Terra di Basilicata d'areamediterranea SVI.MED.
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d’areamediterranea
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’: METIS SRL 0971 22715 CELL. 320 1813033 email: [email protected]
IL SIGILLO DI DIOAnno IV numero 3 - 21 Gennaio 2011 Direzione / Redazione: Via del Popolo 34 - 85100 Potenza - Telefono 0971 22715 Direttore responsabile: Antonio Savino
Ecco la verità, che non è pocoLo scontro tra la Magistratura italiana e Silvio Ber-
lusconi, probabilmente, dopo sedici anni, è arrivato
all’ultimo round. Comunque finisca, milioni di italiani
si chiedono come mai sia iniziato l’ultimo atto del
conflitto sul caso “Ruby”, nonostante il Procuratore
capo di Milano, il Ministro degli Interni e pure il Con-
siglio Superiore della Magistratura avessero già
escluso ipotesi di reato nella vicenda.
E perché, si chiedono milioni di italiani, l’incrimina-
zione del Presidente del Consiglio di reati gravi è
accaduta il giorno dopo che la Corte Costituzionale
ha tolto – di fatto – lo scudo giudiziario al Premier.
E perché, si chiedono ancora, il colpo del KO sia
stato sferrato alla vigilia di un nuovo fatto politico,
che potrebbe portare l’UDC verso l’avvicinamento
al governo e, quindi, dritto dritto verso la fine della
legislatura nel 2013.
E perché, si chiedono ancora milioni di italiani, l’up-
percut è partito quando era pronta la nascita di un
nuovo “gruppo dei responsabili” che, alla Camera
dei Deputati, dovrebbe garantire la maggioranza
del governo.
E perchè, se chiama il Cavaliere è concussione, se
telefona Fini invece no?
La risposta, a questi milioni di italiani, viene data
dagli altri italiani di “sponda” opposta.
“Noi – essi dicono – amiamo la Magistratura disinistra. Voi amate quella di destra. Che non èforte come la nostra”. Ecco la risposta, ecco la verità
che non è poco �
21 GENNAIO 2011
L’anno dellasvolta
Il 2011 potrebbe rappresen-
tare un anno di svolta per
quel che riguarda la norma-
tiva europea in materia di tutela
dei consumatori. Nell’agenda
della Commissione parlamentare
permanente per il mercato e la
tutela dei consumatori, infatti, è
prevista l’emanazione di una
nuova direttiva onnicompren-
siva, la cui proposta sarà messa
ai voti il prossimo 26 gennaio. Il
legislatore mira a perseguire un
duplice obiettivo: intensificare la
protezione dei consumatori e raf-
forzare il mercato interno. La
nuova direttiva, che sostituirà le
quattro precedenti, abbraccerà
numerosi settori, allo scopo di
elaborare una normativa orga-
nica e più chiara e di realizzare
una sostanziale armonizzazione
all’interno dei 27 stati membri
dell’Unione. Tale esigenza è oggi
fortemente avvertita in virtù
delle nuove forme di compraven-
dita a distanza di beni e servizi,
che non sempre fanno sentire i
cittadini sufficientemente tute-
lati. Tra le principali materie og-
getto della nuova direttiva
figurano l’informazione dei con-
sumatori e i loro diritti, in parti-
colare quello di recesso per
acquisti avvenuti al di fuori dei
locali commerciali, e le clausole
contrattuali ingiuste e abusive.
Per il presidente della Commis-
sione, Malcom Harbour, il buon
funzionamento e la sicurezza del
mercato interno rappresentano
una priorità assoluta della poli-
tica europea. Scopo principale
del rafforzamento del mercato unico
è quello di rendere tutti i suoi fruitori
più consapevoli e di far sì che essi
possano muoversi in maniera più si-
cura e sentirsi protetti, in particolar
modo rispetto all’uso delle nuove
tecnologie e delle vendite online. Per
questo la direttiva non giungerà iso-
lata. Nel Piano di Lavoro per il 2011,
presentato dalla Commissione lo
scorso dicembre, figurano numerose
proposte di riforma legate al settore
del commercio e della sicurezza. Tra
le questioni in primo piano, da discu-
tere durante questo mese, gli inter-
venti in materia di edilizia, con
particolare attenzione ai materiali da
utilizzare e alla sicurezza degli edi-
fici. Forte è la necessità di assicurare
l’impiego di materiali che non siano
dannosi per la salute, e, a tale scopo,
saranno messi in atto strumenti fina-
lizzati al loro controllo. La nuova
normativa in materia di edilizia si
propone come obiettivo prioritario
quello di favorire la competitività
e di raggiungere, in tal modo, una
riduzione dei prezzi, aprendo il
mercato ad una più vasta gamma di
materiali. Sempre a gennaio è pre-
vista la votazione in Commissione
per la proposta di un Regolamento
sull’omologazione dei veicoli agri-
coli e forestali, al fine di rafforzare
la sicurezza stradale e sul lavoro, e
di intensificare la tutela ambien-
tale. In programma anche la revi-
sione di una direttiva del 1990
relativa ai pacchetti turistici, in
vista della modernizzazione degli
acquisti effettuati tramite internet e
della semplificazione delle com-
pravendite tra soggetti appartenenti
a Stati membri differenti.
La Commissione, inoltre, sta stu-
diando e valutando nuove possibili
alternative per la risoluzione delle con-
troversie, così da rendere più snelli ed
economici i mezzi di ricorso e più ra-
pide le procedure conciliative, senza la
necessità di ricorrere alle ben note lun-
gaggini legate ai tribunali nazionali. Si
stanno vagliando, infine, gli impegni
dei diversi Paesi nell’attuazione delle
direttive europee in materia, così da so-
stenere in maniera più attenta quelli che
stanno incontrando al loro interno mag-
giori resistenze e difficoltà.
Non mancano, poi, idee e proposte for-
temente innovative, come la possibilità
di creare abiti in grado di ricaricare i te-
lefoni cellulari, grazie alle nuove dispo-
sizioni in materia di etichettatura nel
settore dell’abbigliamento, la cui ap-
provazione dovrebbe essere imminente.
Giusi Santopietro
Da gennaio il via alle nuove normative per la tutela dei consumatori. Ecco
le principali iniziative nella fitta agenda della Commissione Mercato Interno
Dalle vendite online agli abiti hi-tech arrivano
le nuove proposte del Parlamento europeo
nel settore del Mercato interno.
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Sergio Marchionne parla di schema ribaltato. Cosa avrebbe potuto fare, stando aquanto riferito ad Ezio Mauro di Repubblica, dal momento che Mirafiori sversava
almeno due milioni di euro al giorno?�on è facile essere a capo di una hol-ding. Ancora meno, se si tratta della Fiat.L'uomo col perenne maglioncino blu è ilclassico decisionista che molti vorreb-bero a fianco. Per natura e scelta. Compito di ogni amministratore delegato è badareai profitti. Farli crescere. Tagliando, dove occorre, anche a colpi di mannaia. Fortedei successi in casa General Motors, Marchionne ha comunque il coraggio di lanciarela sfida all'intero apparato politico-produttivo del Belpaese: o si cambia strategia-acominciare dagli standard qualitativi-oppure si smontano baracca e burattini. Un'oradi lavoro in Polonia costa molto meno che in Italia? E' una delle conseguenze della
flessibilità globalizzata. Per farsene un'idea, basti dare un'occhiata a quante griffesvengono prodotte migliaia di chilometri distanti dal core business. Il modello di rilancio
Mirafiori, fresco di referendum, che il capo ese-cutivo (quello carismatico appartiene a GianniAgnelli) di Corso Marconi vuole esportare, con-tinua a suscitare perplessità e divisioni fra le tuteblu. Maurizio Landini, capo della Fiom, continua
a promettere battaglie a iosa, anche per Cassino e Melfi. �el Frusinate da anni si viag-gia a ranghi ridotti su tutti i fronti, nonostante i nuovi modelli, Giulietta in testa; lo sta-bilimento Sata invece continua a saggiare la cassa integrazione per contenere ladomanda. Senza sì e senza riorganizzazione spalmata a trecentosessanta gradi non siva avanti, anzi si guarda altrove. Scioperi compresi. Parola di “cashmere” Sergio.
SineLinea
Nicola Melfi
RILANCIO
logia, la solitudine dell’anziano Papafu resa ancora più drammatica dal-l’esplosione della violenza politica edal terrorismo in Italia, un paese dila-niato dai conflitti. La sensazione gene-rale che la Chiesa ed il papato fosseroormai allo stremo delle forze e che ilcattolicesimo fosse diventato residen-ziale, una cosa per vecchiette e perbambini. Il crollo era vicino, insomma:per fortuna della Chiesa, il 16 ottobre1978 lo Spirito Santo fece la sua parte.Quando cioè i Cardinali nominaronoPapa un uomo venuto dall’Est. Per sal-vare la Chiesa, per salvare il mondodal materialismo, per ridare ai catto-lici la fede perduta. Grazie, santoKarol.
HA RIDATO LA FEDE PERDUTA
21 GENNAIO 2011 3
Karol Wojtyla, Gio-
vanni Paolo II, sarà
beatificato il primo
maggio 2011, la domenica
della Divina Misericordia.
La beatificazione avverrà
dopo sei anni dalla morte,
avvenuta il 2 aprile del 2005.
Sarà Benedetto XVI a presie-
dere la cerimonia. Il Papa in-
fatti ha derogato alle norme
canoniche che prevedono
un’attesa di cinque anni
dalla morte per aprire il pro-
cesso canonico di beatifica-
zione. La salma del Pontefice
polacco sarà traslata nella
Basilica di San Pietro. Rin-
graziamo Papa Benedetto
per la gioia data ad oltre un
miliardo di cattolici con le
sue decisioni. Ringraziamo il
Signore Dio Onnipotente di
avere dato all’umanità intera
un Figlio amato da tutto il
mondo. Karol sarà il santo
che mancava ai giovani. Fra
il ciclone di Dio, guida e
padre di una generazione, ha
battuto il comunismo e ci ha
salvati da una nuova guerra
mondiale. Diventerà il santo
della Chiesa del Silenzio,
della Chiesa dei martiri, del
secolo in cui si è perpetrato il
più grande macello di cri-
stiani in duemila anni di sto-
ria. Antonio Socci, famoso
giornalista cattolico, ha
scritto: “Egli appare anzituttocome il sigillo di Dio sull’etàdel comunismo. Sul secoloche ha visto consumarsil’esperimento criminale poli-tico più vasto, duraturo e san-guinario della storia perl’eliminazione di Dio e dellaChiesa dal mondo”.
SEMPRE �EL �OSTRO
RICORDO
�oi ce lo ricorderemo sempre.Difficilmente lo faranno queicattolici che vanno a braccettocon i comunisti. Ce lo ricorde-remo sempre perché siamoconvinti che, con la glorifica-
zione di quest’uomo, che ha cono-sciuto sulla sua pelle il totalitari-smo nazista e quello comunista eche ha rischiato il martirio permano degli uni e degli altri, laChiesa glorifica milioni e milionidi martiri del nostro secolo chesono stati massacrati nei gulag, neilager e in mille altri modi, il cuinome è scritto nei cieli. Soprattuttoquei martiri del comunismo che laChiesa stessa - prima di Wojtyla -si vergognava di nominare, di ce-lebrare e di indicare alla venera-zione del popolo, per debolezzaverso la prepotenza ideologica delcomunismo mondiale. La stessasoggezione che indusse qualchesventato ecclesiastico a chiedere,al Concilio, con metodi scorretti,la condanna del comunismo, ri-chiesta dei vescovi dell’est Euro-peo. Con quali conseguenze è benericordarlo: post - concilio e ses-santotto, furono dirompenti. Circasettanta mila sacerdoti, infatti, la-sciarono l’abito, la pratica reli-giosa crollò verticalmente,l’anarchia e la concertazione nelmondo ecclesiastico sostituironol’obbedienza, i cattolici - comedisse Ratzinger - si trovarono por-tati qua e là da ogni vento di ideo-
Direttore Responsabile
A�TO�IO SAVI�O
Direttore Politico
SARO ZAPPACOSTA
Redattori
Agnese AlbiniLuca Arlotto
Laura CutullèSerena Danese
Michela Di PalmaSimona MarganellaLoredana Romanelli
Giusi Santopietro
Impaginazione &Grafica
Francesco Pietro Falotico
Stampa
Martano Editrice Modugno (BA)
Reg. Trib. Potenza �°375del 24 04 2008
Direttore Editoriale
Emilio D’Andrea
SVI.MED.associazione onlus
per lo sviluppo
sostenibile del mediterraneo
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METIS srl
Contatti
[email protected]. 0971 22715
dd’areamediterranea
Saro Zappacosta
Un giornalista cattolico hascritto: “Egli appare anzitutto come ilSigillo di Dio sull’età del comu-nismo. Sul secolo che ha vistoconsumarsi l’esperimento cri-minale politico più vasto, dura-turo e sanguinario della storiaper l’eliminazione di Dio e delmondo
21 GENNAIO 2011
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA
DEI COMPORTAMENTIEmergenza qualità del-
l’aria. Siamo alla frutta. Èchiaro a tutti come stiano
mutando gli scenari mondiali inmerito ad una delle questioni piùgravi ed incombenti della storiadell’umanità: quella ambientale.Ne siamo tutti consapevoli ma ilpassaparola, gli studi ed i rap-porti stilati a suon di avverti-menti dagli enti di ricerca, lastessa ricerca che si muove inquesta direzione con serietà emotivazione, gli appelli lanciatia squarciagola improntati ad unuso meno presuntuoso dei mezziche tutti abbiamo a disposizionee che contrastano violentementecon l’ambiente, non sono - è evi-dente - bastevoli affinché si at-tuino concretamente politichemirate e finalmente decisive.L’ambiente trema ed annaspa. Siinzacchera di polveri, di pece, dirifiuti, di nubi. Noi consumiamosempre di più, inquiniamo ogniminuto della nostra vita, non ciadoperiamo per ridurre anche inminima parte l’impatto sull’am-biente. Recentemente, a Potenza,presso l’ARPAB, si è tenuta unaintera giornata sulla mobilità so-stenibile, “Muoversi meglio pervivere meglio”. Vi abbiamo par-tecipato nel tentativo di com-prendere cosa si può fare, comela nostra città si stia muovendo ea che punto è il livello di inqui-namento, anche locale. Allaconta dei fatti, il pianeta è messomale: il cambiamento climaticoè innegabile, così il riscalda-mento globale. Il decennio ul-timo è stato quello più caldo mairegistrato. Emerge che, su scalaplanetaria, anche introducendoelementi migliorativi volti a ri-durre i consumi, nei prossimidieci anni il fenomeno dell’innal-zamento della temperatura av-verrebbe allo stesso modo. Cisiamo spinti oltre, a ben vedere.Anzi, a ben sentire, sulla pelle. Ildato che ci interessa più da vi-cino è quello relativo alla nostracittà. Anche l’inquinamento lo-cale, in una città dalle dimen-
sioni contenute quale è Potenza, in-fluenza negativamente il fenomeno. IlComune di Potenza, presente all’evento,ha ricordato che ciascuno di noi do-vrebbe, nel proprio piccolo, fare la suaparte: l’alternativa all’uso dell’automo-bile esiste in città, tanto per citareun’abitudine dura a morire. Ed è datadai mezzi pubblici e da quel complessosistema di scale mobili che certo po-trebbe migliorare la vita del cittadino edell’ambiente. Ricordiamo che il Co-mune, recentemente, ha acquistato cin-que autobus alimentati a metano chevanno ad aggiungersi ai quattro già cir-colanti in città. Entro l’anno, altri 12 sa-ranno acquistati e messi a disposizionedei cittadini. La SAT, società partecipatadel Comune, presente all’incontro, haredatto e presentato il nuovo Pro-gramma d’Esercizio - approvato pochigiorni fa in Consiglio - ed ha citato, trale altre azioni amministrative, l’ipotesidella Zona a Traffico Limitato. Il centrostorico, oggi, ha tutti i mezzi e le poten-zialità per poter adoperarsi in tal senso.Posteggiare le auto nei parcheggi pub-blici ed usufruire del sistema di scalemobili gioverà a ciascuno di noi. Poche
storie: la sedentarietà e la pigrizia cheda sempre contraddistinguono i poten-tini, vuoi per il clima infelice, vuoi peril tessuto urbano e la non felice morfo-logia che certo non agevolano il con-cetto di passeggiata, vannoridimensionati e letti in chiave di mi-glioramento del benessere nostro edell’ambiente. Il centro storico non mo-rirà, rivivrà. Al bando le dietrologie, levoci di corridoio, il parlare senza cogni-zione di causa ed il malcontento diffusoed in certi casi ingiustificato. Mettia-moci a camminare, riduciamo i con-sumi, regaliamoci un’aria più pulita emagari agevoliamo il fisico a smaltire ela salute a guadagnarne. La ComunitàEuropea è chiaro quanto spinga in que-sta direzione: la sua voce si è sentita du-rante l’incontro attraverso profili eprogetti in itinere. Il programma LIFEfinanzia quelle azioni che contribui-scono alla promozione e all’attuazionedella politica e della legislazione incampo ambientale. Il progettoR.A.C.E.S. (Raising Awareness on Cli-mate and Energy Saving) intende edu-care sul tema del cambiamentoclimatico e sulle strategie da attuare, a
cominciare dalle famiglie equindi da un consumo più soste-nibile delle risorse ambientali.Presente anche Euro-net, asso-ciazione che, in linea con i deskdella Commissione Europea,mira a coinvolgere i giovaninella creazione di una Europa insintonia col cittadino. La gior-nata si è conclusa con un mo-mento di condivisionepartecipata che ha coinvolto ipartecipanti: l’Open Space Te-chnology (O.S.T.). Gruppi di la-voro, creatisi spontaneamente,hanno ipotizzato idee e solu-zioni per rendere più sostenibilel’impatto con la città. Si è di-scusso con complicità ci si èconfrontati con passione sor-prendente. Le idee partorite?Molte. La voglia di migliorare emigliorarci? C’è. Il bello è pro-varci e cominciare a cambiare.
Michela Di Palma
L’ambiente al centro di una giornata di
educazione al consumo rispettoso
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PULITI,MA SPORCHI
21 GENNAIO 2011
Ai tempi delle nostrenonne non c’erano tantiprodotti per la pulizia
della casa e per l’igiene della per-sona. Allora, le allergie eranoquasi del tutto sconosciute. Oggi,con l’era della tecnologia molti dinoi hanno grossi problemi, spessocon il cambio delle stagioni la sa-lute di molti è influenzata dalle al-lergie. E proprio le allergie sonostate causate, il più delle volte, dainostri comportamenti, dalle no-stre abitudini, dal nostro modo diavere la “sensazione di pulito” !Infatti, soprattutto quando in casaci sono bambini, ci si preoccupadella disinfezione della casa, deimobili, dei giochi e dei vestiti perbambini. E’ importante sapere chetipo di prodotti usiamo, per la pu-lizia, ma è necessaria una pre-messa sul livello di igiene che sitende a ricercare dentro e fuoricasa.Le mamme dovrebbero sapereche far vivere un bambino in unmondo sterile impedisce al pic-colo di produrre anticorpi e que-sto gli nuocerà da adulto.Per i biberon, fino a 8-9 mesi(massimo) è sufficiente lavarli colbicarbonato e bollirli per 10 mi-nuti. Dopo i 9 mesi si possono la-vare semplicemente con uncucchiaio di sale grosso, uno dibicarbonato e acqua calda, agi-tando qualche secondo. Se sonoparticolarmente sporchi si puòusare il detersivo fai da te o unbuon lavapiatti ecologico e poi ri-passarli col bicarbonato.I pannolini – per chi usa i lavabili(quasi nessuno) – si possono la-vare col percarbonato se di co-tone, col bicarbonato se sonosintetici. I giocattoli è sufficientelavarli col bicarbonato.La saliva è già un buon disinfet-tante, perché è alcalina (come isaponi, l’ammoniaca, la soda, ilbicarbonato). Nello stomaco,inoltre c’è un potente disinfet-tante: l’acido cloridrico (moltopiù forte dell’aceto). Quindi nelcorpo abbiamo già i nostri “disin-fettanti” naturali.L’utilizzo sistematico di disinfet-tanti aggressivi e nocivi in casacrea da un lato una sterilizzazioneassurda, e dall’altro un inquina-
mento chimico e distruttivo. Inoltre tantopiù sono aggressivi i prodotti disinfet-tanti, tanto più lasciano inquinamentotossico in casa. I nostri bambini toccanoe respirano queste sostanze portandoselein bocca. È un circolo vizioso.Queste sono le domande anamnesticheche i dermatologi rivolgono a chi ha pru-riti, secchezze, desquamazione al corpo:“quale e quanto detersivo viene usato?”. o in quale modo e misura usa ammorbi-dente e disinfettanti tossici? (basti pen-sare agli additivi igienizzanti usaticomunemente in lavatrice e in casa). Da ultimo, è sconcertante assistere ognigiorno allo spettacolo di genitori preoc-cupati che, mentre riversano in casa enell’ambiente candeggina, ammoniaca,detergenti di sintesi, polveri, spray, ver-nici, additivi – e chi più ne ha più nemetta – affermano preoccupati: “Che fu-turo avranno mai i nostri figli?”. Il futuroche stiamo contribuendo a creare!LA PULIZIA QUOTIDIA�A è ilprimo trattamento anti germi e batteri: senon lasciamo accumulare lo sporco, i bat-
teri semplicemente non proliferano oltremisura.ACQUA OSSIGE�ATA. Come ab-biamo già visto, è un disinfettante univer-sale, ecologico e senza controindicazioni,tanto che viene usata per potabilizzarel’acqua degli acquedotti. Ha moltepliciusi, dalla disinfezione della persona aquella di stoviglie e sanitari.BICARBO�ATO. Il bicarbonato ha unpotere igienizzante variabile a secondadella concentrazione con cui viene di-luito in acqua.ACETO E ACIDO CITRICO. Aceto eacido citrico, miscelati, igienizzano. Ilmotivo è legato al grado di acidità o al-calinità dell’ambiente (pH). I valori delpH vanno da 1 a 14. Il valore 7 indica laneutralità; un numero inferiore a 7 indicaacidità, superiore a 7 basicità o alcalinità.I batteri più comuni vivono bene in un in-tervallo di pH attorno alla neutralità, di-ciamo tra 4,5 e 10, in un ambiente dadebolmente acido a debolmente alcalino.Oltre, questi valori non sopravvivono.Utilizzando un acido molto forte (infe-
L’utilizzo dei disinfettanti crea
da un lato una sterilizzazione assurda,
dall’altro un inquinamento chimico e distruttivo
TrenoRocky
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riore a 4,5) o un alcale moltoforte (superiore a 10) si altera ilpH in cui vivono i batteri, quindisi sterilizza. Né l’aceto né l’acidocitrico sono così forti, per cui dasoli non hanno un buon effettosterilizzante, ma miscelati sì, per-ché il pH diminuisce: si poten-ziano a vicenda. Per unasoluzione molto concentrata siconsiglia di mescolare in partiuguali aceto e acido citrico al20%.PERCARBO�ATO. Libera os-sigeno già a 40° in lavatrice, igie-nizza i capi anche in ammollo.Igienizza anche stoviglie e og-getti d’uso. Si può aggiungere aldetersivo per lavastoviglie perigienizzare sia le stoviglie che lalavapiatti.TEA TREE OIL. Propriamentechiamato “olio essenziale di me-laleuca”, è battericida e antimi-cotico. Lo si può usare discioltonegli spruzzatori che prepariamo.Il Tea tree oil si emulsiona in al-cool, quindi va bene nella ricettadel pulitutto ecologico a spruzza-tore che prevede alcool, acqua,olio essenziale, biodetersivo perpiatti. Oppure, solo per disinfet-tare, si prepara lo stesso spruzza-tore senza aggiungere ildetersivo.Il VAPORE. Disinfetta, cosìcome la semplice ACQUA
BOLLE�TE.
Il SOLE. È antibatterico, nelcaso ovviamente si abbia la for-tuna di vivere in un ambientesano.TEMPO DI POSA: Il tempo èindispensabile per l’aspetto igie-nico: molti disinfettanti hanno bi-sogno di qualche minuto peragire.Se ancora non siete convinti chequesti sistemi possano garantirela disinfezione di cui sentite il bi-sogno, potreste prendere in con-siderazione l’idea di usarli, senzaabbandonare del tutto i vostri so-liti disinfettanti. �on scartate il
metodo; integratelo, se potete.Soprattutto, cercate di alternare ivari prodotti disinfettanti, inmodo da non sviluppare ceppi dibatteri resistenti.
21 GENNAIO 2011
LE TURBOLENZE DEL PD
PD LO�TA�O DAI SI�DACI
Secca precisa, disarmante:“Questa Direzione è un’altramano andata a vuoto. �oi vi-viamo su un altro pianeta, fati-chiamo a decodificare questigeroglifici romani …”. È la defi-nizione espressa dal sindaco diBari, Michele Emiliano, relativa-mente alla seduta della DirezioneNazionale del suo Partito Demo-cratico, svoltosi a Roma, chesembra abbia deciso di allonta-nare i Sindaci dal proprio conte-sto. Trova conferma nella rabbiaespressa dal sindaco di Torino,Sergio Chiamparino, il quale haannunciato che “dentro questopartito ci sono Sindaci e Ammi-nistratori che bene o male, qual-cuno da cinque, altri da diecianni o più, godono della fiduciadei cittadini e non scendono maisotto il 60% nella popolarità. Enessuno sente il bisogno di con-sultarci non dico di persona maneanche per telefono”. La mu-sica l’ha compresa bene MatteoRenzi, il famoso “rottamatore”sindaco di Firenze che, dopo unabreve comparsata in Direzione,ha preferito andarsene da GianniLetta a Palazzo Chigi, per fir-mare un protocollo d’intesa Co-mune - Ministero sui beniculturali, tanto che alla fine haesclamato: “Se finisce così, chie-derò visita ad Arcore ognimese”.RISCHIO SCISSIO�E
Non per caso abbiamo riportatoqueste tre citazioni dei Sindaci disinistra: sono la prova evidentedel malumore esistente nel PD,dove il rischio scissione è statosolo allontanato. Per compren-dere il perché di questa condi-zione drammatica, occorre che sisappia che nel PD il collante del-l’anti berlusconismo non bastapiù a tenere insieme le due animein cui è diviso il partito. Dovesono divisi su tutto, ma soprat-tutto sulla strategia per battere ilcentro - destra. C’è infatti ilgruppo Veltroni. Chiamparinoche punta alla maggioranza rela-tiva e per raggiungerla vorrebbeallargare il bacino elettorale, pe-scando voti nell’area dei Mode-rati. In contrapposizione
troviamo il gruppo Bersani - D’Alemache mira a recuperare i fans di Vendolae gli antagonisti di sinistra, trattandopoi un’alleanza di governo col centrodi Casini, in una riedizione aggiornatadel compromesso storico. Per com-prendere appieno quale solco separi idue fronti contrapposti, basta leggereciò che ha dichiarato un dirigente da-lemiano, soddisfatto della prova mu-scolare che ha consentito a Bersani dirafforzarsi, al termine della Direzione:“Con Fioroni che ci spara addossoogni due per tre, con Gentiloni checommissiona sondaggi per vederequanto prenderebbe un loro partito econ Veltroni che prepara il LingottoDue, è giusto fargli capire che se vo-gliono proprio andarsene, nessuno sioppone …”. U� PUGILE SUO�ATO
Con un Segretario Nazionale che piùtempo passa più dimostra di andare ingiro come un pugile suonato, il PartitoDemocratico si trova ora con l’animosospeso rivolto tuttavia verso il 23
gennaio: lo stesso Bersani si è dichia-rato “molto preoccupato” dall’inizia-tiva annunciata da Veltroni al Lingotto,dove farà esplodere tutta la sua forzainterna e il suo pensiero su un’attualecondizione del partito, ma, soprattutto,la direzione che prenderà Veltroni neiconfronti dei suoi avversari. Sarà quasicertamente al Lingotto che si saprà diche morte morirà il Partito Democra-tico, che in questo momento resta incoma irreversibile. L’onda lunga diMarchionne ha sventrato l’anima sto-rica della sinistra. La bioetica è unaspina sotto i piedi. I rottamatori ri-schiano di rottamarsi tra di loro eD’Alema si è scoperto un cuore daviaggiatore d’alto bordo. Non esistonocome opposizione, non hanno il corag-gio di andare alle elezioni, hanno rin-negato le primarie e c’è il rischio cheun extraparlamentare con l’orecchinocome Vendola se li mangi tutti, coloniz-zando il partito: perché oggi il PD è unlimbo, un luogo politico rarefatto, vir-tuale.
COMU�ISTI DA U� LATO,
DEMOCRISTIA�I DALL’AL-
TRO
Tutto ciò perché il tentativo di unireex comunisti ed ex democristiani èdel tutto fallito: a sinistra non c’èaltro che un gruppetto di vassallisempre pronti a pungolarsi allespalle. Doveva essere l’ultimo ap-prodo, la meta finale dopo i passaggipiù o meno indefiniti di PDS, DS,ULIVO, UNIONE e cose varie. Do-veva essere la sublimazione delcompromesso storico. I post demo-cristiani orfani di Martinazzoli inne-stati sulla quercia post comunista.L’operazione non è riuscita. La ra-dice era già morta. E quindi, i comu-nisti sono rimasti comunisti, idemocristiani sono rimasti democri-stiani, tutti con la loro identità ini-ziale, uniti solo dalla sete di poteree di ricchezza di ogni ordine e gradoe da un sentimento di odio nei con-fronti di Berlusconi
Saro Zappacosta
I Sindaci e gli amministratori di centro sinistra
prendono le distanze
6
Dall’ alto in basso (in senso
orario) Bersani,Fioroni,MatteoRenzi e
Gentilonii
I numeri danno ragioneal centrodestra
21 GENNAIO 2011
Secondo il direttore del Riformista, Antonio Polito, “la destra rivolterà la vecchia Italia come un calzino” e “la sinistra si troverò co-munque a governare un giorno un’Italia più moderna, alla cui modernità dovrà adeguarsi”. Lasciare il lavoro difficile agli altri per poisfruttare i benefici, un po’ come è accaduto con la ripresina 2006-2007 che in Italia è morta sotto i colpi fiscali di Fisco. D’altronde, è
noto, i Bersani, i D’Alema, i Veltroni, i Vendola abusano della parola “riforma” e sono molto più affezionati al passato di quanto non sicreda. Ed ecco perché un ex parlamentare di sinistra, direttore di un quotidiano di sinistra, nella sua onestà intellettuale, alla fine non puòdire che la verità. D’altronde, al di là delle parole, ci sono i fatti, sui quali, lo sapete meglio di noi, non è possibile scagliare schizzi di fango,secondo una teoria tanto cara alla sinistra italiana. Leggete i risultati di un parallelo, elaborato da “Il Giornale” che vi riproduciamo. Sievince che la destra fino ad oggi ha battuto la sinistra 46 a 10: tra riforme, codici e discipline non vi è paragone. I governi del fare si sonodimostrati nei fatti. Altrettanto le parole al vento della sinistra.
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Tante le leggi (46 su 56)
approvate dai governi di Berlusconi
dal 1994 - 2010
21 GENNAIO 2011
Più trasparenzasul petrolio
Dallo scenario politico lu-cano, deprimente esenza spinta morale ed
ideale, improvvisamente spuntaun elemento positivo: maggio-ranza e opposizione, dinanzi airischi che si proiettano sul fu-turo, sono riusciti a trovare spazidi confronto per perseguireobiettivi comuni.Fatto positivo, che dopo setti-mane grigie ma dense di velenoa causa di provvedimenti giudi-ziari che hanno lasciato il segno,improvvisamente mette in motoun meccanismo dietro il quale sinasconde un quadro di iniziativee prese di posizione politiche,che evidenzia una verità storicaincontestabile: è iniziata la sca-lata alla poltrona di Presidentedella Giunta Regionale. Se, in-fatti, dovesse cadere il governoBerlusconi, con il conseguentescioglimento delle Camere,anche in Basilicata potrebbeesplodere il terremoto di candi-dature per camera e senato e nonè da escludere che Vito De Fi-lippo, attuale Presidente dellaRegione, stanco di amministrareuna regione senza prospettivedecida di voler provare come sivive da Deputato o da Senatore.Altrettanto dicasi del Presidentedel Consiglio Comunale, Vin-cenzo Folino. Indipendente-mente dalle aspirazioni dei duePresidenti, c’è già un fermentopolitico notevole, poiché i pre-tendenti alla massima caricasono molti.CAUSE ED EFFETTI
Diciamolo subito: la scelta finaledipenderà da due fattori precisi.Il primo è legato alla sorte delPartito Democratico – sull’orlodi una scissione – dal cui esito sivedrà quale corrente è maggiori-taria. Se di origine marxista o diorigine cattolica. È un discorsoche capiremo subito. Quandocioè si comprenderà la fine omeno del governo Berlusconi. Ilsecondo fattore è legato allasorte del Terzo Polo, alla suaforza elettorale e, di conse-guenza, dalla definizione dei rap-porti interni tra UDC, FLI, API eMPA a livello nazionale, conl’aggiunta dei DEC e dei Popo-
lari a livello locale. Un discorso incorso di evoluzione, quindi, per cuinon ci resta che parlare dei Presidentie candidati in pectore, espressione divarie generazioni. Per agevolarci ilcompito, partiamo da chi, nell’ultimagenerazione, potrebbe avere i requisitiper aspirare alla massima carica,fermo restante il nostro obiettivo ditrattare l’argomento candidati in variepuntate. Sono due, secondo noi, chenella generazione più giovane avreb-bero qualche possibilità per puntare inalto: Piero Lacorazza e Vito Santar-siero, marxista il primo, cattolico il se-condo. E vediamo il perché.POLITICA DI SACRIFICI
L’attuale Presidente della Provincia diPotenza è diventato un politico intra-prendente nel piano amministrativo.Ha compreso perfettamente che la pre-senza dell’Ente nella dinamica sociale dipende dalle sue iniziative e che i suc-cessi che la Provincia otterrà, automa-ticamente faranno emergere la suaimmagine politica. Il Presidente Laco-razza, infatti, ha superato il periodo diiniziazione alle vicende amministra-tive nel migliore dei modi, affrontandola fase di crisi economica che investegli Enti Locali con una politica di sa-crificio e di reale assestamento. Nes-suna politica allegra, in poche parole,ma tanta saggezza tremontiana, senzascossoni, con giusto equilibrio. Hafatto tesoro della sua esperienza pura-mente politica e ha compreso che una
politica isolata nel ricordo della sua sto-ria è un organismo inutile, per cui stacreando la premessa per l’inserimentodell’Ente nella nuova dinamica econo-mica e sociale. IL MESSAGGIO DI LACORAZZA
Constatando che la crisi incalza, si è in-serito nel confronto che vede oggi mag-gioranza e opposizione dialogare sulleroyalties derivanti dal petrolio lucanoe, con l’obiettivo preciso di ottenere perl’Amministrazione Provinciale unruolo rilevante, ha alzato la voce e hachiesto un processo di sinergia tra laRegione e la Provincia. In poche pa-role, ha ripescato il vecchio concettodelle deleghe regionali – che per moltiPresidenti ha rappresentato uno scoglioinsormontabile – e cerca di trasfor-marlo in una leva politica utile all’Entedi Picardi, di Verrastro e di Lapenta. Losi comprende da una sua richiesta alpresidente Vito De Filippo, dove pre-cisa che “il dibattito aperto dall’utilizzodelle royalties petrolifere per garantire,nel bilancio regionale, servizi che altri-menti sarebbero messi a serio rischiodall’imponente taglio dei trasferimentistatali, ha fatto emergere la necessità diun confronto interistituzionale con co-muni, comunità, organizzazioni socialie datoriali, per fare una ampia valuta-zione sull’area della Val d’Agri, in cuiinsiste la coltivazione di idrocarburi”.U�A MUSICA PER TUTTA
L’ORCHESTRA
Piero Lacorazza suona la carica, quindi.
E lo fa in maniera elegante ed altrui-sta. Non solo per la sua Provincia,ma lancia un messaggio ai comuni ea quanti hanno diritto a esprimereuna parola utile a creare un effettivorisveglio economico e sociale dellaBasilicata. Ed è giusto che sia così.È valida l’apertura del Presidentedella Provincia di Potenza perché, sefino ad oggi si è contestata la sceltafatta in passato dai responsabili diturno perché i proventi del petrolioson stati appannaggio di poche strut-ture e non del popolo lucano, ora –sembra dire Lacorazza – la musicadeve essere suonata per tutta l’or-chestra e non solo per i direttori. Ini-ziativa elegante ed altruista, pertanto, ricca di contenuti, perché, tral’altro, Lacorazza detta anche lalinea da seguire. Il Presidente, in-fatti, ritiene opportuno localizzare ildibattito su alcuni nodi fondamen-tali: dalle iniziative di ConfindustriaBasilicata che ha promosso il “con-tratto di rete” tra le imprese percompetere nell’ambito degli appaltie dell’indotto petrolifero, fino alleopportunità che potrebbero derivare,per le nuove generazioni, dallaScuola di Alta Formazione – annun-ciata da Assomineraria – per prepa-rare personale specializzato,secondo le esigenze delle imprese eprofili professionali adeguati al mer-cato. COI�VOLGERE
L’OPPOSIZIO�E PER U�A
BATTAGLIA EPOCALE
Ovvia conclusione. Il Presidentedella Provincia può dar corso ad unabattaglia epocale di ordine ammini-strativo – politico. Ha bisogno diamici ed alleati. Considerato che ildiscorso sui proventi del petrolio èstato iniziato da Vito De Filippo eGuido Viceconte, riteniamo giustoche Piero Lacorazza chieda ed ot-tenga l’appoggio e la collaborazionedel leader della sua opposizioneconsiliare, Aurelio Pace. Insieme co-stituiscono una forza; divisi, invece,si fa il gioco degli altri. L’unità fa laforza, facendo aprire molte strade,ivi compresa quella che un domaniapre le porte della massima caricaregionale. Quanto a Vito Santar-siero, tra sette giorni ne parleremo.
Saro Zappacosta
Serve anche il coinvolgimento
dell’opposizione
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Il Presidente della Provincia
chiede un confronto sui proventi
delle royalties.
CHI SONO I VERI COLPEVOLIDELLA VERGOGNA NAZIONALE
21 GENNAIO 2011
Tutti gridano allo sdegno,
allo scandalo, alla vergo-
gna nazionale. La Sinistra,
il Centro ed anche i fuoriusciti -
traditori di Futuro e Libertà, pre-
tendono (come ormai da ben 17
anni taluni e da qualche mese
altri) le immediate dimissioni del
Premier, soltanto perché una fran-
gia di magistratura notoriamente
intenzionata ad abbatterlo politi-
camente mediante strumentali ac-
cuse dei più inverosimili reati (da
quello di mafia a cospiratore del
sistema costituzionale, da grande
corruttore ad evasore fiscale,
ecc,), non avendo più nulla da im-
maginare lo ha sottoposto in que-
sti giorni ad un’indagine
giudiziaria a dir poco risibile,
sconcertante ed ingiustificata
sotto ogni profilo.
E’ la solita Procura di Mi-
lano che da decenni le
tenta di tutte, senza peral-
tro riuscirvi nonostante i ben 22
processi contro di lui intentati, per
eliminare un concorrente sco-
modo, ingombrante e “perico-
loso” come Silvio Berlusconi,
poiché è lui che, incarnando ide-
almente l’esigenza del Paese di
pervenire ad una radicale, più
equa e moderna riforma del si-
stema giudiziario italiano, mina
alla base i loro consolidati privi-
legi di casta intoccabile, unica nel
nostro attuale ordinamento a non
rispondere ad alcun altro organo
costituzionale se non a sé stessa.
Aparte il miserevole e pie-
toso coro di elogio di
questa, per fortuna, “setta
minimale” di magistratura da
parte delle vecchie e nuove oppo-
sizioni e di opinionisti e commen-
tatori votati per convinzione o per
interessi personali alla sempre più
viscerale e bellicosa causa “anti-
berlusconiana”, la maggioranza
della Nazione è ancora salda-
mente solidale e stretta intorno
alla figura del Cavaliere.
Molti giornali di parte
strumentalizzano i titoli
di testate internazionali
che al riguardo riempiono le loro
prime pagine, negando, però, che
nella loro quasi totalità emerge lo
sconcerto per l’uso improprio e
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devastante che, solo in Italia, viene fatto
della giustizia per denigrare, stroncare e
distruggere un Primo Ministro eletto de-
mocraticamente dal popolo. Un pool di
giudici ben noti agli italiani ed anche alla
stampa mondiale che, agendo contro ogni
legge e regolamento, stracciando le più
elementari norme della correttezza com-
portamentale, del reciproco rispetto e
della leale collaborazione fra i poteri dello
Stato, non esita di ricorrere a deprecabili
mezzi al limite dell’eversione per incri-
minare l’odiato “Silvio Nazionale” con
accuse inesistenti, inventate di sana
pianta. Non vi è stata, infatti, alcuna con-
cussione nei confronti del Questore di
Milano e al riguardo vi è la diretta testi-
monianza dell’interessato e la stessa ar-
chiviazione del caso fatta a suo tempo
proprio dal Presidente del Tribunale mi-
lanese, Edmondo Bruti Liberati, secondo
cui sul caso Berlusconi-Minetti-Ruby del
maggio 2010 alla Questura di Milano
“non c’era nulla da indagare circa gli
ineccepibili comportamenti dei diversi
protagonisti della vicenda”, salvo il cla-
moroso ed incomprensibile retromarcia
della Procura. Una clava letale strana-
mente accantonata e tenuta “al fresco”
dalla Procura di Milano, per adoperarla
tempestivamente, quasi come una bomba
ad orologeria, dopo che il Leader del
Centrodestra avesse superato, a dir poco
inaspettatamente, sia la fiducia alla Ca-
mera del 14 dicembre scorso, che la re-
cente approvazione, seppur parziale, della
Corte Costituzionale sulla norma relativa
al legittimo impedimento.
Eciò diventa ancora più strana-
mente sospetto se si considera che
non vi è stato alcun favoreggia-
mento o pratica di prostituzione minorile,
in primo luogo perché smentito davanti
agli stessi magistrati dalla minorenne ma-
rocchina Ruby, e soprattutto perché non
vi è lo straccio di una prova in merito: sol-
tanto illazioni, supposizioni e ipotesi di
persone estranee ai fatti e a loro “carpite”
con un inaudito sistema a strascico di in-
tercettazioni telefoniche, che non dimo-
stra nulla ma getta soltanto fango gratuito
e pretestuoso contro il Capo di un Go-
verno legittimamente costituito.
Gli antiberlusconiani di vecchia e
nuova cordata, dimentichi delle
più semplici ed elementari norme
delle garanzie costituzionali, secondo cui
ogni indagato deve ritenersi innocente
fino al terzo, definitivo e ultimo grado di
giudizio, si esaltano nel collettivo delirio
della tanto inappellabile quanto impropo-
nibile crocifissione di Berlusconi, per li-
berarsi di lui nel modo sicuramente più
comodo, sbrigativo e sommario, ma cer-
tamente più antidemocratico, impopolare
ed anticostituzionale nella storia repub-
blicana del nostro Paese.
Si fa anche spregevole e facile ironia
sulle donazioni in denaro ed in
altre forme che il Premier elargisce
“con i suoi soldi” a persone bisognose o,
comunque, appartenenti alla sua cerchia
di amicizie e conoscenze, ma ipocrita-
mente si tace sull’ingente sperpero di ri-
sorse statali e sui milioni di euro del
pubblico erario, e quindi di tutti i contri-
buenti, che certa magistratura impiega per
intercettare, spiare e perseguitare centi-
naia di ignari ed onesti cittadini, soltanto
nel malsano intento di frodare qualche
punto in proprio favore nella spietata
guerra aperta nei confronti del loro “giu-
rato nemico numero uno” Silvio Berlu-
sconi.
Questo è lo scandalo. Que-
sta è la vergogna. Questo
è il paradosso. Questo è
il conflitto di interessi. Questa è
la cancrena che mima ed alimenta
il già delicato, difficile ed infuo-
cato sistema politico, giuridico ed
istituzionale italiano.
Berlusconi non demorda,
vada avanti, risolva le
tante ed ataviche iniquità
della situazione nazionale (ri-
forme economiche, fiscali e giu-
diziarie in testa) e il corpo
elettorale continuerà a premiarlo
e ad affidargli il governo del
Paese, al di là di chiacchiere, pet-
tegolezzi e invenzioni, destinate a
restare senza esiti plausibili (vedi
Daddario, Noemi Letizia, ecc.),
seppur magistralmente condite
del rozzo e godereccio erotismo
del buco della serratura e del
morboso interesse delle mutande
altrui.
Acaso risolto, se il Cava-
liere dovesse risultare
colpevole (cosa del tutto
inverosimile ed improbabile) sarà
costretto a lasciare, ma i giudici e
i magistrati inquirenti qualora do-
vessero risultare fallaci, mendaci
e fondamentalmente inattendibili
e di parte, resteranno, come fi-
nora purtroppo è avvenuto, ad oc-
cupare le loro laute cariche,
sperperando pubblico denaro e
mettendo irresponsabilmente a
repentaglio la dignità, la credibi-
lità e l’onore del Presidente del
Consiglio e di qualsiasi altra sem-
plice persona incappata per sba-
glio o volutamente sotto le maglie
di una giustizia ingiusta, fuor-
viante e tutta avvinghiata su se
stessa?
Dovrebbero essere loro, in
tal caso, a dimettersi, a
lasciare le poltrone e a…
cambiare mestiere!
Emilio D’Andrea
21 GENNAIO 2011
Un protagonistadell’ Unità d’Italia
Lunedì 17 gennaio è statopresentato il libro di Fran-cesco Perri nella sala Con-
siliare provinciale di Potenza daltitolo “PASQUALE SCURA, Pro-tagonista dell’Unità d’Italia. Lasua vita attraverso i documenti”.“�on sono né uno storico né unoscrittore ma un ricercatore lo-cale”, così il prof. Francesco Perridurante l’atteso incontro per lapresentazione della sua ricerca sto-rica su Pasquale Scura e l’Unitàd’Italia. Il prof. Francesco Perri,già sindaco di Vaccarizzo Alba-nese e co-fondatore del Circoloculturale “Pasquale Scura” nel1970, ha svolto l’attività di inse-gnante per oltre trent’anni, durantei quali ha maturato e perfezionatouna sua passione: la ricerca, intesacome studio dei fatti, degli eventiattraverso il documento, la fonteoriginaria. In un’accogliente e gre-mita sala convegni, messa a dispo-sizione dall’AmministrazioneComunale di Vaccarizzo Albanese,e grazie all’ausilio logistico del-
l’associazione A.S. Promotion di Vacca-rizzo A., il prof. Perri ha descritto un pe-riodo storico essenziale per il processodell’Unità d’Italia. Attraverso PasqualeScura, figura emblematica della culturaArbëresh, Perri indica un nuovo solco sulterreno del dibattito in corso per le cele-brazioni del 150° anniversario dell’Unitàd’Italia; restituisce dignità e responsabilitàpolitiche agli intellettuali calabresi chehanno assunto incarichi nel governo gari-baldino del mezzogiorno. Ma, soprattutto,offre l’opportunità di dibattere, grazie al-l’ausilio del prezioso materiale che mettea disposizione, con ricchezza di particolarie di non poche novità, temi e problemati-
che che legano, in modo imprescindi-bile, le vicende risorgimentali e la storiadel Sud. Pasquale Scura, nato a Vacca-rizzo Albanese nel 1791, comune nelquale ha trascorso anche i periodi piùdrammatici della sua esistenza, è scom-parso nel 1868 in Napoli. È stato abileed equilibrato giurista prima di assu-mere l’incarico di Guardasigilli nel Go-verno di Giuseppe Garibaldi Dittatoredell’Italia meridionale. Scura, uomod’illuminato pensiero, ha sostenuto,con vigore, l’idea concreta di promuo-vere il Plebiscito del 1860. Infatti, fu lostesso Garibaldi a invitare PasqualeScura a redigere e siglare l’importanteDocumento. “Pasquale Scura, protago-nista dell’Unità d’Italia”, edito dallaeditrice Lepisma, è il titolo del libro sucui il poeta Dante Maffia ha siglato unastimolante dedica in chiave aforistica.Il lavoro di Perri è un documento sto-rico ricco di atti ufficiali utili agli stu-diosi, ma anche ai semplici lettori, chehanno l’opportunità di scoprire – o ri-scoprire - la carriera professionale e lavita irta di ostacoli dell’eclettico Scura.Attraverso le varie fonti, Perri docu-
menta il ruolo nazionale dell’intellet-tuale meridionale, in particolarequando ripercorre il periodo di esilioche Scura deve subire a causa di con-giure governative, ad opera di Ferdi-nando II. Tematiche che sono statiargomenti per gli acuti interventi deirelatori, il Prof. Franco Joele Pace, ilPreside Prof. Gennaro Mercoglianoe del sindaco A. Marino. Aspetti que-sti che, unitamente ad una accortaanalisi del contesto socio - econo-mico della Calabria del tempo,hanno sviluppato un interessante di-battito, animato, in particolare, dagliinterventi del Prof. Franco Altimari,dell’On. Cesare Marini, dell’Asses-sore Provinciale di Campobasso Ni-cola Occhionero, nonché dalMagistrato Francesco Minisci. I pre-senti hanno, infine, espresso apprez-zamento per il faticoso lavoro delprof. Francesco Perri, che consegnaai suoi concittadini (e non solo) unamole notevole di atti, premessa perfuture ricerche
Presentato a Potenza
il libro su Pasquale Scura
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Francesco Perri Pasquale Scura
21 GENNAIO 2011
VUOTO POLITICO NEL PDL POTENTINO
La grana fatta esplodere daiconsiglieri comunali di Po-tenza, Antonino Imbesi e
�icola Becce, al di là delle ovviepolemiche che ha creato nelgruppo di opposizione, ha deter-minato le premesse per una consi-derazione di fondo: nel Popolodella Libertà di Basilicata c’è uncaos indescrivibile e, al tempostesso, assurdo e controprodu-cente. I due “moschettieri”, un belmattino convocano una confe-renza stampa e comunicano diaver rotto con Peppino Molinari,non riconoscendo più la sua lea-dership di coordinatore dell’inter-gruppo di opposizione. Senzaentrare nel merito della motiva-zione alla base della frattura, di-ciamo subito che in una vicendapolitica come questa, in confe-renza stampa accanto ad Imbesi eBecce doveva esserci anche il Se-gretario cittadino o, al limite, vistala serietà delle motivazioni in con-flitto, il Segretario provinciale. In-vece c’erano solo i due
“moschettieri” che, incuranti del vuotopolitico esistente all’interno del PDL, dasemplici e attivi consiglieri comunali, sisono trasformati automaticamente in Se-gretari Cittadino e Provinciale. Figuresimpatiche e di rilievo politico, quelle diImbesi eBecce, perchéin perfetto stileberlusconianosi sono trasfor-mati in una“triplice en-tità”, ricor-dando almondo politicolucano che,quando in unpartito che do-vrebbe essere serio, ci sono spazi vuoti,mancanza di coordinamento e assenza diguide autorevoli, trasformarsi in una tri-plice entità è il minimo che possa acca-dere, perché chi è stato eletto dai proprielettori è a costoro che bisogna dar contodella propria azione consiliare, fregando-sene amaramente dell’assenza di un Se-gretario cittadino o di quello provinciale;
assenti ingiustificati ed è, quindi, ne-cessario dimostrare a tutti che quandosi è consigliere si risponde solo al pro-prio elettorato. Il Popolo della Libertàè un partito sui generis. Perché tutto è,tranne nel partito politico. Chiediamo
molto sevogliamos a p e r echi è ilSegreta-rio citta-d i n o ,o p p u r eq u e s t ac a r i c apolitica èsenza chidovrebbe
occuparla? E se è vuota, perché èvuota? E se è vuota, qual è il dirigentedi partito che dovrebbe colmare questovuoto? La logica statutaria vorrebbeche tale compito debba toccare al Se-gretario provinciale; vale a dire Anto-nio Tisci. In merito a questopersonaggio c’è da chiedere: comeonora il suo mandato? Perché è as-
sente? Forse perché anche lui è ri-masto intontito dalla scissione fi-niana e non sa che pesci prendere?Interrogativi a parte, rimane unagrossa realtà: il PDL lucano faacqua da tutte le parti, si naviga avista, la struttura dirigenziale è asfit-tica. Solo chi possiede una grandefede, riesce a rimanere a galla e, purdi rimediare agli errori altrui, a voltesembra occupare il vuoto lasciato daaltri. È il caso di Gianni Rosa, cheda Vicario Coordinatore regionale, èstato l’unico a difendere, con un co-municato stampa, Imbesi e Becce,evidenziando la loro coerenza, con-validando e legittimando la loroazione politica. Comunque sia, at-tendiamo risposte: diteci chi è il Se-gretario cittadino e, ove nonesistesse, diteci come si risolverà ilproblema del vuoto politico che ca-ratterizza il PDL del capoluogo.
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Saro Zappacosta
“Promuovere l’Inno di Mameli al rango di inno nazionale con una pro-posta di legge costituzionale che parte dalla Basilicata va ascritta alpresidente De Filippo ed al consiglio regionale per il potere di inizia-tiva legislativa ma la “spinta patriottica” ad elevare il Canto degli ita-liani a momento solenne in occasione dell’assise comunale - e nonsolo - risale a circa un anno e mezzo fa per effetto di una mia mo-zione che trovò larghissima condivisione ma che poi fu accantonata”.Il consigliere al comune di Potenza Nicola Becce (Pdl) auspica chel’iniziativa della Basilicata vada a buon fine e che finalmente – dopoche da oltre 160 anni lo è per consuetudine ma non per legge – al-l’Inno di Mameli in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia vengadato il giusto riconoscimento. Il momento storico d’altronde è parti-colare – ricorda Becce - e rende il richiamo ai valori dell’identità na-zionale e della patria ancora più forti. Come il tricolore, l’Innorappresenta l’elemento distintivo e qualificante nel quale tutti gli ita-liani, a prescindere dalla regione di appartenenza, si riconoscono.“Fratelli d’Italia” non è né di destra né di sinistra e mai come in questomomento sarebbe opportuno esportarlo anche in altre sedi istituzio-nali. In quest’ottica rilancio l’idea di eseguirlo – come chiesi nel 2009- prima delle sedute del consiglio (precedendo l’appello nominale) ri-cordando che in quanto simbolo dell’unità nazionale e dell’identitàstorica collettiva va “vissuto”. Sarebbe un modo per rendere solennel’apertura dei lavori e ricordare a tutti i consiglieri – anche a chi neigiorni scorsi ha fatto facile ironia - che in aula si lavora per il benecomune”.
APPELLO PER L’INNO NAZIONALE
Chi è il segretario
cittadino?
21 GENNAIO 2011
DIAMOCI UN TAGLIO
La moda si vede dai capelli!
Un po’ come dire che il
buongiorno si vede dal
mattino. Sebbene il tempo, sembri
volgere ad inclemenza, la nostra
mente si proietta già verso oniriche
spiagge, lunghe passeggiate al-
l’aria aperta. Occasioni per sfog-
giare con grande orgoglio un
rinnovato stile. Dunque, una bella
stagione all’insegna di un rilancio
e della distinzione.
Abbiamo ascoltato Mario e Jiva,
noti consulenti d’immagine e coif-
feux del capoluogo potentino, che
raccontano le trepidanti novità che
delizieranno i gusti dei più esigenti
ma, anche, dei più morigerati e tra-
dizionalisti.
Siamo lieti di ospitarvi nella no-
stra rubrica che già da tempo
snocciola ai nostri lettori gusti e
tendenze. A cosa assisteremo
nella prossima stagione? Cosa
bolle in pentola?
Facciamoci trovare pronte! Can-celliamo via il grigio dagli abitidai capelli e rinfreschiamo il no-stro make-up, lasciamoci avvol-gere dal “colore”. Infatti, per laprossima stagione tornano gliabiti coloratissimi con gusto et-nico degli anni “70”, cosi comele acconciature, che non sarannopiù lisce ma morbide, mosse, fin-
tamente disordinate, illuminate da coloricaldi e dorati, con sfumature e sovrappo-sizioni per dare movimento e sensualità.Per le più giovani le lunghe chiome la-sciate libere e “soft” si impreziosisconocon un accessorio “cult” di ispirazionehippie fatto di treccine in pelle o di lamèche sta tornando prepotentemente di granmoda. Sul RedCarpet poi si èvisto anche ilritorno ad unmust dellabella epoqueanni “20”, lepiume, chepossono essereun vezzo nelleacconciatureda sera, co-munque all’in-segna della pulizia , semplicità e eleganzaminimal, come ci hanno anticipato la Her-zigova e la Knightley. Ma come hanno giàosato da molte attrici di hollywood tor-nano i corti, spiritosi, chic, puntandomolto su nuance personalizzate che valo-rizzano l’incarnato, gli occhi dando fre-schezza e slancio, molta sensualità allenuche lasciate libere, ma molto femminili,con ciuffi frangia che possono essere ge-stiti facilmente a seconda della propriaespressione del momento. Anche il make-up è colorato con toni caldi dell’oro,pesca, arancio ma con una particolare at-
tenzione alla base che deve essere per-fetta. Una sferzata di energia anche per le
spose?
Certo. Sfoggeranno i propri abiti inperfetto stile bucolico, easy ma altempo stesso fresco e sofisticato e, per-ché no, con un pizzico di voglia di stu-
p i r e !S e n z atanti ac-c e s s o r isolo po-chissimip u n t iluce om o l l e t -tine dis t r a s s ,c a p e l l iraccolti
o lasciati liberi, fintamente disordinati,ma accuratamente disposti per un ef-fetto fresco , elegante e chic ma senzaforzature o costruzioni eccessive ma il-luminati da colori morbidi come cache-mire. Accessorio importantissimo chetorna sempre più spesso è il velo .Lungo, corto lavorato o impalpabile,comunque non può mancare. Il visodella sposa sarà luminosissimo con co-lori che vanno dal pesca all’oro ai rossiterra, ma anche i pastello, per la boccatanta trasparenza colori naturali conluminosità appena accennate nei toni
del rosa pallido, cornice importantele sopracciglia che saranno curatis-sime e ben disegnate. La par condicio impone di rispet-
tare le “quote azzurre”. Cosa ci
dite dei nostri aitanti bronzi di
riace?
A questo punto non possiamo dimen-ticarci dei nostri uomini, anche perloro tornano le icone del passato macon linee e tagli moderni. Giaccamonopetto e doppiopetto ma piùcorte nei colori classici o colori equadri anni “70” tra chic e new ca-sual, il ritorno del fustagno insommasportivo e non ma con un pizzico dinarcisismo in più. Le teste avrannotagli geometrici con ispirazioni fem-minili, per i più giovani lunghezzemedie leggere e morbide a coprireparte del viso, oppure laterali rasaticon ciuffi importanti. Per l’uomochic addio all’effetto naturale, righelaterali bel delineate e capelli portatiindietro con gel voluminosi ma ordi-natissimi che danno l’idea di un fintomovimento.Ci sarà da sbizzarrirci! Una pri-
mavera estate all’insegna del-
l’emulazione?
In ogni caso la Moda è ciò che tiviene proposto, lo Stile è quello chescegli con gusto per Te .
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Luca Arlotto in collaborazione
con Mario Jiva
“La Città di Potenza perde una sua straordinaria risorsa. Un grande professionista con una grande sensibilità sociale,ammirato ed apprezzato a livello nazionale.”Così il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero alla notizia dell’improvvisa scomparsa del dottor Francesco Ricciuti.
“Il dottor Ricciuti lascia alla nostra comunità non solo il ricordo della sua altissima figura umana escientifica ma anche l’AIL di Potenza, che grazie alla sua guida, alla sua passione e al suo sostegno,ha raggiunto livelli di assoluta eccellenza fino a diventare un vero e proprio fiore all’occhiello delservizio di volontariato sanitario del nostro territorio.” L’AIL di Potenza sorta nel 1995 proprio suiniziativa del Dott. Francesco Ricciuti e di un gruppo di amici, si è impegnata a perseguire lo sviluppoe la diffusione delle ricerche scientifiche nel campo delle leucemie e delle altre emopatie maligne edi favorire il miglioramento dei servizi e dell’assistenza socio-sanitaria in favore dei leucemici edaltri emopatici e delle loro famiglie. Non a caso di recente l’ AIL ha ospitato gratuitamente i familiaridegli ammalati ricoverati presso l'Ematologia dell'Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza.Una particolare attenzione l’AIL l’ha mostrata nel sostegno economico per gli ammalati e le loro fa-
miglie che versano in condizioni di bisogno. Il dott. Francesco Ricciuti non a caso effetuava visite gratuite presso lasede dell’associazione in via Vienna, sono stati assistiti negli ultimi anni anche ammalati provenienti da Paesi esteriquali Albania, Iraq, Eritrea.
POTENZA PERDE UN GRANDE PROFESSIONISTA
21 GENNAIO 2011
L’ A.S. ROMA SBARCA A POTENZA
Grande soddisfazione
per la scuola calcio
SantaMaria Potenza,
unica società di calcio giova-
nile del capoluogo affiliata all’
A. S Roma. Progetto innova-
tivo e di grande crescita quello
promosso dal club potentino.
Attraverso le parole di Piero
Pronesti,vice presidente e tec-
nico sportivo, cercheremo di il-
lustrare le linee guida del suo
progetto.
Buongiorno Sig. Pronesti, ci
racconti brevemente la storia
del SantaMaria.
La scuola calcio nasce circa30 anni fa a Potenza dall’ideadi più soci. Con il tempo e consacrificio ci siamo perfezionatie abbiamo accolto all’internodella nostra famiglia nuovicollaboratori, ma, soprattuttotanti giovani atleti. La spe-ranza è di inculcare loro i va-lori della vita e naturalmentepiccole competenze calcisti-che. Fra i tanti che sono cre-sciuti con noi, alcuni sonoriusciti a realizzare il lorosogno di diventare calciatori,militando tra le squadre diserie “b” ed “a”. Per fare unnome, posso citarvi quello diFrancesco Sansone, attual-mente in serie b con il Frosi-none.Perché l’ affiliazione con
l’ A. S. Roma?
In questi anni la nostra so-cietà-sotto la guida del Presi-dente �icola Galantucci e delDirettore Generale �icola An-gelillo- ha raggiunto traguardiimportanti. Dopo un’attentavalutazione, il consiglio diret-tivo si è trovato di fronte ad unbivio: continuare con un per-corso consolidato ma non in-novativo o propendere almiglioramento e ad una mag-giore professionalizzazione.Dopo lunghe riflessioni ab-biamo deciso di dare unasvolta alla routine affiliandoci
con il club giallo rosso, reale oppor-tunità di fare il salto di qualità, tantodesideratoIn cosa consiste il progetto?
L’iniziativa ci ha dato la possibilitàdi sperimentare un nuovo modo difare calcio. Fra le opportunità messea nostra disposizione, importantisono i corsi di aggiornamento per itecnici, sempre pronti a confrontarsicon i colleghi delle altre scuole affi-liate. �on va dimenticata la grandeopportunità riservata agli atleti cal-cisticamente più meritevoli, che ven-gono periodicamente osservati daiprofessionisti della Roma. Oltre allosport, priorità assoluta alla scuola. Atal proposito il club ha indetto unconcorso: “Scuola e Calcio” alloscopo di incentivare i giovani allostudio. Al più bravo, infatti, verràconsegnata la maglia autografata delcapitano Francesco Totti.Come tutelate la salute dei vostri
atleti?
Oltre alla presenza costante del me-dico - il Dott. Salvatore Conte -sem-pre presente agli allenamenti e allegare, viene offerta a tutti i nostri tes-serati la possibilità di sottoporsi a
chek up medici specialistici. Le vi-site si effettuano presso la clinicaromana Villa Stuart, rinomata peraver effettuato interventi a tanti fa-mosissimi calciatori , tra i qualiFrancesco Totti e per ultimo lo ju-ventino Fabio Quagliarella.In questa prima parte di stagione
calcistica può parlare di riscontri
positivi? Le giovani promesse
hanno vissuto con entusiasmo la
novità?
Con orgoglio posso affermare chesiamo riusciti ad entusiasmare inostri ragazzi. Oltre alle sedute diperfezionamento settimanali, nonsono mancati momenti di svago edi lieto coinvolgimento per gliatleti e anche per le loro famiglie.Gite fuori porta ci hanno condottosu diversi campi da gioco, dove ab-biamo avuto la possibilità di con-frontarci con altre scuole calcio,anch’esse affiliate alla Roma. Abreve è prevista una trasferta versola capitale. Lo Stadio Olimpico ciaccoglierà per assistere alla par-tita Roma – �apoli.Sono richiesti particolari requi-
siti per entrare a far parte di
quello, che lei ha definito una
“grande famiglia”?
Assolutamente no. La scuola èaperta a tutti i ragazzi dai 4 ai 14anni. Il lavoro si svolge sulcampo all’aperto per i piùgrandi, mentre per i più piccinial coperto, presso i campetti 9Luci, dove è sita la nostra sede.Gli unici requisiti necessari sonola voglia di imparare e di diver-tirsi assieme ad altri ragazzi. In-gredienti fondamentali perdiventare più forti e sicuri di sé.Un messaggio finale
La nostra speranza è che l’ini-ziativa possa incuriosire e coin-volgere un numero consistente digiovani, i quali potranno farsiportavoce delle loro impressionie così contribuire a crescere edinnovarsi verso nuove prospet-tive. Tutto questo offre alla cittàdi Potenza una maggiore visibi-lità e perché no, anche un vantodi cui fregiarsi.Saluto il Sig. Pronesti e lo ringra-
zio per la piacevole chiacchie-
rata.
Agnese Albini Il SantaMaria calcio apre le porte al club capitolino e si tinge di giallo rosso
I giovani calciatori lucani festeggiano la loro affiliazione
con un importante team di seria A
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“L’iniziativa ciha dato la pos-sibilità di spe-rimentare unnuovo mododi fare calcio.Fra le oppor-tunità messe anostra dispo-sizione, im-portanti sono icorsi di ag-giornamentoper i tecnici,sempre prontia confrontarsicon i colleghidelle altrescuole affi-liate. Non vadimenticata lagrande oppor-tunità riser-vata agli atletic a l c i s t i c a -mente più me-ritevoli, chevengono pe-riodicamenteosservati daiprofessionistidella Roma.”
21 GENNAIO 2011
TUTTI PAZZI PER LO SCOZZESE
Stanchi delle giornate invernali buie e rigide? La fashion week
londinese da una sferzata di energia con la nuova collezione
della maison Burberry. Grande uso di abiti minidress impre-
ziositi da stampe animalier, un esordio che allontana il famoso brand
dalle tradizionali profilature scozzesi.
Rivisitazione sorprendente del designer Christopher Baily con il tri-
pudio di colori luminosi resi brillanti da tessuti raffinati. Un tocco
di fantasia e uno stile estroso vestiranno noi donne durante la sta-
gione degli amori. Fanno comparsa sulla scena, ancora, leggings in
pelle, giacche, gilet imbottiti più o meno borchiati e ancora fa ten-
denza la pelle lucida verniciata, uno stile che va dal militare al ca-
sual. Dunque, Burberry non delude le più eleganti.
Il nero invade la scena rimanendo, ancora, il Re della sfilata, tuttavia,
non mancherà lo stupore di colori lucenti e tonalità gioiello. Come
potevano mancare poi i toni del beige e del cammello.
Stoccata di classe con le maxi cinture e le pochette piatte, allungate
con manico a spalla amovibile, dominate dai caldi toni del verde e
del turchese.
Un rinnovamento che si declina attraverso provocanti pantaloni
stretti fino alla caviglia, gonne, charmeuse in pura seta e abiti con
ruches per sottolineare ancora una volta la grande sensualità femmi-
nile.
La primavera di Burberry si colora di
argento, polline, lime, ciclamino e verde menta, nuance irresistibili
per chi vuole essere sempre alla moda e sbizzarrirsi.
Due linee sullo stesso binario, il look da uomo, per certi versi ana-
logo a quello femminile, anela ad uno stile militare sottolineato da
giacche che rievocano i motociclisti, camicie con taschino, T-shirt
corredate di stampe maculate, coste militari lunghe e sottili, colli alti
con dettagli di cerniere.
Gli uomini con muscoli scolpiti nel legno d’ebano si risveglieranno
a primavera: per loro la possibilità di indossare pantaloni slim e corti,
non solo maglieria in cotone e cachemire con lavorati colli a V e
coste militari in lana merinos, ma anche maglie in lana estiva e seta,
abbinati immancabil-
mente a impermeabili e
trench aderenti a mani-
che corte dai variegati
colori, ma primeggiano
inevitabilmente le to-
nalità sabbia. Le linee
sono definite dai col-
letti navali e da borchie
militari. Elementi non
trascurabili sono le
particolari catenelle
posteriori sul collo in
metallo e in stile mili-
tare. Un tuffo nel pas-
sato rievocando il
fascino dell’uniforme.
Quel che è certo, però,
che nonostante il brio
che ha rinnovato lo
stile della maison scoz-
zese, Burberry non
perde in fascino ed ele-
ganza.
Simona Marganella
Lusso irrinunciabile e colori accessi
al London Fashion Week
per la primavera-estate 2011
14
Bando allo stress da eccessivo carico di lavoro e ambienti insalubri. Tempi duri per
imprenditori che non si prendono cura dei propri dipendenti. Tra gli altri, un onere
a loro carico è proprio quello di trattare amorevolmente i propri collaboratori e non
sfruttarli con altrettanta “cura”. Si chiama stress da lavoro, patologia psico-fisica, a cui
il datore deve porre rimedio. Tutti, nessuno escluso: chi pensa di restare in sordina
incorre in una sanzione che oscilla tra i 5 e i 15 mila euro oltre alla pena detentiva, dai
4 agli 8 mesi, nei casi più gravi. Questo è quanto evidenziato nell'articolo 28 del de-
creto legislativo 81 del 2008, in vigore dai primi giorni del 2011. Normativa che non
contempla una disciplina per il mobbing, cioè comportamenti volutamente persecutori
o sgradevoli. Lì si sfonda un portone ancora aperto! Si tratta, infatti di una “condizione
che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica
o sociale”, secondo quanto stabilito da un accordo europeo del 2004. Una difficoltà
che impedisce al lavoratore di adempiere alle richieste che gli sono rivolte, nonché
un grande carico di aspettative su di lui riversate. Ma non basta: la normativa, in me-
rito, prevede che sia lo stesso datore di lavoro a monitorare lo stato di “salute” dei
propri dipendenti e, quindi, verificare l’insorgenza di elementi di disturbo nella vita pro-
duttivo-lavorativa. Valutazione attenta che servirà da un lato a controllare una situa-
zione spesso insidiosa e silente ma, al contempo, per stanare chi dalla situazione
potrebbe trarre profitti e vantaggi. In tal senso, il riferimento è a quei lavoratori “fan-
nulloni” che pur di crogiolarsi in uno stato di nullafacenza, dichiarano uno stato mentale
da “ricovero in manicomio”. La circolare è un atto dovuto, perché sia le normative eu-
ropee sia quelle nazionali affermano, come spiega una nota del ministero guidato da
Maurizio Sacconi, che «la valutazione dei rischi da lavoro deve comprendere tutti i ri-
schi per la salute e la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori». Non solo, quindi, i
fattori tradizionali, come, per esempio, l’uso di sostanze nocive o di macchinari peri-
colosi, ma anche i «rischi di tipo immateriale, tra i quali, espressamente, quelli che ri-
guardano lo stress lavoro-correlato».
SIMONA MARGANELLA
MAMMA CHE STANCHEZZA!
21 GENNAIO 2011
Il filodella passione
Com’è nato il tuo interesse
per la moda?
Avevo solo 4 anni quando mianonna mi regalò la mia primamacchina per cucire. Da alloraè stata lei ad insegnarmi moltedelle cose che so fare oggi e,soprattutto, è stata lei a tra-smettermi la grande passioneper questo mestiere.Successivamente ho frequentatodei corsi professionali privatiqui a Potenza, e ho sostenuto 3esami presso l’Euromoda, unascuola modenese di sartoria estilistica.Quando hai pensato di fare
di questa passione una profes-
sione?
Dopo la morte di mia nonna,nel 2000, ho deciso di aprire insuo onore un’attività di sartoriatutta mia. Mi sono rimboccata le mani-che, ho studiato tanto e sonoriuscita ad elaborare un pro-getto valido da presentare aSviluppo Italia. Grazie al Pro-getto I.g. ho ottenuto un prestitod’onore e, nel giro di un anno,sono riuscita a mettere in piedila mia attività. A settembre del 2001 ho fattosfilare per la prima volta le miecreazioni durante una manife-stazione cittadina, la “Festadello Sport”, e dopo meno di unmese ho aperto una bottega disartoria, dove effettuavo ripa-razioni ma soprattutto confezio-
navo abiti di mia creazione .E’ stato difficile per una ragazza
così giovane affermarsi in una
città come Potenza?
Le difficoltà non sono mancate. Lamia prima sartoria era in periferiae ho dovuto faticare molto per decol-lare. Lavoravo per molte ore algiorno, la mat-tina mi alzavoquasi all’alba espesso ero im-pegnata fino asera tarda. Ma i problemieconomici nonerano gli unici.Ho dovuto lot-tare tanto pervincere ritrosiee diffidenze: intanti non crede-vano in me e miconsigliavanodi abbandonare il mio sogno.La mia grande forza è stata la miafamiglia, che mi ha sempre dato fi-ducia e mi ha sempre sostenuta.Poi sono riuscita a spostare la miasede al centro, le cose hanno iniziatoa girare per il verso giusto, e, a pocopiù di 20 anni, sono riuscita perfinoad assumere 2 dipendenti.Com’è avvenuto il salto di qua-
lità?
Ad un anno dall’inizio della mia at-tività alcuni miei modelli sono statiesposti nel centro storico di Potenza,dove un manager romano li ha no-tati e li ha apprezzati. E dopo un po’
mi ha contattata per propormi diportare i miei abiti nella capitale.�el gennaio del 2003 c’è stata lamia prima sfilata a Roma, a Pa-lazzo Barberini. Da quel momentoin poi le occasioni sono state sem-pre più numerose. Ho sfilato an-cora a Roma durante la
manifestazione“Altamoda Alta-roma” in viaMargutta e a Pa-lazzo Bramantein occasione di“Roma Fashion2003”.Poi sono statacontattata daun’agenzia dianimazione, conla quale ho col-laborato per ben7 anni, per di-ventare la costu-
mista ufficiale dei loro villaggi, eda alcune produzioni televisive, chemi hanno permesso di lavorare perconcorsi di bellezza e diverse tra-smissioni televisive.Cosa dici della tua esperienza
romana?
Essere apprezzata in una cittàcome Roma e riuscire a presentarele mie creazioni nell’ambito di ma-nifestazioni importanti mi ha grati-ficata tanto, anche se a meinteressava soprattutto farmi cono-scere ed affermarmi nella mia città.Ad ogni modo, ho cercato sempredi rimanere con i piedi per terra,
perché so quanto impegno e quantolavoro mi erano serviti prima di arri-vare fin lì, e quanto ancora avevo daimparare. E poi cos’è successo?
Ero spesso fuori a causa dei numerosilavori che avevo accettato a Roma,così non riuscivo a controllare semprecome volevo la mia sartoria di Po-tenza, che praticamente avevo affi-dato alle mie due dipendenti. Allora ho preso la decisione di chiu-dere la sartoria per trasferirmi defi-nitivamente a Roma e continuare lì ilmio lavoro.Ma purtroppo le cose non sono an-date come credevo. Per fare il grandepasso di qualità non bastavano impe-gno e talento, se volevo affermarmi eandare avanti, dovevo scendere acompromessi, così ho deciso di ab-bandonare l’esperienza romana e ditornare a Potenza. Quali sono i tuoi progetti
per il futuro?
Tornata a casa ho cercato di recupe-rare le energie e di rimettermi insesto. Ho fatto diversi lavori e ho cer-cato di non restare mai ferma. Adesso ho intenzione di riprendere icontatti con Roma, cosa che sto giàfacendo, e di provare a tornare lì e aricominciare da dove ero rimasta, ma,anche questa volta, senza scendere acompromessi.
Intervista a Rosa Coviello:
la sua moda, i suo abiti, i suoi progetti futuri
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Giusi Santopietro
La “Questione Fenice” è approdata nei giorni scorsi nell’aula del Senato in un intervento del sen. Egidio Digilio (Fli) in occa-sione del dibattito per la conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante dispo-sizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integratodei rifiuti. “Occorrerebbe applicare il principio – ha detto Digilio - secondo cui chi inquina paga. E’ bene che il Paese sappiache la maggior parte dei rifiuti speciali conferiti nell’impianto Fenice a Melfi proviene dal Nord e da stabilimenti Fiat. Se fosseinterrotto il trasporto di rifiuti della FIAT all'impianto Fenice per 200 giorni, potremo quasi esaurire l'intero ciclo dei rifiuti depo-sitati in ecoballe in qualche luogo a Napoli, senza dire quali sono poi le conseguenze. È troppo facile attribuire le responsabi-lità alle popolazioni meridionali in merito al problema dei rifiuti e dell'ecomafia, quando abbiamo dati certi ed inchieste certedella magistratura e della Guardia di finanza in merito a questioni che non riguardano il territorio meridionale, il quale passiva-mente si è fatto carico delle questioni del Nord”.
nerdì 14 gennaio. Una pagina
pubblica ed ufficiale, oggi. Gli
operai sono sempre lì, in azienda.
Tutto è cambiato, ma loro sono al
lavoro, in produzione, a montare
cinghie e sportelli. Con l’aria cer-
tamente di chi è stato bastonato
dal proprio datore di lavoro, di
chi ha consegnato il futuro nelle
mani di chi se le sta sfregando fe-
lice e contento. Di questa pagina
di cronaca sociale, tumultuosa e
sofferente, specchio dei tempi
piuttosto marci e disgraziati per
il mondo dei mestieri tutti, re-
sterà un sapore di amarezza e di
disinganno per una intera classe
lavoratrice e di contentezza “fan-
farona” per chi è consapevole
che il prezioso strumento della
democrazia è stato visibilmente
manomesso. Sotto gli occhi di
tutti. La Costituzione italiana ci
ricorda che i cittadini devono es-
sere messi nella condizione di
partecipare attivamente alla ge-
stione dello Stato. Tra gli istituti
“donati” ad essi c’è la democra-
zia diretta. Ed è qui dentro che vi
troviamo il referendum. Per
quanto possa apparire desueto il
bel precetto contenuto nella Co-
stituzione, ossia “La sovranità
popolare”, è chiaro come il sole
che l’Italia oggi è fatta di parole
e dolori, di miserie e ricatti, di
fiati sospesi e poi corti.
L’esito del referendum sul
nuovo Piano FIAT era
scritto. Così si dice. E così
è stato. Qui c’era da scegliere tra
due opzioni: consegnare una parte
dei diritti dei lavoratori nelle mani
dell’azienda oppure, in caso con-
trario, perdere il posto di lavoro.
Mirafiori ha scelto: piuttosto che
ritrovarsi disoccupati - magari a
50 anni, considerato che l’azienda
ha la percentuale più alta, in Ita-
lia, di lavoratori in età avanzata -
ha accettato la conditio sine qua
non. E c’era da aspettarselo. Ma
chi può permettersi “il lusso”, tra
gli operai, di ascoltare la voce del
cuore in un momento come que-
sto? Chi può ragionare con pon-
deratezza magari lasciandosi
trascinare dai consigli di un sin-
dacalista che ce l’ha a morte con
i padroni, salvo poi perdere di
vista la sopravvivenza di più di
cinquemila lavoratori? Chi può
continuare a battersi per forag-
giare un’ideologia che ormai non
trova più sfogo praticabile nella
realtà? Certo non un lavoratore
della Mirafiori, non un operaio. Il
referendum è andato: kaputt,
chiuso. Le voci dei favorevoli e
degli avversatori si rincorrono, in
quello che pare ora un circo me-
diatico di opinioni arrabbiate, di
insulti, di costernazione fasulla, di
una politica che farnetica. Su-
sanna Camusso, segretario CGIL,
è in vena di appiccare nuovi foco-
lai: ricorrerà alla Magistratura
forse, annunciandolo schietta du-
rante il programma di Lucia An-
FIAT.I SOSPESI E FIAT.I CORTI
La vittoria del “sì” al referendum ha deciso del destino Mirafiori e del popolo delle fabbriche.
21 GENNAIO 2011
nunziata, “In mezz’ora”. Piero Fassino
ed il Sindaco di Torino, Sergio Chiampa-
rino - il primo assai silenzioso e di colpo
defilato durante la bonaccia del pre-refe-
rendum, il secondo assai partecipativo -
impongono all’AD FIAT, Sergio Mar-
chionne, il rispetto dell’accordo e quindi
l’attuazione del nuovo piano di investi-
menti. Non solo, Fassino diffida Mar-
chionne: “Si faccia carico del malessere
degli operai”. Come a dire, “Ora te la
vedi tu”. Nichi Vendola, nonostante si so-
stenga che non possa essere coinvolto in
una coalizione moderata (in quanto si
trovava al cospetto dei cancelli della fab-
brica), incalza le domande di un giorna-
lista con altre due: cosa deve fare la po-
litica se non scendere davanti ai cancelli
di una fabbrica insieme agli operai? E se
questo non lo fa la sinistra, a cosa serve
la sinistra? Il ministro del Welfare, Mau-
rizio Sacconi, esalta il risultato del refe-
rendum - e forse anche la possibilità
dell’estromissione dalla fabbrica della
FIOM. Le voci sono così tante che qual-
cuno dovrebbe pensare di scriverne un
libro, perché una pagina della storia del
lavoro nel Belpaese si è aperta, proprio
grazie o a causa di un referendum. Una
pagina fatta di molte parole, prima di ve-
Michela Di Palma
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“Questione Fenice” la discussione approda nell’aula del Senato
21 GENNAIO 2011
COLDIRETTI…10 E LODE
Direttamente dal produttore al consumatore, questa è la proposta dei
Coldiretti. Abbattere i costi e garantire la qualità degli alimenti,la
priorità degli agricoltori che mettono sul banco le loro squisitezze.
Difficile resistere alla tentazione dei sapori genuini ricchi di proprietà nutri-
tive e depositari del gusto della tradizione. Il formaggio pecorino di Moliterno
e di Filiano, i fagioli di Sarconi, la salsiccia di Cancellara, i peperoni cruschi
di Senise, solo alcuni dei tanti prodotti simbolo della nostra terra, i quali
hanno varcato i confini locali e ci hanno fatto conoscere anche all’estero.
L’attribuzione di marchi Dop e Doc danno ulteriore fiducia sulle caratteristi-
che dei cibi, assolutamente naturali e privi di sostanze chimiche. Frutta, ver-
dura, latticini vari, pasta biologica, miele, completano la lista degli alimenti
che è possibile acquistare presso i mercatini dei coltivatori, pronti a scendere
in piazza a servizio degli acquirenti. Pareri positivi e piena fiducia da parte
dei cittadini, hanno contribuito ad incrementare le vendite e a favorire una
ripresa del mercato locale, il quale cerca degnamente di competere contro i
“marchi” noti venduti su tutto il territorio nazionale. Imbattibili, sono invece
le varie sagre che durante il periodo estivo allietano il palato di tanti turisti di
passaggio, orgogliosi di bere un buon bicchiere di vino e di assaporare un
piatto di strascinati al sugo. Veri e propri percorsi, guidano alla scoperta dei
sapori antichi tra le viuzze dei caratteristici paeselli, vestiti a festa per acco-
gliere i numerosi visitatori. Così la materia prima subisce una trasformazione,
passando dalla terra - dal suo ambiente di origine- alla pentola, nel rispetto
delle ricette folkloristiche. Un motivo in più per farci conoscere e per pro-
muovere la nostra storia, a partire dai valori della buona cucina. Soddisfa-
zione, dunque, per i produttori Coldiretti che grazie alle loro bontà, riempiono
la pancia dei soddisfatti assaggiatori. Anno dopo anno, si registra un aumento
di presenze, attratte dalle iniziative enogastronomiche e dal sapore inconfon-
dibile di piatti storici. Una fortuna economica per la Basilicata, povera di da-
naro, ma ricca nell’arte culinaria.
Agnese Albini
Delizie del palato:i prodotti nostrani
abbondano sulle tavole dei lucani
18
Carmina non dant panemsosteneva il grande poeta
latino Orazio (nostro insi-
gne conterraneo, venosino di na-
scita), che potè dedicarsi a tempo
pieno alla scrittura grazie alla be-
nevola amicizia del ricco e dispo-
nibile Mecenate, mentre molti
altri suoi colleghi poeti e letterati,
oltre a non procurarsi agiatezze e
fortune materiali, hanno vissuto
addirittura al limite della povertà
e dell’indigenza. Ma a smentire
clamorosamente il cantore del
“carpe diem” e “dell’attimo fug-
gente” è proprio la sua stessa pre-
stigiosa aureola di autore eccelso
e originale, che insieme a prege-
voli scritti e volumi di altri innu-
merevoli “padri” della letteratura
italiana, continuano a rappresen-
tare i punti di riferimento fonda-
mentali sia per l’aspetto
prettamente culturale e linguistico
che per l’ultramillenario percorso
sociale, civile e spirituale del-
l’umanità. La nostra Terra vanta il
passaggio di figure come Fede-
rico II, non solo imperatore e re-
gnante di gran fama, ma
soprattutto uomo di scienza, filo-
sofia, arte, politica e diritto, che
proprio dalla Basilicata, con le
sue Costitutiones Melfitanae del
1231 e con studi, ricerche e trat-
tati sulle più disparate materie
dello scibile, ha lasciato una trac-
cia indelebile di modernità cultu-
rale e didattica, ancora oggi
attuale ed importante per allievi,
docenti e studiosi che sulla scorta
degli straordinari traguardi del
passato intendono dare nuovo im-
pulso e vitalità agli sbocchi cultu-
rali del presente e, soprattutto, del
futuro.
Cultura intesa, non solo come
presupposto essenziale per il sa-
pere, la conoscenza e il progresso,
ma anche come indispensabile
strumento di libertà, crescita ci-
vile e morale, capacità di rispetto
per gli altri e costruttivo con-
fronto con posizioni diverse, se
non addirittura avverse alle pro-
prie. Anche nei secoli bui del-
l’oscurantismo, dell’oppressione
e della schiavitù, quando l’ege-
monia indiscriminata di tiranni e
Un risveglio che parteda lontanoPer un protagonismo giovanile
e il rilancio di Comunita’ e Territori
21 GENNAIO 2011
potenti, oltre che sull’uso sistematico e
violento della forza e delle armi, era ba-
sato sull’ignoranza, l’analfabetismo e la
miseria delle grandi masse plebee e nul-
latenenti, soltanto gli insopprimibili fer-
menti culturali di impavidi paladini della
giustizia sociale e dei diritti umani, uni-
tamente alle pur timide aperture di alcuni
sovrani illuminati, hanno costituito un si-
gnificativo e provvidenziale spiraglio per
le graduali ma riformatrici conquiste di
pensiero e concezione della vita, fino a
tempi non molto lontani diffusamente ri-
tenute inimmaginabili ed improponibili.
Naturalmente l’ingordigia, la prevarica-
zione e l’egoismo, veri e propri istinti be-
stiali appartenenti alla natura umana, non
si sono del tutto sopiti ed attenuati nep-
pure di fronte allo straordinario cammino
del progresso e dell’allargamento dei di-
ritti individuali e collettivi perseguiti nel
corso dei secoli con eventi anche cruenti
e rivoluzionari; anzi, per certi versi, si ri-
velano oggi ancora più gravi e preoccu-
panti, nonostante le mutate ed accresciute
condizioni culturali e capacità discerni-
tive della stragrande maggioranza dei cit-
tadini. Il ricatto, la prepotenza, la
prevaricazione dei “dominatori” di turno
nei confronti dei soggetti più fragili, de-
boli e indigenti, purtroppo ancora esiste
e subdolamente si insinua laddove il bi-
sogno economico e l’insufficienza cono-
scitiva delle proprie prerogative è più
drammaticamente avvertita: è un modo
più sottile, quasi dal volto pacato ed
umano, di tenere soggiogati ed avvinti
alla propria mercè, per squallidi interessi
elettorali e di potere, grandi masse di so-
cietà e, soprattutto, di giovani.
La Basilicata, eccezionale fucina di arte
e di cultura, terra natia di menti eccelse e
scrittori sopraffini, di integerrimi patrioti
ed irriducibili briganti, di scienziati e
pensatori di alta portata e caratura, cro-
cevia e coacervo di popoli, tradizioni, lin-
gue, costumi e religioni, ricca di un
ragguardevole patrimonio archeologico,
storico, architettonico e antropologico,
dalla preistoria alle correnti creative più
attuali e moderne, non può rimanere le-
gata al palo della sfiducia e della rasse-
gnazione e continuare a morire
lentamente di sottosviluppo, disoccupa-
zione e spopolamento continuo di paesi,
città e piccoli centri. C’è bisogno di un
sussulto, di un risveglio, di uno scatto
d’orgoglio e dignità, soprattutto da parte
delle nuove generazioni, per riappro-
priarsi nel più breve tempo possibile
delle enormi opportunità di rilancio e ri-
qualificazione di territori e comunità, nel
più ampio, generale ed auspicabile con-
testo di decollo regionale.
Emilio D’Andrea
19
Per farlo non si può prescindere
dal volano culturale. Tutti lo af-
fermano e lo sostengono a spada
tratta: in molti con convinzione
ed onestà intellettuale, altri sol-
tanto per apparire democratici e
al passo tempi, ma senza muo-
vere un dito per riempire di con-
tenuti e risorse un concetto
destinato, così, a rimanere un
puro e semplice corollario, uno
sterile ed ipocrita annuncio di in-
tenti.
Si parta allora dai singoli, dai cir-
coli, dai gruppi, dalle scuole,
dalle rappresentanze politiche e
istituzionali più sensibili e affida-
bili, che pure possono presto ri-
velarsi in tal senso, dagli istituti
di credito che davvero ritengono
di investire nei giovani, nella cul-
tura, nella lungimiranza di sin-
goli o associazioni a cui affidare
la sfida di uno sviluppo più tan-
gibile e duraturo, fondato sulle
reali possibilità della nostra re-
gione e sulle sue storiche e natu-
rali aspirazioni di crescita
economica e produzione di ric-
chezza.
Basilicata come cuore vivo e pal-
pitante del Sud, balcone lumi-
noso e spalancato sul
mediterraneo e sguardo attento e
interessato sul medio oriente,
terra di accoglienza, tolleranza e
dialogo con le altrui culture, co-
stumi e tradizioni, ma ben salda
e consapevole delle proprie, non
di meno pregnanti, indelebili e
degne di rispetto, riguardo e con-
siderazione (soprattutto e in
primo luogo da parte di noi lu-
cani!).
Riprendiamoci ciò che è nostro,
per camminare a testa alta e po-
terlo anche condividere con tutti
gli altri, tanto da poter dire, come
in diverse e più evolute realtà é
stato da tempo ampiamente di-
mostrato e raggiunto: “Carmina
dant panem”… Con la cultura
cresce l’economia, cresce la ci-
viltà, cresce il benessere, si dif-
fonde e regna la conquista più
grande e preziosa dell’uomo, la
libertà...
Ad maiora semper!
ImmaturiI quarantenni di oggi sono maturi o immaturi? La questione non potevaessere posta in maniera più esplicita in questa pellicola che vuole tirarele somme su un'intera generazione. Non è una critica impietosa, quantopiuttosto un accarezzare il passato e il presente in maniera fin troppocompassionevole. La premessa è quanto mai bislacca e, si potrebbe dire,fiabesca. Una classe di liceo classico, diplomata venti anni prima, deverifare l'esame di maturità. Sono state riscontrate irregolarità e la prova èstata di fatto annullata.Principio dunque da favola da prendere per buono. Alcuni degli ex com-pagni di scuola si rivedono per prepararsi nuovamente a quella provacosì antica e così piena di significato per quell'età.I protagonisti naturalmente si confrontano con la realtà di oggi e con iloro cambiamenti. Chi è sposato, chi non lo è, chi è separato.Ognuno deve affrontare i propri demoni personali, reali o immaginari, in-terni o esterni. In chiave da pura commedia, per cui ogni situazione è ti-rata fino all'estremo. Alcune situazioni sono più felici di altre oppurehanno una potenzialità comica maggiore. È il caso di Piero (Luca Biz-zarri), che per essere più libero con la fidanzata finge di avere una mogliee un figlio, o il caso di Lorenzo (Ricky Memphis) ancora a casa con i ge-nitori, secondo una dinamica già ampiamente collaudata nella commedia(si pensi al francese Tanguy). Meraviglioso Maurizio Mattioli nel ruolo delpadre disilluso di Lorenzo: anche se ha poche battute, ognuna è a suomodo emblematica e irresistibile.
Immaturi è una pellicola che a suo modo sa divertire, quando non ha lapretesa di veicolare un messaggio. Cosa che avviene puntualmenteverso la fine. Per ogni personaggio viene spiegata in maniera quasi li-bresca la forma in cui ciascuno passa dall'età "acerba" alla maturità. Perqualcuno può essere un figlio, per un altra la scoperta dell'amore o unaforma di riscatto personale. Il problema è che, come fin troppo spessoaccade nel cinema italiano, si confonde la chiusura delle varie vicendecon una forma di moralismo sentenzioso: la morte di qualunque generedi leggerezza che si è faticosamente saputa costruire. Peccato, perchéalcuni personaggi ci sono, è facile affezionarsi e alcune piccole trovatecomiche sono sicuramente apprezzabili. Altre situazioni sono invece finia se stesse, come il personaggio del sacerdote interpretato da MicheleLa Ginestra e l'interminabile sequenza della discoteca, facilmente taglia-bili senza compromettere l'integrità della pellicola. Alcune forme di rie-vocazione passatista sono forse stucchevoli, ma magari a qualcuno nondispiaceranno.
Sala: 1 Posti a sedere: 284
Che bella giornata
Orari: 16.45 19.15 21.45
Sala: 2 Posti a sedere: 193
Vi presento i nostri
Orari: 17.30 19.45 22.15
Sala: 3 Posti a sedere: 193
Skyline
Orari: 18.10 20.20 22.30
Sala: 4 Posti a sedere: 193
Un giorno della vita
Orari: 17.30 19.30 21.30
Sala: 5 Posti a sedere: 204
Che bella giornata
Orari: 17.45 20.00 22.15
Sala: 6 Posti a sedere: 174
La versione di Barney
Orari: 20.00 22.30
L'orso Yoghi
Proiezione in : 3D
Orari: 16.30 18.15
Sala: 7 Posti a sedere: 48
Hereafter
Orari: 17.15 19.15 22.15
PROGRAMMAZIONE CINEMATOGRAFICA MULTISALA RANIERI
21 GENNAIO 2011
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Qualunquemente - la recensioneChe sia un eroe con il quale identificarsi, un antieroe che incarna le nostre paure più atroci o semplicemente la personificazione dell’italica
tendenza a imbrogliare con orgoglio, Cetto La Qualunque è senza dubbio una delle maschere teatrali e televisive più riuscite di sempre. Graf-
fiante, malevolo, beffardo ed ingombrante è diventato, dal 2003 ad oggi, lente di ingrandimento dei nostri tempi e potente strumento di messa
in ridicolo di comportamenti e modelli. Strumento comico e non satirico, tuttavia, perché nella satira ci sono sempre il giudizio e il moralismo,
e Antonio Albanese, che del politico calabrese è l’inventore, più che giudicare ha sempre desiderato rappresentare. Dirompente com’è, il per-
sonaggio aveva sicuramente le carte in regola per diventare il protagonista di un lungometraggio cinematografico, un’opera che Giulio Man-
fredonia, già regista di Albanese in E’ già ieri, ha saputo trasformare in un prodotto molto originale. Un po’ favola, un po’ western, il suo
Qualunquemente è a tutti gli effetti un film, a cominciare dall’ambientazione e dai costumi. In un paese immaginario chiamato Marina di Sopra,
in mezzo a stabilimenti balneari di fortuna o all’interno di case appesantite da ninnoli e busti romani, si muove un’umanità che appare pittoresca
ma finisce per essere agghiacciante, un mondo di loschi figuri che, come caricature dei personaggi dei quadri di Toulouse Lautrec suscitano
una risata che a tratti si risolve in un ghigno. Vestiti di viola o di verde, o fasciati in abiti animalier, danno vita a una casareccia corte dei
miracoli degna dell’Almodovar più deliziosamente kitsch, anche se appartenente a un milieu decisamente meno suggestivo. Ne deriva una
deformazione grottesca, quasi fumettistica, della realtà che trova un ottimo contraltare nel realismo sia di Cetto, attualissimo nella sua volgarità
e nella bulimia dell’avere, sia della recitazione di Antonio Albanese, mai urlata, mai troppo sopra le righe, frutto di un lungo lavoro cominciato
ben prima di girare. Se però la riduzione a cartoon dell’universo del signor La Qualunque rende il personaggio principale accattivante, tra-
sformandolo, mano a mano che il racconto si avvia verso il finale, in un titanico mattatore, i suoi comprimari sono destinati a scolorire. Questo
succede perchè, in fondo, sono poco più che semplici macchiette in cui rivivono i cliché di un Sud di malavitosi e fannulloni. Nemmeno il per-
sonaggio di Sergio Rubini, che insegna a Cetto il segreto del successo in politica e ne cura look e stile di vita, si distacca da una simile sche-
maticità, risultando ora troppo imperscrutabile, ora non sufficientemente comico. A proposito di commedia,viene da chiedersi se
Qualunquemente appartenga veramente a un simile genere. In un certo senso no, e forse il pregio più grande del film sta in questa sua doppia
natura, in questa oscillazione di registro a cui contribuisce il senso di claustrofobia che coglie lo spettatore dopo appena mezz'ora. Indispettiti
o semplicemente smarriti perchè forse c'è ben poco da ridere, dal momento che l'iperbole non è poi così lontana dal nostro vissuto, cominciamo
con l'ingoiare un amaro boccone. Ma è solo il primo atto, perchè per il gran finale Antonio Albanese ha in serbo una risata che, esorcizzando
il male, "sempremente" ci seppellirà.
L’UOMO: ANCORA ANIMALERAZIONALE?
Quanti secoli sono passati,
da quando Aristotele de-
finì l’uomo un animale ra-
zionale? Molti, ma non troppi da
riuscire a concepire il cambia-
mento radicale dell’uomo. Con lo
scorrere del tempo si dovrebbe au-
spicare sempre a un migliora-
mento, ma sfortunatamente non è
quello che è accaduto. Basta ve-
dere un telegiornale o leggere un
qualsiasi quotidiano, per rendersi
conto dei passi a ritroso che l’es-
sere umano sta compiendo. Quella
razionalità tanto decantata dal
sommo filosofo, non è più un no-
stro attributo fondamentale. Ormai
la maggior parte degli appartenenti
alla razza umana sono sopraffatti
dalla violenza, dall’odio, dalla
vendetta. Si è fatto ritorno alla
legge del Taglione: “ Occhio per
occhio, dente per dente”. Subisco
un tradimento da parte di mia mo-
glie, che sia provato o solo frutto
di una smisurata gelosia, uccido
lei, il suo amante e tutti coloro che
decidono di mettersi in mezzo, in
quanto difensori della giustizia.
Ma qualche volta capita che risal-
gano a galla i sensi di colpa. Allora
quale soluzione se non uccidermi
anch’io? Così, si crede di aver la-
vato la propria coscienza. Tutto è
risolto; poiché ho subito quello che
ho fatto. Altra situazione, mi viene
vietato da una serie di sfortunati
eventi, di trascorrere la vita ac-
canto a una persona particolar-
mente cara, che sia un figlio o un
compagno è indifferente. Decido
come prima ipotesi di togliere la
vita a questa persona. In modo tale
che non sia di nessun’altro se non
può essere mia. E subito dopo pro-
getto anche la mia morte, nella
speranza di trascorrere i miei
giorni da fantasma in un posto mi-
gliore e soprattutto unito a chi
amo. Purtroppo questi non sono
avvenimenti nati da una macabra
fantasia, ma corrispondono alla re-
altà dei fatti; e avvengono anche
molto spesso. Ma non sempre ven-
gono alla luce, non sempre tutte le
vittime di questi atti osceni hanno
degna sepoltura. Restano nascosti per anni
nei luoghi più impensabili finché una ca-
sualità non li riporta a galla, trascinando
tutti i colpevoli in un uragano. Ma non è
detto neppure, che quest’ultimi, abbiano
la giusta punizione. Non quella dettata dai
rancori della famiglia che ha subito la
grave perdita, ma quella dettata dalla
legge. Ma ormai chi crede più nel valore
della legge? Nella sua validità e rispetta-
bilità? Una percentuale minima in con-
fronto al gran numero della popolazione
italiana. Per questo si preferisce eleggersi
giudice di se stesso. Si preferisce risolvere
da soli tutte le faccende che un tempo toc-
cavano alla giurisdizione. Forse perché la
durata dei processi è infinita, e non si riu-
scirebbe mai a vedere giustizia fatta. Così
il dolore aumenta giorno dopo giorno,
portando nell’uomo la fondamentale per-
dita di quella lucidità che lo contraddistin-
gue dalle bestie. Certo l’essere umano
ancora vive in belle case decorate nel
modo migliore e non in foreste o luoghi
ameni; compra il cibo nei grandi super-
mercati e non lo caccia rischiando la pro-
pria vita per averlo. Ma uccide il suo
simile e non certo per sopravvivenza, ma
per essere felice e appagato. L’uomo è di-
ventato quasi una macchina, in cui è ve-
nuto meno il senso della vita, l’importanza
di essa. Si è fortemente egoisti e non si
pensa più alla ricaduta che un gesto sba-
gliato, forse fatto con superficialità, possa
avere. Io vivo se il mio vicino soccombe,
io sono felice se l’altro è triste. E’ tutto
collegato in modo direttamente proporzio-
nale. Siamo degenerati a tal punto che
anche in un branco di cani c’è più unione
e armonia. Abbiamo subito una forte in-
voluzione e solo con il passare degli anni
si potrà scoprire se la situazione riuscirà
ad evolvere in meglio oppure la natura
umana continuerà ad essere immutata.
Serena Danese
Involuzione della specie umana
21 GENNAIO 2011
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Aristotele
21 GENNAIO 2011
Dialoghi con l'artedi oggi
Michele De Luca
In un bel libro le interviste di Enrico Giustacchini
ai maestri contemporanei
Il paragone potrebbe appa-
rire “forzato”, ma mica
tanto: a leggere il libro di
Enrico Giustacchini “Permette,
maestro?” (edito da Stile Arte,
Gussago, BS), in cui sono rac-
colte venticinque sue interviste
ad altrettanti protagonisti del-
l’arte contemporanea interna-
zionale, è venuto in mente il
lavoro di uno dei più grandi fo-
tografi italiani, il compianto
Ugo Mulas, il quale aveva il
“dono” e la capacità di eviden-
ziare in pochi scatti la “persona-
lità” degli artisti che
fotografava, volendo e sapendo
cogliere nell’approccio del-
l’uomo alla sua creazione arti-
stica l’essenza stessa di
quell’arte. Che l’autore del
libro, in questo caso, riesce allo
stesso modo a far emergere,
nelle poche battute di un’inter-
vista e attraverso la testimo-
nianza diretta ed autentica
dell’artista, del personale ed in-
timo rapporto di ciascuno con la
propria arte, degli snodi che ne
hanno segnato nel tempo scelte,
predilezioni, ascendenze, in-
contri “fatali”, innamoramenti e
ripudi; il tutto attraverso un col-
loquiare “informale”, sereno,
sgombro da “celebrazioni” da
parte dell’intervistatore e da
“autocelebrazioni” da parte
degli intervistati. Nell’intervista
a Botero, Giustacchini conduce
il maestro colombiano a raccon-
tarci il momento fondamentale
della sua “svolta”, nel 1956, che
doveva ispirare tutta la sua più
importante produzione: “Mi
trovavo in Messico e stavo di-
pingendo un mandolino. Raffi-
gurai la cavità dello strumento
molto piccola, cosicchè le pro-
porzioni ne uscirono profonda-
mente dilatate. Fu una
folgorazione, sulla via di
quell’espansione volumetrica e
formale … che da allora mi ha
sempre accompagnato nel corso
della carriera”. Sandro Chia ci
fa scoprire il rapporto con la
propria pittura, in cui “si mi-
schiano memorie, sì, ma anche
i disparati elementi della vita di
tutti i giorni”, esigendo “una ri-
definizione dell’intero apparato logico
e percettivo”. Il “nocciolo” pittorico
di Giorgio Griffa, che può apparire al-
quanto complesso, a domanda dell’in-
tervistatore, si racchiude in una
dichiarazione dell’artista di estrema
semplicità e suggestione: “Essendo io
convinto dell’intelligenza della pittura,
ponevo la mia mano al servizio dei co-
lori che incontravano la tela, limitavo
il mio intervento al gesto semplice di
appoggiare il pennello”. Qual è il rap-
porto con la propria pittura di Guc-
cione? Giustacchini gli ricorda che,
per Aristotele, il dolore e la meraviglia
sono fondamentali per la filosofia,
“imbeccando” la risposta all’artista di
Scicli che dice: “I due elementi sono
decisivi pure in ambito pittorico”; e
“decisivi” anche per la “sua” pittura:
“La pittura per me è proprio una com-
mistione di meraviglia e di dolore”.
Mentre, per Julio Larraz, l’arte è prima
di tutto una forma di comunicazione,
un modo per sfidare il prossimo ad in-
staurare con lui un dialogo”; il lavoro
di Richard Long, come lo stimola a
dire Giustacchini, “ruota per intero at-
torno a concetti di movimento, di
tempo, di transitorietà e di permanenza
della materia”; François Morellet con-
fessa: “Mi è sempre piaciuto indagare
le modalità con cui un artista può af-
frontare la sfida con i materiali che ha
scelto: siano essi pittura ad olio od ac-
querello, siano rami di albero o lam-
pade al neon”. A cui fa eco, in un certo
modo, Nespolo, quando dice: “Nel-
l’ambito di un processo di accosta-
menti combinatori il ricorso a tante
tecniche, spesso assai differenti tra
loro, mi è sempre stato congeniale: dal
ricamo al ritaglio di carte e stoffe,
dall’intarsio all’intaglio del legno”. E
Paladino: “ La molla è la curiosità: il
voler comprendere, ad esempio, se in
una tecnica ci sia del nuovo, se utiliz-
zandola possiamo ridestare – appunto
– la nostra, curiosità”. E così via. L’au-
tore avverte che, nella costruzione del
libro, si è deciso di privilegiare quelle
figure di caratura internazionale, il cui
ruolo ed importanza comunque sono
generalmente riconosciute sullo scena-
rio, quello che conta, della più signifi-
cativa produzione contemporanea:
percorsi artistici, “scuole”, “tendenze”,
vicende più intimamente personali
(Longaretti) o esperienze di gruppi
(Biasi e il Gruppo N. di Padova, di cui,
peraltro, viene ricordato il gustoso
aneddoto di una mostra intitolata “A
porte chiuse” allestita in una ex “casa
chiusa”, divenuta sede del gruppo a se-
guito della famosa legge Merlin). Il
libro, tra l’altro, è ricco di episodi che
avvicinano alla vita “materiale” degli
artisti, a volte più illuminanti, per
comprendere la loro arte, di tanti fu-
mosi testi critici…Oltre ai maestri ci-
tati, ne vanno ricordati anche altri,
importantissimi, che si sono “aperti”
alle domande dell’intervistatore, tra
cui Cucchi, Galliani, Mario Botta, Re-
becca Horn, Dennis Oppenheim, Ar-
naldo Pomodoro, Rauschemberg,
Rotella, David Tremlett, Wladimiro
Tulli e Tom Wesselmann. Con tutti
l’autore instaura un colloquio, suppor-
tato da una profonda conoscenza dei
suoi intervistati, cimentandosi, come
ha scritto Maria Teresa Benedetti,
nella prefazione, “con protago-
nisti e problemi obiettivamente
ardui, che potrebbero generare
interpretazioni criptiche e una
difficile comprensione da parte
di chi non pratica quotidiana-
mente parametri culturali spe-
cializzati”. Le caratteristiche di
“agilità” e chiarezza di questo
libro sono concepite per at-
trarre anche lettori non neces-
sariamente dotati di
competenze specifiche e spesso
“diffidenti” verso l’arte con-
temporanea; a cui invece può
essere rivolto l’invito di Yoko
Ono, che, rispondendo a Giu-
stacchini dice: “E’ necessario
accostarsi alle opere contempo-
ranee con una mente aperta e
scevra da pregiudizi, ma so-
prattutto rispettosa nei con-
fronti del nostro mestiere, che
richiede dedizione e fatica
inimmaginabili”.
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Rebecca Horn
Yoko Ono
Sandro Chia “La bugia” 1979-1980
La copertina del libro
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d’areamediterranea
Se potessi avere mille lire almese, senza esagerare, sareicerto di trovar tutta la felicità!
Un modesto impiego, io non ho pre-tese, voglio lavorare per poter alfintrovar tutta la tranquillità!. A volteritornano, nella loro sempre estremaattualità, testi di canzoni memorabiliper la saggezza che contengono.Questo motivetto, sebbene cantic-chiato da Gilberto Mazzi nel lontano1939 oggi, più che mai, descrive conimpietosa oggettività il profilo deigiovani contemporanei, quell’infau-sta stirpe ormai nota come “genera-zione 1000 euro”. Un’orda diragazzi che popolano l’ormai affol-lato mondo del precariato, giunglaimperscrutabile e fitta, densa di insi-die e incertezze. Giovani che nonamano riconoscersi nel cliché di“bamboccioni” ma che, al con-tempo, non hanno i mezzi per se-gnare una svolta e le cui opportunitàsono castrate e le prospettive di rea-lizzazione futura pari a zero. Sempre in bilico, si è costretti aguardare in prospettiva: attese e rin-vii al futuro che, il più delle volte, ri-sultano fallimentari. Dura legge ostile di vita, più subito che accettato!Congiuntura economica sfavore-vole? O, semplicemente, Saturnocontro? Chi lo sa! Eppure, sembrache i problemi generati da una crisiche ormai angustia il mondo intero,si abbattano con violenza contro unagenerazione che stenta a trovare ilsuo felice approdo. Un flagello,quello della disoccupazione, che staper inserirsi in pole position come “ilmale del secolo”! Secondo alcunidati Istat relativi al secondo trimestre2010, il numero di disoccupati ri-sulta pari a 22.195.000 unità, quotain aumento rispetto al trimestre pre-cedente dello 0,1%. Periodo buioche colpisce, soprattutto, le unitàproduttive del Nord. Di certo, il me-ridione non se la passa meglio. In questa favola nera, l’unica ancoradi salvezza è rappresentata dai Call
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’: METIS SRL 0971 22715 CELL. 320 1813033 email: [email protected]
SE POTESSI AVERE 1000 …. EURO AL MESE
Anno IV numero 3 - 21 Gennaio 2011 Direzione / Redazione: Via del Popolo 34 - 85100 Potenza - Telefono 0971 22715 Direttore responsabile: Antonio Savino
center: realtà spesso vituperate e bi-strattate che sembrano, però, lenire ilproblema disoccupazione. Non di certoquello del precariato. Fagocitati in que-sta dimensione sono spesso ragazziumili, curiosi e ingenui che si impe-gnano a “produrre” in vista di premi eincoraggiamenti, incentivi. Pena: elimi-nazioni alla Grande Fratello. Non c’èscampo per nessuno. È difficile sottrarsida queste logiche di “sfruttamento”. Masiamo realmente sicuri che di sfrutta-mento si tratti? Assolutamente no. È chiaro – affermaIvan, team leader di una struttura callcenter potentina – parlo per esperienzae percezione personale. Mi sono imbat-tuto in questo lavoro due anni fa o pocopiù. Sicuramente fui preda di scettici-smo poiché vittima di luoghi comuni.Come hai vissuto questa esperienza,
dunque?
In un primo momento vissi quest’av-ventura come una breve parentesi av-valorando, dunque, la classica tesi delprecariato ma, pur sempre, come unasituazione di riscatto per evitare di pe-sare sulle spalle dei miei genitori ed en-trare, così, nel cliché del ragazzo“bamboccione” e perditempo. Dubbi
tanti e certezze poche. Tra i tanti: è pos-sibile riuscire a incrementare la propriabase fissa con le provvigioni? Equivalevaper me a incrementare o alimentare lapropria certezza di sogni. Oppure, è verociò che in giro si afferma, cioè che gli“operatori telefonici” sono consideratimacchine sforna contratto senza dignitàe obbligati a produrre in una prospettivadi incalzante concorrenza.E quando si sono dissipati questi “am-
letici” dilemmi?
Quando sono entrato in contatto conquesta idilliaca realtà che mi ha vistocome operatore, dapprima, e come teamleader, poi.Insomma, una bella responsabilità. Un
compito arduo, considerando che i lea-
der talvolta sono amati e, spesso,
odiati.
Ebbene si: i ruoli di responsabilità sonoonori ma anche oneri. L’importante èguadagnarsi la stima delle persone checollaborano con te senza porsi in una po-sizione di primato, bensì creando le con-dizioni lavorative motivanti. Al di là, poi,di rapporti interpersonali che, sovente,si creano anche al di fuori della propria“nicchia lavorativa”. In tal caso nonsolo con i propri colleghi, ma anche con
gli imprenditori con i quali si la-vora a stretto contatto e con con-vergenza di obiettivi.In questo modo stai riuscendo
a sovvertire quell’immagine
“tragicomica” che spesso ci ha
sottoposta la filmografia “fan-
tozziana” di Megadirettori ga-
lattici e, di conseguenza, di
subordini o “infimi”.
Certo, quelle sono realtà abba-stanza esasperate, nonostanteabbiano descritto un’importantepagina di una storia, tutta ita-liana, di ambienti di lavoro econdizioni di vita ostili e fru-stranti. Molto dipende anchedalla forma mentis con cui inte-ragisci: la mia fortuna è stataproprio quella di lavorare in unasocietà gestita da due imprendi-tori lucani, coniugi, che hannocreduto di poter investire ecreare posti lavorativi, nono-stante si dica che i tempi in cuiviviamo siano momenti di de-clino. A dispetto, anche, di chi af-ferma che in questa terra non cisono possibilità. Perno centraledi tutto, poi, è l’aspetto comuni-cativo del mio, anzi, del nostrolavoro che rappresenta un ponteempatico con i nostri clienti.Qual è il consiglio che senti di
dare ai tanti giovani che non
riescono ad inserirsi in un con-
testo lavorativo?
Rischiare! E buttarsi. Bisognacercare di scrollarsi via di dossopregiudizi, timidezze e strizzarel’occhio ad un pizzico di auto-stima in più. In fondo, se il miosogno è condurre il Festival diSan Remo e davanti l’obiettivonon sono in grado di pronunciareparola secondo te me lo lasce-ranno condurre?
Luca Arlotto