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    Leonardo Pica Ciamarra

    TEORIA E STORIA DEL COLORE IN

    GOETHE

    citare come: L. Pica Ciamarra, Teoria e storia del colore in Goethe, in Laboratorio dellISPF, I, 2004,

    ISSN 1824-9817. Il testo protetto da copyright.

    Laboratorio dellISPFwww.ispf.cnr.it/ispf-lab

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    Leonardo Pica CiamarraTeoria e storia del colore in Goethe*

    1. Trascorse cos di nuovo molto tempo (...), quandeccoche ricevetti una lettera urgente dal mio amico di Jena, che

    mi pregava nel modo pi cortese di rispedirgli i prismi (...).Avevo gi tirato fuori la cassa per consegnarla al corrierequando mi venne voglia di gettare una rapida occhiata attra-verso il prisma, cosa che non facevo da quandero molto gio-vane. Ben ricordavo che tutto appariva variopinto, anche senon mi era pi presente in che modo. Mi trovavo in una stan-za completamente imbiancata; memore della teoria di Newton,quando mi posi il prisma dinanzi agli occhi mi aspettavo divedere tutta la parete bianca colorarsi di varie gradazioni, la

    luce che di l ritornava allocchio scomposta in tante luci colo-rate. Allorch la parete bianca osservata attraverso il prismarimase bianca come era prima, quale fu per la mia meravi-glia dinanzi al fatto che un colore pi o meno deciso si mani-festava solamente l dove simbatteva in qualcosa di scuro e

    *Le opere di Goethe sono citate dalla Weimarer Ausgabe, Weimar, 1887-1919,con la sigla WA tra parentesi seguita dal numero romano della sezione, dal nu-mero arabo del volume (eventualmente seguito da una lettera minuscola riferitaal tomo) e della pagina; la raccolta Maximen und Reflexionen, a cura di M. He-

    cker, Weimar, 1907, citata con la sigla MuR seguita dal numero della massi-ma; i colloqui dallo Anhang an Goethes Werke: Abtheilung fr Gesprche, a curadi F. von Biedermann, Leipzig, 1889-1896, con la sigla Ges. seguita dal numeroromano del volume e arabo della pagina. Nel caso la citazione si riferisca allamedesima fonte gi indicata per quella che la precede, indico soltanto il numerorelativo alla pagina o alla massima. Per approfondimenti anche bibliografici mipermetto di rimandare al mio Goethe e la storia. Studio sulla Geschichte derFarbenlehre, Napoli 2001, di cui ripropongo, in estrema sintesi, alcuni risultatinella seconda met della relazione. I corsivi nelle citazioni sono sempre miei.

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    che, alla fine, la crociera della finestra appariva colorata nelmodo pi vivace, mentre nel cielo grigio chiaro dietro di essanon era visibile alcuna traccia di colorazione. Non ci fu biso-gno di molta riflessione perch riconoscessi chera necessarioun confine per produrre i colori e subito, come per istinto, e-sclamai ad alta voce rivolto a me stesso che la dottrina diNewton era falsa1.

    C una singolare ironia, chiss se del tutto inconsape-vole, nella rassomiglianza tra la leggendaria mela di Newton elintuizione da cui, nella Confessione dellautore posta aconclusione della parte storica della Farbenlehre, Goethe fascaturire la propria teoria del colore: un aperu, cos dice,simile a una malattia che ci abbia infettato e da cui non ci sipu liberare fin tanto che non totalmente sconfitta2. Al paridella mela di Newton, unosservazione del tutto estemporaneaschiude improvvisamente la natura del fenomeno, la sua na-tura segreta eppure sempre sotto gli occhi. Ma al pari dellamela di Newton, bisogna che vi sia nellosservatore una spe-ciale capacit o disponibilit a vedere perchquestosservazione si trasformi in rivelazione. Esistono ap-punto moltissimi gradi del vedere (Anschauen) come Goe-the scriveva a Schiller il 6 gennaio 1798 dallappetito di unbambino che vede una mela sullalbero fino alla caduta diquesta, che avrebbe dato a Newton lidea per la propria teo-ria3. E per quanto Goethe respinga in linea di principio cheun modo di rappresentare sia in assolutomigliore di un al-

    tro, certamente vero che quel grado dello Anschauen capacedi fondere immediatamente insieme empiria e teoria fino acapire che ogni elemento di fatto gi teoria, che non si de-

    1WA II 4, 296.2Ibid., 302.3WA IV 13, 10.

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    ve cercare nulla dietro i fenomeni perch essi stessi sono ladottrina, come Goethe ripete da vecchio4 il frutto di unpotenziamento delle facolt spirituali5 possibile solamentegrazie ad una lunga preparazione, ad una coltivata vulnerabi-lit al contagio.

    L aperu del fenomeno prismatico del colore di cui Go-ethe scrive nel 1810 risale al 1790, lanno stesso della pubbli-

    cazione della Metamorfosi delle piante, ossia dei primi risultatiteorici di quel ritorno alle osservazioni della natura in cuiveniva a depositarsi nellelemento tedesco della scienzalesperienza italiana dell elemento dellarte6 che era gi in-sieme esperienza della natura sub specie artis. Nella stessaConfessione, come pure nei Beitrge zur Optikpubblicati nel1791-1792 a ridosso di quellaperu, Goethe pone in strettarelazione la scaturigine del proprio interesse per il problemadel colore con limpulso verso larte pittorica, approfonditosidurante il viaggio in Italia e per coltivato fortemente fin dallagiovinezza, in particolare nel suo elemento teorico. Infatti,seppure Goethe aveva fantasticato di diventare pittore, glimancava del tutto, come lui stesso dice, una naturale predi-sposizione allarte figurativa; e proprio da tale mancanza eglifa onestamente derivare il fatto di aver prestato alla tecnicadella pittura molta pi attenzione che non alla tecnica dellapoesia7. Per ricercare il vero nei suoi elementi pi sempliciGoethe inizia dunque gli studi di cromatica alla propria ma-niera, cio mediante lininterrotta contemplazione (An-

    schauen) della natura e dellarte, il colloquio vivo e fecondocon conoscitori pi o meno avveduti, la frequentazione di arti-

    4 MuR, 575.5Ibid., 565.6WA I 53, 386.7WA II 4, 286-287.

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    sti pi o meno dediti alla pratica o al pensiero. Per questa viaarriva ad afferrare molte leggi e regole della pittura, ma di ununico punto gli risulta impossibile venire a capo, ossia pro-prio il colorito8, la tecnica pittorica del colore. Certamentesentivo parlare di colori caldi e di colori freddi, di colori che sielevano lun laltro, e simili; solo che (...) quel che si praticavalo si enunciava come espediente tecnico, non come principio

    (...). Gli artisti (...) agivano meramente in base a unincertatradizione o a un qualche impulso, e (...) chiaroscuro, colorito,armonia dei colori vorticavano intrecciandosi lun laltro in uncircolo sconcertante9.

    Il pittore mancato ormai tanto appassionato a questoproblema teorico, trovare il principio, da risultare quasi im-portuno e seccante per gli altri10 al ritorno in Germania ca-pisce ci che in certo modo gi gli si era rivelato nelle osserva-zioni italiane sui colori atmosferici, ossia di dover aggredire laquestione dal lato della natura, dal lato della fisica11. Anco-ra pieno di fiducia nella dottrina di Newton si fa prestare i pri-smi, inizia a predisporre qualche apparecchiatura; poi, di-stratto da innumerevoli nuove attivit, trascura la questione.Ma giacch pittore mancato e per per nulla scrittore man-cato, ha cura di narrare lepisodio dello aperu avvenuto almomento di restituire i prismi esattamente nel punto centraledella rubrica autobiografica con cui si chiude la Storia, perdargli cos il massimo risalto narrativo: il colpo di scena, ilmomento di svolta, la mela di Newton. La met della Confes-

    sione che segue questo punto centrale solamente la storiadella propria sfortuna, ossia dellimpossibilit di trovare ascol-

    8Ibid., 287-288.9Ibid., 289.10Ivi.11Ibid., 293.

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    to tra i fisici fedeli al primo Credo12 dellortodossia newto-niana, e per contro la storia della propria crescente convin-zione circa la falsit della dottrina della scomposizione dellaluce a fronte dellevidenza della produzione del colore soltantoal confine tra luce e tenebra.

    2. In un certo senso Goethe, amministratore attentissimo

    della propria leggenda, anche un grande falsificatore di sestesso. Lautore di unautobiografia intitolata Poesia e veritdove lelemento della finzione, la poesia, serve dichiarata-mente a dire la vera veritdi una vita13 non si fa mai scap-pare occasione per esprimere scetticismo, che sia contro Lu-den, Niebuhr o Wolff, circa lideale di una storia critica chevoglia accertare obbiettivamente fonti e fatti14; e da vecchiodichiara senzaltro assai ridicola, specialmente nei propri ri-guardi, la pretesa di rintracciare le fonti di un uomo di ge-nio15. Forse, specialmente in tarda et, si sarebbe anche di-vertito alla definizione del mestiere dello scrittore come unbugiardo di professione coniata oltre un secolo dopo da ungrande narratore americano come John Barth. E tuttavia, sepure va ammesso ogni legittimo sospetto circa laccuratezzastoriografica delle narrazioni autobiografiche di Goethe (nellequali invero lelemento dello aperuricorre in tutte le scopertenaturalistiche fondamentali, dallosteologia alla botanica), non meno legittimo ed anzi pi necessario, proprio alla lucedella consapevolezza dellelemento di finzione latente in esse

    sforzarsi dintendere di quale verit vogliano farsi portatriciqueste narrazioni diversamente accurate. Per accogliere anche

    12Ibid., 299.13Cf. WA IV 46, 241.14Cf. Ges. II, 82 e V, 233; WA I 5a, 281; WA IV 23, 163.15Ges. VI, 359.

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    qui unespressione estrema ma illuminante del magnifico sag-gio dedicato dal poeta Gottfried Benn a Goethe und die Na-turwissenschaften16, nel leggere Goethe si rende sempre ne-cessaria una disponibilit alla comprensione mesencefalicaprima ancora che corticale.

    Nel caso particolare, questa disponibilit a corrisponde-re alla suggestione centrale della narrazione serve special-

    mente ad integrare con un indispensabile dato intuitivo le te-orie che si portati a sviluppare per spiegare le ragioni dellapolemica di Goethe verso Newton. Cos, ad esempio, si solitidire, giustamente, che il motivo conduttore della polemica lavversione di Goethe per la matematica17. E in effetti tutti imotivi ispiratori della concezione di Goethe lo portavano diper s a diffidare della matematizzazione della natura e quindianche, in linea di principio, di quella sorta di vessillo della ri-ducibilit quantitativa della qualit tale sar per gli illumi-nisti ch appunto la spiegazione del colore offerta dallOtticadi Newton. Tuttavia necessario fissare con chiarezza che, aquesto livello, la polemica anti-matematica pi lo sviluppo diun momento germinale radicato nellevidenza sensibile chenon unopzione ideologica di principio. Fino al momento incui, con meraviglia, non vede manifestarsi il colore solamen-te al confine tra il chiaro e lo scuro, sicch senza bisogno dimolta riflessione capisce come per istinto (...) che la dottrinadi Newton era falsa, racconta Goethe ma lo attestano purealtri luoghi al riparo da sospetti18 lui non ha nutrito il mi-

    nimo dubbio su Newton. La caduta di Newton (la caduta dellamela di Newton) ha luogo solamente dinanzi a questevidenza,preparata da unattenzione al colore guidata dallinteresse ar-

    16Neue Rundschau, 1932.17Cf. S. Poggi, Il genio e lunit della natura, 2000.18Cf. WA I 37, 257 e 359; WA IV 2, 287.

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    tistico. A questispirazione fondamentale ha dato credito pe-raltro anche il fisico Werner Heisenberg, quando, in un cele-bre tentativo di alta composizione del contrasto tra Goethe eNewton, internamente critico verso la separazione tra elemen-ti oggettivi e soggettivi propria del metodo scientifico classi-co19, ha osservato che la frattura sorgeva ma poteva anche ri-dursi sulla base del fatto che quella goethiana una teoria del

    colore sotto la prospettiva dellartista (figurativo) mentre quel-la di Newton muove esclusivamente dalle esigenze della fisicamatematica. Soltanto a partire dal dissidio tra queste ultime eil coinvolgimento psicologico, emotivo e fisiologico implicatonella considerazione artistica, in effetti, esplode in Goethelattacco a questa riduzione del fenomeno del colore: un attac-co che non si dirige in alcun modo verso altri e pi importantirisultati della fisica newtoniana.

    La medesima integrazione intuitiva, daltronde, si rendeopportuna anche per unaltra tesi, molto acuta e seducente,recentemente formulata nel modo pi efficace dal germanistaAlbrecht Schne20, secondo la quale nellopposizione di Goe-the al principio newtoniano della scomponibilit dellunitdella Luce, ossia nella rivendicazione dellirriducibilit lunoallaltro o ad ununit superiore dei due poli originari, Luce e

    Tenebra, in gioco una valenza cripto-teologica, chenellaffondare le proprie radici nella tradizione della misticadella luce si trova a ripercorrere consapevolmente moduli tipi-ci della controversistica cristiana. Si tratta di un punto di vi-

    sta molto stimolante, che, oltre ad individuare alcuni modelliargomentativi importanti anche per la parte storica (la Storiaimparziale delle chiese e degli eretici di Gottfried Arnold), ha il

    19Die Goethsche und die Newtonsche Farbenlehre in Licht der modernen Physik, Geist derZeit, 1941.20Goethes Farbentheologie, Mnchen, Beck, 1987.

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    merito di aprire lo sguardo sullo sfondo metafisico di alcuneopzioni implicate nel potenziamento delle facolt spiritualinecessario allo Anschauen goethiano; preso isolatamente, pe-r, rischia di generare a sua volta una sorta di semplificazioneideologica.Perch se pure si deve ammettere che la fedelt di Goethe aun modello cosmico polare, di impianto neoplatonico, concor-

    re assieme ad altri elementi a preparare laperu del fenome-no prismatico del colore e i suoi sviluppi, tuttavia difficilesostenere che lo esaurisca o anche soltanto che si avvicini aspiegarlo. Al contrario questo spunto si pu rivelare molto fe-condo se inserito in una costellazione di motivi ispiratori, uncui vertice sia anche linsofferenza verso lirrigidimento illu-ministico in una concezione matematica della ragione e gli ec-cessi della matematizzazione della natura: un altro verticedella costellazione per e io direi senzaltro la sua stella po-lare, ossia il tratto veramente peculiare della posizione goe-thiana il semplice dato intuitivo riferito da Goethe.

    Allinterno di questultimo, la prima struttura teoricache emerge (e che si pu quasi identificare con esso) piutto-sto quella esplicitamente dichiarata nel punto centrale dellanarrazione, allorch Goethe si avvede che necessario unconfine per produrre i colori. Un confine, appunto. Un limite.Eine Grnze. Questa bench non tematizzata ovvero scar-samente tematizzata21 una nozione chiave per Goethe: unanozione che certo non scaturisce da una critica alla matema-

    tica e semmai solo mediatamente si pu riportare ad unastruttura teologica; una nozione che anzi guida essa stessa lalettura goethiana di Spinoza verso il riconoscimento del divinosoltanto nelle rebus singolaribuse a partire da esse22. Perch

    21Cf. WA I 3, 90; WA II 8, 118 e 12, 168; Ges. VII, 21. 22WA IV 7, 63.

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    il confine, in effetti, ci che per primo si offre alla visione: la determinazione, la forma stessa di una cosa. Una cosa quella cosa, si d a vedere come quella cosa, in quanto cosdelimitata nella propria totalit. Goethe, la mente pi ocula-re della tradizione di pensiero occidentale dopo i Greci, noncita ma a suo modo sottoscriverebbe lidentit aristotelica tralimite e essenza, limite e principio, limite e compiu-

    tezza di una cosa23; cos come non cita ma a suo modo eser-cita la distinzione kantiana della Grenzecome concetto posi-tivo, a partire dal quale possibile pensare il limitato nellaforma della compiutezza, per distacco dalla Schranke comesemplice negazione, che esprime il limitato nel modo dellamanchevolezza24. In effetti, per chi ha elevato a propria mas-sima quella di ricercare il vero nei suoi elementi pi semplici(...) mediante lininterrotto Anschauendella natura e dellarte,di tale Anschauenil confine il fatto fondamentale, ci che loconduce a individuare la totalit e quindi il centro del feno-meno osservato. Questo appunto perch il confine cos intesonon quello imposto dalla limitazione reciproca delle cose mabens quello generato dallinterno della cosa stessa come pro-pria configurazione visibile come forma , in grado di impri-mere la propria identit anche alla limitazione eventualmentesubita dallesterno, com il caso appunto delle forme dellanatura vivente e delle opere darte, che sempre a proprio modointerpretano i termini delle loro relazioni, li configurano perquanto possibile a partire dal proprio centro e in ci danno

    cenno di tale centro, lo conducono a visibilit25

    .Non allora indebito (forse un po mesencefalico manon indebito) riconoscere nellattenzione al confine in questo

    23Metaph. V, 17; Phys. III, 207.24Prolegomeni 57; cf L. Illetterati, Figure del limite, 1996.25Cf. WA II 6, 446.

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    caso il confine della luce il primo pregiudizio teorico cheguida la visione di Goethe, ci che in quellestemporanea os-servazione deve avergli dato il senso di trovarsi prossimo auna rivelazione, di fronte a un punto cruciale dellesperienza.Di qui poi semmai si dipartono, in una direzione e nellaltra,le argomentazioni pi generali, ossia lapprofondimento dellacritica al metodo delle scienze naturali, per un verso, e per

    laltro lelevazione e larmonizzazione della teoria nel cielo deiprincipi metafisici ultimi. Ma il fatto essenziale restalosservazione. La luce non si scompone. unica. unitaria.Incontra un limite e su questo limite sorge il colore.

    3. Se ora per addentrarci solamente di un passo nei prin-cipi della teoria del colore goethiana si ammette che la luce impegnata in una continua lotta con loscurit26, come silegge nei Contributi allotticadel 1791, bisogna riconoscere cheil bianco puro un rappresentante della luce e il nero puroun rappresentante delloscurit e che entrambi propriamentenon sono colori27, perch i colori sono appunto soltanto il ri-sultato di questa Wirkung und Gegenwirkung di luce e oscu-rit nei mezzi dellintorbidimento della luce. Come spiegadopo molti anni di silenzioso lavoro la parte didattica dellaFarbenlehre, da questi opposti, con laiuto della mediazionedi cui si detto, si sviluppano i colori28. Per un verso, la luce,come quella del sole o del fosforo o delle stelle, vista attraver-so un mezzo soltanto un poco torbido, appare gialla e se si

    accresce la torbidezza del mezzo o si aumenta la sua profondi-t, ecco che la vediamo assumere poco a poco un colore gial-

    26WA II 5a, 15.27Ibid., 17.28WA II 1, 73.

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    lo-rosso, che sintensifica in ultimo fino al rosso rubino29.Cos cambia ad esempio il colore del sole a seconda delle con-dizioni atmosferiche o dellinclinazione, che allalba e al tra-monto fa attraversare alla sua luce una massa di vapori pivoluminosa30. Per altro verso, se invece loscurit ad esserevista attraverso un mezzo torbido illuminato da una luce inci-dente31 com il caso delloscurit dello spazio infinito os-

    servata attraverso i vapori atmosferici illuminati dalla lucediurna32 ecco che appare il colore azzurro, che divienesempre pi chiaro e pallido quanto pi saccresce la torbidez-za del mezzo e invece sempre pi scuro e saturo quanto pitrasparente pu divenire la torbidezza, e anzi al minor gradodella torbidezza pi pura si rende percepibile allocchio comeil pi bel violetto33.

    Pu non essere molto importante, per noi adesso, segui-re la derivazione della scala cromatica che di qui Goethe svi-luppa, attraverso un delicato gioco di opposizioni, contro-azioni, intensificazioni e sovrapposizioni, respingendo in radi-ce il ripugnante bianco newtoniano astrattamente compostodalla mistione di tutti i colori34 e la corrispondente dottrinasecondo la quale i colori non solo sarebbero innatinella lucema, nei loro stati specifici, vi sarebbero anche contenuti comeluci originarie, che si manifesterebbero solo attraverso la rifra-zione e altre condizioni esterne, tratte fuori dalla luce e solocos presentate nella loro originariet e immutabilit35. Pi

    29Ibid., 62.30Ibid., 64.31Ibid., 62.32Ibid., 64.33Ibid., 63.34WA II 4, 52.35Ibid., 38.

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    importante per noi invece rilevare da subito che queste ma-nifestazioni del conflitto tra luce e tenebra attraverso il mezzodella torbidezza nella doppia direzione della sovrapposizionedelloscurit alla luminosit (per restare allesempio: il soleche va dal rosso al giallo pallido) e della luminositalloscurit (il cielo che va dallazzurro pallido al violetto) so-no designate da Goethe come fenomeni originari: il che vuol

    dire, ancora una volta, fenomeni di confine. Leggi e regolesuperiori che si rivelano (...) allo Anschauen attraverso i fe-nomeni, ma in modo tale che non vi nulla nellapparenza(Erscheinung) che le oltrepassi, sicch qui noi appunto dob-biamo affermare il confine del vedere (Schauens)36. Questo il vero nei suoi elementi pi semplici di cui Goethe andavain cerca, ossia n il frutto di una scomposizione del fenomenonelle sue parti ultime, con le quali poi tentarne meccanica-mente la ricostruzione, n un principio fondamentale, dalquale risultino molteplici conseguenze, ma piuttostounapparenza fondamentale al cui interno va intuito il molte-plice37. Lunit immediata di questapparenza liminare lasciaappunto intuire al suo interno la legge di tutte le apparenze,la quale a sua volta il carattere di confine che sostanzia tut-to lapparire, se vero che noi dovremmo definire colorataogni luce in quanto la si vede. Al di l di questo punto pinulla si d a vedere, c solo virtualmente assoluta tenebra eassoluta luce, ossia unastrazione38. Perci stesso i confinidel vedere esibiti nel fenomeno originario sono anche insieme

    i confini dellumanit, come Goethe dice altrove, ossia ilpunto oltre il quale essa non pu andare proprio in quanto ci che . Al di l di questa rivelazione, difatti, ch cosa pi

    36 WA II 1, 72-73.37WA IV 42, 167.38WA II 1, 274.

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    alta a cui luomo possa giungere, non gli concesso nulla disuperiore e dietro ad essa non deve cercare nulla di ulteriore.Qui dice Goethe il confine, il punto cio dove non vi pi nulla da spiegare e dal cui attento sviluppo (...) possi-bile trovarci rischiarati su tutto il mondo visibile39.

    Ci si potrebbe trattenere a lungo sul peso (assoluto, inGoethe) di espressioni quali Die Grnze des Schauens, die

    ganze sichtbare Welt, come pure sulla nozione di Urphno-men, introdotta proprio nellambito della teoria del colore e inrelazione a queste nozioni di confine e di totalit. Tuttavia a-desso si rende pi urgente una domanda: confine e totalit da cosa sono posti? Ovvero, qual il centro del fenomeno delvedere, che in questo confine e in questa totalit d cenno dis, si mostra?Nellintroduzione alla parte didattica Goethe ripete, adat-tandole, le parole di un antico mistico un celebre mottoplotiniano, che attraversa in vario modo la storia del pensierooccidentale Se non fosse solare locchio, / come potremmovedere la luce?. Il presupposto assoluto avanzato da Goethe la affinit sostanziale di luce e occhio. Da organi animaliindifferenti la luce si elegge un organo che divenga suo egualee cos locchio si forma alla luce per la luce, affinch la luceinterna muova incontro a quella esterna, giacch nellocchiovive una luce in quiete. Luce e occhio sono cos in certo sen-so da pensare come ununica e medesima cosa40, dice Goe-the: ovvero come un unico, un unitario rapporto fondativo del

    darsi a vedere della natura. Questo il centro: occhio e luce,in relazione tra loro. Allocchio, tuttavia, la luce si d solo nelsuo mobile rapporto con la tenebra, nel suo agire e patire me-diato dalla torbidezza. Azioni e passioni della luce sono ap-

    39WA II 11, 131; Ges. VII, 21; WA II 1, XXXVI; WA I 36, 206.40WA II 1, XXXI.

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    punto i colori. Tramite loro linteranatura (...) che vuolerivelarsi interamente(...) al senso dellocchio41. E in effetti, insenso proprio locchio non vede alcuna forma, giacch soltan-to chiaro scuro e colore messi insieme costituiscono ci cheper locchio distingue oggetto da oggetto e le parti delloggettoluna dallaltra; e cos sulla base di questi tre elementi noi co-struiamo il mondo visibile42. Questa dunque la totalit, arti-

    colata secondo la propria legge. Ecco allora che il colore lanatura conforme a legge in rapporto al senso dellocchio43, e lalegge della produzione del colore, quale si offre allintuizionenel fenomeno originario, ossia al confinee come confine, lalegge stessa di questo rapporto.

    In questo senso locchio potrebbe ben essere detto simbolicamente44 organo della totalit. Esso lo in effetti atal punto da essere spontaneamente indotto a reintegrarla al-lorch viene violentemente affetto da una unilateralit, coscome accade ad esempio quando, dopo aver osservato a lungoun oggetto colorato in determinate condizioni, si volge altrovelo sguardo e locchio suscita lo spettro di un altro colore, e-sattamente quello ad esso diametralmente opposto nel cer-chio dei colori (giallo/violetto, arancio/azzurro, porpo-ra/verde)45. Ma linerenza dellocchio alla totalit vale anchead un altro grado di considerazione, se vero chequestorgano sempre nella disposizione di produrre da s icolori e gode di unimpressione piacevole quando qualcosa diconforme alla sua natura gli perviene dallesterno, quando

    cio la sua determinabilit viene significativamente determi-

    41Ibid., IX-X.42Ibid., XXX-XXXI.43Ibid., XXXII.44Cf. G. Baioni, Forma e simbolo in Goethe, 1982.45WA II 1, 21-22.

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    nata in una certa direzione46. Di qui lazione sensibile-morale del colore, la sua capacit di coinvolgere emotivamen-te linterezza dell'uomo: tema perfettamente congruente conlorigine artistica dellattenzione di Goethe per la cromatica,sul quale ora non possiamo trattenerci, se non per osservaredi nuovo ma adesso a tutto spessore che la definizione delcolore come la natura conforme a legge in rapporto al senso

    dellocchiovuol dire in Goethe che il colore per eccellenza ilmodo in cui la totalit (la natura) si d, secondo le proprieleggi, allorgano fisicamente e spiritualmente deputatonelluomo a coglierla (locchio).

    cos possibile anche capire che cosa significa in ultimouna teoria del colore per Goethe, ossia niente di meno cheuninterpretazione del rapporto tra totalit e uomo in genera-le. Del pari per avvicinarci finalmente al nostro tema princi-pale una storia della teoria dei colori a sua volta implici-tamente niente di meno che una storia delle interpretazioni diquesto rapporto, una storia dei diversi modi in cui il sapereumano si rappresentato, pi o meno consapevolmente, ilrapporto tra uomo e totalit. Appunto in questo senso Goethedice nellintroduzione alla parte storica che ciascuno potraccorgersi di quanto sia difficoltoso (...) isolare dal resto delsapere la teoria dei colori47; e appunto nello stesso sensoscriveva a Wilhelm von Humboldt nel febbraio del 1798, allor-ch riprendeva gli studi per questa trattazione storica, che es-sa gli sembrava promettere di riuscire una storia dello spirito

    umano in piccolo48

    .

    46Ibid., 308.47WA II 3, XIII.48WA IV 13, 57.

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    4. Il fatto per certi versi sorprendente che la consapevo-lezza del respiro geistesgeschichtlichdel proprio progetto sto-riografico49 per la particolarit del suo contenuto speciali-stico e per il fatto stesso della delimitazione che consente diconfigurare una totalit da penetrare nel suo centro si ac-compagna in Goethe al rifiuto di ogni modello sistematico di

    trattazione. Cos, dopo qualche tentativo deludente, Goetherespinge il suggerimento di Schiller di distinguere dalla infini-ta storia delle esperienze una ben definita storia delle opi-nioni da articolare in base alle categorie kantiane50; e del paririnuncia a seguire lesempio che potevano offrirgli i tentativicontemporanei di storia dottrinale della scienza, come questaveniva sviluppata specialmente dagli studiosi di Gottinga51. Aparagone di questi modelli, la sua opera storiografica si pre-senta in modo persino dimesso: Abbiamo dovuto risolverci afornire soltanto materiali per la storia della teoria dei colori, ein certa misura a selezionare tra quelli che serano accumulatipresso di noi, si legge nellintroduzione del 1810. Abbiamofornito riassunti (...); lasciamo per lo pi parlare lautore me-desimo52. Dopo due decenni di riflessione dedicati a questotema, la redazione definitiva consisterebbe in nulla pi che inuna selezione dei materiali accumulati negli anni di studio,come lascia intendere il titolo dellopera definitiva: Materiali

    per una storia della teoria dei colori, appunto. Che ne alloradella storia dello spirito umano in piccolo orgogliosamente

    annunciata a Humboldt anni prima?

    49Cf. D. Kuhn e K. L. Wolff, Vorwort al vol. 6, sez. II, della Leopoldina Ausgabe.50Cf. WA IV 13, 58-59.51Cf. WA II 5b, 1-6.52WA II 3, IX-XI.

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    Il vero principio metodologico dei Materialien dichiara-to in modo non meno sommesso poche righe dopo. Oltre aquesta prima cosa, che costituisce propriamente la ragionedella nostra fatica, abbiamo comunicato in modo aforisticoschizzi di carattere, singoli tratti biografici riguardanti variuomini significativi (...). Serva la loro presenza a ricordarequanto sia altamente significativo considerare un autore in

    quanto uomo (...). Una storia delle scienze, se trattata attra-verso gli uomini, mostra un aspetto del tutto diverso e alta-mente istruttivo rispetto a come avviene quando ci si limita adallineare in serie scoperte e opinioni53. La scelta di trattare lastoria della scienza attraverso gli uomini costituisce il fulcro diun interesse storico del tutto indipendente rispetto ai modelliche Goethe poteva incontrare intorno a s. Essa manifestaanzitutto la rivendicazione che la storia della scienza auto-noma dallavanzamento sistematico di questultima, ciosintreccia con un mondo spirituale molto pi vasto, il qualenon soltanto quello delle epoche ma anche quello del ca-rattere indivisuale essenzialmente implicato nellosservazionedella natura e quindi nelle scoperte e nelle teorie. La storiadella teoria dei colori non legata soltanto alla storia dellartee insieme alla storia di tutte le scienze naturali, la quale asua volta legata nel modo pi intimo alla storia della filoso-fia, ma legata non meno intimamente alla storia della vitae del carattere degli individui e dei popoli. Infatti cosa qual-cuno pensi di un certo fatto lo si potr capire correttamente

    solamente se si sa come in generale egli sia disposto, e civale in particolare se vogliamo conoscere correttamente le o-pinioni sugli oggetti di scienza54. Ecco allora che limpiantosistematico, il quale sarebbe da privilegiare se lintento della

    53Ibid., XI-XII.54Ibid., 108.

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    storia della scienza fosse soltanto quello di servire da suppor-to allaspetto dottrinale, deve cedere il passo ad una diversaispirazione del progetto storiografico, quella che fin dal 1799portava Goethe ad annotare nel diario limportanza di far cen-tro sul caratteredel singolo naturalista55.

    Proprio in questattenzione alla disposizione del caratte-re individuale, ora, viene in luce lessenziale congruenza tra il

    metodo storiografico adottato da Goethe e la sua concezionedel metodo scientifico. Al metodo newtoniano, basatosullosservazione strumentale e sullapplicazione della mate-matica, difatti, Goethe opponeva lattenzione ai momenti qua-litativi dellesperienza e la centralit della compromissionesoggettiva nellosservazione della natura. Come scrive a Zelternel 1808, in se stesso e in quanto si serve dei suoi sensi inte-gri, luomo il maggiore e il pi preciso strumento di fisicache possa esistere; ed appunto la maggiore sciagura della fi-sica moderna che si siano per cos dire divisi gli esperimentidalluomo, e si voglia conoscere la natura solo attraverso ciche mostrano gli strumenti artificiali, anzi si voglia limitarecon ci quel che essa in grado di fare56. Nellimmediata e-sperienza sensibile difatti in gioco una ricchezza di qualitesperibili che eccede losservabilit strumentale. Ci vale inmodo particolare per la visione, rispetto alla quale gli esperi-menti devono solamente portare in chiaro, come Goethe spie-ga a Riemer lanno successivo, quel che locchio gi prima a-veva colto nel senso pi completo57. Ma perch questo sia

    possibile, si legge nellopera del 10, dallattivit scientificanon va esclusa alcuna forza umana: gli abissi del presagio, unsicuro guardare il presente, profondit matematica, esattezza

    55WA III 2, 232.56MuR, 706.57Ges. II, 266.

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    fisica, altezza della ragione, acutezza dellintelletto, mobile,struggente fantasia, amorevole gioia per il sensibile...58. Dellaconoscenza della natura risponde infatti tutto luomo: nonquesta o quella sua facolt ordinatrice, non questo o quel de-terminato sapere. Come si legge in un frammento del lascito:Locchio, come creatura della luce, rende quel che la lucestessa pu rendere. / La luce trasmette il visibile allocchio;

    locchio lo trasmette alluomo intero59.La scelta di trattare la storia della teoria dei colori attra-

    verso gli uominicorrisponde cos alla messa in opera in sedestoriografica del medesimo principio rivendicato in sede di te-oria della scienza: siccome questa esige il coinvolgimentodelluomo intero, anche quella va svolta attraverso la penetra-zione dellintera natura degli uomini che la fanno. Per questola Geschichte der Farbenlehrenon soltanto una storia dellascienza intesa in senso tecnico (e Goethe attentissimo, nellatrattazione, a questi aspetti: alla disposizione degli esperimen-ti, agli strumenti utilizzati, alle dispute specialistiche...), ma anche un attraversamento della storia dello spirito occiden-tale nel suo complesso, la quale appunto, nel trattare di uncircolo particolare, deve al tempo stesso esporre simbolica-mente i destini di molti altri sforzi umani60.

    5. in questa prospettiva che la Storia della teoria dei colo-risi dispone allincontro con le singole individualit storiche.Limpostazione programmaticamente frammentaria dellopera,

    articolata quasi soltanto per profili individuali, intende la-sciare a ciascuno liberamente esprimere (...) il proprio errorecos come la propria verit, e in tal modo accogliere la molte-

    58WA II 3, 121.59WA II 5b, 12.60Ibid., 247-248.

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    plicit dei caratteri storici nellintegrit individuale di cia-scuno, per quanto possibile non compromessa da pregiudizidottrinali al modo di una bella serie di molteplici forme61,come Goethe dice con unespressione in cui risuonano parolechiave della sua morfologia e che precisa ad un ulteriore livel-lo la congruenza tra questo approccio storiografico elimpostazione generale del suo metodo scientifico.

    In modo sorprendente, tale congruenza trova riscontronella consonanza letterale (finora, a mia conoscenza, non rile-vata) tra le pagine dedicate nel 1810 alla presentazione dellaparte storica e la disposizione allosservazione scientificaproposta nel 1792 nel fondamentale saggio metodologico suLesperimento come mediatore di oggetto e soggetto. Qui Goe-the, a proposito della trattazione delle esperienze, raccoman-dava appunto: Ma questi materiali devono essere ordinati edisposti in serie, non combinati in maniera ipotetica, non im-piegati per una forma sistematica. Cos ciascuno libero dicollegarli a suo modo eformarne un tutto, pi o meno agevolee gradevole per lumano modo di rappresentare in generale62.Non diversamente, la parte storica della Teoria dei colori (labella serie di molteplici forme) intende offrire allo sguardonon altro che: Materiali non del tutto privi di elaborazione etuttavia ancora da elaborare, (i quali) possono risultare tantopi gradevoli per il lettore pensante, in quanto egli stesso tro-va, a suo modo e maniera, lagiodiformarsene un tutto63. Do-ve proprio lincompleta elaborazione storiografica ad invitare

    uno spirito capace a fondere insieme a suo modo i materia-li cos forniti. Noi abbiamo tentato di facilitare il suo giudizio,non di precorrerlo, dice Goethe, e appunto per questo quegli

    61 WA II 1,IXe XV.62WA II 11, 36.63WA II 1, XVII.

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    schizzi di carattere che egli presenta senza alcuna pretesa didescrivere in modo esauriente o di emettere sentenze definiti-ve sono forniti cos come noi li abbiamo trovati64, ovvero, sipu dire: cos come essi si sono presentati agli occhi. Il chenaturalmente non significa affatto in modo del tutto privo dielaborazione, perch locchio che sa vedere gi elabora ad ognisguardo attento, e, perseguendo con intima partecipazione

    quella che nel saggio del 1792 chiamata la Vermannigfaltungdelle esperienze65, dispone appunto i materiali in einer schneReihe mannichfaltiger Gestalten.

    Certo, c da chiedersi se sia possibile inferire da questaconsonanza una completa sovrapposizione tra considerazionedella natura e considerazione della storia in Goethe. E la ri-sposta devessere senzaltro negativa quanto alloggetto: la sto-ria non ha la dignit delloggetto naturale (o artistico): non hain s (non lo ha, se non in rari casi in modo soltanto allusivo)lordine intrinseco di una manifestazione in cui si rispecchialordine cosmico. Se per grazie alla definizione del suo temaspeciale la si delimita in un cerchio particolare, la si racco-glie in esso, la si rende totalmente presente in un punto almodo come limmagine si d allocchio, essa pu beneficiaredei principi metodologici della considerazione scientifica (o ar-tistica), i quali sono sufficientemente mobili, asistematici, daadattarvisi in modo vantaggioso66. Cos alla Storia della teoriadei colori possibile esporre simbolicamentemolti altri sforziumani nella sua ben disposta galleria di caratteri, modi di

    pensare, oscillazioni, rapporti e destini, appunto in quantoquesti sono qui veduti sotto laspetto di forme, ossia con unaloro legalit visibile.

    64WA II 3, XI-XII.65WA II 11, 33.66Cf. F. Meinecke, Die Entstehung des Historismus, 1936.

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    Questo nesso, ora, tra il principio di trattare la storiaattraverso gli uomini e la massima metodologica di conside-rare gli uomini storici alla stregua di forme (non compio quineppure il tentativo di illustrare il concetto goethiano di for-ma, il suo unitario dualismo retto dal doppio rimando ocula-re alluniversalit e alla particolarit della forma individuale:alla stabilit del suo centro e alla mobilit della sua perife-

    ria), questo nesso conduce direttamente al concetto di carat-tere come peculiare configurazione, disposizione, legge, diunindividualit: la natura certo modificabile ma tuttaviaimmutabile67che sta al centro di ciascuno. Lapproccio mor-fologico alla storia che cos si delinea anche, in questo sen-so, un approccio caratteriologico. Di qui derivano due impor-tanti conseguenze. In primo luogo, com ovvio, lestrema at-tenzione alla singola individualit trattata, che va osservatanei suoi comportamenti peculiari, nelle sue mobilit, resi-stenze e interazioni, senza ricercare di queste le cause mapiuttosto il significato per limmagine dellintero che concor-rono ad offrire allo sguardo: come Goethe dice, soltanto lastoria completa degli effetti di una cosa ne abbraccialessenza e soltanto il cerchio delle azioni e degli atti diun uomo ce ne fa venire incontro unimmagine del caratte-re; in questo senso appunto la storia delluomo presentaluomo68. In secondo luogo, lapproccio morfologico conducea considerazioni di ordine tipologico: si tracciano schemi, re-gole, serie, tipi, mediante cui ordinare i singoli fenomeni in

    questo caso le individualit storiche ovvero rispetto ai qualimisurarli, sia pure per coglierne magari soltanto le deviazio-ni. Si tratta di strutture essenzialmente euristiche, spessomobili e talvolta perfino contrastanti tra loro, che svolgono

    67WA II 4, 103.68WA II 1, IXe XV.

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    una duplice funzione: per un verso, quella di prospettare unordinamento delle singole individualit allinterno di totalitdi ordine superiore (in questo caso, la storia della scienzacome tale, rispetto alla quale le individualit storiche possa-no essere colte esse stesse come effetti che lascino emerge-re limmagine della scienza nel suo complesso); per altroverso, queste costruzioni generali favoriscono ladeguata pe-

    netrazione del carattere individuale, la cui specificit di voltain volta risalta e si offre ad un approfondimentodellosservazione proprio grazie alle variazioni che manifestadi contro ad esse. In questo senso di modelli tratti dalla mol-tiplicazione delle esperienze e dal loro ordinamento, i quali sirendono visibili solo in queste e grazie a queste e allo stessotempo fungono da principi regolativi per la considerazionedelle loro variazioni, queste strutture perseguono secondouna duplice direzione, universalizzante e individualizzante lobbiettivo delladeguata penetrazione della forma individua-le, del carattere come centro del fenomeno storico visibile.Cos la Storia della teoria dei coloripropone come un buonfilo conduttore per orientarsi attraverso i destini labirintici dimolte vite umane, diversi schemi della vita individuale, lacui validit appunto legata alla capacit dellosservatore dicoglierne le infinite deviazioni69. Nello stesso tempo il con-tenuto di questi schemi lascia emergere a sua volta la cen-tralit dellimplicazione tra individualit e totalit. In partico-lare la contrapposizione tra individuo e potenze oggettive, un

    tema classico dellantropologia goethiana, viene a ridefinire ecomplicare nella considerazione storiografica il luogo meto-dologico che nella considerazione delle forme naturali defi-nito dallinterazione tra forma e ambiente. Similmente a quel

    69WA II 3, 244-246.

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    che accade in sede di morfologia, la specificit del carattereindividuale si rende visibile anzitutto nel contrasto tra il pe-culiare e il comune, attraverso il quale lindividualit si e-spone come quel che e pu essere, nella sua forza di ap-propriazione e caratterizzazione di ci che la circonda e nellespecifiche modalit di ridefinizione della propria forma dicontro alla pressione dellesterno. In questo senso la storia

    della scienza anzitutto il conflitto dellindividuo conlesperienza immediata e con la tradizione mediata70, ossia storia di individui e di istituzioni nella misura in cui questeinfluiscono su di loro.

    6. Allattenzione per la forma individuale corrisponde, ora,anche lininterrotta ricorrenza di linguaggio visivo allinternodei Materiali:eventi e personaggi della storia della scienza so-no essi stessi Erscheinungen, che noi vediamo, scorgiamo, os-serviamo, lasciamo che ci vengano incontro, volgiamo loro losguardo, portiamo in luce, esercitando la nostra capacit divedere su lintero sfondo della storia della scienza, affinch,senza che parvenze ingannevoli confondano la vista, risultipossibile adempiere al compito difficilissimo di portare niti-damente agli occhi le figure (Gestalten) veramente degne e dispicco71. Si tratta di un altro indice della modalitdellincontro propria dello sguardo goethiano sulla storia, colsuo sforzo di accogliere nella loro autonomia le figure che e-mergono dal passato e grazie a tale disponibilit intuirle nel

    luogo dove si gioca il loro rapporto sia con la tradizione e il lo-ro tempo sia con la totalit della natura a cui rivolgono losguardo.

    70Ibid., 136-137.71Ivi.

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    In questa chiave il filo dei Materialiincrocia lintera sto-ria del pensiero occidentale: muove da lepoca delle origini,tratta degli Antichi, greci e romani, attraversa in modo pene-trante il Medioevo, si diffonde sul XVI e il XVII secolo e infineserra il confronto col XVIII, che fa aprire con Newton e con-cludere dalle Confessioni dellautore. Se nelle prime sezionila distanza storica favorisce un incontro con le radici del pen-

    siero europeo, specialmente con i Greci, in cui lapproccio in-dividuale assume spesso un senso paradigmatico come nelcaso di Platone e Aristotele, dove di questultimo messo inluce lo spirito costruttivo e del primo invece ci affascina (...),il sacro timore con cui si accosta alla natura, la cautela con laquale, per dir cos, appena ne tasta i contorni e subito torna aritrarsi da uneccessiva presa di conoscenza con essa72, ilpassaggio allepoca moderna (a partire invero gidallesplorazione del Medioevo con la figura di Ruggero Baco-ne) spinge Goethe ad accentuare via via la struttura dramma-tica della Storia, incentrandola pi fortementesullarticolazione delle peculiarit individuali, quasi a dar vitaad una sorta di galleria di caratteri, che egli in linea di prin-cipio dichiara come un compito ipotetico e troppo insidio-so73, eppure in certa misura effettivamente sviluppa, sia purein aderenza alla programmatica frammentariet dellopera.

    Il maggiore approfondimento, teorico e narrativo, dellanozione di carattere, della confluenza di tipico e individualeche lo costituisce, si incontra proprio nel caso del grande av-

    versario Isaac Newton, alla cui personalit dedicata unadelle pi ampie rubriche dellopera. Newton il terminus adquem dellapproccio tecnico alla natura dal quale nel modopi deciso la proposta goethiana intende svincolarsi. Il termi-

    72Ibid., 114.73WA II 4, 100.

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    nus a quo individuato in Francesco Bacone, una volta che si consumato il delicato equilibrio rinascimentale tra libertcritica dellintelletto e aderenza alla naturalit dellumano. Trala ricerca di sconfinata empiria di questultimo, il suo me-todo distruttivo, e la natura costruttiva74 e astratta diNewton corre per Goethe una sotterranea affinit. Decomposi-zione empirica e unificazione astratta rappresentano infatti le

    due facce uguali e contrarie dellazione corrosiva dellintellettosullunit della natura (la mancanza di limite per cui lescienze si autodistruggono in duplice modo: mediantelampiezza in cui si estendono e mediante la profondit in cuisi inabissano75), due facce rimesse luna allaltra da uno sta-bile rapporto di conversione, per cui luna richiede laltra, cer-ca rimedio nellaltra: la protesta nelle scienze del XVI secolonella arrogante autosufficienza del XVIII. questo un casoesemplare del potenziale di concentrazione simbolica della vi-cenda complessiva dello spirito umano implicato nellindaginegoethiana sulla storia della teoria del colore: ci che avvienetra il distruttore e il costruttore non infatti altro se nonci che un diverso luogo dellopera (una considerazione gene-rale inserita nella sezione sul Medioevo) schematizzava comeil moto continuamente oscillante proprio tanto della vitaindividuale quanto della umanit nel suo insieme tralillusione di potersi appropriare dellesperienza del nuovomediante il mero esperire e la coazione a chiamare di nuovoin aiuto ragionamento e metodo, ipotesi e teoria, con leffetto

    di ricadere di nuovo, prima o poi, dalla libert immaginata,sotto il vecchio scettro di unautorit imposta a forza. Taleoscillazione sta per Goethe alla radice dellandamentonullaffatto continuo e neppure per gradi della storia delle

    74WA II 3, 229 e 246; WA II 4, 97.75MuR, 1161.

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    scienze, del suo fatale salire e scendere, avanzare e regredirein linea retta o a spirale: al punto che egli non ha remore afar seguire a tale illustrazione lannuncio perentorio che tuttoci che riportiamo come materiali per la storia e insieme comeelemento storico elaborato nel dettaglio sar soltanto il com-mentario di quanto ora detto76. Il pensiero di Newton rappre-senta in questo senso il contromovimento che completa la ri-

    voluzione nella considerazione della natura inaugurata da Ba-cone; non a caso, proprio a conclusione della rubrica su Ba-cone Goethe trova il modo di dichiarare la necessit di riscri-vere di tanto in tanto la storia del mondo e delle scienze e diriferirla specialmente allesigenza di controllare in questosenso il secolo XVIII appena trascorso77. Ma il metodo secon-do cui Goethe ritiene di svolgere tale compito (riscrivere lastoria di questa Hauptepoche della scienza moderna: riscri-verla nella narrazione storiografica oltre che nella propria ef-fettiva azione di naturalista) decisivo per il suo risultato.

    Una volta definita la gabbia della scienza moderna sulversante del suo sviluppo storico effettivo e su quello del suofondamento nella dinamica naturale dello spirito umano, di-fatti, lo sforzo di collocare al centro della considerazioneluomo intero nel suo rapporto con la totalit passa in mo-do essenziale anche per la pratica storiografica articolata inframmenti e schizzi di carattere. La potenza aforistica diquesta impostazione ha, anzi, una forza di decostruzionedellimmagine sistematica della scienza moderna ancora pi

    profonda che non la stessa delineazione della persistenza diuna tradizione alternativa (alla quale pure ovviamente Goethepresta molta attenzione, ad esempio ricordando lArs magnalucis et umbrae di Athanasius Kircher o il Systme pour les

    76WA II 3, 146-148.77Ibid., 239.

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    couleursdi Lazarus Nuguet, che alla fine del Diciassettesimosecolo consentono di vedere inaspettatamente brillare unarallegrante verit78). Inserito nella bella serie di moltepliciforme, il nemico di cui nella parte polemica della Farbenlehre stato detto tutto il male possibile, qui conformemente allamodalit dellincontro prima indicata come cifra morfologicadella storiografia goethiana viene considerato sotto il profilo

    di una pi mite trattazione tramite cui devessere offerto dipi che tramite ogni polemica, il cui obbiettivo chiarirelenigma di come un uomo cos straordinario sia potutogiungere a un tale errore, abbia potuto irrigidirsi su di esso esviare tanti uomini eccellenti79. La ricerca di una soluzioneetica80 di tal genere si indirizza cos direttamente al mododessere originariamente peculiare di Netwon quello che nedefinisce per cos dire pi le impossibilit che non le possibili-t ossia appunto al carattere, il cui fondamento capitaleriposa nel volere risoluto, senza riguardo a giusto e ingiusto,bene e male, verit ed errore e non nella volont morale,virtualmente libera81. allora da attribuire alla forza straor-dinaria del carattere inflessibile di Newton82 che egli, unavolta caduto nellerrore come essere umano, abbia messo inatto la propria tenacia nel modo pi forte proprio sostenendoquesterrore fermamente, nonostante tutti i moniti esterni einterni e fino allultimo, anzi lavorando e sforzandosi semprepi per diffonderlo, consolidarlo e metterlo al riparo da tuttigli attacchi83. Vi sono, dice Goethe, di questi uomini geniali,

    78Ibid., 348.79WA II 2, 298.80WA II 4, 95.81Ibid., 100.82Ibid., 96.83Ibid., 101.

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    produttivi ed energici, i quali producono un mondo muoven-do da se stessi, senza troppo chiedersi se corrisponder aquello reale: e quando accade che in una natura cos fattasorga una qualche falsa immagine che non trova alcuna im-magine corrispondente nel mondo comune, ecco che un taleerrore pu espandersi non meno potentemente, ed essere persecoli cagione di fanatismo e di inganno per gli uomini84.

    Certamente la causa dellerrore da ricercare anzituttonellincontro tra lo specifica fase di oscillazione del sapere lepoca in cui lavversione (...) contro ogni trattazione teoricatendeva a convertirsi in una grande fiducia nella matemati-ca, senza sospettare che nel mentre si cercava di proteg-gersi dallideale si ammetteva e si manteneva das Ideelste85e la peculiarit intellettuale di Newton, al quale fu data laltamatematica come lorgano peculiare tramite cui (...) costruireil proprio mondo interiore e padroneggiare quello esteriore86.Ma lirrigidimento, limpossibilit di superare egli stessolerrore di cui pure secondo Goethe Newton doveva avere unoscuro sentore87, fatto ricadere interamentenellindividualit del suo carattere, nel suo essere fatto origi-nariamente cos e cos. Ecco allora che la trattazione storio-grafica viene ad offrire di pi di quella polemica anche nel-lo stesso senso polemico: perch il fatto stesso di conferireuna tale importanza al carattere individuale ossia ad un e-lemento per Goethe non storicamente (n moralmente) condi-zionato ma scaturente in modo imperscrutabile dalle profon-

    dit della natura dello spirito umano infrange alla radice la

    84Ibid., 25.85Ibid., 16.86Ibid., 97.87Ibid., 104.

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    stessa condizione di possibilit di un modello neutramenterettilineo di sviluppo del sapere.

    Certamente, accanto a ci, la disposizione narrativadellapproccio storiografico modellato sulladerenza alla formaoffre ancora di pi, con la sua adesione impregiudicata alproprio oggetto, la quale pure nella struttura drammatica diunopera che storia della lotta infinita di verit ed errore si

    fa disponibilit e volont di capire lindividuale, di chiarificareaccuratamente le vicende reali, per attingere attraverso ciuno sguardo aderente alla totalit dellumano che la storia da vedere alla propria intricata maniera (lalfabeto dello spiritodel mondo di cui Goethe parla in un tardo colloquio col can-celliere von Mller88). Questesplorazione storiografica dellaconcomitanza nellindividuale, nel delimitato di individualee universale (di cui il caso della personalit di Newton soloil principale esempio, qui in verit a malapena abbozzato) ilnerbo della parte storica della Teoria dei colori, ci che leconsente (non meno, o in certo senso perfino pi, che allaparte teorica) di sopravvivere al destino paradossale diquestopera: quella con cui pi di ogni altra Goethe ritiene diaver fatto epoca nel mondo89, e per unopera sbagliata eperdente sul suo terreno delezione, giacch il Newton datoqui per liquidato, nei suoi limiti, aveva sostanzialmente ragio-ne e Goethe sostanzialmente torto.

    Oltre un secolo pi tardi un altro grande scrittore, o-sando linosabile e riuscendoci, pone nel punto centrale

    dellopera in cui il suo intimo problema di adesione a Goethetrova lesplicitazione pi chiara (ironicamente, parodistica-mente goethianamente chiara), un monologo del poeta davecchio. In una catena di pensieri in cui la memoria si fonde

    88Ges. III, 310.89Ges. V, 74-75.

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    col presagio, la scienza con larte, il Goethe di Carlotta a Wei-marsi chiede per un attimo: Nil luce obscurius?Che alla fineavesse ragione Newton? Lasciamo andare, gli fa risponde-re Thomas Mann, comunque ne derivato il romanzo delpensiero europeo.

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