già citata

Cronaca di Barhadbešabba conosce la scuola «del maggiordomo» Pietro al Cenacolo, ad

Antiochia, tra i gentili e a Roma48

. Scuole che sopravvissero fino al Concilio di Nicea [325],

con arricchimenti cattolici, con sbandamenti eterodossi, con polemiche specialmente contro

le correnti sorelle dei giacobiti dei giovanniti.

Il carattere generale della „scuola pietrina‟ è l‟uso tipico dell‟AT49

, e delle Testimonia:

frequenti nelle catechesi ad Hebraeos50

, rare nella catechesi alla diaspora (la 2 Petr.), appena

accennate in quella ad Gentes51

. In quest‟ultima catechesi predomina invece la testimonianza

41

Girolamo, Adv. Jovin. 1, 39, PL 23, 278. Alcuni autori moderni (A. Schlatter, H. Dannenbauer), fondati su 1 Pt 5, 13,

hanno pensato che sia stato Pietro ad evangelizzare la famosa Babilonia: però a ragione, O. Cullmann fa loro notare

che la tradizione attribuisce tale zona alla catechesi di san Tommaso. Né Alcuna possibilità può avere il campo

militare del Cairo, chiamato anch‟esso Babilonia da Strabone, 17, 30 e da Flavio, Ant. Giud. 2, 15, 1.

42

Il „fondatore‟ della Chiesa di Corinto fu senz‟altro Paolo (1 Cor 3, 6; 4, 15); però la tradizione basata sulla stessa

lettera dell‟Apostolo, vi ammise un‟attività missionaria di Pietro: Dionisio, vescovo della città verso il 170, afferma

dei due Apostoli: „Quei due illuminarono la nostra città di Corinto‟. Cf. Eusebio, HE 2, 25: PG 20, 209.

43

Ireneo è l‟unico che affermi „a... Petro et Paulo Romae fundatae et consitutae Ecclesiae‟, Adv. Haer. 3, 3, 2: PG 7,

848; Cf. 3, 1, 1:: PG 7, 844ss.

44

Cf. Eusebio HE 2, 15, 2: PG 20, 172s. Il temine „Babilonia‟ per indicare Roma fu comune nell‟Apocalittica del I sec.

Cf. Ap 14, 8; 16, 19; 17, 5ss; 18, 2ss; Orac. Sibill. 5, 159; Ap. Baruc 11, 1; 4 Esdra 3, 1ss; 28, 31. Anche i Padri

seguiranno questo uso: Tertulliano, Adv. Jud. 9, PL 2, 660; Adv. Marc. 3, 13, PL 2, 367; Clemente Alessandrino, in

Eusebio HE 2, 15, 2: PL 20, 172s [sic: PG].

45

Basta citare Ignazio, Rom. 4, 3; Clemente Alessandrino in Eusebio, HE 6, 14, 6: PG 20, 552; Tertulliano, De Bapt. 4,

PL 1, 1312; Dionisio di Corinto, in Eusebio, HE 25, 8: PG 20, 209; Gaio, ibidem.

46

Tertulliano, De Praescr. Haer. 36, PL 2, 59; Scorpiace 15, PL 2, 174s; Adv. Marc. 4, 5; Origene, in Eusebio HE 3, 1,

2: PG 20, 216s., ecc.

47

EB 3, lin. 35-38.

48

PO 4, 372-374.

49

Cf. lo Ps. Barnaba.

50

Cf. i discorsi negli Atti.

51

Cf. il discorso a Cornelio.

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9

oculare e auticolare. Inoltre la scuola è caratterizzata dai paralleli con le lettere di Giacomo,

di Giovanni e perfino di Paolo52

.

È frequente anche l‟uso dei targumim, dei midrashim, delle haggadoth, e specialmente degli

apocrifi53

. Finalmente si sente - prima timidamente e dopo sempre più chiaramente - la

tendenza antinomistica a favore della grazia54

.

Queste caratteristiche si risentono sia nella catechesi pietrina ispirata, sia nella letteratura

cattolica; e sono poi esasperate negli scritti eterodossi.

La catechesi ispirata ha una triplice forma,a seconda che sia indirizzata ad Hebraeos55

,

oppure alla diaspora56

o finalmente ad Gentes57

.

I temi teologici che si trovano, spesso appena accennati, oppure in nuce, in questi libri

ispirati, saranno in seguito sviluppati nelle varie scuole pietrine ortodosse.

In Palestina dal ciclo dello Ps. Clemente. Un‟opera gnostico-elkaisita della Siria orientale,

chiamata „kherýgmata Pétru’, verso la metà del II sec., viene purificata da correnti pietrine

cattoliche con scopi polemici controi Simoniani e contro i falsi interpreti di Paolo58

.

Verso il III sec. quest‟opera è amalgamata con gli Atti di Pietro o i „Períodoi‟ di cui ci parla

Origene e con le Avventure di Clemente. Questa antologia pietrina diventa la fonte principale

delle XX Homiliae (IV sec.) e dei X libri Recognitionum (350 circa), attributi falsamente a

Clemente Romano. Benché romanzato, questo ciclo è un‟ottima fonte secondaria degli Atti di

Pietro, secondo la corrente giudeo-cristiana ebionita, in polemica con quelli scritti da S.

Luca.

In Antiochia, la catechesi ispirata viene arricchita da scritti giudeo-cristiani, molto diffusi poi

nella Chiesa, come la Didaché, l‟Ascensione di Isaia e lo Ps. Barnaba; e da scritti di

carattere gentile. Notevoli tra questi ultimi sono le lettere di S. Ignazio, forte polemista

contro i giudeo-cristiani eterodossi.

52

Alcuni hanno parlato di „paolinismo‟ nella letteratura pietrina, specialmente nella teologia (universalismo, servo di

JHVH o „paidologia‟). Basterebbe pensare alla „fonte‟ comune di tutte le catechesi o all‟influsso dei suoi amanuensi,

come Silvano e Luca, accesi paolinisti, per spiegare tale fenomeno.

53

Cf. Asc. di Is.; Ps. Barnaba; 1 Cor di Clemente.

54

Cf. il fatto di Cornelio; il discorso di Pietro al concilio di Gerusalemme; l‟approvazione della catechesi paolina, in

Gal 2, 1-10; le lettere di Ignazio; lo Ps. Barnaba, cc. 2.4.7-10.13.15.16; e gli Atti di Pietro.

55

Cf. At 1, 16-26; 3, 12-26; 4, 9-12; 5, 29-32; 11, 4-18; 15, 7-11.

56

Cf. At 1, 14b-41; 1 e 2 Pt.

57

Cf. At 10, 28-43; Mc. Su Marco come testimone della catechesi pietrina „ad Gentes‟ Cf. Clemente di Alessandria, In

1 Petri fram.: PG 9, 712; Eusebio HE 6, 14, 6: PG 20, 552; Papia, ibidem, col. 300; Ireneo, Adv. Haer. 3, 1, 1: PG 7,

944s.; Tertulliano, Adv. Marc. 4, 5, PL 2, 396. Queste affermazioni sono in armonia con quanto sappiamo dai libri

ispirati dell‟intimità tra Pietro e Marco (At 12, 12; 1 Pt 5, 13). Girolamo riassume la questione con le famose parole:

“Habebat... interpretem... beatus Petrus Marcum, cuius Evangelium, „Petro narrante‟ et illo scribente, compositum est”

Ep. 120, 11: CSEL 55, 507s; Cf. De viribus ill. 1, 8, PL 23, 638.654; In Matth., prol., PL 26, 18.

58

Cf. anche 2 Pt 3, 16.

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Sulla Chiesa del Ponto e della Bitinia abbiamo la lettera di Plinio e gli Atti di Pietro che

con tengono un forte fondo storico, con contatti giovannei.

Le condizioni della catechesi pietrina in Corinto ci sono descritte da varie lettere encicliche e

pastorali. Verso il 100, Clemente scrisse da Roma una lettera ai Corinzi, per riporta re la

pace ivi turbata dalla invidia. Dionigi, vescovo di Corinto (166-172), scrisse le 7 epistole

cattoliche, tra cui importante è la Lettera a papa Sotero, in cui si parla della «crescita del

seme seminato da Paolo e da Pietro» tanto a Roma che nella città di Corinto59

. Interessante è

pure la lettera a Palma, vescovo del Ponto, ove si tratta di questioni scottanti della catechesi

pietrina: dell‟esegesi dell‟AT, del matrimonio e della castità, della misericordia a favore dei

lapsi60

. I nemici contro cui polemizza Dionigi sono i Marcioniti, sedicenti paolinisti e i

Montanisti giovanniti.

A Roma la catechesi pietrina è testimoniata dai Precetti, dalle Parabole e dalle Visioni del

Pastore di Erma, di carattere apocalittico e morale e dalla II lettera di Clemente, che è una

omelia ecclesiale dei primi del II sec. Legato con Roma si mostra il ciclo pietrino di Egitto,

rappresentato dal „kherýgmata Pétru‟, di cui si hanno solo scarsi frammenti su Cristo „Legge

e Logos‟ e sul culto antidolatrico e antisacrificale, nella religione in spirito e verità. Sempre

in Egitto si hanno le testimonianze di Clemente e di Origene e della Apocalisse di Pietro.

Questa “Divina Commedia” del II sec. ci descrive l‟inferno e ci presenta il problema

dell‟apokatastasis.

Parallele a queste „scuole pietrine‟ cattoliche. fioriscono. negli stessi centri, le scuole

eterodosse, che esasperano i punti oscuri della catechesi ispirata dell‟Apostolo e polemizzano

con le interpretazioni cattoliche della medesima. Queste scuole si vantano di custodire una

«dottrina esoterica» che chiamavano la vera gnosi, affidata da Cristo a Pietro e da questi

tramandata ad esse. In Palestina è nota l‟ „Apófasis Megále‟ di Simone, di cui non ci resta

che il titolo, e gli Atti di Paolo che sintetizzanola dottrina dei pietrini Cleobiani, contro le

profezie, la creazione, la divinità di Cristo e contro l‟Incarnazione. In Antiochia si ha il

Vangelo di Pietro, inficiato di docetismo e polemico contro i fratelli di Gesù; la Didascalia o

Dottrina di S. Pietro, acremente antigiudaica61

, e le Costituzioni Apostoliche.

A Roma, circolano un Vangelo di Matteo ebionita, decurtato di 300 stichi in rapporto al

nostro evangelo canonico, i Viaggi di Pietro, base dei futuri scritti pseudoclementini, ove si

leggevano le dottrine sul Profeta, sulle due vie e una polemica antisacrificale62

; e finalmente

la Pistis Sophia, ricca di fantasmagorie di eoni63

.

59

Eusebio HE 2, 25: PG 20, 209.

60

Eusebio HE 4, 23: PG 20, 385.

61

Ammette infatti solo i comandamenti di Dio e rinnega tutte le leggi cerimoniali.

62

.

63

.

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Da tutta questa biblioteca, ispirata cattolica ed eterodossa, possiamo agevolmente

ricostruire lo sviluppo teologico della catechesi pietrina, con gli sbandamenti e con le

polemiche della medesima, durante i primi quattro secoli.

Seguiamo ora tale sviluppo raggruppando il vasto materiale intorno ad Alcuni temi: la natura

di Dio, l‟opera della redenzione, la fondazione della Chiesa, l‟estensione e lo sviluppo della

opera di Cristo.

1. La natura di Dio

S. Pietro professa la fede trinitaria (1 Pt 1, 2) e crede nella divinità delle Persone: oltre il Dio

dell‟AT. sa che il Figlio è „kýrios‟; e che lo Spirito possiede attività divine. Però, non si

pronuncia mai circa la vita e le relazioni intime delle Persone, ma si cura solo della loro

attività in rapporto alla Chiesa; inoltre - per ragioni pedagogiche - usa spesso, per esprimere

tali verità, un vocabolario veterotestamentario molto arcaico.

La prima Persona è detta da Lui raramente Padre64

; ma o semplicemente Dio65

, oppure

Creatore (1 Pt 4, 19) o Giudice (1 Pt 1, 7), come si soleva nell‟AT. Contro i falsi maestri ne

difende però la sovranità assoluta66

.

La seconda Persona non è mai da Pietro appellata Figlio, e non è mai considerata divisa dal

Gesù storico, dall‟Uomo accreditato. Costui è stato fatto da Dio Signore e Cristo67

.

Però Pietro gli attribuisce chiaramente prerogative divine: lo dice giudice dei vivi e dei morti

che siede alla destra dell‟Onnipotente, possessore del Nome salvifico, e specialmente lo fa il

dominatore degli Angeli, una volta che è salito nel cielo (1 Pt 3, 22). Si può dire inoltre che

tutto il Vangelo del suo interprete, Marco, voglia dimostrare, con testimonianze oculari e con

l‟argomento dei miracoli, la divinità del Cristo (1, 1). Divinità che è, secondo l‟evangelista,

testimoniata dal Padre nel Battesimo (1, 11) e nella Trasfigurazione68

; ed è confessata dai

Demoni scacciati69

e dal Centurione ai piedi della Croce (13, 32). Divinità che è

probabilmente difesa, contro i falsi maestri, da un discepolo di Pietro nella seconda lettera (2,

1).

64

Cf. 1 Pt 1, 2.3.17; 2 Pt 1, 17

65

Cf. 1 Pt 1, 21; At 2, 23-32; 3, 15.26; 4, 10; 5, 30; 10, 40

66

Cf. 2 Pt 2, 10.11.

67

Kýrios e Khristòs: cf. At 2, 36.

68

Cf. Mc 9, 7; 2 Pt 1, 17-21.

69

Cf. Mc. 1, 24; 3, 11; 5, 7.

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Soprattutto la terza Persona è indicata dall‟Apostolo molto genericamente, con un

vocabolario vetero-testamentario; come „spirito di Cristo‟, ispiratore dei Profeti (1 Pt 1, 11),

„Spirito della Gloria‟ che riposa nei fedeli70

, autore dei doni carismatici71

, santificatore delle

anime (At 2, 38). Perciò a un lettore di formazione ebraica queste espressioni potevano

facilmente richiamare lo „Spirito di JHVH‟ dell‟AT. Ma in Pietro - specialmente nel fatto di

Anania e Saffira - lo Spirito è evidentemente anche una Persona che si offende (At 5, 9); e

mentire ad Essa è mentire allo stesso Dio (5, 3.4). Il testo latino di 1 Pt 1, 12 afferma che gli

Angeli guardano con curiosità ed amore tale Persona divina!

Le scuole ortodosse pietrine

Le scuole conserveranno cotesta fede trinitaria72

. Purtroppo, però, conserveranno anche il

vocabolario arcaico, e ciò sarà causa, lungo i secoli, di parecchie incertezze, specialmente

sulle relazioni tra le Persone e sulla natura delle medesime.

Ignazio raccomanderà di fare ogni cosa nel Nome della Trinità (Ad Magn. 13, 1) che la

formula battesimale aveva reso popolare tra i fedeli73

. Però da nessuno ne sono scrutate le

relazioni. Come nel giudaismo, Dio rimane l‟ineffabile74

, l‟invisibile (ivi, 17. 27) che abita

nell‟altissimo cielo. Per questo è anche l‟incomprensibile75

. Il Figlio e lo Spirito Santo - con

qualche tendenza al subordinazionismo, specialmente in Siria - sono intronizzati presso il

Padre, suoi adoratori e nello stesso tempo adorati dagli Angeli76

. Sono considerati perciò,

come un quid medium tra gli Angeli e il Padre.

Questa dottrina trinitaria, che si esprime sempre di più con un vocabolarfo angelologico, è

propria del giudeo-cristianesimo preniceno77

, specialmente del petrinismo. In Palestina prima

70

Cf. 1 Pt 4, 14; Is. 11, 2.

71

Cf. At 2, 33; 5, 32; 10, 47; 11, 15.

72

E‟ noto che il „Simbolo apostolico‟ di Roma è attribuito da Rufino alla Chiesa Madre di Gerusalemme (PL 21, 337;

Cf. PL 39, 2189-90); di fatto però dovette derivare da una professione trinitaria pietrina (Cf. Vacant, DThC 1, 1674s.)

o più probabilmente dalla fusione di due professioni di fede, una trinitaria e l‟altra cristologica, avvenuta a Roma

contro i monarchiani pietrini del III sec. Cf. P. Lebreton, La formation du Symbole des Apôtres, RSR 13 (1923) 349-

353. E‟ certo che la tematica si ritrova negli scritti pietrini. Cf. E. Testa, Introduzione al Nuovo Testamento, Brescia

1961, 522s.

73

Cf. Atti di Pietro, 3.

74

Cf. Atti di Pietro, 2: „Deus numinis inenarrabilis‟.

75

Cf. Kerygma di Pietro.

76

Cf. Asc. Is. 8, 18; 9, 28-32. 33-38; 9, 40. Questa adorazione del Padre da parte del Figlio e dello Spirito Santo si

ritrova in Origene quando parla di queste due Persone quasi fossero i due Serafini del Trisagion. Era una dottrina

giudeo-cristiana. Om. 1 e 4 su Isaia,: PG 13, 221.231. Nota Origene “Nec putes Trinitatis dissidere (vel deserere)

naturam, si nominum servatur officia”.

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e poi a Roma, Gesù Cristo, in tale corrente di pensiero, è identificato a Michele, protettore,

nel giudaismo, del Popolo eletto, ed è detto per questa ragione l‟ „Arkhistratégos‟; e l‟Angelo

glorioso78

.

La sua figura è colossale e gli Angeli Protoctistentes gli fanno corteggio a destra e a sinistra

(Parab. 9, 12, 7). Questo Angelo Santo „hághios‟; non è perciò un semplice angelo, ma è il

„Kýrios‟79

, che siede alla destra del Padre.

Lo Spirito Santo invece, sempre in Palestina e poi a Roma, è identificato a Gabriele (Asc. Is.

14, 3-4), e di solito è detto l‟Angelo dello Spirito (Asc. Is. 7, 23), il «secondo Angelo

glorioso» (Asc. Is. 9, 33). Come il Padre e come il Figlio, anche quest‟Angelo dello Spirito è

oggetto delle lodi e delle adorazioni degli Angeli e degli uomini80

ed è da loro considerato

una Persona, distinta, con una missione propria, quella di ispirare i Profeti81

.

Come si vede il vocabolario angelologico e antico-testamentario per questi giudeo-cristiani è

solo una veste per esprimere idee nuove sulla divinità; per esprimere cioè la loro fede che

cerca, nel bagaglio tradizionale, figure ed espressioni più o meno adeguate per la divinità del

Figlio e dello Spirito; senza dimenticare la natura umana e sottoposta del Primo (Cf. Ignazio)

e senza dimenticare la missione ispirante del Secondo.

Però chiara è la loro professione di fede sulla divinità di Cristo, cui i pietrini di Bitinia, per

esempio, cantano inni quasi Deo (Plinio), anche se le espressioni, per la consustanzialità con

il Padre, possono ivi ancora peccare di modalismo o di pan-cristismo82

.

Le scuole eterodosse pietrine

Approfittando delle incertezze che si trovano nella catechesi ispirata e di queste incapacità di

espressione, che si sentono nella teologia ortodossa, gli eterodossi pietrini deformano anche

la dottrina «ricevuta».

Di solito essi sminuiscono il concetto della Trinità per difendere quello ebraico della

monarchia assoluta di Dio. Il quale per loro è la prima Virtù Incognita (Menandro), un Dio

Nascosto (Satornil) o un Padre Nascosto (Cerinto) e oltremondano (Carpocrate). Le persone

non sono per loro altro che modi, attributi, nomi diversi e transeunti, che «si estendono o si

ritirano», che si manifestano o si riassorbono nell‟unità divina, nell‟ „tòn autòn‟83

, nell‟

77

J. Daniélou, Théologie du Judéo-christianisme, Paris-Tournai, 1958, cap. 5: Trinité et Angélologie, 167-198.

78

„Éndoxos‟; Hom. XVIII, 4; Recogn. II, 42; Il Pastore, Parab. VIII, 3,3; Cf. 2 En. XII, 11-16.

79

Cf. Parab. V, 4, 4; Asc. Is., IX, 39.

80

Cf. Asc. Is. 9, 34; 8, 18.

81

Asc. Is. I, 7; III, 19; IV, 21 ecc.

82

Zahn, cf. Atti di Pietro, cc. 2.6.9.10.12.17. 20.21.23.31. 39

83

Sabellio, Vang. degli Egiziani.

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„homousía‟84

, nell‟unica „prôsopa‟ / persona. Oppure sono Persone diverse da quelle

professate dalla tradizione cattolico-pietrina.

Per le correnti pietrino-gnostiche, il Padre non è più il Creatore dell‟AT. Il quale o è un Dio

cattivo, come la materia; o sono i Sette Angeli creatori, comandati da JHVH (Cf. Satornil). Il

loro Dio invece è un Essere Nascosto, inaccessibile, o al contrario è lo stesso Simone Mago

(!). Il Figlio, per le correnti gnostiche, è una energia emanata dal Dio ultramondano

(Carpocrate), oppure è un Angelo creato «che regna sopra gli altri angeli e sopra tutte le

creature di Dio»85

.

Per le correnti ebionite-giudaiche il Cristo è un essere trascendente sceso nell‟uomo-Gesù, il

giorno del Battesimo, sotto forma di colomba (Cerinto, Teodoto). Gesù Cristo perciò non è

altri che il Profeta predetto, l‟uomo eletto e adottato da quel l‟Essere superiore; è l‟Angelo,

lo Spirito, l‟Energia, o l‟ „anima firma‟.

S. Giustino sintetizzerà queste eresie, dicendo: «Alcuni affermano che la Forza („tên

dýnamin‟) che (mandata) dal Padre dell‟Universo, apparve a Mosè, ad Abramo e a Giacobbe,

si chiamò Angelo, perché si presentò agli uomini per annunziare a loro i voleri del Padre; (si

chiamò) Gloria („dòxa‟), perché a volte comparve nella fantasia agli anacoreti; si chiamò

Maschio („ándra‟) oppure Uomo („ánthropos‟), perché, atteggiandosi con tali forme volute

dal Padre, si fece vedere; oppure si chiamò Verbo („Lògos‟), perché riferì agli uomini i

discorsi del Padre: Dicono (gli eretici) che tale Forza è inseparabile e indivisibile dal Padre.

Nello stesso modo che la luce del sole sulla terra è inseparabile e indivisibile dal sole che è

nel cielo, e quando questo tramonta insieme scompare, così, dicono, quando vuole il Padre fa

sorgere la sua Forza e quando vuole di nuovo la fa ritrarre indietro»86

.

Tutti questi epiteti dati qui dagli eretici a Cristo - compreso „lògos‟, nel senso di discorso del

Padre87

- li abbiamo trovati, ma con senso differente, nella catechesi pietrina ispirata e

ortodossa; e il concetto di Forza, che è data e riassorbita, è proprio della corrente ebionita in

relazione con il Profeta di S. Pietro.

Su questa ambiguità di vocabolario pietrino si fonderanno in seguito tutte le eresie giudeo-

cristiane, nate in Asia e sviluppatesi a Roma, che difenderanno l‟adozionismo; e su tale

ambiguità, specialmente sui testi che accentuano i lati umani del Cristo88

si fonderanno anche

gli Ariani della Chiesa pietrina di Alessandria, per negarne la divinità89

.

Sullo Spirito Santo, le stesse correnti eterodosse mantengono i concetti vetero-testamentari:

lo Spirito per loro non è altro che i «doni» che hanno arricchito il Tempio fino a che -

84

Paolo di Samosata e Marcello di Ancira.

85

Epifanio, Haer. 30, 16: PG 41, 432.

86

Dial. 128: PG 6, 776.

87

Cf. 2 Pt 3, 5.7; 1 Pt 1, 23.

88

Come At 2, 22-24; 2, 36; 10, 38 .

89

Atanasio, Contra Arianos, Oratio 2, 14-18: PG 26, 176-185.

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lacerato il velo - sono passati, il giorno della Pentecoste, nella Chiesa cristiana (Didascalia

23, 5.7). Per i Simoniani lo Spirito non è che il Dio che si manifesta tra i gentili!

La dottrina, dunque, sulla natura di Dio, creduta dalla catechesi pietrina come trinitaria, ma

formulata purtroppo con un vocabolario arcaico e antico-testamentario, portò alle dispute

trinitarie che si risolsero soltanto con i grandi concili del IV sec.

2. L’opera della Redenzione

Per riscattare l‟umanità dalla vana sua condotta, ereditata da Adamo (1 Pt 1, 18); per

liberarla dagli istinti cattivi e dalla ignoranza della mortificazione e dell‟etica cristiana90

, fu

prevista e decretata („proeghnosménu‟) - secondo S. Pietro - la redenzione, per mezzo

dell‟Agnello, per mezzo di Gesù immolato (1 Pt 1, 19-20), per mezzo del Profeta „hôs emé‟

di Mosè (At 3, 22), premanofatto e preindicato da Dio91

. Questo Agnello e questo Profeta, a

tempo stabilito dal Padre, fu mandato92

, come una manifestazione epifanica ed

escatologica93

, per ripetere, come nuovo Mosè, ma in modo eminente, l‟esodo dei figli di

Dio94

. Infatti, come Mosè, Gesù è il condottiero della salute95

, attraverso i miracoli96

e il

dono delle parole della vita97

.

Per questa ragione Gesù sarà chiamato, come Mosè negli apocrifi e come il Maestro di

Qumran, il giusto-sèdèq, ciò il datore delle norme per la vita morale e il santo98

.

Benché questo Gesù di Nazaret fosse l‟uomo da Dio preindicato e accreditato con l‟opera sua

taumaturgica, pure, secondo il consiglio preordinato e la prescienza di Dio99

, secondo un

precetto divino perentorio (cf. „dèi‟), fu rinnegato come già Mosè100

.

Egli fu ucciso sulla Croce (At 2, 22s.); fu sgozzato come un Agnello pasquale (1 Pt 1, 20), fu

riprovato come una pietra inutile per la costruzione101

, fu elevato sul patibolo, come il

90

Cf. 1 Pt 1, 14; 2, 15; At 3, 17; 17, 30

91

„Prokekheirisménon‟; At 3, 20.

92

„apostéile‟, At 3, 20.26.

93

Phanerothéntos dè ep’ eskhátu tôn khrónon‟, 1 Pt 1, 20; Cf. 1, 5.7.

94

Cf. At 3, 20 Cf. Ex. 4, 13, LXX; Deut. 18, 15.

95

„Arkhegòn‟, At 3, 15; 5, 31; Cf. 7, 27-35; Hebr. 2, 10; 12, 12; Ex. 2, 14; 32, 31; Is. 49, 5-12; Deut. 1, 37; 3, 26.

96

Cf. At 3, 16; 4, 9; 10, 38; Cf. 7, 36-38; Ex. 7, 3.10; 14, 21.

97

Cf. At 3, 15; 5, 20; Cf. 7, 34.38; legge del Sinai.

98

„Tòn hághion kài díkaion‟, At 3, 14.

99

Cf. At 2, 23; 1 Pt 1, 20.

100

„Emnêsasthe‟, At 3, 13.14; 4, 6; Cf. 7, 35; Ex. 2, 14; Num. 14, 3 e gli apocrifi sul Martyrium Moysis.

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serpente del deserto102

. Veramente Gesù fu „il servo di JHVH‟ profetizzato da Isaia!103

Questa morte salvifica, voluta dal decreto del Padre, fu compresa con difficoltà dallo stesso

Pietro, rimproverato, per questa ragione, aspramente da Cristo: «Vattene o Satana»104

. E fu

sempre ignorata dai Giudei (At 3, 17).

Al contrario, nei piani divini, tale morte di Cristo, causata dai nostri peccati (1 Pt 3, 18) fu

l‟origine della nostra salvezza (At 4, 12). Gesù ci guarì con le sue ferite (1 Pt 2, 24), ci

purificò e ricomprò con il suo sangue (1 Pt 1, 2.18), sciogliendoci dalle nostre colpe (1 Pt 1,

18).

La morte, finalmente, come per il Servo di JHVH, così anche per Cristo, fu la causa della sua

resurrezione e della sua ascensione salvifiche105

; fu inoltre la causa della Gloria106

, alla destra

del Padre, con la conseguente sottomissione di tutti gli spiriti celesti107

.

Come frutto della morte, della Resurrezione e dell‟Ascensione salvifiche, i fedeli avranno

una rigenerazione (1 Pt 1, 3.23) e una palingenesi, cioè una conversione dal vecchio uomo,

per mezzo della grazia e della parola seme incorruttibile108

.

Come si vede, per Pietro tutta l‟opera salvifica del Cristo è racchiusa dentro un periodo

determinato da Dio che va storicamente dalla sua manifestazione escatologica alla sua

glorificazione, cioè dal giorno del Battesimo alla Resurrezione-Ascensione (At 1, 22); di cui

non tutti, ma solo individui preordinati da Dio109

devono essere messaggeri: gli Apostoli,

unici „testimoni‟ e „videnti‟110

, cui i fedeli debbono credere se vogliono salvarsi (1 Pt 1, 8).

I temi fondamentali della soteriologia pietrina vertono dunque:

a) sul periodo della previsione divina e della preesistenza;

b) sulla manifestazione del Cristo che coincide con il suo Battesimo, invece che con la sua

Incarnazione;

c) sull‟opera del Profeta Alter-Mosè, che agisce come uomo, «ucciso quanto alla carne ma

vivificato quanto allo spirito» (1 Pt 3, 18);

101

Cf. At 4, 11; Ps 117, 22.

102

Cf. At 5, 30; Dt 21, 22.

103

„Pâis‟, At 3, 13.26; 4, 30

104

O. Cullmann, L’Apôtre Pierre instrument du diable et instrument de Dieu, in New Testaments Essays for T. W.

Manson, 1959, 94.

105

„Tû dûnai metánoian tô Israêl kài áfesin amartiôn‟, At 5, 31.

106

Cf. 1 Pt 1, 10-12.20.

107

Cf. At 1, 22; 2, 33; 3, 21; 5, 31; 1 Pt 1, 21; 3, 21.

108

Cf. At 15, 11; 1 Pt 1, 23.

109

„Tôis prokekheirotoneménois hypò tû theû‟, At 10, 41.

110

„Mártyra, mártyres‟, At 1, 22; 2, 32; 3, 15; 5, 32; 10, 39 e „epóptai ghenethéntes‟ 2 Pt 1, 16 ss.; Cf. Lc 23,34; At

10,41.

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d) sulla passione e glorificazione decretate da Dio, ignorate dagli uomini, predicate dagli

Apostoli, unici testimoni e vedenti, credute dai fedeli.

Sono questi temi che saranno, in seguito, precisati o fraintesi dalle scuole giudeo-cristiane

pietrine sia ortodosse che eterodosse.

Le scuole ortodosse

Anche le scuole parlano delle preesistenza di Cristo, in quanto la sua attività fu

preannunziata dall‟AT111

. Della passione e del testamento, dell‟acqua battesimale e della

Croce ne hanno parlato le Testimonia112

.

Al tempo escatologico - come ha ricevuto per rivelazione Isaia nella sua Ascensione - dal

settimo cielo, scenderà il Beniamino, munito della parola d‟ordine, per comparire sopra la

terra. Egli si trasformerà di cielo in cielo (10, 7-31), nascondendosi così agli Angeli, perché

non si scoprisse la natura del suo essere113

. Sulla terra prese la forma umana (3, 13b)114

. Ma

allora, la catechesi ortodossa pietrina ignora - come quella ispirata - la manifestazione di

Betlemme? Un ebionita cattolico, probabilmente antiocheno, scrisse, alla fine del I sec., un

racconto della vita terrestre del Cristo, immettendola nella Asc. Is. 11, 2-22115

. Il racconto

dipende senz‟altro da un Matteo diverso dal nostro116

ed è in polemica con le varie Infanzie

del ciclo giacobita117

. Una betlemita, Maria, della tribù di David, rimanendo Vergine, fu

incinta miracolosamente. Giuseppe non narrò a nessuno la rivelazione del mistero, avuta

dall‟Angelo dello Spirito (vv. 3-4).

Come un raggio di luce, al tempo stabilito, nella casa di Giuseppe, a Betlemme118

, comparve

un Bambino, mentre una voce, la bat Qol delle comunicazioni divine del giudaismo,

affermava: «Non dite a nessuno questa visione!» (v. 11). Sicché «tutti furono accecati su tale

soggetto (del Bambino); tutti lo conoscevano, ma nessuno sapeva donde fosse» (v. 14b).

Solo dopo questa nascita, Giuseppe si trasferì, per la prima volta a Nazaret119

. Isaia lo vide:

111

Clemente, Strom. 6, 15: PG 9, 352.

112

Ps. Barn. 6. 11-12.

113

Cf. Ascens. Isaia 8, 7; 9, 12b.13.15.

114

L‟Ascens. di Isaia, sia nel Testamento di Ezechia (3, 13b ss.) sia nelle Visioni (8, 7; 9, 12b-15) ignora

completamente la nascita e l‟infanzia del Messia.

115

E. Tisserant, Ascension d’Isaie, Paris 1909-1947.

116

Non conosce infatti la venuta dei Magi.

117

Ignora la tradizione della grotta, e sottolinea il tema pietrino del silenzio e del segreto.

118

V. 7; Cf. Mt 2, 11 „eis tên oikían‟.

119

È ignorata anche la fuga in Egitto!

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«A Nazaret egli prendeva latte come un bambino, secondo la legge comune, per non essere

riconosciuto» (v. 17).

Nascosti al dio (o al Principe) di questo mondo e ai figli di Israele, furono anche i misteri

della Passione e della Crocifissione120

; come pure nascosta fu la discesa ad Inferos di

Cristo121

.

Sicché Ignazio di Antiochia - che difende tale dottrina - potrà affermare: «La Verginità di

Maria, il suo parto, come pure la morte del Signore furono nascosti al principe di questo

mondo: tre misteri del clamore che furono operati nel silenzio di Dio» (Efes. 19, 1). Però,

questo S. Padre, che ammette il nostro Matteo canonico, afferma pure che tali misteri furono

rivelati ai Gentili per mezzo della stella dei Magi (ibidem, 2.3).

Il Battesimo invece, la Resurrezione e l‟Ascensione furono misteri noti, sia agli Angeli che

agli uomini.

Il Battesimo fu testimoniato dal Battista e dalla Voce del cielo: il primo lo proclama Signore

(„Kýrios‟), la seconda lo dice Figlio di Dio, generato tale in quel giorno. Lo Spirito che

rimane in Gesù; la luce ingente che tutti vedono al Giordano manifestano inoltre tale mistero

(Vang. degli Ebioniti)122

.

La Resurrezione è manifestata da visioni reali non, come alcuni dicono, incorporee e

demoniache123

; sicché le correnti pietrine parlarono di carne reale risuscitata124

, solida e

palpabile125

. Tale dottrina si trova già nel Vangelo degli Ebrei (n. 9).

L‟Ascensione è constatata sia dagli Angeli, che adorano l‟umanità di Cristo che non si

trasforma più durante l’anabasis126

; sia dai giusti che salgono in cielo con lui127

. I fedeli

riconoscono tali misteri, per mezzo della liturgia domenicale128

.

Dato però che i Misteri del Silenzio sono noti alla Chiesa solamente per fede, dagli increduli

non sono accettati.

120

Cf. Asc. Is. 9, 14; 11, 19.

121

Cf. Asc. Is. 9, 15.

122

Epifanio, Haer 30, 13: PG 41, 429.

123

Ignazio, Smirn. 2, 1.

124

Ignazio, Smirn. 3, 1-3.

125

Origene, De princ.: PG 11, 119.

126

Cf. Asc. Is. 11, 23-32

127

Cf. Asc. Is. 9, 17.

128

Cf. Ps. Barn. 15; Atti di Pietro, 5.

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Le scuole pietrine eterodosse

Gli eterodossi negano l‟Incarnazione, la Verginità della Madonna e la Crocifissione. Per

eliminare il tema della previsione divina, Dositeo e Cleobio negano il valore delle profezie;

Simone afferma che esse sono state ispirate non da Dio, ma dagli Angeli.

Contro i pietrini ortodossi e contro i giacobiti, gli stessi eretici - specialmente gnosticizzanti -

si proclamano loro stessi come il Profeta (Dositeo) o come il Salvatore (Meandro). Se

Incarnazione c‟è stata, non è stata del Figlio di Dio, ma della Ennoia, di Elena, ed è sempre

una materializzazione, in sé cattiva. La passione, la morte e la resurrezione del Cristo, non

potendosi storicamente negare, furono da essi considerate apparenti (docetismo); e mistica -

non reale - sarà anche la resurrezione della razza buona: la carne, infatti, essendo

ontologicamente cattiva, non ha Alcun diritto alla vita eterna, secondo loro!

Sempre contro i giacobiti e gli ortodossi, i pietrini Ebioniti, pur ammettendo che Gesù è il

redentore, negano - come abbiamo visto - la sua appartenenza alla razza di David, sicché

spiegano l‟almah di Is. 7, 14 con „ê neânis‟ 129

, e non credono alla Incarnazione né alla

Infanzia miracolosa. Secondo Cerinto, Gesù fu eletto solo il giorno del Battesimo, e morì

senza cristità, essendo questa risalita al cielo, alla vigilia della morte; secondo Teodoto, Gesù

ricevette la colomba (= cristità) al Battesimo, e fu adottato solo dopo la resurrezione;

secondo Noeto, non soffrì Cristo ma il Padre; secondo Prassea, il Padre-Cristo compatì con

Gesù-Figlio; secondo Paolo di Samosata, non ci fu l‟Incarnazione e secondo Marcello di

Ancira, la passione non fu altro che la ritrazione della divinità.

Contro questi errori di giudaizzanti, Dionisio di Alessandria, usando argomenti ad hominem,

cita passi della catechesi ispirata pietrina, specialmente At 2, 22-23; 3, 15 e Mt 16, 16130

. Lo

stesso faranno altri autori, fra cui s. Basilio131

.

In conclusione nell‟opera della redenzione S. Pietro aveva taciuto l‟Incarnazione e l‟Infanzia;

aveva sottolineato invece il periodo dell‟apostolato di Cristo, dal Battesimo all‟Assunzione,

operato specialmente con la sua umanità, quale Profeta e quale Servo di JHVH; finalmente,

aveva fatto notare il suo choc psicologico di fronte alla Passione e alla Croce, pur da lui

compresa nel significato più profondo e teologico. I suoi seguaci ortodossi risolsero questi

punti problematici dell‟Apostolo con la fede nei „tre misteri nascosti‟, negati al contrario -

contro i parenti di Gesù e contro i giovanniti - dai pietrini eterodossi.

129

Cf. Ireneo AH 3, 21, 1: PG 7, 946; 5, 952 [sic].

130

Cf. Atanasio, De sententia Dionysii 7: PG 25, 489; n. 8, 491.

131

Epist. 110, 4: PG 32, 773.

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3. La fondazione della Chiesa

Il pietrinismo, sul problema della fondazione della Chiesa, affronta il logia di Gesù, spiegato

in senso spirituale dai giovanniti (Gv 2, 19) e falsificato già dai testimoni, durante la passione

(Mc 11, 57): «Distruggete questo Tempio e io lo riedificherò in tre giorni». Si tratta dunque

nel pietrinismo di una pars destruens e di una pars aedificans, in relazione alla Chiesa.

La pars destruens riguarda direttamente il Tempio ebraico e la sua economia (Mc 13, 2).

Tutte le polemiche di Pietro sono fatte - secondo Luca - nell‟area del Tempio (At 5, 17ss.); i

nemici della «nuova via» sono i Sacerdoti, il capitano del Tempio, il Sommo Pontefice e il

partito dei Sadducei132

; sicché potremmo notare con A. Penna che «Mentre nei Vangeli la

parte più odiosa nel contrastare l‟opera del Cristo è svolta dai tradizionalisti Farisei, all‟inizio

della Chiesa appare molto più ostile il gruppo liberale-materialista dei Sadducei»133

. E contro

costoro che l‟Apostolo predica con libertà somma134

; e nega a loro l‟obbedienza che da lui

essi esigevano, in contrasto con la volontà divina (At 4, 18-20). Finalmente Pietro afferma

che l‟economia della Legge non ha più nessuna forza soteriologica, nei confronti della grazia

donata da Cristo (At 15, 11).

La pars aedificans riguarda la Chiesa. E vero che Pietro nella sua catechesi ignora questo

vocabolo tutto paolino, però è anche certo che l‟idea della Chiesa o della comunità cristiana

pervade tutta la teologia pietrina (Selwyn).

Come si ha in Mt 10, 6 e in 15, 24, Cristo deve edificare la casa d‟Israele - secondo le

vecchie profezie135

. Cioè, deve edificare la sua „ekklesía‟ diversa dalla qahal, dalla edah, dal

sibbur e dalla keneset degli Ebrei e del Giudaismo; essendo la Chiesa universale, contro il

dogma dell‟habdalah136

; terrestre e celeste nello stesso tempo, contro il dogma della nazione

eletta; non fondata sul sangue, contro i privilegi razziali; ma fondata sulla „convocatio

electorum‟, sulla „stirps electa‟, di cui parla Pietro (At 1, 15.23-26), e sulla prescienza di Dio

Padre (1 Pt 2, 9; 1, 2).

Questa Chiesa si edificherà, come pietre vive, in Tempio spirituale137

, in sacerdozio non

ereditario, ma santo, che offre non vittime cruente ma spirituali anch‟esse (1 Pt 2, 5-10)138

. Si

entrerà in essa non per diritto di nascita come nell‟AT, ma per mezzo del battesimo; tema

132

Cf. At 4, 1; 5, 24.26.

133

S. Pietro, p. 126.

134

„Parrhesía‟, At 4, 13.

135

Cf. Num. 12, 7; Rut 4, 11; Am. 9, 11.

136

Cf. At 10, 34-43; 11, 4-18.

137

„Óikos pneumatikòs‟.

138

Su questa spiritualizzazione del Tempio, del Sacerdozio e del sacrificio ne parlavano già correnti apocrife ebree. Cf.

Enoch 90, 28ss. J. Engnell, Studies in Divine Kingship, 1943, E. G. Kraeling, The Real Religion of Ancient Israel, JBL

1928, 138. H. Riesenfeld, Jésus transfiguré, 1947, 59.

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che ritorna continuamente nei discorsi di Pietro139

e che forma l‟argomento fondamentale

della sua prima lettera140

.

La Chiesa di Pietro è dunque, una comunità carismatica a favore dei fratelli: «Ciascuno -

dice l‟Apostolo - nel modo che ricevette il carisma, l‟usi per gli altri, agendo da buoni

amministratori della multiforme grazia di Dio. Se uno parla, (lo faccia) come (si conviene)

alle parole di Dio; se uno amministra, (lo faccia) come (mosso) dalla virtù, che Dio concede

abbondantemente, affinché in ogni cosa si glorifichi Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale

si deve gloria e potenza nei secoli dei secoli, Amen» (1 Pt 4, 10ss).

«Colui che parla» è senz‟altro il Profeta, il glossòlalo, l‟interprete o qualunque evangelista

che comunichi alla Chiesa le proprie esperienze mistiche e le proprie conoscenze; «colui che

amministra» è chi possiede il carisma della „diaconia‟, e maneggia e dispensa elemosine e

doni ai Poveri di Cristo.

Ma la Chiesa di Pietro è fondata anche sopra la gerarchia che legata a Cristo, a pietra

angolare141

e arcipastore invisibile142

, poggia su Kefa, come stabile roccia, e sopra i

Presbiteri, suoi coadiutori, pastori provvidenti, generosi, umili ed esemplari (1 Pt 5, 1-3). Ed

è amministrata dai Diaconi (At 6, 1ss) e pare anche dalla generosa opera di donne elette143

.

La questione del primato di Pietro non è però toccata dai discorsi pronunziati direttamente

dall‟Apostolo ed è evitata anche dal Vangelo di Marco, suo interprete. Per conseguenza i

moderni parlano di un antipetrinismo dell‟evangelista144

; ed è irrazionale. Gli autori antichi,

che conoscono i passi marciani ove si dà a Pietro una indiscutibile preminenza (3, 16; 16, 7)

e ammirano la tendenza psicologica di qualunque Apostolo di considerarsi il minore dei

fratelli, parlano, più a ragione, di motivi di umiltà145

. Dalla catechesi giovannea d‟Asia la

stessa questione del primato è minimizzata, a favore di Giovanni, cui attribuisce un primato

di amore146

. E‟ invece difesa dalla catechesi ebionita-pietrina ortodossa di Gerusalemme e di

Antiochia147

e da quella paolina148

.

139

Cf. At 2, 38.41; 10, 47.

140

M.-E. Boismard, Une Liturgie Baptismale dans la ‘prima Petri’, RB 63 (1956) 128. 208; 64 (1957) 161-183. La

stessa o simile affermazione è stata fatta da R. Perdelwitz, Harnack, A. Meyer, F. L. Cross e altri.

141

Cf. 1 Pt 2, 6; At 4, 11.

142

„Arkhipóimen‟, 1 Pt 5, 4

143

Cf. 1 Cor 9, 4ss.

144

O. Cullmann, Peter. Disciple-Apostle-Martyr (edizione ingl. 1962), 27, n. 39; 178, n. 67. E. Zolli, La Confessione e

il Dramma di Pietro, 1964, 14-35.

145

”Giustamente Pietro credette opportuno tacere queste cose (cioè il primato) e questo è il motivo per cui anche

Marco le tralasciò; ma quanto si riferiva al suo rinnegamento, lo propalò e pubblicò innanzi a tutti gli uomini”.

Eusebio, Dem. Ev. 3, 5, 92: PG 22, 217; G. Crisostomo, In Mt. Om. 58, 2: PG 58, 568.

146

O. Cullmann, Peter. Disciple-Apostle-Martyr (edizione ingl. 1962), 27, n. 39; 29.

147

Cf. Mt 16, 13-19.

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L‟autore della 2 Pt 2, 10 ha forse presente questa situazione incerta delle catechesi

primitive, quando condanna coloro che „disprezzano la dominazione‟ („kyriótetos‟).

Pietro, infatti, per i difensori del primato, è la colonna principale della catechesi ad Hebraeos

(Gal 2, 7-9); e per la Chiesa intera è una Kefa (swr, sl’)149

cioè una „Pétra‟ o „Pétros‟;, una

roccia di fondamento per il cosmo intero e per il Santo dei Santi del Nuovo Tempio150

: come

già fu, per la tradizione ebraica, il patriarca Abramo151

, e come è Gesù stesso per i cristiani,

pietra angolare dell‟edificio spirituale (1 Pt 2, 4-6). Pietro solo, inoltre, ebbe la

„commissione‟ da parte di Cristo di pasce re il suo gregge (Gv 21, 16ss).

In relazione agli altri Apostoli, anch‟essi colonne152

e fondamentale della Chiesa153

, Simone

è il „prôtos‟ (Mt 10, 2)154

, il primo della serie; e, come tale, compare spesso come il

portavoce dei Dodici, o, come si direbbe in linguaggio rabbinico, come lo roš hamedabberim

bekol maqom.

Questo privilegio di primate gli è stato conferito da Cristo perché, non per „sangue e carne‟,

cioè, non per autorità umana o per parentela come S. Giacomo, ma per mezzo di rivelazione

di Dio (Mt 16, 17) Pietro ha scoperto la natura divina del Figlio dell‟Uomo155

.

La chiesa e gli ortodossi

Come il solito, la catechesi pietrina ortodossa sviluppò, sulla fondazione della Chiesa, le idee

del maestro.

Reagì contro il Tempio e l‟economia dell‟A.T. Le Ricogn.156

affermano che alla morte di

Cristo “si è scisso il velo (del Tempio), quasi per lamentare la distruzione imminente del

Luogo”; e lo Ps. Barnaba assicura che il Tempio ebraico, diventato vuoto della presenza di

JHVH, è distrutto dalle Genti ed è sostituito dal Tempio di Dio; cioè dal cuore dei fedeli che,

dopo essere stato ripieno di demoni, si è riempito di grazia divina, trasformandosi così in

Tempio edificato spiritualmente157

. Il Profeta, inoltre, la purificato la Chiesa - secondo la

148

Cf. Gal 1, 18; 2, 7; Luca nei primi cc. degli Atti.

149

Mt 16, 17; Gal 1, 18; 2, 9; 2, 11.14; 1 Cor 1, 12; 3, 22; 9, 5; 15, 5.

150

E. Zolli, La Confessione e il Dramma di Pietro, 65.

151

Ibidem, 65.

152

Per Giacomo e Giovanni, Cf. Gal 2, 9.

153

Cf. Ef 2, 20; Ap. 21, 14.

154

Forse il termine greco „Pétros‟ dall‟aramaico kefa‟ si deve connettere con il termine „peter‟ che significa

„primogenito‟.

155

Cf. Gv 6, 66.

156

1, 41: PG. 1, 1231.

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stessa catechesi - dai sacrifici cruenti 158

, Sarebbe stata l‟acqua del Battesimo a smorzare la

fiamma di tali sacrifici159

.

Come già S. Pietro, anche la catechesi cattolica sviluppò la immagine della Chiesa come

edificio (Ignazio); che diventò, di solito, una torre grande, edificata con pietre squadrate,

vive, fondata sopra una roccia e sopra l‟acqua battesimale160

.

Capi di questa Chiesa sono gli „eletti di Dio‟. Costituiti in „catena‟ da Cristo, dagli Apostoli,

dai Vescovi e dai Diaconi161

; in Bitinia specialmente anche dalle „ministre‟/‟diaconesse‟. A

tutti i capi umani già Gesù ha dato collegialmente il primato162

. Però il centro dell‟unità è

costituito da Pietro, che spesso è identificato a Cristo163

.

Sono Cristo e Pietro insieme, che eleggono gli altri Apostoli164

. Pietro infatti è il corifeo, il

clavigero, il più grande di tutti165

; egli è il detentore delle rivelazioni esoteriche sulla gloria

diversa dei giusti, sui vari e terribili supplizi dei dannati e sulla misericordia divina166

; ma

soprattutto è il detentore della rivelazione sulla divinità del Figlio. Per queste ragioni fu

chiamato Pietro e fu detto beato167

! Egli solo dunque ha il diritto di chiamarsi „vescovo del

mondo intero‟168

.

157

„Pneumatikòs naòs‟, c. 16.

158

Cf. Vang. Ebion. XXX, 16, 3; Ps. Barn. 2; Ps. Clem., passim. Epifanio afferma che da Alcune correnti Ebionite tali

dottrine erano attribuite a Giacomo: “A quanto si afferma, essi collocano tra le istruzioni di Giacomo Alcuni gradi e

dottrine, quasi egli avesse insegnato contro il Tempio, contro le vittime e contro il fuoco degli olocausti”, Haer. 30,

16: PG 41, 432.

159

"Dopo Aronne che fu pontefice, è salvato dalle acque un altro, non dico Mosè, ma Colui che nelle acque del

Battesimo è chiamato da Dio „Figlio‟, cioè Gesù che, per mezzo della grazia del Battesimo, spense quel fuoco che il

pontefice [ebreo] accendeva per i peccati. Da quando infatti apparve Lui, cessò il crisma con cui si somministrava il

Pontificato, la Profezia e il Regno”: Ricogn. 1, 48: PG 1, 1236.

160

Erma, Il Pastore, Vis. 3, 2-4; 3, 3-5.

161

Clemente, Cor. 44s; Erma, Il Pastore, Sim. 9, 16, 1ss.; 24; 27; Vis 3, 5, 1; Prec. 11, 1.

162

Cf. Cipriano e Firmiliano, vescovo di Cesarea di Cappadocia, Epist. 75; H. Koch, Cyprian und der römische

Primat, 1910; Cathedra Petri, 1930.

163

Negli Atti di Pietro 22 Cristo compare nelle fattezze esterne dell‟Apostolo!

164

Secondo il Matteo Ebraico degli Ebioniti Gesù avrebbe eletto i Dodici dentro la casa di Pietro. Cf. Epifanio, Haer.

30, 13: PG 41, 428.

165

PG 2, 579: „tû koripháiu tôn apostólon Pétru‟: il clavigero.

166

Cf. Apocalisse di Pietro, in S. Grebaut, Littérature Ethiopienne Pseudo-Clementine, in “Revue de l‟Orient

Chrétien” 12 (1907) 139-151; 285-297; 380-392; 13 (1908) 166-180; 314-320; 15 (1910) 198-214; 307-323; 425-439.

167

Ireneo, AH 3, 18, 4: PG 7, 934. Giustino, Dial., C: PG 6, 709.

168

Vang. di Bartol. 25, in copto.

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Di conseguenza dagli ortodossi è eliminato il primato di Giovanni169

; e Giacomo - secondo

loro deve obbedire a Pietro170

, dato che il suo episcopato su Gerusalemme gli è stato

conferito dagli Apostoli171

.

Gli abusi degli eterodossi

Sulla pars destruens, nei riguardi della fondazione della Chiesa, gli eterodossi seguono -

esagerando - principi di Pietro.

Contro la sinagoga affermano che è crollato. alla morte di Gesù, l‟architrave stesso del

Tempio (Vang. degli Ebrei)172

. Seguendo poi gli Ellenisti, lottano contro il clero; e contro

costoro condannano le leggi levitiche, chiamate da essi „deutérosis‟ (Mišna), nei rapporti dei

comandamenti o Jugum suave (Mt 11, 30) che soltanto deve restare (Didascalia).

Nella pars aedificans affermano che la Chiesa è formata esclusivamente dagli illuminati; che

sono: per Satornil, coloro che hanno ricevuto lo scintillum, cioè il raggio del Dio nascosto, e

che in conseguenza lottano contro la materia, contro il Profetismo, contro il giudaismo e

contro l‟uso della carne; per Simone, coloro che hanno ricevuto, a causa della loro fede, „tà

agathà‟, che egli stesso distribuisce e coloro che respingono la legge e i Profeti, ispirati non

da Dio ma dagli Angeli; per Dositeo, quelli che, pur condannando i Profeti, ammettono il

Pentateuco. Come si vede, tutti questi eterodossi sono antigiudei, più vicini semmai ai

Samaritani. Di solito, poi, nei riguardi dei sacrifici cruenti, sono negativi, preferendo

«preghiere, scongiuri e azioni di ringraziamento» (Didascalia).

Ma è soprattutto nella gerarchia che i gruppi eterodossi fanatizzano le posizioni del

pietrinismo ortodosso.

Alcuni stanno a favore di Pietro loro capo, e ne seguono, contro i parenti del Signore, il

principio elettivo173

; altri difendono l‟Apostolo contro le mene dei giovanniti.

Difatti già dal I sec. ci dovettero essere dei giovanniti che difesero il primato del loro

maestro. Possiamo dedurre ciò - oltre che dalla storia posteriore - dalla preoccupazione che si

scorge nel quarto evangelo di sminuire la figura di Giovanni, il discepolo amato rimasto

anonimo, nei rapporti di Pietro174

. E vero che durante l‟ultima Cena, Giovanni ha un primato

di amore (Gv 13, 24) e durante la Passione segue più d‟appresso il Signore, mentre Pietro lo

169

Cf. Gli Atti di Pietro cc. 1-3.

170

Epist. Petri ad Jacob: PG 2, 26. 30. Epist. Clem. ad Jacob: PG 2, 31. Cf. A. Penna, S. Pietro, 213.

171

Eusebio, HE 2, 23: “La sede episcopale di Gerusalemme gli fu conferita dagli Apostoli”. Sicché secondo Egesippo

“Giacomo ricevette l‟amministrazione della Chiesa insieme con gli Apostoli”.

172

Girolamo, In Matth. 27, 51; Cf. Epist. 120, 8, PL 26, 221; 22, 992.

173

Eusebio, HE 4, 22: PG 20, 380s. Secondo Egesippo questo eretico, ribellatosi a Simone, eletto secondo il principio

della parentela, fu imparentato con varie altre sette, le quali pretesero di seguire Pietro.

174

O. Cullmann, Peter, 28s; 31. 33.

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rinnega (Gv 18, 15-27). Però, come “vedente” della tomba vuota, Giovanni viene dopo di

Pietro, benché sia stato il primo materialmente („prôtos‟) a giungere al monumento (Gv 20,

3-9). Finalmente Giovanni è messo in secondo pia no dal Risuscitato stesso che conferisce la

“commissione” di pascere il gregge a Simone Pietro che l‟ama più di tutti i discepoli175

. Anzi

gli evangeli della corrente pietrina (Mt e Mc) presentano il desiderio di comandare, espresso

da parte dei figli di Zebedeo, come un‟ambizione condannata da Gesù e criticata da tutti gli

Apostoli176

. Su questa condanna si fonderanno gli eterodossi Prassea e Noeto, per difendere

il papa contro i giovanniti.

Ma è dal partito di Giacomo che il primato di Pietro dovette subire gli attacchi più duri; da

quel partito che Pietro a volte temette, fino ad accettare dei compromessi, almeno nella

condotta esterna177

.

Infatti Giacomo, secondo questi partigiani, fu onorato sia dagli Ebrei che dai Cristiani. È lui

che detiene il „trono di David‟178

e che gli succede come re179

. Inoltre è lui che funge da

sacerdote nel Tempio180

. Per lui è stato fatto il cielo e la terra181

e il Tempio fu distrutto in

punizione della sua uccisione182

. I Nazzareni poi credevano che Giacomo fosse il capo della

Chiesa. Diversi ne furono i diritti: si parlò della sua consacrazione episcopale avuta, - prima

di tutti gli altri Apostoli, direttamente da Cristo183

; si ricordò, come fonte di diritto, la sua

parentela con il Signore; parentela strettissima, essendo - secondo Alcuni - figlio di

Giuseppe184

; lo si riconobbe come uno dei Dodici Apostoli (Gal 1,19); si affermò che fu lui a

vedere per primo il Risuscitato (Vang. degli Ebrei185

; 1 Cor 15, 7[?]); e ad avere da Lui una

dottrina esoterica186

; finalmente si disse che ebbe, sempre dal Risuscitato, la „commissione‟

175

Cf. Gv 21, 15-23.

176

Cf. Mt 20, 20-24; Mc. 10, 35-41.

177

Cf. Gal 2, 11-12.

178

Epifanio, Haer. 29,: PG 41, 392.

179

Epifanio, Haer. 29,: PG 41389-393; 78, 13: PG 42, 721.

180

Egesippo in Eusebio, HE, 2, 23: PG 20, 197; Epifanio, Haer. 29, 3: PG 41, 393; 78, 13: PG 42, 721.

181

Cf. Ps. Tom, log. 12, 29s.

182

G. Flavio, Ant. Giud. 20, 197-199. 203; Eusebio, HE 2, 23: PG 20, 204.

183

Epist. ad Jacob: PG 2, 26; cf. PG 1, 1244, n. 51; Epifanio, Haer. 78, 7: PG 42, 709.

184

Protoevang. di Giac. 18, 1 (in Alcuni codici); Epifanio, Haer. 29, 3: PG 41, 393; 78, 8: PG 42, 709. Il principio

della parentela è valido per la successione di Simone, Eusebio, HE 4, 22: PG 20, 380; 3, 32: PG 20, 281s.; e per

l‟episcopato dei „Despósynoi‟ a Nazaret e Cocabe, ibidem, 1, 7: PG 20, 100 e dei nipoti di Giuda, ibidem 3, coll. 252-

253.

185

PL 23, 641-643.

186

Tre Ap. di Khenoboskion. Ippolito, Philos., 5, 7: PG 16, 3126s.

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di dirigere gli Apostoli187

. Per tutte queste ragioni Giacomo fu fatto „Vescovo della Santa

Chiesa‟, „Principe dei Vescovi‟188

, „Vescovo dei Vescovi‟ e “Capo della Santa Chiesa degli

Ebrei e delle Chiese fondate ovunque dalla Provvidenza di Dio”189

. Finalmente, in

concorrenza con Pietro, fu chiamato anche lui „Obáias‟ (“pljn‟) cioè fortificazione, torre del

popolo190

. Sempre in polemica con i pietrinisti si disse che Simone ricevette la

„commissione‟ da Giacomo e non da Cristo191

, per cui dovette fare a Giacomo la relazione

annuale della sua missione192

.

E inoltre si trasformò il racconto matteano del primato di Pietro, a favore di Giacomo e a

lode di Tommaso; cioè a favore dei due capi della catechesi giacobita193

. Non è dunque né

Antiochia, né Roma il centro della Chiesa, ma Gerusalemme, nominata per prima nelle

preghiere liturgiche e ufficiali194

: Gerusalemme e la Palestina, ove Pietro (contro il racconto

lucano) non avrebbe nemmeno predicato195

! Non c‟è chi non veda come queste fonti

giacobite siano in contraddizione con il Giacomo dei paolini, il quale riceve la

„commissione‟ da Pietro dopo la sua scarcerazione (At 12, 17); approva la posizione di

Simone nel Concilio di Gerusalemme196

e sottostà al Kefa, capo della catechesi ad Hebraeos

(Gal 2, 8-9). Ma soprattutto sono in polemica con il principio elettivo difeso dal pietrinista

Tebutis che lottò contro Simone a Gerusalemme per la successione alla cattedra del Sion.

In conclusione, sulla fondazione della Chiesa. S. Pietro lotta contro il tempio e la sua

economia, troppo umana e materiale, a favore di un altro Tempio e di un‟altra economia più

spirituale e carismatica; di cui sono capi e i Profeti e la Gerarchi a, con Cristo pietra e

arcipastore e con Pietro stesso roccia fondamentale.

187

Nel Vang. di Tomm. si legge: “I discepoli dissero a Gesù: Noi sappiano che tu ci abbandoni; chi è che dovrà

diventare grande su noi? Gesù rispose loro: Voi andrete da Giacomo il Giusto” (loghion 14 , 25-29s).

188

Ricogn. 68-73: PG 1, 1244-47.

189

Epist. Clem. ad Jacob, HE 2, 23s.

190

Egesippo in Eusebio, HE 2, 23: PG 20, 197; Epifanio, Haer. 78, 7: PG 42, 709.

191

Ricogn. 1, 17: PG 1, 1216; Om. 1, 20: PG 2, 72s.

192

Ricogn. 1, 71: PG 1, 1246s. Sulla relazione da Cesarea cf. col. 1314.

193

Nel Vang. di Tomm., dopo la „commissione‟ a favore di Giacomo (Cf. n. 96) segue una parafrasi di Mt 16, 13-19

tutta a favore di Tommaso “che ha bevuto e si è inebriato alla sorgente che ribolle e che io (Gesù) ho misurato”. Poi

Gesù lo prese in disparte e gli disse tre parole (= dottrina esoterica). Cf. loghia 12-13.

194

Cost. Apost. 8, 10: PG 1, 1085s.

195

PG 1, 1446; 2, 459.582. Su questa esaltazione di Giacomo Cf. Bagatti, L’Eglise de la Circoncision, 57-63. O.

Cullmann fonda su questi testi la sua teoria della „abdicazione‟ di Pietro a favore di Giacomo, l‟anno tredicesimo dopo

l‟ascensione, benché affermi che per lui tali testi siano fonti „secondarie‟. Cf. Peter, 41-57, specialmente 44, n. 33.

Non è dunque esagerato annoverare Cullmann fra i „giacobiti‟!

196

Cf. At 15, 14 ss..

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I suoi seguaci ortodossi ed eterodossi sviluppano la pars destruens, cadendo a voi te in un

esagerato antigiudaismo; e fanatizzano la pars aedificans lottando contro pretesi primati di

Giovanni e, molto più, di Giacomo.

4. Estensione e sviluppo dell’opera di Cristo

L‟opera di Cristo si estende - per il pietrinismo - all‟universo intero, secondo una scala

cosmica. Il Cristo viene dal cielo, abita sopra la terra, scende nello Se‟ol e poi, attraverso la

Risurrezione e l‟Assunzione, risale, glorioso e dominatore, alla destra del Padre onnipotente.

Cristo - come abbiamo già veduto - fu preindicato e mandato da Dio197

; è dunque un essere

celeste, che esiste prima della creazione del mondo. Ma anche la Chiesa è pre-veduta da Dio;

anch‟essa perciò è celeste e spirituale (1 Pt 1, 2; 2, 5).

Sopra la terra - benché fatto Signore e Cristo - il Mandato dal Padre è Gesù il Nazaretano198

,

un vero uomo („ándra‟), «ucciso quanto alla carne» (1 Pt 5, 4), pietra che schiaccia i nemici,

ma che sostiene la Chiesa (At 4, 11). La quale è anch‟essa visibile, formata da fedeli, come

da pietra vive, che i basano sopra la roccia che è Cristo stesso199

e sopra il suo vicario,

Pietro200

; ed è formata da un gregge, pasciuto ancora da Cristo, da Pietro e dai Pastori

gerarchici201

. Benché spirituale, questo Tempio e questo gregge dovrà fisicamente soffrire,

imitando il Crocifisso202

; dovrà costituirsi in fratellanza203

, legata da un amore che va dalla

„filadelfía‟ alla „agápe‟; che conosce perciò anche le manifestazioni affettive, come il bacio

fraterno204

. Tale fratellanza dovrà obbedire a doveri sociali, verso le autorità civili205

, verso i

padroni206

, verso la famiglia207

. Dovrà lottare anche contro le forze avverse e infernali208

.

197

Cf. At 3, 20; 1 Pt 1, 20.

198

Cf. At 2, 22; 3, 6; 4, 10; 10, 38.

199

Cf. 1 Pt 2, 4-6.

200

Cf. Mt 16, 18.

201

Cf. 1 Pt 5, 1-4; Cf. Gv 21, 15-17.

202

Cf. 1 Pt 1, 6s.; 2, 19-24; 3, 9.13s.; 4, 12; 5, 10; 2, 21; 4, 1.

203

„Adelfòtes‟, 1 Pt 2, 17.

204

Cf. 1 Pt 1, 22; 5, 14.

205

Cf. 1 Pt 2, 13-17.

206

Cf. 1 Pt 2, 18-25.

207

Cf. 1 Pt 3, 1-7.

208

Cf. 1 Pt 5, 8.

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Ma il Cristo deve scendere fin nello Se‟ol209

. Ne deve vincere i dolori210

; ne deve liberare

le anime dei giusti, predicando loro la buona novella. Anche la Chiesa si deve occupare

dell‟Inferno: per questa ragione Cristo al suo Capo ha consegnato le chiavi del regno (che

nella tradizione ebraica indicano oltre il potere sulla pioggia e sulle nascite, anche sul le

tombe, sulla risurrezione dei morti211

); e inoltre ha promesso che le porte dell‟Inferno non

prevarranno su di essa212

.

Finalmente il Redentore risale tutta la scala cosmica per sedersi alla destra del Padre213

, per

dominare i cori angelici, buoni e cattivi (1 Pt 3, 22). Anche la Chiesa - secondo il testo greco

(„eis hà‟) - costituirà l‟oggetto della contemplazione estatica degli Angeli (1 Pt 1, 12).

Oltre tale estensione cosmica, l‟opera di Cristo e di conseguenza la sua Chiesa, ha uno

sviluppo nel tempo. Cristo, vivificato in quanto allo spirito (1 Pt 3, 18), è preservato nel

Cielo per il tempo dell‟apocatastasis (At 3, 20). Nel frattempo, per mezzo del suo Nome,

dona alla Chiesa il potere di fare i miracoli214

. Verrà però di sicuro (2 Pt 3, 4) il „suo giorno‟

e si avrà la sua parusia215

, per giudicare - secondo le loro opere (1 Pt 1, 7) i vivi e i morti216

.

Il suo regno allora sarà eterno (2 Pt 1, 11).

Anche la Chiesa ha una storia nel tempo. Questo svolgimento nella storia è richiesto dal

concetto di roccia, il cui carattere è l‟inamovibilità e la durata217

; è insito anche nella

definizione dei fedeli come „pietre vive‟ („líthon zônta‟), cioè che nascono, crescono e

muoiono, come ogni essere vivente (1 Pt 2, 4); oppure nella definizione come viandanti ed

ospiti, che perciò devono camminare verso una mèta futura (1 Pt 2,11) che non è da

ricercarsi in questo breve soggiorno (1 Pt 4, 2 ss.), ma si manifesterà „alla fine dei tempi‟ e si

attuerà nella eredità escatologica nei cieli (1 Pt 1,4 ss.). La speranza, dunque, che è la virtù

del futuro, è anche la virtù pietrina per eccellenza. Anch‟essa perciò è „una speranza viva‟218

209

Cf. 1 Pt 3, 18-20; 4, 6; At 2, 24-31

210

o scioglierne le funi, At 2, 24.

211

E. Zolli, La Confessione e il Dramma di Pietro, 109-111.

212

Non è necessario ricorrere al mito della lotta con i „portieri‟ dello Se‟ol. Cf. J. B. Bauer, Ostiarii inferorum, in Bibl.

34 (1953) 430ss.; J. Henderson, Myth in the New Testament, Studies in Biblical Theology, vol. 7, London 1952,

specialmente p. 12s. Il testo indica una metafora per esprimere la sconfitta del potere demoniaco nella sua lotta contro

la Chiesa.

213

Cf. 1 Pt 3, 22; At 2, 23; 5, 31 ecc.

214

Cf. At 3, 6; 4, 10; 9, 34.

215

Cf. 1 Pt 1, 7.13; 4, 13; 2 Pt 3, 8.

216

Cf. 1 Pt 4, 5; At 10, 42.

217

Questo concetto è contro la teoria di Cullmann. Cf. G. Vodopivec, Il Primato di Pietro e la successione Apostolica

nella recente teoria di Oscar Cullmann, in Euntes docete, Roma 6 (1953) 97ss.

218

Cf. 1 Pt 1, 3; 3, 15.

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che cresce come un seme, e sboccerà negli ultimi tempi (1 Pt 1, 3-5). Solo allora si

manifesterà la gloria dei giusti219

.

Una successione si richiede anche nella gerarchia, ammesso che Pietro deve pascere il

gregge che vive la sua storia220

e ammesso che deve confermare nella fede i propri fratelli221

.

Le scuole ortodosse

Come il solito, sviluppano questi due concetti di estensione cosmica e di durata nel tempo

dell‟opera di Cristo.

Anche per esse Cristo è un Logos-cosmico che tutto pervade, e la sua Croce non può non

essere cosmica. Sviluppatissima è la dottrina della scala cosmica, della „katábasis‟; e della

„anábasis‟, che costituisce appunto una vera „gnôsis‟; esoterica222

. Esoterica pure è la

„gnôsis‟ dell‟Aldilà e della discesa allo Se‟ol223

e lo stare del corpo di Cristo, in modo reale,

nel cielo224

.

La Chiesa poi è una torre che «continuamente si edifica, fino alla venuta del Signore225

. Nel

frattempo le si aprono avanti le „due vie‟, chiamate dai pietrini lo „iudicium secundum

Petrum‟ (Rufino). Di conseguenza nasce anche il problema della successione nella gerarchia.

Ma su questo tema molte sono le dispute anche tra gli ortodossi. Ignazio formula la dottrina

della „monarchia del Vescovo‟.

Dovendo essere una, la Chiesa, in ogni singolo luogo, è retta da un solo vescovo che

rappresenta Cristo, da un collegio di Presbiteri che ricorda gli Apostoli e dai Diaconi. Tutti

però devono essere soggetti al vescovo, con cui devono essere sempre uniti armoniosamente,

per formare quasi le corde di una chitarra: nulla si deve fare senza il suo consenso. Tra tutte

le Chiese locali quella di Roma è la corifea, la più degna, la „preside della carità‟. In questa

Chiesa Ignazio, che pure ha imposto dei precetti a varie altre Chiese, non potrà mai

comandare, come „Pietro e Paolo‟.

Cipriano e Firmiliano difendono il potere del collegio dei Vescovi, che sarebbe alla pari con

il vescovo di Roma, essendo il primato di Pietro un diritto personale dell‟Apostolo226

e solo

un punto tangibile di unità.

219

Cf. 1 Pt 1, 7.8; 4, 13, 5, 1.4

220

Cf. Gv 21, 15-17.

221

Cf. Lc 22, 31-42.

222

Ignazio, Trall. 4, 1-5, 3; Smirn. 6, 1.

223

Cf. l‟Apoc. di Pietro; vedi sopra nota 80; Ignazio Trall. 9, 1.

224

Cf. sopra n. 59.

225

Erma, Il Pastore, Sim. 9, 5, 1-2; 12, 1. 2b-3.

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I papi Callisto e Stefano invece applicano al „papa di Roma‟ la promessa di Mt 16, 1 ss227

.

Lo stesso, al successore di Pietro, cioè al vescovo di Roma, pensa l‟autore della Epist. Clem.

ad Jacobum 228

.

In ogni caso però i pietrini ortodossi guardano sempre a Roma come al centro dell‟unità:

questo lo fanno anche Cipriano e Firmiliano, benché abbiano mal formulato la questione

della successione229

.

E questa successione - qualunque ne sia la concretizzazione - durerà fino alla fine, preceduta

da un mal governo da parte dei pastori, da un raffreddamento nella fede da parte dei fedeli e

dall‟attività di Beliar230

. Verrà poi la conflagrazione, la parusia e la resurrezione, con il

giudizio, fatto in base al libro della vita, custodito dagli Angeli buoni per i giusti e dagli

Angeli cattivi per i perversi231

. Finalmente si attuerà un periodo di mille anni che si eternerà

nel Sabato senza fine, o nel tempo di refrigerio232

.

Le scuole eterodosse

I pietrini eterodossi di corrente ebionita mantengono il tema dell‟estensione cosmica e della

durata dell‟opera di Cristo.

La „katábasis‟ però si colora tra loro di eresia. affermando essi che consiste nella discesa

della cristità233

nell‟uomo Gesù; e la „anábasis‟ consiste nell‟abbandono di tale cristità alla

vigilia della passione (Cerinto); oppure - e questa è una sottoforma adozionista o modalista -

consiste nell‟espansione o nel riassorbimento dell‟energia divina.

Il tema della durata si accentra tutto nella figura del successore di Pietro, a cui continuamente

tali correnti si appellano specialmente contro i giovanniti e gli encratiti234

.

I pietrini eterodossi della corrente gnostica trasformano la „katábasis‟ e l‟‟anábasis‟ secondo

il loro dualismo ontologico. La discesa per loro, è propria di JHVH, dell‟Ennoia, di Sofia, 226

Cipriano, De Cath. Eccl. Unit., 4: “et primatus Petro datur”, PL 4, 515. Firmiliano, Epist. 75, 16: “soli Petro

Christus dixerit... = in solos Apostolos”, PL 3, 1216. Cf. O. Cullmann, Peter, 167.

227

Firmiliano accusa Stefano perché “de episcopatus sui loco gloriatur et se successionem Petri tenere contendit”,

Epist. 75, 17, PL 3, 1217. Tertulliano accusa Callisto di applicarsi il testo di Mt 16, 18. 19 dicendogli: “idcirco

praesumis et ad te derivasse solvendi et alligandi potestatem, id est ad omnem ecclesiam Petri proprinquam”, De

Pudicitia 21, PL 2, 1078s.

228

PG 2, 35. 39. 54; cf. PG 2, 582.

229

Solo così si può spiegare l‟intervento di Clemente Romano con la sua Lettera ai Corinzi.

230

Cf. Asc. Is. 3, 21 - 4, 18.

231

Clemente Romano, Cor. 23, 4 - 27, 7.

232

Cf. Ps. Barnaba, 15.

233

Sotto forma di colomba per Teodoto, o di anima «firma et munda» per Carpocrate.

234

Cf. Caio, Prassea, Noeto, ecc.

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degli Eoni o degli Angeli, a seconda delle scuole; ad ogni modo è per tutti una

„materializzazione‟ dell‟elemento divino e perciò un qualcosa di cattivo. Frutto di tale

„discesa‟ è la creazione della materia. Il Primo-Dio (oppure Simone), commosso, scende

anch‟egli per liberare l‟elemento divino235

e risale verso il cielo, trasportandosi anche gli

„gnostici‟ che sono stati redenti o hanno ricevuto lo scintillum.

Tale „anábasis‟ è „invisibile‟ agli Angeli; e tale redenzione non è frutto di vita morale, ma di

fede, di magia o di gnosi. Scompare perciò il dualismo etico pietrino che si trasforma in

dualismo ontologico che vede, in opposizione insanabile, JHVH e Gesù, AT e NT, razza

buona e razza perversa.

Lo sviluppo dell‟opera di Cristo per cotesti eretici si puntualizza nel tempo e nel pneuma. Il

primato infatti, secondo essi, è eminentemente personale‟ di Pietro, non trasmissibile ai

successori gerarchici. Se di successione si può parlare, l‟erede del primato è - come dicono

anche i giovanniti - la „Chiesa dello Spirito‟, degli pneumatici, dei Profeti.

Sarà questo un tema caro al Tertulliano montanista: dopo aver rimproverato al papa di Roma

di essersi appropriato un primato che Dio aveva conferito personaliter Petro, e dopo aver

dimostrato con i primi capitoli degli Atti che l‟Apostolo davvero aveva esercitato tale

primato, seguita a chiedere al papa: Quid nunc et ad ecclesiam, et quidem tuam, psychice?

Secundum enim Petri personam ‘spiritualibus’ potestas ista conveniet, aut ‘apostolo, aut

‘prophetae’... Et ideo Ecclesia quidem delicta donabit; sed ‘Ecclesia Spiritus’ per spiritalem

hominem’, non ecclesia numerus episcoporum: Domini enim, non famuli est ius et arbitrium;

Dei ipsius, non sacerdotis236

.

Una simile posizione fu difesa da Origene, secondo cui la roccia di Mt 16, 18 che alla lettera

si riferisce a Pietro, secondo il senso spirituale tratta di ogni fedele che diventi simile a

Pietro237

. Crisostomo riferisce lo stesso testo alla confessione della fede; Cirillo di

Alessandria ed Agostino lo riferiscono a Cristo. Sarà quest‟ultima la posizione dei giovanniti

montanisti e in seguito della maggior parte dei futuri Protestanti.

C‟è dunque la tendenza - in questa corrente di pensiero - di voler riferire la successione del

primato, più che a una gerarchia, agli spirituali, ai fedeli, ai perfetti, ai veri gnostici. I quali -

a causa della loro gnosi - non hanno nemmeno bisogno della futura resurrezione, essendo

essa già attuata dalla loro fede238

.

235

Di solito la Sofia, o la pecorella smarrita, o la dramma perduta.

236

De Pudicitia 21, PL 2, 1078-80.

237

Dopo aver detto che se confessiamo la divinità di Cristo diventiamo anche noi come Pietro (kai autòi ghinòmetha

hoper kai ho Pétros) Origene afferma: “e il Logos ci potrebbe dire: - Tu sei Pietro, ecc. Infatti ogni discepolo di Cristo

è una pietra... sopra di cui si edifica ogni discorso ecclesiastico e sopra di esso ogni „politéia‟. Su ogni fedele perfetto...

è edificata da Dio la Chiesa”. Inoltre Origene polemizza contro colui che vorrebbe affermare che la Chiesa è edificata

soltanto su Pietro e afferma che anche „gli altri Apostoli e i perfetti‟ hanno avuto gli stessi privilegi e le stesse

promesse. Ciò si deduce da Gv 20, 12; Mt 16, 16; 2 Cor 3, 18. Tutti i Cristiani “da pietra si devono chiamare Pietri”

(pétra dè Pétroi”, Comm. in Matth. 12, 9, 11: PG 13, 993-1005.

238

Cf. 2 Tim 2, 17.

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Concludendo possiamo affermare che tutte le scuole pietrine hanno dato all‟opera di Cristo

una estensione cosmica e una durata nel tempo, attraverso la successione, fino alla fine del

mondo. Si disputa però in chi tale successione si debba concretizzare: mentre i documenti

ispirati e la maggior parte di quelli cattolici e gli eterodossi Ebioniti pensano ai successori di

Pietro, cioè al papa di Roma; Alcuni autori cattolici pensano piuttosto al collegio dei Vescovi

e tutti i pietrini gnostici o gnosticizzanti come pure i montanisti ai fedeli perfetti (ai Profeti,

agli Pneumatici, ai mistici). Anche questi però devono polemizzare contro gli altri pietrini

che guardano a Roma.

Il Martire della gelosia.

Tutte le Chiese ortodosse pietrine e le Chiese giovannee e paoline hanno conservato la

memoria del martirio di Pietro.

Ne parla ad Antiochia l‟autore dell‟Asc. Is. 4, 2-4 e Ignazio, Rom. 4, 3239

; in Bitinia ne

parlano gli Atti di Pietro che fanno una lunga disquisizione teologica sulla morte

dell‟Apostolo (capitoli 27-31); a Corinto ne tratta Dionisio nella sua lettera a Sotero240

. Ma

la tradizione è specialmente ripetuta a Roma. Probabilmente già in 1 Pt 1, 14 ci può essere

qualche riferimento all‟ultimo cemento dell‟Apostolo. Di sicuro, però. ne parla Clemente

nella sua lettera Ad Cor cc. 5-6. e il Canone di Muratori241

. Caio, nella sua polemica contro i

Montanisti, ricorda il „trofeo‟ del Vaticano242

e perfino il pagano Porfirio ricorda la

crocifissione dell‟Apostolo243

. Interessanti, per testimoniare la credenza popolare, sono i

graniti trovati nel muro rosso negli ultimi scavi al Vaticano, e quelli più problematici trovati

nella triclia di S. Sebastiano. Come pure sono interessanti le memorie liturgiche

testimoniateci dalla Depositio Martyrum del 22 Febbraio e del 29 Giugno; e quella del

Martyrologium di Girolamo del 18 Gennaio.

Ma la tradizione della morte di Pietro non è sconosciuta nelle altre catechesi: in Africa la

conosce Tertulliano244

, in Egitto Origene245

e in Asia lo stesso Giovanni nel Vangelo (13, 36;

21, 18ss.) e sembra anche nella Ap 11, 3.

239

Secondo O. Cullmann questo testo, essendo in un contesto di martirio, si deve riferire a un „comando‟ di Pietro e di

Paolo dato ai Romani in relazione alla loro fine eroica. Cf. Peter, 111s.

240

In Eusebio, HE 2, 25, 8: “Con tale ammonizione voi avete unito Roma e Corinto, le due piante di Pietro di Paolo.

Poiché ambedue, venuti nella nostra Corinto, hanno piantato ed istruito noi allo stesso modo; parimenti, andati in

Italia, vi insegnarono insieme e resero testimonianza, circa il medesimo tempo”. PG 20, 209.

241

EB 3, lin. 37.

242

In Eusebio, HE 2, 25, 1: PG 20, 209.

243

Frammento 22° desunto dal 3° libro dell‟Apocritus di Macario Magnete (cf. Texte und Untersuchungen 37, 4.,

Lipsia 1911, p. 56).

244

De Praescr. Haer. 36, PL 2, 59; Scorpiace 15, PL 2, 174s.; Adv. Marc. 4, 5, PL 2, 395.

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E invece sconosciuta alla Chiesa di Gerusalemme, benché conservi molti altri ricordi

dell‟attività di Pietro nella regione246

. Il primo ricordo della Croce dell‟Apostolo ci è

tramandato in Palestina dal Pellegrino di Piacenza del IV sec.247

.

Pure sconosciuta è negli scritti, eterodossi pietrini, di carattere gnostico, benché - lo abbiamo

veduto - i cristiani ortodossi di Bitinia e i giovanniti avessero diffusa una teologia di sapore

tutto gnostico sulla Crocifissione a capo all‟ingiù dell‟Apostolo.

Questo silenzio - fra tante testimonianze e così varie - si potrebbe spiegare abbastanza bene

con l‟ipotesi di O. Cullmann, difesa anche da Daniélou, secondo cui Pietro (come pure

Paolo) sarebbe stato denunciato alle autorità romane dagli stessi giudeo-cristiani fanatici ed

eterodossi. I motivi di tale denuncia sarebbero stati l‟invidia, unita anche agli attriti nati per i

principi teologici differenti.

Tacito, nei suoi Annales, 15, in relazione alle persecuzioni di Nerone, parla senz‟altro di

denunce fatte da cristiani lapsi: «Igitur, primo conrepti qui fatebantur, deinde, ‘indicio’

‘eorum’, multitudo ingens... Clemente, in tutta la lettera, afferma che sono la „gelosia‟ e l‟

„invidia‟ la causa del martirio tra fratelli, e tra gli esempi di tali martiri porta appunto quello

di Pietro e Paolo. Così si spiegherebbe facilmente la frase «A causa della gelosia e della

invidia (che, nel contesto, sono tra fratelli!) quelle grandi e giustissime „colonne‟

sopportarono persecuzioni e combatterono fino alla morte. Poniamoci avanti agli occhi quei

buoni Apostoli: Pietro... e Paolo» (5, 2.3.5); come pure la frase: «A questi uomini che vissero

santamente si aggregarono una „grande moltitudine‟248

di eletti, i quali anche essi, a causa

dell‟invidia, patirono con molti supplizi e tormenti, diventando „tra noi‟249

un ottimo

esemplare» (6, 1). Sempre alla „gelosia‟ è attribuita la morte di Pietro nei suoi Atti. Ora,

siccome Clemente, elencando le azioni che hanno suscitato l‟invidia, trascinando Paolo al

martirio, nota proprio quelle che l‟Apostolo attribuisce alla persecuzione dei „falsi fratelli‟

giudeo-cristiani giacobiti250

, viene spontaneo chiedersi se non potrebbe essere avvenuta la

stessa cosa di Pietro.

Alla fine della nostra esposizione - considerando pure gli avvenimenti storici dal 62 in poi -

non ci sembra tanto strana tale ipotesi:

a) Nell‟anno 62 Giacomo, che frenava il fanatismo dei suoi seguaci251

, è ucciso dagli

Ebrei252

.

245

In Eusebio, HE 3, 1: PG 20, 216.

246

Come la casa di Cafarnao, il primato di Tabga, i luoghi dei miracoli ecc.

247

B. Bagatti, S. Pietro nei monumenti di Palestina, Collectanea 5 (1960) 457 (Studia Orientalia Christiana Historica).

248

Cf. la multitudo ingens di Tacito!

249

„En hemîn‟ cioè dentro il gruppo stesso dei cristiani!

250

Cf. 2 Cor 11, 22-29.

251

Cf. per Paolo, At 21, 18-25.

252

G. Flavio, Ant. Giud. 20, 9, 1.

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b) Segue una lotta aperta tra Paolo prigioniero e i giudeo-cristiani, come si può vedere dalle

lettere della cattività (Col, Ef, Fil ).

c) Nelle Lettere 1 e 2 Tim e in quella a Tito, Paolo seguita a mettere in ridicolo i „miti‟ e le

„genealogie‟ dei giudeo-cristiani (Nazzareni?), la loro „falsa gnosi‟ e il loro encratismo253

.

d) Con le stesse lettere pastorali Paolo si piega a favore dell‟episcopato monarchico, contro il

collegio dei Presbiteri, preferito dalla Chiesa di Gerusalemme, proprio come avverrà ad

Antiochia e nella Roma di Pietro.

e) Sempre Paolo si schiera a favore della resurrezione della carne, contro Jamne Fileto e

Alessandro che affermavano - come i futuri pietrini di corrente gnostica - che la resurrezione

era già avvenuta spiritualmente254

.

f) Nell‟anno 67 la Chiesa di Gerusalemme - contraria ai nazionalisti ebrei, tra cui c‟erano

anche dei galilei - si mette a favore dell‟impero Romano; e, guidati dagli Egumeni, successi

a Giacomo, si rifugia a Pella, protetta dalle autorità255

.

g) Anche Pietro ebbe non pochi motivi di attrito con i giacobiti fanatici: lotta con essi a causa

della economia della grazia che preferisce a quella della legge e difende contro l‟habdalah,

l‟ingresso dei gentili nella Chiesa256

; li teme non poco ad Antiochia, a causa dei cibi impuri

(Gal 2, 11-21).

h) Difende i Misteri Nascosti contro gli Ebioniti eretici; ma nello stesso tempo non predica il

Vangelo della Infanzia contro i Nazzareni.

i) Lotta per la successione in base alla elezione e non in base alla parentela, come

pretendevano invece i Giacobiti. Non ammette però nemmeno la successione carismatica

difesa dai giovanniti eterodossi.

l) Professa finalmente la divinità del Profeta contro gli Ebioniti; ma esalta la sua umanità

perfetta, contro gli eretici giovanniti.

m) Era dunque logica - anche se condannabile - una reazione invidiosa e gelosa dei giudeo-

cristiani fanatici; naturale contro Paolo considerato da loro come l‟inimicus homo, ma

possibile anche contro Pietro. Difatti, il codice arabo, di origine giudeo-cristiana fanatica257

è

contro tutti e due gli Apostoli. Contro Paolo, perché ha „romanizzato‟, tradendola, la Chiesa

di Gerusalemme; perché ha predicato contro la Legge e contro il divorzio. Nerone, perciò,

che l‟ha fatto „crocifiggere‟, è un ottimo imperatore258

.

253

Culti angelici, „tà stoikhêia‟, digiuni, cibi puri e impuri, privazione del vino, ecc.

254

Cf. 1 Tim. 1, 18 s.; 2 Tim. 2, 18.

255

Eusebio HE 3, 5, 3: PG 20, 221-224.

256

Cf. At 10, 1-11.18; 15, 7-11.

257

Scoperto ultimamente da S. Fines, a Istanbul.

258

Samuel Fines, The Jewish Christian of the Early Centuries of Christianiry according to a New Source, pp. 3. 14.

21-23.26-28.43-47.66.69-71.

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Contro Pietro, perché, fidandosi di un „sogno‟, ha permesso ai cristiani di mangiare i cibi

impuri (At 10, 10-16)259

. E fu così che le due colonne „grandi e giuste‟ morirono,

consacrando quel binomio che nella Chiesa di Roma verrà inseparabile: quale esemplare di

fin dove possa spingere la gelosia fraterna!

Conclusione

È possibile che tale tragica conclusione, e il ricordo storico della lotta che abbiamo

riscoperto, studiando la catechesi pietrina, sia nel suo stesso seno che in relazione con le altre

catechesi della Chiesa primitiva, abbia sconcertato e scandalizzato qualche fautore

dell‟irenismo odierno, come passato.

A questo ipotetico scandalizzato vorrei ricordare quanto scrisse al suo tempo lo storico

Sozomeno, nato a Bethelia, presso Gaza, e perciò buon conoscitore delle correnti giudeo-

cristiane che stavano difendendo le loro posizioni, contro i greci che avanzavano. Costoro -

secondo lo storico - difendevano le loro catechesi e i loro riti, perché «stimavano il separarsi

tra loro cosa stolta e ingiusta, a causa delle varie consuetudini nelle quali erano in armonia

con i capi antichi („káiria‟) della religione260

. E dopo avere enunziato tale principio di fedeltà

ai capi delle catechesi, lo stesso autore osserva: «Qualcuno potrebbe ancora trovare, in varie

città e villaggi, ogni tanto, molte cose che sono venerabili a causa di coloro che le diedero ai

posteri sin dagli inizi261

o a causa di coloro che le tramandarono in seguito. Coloro che si

nutrono di questi usi non stimano né santo, né tollerabile trasgredirli»262

.

Non potrebbero questi principi rimanere oggi ancora ottimi per attuare l‟ecumenismo

raccomandato dal Concilio Vaticano II?

Al tempo del Sozomeno non furono purtroppo accettati, sicché la catechesi paolina dei greci

distrusse per sempre quella meravigliosa Chiesa della Circoncisione, di cui abbiamo

rievocato oggi l‟esperimento pietrino, pur da essi sopportato!

259

S. Fines, The Jewish, pp. 4. 62.

260

He 7, 19: PG 67, 1476.

261

„Ex arkhês paradedokóton‟.

262

Ibidem, col. 1480.