TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

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Università degli Studi di Milano Corso di laurea in filosofia Enrico Valtellina matr. 328391 a.a. 1990-91 Teoria del dialogo e strutturalismo in Michail Bachtin Relatore prof. Paolo D’Alessandro

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Enrico valtellina 1990

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Università degli Studi di Milano

Corso di laurea in filosofia

Enrico Valtellina matr. 328391

a.a. 1990-91

Teoria del dialogo e strutturalismo in

Michail Bachtin

Relatore prof. Paolo D’Alessandro

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Introduzione

Riscoperte negli anni sessanta dopo decenni di oblio, le opere di Michail

Bachtin hanno rivelato un autore di prima grandezza nel panorama culturale di

questo secolo, «il principale pensatore sovietico nel campo delle scienze umane,

e il massimo teorico della letteratura del xx secolo», secondo Tzvetan Todorov1,

superlativi cui fa eco Vittorio Strada, che definisce «miracolosa» l’apparizione di

Bachtin nel panorama culturale sovietico degli anni venti2. Malgrado tanta

deferente ammirazione, ben pochi sono stati i tentativi di analizzare e sviluppare

nel loro complesso le influenze e le implicazioni teoriche dei lavori di Bachtin,

alla ricerca di una spiegazione razionale del miracolo di cui parla Strada;

prevalentemente ci si è limitati ad assimilarne singole tematiche che, astratte

dal “sistema” complessivo della elaborazione teorica bachtiniana, finiscono per

perdere gran parte della loro forza.

Una serie di fattori immanenti e contingenti hanno compromesso la

possibilità di un'attiva influenza dell'opera di Bachtin sul pensiero con-

temporaneo. Tra i fattori contingenti è in primo luogo da segnalare la particolare

situazione storica in cui Bachtin è vissuto; formatosi nel fertile periodo

postrivoluzionario, venne travolto dalle purghe staliniane degli anni trenta e, se

1 Tzvetan Todorov, Michail Bachtin. Il principio dialogico, Torino, Einaudi,

1990.2 Vittorio Strada, introduzione a G.Lukàcs, M. Bachtin e altri, Problemi di

teoria del romanzo. Metodologia letteraria e dialettica storica, Torino, Einaudi,

1976.

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pure riuscì a sopravviverne, rimase relegato ai margini della cultura accademica

e ufficiale fino alla pubblicazione della seconda edizione della sua opera su

Dostoevskij, a metà degli anni sessanta.

Tra i fattori immanenti all'opera bachtiniana che ne hanno ostacolato la

ricezione è da considerare la complessità di prospettiva; Bachtin si è occupato di

linguistica, semiotica, estetica, poetica storica, teoria della letteratura,

psicoanalisi, assiologia, sociologia e biologia, edificando un sistema teorico

unitario e complesso, difficilmente abbordabile globalmente dalle prospettive

parcellizzate delle scienze umane.

Una visione unitaria dell'opera è inoltre compromessa dalla forma

espositiva delle sue opere; pur conservando una straordinaria continuità di

interessi e prospettive nell'arco di più di mezzo secolo di produzione teorica,

Bachtin si è servito di "lingue" differenti: nel primissimo periodo utilizzò il

linguaggio della filosofia tedesca, in particolare quello del neokantismo

marburghese, nel periodo leningradese (1924-1929), a cui risalgono i testi

pubblicati sotto pseudonimo, viene utilizzato un linguaggio sociologico con

ampie concessioni allo stile della vulgata marxista dello stalinismo; solo in

seguito lo stile propriamente bachtiniano si stabilizza.

Uno dei problemi interpretativi più rilevanti posti dall'opera di Bachtin, di

cui egli stesso fa ammenda in uno scritto dell' ultimo periodo, è «una certa

incompiutezza interiore» di molte sue idee, a ciò si aggiunge «molta incom-

piutezza esteriore, incompiutezza non dell'idea, ma della sua espressione e

esposizione»3. Il pensiero di Bachtin si caratterizza per la sua fondamentale

apertura; la plurivocità, la multiaccentuatività che, secondo le sue analisi, sono

alla base di ogni concreta enunciazione, caratterizzano anche il suo stile

3 Michail Bachtin, Dagli appunti del 1970-71 in L'autore e l'eroe, Torino, Einaudi, 1988, p.374.

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espositivo, rendendone difficile ogni schematizzazione forzata.

Ciò che nel presente lavoro si propone è un’analisi globale del pensiero di

Bachtin, e muoverà da un'indicazione di Carlo Prevignano, secondo cui «il

gruppo leningradese costituito da Volosinov, Medvedev e Bachtin (indicato

anche come «gruppo di Bachtin») sul finire degli anni venti utilizzava insieme

Marx, Freud e Saussure»4. Si cercheranno in sostanza nel rapporto tra Bachtin e

la linguistica strutturale, la psicoanalisi e il marxismo, le direttive fondamentali e

costanti della sua produzione teorica, ciò non limitatamente ai testi che a tali

discipline si riferiscono direttamente, ma con riguardo alla sua intera opera.

Tale rapporto è estremamente complesso, i testi dedicati da Bachtin al

freudismo e alla linguistica sono fortemente polemici; a prima vista, più che

integrarsi nella prospettiva bachtiniana, lo strutturalismo linguistico e la

psicoanalisi sembrano esserne esclusivamente bersaglio di una critica senza

appelli. È solo alla luce di un’analisi globale della sua produzione che appare la

rilevanza assoluta di tali contributi.

Ancora meno semplice è il rapporto tra Bachtin e il marxismo, ciò non

tanto a causa di ambivalenze reali rintracciabili nella sua opera, quanto per la

costante e feroce battaglia che su tale questione combattono i suoi critici di

opposta fede ideologica. Da un lato Bachtin viene esaltato come fondatore di

una semiotica e di una teoria della letteratura marxiste, dall'altro, contro ogni

evidenza, si nega qualunque influenza condizionante delle problematiche

marxiste sul suo pensiero5. In verità è innegabile una profonda influenza,

soprattutto sul piano metodologico, del pensiero di Marx su Bachtin, che pure

4 Carlo Prevignano, La semiotica nei paesi slavi, Milano, Feltrinelli, 1979, p.66.

5 Tali interpretazioni trovano ampio seguito in particolare presso i critici americani, in Italia sono state sostenute anche negli

articoli recenti di Vittorio Strada.

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però, per la sua assoluta libertà di analisi, venne a trovarsi in costante

dissonanza con il marxismo di regime.

Contestualmente a tale trattazione verranno individuati e sviluppati i

legami, dichiarati o possibili, che collegano Bachtin alle tradizioni di pensiero che

in senso ampio possono essere considerate "strutturaliste"; in particolare il

formalismo russo, lo strutturalismo praghese, lo strutturalismo francese, la

culturologia e la semiotica strutturale sovietica, sino al poststrutturalismo e al

decostruzionismo. Sarebbe certamente forzato e fuorviante voler situare Bachtin

all'interno della tradizione strutturalista, egli stesso più volte ha ribadito la sua

distanza da questa6, è comunque certamente evidente l'affinità di temi e

impostazione che lega il suo pensiero alle analisi strutturaliste. Sostenere con

Julia Kristeva che Bachtin ha prodotto una «dinamizzazione dello strut-

turalismo»7, non è in sostanza erroneo, offre anzi la possibilità di un raffronto

tematico produttivo.

Il lavoro muoverà dall'analisi dei fondamenti semiotico-linguistici che

sostengono l'intera opera di Bachtin e del suo tentativo di fondazione di una

psicologia oggettiva, che si trovano esposti sistematicamente negli scritti

pseudonimici degli anni trenta, di seguito si cercherà di sviluppare un itinerario

attraverso i testi teorici e di critica letteraria tale da porre in luce i cardini teorici

del pensiero bachtiniano. Si tratterà quindi di enucleare il tentativo di Bachtin di

fondare una teoria critica dell'enunciato, una translinguistica (o come preferisce

Todorov8 una «pragmatica»), privilegiandone gli elementi e le implicazioni di

6 «Non si può attribuirmi a una determinata tendenza (allo strutturalismo)», Michail Bachtin, Dagli appunti del 1970-71, in

L’autore e l’eroe, p.374.

7 Julia Kristeva, La parola, il dialogo e il romanzo, in Augusto Ponzio (a cura di), Michail Bachtin. Semiotica, teoria della

letteratura e marxismo, Bari, Dedalo, 1977, p.106.

8 Tzvetan Todorov, Michail Bachtin, p.38.

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maggiore rilevanza filosofica, quali la teoria ermeneutica, la teoria del dialogo e

le implicazioni logiche e epistemologiche.

Ciò che in sostanza questo lavoro propone è un itinerario nel pensiero di

Bachtin, tale da evidenziarne ad un tempo l’unità e la complessità, guidato dalla

ricerca di nessi e correlazioni con le prospettive di analisi sia di autori che per

impostazione o interessi teorici sono prossimi allo studioso sovietico, sia di

autori che al primo sguardo non paiono assimilabili alla prospettiva bachtiniana;

si vedrà come sia proprio la teoria del testo elaborata da Bachtin a giustificare

tali accostamenti, giacché è proprio attraverso il confronto con altri testi e la

trasposizione in altri contesti che il senso può venire in luce e arricchirsi.

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1 Teoria del segno e ideologia

1.1 Semiotica e ideologia negli scritti pseudonimici del periodo le-

ningradese

Ad accostare in primo luogo il pensiero di Bachtin alla tradizione strut-

turalista è la presenza, alla base della sua teoria critica, di una analisi scientifica

dei fenomeni linguistici, che ne costituisce il fondamento metodologico

essenziale e imprescindibile. La trattazione sistematica del suo pensiero

linguistico risale al periodo leningradese (1924-29) ed è contenuta in Marxismo e

filosofia del linguaggio, pubblicato nel 1929 a nome di V. N. Volosinov e in una

serie di articoli apparsi sotto il medesimo pseudonimo. Leningrado era allora un

luogo privilegiato per gli studi linguistici, vi era attiva la scuola Kazan', che fa-

ceva capo a Ivan A. Baudouin de Courtenay, linguista polacco stimato anche da

Ferdinand de Saussure, e vi si svolgeva un serrato confronto con le avanguardie

teoriche occidentali, dopo lo sprono dato agli studi sul linguaggio dagli esponenti

del movimento formalista. Attraverso l’analisi critica dei vari approcci allo studio

dei fenomeni linguistici, Bachtin giunge ad una sintesi teorica di grande

originalità.

1.1.1 Il problema dell’attribuzione.

Prima di analizzare la linguistica di Bachtin, è opportuno verificare le

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ragioni della pubblicazione sotto pseudonimo di tre libri fondamentali9 e di

molteplici articoli10. Fino alla fine degli anni sessanta non era stato rilevato il

legame tra queste opere e gli scritti di Bachtin, allora il semiologo russo

Vjaceslav V. Ivanov11 avanzò l'ipotesi che l' ispirazione fondamentale di quei testi

fosse da attribuire a un unico autore. Ricerche successive confermarono tale

ipotesi, senza per altro giungere ad una soluzione univoca sul problema

dell'attribuzione. L’ispirazione fondamentale degli scritti è unica e viene

riconosciuta a Bachtin, pareri contrastanti si ritrovano invece nella critica

bachtiniana su quanta parte abbiano avuto nella loro progettazione e redazione

Pavel Medvedev e Valentin Volosinov. Benché la concordanza sui punti teorici

qualificanti tra gli scritti bachtiniani e i testi pseudonimici sia assoluta, questi si

caratterizzano per lo stile fortemente polemico (i tre testi in questione sono una

stroncatura in nome del materialismo dialettico della linguistica strutturale e

humboltiana, della psicoanalisi e del formalismo russo) e per il dichiarato

allineamento con le posizioni della vulgata staliniana del marxismo. Secondo

alcuni critici, Bachtin avrebbe pubblicato sotto pseudonimo non volendo

apportare alcune modifiche imposte per la stampa, modifiche che i colleghi e

9 Michail Bachtin, Marxismo e filosofia del linguaggio, Leningrad, 1929,

trad. it. Bari, Dedalo, 1976, e Freudismo, Leningrad, 1927, trad. It. Bari, Dedalo,

1977, pubblicati a nome del poeta, musicologo e linguista Valentin N. Volosinov,

e Il metodo formale nella scienza della letteratura, Leningrad, 1928, Trad. It.

Bari, Dedalo, 1977, pubblicato da Pavel N. Medvedev, giornalista e burocrate

culturale.10 Raccolti in: Valentin N. Volosinov, Il linguaggio come pratica sociale,

Bari, Dedalo, 1980.11 Vjaceslav V. Ivanov, Significato delle idee di M. M. Bachtin sul segno,

l’atto di parola e il dialogo per la semiotica contemporanea, in Augusto Ponzio,

(a cura di) Michail Bachtin Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, Bari,

Dedalo, 1977, nota 101, p.253.

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amici Medvedev e Volosinov avrebbero accettato di addossarsi, secondo altri si

sarebbe trattato di motivazioni banalmente pratiche; muovendosi Bachtin al di

fuori di qualsiasi struttura istituzionale, avrebbe incontrato molte più difficoltà a

pubblicare dei prestanome, meglio inseriti negli apparati culturali del regime. In

conclusione, benché il problema dell’attribuzione sia oggetto di disputa tra i

critici di Bachtin, la perfetta concordanza teorica tra le tesi sostenute nei testi

pseudonimici e le opere pubblicate a suo nome12, permette di considerare in

modo unitario la produzione bachtiniana, anche e soprattutto alla luce delle il-

luminanti posizioni di Bachtin circa il carattere sociale e intrinsecamente

dialogico della parola, di cui si dirà oltre, che permettono di relativizzare ed in

ultima istanza di porre in secondo piano il problema dell’autore13.

1.1.2 Il segno ideologico

In Marxismo e filosofia del linguaggio, Bachtin si propone di abbozzare

«l’orientamento fondamentale del pensiero marxista sul linguaggio e i capisaldi

12 Jean Peytard in Sur quelques relation de la linguistique a la semiotique

litteraire (de Greimas a Bakhtine), evidenzia come i testi pseudonimici siano il

presupposto teorico indispensabile alla comprensione degli studi bachtiniani di

critica letteraria.13 Sul problema dell’attribuzione degli scritti pseudonimici, in particolare:

Vjaceslav V. Ivanov, Significato delle idee di M. M. Bachtin sul segno, l’atto di

parola e il dialogo per la semiotica contemporanea, in Augusto Ponzio, (a cura

di) Michail Bachtin Semiotica, teoria della letteratura e marxismo; Augusto

Ponzio, Michail Bachtin. Alle origini della semiotica sovietica, Bari, Dedalo, 1980,

p.13-14; Nicoletta Marcialis, Bachtin e la sua cerchia, in Il linguaggio, il corpo, la

festa. Per un ripensamento della tematica di Michail Bachtin, Milano, Franco

Angeli, 1983, p.104-124; Tzvetan Todorov, Michail Bachtin, Torino, Einaudi, 1990,

p.13-20; Katerina Clark, Michael Holquist, Michail Bachtin, Harvard University

Press, 1984, p.146-171.

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metodologici sui quali questo pensiero deve far leva per impostare concreti

problemi di linguistica»14. Per realizzare tale compito, è indispensabile indicare in

modo univoco i principi sui quali deve svilupparsi lo studio propriamente

marxista dei fenomeni ideologici, essendo questi strettamente legati ai problemi

della filosofia del linguaggio. Caratteristica di ogni prodotto ideologico è, rispetto

a ogni altro corpo fisico, la peculiarità di «riflettere e rifrangere anche un'altra

realtà esterna ad esso. Tutto ciò che è ideologico possiede significato:

rappresenta, raffigura o sta per qualcosa che si trova fuori di esso. In altre parole

è un segno. Senza segni non c'è ideologia» (MFL p.57-58). Per Bachtin, tutto ciò

che è ideologico possiede un valore semiotico, il campo dell' ideologia coincide

col campo dei segni. Benché ogni campo della creatività ideologica si orienti

verso la realtà e la rifranga in modo relativamente autonomo, benché ambiti

ideologici differenti svolgano funzioni particolari nella vita sociale, tutti i

fenomeni ideologici si definiscono in base al loro carattere segnico e sono

interamente prodotti sociali. Ogni oggetto fisico può convertirsi in segno

(Bachtin porta ad esempio il pane e il vino nelle funzioni religiose e la falce e il

martello come simboli del comunismo); se ciò si realizza l’oggetto viene caricato

di una nuova valenza, assume una connotazione socialmente e storicamente

determinata.

1.1.3 Materialità del segno ideologico

Il segno ideologico è sempre concreto in un materiale, «sia esso suono,

massa fisica, colore, movimento del corpo o qualcosa di simile» (MFL p.60). Si

14 Michail Bachtin, Marxismo e filosofia del linguaggio, p.49.

Per le successive citazioni si utilizzerà la sigla MFL, seguita dal numero di

pagina.

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può parlare di una duplice materialità del segno ideologico15, in primo luogo il

segno è materiale in quanto corpo fisico, in questo senso è soltanto veicolo

dell’ideologia, è il suo strumento di trasmissione, di circolazione. Il segno è però

materiale anche in quanto prodotto storico-sociale, questo è l’aspetto che lo

qualifica propriamente come segno e da questo punto di vista coincide

completamente con l’ideologia. La realtà del segno è dunque pienamente

oggettiva e si presta a uno studio oggettivo, unitario e monistico. «Un segno è

un fenomeno del mondo esterno. Sia il segno stesso sia tutti gli altri effetti che

esso produce […] avvengono nell’esperienza esterna» (MFL p.60). Bachtin

insiste particolarmente sull’aspetto materiale e oggettivo del segno; anche ne Il

metodo formale nella scienza della letteratura scrive: «Il primo principio dal

quale deve partire la scienza marxista delle ideologie è il principio della

concretizzazione materiale e della totale realtà oggettiva di tutta la creazione

ideologica»16.

Porre l’accento sul carattere materiale del segno, significa mettere fuori

gioco le posizioni idealiste e psicologiste, che collocano l’ideologia nella

coscienza. Per gli idealisti e gli psicologisti, la componente materiale del segno è

solo un mezzo per l’effettuazione del fenomeno interno della comprensione; ciò

facendo si trascura il fatto che la comprensione può avvenire solo attraverso il

reciproco rimando di un segno a altri già noti, che la catena di creatività e di

comprensione ideologica è salda e ininterrotta e che la coscienza stessa può

sorgere e sussistere solo incarnandosi nel materiale dei segni. «La coscienza di-

venta coscienza soltanto una volta che è stata riempita di contenuto ideologico,

15 Augusto Ponzio, Michail Bachtin, p.159. 16 Michail Bachtin, Il metodo formale nella scienza della letteratura, p.64.

Per le successive citazioni si utilizzerà la sigla MFSL, seguita dal numero

di pagina.

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(segnico), di conseguenza soltanto nel processo di interazione sociale» (MFL

p.61). Per Bachtin, la coscienza individuale non può servire per spiegare nulla,

essa stessa deve invece essere spiegata, in quanto fenomeno socio-ideologico,

in base alla logica della comunicazione ideologica, dell’interazione segnica di un

gruppo sociale. Lo studio delle ideologie non deve quindi basarsi sulla psicologia,

è semmai la psicologia a doversi fondare sullo studio delle ideologie. «La

coscienza individuale non è l’architetto della sovrastruttura ideologica, ma sol-

tanto un locatario che alloggia nell’edificio sociale dei segni ideologici» (MFL

p.63)17.

1.1.4 Il segno verbale

I segni ideologici, in quanto materializzazioni delle comunicazioni sociali,

trovano la loro espressione più pura nel linguaggio. «La parola è il fenomeno

ideologico per eccellenza» (MFL p.64). L’intera realtà della parola è assorbita dal

suo esser segno, non contiene nulla di indifferente alla funzione comunicativa,

Bachtin parla della «purezza semiotica» del segno verbale, che lo rende

strumento privilegiato nello studio delle forme della comunicazione sociale.

Altra caratteristica peculiare del segno verbale è la neutralità rispetto alle

differenti funzioni ideologiche. Mentre ogni altro segno è creato in funzione di un

uso specifico all’interno di un ambito ideologico e non ne fuoriesce, la parola è

17 Nella prefazione all’edizione francese del Dostoevskij, (Una poetica in

rovina, in L’immagine riflessa. Saggi su Bachtin, p.65) Julia Kristeva rimprovera a

Bachtin l’uso di termini mutuati dal linguaggio teologico, in particolare di « co-

scienza »; alla luce di quanto detto tale critica non pare pertinente, giacché il

termine assume in Bachtin una valenza totalmente in contrasto col suo uso

teologico. « La coscienza individuale è un fatto socio ideologico » e ancora: « Se

privassimo la coscienza del suo contenuto ideologico, segnico, non rimarrebbe

assolutamente niente ». MFL, p.62-63.

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assolutamente neutrale, «può compiere funzioni ideologiche di qualsiasi genere

— di tipo scientifico, estetico, etico, religioso» (MFL p.65), si caratterizza quindi

rispetto agli altri segni per la sua maggiore duttilità semantico-ideologica. In

virtù di ciò la parola si trova implicata in «quell’immensa area di comunicazione

ideologica che non può essere legata a nessuna sfera ideologica particolare:

l’area della comunicazione nella vita umana, nel comportamento umano» (MFL

p.65); questo fondamentale genere della comunicazione viene definito da

Bachtin come «ideologia quotidiana».

Un’altra proprietà di estrema importanza della parola è il suo ruolo come

materiale segnico della vita interna; il materiale segnico di cui è costituita la

coscienza è la parola interna; tale affermazione indica le direttive portanti di

tutto il tentativo di Bachtin di fondare una psicologia oggettiva, di ciò si dirà

oltre, per ora basta trarne un’ultima funzione caratterizzante della parola,

ovvero la sua ubiquità sociale. «È grazie a questo ruolo esclusivo della parola

come strumento della coscienza che la parola funziona come componente

essenziale che accompagna qualsiasi creatività ideologica. La parola

accompagna e commenta ogni atto ideologico» (MFL p.66). In perfetta

consonanza con tale affermazione è Roland Barthes allorché afferma che il

semiologo «incontrerà prima o poi sulla propria strada il linguaggio (quello vero),

non solo a titolo di modello, ma anche a titolo di componente, di elemento

mediatore o di significato»18. Ciò non significa che il linguaggio verbale possa

sostituire qualsiasi segno ideologico (non esiste un sostituto verbale adeguato

neppure per il gesto più semplice), ma che ogni segno ha un supporto nelle

parole ed è accompagnato da esse. « Nessun segno culturale, una volta

18 Roland Barthes, Elementi di semiologia, p.14. Un’analisi approfondita

delle affinità tematiche tra Barthes e Bachtin verrà sviluppata successivamente.

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introdotto e dotato di significato, rimane isolato: esso diventa parte dell’unità

della coscienza costituita verbalmente » (MFL p.66). I caratteri individuati del

segno verbale: «la sua purezza semiotica, la sua neutralità ideologica, la sua

implicazione nella comunicazione quotidiana, la sua capacità di diventare una

parola interna e, infine, la sua presenza obbligatoria, come fenomeno di ac-

compagnamento, in qualsiasi atto conscio» (MFL p.67), lo rendono l’oggetto

principale di studio della scienza delle ideologie . Il metodo sociologico marxista,

per cogliere i meccanismi delle rifrazioni ideologiche, deve di conseguenza

operare «sulla base della filosofia del linguaggio come filosofia del segno

ideologico» (MFL p.67).

1.1.5 La funzione del segno verbale nel rapporto dialettico tra base e

sovrastrutture ideologiche

Le proprietà peculiari della parola, in particolare la sua ubiquità sociale, la

rendono per Bachtin l'indice più sensibile dei mutamenti sociali e pertanto lo

strumento più adatto all'analisi del problema, fondamentale per il marxismo,

dell'interdipendenza tra base economica e sovrastruttura ideologica; ovvero di

«come l'esistenza reale (la base) determini il segno e come il segno rifletta e

rifranga l'esistenza nel suo processo di generazione» (MFL p.73). Essendo il

segno, in particolare il segno verbale, un costrutto tra persone socialmente

organizzate nel processo della loro interazione, dipenderà per la sua forma

dall'organizzazione sociale dei parlanti coinvolti, oltre che dalle circostanze

immediate della loro interazione; si troverà quindi come mediatore tra sistemi

ideologici già regolarizzati e completamente definiti dalla struttura socio-

economica e le forme di ideologia non ufficiale e i mutamenti ideologici in stato

nascente. Il linguaggio verbale, si realizza di necessità in una serie di generi del

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discorso quotidiano che riflettono le forme fluide di interazione sociale in cui si

trova coinvolto. Una tipologia delle forme della comunicazione segnica è per

Bachtin un compito urgente e imprescindibile per il marxismo, che nel realizzarlo

deve attenersi a tre presupposti metodologici fondamentali:

1) L'ideologia non può essere separata dalla realtà materiale del segno

2) Il segno non può essere separato dalle forme concrete del rapporto

sociale

3) La comunicazione e le forme della comunicazione non possono essere

separate dalla base materiale (MFL p.75-76)

1.1.6 Funzione rifrangente e multiaccentuatività sociale del segno

ideologico

Bachtin ribadisce che l'esistenza del segno non è semplicemente riflessa,

bensì rifratta, distorta a causa dei differenti orientamenti degli interessi sociali

delle diverse classi coesistenti in una comunità segnica, ovvero a causa della

lotta di classe. «La classe non coincide con la comunità segnica, […] così classi

diverse utilizzeranno la stessa lingua»(MFL p.78)19. Pertanto ogni segno

ideologico sarà carico di accenti differentemente orientati. «Il segno diventa un

campo della lotta di classe» (MFL p.78). Questa "multiaccentuatività" sociale del

segno è per Bachtin un aspetto cruciale, in quanto causa fondamentale della sua

vitalità e della sua possibilità di sviluppo; ciò che rende il segno ideologico vitale,

19 Bachtin prende qui le distanze su un punto fondamentale dalla teoria lin-

guistica di N.A.Marr, fatta propria da Stalin e divenuta, dagli anni trenta agli anni

cinquanta, l'unica teoria linguistica ammessa dal regime. Marr affermava decisa-

mente il carattere unilateralmente classista della lingua, negando quindi che

classi diverse potessero utilizzare la stessa lingua.

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è ad un tempo ciò che lo rende rifrangente e distorcente. «La classe dominante

si sforza in ogni modo di assegnare un carattere eterno, al di sopra delle classi,

al segno ideologico, per soffocare o per contenere la lotta tra giudizi sociali di

valore che ricorrono in esso, per rendere il segno uniaccentuativo» (MFL p.78-

79)20. Ciò malgrado, il segno manifesta la sua dialettica interna, che finisce per

estrinsecarsi pienamente nei periodi di crisi sociale o di mutamento

rivoluzionario.

1.2 Analisi critica delle correnti linguistiche contemporanee

L’analisi linguistica di Bachtin, si propone in primo luogo di indicare il suo

oggetto di indagine; tale compito non è di facile soluzione, ogni tentativo di

delimitare il linguaggio, di ridurlo a un complesso materiale di dimensioni

definitive e verificabili finisce per snaturarne l’essenza stessa, la sua natura

semiotico-ideologica. In linguistica si tende a privilegiare l’analisi di singoli

momenti dell’interazione verbale, lo studio fonologico, lo studio dell’aspetto

fisiologico della verbalizzazione o ancora quello psicologico della sua ricezione;

in tal modo si finisce per perdere di vista la globalità del fenomeno linguistico.

Per giungere a una definizione dell’oggetto reale della filosofia del linguaggio,

Bachtin ritiene necessario porre al vaglio le soluzioni a tale questione proposte

20 Esiste una profonda analogia tra quanto sostenuto da Bachtin al riguardo

della multiaccentuatività sociale del segno ideologico e le tesi focaultiane sul

lussureggiare e il proliferare del discorso, così come analoga è l’analisi delle

“procedure di esclusione”; «in ogni società la produzione del discorso è insieme

controllata, selezionata, organizzata e distribuita tramite un certo numero di

procedure che hanno la funzione di scongiurarne i poteri e i pericoli, di

padroneggiarne l’evento aleatorio, di schivarne la pesante, temibile

materialità.» Michel Foucault, L’ordine del discorso, p. 9.

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dalle diverse correnti della linguistica contemporanea, riconducibili a due

orizzonti metodologici fondamentali, definiti l’uno come «soggettivismo

individualistico», l’altro come «oggettivismo astratto».

1.2.1 Critica del «soggettivismo individualistico»

La prima tendenza fondamentale nello studio del linguaggio pone l’atto

creativo individuale del discorso come oggetto della propria indagine; il

linguaggio è ritenuto prodotto dalla psiche individuale secondo processi creativi

analoghi alla creatività artistica. Bachtin individua in quattro punti i principi

fondamentali del soggettivismo individualistico:

1) Il linguaggio è attività, un processo incessante di creazione (energeia)

realizzata in atti di parola individuali;

2) Le leggi della creatività del linguaggio sono le leggi della psicologia

individuale;

3) La creatività del linguaggio è creatività significativa, analoga all’arte

creativa;

4) La lingua come prodotto confezionato (ergon), come sistema stabile

(lessico, grammatica, fonetica), è, per così dire, la crosta inerte, la lava indurita

della creatività del linguaggio, di cui la linguistica fa un costrutto astratto ai fini

dell’insegnamento pratico della lingua come strumento costituito. (MFL p.109)

Questo indirizzo nello studio della lingua venne inaugurato da Wilhelm von

Humboldt e ad esso sono riconduci i lavori di Potebnja21, Steinthal, Wundt,

21 Aleksandr Afanas’evic Potebnja, linguista, filologo e culturologo ucraino

(1835-91), un’analisi del suo pensiero, di grande rilevanza nella cultura sovietica

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Vossler e Croce; sorto nel romanticismo dall’esigenza di uno studio filologico

della lingua materna, il soggettivismo individualistico considera come proprio

oggetto di studio l’atto di parola monologico22, e gli si rapporta dal punto di vista

della persona che parla e si esprime, la sua categoria fondamentale è quella

dell’espressione. La categoria dell’espressione presuppone un dualismo tra

elementi interni ed esterni, con precedenza ontologica e supremazia dei primi,

giacché ogni oggettivazione muove dall’interno verso l’esterno; è quindi conse-

guente che le teorie riconducibili al soggettivismo individualistico siano fondate

su basi idealistiche e spiritualistiche e che nel movimento di comprensione, in-

terpretazione e spiegazione dei fenomeni ideologici seguano un percorso inverso

rispetto a quello dell’espressione, alla ricerca del loro senso originario nella

mente del loro enunciatore. La critica bachtiniana al concetto di espressione,

cardine della tendenza soggettivista nello studio del linguaggio, muove dalla

riaffermazione del carattere materiale del segno; non è possibile parlare di una

differenza qualitativa tra elemento interno ed esterno in quanto l’esperienza non

può esistere al di fuori di un’incarnazione nei segni.

Secondo la teoria bachtiniana, non è neppure corretto sostenere che il

centro organizzativo dell’espressione sia all’interno del soggetto parlante; ogni

atto di parola è determinato dalla situazione sociale immediata in cui viene

pronunciato, dai rapporti reali che legano l’emittente al destinatario (reale o

immaginato), non ci può essere un destinatario neutro; «la parola è un atto a

due facce. È determinata ugualmente dal di chi è la parola e per chi è intesa.

Come parola, è precisamente il prodotto della relazione reciproca tra il parlante

successiva, è in La cultura nella tradizione russa del XIX e XX secolo, a cura di

D’Arco Silvio Avalle, Torino, Einaudi, 1980, p.135-167 e p.391-395.22 Viene qui introdotta la dicotomia «monologico-dialogico» centrale nel

pensiero di Bachtin, che sarà ampiamente tematizzata successivamente.

Page 19: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

e l’ascoltatore, tra il mittente e il destinatario» (MFL p.159). La parola è quindi

«un ponte gettato tra me ed un altro», esprime una relazione e non può

appartenere esclusivamente al parlante, se non limitatamente all’atto fisiologico

della sua effettuazione. Considerando la parola in quanto segno, la questione

della sua proprietà diventa estremamente complicata, giacché le parole

vengono prese in prestito dalla riserva sociale dei segni disponibili e il loro uso

concreto è completamente determinato dalle relazioni sociali in cui sono

coinvolte. «L’immediata situazione sociale e il più ampio ambiente sociale

determinano interamente — e determinano dall’interno, per così dire — la strut-

tura di un atto di parola» (MFL p.160)23. Solo in un orizzonte sociale determinato

un’espressione ha un senso, il suo centro organizzativo è nell’ambiente sociale

che circonda l’individuo, non ha senso far riferimento, come i linguisti

soggettivisti, all’atto di parola individuale come oggetto ultimo di analisi, perché

in tal modo si perde di vista la sua natura essenzialmente sociale.

1.2.2 Critica dell’oggettivismo astratto

La seconda tendenza fondamentale nello studio del linguaggio, si

costituisce su direttive di ricerca completamente differenti; oggetto privilegiato

di studio non è più l’espressione individuale ma il sistema linguistico come

sistema delle forme fonetica, grammaticale e lessicale del linguaggio. Ciò che

viene cercato oltre il flusso degli atti del discorso sono le identità normative che

ne costituiscono lo sfondo costitutivo. La lingua è quindi una norma

23 Appare ora evidente come la pubblicazione sotto pseudonimo fosse

perfettamente in linea con le posizioni bachtiniane sulla proprietà del discorso.

Scomparsa ormai la figura dell’autore-demiurgo, Bachtin si porrà il compito di

verificare le forme socialmente determinate di interrelazione tra autore,

destinatario e “eroe” che strutturano il discorso.

Page 20: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

incontestabile che sta di fronte all’individuo e che può essere solo accettata. Le

leggi specifiche dei fenomeni linguistici sono arbitrarie e autosussistenti, non

hanno legami con la realtà ideologica della comunità linguistica e non seguono

nel loro sviluppo alcuna legge logica; esiste quindi una discontinuità fon-

damentale tra il sistema della lingua e la sua storia. La lingua si evolve in virtù di

spostamenti accidentali regolati dal principio dell’errore per analogia. Lo stato di

lingua attuale è incapace quindi di entrare in reciproca comprensibilità con la

storia della lingua. Mentre per il soggettivismo individualistico l’essenza della

lingua è nella sua storia, essendo questa un processo di generazione continuo

(energeia), l’oggettivismo ritiene che il sistema di forme identiche (ergon) in un

dato momento sia l’oggetto reale dello studio del linguaggio e che le espressioni

individuali siano elementi residuali che in nessun modo possono render conto

della realtà della lingua. Bachtin schematizza in quattro punti i principi

fondamentali dell’oggettivismo astratto:

1) La lingua è un sistema stabile, invariabile di forme linguistiche

normativamente identiche che la coscienza individuale trova costituito e che per

questa coscienza è incontestabile.

2) Le leggi della lingua sono leggi specificamente linguistiche di

connessione tra i segni linguistici in un dato sistema linguistico chiuso. Queste

leggi sono oggettive rispetto a qualsiasi coscienza soggettiva.

3) Le connessioni specificamente linguistiche non hanno niente in comune

con i valori ideologici (artistici, conoscitivi o altri). I fenomeni della lingua non si

fondano su motivi ideologici. Tra la parola e il suo significato non si stabilisce

nessuna connessione di tipo naturale e comprensibile per la coscienza, o di tipo

artistico.

Page 21: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

4) Gli atti individuali del parlare, sono, dal punto di vista della lingua,

rifrazioni e variazioni semplicemente fortuite, o pure e semplici alterazioni di

forme normativamente identiche. […] Non c’è nessuna connessione, nessuna

compartecipazione di motivi, tra il sistema della lingua e la sua storia. Sono

estranei l’uno all’altra. (MFL p.120-21)

Se la linguistica soggettivista è nata nel romanticismo, la linguistica

oggettivista affonda le radici ne razionalismo del XVII e del XVIII secolo, queste

radici risalgono a posizioni cartesiane e trovarono una prima espressione nella

concezione leibniziana di una grammatica universale. Tipica del razionalismo è

l’idea della convenzionalità e dell’arbitrarietà del linguaggio, così come lo è il

paragone tra la lingua e il sistema dei segni matematici, che permette di

considerare i segni linguistici come un sistema chiuso, trattabile in modo

esauriente senza far riferimento ai significati ideologici che sostanziano i segni.

La formulazione più compiuta e esauriente della teoria oggettivista nello

studio del linguaggio si deve a Ferdinand de Saussure e ai suoi discepoli Charles

Bally e Albert Sèchehaye. Saussure muove dalla distinzione di tre aspetti della

lingua, langage, langue e parole e individua come oggetto di studio la langue, il

sistema della lingua, trascurando l’analisi degli atti espressivi individuali (parole)

e l’insieme dei fenomeni fisiologici e psicologici implicati nell’attività verbale;

inoltre Saussure oppone nettamente la storia della lingua alla lingua come sis-

tema sincronico, essendo la storia dominata dalla parole, con la sua individualità

e casualità.

La critica di Bachtin all’oggettivismo astratto si rivolge in primo luogo alla

nozione di sistema della lingua, domandandosi quale realtà gli si debba

attribuire; sostenere la realtà, l’oggettività non mediata della lingua come

Page 22: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

sistema di forme normativamente identiche, come fanno i linguisti oggettivisti,

significa assumere un atteggiamento astraente e ipostatizzante24. In realtà i

parlanti non hanno in nessun caso a che fare con la lingua intesa come sistema

di forme normativamente identiche, il loro interesse è completamente assorbito

dalla concreta espressione che stanno producendo, «il centro di gravità non si

trova nell’identità della forma ma in quel significato nuovo e concreto che essa

acquisisce nel contesto particolare» (MFL p.133). Il fenomeno della com-

prensione non si attua nel riconoscimento di una forma verbale, ma nel

comprenderla in un contesto reale particolare, ciò che è rilevante è la sua no-

vità, non la sua identità. L’uso pratico del linguaggio impegna sempre

necessariamente sul piano del comportamento e dell’ideologia, la lingua come

sistema si raggiunge per astrazione e presuppone lo svuotamento del suo

contenuto ideologico, perdendo così di vista il carattere multiaccentuativo e la

vitalità del segno; pertanto, per Bachtin, «la separazione della lingua dal suo

riempimento ideologico è uno degli errori più gravi dell’oggettivismo astratto»

(MFL p.137). Alla basa dell’opzione oggettivista negli studi linguistici, Bachtin

ritiene si trovi «una concentrazione teorica e pratica dell’attenzione sullo studio

di lingue straniere, morte, conservate in documenti scritti» (MFL p.138); sarebbe

quindi la filologia la madre della linguistica. Guidata da necessità filologica, la

linguistica pertanto avrebbe assunto come oggetto privilegiato di studio

l’espressione monologica compiuta. Il linguista filologo si rapporta ad un singolo

frammento del linguaggio astratto dalla catena ininterrotta delle espressioni

linguistiche, pertanto si trova condannato ad una sua comprensione inadeguata,

passiva, «che esclude, in anticipo e per principio, la risposta attiva» (MFL p.141).

24 Questo è secondo Bachtin il caso di Saussure, altri, come Meillet sono più

cauti e ammettono il carattere convenzionale del sistema linguistico.

Page 23: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

La linguistica sarebbe nata quindi da esigenze interpretative ed educative che

ne marcano tuttora le direttive e i limiti. Bachtin articola in otto punti (MFL

p.146) la sua critica alla corrente oggettivista:

1) «Si privilegia il fattore dell’auto-identità permanente nelle forme

linguistiche rispetto alla loro mutabilità».

2) «Si privilegia l’astratto rispetto al concreto». Assumendo ad oggetto

l’espressione isolata e monologica, si strappano i legami che saldano

un’espressione alla effettiva concretezza del suo processo di generazione

storica.

3) «Si privilegia la sistematizzazione astratta rispetto alla realtà storica». Il

pensiero sistematico, formale della lingua è incompatibile con la viva

comprensione storica della lingua, dal suo punto di vista, la storia appare solo

una serie di trasgressioni accidentali.

4) «Si privilegiano le forme degli elementi rispetto alla forma del

complesso». Limitando la sua indagine all’espressione monologica compiuta,

l’oggettivismo astratto si preclude la possibilità di analizzare le entità

linguistiche più complesse; la struttura di una frase complessa, di un periodo, è il

limite estremo e invalicabile dell’analisi linguistica oggettivista, ciò che

trascende tale limite, viene rimandato alla competenza di altre discipline, la

retorica e la poetica.

5) «Reificazione dell’elemento linguistico isolato in quanto si trascura la

dinamica del linguaggio».

6) «Singolarizzazione del significato e dell’accentuazione della parola in

quanto si trascura la sua viva polivalenza semantica e accentuativa».

Dall’oggettivismo astratto, la molteplicità dei significati delle parole è percepita

come un insieme di sfumature occasionali di un unico e rigido significato; la

Page 24: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

multiaccentuatività caratteristica del segno viene trascurata in quanto collegata

all’espressione individuale, la parole.

7) «La nozione della lingua come prodotto già pronto, trasmesso per

tradizione da una generazione all’altra». Sostenere che la lingua venga

tramandata, è per Bachtin scorretto, gli individui non ricevono la lingua come

prodotto finito, ma si gettano nel flusso linguistico e solo in tal modo la loro

coscienza può cominciare ad operare. La lingua materna non si accetta, in

quanto è proprio dentro la propria lingua che si giunge per la prima volta alla

consapevolezza.

8) «Incapacità di tematizzare il processo generativo interno di una lingua».

In conclusione, tutti i limiti e i fraintendimenti della corrente oggettivista

sono riconducibili all’esclusione dal territorio di indagine dell’espressione viva,

dell’atto linguistico contestualizzato, in quanto ritenuta qualcosa di individuale;

in realtà l’atto di parola è sociale quanto la lingua. Ritenere, separando langue e

parole, di aver separato ad un tempo ciò che è sociale da ciò che è individuale, è

assolutamente erroneo, «l’atto di parola, l’espressione (parole) è un fenomeno

sociale» (MFL p.154).

1.2.3 Bachtin e Saussure

Dopo aver esposto schematicamente le critiche bachtiniane alla linguistica,

è opportuno approfondire e dare una collocazione storica al rapporto di Bachtin

con la linguistica di Saussure. La critica bachtiniana formulata in Marxismo e

filosofia del linguaggio, appare immediatamente parziale, ciò nei due sensi del

termine: parziale in primo luogo perché trascura molteplici aspetti del pensiero

del linguista ginevrino che non si accordano con la sua analisi critica, e che in

alcuni casi sono in netto contrasto con essa, parziale inoltre perché di parte, ciò

Page 25: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

che interessa a Bachtin è corroborare le sue posizioni, non svolgere un’analisi

filologica del pensiero di Saussure.

I rilievi critici di Bachtin sono per un verso pertinenti e anticipatori, Louis-

jean Calvet vi intravede «una critica della linguistica strutturale che non esiste

ancora ( siamo nel 1929, l’anno di pubblicazione delle tesi del circolo di Praga ) e

della linguistica generativa i cui prolegomeni saranno enunciati in U. S. A. trenta

anni più tardi»25, per altro, come rileva Jean-louis Houdebine, Bachtin sembra

«ampiamente sottostimare le capacità di analisi propria della problematica

saussuriana»26. Alcune indicazioni bachtiniane si sono rivelate decisamente an-

ticipatrici, l’analisi dei fenomeni d’enunciazione, delle condizioni di produzione

dei discorsi introdotte da Benveniste nel dibattito linguistico contemporaneo

presentano molteplici punti di contatto con la problematica bachtiniana,

rispondono alle stesse esigenze teoriche27 e svolgono una critica analoga della

ristrettezza del concetto saussuriano di “atto di parola” (parole). Bachtin

trascura invece in Saussure tutto ciò che diversi studiosi vi troveranno di

radicalmente innovatore, ovvero

la liquidazione di un modello della significazione stabilito per referenza

diretta a una realtà materiale. Egli glissa su tutto quello che, nel Corso di lin-

guistica generale — i concetti di: arbitrario, punto di vista, differenza, valore,

25 Louis-jean Calvet, Pour et contre Saussure, Paris, Payot, 1975, p.94.26 Jean-louis Houdebine, Langage et marxisme, Paris, Klincksieck, 1977,

p.167.27 Su Benveniste in particolare: Vjaceslav V. Ivanov, Significato delle idee

di M. M. Bachtin sul segno, l’atto di parola e il dialogo per la semiotica

contemporanea, in Augusto Ponzio, (a cura di) Michail Bachtin Semiotica, teoria

della letteratura e marxismo, pp.74-78, e Jean-Louis Houdebine, Langage et

marxisme, p.169.

Page 26: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

pertinenza — fornirà gli elementi per una gnoseologia antipositivista28;

la sua definizione del fonema è estremamente parziale, viene definito

come entità identica a se stessa, isolata e con valore normativo per il locutore,

se tale definizione è accettabile sul piano fonetico, non lo è certamente su quello

fonologico, e finisce per occultare un aspetto fondamentale del pensiero di

Saussure, ovvero lo statuto strettamente differenziale delle unità fonologiche,

che le rende «innanzi tutto delle entità oppositive, relative e negative», principio

che non è valido nel solo ambito fonologico, ma per tutte le unità significanti nel

sistema della lingua29.

Certamente la conoscenza che Bachtin poteva avere nel 1929 del lavoro di

Saussure (necessariamente limitata alla prima edizione del Corso di linguistica

generale), è ben diversa da quella disponibile oggi, dopo settant’anni di ricerche

specialistiche e i lavori di Godel, De Mauro, Engler e Starobinski ma, come nota

28 Marc Angenot, Bachtin critico di Saussure, in Saggi su Bachtin,

L’immagine riflessa, Genova, Tilgher, 1984, pp.106-7. L’autore fa qui riferimento

in particolare alla semiotica della comunicazione di Luis Prieto e alla sua ripresa

della « grande enunciazione oracolare e antipositivista: “E il punto di vista che fa

l’oggetto”» , ivi p.111.29 Questo fraintendimento, secondo Houdebine, conduce Bachtin ad

indirizzare critiche ingiustificate a Saussure, come l’accusa di far prevalere gli

elementi del sistema sul sistema in quanto tale ( vedi il punto 4 della critica

all’oggettivismo astratto ), mentre è proprio il principio generale di una totalità

formale che regola i rapporti tra gli elementi che la costituiscono il punto chiave

della sua concezione della lingua, e soprattutto ad occultare quanto in questa

problematica fondamentale contribuirà « alla costituzione di una teoria del

soggetto: la chiarificazione di un’istanza dei significanti, da cui le reti

differenziali, la « batterie » ( Lacan ), che costituisce ad un tempo tanto il

contrassegno dell’emergere quanto dello scomparire del soggetto nel suo pro-

prio discorso cosciente» Jean-Louis Houdebine, Langage et marxisme, p.172.

Page 27: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Houdebine30, può stupire che Bachtin non abbia considerato la possibilità di una

dialettica tra punto di vista sincronico e diacronico non in contraddizione con

l’insieme della problematica saussuriana. Probabilmente ciò è da porre in

relazione all’intenzione critica di Bachtin: non tanto Saussure era in questione

quanto l’uso effettivamente astraente e antistorico che della linguistica struttu-

rale faceva il formalismo russo31.

30 Ivi, p.168.31 Il formalismo russo è stato un movimento teorico di grande rilevanza per

gli studi di linguistica e poetica.

Nato in reazione alle poetiche simboliste di fine ottocento e come

controparte teorica delle avanguardie futuriste nel 1917 con la formazione

dell’Opojaz (società per lo studio del linguaggio poetico), ebbe come membri

fondatori personalità come Viktor Sklovskij, Boris Ejchenbaum, Roman Jakobson,

Jurij Tynianov, Osip Brik e Boris Tomasevskij. Le elaborazioni teoriche del

formalismo russo furono ampiamente debitrici alla linguistica saussuriana e alla

filosofia tedesca contemporanea, in particolare alla critica husserliana allo

psicologismo contenuta nelle Ricerche logiche.

Benché gli autori del movimento formalista seguissero nei loro lavori

strategie personali e non si possa in definitiva parlare di un «metodo»

formalista, si possono indicare alcuni principi generali che costituiscono le

direttive fondamentali della loro ricerca. Il punto di partenza delle loro analisi è

la ricerca dell’ ambito specifico dello studio della letteratura, tale ricerca muove

dalla distinzione fondamentale tra linguaggio quotidiano e linguaggio poetico, il

primo sarebbe “automatizzato” ed eterotelico, il secondo invece autotelico e

sarebbe prodotto da meccanismi di “straniazione” (il concetto di straniazione

nell’arte venne ripreso e fatto cardine della propria teoria del teatro da Berthold

Brecht, e per suo tramite è giunto nelle teorie estetiche contemporanee). La

“letterarietà” è dunque il loro oggetto d’indagine, e venne indagata nel suo

aspetto di “materiale” e come “procedimento”, trascurando qualsiasi riferimento

al contenuto, ritenuto semplicemente un elemento occasionale ed accessorio

nella realizzazione dell’opera letteraria.

Caratteristica del movimento formalista è la concezione dell’evoluzione

Page 28: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Nei lavori successivi a Marxismo e filosofia del linguaggio, i riferimenti alla

linguistica di Saussure sono costanti e indicano un mutamento di prospettiva;

ora viene pienamente riconosciuto il valore scientifico delle analisi saussuriane

della lingua, l’attenzione è rivolta ad un piano qualitativamente differente dei

fenomeni linguistici definito a partire dal Dostoevskij32 (1929) come

“metalingvistika”, tradotto da Julia Kristeva33 con il termine “translinguistica”

ovvero l’analisi «pragmatica»34 degli atti del discorso. Secondo Todorov, in

Marxismo e filosofia del linguaggio, Bachtin «tende a dire che la (futura) translin-

della letteratura come avvicendamento di scuole, motivato da fattori immanenti

e non socialmente determinati: ad una corrente letteraria ne seguirebbe un’altra

con caratteri opposti allorché la prima esaurisce la spinta propulsiva che l’aveva

generata. Il formalismo russo si differenziò molto nella sua evoluzione

distanziandosi progressivamente dalle sue premesse originarie e si dissolse con

l’irrigidimento della politica culturale staliniana all’inizio degli anni trenta. Alcuni

formalisti di spicco (Jakobson, Karcevskij) furono in seguito animatori del circolo

linguistico di Praga.

Vengono considerati strettamente legati all’esperienza formalista anche i

lavori di Viktor Vinogradov, Vladimir Propp e dello stesso Bachtin, che al forma-

lismo dedicò una critica “immanente” (MFSL) e che rielaborò per i propri fini

alcuni concetti fondamentali del movimento. Sul formalismo russo in particolare:

Ignazio Ambrogio, Formalismo e avanguardia in Russia, Roma, Editori Riuniti,

1974; Tony Bennett, Formalism and marxism, London, Routledge, 1989; Victor

Erlich, Il formalismo russo, Milano, Bompiani, 1969; Hans Günther, Marxismo e

formalismo, Napoli, Guida, 1975; Peter Steiner, Il formalismo russo, Bologna, Il

Mulino, 1991; Tzvetan Todorov, I formalisti russi, Torino, Einaudi, 1968. 32 Dostoevskij.Poetica e stilistica, Torino, Einaudi, 1968.

Per le citazioni successive si utilizzerà la sigla DPS, seguita dal numero di

pagina.33 Julia Kristeva, La parola, il dialogo, il romanzo, in Augusto Ponzio (a cura

di) Michail Bachtin.Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, p.111.34 Il termine è di Tzvetan Todorov, che considera Bachtin l’iniziatore di

questa disciplina, Tzvetan Todorov, Michail Bachtin, p.38.

Page 29: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

guistica deve soppiantare la linguistica, poiché uno degli oggetti di conoscenza è

più reale dell’altro, o più importante, o più legittimo»35 mentre in altri scritti

ritiene legittima e necessaria una distinzione tra il piano della lingua,

analizzabile mediante la linguistica strutturale e quello della translinguistica che

ha per oggetto il discorso concreto. In tale prospettiva è legittimata l’astrazione

linguistica criticata in Marxismo e filosofia del linguaggio:

La linguistica, nel costruire i concetti di lingua e dei suoi elementi —

sintattici, morfologici, lessicali, ecc. — astrae dalle forme di organizzazione degli

atti di parola concreti e dalle loro funzioni socio-ideologiche. […] Questa

astrazione è assolutamente legittima, necessaria, ed è dettata dagli scopi pratici

e conoscitivi della linguistica stessa. Senza di essa non si potrebbero costruire i

concetti della lingua in quanto sistema. (MFSL p.198)36

e ancora

noi intendiamo la parola, cioè la lingua nella sua viva e concreta totalità, e

non la lingua come oggetto specifico della linguistica, ottenuto facendo

astrazione, con un procedimento assolutamente legittimo e necessario, da

alcuni aspetti della vita concreta della parola. […] La linguistica e la

metalinguistica studiano uno stesso fenomeno concreto, assai complesso e

multiforme, la parola, ma lo studiano sotto aspetti diversi e da diversi angoli

35 Ivi, p.38.36 Si può notare una differenza tra le posizioni di Bachtin-Medvedev in

MFSL, e quelle di Bachtin-Volosinov, pur risalendo al medesimo periodo, gli scritti

apparsi sotto differenti pseudonimi presentano valutazioni differenti circa la

legittimità dell’astrazione linguistica.

Page 30: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

visuali. Esse debbono completarsi a vicenda, ma non confondersi. (DPS p.235)

Da quanto detto, accettando cioè la prospettiva di Todorov che pare

ritenere sovrapponibili, per metodi e fini teorici, le ricerche svolte in Marxismo e

filosofia del linguaggio e i successivi studi di translinguistica, sembrerebbe

scorretto analizzare separatamente i due gruppi di testi; a mio parere a

legittimare una trattazione separata è il carattere e le finalità strettamente

linguistiche delle ricerche di Marxismo e filosofia del linguaggio. Ciò che è in

questione in tale opera è la realtà dei fenomeni linguistici, non le forme e le

dinamiche della loro interazione; alla fine del volume, i risultati della ricerca

svolta vengono messi a frutto in un’analisi di concreti problemi di sintassi,

Bachtin rimane quindi in un ambito specificamente linguistico. Certamente

esiste un legame profondo tra Marxismo e filosofia del linguaggio e le altre

opere di Bachtin, giacché è qui che vengono tematizzati i fondamenti semiotico-

linguistici che sostengono i lavori successivi.

1.2.4 Sintesi della teoria linguistica bachtiniana

Conclusa la digressione sui rapporti tra Bachtin e Saussure, si cercherà ora

di verificare le conclusioni cui giunge l’analisi dei fenomeni linguistici sviluppata

in Marxismo e filosofia del linguaggio.

La critica alla teoria dell’espressione alla base del soggettivismo lin-

guistico, ha portato Bachtin ad individuare come centro organizzativo di

qualsiasi espressione ed esperienza l’ambiente sociale che circonda l’individuo;

l’atto di parola, differentemente dall’opinione dei linguisti oggettivisti, è

interamente un fenomeno sociale. «La conformazione stilistica di un atto di

parola è una conformazione di tipo sociale, e lo stesso flusso verbale di atti di

Page 31: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

parola, che è ciò a cui equivale effettivamente la realtà del linguaggio, è un

flusso sociale» (MFL p.171). Attraverso l’analisi critica delle correnti linguistiche

contemporanee, Bachtin giunge quindi ad una risposta al quesito circa l’oggetto

reale degli studi sul linguaggio:

La realtà effettiva del linguaggio non è il sistema astratto delle forme

linguistiche, né l’atto di parola monologico e isolato, e neanche l’atto

psicofisiologico della sua effettuazione, ma è l’evento sociale dell’interazione

verbale compiuto in uno o più atti di parola . (MFL p.172)

L’interazione verbale è dunque la realtà fondamentale della lingua, forma

tipica dell’interazione è il dialogo, inteso sia nel senso ristretto del termine,

come interazione verbale diretta, sia e soprattutto in senso ampio, come

comunicazione, verbale o non, di qualsiasi tipo.

Porre ad oggetto di studio l’atto di parola, genera il problema dello studio

della connessione tra la concreta interazione verbale e la situazione

extraverbale, cioè del processo generativo reale dell’espressione, giacché «la

lingua acquista vita e si evolve storicamente proprio qui, nella concreta

comunicazione verbale, e non nel sistema astratto di forme linguistiche, né nella

psiche individuale dei parlanti» (MFL p.174). Uno studio linguistico adeguato al

suo oggetto, deve quindi per Bachtin riuscire a seguire la lingua nel suo

processo generativo e pertanto si impone una tripartizione metodologica che

dovrebbe essere: 1) studio delle forme e dei tipi di interazione verbali in

connessione con le loro condizioni concrete 2) studio dei generi dell’atto di

parola nei singoli ambiti della creatività ideologica e 3) «riesame, su questa

nuova base, delle forme linguistiche nella loro usuale presentazione linguistica»

Page 32: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

(MFL p.174). L’ordine metodologico proposto segue l’effettivo processo generati-

vo della lingua, dal rapporto sociale generato dalla base socio-economica

all’interazione e la comunicazione verbale, in cui si generano le forme degli atti

di parola; quindi questo processo generativo è riflesso nel mutamento delle

forme linguistiche.

Dopo aver esaminato il processo generativo della lingua, Bachtin formula il

suo punto di vista sulla lingua in cinque proposizioni:

1) La lingua come sistema stabile di forme normativamente identiche è

semplicemente un’astrazione scientifica, produttiva soltanto in connessione con

certi particolari scopi pratici e teoretici. Questa astrazione non è adeguata alla

realtà concreta della lingua.

2) La lingua è un processo generativo continuo realizzato nell’interazione

socio-verbale dei parlanti.

3) Le leggi del processo generativo della lingua non sono affatto le leggi

della psicologia individuale, ma neppure possono essere separate dall’attività

dei parlanti. Le leggi della generazione della lingua sono leggi sociali.

4) La creatività linguistica non coincide con la creatività artistica né con

qualsiasi altro tipo di creatività ideologica specializzata. Ma, allo stesso tempo,

la creatività linguistica non può essere compresa indipendentemente dai

significati e dai valori ideologici che la riempiono. […]

5) La struttura di un atto di parola è una struttura puramente sociale.

L’atto di parola, come tale, si stabilisce tra due parlanti. L’atto di parola

individuale (nel senso stretto della parola « individuale ») è una contradictio in

adiecto. (MFL p.178)

Page 33: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

1.3 Il ruolo dell’ideologia in Bachtin

La nozione di ideologia è centrale, come si è visto, nell’opera di Bachtin,

non solo negli scritti sociologici del periodo leningradese, ma in tutta la sua

produzione; è opportuno pertanto soffermarsi ad analizzare la valenza e il ruolo

che il termine viene ad assumere nel complesso dell’opera bachtiniana. Di

seguito, si cercherà di verificare l’esistenza di affinità tematiche tra Bachtin e

Roland Barthes e Louis Althusser muovendo dalla tematica dell’ ideologia,

centrale nel pensiero dei tre autori.

Benché Bachtin utilizzi frequentemente il termine in tutte le sue opere, una

definizione esauriente dell’ideologia non si trova in nessun luogo, se si eccettua

un passo dell’articolo Che cos’è il linguaggio?, in cui scrive: «Per ideologia

intendiamo tutto l’insieme dei riflessi e delle interpretazioni della realtà sociale e

naturale che avvengono nel cervello dell’uomo e sono espresse e fissate per

mezzo di parole, disegni, schizzi e altre forme segniche»37; tale definizione

schematica non esaurisce assolutamente la valenza semantica del termine e

indica esclusivamente una traccia per una ricerca ulteriore.

Ideologia è per Bachtin innanzitutto espressione concreta dei rapporti

materiali tra gli uomini, tale caratteristica è stata ampiamente tematizzata

nell’analisi del segno ideologico. Si è visto come ogni fenomeno ideologico possa

essere compreso esclusivamente mediante il suo riferimento al campo ideo-

logico a cui appartiene, in quanto tali sistemi sovrastrutturali (l’arte, il diritto, la

religione, l’etica, la conoscenza scientifica e le diverse forme della cultura)

37 in Michail Bachtin, Il linguaggio come pratica sociale, p.249, nota 5.

Per le successive citazioni si utilizzerà la sigla LPS, seguita dal numero di

pagina.

Page 34: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

possiedono una relativa autonomia e leggi proprie. Il problema fondamentale

della scienza marxista delle ideologie è dunque quello della specificazione38, che

richiede l’analisi delle modalità di relazione tra significato e materiale segnico in

cui è concreto in ogni singolo campo ideologico.

Di grande importanza per la scienza delle ideologie è la nozione di am-

biente ideologico, ovvero dell’anello compatto dei fenomeni ideologici che

circonda l’uomo sociale, costituito «da oggetti segni di tipi e categorie diversi:

parole nelle più diverse forme, ossia sonore, scritte o di altro tipo, affermazioni

scientifiche, simboli e credenze religiose, opere d’arte, ecc.» (MFSL p.75).

L’ambiente ideologico è la coscienza sociale di una data collettività ed è

determinato dalla realtà economica della comunità stessa. Nell’ambiente

ideologico si determina la coscienza individuale, che si può realizzare solo «nelle

forme ideologiche dell’ambiente che gli vengono date: la lingua, il gesto

convenzionale, l’immagine artistica, il mito, ecc.» (MFSL p.76). Nell’ambiente

ideologico ciascuna collettività articola in un costrutto unitario sintetico la

scienza, l’arte, la morale e le altre ideologie; l’ambiente ideologico rappresenta

quindi l’episteme di una comunità determinata. Secondo Bachtin, il concetto di

ambiente ideologico possiede un grande significato teorico e metodologico;

essendo questo determinato oltre che dalla creatività ideologica individuale e

sociale anche dalle forme di azione organizzata sulla strutturazione sociale (po-

litica dell’istruzione e dell’educazione sociale e propaganda culturale), che

presuppongono la conoscenza delle leggi che lo regolano, rappresenta una

38 Il problema della specificazione era stato sollevato dai formalisti russi, i

quali individuarono come oggetto della scienza della letteratura la “letterarietà”,

ovvero la specifica modalità intenzionale che caratterizza il linguaggio letterario.

Bachtin, nella sua critica immanente del formalismo riconosce l’importanza

della specificazione e la estende dall’arte a tutti i campi ideologici, MFSL, p.55.

Page 35: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

chiave interpretativa privilegiata di tutto il mondo ideologico. Un errore

frequente della critica marxista nasce dalla sottovalutazione dell’importanza

dell’ambiente ideologico e accade allorché si riporta un singolo fatto ideologico

alla base economica in modo meccanico, senza riferimento appunto

all’ambiente ideologico che l’ha generato e che media ogni relazione tra la base

socio-economica e i singoli atti ideologici.

Un’altra nozione implicata nella tematica dell’ideologia, per certi versi

legata a quella di ambiente ideologico, è quella di «ideologia quotidiana», di cui

Bachtin si serve per definire «l’insieme delle sensazioni quotidiane — quelle che

riflettono e rifrangono la realtà sociale oggettiva — e le espressioni esteriori

immediatamente legate ad esse» (LPS p.87). L’ideologia quotidiana è

l’atmosfera di «discorso interno» ed esterno non sistematizzato che rende

significativo ogni comportamento e ogni azione conscia. È inoltre il sostrato su

cui si edificano i grandi sistemi ideologici, i quali a loro volta interagiscono con

l’ideologia quotidiana, determinando la sua dominante. Ciò che rende

particolarmente importante la nozione di ideologia quotidiana all’interno del

discorso critico bachtiniano, è il suo ruolo di mediatore nella ricezione, da parte

di una comunità, dei prodotti ideologici:

l’ideologia quotidiana fa entrare l’opera in una certa particolare situazione

sociale. L’opera si combina con l’intero contenuto della coscienza di coloro che

la percepiscono e trae i sui valori appercettivi soltanto dal contesto di questa

coscienza. È interpretata nello spirito del particolare contesto della coscienza ( la

coscienza di chi percepisce ) e ne è di nuovo illuminata. Questo è ciò che

costituisce la vitalità di una produzione ideologica. (MFL p.167-68)

Page 36: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

L’ideologia quotidiana non è qualcosa di monolitico e definito, in essa

bisogna distinguere molteplici strati, dai più bassi, costituiti da pensieri confusi,

disarticolati e inutili fino a quelli più elevati, il cui limite superiore è confinante

con i sistemi ideologici strutturati. Se gli strati inferiori dell’ ideologia quotidiana

sono privi di qualunque logica, essendo costituiti da esperienze prive di

articolazione, casuali e futili, gli strati superiori, confinanti e collegati ai sistemi

ideologici, sono di grande importanza, giacché sono più seri, vitali ed hanno

carattere creativo. Questi strati, più fluidi e sensibili di ogni ideologia costituita,

trasmettono rapidamente e vividamente i mutamenti che avvengono a livello

strutturale, nella base socio-economica: «È precisamente qui che nidificano

quelle energie creative attraverso la cui azione avviene una ristrutturazione

parziale o radicale dei sistemi ideologici» (MFL p.169). È in questi strati che

trovano espressione ideologica nuove forze sociali, ed è qui che si innesca la

lotta per l’affermazione di ideologie alternative a quelle istituzionalizzate che

sostengono le istanze della classe egemone.

È ricorrente e fondamentale in Bachtin la distinzione tra due livelli

dell’ideologia, da un lato si trovano le forme istituzionalizzate dell’ideologia,

definite «ideologia ufficiale» che rappresentano la concrezione degli interessi

della classe dominante, di contro si da un’ «ideologia non ufficiale» in cui rien-

trano gli orientamenti devianti degli individui, gli strati dell’inconscio e del

discorso censurato39, così come gli orientamenti sociali alternativi alla classe

egemone.

La distinzione tra ideologia ufficiale e ideologia non ufficiale svolge un

39 Di ciò si parlerà diffusamente nel capitolo successivo dedicato alla teoria

psicologica di Bachtin.

Page 37: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

ruolo di primo piano nel Rabelais40, dove il carnevale, mediante la sua logica

ambivalente e sovversiva, fondata sul rovesciamento dei ruoli dell’ideologia uffi-

ciale, crea la possibilità di un’ affermazione precaria delle utopie sociali e della

manifestazione delle istanze rimosse degli individui.

Già da quanto detto appare la distanza tra la nozione marxiana di ideologia

e quella bachtiniana: ideologia non è intesa in nessun modo come falsa

coscienza della classe dominante interessata al mantenimento della divisione in

classi della società e all’occultamento delle contraddizioni reali interne al

sociale, ma nel senso ampio che il termine assume all’interno del marxismo a

partire da Lenin, per cui si può parlare tanto di “ideologia borghese” quanto di

“ideologia proletaria” e di “ideologia scientifica”. Augusto Ponzio ritiene valida

per Bachtin la definizione data da Adam Schaff, secondo cui:

l’ideologia è un sistema di concezioni che è determinato da interessi di un

certo gruppo sociale, di una classe, e che in base ad una serie di valori

condiziona atteggiamenti e comportamenti sia dei soggetti del gruppo in

questione sia di quelli di altri gruppi sociali quando essa assurga ad ideologia

dominante.41

L’ideologia, in Bachtin, non indica esclusivamente una visione del mondo;

a causa della funzione attiva dei segni ideologici nell’orientamento della prassi,

della funzione costitutiva dei segni ideologici nei confronti del discorso interno

(la “coscienza reale-pratica”), del suo ruolo nella dialettica base-sovrastruttura,

40 Michail Bachtin, L’opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale

e festa nella tradizione medievale e rinascimentale, Mosca, 1965, trad. it. Torino,

Einaudi, 1979.41 Citato in Augusto Ponzio, Michail Bachtin, Bari, Dedalo, 1980, p. 155.

Page 38: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

l’ideologia diviene anche «progettazione sociale»42. L’ ideologia, come

progettazione sociale, può assecondare sia le forze centripete che tendono a

riprodurre, a “naturalizzare” l’ordine sociale esistente, sia le forze centrifughe

che tendono a porre in discussione, a sovvertire i rapporti esistenti. Come si era

visto analizzando i principi della semiotica bachtiniana, tale dialettica si realizza

all’interno dell’universo segnico, in virtù della peculiare multiaccentuatività

sociale del segno ideologico, dei differenti orientamenti generati dalla rifrazione

socialmente determinata del segno.

L’affermazione del carattere rifrattivo del segno e conseguentemente

dell'ideologicità di ogni discorso, non conduce Bachtin all’accettazione di un

relativismo soggettivistico e alla negazione della possibilità di giungere a verità

obiettive; ciò che è fondamentale di un’idea, non è la sua neutralità, ma proprio

la sua ideologicità, l’essere generata da interessi sociali concreti:

…un’idea è forte, certa e significativa se ha saputo toccare aspetti

essenziali della vita di un dato gruppo sociale, se ha saputo legarsi alla posizione

di questo gruppo nella lotta di classe, anche se il creatore di questa idea non ne

è affatto cosciente. L’efficacia della significatività dei pensieri è direttamente

proporzionale alla loro fondatezza di classe, al loro essere fecondate dalla realtà

socioeconomica di un determinato gruppo. 43

Le diverse forme ideologiche non possiedono la medesima validità, ciò che

ne determina la legittimità e il valore conoscitivo e pratico è, come si è detto, la

fondatezza di classe.

42 Ivi, p.155. 43 Michail Bachtin, Freudismo, p.76.

Page 39: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Una distinzione forte tra la scienza e le altre produzioni ideologiche si può

trarre da un passo marginale ma significativo; in un’intervista venne chiesto a

Bachtin se considerasse Dostoevskij un filosofo; egli rispose «faccio una rigorosa

distinzione tra il pensatore e il filosofo. Il filosofo è uomo di scienza, uno

specialista, e la filosofia è una scienza rigorosa. In questo senso Dostoevskij non

è stato un filosofo»44. Ciò che determina la scientificità di una disciplina è la

profondità e l’articolazione dell’analisi, ciò non vuol dire che una ricerca possa

sfuggire ai condizionamenti ideologici che necessariamente orientano il lavoro,

tanto nelle “scienze dello spirito” quanto in quelle naturali.

L’assunzione acritica del termine nell’accezione marxiana ha motivato

alcuni rilievi critici al lavoro di Bachtin. Wladimir Krysinski gli rimprovera «un

certo feticismo dell’ideologia»45, una tentazione panideologica, Donatella Ferrari-

Bravo lo accusa di mutuare il termine ideologia dal gergo del “marxismo

volgare”46, tali critiche non paiono pertinenti in quanto trascurano il ruolo e

l’articolazione del termine in Bachtin. Nel suo articolo Krysinski trova che

nell’uso di Bachtin l’ideologia sia «una sovrastruttura indistinta, immobile e

unitaria, un ombrello mentale che protegge contro pensieri troppo individualisti

e critici»47, rimanda per ulteriori chiarificazioni del termine ai lavori di Lukács,

Korsch e Mannheim, autori che effettivamente utilizzano la nozione di ideologia

nell’accezione marxiana, ciò al fine di criticare il ruolo subalterno, nella teoria

44 Riportata in appendice a Michail Bachtin, Tolstoj, Bologna, Il mulino,

1986, p.138.45 Wladimir Krysinski, Della sindrome ideologica in Bachtin, in Saggi su

Bachtin.L’immagine riflessa, Genova, Tilgher, 1984,p.128.46 Donatella Ferrari-Bravo, Il concetto di parola in Bachtin e Florenskij, in

«Strumenti critici »,n°2, 1988, p.225.47 Wladimir Krysinski, Della sindrome ideologica in Bachtin, p.130.

Page 40: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

bachtiniana, dell’individuo alla realtà socio-economica (ovvero affermazioni

come: «La coscienza individuale non è l’architetto della sovrastruttura

ideologica, ma soltanto un locatario che alloggia nell’edificio sociale dei segni

ideologici» (MFL p.63)) e di contrapporvi l’idea dell’autore-creatore e del critico

dell’ideologia neutrale. Ho riportato tali considerazioni perché sono

emblematiche della ricezione che il pensiero di Bachtin ha avuto soprattutto nel

mondo anglosassone; se da un lato vengono accolti molti spunti del suo lavoro,

dall’altro vengono sistematicamente rifiutati tutti quegli aspetti che non sono in

sintonia con i presupposti ideologici del liberalismo borghese. Una simile

interpretazione ideologica risulta assolutamente parziale e inadeguata.

1.3.1 Critica ideologica e linguaggio in Roland Barthes e Bachtin

Può sembrar bizzarro accostare l’opera di due autori tanto differenti come

Bachtin e Barthes, l’uno vissuto fino agli ultimi anni di vita ai margini della vita

culturale sovietica, l’altro protagonista della scena culturale parigina, critico

mondano per eccellenza e docente al Collège de France, massima istituzione

culturale francese; eppure sono molteplici le affinità tematiche e le intuizioni su

punti teorici qualificanti che permettono un raffronto produttivo tra le opere dei

due pensatori.

L’esposizione di tale raffronto si svilupperà secondo tre direttive

fondamentali, in primo luogo si analizzerà il lavoro di Barthes mitologo, critico

dell’ideologia, con riferimento privilegiato alle prime opere critiche, di seguito si

cercheranno le affinità tra il “metodo” proposto da Barthes per l’indagine

semiologica, in particolare nel Sistema della moda e negli Elementi di

semiologia, e le direttive metodologiche proposte dalla semiotica bachtiniana, in

conclusione si proporrà un raffronto tra gli autori sulle nozioni chiave di “testo” e

Page 41: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

di “intertestualità”, che costituiscono le tracce di un’influenza diretta di Bachtin.

Barhes ebbe infatti la possibilità di conoscere i lavori di Bachtin molto prima

della loro divulgazione in occidente attraverso Julia Kristeva, che intervenne su

suo invito entusiastico al suo seminario dell’anno1966-67 all’École pratique des

Hautes Études, dove relazionò le opere di Bachtin, in particolare il Dostoevskij e

il Rabelais48.

La nozione chiave di tutto l’itinerario critico di Barthes è quella di

connotazione; implicita ne Il grado zero della scrittura, in cui si manifesta “in

assenza” nella «scrittura bianca», divenne il principio cardine dell’analisi del

segno quotidiano sviluppata nei Miti d’oggi, dopo la lettura e la reinterpretazione

dei lavori di Louis Hjelmslev. Il meccanismo di connotazione si attua allorché un

segno diventa il significante di un altro segno49; tale è la pratica che genera il

mito, segno alla seconda potenza, che si insinua tra la realtà e la percezione che

ne abbiamo. Il mito è lo strumento della distorsione ideologica, esprime la verità

48 Louis-Jean Calvet, Roland Barthes, Paris, Flammarion, 1990, p.194-95, e

Stephen Heath, L’analisi sregolata: lettura di R. Barthes, Bari, Dedalo, 1977,

p.95.49 Umberto Eco rileva come Barthes abbia ampliato la nozione di

connotazione ben al di là della valenza che questa aveva in origine: «Hjelmslev

aveva offerto a Barthes non una nozione “forte” di semiotica connotativa come

semiotica il cui piano dell’espressione è una semiotica soggiacente, ma una

nozione assai “debole” di cosa fosse questa sopraelevazione semiotica. Gli

esempi che Hjelmslev dà di connotazione riguardano per esempio il fatto che

una pronuncia può connotare l’origine regionale. Nulla del concetto “forte” poi

manipolato da Barthes, dove attraverso la lettura delle connotazioni si delinea la

possibilità di leggere le tracce dell’ideologia, e il modo in cui una società fa

circolare in modo altamente persuasivo i segni più apparentemente innocui.» La

maestria di Roland Barthes, in Mitologie di Roland Barthes, Parma, Pratiche

Editrice, 1986, p.301.

Page 42: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

di una ideologia. Barthes si propone di disvelare l’inganno prodotto dal mito

attraverso un’ampia fenomenologia di forme di comunicazione, di oggetti

culturali e quotidiani, che si rivelano come prodotti ideologici della piccola bor-

ghesia, indici del suo peculiare modo di rapportarsi al reale. La borghesia è il

luogo di emissione e fruizione del mito, il luogo della distorsione del senso,

all’interno della sua prospettiva di classe, tale distorsione è occultata, non pone

problemi, anche in virtù della modalità di pensiero che le è caratteristica, ovvero

il pensare per tautologie: «ho già segnalato la predilezione della piccola

borghesia per i ragionamenti tautologici»50. Il progetto di Barthes si configura

quindi come una «semiologia generale del nostro mondo borghese», come uno

svelamento dell’inganno occultato nella prassi segnica propria della borghesia,

come critica quindi della doxa, come guerra al «ciò-che-va-da-sé», al

«verosimile» dietro cui si occultano i meccanismi di autoperpetuazione della

classe egemone.

Nella postfazione ai Miti d’oggi, vengono indicati i principi teorici che

sostengono l’indagine; la forma del mito è determinata, come detto, dalla

connotazione, «il mito ha quindi come forma un senso preliminare (ovvero un

50 Roland Barthes, Miti d’oggi, Torino, Einaudi, 1974, p.58. Accanto alla

tautologia, Barthes individua una serie di espedienti e di strategie di pensiero

che sostengono l’interpretazione ideologica del reale propria del mito; essi sono

“il vaccino”, «che consiste nel confessare il male accidentale di una istituzione di

classe per mascherarne meglio il male principale», “la privazione di storia”,

“l’identificazione”, per cui il borghese, incapace di immaginare l’Altro, deve

negarlo o trasformarlo a sua immagine, “il neneismo”, «figura mitologica che

consiste nello stabilire due contrari e nel soppesarli l’uno con l’altro in modo da

rifiutarli ambedue», “la quantificazione delle qualità” e la “constatazione”, il ri-

fiuto di uscire dalla sua propria visione del mondo, al cui interno tutto è coerente

e giustificato. Ivi, p.230-33.

Page 43: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

segno, un discorso, ecc.)»51; in quanto ogni sistema di connotazione è insieme

parassita e ladro del parlare, la funzione del mito è già inclusa nella sua forma, il

mito deforma, distorce «la sua funzione è di deformare, non di far sparire»52. Il

mito inoltre tende ad eternizzare il suo senso, «il mito si costituisce attraverso la

dispersione della qualità storica delle cose: le cose vi perdono il ricordo della loro

fabbricazione»53, il mito vuole porsi come naturale, si finge fuori dalla storia e

dalla dialettica di classe. Un’altra caratteristica del mito in quanto linguaggio

connotativo è il suo essere emesso da una collettività, ciò pone gli individui

nell’impossibilità di entrarvi in dialogo, gli individui possono rispondere esclusi-

vamente sul piano della denotazione, del senso primo dei segni, è loro preclusa

qualsiasi incidenza sul piano della connotazione54.

Salta all’occhio la profonda affinità tra la visione di Barthes del rapporto

segno-ideologia e quella bachtiniana, come nota Louis-Jean Calvet, «questo può

essere l’aspetto più innovativo dei testi di Barthes: l’idea che, attraverso la

connotazione, l’ideologia si manifesta sempre nel segno. Curiosamente, questa

ipotesi è già presente nell’opera del linguista sovietico Volosinov»55 (pseudonimo

di Bachtin, come detto), secondo Bachtin il segno è sempre creato nella pratica

comunicativa, in un orizzonte ideologico determinato che lo forgia e lo

determina, quindi non c’è ideologia senza segni. «Aggiungiamo a ciò che non c’è

segno senza ideologia, e ci ritroveremo prossimi ai presupposti teorici di Barthes

51 Louis-Jean Calvet, Roland Barthes. Uno sguardo politico sul segno, Bari,

Dedalo, 1978, p.107.52 Roland Barthes, Miti d’oggi, p.104.53 Ivi, p.223.54 Questo aspetto fondamentale è posto in luce da Louis-Jean Calvet,

Roland Barthes. Uno sguardo politico sul segno, p.114.55 Louis-Jean Calvet, Pour et contre Saussure, p.91.

Page 44: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

delle Mythologies»56. Per Bachtin come per Barthes, il segno (il mito) è es-

senzialmente distorcente, e tale distorsione è mascherata dalla prospettiva di

classe, si rende evidente esclusivamente al prezzo di abbandonare l’orizzonte

segnico ideologico della classe egemone. Attraverso il controllo e la

manipolazione della comunicazione segnica, la classe dominante cerca di

perpetuarsi, negando sia la sua natura di classe «la borghesia si definisce come

la classe sociale che non vuole essere nominata»57, sia il suo carattere storico;

compito del mitologo (per Barthes), del semiologo, studioso delle ideologie (per

Bachtin) è mostrare il carattere storico determinato delle forme della comunica-

zione segnico-ideologica, cercando di determinare i meccanismi che sottendono

la loro formazione.

Si era accennato precedentemente all’impossibilità per i singoli individui di

entrare in dialogo con i sistemi di comunicazione connotativi, essendo la

connotazione un prodotto socialmente determinato, si situa al di fuori del raggio

di incidenza dei singoli, che si trovano nella condizione di subire il mito, finendo

così per esserne determinati; Barthes giunge così a conclusioni analoghe a

quelle di Bachtin, secondo cui l’ideologia determina completamente la coscienza

individuale, per cui questa è «soltanto un locatario che alloggia nell’edificio

sociale dei segni ideologici» (MFL p.63).

Nella prospettiva di un rapporto tra Barthes e Bachtin, assume

un’importanza considerevole il tentativo di dare una espressione sintetica ai

principi teorici della semiologia intrapreso da Barthes negli Elementi di

semiologia. Muovendo dalla constatazione che ogni sistema semiologico

complesso si trova in una situazione di implicazione o di dipendenza dal

56 Ivi, p.91.57 Roland Barthes, Miti d’oggi, p.219.

Page 45: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

linguaggio:

La sostanza visiva, per esempio, conferma le sue significazioni facendosi

accompagnare da un messaggio linguistico (come avviene per il cinema, la

pubblicità, i fumetti, la fotografia giornalistica, ecc.), cosicché almeno una parte

del messaggio iconico si trova in un rapporto strutturale di ridondanza o di

ricambio con il sistema della lingua. Dal canto loro, gli insiemi d’oggetti (vestito,

cibo) non accedono allo statuto di sistema se non passando attraverso la

mediazione della lingua58

Barthes propone di ribaltare la prospettiva saussuriana che considerava la

linguistica una parte della semiologia, intesa come scienza generale dei segni,

per affermare che «viceversa la semiologia è una parte della linguistica: e

precisamente quella parte che ha per oggetto le grandi unità significanti del

discorso»59. Dal momento che «il linguaggio umano non è solo il modello del

senso, ma anche il suo fondamento»60, il semiologo, «anche se in partenza

lavora su sostanze non linguistiche, incontrerà prima o poi sulla propria strada il

linguaggio (quello «vero»), non solo a titolo di modello, ma anche a titolo di

componente, di elemento mediatore o di significato»61. Tuttavia, precisa Barthes,

58 Roland Barthes, Elementi di semiologia, Torino, Einaudi, 1966, p.14.

Partendo da questi presupposti, Barthes distinguerà, nella sua analisi strutturale

della moda contenuta nel Sistema della moda, il vestito reale dal vestito-

immagine e dal vestito scritto, e limiterà l’indagine a quest’ultimo, ovvero alle

didascalie che accompagnano e commentano le immagini dei capi di vestiario e

che costituiscono la Moda come sistema sincronico puro. 59 Roland Barthes, Elementi di semiologia, p.15.60 Roland Barthes, Sistema della moda, Torino, Einaudi, 1970, p.XV. 61 Roland Barthes, Elementi di semiologia, p.14.

Page 46: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

questo linguaggio è differente da quello dei linguisti, è un linguaggio secondo,

non più costituito da monemi o fonemi, ma da «frammenti più estesi del

discorso che rinviano a oggetti o episodi»62, ciò lo porta a prevedere che la

semiologia finirà per essere assorbita da una

trans-linguistica, la cui materia sarà costituita ora dal mito, dal racconto,

dall’articolo giornalistico, ora dagli oggetti della nostra civiltà, nella misura in cui

essi sono parlati (attraverso la stampa, il volantino, l’intervista, la conversazione

e forse anche il linguaggio interiore, di ordine fantasmatico). 63

Si era visto come anche Bachtin individuasse il ruolo privilegiato del

linguaggio nell’analisi dei fenomeni ideologici, in effetti, benché tematizzate in

modo meno esplicito, si ritrovano in Barthes le stesse proprietà della parola

proprie della caratterizzazione del linguaggio proposta da Bachtin, «la sua

purezza semiotica, la sua neutralità ideologica, la sua implicazione nella

comunicazione quotidiana, la sua capacità di diventare una parola interna e,

infine, la sua presenza obbligatoria, come fenomeno di accompagnamento, in

qualsiasi atto conscio» (MFL p.67).

È inoltre sorprendente come il progetto semiologico di Barthes, destinato a

risolversi in una trans-linguistica, sia sovrapponibile all’analisi degli atti di

discorso inaugurata da Bachtin nel Dostoevskij, denominata metalingvistika e

intesa come lo «studio, non ancora organizzato in determinate singole discipline,

di quegli aspetti della vita della parola che esulano — del tutto legittimamente —

dall’ambito della linguistica» (DPS p.235); Julia Kristeva, cogliendo tale affinità e

62 Ivi, p.14.63 Ivi, p.14.

Page 47: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

per evitare confusioni con la nozione linguistica di metalinguaggio, propone la

traduzione di metalingvistika con translinguistica64.

Nella seconda metà degli anni sessanta Barthes torna a dedicarsi all’analisi

strutturale dei testi letterari, l’apparato teorico di cui dispone ora è molto più

evoluto rispetto a quello che sosteneva le analisi de Il grado zero della scrittura.

Come si è detto, ad influenzare gli orientamenti dell’analisi testuale di Barthes,

fu anche la conoscenza dell’opera di Bachtin, recepita attraverso

l’interpretazione di Julia Kristeva. Non avendo ancora affrontato la teoria

bachtiniana del testo, limiterò la trattazione a semplici accenni, per riprendere

successivamente l’argomento. Barthes, in opere come S/Z e Il piacere del testo,

insiste sul carattere plurale, polifonico del testo, sul movimento dei testi, «a

Barthes piace molto ricordare che «testo», in latino «textus», vuol dire

«tessuto», «trama»»65, da cui l’idea di una “ifologia”, da hyphos (ragnatela), per

designare la teoria del testo, essendo questo «un intreccio perpetuo»66.

L’analisi della novella Sarrasine di Balzac che costituisce S/Z, svolta

attraverso la divisione del testo in unità di lettura (lessie) e l’utilizzo di cinque

codici interpretativi (proairetico, ermeneutico, semico, simbolico e culturale)67,

64 Julia Kristeva, Le mot, le dialogue et le roman, in Shmeiwtikh.

Recherches pour une sémanalyse, Paris, Éditions du Seuil, 1969, p.149.65 Stephen Heath, L’analisi sregolata: lettura di R. Barthes, p.88.66 Roland Barthes, Il piacere del testo, Torino, Einaudi, 1975, p.41.67 Il codice proairetico è quello delle sequenze d’azioni narrative, che

determina lo svolgimento del racconto, il codice ermeneutico è il codice della

verità, che si nasconde per essere poi svelata, secondo un ritmo di attesa e di

risoluzione, il codice semico è il codice dei significati caratteriali, psicologici,

atmosferiali, delle connotazioni. Il codice simbolico è il campo delle articolazioni

simboliche del testo, secondo la regola della metonimia, implica una logica della

trasgressione, il codice culturale, infine, rimanda all’insieme delle referenze di

un testo, al sapere sul quale il testo si appoggia.

Page 48: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

vuole render conto dell’intrecciarsi nel testo di una pluralità di codici, di voci, di

citazioni e di altri testi, in una parola dello spazio intertestuale che vi si

manifesta. Tale lavoro vuole restituire il testo nella sua differenza, «il che non

vuol dire nella sua ineffabile individualità, perché questa differenza è «tessuta»

in codici conosciuti… Il testo è preso in una rete aperta, che è l’infinito stesso del

linguaggio, esso stesso strutturato senza chiusura»68.

La nozione di intertestualità serve a Barthes per illustrare l’apertura fon-

damentale del testo, il suo essere necessariamente compromesso con la vita

testuale precedente e successiva, «è questo l’intertesto: l’impossibilità di vivere

al di fuori del testo infinito — sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o

lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita»69, «grado a grado, un

testo può entrare in contatto con qualunque sistema: l’intertesto non ha altra

legge se non la infinità delle sue riprese»70. Un sorprendente ampliamento della

nozione di intertestualità spinge Barthes a non limitare l’influenza più o meno

diretta su un testo alle opere che lo hanno preceduto, ma ad ipotizzare un’inter-

testualità “retrospettiva”, «in ciò che si chiama l’intertestuale, bisogna includere

i testi che vengono dopo: le fonti di un testo non sono solamente prima di esso,

ma anche dopo. È il punto di vista adottato in modo molto convincente da Lévi-

Strauss, quando dice che la versione freudiana del mito di Edipo fa parte del

mito di Edipo: se si legge Sofocle, bisogna leggerlo come una citazione di Freud;

e Freud come una citazione di Sofocle»71.

68 Roland Barthes, La lotta con l’angelo: analisi testuale di Genesi 32. 23-

33. in L’avventura semiologica, Torino, Einaudi, 1991, p.166.69 Roland Barthes, Il piacere del testo, p.36.70 Roland Barthes, S/Z, p.191.71 Roland Barthes, L’analisi strutturale del racconto.A proposito degli Atti

degli Apostoli 10-11, in L’avventura semiologica, p.149.

Page 49: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Come detto, si riprenderà il raffronto tra Bachtin e Barthes sulle nozioni di

“testo” e “intertestualità” in un momento successivo, allorché si analizzeranno

le valenze che queste vengono ad assumere nell’opera di Bachtin.

1.3.2 L’analisi strutturale dell’ideologia in Louis Althusser

La tematica dell’ideologia svolge un ruolo centrale nell’elaborazione

teorica di Louis Althusser, autore che ad essa ha dedicato in particolare uno

scritto del 1969, Ideologie e apparati ideologici dello stato72; si esporrà ora il

nucleo delle argomentazioni di Althusser per poi individuare i punti di contatto

con le teorizzazioni bachtiniane.

La problematica dell’ideologia si inserisce nell’analisi marxiana della

riproduzione dei rapporti di produzione, e in particolare della forza-lavoro, del

capitale variabile; tale riproduzione richiede oltre la possibilità del

sostentamento, garantito dal salario, anche la possibilità della riqualificazione

della forza-lavoro; ad adempiere tale compito sono le istituzioni scolastiche, che

assicurano anche un’altra condizione imprescindibile al mantenimento dei

rapporti di produzione esistenti: la riproduzione della sottomissione alle regole

dell’ordine costituito. Secondo Althusser,

la riproduzione della forza lavoro fa apparire, come una conditio sine qua

non non soltanto la riproduzione della sua «qualificazione», ma anche la

riproduzione del suo assoggettamento all’ideologia dominante, o della «pratica»

di questa ideologia, con questa precisazione: che non basta dire «non soltanto

ma anche», perché è chiaro che è nelle forme e sotto le forme

72 Si farà riferimento alla traduzione parziale contenuta in Louis Althusser,

Freud e Lacan, Roma, Editori Riuniti, 1977, pp.65-124.

Page 50: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

dell’assoggettamento ideologico che viene assicurata la riproduzione della

qualificazione della forza-lavoro.73

Rispetto alla topica marxiana struttura-sovrastruttura, il luogo

dell’ideologico è il piano sovrastrutturale, l’ideologia e gli apparati delegati alla

sua produzione sono quindi determinati «in ultima istanza» dalla struttura, dalla

base economica, ma possiedono una «autonomia relativa» nei riguardi di questa

e un’azione di ritorno, una capacità di influenza retroattiva sulla base. Secondo

Althusser, la topica marxiana permette un’esemplificazione adeguata e

pienamente descrittiva delle dinamiche operanti nel sociale, ma per cogliere

nello specifico i meccanismi propri delle sovrastrutture è necessario porsi sul

piano della riproduzione, si potranno in tal modo chiarire i caratteri peculiari a

queste, e in particolare agli ambiti ideologici.

L’ideologia viene individuata da Althusser come lo strumento attraverso

cui agiscono prevalentemente gli apparati ideologici dello stato (AIS), strutture

che affiancano gli apparati repressivi dello stato e che con questi son delegati al

mantenimento dei rapporti di soggezione all’ordine esistente. Gli AIS sono

istituzioni (religiose, scolastiche, familiari, giuridiche, politiche, sindacali,

dell’informazione, culturali) che si differenziano dalle strutture repressive dello

stato giacché «funzionano (prevalentemente) con l’ideologia» anziché con la

violenza, e funzionano comunque sulla base dell’ideologia dominante, quella

della classe egemone. La loro funzione all’interno dell’economia gestionale del

potere è enorme, dal momento che «nessuna classe può detenere il potere di

stato in modo duraturo senza esercitare nello stesso tempo la sua egemonia

73Ivi, p.71.

Page 51: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

sugli e negli apparati ideologici dello stato»74. Gli AIS sono non solo la posta, ma

anche il luogo della lotta di classe, in essi possono manifestarsi, attraverso

l’emergere di contraddizioni latenti nell’ideologia egemone o con la lotta di

classe, istanze alternative allo stato di cose esistente, al cui mantenimento essi

sono delegati.

La lotta di classe si esprime dunque e si esercita nelle forme ideologiche, e

quindi anche nelle forme ideologiche degli AIS. Ma la lotta delle classi travalica

largamente queste forme, ed è proprio per questo che la lotta delle classi

sfruttate può esercitarsi anche nelle forme degli AIS, e ritorcere quindi contro le

classi al potere l’arma dell’ideologia.75

Ciò è da porre in relazione alla relativa autonomia che caratterizza gli AIS

che, pur unificati dal comune riferimento all’ideologia egemone, sono suscettibili

di far emergere le istanze ideologiche alternative.

Negli stati capitalistici avanzati, il ruolo di apparato ideologico dominante

spetta all’istituzione scolastica, in quanto luogo principe deputato alla

riproduzione della qualificazione della forza-lavoro e conseguentemente alla

riproduzione dei rapporti di produzione.

Definito il ruolo degli AIS, si tratta di specificare il significato dell’ideologia,

dello strumento attraverso cui gli AIS agiscono. Malgrado la nozione di ideologia

svolga un ruolo assolutamente centrale nell’opera marxiana, Marx non sviluppa

compiutamente una teoria dell’ideologia adeguata al suo uso. Althusser ritiene

fondamentale l’elaborazione di una teoria generale dell’ideologia, e ritiene che

74 Ivi, p.84.75 Ivi, p.85.

Page 52: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

tale teoria sia ipotizzabile in quanto l’ideologia non ha storia. Dire che l’ideologia

non ha storia non significa affermare che non abbia una realtà (come pare

sostenere un’analoga affermazione marxiana dell’Ideologia tedesca, che

Althusser rigetta in quanto positivista), ma che possiede una struttura

metatemporale, onnistorica, passibile d’essere individuata e approfondita

scientificamente. L’ideologia è eterna esattamente come l’inconscio freudiano,

«questo è il motivo per cui mi credo autorizzato, almeno presumibilmente, a

proporre una teoria della ideologia in generale, nel senso in cui Freud ha

presentato una teoria dell’inconscio in generale»76.

L’ideologia77 rappresenta il rapporto immaginario degli individui con le

proprie condizioni di esistenza reali,

ogni ideologia rappresenta, nella sua deformazione necessariamente

immaginaria, non i rapporti di produzione esistenti (e gli altri rapporti che ne

derivano), ma prima di tutto il rapporto (immaginario) degli individui rispetto ai

rapporti di produzione e ai rapporti che ne derivano. Nell’ideologia si trova

rappresentato non il sistema dei rapporti reali che governano l’esistenza degli

individui, ma il rapporto immaginario di questi individui coi rapporti reali nei

quali vivono.78

Inoltre l’ideologia ha un’esistenza materiale, è sempre concreta in pratiche,

le «idee» dei soggetti esistono negli atti che questi compiono; per un soggetto

76 Ivi, p.99.77 Per “ideologia”, Althusser indica l’ideologia in generale, sovrastorica,

differenziata dalle singole ideologie che al contrario sono profondamente

vincolate alla situazione storica che le ha prodotte.78 Ivi, p.102.

Page 53: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

«l’esistenza delle idee della sua fede è materiale, in quanto le sue idee sono i

suoi atti materiali inseriti in pratiche materiali regolate da rituali materiali, essi

stessi definiti dall’apparato ideologico materiale che produce le idee di questo

soggetto»79.

Emerge il legame profondo tra la nozione di soggetto e quella di ideologia,

per Althusser: «1) non vi è pratica che per opera e sotto un’ideologia; 2) non vi

è ideologia che per opera del soggetto e per dei soggetti»; tali considerazioni lo

portano a formulare la tesi centrale di tutta la sua teoria dell’ideologia, secondo

cui «l’ideologia interpella gli individui in quanto soggetti», da cui segue che

non vi è ideologia che per opera del soggetto e per i soggetti. […] La

categoria di soggetto è a fondamento di ogni ideologia, ma […] la categoria di

soggetto non è a fondamento di ogni ideologia, se non in quanto funzione di

ogni ideologia (funzione che la definisce) è quella di «costituire» individui

concreti quali soggetti.80

L’ideologia è ovunque, agisce ad ogni livello, è concreta in ogni pratica

significante, è la base imprescindibile di ogni evidenza e trova compimento nelle

due funzioni attraverso cui agisce: il riconoscimento e il misconoscimento.

L’ideologia interpella gli individui e in tal modo li assoggetta, li coinvolge e

li determina come soggetti; «l’esistenza dell’ideologia e l’interpellare gli individui

come soggetti sono la stessa ed unica cosa»81. Gli interpellati non sono coscienti

del carattere ideologico del riconoscimento, si realizza quindi «la negazione

79 Ivi, p.106.80 Ivi, pp.107-8.81 Ivi, p.112.

Page 54: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

pratica del carattere ideologico dell’ideologia mediante l’ideologia», uno degli

effetti più caratteristici dell’ideologia, che conduce a ciò che Barthes chiama il

processo di enominazione della classe egemone (la borghesia è la classe che

non vuole essere nominata).

Come ha dimostrato Freud, l’assoggettamento realizzato dalle ideologie è

addirittura precedente alla nascita, si realizza già nel rituale ideologico che

circonda l’attesa della nascita; secondo Althusser l’uomo è quindi prima ancora

soggetto che individuo, l’individuo è anzi ottenuto per astrazione dal soggetto.

Come nel caso esemplare dell’ideologia religiosa cristiana, esiste sempre

un centro (dio) attorno cui si orienta l’ideologia, un ordinatore teleologico che

interpella e svolge il ruolo di garante rispetto a quanti rispondono alla chiamata,

che a tale ordinatore si assoggettano. Si determina così una struttura speculare

raddoppiata caratteristica di ogni ideologia che

assicura allo stesso tempo: 1) l’interpellare gli «individui» come soggetti;

2) il loro assoggettamento al Soggetto [l’ordinatore]; 3) il mutuo riconoscimento

tra i soggetti e il Soggetto, e tra i soggetti stessi, e finalmente il riconoscimento

di se stesso da parte del soggetto ; 4) la garanzia assoluta che tutto è proprio

così, e che a condizione che i soggetti riconoscano ciò che sono e si comportino

di conseguenza tutto andrà bene: «E così sia».82

Ciò che in tale meccanismo catartico è misconosciuto è il fine reale, ovvero

la funzione di garantire in ultima istanza la riproduzione dei rapporti di

produzione e dell’ordine sociale che ne deriva.

82 Ivi, p.118.

Page 55: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Dalle argomentazioni althusseriane sono emersi molteplici spunti comuni

anche alla impostazione bachtiniana della scienza delle ideologie; come Bachtin,

Althusser pone l’accento sulla «relativa autonomia» che caratterizza i singoli

ambiti ideologici, oltre la teoria generale dell’ideologia, l’analisi delle singole

ideologie deve articolarsi settorialmente, è quindi fondamentale la problematica

della specificazione, centrale, come si è detto, nell’analisi bachtiniana.

Tanto Bachtin quanto Althusser insistono sul carattere materiale

dell’ideologia:

l’esistenza materiale dell’ideologia in un apparato e nelle sue pratiche,

naturalmente, non si esprime nello stesso modo in cui si esprime l’esistenza

materiale di un pavé o di un fucile. A rischio di farci trattare da neoaristotelici

(facciamo notare che Marx aveva una grande stima di Aristotele), diremo che «la

materia si dice in vari sensi» o piuttosto che esiste in varie modalità, tutte

radicate in ultima istanza nella materia «fisica».83

Anche per Bachtin il segno ideologico è sempre concreto in un materiale,

«sia esso suono, massa fisica, colore, movimento del corpo o qualcosa di simile»

(MFL p.60); muovendo da premesse analoghe, i due autori giungono a

conclusioni coincidenti, allorché Althusser afferma che «i linguisti, e coloro che

chiamano in aiuto la linguistica per fini diversi, incespicano spesso in difficoltà

che sono dovute al fatto che essi misconoscono il gioco degli effetti ideologici in

tutti i discorsi, discorsi scientifici compresi»84, affermazione che espone il nucleo

tanto della critica bachtiniana della linguistica, tanto della critica ideologica di

83 Ivi, p.104.84 Ivi, p.109.

Page 56: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Roland Barthes.

Un ulteriore punto di contatto tra la scienza delle ideologie di Bachtin e

l’analisi strutturale dei fenomeni ideologici proposta da Althusser riguarda il

legame tra la problematica fondamentale della lotta di classe e l’ideologia. Si è

detto come per Althusser la lotta di classe si esprime e si esercita nelle forme

ideologiche, ciò è perfettamente consonante con le affermazioni bachtiniane

secondo cui i segni ideologici sono una rete in cui si intersecano le accentuazioni

differentemente orientate delle diverse classi, per cui «il segno (ideologico) di-

venta un campo della lotta di classe» (MFL p.78).

Page 57: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

2 Psicologia

2.1 Psicologia oggettiva e marxismo

Accanto all’analisi semiotico-linguistica, Bachtin, negli scritti pseudonimici,

si propone di sviluppare anche una teoria psicologica compatibile con le direttive

teoriche del materialismo dialettico, ovvero una psicologia “oggettiva”, una

psicologia basata su principi sociologici, non fisiologici o biologici. Alla

trattazione delle tematiche psicologiche sono dedicati il terzo capitolo della

prima parte di Marxismo e filosofia del linguaggio (Filosofia del linguaggio e

psicologia oggettiva), e Freudismo85, opera del 1927 in cui vengono criticati i

principi della teoria analitica freudiana.

2.1.1 Caratterizzazione della coscienza

Analizzando la semiotica bachtiniana era emerso il carattere socio-

ideologico della coscienza individuale86; contro le pretese della psicologia

oggettiva (di tipo biologico, comportamentista e riflessologico), Bachtin ritiene

scorretto far derivare la coscienza dalla natura, così come non è possibile far

derivare l’ideologia dalla coscienza, come fanno gli idealisti e il positivismo

psicologico. La coscienza prende quindi forma e sostanza dal materiale segnico

85 Michail Bachtin, Freudismo, Leningrad, 1927, ed. it. Bari, Dedalo, 1977.

Di seguito sarà citato nel testo con la sigla F, seguita dal numero di

pagina.86 Vedi a p.6.

Page 58: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

prodotto da un gruppo sociale organizzato, riflette le leggi e la logica dei sistemi

segnici che la sostanziano; conseguentemente «la psicologia oggettiva deve

basarsi sullo studio delle ideologie» (MFL p.63).

Bachtin muove dall’affermazione del carattere socio-ideologico della psiche

cosciente, ciò esclude a priori la possibilità di una sua analisi mediante metodi

fisiologici o di qualsiasi altra scienza naturale.

La psiche soggettiva non è qualcosa che può essere ridotto ai processi che

avvengono nei confini dell’organismo animale naturale. I processi che

fondamentalmente definiscono il contenuto della psiche avvengono non dentro

ma fuori dell’organismo individuale, pur comportando la sua partecipazione.

(MFL p.81)

La psiche soggettiva è oggetto della comprensione ideologica e

dell’interpretazione socio-ideologica, una volta compreso e interpretato, un

fenomeno psichico diventa spiegabile soltanto in relazione alle condizioni reali

che modellano la vita concreta dell’individuo.

Secondo Bachtin la realtà della psiche interna è la realtà stessa del segno,

essa va collocata sulla linea di demarcazione tra l’organismo e il mondo esterno:

l’organismo e il mondo esterno si incontrano qui nel segno. L’esperienza

psichica è l’espressione segnica del contatto tra l’organismo e l’ambiente

esterno. Ecco perché la psiche interna non è analizzabile come una cosa, ma

può essere soltanto compresa e interpretata come un segno. (MFL p.82)

Come detto, la psiche può sussistere solo nel materiale segnico, qualsiasi

Page 59: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

esperienza, in quanto esprimibile, è necessariamente concreta nel materiale

segnico, il materiale che più adeguatamente si presta alla significazione psichica

è la parola, il discorso interno87. Anche se è sempre accompagnata da reazioni

motorie che hanno valore semiotico, la parola costituisce il fondamento,

l’intelaiatura della vita interna. Nel segno verbale, Bachtin distingue:

1) Il fenomeno fisico del suono delle parole pronunciate;

2) i processi fisiologici che hanno luogo nel sistema nervoso e negli organi

della fonazione e della percezione;

3) un gruppo speciale di fenomeni e di processi corrispondenti al

“significato” della parola e al “modo di comprendere” questo significato da parte

di un altro (o di altri). (F p.70)

Oggetto dell’analisi psicologica è la terza componente della reazione

verbale, non analizzabile dalla fisiologia o dalla reattologia in quanto es-

senzialmente sociologica, presa in relazione all’organismo individuale.

2.1.2 Psicologia e filosofia del segno ideologico

Una sorta di avvicendamento periodico sembra aver luogo, secondo

Bachtin, tra uno psicologismo di fondo che impregna le scienze ideologiche e un

antipsicologismo che a questo si contrappone e che priva la psiche di ogni

contenuto. In particolare alla prevalenza dell’antipsicologismo caratteristica

dell’inizio del secolo, riscontrabile nelle opere di Husserl, dei fenomenologi e del

87 Analizzando nel capitolo precedente le peculiarità della parola, si era già

avuto modo di segnalare il ruolo del segno verbale come materiale della vita

interna.

Page 60: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

neokantismo marburghese e friburghese, è seguito un rigurgito psicologista

riscontrabile nella “Lebensphilosophie”. Sul terreno della filosofia borghese non

si è tentata nessuna sintesi dialettica tra i due orizzonti di pensiero, ciò ha

precluso la soluzione dei problemi fondamentali della psicologia e dell’ideologia.

Secondo Bachtin le basi per la soluzione dei problemi della psicologia e

dell’ideologia devono essere stabilite simultaneamente e in connessione, nella

convinzione che la medesima «chiave apre un accesso obiettivo a entrambi le

sfere. Questa chiave è la filosofia del segno (la filosofia della parola come il

segno ideologico per eccellenza)» (MFL p.91). Una delimitazione tra psicologia e

ideologia deve muovere dall’individuazione del segno ideologico come territorio

comune tanto alla psiche quanto all’ideologia, territorio materiale, sociologico e

significativo. «Dal punto di vista del contenuto, non c’è alcuna divisione

fondamentale tra la psiche e l’ideologia: la differenza è solo di grado» (MFL

p.92), il contenuto di entrambe è di natura segnica, ogni contenuto ideologico si

presta ad essere compreso, può quindi essere riprodotto nel materiale dei segni

interni. Ogni fenomeno ideologico in formazione passa attraverso la psiche come

stadio necessario al processo creativo «ogni segno ideologico esterno, di

qualsiasi tipo, viene inghiottito e sommerso dai segni interni — dalla coscienza»

(MFL p.92).

A complicare la distinzione tra psiche e ideologia, è secondo Bachtin

l’erronea determinazione che usualmente assume il concetto di individuo.

Solitamente si contrappone il sociale all’individuale; ciò è scorretto:

il termine di correlazione del sociale è il «naturale» e in questo modo

l’«individuale» non è inteso nel senso di persona, ma «individuale» come

esemplare biologico, naturale. L’individuo, come possessore dei contenuti della

Page 61: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

propria coscienza, come autore dei propri pensieri, come personalità

responsabile dei propri pensieri e dei propri sentimenti, — un individuo simile è

un fenomeno puramente socio ideologico. Perciò il contenuto della psiche

«individuale» è, per sua stessa natura, sociale tanto quanto l’ideologia (MFL

p.93).88

È importante per Bachtin tenere distinti i concetti di «individuo» inteso

come esemplare biologico e il concetto di «individuo» che si presenta come una

sovrastruttura ideologico-semiotica e che perciò è un concetto sociale, concetti

che vengono comunemente confusi.

Ogni segno, in quanto segno è sociale, sia esso segno interno (coscienza) o

segno esterno, anche la marca dell’individuo creatore di un prodotto ideologico è

completamente sociale.

2.1.3 L’unità della psiche. Distinzione tra psiche e ideologia

Malgrado psiche e ideologia siano sostanziate dal medesimo materiale

segnico, è importante per Bachtin determinare un’unità speciale distinguibile

dall’unità dei sistemi ideologici peculiare dello psichico, unità concepibile

compatibilmente con la concezione sociologica e ideologica della psiche. Ogni

pensiero, pur essendo determinato da un sistema ideologico e governato dalle

sue leggi, appartiene contemporaneamente ad un altro sistema «che è

ugualmente un’unità ed è ugualmente in possesso della propria serie di leggi —

il sistema della psiche» (MFL p.94). L’unità del sistema psichico è determinato

88 Bachtin è qui perfettamente in consonanza con Marx, che nei Grundrisse

afferma il carattere socio-ideologico dell’individuo, che solo nel sociale può

trovare il luogo della sua distinzione.

Page 62: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

sia dalla unità dell’organismo biologico, sia dalle condizioni reali di vita

dell’organismo stesso.

È lungo le linee di questa unità organica del mio io e di queste condizioni

specifiche della mia esistenza che lo psicologo studierà il mio pensiero. Questo

stesso pensiero interesserà l’ideologo soltanto nei termini del suo contributo

oggettivo ad un sistema di conoscenza. (MFL p.94-95)

Lo psicologo si trova ad analizzare un’unità reale e determinata; l’unità

psichica risulterà stratificata secondo la maggiore o minore compiutezza e

universalità dei segni interni, negli strati inferiori si situeranno i contenuti

maggiormente condizionati da fattori biologici e biografici, in quelli superiori i

contenuti prossimi alle formulazioni ideologiche compiute.

2.1.4 I meccanismi di comprensione del segno interno. L’introspezione

A differenziare la psiche dall’ideologia sono inoltre i meccanismi di

comprensione propri del segno interno (dell’esperienza) e del segno ideologico.

Nel primo caso, comprendere significa riferire un particolare segno interno

ad un’unità di altri segni interni, percepirlo nel contesto di una particolare

psiche. Nel secondo caso, comprendere significa percepire il segno nel sistema

dell’ideologia appropriata ad esso. (MFL p.95)

Il segno interno è accessibile soltanto tramite l’auto-osservazione,

l’introspezione, che, come ogni tipo di comprensione, procede in una certa

direzione ideologica; lo psicologo deve rapportarsi all’introspezione come alla

Page 63: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

comprensione di un’esperienza particolare nel contesto di altri segni interni,

focalizzati sull’unità della vita psichica: «l’introspezione illumina i segni interni

con l’aiuto cognitivo dei segni psicologici: sottopone l’esperienza a

chiarificazione e a differenziazione, mirando ad un’esatta spiegazione

psicologica» (MFL p.97). L’introspezione tende a dare al segno interno la

massima definizione, il suo limite si raggiunge quando l’oggetto dell’introspezio-

ne è interamente compreso, quando cioè può diventare oggetto dell’osserva-

zione semiotico-ideologica ordinaria e oggettiva.

Nella pratica è impossibile, per Bachtin, tracciare una demarcazione chiara

e definitiva tra segni interni e segni esterni, tra introspezione e osservazione

esterna, dal momento che i segni interni vengono continuamente influenzati e

condizionati dai commenti semiotici e empirici che ne permettono la

comprensione:

L’orientamento della propria anima (l’introspezione) è nella realtà

inseparabile dall’orientamento nella particolare situazione sociale in cui avviene

l’esperienza. In questo modo qualsiasi approfondimento dell’introspezione può

avvenire soltanto in connessione ininterrotta con una comprensione

approfondita dell’orientamento sociale. (MFL p.98)

2.1.5 Il discorso interno

Si è in precedenza affermato il carattere verbale del segno interno, ciò lo

rende pertanto oggetto di competenza della filosofia del linguaggio, intesa come

filosofia del segno. Bachtin cerca ora di analizzare le forme in cui il discorso

interno si effettua; tutte le categorie elaborate dalla linguistica per l’analisi del

segno esterno risultano immediatamente inadeguate all’analisi del discorso

Page 64: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

interno, che risulta costituito da «certe entità intere, qualcosa che assomiglia ad

un brano di discorso monologico o ad intere espressioni. Ma soprattutto asso-

migliano alle battute che si alternano in un dialogo» (MFL p.99). Il discorso

interno è dunque costituito da entità intere, non risolvibili in elementi gramma-

ticali, definite da Bachtin «impressioni totali»89 delle espressioni, unite l’una

all'altra non secondo le leggi della logica o della grammatica, ma «secondo le

leggi della corrispondenza valutativa (emotiva), dello svolgimento dialogico,

ecc., in stretta dipendenza dalle condizioni storiche della situazione sociale e

dell’intero andamento pragmatico della vita».

Soltanto con la determinazione delle forme di espressioni intere e,

particolarmente, delle forme del discorso dialogico, può, secondo Bachtin, esser

fatta luce anche sulle forme del discorso interno e sulla logica peculiare della

loro concatenazione nel flusso del discorso interno.

Appare ora la rilevanza e la portata teorica del progetto bachtiniano;

attraverso l’analisi globale dei fondamenti semiotici comuni alla psicologia e

all’ideologia, giunge ad indicare nel progetto di uno studio dell’espressione

concreta socialmente e storicamente determinata la soluzione dei problemi

fondamentali delle scienze umane, in una prospettiva unitaria determinata dal

continuo rimando dialettico tra i diversi piani interagenti nel sociale.

In tale prospettiva, anche la contraddizione tra psicologismo ed an-

tipsicologismo viene superata dialetticamente; «l’antipsicologismo ha ragione di

89 Il termine «impressioni totali» è preso in prestito da Gompertz, e significa

«l’impressione ancora indifferenziata della totalità di un oggetto — l’aroma della

sua totalità, per così dire, che precede ed è alla base della conoscenza chiara

dell’oggetto […] . Secondo Gompertz, le impressioni totali hanno una grande

importanza epistemologica. Sono gli equivalenti psichici delle forme dell’intero e

dotano l’intero della sua unità.» (MFL nota 15, p.267-68)

Page 65: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

rifiutare di far derivare l’ideologia dalla psiche» (MFL p.100), giacché è la psiche

che deve essere fatta derivare dall’ideologia, tuttavia anche lo psicologismo ha

ragione, non c’è segno esterno senza segno interno. «Il segno ideologico è reso

possibile dal suo completamento psichico esattamente quanto il completamento

psichico è reso possibile dal suo compimento ideologico» (MFL p.100).

Psiche e ideologia si trovano quindi in una situazione di permanente

rimando dialettico: «la psiche si cancella, o viene obliterata, nel nel processo in

cui diventa ideologia, e l’ideologia si cancella nel momento in cui diviene

psiche» (MFL p.100)90

2.1.6 Bachtin e Vygotskij

Al fine di collocare storicamente le intuizioni che sorreggono l’analisi

psicologica bachtiniana, si procederà ora a un raffronto tra Bachtin e lo psicologo

sovietico Lev S. Vygotskij (1886-1934), autore la cui opera, fortemente

90 Secondo Bachtin, l’analisi più profonda di questa dialettica è stata

realizzata da Georg Simmel, per il quale si configura come dialettica tragica tra

vita e forme, come tragedia della cultura.

Per Simmel esiste una discrepanza inconciliabile tra psiche e ideologia,

ciò lo conduce a una visione tragica della vitale contraddizione dialettica tra il

mondo psichico e quello ideologico. Solo il riconoscimento del segno ideologico

come materiale comune alle due sfere permette di cogliere nel processo

oggettivo e unitario del rapporto sociale le modalità della compenetrazione

dialettica tra psiche e ideologia.

È a mio parere da segnalare la notevole influenza su Bachtin del pensiero

di Georg Simmel, in particolare per ciò che riguarda il prospettivismo che

caratterizza la scienza delle ideologie bachtiniana, la finezza dell’analisi

dialettica e l’idea dell’interrelazionalità fondamentale tra tutti i fenomeni. Sono

frequenti e significativi i riferimenti al sociologo tedesco nelle prime opere di

Bachtin, che pure prendono le distanze dagli esiti metafisici dell’ultima

speculazione simmeliana, legata alla filosofia della vita.

Page 66: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

innovativa e geniale, venne rimossa e dimenticata durante il regime staliniano

per essere riscoperta in occidente e in URSS solo a partire dagli anni sessanta.

Ad accostare le teorie psicologiche di Bachtin e Vygotskij è in primo luogo il

compito fondamentale che gli autori intendevano perseguire: superare gli

angusti limiti delle concezioni psicologiche correnti alla ricerca di un approccio

alla psicologia compatibile con il materialismo dialettico e, al contempo,

superare il meccanicismo che al tempo caratterizzava gli orientamenti marxisti

dell’indagine psicologica.

I due autori dividevano interessi comuni in ambiti disciplinari diversi come

la semiotica, la scienza dell’arte e della letteratura, la filosofia del linguaggio e la

psicologia e giunsero ad elaborare strategie d’indagine sotto molteplici aspetti

analoghe, ciò anche a causa delle molteplici influenze condizionanti comuni.

Dopo una breve e schematica analisi dei principi teorici fondamentali della

psicologia di Vygotskij, si individueranno i punti di contatto tra i due autori.

Nella sua opera principale, Pensiero e linguaggio91, lo psicologo e linguista

Lev S. Vygotskij elaborò una serie di ipotesi concettuali che formano quella che

viene chiamata la «dottrina del carattere mediato dell’attività dell’uomo»92; ciò

che distingue questa impostazione dalle concezioni riflessologiche behavioriste,

è l’importanza accordata dallo psicologo sovietico all’attività sociale e alle

istanze storico-culturali nella formazione dei sistemi di mediazione attraverso cui

sono filtrati e registrati gli stimoli del mondo esterno. Tali sistemi di mediazione

sono i sistemi di segni, strumenti psicologici attraverso i quali l’uomo stabilisce il

91 Lev S. Vygotskij, Pensiero e linguaggio, Mosca-Leningrado, 1934, ed. it.

Bari, Laterza, 1990. L’opera di Vygotskij è analizzata da Luciano Mecacci in La

psicologia sovietica 1917-1936, Roma, Editori Riuniti, 1976, e Edoardo Ferrario in

Teorie della letteratura in Russia 1900-1930, Roma, Editori Riuniti, 1977. 92 Edoardo Ferrario, Teorie della letteratura in Russia 1900-1930, p.204.

Page 67: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

proprio rapporto con la realtà esterna e la vita sociale; tra questi il più

importante è il linguaggio. Il ‘rispecchiamento’ del reale prodotto dai sistemi di

segni, realizza un processo di generalizzazione e di astrazione.

Essendo implicato in tutti i processi psichici superiori in quanto mediatore,

il pensiero verbale viene ad essere, per Vygotskij, al centro dell’indagine

psicologica, della psicologia sociale, in quanto «non è una forma naturale, innata

di comportamento, ma è determinato da un processo storico culturale ed ha

leggi e proprietà specifiche che non si trovano nelle forme naturali del pensiero

e del linguaggio»93.

Nell’analisi del pensiero verbale, Vygotskij distingue tra un’analisi per

elementi (pensiero da una parte e parola dall’altra) e un’analisi per «unità»,

centrata sul «significato della parola», unità che coinvolge sia il pensiero, sia i

rapporti sociali, sia il campo delle «affettività» e la «sfera delle motivazioni», in

quanto strettamente connessi con ogni espressione verbale e con tutti gli atti di

pensiero; l’analisi per unità sarebbe più adeguata a render conto dei rapporti tra

pensiero e linguaggio.

Una parola non si riferisce ad un singolo oggetto ma ad un gruppo o ad

una classe di oggetti. Ogni parola è già, di conseguenza una generalizzazione.

La generalizzazione è un atto verbale del pensiero e riflette la realtà in modo

diverso dalla percezione e dalla sensazione. […] Si può a ragione supporre che la

distinzione qualitativa tra sensazione e pensiero consista nella presenza, in

quest’ultimo, di una riflessione generalizzata della realtà, che è pure l’essenza

del significato della parola; e conseguentemente che il significato sia un atto di

pensiero nel pieno senso del termine. Ma, nello stesso tempo, il significato è una

93 Lev S. Vygotskij, Pensiero e linguaggio, p.109.

Page 68: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

parte inalienabile della parola come tale, e pertanto appartiene al regno del

linguaggio come a quello del pensiero. […] Poiché il significato della parola è

tanto pensiero che linguaggio, in esso troviamo l’unità del pensiero verbale che

stiamo cercando.94

L’unità del pensiero verbale, è per Vygotskij la chiave per comprendere la

natura della coscienza umana.

L’«analisi per unità», che pone il problema del senso come mediatore tra

pensiero e linguaggio, permette inoltre di recuperare le condizioni stesse del

processo di enunciazione, cioè il contesto comunicativo nel suo complesso.

L’importanza e il ruolo del contesto nella determinazione della forma e del senso

dell’enunciazione era stata ampiamente riconosciuta nei lavori della scuola

bauduiniana di Kazan, in particolare da Scerba e Jakubinskij; oltre a questo

aspetto, Vygotskij rielabora in modo originale altri due aspetti centrali della

«linguistica di Kazan»: la teoria della «plurifunzionalità del linguaggio» e la tesi

della priorità del «dialogo» sul «monologo».

La tesi della priorità del dialogo viene ripresa in rapporto al problema del

«linguaggio interno», che si pone, secondo Vygotskij, nel momento in cui si

analizza il rapporto tra pensiero e linguaggio.

Il problema del linguaggio interno era stato tematizzato nei lavori di

Jakubinskij sul linguaggio dialogico e negli studi del formalista Boris Ejchenbaum

sul cinema. Il linguaggio interno si presenta tanto in Ejchenbaum quanto in

Bachtin e Vygotskij come un’attività linguistico-discorsiva specifica, che richiede

modalità di effettuazione e condizioni formali specifiche e differenti da quelle

proprie del linguaggio esterno.

94 Ivi, p.25.

Page 69: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

I nostri esperimenti ci hanno convinto che il discorso interno deve essere

considerato non come un discorso senza suono, ma come una funzione del

discorso interamente separata. Il suo principale tratto distintivo è la sua

peculiare sintassi. Confrontato con il discorso esterno il discorso interno appare

sconnesso e incompleto.95

Secondo Vygotskij, il linguaggio interno ha origine per differenziazione dal

linguaggio comunicativo, come interiorizzazione del dialogo. Sviluppando

criticamente alcune indicazioni di Piaget sul linguaggio egocentrico infantile, lo

psicologo russo vede in questa particolare attività linguistica la forma originaria

del linguaggio interno.

Vygotskij individua una specificità strutturale del linguaggio interno;

mentre nel discorso esterno, affinché si realizzi una comunicazione, gli

interlocutori devono possedere un comune contesto implicito, nel discorso

interno, data la coincidenza in una sola persona del locutore e dell’interlocutore,

il contesto è assolutamente implicito. Ciò determina alcune specificità

caratteristiche del discorso interno, ovvero la tendenza all’abbreviazione, alla

condensazione e alla predicazione assoluta.

Nel significato, che media e unifica, nel pensiero verbale, pensiero e

linguaggio, interagiscono due piani distinti reciprocamente condizionanti: il

piano formale e grammaticale e il piano semantico. In ogni enunciazione si

realizza così «una interdipendenza dinamica tra la sintassi dei significati e la

sintassi verbale, una trasformazione della grammatica del pensiero in

grammatica delle parole, e un mutamento che investe tutta la struttura

95 Ivi, p.375.

Page 70: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

semantica all’atto del suo incorporarsi nelle parole».96

Vygotskij, oltre alla tendenza alla predicazione assoluta, individua altre

caratteristiche distintive del linguaggio interno; esse sono la «riduzione

dell’aspetto fasico», l’«agglutinazione delle unità semantiche», l’«influenza dei

sensi» e l’idiomatismo. Le ultime tre caratteristiche derivano da un aspetto più

generale del linguaggio interno: la supremazia del «senso» sul «significato».

Il «senso» della parola è per Vygotskij «l’insieme degli eventi psicologici

risvegliati nella nostra coscienza dalla parola […] una formazione dinamica e

complessa, con molte zone di ineguale stabilità»97, il significato è «una di queste

zone, e precisamente la più costante, la più stabile e precisa»98, è ciò che rimane

costante anche quando si verificano mutamenti del senso in corrispondenza a un

mutamento del contesto.

Nel linguaggio interno i sensi possono «agglutinarsi» riunendo in una

parola un concetto complesso e possono interagire profondamente tra di loro

ampliando illimitatamente i confini del significato. Questa tendenza propria del

linguaggio interno ad accavallare tra loro i sensi è causa della creazione di

significati individuali, di idioletti inesprimibili nel linguaggio esterno.

Trasponendo sul piano del discorso poetico le conclusioni dell’analisi del

linguaggio interno, Vygotskij avanza in Psicologia dell’arte, la tesi

dell’intraducibilità endolinguistica del discorso poetico99, giacché porterebbe

inevitabilmente alla distruzione del senso. Vygotskij giunge a mettere in

discussione «la possibilità di identificazione di «linguistica» e «poetica» o, forse,

più drasticamente, la pertinenza stessa di un’analisi linguistica della poesia,

96 Ivi, p.235.97 Ivi, p.386.98 Ivi, p.386.99 Edoardo Ferrario, Teorie della letteratura in Russia 1900-1930, p.215.

Page 71: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

nell’esigenza di una teoria translinguistica del senso e della produzione del

senso del discorso poetico»100

Già dall’esposizione schematica del pensiero di Vygotskij sono emerse

affinità profonde con il pensiero di B.; si cercherà ora di evidenziare ed

approfondire alcuni nuclei teorici comuni ai due pensatori.

Bachtin era certamente a conoscenza sia del lavoro di Vygotskij, sia di

quello dei suoi collaboratori Aleksander R. Lurija e Aleksej N. Leontjev

(appartenenti alla scuola «storico-culturale»101), giacché li cita in Freudismo102,

Luciano Mecacci, nella sua introduzione a Pensiero e linguaggio, sostiene che

Vygotskij «leggeva e usava […] le opere di Bachtin-Volosinov»103, esiste dunque

la testimonianza di un’influenza reciproca tra i due autori; a determinare le

profonde convergenze tematiche riscontrabili tra le loro opere sono però

soprattutto l’influenza determinante dei lavori della scuola formale, con tutto il

suo retroterra filosofico-linguistico (A. Potebnja, Baudouin de Courtenay,

Saussure e Husserl) e il comune orientamento marxista.

100 Ivi, p.216.101 Vedi Augusto Ponzio, Marxismo, scienza e problema dell’uomo,

Verona, Bertani, 1977, p.65. La scuola «storico-culturale» muove dalle

affermazioni vygotskijane sul carattere socialmente determinato della psiche,

testo di partenza della scuola è il saggio di Vygotskij La coscienza come

problema della psicologia del comportamento, del 1925, citato in Freudismo

anche da Bachtin.102 Bachtin cita, come detto, un articolo di Vygotskij, La coscienza

come problema di psicologia del comportamento e critica il tentativo di Lurija di

interpretare la psicanalisi in chiave marxista intrapreso nell’articolo Psicoanalisi

come sistema della psicologia monista. 103 Lev S. Vygotskij, Pensiero e linguaggio, introduzione di Luciano

Mecacci, p.IX.

Page 72: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Nell’elaborazione di una psicologia e di una semiotica marxiste, sia Bachtin

sia Vygotskij fanno propria l’esigenza teorica fondamentale dei formalisti di

un’analisi volta a cogliere la ‘specificità’ dell’oggetto studiato, nel tentativo di

andare oltre le concezioni meccaniciste proprie della maggior parte delle teorie

psicologiche che si richiamavano al marxismo. Ciò conduce i due autori a

evidenziare il carattere mediato del rapporto struttura-sovrastruttura e a

ricercare i meccanismi intermedi, i termini di mediazione tra base e

sovrastruttura in relazione ai singoli campi ideologici presi ad oggetto

d’indagine.

In particolare insistono sulla specificità della struttura della psiche umana,

che

va ricondotta alla specificità della prassi umana, che consiste nel fatto di

essere un’attività materialmente e socialmente mediata. Tale mediazione è data

dagli strumenti prodotti e impiegati entro forme sociali determinate, fra i quali

vanno considerati anche gli strumenti prodotti in funzione dei bisogni della

comunicazione sociale: i segni, e innanzitutto il linguaggio verbale.104

La specificità della psiche umana è data, per Bachtin e Vygotskij, dal suo

carattere mediato, e ciò che media è il segno, la cui natura è sociale. I due autori

ritengono conseguentemente che il ruolo fondamentale della psicologia consista

nell’analizzare il riflesso soggettivo delle condizioni reali di esistenza degli

individui attraverso il materiale della psiche, il «linguaggio interno».

Pur interpretando il contesto psichico come meccanismo intermediario,

come radice delle ideologie, è necessario, per Bachtin e Vygotskij, non

104 Augusto Ponzio, Marxismo, scienza e problema dell’uomo, p.66.

Page 73: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

confonderlo con i prodotti ideologici concreti. Secondo Vygotskij «il vero compito

della psicologia sta nell’indagare la miscela allo stato fluido, la realtà psichica di

una società, non già la sua ideologia»105. Assegnando alla psicologia il compito di

penetrare nel «laboratorio sociale in cui le ideologie si creano e si formano»

(MFSL p.80),

non solo si individua il punto di congiunzione tra psicologia e scienza

dell’arte […] e si evidenzia l’importanza e il senso di una psicologia dell’arte,

visto che proprio da questo «laboratorio», da questa «miscela allo stato fluido»

l’arte attinge il proprio materiale — «l’artista sente le ideologie in statu

nascendi, partecipa alla loro ricerca di realizzazione, avverte il loro agitarsi nelle

viscere della cosiddetta “psicologia sociale”» (MFSL p.81) —; ma si creano anche

le premesse di un movimento di convergenza fra studio della vita psichica e

studio dei segni.106

Un altro punto di contatto fondamentale tra l’impostazione delle analisi

linguistiche e psicologiche dei due autori consiste nella consapevolezza della

necessità di un approccio al materiale segnico capace di render conto della sua

valenza globale; anziché limitare l’analisi a singoli aspetti del segno, Bachtin e

Vygotskij, ritengono necessario rendere contemporaneamente conto, attraverso

l’«analisi per unità», sia del carattere materiale del segno, sia dell’insieme delle

condizioni socialmente determinate della sua attuazione. Il segno appare allora

come «entimema sociale»107, determinato nella sua forma e nel suo orienta-

105 Citato in Augusto Ponzio, Segni e contraddizioni. Fra Marx e

Bachtin, Verona, Bertani, 1981, p.167.106 Ivi, p.167.107 In logica l’entimema è un sillogismo in cui una premessa è

Page 74: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

mento dal contesto della sua effettuazione.

Si è già detto, esponendo le posizioni dei due autori, dell’affermazione

della dialogicità del linguaggio interno, si è visto come, sviluppando le

indicazioni del formalista Jakubinskij, questi avessero posto in luce la rilevanza

del carattere dialogico del materiale della coscienza; ciò li motiva alla ricerca di

un approccio metodologico adeguato a tale oggetto di indagine e al rifiuto di

ogni metodologia riduzionistica. Da ciò scaturiscono i rilievi critici che sia Bachtin

sia Vygotskij muovono alle correnti linguistiche contemporanee, e l’esigenza es-

pressa da entrambi di una translinguistica capace di rapportarsi adeguatamente

allo studio dell’interazione dialogica, sia interpsichica, sia intrapsichica.

Analizzando alcune indicazioni contenute in Pensiero e linguaggio, si era

tematizzata la distinzione vygotskijana tra «senso» e «significato», una

distinzione analoga si trova in Marxismo e filosofia del linguaggio, tra «segno» e

«segnale»; il segno può essere compreso, il segnale può solo essere

riconosciuto. Il segnale

è qualcosa di interamente stabile, singolare, che non sta di fatto per

nient’altro, né riflette o rifrange qualche cosa, ma è semplicemente un mezzo

tecnico per indicare questo o quell’oggetto (qualche oggetto stabile o definito)

oppure questa o quell’azione (altrettanto stabile e definita). (MFL p.134)

Il segno al contrario si caratterizza per la sua multiaccentuatività, per il suo

orientamento sociale.

sottintesa . Il segno è un «entimema sociale» perché in esso è sottinteso il

contesto in cui viene effettuato. Secondo Bachtin il contesto è particolarmente

determinante nell’ambito della comunicazione quotidiana; pur essendo sempre

presente il suo ruolo è minore ad esempio nella comunicazione scientifica.

Page 75: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

2.2 Bachtin e la psicoanalisi

Il rapporto che lega Bachtin alla psicoanalisi è per molti versi analogo a

quello intrattenuto con la linguistica saussuriana: per un verso ne prende le

distanze in modo netto e inequivocabile in Freudismo, opera aspramente critica

nei confronti del complesso dell’opera di Freud e della sua scuola, per un altro è

rintracciabile e profonda l’influenza sull’opera bachtiniana di alcune intuizioni

fondamentali della teoria psicoanalitica.

Si svilupperà ora l’analisi dell’interpretazione bachtiniana dell’opera di

Freud contenuta in Freudismo, per cogliere successivamente i legami impliciti

tra la teoria bachtiniana e la psicoanalisi.

2.2.1 Critica del freudismo

La critica bachtiniana alla psicoanalisi si inserisce nel dibattito aperto negli

anni venti sullo statuto scientifico e sulla compatibilità col marxismo delle teorie

freudiane. A differenza della maggior parte degli interventi su tale questione,

che si limitavano a prender parte senza una reale analisi dei problemi teorici in

gioco, Bachtin sviluppa un’analisi estremamente articolata dell’intera produzione

freudiana, ciò gli permette di evidenziare alcuni nodi teorici di notevole

interesse.

Il tono dell’esposizione bachtiniana in Freudismo tende spesso ad eccedere

nell’enfasi critica e nella semplificazione; ben più che in Marxismo e filosofia del

linguaggio, si riscontrano concessioni stilistiche alla vulgata staliniana del

marxismo; si cercherà, analizzando il testo in questione, di evidenziarne

esclusivamente gli spunti critici più interessanti e rilevanti.

Page 76: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Freudismo si apre con la citazione del passo delle Tesi su Feuerbach in cui

Marx afferma: «l’essenza umana non è qualcosa che sia immanente all’individuo

singolo. Nella sua realtà essa è l’insieme dei rapporti sociali»108; come si avrà

modo di verificare, è dall’assunzione determinante di tale indicazione marxiana

che Bachtin muove e articola tutta la sua critica alla teoria psicanalitica.

Bachtin si propone innanzitutto di determinare il motivo ideologico

fondamentale del freudismo; nata come semplice metodo terapeutico dai lavori

sull’isteria di Freud e Breuer, la psicanalisi si trasformò prima in una teoria

psicologica generale, quindi generò una filosofia della cultura. La fortuna

straordinaria e l’evoluzione della psicoanalisi sono, secondo Bachtin, da porre in

relazione al suo essere l’«espressione più precisa e profonda dei tratti

fondamentali della realtà borghese europea» (F p.54). «Qualunque corrente

ideologica, […] contiene sempre un motivo fondamentale, una dominante

ideologica che ne determina il successo e l’affermazione» (F p.55), secondo

Bachtin il motivo ideologico fondamentale del freudismo è il seguente:

il destino dell’uomo, tutto il contenuto della sua vita e della sua attività, è

determinato: il contenuto della sua arte, se è un artista, delle sue teorie

scientifiche, se è uno scienziato, dei suoi programmi politici e delle sue azioni, se

è un politico, tutto è totalmente determinato dalle vicende dell’impulso sessuale

e solo da esso. Tutto il resto non è che una variazione musicale della potente

108 La sesta tesi su Feuerbach viene citata da Bachtin nell’erronea

traduzione russa di Plechanov, che traduce “Menschlichen Wesen” con “essenza

umana” anziché con “essere umano”. Questo errore ha fornito in tempi più

recenti l’occasione per un dibattito sull'”umanesimo” di Marx tra Adam Schaff,

Lucien Sève e Louis Althusser. Si veda Augusto Ponzio, Marxismo, scienza e

problema dell’uomo, Verona, Bertani, 1977.

Page 77: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

sinfonia degli impulsi sessuali. (F p.56)

Dell’uomo vengono trascurati dalla psicoanalisi, secondo Bachtin, tutti gli

aspetti che ne definiscono il posto e il ruolo nella storia, cioè la classe, la

nazione, l’epoca storica a cui appartiene, per considerare essenziale solo il sesso

e l’età; la coscienza dell’uomo viene così determinata dalla sua essenza

biologica, dalla sessualità, e non già dalla sua essenza storica. Questo è secondo

Bachtin il motivo ideologico del freudismo.

Nei periodi di crisi, quando la classe egemone ha esaurito la sua spinta

propulsiva, si assiste costantemente ad un richiamo all’animalità dell’uomo; la

nascita, il coito e la morte, i tre avvenimenti fondamentali della vita animale

dell’uomo, divengono il centro gravitazionale dell’ideologia, fino a diventare un

surrogato della storia. Questa tendenza, individuata da Bachtin nei grandi

periodi storici di crisi e avvicendamento rivoluzionario109, si manifesta anche

nell’epoca della decadenza della borghesia. La tendenza a trovare sicurezza al di

là di tutto ciò che è storico e sociale, la sfiducia nella ragione e la centralità

dell’individuo organico sono il sintomo della disgregazione e del crollo

dell’universo borghese e si manifestano in modo particolarmente chiaro nella

teoria psicanalitica.

109 «Il motivo dell’onnipotenza e della saggezza della natura

(soprattutto della natura dell’uomo, delle sue pulsioni biologiche) e

dell’impotenza del vuoto e dell’inutile avvicendarsi della storia — risuona alla

stessa maniera, sia pure con sfumature e toni emozionali diversi, in fenomeni

come l’epicureismo, lo stoicismo, la letteratura del crollo di Roma (per esempio

nel Satyricon di Petronio) e nella filosofia scettica degli aristocratici francesi della

fine del XVII secolo e del XVIII. Il timore della storia, la valutazione eccessiva dei

beni della vita personale e privata, il primato del biologico e del sessuale

nell’uomo sono i tratti comuni di questi fenomeni ideologici». (F p.59)

Page 78: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Analizzando i principi della teoria psicologica bachtiniana si era individuato

nella reazione verbale lo strumento di indagine privilegiato dell’indagine

psicologica, ciò a patto che la reazione verbale venisse considerata

sociologicamente.

La formazione di reazioni verbali è possibile solo se esiste un ambiente

sociale. Il complesso apparato dei nessi verbali esiste e si produce solo in un

lungo processo, organico e plurivoco, di socializzazione tra organismi.La

psicologia non può fare a meno di metodi oggettivi e sociologici. La psicologia

deve studiare con metodi oggettivi il comportamento materialmente manifesto

dell’uomo in un ambiente naturale e sociale. (F p.72)

Anche Freud ritiene di aver sviluppato l’unico tentativo di costruire

un’autentica psicologia oggettiva, naturalistica. In effetti, l’analisi del lavoro di

Freud porta l’attenzione sul problema fondamentale della psicologia, il problema

cioè «delle reazioni verbali e del loro significato all’interno del comportamento

dell’uomo». (F p.73) «Tutti i fenomeni psichici e tutti i conflitti, proposti dalla

psicoanalisi alla nostra attenzione, non sono altro che reazioni complesse e

conflittuali tra reazioni verbali e non verbali dell’uomo»(F p.73). La teoria

freudiana coglie e analizza il carattere conflittuale dei rapporti tra discorso

esterno e discorso interno e delle stratificazioni del discorso interno, definito

nella terminologia psicoanalitica come conflittualità tra conscio e inconscio. La

forza e il valore della teoria freudiana sta nell’aver posto con grande acutezza

questi problemi, il suo limite sta nel non aver colto la natura essenzialmente

sociologica delle reazioni verbali. «Egli spiega processi che per loro natura sono

Page 79: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

sociali secondo l’ottica della psicologia individuale».

Freud inoltre trascura il carattere completamente ideologico del contenuto

della psiche; egli fa sì che tutta la serie di fenomeni ideologici, «dal pensiero più

confuso e dal desiderio più indistinto ed indefinito, fino ad un sistema filosofico,

o ad una complessa forma politica, […] sembri svilupparsi dagli elementi più

semplici della psiche individuale in un’atmosfera socialmente vuota». (F p.74)

Bachtin analizza il complesso della produzione teorica freudiana suddi-

videndolo in tre periodi: nel primo periodo (1890-97), vengono poste le basi

della ricerca psicoanalitica con gli studi di Freud e Breuer sull’isteria, nel secondo

periodo (1897-1914), si definiscono i tratti fondamentali e caratteristici dello

studio freudiano sull’inconscio, nel terzo periodo Freud, secondo Bachtin a causa

dell’influenza dei suoi discepoli ed in particolare di Otto Rank, si dedica a

speculazioni sempre più filosofiche. Di seguito, Bachtin analizza le maggiori

categorie della psicoanalisi e la loro evoluzione nei diversi periodi della

speculazione freudiana (la prima topica, il metodo catartico, la rimozione, la

censura, la teoria delle pulsioni, le tappe della sessualizzazione infantile, il

complesso edipico, il transfert, la seconda topica, la pulsione di morte,

l’identificazione), per poi esporre i suoi principi metodologici (con riferimento

particolare all’interpretazione dei sogni).

Conclusa l’esposizione della teoria psicoanalitica, Bachtin comincia ad

argomentare la sua interpretazione critica. In primo luogo, viene presa in esame

la pretesa della teoria freudiana di presentarsi come una scienza nuova e

oggettiva.

Non si è mai tentato da parte degli esponenti della scuola psicoanalitica un

raffronto con le altre tendenze teoriche dell’indagine psicologica, nella

convinzione della radicale novità delle intuizioni freudiane, secondo Bachtin

Page 80: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

invece, «il freudismo ha trasferito nelle sue teorie tutti i principali limiti della

psicologia soggettiva ad esso contemporanea» (F p.132). Innanzitutto, il

freudismo avrebbe fatto propria la vecchia distinzione dei fenomeni mentali,

introdotta da Tetens e ripresa da Kant, in «volontà (desideri, aspirazioni),

sentimento (emozioni, affetti) e conoscenza (percezioni, rappresentazioni, idee)»

(F p.133); Freud non fa altro, secondo Bachtin, che trasferire questi elementi

psichici nel campo dell’inconscio: «anche in esso troviamo desideri, sentimenti,

rappresentazioni». (F p.133) Ma la scomposizione della psiche nei suoi elementi,

nelle vecchie teorie psicologiche soggettiviste, muoveva dall’identificazione

dello psichico con il conscio e si realizzava in base al metodo introspettivo;

Bachtin ritiene che nulla autorizzi a strutturare l’inconscio in analogia con la

coscienza, ciò lo porta a sostenere che «Freud cerca di ottenere dai vecchi

mattoni soggettivi un edificio totalmente nuovo, quasi-oggettivo, della psiche

umana. Che cosa è infatti il “desiderio inconscio” se non lo stesso vecchio

mattone, semplicemente rivoltato dall’altra parte?» (F p.134) Nel trasportare

nell’inconscio i meccanismi del conscio, Freud «conserva in essi tutta la pienezza

della loro differenziazione oggettiva e della loro chiarezza logica» (F p.135);

l’inconscio e i suoi meccanismi (ad esempio la censura e il transfert)

manifestano per la psicoanalisi un’enorme competenza e un’acuta accortezza

ideologica, eseguono una scelta perfettamente logica, etica e estetica tra le

emozioni vissute. Nei “meccanismi” inconsci, secondo Bachtin, di effettivamente

meccanico non c’è nulla, giacché essi sono integralmente ideologici.

L’introduzione dell’analisi dell’inconscio non aiuta la psicanalisi a superare

il dualismo esterno-interno, soggettivo-materiale già operante nella psicologia

della coscienza.

Page 81: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Avendo assunto una posizione soggettiva, la psicoanalisi si è privata di un

approccio diretto e immediato alla materia. Con essa non ci sono vie di mezzo, si

deve o ignorarla del tutto o incorporarla nella psiche. Infatti Freud e i suoi

discepoli non si imbattono mai direttamente nel contenuto materiale e nei

processi materiali dell’organismo corporeo; essi cercano soltanto l’immagine

riflessa del somatico nella psiche, cioè in ultima analisi, sottopongono l’organico

ai metodi dell’introspezione, lo psicologizzano. (F p.136)

Questo processo di psicologizzazione si evidenzia ad esempio nello studio

freudiano delle zone erogene, in cui vengono analizzati soltanto gli equivalenti

psichici delle parti sessualmente eccitabili del corpo, cioè «il ruolo che le

rappresentazioni e i desideri soggettivi connessi a queste zone giocano nella vita

psichica dell’uomo, secondo l’ottica della sua introspezione interiore» (F p.136).

Per Bachtin da ciò deriva una duplicazione delle zone erogene: il loro sviluppo

nella psiche appare completamente indipendente dal loro sviluppo chimico-fisico

e biologico nell’organismo materiale.

Secondo Freud, le zone erogene definiscono il carattere e le azioni

dell’uomo; infatti, il carattere è indivisibile dalla sua espressione materiale nel

comportamento dell’uomo, senza che c’entri affatto il corpo o la costituzione

fisica né qualunque altro tipo di ambiente materiale. (F p.137)

Freud realizza coerentemente, secondo Bachtin, una prospettiva sog-

gettivista, «in ultima analisi, tutta la realtà esterna è per lui soltanto un

“principio” psichico “di realtà”, che egli mette sullo stesso piano del “principio di

piacere”» (F p.138).

Page 82: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Alcuni sostenitori della teoria psicoanalitica, facendo riferimento alla teoria

delle pulsioni, ritengono che la sua base oggettiva sia la biologia; Bachtin ritiene

che ciò sia assolutamente infondato, a causa della psicologizzazione e della

soggettivizzazione del biologico realizzata da Freud. Analizzando le pulsioni

dell’“Io”, Bachtin ne rileva il carattere assolutamente soggettivo: «perfino i

vitalisti non ammettono mai chiaramente che la biologia possa avere a che fare

con l’“Io”» (F p.139). Quanto poi alla teoria delle pulsioni dell’ultimo periodo,

Bachtin ritiene che queste abbiano un carattere chiaramente metafisico, l’eros

privato di qualsiasi fonte somatica finisce per diventare un analogo dell’Élan

vital di Bergson o della Volontà schopenhaueriana. In conclusione, «la

psicoanalisi rimane in tutto fedele al principio dell’esperienza interna

soggettiva» (F p.139).

Pur rivelandosi come una variante delle teorie psicologiche soggettive, la

psicoanalisi si distacca da queste per la sua caratterizzazione della dinamica

psichica; la psicologia pre-freudiana aveva una visione pacificata e ottimista

della vita psichica, Freud rompe radicalmente con questo ottimismo psicologico

cogliendo nella dinamica delle pulsioni il carattere travagliato e “tragico”

dell’accadere psichico.

Secondo Bachtin, l’intera teoria psicologica di Freud è solo una particolare

interpretazione del racconto verbale dell’uomo, e solo su questo si basa. Pur non

cercando le motivazioni immediate della coscienza, nel tentativo di penetrare gli

strati più profondi della psiche, egli «non cerca l’aspetto oggettivo di questi

racconti, non ne cerca le radici fisiologiche e sociologiche, ma si sforza di trovare

in essi le vere motivazioni del comportamento: il malato stesso deve riferirgli

sulle profondità dell’“inconscio”» (F p.143). Freud cerca di dare un nuovo

orientamento all’introspezione, cerca di farle penetrare gli strati più profondi

Page 83: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

della psiche, ma considera il metodo introspettivo l’unico in grado di verificare la

realtà dei fenomeni psichici, anche l’inconscio deve essere analizzato attraverso

l’introspezione. La dinamica psichica viene analizzata dunque dalla psicoanalisi

attraverso l’espressione verbale cosciente, «è data nella luce ideologica della

coscienza, per cui di conseguenza, non è dinamica di forze psichiche, bensì

soltanto di motivazioni diverse della coscienza» (F p.144). L’inconscio non è

altro, in tale prospettiva, che una delle motivazioni della coscienza, una delle

maniere ideologiche di interpretare il comportamento. Si è detto che per Bachtin

la coscienza dell’uomo singolo non è altro che l’ideologia del suo compor-

tamento, come le ideologie concrete, espressioni di una prospettiva di classe,

può essere analizzata solo penetrando il gioco delle forze oggettive materiali che

la determinano. Lo psicologo oggettivista

non presta fede a nessun discorso verbale, a nessuna motivazione o

spiegazione che il soggetto, sulla base della sua esperienza interna, dà del suo

comportamento; cerca invece di chiarire le radici oggettive sia del

comportamento che delle espressioni verbali dell’uomo. (F p.145)

Lo psicologo oggettivista considera le espressioni verbali riflessi delle

condizioni oggettive, fisiologiche e socio economiche, del comportamento.

«Dietro la “dinamica psichica” e la lotta delle motivazioni, lo psicologo

oggettivista scoprirà la dialettica materiale della natura e della storia» (F p.145).

Freud, anziché procedere in questo modo, si lascia prendere dalla lotta delle

motivazioni soggettive della coscienza, egli si limita a scegliere tra le

motivazioni quelle inconsce e ad analizzarle in un modo particolare.

Secondo Bachtin, le forze psichiche individuate da Freud (l’“Io”, l’“Es” e il

Page 84: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

“Super Io”) sono una costruzione arbitraria, con cui egli tenta di render conto

della reale lotta delle motivazioni che si traduce nelle espressioni verbali. La

teoria psicoanalitica è a suo parere una proiezione nella psiche di alcune reazioni

oggettive del mondo esterno, in particolare in essa si esprimono le complesse

interrelazioni sociali tra malato e medico. Il setting analitico comporta una

situazione socialmente molto strutturata; il paziente desidera nascondere certe

sue emozioni al medico e tenta di fargli accettare le sue opinioni sulla sua

malattia, il medico cerca di imporre al paziente la sua autorità spingendolo ad

accettare una corretta visione della malattia, ciò si realizza in una situazione in

cui i ruoli sociali sono definiti, così come lo sono le situazioni gerarchiche e

contingenti (età, professione, sesso, posizione sociale), che ugualmente contri-

buiscono a determinare la forma dell’interazione verbale. Freud pone alla base

della sua teoria i racconti del paziente, ma nella realtà «non una sola

espressione verbale può essere accreditata soltanto a colui che la esprime: essa

è il prodotto dell’interazione dei parlanti o, più in generale, è un prodotto di tutta

la complessa situazione sociale nella quale l’espressione è nata» (F p.146). La

parola è un “entimema sociale”, come si è detto, è un “atto a due facce”, non

può in nessun caso essere attribuito esclusivamente al suo emittente. Secondo

Bachtin, come si è in precedenza accennato, è la complessa situazione sociale in

cui il parlante si trova coinvolto che determina completamente la scelta delle

parole attraverso cui questo si esprime, le stesse “emozioni psichiche vissute”,

in cui si cerca il movente e il referente interno delle espressioni, sono soltanto

una interpretazione unilaterale e semplificata di un complesso fenomeno so-

ciale.

Avviene in esse un particolare tipo di “proiezione” mediante il quale

Page 85: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

accumuliamo (proiettiamo) sull’“animo individuale” la complessa totalità dei

rapporti sociali. La parola è quasi uno scenario sul quale si rappresenta la

socializzazione più recente durante il cui processo essa è nata, e questa

socializzazione è a sua volta un momento di una più vasta socializzazione del

gruppo sociale cui il parlante appartiene. (F p.147)

Per comprendere adeguatamente questo scenario, è necessario per

Bachtin riportare alla memoria tutte le complesse interrelazioni sociali di cui

l’espressione verbale rappresenta la rifrazione ideologica.

Ciò che è stato detto riguardo al discorso esterno vale anche nel caso del

discorso interno, ugualmente prodotto di una socializzazione e ugualmente

indirizzato verso un potenziale ascoltatore. Tutte le espressioni verbali del

paziente, su cui si basa la psicoanalisi, sono scenari dell’immediato micro-evento

sociale in cui si sono generate, cioè della seduta psicoanalitica, in esse non si

riflette la dinamica dell’animo individuale, ma la dinamica sociale delle relazioni

tra medico e paziente. La costruzione psicoanalitica proietta, secondo Bachtin,

sulla psiche individuale del paziente tutta la dinamica determinata

dall’interrelazione tra medico e paziente.

Bachtin rivolge una critica argomentata ad un’altro aspetto centrale della

costruzione psicoanalitica, ovvero alla strutturazione dell’inconscio nell’età

infantile. A suo parere tutta la teoria dei complessi infantili è ottenuta con

metodo retrospettivo, si fonda interamente sull’interpretazione dei ricordi degli

adulti, sull’ «interpretazione del passato secondo il punto di vista del presente»;

tale metodo non permette di giungere a nessuna conclusione reale e oggettiva,

dal momento che «non si può parlare di un ricordo oggettivo delle nostre

emozioni interne vissute nel passato» (F p.149-50).

Page 86: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

“L’attrazione sessuale verso la madre”, “il padre-avversario”, “l’odio per il

padre”, “il desiderio che egli muoia”: se si toglie a questi “avvenimenti” il

significato pregnante, il tono valutativo, il peso ideologico che essi acquistano

soltanto nel contesto del nostro presente “adulto” cosciente, che cosa ne

rimane? (F p.150)

Da una serie eterogenea di fatti oggettivi (l’eccitabilità precoce degli

organi sessuali e di altre zone erogene, la difficoltà di svezzamento del bambino

e il suo legame esclusivo con la madre), Freud elabora la grandiosa costruzione

del complesso edipico in modo assolutamente arbitrario; «la teoria del

complesso edipico non è altro che una manifesta deformazione ideologica,

proiettata sull’animo infantile, il complesso edipico non è affatto l’espressione

chiara e genuina di fatti fisiologici oggettivi» (F p.152). Il carattere arbitrario di

alcune elaborazioni freudiane, si trova amplificato fino al paradosso nei lavori di

alcuni seguaci di Freud, in particolare Bachtin critica la «costruzione totalmente

mostruosa “del trauma della nascita”» di Otto Rank110, il quale muovendo dalla

constatazione del trauma fisiologico dell’organismo al momento della nascita,

elabora una teoria psicologica, paradossale e riduzionista in modo insostenibile,

che pretende di riportare ogni accadimento psichico all’esperienza “tragica”

della nascita.

Della dinamica psichica, una volta esclusi gli aspetti inaccettabili della

teoria psicanalitica, rimangono secondo Bachtin soltanto «i conflitti all’interno

110 Il titolo dell’opera, Freudismo, è indicativo di come più che alla

teoria freudiana, la critica bachtiniana intendesse rivolgersi alle degenerazioni

teoriche dei seguaci di Freud, all’ideologia psicoanalitica nei suoi eccessi,

riduzionistici fino al paradosso.

Page 87: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

del comportamento verbalizzato dell’uomo: una lotta di motivazioni e non una

lotta di forze materiali» (F p.152), dietro tale lotta ideologica si nascondono

processi oggettivi e materiali, ma il freudismo si preclude a priori la possibilità di

una loro analisi; per coglierli è di fatti necessario uscire dai limiti di ciò che gli

uomini possono raccontare di sé stessi, solo la metodologia elastica del materia-

lismo dialettico è in grado, per Bachtin,di far luce su tali conflitti.

Freud critica a ragione la psicologia della coscienza, in nessun caso la

motivazione cosciente che l’uomo dà delle sue azioni può spiegarle

scientificamente, ma neppure le motivazioni dell’inconscio spiegano il

comportamento, non essendo l’inconscio che un’altra forma di coscienza, una

sua diversa espressione ideologica. Le motivazioni inconsce portate alla luce

nella seduta psicoanalitica sono, come le motivazioni coscienti, reazioni verbali,

si distinguono da queste soltanto per il loro contenuto ideologico; Bachtin

propone di chiamare “coscienza non ufficiale” l’inconscio freudiano, per

distinguerlo dalla normale coscienza “ufficiale”. Per la psicologia oggettiva, le

motivazioni della coscienza ufficiale sono date nel discorso esterno e interno in

modo assolutamente identico a quelle della coscienza non ufficiale, ed entrambe

sono completamente definite da fattori oggettivo-sociali.

Si è detto come Bachtin insista nell’affermare la mancanza di un diritto di

proprietà dei singoli sulla parola,

tutto il verbale (allo stesso modo, sia il discorso interno che quello esterno)

nel comportamento umano non può in nessun caso essere attribuito ad un

soggetto individuale isolatamente preso: esso non è una sua proprietà privata

ed esclusiva, ma appartiene al suo gruppo sociale (al suo ambiente sociale). (F

p.156)

Page 88: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Qualunque motivazione, di qualunque tipo essa sia, o presa di coscienza di

sé (l’autocoscienza è per Bachtin sempre verbale, si riduce alla scelta di un

determinato complesso verbale), implica l’assoggettarsi a una norma sociale,

l’inserirsi in un orizzonte ideologico. «L’autocoscienza in ultima istanza ci porta

sempre a una coscienza di classe, di cui è il riflesso e la specificazione in tutti i

momenti fondamentali, essenziali. Qui si trovano le radici oggettive anche delle

reazioni verbali più personali e intime» (F p.157). Solo i metodi oggettivi

elaborati dalla scienza marxista delle ideologie sono in grado di studiare queste

radici oggettive.

Alla coscienza censurata freudiana, corrispondono per Bachtin quegli

aspetti dell’ideologia quotidiana che riflettono i momenti più costanti e

dominanti della coscienza di classe, in questi strati ideologici il discorso interno

può esternarsi senza difficoltà essendo in sintonia con l’ambiente ideologico

circostante. Gli altri strati, corrispondenti all’inconscio freudiano, testimoniano

una frattura nel legame del singolo con l’ambiente ideologico, un’instabilità delle

motivazioni ideologiche coerenti.

Il contenuto e la composizione degli strati non ufficiali dell’ideologia

quotidiana sono condizionati, come anche gli strati già censurati (le ideologie

concrete, morale, diritto, concezioni del mondo), dall’epoca e dalla classe:

per esempio, le passioni omosessuali dell’antica classe dominante ellenica

non creavano nessun conflitto nella loro ideologia quotidiana, per cui passavano

liberamente nel discorso esterno e trovavano perfino un’espressione ideologica

formalizzata (ricorderemo il Simposio di Platone). (F p.161)

Page 89: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Nelle epoche successive, la condanna morale e religiosa dell’omofilia ne

rese impossibile la tematizzazione verbale, se non in quella ‘pattumiera’ del

linguaggio che sono le espressioni ingiuriose111.

La caratteristica natura conflittuale della psiche nella teoria freudiana, è

per Bachtin da porre in relazione al legame del freudismo con le istanze

ideologiche della borghesia, classe in disfacimento e ideologicamente

disgregata. In tale situazione di frattura necessaria tra coscienza ufficiale e

coscienza non ufficiale, le istanze devianti non trovano possibilità di espressione,

perdono il loro carattere verbale trasformandosi in un “corpo allogeno” nella

psiche. Si amplia in tal caso la sfera dell’animalità dell’uomo a scapito della sua

essenza sociale112.

Non tutti i motivi che entrano in conflitto con l’ideologia ufficiale sono

destinati, secondo Bachtin,a degenerare in un discorso interno torbido e a

morire; in una società classista, se le motivazioni inconsce sono radicate negli

interessi materiali di un gruppo sociale sufficientemente ampio e la loro presa di

coscienza si realizza come coscienza di classe, rendendo così possibile una

collaborazione e un’organizzazione in prospettiva di vantaggi comuni a tutti gli

appartenenti alla classe, le motivazioni della coscienza non ufficiale possono

entrare consapevolmente in conflitto con l’ideologia ufficiale ed affermarsi come

111 Questo aspetto è stato analizzato da Louis-Jean Calvet nell’ultima

parte di Pour et contre Saussure.112 Bachtin è qui in piena consonanza con le indicazioni marxiane

dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 in cui si sostiene che nella società

capitalista «l’uomo (il lavoratore) si sente ormai libero soltanto nelle sue funzioni

bestiali, nel mangiare, nel bere, nel generare, […] Il bestiale diventa l’umano e

l’umano il bestiale. Il mangiare, il bere, il generare, ecc. , sono in effetti anche

schiette funzioni umane, ma sono bestiali nell’astrazione che le separa dal

restante cerchio dell’umana attività e ne fa degli scopi ultimi e unici».

Page 90: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

ideologia rivoluzionaria.

Un tratto del freudismo particolarmente indicativo del suo rapporto con la

disgregazione ideologica della borghesia è la totale sessualizzazione della

famiglia e dei rapporti familiari che si realizza nel complesso edipico.

La famiglia — questo pilastro e caposaldo del capitalismo —

evidentemente ha già uno scarso valore economico e sociale e dice poco al

cuore; perciò è possibile la sua totale sessualizzazione, quasi una nuova

denotazione, uno “straniamento”, come direbbero i nostri formalisti. Il

complesso edipico è effettivamente un magnifico straniamento della cellula

familiare. Il padre non è il padrone dell’impresa né il figlio è un erede: il padre è

solo un amante della madre e il figlio è il suo rivale!

Con lo steinerismo e il bergsonismo, il freudismo appare a Bachtin uno dei

tentativi di fondare il mondo al di là del sociale e dello storico, realizzati

mediante differenti surrogati: la magia, l’istinto e la sessualità. «Quando sono

chiuse le vie creative della storia, rimangono solo i vicoli ciechi del superamento

individuale di una vita divenuta insulsa».

La psicoanalisi appare a Bachtin un prodotto della disgregazione ideologica

della borghesia europea, egli ritiene impossibile separare dal suo guscio

ideologico un nocciolo razionale compatibile col marxismo e ogni tentativo in tal

senso è destinato a fallire, pertanto Bachtin conclude la sua opera dedicata alla

teoria freudiana con una critica dei tentativi di coniugare la psicoanalisi

freudiana con la reattologia, la psicologia oggettiva e in generale il marxismo

intrapresi negli anni venti in Russia.

Page 91: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

2.2.2 Bachtin e la psicoanalisi. Oltre la critica

La critica bachtiniana della psicoanalisi viene aspramente contestata da

Jean-Louis Houdebine, che vi scorge la reazione di un “partigiano dell’ordine”,

realizzata con gli strumenti degli «ideologhi più ottusi del marxismo-leninismo

degli anni 1920-30»113, alla rivoluzionaria scoperta freudiana. L’errore

fondamentale dell’interpretazione di Bachtin della psicoanalisi consiste secondo

Houdebine nell’avere trascurato la divisione interna al soggetto a vantaggio

della dimensione sociale del verbale.

Tale è il limite di un dialogismo che, se valorizza le divisioni relative al

discorso nelle condizioni stesse della sua produzione sociale intersoggettiva

(emittente/destinatario), si rivela al contempo incapace di cogliere l’altra

divisione da cui è segnata altrettanto fondamentalmente la lingua, e nella sua

stessa materialità […]. In altri termini, la cecità massima riguarda l’alterità di

base, la Spaltung inscritta all’interno del soggetto […] questa alterità è

costantemente considerata da Bachtin esterna al soggetto parlante.114

Bachtin si trova nell’impossibilità di cogliere i fenomeni linguistici messi in

causa nell’analisi altrimenti che in termini di coscienza e di milieu sociale; la

problematica del soggetto (nel senso freudiano del termine) gli è in tal modo

preclusa. Houdebine critica inoltre il rigetto “banalmente reazionario”

dell’importanza del fattore sessuale nell’analisi freudiana e la definizione della

psicoanalisi come “psicologia di declassati”, che portano a suo parere il pensiero

113 Jean-Louis Houdebine, Langage et marxisme, p.220.114 Ivi, p.221. Houdebine riprende qui la critica all’occultamento

dell’istanza dei significanti già avanzata analizzando la critica bachtiniana della

linguistica di Saussure (vedi nota 21 p.18).

Page 92: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

di Bachtin verso conclusioni reazionarie e antilibertarie.

Certamente tali critiche sono in gran parte pertinenti e sono da porre in

conto alla situazione storica particolare in cui il libro venne pubblicato, al

riguardo della negazione della Spaltung del soggetto, Julia Kristeva (che pure si

muove in un ambito ideologico prossimo a quello di Houdebine) pare di parere

opposto, allorché afferma, riferendosi al libro di Bachtin su Dostoevskij:

pur senza menzionare Freud (il libro non comporta alcun riferimento alla

psicoanalisi), Bachtin studierà la “parola”, cioè il discorso […] come un terreno

su cui si confrontano delle istanze discorsive, degli “io” che parlano. Dialogismo

sarà il termine che designa questa doppia appartenenza del discorso a un “io” e

all’altro, questa Spaltung del soggetto che la psicoanalisi stabilirà con

circospezione scientifica, questa topologia del soggetto nei confronti del “tesoro

dei significanti” (Lacan) al di fuori di lui.115

E ancora:

il dialogo non è soltanto il linguaggio assunto dal soggetto, ma è una

scrittura nella quale si legge l’altro (senza alcuna allusione a Freud). Così il

dialogismo bachtiniano designa la scrittura ad un tempo come soggettività e

come comunicatività, o per meglio dire, come intertestualità; di fronte a tale

dialogismo, la nozione di “persona-soggetto della scrittura” comincia a sfumare

per cedere il posto ad un’altra, a quella dell’“ambivalenza della scrittura”.116

115 Julia Kristeva, Una poetica in rovina, p.70.116 Julia Kristeva, La parola, il dialogo e il romanzo, in Augusto Ponzio

(a cura di), Michail Bachtin. Semiotica, teoria della letteratura e marxismo,

p.111.

Page 93: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

È dunque possibile individuare nel pensiero di Bachtin, oltre la critica di

Freudismo, le tracce di un’influenza diretta della teoria freudiana e alcune

significative convergenze tematiche con questa.

Prima di abbandonare Freudismo, è opportuno segnalare un’intuizione

particolarmente rilevante dell’analisi bachtiniana, ovvero la centralità dell’analisi

linguistica all’interno della prospettiva freudiana.

La lettura che in Freudismo si propone di Freud è rivolta a evidenziare la

struttura linguistica dell’inconscio. La conflittualità fra conscio e inconscio

consiste in complesse relazioni tra reazioni verbali e non verbali, in conflitti fra

discorso interno e discorso esterno nell’ambito dello stesso comportamento

verbale dell’uomo ed inoltre tra le diverse stratificazioni del discorso interno.117

C’è in Bachtin la chiara consapevolezza di quanto soprattutto Lacan a

proposito di Freud ha contribuito a dimostrare: «A qualunque livello, quando

compie un’analisi dell’inconscio, Freud fa sempre un’analisi di tipo linguistico»118,

da cui la proposta di «ricondurre l’esperienza psicoanalitica alla parola e al

linguaggio come ai suoi fondamenti»119.

Augusto Ponzio individua diversi punti di contatto tra la prospettiva

117 Augusto Ponzio, Michail Bachtin. Alle origini della semiotica

sovietica, p.62-63.118 Jaques Lacan, Conversazione con P. Caruso, in Conversazioni con

Levi-Strauss, Foucault, Lacan, a cura di P. Caruso, Milano, Mursia, citato in

Augusto Ponzio, Michail Bachtin. Alle origini della semiotica sovietica, p.63.119 Jaques Lacan, Funzione e campo della parola e del linguaggio in

psicoanalisi, in La cosa freudiana e altri scritti, Torino, Einaudi, 1972.

Page 94: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

bachtiniana e quella di Jacques Lacan: la considerazione del linguaggio non

come semplice strumento di comunicazione, ma come materiale di cui è fatta

l’esperienza stessa del parlante, l’affermazione che la significazione si realizza

attraverso una catena salda e ininterrotta di rimandi da segni a segni che rende

impossibile qualsiasi fuoriuscita di significato dal materiale segnico, oltre

l’intuizione dell’importanza dell’analisi del linguaggio verbale nella teoria

freudiana e della natura linguistica dell’inconscio, di cui si è già detto120. Tali

convergenze non sono casuali e vanno messe in relazione alla comune influenza

subita dai due autori della linguistica strutturale, della psicoanalisi e del marxis-

mo.

L’interesse di Bachtin per la psicoanalisi non si esaurisce con la critica di

Freudismo, si possono trovare riferimenti espliciti ad esempio negli scritti

dell’ultimo periodo, in cui traspare, se non un mutamento di prospettiva, un

approfondimento dell’analisi, soprattutto dell’opera di Carl Gustav Jung, al

tempo di Freudismo conosciuto solo di nome come seguace di Freud121:

tentativo di comprendere il rapporto di interazione con la parola altrui

attraverso la psicoanalisi e l’«inconscio collettivo». Quello che gli psicologi (e

soprattutto gli psichiatri) portano alla luce è esistito un tempo. Non si è però

conservato nell’inconscio (sia pure collettivo), ma è cristallizzato nelle memorie

delle lingue, dei generi, dei riti e da qui penetra nei discorsi e nei sogni

(raccontati, ricordati coscientemente) degli uomini (che hanno una determinata

costituzione psicologica e si trovano in una particolare condizione. Ruolo della

120 Augusto Ponzio, Marxismo, scienza e problema dell’uomo, p.215-

224.121 Jung viene citato solo in una nota in Freudismo, in un contesto

che denuncia l’ignoranza al riguardo dell’autore.

Page 95: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

psicologia e della così detta psicologia della cultura).122

Un’analisi approfondita della psicoanalisi, analoga a quella svolta in

Freudismo, non si trova negli scritti tardi di Bachtin, ciò limita le possibilità di

cogliere in modo esplicito un cambiamento nel suo orientamento nei confronti di

questa; ciò che indubbiamente traspare dai lavori degli ultimi anni è un interesse

costante e un continuo approfondimento degli studi sulla teoria freudiana.

Alcuni critici si sono esercitati nella ricerca di spunti tematici comuni sia a

Bachtin sia a autori legati al pensiero psicanalitico, Gian Carlo Belletti analizza le

affinità tra la figura del trickster studiata da Jung123, l’analisi freudiana svolta in

Grande è la Diana degli efesini124 e le immagini del carnevale analizzate nel

Rabelais125, Augusto Ponzio utilizza uno scritto freudiano per illustrare il concetto

di dialettica in Bachtin:

122 Michail Bachtin, Dagli appunti del 1970-71, in L’autore e l’eroe,

Torino, Einaudi, 1988, p.362. Gli appunti in questione sono, come altri scritti

dell’ultimo periodo, brevi notazioni frammentarie, spesso della massima

rilevanza teorica ma scritti di getto, senza nessuna cura e sistemazione; ciò ne

rende spesso problematica l’interpretazione.123 Carl Gustav Jung, Contributo allo studio psicologico della figura

del briccone, in P. Radin, C. G. Jung, K. Kerényi, Il briccone divino, Milano, 1956.124 Sigmund Freud, Grande è la Diana degli efesini, in Totem e tabù e

altri saggi di antropologia, Roma, 1974.125 Gian Carlo Belletti, Bachtin-Freud. Motivi di un incontro, in Saggi

su Bachtin. L’immagine riflessa, Genova, Tilgher, 1984, p.335. Anche V. V. Ivanov

individua un legame tra i lavori di Bachtin e di Jung e sostiene la «vicinanza

delle idee di Bachtin alle riflessioni sugli archetipi di Jung e anche di Frye», in

Significato delle idee di Michail Bachtin sul segno, l’atto di parola e il dialogo per

la semiotica contemporanea, in Augusto Ponzio (a cura di), Michail Bachtin.

Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, p.253 nota 1.

Page 96: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

la plurivocità caratteristica del segno, che trova la massima espressione

nelle lingue più antiche, dove una stessa parola poteva essere usata per

esprimere nozioni diametralmente opposte, si ripresenta nella forma della

opposizione, della ambivalenza dei simboli onirici. È singolare che tanto Bachtin

che studia la plurivocità del segno verbale, sia Freud che studia la tendenza del

lavoro onirico a esprimere «mediante lo stesso mezzo raffigurativo un elemento

contrario» si richiamino all’ambivalenza delle parole delle lingue più antiche,

riscontrata per esempio nei geroglifici egiziani. L’originario significato opposto

delle parole, dice Freud, costituisce il «meccanismo precostituito» che viene

ripreso nel sogno e che «viene sfruttato, per vari intenti , dal lapsus verbale per

cui si dice il contrario».126

Oltre questi esercizi esegetici, che fanno spesso riferimento a testi e a temi

marginali rispetto all’opera degli autori in questione, di notevole rilevanza

teorica sono i tentativi di coniugare la prospettiva bachtiniana e quella

psicoanalitica nell’indagine estetica e critico-letteraria; tra questi di particolare

rilievo sono i lavori di Francesco Orlando127, di Mario Lavagetto128 e soprattutto

degli autori strutturalisti e poststrutturalisti francesi, in particolare di Julia

Kristeva129 e di Tzvetan Todorov.

126 Augusto Ponzio, Segni e contraddizioni. Fra Marx e Bachtin, p.244.

Le citazioni da Freud sono da Über den Gegensinn der Urworte, trad. it.

Significato opposto delle parole primordiali, in Freud, Opere, VI, Torino,

Boringhieri, 1975. 127 Francesco Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura,

Torino, Einaudi, nuova edizione ampliata, 1987.128 Mario Lavagetto, Freud la letteratura e altro, Torino, Einaudi,

1985.129 Si è già detto dell’importanza delle analisi della Kristeva e di

Page 97: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Molteplici analogie profonde legano inoltre l’impostazione teorica di

Bachtin a quella dello psicanalista e psichiatra cileno Ignacio Matte Blanco; data

la rilevanza delle implicazioni epistemologiche coinvolte in tale rapporto, se ne

rimanda la trattazione al capitolo conclusivo, dedicato all’analisi delle tematiche

bachtiniane in relazione all’epistemologia.

come queste abbiano condizionato la ricezione del pensiero di Bachtin

nell’Europa occidentale; per suo tramite le tematiche bachtiniane sono

penetrate nel dibattito sullo statuto scientifico delle scienze umane e hanno

influenzato i lavori di Roland Barthes, Gerard Genette, Algirdas Julien Greimas e

di molteplici altri autori di analoga ispirazione teorica.

Page 98: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

3 Translinguistica

Teoria dell’enunciato e metodologia critica

3.1 Metalinguistica. L’analisi pragmatica del discorso

Le analisi semiotico-linguistiche e psicologiche elaborate negli scritti

pseudonimici degli anni venti costituiscono la base teorica dei lavori successivi

di Bachtin, individuano gli orientamenti fondamentali dei suoi studi di estetica e

critica letteraria, in particolare delle monografie su Dostoevskij e Rabelais. In

queste opere il pensiero bachtiniano si organizza in un progetto profondamente

originale, le cui direttive sono determinate dalla proposta bachtiniana di

un’analisi scientifica dell’enunciato capace di coglierne la valenza globale, oltre i

limiti dell’analisi linguistica denunciati in Marxismo e filosofia del linguaggio.

Viene così delineandosi il progetto di una «metalinguistica, intendendo con ciò lo

studio, non ancora organizzato in determinate singole discipline, di quegli

aspetti della vita della parola che esulano — del tutto legittimamente — dall’am-

bito della linguistica» (DPS p.235)130.

In questo capitolo si cercherà di enucleare i cardini teorici su cui tale studio

si articola, individuando di alcune categorie bachtiniane la valenza e le modalità

di funzionamento.

130 Julia Kristeva propone di tradurre ‘metalingvistika’ con

‘translinguistica’, per evitare confusioni con la nozione linguistica di

metalinguaggio, Tzvetan Todorov ritiene che il progetto bachtiniano non sia che

un’analisi ‘pragmatica’ del discorso, e ritiene Bachtin l’iniziatore di questa

disciplina.

Page 99: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

3.1.1 Teoria dell’enunciato

Il limite della linguistica contemporanea era stato individuato da Bachtin

nella sua incapacità di tematizzare l’enunciato nella sua completezza, nel suo

tendere l’attenzione esclusivamente all’aspetto verbale decontestualizzato del

discorso (da cui la critica alla linguistica astraente e ipostatizzante di Marxismo e

filosofia del linguaggio), anche quando prende in considerazione gli elementi

extraverbali (come il ‘contesto’ per la scuola di Kazan), la linguistica li considera

fattori accessori, che non determinano dall’interno l’enunciato. Si tratta quindi in

primo luogo per Bachtin di cercare di individuare le componenti reali dell’enun-

ciato, in quanto è questa datità primaria che la translinguistica deve indagare.

Un primo tentativo in tal senso si trova in un articolo firmato da Volosinov,

Il discorso nella vita e il discorso nella poesia, del 1926, in cui vengono cercate

nel linguaggio quotidiano le basi e le potenzialità della forma artistica letteraria.

La parola nella vita viene creata in un contesto extraverbale, cui rimane

inscindibilmente legata. I giudizi (conoscitivi, etici, politici, estetici), vanno oltre

ciò che è contenuto nell’elemento specificamente linguistico, verbale

dell’enunciazione, «essi insieme alla parola colgono anche la situazione

extraverbale dell’enunciazione» (LPS p.27-28). Si tratta dunque di determinare

le componenti di tale contesto e il loro ruolo costitutivo nel linguaggio

quotidiano. Secondo B.,

Il contesto extraverbale dell’enunciazione si compone di tre elementi: 1)

l’orizzonte spaziale comune ai parlanti (unità del visibile) […], 2) la comune

conoscenza e comprensione della situazione ed, infine, 3) la comune valutazione

di questa situazione. (LPS p.29)

Page 100: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

L’enunciazione si basa quindi sul “visto insieme”, sul “conosciuto insieme”

e sul “valutato concordemente”. L’enunciazione quotidiana ha un ruolo

organizzativo sul piano pratico e collega i partecipanti in modo attivo, li

coinvolge in quanto “copartecipanti”. «L’enunciazione, di conseguenza, si basa

sulla loro reale, materiale appartenenza ad una stessa fetta di realtà oggettiva,

dando a questa comunanza materiale un’espressione ideologica ed un ulteriore

sviluppo ideologico» (LPS p.30). Lungi dall’agire dall’esterno come una forza

meccanica, «la situazione entra a far parte dell’enunciazione in quanto parte

costituente necessaria del suo contenuto semantico» (LPS p.30).

L’enunciazione, basandosi sulla comunanza delle valutazioni, ha un

carattere completamente sociale,

le emozioni individuali possono accompagnare il tono fondamentale della

valutazione sociale solo come armoniche: l’«io» può realizzarsi nella parola

soltanto basandosi sul «noi». In tal modo ogni enunciazione quotidiana è un

entimema oggettivo sociale. […] Chi non conosce il contesto della vita prossimo

a queste enunciazioni non può comprenderle. (LPS p.31)

Un ruolo particolarmente importante nel linguaggio quotidiano spetta

all’intonazione, che costituisce un tramite, un legame tra la parola e il contesto

extraverbale. L’intonazione si situa al confina tra il verbale e il non verbale,

porta la parola a contatto con la vita, è pertanto eminentemente sociale. «La

comunanza delle valutazioni principali sottintese è il canovaccio sul quale il vivo

discorso umano ricama i motivi dell’intonazione» (LPS p.35).

Uno stretto legame unisce “la metafora data dall’intonazione” con la

Page 101: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

“metafora espressa dal gesto”; entrambi hanno bisogno dell’appoggio corale dei

circostanti, «d’altro canto il gesto, così come l’intonazione, allarga la situazione,

introduce un terzo partecipante-eroe» (LPS p.38).

Ciascuna intonazione si orienta in due direzioni, verso l’ascoltatore e verso

l’oggetto dell’enunciazione, in quanto terzo vivo partecipante; questo duplice

orientamento sociale, che determina e dà un senso a tutti gli aspetti

dell’intonazione, è comune a tutti gli elementi dell’enunciazione verbale.

Dunque qualunque parola effettivamente pronunciata (o intenzionalmente

scritta), che cioè non giaccia addormentata nel vocabolario, è espressione e

prodotto dell’interazione sociale di tre elementi: il parlante (l’autore),

l’ascoltatore (il lettore) e colui (o ciò) di cui si parla (l’eroe). (LPS p.39)

In linea di principio, ciò che si è detto per il linguaggio quotidiano, vale

anche per il linguaggio artistico; malgrado sia necessaria in letteratura una

maggiore esplicitazione del contesto per renderne possibile la comprensione, è

comunque sempre necessario un completamento del suo orizzonte ideologico da

parte del lettore, che entra così come elemento strutturante nel racconto.

Il destinatario dell’opera copartecipa alla sua creazione, determina la

scelta dell’eroe (di ciò di cui si parla) e delle modalità di esposizione, pertanto

Bachtin sostiene che «“lo stile è l’uomo”, ma noi possiamo dire che lo stile

rappresenta perlomeno due uomini e più esattamente l’uomo e il suo gruppo

sociale» (LPS p.56).

La teoria dell’enunciato abbozzata in questo articolo viene approfondita

durante tutta la produzione teorica successiva di Bachtin, ad esempio in uno

scritto del 1959-61, Il problema del testo nella linguistica, nella filologia e nelle

Page 102: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

altre scienze umane, scrive:

l’enunciato (come totalità verbale) non può essere riconosciuta quale unità

di ultimo, supremo livello o piano della struttura linguistica (al di sopra della

sintassi), poiché essa entra in un mondo di rapporti totalmente diversi

(dialogici), non comparabili coi rapporti linguistici degli altri livelli. (Da un certo

punto di vista è possibile soltanto il raffronto dell’intera enunciazione con la

parola). L’intera enunciazione non è più un’unità della lingua (e non è un’unità

del “flusso verbale” o della “catena verbale”), ma un’unità del flusso verbale che

ha non un significato, bensì un senso.131

In questi passi appare chiaramente che rispetto alla prospettiva

translinguistica, tutto ciò che è verbale, linguistico è soltanto materiale, mezzo

dell’effettuazione dell’enunciato.

L’enunciato è sempre strutturato in funzione del suo ruolo nella prassi

comunicativa, ciò ne determina i “confini”, la sua compiutezza è

l’aspetto interiore dell’alternanza dei soggetti del discorso: questa

alternanza è possibile proprio perché il parlante ha detto (o scritto) tutto ciò che

in un certo momento o in certe condizioni voleva dire. Ascoltando o leggendo,

avvertiamo distintamente la fine di un’enunciazione, quasi sentissimo il dixi

conclusivo del parlante.132

131 Michail Bachtin, Il problema del testo nella linguistica, nella

filologia e nelle altre scienze umane, in L’autore e l’eroe, Torino, Einaudi, 1988,

p.316. Della distinzione bachtiniana fondamentale tra senso (tema) e significato

si dirà successivamente.132 Michail Bachtin, Il problema dei generi del discorso (1952-53), in

Page 103: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Tale compiutezza è definita da particolari criteri, il primo è la possibilità di

rispondere, di assumere nei riguardi dell’enunciazione una posizione responsiva;

a una proposizione linguistica isolata non si può rispondere, la si può solo

comprendere, mentre un’enunciazione impegna sul piano semantico e

assiologico. La sua compiuta totalità, che come detto garantisce la possibilità

della comprensione responsiva, è determinata, secondo Bachtin, da tre momenti

(o fattori), indissolubilmente legati nel tutto organico dell’enunciazione: 1)

l’esaustività di oggetto e di senso; 2) il progetto ovvero la volontà di discorso del

parlante; 3) le forme tipiche di composizione e di genere del compimento.133

I primi due momenti sono legati tra loro, l’esaustività dell’oggetto e del

senso possono variare di grado in relazione al progetto, alla volontà di discorso

del parlante; tale fattore determina conseguentemente l’orizzonte tipico

dell’enunciazione, la scelta di un determinato genere del discorso.

Secondo Bachtin il linguaggio si organizza in un’ampia serie di generi, più o

meno strutturati, più o meno vincolanti per il parlante, che adeguano al contesto

ideologico in cui l’enunciazione è prodotta il progetto del parlante.

Al parlante, dunque, sono date non soltanto le forme, per lui obbligatorie,

della lingua comune (il lessico e la grammatica); ma anche le forme, per lui non

meno obbligatorie, dell’enunciazione, cioè i generi del discorso, che sono

necessari per la reciproca comprensione tanto quanto le forme del linguaggio.134

L’autore e l’eroe, p.263. 133 Ivi, p.263-64.134 Ivi, p.68. La teoria bachtiniana dei generi del discorso trova un

notevole sviluppo nell’analisi delle forme concrete nella produzione artistica dei

generi discorsuali, nell’analisi dei generi letterari.

Page 104: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Rispetto alle norme linguistiche, i generi del discorso sono molto meno

rigidi, sono più mutevoli, elastici, ma per il parlante sono ugualmente normativi,

non sono creati da lui, ma gli sono dati.

Una singola enunciazione non può in nessun caso essere quindi

considerata una combinazione assolutamente libera di forme del linguaggio,

come ritiene ad esempio Saussure135; la scelta del genere, determinata dalle

condizioni reali dell’effettuazione dell’enunciazione, impronta globalmente la

totalità dell’espressione. Il genere scelto detta in modo vincolante i tipi e le

connessioni compositive dell’enunciazione.

3.1.2 Tema e significato

La teoria bachtiniana dell’enunciato evidenzia una differenza qualitativa

irriducibile tra l’enunciato e la proposizione, che li determina rispettivamente

come oggetto della translinguistica e della linguistica tassonomica. A supportare

tale differenziazione tra significato nel discorso e significato nella lingua, sta la

distinzione semantica tra “tema” e “significato”.

“Tema” di un atto di parola, è il senso unitario di un’intera espressione; il

tema è individuale e irriproducibile quanto l’atto di parola, è l’espressione della

situazione storica, concreta in cui l’enunciazione si è generata. Il tema di un’

espressione è determinato dal contesto extraverbale ed è completamente

135 Bachtin rimprovera a Saussure l'ignoranza dei generi del discorso,

che lo porta a ritenere l’enunciazione, la parole, una combinazione

assolutamente libera delle forme grammaticali in vista dell’espressione del

proprio pensiero personale da parte del parlante. «Saussure trascura il fatto che,

oltre alle forme della lingua, esistono anche le forme delle combinazioni di

queste forme, cioè trascura i generi del discorso», Ivi, p.268.

Page 105: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

vincolato a questo.

Il tema di un atto di parola è concreto — tanto concreto quanto l’istante

storico a cui appartiene l’atto di parola. Soltanto un atto di parola considerato

nel suo pieno e concreto campo d’azione come un fenomeno storico possiede un

tema. Questo è ciò che si intende per tema di un atto di parola. (MFL p.180)

Insieme al tema si dà necessariamente il “significato” di un atto di parola.

Per significato, Bachtin intende tutti gli aspetti riproducibili e identici a se stessi

in caso di ripetizione dell’enunciazione. Il significato, assimilabile alla langue di

Saussure, è ottenuto per astrazione dalle concrete espressioni, è isolato

artificialmente e non possiede un’esistenza autonoma. Mentre il tema è

essenzialmente indivisibile, il significato di un’espressione si scompone in una

serie di significati che appartengono a ciascuno dei vari elementi linguistici di cui

questa consiste.

Il tema è un sistema dinamico e complesso di segni che cerca di essere

adeguato ad un momento dato del processo generativo. Il tema è una reazione

da parte della coscienza nel suo processo generativo al processo generativo

dell’esistenza. Il significato è l’apparato tecnico per l’effettuazione del tema.

(MFL p.181)

Naturalmente non è possibile distinguere rigorosamente tema e significato,

dal momento che si presentano sempre connessi e interrelati; anche l’analisi

linguistica del significato, facendo riferimento ad espressioni concrete, non può

astrarre completamente dal tema.

Page 106: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Secondo Bachtin tema e significato sono i due poli estremi del linguaggio;

il tema è il suo limite superiore, in realtà solo il tema significa qualcosa di

definito, il significato è il limite più basso dell’espressione linguistica, non

significa nulla, possiede solo la potenzialità della significazione.

La distinzione tra i due piani della lingua rimane una costante di tutta la

produzione teorica bachtiniana, la si ritrova esplicitata in uno dei suoi scritti più

tardi:

l’intendimento-riconoscimento degli elementi iterabili del discorso (cioè

della lingua) e l’intendimento produttore di senso dell’enunciazione non

ripetibile. Ogni elemento del discorso è percepito su due piani: sul piano della

ripetibilità linguistica e sul piano dell’enunciazione non ripetibile. Attraverso

l’enunciazione la lingua partecipa alla non ripetibilità storica e alla totalità

incompiuta della logosfera.

La parola come mezzo (lingua) e la parola come produttrice di senso. La

parola produttrice di senso appartiene al regno dei fini. La parola come fine

ultimo (supremo).136

Ciò che negli scritti pseudonimici viene chiamato tema, negli scritti più

tardi viene indicato col termine più usuale di “senso”.

In tutti i casi abbiamo a che fare non con una parola isolata come unità

della lingua e non col significato di questa parola, ma con una compiuta

enunciazione e con un senso concreto, cioè col contenuto della data

136 Michail Bachtin, Dagli appunti del 1970-71, in L’autore e l’eroe,

p.351.

Page 107: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

enunciazione; il significato di una parola concerne qui una determinata realtà

effettiva in determinate condizioni effettive della comunicazione verbale.137

Il senso si caratterizza per il suo carattere “responsivo”, il senso è sempre

inserito in un orizzonte dialogico, «ciò che non è risposta a qualcosa ci sembra

insensato, avulso dal dialogo»138, il significato è ottenuto per astrazione dal

dialogo in modo intenzionale e convenzionale.

Il senso possiede potenzialità infinite,

ma può attualizzarsi soltanto se entra in contatto con un altro (altrui)

senso, sia pure con una domanda nel discorso interiore del comprendente. Ogni

volta esso deve entrare in contatto con un altro senso per svelare nuovi

momenti della propria infinità (come la parola svela i propri significati solo nel

contesto). Il senso attuale appartiene non a un solo (solitario) senso, ma

unicamente a due sensi, che si sono incontrati e sono entrati in contatto.139

In sostanza, ciò che determina la distinzione fondamentale tra i due piani

del linguaggio, tra il senso (tema) e il significato, è la modalità della loro

ricezione, della loro comprensione.

3.1.3 La comprensione attiva

Per afferrare il significato di una proposizione, è sufficiente una

137 Michail Bachtin, Il problema dei generi del discorso, in L’autore e

l’eroe, p.274.138 Michail Bachtin, Dagli appunti del 1970-71, in L’autore e l’eroe,

p.363.139 Ivi, p.364.

Page 108: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

comprensione passiva, che esclude di principio la risposta, il tema di un’enun-

ciazione, al contrario, può essere colto esclusivamente con la comprensione

rispondente, attiva. Tale comprensione implica un orientamento del destinatario

nei confronti dell’espressione, che si realizza attraverso l’inserimento

dell’enunciato in un contesto corrispondente adeguato.

Ad ogni unità verbale significante l’interlocutore contrappone nella

comprensione attiva un discorso ideologicamente articolato che ne costituisce la

risposta, reale o possibile. «Qualsiasi vera comprensione è di natura dialogica.

La comprensione sta all’espressione come una battuta di un dialogo sta alla

successiva. La comprensione si sforza di accoppiare la parola del parlante ad

una parola contraria» (MFL p.184). È pertanto scorretto sostenere che il

significato appartiene alla parola in quanto tale, esso appartiene alla parola nel

suo effettivo impiego nella comunicazione tra parlanti, è realizzato soltanto nella

comprensione attiva, rispondente. «Il significato è l’effetto dell’interazione tra

parlante e ascoltatore prodotto attraverso il materiale di un particolare

complesso sonoro». (MFL p.184)

I linguisti esemplificano spesso l’interazione verbale con un parlante e un

ricevente puri (uno schema analogo si trova anche nel Corso di linguistica

generale di Saussure), tale visione dello scambio verbale è una finzione

scientifica; in realtà l’ascoltatore, percependo e comprendendo il significato

(linguistico) di un discorso, assume nei riguardi di questo una posizione

responsiva attiva.

Ogni comprensione d’un discorso vivo, d’una viva enunciazione ha un

carattere attivamente responsivo (anche se il grado di questa attività può

variare assai); ogni comprensione è pregna di una risposta e, sotto una forma o

Page 109: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

sotto un’altra, la genera immancabilmente: l’ascoltatore diventa il parlante.140

La comprensione responsiva non produce necessariamente una replica

immediata, ma può essere “ad azione ritardata”; prima o poi ciò che si è sentito

o attivamente compreso rieccheggia nei discorsi successivi e nel

comportamento dell’uditore. I generi della comunicazione culturale complessa,

secondo Bachtin, hanno per lo più come fine proprio questa comprensione

attivamente responsiva ad azione ritardata.

Questo atteggiamento di comprensione responsiva coinvolge anche il

parlante, egli non si attende una comprensione passiva, una ricezione mec-

canica, «ma risposta, consenso, obiezione, esecuzione, ecc.»141. Bachtin ritiene

che ogni parlante sia in un certo modo un rispondente, egli si inserisce nel

mondo già strutturato della comunicazione sociale, che gli offre sia lo strumento

per l’effettuazione della comunicazione (la lingua, le forme stereotipate

dell’interazione linguistica, i generi discorsuali), sia l’orizzonte ideologico che

determina il progetto della comunicazione. Qualsiasi parlante agisce in reazione

a

enunciazioni anteriori — proprie e altrui —, con le quali la sua enunciazione

entra in determinati rapporti (si appoggia su di esse, polemizza con esse, le

presuppone semplicemente come già note all’ascoltatore). Ogni enunciazione è

un anello di una catena di altre enunciazioni organizzata in modo molto

complesso.142

140 Michail Bachtin, Il problema dei generi del discorso, in L’autore e

l’eroe, p.254.141 Ivi, p.255.142 Ivi, p.255. Muovendo da queste indicazioni, Julia Kristeva elabora

Page 110: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

È solo nella risposta, dunque che matura, secondo Bachtin la compren-

sione; comprensione e risposta sono dialetticamente fuse e si condizionano

reciprocamente, tanto che l’una è impossibile senza l’altra. La comprensione

attiva, fondendo gli orizzonti di ciò che è compreso e del comprendente

«stabilisce una serie di complesse relazioni, assonanze e dissonanze con ciò che

è compreso e lo arricchisce di nuovi momenti»143. È nella comprensione

responsiva, come processo selettivo di assimilazione delle parole altrui, che sta

la possibilità stessa di un'evoluzione ideologica dell’uomo.

Nell’ultimo scritto di B.144, viene distinta la comprensione in quattro singoli

atti, ciascuno dotato di un’ideale autonomia di senso, essi sono:

1) La percezione psicofisiologica del segno fisico (parola, colore, forma

spaziale).

2) Il riconoscimento del segno (come conosciuto o sconosciuto). La

comprensione del suo significato ripetibile (generale) nel linguaggio.

3) La comprensione del suo significato nel contesto dato (in quello

la nozione di intertestualità, che verrà analizzata successivamente.143 Michail Bachtin, La parola nel romanzo, in Estetica e romanzo,

Torino, Einaudi, 1979. Saltano all’occhio i possibili collegamenti di queste

affermazioni con le prospettive teoriche dell’ermeneutica contemporanea, in

particolare con la teoria del dialogo di Hans Georg Gadamer; non esiste alcun

riferimento diretto di Bachtin a tale corrente di pensiero (se si escludono alcune

note di apprezzamento per l’ultimo Heidegger contenute negli appunti degli

ultimi anni), le convergenze di pensiero si possono porre in relazione

all’influenza del pensiero di Dilthey e del prospettivismo di Nietzsche su Bachtin.144 Michail Bachtin, Per una metodologia delle scienze umane, in

L’autore e l’eroe, p.374. Questo scritto è la rielaborazione, realizzata nel 1974,

un anno prima della morte di Bachtin., di uno scritto degli anni trenta.

Page 111: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

prossimo e in quello più remoto).

4)La comprensione dialogico-attiva (contrasto-consenso). L’inclusione nel

contesto dialogico.

Tale partizione tira le fila di tutta l’elaborazione bachtiniana della

distinzione tra linguistica e translinguistica, attribuendo alla linguistica la

competenza sul secondo punto e alla translinguistica sul terzo e sul quarto.

Il compito della comprensione attiva viene assolto in due momenti distinti,

una comprensione diretta al contesto autorale (corrispondente al terzo punto) e

una comprensione che trascende tale contesto per rapportarsi alla posizione

reale dell’interpretante (corrispondente al quarto punto), tale è la vera

comprensione responsiva, capace di coinvolgere l’interpretante nel processo

ermeneutico, di porlo in questione. Accade secondo Bachtin in tal caso un

processo analogo a ciò che accade nell’osservazione in microfisica, in cui

l’osservatore interagisce, mediante i suoi mezzi di osservazione, con l’evento

osservato.

Chi comprende diventa egli stesso partecipe del dialogo, anche se ad un

livello particolare (a seconda dell’orientamento e della ricerca). Analogia con

l’inserimento dello sperimentatore nel sistema sperimentale (come sua parte) o

dell’osservatore nel mondo osservato nella microfisica (teoria dei quanti).

L’osservatore non ha una posizione esterna rispetto al mondo osservato, e la

sua osservazione entra come parte costitutiva nell’oggetto osservato.145

145 Michail Bachtin, Il problema del testo nella linguistica, nella

filologia e nelle altre scienze umane, in L’autore e l’eroe, p.316.

Page 112: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

In un altro scritto viene approfondita la distinzione tra i due momenti della

comprensione; i due momenti vengono distinti più chiaramente, il primo consiste

nel capire l’opera così come poteva capirla l’autore stesso, significa calarsi

nell’orizzonte ideologico in cui l’opera si è generata, «la soluzione di questo

problema è molto difficile e richiede di solito l’impiego di un materiale

immenso»146, si tratta dell’ermeneutica ricostruttiva, realizzata con intenti

filologici. Il secondo problema è utilizzare «la propria extralocalità temporale e

culturale»147 per inserire l’opera nel nostro contesto, estraneo all’autore. «La

prima fase è la comprensione […], la seconda è lo studio scientifico (la descri-

zione scientifica, la generalizzazione, la localizzazione storica)»148. E ancora:

comprendere un testo così come lo comprendeva l’autore di questo testo.

Ma la comprensione deve essere migliore. La creazione, possente e profonda,

per molti aspetti è inconscia e polisensa. Nella comprensione essa è completata

dalla coscienza, e si rivela la varietà dei suoi sensi. Quindi la comprensione

completa il testo: essa è attiva ed ha un carattere creativo. La comprensione

creativa completa la creazione e moltiplica la ricchezza artistica dell’umanità. La

co-creazione dei comprendenti.149

146 Michail Bachtin, Dagli appunti del 1970-71, in L’autore e l’eroe,

p.363.147 Ivi, p.363.148 Ivi, p.363.149 Ivi, p.360. Queste indicazioni, di grande rilevanza teorica, sono

solo abbozzate in una serie di appunti, non trovano in nessun luogo una

sistematizzazione e uno sviluppo. Si può rilevare un’affinità tra queste e le

indicazioni metodologiche di Louis Althusser che costituiscono la base della

“lettura sintomale”, strumento di indagine scientifica proposto da Althusser nel

Per Marx. Data la scarsità delle indicazioni bachtiniane non è possibile un

Page 113: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Bachtin ipotizza dunque una “ermeneutica integrativa”, in grado di es-

plicitare le potenzialità inesplorate del senso, di manifestare ciò che nella

creazione letteraria («per molti aspetti inconscia e polisensa») è latente. Il senso

possiede potenzialità infinite, la comprensione responsiva (lo studio scientifico,

produttore di senso) sonda le possibilità di una sua attualizzazione entrando in

dialogo con esso. «La parola, se non è proprio notoriamente falsa, è senza

fondo»150, il criterio guida delle scienze umane è quello della ‘profondità’.

Non ci sono né la prima, né l’ultima parola e non ci sono confini al contesto

dialogico […]. Persino i sensi passati, nati cioè nel dialogo dei secoli trascorsi,

non possono mai essere stabiliti (compiuti, definiti una volta per sempre), ma

muteranno sempre (rinnovandosi) nel corso del successivo, futuro sviluppo del

dialogo. In ogni momento dello sviluppo del dialogo esistono enormi, illimitate

moltitudini di sensi dimenticati, ma, in determinati momenti dello sviluppo del

dialogo, nel suo corso, essi di nuovo saranno ricordati e rinasceranno in forma

rinnovata (in un nuovo contesto). Non c’è nulla di assolutamente morto: ogni

senso festeggerà la sua resurrezione.151

3.1.4 Exotopia

Si è detto come la comprensione attiva, creativa non rinunci al suo proprio

raffronto più articolato tra le due impostazioni teoriche. 150 Michail Bachtin, Il problema del testo nella linguistica, nella

filologia e nelle altre scienze umane, in L’autore e l’eroe, p.318.151 Michail Bachtin, Per una metodologia delle scienze umane, in

L’autore e l’eroe, p.387.

Page 114: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

punto di vista, alla propria cultura; per Bachtin l’“extralocalità”152 del

comprendente, il suo “trovarsi fuori” nel tempo nello spazio, nella cultura,

rispetto a ciò che egli vuole creativamente comprendere è un momento di

fondamentale importanza.

L’uomo non può veramente vedere e interpretare nel suo complesso

neppure il proprio aspetto esteriore e non c’è specchio e fotografia che lo possa

aiutare; il suo vero aspetto esteriore lo possono vedere e capire soltanto gli altri,

grazie alla loro extralocalità spaziale e grazie al fatto di essere altri.

Nel campo della cultura l’extralocalità è la più possente leva per la

comprensione.153

Solo agli occhi di un’altra cultura una cultura si svela nel modo più

completo e profondo (anche se mai in modo esaustivo). Noi poniamo ad una

cultura estranea nuove domande che essa non si poneva e a cui risponde

svelandoci nuovi aspetti, nuove profondità di senso.

L’empatia è solo un momento preliminare della comprensione,

l’extralocalità è la condizione stessa della produzione di senso, che si realizza

attraverso la fusione e l’integrazione degli orizzonti ideologici, socialmente e

storicamente determinati, del parlante (del testo) e dell’interprete.

La nozione di extralocalità svolge un ruolo importante anche in un altro

luogo della teoria estetica bachtiniana; l’extralocalità dell’autore rispetto all’eroe

152 Il neologismo “extralocalità” , “exotopia” è stato introdotto dai

traduttori per tradurre il neologismo russo creato da Bachtin vnenachodimost’,

che letteralmente significa “trovarsi fuori”. 153 Michail Bachtin, Risposta ad una domanda della redazione del

«Novyj mir», in L’autore e l’eroe, p.347-48.

Page 115: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

(ciò di cui si parla) è la condizione stessa della possibilità di unificare l’eroe, di

dargli un’unità di senso. «Questo trovarsi fuori (che non è indifferentismo)

permette all’attività artistica di unificare, organizzare e compiere dall’esterno

l’evento»154.

L’autore può organizzare la forma artistica in virtù della sua exotopia

rispetto all’eroe, e ciò si realizza mediante i momenti “trasgredienti”155 costitutivi

dell’opera.

3.1.5 Gli orizzonti della temporali della comprensione. Il tempo grande

Oltre che l’extralocalità spaziale, culturale, Bachtin analizza il problema

della extralocalità temporale, della distanza temporale tra la produzione di un

testo e la sua riattualizzazione attraverso la comprensione attiva. Se non si può

studiare un’opera al di fuori della cultura dell’epoca in cui venne prodotta, è

altrettanto impossibile segregarvela, limitando la sua analisi al presente della

sua creazione e al passato e al futuro ad essa più prossimi. Secondo Bachtin le

opere affondano le loro radici nel lontano passato, sono il prodotto di secoli di

evoluzione culturale, per coglierne il valore profondo non si deve trascurare

l’analisi dei legami che affrancano l’opera alla produzione e alle manifestazioni

culturali che l’hanno preceduta temporalmente, anche di molti secoli.

154 Michail Bachtin, Il problema del contenuto, del materiale e della

forma nella creazione letteraria, in Estetica e romanzo, p.28.155 I momenti trasgredienti sono ciò che costituisce dall’esterno

l’opera, sono dei “trascendentali”rispetto alla creazione artistica e individuano

l’autore come funzione strutturante dell’opera, essi sono ad esempio

l’eccedenza di visione, di sapere e di valutazione dell’autore. Queste indicazioni

si trovano negli scritti giovanili, precedenti il periodo delle opere sociologiche

pseudonimiche; qui il linguaggio e gli orientamenti di Bachtin sono fortemente

legati all’estetica tedesca e al neokantismo.

Page 116: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Se ci si chiude dentro un’epoca, anche la vita futura dell’opera nei secoli

successivi riesce incomprensibile e sembra un paradosso. Le opere spezzano le

frontiere del loro tempo e vivono nei secoli, cioè nel tempo grande, e spesso (e

le grandi opere sempre) di una vita più intensa e piena che nell’età loro

contemporanea.156

L’opera non può vivere nei secoli futuri se non ha assorbito in sé in qualche

modo anche i secoli passati, l’inserimento nella storia avviene attraverso il

collegamento alla tradizione precedente, a generi letterari e orizzonti assiologici

tipici.

Nel corso della loro vita postuma, le opere si arricchiscono di nuovi

significati, di sensi che trascendono i limiti dell’epoca della loro creazione.

Possiamo dire che né Shakespeare, né i suoi contemporanei conoscevano

il «grande Shakespeare» che noi adesso conosciamo. Comprimere nell’età

elisabettiana il nostro Shakespeare è assolutamente impossibile. […] Egli è

diventato se stesso grazie a ciò che effettivamente c’era e c’è nelle sue opere,

ma che né lui, né i suoi contemporanei potevano percepire e valutare

consapevolmente nel contesto della cultura della loro epoca.157

Il senso può manifestare il suo potenziale in contesti favorevoli, spesso in

epoche anche molto distanti da quella di redazione dell’opera. I “tesori” di senso

156 Michail Bachtin, Risposta ad una domanda della redazione del

«Novyj mir», in L’autore e l’eroe, p.344.157 Ivi, p.345.

Page 117: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

sono celati nel linguaggio, letterario e popolare, nei generi della comunicazione

verbale, nelle forme della cultura ufficiale e popolare, nelle forme tipiche della

comunicazione verbale e letteraria, in cui sono sedimentati nel corso dei

millenni.

L’autore è prigioniero della sua epoca, del suo orizzonte ideologico, «i

tempi successivi lo liberano da questa prigionia e gli studi letterari sono chiamati

ad aiutare questa liberazione»158. Ciò non significa che il tempo piccolo, la

contemporaneità, vada trascurata, essa è della massima importanza, ma è nel

tempo grande che l’opera rivela la sua pienezza di senso. «Il tempo piccolo (il

presente, il passato più prossimo e il futuro prevedibile [auspicato] e il tempo

grande costituiscono un infinito e incompibile dialogo, in cui nessun senso

muore»159.

3.1.6 Testo e intertesto

Il problema del testo, viene indagato in una serie di appunti del 1959-61 (Il

problema del testo nella linguistica, nella filologia e nelle altre scienze umane160),

che costituiscono probabilmente il progetto di stesura di un’opera teorica che in

seguito non venne sviluppata. Come la maggior parte degli scritti teorici della

maturità, questi appunti sono assolutamente privi di qualunque sistemazione

organica e sviluppo, ma contengono intuizioni estremamente profonde e

geniali161.

158 Ivi, p.346.159 Michail Bachtin, Per una metodologia delle scienze umane, in

L’autore e l’eroe, p.386.160 Michail Bachtin, Il problema del testo nella linguistica, nella

filologia e nelle altre scienze umane, in L’autore e l’eroe. 161 In particolare sono altrettanto disorganici e frammentari e

Page 118: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Il testo (scritto e orale) è qui individuato come la datità primaria di tutte le

discipline umanistico-filologiche, come realtà immediata sulla quale queste

possono fondarsi: «dove non c’è testo non c’è neanche oggetto di ricerca e di

pensiero» (p.291). La nozione di testo non trova in Bachtin una definizione

univoca; in un senso ristretto testo corrisponde all’opera materiale, oggetto della

linguistica (a ciò che Roland Barthes indica come feno-testo162), in senso ampio

Bachtin intende con testo qualsiasi complesso segnico coerente, che si costi-

tuisce come oggetto di comprensione rispondente (il geno-testo). Inteso in

questa seconda accezione, il testo appare l’oggetto della translinguistica, il dato

reale generale dell’indagine che nell’ambito verbale si rivolge all’atto di parola,

all’enunciazione.

Il testo si muove tra due poli, due condizioni limite: la riproducibilità della

lingua e l’irriproducibilità del senso. «Questo polo è connesso non con gli

elementi (ripetibili) del sistema della lingua (dei segni), ma con altri testi

(irripetibili) da particolari relazioni dialogiche (e dialettiche, in caso di divergenza

dell’autore)»163. Tra questi due poli si collocano tutte le possibili discipline uma-

nistiche. Sorge il problema, secondo Bachtin, se la scienza possa avere a che

fare con entità irripetibili, uniche:

naturalmente la scienza può. In primo luogo, punto di partenza di ogni

altrettanto fondamentali per comprendere le posizioni teoriche di Bachtin gli

scritti Dagli appunti del 1970-71 e Per una metodologia delle scienze umane, già

più volte citati, contenuti nella raccolta L’autore e l’eroe.162 La distinzione tra feno-testo (codice regolare della

comunicazione) e geno-testo (luogo della significanza), si trova ne Il piacere del

testo, opera in cui traspare chiaramente l’assimilazione dell’opera bachtiniana.163 Michail Bachtin, Il problema del testo nella linguistica, nella

filologia e nelle altre scienze umane, in L’autore e l’eroe, p.294.

Page 119: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

scienza sono le unicità irripetibili, e in tutto il suo cammino essa è sempre stata

legata ad esse. In secondo luogo, la scienza, e innanzitutto la filosofia, può e

deve studiare la forma specifica e la funzione di questa individualità.164

Queste indicazioni evidenziano come Bachtin sia rimasto fedele all’idea

‘forte’ della scientificità delle discipline umanistiche (delle “scienze dello spirito”,

e in particolare della filosofia) che avevamo visto caratteristica degli scritti

pseudonimici165; ciò che deve essere indagato scientificamente è la funzione che

il testo viene ad assolvere all’interno dell’articolazione globale della ‘logosfera’.

Analizzando lo spazio testuale nella configurazione che viene ad assumere

nelle analisi bachtiniane, Julia Kristeva vi individua tre dimensioni, tre elementi

in dialogo: il soggetto della scrittura, il destinatario e i testi esteriori, che

interagendo realizzano tutte le potenziali combinazioni semiche. Le relazioni tra

le tre dimensioni si strutturano su due piani:

a) sul piano orizzontale: la parola nel testo appartiene sia al soggetto della

scrittura che al destinatario; e

b) sul piano verticale: la parola nel testo è orientata verso il corpus

anteriore o sincronico.166

I due assi sono interagenti, in quanto il destinatario, incluso esclusi-

vamente in quanto discorso nel testo (a), si fonde col discorso dell’altro testo (b)

in relazione a cui l’autore scrive il proprio. Questo interagire e fondersi dei due

164 Ivi, p.297.165 Vedi p.28.166 Julia Kristeva, La parola, il dialogo, il romanzo, in Augusto Ponzio

(a cura di) Michail Bachtin.Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, p.107.

Page 120: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

assi, corrispondenti secondo la Kristeva a ciò che Bachtin chiama dialogo e

ambivalenza, rivela il fatto fondamentale che «la parola (il testo) è un incrociarsi

di parole (di testi) in cui si legge almeno un’altra parola (testo)». In Bachtin i due

assi non sono mai chiaramente distinti, lungi dall’esser ciò dovuto a una

mancanza di rigore, è indice di una

scoperta, che Bachtin per primo introduce nella teoria letteraria: ogni testo

si costruisce come mosaico di citazioni, ogni testo è assorbimento e

trasformazione di un altro testo. Al posto della nozione di intersoggettività si

stabilisce quella di intertestualità.167

In questa prospettiva il testo media tra il modello strutturale e l’ambiente

culturale, regola la trasformazione della diacronia in sincronia (in struttura

letteraria).

Una costante della elaborazione bachtiniana è il rifiuto della segregazione

del testo, il quale nasce e vive solo nella continua interazione con i motivi

ideologici e con gli altri testi in cui questi son concreti.

Il fatto che l’opera letteraria sia definita anzitutto e direttamente dalla

letteratura stessa non può e non deve turbare lo storico marxista. Il marxismo

ammette senza riserve una ben determinata influenza delle altre ideologie sulla

letteratura. Ancora di più: esso ammette l’influenza opposta delle ideologie sulla

base stessa. Di conseguenza, a maggior ragione, esso può e deve ammettere

l’influenza della letteratura sulla letteratura stessa. (MFSL p.101)

167 Ivi, p.107-8.

Page 121: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

L’introduzione della nozione di intertestualità ha avuto un impatto notevole

negli studi di semiotica e critica letteraria, tanto da divenire una dimensione

imprescindibile dell’analisi testuale168.

Bachtin insiste a più riprese sul carattere costitutivo e onnipresente

dell’interazione tra i testi, l’essenza del “principio dialogico”, individuato lungo

tutto l’arco della sua produzione teorica come elemento direttivo dell’analisi,

trova la sua manifestazione concreta più evidente a livello della produzione

testuale.

Il testo vive soltanto venendo a contatto con un altro testo (con un

contesto). Soltanto nel punto di questo contatto di testi si accende una luce che

illumina avanti e indietro e rende un testo partecipe al dialogo. […] Questo

contatto è un contatto dialogico tra i testi (enunciazioni) e non un contatto

meccanico di «opposizioni», possibile soltanto nell’ambito di un solo testo.169

La dimensione intertestuale170 è presente in ogni raffronto tra enunciati,

ma anche all’interno stesso di qualunque enunciato e di ogni parola; già negli

scritti pseudonimici, Bachtin afferma che la parola è saturata ideologicamente,

attraversata da intenzioni altrui, il parlante trova il linguaggio già abitato, già

168 Appare ora chiaramente il legame tra le elaborazioni teoriche

della maturità di Roland Barthes e gli studi bachtiniani, cui si era accennato nel

primo capitolo.169 Michail Bachtin, Per una metodologia delle scienze umane, in

L’autore e l’eroe, p.378.170 Tzvetan Todorov propone di indicare col termine “dialogico” i casi

particolari di relazione intertestuale, come lo scambio di battute tra interlocutori,

e con “intertestualità” le relazioni dialogiche in senso ampio, le interrelazioni

testuali di qualsiasi tipo. Tzvetan Todorov, Michail Bachtin, p.85.

Page 122: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

percorso da una molteplicità di sensi, che ne determinano la caratteristica

multiaccentuatività. Già nella parola, nell’unità significante minima (del piano

dell’analisi translinguistica), la dimensione intertestuale assume un carattere

costitutivo; tale struttura dialogica fondante si articola in modo sempre più com-

plesso nell’allargarsi progressivo della complessità e della rilevanza culturale

dell’entità significante, ma è sempre presente: «tutta la vita della lingua, in

qualsiasi settore del suo impiego (nella vita quotidiana, negli affari nella scienza,

nell’arte, ecc.), è penetrata di rapporti dialogici» (DPS p.237). La differenza tra i

vari livelli della significazione, dalle enunciazioni più banali del linguaggio

quotidiano, ai prodotti più evoluti della produzione artistica, sino all’insieme

della cultura, è esclusivamente di grado, i meccanismi dialogici costitutivi della

parola sono attivi ad ogni livello e articolano qualunque struttura significante.

Potrebbe sembrare in contraddizione con tale affermazione dell’onnipre-

senza della dimensione intertestuale la distinzione fondamentale nella teoria del

romanzo di Bachtin tra generi letterari monologici e dialogici (esemplificata nella

contrapposizione tra epopea-genere monologico e romanzo-genere dialogico)171.

In realtà, benché la dimensione dialogica sia sempre presente, essa entra

consapevolmente come dimensione costitutiva, strutturante, solo nei generi

letterari dialogici, caratterizzati dal contrapporsi e intersecarsi di piani

discorsuali, di ideologemi, mentre i generi monologici sono strutturati in

relazione ad un ordinatore assiologico e ideologico, e conseguentemente

tendono ad occultare la loro natura dialogica.

171 Si approfondirà tale tematica successivamente, anche in relazione

alle implicazioni logiche e epistemologiche riscontrate da Julia Kristeva in tale

contrapposizione.

Page 123: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

3.1.7 Forze centrifughe e centripete

Il campo della parola ideologicamente saturata, dell’enunciazione reale, è il

campo di azione di due forze contrarie, espressioni di due orientamenti

ideologici opposti. Da un lato agiscono le forze centripete, «queste forze sono le

forze dell’unificazione e della centralizzazione del mondo ideologico-verbale»172,

forze che trovano un’espressione esemplare nella categoria della lingua unitaria,

intesa come obiettivo limite da raggiungere, che si oppone all’effettiva

pluridiscorsività, all’eterologia173 caratteristica del linguaggio. La lingua unitaria è

un sistema di delimitazione del linguaggio realizzato attraverso una serie di

norme linguistiche, di meccanismi di interdizione delle potenzialità espressive

della lingua, guidato da necessità culturali, ideologiche o storiche.

La lingua unitaria esprime le forze della concreta unificazione e

centralizzazione ideologico-verbale, che si svolge in un indissolubile legame coi

processi della centralizzazione politico-sociale e culturale. La poetica aristotelica,

la poetica di sant’Agostino, la poetica medievale ecclesiale dell’«unitaria lingua

della verità», la poetica cartesiana del neoclassicismo, l’astratto universalismo

grammaticale di Leibniz (l’idea della «grammatica universale»), il concreto

ideologismo di Humboldt, pur con tutte le loro differenze e sfumature, esprimono

le stesse forze centripete della vita linguistico-sociale e ideologica e servono allo

172 Michail Bachtin, La parola nel romanzo, in Estetica e romanzo,

p.78.173 «Per indicare questa diversità irriducibile dei tipi di discorso,

Bachtin introduce un neologismo, raznorecie, che traduco (letteralmente, ma

ricorrendo a una radice greca) con eterologia, termine che viene ad inserirsi fra

altri due neologismi paralleli, raznojazycie, eteroglossia, o diversità delle lingue,

e raznogolosie, o diversità delle voci (individuali)».Tzvetan Todorov, Michail

Bachtin, p.80-81.

Page 124: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

stesso compito della centralizzazione e unificazione delle lingue europee.174

Di fatto, però, le forze centripete della vita linguistica, incarnate nella

lingua unitaria, agiscono in un ambiente eterologico, pluridiscorsivo. La lingua è

stratificata in una serie di dialetti linguistici e soprattutto di «lingue ideologico-

sociali: di gruppo sociale, «professionali», di «genere», di generazione, ecc.»175 in

continua interazione e sviluppo: «accanto alle forze centripete si svolge

l’incessante lavoro delle forze centrifughe della lingua, accanto alla

centralizzazione e unificazione ideologico-verbale avvengono ininterrottamente

processi di decentralizzazione e disunificazione»176. Ogni concreta enunciazione è

un punto di applicazione sia di forze centripete sia di forze centrifughe, parte-

cipa sia alla lingua unitaria sia all’eterologia sociale e storica.

Muovendo da questa analisi delle forze agenti nel linguaggio, Bachtin

elabora la distinzione fondamentale tra generi monologici, in cui prevalgono le

forze centripete, accentratrici, e generi dialogici, caratterizzati dal prevalere

dell’effettiva dialogicità ed eterologia del linguaggio.

Mentre la poesia nei ceti dirigenti ideologico-sociali ufficiali risolveva il

compito della centralizzazione culturale, nazionale e politica del mondo

ideologico-verbale, nei ceti inferiori, sul palco dei saltimbanchi e delle fiere

risuonava la pluridiscorsività buffonesca, si rifaceva il verso a tutte le «lingue» e

i dialetti, si sviluppava la letteratura dei fabliaux e degli schwanken, delle

canzoni da trivio, dei proverbi, delle storielle: lì non c’era alcun centro

174 Michail Bachtin, La parola nel romanzo, in Estetica e romanzo,

p.79.175 Ivi, p.80.176 Ivi, p.80.

Page 125: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

linguistico, si giocava vivacemente con le «lingue» dei poeti, dei dotti, dei

monaci, dei cavalieri, ecc., tutte le lingue erano maschere e non c’era un volto

linguistico autentico e indiscutibile.177

Da un lato stanno i generi monologici, poesia, epica e complessivamente

tutti i generi ‘alti’, dall’altro i generi dialogici, che secondo Bachtin trovano una

prima espressione nei dialoghi socratici e nelle scuole socratiche minori, per poi

svilupparsi nella satira menippea (con Luciano di Samosata, Apuleio, Petronio)

fino ai generi “carnevalizzati” del medioevo, a Rabelais e al romanzo moderno,

che giunge alla massima espressione e consapevolezza della sua dialogicità

costitutiva con Dostoevskij.

Il valore dell’individuazione delle due forze agenti nel linguaggio trascende

di molto l’uso che di tale scoperta viene fatto nella teoria bachtiniana del

romanzo, finisce per marcare il complesso delle sue ricerche. Ad ogni livello

dell’analisi del reale si possono individuare in Bachtin due forze agenti in senso

opposto che individuano due poli contrapposti e mediano tra questi. Nel loro

sviluppo, le analisi bachtiniane individuano sempre nel campo d’indagine delle

contrapposizioni binarie; in questo momento dell’analisi si può cogliere

un’affinità metodologica rilevante con la tradizione strutturalista. Come rileva il

semiologo strutturalista russo Vjaceslav Ivanov:

Una delle caratteristiche principali del libro di M. M. Bachtin sulla cultura

carnevalesca178, caratteristiche che lo rendono indiscutibilmente strutturale negli

177 Ivi, p.81.178 Il riferimento è ovviamente a L’opera di Rabelais e la cultura

popolare.

Page 126: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

orientamenti fondamentali, è il fatto che questo libro è costruito sull’analisi di

alcune fondamentali contrapposizioni binarie, e in particolare della

contrapposizione alto-basso, considerata contemporaneamente su diversi piani

— sociale, gerarchico, spaziale, materiale, ecc.179

3.2 Principi di teoria del romanzo

179 Vjaceslav V. Ivanov, Significato delle idee di M. M. Bachtin sul

segno, l’atto di parola e il dialogo per la semiotica contemporanea, in Augusto

Ponzio, (a cura di) Michail Bachtin Semiotica, teoria della letteratura e marxismo,

p.97.

Ivanov in particolare individua alcuni punti di contatto tra l’impostazione

bachtiniana e quelle di Lévi-Strauss. In primo luogo, i due autori sarebbero

accomunati dell’utilizzo di opposizioni binarie come principi esplicativi, quindi

dalla «immedesimazione» dell’autore con la tradizione arcaica (mitologica in

Lévi-Strauss; carnevalesca in Bachtin), «ma oltre a questa caratteristica unione

fra la rigida base concettuale strutturale del libro e linguaggio artistico figurato,

corrispondente all’oggetto stesso d’analisi, i libri di Bachtin e di Lévi-Strauss

mostrano di avere molto in comune nel modo di intendere il carattere del

funzionamento delle opposizioni nel rituale e nel carnevale, che storicamente

rientra nel rituale: per Lévi-Strauss, scopo principale del rituale e del mito è la ri-

cerca di un anello intermedio (mediazione) tra le contrapposizioni duali; per

quanto riguarda Bachtin, l’analisi strutturale dell’ambivalenza della «parola da

piazza» e dell’immagine figurata lo ha condotto (indipendentemente

dall’antropologia strutturale, e prima del suo fondatore) a concludere che

«l’immagine carnevalizzata si sforza di comprendere e di unire in sé ambedue i

poli del divenire, ovvero i due membri dell’antitesi: nascita-morte, giovinezza-

vecchiaia, alto-basso, viso-deretano, lode-dileggio»». Ivi, p.97-98.

Il Rabelais ha influito in modo determinante sugli studi dei semiologi

strutturalisti contemporanei, in particolare della scuola di Tartu e Mosca

(Lotman, Uspenskij, Ivanov, Toporov, Gasparov); uno studio sul carnevale di

Ivanov (The semiotic theory of carnival as the inversion of bipolar opposites) è

esplicitamente dedicato «all’eterna memoria di M. M. Bachtin».

Page 127: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Conclusa l’analisi dei principi teorici fondamentali della translinguistica

bachtiniana, si volgerà ora l’attenzione all’applicazione e agli sviluppi che questa

ha avuto nel campo della teoria del romanzo.

3.2.1 Il genere come principio di classificazione

Già dall’analisi bachtiniana dell’enunciato era emersa la centralità della

problematica del genere, delle forme tipiche in cui il linguaggio si articola; lo

studio dei generi del discorso permetteva a Bachtin di superare i problemi

usualmente posti dall’analisi stilistica («la stilistica è priva di una visione

filosofica e sociologica dei propri problemi. […] La stilistica ha a che fare non con

la parola viva, ma con un suo preparato istologico, con l’astratta parola

linguistica al servizio del magistero individuale dell’artista»180), spostando

l’indagine dal piano grammaticale a quello storico-sociale. Accanto agli elementi

prescrittivi della lingua (grammatica, sintassi e nel complesso ciò che

corrisponde alla langue saussuriana), Bachtin individua i generi discorsuali, le

modalità tipiche della comunicazione, come momenti costitutivi

dell’enunciazione. Si era visto come i generi del discorso fossero vincolanti per il

parlante (che attraverso questi si inserisce in un orizzonte comunicativo de-

terminato), pur essendo meno rigidi delle altre componenti iterabili della lingua,

e come attraverso la scelta del genere si realizzi la connessione

dell’enunciazione con l’orizzonte storico e ideologico in cui la comunicazione ha

luogo.

Bachtin distingue tra generi primari, generi cioè del discorso quotidiano e

180 Michail Bachtin, La parola nel romanzo, in Estetica e romanzo,

p.67.

Page 128: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

ideologico, forme stereotipiche del linguaggio condizionate dalla posizione

socialmente e storicamente determinata dei locutori e dalle situazioni

contingenti, contestuali, in cui si realizza l’enunciazione, e generi secondari,

strutturati sulla articolazione convenzionale dei generi del discorso primari181.

I generi del discorso secondari (complessi) — romanzi, drammi, lavori

scientifici d’ogni tipo, generi pubblicistici di ampie dimensioni, ecc. —, sorgono

all’interno di una più complessa e relativamente sviluppata e organizzata

comunicazione culturale (soprattutto scritta): letteraria, scientifica, socio-

politica, ecc. Nel corso della loro formazione essi assorbono e rielaborano vari

generi primari (semplici), formatisi all’interno della comunicazione verbale

immediata.182

Assorbiti nelle forme complesse della comunicazione, i generi primari

(semplici) del discorso, vengono trasformati e perdono il loro collegamento

immediato con la realtà, diventano fenomeni della vita letteraria e non di quella

quotidiana; lo studio dell’enunciazione deve muoversi conseguentemente su

entrambi i piani:

181 Si può cogliere un legame diretto tra queste indicazioni

bachtiniane e la distinzione fondamentale introdotta a livello metodologico dai

semiologi sovietici della scuola di Tartu e Mosca tra sistemi di modellizzazione

primaria (la lingua naturale) e sistemi di modellizzazione secondaria, che si

elaborano a partire dai sistemi primari. Sui sistemi di modellizzazione in

particolare si soffermano Jurij Lotman, La struttura del testo poetico, Milano,

Mursia, 1990; Id., La semiosfera, Padova, Marsilio, 1985 e Jurij Lotman, Boris

Uspenskij, Ricerche semiotiche, Torino, Einaudi, 1973.182 Michail Bachtin, Il problema dei generi del discorso, in L’autore e

l’eroe, p.247.

Page 129: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

sono l’interrelazione dei generi primari e secondari e il processo di

formazione storica di questi ultimi a gettare luce sulla natura dell’enunciazione

(e, prima di tutto, sul problema complesso dell’interrelazione tra la lingua e

l’ideologia, la concezione del mondo).183

La problematica dei generi secondari del discorso, e in particolare della

produzione letteraria, costituisce uno dei cardini dell’elaborazione teorica della

critica testuale bachtiniana e trova uno sviluppo nell’arco di tutta la sua

produzione.

Fin dall’opera sulla scuola formale nella scienza della letteratura (MFSL),

l’articolazione della problematica dei generi appare come un momento centrale

della critica bachtiniana, Bachtin rimprovera ai formalisti russi di aver trascurato

l’importanza dei generi letterari, di prescindere dai generi nell’elaborazione della

loro teoria, mentre

la poetica […] deve partire proprio dal genere. Infatti il genere è la tipica

forma dell’opera intera, dell’atto di parola intero. Un’opera è reale solo quando

prende la forma di un determinato genere. Il significato costitutivo di ciascun

elemento può essere compreso solo in riferimento al genere. (MFSL p.281)

Il genere produce l’opera in quanto fenomeno unitario, solo nel genere si

determina la peculiare entità unitaria compiuta che costituisce l’atto di parola

artistico. Tra tutti i campi della creatività ideologica, solo nell’arte si realizza la

compiutezza di un atto di parola, di un’opera, negli altri ambiti, ad esempio nella

183 Ivi, p.247-48.

Page 130: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

divulgazione scientifica, ogni contributo esaurisce solo in senso convenzionale il

suo oggetto, la scienza non si divide in una serie di opere compiute e

indipendenti, è un processo continuo, e ciò vale anche per ogni altro campo

dell’ideologia.

In tutti i campi della creazione ideologica è possibile solo una compiutezza

compositiva dell’atto di parola, non è invece possibile la sua effettiva

compiutezza tematica. […] La compiutezza è la caratteristica che distingue l’arte

da tutti gli altri campi dell’ideologia. (MFSL p.282-83)

Il genere realizza questa unità compositiva peculiare dell’arte, è un

particolare modo di costruire e rendere compiuta essenzialmente, tema-

ticamente l’opera artistica. Questa entità unitaria artistica si orienta in modo

duplice rispetto al reale, orientamento che determina il suo ‘tipo’, ossia il suo

genere. Tale orientamento è primariamente rivolto ai suoi fruitori e a

determinate condizioni di esecuzione e di percezione, in secondo luogo è rivolto

alla vita, «ciascun genere si orienta tematicamente in maniera particolare nei

confronti della vita, dei suoi avvenimenti, problemi, ecc.» (MFSL p.284). Il primo

orientamento determina compositivamente l’opera, le modalità della sua

effettuazione in relazione ai ricettori, il secondo orientamento, rivolto alla vita

reale, determina ideologicamente l’oggetto artistico. Le molteplici combinazioni

possibili dei due orientamenti individuano le possibili tipologie degli oggetti

artistici, i loro generi.

Ciascun genere è capace di padroneggiare soltanto determinati aspetti

della realtà, gli sono tipici determinati principi di selezione, determinate forme di

Page 131: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

visione e di concezione di questa realtà, determinati gradi di ampiezza di visione

e di profondità di penetrazione. (MFSL p.285)

Come i generi primari permettono la comprensione del reale secondo un

angolo prospettico, secondo principi di articolazione determinati

ideologicamente, i generi secondari artistici delimitano le possibilità espressive

ai loro peculiari vincoli immanenti, determinati dall’orientamento del genere nei

confronti del reale. L’artista è colui che è in grado di vedere il reale con gli occhi

del genere, «si possono comprendere determinati aspetti della realtà soltanto in

relazione con determinati metodi che servono ad esprimerla» (MFSL p.291). Tra-

spare da quanto detto il legame profondo del genere con la realtà sociale che

questo esprime, l’analisi delle forme compositive proprie di un’epoca rivela la

forma dell’orientamento verso il reale dominante in quel periodo, il genere

rappresenta l’insieme dei metodi di orientamento collettivo diretti alla

compiutezza, all’articolazione in opere artistiche tematicamente compiute, «il

genere forma dunque un sistema paradigmatico che propone un simulacro del

mondo»184.

Ulteriori indicazioni sulla problematica dei generi secondari si trovano

nell’opera su Dostoevskij, dove viene chiarita la dinamica immanente ai generi e

alla loro evoluzione. I generi letterari riflettono le tendenze più stabili dello

sviluppo della letteratura, conservano le tracce della loro evoluzione, anche gli

elementi distintivi propri dell’età arcaica; pur essendo in continua evoluzione: «il

genere è sempre questo e altro, è sempre nuovo e vecchio

contemporaneamente» (DPS p.139). Il genere rinasce e si rinnova con ogni

opera che in esso si inserisce, pur conservando la peculiarità dei suoi tratti,

184 Tzvetan Todorov, Michail Bachtin, p.114.

Page 132: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

questa è la vita del genere, in cui gli orizzonti più remoti, le componenti più ar-

caiche vivono di nuova vita rinnovandosi perpetuamente, «il genere vive del

presente, ma ricorda sempre il suo passato, il suo principio» (DPS p.139). Il

genere può pertanto garantire l’unità e la continuità nello sviluppo letterario, per

intendere correttamente il genere è quindi necessario, secondo Bachtin, risalire

alle sue origini, alle sue fonti anche remote. Per comprendere le peculiarità

stilistiche di un’opera è dunque fondamentale analizzare la storia del genere a

cui più o meno consapevolmente l’autore fa riferimento; ciò è esattamente ciò

che Bachtin fa a proposito di Dostoevskij nel suo saggio critico185.

Ogni nuova varietà, ogni nuova opera del dato genere è sempre qualcosa

che arricchisce e aiuta il perfezionamento del linguaggio del genere stesso. Per

185 Bachtin analizza la storia dei generi “carnevalizzati” nel quarto

capitolo del Dostoevskij. Lo studio dell’opera di Dostoevskij intrapreso da

Bachtin evidenzia alcuni caratteri che la accostano metodologicamente allo

strutturalismo: in primo luogo viene sviluppata un’analisi sincronica, volta a

cogliere le peculiarità stilistiche dello scrittore russo. Viene evidenziato il

carattere profondamente “dialogico” e “polifonico” del romanzo di Dostoevskij,

viene analizzata la relazione che strutturalmente lega l’autore e i personaggi

delle sue opere, quindi, dopo aver collocato Dostoevskij nella tradizione dei

generi carnevalizzati, Bachtin procede ad un’analisi diacronica, allo studio della

stratificazione degli elementi compositivi che nei secoli hanno strutturato il

moderno romanzo polifonico. Oltre alla strutturazione dell’analisi sui due assi

sincronico e diacronico, accosta il lavoro di Bachtin su Dostoevskij agli studi

strutturalisti il prescindere dai contenuti dei romanzi e dall’orientamento

dell’autore rispetto a tali contenuti (posizioni etico-religiose). In riferimento a ciò

Julia Kristeva inserisce a pieno titolo Bachtin nella tradizione strutturalista e gli

riconosce il merito di aver “dinamizzato” lo strutturalismo, (cfr. Julia Kristeva, La

parola, il dialogo, il romanzo, in Augusto Ponzio (a cura di) Michail

Bachtin.Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, p.106).

Page 133: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

ciò è importante conoscere le fonti possibili di genere del dato autore,

l’atmosfera letteraria di genere in cui si è realizzata la sua creazione. Con tanta

maggiore pienezza e concretezza conosciamo i contatti di genere dell’artista,

con tanta maggiore profondità possiamo penetrare nelle particolarità della sua

forma di genere e comprendere con tanto maggiore giustezza l’interazione della

tradizione e della novazione che vi è portata. (DPS p.206)

In un altro scritto, Bachtin ribadisce come «i grandi destini storici della

parola artistica» siano determinati dai «destini del genere»186, nella storia del

genere e nelle sue possibilità latenti sono da ricercare le direttive attraverso cui

le opere artistiche possono prender forma ed inserirsi nel processo evolutivo

della letteratura.

Un posto particolare nella teoria bachtiniana dei generi spetta al romanzo,

genere in cui l’eterologia raggiunge la forma espressiva più compiuta, genere

della modernità per eccellenza, che si contrappone decisamente ai generi

monologici a causa della sua pluridiscorsività costitutiva. Nel Dostoevskij, la

matrice del romanzo viene individuata in tre fonti principali: l’epopea, la retorica

e il carnevale (DPS p.142). A seconda del predominio di una di queste tre fonti si

determinano le tre correnti fondamentali del romanzo europeo: l’epica, la

retorica e il genere carnevalesco. In questa terza corrente si inserisce il romanzo

di Dostoevskij. In La parola nel romanzo e Epos e romanzo questa terza variante

viene individuata come la sola che conduce, attraverso lo sviluppo che subisce

nella storia dell’evoluzione della letteratura, al romanzo; l’epopea e la retorica

sono rigettate come fonti del romanzo. Soltanto la variante carnevalesca può

186 Michail Bachtin, La parola nel romanzo, in Estetica e romanzo,

p.67.

Page 134: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

essere il rappresentante di tutte le voci socio-ideologiche, può rappresentare la

pluridiscorsività costitutiva del romanzo. Nel romanzo polifonico moderno (il cui

massimo rappresentante è, come detto, Dostoevskij) le forze centrifughe del

sociale e della lingua agiscono al massimo grado, la sua peculiarità è di

trascendere i vincoli del genere, di essere «pluridiscorsività sociale di lingue»187,

ciò che lo definisce rispetto agli altri generi è il suo contrapporsi a questi, in

quanto determinati da forze unificanti, centripete. Il romanzo assume allora uno

statuto particolare rispetto agli altri generi, è un anti-genere, che

convive male con gli altri generi letterari […]. Il romanzo parodia gli altri

generi (proprio in quanto generi), smaschera la convenzionalità delle loro forme

e del loro linguaggio, soppianta alcuni generi e ne introduce altri nella sua

propria struttura, reinterpretandoli e riqualificandoli.188

Un esame approfondito viene dedicato nell’opera bachtiniana alle

coordinate spazio-temporali su cui si articolano i generi in quanto sistemi

paradigmatici; ad ogni singolo genere corrisponde un peculiare orizzonte spazio-

temporale, definito da Bachtin “cronotopo”.

3.2.2 Il cronotopo. Lo spazio-tempo nei generi letterari

Allo studio del cronotopo in letteratura, Bachtin dedica uno scritto del

1937-38, ripreso e ampliato nel 1973, pubblicato col titolo Le forme del tempo e

del cronotopo nel romanzo.

187 Ivi, p.71.188 Michail Bachtin, Epos e romanzo, in Estetica e romanzo, p.447.

Page 135: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

La nozione di cronotopo venne introdotta nelle scienze matematiche e in

fisica sul terreno della teoria della relatività, la possibilità di una sua

generalizzazione agli ambiti delle scienze dell’uomo è legata all’interpretazione

che ne diede il fisiologo sovietico Aleksej Aleksejvic Uchtomskij189; gli studi

bachtiniani sono stati influenzati direttamente dalle sue ricerche sul cronotopo in

biologia.

La letteratura ha codificato nella sfera dei generi le modalità attraverso

cui, nei vari momenti dello sviluppo storico, la realtà ha trovato un’espressione

artistica; il cronotopo è

l’interconnessione sostanziale dei rapporti temporali e spaziali dei quali la

letteratura si è impadronita artisticamente. […] A noi non interessa il significato

che esso ha nella teoria della relatività e lo trasferiamo nella teoria della

letteratura quasi come una metafora (quasi, ma non del tutto); a noi interessa

che in questo termine sia espressa l’inscindibilità del tempo e dello spazio (il

tempo come quarta dimensione dello spazio).190

Il cronotopo in letteratura viene inteso da Bachtin come una categoria de-

terminante rispetto alla forma e al contenuto dell’opera, rappresenta la fusione

189 L’intera prospettiva bachtiniana è ampiamente debitrice al lavoro

degli scienziati sovietici A. A. Uchtomskij e V. I. Vernadskij. Nel capitolo seguente

si analizzeranno i singoli momenti di tale influenza. È Bachtin stesso a dichiarare

il proprio debito nei confronti del lavoro di Uchtomskij, indicando in nota al suo

studio sul cronotopo: «L’autore di queste righe presenziò, nell’estate del 1925,

alla lettura della relazione di A. A. Uchtomskij sul cronotopo nella biologia; nella

relazione furono toccati anche problemi di estetica», Michail Bachtin, Le forme

del tempo e del cronotopo nel romanzo, in Estetica e romanzo, p.231. 190 Ivi, p.321.

Page 136: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

in un’unità dotata di senso delle coordinate spaziali e temporali, nel cronotopo

artistico si intersecano i piani spaziali e temporali, «il tempo si fa denso e

compatto, […] lo spazio si intensifica e si immette nel movimento del tempo,

dell’intreccio, della storia»191.

L’analisi bachtiniana cerca di individuare le peculiarità cronotopiche di

una serie di generi precursori del romanzo moderno, verificando i legami tra

forme cronotopiche della rappresentazione artistica e forme storicamente

determinate di percezione del reale, dal romanzo d’avventure e di prove greco,

al «romanzo d’avventure e di costume» di Petronio e Apuleio, al romanzo

biografico antico, sino al cronotopo folclorico, che sorregge la rappresentazione

del mondo di Rabelais.

Secondo Todorov, la nozione di cronotopo viene intesa da Bachtin in senso

ampio, «non si riferisce semplicemente all’organizzazione del tempo e dello

spazio, ma anche e altrettanto all’organizzazione del mondo»192, pertanto i

termini cronotopo e genere diventano sinonimi.

È a mio parere possibile individuare delle differenziazioni evidenti che

rendono non sovrapponibili i due termini. Nella letteratura il cronotopo è

profondamente legato al genere, «si può dire senza ambagi che il genere

letterario e le sue varietà sono determinati proprio dal cronotopo, con la

precisazione che il principio guida del cronotopo letterario è il tempo»193, ma

individua un momento dell’analisi differente; il genere è un sistema di

modellizzazione culturale, i generi sono la memoria storica della letteratura, il

cronotopo diversamente articola strutturalmente l’opera, unifica in forme tipiche

191 Ivi, p.231-2.192 Tzvetan Todorov, Michail Bachtin, p.115.193 Michail Bachtin, Le forme del tempo e del cronotopo nel

romanzo, in Estetica e romanzo, p.232.

Page 137: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

gli elementi dell’intreccio, in base alle coordinate spazio-temporali che son loro

peculiari. Ogni racconto si compone di una stratificazione di modelli cronotopici:

«noi qui parliamo soltanto dei grandi cronotopi onnicomprensivi e essenziali. Ma

ogni cronotopo di questo tipo può racchiudere in sé una quantità illimitata di

piccoli cronotopi: ogni motivo, infatti, può avere il suo cronotopo particolare»194.

Oltre la cronotopicità generale dell’opera si trovano cronotopi che formano

l’intreccio, che possono essere peculiari ad un genere e quindi fortemente

caratterizzanti, oppure generici; ad un livello ancora inferiore, «cronotopica è la

lingua come tesoro di immagini. Cronotopica è la forma interna della parola, cioè

il tratto mediatore grazie al quale gli originari significati spaziali sono trasferiti ai

rapporti temporali (nel senso più ampio)»195.

Qualunque unità significante è dunque essenzialmente cronotopica, tutti

gli elementi significanti

per entrare nella nostra esperienza (e si tratta di esperienza sociale),

devono assumere un’espressione spazio-temporale, cioè assumere forma

segnica, udibile e visibile da noi (il geroglifico, la formula matematica,

l’espressione linguistico-verbale, il disegno, ecc.). Senza questa espressione

spazio-temporale è impossibile persino il pensiero più astratto. Quindi ogni

ingresso nella sfera dei significati avviene soltanto attraverso la porta dei

cronotopi196.

In questa accezione generale, il cronotopo indica la dimensione costitutiva

194 Ivi, p.399.195 Ivi, p.398.196 Ivi, p.405.

Page 138: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

spazio-temporale di qualunque segno, dimensione che rende possibile la

significazione.

Alcuni cronotopi tipici individuati da Bachtin nelle opere analizzate sono: il

cronotopo dell’incontro, della strada, della soglia, della crisi e della svolta, tali

cronotopi individuano situazioni tipo che determinano l’intreccio del romanzo;

più che allo studio dei generi, una simile analisi cronotopica è assimilabile ai

tentativi di analisi strutturale dei racconti quali l’analisi per codici di Barthes e

l’analisi attanziale di Greimas.

3.2.3 Ambivalenza e carnevalesco

Il moderno romanzo polifonico197, è secondo Bachtin il prodotto

dell’evoluzione dei generi letterari che danno espressione al “principio dialogico”

costitutivo di qualunque forma di interazione. Una fenomenologia di tali generi

precursori del romanzo moderno è sviluppata nel Dostoevskij; nel ripercorrerla si

cercherà di porre in evidenza la valenza dei termini chiave di “carnevalesco” e di

“ambivalenza”, nozioni che trovano un’ulteriore approfondimento nell’opera

bachtiniana dedicata a Rabelais.

Tra i generi precursori del romanzo, Bachtin individua come matrice

originaria i generi appartenenti al settore della letteratura denominato dagli

antichi «spoudogelaion», serio-comico, settore in cui confluivano i mimi di

197 Come si è detto, la massima espressione del romanzo polifonico,

genere della modernità per eccellenza, in cui si fronteggiano gli ideologemi in un

ambiente assolutamente eterologico, si è avuta con Dostoevskij; secondo Julia

Kristeva nel medesimo genere rientrano le opere limite di questo secolo, autori

come Lautréamont, Kafka, Proust, Joyce, che radicalizzano i principi strutturali

del romanzo polifonico (cfr. Julia Kristeva, La parola, il dialogo, il romanzo, in

Augusto Ponzio (a cura di) Michail Bachtin.Semiotica, teoria della letteratura e

marxismo, passim).

Page 139: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Sofrone, il dialogo socratico (inteso come genere particolare), i libelli, la più

antica memorialistica, la poesia bucolica, la satira menippea (come genere

particolare) e altri generi minori. Ciò che accomunava generi tanto eterogenei

era il loro contrapporsi ai generi alti, seri come l’epopea, la retorica classica, la

tragedia, la storia, ciò che li univa era dunque il loro legame con il folclore

carnevalesco, il loro essere permeati da uno specifico sentimento carnevalesco

del mondo, da un’atmosfera di gaia relatività. Il settore serio-comico della

letteratura antica è stato il primo ad aver risentito dell’influsso del folclore

carnevalesco, è stato il primo esempio di «letteratura carnevalizzata». Bachtin

individua tre particolarità dei generi serio-comici:

1) un nuovo rapporto con la realtà, presa ad oggetto nella sua

“scottante”contemporaneità; mentre nei generi alti l’oggetto era sempre ad una

distanza epica, del mito o della leggenda, nei generi serio-comici viene

contemporaneizzato.

2) I generi serio-comici non si fondano sulla tradizione ma coscientemente

sulla esperienza e sulla libera invenzione.

3) Una voluta pluralità di stili e di voci. Caratteristica in tali generi è il

rifiuto del monostilismo, l’uso di una pluralità di toni nel racconto, la mescolanza

del serio col ridicolo, del sublime con l’infimo. Per la prima volta appare accanto

alla parola raffigurante, la parola raffigurata, ciò crea un rapporto nuovo con la

parola come materiale della composizione letteraria.

Dei generi serio-comici dell’antichità, Bachtin analizza particolarmente il

dialogo socratico e la satira menippea. Il dialogo socratico era un genere

ampiamente diffuso nell’antichità; anche se a noi sono giunti solo i dialoghi di

Platone e Senofonte, si ha notizia di dialoghi socratici scritti da Antistene,

Eschine, Fedone, Euclide, Alassamene, Glaucone, Simmio, Cratone (DPS p.143).

Page 140: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Nato come genere memorialistico, si emancipò ben presto dal legame col

Socrate storico, conservando solo il metodo socratico di scoprimento dialogico

della verità. Le caratteristiche peculiari di questo genere carnevalizzato

individuate da Bachtin sono:

1) L’esser fondato sull’idea socratica della natura dialogica della verità e

della riflessione umana su di essa. La verità non è determinata a priori ma va

cercata tra gli uomini, mediante il metodo maieutico socratico.

2) «I due procedimenti fondamentali del «dialogo socratico» erano la

sincrisi (sunkrisiV) e la anacrisi (anakrisiV). Per sincrisi si intendeva il confronto

tra differenti punti di vista su una determinata materia. […] Per anacrisi si

intendevano i modi atti a suscitare e provocare le parole dell’interlocutore, per

costringerlo ad esprimere il suo pensiero e ad esprimerlo fino in fondo. […]

L’anacrisi è la provocazione della parola con la parola (DPS p.145)». La sincrisi e

l’anacrisi dialogizzano il pensiero, lo associano alla comunione dialogica tra gli

uomini.

3) I personaggi dei dialoghi socratici, a cominciare da Socrate stesso, sono

degli ideologi, sono portatori di istanze ideologiche.

4) L’intreccio contribuisce a determinare, con l’anacrisi, lo sviluppo del

dialogo; spesso il dialogo si svolge in situazioni limite, che spingono gli

interlocutori alla sperimentazione della verità; è la prima forma di dialogo

sull’estrema soglia (schwellendialog), che avrà un notevole sviluppo fino al

rinascimento e alla riforma.

5) «L’idea del «dialogo socratico» si lega organicamente con l’immagine

dell’uomo che ne è il portatore (DPS p.146)». La sperimentazione dell’idea è al

contempo sperimentazione dell’uomo che la rappresenta.

Dalla disgregazione del dialogo socratico e dalla sua fusione con lo spirito

Page 141: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

folclorico-carnevalesco nasce, secondo Bachtin l’altro genere dialogico

fondamentale dell’antichità, la «satira menippea».

Questo genere prende il nome da Menippo di Gadara, che gli diede la

forma classica, ma risale ai dialoghi socratici di Antistene; satire menippee

furono scritte da Eraclide Pontico, da Bione Boristenita, da Varrone, da Seneca (il

Ludus de morte Claudii, ovvero Apokolokyntosis, cioè «zucchificazione» DPS

p.147). Una satira menippea in forma di romanzo è il Satyricon di Petronio; satire

menippee sviluppate sono pure le opere di Luciano di Samosata e di Apuleio. La

satira menippea ebbe una influenza notevole sulla letteratura paleocristiana e

bizantina, e continuò ad esercitare la sua influenza nel medioevo, nel rinasci-

mento e nell’età moderna198.

Bachtin individua anche per la satira menippea una serie di particolarità di

genere che la differenziano dal dialogo socratico, esse sono:

1) Un accentuato senso comico, benché la rilevanza di questo elemento

vari molto; è molto presente ad esempio in Varrone e s’indebolisce

considerevolmente in Boezio.

2) La menippea, completamente libera dai residui del memorialismo

caratteristico del dialogo socratico, è caratterizzata da una «eccezionale libertà

di invenzione narrativa e filosofica» (DPS p.149).

3) «La particolarità più importante del genere della menippea è che la più

198 Oltre che nella letteratura, la satira menippea ha esercitato

un’influenza considerevole anche sulla filosofia, Bachtin include nelle satire

menippee anche la Consolazione della filosofia di Boezio, tracce di

carnevalizzazione e di spirito menippeo si possono a mio parere trovare anche in

Erasmo e nei Dialoghi italiani di Bruno. Riferimenti espliciti ed apprezzamenti di

autori di satire menippee (Petronio, Luciano), si trovano anche in Nietzsche; il

“dionisiaco” nietzscheano presenta del resto notevoli affinità con lo spirito

menippeo.

Page 142: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

audace e sfrenata fantasia è qui internamente motivata, giustificata, illuminata

da un fine puramente filosofico-ideale: quello di creare situazioni eccezionali per

provocare e sperimentare l’idea-parola filosofica, la verità» (DPS p.149).

4) Nella menippea si combinano organicamente la libera fantasia, il

simbolismo e talvolta l’elemento mistico-religioso con un estremo e grossolano

“naturalismo sordido”. Le avventure si svolgono in situazioni sordide, in prigioni,

lupanari, orge erotiche dei culti segreti, nelle piazze e nei mercati, l’idea viene

sperimentata nella degenerazione e nella bassezza estreme; questa

combinazione di sublime e infimo è una delle peculiarità più caratteristiche della

menippea.

5) Nella satira menippea la libera invenzione della fantasia si combina con

un eccezionale universalismo filosofico, «è il genere delle «questioni ultime». In

essa si sperimentano le posizioni filosofiche ultime» (DPS p.150-51).

Caratteristica è la sincrisi, il raffronto tra le posizioni ultime sul mondo.

6) La menippea si svolge su una struttura a tre piani, l’azione si trasferisce

dalla terra all’Olimpo e agli inferi.

7) L’osservazione degli eventi avviene spesso da una prospettiva asso-

lutamente inconsueta, tale da far mutare radicalmente l’usuale percezione della

vita, che appare in tal modo straniata.

8) Nella menippea compare la “sperimentazione psicologico-morale”, la

raffigurazione di stati psicologici inconsueti o patologici: la follia di qualsiasi tipo,

lo sdoppiamento della personalità, la fantasticheria sfrenata, le passioni

esasperate fino alla follia, i sogni strani, il suicidio.

Le visioni oniriche, le fantasticherie, la follia rompono l’integrità epica e

tragica dell’uomo e del suo destino: in lui si scoprono le possibilità di un altro

Page 143: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

uomo e di un’altra vita, egli perde la sua definitezza e univocità, cessa di

coincidere con se stesso. (DPS p.152)

Questa scissione dell’uomo favorisce anche il dialogo dell’uomo con se

stesso, che fa la sua comparsa appunto nella menippea.

9) Altra caratteristica di genere della menippea è la presenza di scene di

scandali, di comportamenti eccentrici, di discorsi e interventi inopportuni, «di

ogni specie di violazioni del corso generalmente accettato e consueto degli

avvenimenti, delle norme stabilite di comportamento e di etichetta, compresa

quella del linguaggio (DPS p.153)». Caratteristica della menippea è la “parola

inopportuna”, inopportuna o per la sua cinica franchezza o per il suo profanante

smascheramento del sacro, che straccia le trame dell’etichetta, mostrandone il

vuoto di senso.

10) La menippea è piena di stridenti contrasti e combinazioni, «ama

giocare con i bruschi trapassi e mutamenti, con alti e bassi, slanci e cadute,

improvvisi accostamenti di ciò che è lontano e separato, con mésalliances di

ogni genere (DPS p.154)».

11) Una componente utopistica viene spesso a trovarsi organicamente in

combinazione con gli altri elementi del genere, gli elementi di utopia sociale

sono introdotti spesso in forma di visioni oniriche, viaggi sulla luna e in paesi

sconosciuti.

12) Nella menippea si trovano spesso inseriti altri generi: novelle lettere,

orazioni, simposi, è caratteristica la mescolanza di discorso in prosa e in versi; i

generi inseriti presentano sempre un certo grado di parodismo, soprattutto le

parti in versi.

13) La presenza di molteplici generi produce la caratteristica pluralità di

Page 144: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

stili e toni, si stabilisce un nuovo rapporto con la parola, di cui viene

rappresentato il carattere dialogico costitutivo.

14) Ultima peculiarità della menippea individuata da Bachtin è il suo ca-

rattere pubblicistico d’attualità, il suo essere una specie di genere «giornalistico»

dell’antichità. Un legame profondo con la realtà storica e ideologica

contemporanea si trova in Luciano, Petronio, Varrone, Apuleio; «il carattere

giornalistico, pubblicistico, feuilletonistico, la scottante attualità caratterizzano in

maggiore o minore misura tutti i rappresentanti della menippea (DPS p.155)».

Questi sono i caratteri fondamentali e costanti della satira menippea;

benché questi siano molto diversi tra di loro, si trovano profondamente integrati

nella menippea, ne determinano la logica interna e il fondamentale ruolo

nell’evoluzione della prosa romanzesca europea.

L’interpretazione di Julia Kristeva pone in risalto il carattere profondamente

ambivalente della struttura della menippea, che contiene le due tendenze della

letteratura occidentale: la rappresentazione mediante il linguaggio quale messa

in scena e l’esplorazione del linguaggio come sistema correlativo di segni.

Nella menippea il linguaggio è nello stesso tempo rappresentazione di uno

spazio esterno ed “esperienza produttrice del proprio spazio”. In questo genere

ambiguo si ritrovano sia le premesse del realismo (attività secondaria in

rapporto al vissuto, nella quale l’uomo si descrive dando spettacolo di sé per

finire col creare “personaggi” e “caratteri”), sia il rifiuto di divenire un universo

psichico (attività nel presente, che si caratterizza mediante immagini, gesti e

parole-gesti, attraverso le quali l’uomo vive i suoi limiti nell’impersonale)199.

199 Julia Kristeva, La parola, il dialogo, il romanzo, in Augusto Ponzio

(a cura di) Michail Bachtin.Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, p.130.

Page 145: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Questo secondo aspetto accomuna la struttura della menippea a quella del

sogno, della scrittura geroglifica e del teatro della crudeltà a cui pensava Artaud,

in quanto rappresentazione non della vita individuale, ma di «una specie di vita

liberata, che spazza via l’individualità umana e nella quale l’uomo non è più che

un riflesso»200. Come il teatro di Artaud, la menippea non è catartica, è una festa

della crudeltà, «non trasmette altro messaggio che quello d’essere essa stessa

“la gioia eterna del divenire”»201 e si esaurisce nell’atto e nel tempo presente. La

menippea si costituisce nell’ambivalenza di due spazi, quello della scena e

quello del geroglifico, quello della rappresentazione mediante il linguaggio e

quello dell’esperienza mediante il linguaggio, il romanzo, e in particolare il mo-

derno romanzo polifonico erediteranno tale ambivalenza.

L’analisi della menippea, primo genere letterario carnevalizzato, ha

rivelato alcuni aspetti dell’ambivalenza carnevalesca; all’analisi del riflesso del

carnevale sulla letteratura, Bachtin ha dedicato studi di notevolissima

importanza, che hanno determinato gran parte dell’interesse dei critici per la

sua opera; si cercherà ora di enucleare schematicamente alcuni spunti teorici

fondamentali rintracciabili nelle ricerche bachtiniane sulla problematica del

folclore carnevalesco, al fine di enuclearne la struttura e la logica peculiare che

lo caratterizza.

Il carnevale è una forma di spettacolo sincretistica di carattere rituale

estremamente complessa, che ha elaborato un linguaggio di forme simboliche;

«questo linguaggio esprimeva in modo differenziato, si può dire articolato (come

qualsiasi linguaggio) un unico (ma complesso) senso carnevalesco del mondo,

200 Ivi, p.131.201 Ivi, p.131.

Page 146: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

che penetrava tutte le sue forme» (DPS p.159). La trasposizione di questo

linguaggio nella letteratura ha prodotto i generi letterari carnevalizzati, in primo

luogo, come detto, la satira menippea.

Il carnevale è uno spettacolo senza ribalta in cui sono coinvolti al

medesimo titolo tutti i partecipanti, chi vi partecipa è ad un tempo attore e

spettatore;

perde la sua coscienza di persona per passare attraverso lo zero

dell’attività carnevalesca e sdoppiarsi in soggetto dello spettacolo e oggetto del

gioco. Nel carnevale il soggetto è annichilito: là trova compimento la struttura

dell’autore come anonimato che crea e si vede creare, come me e come altro,

come uomo e come maschera.202

Tutti prendono parte alla vita carnevalesca assecondando le sue leggi

fintanto che queste sono in vigore. «Ma la vita carnevalesca è una vita tolta dal

suo normale binario, è in una certa misura una «vita all’incontrario», un «mondo

alla rovescia» («monde à l’envers»)» (DPS p.160).

Le categorie fondamentali del carnevale individuate da Bachtin sono

quattro, legate profondamente tra di loro e costitutive della logica peculiare di

tutti i fenomeni collegati al carnevalesco.

202 Ivi, p.123.

La Kristeva prosegue affermando: «bisognerebbe paragonare il dio-

nisismo nietzschano con il cinismo di una tale scena carnevalesca che distrugge

un dio per imporre le sue leggi dialogiche. Avendo esteriorizzato la struttura

della produttività letteraria riflessa, il carnevale mette in luce l’inconscio che

sottende questa struttura: il sesso, la morte. Tra di loro si organizza un dialogo,

da cui provengono le diadi strutturali del carnevale: l’alto e il basso, la nascita e

l’agonia, il cibo e l’escremento, l’elogio e l’imprecazione, il riso e le lacrime».

Page 147: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

1) Durante il carnevale gli ordinamenti coartanti sono aboliti, e con le leggi

viene meno qualsiasi gerarchia stabilita e le forme di devozione e riverenza ad

essa collegate. Le distanze tra gli uomini sono abolite ed entra in vigore «una

particolare categoria carnevalesca, il libero contatto familiare tra gli uomini»

(DPS p.160).

2) Ai rapporti gerarchico-sociali stabiliti si sostituiscono nuove modalità di

relazione tra gli uomini, liberati dai vincoli della posizione gerarchica (di ceto, di

censo, di età, di proprietà), il comportamento, il gesto e la parola dell’uomo

divengono eccentrici, inopportuni, estranei alla logica della vita

extracarnevalesca; «l’eccentricità è una categoria particolare del senso

carnevalesco del mondo, organicamente legata alla categoria del contatto

familiare» (DPS p.160-61).

3) La familiarizzazione dei rapporti conduce anche ad una terza categoria

del carnevale, le mésalliances carnevalesche; il carnevale unisce ciò che

normalmente è diviso e isolato, collega il sacro e il profano, il sublime e l’infimo,

il grandioso e il meschino, il saggio e lo stolto.

4) La perdita della distanza gerarchica finisce per produrre un abbas-

samento, uno svilimento del sacro, produce la profanazione, caratteristica del

carnevale, manifesta nei sacrilegi carnevaleschi, nell’oscenità del linguaggio del

carnevale, nei riadattamenti parodici dei testi e della liturgia sacri.

Bachtin insiste nell’affermare il carattere concreto-sensibile delle categorie

carnevalesche, non si tratta di idee astratte sulla libertà e l’uguaglianza, ma di

forme rappresentative rituali e spettacolari «formatesi e conservatesi nei

millenni in seno alle più larghe masse popolari dell’umanità europea». (DPS

p.161)

Accanto alle caratteristiche ora descritte Bachtin individua una serie di

Page 148: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

azioni tipiche del carnevalesco, di rappresentazioni rituali in cui lo spirito

carnevalesco trova espressione.

«La principale azione carnevalesca è probabilmente la burlesca inco-

ronazione e successiva scoronazione del re del carnevale» (DPS p.162),

cerimonia ricorrente in tutte le festività carnevalesche, dai saturnali alle feste

dei folli e a tutte le manifestazioni del carnevale europeo.

Alla base dell’atto rituale della incoronazione e scoronazione del re è il

nucleo stesso del senso carnevalesco del mondo, il pathos delle sostituzioni e

dei mutamenti, della morte e del rinnovamento. Il carnevale è la festa del tempo

che tutto distrugge e tutto rinnova. Così si può esprimere il pensiero

fondamentale del carnevale. (DPS p.162)

L’incoronazione-scoronazione è un rito profondamente ambivalente,

esprime la gaia relatività dello spirito carnevalesco, chi viene incoronato è

solitamente uno schiavo o un buffone, conformemente ai dettami del “mondo

alla rovescia” carnevalesco, che viene insignito in un rituale che parodizza le

incoronazioni autentiche, di tutti i simboli del potere reale, simboli che

acquistano una caratteristica ambivalenza (che ovviamente non hanno nella loro

vita extracarnevalesca, in cui sono monovalenti, assoluti e monoliticamente

seri). Questa ambivalenza è comune a tutti i simboli del carnevale, «essi

racchiudono sempre in sé la prospettiva della negazione (della morte) o

viceversa. La nascita è pregna della morte, la morte di una nuova nascita» (DPS

p.163). Il carnevale celebra la sostituzione, l’avvicendamento, non ciò che viene

sostituito, nell’incoronazione carnevalesca è già compresa la scoronazione, in cui

il cerimoniale è rovesciato, il re carnevalesco viene ora dileggiato, privato dei

Page 149: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

simboli del potere, senza che ciò assuma un carattere univocamente negativo,

«il carnevale non conosce assoluta negazione, così come non conosce assoluta

affermazione» (DPS p.163), è profondamente ambivalente in ogni sua manifesta-

zione. Tutte le immagini carnevalesche sono profondamente ambivalenti,

sono uniche e duplici al tempo stesso, esse uniscono in sé ambedue i poli

dell’avvicendamento e della crisi: nascita e morte (l’immagine della morte

pregna di vita), la benedizione e la maledizione (le benedicenti maledizioni

carnevalesche con l’augurio contemporaneo di morte e di rinascita), la lode e

l’ingiuria, la gioventù e la vecchiaia, l’alto e il basso, il volto e il deretano, la

stoltezza e la saggezza (DPS p.164).

caratteristiche del carnevale sono gli accoppiamenti per opposti, la

giustapposizione dei contrari e dei simili (gemelli, sosia), così come lo sono le

inversioni d’uso degli oggetti (pratica riconducibile alla categoria carnevalesca

della eccentricità). Ambivalente è l’immagine del fuoco, che

contemporaneamente distrugge e rinnova il mondo, esemplare è il rito dei

«moccoli» del carnevale romano, descritto da Goethe nell’Italienische Reise:

Goethe, cercando di scoprire dietro le immagini carnevalesche il loro senso

più profondo, cita una scenetta profondamente simbolica: durante il rito dei

«moccoli» un ragazzo spegne la candela di suo padre con l’allegro grido

carnevalesco «Sia ammazzato il signor padre!» (DPS p.165)203.

203 Il riferimento a questo aneddoto di Goethe, citato anche nel

Rabelais, permette di cogliere un’influenza diretta delle analisi freudiane

sull’interpretazione bachtiniana del carnevale, che appare come il luogo della

soddisfazione fantasmatica delle istanze rimosse della psiche.

Page 150: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Profondamente ambivalente è anche il riso carnevalesco, legato di-

rettamente alle antichissime forme del riso rituale. Il riso rituale si rivolgeva a

qualcosa di superiore, al sole, agli dei, per costringerli a rinnovarsi e rigenerarsi,

era legato alla morte e alla riproduzione, reagiva alla crisi della vita della

divinità, del mondo e dell’uomo (riso funebre).

Il riso carnevalesco è anch’esso diretto verso l’alto, all’avvicendamento dei

poteri e delle verità, all’avvicendamento degli ordinamenti del mondo. Il riso

invade e comprende ambedue i poli dell’avvicendamento, la stessa crisi.

Nell’atto del riso carnevalesco si uniscono morte e resurrezione, negazione

(derisione) e affermazione (riso di giubilo). È questo un riso profondamente

penetrato di una concezione del mondo universale (DPS p.166).

Il riso carnevalesco è profondamente perturbante, malgrado l’idea che se

ne ha nella società moderna, in cui

si segue la tendenza ad occultare l’aspetto drammatico (micidiale, cinico,

rivoluzionario nel senso di una trasformazione dialettica) del carnevale, […]. Il

riso del carnevale non è semplicemente parodistico; non è più comico che

tragico; è le due cose insieme; è, se si vuole, serio ed è soltanto così che la sua

scena non è né quella della legge, né quella della sua parodia, ma il suo altro. 204

204 Julia Kristeva, La parola, il dialogo, il romanzo, in Augusto Ponzio

(a cura di) Michail Bachtin.Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, p.125.

«La scrittura moderna presenta diversi esempi lampanti di una tale scena

generalizzata che è legge ed altro, e sulla quale il riso tace perché non è

parodia, ma assassinio e rivoluzione (Antonin Artaud)».

Page 151: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

La parodia è comunque un elemento presente in tutte le manifestazioni del

carnevale e lo si ritrova trasposto in tutte le forme della letteratura car-

nevalizzata. La parodia è la creazione di un sosia scoronizzante, ed è sempre

ambivalente. Una componente parodica si trova ad ogni livello nelle immagini e

nei rituali carnevaleschi, è un elemento che relativizza e disassolutizza le

manifestazioni “alte” della vita extracarnevalesca, senza esserne una mera

negazione.

La piazza, luogo di incontro per eccellenza, è il luogo privilegiato della

rappresentazione carnevalesca, «giacché il carnevale per la sua stessa idea

comprende tutto il popolo ed è universale, e tutti debbono essere partecipi del

contatto familiare» (DPS p.167), e la piazza è il simbolo di questa universalità

popolare. Nella letteratura carnevalizzata, la piazza è il luogo principale

dell’azione, vi si struttura l’intreccio del racconto, anche gli altri luoghi (vie,

traverse, strade, bagni, tolde di navi) assumono i caratteri della piazza

carnevalesca nel momento in cui diventano luogo di incontro e contatto tra

persone di diverso genere.

La metamorfosi carnevalesca si manifesta in modo particolare nel

linguaggio, in particolare nel linguaggio familiare-plebeo, che ancor oggi è pieno

di relitti carnevaleschi nelle sue manifestazioni ingiuriose e canzonatorie. Il

linguaggio carnevalizzato eleva alla massima potenza l’ambivalenza costitutiva

del linguaggio, è consapevolmente plurisenso, eccentrico, saturo di sensi spesso

opposti tra loro e profondamente parodico.

Sulla scena generalizzata del carnevale il linguaggio fa la parodia di se

stesso e si relativizza, rigettando il suo ruolo di rappresentazione (il che provoca

Page 152: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

il riso), senza arrivare tuttavia a distaccarsene. L’asse sintagmatico del

linguaggio si esteriorizza in questo spazio e, in un dialogo con l’asse sistematico,

costituisce la struttura ambivalente che il carnevale trasmetterà al romanzo.205

Le analisi bachtiniane seguono lo sviluppo dei generi letterari carne-

valizzati nella storia, individuando le forme specifiche che questi assumono in

relazione alle condizioni storiche di cui sono il prodotto, dalla Grecia antica

all’ellenismo, al medioevo e al rinascimento (ciò in particolare ne L’opera di

Rabelais e la cultura popolare, in cui la fenomenologia del carnevale viene

approfondita e chiarita mediante le immagini del Gargantua e Pantagruel, opera

carnevalizzata quant’altre mai), all’illuminismo fino all’età moderna (a

Dostoevskij). Ciò che l’analisi del carnevale permette di individuare, oltre il pur

notevole valore che gli studi bachtiniani hanno per la storia della letteratura, è la

specificità del fenomeno, la sua logica peculiare, “altra” rispetto alla vita

extracarnevalesca;

si può dire (con certe riserve, naturalmente) che l’uomo medievale viveva

due vite: una ufficiale, monoliticamente seria e accigliata, sottomessa ad un

rigoroso ordine gerarchico, piena di paura, dogmatismo, devozione e pietà, e

un’altra carnevalesca, di piazza, libera, piena di riso ambivalente, di sacrilegi,

profanazioni, degradazioni e oscenità, di contatto familiare con tutto e con tutti.

(DPS p.169)

La vita carnevalesca possiede una logica sua propria, una propria modalità

205 Julia Kristeva, La parola, il dialogo, il romanzo, in Augusto Ponzio

(a cura di) Michail Bachtin.Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, p.125.

Page 153: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

nel rapportarsi al reale, questa «logica dell’alogismo»206 sarà oggetto d’analisi

nel capitolo successivo.

206 Così viene definita da Bachtin la logica che sottende l’opera

rabelaisiana, e per esteso il complesso delle rappresentazioni carnevalesche.

Michail Bachtin, Le forme del tempo e del cronotopo nel romanzo, in Estetica e

romanzo, p.319.

Page 154: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

4 Epistemologia

4.1 Bachtin e l’avanguardia scientifica in Russia negli anni venti

In tutta la produzione teorica bachtiniana è costante un riferimento e un

confronto con le avanguardie teoriche delle scienze naturali; spesso la stessa

impostazione del lavoro di Bachtin rimanda a specifiche teorie scientifiche, così

la rivoluzione del linguaggio del romanzo realizzata da Dostoevskij è paragonata

a quella realizzata da Einstein in fisica. Il romanzo polifonico dostoevskijano è

espressione dell’apertura dialogica al mondo affermatasi nella scienza

contemporanea.

La coscienza scientifica dell’uomo contemporaneo ha imparato ad

orientarsi nelle difficili condizioni dell’«universo probabilistico», non si lascia

turbare da nessuna «indeterminazione», ma ne sa rendere conto e sa tenerne

conto. A questa coscienza è ormai da tempo divenuto abituale il mondo

einsteiniano con la sua pluralità di sistemi di riferimento e altrettanti concetti.

[…] È necessario staccarsi dalle adusate esperienze monologiche per

acclimatarsi nella nuova sfera artistica che Dostoevskij ha scoperto e orientarsi

nel modello artistico del mondo, incomparabilmente più complesso, che egli ha

creato. (DPS p.355)

Questa attenzione per le scienze naturali è da porre in conto

Page 155: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

all’affermazione bachtiniana della comune matrice ideologica di tutte le

produzioni segniche, che determina la fondamentale consonanza tra le

evoluzioni cui queste son sottoposte. Un esempio di tale parallelismo di

tendenze in ambiti ideologici differenti è l’analogia tra il passaggio nel Ri-

nascimento dalla concezione tolemaica a quella galileiana e il passaggio da una

concezione monolinguistica e monologica al plurilinguismo con la nascita del

romanzo moderno.

La funzione del plurilinguismo nel processo di morte del mito e di nascita

della lucidità romanzesca è enorme. Nel processo di attiva illuminazione

reciproca delle lingue e delle culture la lingua diventò qualcosa di

completamente diverso e a mutare fu la sua stessa qualità: invece di un mondo

linguistico tolemaico isolato unico e unitario comparve il mondo galileiano

aperto di numerose lingue che si illuminano a vicenda.207

Il mutamento dell’orizzonte storico e ideologico si riflette in modo analogo

in tutti gli ambiti della produzione ideologica, in quanto questi sono tra loro

profondamente interrelati e in continuo adeguamento tra loro.

All’epoca delle grandi scoperte astronomiche, matematiche e geografiche,

che avevano distrutto la finitezza e l’isolamento del vecchio Universo, la

finitezza della grandezza matematica e che avevano allargato i confini del

vecchio mondo geografico, all’epoca del Rinascimento e del protestantesimo,

che avevano distrutto la centralizzazione ideologico-verbale del medioevo, a

207 Michail Bachtin, Dalla preistoria della parola romanzesca, in

Estetica e romanzo, p.428-29.

Page 156: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

questa epoca poteva essere adeguata soltanto la coscienza linguistica

galileiana, incarnata nella parola romanzesca.208

È chiara allora la ragione dell’interesse di Bachtin per la scienza con-

temporanea e dei suoi tentativi di trasporre nella sua teoria estetica alcuni

principi guida delle avanguardie scientifiche del suo tempo.

In particolare la teoria bachtiniana del romanzo è debitrice al lavoro di due

scienziati sovietici, Vladimir Ivanovic Vernadskij e Aleksej Aleksejevic

Uchtomskij, personalità di grande rilievo i cui studi, che spaziano dalla geofisica

all’estetica, dalla biologia all’etica, influenzarono in modo determinante le

cultura russa del loro tempo.

4.1.1 A. A. Uchtomskij. La dominante e il cronotopo

Il debito contratto da Bachtin per le ricerche sul cronotopo con Uchtomskij

è rilevante e da egli stesso ammesso in nota a Le forme del tempo e del

cronotopo nel romanzo209, notevoli sono anche gli spunti e i riferimenti al

neurofisiologo russo non dichiarati nel complesso della sua produzione teorica,

tanto da far ritenere fondamentale l’influenza di Uchtomskij su Bachtin.

La formazione di Uchtomskij è estremamente eterogenea, spazia at-

traverso discipline distanti come teologia, filosofia, biologia, geologia e fisica;

anche se i suoi studi son rivolti in primo luogo alla fisiologia, egli cerca

costantemente di cogliere collegamenti ed elementi per corroborare i risultati

208 Michail Bachtin, La parola nel romanzo, in Estetica e romanzo,

p.222. (Corsivo mio).209 Michail Bachtin, Le forme del tempo e del cronotopo nel romanzo,

in Estetica e romanzo, p.231. Di ciò si è già detto a proposito della trattazione

bachtiniana del cronotopo, a P.102

Page 157: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

delle sue ricerche nell’ambito delle scienze umane; atteggiamento che del resto

è comune a buona parte dell’intelligentija russa della prima metà del secolo, a

Bachtin che scrive di freudismo e biologia, a Vygotskij che scrive d’arte e ai

teologi Florenskij e Askol’dov, che avevano una formazione scientifica.

Uno dei risultati più rilevanti delle ricerche di Uchtomskij è la teoria della

dominante, elaborata coniugando le teorie del fisiologo inglese C. S. Sherrington

e del russo Vvedenskij con le concezioni di Einstein e Minkovskij relative al

tempo e allo spazio nella relatività210. Dominante è un centro nervoso che in virtù

di una elevata eccitabilità e di una capacità di mantenersi attivato anche dopo la

cessazione dello stimolo (inerzia) è in grado di determinare la reazione

dell’organismo agli stimoli esterni. La dominante si trova a tutti i livelli del

sistema nervoso,

ai livelli più bassi la dominante si esprime nel fatto che un dato organo sia

sempre pronto al lavoro e possa conservare a lungo questo stato di all’erta.

Risalendo invece ai livelli superiori del sistema nervoso arriviamo alla dominante

corticale, che costituisce la base fisiologica di tutta una serie di fenomeni

psichici, tra cui per esempio l’attenzione, e che Uchtomskij definisce un «organo

di comportamento».211

210 Eviterò per quanto possibile i riferimenti e gli approfondimenti

eccessivamente specialistici, limitandomi all’esposizione di quanto nella teoria di

Uchtomskij serve ad approfondire l’analisi dell’opera di Bachtin. Indicazioni più

approfondite si trovano in: Silvano Tagliagambe, L’origine dell’idea di cronotopo

in Michail Bachtin, e Nicoletta Marcialis, Michail Bachtin e Alekseij Uchtomskij,

saggi contenuti in Bachtin teorico del dialogo, Milano, Franco Angeli, 1986.211 Nicoletta Marcialis, Michail Bachtin e Alekseij Uchtomskij, in

Bachtin teorico del dialogo, p.83.

Page 158: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Orientandosi il comportamento verso il mondo circostante, si può

individuare nella dominante corticale l’organo che sovraintende all’elaborazione

di un sistema di coordinate spazio temporali attraverso cui l’organismo

recepisce il mondo al fine di reagire ad esso. La relazione tra il cronotopo (l’unità

spazio-temporale) e la dominante era l’argomento della conferenza di

Uchtomskij a cui Bachtin afferma di aver presenziato212.

La teoria del cronotopo di Uchtomskij si trova, come detto, trasposta nella

elaborazione bachtiniana sullo spazio-tempo in letteratura (in Le forme del

tempo e del cronotopo nel romanzo), un parallelo si può cogliere tra la nozione

di dominante, nella valenza che riceve in Uchtomskij, e la nozione bachtiniana di

punto di vista, che individua le direttive attraverso cui si determina la relazione

col mondo e che è sovrapponibile a ciò che negli scritti pseudonimici veniva

indicato con ideologia.

La dominante è il risultato dell’informazione sugli avvenimenti e sugli

oggetti nel tempo e nello spazio, così come il punto di vista si forma sotto

l’influenza dell’ambiente esterno; ma nello stesso tempo la dominante esprime il

modo di porsi dell’animale rispetto all’ambiente, il suo orientamento nella

percezione degli oggetti e degli avvenimenti biologicamente importanti e

interessanti, e comporta il soffocamento di tutte le reazioni incompatibili con la

dominante in questione: questo significa che la dominante coordina i mecca-

nismi dell’omeostasi, ma significa anche, e lo sottolinea Uchtomskij a più

riprese, che la dominante può essere causa di pregiudizi, di rigidità e chiusura

mentale.213

212 Vedi nota 189.213 Nicoletta Marcialis, Michail Bachtin e Alekseij Uchtomskij, in

Page 159: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Un’analogia si può cogliere anche tra la dominante e il genere letterario,

come l’una è, sul piano dell’organismo individuale, una sorta di memoria

fisiologica non conscia, così l’altro è una memoria collettiva storica.

La dominante corticale nell’accezione data al termine da Uchtomskij, di

griglia attraverso cui si media il rapporto col mondo, non ricade nell’errore

fondamentale individuato da Bachtin alla base della psicologia oggettiva e della

reattologia, non prescinde dalla concreta realtà sociale in cui si trova ad agire,

ne è anzi determinata. Secondo Uchtomskij,

il fisiologo constata il processo dominante, studia il modo in cui esso si

forma negli elementi nervosi, ne coglie le leggi e le conseguenze a livello di

organismo individuale. Ma i motivi necessari e sufficiente di questo processo

diventano chiari solo dopo che al posto dell’astrazione «l’organismo e il suo

ambiente» il fisiologo prende in considerazione le radici della vita e del

comportamento dell’individuo cercandole nel suo genere e nella società, e

ricorda che l’«ambiente» dell’organismo comprende, oltre al resto, anche il

genere e la società.214

Un comune interesse per l’opera di Dostoevskij lega inoltre Bachtin a

Uchtomskij, che proprio nei romanzi dello scrittore russo cerca un riscontro e una

esemplificazione della sua teoria fisiologica. La dominante agisce tra due

situazioni limite: l’autismo, condizione in cui l’individuo è condizionato da una

Bachtin teorico del dialogo, p.85.214 A. A. Uchtomskij, citato in Nicoletta Marcialis, Michail Bachtin e

Alekseij Uchtomskij, in Bachtin teorico del dialogo, p.87.

Page 160: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

dominante centrata su di se, e la massima apertura all’altro, che produce

la capacità di non rimanere ancorato alla propria astrazione e di essere

pronto in ogni momento ad anteporre ad esso la realtà vivente, la capacità, cioè,

di entrare concretamente in contatto con ogni singolo uomo, di penetrare nel

suo guscio, di comprendere i sui punti di partenza, che lo condizionano, di capire

i suoi dominanti. […] Soltanto laddove si afferma un dominante centrato sulla

persona dell’altro può essere superata per la prima volta la maledizione del

rapporto individualistico con la vita.215

Per esemplificare queste condizioni limite, Uchtomskij utilizza due

personaggi di Dostoevskij, il Sosia, che rappresenta l’incapacità patologica di

concepire l’altro (Uchtomskij afferma «questo racconto di Dostoevskij altro non è

che un trattato filosofico-psichiatrico sul solipsismo e sull’autoaffermazione

come tratti fondamentali di un tipico rappresentante della cultura europea»216) e

Zosima, lo starec dei Fratelli Karamazov, che possiede secondo Uchtomskij una

dominante orientata verso il prossimo217. Una tale condizione di apertura al

mondo, una dominante centrata sull’altro, permette il superamento degli

orizzonti ideologici e la coesistenza di punti di vista diversi in dialogo.

Uchtomskij può essere considerato quindi al pari di Bachtin un teorico del

215 A. Uchtomskij, Dominanta (il dominante), in Silvano Tagliagambe,

L’origine dell’idea di cronotopo in Michail Bachtin, in Bachtin teorico del dialogo,

p.50.216 Citato in Silvano Tagliagambe, L’origine dell’idea di cronotopo in

Michail Bachtin, in Bachtin teorico del dialogo, p.52.217 Nicoletta Marcialis, Michail Bachtin e Alekseij Uchtomskij, in

Bachtin. teorico del dialogo, p.87.

Page 161: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

dialogo; per entrambe i pensatori è dall’interazione tra prospettive differenti che

a tutti i livelli si verifica una crescita di conoscenza.

4.1.2 V. I. Vernadskij. La biosfera

I meccanismi dinamici indagati in neurofisiologia da Uchtomskij e trasposti

nell’ambito delle scienze umane da Bachtin, sono oggetto delle ricerche del

geofisico Vladimir Ivanovic Vernadskij, autore di grande rilevanza i cui studi

fortemente innovativi erano conosciuti da Bachtin, che li cita negli Appunti del

1970-71218.

Le ricerche dello scienziato sovietico coprono campi scientifici diversi, ma

sono unificate da una serie di motivi conduttori comuni, in particolare dalla

ricerca del rapporto tra un sistema e l’ambiente in cui è immerso.

Vernadskij, muovendo da ricerche in mineralogia, giunge all’elaborazione

delle nozioni di geosfera e di biosfera, che svolgono un ruolo centrale nelle sue

costruzioni teoriche. «Le geosfere sono involucri terrestri determinati tra i quali

avviene la migrazione degli elementi chimici»219, gli elementi che si trovano nelle

singole geosfere dan luogo a composti ad esse peculiari in condizioni specifiche,

218 In L’autore e l’eroe, p.357. L’opera di Vernadskij è analizzata da

Silvano Tagliagambe in L’origine dell’idea di cronotopo in Michail Bachtin, in

Bachtin teorico del dialogo, e da Simonetta Salvestroni in Il dialogo, il confine, il

cronotopo nel pensiero di Michail Bachtin, in Bachtin teorico del dialogo, in I

meccanismi spazio temporali nei testi artistici e nei processi creativi della

psiche, «Strumenti critici», VI 1991, in Michail Bachtin fra la cultura sovietica

degli anni venti e la semiotica e l’epistemologia contemporanee, «Il ponte», n°3

(1984) e nell’introduzione a Jurij M. Lotman, La semiosfera, Venezia, Marsilio,

1985. 219 Silvano Tagliagambe , L’origine dell’idea di cronotopo in Michail

Bachtin, in Bachtin teorico del dialogo, p.58.

Page 162: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

nel passaggio ad altre geosfere questi si dissolvono e dan luogo ad altri

composti. In prossimità della crosta terrestre i processi di migrazione degli

elementi chimici sono condizionati dalla presenza degli esseri viventi, tale

constatazione condusse Vernadskij a elaborare il concetto di biosfera, che indica

l’insieme della materia viva che si trova sulla superficie terrestre in condizione di

profonda interazione con il sistema planetario. La biosfera si caratterizza per la

fondamentale interconnessione tra tutti gli organismi viventi, legati da scambi

continui con l’ambiente, che ne sono la condizione di esistenza. Questa

interrelazionalità fondamentale tra tutti i fenomeni che han luogo nella biosfera

detta la necessità di rapportarsi a questa come ad un organismo: «Si osserva la

vita come un fenomeno casuale sulla terra e non ci si occupa delle relazioni… Di

solito si studiano i fatti particolari, ma non il meccanismo nel suo complesso… La

biosfera non è stata ancora osservata come un unico insieme»220; la biosfera

presenta un’unità funzionale che la individua al di sopra delle stratificazioni e

diversificazioni di livello tra gli organismi viventi, è un macrosistema al di fuori

del quale non è possibile la vita di nessun organismo.

È impossibile analizzare un sottosistema determinato in relazione al

sistema-ambiente giacché, pur essendo la biosfera un sistema definito, si trova

in relazione ad un contesto dal quale non può esser separata; al suo limite

inferiore, essa sfocia nelle geosfere e al suo limite superiore sfuma verso un

terzo macrosistema, la noosfera, l’ambito dell’elaborazione dell’ambiente da

parte dell’uomo, della trasformazione mediante la scienza e la tecnica.

L’involucro geologico superficiale della Terra, quello occupato dagli

220 V. I. Vernadskij, Biosfera, citato in Silvano Tagliagambe , L’origine

dell’idea di cronotopo in Michail Bachtin, in Bachtin teorico del dialogo, p.59.

Page 163: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

organismi viventi, e cioè la biosfera, si trasforma rapidamente in un nuovo stato,

la noosfera, e questa radicale modificazione geologica avviene sotto la spinta

della ragione umana orientata e diretta dalla scienza. L’uomo diventa così una

forza geologica (planetaria), e ciò si verifica in forme e proporzioni del tutto

inaudite e senza precedenti.221

In questa prospettiva, trovandosi l’uomo in un ambiente dal quale dipende

completamente e verso cui retroagisce, perde ogni senso la distinzione tra

scienze dell’uomo e scienze naturali, l’uomo aqisisce il ruolo di forza geologica

anche «attraverso la crescita di quelle parti delle discipline umanistiche, che

sono legate alle scienze che si occupano della natura»222.

Il legame profondo che unisce le geosfere, la biosfera e la noosfera, rende

necessaria la ricerca di metodi di analisi globali, capaci di render conto delle

interconnessioni tra i sistemi in gioco; diventa fondamentale in questa

prospettiva la nozione di confine, indicante il luogo della separazione, della

transizione e dell’interconnessione tra i macrosistemi. Il confine è ad un tempo il

luogo estremo, che delimita un sistema e il punto di contatto con l’ambiente,

con quanto al sistema in questione è esterno; il ruolo del confine come luogo

dello scambio è chiarito da Vernadskij con riferimento alla biosfera, in cui le

sostanze viventi sussistono solo in virtù del flusso biogenico continuo tra queste

e le sostanze inerti, realizzato nelle funzioni vitali (respirazione, nutrizione,

riproduzione ecc.).

Anche in Bachtin la nozione di confine svolge un ruolo fondamentale, già in

221 Ivi, p.61.222 V. I. Vernadskij, La struttura chimica della biosfera della terra e di

ciò che la circonda, citato in Silvano Tagliagambe , L’origine dell’idea di

cronotopo in Michail Bachtin, in Bachtin teorico del dialogo, p.61.

Page 164: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

uno scritto del 1924, Il problema del contenuto, del materiale e della forma nella

creazione letteraria, se ne trova una concettualizzazione forte:

la sfera culturale non ha un territorio interno: essa è tutta disposta ai

confini, i confini passano dappertutto, attraverso ogni suo momento; l’unità

sistematica della cultura si estende dagli atomi della vita culturale e, come un

sole, si riflette in ogni sua goccia. Ogni atto culturale vive essenzialmente ai

confini: in questo sta la sua serietà e importanza; distolto dai confini, esso perde

terreno, diventa vuoto e borioso, degenera e muore.223

In La parola nel romanzo, Bachtin afferma che «la parola sembra vivere al

confine del contesto suo con quello altrui»224 e che «la lingua come vivente

concretezza ideologico-sociale, come opinione pluridiscorsiva si trova, per la

coscienza individuale, al confine del proprio e dell’altrui»225, a ribadire la

centralità della problematica del confine all’interno della sua impostazione

teorica, nozione che assume caratteri marcatamente analoghi a quelli datele da

Vernadskij, di luogo delimitante ma non invalicabile.

La complessità dell’ambiente e delle dinamiche delle sfere in cui si articola,

è per Vernadskij il prodotto dell’estrinsecarsi di forze di senso contrario, da un

lato agiscono le forze centrifughe, tendenti alla differenziazione, che, agendo

all’interno dei tre macrosistemi geologici, determinano una molteplicità di

sottoinsiemi dotati di proprie strutture logiche e cronotopiche e producono la

223 Michail Bachtin, Il problema del contenuto, del materiale e della

forma nella creazione letteraria, in Estetica e romanzo, p.20.224 Michail Bachtin, La parola nel romanzo, in Estetica e romanzo,

p.92. 225 Ivi, p.101.

Page 165: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

stratificazione che in ogni momento caratterizza la globalità del sistema,

dall’altro agiscono le forze centripete, tendenti all’unificazione e

all’omogeneizzazione, che realizzano sistemi connettivi tra i sottoinsiemi. Le

forze centripete trovano una realizzazione nella noosfera, il pensiero umano

unifica la molteplicità delle logiche in una logica unitaria e la molteplicità dei

cronotopi nell’idea di un ambiente unitario.

Si è visto (al punto 3.1.7) come la dinamica tra forze centrifughe e

centripete si trovi completamente trasposta nella teoria bachtiniana; non è

forzato allora sostenere «che i meccanismi biologici, individuati da Vernadskij,

costituiscano l’ossatura che è servita a Bachtin per costruire la sua concezione

della cultura e dei suoi microtesti come un tutto organico e vivo»226.

Anche la categoria teoretica fondamentale di Bachtin, quella di dialogo,

presenta un analogo nei lavori del geofisico sovietico. Questo, muovendo dalle

ricerche di fisica molecolare di Pasteur e Pierre Curie, centra l’attenzione sulla

presenza, nello spazio e nel tempo biologici, di strutture simmetriche

enantiomorfe227. Strutturalmente, nelle forme enantiomorfe, i piani simmetrici si

neutralizzano, mentre diventano fondamentali quelli asimmetrici; questa

caratteristica rende possibile la presenza congiunta di eterogeneità e

omogeneità, di differenza e identità, che è la condizione e il presupposto

fondamentale affinché si instauri un dialogo, giacché l’identità assoluta lo

renderebbe superfluo e la differenza assoluta lo renderebbe impossibile. Bachtin

226 Simonetta Salvestroni, Il dialogo, il confine, il cronotopo nel

pensiero di Michail Bachtin, in Bachtin teorico del dialogo, p.23.227 Le forme enantiomorfe sono caratterizzate da una simmetria

speculare, che le rende ad un tempo uguali ma non sovrapponibili, tipico

esempio di struttura enantiomorfa è il cervello umano composto da due emisferi

uguali ma funzionalmente differenziati.

Page 166: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

stesso chiarisce questa caratteristica dell’interazione dialogica proprio facendo

riferimento alle strutture enantiomorfe.

La lingua e i rapporti discorsuali (nello scambio dialogico di atti di parola)

non possono mai identificarsi. È impossibile l’identità assoluta di due o più

proposizioni (sovrapponendole l’una all’altra, come due figure geometriche,

coincidono), di più, dobbiamo supporre che qualsiasi proposizione, anche

complessa, possa ripetersi nell’illimitato flusso discorsuale un numero illimitato

di volte in forma assolutamente identica; ma come atto di parola (o come parte

di un atto di parola) nessuna proposizione, anche di una sola parola, può mai

essere ripetuta: si tratta sempre di un nuovo atto di parola (anche se è una

citazione).228

4.2 La logica del dialogo

La distinzione tra monologismo epico e dialogismo carnevalesco nella

teoria del romanzo bachtiniana marca una differenziazione profonda tra i

meccanismi logici che sottendono le due pratiche di scrittura, differenza che si

può rintracciare più in generale in ogni sfera della cultura: da un lato sta la

logica del linguaggio codificato, prodotto e strumento della cultura egemone,

dall’altro la logica sovversiva del carnevale, espressione della effettiva

plurivocità del linguaggio e della relatività delle determinazioni.

L’ambivalenza del testo dialogico, il suo presentarsi come una trama di

relazioni, lo esclude dalla possibilità di essere oggetto di analisi da parte di «un

228 Michail Bachtin, Il problema del testo nella linguistica, nella

filologia e nelle altre scienze umane, in L’autore e l’eroe, p.296-97.

Page 167: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

sistema logico con base zero-uno (falso-vero, niente-notazione)»229, quali sono i

sistemi logici elaborati in occidente da Aristotele fino alla logica moderna (di

Frege, Peano, Lukasiewicz), la parola dialogica, poetica, «è almeno doppia (non

nel senso della diade significante-significato, ma nel senso di una e altra)»230, si

estende da zero a due, l’uno, la determinazione, la verità, è negato, non esiste.

Julia Kristeva rileva la necessità di indagare le dinamiche di una tale logica, che

avrebbe trovato una prima espressione nell’analisi bachtiniana dell’ambivalenza

carnevalesca:

una semiotica della letteratura va elaborata a partire da una logica

poetica, nella quale il concetto di potenza del continuo ingloberebbe l’intervallo

da zero a due, un continuo in cui lo zero denota e l’uno è implicitamente

superato. In questa “potenza del continuo” dallo zero al doppio specificamente

poetico, ci si rende conto che l’ “interdetto” (linguistico, psichico, sociale) è l’uno

(dio, la legge, la definizione) e che l’unica pratica che “sfugge” a questo divieto

è il discorso poetico.231

Il monologismo è subordinato al codice dell’uno, è necessariamente

religioso, dogmatico, mentre al discorso dialogico e carnevalesco è peculiare

una logica onirica capace ad un tempo di trasgredire le convenzioni linguistiche

229 Julia Kristeva, La parola, il dialogo, il romanzo, in Augusto Ponzio

(a cura di) Michail Bachtin.Semiotica, teoria della letteratura e marxismo, p.112-

13. Le analisi di questo paragrafo seguono le intuizioni esposte dalla Kristeva nel

suo studio della logica del carnevale in Bachtin, e in generale della logica della

parola poetica.230 Ivi, p.112.231 Ivi, p.113.

Page 168: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

e quelle sociali;

in realtà, questa “trasgressione” del codice linguistico (logico, sociale) nel

carnevale è possibile ed efficace solo in quanto si dà una legge diversa. Il

dialogismo non è affatto “la libertà di dire tutto”: è si uno “scherzo”

(Lautréamont), ma drammatico, è un imperativo diverso da quello dello zero.

Bisognerebbe insistere su questa particolarità del dialogo come trasgressione

che si dà una legge.232

Il dialogo , il carnevalesco, è fuori dalla sfera delle trasgressioni previste

dalla legge e che ne costituiscono una compensazione (avanguardie, testi

trasgressivi), implica una lacerazione della normatività non riassorbibile e non

riconducibile all’intervallo zero-uno. Secondo la Kristeva, il termine bachtiniano

di dialogismo,

come complesso semico italiano implicherebbe: il doppio, il linguaggio ed

una logica diversa. A partire da questo termine che la semiotica della letteratura

può adottare si delinea un nuovo approccio ai testi poetici. La logica che il

«dialogismo» implica è ad un tempo:

1) Una logica di distanza e di relazione tra i differenti termini della frase o

della struttura narrativa, che indica un divenire — in opposizione al livello di

continuità e di sostanza che obbediscono alla logica dell’essere e che saranno

designati come monologici.

2) Una logica di analogia e di opposizione non esclusiva, in opposizione al

livello di causalità e di determinazione identificante che sarà designato come

232 Ivi, p.114.

Page 169: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

monologico.

3) Una logica del “transfinito”, concetto che attingiamo da Cantor e che a

partire dalla “potenza del continuo” del linguaggio poetico (zero-due) introduce

un secondo principio di formazione, e cioè: una sequenza poetica è

“immediatamente superiore” (non dedotta causalmente) a tutte le sequenze

precedenti della successione aristotelica (scientifica, monologica, narrativa).233

La logica del carnevale appare quindi orientata in modo radicalmente

opposto alla logica aristotelica, alla logica di sostanza e inferenza sostituisce una

logica correlazionale e sintagmatica, che presenta caratteri di affinità con altri

sistemi logici non occidentali, come nella filosofia cinese, in cui «al posto di dio si

vede dispiegarsi il “dialogo” Yin-Yang»234. Secondo la Kristeva, il dialogismo, più

del binarismo è la base della struttura intellettuale della nostra epoca, ciò pare

confermato dalle ricerche di molteplici autori contemporanei, che in discipline di-

verse hanno elaborato teorie scientifiche e epistemologiche centrate sui

meccanismi dialogici che presentano notevoli analogie con le elaborazioni

bachtiniane.

4.3 Bachtin e l’epistemologia contemporanea

Le analisi svolte in questo capitolo hanno permesso di enucleare alcune

direttive che sorreggono l’impostazione teorica bachtiniana.

In primo luogo si è individuata la prospettiva olistica, ereditata dai lavori di

Vernadskij, conseguenza della consapevolezza dell’interrelazionalità tra tutti i

233 Ivi, p.115.234 Ivi, P.113.

Page 170: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

fenomeni, tanto nelle scienze naturali quanto nelle scienze umane.

Si è poi posta in luce la distinzione tra due modalità logiche, una dividente

e ipotattica corrispondente alla logica aristotelica, a base zero-uno, caratteristica

del pensiero occidentale, strutturante tutte le forme espressive monologiche e i

paradigmi scientifici riduzionisti, l’altra unificante, paratattica e onirica, a base

zero-due, essenzialmente sovversiva, antiteologica e antigerarchica, che trova

espressione nelle manifestazioni carnevalesche e in alcune patologie psichiche.

Queste due logiche radicalmente opposte si trovano sempre profondamente

interrelate in ogni espressione e rappresentano due modalità limite.

La presenza di un momento asimmetrico, legato alla seconda modalità

logica, è la condizione indispensabile per la produzione del senso, per la crescita

della conoscenza.

Il principio comico e la percezione carnevalesca del mondo, che sono alla

base del grottesco, distruggono la serietà unilaterale e tutte le pretese di

significato e di certezza al di fuori del tempo, e liberano la coscienza umana, il

pensiero e l’immaginazione, che diventano disponibili a nuove possibilità. Ecco

perché una certa «carnevalizzazione» della coscienza precede sempre,

preparandoli, i grandi capovolgimenti, persino in campo scientifico.235

Si procederà ora ad un raffronto tra le intuizioni bachtiniane e i lavori di

alcuni autori contemporanei, alla ricerca di spunti teorici comuni.

In primo luogo intendo soffermarmi sui lavori dei semiologi sovietici della

235 Michail Bachtin, L’opera di Rabelais e la cultura popolare, Torino,

Einaudi, 1979, p.58.

Page 171: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

«scuola di Tartu e Mosca», e in particolare di Jurij Lotman, che all’opera di

Bachtin si riferiscono esplicitamente e che possono essere considerati i

continuatori ideali dell’opera bachtiniana.236

In La semiosfera, Lotman riprende le indicazioni contenute negli studi di

Vernadskij al fine di superare la prospettiva della semiotica saussuriana,

vincolata alla nozione di segno autosussistente, prodotto dall’unione di un

significante con un significato, ipotizzando, in analogia alla biosfera di

Vernadskij, una semiosfera, come il luogo al di fuori del quale non è possibile la

significazione e in cui tutti i segni sono a qualche livello interrelati.

L’universo semiotico può essere considerato un insieme di testi e di

linguaggi separati l’uno dall’altro. In questo caso l’edificio apparirà formato da

singoli mattoni. È però più feconda l’ impostazione opposta. Tutto lo spazio

semiotico si può considerare infatti come un unico meccanismo (se non come un

organismo). Ad avere un ruolo primario non sarà allora questo o quel mattone,

ma il grande sistema chiamato semiosfera. La semiosfera è quello spazio

semiotico al di fuori del quale non è possibile l’esistenza della semiosi.237

236 Negli ultimi anni di vita, Bachtin ebbe modo di conoscere e di

apprezzare gli sviluppi della nascente semiotica sovietica, gli unici appunti critici

che mosse ai giovani studiosi era riguardo al carattere marcatamente logico-

analitico delle loro ricerche, prodotto dell’influenza determinante di autori quali

Roman Jakobson e Vladimir Propp e dell’orientamento spiccato verso discipline

come la cibernetica e la linguistica strutturale.

Si vedano Michail Bachtin, Risposta a una domanda della redazione del

«Novij mir», e Id., Per una metodologia delle scienze umane, in L’autore e l’eroe,

p.342-43 e p.386-87.237 Jurij Lotman, La semiosfera, p.58.

Page 172: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Viene introdotto nella semiotica il principio olistico di analisi che

caratterizza la visione bachtiniana della cultura, in cui i testi sono neces-

sariamente interrelati e si illuminano a vicenda e in cui conseguentemente il

tutto è più dei singoli componenti. L’influenza di Bachtin, chiaramente alla base

delle teorizzazioni lotmaniane, traspare allorché l’autore afferma che

lo scambio dialogico tra i testi (in senso ampio) non è un fenomeno che

può verificarsi o non verificarsi nel processo semiotico. L’utopia di un Robinson,

che vive nell’isolamento, creata nel XVIII secolo, si contrappone all’idea

contemporanea secondo la quale la conoscenza nasce dallo scambio di

informazioni: da quello che si sviluppa fra gli emisferi del cervello umano a

quello tra le culture. La conoscenza non è possibile senza comunicazione. In

questo senso si può dire che il dialogo precede il linguaggio e lo genera. Proprio

questo è alla base dell’idea della semiosfera.238

Lotman riprende gli studi di Vernadskij sulla simmetria, la dissimmetria e

l’enantiomorfismo, le coniuga con la teoria del dialogo bachtiniana e le traspone

in ambito semiotico.

Se le comunicazioni dialogiche sono alla base della formazione del

pensiero, le divisioni enantiomorfe dell’unità e le somiglianze del diverso sono

alla base della correlazione strutturale fra le parti nel congegno generatore di

senso. […] Poiché il meccanismo speculare, che crea coppie simmetrico-

asimmetriche, si trova con estrema frequenza in tutti i meccanismi generatori di

senso, esso si può definire universale e appare capace di abbracciare sia il livello

238 Ivi, p.68.

Page 173: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

molecolare e le strutture generali dell’universo, sia le creazioni universali dello

spirito umano. Esso funziona senza dubbio per tutti i fenomeni abbracciati dal

concetto di «testo».239

La centralità della problematica dell’asimmetria strutturale e del dialogo

nel pensiero di Lotman, motivata dall’influenza del pensiero di Vernadskij e

Bachtin, viene corroborata dalle ricerche sugli emisferi cerebrali del

neurofisiologo Balonov che, attraverso la soppressione temporanea della

funzionalità di uno dei due emisferi, è riuscito a determinarne le specifiche

modalità di reazione. Il cervello appare allora come struttura enantiomorfa

esemplare, in cui i due emisferi in dialogo producono un integrazione reciproca

di conoscenza. Trasposte in ambito semiotico, le considerazioni sulle strutture

enantiomorfe conducono Lotman ad individuare nel funzionamento semiotico dei

congegni intellettuali più semplici due poli, uno continuo e l’altro discreto, così

caratterizzati:

Polo continuo:

1) Il testo è in maggiore evidenza rispetto al segno e costituisce rispetto a

questo la realtà primaria.

2) Il segno ha un carattere iconico.

3) Le unità semiotiche sono orientate verso la realtà extrasemiotica ed ha

uno stretto rapporto con questa.

4) Le unità semiotiche sono legate in modo immediato al comportamento.

5) Da un punto di vista «interno» sono interpretate come «non segni».

Polo discreto:

239 Ivi, p.70, 74.

Page 174: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

1) Il segno è espresso chiaramente e costituisce la realtà primaria. Il testo

è secondario rispetto ai segni.

2) Il segno ha un carattere convenzionale.

3) Le unità semiotiche tendono alla massima autonomia rispetto alla realtà

extrasemiotica ed acquistano senso in virtù del rapporto reciproco che si

sviluppa tra loro.

4) Le unità semiotiche sono autonome rispetto al comportamento.

5) La segnicità è riconosciuta soggettivamente e coscientemente

accentuata.240

Per Lotman «la reale esperienza umana della struttura del mondo si basa

su un sistema permanente di traduzione e di movimento dei testi all’interno di

un campo strutturale di tensione fra il polo continuo e quello discreto»241. Viene

immediato il rimando alle due modalità logiche individuate da Bachtin, che

svolgono un ruolo strutturalmente analogo in sistemi isomorfi alla semiotica

lotmaniana; tale isomorfismo caratterizza tutte le sfere culturali e gli ambiti

conoscitivi e giustifica l’estensione dei meccanismi interpretativi a discipline

differenti da quella per cui furono elaborati.

Le ricerche sovietiche sull’enantiomorfismo cerebrale trovano conferma

negli studi della scuola di Palo Alto. Paul Watzlawick riprende ed estende le

considerazioni circa l’esistenza di due distinte modalità di funzionamento

peculiari ai due emisferi cerebrali; l’emisfero destro sarebbe caratterizzato da

una prevalenza di ciò che Lotman chiama «polo continuo», da una logica

240 Ivi, p.105-6.241 Jurij Lotman, Testo e contesto, Bari, Laterza, 1980.

Page 175: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

unificante, quello sinistro da una logica dividente, analitica. Le prove

sperimentali lo conducono a ritenere che alcune patologie psichiche siano da

porre in relazione a uno scompenso tra i due emisferi, con la prevalenza di

quello destro. Gli studi sulla dissimmetria cerebrale portano Watzlawick a

individuare l’esistenza di

due tipi di lingue. L’una […] dà delle definizioni, è obiettiva, cerebrale,

logica, analitica; è la lingua della ragione, della scienza, dell’interpretazione e

della spiegazione e dunque la lingua della maggior parte delle terapie. L’altra,

[…] è molto più difficile da definire, appunto perché non è la lingua della

definizione. La si potrebbe chiamare la lingua dell’immagine, della metafora,

della pars pro toto, forse del simbolo, in ogni caso della totalità (e non della

scomposizione analitica). […] È notorio che la psicologia del pensiero opera una

distinzione analoga fra il cosiddetto pensiero diretto e non diretto. Il primo segue

le leggi della logica della lingua, e dunque la grammatica la sintassi e la se-

mantica, il secondo invece ha alla sua base i sogni, le fantasie, le vicende del

mondo interiore e via dicendo.[…] Anche nella linguistica e nella ricerca sulla

comunicazione esiste una bipartizione quasi identica: si tratta della distinzione

tra modalità digitali ed analogiche.242

Nel delineare le peculiarità della seconda lingua, propria dell’emisfero

destro, Watzlawick ripropone le caratteristiche della logica carnevalesca, anche

il fondamentale carattere rituale del carnevale viene individuato come prodotto

242 Paul Watzlawick, Il linguaggio del cambiamento, Milano, Feltrinelli,

1980.

Page 176: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

della logica dell’emisfero destro del cervello.

È bensì vero che esistono ancora dei rituali, come per esempio il carnevale

brasiliano, molti sono però diventati vuota forma: si pensi all’equivalente

europeo del carnevale […]. Il rituale è stato represso nel sottosuolo,

restringendo così considerevolmente il contributo dell’emisfero destro alla

soluzione di problemi concreti, o, altrimenti, minaccia l’ordine razionale del

mondo con l’oscura, orfica violenza che è tipica di tutto ciò che è represso.243

Il principio dell’interrelazionalità fondamentale tra tutti i fenomeni è anche

alla base dei lavori di Gregory Bateson, così come il principio dialogico che

media e connette ad ogni livello tra i fenomeni; gli esempi portati dallo studioso

inglese sono tratti dalla fisica e dalla biologia (la visione binoculare, il

funzionamento del lampeggiatore astronomico, la sommazione sinoptica dei

neuroni), ma illustrano i medesimi meccanismi dinamici illustrati da Bachtin

nell’ambito delle scienze umane. Bateson giunge alla conclusione che

«l’aggregato è più della somma delle parti, poiché la combinazione delle parti

non è una semplice addizione, ma possiede la natura di una moltiplicazione o di

un frazionamento o della creazione di un prodotto logico»244. In Mente e natura,

l’analisi dei meccanismi produttori di un incremento di conoscenza è finalizzato

243 Ivi, p.148.244 Simonetta Salvestroni, La teoria del dialogo bachtiniana e il

mondo scientifico e umanistico contemporaneo: un dialogo aperto, in Bachtin

teorico del dialogo, p.187. Simonetta Salvestroni ha dedicato al medesimo

argomento anche i seguenti articoli: I meccanismi spazio-temporali nei testi

artistici e nei processi creativi della psiche, «Strumenti critici», n° 3 (1991) e

Michail Bachtin fra la cultura sovietica degli anni venti e la semiotica e

l’epistemologia contemporanee, «Il ponte», n°3 (1984).

Page 177: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

alla chiarificazione delle modalità di integrazione di tutto l’universo, della

«struttura che connette»245.

Il mio modo di procedere sarà quello di chiedere quale sia l’incremento

immediato in ciascun caso, ma il mio scopo ultimo è un’indagine sulla più ampia

struttura che connette […]. Mentre scrivevo la mente è diventata per me un

riflesso di vaste e numerose proporzioni del mondo naturale esterno all’essere

pensante […]. Io mi attengo al presupposto che l’avere noi perduto il senso

dell’unità estetica246 sia stato semplicemente un errore epistemologico.247

È possibile individuare un’altra analogia tra le impostazioni di Bateson e

Bachtin: per entrambe è fondamentale la nozione di punto di vista, inteso come

sguardo prospettico che orienta l’azione e la ricerca degli individui.

L’epistemologia è il sovrappiù che si ottiene combinando gli elementi di

comprensione offerti da ciascuna di queste scienze genetiche. Ma

l’epistemologia è sempre e inevitabilmente personale. La punta della sonda è

sempre nel cuore dell’esploratore. […] Io mi abbandono alla convinzione

fiduciosa che il mio conoscere è una piccola parte di un più ampio conoscere

integrato che tiene unita l’intera biosfera o creazione.248

245 Gregory Bateson, Mente e natura, Milano, Adelphi, 1984, p.21.246 Per “estetico”, Bateson intende «sensibile alla “struttura che

connette”».247 Gregory Bateson, Mente e natura, p.17, 34-35, 96.248 Ivi, p.121-22.

Page 178: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

La distinzione tra due modalità logiche è alla base delle teorie dello

psichiatra cileno Ignacio Matte Blanco, autore di L’inconscio come insiemi infiniti,

opera in cui viene intrapresa una rielaborazione della teoria psicoanalitica nel

tentativo di rifondare tale disciplina mediante un’integrazione con apporti logico-

matematici. Anche Matte Blanco rileva come il pensiero occidentale abbia

privilegiato, nel corso della sua storia, l’analisi degli aspetti divisibili del mondo.

Si è in tal modo privilegiata la logica che egli chiama bivalente, corrispondente

alla logica aristotelica, logica che:

a) opera o svolge i suoi ragionamenti per mezzo della distinzione tra le

diverse cose o oggetti di pensiero, in modo che ognuno ha, per questa logica,

una propria individualità. […] b) Riconosce due e soltanto due valori di verità,

cioè vero e falso. c) Rispetta il principio di contraddizione, secondo il quale

un’affermazione e la sua negazione non possono essere simultaneamente vere

sullo stesso argomento.249

Tale logica corrisponde alla logica a base zero-uno individuata dalla

Kristeva; questa non è però l’unica modalità attraverso cui il mondo si riflette

nell’uomo, riprendendo le indicazioni di Wittgenstein, del Tractatus logicus

philosophicus, Matte Blanco rileva l’esistenza di un secondo modo, secondo il

quale il mondo è una totalità omogenea indivisibile. A tale modalità di

rappresentazione corrisponde una logica peculiare, definita logica simmetrica,

caratterizzata dal principio di simmetria.

249 Ignacio Matte Blanco, La torre di Babele e le logiche dell’uomo, in

Bachtin teorico del dialogo, p.102.

Page 179: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Diciamo che in un dato ragionamento vale il principio di simmetria (PS) se

ogni relazione è trattata come se avesse la proprietà simmetrica, cioè, ogni

relazione è trattata come se fosse identica alla sua inversa. […] Dove vale il PS

non si conosce lo spazio. […] …scompare anche il tempo. […] Detto in termini

più generali: il PS è incompatibile con il concetto di ordine totale. […] (dove vale

il PS) non si può distinguere tra parte e tutto. […] In certi casi (non sempre),

dove vale il PS non vale il principio di contraddizione. Se prendiamo insieme tutti

gli «effetti» del PS, troviamo che essi configurano un mondo radicalmente

diverso dal mondo che conosciamo per mezzo della logica normale.250

Le due modalità logiche si trovano sempre intrecciate e dan luogo a

molteplici strutture bi-logiche (Matte Blanco ne individua dodici).

La logica simmetrica scopre e rileva i meccanismi sotterranei

dell’inconscio, è alla base dei processi che si rilevano nel sogno e nella

schizofrenia; l’inconscio tratta come simmetriche relazioni che nella logica

scientifica non sono considerate tali. Da queste considerazioni, Matte Blanco

muove verso la riformulazione della teoria psicoanalitica; per lo psichiatra cileno

come per Bachtin, il punto di partenza è la comune distinzione tra le due

modalità logiche, la logica bivalente e la logica simmetrica, il monologismo e la

logica carnevalesca.

250 Ivi, p.103.

Page 180: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Osservazioni conclusive

Giunti alla conclusione dell’itinerario attraverso l’opera di Michail Bachtin,

si rende necessaria una breve giustificazione delle scelte che hanno orientato la

ricerca.

Ciò che in primo luogo si è cercato di evidenziare è la dimensione filosofica

dell’opera di Bachtin; ciò che sorregge e orienta i suoi saggi di critica letteraria è

una prospettiva filosofica complessa e unitaria che, se pure non viene esposta

sistematicamente in nessuna singola opera, emerge come struttura portante del

complesso della sua produzione. Non si può forse parlare di un “sistema”

bachtiniano, Bachtin è anzi l’opposto del pensatore sistematico, ma certamente

si ritrovano nel suo lavoro una serie di opzioni teoriche forti, che vengono

trasposte in ambiti d’indagine differenti e che, dall’analisi del complesso della

sua opera, emergono come articolate in un pensiero omogeneo e unitario. Egli

stesso del resto afferma:

la nostra analisi può essere definita filosofica innanzitutto in base a

considerazioni di carattere negativo: non è infatti né un’analisi (una ricerca)

linguistica, né un’ analisi filologica, né un’analisi critico-letteraria, né alcun altro

tipo di analisi specialistica. In positivo diciamo solo che la nostra ricerca si snoda

in sfere limitrofe, cioè lungo i confini di tutte le discipline citate, sui loro punti di

contatto e di intersezione.251

251 Michail Bachtin, Il problema del testo nella linguistica, nella

Page 181: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Nel tentativo di cogliere la dimensione filosofica del pensiero di Bachtin, si

è quindi scelto un itinerario tangente tutte le sfere teoriche in cui questo si è

esercitato, subordinando alla ricerca di connessioni tra le diverse prospettive

l’approfondimento specialistico di singole tematiche. In particolare si è evitato di

insistere sugli aspetti più frequentati del pensiero bachtiniano, ovvero sulle

analisi di critica e storia della letteratura, che, pur essendo straordinariamente

interessanti e suggestive, non offrono spunti di particolare interesse per i fini del

presente lavoro.

Assecondando le indicazioni della teoria del testo bachtiniana, si è cercato,

ovunque trasparivano delle possibilità di raffronto, di verificare le possibili

affinità tematiche tra le trattazioni bachtiniane e altri autori, indipendentemente

dall’esistenza di un legame diretto tra questi e Bachtin. Si è strutturato quindi il

lavoro contemporaneamente su due piani: l’esposizione del pensiero

bachtiniano, attraverso l’analisi dei testi e la ricerca delle influenze dirette che lo

hanno forgiato, e il raffronto contestuale con autori che si sono soffermati sulle

medesime tematiche o che presentano un approccio metodologico affine. Tali

raffronti permettono di scandagliare le potenzialità del testo bachtiniano,

giacché «il testo vive soltanto venendo a contatto con un altro testo» e «soltanto

nel punto di questo contatto di testi si accende una luce che illumina avanti e in-

dietro e rende un testo partecipe al dialogo»252.

A seguito dell’esposizione dei fondamenti semiotico-linguistici delle analisi

bachtiniane si è quindi cercato di chiarirne alcuni punti chiave attraverso il

filologia e nelle altre scienze umane, in L’autore e l’eroe, p.291.252 Michail Bachtin, Per una metodologia delle scienze umane, in

L’autore e l’eroe, p.378.

Page 182: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

raffronto con l’opera di Roland Barthes e Louis Althusser, nella convinzione che il

forzare la trasposizione in ambiti storicamente e culturalmente differenti di un

pensiero possa servire alla sua chiarificazione; la scelta è caduta in questo caso

su due autori che, per il comune riferimento ad autori che hanno influito

direttamente anche su Bachtin (Marx, Freud e Saussure), possono essere

ricollegati idealmente alla impostazione teorica del pensatore russo. La

digressione attraverso l’opera di Barthes e Althusser ha permesso in primo luogo

di chiarire le dinamiche specifiche dell’ideologico e di definirne la struttura

sincronica (implicita in Bachtin, esplicitata dall’analisi di Althusser), quindi di

definire le valenze che nel discorso bachtiniano assume il termine “ideologia”,

differenziandolo dalle accezioni che questo ha ricevuto nell’ambito del

“marxismo volgare” e conseguentemente di ridimensionare le critiche rivolte su

questo punto a Bachtin.

Nel capitolo successivo, per chiarire e collocare storicamente il pensiero

psicologico di Bachtin, si è proposta una digressione attraverso l’opera di Lev

Vygotskij, autore accomunabile per molti aspetti a Bachtin; in questo caso, più

che di convergenza tematica si è in presenza di una sovrapponibilità di orizzonti

di ricerca, motivata anche dalla reciproca influenza tra i due autori.

Un ulteriore tentativo di raffronto tra il pensiero bachtiniano e quello di altri

autori viene intrapreso nel capitolo conclusivo; in primo luogo viene considerata

la rilevanza dell’influenza dell’avanguardia scientifica russa sulle elaborazioni

bachtiniane, quindi, in conclusione del lavoro, viene valutata la possibilità di un

raffronto con alcuni scienziati ed epistemologi contemporanei. Questa analisi

muove dall’astrazione dal complesso dell’opera bachtiniana di alcune opzioni

fondamentali, che permettono di cogliere in Bachtin una strategia di pensiero

che si discosta radicalmente dalle tendenze dominanti nel pensiero occidentale

Page 183: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

e che si ritrova a fondamento del lavoro degli autori considerati. Pur avendo

limitato l’indagine a un’analisi schematica e intenzionalmente non approfondita,

per non travalicare gli obiettivi del lavoro in corso, da tale raffronto sono

comunque emersi alcuni motivi di notevole interesse che, oltre che approfondire

lo studio dei fondamenti teorici del pensiero bachtiniano, permettono di

coglierne il carattere innovativo e l’attualità.

Dalle analisi svolte è emersa la figura di un pensatore estremamente

eclettico, di grande profondità e coerenza; forse proprio la straordinaria

poliedricità che lo caratterizza e che determina l’impossibilità di ridurne il

pensiero entro formule e schemi angusti è alla base della scarsa e inadeguata

presenza di Bachtin nel dibattito culturale contemporaneo. Paradossalmente il

massimo teorico del dialogo di questo secolo si è sempre trovato preclusa la

possibilità di giocare un ruolo adeguato alla sua statura teorica nella cultura

contemporanea; bisogna muovere dalla rivalutazione e dall’attualizzazione della

sua opera nel suo complesso affinché il dialogo possa cominciare.

Page 184: TESI Michail Bachtin e Il Pensiero Strutturale

Bibliografia

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Testi di Michail Bachtin*

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