Tesi aiello
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO
FACOLTA’ DI INGEGNERIA
CORSO DI LAUREA IN
INGEGNERIA GESTIONALE
Tesi di Laurea in
Gestione degli Impianti Industriali
Valutazione delle prestazioni del reparto di Terapia Intensiva dell’A.O.U.
“San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”
Relatore: Candidato:
Ch.mo Prof. Stefano Riemma Vittorio Aiello
Matr. 0612600188
Correlatori:
Dott.ssa Ing. Debora Sarno
Dott.ssa Patrizia Cuccaro
Anno Accademico 2011/2012
INDICE PREMESSA ................................................................................................................................ 5
1. INTRODUZIONE ............................................................................................................... 8
1.1. LA TERAPIA INTENSIVA ....................................................................................... 8
1.1.1. DEFINIZIONE .................................................................................................... 8
1.1.2. CLASSIFICAZIONE PER STRUTTURA ......................................................... 8
1.1.3. CLASSIFICAZIONE PER PRESTAZIONI ....................................................... 9
1.1.4. STRUTTURA DELLE TERAPIE INTENSIVE............................................... 10
1.1.5. IL PERSONALE ............................................................................................... 11
1.1.6. DOTAZIONE STRUMENTALE...................................................................... 12
1.2. SIMILITUDINI TRA IL CONTESTO OSPEDALIERO E QUELLO
MANIFATTURIERO ........................................................................................................... 12
2. SISTEMI DI INDICATORI PER LA VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE
DEGLI OSPEDALI .................................................................................................................. 20
2.1. LA COMPLESSITÀ DELLA VALUTAZIONE ...................................................... 21
2.2. GLI INDICATORI .................................................................................................... 22
2.3. LA LETTERATURA IN TEMA DI VALUTAZIONE DEI SISTEMI SANITARI 25
2.3.1. LA JOINT COMMISSION ON ACCREDITATION OF HEALTHCARE
ORGANIZATIONS .......................................................................................................... 26
2.3.2. L’INTERNATIONAL QUALITY INDICATOR PROJECT ........................... 28
2.3.3. INDICATORI DELLA COMMISSION FOR HEALTH IMPROVEMENT ... 33
2.3.4. IL SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE DELLA
SANITÀ ITALIANA ........................................................................................................ 35
2.3.5. VALUTAZIONE DI UN REPARTO OSPEDALIERO: IL CASO GIVITI -
GRUPPO ITALIANO PER LA VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI IN TERAPIA
INTENSIVA ..................................................................................................................... 40
3. FRAMEWORK OPERATIVO, RACCOLTA E ANALISI DATI ................................... 49
3.1. IL REPARTO DI RIANIMAZIONE DELL’A.O.U. “SAN GIOVANNI DI DIO E
RUGGI D’ARAGONA” ....................................................................................................... 50
3.2. RACCOLTA DEI DATI ........................................................................................... 55
3.2.1. METODO DI LAVORO ................................................................................... 55
3.2.2. I PAZIENTI DEL PRONTO SOCCORSO ....................................................... 56
3.2.3. I PAZIENTI RICOVERATI NEI REPARTI DI DEGENZA ORDINARIA .... 59
3.2.4. I DATI DEL PROGETTO MARGHERITA ....................................................... 59
3.2.5. IL CASE-MIX ................................................................................................... 60
3.3. ANALISI ................................................................................................................... 61
3.3.1. DETERMINAZIONE DEI FLUSSI ................................................................. 61
3.3.2. IL DIAGRAMMA DI ANDAMENTO ............................................................. 63
3.3.3. I PAZIENTI NEUROCHIRURGICI ................................................................. 69
3.3.4. CORRELAZIONE TRA SOVRASATURAZIONE ED ESITO DELLE CURE
71
3.3.5. I DIFFERIMENTI DEGLI INTERVENTI ....................................................... 76
3.3.6. INDICATORI DI PERFORMANCE ................................................................ 79
4. RISULTATI ...................................................................................................................... 84
4.1. INTERPRETAZIONE DEI DATI ............................................................................ 84
4.1.1. TERAPIA INTENSIVA SPECIALIZZATA .................................................... 84
4.1.2. RIORGANIZZAZIONE DELLA RIANIMAZIONE ESISTENTE ................. 85
4.2. MODELLO DI ANALISI STANDARDIZZATO .................................................... 88
4.3. CONCLUSIONI ........................................................................................................ 93
BIBLIOGRAFIA ....................................................................................................................... 94
APPENDICE ............................................................................................................................. 97
PREMESSA La presente attività di tesi nasce dall’esigenza di un’analisi di carattere quantitativo delle
prestazioni del reparto di Rianimazione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni
di Dio e Ruggi d’Aragona”.
La Rianimazione è un reparto ospedaliero che presenta caratteristiche completamente diverse
dagli altri reparti; le differenze principali consistono nel tipo di pazienti che vi vengono accolti,
nel personale medico-infermieristico che vi lavora, nelle attrezzature presenti e nelle terapie
che vengono praticate. Le malattie che richiedono un ricovero in rianimazione sono varie,
interessando pazienti cronici o pazienti acuti; possono, inoltre, aver bisogno della rianimazione
i soggetti traumatizzati e quelli sottoposti a determinati interventi chirurgici. In linea generale,
il ricovero in rianimazione è necessario quando le funzioni vitali di un individuo diventano
insufficienti al mantenimento della vita stessa: le funzioni vitali sono la respirazione, la
circolazione del sangue e la coscienza, ovvero l'attività neurologica. L'insufficienza
respiratoria, l'insufficienza cardiocircolatoria e quella neurologica sono pertanto i quadri
rispettivi di malattia.
Il centro in esame è di tipo polivalente, intendendo, con tale caratterizzazione, che esso si
appresta ad offrire cure alle più varie patologie che vi si presentano, e pertanto accoglie
pazienti:
Provenienti dal Pronto Soccorso, a cui occorre un ricovero immediato a causa della
criticità delle condizioni;
Provenienti dai reparti di degenza ordinaria, ma che vedono aggravarsi il loro stato di
salute;
Che richiedono tempestive cure intensive a seguito di particolari interventi chirurgici
e, soprattutto, neurochirurgici.
La pluralità di fonti può rendere la Rianimazione un collo di bottiglia, ossia, una strozzatura al
percorso dei singoli pazienti, accentuata anche dal carattere dell’aleatorietà dell’evento
“ingresso in Terapia Intensiva”: infatti, risulta prevedibile l’ingresso in Rianimazione soltanto
del flusso di pazienti che proviene dalla sala operatoria, in quanto, la programmazione di
determinate classi di intervento prevede il successivo trasferimento nel reparto in questione;
non lo è, invece, l’ingresso degli altri due flussi menzionati, giacché scaturiscono da un evento
incontrollato, quale l’aggravamento delle condizioni di salute.
Inoltre, in caso di sovraffollamento del reparto di Rianimazione, sono privilegiati gli ingressi
dei codici “rosso” (soggetti che richiedono cure immediate) provenienti dal Pronto Soccorso e
degli aggravati nei reparti di degenza, data la criticità delle condizioni di salute di queste
categorie di soggetti; i pazienti che devono essere sottoposti ad un intervento d’elezione,
dunque, soffrono dell’eventuale stato di collo di bottiglia della Rianimazione. Va sottolineato
che il differimento degli interventi programmati genera disagi nei pazienti (che sono spesso
tenuti ad attendere per giorni in reparto) e determina, di conseguenza, un decremento nel
livello di servizio offerto dall’azienda, inteso come la capacità di far fronte prontamente alla
domanda (più propriamente, in ambito industriale, il livello di servizio è definito come la
percentuale di ordini evasi, sul totale degli ordini ricevuti). Ancor più grave è la costatazione
che il differimento, in particolare se eccessivamente protratto nel tempo, può essere
discriminante tra la vita e la morte del paziente.
In aggiunta, la Terapia Intensiva è un reparto che assorbe notevoli costi, in particolar modo in
termini di personale medico-infermieristico specializzato, siccome la gravità dello stato dei
pazienti richiede un’assistenza infermieristica in numero non inferiore ad un’unità ogni due
letti, e medica, secondo la proporzione di un’unità ogni cinque pazienti1.
Ne scaturisce, quindi, l’esigenza di valutare la performance del reparto, con il fine ultimo della
definizione di eventuali azioni correttive, quali, ad esempio, il corretto dimensionamento dello
stesso e di una più efficiente organizzazione del personale, in modo da garantire la
corrispondenza tra domanda e offerta assistenziale.
Questa tesi sarà dedicata all’applicazione di un metodo teso ad evidenziare il livello di
qualità delle cure erogate e lo stato di efficienza organizzativa delle Terapia Intensiva
dell’A.O.U. “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona (d’ora in poi “Ruggi”), con lo scopo
di evidenziare le condizioni che, eventualmente, rendano conveniente organizzare una
Terapia Intensiva specializzata neurochirurgica, in modo da evitare i differimenti degli
interventi, o in alternativa, che consentono il ridimensionamento del reparto esistente.
Il primo tema affrontato è la similitudine intercorrente tra il contesto ospedaliero e quello
manifatturiero, che consente di studiare il primo secondo le tecniche dell’Operation
Management.
Saranno, poi, vagliati diversi sistemi di valutazione delle prestazioni utilizzati nell’ambito
sanitario, italiano ed internazionale.
Verrà presentato, infine, il metodo proposto per la specifica realtà in esame, che prevede
l’applicazione di una serie di indicatori di performance e l’analisi dettagliata dei flussi in
ingresso in Terapia Intensiva, con l’obiettivo di determinare l’andamento del carico di lavoro
nel periodo di riferimento considerato, da cui trarre informazioni specifiche in relazione alle
particolari domande che ci si è posti.
1 “Linee Guida per l’accreditamento sanitario, Determinazione degli standard del personale
ospedaliero”, Regione Campania.
Va precisato che non esiste una normativa nazionale inerente al rapporto tra personale e posti letto in
Terapia Intensiva.
Ringrazio il mio relatore, il prof. Stefano Riemma, che mi ha dato la possibilità di
approcciarmi ad un tema davvero interessante, quale il management in ambito
sanitario.
Ringrazio infinitamente l’ing. Debora Sarno per avermi guidato nella stesura di
questo lavoro, e per i suoi preziosi consigli, dispensatimi sempre con estrema
gentilezza.
Ringraziamenti speciali vanno ai miei genitori, fermamente convinti nelle mie
possibilità di raggiungere nel migliore dei modi questo e futuri traguardi, nonostante
le innumerevoli difficoltà che incontrerò, sperando di giungere “per aspera, ad
astra”.
Non posso non ringraziare i miei fantastici amici perché sono un supporto costante e
indispensabile nella mia vita; e i miei colleghi, splendidi compagni di studio, perché è
anche grazie a loro se sono giunto fin qui.
P a g . | 8
1. INTRODUZIONE
1.1. LA TERAPIA INTENSIVA
1.1.1. DEFINIZIONE
I termini terapia intensiva (t.i.) e rianimazione, riportando la definizione della Society of
Critical Care Medicine, identificano l'insieme delle complesse procedure diagnostiche e
terapeutiche finalizzate al ripristino e al sostegno di funzioni vitali (cardiocircolatoria,
respiratoria, neurologica, metabolica) acutamente e gravemente compromesse. Nel contempo,
detti termini vengono anche utilizzati per identificare le strutture (centri di rianimazione
polivalenti e terapie intensive specialistiche) dotate di personale e mezzi idonei al
monitoraggio e trattamento del paziente in imminente pericolo di vita.
1.1.2. CLASSIFICAZIONE PER STRUTTURA
Si possono distinguere i Centri di rianimazione polivalenti, ormai presenti in quasi tutti gli
ospedali e che trattano qualsiasi patologia critica, dalle terapie intensive specialistiche rivolte
alla cura di pazienti omogenei per patologia o per fasce di età.
È possibile, pertanto, identificare molteplici t.i.:
Terapie intensive specialistiche Patologie trattate
t.i. postoperatoria Offre assistenza a coloro che richiedono cure
intensive a seguito di un intervento chirurgico
di varia natura.
t.i. per grandi ustionati Vi si svolgono attività di cura rivolte
prevalentemente:
- Al controllo delle vie aeree;
- All’insufficienza respiratoria;
- Alla ventilazione;
- All’assistenza anestesiologica negli
interventi chirurgici.
unità di t.i. coronarica Vengono trattate:
- Sindromi coronariche acute: infarto
miocardico ed angina instabile
(minaccia di infarto), il cui
trattamento, oltre alla terapia
farmacologica antitrombotica, si
avvale dell’utilizzo, nella stragrande
maggioranza dei pazienti, della
P a g . | 9
rivascolarizzazione in urgenza con
angioplastica coronarica ed impianto
stent.
- Scompenso cardiaco acuto: edema
polmonare acuto; insufficienza
ventricolare grave.
- Trattamento della fase acuta di:
aritmie e blocchi cardiaci
t.i. cardiochirurgica Si occupa dei pazienti che hanno subito un
intervento di cardiochirurgia, o la cui malattia
principale riguarda il cuore o il sistema
circolatorio.
t.i. neurochirurgica Si occupa del trattamento dei pazienti con
malattie neurologiche che possono mettere a
rischio la vita, quali ictus molto estesi,
sanguinamenti cerebrali, tumori cerebrali,
traumi cranici e del midollo spinale.
t.i. neonatale Si offre assistenza a bambini con malattie
molto gravi, la cui età rende necessari
attrezzature e supporti tecnici specifici.
Queste strutture, al contrario dei Centri di rianimazione polivalenti, sono presenti solo negli
ospedali di grandi dimensioni per far fronte a particolari esigenze assistenziali. In pratica, la
rianimazione polivalente rappresenta un modo semplice ed efficace (con riferimento agli studi
condotti dalla Society of Critical Care Medicine) di gestire il malato critico centralizzando il
servizio e collocando in un unico luogo, per ragioni di economicità ed efficienza operativa,
tecnologie e personale.
Le t.i. specialistiche, al contrario, vengono incontro all'opportunità di decentrare la gestione del
malato critico, mantenendo relazioni di tipo dipartimentale con i medici che, nell'ambito
dell'ospedale, sono interessati in modo peculiare al trattamento di una determinata patologia.
Peraltro questo modello organizzativo determina, inevitabilmente, un aumento rilevante dei
costi. La parcellizzazione di indirizzi e competenze conseguente l'esasperata specializzazione
funzionale comporta, inoltre, il rischio della perdita di una visione globale del malato per
inseguire l'obiettivo del monitoraggio e del trattamento delle alterazioni del singolo organo o
della singola funzione.
1.1.3. CLASSIFICAZIONE PER PRESTAZIONI
Sulla base, invece, della complessità delle prestazioni terapeutiche, è possibile distinguere i
centri di rianimazione in strutture di primo livello e di secondo livello:
P a g . | 10
Le strutture di primo livello sono collocate in ospedali che dispongono di tutte le
specialità diagnostiche e terapeutiche. Devono essere in grado di garantire il supporto
delle diverse funzioni d'organo (ventilazione meccanica, trattamento dialitico,
assistenza meccanica del circolo, ecc.) e di permettere monitoraggi sofisticati
(monitoraggio della pressione intracranica, della portata cardiaca, ecc.). Dette
strutture, proprio per il loro alto contenuto tecnologico, hanno costi gestionali elevati;
a esse dovrebbero afferire solo quei malati che, per la complessità della patologia,
necessitano di specifiche terapie strumentali e di avanzati sistemi di monitoraggio
multiparametrico. Un esempio del tipo di patologia per il cui trattamento sono ideali
strutture siffatte è rappresentato dal politrauma.
Le strutture di secondo livello sono, in genere, inserite in ospedali più piccoli e con
risorse minori. Anche in queste strutture è possibile garantire il trattamento di pazienti
con una singola insufficienza d'organo; non è, tuttavia, possibile assistere in modo
adeguato, e per lungo tempo, pazienti con insufficienze associate di più organi.
1.1.4. STRUTTURA DELLE TERAPIE INTENSIVE
Schematicamente è possibile suddividere le t.i. in due aree tra loro funzionalmente integrate:
l'area di degenza e l' area dei servizi.
L’area di degenza può essere strutturata come un ambiente unico o a camere singole. I
vantaggi dell’una e dell’altra soluzione sono:
Struttura Vantaggi
Ambiente unico Risponde a criteri di economia in termini di
spazio e personale
Consente un accesso più agevole al paziente
Favorisce una miglior gestione dello spazio
intorno al posto letto
Permette il controllo “a vista” dei pazienti da
parte del personale
Camere singole Consentono il massimo rispetto per la privacy
Facilitano la prevenzione delle infezioni
nosocomiali
Di fatto la scelta più comune è quella di una soluzione di compromesso: a posti letto collocati
in un ambiente unico vengono affiancati box singoli per pazienti maggiormente a rischio.
Diversi fattori (aumento della gravità delle patologie trattate, maggior richiesta in termini di
apparecchiature diagnostiche e terapeutiche) hanno determinato un incremento significativo
P a g . | 11
della necessità di spazio. Gli studi condotto dall’“International Task Force on Safety in the
Intensive Care Unit”, hanno dimostrato che un posto letto singolo richiede la disponibilità di
una superficie non inferiore ai 25 m2, mentre per posti letto in spazio aperto bastano 15 m
2.
Dev'essere garantito l'accesso ai quattro lati del letto e lo spazio per gli apparecchi di terapia e
monitoraggio. Il controllo ''a vista'' da parte del personale infermieristico può essere favorito,
con l'utilizzo di ampie superfici vetrate, anche qualora si opti per una soluzione a box separati.
L’area dei servizi dev'essere grande almeno come la zona di degenza ed è costituita da
numerose strutture, tutte indispensabili per il buon funzionamento del reparto:
Strutture area servizi
Sala operatoria per piccoli interventi
Camera per la disinfezione delle apparecchiature e del materiale
Camera per il medico di guardia
Camera degli infermieri
Farmacia
Cucina, dato che i medici e gli infermieri non possono allontanarsi dai pazienti ricoverati
durante il turno di guardia
Depositi per biancheria pulita
Depositi per biancheria sporca
Depositi per materiale e attrezzature
Sala d’attesa per i parenti
Di particolare rilievo è anche la distribuzione dei percorsi. La soluzione ottimale è quella che
prevede: un corridoio esterno per i parenti che possono così comunicare con i degenti senza
venirne a contatto; un corridoio intermedio per le attività di servizio; un corridoio interno per
le attività assistenziali.
1.1.5. IL PERSONALE
Dall'analisi dei compiti assistenziali dei reparti di t.i. discende la necessità di una presenza
costante di personale medico e paramedico. Il rischio potenziale del verificarsi di eventi
pericolosi per la vita impone la presenza continuativa di almeno un medico. La dotazione di
personale infermieristico, ovviamente, è in relazione al tipo di attività svolta presso le Unità di
terapia intensiva, e varia da un minimo di un infermiere ogni tre posti letto (t.i. a prevalente
attività di monitoraggio) a un infermiere per ciascun posto letto (Centri di rianimazione
polivalenti e Unità di terapia intensiva specialistiche a prevalente attività terapeutica).
P a g . | 12
1.1.6. DOTAZIONE STRUMENTALE
I Centri di rianimazione e le Unità di terapia intensiva sono dotati di complessi strumenti
diagnostici e terapeutici, a elevato contenuto tecnologico, che possono essere distinti in:
- Strumenti per il monitoraggio, finalizzati al controllo continuo delle principali funzioni
biologiche, tra cui ritroviamo:
i) L’elettrocardiografo
ii) L’ecografo
iii) L’elettroencefalogramma
iv) Il broncoscopio
v) Il doppler
vi) I sistemi di misurazione dei parametri emodinamici, della temperatura corporea e
dell’attività respiratoria
- Strumenti di terapia, finalizzati al sostegno di funzioni vitali compromesse, a cui
appartengono:
i) I ventilatori artificiali
ii) I defibrillatori
iii) Gli apparecchi per emodialisi
iv) Le pompe da infusione
v) Gli aspiratori
1.2. SIMILITUDINI TRA IL CONTESTO OSPEDALIERO E
QUELLO MANIFATTURIERO
Lo scopo delle aziende ospedaliere è quello di contribuire alla promozione, al
mantenimento e al recupero delle condizioni di salute della popolazione2, per cui la loro
attività principale consiste nell’erogare prestazioni specialistiche di ricovero o di tipo
ambulatoriale, in risposta ai bisogni assistenziali espressi dalla collettività; Sebbene
offrano un servizio teso al raggiungimento di un output – la salute del paziente –
intangibile, le strutture sanitarie presentano notevoli affinità con il settore industriale: in
particolare, i processi di trasformazione con i quali si ottengono beni materiali,
caratterizzano anche il contesto ospedaliero.
Da un punto di vista economico generale, l’attività di produzione può essere definita come
la trasformazione di un insieme di input in elementi output che hanno un’utilità maggiore3,
cioè un valore aggiunto. Nell’applicazione di questo concetto al sistema ospedale, i
2 Mission dell’Azienda Ospedaliera di Padova.
3 Krajewski e Ritzman, 1999.
P a g . | 13
Attività clinico -
assistenziali Pazienti
Personale medico e infermieristico
Attrezzature
Farmaci, materiali, dispositivi medici
pazienti divengono gli input di un processo che assorbe risorse, in termini di medici,
infermieri, medicinali e attrezzature, e in cui si esplicano, fondamentalmente, le attività di
cura, tramite le quali si desidera ottenere in output pazienti in buona salute. Il valore
aggiunto non è più visto in ottica economica, ma si traduce nel miglioramento delle
condizioni di salute del soggetto.
In campo industriale, una corretta gestione aziendale deve necessariamente considerare un
elemento indispensabile all’interno della produzione che influenza enormemente il
risultato operativo, ossia la componente umana. Assume notevole rilievo, quindi, lo studio
del lavoro che consiste nell’applicazione di un comune buon senso teso ad aumentare la
ripetitività con la quale gli operai svolgono il proprio compito: in altri termini, si cerca di
ridurre, per quanto possibile, l’aleatorietà con la quale normalmente operano gli esseri
umani. Completa la descrizione, la definizione del British Standard, secondo cui lo studio
del lavoro è un esame sistematico delle attività rivolto al miglioramento dell’efficienza
nell’uso delle risorse umane e materiali.
Elemento centrale dello studio del lavoro è il tempo, essendo un fattore che influenza tutte
le diverse fasi di lavorazione; se non si ha una corretta conoscenza del tempo, l’azienda
non potrà affrontare valutazioni oggettive, né preventivare particolari strategie e
cambiamenti per il proprio sistema produttivo. Citando F.W. Taylor: “Si ha una maggiore
produzione quando ad ogni operaio è affidato un lavoro ben definito, da compiere in un
tempo determinato ( bisogna fissare il tempo necessario, per ogni operaio, ad effettuare il
proprio compito) e con un metodo stabilito”.
Gli scopi dello studio del lavoro sono:
Pianificare la produzione, vale a dire stimare correttamente (settimana per
settimana) obiettivi e risorse da impiegare nel processo produttivo;
P a g . | 14
Valutare i costi industriali di un prodotto, possibile solo se sono noti i tempi delle
singole fasi di lavorazione, i quali costituiscono il driver per imputare sul singolo
prodotto il costo della manodopera, delle materie prime, dell’energia, ecc.;
Determinare la capacità produttiva, intesa come la quantità massima di prodotto
che può essere ottenuta;
Incrementare la produttività, dato che lo studio del lavoro consente di analizzare a
fondo i processi che avvengono nell’azienda e di individuare e cogliere tutte le
opportunità di miglioramento;
Ridurre le azioni pericolose, in modo da non rischiare la perdita di una risorsa
produttiva;
Migliorare l’utilizzo di materiali e risorse: stabilendo un metodo di lavoro, dunque
delle procedure da seguire, è possibile ridurre gli scarti delle materie prime, ad
esempio; ancora, la determinazione dei tempi permette di aumentare il grado di
saturazione degli impianti.
Mentre è obiettivo della gestione di un’azienda manifatturiera, la standardizzazione dei
processi e delle attività degli operatori risulta difficilmente perseguibile in un contesto
ospedaliero. Ogni “prodotto paziente” è un caso unico, da trattare in modo specifico e
diverso rispetto tutti gli altri e ciò consegue da fattori, quali, semplicemente, l’anamnesi,
l’età e il sesso del soggetto. Per tale ragione, la professione medica è di carattere
intellettuale, poiché è maggiormente orientata verso le attività di problem solving.
Un processo focalizzato sulla risoluzione di problemi, contraddistinto da frequenti
interdipendenze tra discipline differenti, segue, schematicamente, le seguenti fasi:
Intelligence time, relativa a tutte le attività di acquisizione delle informazioni sul
problema da risolvere, che può essere interpretata come la fase di anamnesi e
diagnosi;
Decision time, che include la generazione e la valutazione di alternative, la
definizione delle ipotesi e la presa di decisione;
Implementation time, che comprende le attività esecutive necessarie per rendere la
decisione operante sul processo. È, quindi, il percorso di cura del paziente
(terapia);
Response time, che riguarda la reazione del processo alle azioni intraprese; nel
caso specifico, è la fase di reazione del paziente alle cure somministrate;
Measure time, che consiste nell’interpretazione, misurazione, elaborazione e
verifica dell’output, in particolare, delle condizioni di salute del paziente.
P a g . | 15
Nonostante le differenze sopra evidenziate, però, è sorto il bisogno di eliminare, o
quantomeno ridurre, la variabilità che spesso accompagna i processi di cura nelle aziende
ospedaliere, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi di qualità, sicurezza ed
efficienza nell’erogazione delle prestazioni sanitarie. Il trattamento di un problema di
salute richiede frequentemente il contributo di più attori all’interno di un sistema inter-
professionale e multidisciplinare. È chiaro che la complessità di un sistema così
organizzato può creare condizioni favorenti la variabilità, i difetti di congruità,
continuità e integrazione della cura, tutte condizioni che facilitano la possibilità di
errore.
Si colloca, in quest’ottica, uno strumento di riprogettazione dei processi clinici, il Percorso
Diagnostico Terapeutico e Assistenziale (PDTA). I PDTA sono piani inter-disciplinari di
cura creati per rispondere a bisogni complessi di salute del cittadino; sono altresì strumenti
di gestione clinica usati da chi eroga prestazioni sanitarie per definire la migliore sequenza
temporale e spaziale di azioni rivolte a pazienti con particolari patologie: rappresentano,
dunque, il “ciclo di lavorazione” del paziente.
Non va confuso il concetto di PDTA con quello di Linee Guida (LG).
Secondo la definizione dell’Institute of Medicine, le Linee Guida sono “raccomandazioni
di comportamento clinico, prodotte attraverso un processo sistematico, allo scopo di
assistere i medici nel decidere le modalità di assistenza più appropriate in specifiche
circostanze cliniche”. Un’azienda sanitaria non ha la mission di produrre Linee Guida –
progetto utopistico per risorse, competenze e tempo – ma quella di implementare e
verificare l’impatto dei percorsi assistenziali, previa ricerca, valutazione critica di una LG
di riferimento e suo adattamento locale.
In tal senso i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali rappresentano la
contestualizzazione di Linee Guida, relative ad una patologia o problematica clinica,
nella specifica realtà organizzativa di un'azienda sanitaria, tenute presenti le risorse ivi
disponibili. Lo strumento dei PDTA integra due componenti: le raccomandazioni cliniche
della LG di riferimento e gli elementi di contesto locale: infatti, in ciascuna realtà
assistenziale esistono ostacoli di varia natura (organizzativi, strutturali, tecnologici,
professionali, socio-culturali, geografico-ambientali, normativi) che impediscono
l’applicazione di una o più raccomandazioni delle Linee Guida. Pertanto, nella fase di
adattamento della LG, dopo aver effettuato un’analisi del contesto locale e identificati gli
ostacoli, bisogna verificare la possibilità di rimuoverli; se ciò non è possibile, la specifica
raccomandazione deve essere modificata nel PDTA, per non aumentare il rischio clinico
dei pazienti e quello medico-legale dei professionisti e organizzazione sanitaria.
In ciascun PDTA è necessario identificare le varie fasi del processo considerando, quindi,
non solo aspetti clinici, ma anche organizzativi, tipici di ogni realtà ospedaliera: mentre le
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Linee Guida suggeriscono quali interventi sanitari (what) dovrebbero essere prescritti a
specifiche categorie di pazienti, un percorso assistenziale deve definire4:
- Who: i professionisti responsabili.
- Where: i diversi setting in cui viene erogata la specifica prestazione.
- When: le tempistiche cliniche e organizzative.
- How: la descrizione delle procedure operative.
L’introduzione dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali comporta diversi
vantaggi, permettendo infatti:
Di valutare la congruità delle attività svolte rispetto agli obiettivi, alle linee guida
di riferimento ed alle risorse disponibili;
Il confronto “benchmarking” e la misura delle attività e degli esiti con indicatori
specifici, conducendo al miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza di ogni
intervento.
La costruzione di un processo tecnico-gestionale, inoltre:
Definisce i ruoli e gli ambiti di intervento;
Garantisce chiarezza delle informazioni all’utente e chiarezza dei compiti agli
operatori;
Aiuta a migliorare la costanza, la riproducibilità e l’uniformità delle prestazioni
erogate e, nel contempo, aiuta a prevedere e quindi ridurre l’evento straordinario.
Come si è potuto evincere, il fattore tempo è alla base di qualsiasi valutazione e
programmazione delle attività. Particolare attenzione deve essere rivolta al lead time,
tempo di attraversamento complessivo del processo produttivo, la cui criticità è tale da
averlo trasformato in una nuova dimensione della competizione. L’enfasi sul lead time
deriva dalla considerazione che le prestazioni competitive sono fortemente influenzate
dalla sua riduzione, poiché, di fatto, quanto più è ampio il tempo di permanenza in
azienda, tanto più il prodotto assorbe capacità, ovvero costi, dalle risorse.
Allo stesso modo, è utile identificare il tempo di attraversamento del paziente per eseguire
misure di qualità del servizio offerto: è risaputo, infatti, che la presenza del paziente
all’interno dell’ospedale comporta una serie di costi (che vanno dai pasti, ai servizi di
4 Fondazione GIMBE, Linee Guida, Percorsi, Processi, Procedure, Protocolli. La Fondazione GIMBE ha
lo scopo di promuovere e realizzare attività di formazione e ricerca in ambito sanitario finalizzate a
consolidare la formazione continua dei professionisti sanitari, migliorare la qualità metodologica, l’etica,
l’integrità, la rilevanza clinica e il valore sociale della ricerca sanitaria e favorire il trasferimento delle
migliori evidenze scientifiche alle decisioni professionali, manageriali e di politica sanitaria.
P a g . | 17
lavanderia, ai farmaci somministrati ecc) che in letteratura prendono il nome di servizi
alberghieri. Ciò significa che trattenere il paziente più al lungo del previsto causa dei costi
ulteriori non previsti dal sistema di remunerazione DRG (sistema di remunerazione,
vigente in Italia, delle prestazioni assistenziali dallo Stato alle strutture ospedaliere, che
prevede un consumo di risorse standard a seconda della categoria di diagnosi), nonché un
impegno infruttuoso di risorse umane e strutturali che potevano essere utilizzate
diversamente.
In un sistema produttivo, in cui i processi sono caratterizzati da alta ripetibilità, il lead time
(in particolare il tempo di WIP, cioè quello necessario a far fluire, in condizioni di regime,
i semilavorati all’interno del processo produttivo) si compone dei seguenti elementi:
Tempo di run: è il tempo in cui il prodotto subisce la trasformazione ed aumenta il
suo valore; può essere definito deterministico, poiché la sua variabilità è legata
solo ad inconvenienti che possono realizzarsi all’interno del ciclo di lavorazione.
Tempo di setup: necessario all’attrezzaggio della risorsa, è un tempo dipendente
dalla sequenza con cui vengono realizzati i pezzi.
Tempo di queue: rappresenta il tempo speso dai singoli prodotti in attesa di essere
processati sulla risorsa prescelta, in quanto già impegnata.
Tempo di wait to move: è il tempo speso dai singoli prodotti in attesa, a valle della
risorsa, del completamento del lotto cui appartengono.
Tempo di synchro: rappresenta il tempo in cui i singoli prodotti attendono ulteriori
componenti che provengono da altri processi, per l’assemblaggio.
Tempo di problem solving: relativo a tutte le fasi decisionali, è il tempo di attesa
dei singoli prodotti della risoluzione di problemi insorti accidentalmente durante la
produzione.
Con riferimento ad aziende che erogano un servizio, in particolare una prestazione di
assistenza sanitaria, si può “esplodere” il lead time, nelle stesse componenti:
Tempo di run, cioè la somma dei tempi in cui il paziente j-esimo è sottoposto
all’attività i-esima. In questo caso, il tempo di run (si pensi al tempo di
un’operazione) è aleatorio, perché influenzato da innumerevoli fattori non
controllabili, tutti legati all’unicità del paziente in esame.
Tempo di setup, si pensi, ad esempio al settaggio della sala operatoria.
Tempo di queue, costituito dai tempi durante i quali il paziente attende durante il
processo: ad esempio, comprende l’attesa in accettazione, per la visita, o che si
liberi una postazione per un trattamento.
P a g . | 18
Tempo di problem solving, già evidenziato in precedenza, la cui variabilità, come
detto, può essere attenuata mediante l’introduzione dei PDTA.
Tempo di synchro, che si manifesta nel momento in cui, prima di poter eseguire un
intervento, bisogna attendere i risultati degli esami del sangue, della TAC ed ECG.
Tempo di wait to move, che si sperimenta qualora si deve raggiungere un certo
numero di provette di sangue (di uno o più pazienti) per poterle inviare in
laboratorio.
Le similitudini intercorrenti tra il sistema industriale e quello sanitario consentono
l’applicazione di tecniche afferenti l’ambito dell’ Operations Management, intesa come la
progettazione, l’esecuzione e il controllo di attività volte a convertire risorse in beni o in
servizi desiderati. Particolarizzata al contesto sanitario, si può definire come la disciplina
che si occupa delle scelte relative alla gestione dei flussi logistici (beni e persone) e alla
programmazione e controllo di tutti i processi produttivi a supporto dei percorsi di cura.
La necessità di gestione delle aree produttive all’interno di un ospedale deriva dalle
sempre più evidenti ricadute sulla sicurezza e sulla qualità di carenti attività di controllo e
valutazione delle prestazioni dei reparti/dipartimenti stessi. In molti casi i problemi che
impediscono alle aziende sanitarie di poter erogare cure tempestive, sicure ed efficaci
hanno a che fare più con questioni logistico-produttive che con questioni inerenti alla sfera
clinico-assistenziale. Si pensi, ad esempio, a problemi quali: (i) carenza di posti letto; (ii)
ritardi e lunghi tempi di attesa; (iii) pazienti collocati in setting assistenziali inappropriati;
(iv) ritardi nella refertazione degli esami; (v) mancanza di materiale adeguato e così via. In
secondo luogo appare sempre più importante riuscire ad ottimizzare la macchina
produttiva “ospedale” date le crescenti pressioni per un uso più efficiente delle risorse che
si manifesta attraverso la richiesta costante di ridurre i posti letto e la strutturale carenza
del personale infermieristico.
La teoria della gestione delle operations nel settore delle aziende sanitarie riguarda
sostanzialmente due aree5:
1. la logistica del paziente;
2. la logistica dei beni.
La logistica dei beni ha come obiettivo quello di assicurare un efficiente, appropriato e
tempestivo flusso di materiali verso i processi di cura. La logistica del paziente persegue
invece l’obiettivo di ottimizzare la gestione dei flussi dei pazienti all’interno dell’ospedale,
dal momento di primo accesso sino alla fase finale di dimissione e gestione del post-acuto.
Di fatto la logistica del paziente ha a che fare con la programmazione, la gestione ed il
5 La gestione delle operations in ospedale, Giuliana Bensa, Isabella Giusepi e Stefano Villa.
P a g . | 19
controllo delle aree produttive (pronto soccorso, sale operatorie, aree di degenza, etc.) che
il paziente attraversa lungo il suo percorso di cura.
Gli interventi in tema di logistica del paziente possono interessare:
1) L’organizzazione delle unità produttive che prevede: (i) interventi micro-
organizzativi, i quali vanno ad impattare su singole fasi ed attività dell’intero
percorso del paziente (si pensi, ad esempio, a modifiche nel processo di
accettazione, alle fasi di dimissione, ai cambiamenti nei sistemi di triage e
all’organizzazione delle aree di attesa); (ii) interventi macro-organizzativi volti a
rivoluzionare il percorso fisico del paziente attraverso la creazione di nuovi spazi e
di nuovi percorsi. L’idea alla base è di giungere verso nuovi modelli organizzativi
incentrati sul concetto dell’intensità delle cure, superando il modello di
allocazione e gestione delle risorse centrato sulle specialità cliniche e sulle unità
organizzative a confini rigidi, che risultano inefficienti da un punto di vista
produttivo e, in alcuni casi, anche inadatte a garantire le integrazioni clinico –
professionali sperate.
2) La programmazione della capacità produttiva, che mira a realizzare un equilibrio
ottimale fra la domanda e l’offerta in un determinato arco temporale. Le
disfunzioni connesse alla gestione della capacità produttiva possono essere di
origine strutturale, quando esiste un sottodimensionamento dell’offerta rispetto
alla domanda, oppure derivare da una cattiva programmazione: la domanda è in
linea con l’offerta potenziale, ma solo in termini teorici perché l’attività è
caratterizzata da una forte variabilità nella distribuzione degli accessi che implica
problemi nella gestione della risposta sanitaria. Ne derivano effetti negativi, in
termini di efficienza, appropriatezza, tempestività e sicurezza delle cure.
Qualsiasi tipo di intervento organizzativo-strutturale non può, però, prescindere da una
valutazione delle prestazioni dei reparti/dipartimenti o dell’intera struttura ospedaliera, in
termini di qualità delle cure erogate ed efficienza organizzativa.
P a g . | 20
2. SISTEMI DI INDICATORI PER LA
VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE
DEGLI OSPEDALI
Il Servizio sanitario nazionale è un sistema fondato su due elementi cardine: la
Programmazione e la Valutazione.
Questo principio, che è desumibile da tutta la normativa che negli ultimi trenta anni ha
disciplinato l’intero ordinamento del SSN, rappresenta per i dirigenti un nuovo approccio
gestionale, capace di migliorare i risultati dei servizi, e per gli amministratori costituisce
un fondamentale supporto all’azione di governo; il sistema di controllo, se correttamente
concepito ed integrato, contribuisce ad accelerare la convergenza tra programmazioni
politiche e risultati effettivamente conseguiti.
I procedimenti per valutare le prestazioni in campo sanitario, però, esistevano già prima
della riforma del ‘92, ma avevano, di fatto, solo uno scopo sanzionatorio essendo
semplicemente improntati sul principio di legalità. Nel rapporto medico-paziente
dominava peraltro un approccio massimalistico: secondo tale concezione, il dovere del
medico era quello di ricercare la cura migliore anche se conseguita con il massimo costo.
Il processo di aziendalizzazione delle strutture sanitarie ha, poi, comportato profonde
trasformazioni soprattutto negli aspetti amministrativi e direzionali: ha avuto avvio con
l’attuazione dell’art. 4, comma I del D. Lgs. 502/92, con il quale il legislatore ha attribuito
alle regioni il compito di fornire al ministero della sanità indicazioni ai fini
dell’individuazione degli ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione, da
costituire in azienda “con personalità giuridica pubblica e con autonomia organizzativa,
amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica”.
Attraverso l’utilizzo del termine azienda, il legislatore sembra poi aver voluto attribuire a
questi, un significato che va al di là dell’accezione strettamente giuridica, più prossimo a
quello in uso nelle discipline economico-aziendali, così da sottintendere, nella gestione
degli ospedali, il ricorso a logiche e modelli decisionali tipici dell’economia d’azienda,
nonché la presenza di elementi di mercato nel rapporto tra domanda e offerta di servizi
sanitari.
Negli anni si è assistito, quindi, al passaggio da un’organizzazione di tipo burocratico,
incentrata sull’erogazione delle prestazioni sanitarie secondo le norme e senza considerare
i costi, ad una gestione di tipo manageriale focalizzata all’ottimizzazione delle risorse e
alla riduzione delle spese.
P a g . | 21
Con il decreto legislativo n.241 del 1990 furono, quindi, aggiunti, a quello solitario della
legalità, i principi dell’efficacia, efficienza ed economicità all’interno dei sistemi di
valutazione sanitari.
Efficacia = un’azienda è efficace quando ha raggiunto con successo gli obiettivi prefissati.
Efficienza = un’azienda è efficiente quando utilizza in maniera economica le risorse a
propria disposizione.
Economicità = Il concetto di economicità sintetizza la capacità dell’azienda nel lungo
periodo di utilizzare in modo efficiente le proprie risorse raggiungendo in modo efficace i
propri obiettivi.
La riforma dei controlli ha trovato in realtà maggiore applicazione sul versante della
programmazione piuttosto che su quello della valutazione, mentre è evidente, invece, come
le due funzioni debbano essere tra loro strettamente correlate, poiché gli indirizzi
programmatori non possono non scaturire da un’analisi e da una valutazione dei bisogni e
dell’organizzazione dell’offerta.
L’attività di valutazione è sempre stata limitata ad un’analisi di carattere procedurale-
amministrativo, privilegiando controlli circa l’operato dei Direttori Generali e gli
adempimenti dei soggetti preposti al governo della sanità; ovvero intesa quale strumento
rivolto ad accertare le condizioni di equilibrio economico, interessando, principalmente,
verifiche in tema di spesa. Poco è stato, viceversa, codificato con riferimento agli esiti
delle cure, all’efficienza e performance del sistema, alla verifica delle criticità di
funzionamento del sistema, sia a livello nazionale che regionale.
Il primo passo in questa direzione è rappresentato dal Patto per la salute, sottoscritto il 28
settembre 2006 e inquadrato nell’ambito degli accordi tesi a favorire percorsi condivisi tra
governo e Regioni, che introduceva il concetto di “autovalutazione” da parte delle Regioni
della qualità dell’assistenza erogata, indicando la necessità che “il livello centrale (sia
ministeriale che del coordinamento interregionale) svolga non solo una funzione di
verifica ma, per le regioni che lo richiedano o comunque per quelle impegnate nei piani di
rientro, anche di supporto, servizio e affiancamento finalizzati ad una autovalutazione
della qualità dell’assistenza erogata”.
2.1. LA COMPLESSITÀ DELLA VALUTAZIONE
L’azienda ospedaliera è tenuta ad applicare le regole definite dai livelli istituzionali
superiori con l’obiettivo di realizzare servizi sanitari efficienti, efficaci, economici e
graditi al cittadino, attraverso l’organizzazione ed il coordinamento di diverse risorse
P a g . | 22
(input). Tali risorse (lavoro, attrezzature, farmaci, immobili, ecc) vengono combinate tra
loro e trasformate in servizi e prestazioni sanitarie in grado di tutelare la salute del paziente
(cosiddetti output).
La peculiarità del settore sanitario nasce dalla necessità di compiere un’esplicita
valutazione dei risultati ottenuti in termini di miglioramento dei livelli di salute. L'analisi
del processo di produzione delle organizzazioni sanitarie, pertanto, non si deve limitare al
confronto tra input e output, ma deve prolungarsi fino all'analisi del cosiddetto outcome,
vale a dire degli esiti sanitari (casi risolti, morti evitate, anni di vita guadagnati, inabilità
evitata, valori clinici normalizzati, ecc..).
In relazione alla prestazione richiesta, si ha una diverso processo produttivo (cioè una
diversa combinazione di risorse); in ogni caso lo scopo è quello di utilizzare il processo
produttivo che consente a parità di risultato, di minimizzare i costi o, se si preferisce,
quello che a parità di costo consente di raggiungere il massimo risultato.
In tali casi, gli operatori responsabili devono scegliere il processo produttivo che, a parità
di risultato, costa meno o, alternativamente, quello che a parità di costo consente di
raggiunger il massimo risultato.
Sebbene il processo di aziendalizzazione, abbia promosso l’individuazione di strategie a
livello manageriale per la riduzione di sprechi, costi di produzione e per aumentare la
produttività, c’è ancora bisogno di modifiche che rendano il sistema ospedaliero e
(sanitario in generale) più efficiente ed efficace.
In gran parte il problema è dovuto alla mancanza di un ambiente di mercato inteso come
possibilità di valutare la capacità di rispondere ai bisogni dell’individuo, come avviene per
le aziende di prodotto, in cui la riduzione della domanda rappresenta un feedback
immediato sull’adeguatezza dell’attività svolta.
E’ necessario, dunque, introdurre il concetto di misurazione, che si esplica nell’
identificazione di una grandezza sintetica che rappresenti un fenomeno e che si presti a
dare una valutazione.
2.2. GLI INDICATORI
Per indicatore s’intende una grandezza sintetica in grado di fornire “informazioni cruciali
e selezionate allo scopo di conoscere fenomeni d’interesse, misurandone i cambiamenti e
conseguentemente, contribuendo ad orientare i processi decisionali dei diversi livelli
istituzionali”6.
Affinché l’azienda ospedaliera possa essere indirizzata verso un modello di gestione
efficace ed efficiente, è necessario disporre di un sistema di valutazione adeguato.
6 Ministero della Salute, decreto 12/12/2001, pubblicato suppl. ord. N
o 34 alla GURI del 09/02/2002.
P a g . | 23
L’indicatore, infatti, è di per sé un numero, un valore, ma se utilizzato correttamente e
inserito nel contesto giusto diventa uno strumento di supporto per:
i processi di miglioramento della qualità
programmare azioni di correzione di eventuali criticità
identificare aree di eccellenza
un benchmarking con altre Aziende
rilevare eventuali sprechi
Gli indicatori, perché siano davvero utili nel processo valutativo, devono essere7:
Semplici e poco costosi da ricavare (generare indicatori a basso costo può
presupporre, ad esempio, l’utilizzo di dati già disponibili all’interno del contesto
aziendale);
Significativi e pertinenti all’ambito di applicazione, quindi devono rispondere ad
obiettivi ben precisi;
Misurabili oggettivamente (ad es. una quantità, un conteggio, una percentuale, un
rapporto, ecc);
Facilmente accessibili a chi deve compiere delle analisi su di essi;
Semplici da interpretare;
Facilmente riproducibili e rappresentabili per mezzo di tabelle, istogrammi,
diagrammi, ecc;
Controllabili;
Confrontabili;
Condivisibili, cioè trasparenti.
L’iter di costruzione e di utilizzo di un sistema di misura e monitoraggio ricorda molto da
vicino il ciclo di Deming con le sue quattro fasi:
FASE “PLAN”
1) identificare quali processi vogliamo monitorare e con quali obiettivi di riferimento (ad
es. per ridurre i rischi, per migliorare la soddisfazione del cliente, per incrementare la
redditività, per ridurre i costi ed i tempi di attraversamento, ecc)
2) proporre ipotetici indicatori
3) stabilire la corretta modalità di calcolo per ognuno
7 Norme di riferimento per impostare un sistema di rilevazione di indicatori (UNI 11097:2003 “Gestione
per la qualità – Indicatori e quadri di gestione della qualità – Linee generali”; UNI 11155 “Attività
operative delle imprese. Misurazione delle prestazioni”; UNI 10907 “Guida per la gestione degli effetti
economici della qualità”).
P a g . | 24
4) associare ad ogni indicatore l’unità di misura corrispondente
5) stabilire la periodicità e la modalità della loro rilevazione (prendere in considerazione
strumenti informatici che possano essere di supporto in questo compito)
6) stabilire chi dovrà avere accesso ai dati
7) stabilire le responsabilità per la loro gestione (raccolta dati e loro distribuzione)
8) stabilire le responsabilità concernenti la loro analisi
9) scegliere tra tutti gli indicatori proposti quello che più si avvicina ad avere le
caratteristiche sopra elencate
FASE “DO”
1) misurare le performance
2) raccogliere i dati
3) comunicare i dati raccolti
FASE “CHECK”
1) analizzare e valutare i dati raccolti
FASE “ACT”
1) prendere delle decisioni volte al miglioramento del sistema di misurazione e
monitoraggio
Per ogni indicatore sarebbe utile avere una tabellina di riferimento che contenga le
seguenti informazioni:
- Descrizione dell’indicatore
- Processo di riferimento
- Metodo di rilevazione utilizzato
- Sorgente dei dati
- Metodo di calcolo
- Unità di misura
- Periodicità
- Responsabilità della gestione dell’indicatore
- Accesso all’indicatore
P a g . | 25
2.3. LA LETTERATURA IN TEMA DI VALUTAZIONE DEI
SISTEMI SANITARI
Le ricerche in merito ai sistemi di indicatori, utili ai fini della valutazione economica ed
organizzativa delle aziende sanitarie hanno evidenziato un’ampia varietà di soluzioni. È
bene porre l’accento sulla necessità di strumenti di controllo, dato che “gli indicatori di
performance non sono delle semplici entità tecniche, ma contengono elementi
programmatori e normativi che influiscono sugli esiti di cura8”e che tutti i sistemi attuali
di accreditamento richiedono alle strutture sanitarie l’uso di indicatori di performance
clinica, a volte integrati nei requisiti stessi a volte permettendo l’uso di sistemi esterni o la
creazione “ad hoc”.
Come si è potuto costatare fin qui, recentemente si è scoperto un interesse per la qualità
dell’assistenza e per le misure di appropriatezza. In primo luogo, sarà utile definire i
termini “qualità” e “appropriatezza”. Appropriatezza è “fare la cosa giusta per la persona
giusta al momento giusto”, considerando anche problemi relativi alla sicurezza ed al
rischio. Pertanto, il concetto di appropriatezza non comprende solo “fare la cosa giusta”
ma lo colloca anche nella ponderazione dei “pro” e “contra” di diversi approcci. A livello
clinico, ma anche nel contesto più ampio dell’organizzazione, la definizione di
appropriatezza può comprendere l’uso di risorse ed aspetti di effectiveness9. Il concetto di
appropriatezza non implica quello di efficienza, siccome è possibile produrre servizi
inappropriati in modo molto efficiente (gestendo, quindi, in modo economico le risorse a
disposizione). Qualità è un concetto per il quale non esiste una misura diretta. Molti
sistemi di misura della performance inizialmente hanno cercato - o promesso - di misurare
la qualità, mentre sono andati a misurare esattamente ciò che è il loro descrittore ovvero
“performance”. Intendiamo per performance la capacità di un’organizzazione di avere le
conoscenze necessarie per applicare con successo le proprie competenze e per svolgere i
processi decisionali al fine di affrontare bisogni definiti dei propri fruitori. Il rapporto fra
performance e qualità può essere definito nella seguente maniera: “Qualità è la valutazione
della performance”: quindi, mentre è possibile misurare la performance tramite indicatori o
altri strumenti quantitativi, la traduzione della performance in qualità avviene tramite la
8 Sheldon T. Promoting health care quality: what role for performance indicators? Qual Health Care.
1998 Dec;7 Suppl:S45-50. 9 Differenza tra efficacy e effectiveness: in italiano i due termini si traducono nello stesso modo, con la
parola “efficacia”. Per rendere il differente significato assunto dalle due parole in inglese, nella nostra
lingua è necessario aggiungere degli aggettivi. Pertanto, si distinguono “efficacia sperimentale"
(efficacy), cioè l’efficacia scientifica nelle condizioni di laboratorio e valida in assoluto, ed “efficacia
sul campo” (effectiveness), ovvero l’efficacia realizzata nelle condizioni pratiche di applicazione, qui ed
ora.
P a g . | 26
valutazione. Da ciò consegue che non esiste una misura diretta della qualità tramite
indicatori, tassi, o altri indici basati su costrutti statistici.
Saranno di seguito illustrati i principali strumenti di valutazione della performance, in uso
nei sistemi sanitari esteri e in quello italiano.
2.3.1. LA JOINT COMMISSION ON ACCREDITATION OF
HEALTHCARE ORGANIZATIONS
Nel 1951, l’American College of Surgeons (che nel 1913 introdusse una lista di cinque
requisiti minimi – Minimum Standard – con l’obiettivo di portare il livello qualitativo
delle prestazioni degli ospedali del Paese verso un minimo accettabile) decise di associarsi
con l’American College of Physician, l’American Medical Association e la Canadian
Medical Association, per far fronte alla crescente complessità della realtà clinica. Lo scopo
fu di fondare la Joint Commission on Accreditation of Hospitals, organismo non-profit che
definì, quale criterio per valutare la qualità, “l’Optimal Standard”, inteso come un livello
massimo raggiungibile sulla base delle risorse a disposizione (piuttosto che come un
ottimo in senso ideale) portando alla realizzazione dell’Accreditation Manual for Hospitals
(1970) come strumento iniziale di una sistematica attività di accreditamento degli ospedali.
Nel 1988, in relazione all’impegno anche verso strutture non ospedaliere, si configurò
l’attuale Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations (J.C.A.H.O.) e
nel 1997 prese il via il programma di lungo periodo ORYX (Lee K.Y. et al, 2000;
J.C.A.H.O.) avente lo scopo di arrivare ad inserire la rilevazione di particolari indicatori di
processo e di outcome all’interno delle procedure di accreditamento.
Il programma di accreditamento sviluppato dall’J.C.A.H.O., detto “di eccellenza” poiché
finalizzato al raggiungimento di un optimum, è stato caratterizzato sin dall’inizio:
dall’adesione volontaria dalle strutture ospedaliere e dal coinvolgimento della
JCAHO in un lavoro comune con esse per tutto il periodo necessario
all’accreditamento;
dall’individuazione di requisiti definiti in stretta collaborazione con tutti gli
stakeholders della sanità;
dalla garanzia della riservatezza dei dati e dall’assenza di sanzioni;
dall’attività di assistenza alle strutture accreditate per miglioramento continuo
della qualità e aggiornamenti periodici dei requisiti con verifiche triennali.
Il programma ha evidenziato la necessità di affiancare alla valutazione ex ante la
valutazione ex post dei risultati conseguiti mediante l’ausilio di indicatori. Per tali ragioni,
la JCAHO ha iniziato a proporre periodicamente indicatori definiti “core measurement”.
P a g . | 27
Gli indicatori si dividono in “Core Measures” (CM) e “No Core Measures” (NCM). Le
NCM sono ulteriori indicatori e/o sistemi di indicatori proposti dalle strutture sanitarie che
la JCHAO certifica in quanto rispettano requisiti di qualità.
Le CM comprendono ventidue indicatori, di cui sono implementati e operativi diciannove,
suddivisibili in proxy della qualità, e indicatori di efficacia che indicano l’utilizzo di
procedure che sono condizioni necessarie per un risultato positivo.
Ricordando che l’obiettivo della JCAHO è l’individuazione di criteri che possono essere la
base di una politica di accreditamento sanitario, si riportano i principali indicatori relativi
ad alcune macro categorie (Tabella 1).
Infarto miocardico acuto in pazienti di 18 anni e più
Percentuale di pazienti che ricevono aspirina nel periodo compreso tra 24
ore prima dell’arrivo in ospedale e 24 ore dopo
Percentuale di pazienti con aspirina prescritta alla dimissione
Percentuale di pazienti con disfunzione ventricolare sinistra, a cui sono
prescritti alla dimissione ACE-inibitori
Percentuale di pazienti fumatori che ricevono consigli per smettere di
fumare
Percentuale di pazienti a cui vengono somministrati beta bloccanti all’arrivo
(esclusi quelli con blocco di secondo o terzo grado e in shock nel giorno
dell’ammissione)
Percentuale di pazienti cui vengono somministrati beta bloccanti alla
dimissione (esclusi quelli con blocco di secondo o terzo grado)
Tempo mediano alla trombolisi (tempo porta – ago)
Tempo mediano alla PTCA
Mortalità durante il ricovero
Scompenso cardiaco
Percentuale di pazienti che ricevono 6 specifiche istruzioni alla dimissione
Percentuale di pazienti in cui la funzione ventricolare sinistra viene valutata
secondo un protocollo specificato
Percentuale di pazienti con disfunzione ventricolare sinistra a cui sono
prescritti ACE-inibitori
Percentuale di pazienti fumatori che ricevono consigli per smettere di
fumare
P a g . | 28
Polmonite acquisita al di fuori dell’ospedale
Percentuale di pazienti in cui viene eseguita l’ossimetria entro 24 ore
dall’arrivo
Percentuale di pazienti con screening del pneumococco e/o vaccinazione
antipneumococcica
Percentuale di emoculture effettuate prima della somministrazione di
antibiotici
Percentuale di pazienti fumatori che ricevono consigli per smettere di
fumare
Tempo mediano dall’arrivo alla prima somministrazione di antibiotici Tabella 1 - Principali indicatori “Core Measures”.
2.3.2. L’INTERNATIONAL QUALITY INDICATOR PROJECT
Nel 1985, nello stato del Maryland, prese avvio un progetto pilota denominato “Quality
Indicator Project”, su iniziativa di alcune direzioni ospedaliere che volevano integrare i propri
dati economici con quelli di performance clinica. Successivamente, il progetto ha coinvolto
istituzioni in tutti gli Stati Uniti e dal 1992 anche all'estero, per arrivare a circa 600 ospedali, di
cui 250 fuori dagli USA (Gran Bretagna, Taiwan, Portogallo, Austria, Germania, Italia,
Svizzera, Giappone, Singapore, Irlanda, Lussemburgo), diventando “International Quality
Indicator Project (IQIP)”.
La maggior parte degli indicatori è "hospital-wide", adatto quindi per un confronto fra interi
ospedali, non fra singole unità operative.
Rispetto ad altri sistemi di indicatori utilizzabili in ambito sanitario, il progetto IQIP consente
ad ogni ospedale, in virtù dell’alto numero di partecipanti in tutto il mondo, di valutare, per
ciascun indicatore scelto, il proprio posizionamento sia rispetto alla media nazionale, europea
ed internazionale, sia rispetto a gruppi di strutture, selezionate in base a caratteristiche
analoghe alla propria (“peer groups”). Attualmente, è possibile monitorare 22 indicatori,
ciascuno suddiviso in più sotto-misure specifiche (344 “measures” in totale).
La partecipazione è volontaria e le strutture sanitarie di ogni nazione possono costituire centri
nazionali di coordinamento, purché siano presenti nel progetto almeno 5 ospedali. Ogni
ospedale che aderisce al progetto può scegliere per quali e quanti indicatori vuole iniziare la
raccolta dei dati; tipicamente in fase iniziale ne vengono utilizzati dai 2 ai 4, aumentando
progressivamente, in base al proprio interesse ed alle proprie possibilità di raccolta del dato.
Attraverso un’interfaccia web ciascun partecipante, con accesso riservato, inserisce
trimestralmente i valori dei propri dati con dettaglio mensile. Questi vengono elaborati e
validati dal sistema e restituiti sotto forma di report a 20 giorni dall’immissione. Nella
P a g . | 29
reportistica ciascuna struttura viene indicata con un numero di identificazione anonimo al fine
di garantire la riservatezza dei dati.
Questo rapido feedback costituisce un aspetto estremamente importante del progetto, in quanto
permette alla struttura sanitaria di comparare, in tempi brevi, i propri valori con la media
europea ed internazionale per quello specifico indicatore, e di restituire l’informazione ai
propri professionisti.
Gli indicatori sono suddivisi nei seguenti macro-gruppi:
Indicatori Assistenza in ospedale per acuti
Indicatori Assistenza psichiatrica
Indicatori Assistenza a lungo termine
Indicatori Assistenza domiciliare
Si riporta la lista degli indicatori di Assistenza in ospedale per acuti, giacché prevede diverse
sezioni inerenti al reparto di Terapia Intensiva.
Inpatient Acute Care Indicators
AC Indicator 1a: Device-Associated Infections in Intensive Care Units
The following measures are available for the APICU, CCU, MICU, MSICU, SICU, and Neurological
ICU:
• Central line-associated bloodstream infections
• Ventilator-associated pneumonia
• Symptomatic indwelling urinary catheter-associated
AC Indicator 1b: Device Use in Intensive Care Units
The following measures are available for the APICU, CCU, MICU, MSICU, SICU, and Neurological
ICU:
• Central line use
• Ventilator use
• Indwelling urinary catheter use
AC Indicator 2a: Surgical Site Infections
Measures for surgical site infections by procedure classified by NNIS Risk Index, as well as the overall
rates are available for:
• Chest incision only CABG patients
• Chest and donor site incision CABG patients
• Other cardiac surgery patients
• Vascular surgery patients
• Colorectal surgery patients
• Abdominal hysterectomy patients
• Vaginal hysterectomy patients
• C-section patients
• Hip arthroplasty patients
• Knee arthroplasty patients
Measures for surgical site infections by procedure (not classified by NNIS Risk Index) are available
for:
P a g . | 30
• Total surgical site infections
• Liver, biliary tract, pancreatic, or gallbladder surgery patients
• Appendectomy patients
• Hernia surgery patients
Summary measures for all hysterectomies as well as all surgeries reported in this indicator are also
available.
AC Indicator 3: Inpatient Mortality
Measures are available for total inpatient mortality as well as for the following Diagnosis Related
Groups (DRGs):
• DRG 014
• DRG 079
• DRG 088
• DRG 089
• DRG 127
• DRG 174
• DRG 316
• DRGs 575 and 576
• DRGs 565 and 566
• DRG 489
• All other DRGs
Measures are also available for acute inpatient mortality for patients with the following primary
diagnoses:
• Acute myocardial infarction
• Heart failure
• Pneumonia
AC Indicator 7: Unscheduled Readmissions
Total unscheduled readmissions within 15 and 31 days; and readmissions within the same time frames
are available for the following
Diagnosis Related Groups (DRGs):
• DRG 079-respiratory infections & inflammations age>17 w/ CC, or related condition
• DRG 088-chronic obstructive pulmonary condition (COPD), or related condition
• DRG 089-simple pneumonia and pleurisy age>17 with CC, or related condition
• DRG 127-heart failure and shock, or related condition
• DRG 140-angenia pectoris or 143-chest pain, or related condition
Measures are also available for unscheduled readmissions within 15 and 31 days for patients with the
following primary diagnoses:
• Acute myocardial infarction or a related condition
• Heart failure or a related condition
• Pneumonia or a related condition
AC Indicator 8: Unscheduled Admissions Following Ambulatory Procedures
Measures are available for total unscheduled admissions, unscheduled inpatient admissions, and
unscheduled observation admissions
following:
• Ambulatory cardiac catheterization
• Ambulatory digestive, respiratory or urinary system diagnostic endoscopies
• All other ambulatory operative procedures
AC Indicator 9: Unscheduled Returns to Intensive Care Units
• Unscheduled returns to intensive care units
P a g . | 31
• Unscheduled returns to intensive care units for the following durations:
• Within 24 hours
• > 24 but <= 48 hours
• > 48 but <= 72 hours
• > 72 hours
• Unscheduled returns to intensive care units for patients with the following primary diagnoses
• Acute myocardial infarction
• Heart failure
• Pneumonia
AC Indicator 15: Pressure Ulcers in Acute Inpatient Care
• Total pressure ulcer point prevalence, as well as for the following stages:
• Stage I
• Stage II
• Stage III
• Stage IV
• Patients with pressure ulcers admitted to acute inpatient care, as well as for the following stages:
• Stage I
• Stage II
• Stage III
• Stage IV
• Patients with pressure ulcers admitted to acute inpatient care from:
• Home
• Nursing facilities
• Another hospital
• Any other admission source
• Total pressure ulcer incidence in acute inpatient care, as well as for the following locations:
• Sacral
• Ischial bone
• Trochanterian
• Calcaneal
• Malleolar
• Scapular
• Occipital
• Other
• Total multiple pressure ulcer incidence in acute inpatient care
AC Indicator 17a: Device-Associated Infections in Intensive Care Units Due to Methyllin Resistant
Staphyllococcus Aureus (MRSA)
Measures are available for the APICU, CCU, MICU, MSICU, SICU, and Neurological ICU:
• Central line-associated bloodstream infections due to MRSA
• MRSA central line-associated bloodstream infections
• Ventilator-associated pneumonia due to MRSA
• MRSA ventilator-associated pneumonia
• Symptomatic indwelling urinary catheter-associated UTIs due to MRSA
• MRSA symptomatic indwelling urinary catheter-associated UTIs
Summary measures for each device-associated infection for all ICUs in this indicator are also available.
AC Indicator 17b: Multidrug-resistant Organisms (MDROs)
• Total incidence of MRSA infections
• Incidence of nosocomial MRSA infections
P a g . | 32
• MRSA prevalence on admission
• Average daily MRSA loads
• MRSA inpatient-day associated nosocomial MRSA infections
• Total surgical site infections due to MRSA
• MRSA bacteraemias
• MRSA isolates
• Clostridium difficile associated disease
• ICD-code-associated Clostridium difficile associated disease
• Total incidence of VRE infections
AC Indicator 17c: Active Surveillance Cultures (ASC) for Methyllin Resistant Staphyllococcus Aureus
(MRSA)
• Patients screened for MRSA with active surveillance culture upon admission
• Patients who were identified as MRSA positive through active surveillance culture upon admission
• Patients who were already known to be MRSA positive upon admission
• Total number of patients MRSA positive on admission
Tabella 2 – Indicatori di Assistenza in ospedale per acuti.
In particolare, in rapporto al tema di questa tesi, è importante mostrare quali sono i parametri
che l’IQIP definisce nell’ambito della valutazione di un reparto di Terapia Intensiva. Il livello
di servizio viene, dunque, segnalato da indici riguardanti:
Infezioni associate alla linea centrale
S’intende per linea centrale un dispositivo per infusione che termina a livello o nelle strette
vicinanze del cuore o in uno dei grandi vasi. Per i propositi di sorveglianza delle infezioni
associate a linee centrali e per il conteggio dei giorni di linee centrali, vengono considerati
grandi vasi l’aorta, l’arteria polmonare, la vena cava superiore e inferiore, la vena
brachiocefalica, la vena giugulare interna, la vena succlavia, la vena iliaca esterna e la vena
femorale comune. Le linee centrali sono sempre più utilizzate nella pratica clinica; esse
interrompendo la continuità della cute mettono in collegamento il sistema circolatorio con
l’esterno rendendo possibili infezioni sostenute da batteri e funghi.
Inoltre, le infezioni del sangue associate a linee centrali comportano generalmente un
prolungamento della degenza (mediamente di 7 giorni)10
, circostanza che rende le infezioni
una base di notevole interesse per stimare il livello di servizio.
Infezioni delle vie urinarie
Le infezioni delle vie urinarie (UTI) sono il più comune sito di infezioni correlate
all’assistenza, sono responsabili di oltre il 40% di tutte le infezioni riportate negli ospedali per
acuti. Virtualmente tutte le infezioni delle vie urinarie correlate all’assistenza sono causate da
manovre strumentali sul tratto urinario.
10
Soufir L, Timsit JF, Mahe C, Carlet J, Regnier B, Chevret S. Attributable morbidity and mortality of
catheter-related septicemia in critically ill patients: a matched, risk-adjusted, cohort study.
Infect.Control Hosp.Epidemiol. 1999;20:396-401.
P a g . | 33
Nel contesto delle terapie intensive sono da considerarsi solo le infezioni “sintomatiche” delle
vie urinarie, in particolare quelle insorte in pazienti con un catetere urinario uretrale a
permanenza al momento o nei 7 giorni precedenti la diagnosi della infezione.
Polmoniti associate al ventilatore (VAP)
Le polmoniti associate al ventilatore (VAP) rappresentano la principale causa di morte fra le
infezioni correlate all’assistenza e prolungano i tempi di ventilazione, la durata della degenza
in Terapia Intensiva e la durata della degenza dopo la dimissione dalla terapia intensiva.
Decessi suddivisi per DRG
Evidentemente non esiste un valore “target”, cioè di riferimento per l’indice di mortalità,
ma un valore eccessivamente elevato può costituire un segnale dell’inadeguatezza delle
prestazioni erogate.
Ricoveri ripetuti e non previsti
Sono suddivisi in base al tempo intercorso tra due accessi in Rianimazione consecutivi.
2.3.3. INDICATORI DELLA COMMISSION FOR HEALTH
IMPROVEMENT
L’Inghilterra è tra i primi Paesi a conferire un considerevole valore agli indicatori di
valutazione sanitaria, rilevando e pubblicando da diversi anni gli Indicatori di Performance del
Servizio Sanitario Nazionale (attività a cura del Department of Health).
Il Ministero della Sanità inglese suddivide gli indicatori di performance in queste categorie:
- Condizioni di salute
- Appropriatezza nell’erogare prestazioni efficaci
- Produzione efficiente di servizi
- Gestione del personale
- Esperienze di pazienti e familiari (in cui sono inseriti tutti gli indicatori di attesa)
- Esiti
Il Ministero della Salute inglese afferma che “gli indicatori selezionati riguardano la qualità
di servizi cruciali, quali il trattamento per le cardiopatie, i tumori e i disturbi mentali, e aspetti
del servizio che realmente importano ai pazienti, ad esempio quanto devono attendere per
essere ammessi, quanto sono puliti i loro ospedali e con che facilità possono vedere il loro
medico generale; gli indicatori mostrano inoltre qual è la salute generale della popolazione e
con che efficienza sono gestite alcune prestazioni ”.
La nuova agenzia nazionale, Commission for Health Improvement (CHI), che si prefigge
l’obiettivo di favorire il miglioramento di qualità dei servizi sanitari mediante iniziative
P a g . | 34
nazionali di valutazione e riprogrammazione, ha adottato molti degli indicatori messi a punto
dal ministero, ma ne ha introdotti diversi che mirano ad esaminare aspetti che esulano
problemi più propriamente clinici. La CHI, infatti, classifica gli indicatori in obiettivi prioritari
(key target), qualità clinica (clinical focus), qualità percepita (patient focus) e relativi al
personale (capacity and capability), ponendo nei key targets tutti i tempi di attesa: attese per il
ricovero; attese per visite specialistiche; interventi chirurgici rinviati non eseguiti entro 29
giorni dal rinvio; durata totale di permanenza nel dipartimento di emergenza. E rientrano in
tale categoria anche indicatori concernenti l’equilibrio finanziario e la pulizia degli ambienti.
Nell’ottica di un’analisi rivolta alle criticità nell’ambito dell’organizzazione delle strutture
sanitarie, è opportuno mostrare quali sono gli indici che la CHI ha predisposto.
Ritroviamo, dunque, suddivisi in categorie:
PRODUZIONE EFFICIENTE DI SERVIZI
57. Percentuale di ricoveri in day hospital per un paniere di 25 interventi, aggiustato per
differenze nel case-mix (65%)
58. Degenza media standardizzata per case-mix (3.8 giorni)
59. Percentuale di prescrizioni di farmaci generici rispetto a tutte le prescrizioni (75%;
standard: > 80%)
60. Percentuale di primi appuntamenti ambulatoriali di pazienti adulti in cui il paziente non si
è presentato (13%)
61. Percentuale di visite ambulatoriali prenotate per pazienti di età inferiore a 16 anni in cui il
paziente non si è presentato (11,6%; standard: < 7,1%)
62. Percent. dei ricoveri psichiatrici adulti che avvengono fuori zona (7,5%; standard: < 2,4)
GESTIONE DEL PERSONALE (capacity and capability)
63. Percentuale dei medici “junior” che non hanno lavorato per più di 56 ore la settimana
(58%; > standard: 97%)
64. Percentuale di posti in organico vacanti tra le “professioni sanitarie alleate” (espressi
come mancanze di almeno 3 mesi) (4%)
65. Percentuale di posti in organico vacanti tra infermiere professionali ed ostetriche (espressi
come mancanze di almeno 3 mesi) (3%)
66. Percentuale di posti in organico vacanti tra i primari (“consultants”), espressi come
mancanze di almeno 3 mesi (3%)
67. Percentuale del tempo di lavoro complessivo perso per assenze del personale (4.5%; <
3.5%)
68. Livello di attuazione del Clinical Negligence Scheme for Trust (1.1; standard: 2)
69. Punteggio alla inchiesta sulla soddisfazione del personale (standard: > 3,43)
P a g . | 35
ATTESE ED ESPERIENZE DEI PAZIENTI E DEI FAMILIARI (patient focus)
70. Percentuale di pazienti che aspettano per meno di 6 mesi un ricovero (standard: > 94%)
71. Numero di pazienti che hanno aspettato il ricovero più di 12 mesi (standard: al massimo 2
casi)
72. Percentuale di prime viste specialistiche ambulatoriali per le quali i pazienti hanno
aspettato meno di 14 settimane dall’invio da parte del medico generale (standard: 88%)
73. Numero di pazienti che hanno aspettato una visita ambulatoriale più di 21 settimane
(standard: al massimo 5 casi)
74. Percentuale di pazienti visitati ambulatoriamente da uno specialista ospedaliero entro 2
settimane dall’invio urgente da parte del medico generale per sospetto di cancro (standard: >
95%)
75. Percentuale di pazienti con sospetto di angina pectoris visti in un centro cardiologico a
rapido accesso entro due settimane dalla richiesta del medico generale (standard: 100%)
76. Percentuale di decisioni di ammissioni per un giorno (day cases) prese in seguito a
prenotazione (standard: > 93%)
77. Percentuale di dimissioni ospedaliere ritardate per motivi non clinici (standard: < 1%)
78. Diminuzione percentuale dei pazienti in lista di attesa per ricovero rispetto all’anno
precedente (standard > 14%)
79. Percentuale di pazienti che passano più di quattro ore in pronto soccorso prima delle
dimissione, del trasferimento o dell’ammissione (standard: < 1%)
80. Numero di pazienti che aspettano in pronto soccorso più di dodici ore un letto ospedaliero
dopo la decisione di ammettere (standard: 9 casi o meno)
81. Percentuale di pazienti con diagnosi di cancro della mammella che sono trattate entro un
mese dalla diagnosi (standard: 100%)
82. Percentuale di pazienti che aspettano meno di nove mesi per un intervento di
rivascolarizzazione cardiaca (standard: > 99%)
83. Numero di pazienti che aspettano più di 12 mesi per un intervento di rivascolarizzazione
cardiaca (standard: 0)
84. Percentuale di operazioni chirurgiche elettive rimandate per ragioni non mediche il giorno
stesso dell’intervento (standard < 0.42%)
85. Percentuale di pazienti con un’operazione chirurgica elettiva rimandata per ragioni non
mediche non operati entro un mese dalla data di cancellazione (standard < 0,5%) Tabella 3 – Indicatori della Commission for Health Improvement
2.3.4. IL SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE DELLA
SANITÀ ITALIANA
Il Ministero della Salute ha affidato, nell’ambito del progetto SiVeAs – coordinato dal dottor
Filippo Palumbo, Capo Dipartimento della qualità del Ministero della Salute al Laboratorio
P a g . | 36
Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – l’elaborazione, in via
sperimentale, l’analisi di un primo gruppo di indicatori.
Il fine consiste nella necessità di misurare l’appropriatezza, l’efficienza e la qualità dei servizi
sanitari erogati, elaborati a livello regionale e di singolo soggetto erogatore, coerentemente con
quanto previsto dai Livelli Essenziali di Assistenza, e dei criteri di efficienza nell’utilizzo dei
fattori produttivi, compatibilmente con i finanziamenti erogati.
Gli indicatori proposti sono stati selezionati in base a studi sulla performance sanitaria di
diverse regioni, nonché al confronto con altre realtà internazionali quali l’Ontario in Canada, la
regione Valenciana in Spagna e il sistema sanitario inglese.
Occorre precisare che, mentre fattori, quali la capacità di soddisfare gli utenti e i cittadini,
nonché di garantire un clima organizzativo adeguato per facilitare il lavoro dei dipendenti delle
aziende sanitarie ed ospedaliere, rientrano nella sfera di competenza delle singole Regioni, il
livello centrale assume la responsabilità relativa alle modalità di utilizzo delle risorse
pubbliche da parte delle Regioni, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza: compete
al Ministero la verifica degli standard di qualità delle cure erogate, in modo da garantire equità
di accesso e di risposta a tutti i cittadini italiani.
Secondo questa prospettiva, il sistema di valutazione da adottare a livello nazionale prevede
quattro dimensioni riferibili ai livelli di assistenza, ossia:
Assistenza ospedaliera
Assistenza distrettuale
Assistenza farmaceutica
Assistenza sanitaria collettiva e di prevenzione
All’interno dello studio, vengono misurate:
- La qualità dei servizi: si riferisce all’erogazione di prestazioni sicure, tempestive e
corrette.
- L’equità in termini di accesso e risposta al bisogno: garantita da una gestione adeguata
e professionale.
- L’appropriatezza delle prestazioni e delle strutture: ovvero rispondere adeguatamente
al bisogno del paziente nel contesto assistenziale più efficace.
La valutazione di ciascuna regione è il risultato di un processo di ranking calcolato secondo la
logica dei quintili, che prevede di ordinare le regioni secondo i valori crescenti dell’indicatore
e dividendo la distribuzione degli stessi in 5 classi di pari ampiezza. Le regioni con la
performance migliore sono quelle che ricadono nel I quintile, mentre quelle con la
performance peggiore ricadono nel V. Alle fasce di valutazione adottate corrispondono i
punteggi e colori di riferimento mostrati in figura.
P a g . | 37
Figura 1 – Sistema dei quintili per il Ranking delle Regioni
I dati sono stati calcolati considerando, per ciascun livello assistenziale e secondo le diverse
tipologie di indicatori, le seguenti fonti informative:
Livello assistenziale Tipologia di
indicatore
Fonte informativa
Assistenza ospedaliera Indicatori
ospedalieri
Database Ministeriale flusso
SDO
Assistenza distrettuale Indicatori
territoriali indiretti
Database Ministeriale flusso
SDO
Assistenza farmaceutica Indicatori
farmaceutici
Rapporto OsMed
Assistenza sanitaria
collettiva e di prevenzione
Vaccinazioni Ministero della Salute
Screening Rapporto Nazionale Screening
Si riportano, inoltre, gli indicatori utilizzati per la valutazione dell’assistenza ospedaliera,
poiché si farà riferimento ad alcuni di essi per il caso applicativo.
P a g . | 38
Codice
indicatore
Indicatore (gli indicatori in corsivo sono di osservazione)
ASSISTENZA OSPEDALIERA (H)
Governo della domanda
H1.1 Tasso ospedalizzazione Ricoveri Ordinari per acuti per 1000 residenti
H1 Tasso ospedalizzazione globale per acuti per 1000 residenti
H1.2 Tasso ospedalizzazione Day Hospital per acuti per 1000 residenti
H1.3 Peso medio DRG Ricoveri Ordinari
Efficienza
H2 Indice di performance degenza media per acuti-DRG chirurgici
H2.1 Indice di performance degenza per acuti
H2.2 Indice di performance degenza media per acuti-DRG medici
H13 Degenza media pre-operatoria interventi chirurgici programmati
Appropriatezza Chirurgica
H3 %DRG medici da reparti chirurgici
H4 %colecistectomie laparoscopiche in Day Surgery e Ricoveri Ordinari 0-1
gg
H5 DRG LEA chirurgici:% ricoveri in Day Surgery e ordinari 0-1 giorno
Appropriatezza Medica
H6 DRG LEA medici tasso di ospedalizzazione per 10.000 residenti
H14 Percentuale di ricoveri ordinari medici brevi
T9 Percentuale di ricoveri in DH medico con finalità diagnostica
Qualità clinica
H9 % cesarei
H10 % di ricoveri ripetuti entro 30 giorni per stessa MDC
H10.1 % ricoveri ripetuti entro 30 giorni
H10.1.1 % ricoveri medici ripetuti entro 30 giorni
H10.1.2 % ricoveri chirurgici ripetuti entro 30 giorni
H11 % fratture femore operate in 2 giorni
H12 Percentuale di fughe in punti DRG Tabella 4 – Indicatori di valutazione della peformance della Sanità italiana.
Per la rappresentazione è stata adottata la simbologia del bersaglio a cinque fasce di colore,
dove sono rappresentati più vicini al centro del bersaglio i risultati con più elevata performance
in quanto hanno centrato maggiormente l’obiettivo previsto.
A titolo esemplificativo vien mostrata la rappresentazione complessiva delle performance della
regione Campania con il metodo appena descritto.
P a g . | 39
Figura 2 – Rappresentazione con la simbologia del bersaglio
P a g . | 40
2.3.5. VALUTAZIONE DI UN REPARTO OSPEDALIERO: IL CASO
GIVITI - GRUPPO ITALIANO PER LA VALUTAZIONE DEGLI
INTERVENTI IN TERAPIA INTENSIVA
Nel 1991, un panel di esperti nel campo della Rianimazione e della Terapia Intensiva si riunì
presso l'Istituto Mario Negri di Milano con il fine di valutare lo stato dell'arte circa la
diffusione, l'organizzazione e la performance delle Terapie Intensive in Italia. Fu evidenziata la
mancanza di dati sugli argomenti in discussione e auspicata la creazione di un gruppo di lavoro
che si focalizzasse su tali aspetti: nel 1992 fu fondato, a tal scopo, il gruppo GiViTI – Gruppo
italiano per la Valutazione degli interventi in Terapia Intensiva - cui aderirono più di 150
Terapie Intensive localizzate in tutto il territorio italiano.
Il gruppo GiViTI ha condotto diversi progetti, ognuno dei quali inquadra un aspetto ben
definito delle Terapie Intensive. È bene citare, perché inerenti allo studio in esame, il progetto
“Margherita” e il progetto “ToDo”.
2.3.5.1. IL PROGETTO MARGHERITA
Il Progetto Margherita nasce come un progetto osservazionale per la raccolta continua, su
supporto elettronico, dei dati relativi ai pazienti ricoverati in Terapia Intensiva. Gli obiettivi
sono:
standardizzare le procedure di raccolta dei dati riguardanti i pazienti ricoverati;
analizzare l’attività svolta in termini di risultati clinici conseguiti;
documentare la casistica raccolta per esigenze di ricerca e/o normale gestione clinica
di reparto;
favorire, con un dettagliato lavoro di ricerca epidemiologica, il confronto tra TI al fine
di migliorare la qualità dell’assistenza fornita.
Nel rapporto conclusivo, la prima sezione prevede la suddivisione dei dati riguardanti i
pazienti delle TI italiane che hanno partecipato al progetto secondo l’indicatore dello status,
vale a dire, sulla base della validità e sulla completezza dei dati stessi. Il programma
comprende sei livelli di status:
status 0 - ricovero per cui siano stati inseriti alcuni, ma non tutti, dei seguenti dati:
nome, cognome, data di nascita, sesso, data e ora di ingresso in TI;
status 1 - sono inseriti solo il nome, cognome, data di nascita, sesso, data e ora di
ingresso in TI del paziente;
status 2 - il record non è completo, sono stati inseriti alcuni dati ma altri sono mancanti
o vi è qualche incongruenza nei dati immessi;
P a g . | 41
status 3 - il paziente è stato dimesso dalla TI, i dati clinici sono tutti inseriti e verificati
per congruenze, è mancante il solo dato della data e dell'esito ospedaliero;
status 4 - record completo;
status 5 - il record non è completo ma i dati mancanti non sono recuperabili.
I pazienti con dati incompleti (in status 0, 1, 2 e 5) non sono esclusi dall’analisi in quanto ciò
potrebbe comportare una distorsione delle stime ed è possibile che i pazienti caratterizzati da
dati incompleti rappresentino un sottogruppo particolare della popolazione: è abbastanza
ragionevole ipotizzare, per esempio, una maggior presenza, nel gruppo di pazienti con il dato
mancante per l'esito ospedaliero, di pazienti dimessi vivi dall'ospedale, in quanto
l'informazione sull'esito ospedaliero è più facilmente e velocemente recuperabile nel caso di
decesso del paziente. Calcolare statistiche circa la mortalità ospedaliera sull'intero collettivo
dei pazienti comporterebbe pertanto una scorretta sovrastima della mortalità.
Per far fronte a questo problema, si è deciso di eliminare, dai dati di ogni singolo Centro, i
pazienti arruolati in periodi di tempo (mesi) caratterizzati da percentuali di validità inferiori ad
una soglia prefissata (90%). Per chiarire il metodo di selezione menzionato, si riporta un
esempio nella figura sottostante: il Centro X arruola, da Gennaio a Dicembre 2009, un totale di
454 pazienti. La prima tabella ed il grafico a barre mostrano il numero di ammissioni mensili
in Terapia Intensiva. Questi dati permettono di verificare la continuità di compilazione. La
seconda tabella divide i pazienti arruolati in base al mese di ammissione e al loro status di
compilazione. Complessivamente, il Centro in questione presenta dati completi nel 97.4% dei
casi (85.2% se si considera anche il dato dell'esito ospedaliero). L'ultimo grafico mostra il
livello di completezza dei dati nei diversi mesi. Il criterio di eliminazione porta ad escludere
dal collettivo di analisi i pazienti ammessi nei mesi di Febbraio poiché caratterizzati da una
percentuale di validità inferiore al 90% (per quanto riguarda le analisi circa l'esito ospedaliero
vengono esclusi invece i pazienti dei mesi di Febbraio, Maggio, Giugno, Settembre e
Novembre).
P a g . | 42
Figura 3 – Rappresentazione del criterio di determinazione della validità dei dati, analisi gruppo GiViTI
P a g . | 43
Nella seconda sezione vengono presentate le caratteristiche organizzativo-strutturali delle TI
aderenti al progetto. Per le variabili categoriche sono riportate la numerosità assoluta, la
percentuale ed il numero di dati mancanti; per le variabili continue gli indicatori media,
deviazione standard, mediana, Q1 (primo quartile: valore sotto al quale si trova il 25% della
popolazione), Q3 (terzo quartile: valore sotto al quale si trova il 75% della popolazione) e
range (minimo - massimo).
Sfruttando il dato del numero di posti letto, del numero totale di ricoveri effettuati nell'anno e
delle giornate di degenza, è possibile calcolare indicatori di utilizzo, ovvero indicatori in grado
di misurare i livelli di uso e di attività delle strutture sanitarie. In particolare il tasso di
occupazione dei posti letto esprime l'occupazione dei posti letto in valore percentuale,
rapportando il totale delle giornate di degenza, registratosi in un determinato periodo, al
prodotto del numero dei giorni da cui è composto il periodo stesso per il numero di posti letto.
Tale prodotto rappresenta, infatti, la disponibilità totale di unità per il ricovero (posto letto
disponibile per un giorno); tanto più il totale delle giornate di degenza gli si avvicina, tanto più
il tasso di occupazione tende a 100%. Il tasso di occupazione può anche superare il 100%
qualora un nuovo paziente venga ammesso in un letto liberatosi lo stesso giorno.
L'indice di rotazione esprime invece il numero medio di pazienti che "transitano" su un posto
letto in un anno. Si calcola rapportando il numero dei ricoveri al numero dei posti letto. Nel
caso il periodo di compilazione sia inferiore ad un anno è necessario effettuare una
estrapolazione.
L'intervallo di turnover esprime il periodo di tempo in cui un posto letto rimane libero. Si
calcola rapportando il numero di giornate con letti liberi al numero di pazienti ricoverati nel
periodo considerato. Si ottiene così il periodo medio di non occupazione per posto letto. Tale
indicatore è espresso in ore.
Le sezioni successive del rapporto presentano le caratteristiche dei pazienti all’ammissione e
durante la degenza, indicatori di processo e, infine, di esito, con riferimento:
- All’intera popolazione adulta;
P a g . | 44
- Ai pazienti adulti con degenza superiore alle 24 ore;
- Ai pazienti adulti con degenza inferiore a 24 ore.
In particolare, sono presentate informazioni circa:
Prime 10 chirurgie: sono elencate le prime 10 chirurgie, distintamente per pazienti chirurgici
d’elezione e chirurgici d’urgenza, eseguite a partire da 7 giorni prima fino al giorno seguente
l’ingresso in TI.
Timing chirurgie: è specificato il giorno in cui è avvenuta la chirurgia: stesso giorno
dell’ingresso in TI, il giorno dopo, da 1 a 2 giorni prima dell’ingresso oppure da 3 a 7 giorni
prima.
SAPS 2: è un indice di gravità dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva, costruito attraverso
17 variabili cliniche e biologiche e la loro relazione statistica con la mortalità. La gravità dei
pazienti ammessi in TI è misurata, dunque, tramite la loro probabilità di decesso.
Incidenza VAP in TI, calcolata secondo la formula:
dove per VAP si intende una polmonite insorta da 2 giorni dopo l’inizio della ventilazione
meccanica (o della reintubazione) a 2 giorni dopo la fine, mentre la variabile “Giornate di
ventilazione meccanica pre-VAP” è pari alla somma delle giornate di ventilazione meccanica
pre-VAP di tutti i pazienti ammessi in reparto, ovvero alla durata totale della ventilazione
meccanica per i pazienti che non sviluppano VAP e alla differenza tra la data di insorgenza
della VAP e la data di inizio della ventilazione meccanica per i pazienti infetti. Sono esclusi
dal denominatore i giorni di ventilazione meccanica dei pazienti dimessi o deceduti entro 2
giorni dall'inizio della ventilazione. Il rapporto “Giornate di ventilazione meccanica pre –
VAP/8” permette una lettura clinicamente più comprensibile del dato. Risponde, infatti, alla
domanda: “Su 100 pazienti teorici ventilati per 8 giorni in TI, quanti sviluppano VAP?”.
Incidenza Batteriemie da catetere in TI, calcolata con la formula:
che risponde alla domanda: “Su 100 pazienti teorici cateterizzati per 12 giorni in TI, quanti
sviluppano batteriemia da catetere?”.
Presidi: per ogni presidio è riportata la mediana (in giorni), l'intervallo interquartile ed il
numero di pazienti che hanno contribuito alla stima.
Analisi della mortalità ospedaliera secondo il SAPS 2: è possibile trasformare il punteggio
del SAPS 2 del singolo paziente nella sua probabilità di morire in ospedale. La trasformazione
avviene secondo la formula:
P a g . | 45
Dove
È quindi possibile confrontare la predizione stessa (secondo il modello Saps II) con
l'occorrenza reale del fenomeno in oggetto.
2.3.5.2. IL PROGETTO TODO
Il progetto “ToDo” è stato introdotto nel 2005 con l’obiettivo di valutare e confrontare le
Terapie Intensive in termini di centri di costo, definendole, quindi, quali unità di analisi cui
attribuire, attraverso l’allocazione delle risorse, le voci di spesa che normalmente un reparto di
TI si trova ad affrontare.
Non è, infatti, inconsueto che la motivazione di una performance clinica non ottimale fornita
da un determinato reparto risieda in una scarsità di personale, in particolare di infermieri, o di
altro tipo di risorse.
La prima parte del rapporto conclusivo del progetto contiene informazioni inerenti alle
caratteristiche organizzativo-strutturali delle Terapie Intensive aderenti al progetto: contempla,
ad esempio, informazioni come il numero di posti letto dell’ospedale e della terapia intensiva,
inserimento del reparto in una struttura universitaria, la tipologia di terapia intensiva, quindi se
si trattava di un reparto polivalente o di uno specialistico, e dati concernenti il personale
medico-infermieristico, quali il numero di operatori a tempo pieno o a part-time, la copertura
dei turni, mattino, pomeriggio e notte, differenziando tra feriale e festivo, la presenza di un
caposala e di un primario dedicato.
Inoltre, per meglio indagare il grado di utilizzo e di attività delle strutture sanitarie, sono
utilizzati alcuni indicatori più specifici, quali l’Indice di rotazione, Tasso di occupazione,
Intervallo di turnover, già descritti nell’ambito del progetto Margherita.
Nella seconda sezione sono riportate le caratteristiche dei pazienti ricoverati, quali l’età, il
sesso, la provenienza (PS, altra TI, reparto chirurgico, reparto medico), patologie
all’ammissione, presidi (ventilazione invasiva, ventilazione non invasiva, nutrizione enterale,
nutrizione parenterale, tracheostomia, ecc.), alle quali si associano il numero e la percentuale
di pazienti, e il fattore SAPS II, corredato dalla media, mediana e dall’intervallo interquartile.
Si giunge, quindi, all’imputazione dei costi al centro Terapia Intensiva.
In primo luogo, è attribuito al reparto il costo complessivo del personale medico-
infermieristico, escludendo prima e includendo, successivamente, il primario e del caposala. Il
costo del lavoro è comprensivo di indennità speciali connesse a funzioni e compiti specifici,
P a g . | 46
come l’indennità di rischio radiologico, le ore di lavoro straordinario, le indennità legate
all’effettiva presenza in servizio (indennità di turno, di presenza e di reperibilità). La scelta di
raccogliere il dato di costo legato al personale medico-infermieristico in questo modo è stata
determinata dalla constatazione che il personale operante in terapia intensiva non svolge
esclusivamente attività interna al reparto, ma viene coinvolto in attività di sala operatoria, di
consulenza, di emergenza intra ed extra-ospedaliera e di ambulatorio.
Al fine di poter imputare alla terapia intensiva l’effettivo costo legato alla prestazione di
lavoro, si è proceduto, facendo riferimento alla scheda organizzativo-strutturali, a quantificare
le ore settimanali di lavoro medico e infermieristico dedicate alla terapia intensiva andando a
moltiplicare per ogni turno (mattino-feriale, pomeriggio-feriale, notte-feriale, mattino-festivo,
pomeriggio- festivo, notte- festivo) il numero di persone presenti contemporaneamente, per la
durata del turno in questione. Calcolando a questo punto le ore contrattuali complessive,
considerando 40 ore contrattuali per chi lavora a tempo pieno, 24 per chi lavora part-time, si è
potuto determinare il costo medio orario del personale medico e del personale infermieristico
dividendo il costo totale per il numero di ore contrattuali. Moltiplicando il costo orario per il
numero di ore di lavoro annue del personale all’interno della terapia intensiva, sempre
distinguendo tra medici e infermieri, si è potuto determinare il costo imputabile alla terapia
intensiva di medici e infermieri per l’anno 2005.
Rientrano tra i costi attribuibili a un reparto di terapia intensiva anche gli esami cui i pazienti
sono sottoposti durante la loro degenza. Sono articolati in: esami strumentali, distinguendo tra
esami specialistici (ecocardiografia, gastroscopia,…), esami di medicina nucleare ed esami di
radiologia, ed esami di laboratorio suddivisi a sua volta in esami ematochimici di routine,
ematochimici d’urgenza e microbiologici; è stato preso in considerazione anche il costo
imputabile al personale che ha svolto gli esami e non solo quello legato al materiale
consumato.
Il rapporto contempla, inoltre, il costo complessivo (cioè costo unitario per volume utilizzato):
dei prodotti farmaceutici adoperati, della nutrizione enterale e parenterale, delle infusioni e
degli emoderivati; dei materiali di consumo, intendendo quei materiali utilizzati una sola volta
all’interno della terapia intensiva, come i guanti, le siringhe ì, i cateteri, i materiali protesici e i
prodotti per emodialisi.
L’ultima scheda del rapporto raccoglie il costo relativo alle attrezzature, distinguendo tra
attrezzature di proprietà del reparto da quelle in leasing o noleggio. Per ciascuna tipologia, in
particolare, sono stati specificati il numero complessivo, il prezzo d’acquisto, l’anno di
acquisto e la vita residua stimata in modo tale di essere in grado di calcolare l’ammortamento e
quindi il costo imputabile all’anno 2005. Per le attrezzature in leasing, la cui tipologia è
identica a quella delle attrezzature di proprietà, dovevano essere inseriti il numero di
attrezzature per tipologia e il canone annuo di leasing.
Ogni scheda riassuntiva è corredata da:
P a g . | 47
- Diagrammi a torta che mostrano la ripartizione delle varie voci di costo considerate
nelle componenti in cui sono dettagliate, in un’ottica di insieme delle TI aderenti al
progetto;
- Diagrammi a barre che rappresentano la stessa suddivisione per ogni Terapia
Intensiva, permettendo, quindi, un confronto tra le diverse strutture.
A titolo esemplificativo, di seguito sono mostrati i due diagrammi utilizzati nell’ambito del
progetto ToDo, con riferimento alla distribuzione del costo complessivo per gli esami.
Figura 4 – Diagramma a torta del costo degli esami della generica TI aderente al progetto ToDo
P a g . | 48
Figura 5 – Diagramma a barre del costo degli esami di tutte le TI aderenti al progetto ToDo
P a g . | 49
3. FRAMEWORK OPERATIVO, RACCOLTA E
ANALISI DATI
Il modello per la valutazione della performance di un reparto di Terapia Intensiva che si
intende proporre in questo studio si discosta dai sistemi di indicatori elaborati dai diversi enti,
nazionali ed internazionali, precedentemente menzionati poiché questi mirano a rappresentare
la situazione globale delle aziende ospedaliere, principalmente in termini di appropriatezza
delle cure erogate: l’obiettivo che intendono perseguire è il miglioramento della qualità clinica
delle prestazioni fornite che esula dalle intenzioni di questo studio, in cui ci si concentra ad
analizzare un reparto di Terapia Intensiva sotto l’aspetto organizzativo, correlando le risorse
disponibili ai carichi di lavoro che si manifestano durante il periodo di riferimento esaminato;
saranno certamente contemplati gli indicatori di esito, in quanto utili a evidenziare l’incidenza
delle condizioni del reparto, sotto il profilo strutturale-organizzativo, sul livello di servizio
offerto.
Gli approfonditi progetti del gruppo GiViTI costituiscono certamente un punto di partenza per
questo studio, come è dimostrato dalla necessità di utilizzare alcuni degli indicatori proposti
nei rapporti Margherita e ToDo, ma, tendendo allo scopo che ci si prefigge (che si ricorda
essere, in primo luogo, la valutazione circa la convenienza di organizzare una terapia intensiva
esclusivamente neurochirurgica e, in caso di esito negativo, il controllo sul dimensionamento
dell’attuale reparto di Rianimazione dell’A.O.U. Ruggi d’Aragona), la presente analisi non
può, né limitarsi ad una rappresentazione statica del reparto al termine del periodo considerato,
sotto il profilo degli esiti dei percorsi di cura e dei costi sostenuti, né vagliare tutti gli aspetti
clinici che possono caratterizzare un reparto di Rianimazione. È doveroso, invece,
rappresentare anche la distribuzione dei flussi in ingresso nella Terapia Intensiva, da cui
ricavare indicatori opportuni e strettamente inerenti al fine perseguito.
Certamente, i dati raccolti nell’ambito dei progetti del GiViTI consentono di effettuare il
benchmarking tra la Terapia Intensiva del Ruggi e quella delle altre strutture che hanno
partecipato ai progetti in questione, sulla base degli indicatori proposti in questa tesi.
Lo studio è stato condotto osservando la Terapia Intensiva dell’A.O.U. Ruggi d’Aragona,
rispetto alla quale si è risposto alle domande che ci si è posti; ma, sulla base dei dati che è stato
possibile ricavare dai sistemi informativi, è stato, poi, strutturato un tool che, previo
inserimento di determinate informazioni da parte degli operatori o, in generale, degli addetti
alla valutazione del reparto, calcola in automatico gli indicatori selezionati, l’andamento del
carico di lavoro, fornendo immediatamente risposte.
Nel seguito, sarà presentato il reparto di Terapia Intensiva in esame e descritte le fonti e il
percorso operativo seguito.
P a g . | 50
3.1. IL REPARTO DI RIANIMAZIONE DELL’A.O.U. “SAN
GIOVANNI DI DIO E RUGGI D’ARAGONA”
Il modello di valutazione delle prestazioni è stato predisposto, innanzitutto, con l’intento di
appurare la performance del reparto di Terapia Intensiva dell’AOU “San Giovanni di Dio e
Ruggi d’Aragona”.
L’unità in esame appartiene alla categoria delle Terapie Intensive polivalenti, per cui non si
tratta di un reparto specializzato nella cura di patologie afferenti a una determinata disciplina,
come sono quelle descritte nel paragrafo 1.2.2.
In generale vi confluiscono, quindi, tutti gli individui le cui funzioni vitali (respirazione,
circolazione del sangue e coscienza ovvero l'attività neurologica) sono insufficienti al
mantenimento della vita stessa.
Il flusso di pazienti in ingresso in rianimazione si origina, sostanzialmente, da tre fonti:
Il Pronto Soccorso, da cui pervengono i “Codice Rosso”, cioè i soggetti in pericolo di
vita che richiedono cure nell’immediato;
I reparti di degenza ordinaria, i cui pazienti possono subire un aggravamento delle
condizioni di salute;
La sala operatoria, dal momento che determinati interventi presuppongono successive
cure intensive.
La Terapia Intensiva si caratterizza, dunque, per l’estrema eterogeneità dei soggetti ricoverati e
per la pluralità di fonti, fattori che rendono l’evento “ingresso in rianimazione” fortemente
aleatorio. È evidente che tali condizioni possono renderla un collo di bottiglia, cioè una
strozzatura al flusso di pazienti.
Il reparto oggetto di analisi è dimensionato su un numero di posti letto pari a 10, ma, in base ai
colloqui con il personale medico e col supporto delle informazioni ricavate dall’analisi dei dati
che nel seguito sarà mostrata, si assiste ad un incremento del numero di pazienti
contemporaneamente ricoverati, toccando anche punte di 15.
Il personale impiegato comprende:
Personale Numero Turni
Infermieri 37 Operano a tempo pieno e sono organizzati in turni di lavoro che
prevedono la presenza di un numero fisso di infermieri pari a 5, in
modo da mantenere la proporzione di 1 infermiere per 2 pazienti.
Medici 12 Operano a tempo pieno e la loro organizzazione in turni contempla 2
medici con turno di 24h e 2 medici con turno ore 8 – ore 20 dal lunedì
al venerdì.
P a g . | 51
Le attrezzature che vi si ritrovano sono tutte di proprietà, dunque, non sono inclusi macchinari
in leasing o noleggio, e consistono in:
Attrezzature e macchinari Numero
Apparecchiature per la gettata cardiaca
2
Emogasanalizzatore 1
Fibroscopio 1
Monitor ECG 14
Respiratori 14
Sistemi di monitoraggio cruento 12
La Terapia Intensiva del Ruggi ha aderito al progetto ToDo condotto dal gruppo GiViTI nel
2005, finalizzato a quantificare i costi sostenuti dal reparto, confrontandone la distribuzione
con quella delle altre T.I. che hanno partecipato. In particolare, fu evidenziata, come
rappresentato dalla figura seguente, una netta predominanza della voce “costo del personale”
che incideva sul totale per il 57%, seguita dal costo dei farmaci, mentre la quota di costo delle
attrezzature inerente il 2005 copriva solo il 3% della spesa totale.
P a g . | 52
Figura 6 - Diagramma a torta del progetto ToDo relativo al costo complessivo della TI del Ruggi
P a g . | 53
Figura 7 – Diagramma a barre del progetto ToDo relativo al costo complessivo della TI del Ruggi, confrontato con quello delle altre TI partecipanti
Completa la descrizione generale del reparto di Terapia Intensiva del Ruggi il grafico,
elaborato sempre nell’ambito del progetto ToDo, che indica la relazione tra spesa e mortalità,
inerente, si ricorda, all’anno 2005. Nel dettaglio, viene mostrata la differenza tra costo effettivo
della giornata di degenza e costo atteso, calcolato tramite un modello di regressione lineare
multivariata assumendo, quali variabili indipendenti, i presidi utilizzati, il numero di chirurgie,
il motivo di ammissione, la durata della degenza, la gravità e l’età dei pazienti, il fatto che un
reparto fosse affiliato ad un’università. Tale differenza è stata poi correlata con la performance
clinica della singola rianimazione, la quale è stata misurata attraverso l’utilizzo del rapporto
O/E (Osservato – Atteso). Prendendo a riferimento i due modelli di regressione logistica
multivariata realizzati nell’ambito del progetto Margherita 2005, i quali sono stati prodotti
discriminando tra pazienti con degenza superiore ed inferiore alle 24 ore, è stato computato il
numero di decessi che il centro in questione si attendeva osservasse nel corso dell’anno 2005.
Calcolando poi il numero di decessi effettivamente osservati per ogni centro, è stato possibile
determinare il rapporto O/E il quale, si ricorda, indica una performance clinica migliore
dell’atteso nel caso in cui assuma un valore inferiore a 1; un rapporto O/E superiore all’1
indica viceversa una performance clinica peggiore dell’atteso.
P a g . | 54
Figura 8 – Diagramma di relazione tra spesa e mortalità, progetto ToDo
P a g . | 55
Ogni punto corrisponde alla stima del rapporto O/E, rappresentato con il relativo intervallo di
confidenza. La linea tratteggiata in corrispondenza del valore 1 riproduce la linea d’identità, la
quale separa le terapie intensiva che osservano una mortalità inferiore all’atteso da quelle che
invece registrano una mortalità superiore all’atteso. Sono stati utilizzati tre colori diversi per
riportare i rapporti O/E per classificare le rianimazioni anche da un punto di vista
“economico”. In blu sono i reparti che spendono meno dell’atteso, in rosso quelli che
spendono circa quanto previsto dal modello di regressione per la predizione del costo della
giornata di degenza in terapia intensiva e in verde quelli che spendono più dell’atteso.
Il reparto in esame ha registrato una spesa di 95€ superiore rispetto a quella attesa e una
mortalità effettiva pari a circa il 90% di quella prevista dal modello di predizione.
3.2. RACCOLTA DEI DATI
3.2.1. METODO DI LAVORO
L’analisi che s’intende condurre, al fine di verificare che vi siano o no le condizioni che
potrebbero suggerire di organizzare un reparto di terapia intensiva neurochirurgica e di stimare
il livello di servizio offerto dal reparto che può indicare la necessità di dimensionare
correttamente il reparto esistente, deve coprire necessariamente un arco temporale di almeno
un anno, in modo da lavorare su una casistica attendibile: infatti, una stima affidabile della
distribuzione dei flussi in ingresso al reparto deve includere l’intrinseca caratteristica della
stagionalità di determinate patologie.
Il primo passo consiste, quindi, nella raccolta dei dati riguardanti tutti i pazienti che sono
transitati in rianimazione e, a tal proposito, si è stabilito di eseguire una ricerca retrospettiva,
data l’impossibilità di rilevare direttamente in reparto e giorno per giorno le informazioni che
occorrono. Il metodo di lavoro prospettico è il più efficace, in quanto consta in una rilevazione
diretta e, quindi, più accurata dei dati dei pazienti, consentendo inoltre di poter accedere a
informazioni pertinenti esclusivamente questo studio e che normalmente non verrebbero
registrate nei sistemi informatici. L’analisi retrospettiva ha il pregio di una notevole rapidità
nell’ottenimento dei dati, ma, dovendosi basare, appunto, solo su quelli memorizzati nei
sistemi informativi della direzione generale, comporta, inevitabilmente, la necessità di
formulare ipotesi semplificative che di volta in volta saranno evidenziate.
Il periodo di riferimento va dal 27/9/2011 al 27/9/2012, data d’inizio dello studio. Non è stato
possibile estendere la ricerca a più di un anno, non potendo disporre dei dati meno recenti, i
quali non erano stati trasportati nel nuovo sistema informatico, oggi adottato.
P a g . | 56
Attraverso diversi colloqui con la Dott.ssa Ornella Piazza11
e la Dott.ssa Patrizia Cuccaro12
,
sono stati identificati i possibili macro-percorsi in cui raggruppare i pazienti ricoverati nel
reparto di rianimazione; si tratta di un punto di partenza essenziale per le successive decisioni
circa la tipologia di dati da estrarre e le analisi da condurre. I flussi si distinguono, quindi, in:
1. Pronto Soccorso – Rianimazione
Comprende soggetti la cui criticità rende indispensabile un ricovero immediato in
Rianimazione. Dunque, vi rientrano coloro che presentano una patologia traumatica (si tratta di
pazienti palesemente in pericolo di vita), patologia organica (Ictus), patologia metabolica
(Coma Diabetico).
2. Pronto Soccorso – Sala operatoria – Rianimazione
Include la stessa tipologia di pazienti della classe precedente, per i quali tuttavia si richiede un
intervento prima della fase di rianimazione.
3. Reparto di degenza – Rianimazione
Questo flusso coinvolge pazienti che, ricoverati in un qualsiasi reparto di degenza, vedono
aggravarsi le proprie condizioni cliniche (un esempio sono i pazienti ricoverati in Stroke Unit)
a tal punto da richiedere un ricovero in Rianimazione.
4. Reparto di degenza – Sala operatoria – Rianimazione
Determinati interventi, specialmente di natura neurochirurgica, richiedono immediate
procedure nel reparto di Rianimazione, per cui l’operazione può essere eseguita solo se a valle
sarà possibile il trasferimento.
È certamente interessante evidenziare il passaggio in sala operatoria, in particolar modo per i
neurochirurgici (cioè coloro che provengono dal reparto di Neurochirurgia o sono dimessi
nello stesso), al fine di isolare tale categoria di soggetti, valutarne l’impatto sui flussi totali che
transitano in Rianimazione e poter calcolare la convenienza di una soluzione specializzata.
3.2.2. I PAZIENTI DEL PRONTO SOCCORSO
Secondo tali considerazioni, il primo set di dati estratto coinvolge tutti i pazienti in
ingresso al Pronto Soccorso, con il vincolo del Codice Rosso, le cui condizioni, dunque,
11
Prof.ssa di Anestesiologia e Rianimazione (MED 41) nell'ambito dei corsi integrati di Medicina
Interna e Chirurgia Generale e di Emergenze Medico Chirurgiche (VI anno). Titolare dell'insegnamento
di Attività Didattica Elettiva "Donazione d'organi e Trapianto" (V anno) e "Primo soccorso al paziente
traumatizzato" (VI anno), presso l’Università degli Studi di Salerno. 12
Specialista Ambulatoriale. Direzione Sanitaria Aziendale, Azienda Ospedaliera Integrata con
l’Università “S. Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” Salerno.
P a g . | 57
richiedono un intervento urgente e probabilmente il trasferimento in Rianimazione. Per
chiarire il criterio di ricerca utilizzato, occorre spiegare l’attività di triage eseguita in PS.
Il termine triage deriva dal verbo francese "trier" e significa scegliere, classificare e indica
quindi il metodo di valutazione e selezione immediata, usato per assegnare il grado di priorità
per il trattamento quando si è in presenza di molti pazienti.
L’applicazione del triage nel Pronto Soccorso è motivata dall’aumento progressivo degli utenti
che vi afferiscono, soprattutto di casi non urgenti. Tale metodo consente di razionalizzare i
tempi di attesa in funzione delle necessità dei pazienti, utilizzando quale criterio di scelta le
condizioni cliniche degli stessi e non il criterio dell’ordine di arrivo.
Il triage è svolto da personale infermieristico esperto e specificatamente formato che,
valutando i segni ed i sintomi del paziente, identifica le condizioni potenzialmente pericolose
per la vita ed attribuisce un codice di gravità al fine di stabilire le priorità di accesso alla visita
medica. L'attività del triage si articola in:
- Accoglienza: raccolta di dati, di eventuale documentazione medica, di informazioni da
parte di familiari e/o soccorritori, rilevamento parametri vitali e registrazione;
- Assegnazione codice di gravità: tali codici, in analogia con i criteri definiti dal
decreto del Ministero della Sanità del 15 maggio 1992, articolati in quattro categorie
ed identificati con colore sono:
o Codice rosso: molto critico, pericolo di vita, priorità massima, accesso immediato alle
cure;
o Codice giallo: mediamente critico, presenza di rischio evolutivo, possibile pericolo di
vita;
o Codice verde: poco critico, assenza di rischi evolutivi, prestazioni differibili;
o Codice bianco: non critico, pazienti non urgenti;
- Gestione dell'attesa: i pazienti in attesa della visita medica possono variare
(migliorare o peggiorare) le proprie condizioni cliniche, è quindi parte integrante
dell’intero processo di triage la rivalutazione periodica della congruità dei codici
colore assegnati.
3.2.2.1. I DATI RELATIVI AI PAZIENTI DEL PRONTO SOCCORSO
Le informazioni ricavate con i criteri stabiliti in precedenza comprendono:
- Informazioni personali del paziente: nome, cognome, data e luogo di nascita, codice
fiscale
- Nosologico
- Data di accesso e uscita dal PS
P a g . | 58
- Esito scheda, che si articola nelle seguenti voci:
1) Deceduto in PS
2) Dimissione a domicilio
3) Dimissione a strutture ambulatoriali
4) Ricovero in reparto di degenza
5) Rifiuta ricovero
6) Scheda annullata
7) Trasferimento ad altro istituto
- Descrizione reparto di ricovero
- Eventuale decesso in Rianimazione
- Codice e descrizione problema principale, assegnati contestualmente al codice gravità
- Codice e descrizione ICD-913
3.2.2.2. CRITERI DI SELEZIONE DEI DATI RELATIVI AI PAZIENTI DEL
PRONTO SOCCORSO
Di tutti i pazienti del PS sono stati filtrati quelli che presentavano, quale “esito scheda”:
- Ricovero in reparto di degenza,
e nella voce “Descrizione reparto di ricovero”:
- Reparto di Rianimazione
Per questi, mediante il codice nosologico, sono state aggiunte ulteriori informazioni, ricavate
dal sistema SDO14
, ossia:
- Data e ora d’ingresso in Rianimazione
- Data e ora di dimissione dalla Rianimazione,
necessari per il calcolo del numero di pazienti presenti contemporaneamente nel reparto,
- Data di un eventuale intervento
- Tipologia di intervento,
13
International Classification of Diseases, 9th revision: è un sistema internazionale di classificazione
delle diagnosi e delle procedure chirurgiche e diagnostico-terapeutiche, assegnati in seguito alla visita
del paziente nel box medico (fase che segue quella di triage). 14
La scheda di dimissione ospedaliera (SDO), istituita con il decreto del Ministero della sanità 28
dicembre 1991, è lo strumento di raccolta delle informazioni relative ad ogni paziente dimesso dagli
istituti di ricovero pubblici e privati in tutto il territorio nazionale.
P a g . | 59
utili per la classificazione del soggetto in una delle prime due macro-classi.
Questi dati coinvolgono il flusso di pazienti che è stato trasferito nel reparto di Rianimazione
direttamente dal Pronto Soccorso, che abbia subito o no un intervento, quindi, senza essere
stati in precedenza dimessi in altro reparto di degenza.
L’esito scheda ha consentito di valutare la percentuale di pazienti che, nonostante il codice
rosso, è stata trasferita ad altro istituto (possibile indice di un sottodimensionamento del
reparto di rianimazione).
3.2.3. I PAZIENTI RICOVERATI NEI REPARTI DI DEGENZA
ORDINARIA
Il secondo gruppo di dati, che completa il quadro di tutti i pazienti che nell’anno sono
transitati in Rianimazione, è riferito, invece, a coloro i quali, già ricoverati in un reparto
di degenza, sono stati trasferiti in Terapia Intensiva.
Le informazioni utili estratte per questa categoria di soggetti sono:
Nosologico
Data ricovero in ospedale
Data dimissione dall’ospedale
Data e ora ingresso in Rianimazione
Data e ora dimissione dalla Rianimazione
Descrizione dell’intervento subito
Data dell’intervento
Reparto di provenienza
Reparto di destinazione
Codice e descrizione ICD9
Eventuale decesso in Rianimazione
Siccome il criterio di interrogazione del sistema prevedeva l’estrazione di ogni singolo
“trasferimento in Rianimazione”, è stato possibile rilevare che il numero di nosologici
differenti è pari a 464, mentre il numero di trasferimenti in Rianimazione è pari a 483: ciò sta
ad indicare che lo stesso paziente vi è transitato più di una volta.
3.2.4. I DATI DEL PROGETTO MARGHERITA
Ulteriori informazioni sono state, invece, ottenute da una tabella di dati predisposta dal Dott.
Calicchio Giuseppe, referente dei diversi progetti del gruppo GiViTI per il Ruggi, la quale,
essendo stata compilata seguendo un approccio prospettico, riporta elementi aggiuntivi che
P a g . | 60
ampliano le analisi svolte e che non sono presenti nel sistema informatico delle SDO. In
particolare, la stima della qualità del servizio erogato non può prescindere da fattori quali:
- Le infezioni nosocomiali, cioè le patologie infettive acquisite all’interno della struttura
ospedaliera, tra cui si ritrovano le infezioni associate alla linea centrale, infezioni delle
vie urinarie e polmoniti associate al ventilatore;
- Attivazione C.A.M., cioè l’attivazione del complesso di procedure volte ad accertare
l’irreversibilità del processo di morte cerebrale, testimoniata da una Commissione che
valuta il paziente per un periodo di osservazione stabilito dalla Legge.
3.2.5. IL CASE-MIX
Infine, il calcolo di alcuni indicatori presupponeva la conoscenza della degenza media in
funzione del case-mix, ovvero pesata sulla frequenza con la quale si sono distribuiti i DRG15
caratterizzanti il reparto di Rianimazione. Il case-mix della Terapia Intensiva riferito al periodo
d’interesse (estratto dal sistema QUANI-SDO), deve essere confrontato con uno di riferimento.
15
Con DRG, acronimo di Diagnosis Related Groups, ovvero Raggruppamenti Omogenei di Diagnosi, si
indica il sistema di retribuzione degli ospedali per l' attività di cura, introdotto in Italia nel 1995. Il
meccanismo prevede che gli interventi vengano retribuiti per prestazione in base ad una stima
predefinita del costo e non, come accadeva in precedenza, in base alle giornate di degenza. Il sistema
DRG identifica un numero piuttosto elevato di classi finali di ricovero, definite in modo da risultare
significative sotto il profilo clinico ed omogenee dal punto di vista delle risorse assorbite e quindi dei
costi di produzione dell'assistenza ospedaliera.
P a g . | 61
Filtro: Dimissione in Rianimazione
Pz. 3
Pz. 2
Pz.1
Infezioni nosocomiali;
Attivazione CAM
Dato y
Dato y
Dato x
3.3. ANALISI
3.3.1. DETERMINAZIONE DEI FLUSSI
Si traggono le prime indicazioni riconducendo i pazienti trasferiti in Rianimazione ai
quattro possibili macro-flussi descritti in precedenza:
- Pronto Soccorso ==> Rianimazione
- Pronto Soccorso ==> Sala Operatoria ==> Rianimazione
- Reparto di degenza ==> Rianimazione
- Reparto di degenza ==> Sala Operatoria ==> Rianimazione
3.3.1.1. CRITERI DI DEFINIZIONE DEI FLUSSI
Risulta immediata la suddivisione in “Pronto Soccorso” e “Reparto di degenza”, poiché i dati
sono stati estratti proprio secondo questa logica; si opera, infatti, su due insiemi di dati di cui:
Pronto
Soccorso
Reparto Degenza
Dati
Margherita
Dati:
Nosologico
Data ingresso Ospedale
Data dimissione Ospedale
Data trasferimento in TI
Data e tipo di intervento
Reparto provenienza
Reparto dimissione
Decesso
Infezioni
Attivazione CAM
483 Trasferimenti in
Rianimazione
P a g . | 62
- Il primo coinvolge i trasferimenti in Terapia Intensiva provenienti direttamente dal PS
e, quindi, senza previo ricovero in reparto;
- L’altro include i pazienti che, ricoverati in reparto, hanno visto aggravarsi le proprie
condizioni di salute o che sono stati sottoposti ad un intervento chirurgico d’elezione
(ovvero programmato).
Si avvisano, invece, difficoltà nell’evidenziare il passaggio intermedio in Sala Operatoria, dato
che si lavora secondo un approccio retrospettivo, per cui non si può conoscere l’effettivo
percorso di tutti gli individui.
Si è deciso di procedere considerando, quali fattori discriminanti:
La data dell’intervento chirurgico
La data d’ingresso in Rianimazione.
I pazienti che non avevano subito alcuna operazione, o la cui data d’ingresso in Terapia
Intensiva era antecedente a quella dell’intervento sono stati reputati “aggravati” e, di
conseguenza, attribuiti al flusso PS – Rianimazione o Reparto degenza – Rianimazione, a
seconda del gruppo di dati da cui provenivano.
Per i restanti, è sorta la necessità di un confronto con la Dott.ssa Ornella Piazza, la quale,
osservando le diagnosi, codificate secondo la “Classificazione internazionale delle malattie”
(ICD-9), e la descrizione dell’intervento subito, ha potuto ipotizzare quali fossero gli interventi
che, per loro stessa natura, avrebbero potuto prevedere a valle un trasferimento in Terapia
Intensiva.
Se si fosse supposto, invece, che tutti i pazienti che presentavano un ingresso in Rianimazione
successivo all’intervento chirurgico fossero da assegnare al flusso post-operatorio, si sarebbe
incorso nell’errore di sovrastimare la percentuale degli interventi d’elezione: infatti,
trasferimenti anche immediatamente seguenti un’operazione possono derivare da una
complicazione insorta nella sala operatoria stessa e non, necessariamente, dal bisogno di
programmare la degenza in TI a valle di particolari interventi (in particolar modo,
neurochirurgici).
3.3.1.2. COMPOSIZIONE DEI FLUSSI
Nell’anno di riferimento (27/9/2011 – 27/9/2012) è stata, così, constatata la seguente
situazione:
P a g . | 63
È evidente che la Rianimazione del Ruggi è un reparto che lavora quasi esclusivamente in
emergenza, dato che solo 59 casi su 483 (12,2%) rimandano alla condizione, certamente
preferibile, di programmabilità del ricovero. Un flusso così strutturato può determinare,
indubbiamente, non poche difficoltà nella gestione dei percorsi di cura dei pazienti e nel
garantire pienamente l’assistenza richiesta, considerata l’impossibilità di prevedere gli ingressi
in Pronto Soccorso e gli aggravamenti in reparto; per cui è del tutto plausibile che in
determinati periodi dell’anno il reparto sia sottodimensionato rispetto alla domanda.
3.3.2. IL DIAGRAMMA DI ANDAMENTO
Le costatazioni derivanti dalla determinazione dei flussi hanno richiesto di definire l’effettiva
distribuzione degli ingressi in Terapia Intensiva, pertanto è stato calcolato il numero di pazienti
che, per ogni ora dell’anno, sono contemporaneamente presenti in TI.
Terapia Intensiva
Pronto Soccorso
Sala Operatoria
Reparto degenza
45,13% 1
2,2
% 5
,80
%
36,85%
P a g . | 64
3.3.2.1. METODO DI CALCOLO
In un foglio di calcolo Excel sono state elencate tutte le ore dell’anno, partendo da “27/9/2011
00:00” fino a “27/9/2012 23:00”, intendendo, ad esempio, con “27/9/2011 00:00” l’ora
compresa tra le 00:00 e le 00:59 del giorno 27/9/2011. In corrispondenza di ogni ora sono stati
contati i pazienti presenti tramite la funzione “CONTA.PIU’.SE”, imponendo, come
condizioni, che la stringa corrispondente alla data e ora d’ingresso in TI fosse minore di quella
relativa alla data e ora corrente e che la stringa rappresentante la data e l’ora di dimissione
dalla TI fosse maggiore, ancora, di quella concernente la data e l’ora corrente.
Inoltre, sono stati evidenziati i soli pazienti neurochirurgici, al fine di rispondere ad una delle
domande che hanno mosso questa tesi: è stata utilizzata la stessa funzione, aggiungendo il
vincolo “Paziente Neurochirurgico”. Sono considerati pazienti neurochirurgici coloro che
provengono o sono dimessi nel reparto di Neurochirurgia:
P a g . | 65
Per elaborare le prime analisi, bisogna aggiungere l’informazione del numero di deceduti in
Rianimazione, sempre in corrispondenza di ogni ora dell’anno. Il dato “Decesso in TI” è stato
desunto dalla scheda di dimissione ospedaliera di ogni paziente, accedendo al sistema
informatico delle SDO attraverso il codice nosologico. Mentre l’integrazione nel diagramma di
andamento è stata eseguita tramite la funzione “CONTA.PIU’.SE”, che prevede i seguenti
vincoli:
1) Paziente deceduto;
2) Stringa relativa la data e l’ora di dimissione (in questo caso, di decesso) dalla TI maggiore
della stringa inerente la data e l’ora corrente e minore di quella inerente l’ora successiva.
3.3.2.2. RISULTATI
Il diagramma di andamento del numero di pazienti viene mostrato in Appendice.
Da esso è possibile far emergere come varia l’attività all’interno del reparto, al variare del
carico di lavoro.
Considerando che il reparto è dimensionato su 10 posti letto, occorre evidenziare la frequenza
con la quale l’occupazione superi il valore ideale. Per cui, sono state contate le ore elencate
nella tabella sovrastante con la funzione “CONTA.PIU’.SE”, imponendo come vincolo che il
numero di pazienti corrispondente ad ogni ora sia maggiore di 10. Su 8784 ore di
funzionamento del reparto nell’anno di riferimento, risulta:
P a g . | 66
Numero ore con occupazione >10 2906 ore
% sul totale delle ore 33,08%
Tabella 5 – Ore di occupazione superiore alla soglia
La Rianimazione del Ruggi ha sperimentato un sovraccarico di lavoro per un terzo del tempo
di funzionamento, toccando persino punte di 15 pazienti contemporaneamente presenti,
incrementando, quindi, anche del 50% il valore di soglia. In particolare, si riscontra la seguente
frequenza del numero di pazienti:
N. pazienti N. Ore in cui sono contemporaneamente
ricoverati
% sul
totale
3 9 0,10%
4 100 1,14%
5 304 3,46%
6 729 8,30%
7 1072 12,20%
8 975 11,10%
9 1285 14,63%
10 1404 15,98%
11 1240 14,12%
12 928 10,56%
13 547 6,23%
14 165 1,88%
15 26 0,30%
Totale
complessivo
8784 100,00%
Tabella 6 – Distribuzione dell’occupazione
Attraverso la data d’ingresso in Terapia Intensiva, si è osservato un afflusso maggiore nei mesi
invernali Gennaio e Marzo, seguiti da mese di Settembre:
P a g . | 67
Figura 9 – andamento degli ingressi
È di maggiore interesse, però, osservare come si distribuisce l’occupazione media nei vari
mesi, che è un dato più completo rispetto al numero di ingressi, in quanto ingloba, non solo il
numero di ingressi, ma anche le giornate di degenza che si sono verificate, le quali dipendono
anche dalle particolari patologie che si concentrano in determinati periodi dell’anno. Ed infatti
si è rilevato, come mostrato in figura, che l’occupazione media più alta, pari a 12 pazienti, si
riscontra nel mese di Aprile, che ha visto un’affluenza di 33 soggetti (41% in meno rispetto al
valore massimo di 56), mentre il mese di Luglio presenta, sia un minor numero di ingressi (21
pz.) e l’occupazione media più bassa (6 pz.). Complessivamente, in cinque mesi (Gennaio,
Marzo, Aprile, Novembre e Dicembre) è risultata un’occupazione media superiore al valore di
10 pazienti, con una deviazione standard contenuta, il che sta ad indicare che il valore minimo
si mantiene elevato.
0
10
20
30
40
50
60
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Numero ingressi in TI
P a g . | 68
Mesi Media di NUMERO
PAZIENTI
Dev. standard di
NUMERO PAZIENTI
Min di NUMERO
PAZIENTI
Gennaio 11,3 1,1 9,0
Febbraio 9,8 2,3 5,0
Marzo 10,5 1,3 8,0
Aprile 12,0 1,5 8,0
Maggio 9,6 1,9 6,0
Giugno 9,3 1,9 5,0
Luglio 5,6 0,8 3,0
Agosto 7,1 1,2 4,0
Settembre 7,7 1,4 3,0
Ottobre 8,3 1,1 6,0
Novembre 10,3 1,3 7,0
Dicembre 10,4 1,6 6,0
Totale
complessivo
9,3 2,3 3,0
Tabella 7 – Occupazione media nei vari mesi
Figura 10 – Occupazione media nei vari mesi
0.0
2.0
4.0
6.0
8.0
10.0
12.0
14.0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Occupazione media
P a g . | 69
Queste informazioni sono certamente utili per future ipotesi concernenti il dimensionamento
del reparto e l’organizzazione della forza lavoro, sebbene valutazioni più attendibili debbano
poggiarsi su una casistica più affidabile, presupponendo l’osservazione di un numero maggiore
di anni.
3.3.3. I PAZIENTI NEUROCHIRURGICI
Concentrando l’analisi sui soli pazienti neurochirurgici, è possibile evidenziare i seguenti
risultati:
Numeri di pazienti neurochirurgici 73 Pz.
% pz neurochirurgici 15,11%
Numero pz neurochirurgici deceduti 24 Pz.
% Pz neurochirurgici deceduti sul totale dei
pazienti neurochirurgici
32,88%
Pz. Neurochirurgici d’elezione 22 Pz.
% Pz. neurochirurgici d’elezione 4,6%
Numero medio di pazienti neurochirurgici, in caso
di occupazione > 10
2,20 Pz./h
Percentuale media di pazienti neurochirurgici, in
caso di occupazione > 10
18,44%
Tabella 8 – Risultati pazienti neurochirurgici
I pazienti neurochirurgici costituiscono una frazione alquanto esigua del totale, pari al 15%, di
cui appena il 4,6% (22 pazienti) è stato sottoposto ad un intervento chirurgico d’elezione.
Poiché i ricoveri d’urgenza possono comportare il rinvio degli interventi programmati, essendo
la rianimazione un collo di bottiglia, sarebbe risultata utile l’informazione riguardante il
numero di operazioni effettivamente ritardate. Non disponendo direttamente di questo dato, ci
si è limitati a costatare, oltre l’esiguo numero dei neurochirurgici d’elezione, anche l’incidenza
degli stessi nel caso in cui l’occupazione fosse superiore a 10: il risultato a cui si vuole
giungere è quello di appurare quanto la classe dei pazienti neurochirurgici è responsabile dello
stato di sovraccarico della Terapia Intensiva. Dai dati mostrati, è evidente che la
sovrasaturazione del reparto non è imputabile ai neurochirurgici, né tantomeno alla più ristretta
categoria dei neurochirurgici d’elezione, siccome ne sono presenti, mediamente, 2 qualora
l’occupazione abbia oltrepassato il valore di 10, con una percentuale media di incidenza pari al
18%.
La distribuzione degli ingressi in TI dei neurochirurgici, nei vari mesi, è pressoché costante: si
registra solamente un picco, che raggiunge quota 13, nel mese di Settembre e un minimo pari a
P a g . | 70
2 nel mese di Luglio; evidenziando la variazione dell’occupazione media, si riscontra un
valore massimo pari a 3,9 nel mese di Giugno, quindi, i valori sono decisamente bassi rispetto
l’occupazione media generale che è 5 volte superiore.
Figura 11 – distribuzione degli ingressi dei neurochirurgici nei vari mesi
0
2
4
6
8
10
12
14
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
Ingresso Neurochirurgici
P a g . | 71
Figura 12 – occupazione media dei neurochirurgici nei vari mesi
3.3.4. CORRELAZIONE TRA SOVRASATURAZIONE ED ESITO DELLE
CURE
La condizione di sovrasaturazione e, quindi, l’incremento del numero di posti letto per
ogni unità di personale medico ed infermieristico potrebbero determinare un
peggioramento del livello qualitativo delle cure offerte. Per tale ragione l’indagine ha
coinvolto quattro aspetti:
- Decessi in Rianimazione
- Infezioni nosocomiali
Per entrambe le prospettive, è stata evidenziata la differenza intercorrente tra la situazione in
cui il reparto risulta sottodimensionato rispetto la domanda e quella in cui si evince
un’occupazione in linea con quella teorica, supportata da un’analisi statistica di correlazione.
- Attivazione C.A.M.
- Differimenti degli interventi chirurgici
0.0
0.5
1.0
1.5
2.0
2.5
3.0
3.5
4.0
4.5
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Occupazione media dei neurochirurgici
P a g . | 72
3.3.4.1. I DECESSI
Numero deceduti in Rianimazione 250 Pz.
% sul totale dei pazienti transitati in Rianimazione 51,76%
Numero deceduti in Rianimazione, in caso di
occupazione <= 10
132 Pz.
% sul totale dei deceduti 52,80%
Numero deceduti in Rianimazione, in caso di
occupazione > 10
118 Pz.
% sul totale dei deceduti 47,20%
Tabella 9 – Risultati dei decessi
I dati in possesso indicano che i decessi in reparto coinvolgono più della metà dei ricoverati, in
particolare, il 52%. È un valore in assoluto certamente elevato, ma deve essere comparato con
la mortalità attesa, vale a dire, la percentuale di decessi che ci si attende, considerando le
caratteristiche dei pazienti in ingresso. Viene calcolata sulla base del fattore SAPS 2, che è un
indice di gravità dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva, costruito attraverso 17 variabili
cliniche e biologiche e la loro relazione statistica con la mortalità. Il punteggio del SAPS 2 è
trasformato nella probabilità di morte tramite la formula descritta nel paragrafo 2.3.5.
Il valor medio del SAPS 2 di tutti gli individui ricoverati in TI nell’anno in esame è stato
ottenuto dai dati già raccolti in reparto per i progetti del gruppo GiViTI. Si ricava, quindi, che:
SAPS 2 58,2
Logit 0,59
Mortalità ospedaliera 64,4% Tabella 10 – Valori per il calcolo della mortalità attesa
Dal momento che la previsione di mortalità è del 64,4%, le cure in reparto risultano più
efficaci di quanto fosse atteso. Discriminando i decessi nella situazione in cui l’occupazione è
superiore a 10 e in quella in cui è inferiore a 10, si rileva una percentuale più alta nella seconda
ipotesi, appunto, il 53% contro il 47%. Pertanto, l’aspetto concernente i decessi in Terapia
Intensiva non è indicativo di una relazione intercorrente tra il decremento della qualità
del servizio offerto in reparto e il disallineamento tra domanda ed offerta.
P a g . | 73
3.3.4.2. LE INFEZIONI NOSOCOMIALI
Infezioni nosocomiali 46 Pz.
% infezioni nosocomiali 9,52%
VAP 35 Pz.
% casi vap 7,25%
Numero medio pazienti con infezioni, in caso di
occupazione >10
4,5 Pz./h
% media di pazienti con infezioni, in caso di
occupazione >10
37,91%
Numero medio pazienti con infezioni, in caso di
occupazione <=10
2,5 Pz./h
% media di pazienti con infezioni, in caso di
occupazione <=10
34,79%
numero pazienti con infezioni in ingresso, in caso
di occupazione >10
19 Pz.
numero pazienti con infezioni in ingresso, in caso
di occupazione <=10
27 Pz.
pazienti con infezioni per numero di ore, in caso di
occupaz. >10 (1 paziente ogni…)
152,9 ore
pazienti con infezioni per numero di ore, in caso di
occupaz.<=10 (1paziente ogni…)
217,7 ore
Tabella 11 – Dati sulle infezioni
I casi di infezioni nosocomiali riscontrati, cioè quelle contratte in reparto, sono 46, pari al 9,5%
dei pazienti totali. Tra questi, risultano 35 polmoniti associate al ventilatore (VAP), ossia il
7,3% dei ricoverati. L’incidenza delle VAP è un indice di qualità delle cure erogate
ampiamente utilizzato in diversi sistemi di valutazione della performance ospedaliera, così
come nell’ambito del progetto Margherita del gruppo GiViTI. Per tale ragione, è possibile
confrontare l’incidenza delle VAP rilevata nella TI del Ruggi con quella di una struttura di
riferimento: si è scelto l’insieme delle Terapie Intensive polivalenti dell’Emilia Romagna, dal
momento che la regione indicata è tra quelle che ha conseguito i migliori risultati all’interno
dei diversi progetti del gruppo GiViTI e perché diverse strutture hanno attuato da tempo nuovi
modelli organizzativi con soddisfacenti miglioramenti nelle prestazioni di cura erogate16
.
L’incidenza VAP sul totale dei pazienti è stata ottenuta dal rapporto finale del progetto
Margerita dell’anno 2010.
16
Daniele Alesani, Marta Barbieri, Federico Lega, Stefano Villa, Gli impatti delle innovazioni dei modelli logistico-organizzativi in ospedale: spunti da tre esperienze aziendali pilota, 2006.
P a g . | 74
VAP – Emilia Romagna Numero infezioni % infezioni
No 5685 97,6%
Si 141 2,4%
Tabella 12 – Incidenza VAP Emilia Romagna
Il benchmarking mostra un valore nettamente più alto dell’incidenza delle VAP nella Terapia
Intensiva del Ruggi (7,3%), rispetto alle TI dell’Emilia Romagna aderenti al progetto
Margherita.
Anche in questo caso sono messe in rilievo le differenze intercorrenti tra il caso in cui
l’occupazione è superiore a 10 e quello in cui è inferiore a tale valore ed, in particolare, si
evidenzia che:
- Nella prima situazione, si ritrovano presenti, mediamente, 4,5 pazienti con infezioni
ogni ora;
- Nella seconda, invece, 2,5.
Tracciando, in aggiunta, l’ora d’ingresso dei 46 pazienti che hanno contratto infezioni in
reparto, si nota che 19 sono stati trasferiti quando l’occupazione era superiore a 10 e 27 nel
caso contrario. Un’importante informazione si ottiene, non osservando i valori assoluti, ma
rapportandoli alle ore in cui la Rianimazione lavora in condizioni di sovrasaturazione e non;
infatti, si può affermare che, qualora l’ingresso sia avvenuto in caso di occupazione superiore
a 10, si è riscontrato un caso di infezione ogni 153 ore; nel caso contrario, ogni 218 ore.
I dati riguardanti le infezioni nosocomiali, quindi, possono essere indicatori di un
peggioramento della qualità delle cure attribuibile anche a problemi organizzativi e a
carichi di lavoro eccessivi rispetto le risorse disponibili.
3.3.4.3. ANALISI STATISTICA DI CORRELAZIONE
Le considerazioni desunte dall’esame dei decessi e delle infezioni devono essere confermate
da un indice statistico: l’indice di correlazione, da cui ricavare le associazioni esistenti tra
l’occupazione e i decessi, e l’occupazione e l’incidenza delle infezioni. Il numero di pazienti,
di decessi e di casi di infezione sono tutte variabili quantitative, ma ciò che interessa non è
valutare la variazione dei decessi e delle infezioni rispetto alla variazione puntuale del numero
di pazienti, bensì, valutarle soltanto in relazione a due condizioni:
- Occupazione > 10;
- Occupazione <= 10.
P a g . | 75
Per tale motivo, la variabile “occupazione” diviene una variabile qualitativa. Essendo in
presenza di variabili miste, si è proceduto calcolando il rapporto di correlazione, così
definito:
Dove:
x e y sono, rispettivamente, la variabile qualitativa e quella quantitativa;
σ2
y è la varianza della variabile quantitativa;
σ2
media(y/x) è la varianza delle medie del carattere quantitativo condizionate alle modalità di
quello qualitativo.
Si ottiene:
Correlazione Occupazione - deceduti
Media deceduti (rispetto le 8784 ore) 0,0284 pz
Media deceduti/occupazione <= 10 0,02 pz
Media deceduti/occupazione > 10 0,04 pz
Ore di occupazione > 10 2906 h
Deviazione standard^2 Deceduti 0,0286 pz
Correlazione Occupazione - infezioni
Media infezioni 3,33 pz/h
Media infezioni/occupazione <= 10 2,46 pz /h
Media infezioni/occupazione > 10 4,52 pz/h
Ore occupazione > 10 2906 h
Deviazione standard^2 Infezioni 3,062 pz/h
Si evidenzia una correlazione nulla tra occupazione e decessi, ma una correlazione media
tra occupazione ed infezioni.
P a g . | 76
3.3.4.4. ATTIVAZIONE C.A.M.
Attivazione CAM Ruggi Conteggio di Attivazione C.A.M. %
C.A.M. activation with organ donation 7 2,6%
C.A.M. activation without organ donation 6 2,3%
No C.A.M. activation 253 95,1%
Totale complessivo 266 100%
Tabella 13 – Dati CAM Ruggi
Attivazione CAM
Emilia-Romagna
Numero %
No 877 87,7%
Si 123 12,3%
Donaz.organi Emilia R. Numero %
No 938 93,8%
Si 62 6,2%
Tabella 14 – Dati CAM Emilia Romagna
Un altro parametro teso a caratterizzare la qualità delle cure erogate è rappresentato dal
numero di volte in cui si predispone la procedura di accertamento della morte cerebrale, che
può essere finalizzata ad una successiva donazione degli organi.
Anche in questo caso è stata confrontata la situazione fotografata al Ruggi e quella della
regione Emilia Romagna. Nel centro in esame, la procedura C.A.M. viene eseguita nel 4,9%
dei casi di decesso, contro il 12,3% riscontrato in Emilia, mentre la donazione degli organi è
eseguita nel 2,6%, a fronte del 6,2% della regione di riferimento.
3.3.5. I DIFFERIMENTI DEGLI INTERVENTI
L’ultimo aspetto d’indagine, ossia la stima dell’eventuale differimento degli interventi
chirurgici, ha richiesto la formulazione di un’ipotesi semplificativa, poiché, lo studio a
posteriori del flusso dei pazienti non consente di tener traccia di un eventuale cambiamento
nella data di un’operazione. L’importanza del fattore “differimento”, nonostante le difficoltà
insite nella sua determinazione, consiste nella possibilità di verificare, col supporto di dati,
quanto i pazienti chirurgici programmati soffrono dello stato di sottodimensionamento del
reparto di Rianimazione.
Indicazioni in merito possono essere fornite solo dal fattore “tempo”: infatti, è stato osservato
il tempo intercorrente tra l’ingresso del paziente in ospedale, eventuali procedure ed esami ai
quali è stato sottoposto e la data dell’operazione. Sono stati considerati casi anomali:
P a g . | 77
- Pazienti che, dall’ingresso in ospedale al momento dell’intervento, non sono sottoposti
ad alcun esame e che, nonostante ciò, sperimentano un’attesa superiore ad un tempo
reputato discriminante e pari ad una settimana;
- Pazienti per i quali si riscontra una differenza di tempo superiore a una settimana tra
due procedure/esami consecutivi o tra una procedura/esame e l’intervento
immediatamente a valle.
L’idea alla base è quella di isolare i pazienti che, si ritiene, attendano in reparto per un periodo
eccessivo, sia per essere sottoposti all’intervento, sia per ricevere i risultati degli esami. I
risultati derivanti da quest’ipotesi non sono certamente esenti da errori, dal momento che
molteplici fattori, di cui si ignora l’esistenza, possono influire su tempi di attesa.
Le informazioni sulle procedure ed esami eseguiti e sulle date d’ingresso in TI sono state
organizzate nella seguente pagina di un file Excel.
P a g . | 78
Giorni di attesa Numero pazienti %
0 20 33,33%
1 13 21,67%
2 6 10,00%
3 2 3,33%
4 1 1,67%
5 2 3,33%
6 4 6,67%
7 2 3,33%
8 2 3,33%
11 1 1,67%
12 2 3,33%
13 1 1,67%
17 2 3,33%
18 1 1,67%
40 1 1,67%
Totale complessivo 60 100,00%
Tabella 14 – Giorni di attesa dell’intervento
Figura 13 – Giorni di attesa dell’intervento
0
5
10
15
20
25
0 1 2 3 4 5 6 7 8 11 12 13 17 18 40
Nu
me
ro P
azie
nti
Giorni d'attesa
P a g . | 79
Considerando che i pazienti che richiedono cure intensive a valle di un intervento sono 60, se
ne sono riscontrati 12 (pari al 20%) che soddisfano i requisiti sopra menzionati e i cui
interventi, pertanto, sono considerati differiti; si raggiungono, seppure con frequenza
sporadica, 17 e 18 giorni di attesa e, in solo caso, persino 40.
3.3.6. INDICATORI DI PERFORMANCE
Per completare l’analisi non sono sufficienti solo i diagrammi di andamento, ma le
informazioni fin qui ricavate devono essere accompagnate da indicatori sintetici che
inquadrano, in modo più ampio, lo stato dell’organizzazione del reparto nell’anno assunto
come riferimento. Gli indicatori selezionati sono parte integrante di qualunque analisi
riguardante le strutture sanitarie e, difatti, la letteratura in merito fornisce valori target, ossia
valori ottimali e, dunque, da perseguire, o in alternativa, si possono trarre indicazioni tramite
benchmarking con le TI di altre strutture.
1) Indice comparativo di performance
Introduciamo un indicatore che ci permette di valutare l’efficienza operativa nei reparti in
termini di degenza media standardizzata per case-mix (ovvero per casistica trattata), rispetto a
specifici valori di riferimento suddivisi per disciplina di dimissione.
La degenza media standardizzata per il case-mix, ovvero il numeratore della formula dell’ICP,
rappresenta il numero delle giornate di degenza che si osserverebbero qualora la composizione
per DRG dei dimessi da uno specifico reparto fosse uguale a quella dello standard prescelto
(reparto o ospedale con il quale ci si vuole confrontare); in altre parole, è una degenza media
attesa, calcolata relativamente ai soli DRG che si vengono a formare nel reparto considerato.
In formule è, dunque, il rapporto tra la degenza media osservata e quella standard:
∑
∑
Valori di ICP inferiori all’unità indicano una buona efficienza della struttura
considerata(reparto, dipartimento, ospedale) mentre valori di ICP maggiori dell’unità indicano
una cattiva efficienza.
2) Indice di case-mix
Gli ospedali erogano prestazioni assistenziali di vario livello, intensità e durata in base alla
tipologia dei pazienti ricoverati. La produzione di differenti tipi di casi, con diversi livelli di
complessità, rappresenta la casistica globale dell'ospedale. Il case-mix costituisce, appunto,
l’espressione di questa casistica. Pertanto, per poter effettuare un’analisi dal punto di vista
qualitativo e un confronto equilibrato con altri reparti, si introduce l’indice di case-mix che
P a g . | 80
indica, quindi, la complessità relativa della casistica trattata, ovvero il grado medio di impegno
dei ricoveri effettuati. In formule:
∑
∑
Dove
∑
Intendendo con pDRGn il peso DRG specifico di ogni dimissione.
Il peso medio descrive l’assorbimento medio di risorse per caso trattato.
3) Ricoveri ripetuti
Si considera ripetuto il ricovero che ha rispetto ad un ricovero precedente: stesso codice
fiscale, stessa macro categoria di diagnosi (MDC), tempo intercorso tra la ammissione e una
precedente dimissione minore o uguale a 30 giorni.
L’indicatore viene calcolato attraverso il rapporto tra il numero di ricoveri ripetuti entro 30
giorni con stesso MDC e il numero totale di ricoveri:
4) Degenza media
La degenza media (DM) è il tempo che un ospedale o una divisione impiega mediamente per
completare un trattamento. Si ottiene dividendo le giornate di degenza totale per il numero dei
ricoverati:
La degenza media riflette le decisioni degli operatori sanitari durante la permanenza in
ospedale e tiene conto di più fattori:
Accessibilità ai mezzi diagnostici
Correttezza della diagnosi
Efficienza del reparto
Efficacia del trattamento (intesa come qualità delle cure prestate)
5) Tasso di utilizzo
P a g . | 81
L’indice di occupazione dei posti letto (o tasso di utilizzo) indica il rapporto percentuale tra le
giornate di degenza effettivamente utilizzate dai pazienti e le giornate di degenza teoricamente
disponibili (queste ultime calcolate moltiplicando il numero di posti letto per i giorni dell’anno
in esame), rappresentando la frazione percentuale delle risorse disponibili impiegate nel corso
del periodo considerato.
La degenza media e il tasso di utilizzo sono due indici importanti ma insufficienti, a
rappresentare una realtà estremamente complessa come quella ospedaliera: un elevato valore di
occupazione media non implica necessariamente la piena utilizzazione del sistema considerato
in quanto esso è direttamente proporzionale alla degenza media, quindi si può aumentare l'OM
prolungando la DM.
Un discorso analogo può essere fatto per la DM. Un valore molto basso di degenza media può
essere dovuto a 3 motivi ugualmente frequenti:
- L'ospedale è in grado di far fronte, in tempi brevi, al carico di degenti, perché possiede
servizi di diagnosi efficienti;
- L'ospedale dimette i pazienti prima che il decorso della malattia sia effettivamente
concluso, perché ha un'altra richiesta di ricovero (ed è quindi utile un confronto con il
tasso dei ricoveri ripetuti);
- I casi di ricovero sono, nella maggioranza, episodi di scarsa rilevanza clinica e quindi
trattabili anche al di fuori della struttura (per cui è necessario un confronto incrociato
con l’indice di case-mix).
6) Intervallo di turnover
L’intervallo di turnover evidenzia il tempo che intercorre tra la dimissione di un paziente ed il
ricovero del successivo, ossia il tempo in cui i letti non risultano occupati.
Il periodo di tempo in cui un posto letto rimane libero tra un ricovero e l'altro fornisce una
misura diretta degli sprechi utilizzazione dei letti ospedalieri. Tale intervallo non dovrebbe
superare 3 giorni e si ottiene dividendo la differenza tra le giornate di degenza teoriche e quelle
effettive con il numero complessivo di ricoveri e moltiplicando il tutto per 24, per esprimerlo
in ore:
P a g . | 82
Per il calcolo dell’indice comparativo di performance e l’indice di case-mix, ci si è avvalsi del
case-mix del reparto di Rianimazione del Ruggi, con riferimento all’anno 27/9/2011 –
27/9/2012, estratto dal sistema informatico dell’azienda. Le informazioni di interesse sono:
- La descrizione del DRG;
- Peso medio di ogni DRG;
- Numero dimessi per ogni DRG;
- Giornate di degenza totali per ogni DRG;
A queste è stata aggiunta la percentuale di occorrenza di ogni DRG, ottenuta dividendo il
numero di dimessi per singolo DRG per il numero complessivo di dimessi.
Per quanto concerne il calcolo dell’ICP, è stato effettuato un confronto con il case-mix della
regione Emilia Romagna, assunta ancora come riferimento, selezionando, così come da
definizione dell’ICP, i soli DRG che si sono verificati nella Terapia Intensiva in esame.
Invece, l’ICM è stato calcolato attraverso la formula che vede il rapporto tra il peso medio
locale e quello standard, dal momento che è stato possibile ottenere dalla Banca Dati SDO
della regione Emilia-Romagna il valore del peso medio relativo all’anno 2011, pari a 4,4.
I risultati sono presentati nella tabella sottostante.
INDICATORI VALORE TARGET/
BENCHMARKING
Ricoveri ripetuti 11,18% 3,9%
(regione Emilia Romagna)
Degenza media 7,2 gg 6,3
(regione Emilia Romagna)
Indice
comparativo di
performance
1,36 ICP < 1
Indice di case-mix 0,86 ICM < 1 case-mix meno
complesso di quello di rif.;
ICM > 1 case-mix più
complesso.
Tasso di utilizzo 95,55% 70% - 75%
(standard nazionale)
Intervallo di
Turnover
8,1 gg 3 gg
(standard nazionale)
Tabella 15 – Indici di performance
Si può notare che i valori degli indici sono tutti lontani da quelli assunti come target.
P a g . | 83
È doveroso sottolineare che per la degenza media non esiste un valore ottimale: però, la
circostanza che il risultato ottenuto, cioè 7,2 giornate, sia superiore alle 6,3 giornate riscontrate
nelle Terapie Intensive dell’Emilia-Romagna è indice di una scarsa efficienza del reparto, alla
luce dell’indice di case-mix che mostra un case-mix meno complesso rispetto quello di
riferimento, ovvero un insieme di patologie, teoricamente, più semplici da trattare e che
assorbono minori risorse.
A supporto di questa conclusione, sovviene l’indice comparativo di performance, il quale,
confrontando le giornate di degenza media relative ai soli DRG verificatisi nella TI del Ruggi,
mette in luce che nel centro in esame si riscontra una degenza media più elevata rispetto quella
che si verificherebbe nella struttura di riferimento, essendo l’indice maggiore di 1; quindi,
risulta un’efficienza minore.
P a g . | 84
4. RISULTATI
4.1. INTERPRETAZIONE DEI DATI
4.1.1. TERAPIA INTENSIVA SPECIALIZZATA
Il primo quesito che ha mosso quest’attività di tesi concerne la convenienza di organizzare una
Terapia Intensiva specializzata ed, in particolare, per i pazienti neurochirurgici sottoposti ad
intervento: il motivo alla base di questa soluzione consiste nella costatazione che, in caso di
sovraffollamento del reparto di Rianimazione, sono privilegiati gli ingressi dei codici “rosso”
provenienti dal Pronto Soccorso e degli aggravati nei reparti di degenza, data la criticità delle
condizioni di salute di queste categorie di soggetti; il differimento degli interventi
programmati, specialmente se protratto nel tempo, può essere discriminante tra la vita e la
morte del paziente.
Dalle analisi svolte si può facilmente costatare che la Terapia Intensiva del Ruggi tratta quasi
esclusivamente casi di emergenza, siccome si riscontra che:
- Solo il 12% dei pazienti (60 pazienti) ammessi in TI appartiene alla categoria di
coloro che sono stati sottoposti ad un intervento d’elezione (Tabella 14, paragrafo
3.3.5.);
- Tra questi, solo 22 , quindi il 4,6% dei 483 pazienti transitati in Rianimazione, sono
neurochirurgici d’elezione (Tabella 8, paragrafo 3.3.3.);
- Il differimento ha coinvolto 12 pazienti su 60 (20%) (Tabella 14, paragrafo 3.3.5.);
- Quando il reparto è sovraffollato (ovvero il numero dei pazienti contemporaneamente
presente è superiore a 10), i pazienti neurochirurgici incidono, mediamente,
sull’occupazione per il 18% (Tabella 8, paragrafo 3.3.3.).
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Figura 14 – Grafico dei flussi in TI
Nell’anno in esame, è stata rilevata un’esigua componente dei pazienti con intervento
programmato, che è stata assistita tempestivamente nella maggior parte dei casi e a cui non è
attribuibile la responsabilità dello stato di collo di bottiglia del reparto, quando si presente un
volume di lavoro eccessivo rispetto le risorse disponibili.
Si può, quindi, concludere che il Ruggi non necessita di una Terapia Intensiva specializzata
neurochirurgica.
4.1.2. RIORGANIZZAZIONE DELLA RIANIMAZIONE ESISTENTE
D’altro canto, il reparto di Rianimazione esistente non riesce sempre a far fronte al volume dei
flussi in ingresso, dal momento che per 1/3 del tempo di funzionamento risulta
sottodimensionata. È stato evidenziato che la condizione di sovraffollamento è evidente in
determinati mesi dell’anno e questa rappresenta un’utile informazione di partenza per futuri
studi sul ridimensionamento della TI.
La necessità di erogare assistenza con risorse dimensionate per un volume inferiore di pazienti
può essere causa del peggioramento di un livello qualitativo delle cure fornite, com’è stato
evidenziato dai fattori:
VAP e infezioni, in generale;
Attivazione CAM;
0.00%
10.00%
20.00%
30.00%
40.00%
50.00%
Aggravamento inreparto
Post-operatorioCodice rosso dal PS
Flussi
P a g . | 86
Ricoveri Ripetuti;
In particolare, l’incidenza della VAP è risultata superiore rispetto a quella riscontrata in una
struttura assunta come riferimento (Tabella 12, paragrafo 3.3.4.2.); inoltre si è assistito ad un
incremento dei pazienti che hanno contratto infezioni in reparto nel caso in cui l’occupazione è
stata superiore a 10 pazienti, rispetto al caso contrario (Tabella 11, paragrafo 3.3.4.2.):
- 4,5 pazienti/h in caso di occupazione > 10;
- 2,7 pazienti/h in caso di occupazione < 10.
Dunque, una frequenza di accadimento maggiore: infatti, 19 pazienti che hanno poi contratto
infezioni sono stati trasferiti in rianimazione quando l’occupazione era superiore a 10, e ciò
significa, 1 ogni 153 ore; 27, invece, sono stati ammessi nella situazione opposta, il che vuol
dire, 1 ogni 218 ore (Tabella 11, paragrafo 3.3.4.2.).
Figura 14 – Pazienti con infezioni al variare dell’occupazione
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
4.5
5
Occupazione < 10 Occupazione > 10
Incidenza dei pazienti con infezioni
Incidenza dei pazienti coninfezioni
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Figura 15 – Numero di ore che mediamente trascorrono prima dell’insorgere di un caso di infezione
Anche la frequenza con cui è stata attivata la procedura di accertamento di morte cerebrale,
che può, successivamente, portare alla donazione degli organi (per questo motivo si tratta di un
indice di qualità) è inferiore rispetto a quella evidenziata nel complesso di strutture dell’Emilia
Romagna, all’avanguardia nelle cure intensive (Tabelle 13 e 14, paragrafo 3.3.4.3.):
- 4,9% per il Ruggi;
- 12% per le TI dell’Emilia Romagna.
218
153
Numero di ore che mediamente trascorrono prima dell'insorgere di un caso di infezione
Occupazione < 10
Occupazione > 10
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Figura 16 – Confronto attivazione CAM tra il Ruggi e le TI dell’Emilia Romagna
Sono stati calcolati, infine, una serie di indicatori di sintesi volti a rappresentare lo stato
complessivo del reparto, in termini di efficienza delle operazioni svolte, tra cui, l’Indice
Comparativo di Performance, l’Indice di Case-mix, il Tasso di Occupazione (Tabella 15,
paragrafo 3.3.6.).
Tutti sono risultati distanti dai valori standard nazionali o di strutture con le quali è stato
effettuato un benchmarking, evidenziando possibilità di intervento e, dunque, di miglioramento
dell’organizzazione della Rianimazione.
L’analisi, quindi, suggerisce di intervenire sul ridimensionamento del reparto e sulla
riorganizzazione delle risorse, in particolar modo, in termini di personale.
4.2. MODELLO DI ANALISI STANDARDIZZATO
Le analisi che sono state condotte, compresi i diagrammi di andamento, possono essere
ricavate in automatico dagli operatori della Terapia Intensiva, attraverso un modello
predisposto su un foglio di calcolo Excel.
Tramite estrazione, o ancora più semplicemente, utilizzando i dati che vengono ottenuti in
reparto per i progetti del gruppo GiViTI, occorre copiare e incollare determinate informazioni
nei campi selezionati attraverso colori differenti:
4.90%
12%
Attivazione C.A.M.
Ruggi
TI Emilia-Romagna
P a g . | 89
- Numero scheda
- Data e ora trasferimento in Rianimazione
- Data e ora dimissione dalla Rianimazione
- Paziente deceduto (valgono i valori “SI”, “NO”)
- Reparto provenienza
- Reparto destinazione
- Infezioni nosocomiali (valgono i valori “SI”, “NO”)
- VAP (valgono i valori “SI”, “NO”)
Vengono calcolate in automatico le colonne:
- Giornate di degenza
- Paziente neurochirurgico
L’operatore deve, poi, inserire la data di inizio del periodo di rilevazione, in modo da generare
il diagramma di andamento, ed il numero di posti letto per i successivi indicatori:
P a g . | 90
Per determinare gli indici “ICP” e “ICM”, è necessario copiare e incollare nelle apposite
colonne colorate le informazioni riguardanti il case-mix della TI in esame e quelle del case-
mix di una struttura di riferimento, e attraverso opportune formule, si calcolano numeratore e
denominatore dei due indici:
Sono calcolati, così, i seguenti indicatori:
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INDICATORI
PAZIENTI NEUROCHIRURGICI
Numero ore con occupazione >10
% sul totale delle ore
Numeri di pazienti neurochirurgici
% pz neurochirurgici
Numero medio di pazienti neurochirurgici, in caso di occupazione > 10
Percentuale media di pazienti neurochirurgici, in caso di occupazione > 10
INDICATORI DI ESITO
Numero deceduti in Rianimazione
% sul totale dei pazienti transitati in Rianimazione
Numero deceduti in Rianimazione, in caso di occupazione <= 10
% sul totale dei deceduti
Numero deceduti in Rianimazione, in caso di occupazione > 10
% sul totale dei deceduti
Infezioni nosocomiali
% infezioni nosocomiali
VAP
% casi VAP
Numero medio pazienti con infezioni, in caso di occupazione >10
Numero medio pazienti con infezioni, in caso di occupazione <=10
Numero pazienti con infezioni in ingresso, in caso di occupazione >10
Numero pazienti con infezioni in ingresso, in caso di occupazione <=10
Pazienti con infezioni per numero di ore, in caso di occupaz. >10 (1 paziente ogni…)
Pazienti con infezioni per numero di ore, in caso di occupaz.<=10 (1paziente ogni…)
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INDICI DI PERFORMANCE Tasso di utilizzo (o indice di occupazione media)
Degenza media
Intervallo di turnover
ICP
ICM
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4.3. CONCLUSIONI
Lo studio condotto in questa tesi ha evidenziato, nei limiti imposti dalle ipotesi semplificative
richieste dal metodo adottato, che la Terapia Intensiva del Ruggi mostra dei margini di
miglioramento in termini di riorganizzazione della struttura e della forza lavoro; ma le
caratteristiche degli input al sistema, seppure non pienamente rappresentative della realtà in
esame in quanto basate su un solo anno di rilevazione dei dati, non consentono di strutturare
una terapia intensiva neurochirurgica.
La forza lavoro rappresenta la risorsa che incide maggiormente sui costi sostenuti dal reparto,
come si è potuto evincere dal progetto ToDo del gruppo GiViTI; per questa ragione, l’analisi
deve estendersi e proseguire secondo un approccio differente per ricomprendervi
considerazioni sui costi, utili per mostrare un’eventuale correlazione tra costi e performance,
intesa, sia in termini di efficienza organizzativa, sia in termini di esito delle cure erogate,
andando a migliorare il modello stesso del GiViTI che si limita a legare la spesa con l’indice di
mortalità.
P a g . | 94
BIBLIOGRAFIA
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Critical Care Unit design, in Critical Care Medicine, 1988.
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safety in the Intensive Care Unit, ibid., 19 (1993), pp. 178-81.
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diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) e profili integrati di cura (PIC) nelle aziende
sanitarie della regione Piemonte, 2007.
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innovazioni dei modelli logistico-organizzativi in ospedale: spunti da tre esperienze aziendali
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[11] Ministero della Salute, decreto 12/12/2001, pubblicato suppl. ord. No 34 alla GURI del
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[13] UNI 11155 Attività operative delle imprese. Misurazione delle prestazioni.
P a g . | 95
[14] UNI 10907 Guida per la gestione degli effetti economici della qualità.
[15] Ministero della Salute, decreto 12/12/2001, pubblicato suppl. ord. No 34 alla GURI del
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[16] Giorgio Vittadini (Dipartimento di Statistica, Università degli Studi Milano Bicocca),
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Sistemi di indicatori e valutazioni della performance degli ospedali: uno sguardo d’insieme.
[17] Presidenza del consiglio dei ministri, commissione per la garanzia dell’informazione
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sorveglianza delle infezioni in terapia intensiva.
[20] Vahè Kazandjian (Baltimore), Ulrich Wienand (Ferrara), Gli Indicatori sono utili al
Miglioramento della Qualità e della Sicurezza ?.
[21] Francesco Avossa (Centro Regionale di Riferimento per il Coordinamento del Sistema
Epidemiologico Regionale), Indicatori sanitari.
[22] Annalisa Papa, Healthcare process management: un modello per la valutazione delle
performance ospedaliere, 2010.
[23] GiViTI (Gruppo italiano per la Valutazione degli interventi in Terapia Intensiva),
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[24] GiViTI (Gruppo italiano per la Valutazione degli interventi in Terapia Intensiva),
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[25] Carlotta Rossi, Stefania Di Gangi, Guido Bertolini, Progetto MARGHERITA: promuovere
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[26] GiViTI (Gruppo italiano per la Valutazione degli interventi in Terapia Intensiva),
Progetto MARGHERITA – Regione Campania, 2009.
P a g . | 96
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cohort study, Infect.Control Hosp.Epidemiol. 1999;20:396-401.
P a g . | 97
APPENDICE Diagramma di andamento del numero di pazienti nell’anno 27/09/2011 – 27/09/2012
DATA E ORA NUMERO
PAZIENTI
NUMERO PAZIENTI
NEUROCHIRURGICI % su totale pazienti
NUMERO
DECEDUTI
27/09/2011 00:00 7 4 57,14% 0
27/09/2011 01:00 7 4 57,14% 0
27/09/2011 02:00 7 4 57,14% 0
27/09/2011 03:00 7 4 57,14% 0
27/09/2011 04:00 7 4 57,14% 0
27/09/2011 05:00 7 4 57,14% 0
27/09/2011 06:00 7 4 57,14% 0
27/09/2011 07:00 8 4 50,00% 0
27/09/2011 08:00 8 4 50,00% 0
27/09/2011 09:00 8 4 50,00% 0
27/09/2011 10:00 7 3 42,86% 0
27/09/2011 11:00 7 3 42,86% 0
27/09/2011 12:00 7 3 42,86% 0
27/09/2011 13:00 7 3 42,86% 0
27/09/2011 14:00 7 3 42,86% 0
27/09/2011 15:00 7 3 42,86% 0
27/09/2011 16:00 5 2 40,00% 0
27/09/2011 17:00 6 2 33,33% 0
27/09/2011 18:00 6 2 33,33% 0
27/09/2011 19:00 7 2 28,57% 0
27/09/2011 20:00 7 2 28,57% 0
27/09/2011 21:00 7 2 28,57% 0
27/09/2011 22:00 7 2 28,57% 1
27/09/2011 23:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 00:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 01:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 02:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 03:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 04:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 05:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 06:00 6 2 33,33% 0
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28/09/2011 07:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 08:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 09:00 6 2 33,33% 0
28/09/2011 10:00 7 3 42,86% 0
28/09/2011 11:00 7 3 42,86% 0
28/09/2011 12:00 7 3 42,86% 0
28/09/2011 13:00 7 3 42,86% 0
28/09/2011 14:00 7 3 42,86% 0
28/09/2011 15:00 7 3 42,86% 0
28/09/2011 16:00 7 3 42,86% 0
28/09/2011 17:00 7 3 42,86% 0
…/…/… … … … …
09/11/2011 19:00 11 1 9,09% 0
09/11/2011 20:00 11 1 9,09% 0
09/11/2011 21:00 11 1 9,09% 0
09/11/2011 22:00 11 1 9,09% 0
09/11/2011 23:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 00:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 01:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 02:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 03:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 04:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 05:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 06:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 07:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 08:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 09:00 12 1 8,33% 0
10/11/2011 10:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 11:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 12:00 14 1 7,14% 0
10/11/2011 13:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 14:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 15:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 16:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 17:00 13 1 7,69% 0
P a g . | 99
10/11/2011 18:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 19:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 20:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 21:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 22:00 13 1 7,69% 0
10/11/2011 23:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 00:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 01:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 02:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 03:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 04:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 05:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 06:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 07:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 08:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 09:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 10:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 11:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 12:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 13:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 14:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 15:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 16:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 17:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 18:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 19:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 20:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 21:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 22:00 13 1 7,69% 0
11/11/2011 23:00 13 1 7,69% 0
12/11/2011 00:00 13 1 7,69% 0
12/11/2011 01:00 13 1 7,69% 0
12/11/2011 02:00 13 1 7,69% 0
12/11/2011 03:00 13 1 7,69% 0
12/11/2011 04:00 13 1 7,69% 0
P a g . | 100
12/11/2011 05:00 13 1 7,69% 0
12/11/2011 06:00 13 1 7,69% 0
12/11/2011 07:00 13 1 7,69% 0
12/11/2011 08:00 13 1 7,69% 0
12/11/2011 09:00 13 1 7,69% 1
12/11/2011 10:00 12 1 8,33% 0
12/11/2011 11:00 12 1 8,33% 0
12/11/2011 12:00 12 1 8,33% 0
12/11/2011 13:00 11 1 9,09% 0
12/11/2011 14:00 11 1 9,09% 0
12/11/2011 15:00 11 1 9,09% 0
12/11/2011 16:00 10 1 10,00% 0
12/11/2011 17:00 10 1 10,00% 0
12/11/2011 18:00 10 1 10,00% 0
12/11/2011 19:00 10 1 10,00% 0