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    CARLO SCOGNAMIGLIO

    La teoria ontologicadi Nicolai Hartmann e la

    processualit del reale

    QUADERNID

    IFILOSO

    FIA

    CO

    NTEMPO

    RANEA

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    CARLOSCOGNAMIGLIO

    LA TEORIA ONTOLOGICA DI

    NICOLAI HARTMANN E LA

    PROCESSUALIT DEL REALE

    Edizioni di Filosofia.it

    Roma, 2004

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    1. La stratificazione del mondo reale ..................................................... p. 5

    1.1. Le categorie modali (possibilit, effettualit, necessit) ............ 8

    1.2. Le strategie delle polarit elementari ...................................... 12

    1.3. Leggi e princip categoriali ........................................................ 23

    1.4. Le categorie comuni ................................................................... 26

    1.5. Le categorie speciali .................................................................... 27

    2. La processualit del reale ................................................................... 30

    3. La dimensione processuale nelluomo e nella societ ....................... 34

    4. I valori ................................................................................................. 40

    Riferimenti bibliografici ..................................................................... 44

    INDICE

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    LA TEORIA ONTOLOGICA DI NICOLAI HARTMANN

    E LA PROCESSUALIT DEL REALE

    1. La stratificazione del mondo reale

    Il senso comune ed il pensiero filosofico hanno in comune laver qua-si sempre interpretato il mondo attraverso i dualismi Natura-Spirito,

    Anima-Corpo, Materiale-Immateriale; ma il mondo reale non cos sem-plice, da poter essere risolto in un unico schema oppositivo. Per questaragione nelle sue principali opere filosofiche Nicolai Hartmann proponeuna concezione della realt articolata in strati, in base alla quale il mon-do si presenta costituito da pi strati sovrapposti, messi reciprocamentein relazione da varie leggi, e governati da differenti strutture categoriali.Lesigenza di questa proposta teorica nasce da alcune osservazioni che inun certo senso sono palesi anche ad una prospettiva realistica ingenua,e che alcune filosofie nel corso della storia hanno tentato di modificare,

    riducendo le diverse regioni della realt le une nelle altre, con lo scopo diportare ad una sistemazione unitaria le proprie concezioni. La finalit diHartmann invece quella di restituire allanalisi teorica tutta la comples-sit di una realt multiforme e al suo interno profondamente segnata dadifferenze talvolta irriducibili. In questo senso, procedere nella descrizio-ne della stratificazione del mondo reale vuol dire riempire di contenutoconcreto il dualismo iniziale e comprendere quali siano le regioni dellarealt e come si relazionino tra loro.

    Allinterno di ci che chiamato sommariamente natura, occorre por-re una chiara distinzione tra ci che vivente e ci che non lo , ciotra lorganicoe linorganico. Analogamente in ci che chiamato spiritopossiamo tracciare una distinzione tra i fenomeni psichici e i contenutiobbiettivi dati dalla vita comunitaria degli uomini (es. linguaggio, tecnica,scienze, diritto, ecc.).1Passiamo cos da uniniziale idea dualistica dellarealt, ad una concezione tetrastratificata:

    1Come vedremo, alla luce di questa concezione stratificata del mondo reale sar possibile

    rilevare ontologicamente la realt di un oggetto (o di un processo) in tutte le sue componenti.

    ..

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    Hartmann ritiene che gli strati che costituiscono il mondo reale in-treccino tra loro delle particolari relazioni: lo strato della materia (fisico)

    la base di tutti gli altri e sussiste indipendentemente da essi; il secondostrato quello degli esseri viventi (organico), che poggia su quello mate-riale, ma al tempo stesso se ne distingue. Nella vita degli esseri organicile leggi dello strato precedente continuano ad essere valide, ma sorgononuove peculiarit, relative allambito dello sviluppo, della formazione edei cicli vitali di tutti gli esseri viventi. Il terzo strato quello della psi-chicit, comune ad uomini ed animali, che per manifestarsi ha semprebisogno di un individuo vivente, quindi degli strati precedenti, ma a que-sto stadio della realt troviamo dei fenomeni e delle leggi estranee edirriducibili a quelle degli strati precedenti, che questa volta non si con-servano nel successivo, pur rimanendo per esso fondamentali. Lultimostrato quello che concerne le peculiarit dellessere umano (spirituale),le quali fanno in primo luogo riferimento alla spontaneit ed alla libert,categoriequeste, estranee ai precedenti strati di realt.

    Unanalisi ontologica degli strati dellessere appare a questo puntonon poter prescindere da una precisazione di ci che sintende per ca-tegoria, e per quale ragione risulti necessario procedere ad unanalisi ditipo categoriale. Solitamente in filosofia, in particolare da Kant in poi,la nozione di categoria viene richiamata per descrivere le condizioni

    soggettive della conoscenza e del pensiero; Hartmann invece si richiamaad una concezione in un certo senso classica di questo termine. In-fatti Aristotele inseriva la trattazione delle categorie allinterno della suaricerca sui vari sensi in cui si dice dellessere, riferendosi non solo alsuo esser sostanza, ma anche alle sue connotazioni, come la qualit,la quantit, il luogo e quantaltro. evidente che nella teoria aristoteli-ca delle categorie queste non si riferiscono mai al soggetto conoscentee alle sue forme di recezione o pensiero della realt esterna, ma in-dicano piuttosto una condizione dellessere reale in senso oggettivo.

    Hartmann ovviamente non recupera in pieno la filosofia di Aristotele, ma

    NATURA

    Mondo sociale

    Mondo psichico

    Mondo organico o vitale

    Mondo fisico o materiale

    SPIRITO IV strato

    III strato

    II strato

    I strato

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    certamente ritiene che la teoria delle categorie non debba trattare dei con-cetti dellintelletto, bens dei fondamenti strutturali del mondo reale: Ladottrina delle categorie non loggetto della teoria della conoscenza.2Sulla scorta di Aristotele, infatti, Hartmann si sforza di superare gli errori

    della tradizione filosofica occidentale, individuandone la causa nelle varietendenze allapriorismo, al deduttivismo e al costruttivismo:

    Hartmann finds a common mistake behind all three methodological ap-proaches in their attempts to develop a complete systematic account of thecategories of being not only of the ideal but of a real being as well bylogico-rational means, and not by analysing those different specific ways inwhich being manifest itself.3

    Le categorie sono per Hartmann i fondamenti dellessere, e pertanto

    non possono essere eluse in un ragionamento ontologico. Infatti la ricercaontologica si interessa in primo luogo dellente in quanto ente e cerca dichiarire il senso di questuniversalit; in secondo luogo si pone il proble-ma del modo in cui lessere si d, cio se reale o irreale, per cui devericorrere ad unanalisi modale (che include la riflessione su possibilit,effettualite necessit). Fin qui, come si pu rilevare, ci siamo tenuti al diqua di ogni ricerca di tipo contenutistico, e anche di ogni ragionamentosu ci da cui lente costituito; a questo punto che la ricerca ontologicaentra nella teoria delle categorie. Tutte le distinzioni fondamentali allin-

    terno del mondo reale, che siano esse strati o livelli, assumono la forma dicategorie, cio le strutture, ipassaggi fondamentalie i contenutidellentesono proprio ci che costituisce la costruzione del mondo reale.

    In un suo recente articolo Roberto Poli sottolinea lutilit di un ap-proccio di tipo categoriale confrontandolo con un punto di vista che po-tremmo definire oggettuale, utilizzato da alcuni autori per proporreuna teoria dei livelli della realt articolata in maniera in un certo qualmodo pi semplice della stratificazione hartmanniana.4Nella prospettivaoggettuale infatti i livelli si risolvono in insiemi di oggetti che interagisco-

    no a diversi gradi di granularit, costruendo una sequenza che va dalsemplice alla sempre maggiore complessit. Tale approccio presupponetuttavia una gerarchia lineare in tutti gli oggetti di conoscenza scientifi-

    2 N. HARTMANN,Der Aufbau der realen Welt, Berlin-New York, de Gruyter, 1964, p. V.3 P.CICOVACKI, New Ways of Ontology the Ways of Interaction, in Axiomathes, 12 (2001),

    pp. 159-170: 160.4 Cfr. R. POLI, The Basic Problem of the Theory of Levels of Reality, in Axiomathes, 12

    (2001), p. 265: Numerous authors prefer to develop their theories on the basis of these latterproblems, adopting an objectual standpoint, so to speak, rather than a categorial one. Arguing infavour of an objectual standpoint has the undoubted advantage that it yields an elementary defini-

    tion of level: a level consist of a collection of units (Pattee 1973, p. 75).

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    ca, tenendo dunque fuori da questambito tutte quelle forme conoscitiveche non si possono ridurre ad una serie progressiva di sovraformazioni(questo concetto sar chiarito in seguito), oppure essa non potr essereconsiderata una scienza. In realt, avverte Poli, la gerarchia dei livelli di

    granularit solo una delle gerarchie della realt, ma non lunica, perquesta ragione lapproccio categoriale preferibile rispetto a quello og-gettuale. Nella prospettiva hartmanniana infatti gli strati o livelli dellarealt sono caratterizzati dalle loro categorie, e si distinguono in base adesse, in modo tale che ogni strato segnato dalla nascita di una nuovaserie di categorie:

    The theme of levels of reality once again raises, from its particular pointof view, the problem of ontology, or a categorial structure able to subsume ina general framework the multiple points of view emboided by local scientifictheories. In short, what is lacking is ontology, no more, no less.5

    Ma che rapporto c tra le categorie e gli strati del reale? Stabiliamoin primo luogo che categorie e strati non sono la stessa cosa; esiste ancheuna stratificazione delle categorie, che per non immediatamente iden-tica a quella del reale, dal momento che esistono categorie dotate di unatale universalit, che non possono appartenere ad un determinato stratodel reale. Queste categorie sono princip comuni a tutti gli strati del reale,e formano il fondamento unitario comune al mondo reale. Esse sono stu-

    diate dalla teoria delle categorie fondamentali, e si distinguono in tregruppi ben distinti: categorie modali; categorie delle polarit elementari;leggi e princip categoriali. Oltre ad esse vi sono altre categorie comunia tutti gli strati del reale, che tuttavia non vengono studiate nella teoriadelle categorie fondamentali, ma costituiscono una sorta di fondamentocondiviso di tutti gli enti appartenenti al mondo reale.

    1.1 Le categorie modali (possibilit, effettualit, necessit)

    Il primo gruppo delle categorie fondamentali costituito dalle cate-gorie modali, che come abbiamo precedentemente annunciato stanno aldi qua di tutte le particolarit contenutistiche; esse concernono unica-mente il modo di essere, e lasciano inalterato il problema della costru-zione del mondo reale e di tutte le strutture in generale.6Tuttavia, nono-stante questa precisazione hartmanniana, esse svolgono un ruolo impor-

    5 Ivi, p. 267.6

    Cfr. HARTMANN,Der Aufbau der Realen Welt, cit.

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    tante nellintelaiatura complessiva del mondo categoriale, e divengonoaddirittura essenziali ai fini di una corretta interpretazione dei processi.Nellelaborazione della propria dottrina delle categorie della modalit,Hartmann si lascia alle spalle il peso della tradizione kantiana, in base

    alla quale questo tipo di categorie andava a collocarsi in una sistemazionetetraedrica dellintero quadro categoriale, in cui esse ne costituivano unasezione, accanto a quelle della qualit, della quantit, e della relazione.Nello specifico, Hartmann rifiuta nettamente limpostazione kantiana delproblema della modalit, dal momento che il criticismo del filosofo diKnigsberg risolveva leffettualein ci che si accorda con le condizionimateriali dellesperienza, ilpossibilecon ci che si accorda con le con-dizioni formali dellesperienza, e il necessario con ci che si accordacon le condizioni universali dellesperienza. La ragione del rifiuto da

    parte di Hartmann a raccogliere leredit kantiana risiede nellimpossibi-lit di condividere nella sua prospettiva ontologica lidea che la modalitdelloggetto (il suo essere cio possibile, effettuale o necessario) debbadipendere dallattivit conoscitiva del soggetto. comprensibile dunquecome allinterno della propria ricerca Hartmann cerchi di dare unim-postazione differente al problema delle categorie della modalit, le qualiavrebbero giocato il ruolo di categorie fondamentali e presupposte datutte le altre. Lanalisi modale di Hartmann si concentra prevalentemen-te su problemi relativi alla possibilit ed effettualit dellessere reale edellessere ideale; diverso il caso delle medesime categorie in ambito lo-gico, che Hartmann lascia parzialmente in secondo piano. Da un punto divista pi strettamente metodologico Hartmann parte da unanalisi forma-le riferendosi ad una sfera neutrale (n reale, n ideale), e individua inessa le relazioni fra le varie proposizioni modali. In un secondo momentoil ragionamento procede ad una distinzione della specificit di ogni sferae delle sue differenze da quella cosiddetta neutrale.

    In un certo senso Hartmann recupera la distinzione aristotelica dipotenzaed atto, constatando che ci che effettuale, sia il concretumesistente (atto), ma anche il principio che ne determina il movimento

    (potenza). Per quanto concerne invece la necessit, Hartmann la intendecome una connessione inscioglibile che sussiste fra gli elementi diversidi una cosa, o di un processo, o di un gruppo di cose, che dove compareuno non pu mancare laltro.7I gradi della modalit sono dunque tre,ma ad essi vanno accostati anche i loro negativi, per cui ne avremocomplessivamente sei:

    7 F. BARONE, Nicolai Hartmann nella filosofia del Novecento, Torino, Edizioni di Filosofia,

    1957, p. 214.

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    InMglichkeit und Wirklichkeit (1938)8Hartmann giunge ad analizza-re con notevole precisione ed insistenza tutte le difficolt e gli esiti apore-tici che possono derivare da una simile concezione delle categorie modali,dedicando particolare attenzione alla categoria della possibilit, indub-biamente la pi problematica. Essa infatti, nellambito dellesperienza re-ale, diversamente da quello logico o ideale, in cui si dicepossibileci chenon contraddittorio, tale soltanto in presenza di tutte le condizioni per

    la sua realizzazione, in assenza delle quali si cade nellorizzonte dellim-possibilit. Per comprendere meglio questa conclusione, partiamo dallaconstatazione che sia la possibilit che la necessitsono categorie rela-zionali, cio esistono soltanto allinterno di una catena di condizioni. Alcontrario leffettualit(da non confondersi con la realt, la quale includeanche possibilit e necessit) indifferente ad altre condizioni. Da cideriva lassolutezza delleffettualit e la relativit ad essa di possibilite necessit: si costituisce dunque allinterno delle categorie modali unasorta di gerarchia, al vertice della quale si danno come modi fondamen-tali leffettualit e lineffettualit, tra i quali la prima riveste unevidenteprevalenza, e ad essa dunque tutte le altre modalit risultano relative (nel

    poter-essere, nel dover-essere, ecc.). Nellambito di unanalisi modale dellacosiddetta sfera neutrale, le relazioni che possono verificarsi tra i modidellessere possono essere di tre tipi:

    1) di implicazione (un modo contiene altri modi)

    Se A necessario, A effettuale Se A effettuale, A anche possibile

    Se A impossibile, A anche ineffettuale Se A ineffettuale, possibile che non sia

    2) di esclusione (un modo esclude altri modi)

    Se B necessario, B non impossibileSe B effettuale, B non ineffettualeSe B effettuale, B non impossibile

    8

    N. HARTMANN,Mglichkeit und Wirklichkeit, Berlin-New York, de Gruyter, 1966.

    Positivi

    PossibilitEffettualit

    Necessit

    Negativi

    CasualitIneffettualit

    Impossibilit

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    Se B necessario, B non ineffettualeSe B possibile, B non impossibileSe B possibile che sia, B non possibile che non sia

    3) di indifferenza (un modo pu coesistere con altri due)

    Se C effettuale, C pu essere anche necessario e/o casuale Se C possibile, C pu essere anche effettuale e/o ineffettuale Se C ineffettuale, C pu essere anche possibile e/o impossibile

    La peculiarit di queste leggi modali consiste nel loro subire delle oscil-lazioni a seconda delle sfere in cui esse sono contenute; nella sfera logicaad esempio, prevale la necessit, in quella ideale la possibilit, mentre in

    quella reale leffettualit.Nella specificit della sfera del reale assistiamo ad una riduzione

    della libert delle categorie modali. Su un piano epistemico infatti, nonavendo piena conoscenza del reale ma approssimandosi ad essa, pos-sibile un riferimento pi libero alle categorie modali, come ad esempionel caso della modalit epistemica per eccellenza, cio lipotesi, la qualeci pone di fronte ad un tipo di ragionamento dal carattere fortementeproblematico.

    Nellanalisi ontologica, relativa cio non al grado di approssimazionedi una conoscenza, ma alle effettive condizioni della realizzazione o nonrealizzazione di qualcosa, certamente il ragionamento sulle categorie mo-dali subir una restrizione, per cui ad esempio nella realt accade checi che possibile sia anche effettuale, che ci che effettuale sia anchenecessario, e di conseguenza che la possibilit implichi anche la necessit.La realt avr dunque una sua specifica legalit modale, per cui nel mon-do reale, per essere possibile un evento, devono risultarvi come effettualitutte le condizioni necessarie affinch quellevento si verifichi; se esso ap-pare possibile solo in parte, allora sar impossibile. La legalit del mondoreale dunque basata sui seguenti princip:

    1) Se A possibile, A effettualeSe A effettuale, A necessarioSe A possibile, A necessario

    2) Se non-A possibile, A ineffettuale Se A ineffettuale, A impossibile Se non-A possibile, A impossibile

    La peculiarit di questa legalit ben individuata da Oskar Becker:

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    Secondo il suo [di Hartmann] concetto megarico di possibilit qual-cosa realmente possibile solo quando tutte le condizioni necessarie per ilsuo essere sono soddisfatte fino allultima e pi insignificante. Prima di ci realmente impossibile; ma nellattimo in cui lultima condizione viene sod-

    disfatta, esso realmente necessario. Accade dunque un passaggio improv-viso e discontinuo dallimpossibilit alla necessit; [] Possibilit, realt enecessit, ovvero i modi complementari a essi, impossibilit, irrealt e non-necessit sono tra di loro identici.9

    Tuttavia, la vera problematicit delle categorie modali, si manifestarelativamente alla concezione dinamica della realt, come emerger nelprossimo paragrafo.

    1.2 Le categorie delle polarit elementari

    Il secondo gruppo quello delle categorie elementari, disposte perpolarit: unit-molteplicit, forma-materia, qualit-quantit, continuo-discreto, ecc. Esse costituiscono una struttura bipolare che pu essereconsiderata la trama categoriale dellessere.10Allinterno di tale ambitovanno incluse anche alcune coppie categoriali, comeprincipio-concretoestruttura-modo, che sono presupposte anche dagli altri due gruppi dellecategorie fondamentali, e daltra parte anche le categorie delle polarit

    elementari sono governate dalle leggi categoriali (terzo gruppo allin-terno della dottrina delle categorie fondamentali), come quella della coe-renza. Ci dimostra che la relazione tra i tre gruppi delle categorie fonda-mentali, quella di una sorta di dipendenza reciproca.

    Le categorie bipolari attraversano tutti gli strati dellessere, e sono i pisemplici ed elementari momenti strutturali della costruzione del mondoreale; esse hanno al tempo stesso la pi forte potenza di penetrazione nelmutamento, e la pi piccola consistenza contenutistica. Nel loro incro-ciarsi, esse formano una sorta di rete a maglie larghe, quasi un sistema chedispone la collocazione di tutte le altre categorie. importante inoltre

    sottolineare che lenumerazione di tutte le coppie bipolari non affattounoperazione di estremo rigore deduttivo, n porta ad un sistema omo-geneo. Hartmann non pretende di dedurre con certezza tutte le coppie dicontrari, ma si rif un po a quelle individuate dalla tradizione filosofica,elencandole in maniera rapsodica:

    9 O. BECKER, Logica modale e calcolo modale, trad. di G. Franci, Faenza, Faenza Editrice,1979, p. 84.

    10

    Cfr. BARONE, op. cit., p. 320.

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    I Gruppo: II Gruppo:

    1. Principio-Concreto 7. Unit-Molteplicit2. Struttura-Modo 8. Accordo-Opposizione

    3. Forma-Materia 9. Contrariet-Dimensione4. Interno-Esterno 10. Discretezza-Continuit5. Determinazione-Dipendenza 11. Sostrato-Relazione6. Qualit-Quantit 12. Elemento-Sistema 11

    possibile che si presenti la tentazione di porre alla base di queste ca-tegorie un principio unificatore, o un principio primo; si tratta di unesi-genza che gli antichi sentirono fortemente, e sempre tentarono di porreun postulato di unit alla base della molteplicit, ma secondo Hartmann

    si tratta di uno sforzo nientaffatto utile. Certo ricondurre il mondo adunit pu dare la sensazione di non sbagliare, ma meglio intendere lasua costruzione attraverso lunit di un sistema categoriale. In realtlimportanza di queste categorie sta nel loro intrecciarsi e relazionarsireciprocamente, disegnando per lappunto unintelaiatura categorialedi grande interesse. La natura di queste coppie non immediatamentecomprensibile, in quanto si presentano come contrari, ma sono megliocomprensibili attraverso il concetto della polarit:

    Avendo ognuno il carattere di bipolarit, con una corrispondente dimen-sione fra i poli opposti, si pu intendere questo sistema di luoghi come uncomplesso di dimensioni formanti la trama categoriale dellessere. Una cosa da osservare ancora su queste categorie di contrari: i poli opposti non sonomai contraddittori ed escludentisi fra di loro, la loro una contrapposizionedi termini entrambi positivi, cio una vera e propria polarit, e nella dimen-sione fra di essi vi sempre la possibilit di uninterna gradazione.12

    Apparentemente alcune coppie sembrano poter essere considera-te riducibili ad altre; ad esempio, struttura e forma possonoapparire sostanzialmente sovrapponibili, mentre sar sufficiente os-servare i termini contrari allinterno delle rispettive relazioni pola-rizzate per distinguerle.

    11 HARTMANN,Der Aufbau der realen Welt, cit., pp. 211-212:I Gruppe II Gruppe1. Prinzip-Concretum 7. Einheit-Mannigfltigkeit2. Struktur-Modus 8. Einstimmigkeit-Widerstreit3. Form-Materie 9. Gegensatz-Dimension4. Inneres-ueres 10. Diskretion-Kontinuitt

    5. Determination-Dependenz 11. Substrat-Relation6. Qualitt-Quantitt 12. Element-Gefge

    12

    BARONE, op. cit., p. 320.

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    Forma infatti contrario di materia (intesa come ci che pu esse-re formato), invece struttura si polarizza a modo (in riferimento amodo di essere). Anche il concetto di materia per pu confondersicon la categoria del sostrato (termine polarizzato della categoria della re-

    lazione), ma il sostrato in senso stretto linsolubile relato di una possibi-le relazione, mentre la materia pu gi essere formazione di una materiapi bassa, come la forma pu essere materia di una formazione pi alta.

    Si pu cadere in errore nel considerare queste coppie, introducendonealtre per apparente analogia, ad esempio:finitezza e infinit,positivo e ne-gativo, sostanza e accidente; ora, la prima di queste opposizioni va inclusain realt nella categoria della quantit, la seconda in quella della qualit ela terza in una categoria speciale del primo strato del reale (fisico-mate-riale). Altre opposizioni, come soggetto e oggetto, o apparenza ed essere-in

    -s, sono opposizioni secondarie, e appartengono luna alla teoria dellaconoscenza, e la seconda al quarto strato del reale. Le opposizioni cheformano invece le categorie elementari, percorrono tutti gli strati del reale.Nonostante ci, tali categorie non sono sempre le stesse, ma si distinguonoo meglio si trasformano, in questo processo di attraversamento.

    I Gruppo

    PRINCIPIO-CONCRETO

    Il concreto con questa denominazione espresso in maniera super-ficiale, in quanto in realt tale categoria si estende a tutti gli enti, maanche a quelli che non possono in senso stretto chiamarsi enti, comei pensieri, le rappresentazioni, le opinioni, ecc. Il termine polarizzatodel concretoinoltre non , come spesso indicato dal linguaggio filoso-fico, lastratto, ma ilprincipio, che certamente non ha la caratteristicadellastrattezza. Quanto la storia della filosofia ci ha insegnato chei princip non possono stare da soli, ma devono essere sempre intesinella loro relazione al concreto. In questultimo non agisce mai un soloprincipio, come nel reale non c mai una sola categoria, ma i molti

    princip si relazionano tra loro e costituiscono unintelaiatura comples-siva che fa del concreto ci in cui il principio concresciuto conaltri princip.13La relazione categoriale Principio-concreto presentauna triplice articolazione: relazione gnoseologica, che la pi conosciuta: il principio ci

    mediante il quale un concreto si lascia comprendere relazione fondamentale ontologica: il principio ci su cui il concreto

    si fonda; kantianamente sarebbe la condizione della sua possibilit.

    13

    HARTMANN,Der Aufbau der realen Welt, cit., p. 247.

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    relazione logica: si tratta di quei princip universali, che valgonoin tutti i casi, come i princip logici.

    STRUTTURA-MODO

    I modi e la loro specifica problematicit sono stati da noi incontratinel corso dellanalisi del primo gruppo delle categorie fondamentali,ma evidentemente essi rientrano nellambito categoriale come terminedi una coppia bipolare, e attraversano inoltre lintera stratificazionedel reale. La modalit, che come tale rimane identica attraverso la seriedegli strati, si polarizza a ci che invece muta e si modifica, e cio lastruttura, la quale si distingue nella molteplicit degli strati, nelle gra-dazioni e negli ambiti paralleli, mentre in ogni mutamento di strutturale relazioni intermodali permangono sempre identiche.

    MATERIA-FORMAQuesta specifica coppia categoriale concerne proprio la relazione stra-tica, producendo appunto una differenza tra la relazione che connettei primi due strati e quella dei successivi. Nellorganismo le strutturedinamiche (atomi e molecole) vengono sollevate e incluse nella formaorganica, e questo processo, come vedremo in seguito pi dettagliata-mente, potr essere chiamato sovraformazione. Al contrario la strut-tura degli atti psichici e delle sensazioni, non raccoglie in s i processidellorganismo n le forme spaziali. Essa li lascia alle sue spalle, e sipresenta con una molteplicit aspaziale ed immateriale; con ci ponequi con un nuovo principio una nuova serie di sotto-formazioni, che sicomportano rispetto agli strati precedenti come una sovracostruzione.Ma la relazione psico-fisica non lunica di questo tipo, in quanto lostesso accade nel passaggio dallo psichico allo spirituale. Limmensamolteplicit delle forme che costituisce il mondo reale non si sottomet-te allo schema di ordinamento lineare della sovraformazione.

    INTERNO-ESTERNO

    Un errore frequente nellinterpretazione di tale coppia categorialeconsiste nel ritrovarla un po ovunque; in realt bene che qualunquefenomeno noi osserviamo, evitiamo di pensare che le forze abbiano ingenerale bisogno di un qualcosa di esteriore per poter essere, o cheviceversa esse siano esteriori alle cose. Allo stesso modo, sarebbe erro-neo ritenere gli effetti come esteriori alle cause. Errori nellintenderetale relazione sono inoltre frequenti nelle concezioni gnoseologiche(nelle quali soggetto e oggetto vengono solitamente contrapposti me-diante connotazioni di interiorit ed esteriorit), e in quelle psicolo-

    giche, nelle quali limmagine dellinfiltrazione di un dato nel profon-

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    do conduce facilmente a conclusioni errate. In senso stretto si puinfatti parlare di una relazione interno-esterno soltanto dal punto divista del sistema ontico (vedi la spiegazione della coppia categorialeelemento-sistema): nella formazioneche noi chiamiamo sistema, in-

    fatti, i caratteri di conchiusivit e dellessere internamente vincolato(ad es. lunit della coscienza e dello spirito personale), vanno oltre lasemplice definizione di sistema e chiamano in causa direttamentele categorie di interiorit ed esteriorit. Un esempio relativo allattivi-t produttiva delluomo, potr ulteriormente chiarire la specificit diquesta coppia categoriale. Gli oggetti che luomo produce sono vinco-lati dagli uomini, e le forze creative si trovano unitariamente nello sco-po che gli uomini perseguono, cio nella loro intenzionalit; in questosenso si pu dire che tali forze finalizzate siano linternodelle cose

    prodotte. La conseguenza che queste cose hanno in un certo senso illoro interno fuori di s, in quanto necessitano sempre della relazionecon lessere umano. La cosa dunque ci che non ha in s il propriointerno, esprimendo in tal modo la sua totale mancanza di autono-mia. In questo senso potr essere considerato un sistema non il sem-plice oggetto prodotto, in quanto il suo interno , se isolato, per cosdire imperfetto, ma il sistema sar invece la relazione tra loggetto elessere umano, che relazione di creazione o di riconoscimento.

    DETERMINAZIONE-DIPENDENZA

    La determinazione una forma di relazione ma, osserva Hartmann, altempo stesso pi di una relazione, dal momento che in essa un elementodetermina, e laltro determinato: questo particolare carattere dinamicodistingue la determinazione dalla relazione. Solitamente si intende conla determinazione uno schema seriale, in cui c un passaggio di de-terminazione da un elemento allaltro; lo stesso passaggio, osservato alcontrario, richiama la categoria della dipendenza, in quanto il determi-nato dipende dal determinante. La dipendenza dunque la medesimarelazione dinamica della determinazione, ma vista dal punto di vista

    dellelemento subordinato. Comprendere il rapporto di determinazione per noi abbastanza semplice, ma cogliere il potere di determinare cosa ben pi difficile. In altre parole, dal modo in cui la pianta adultasi lascia alle spalle il seme, facile individuare il rapporto di determina-zione tra i due; ma come il seme riesce a dare la pianta, con una lungaserie di stadi processuali da determinare, un compito difficile ancheper le scienze contemporanee. Ci sono molti tipi di determinazione, efra essi soltanto due sono per noi immediatamente accessibili: il nessocausale nella fisica e quello finale nellessere spirituale. Possiamo per

    provare ad elencare alcuni dei principali tipi di determinazione:

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    (a) causalitLa forma pi semplice del nesso reale la causalit. Essa ha la formadi un flusso temporale continuo in cui si ha la subordinazione del suc-cessivo al precedente, sebbene ogni stadio del processo sia al tempo

    stesso causa dello stadio successivo ed effetto di quello precedente.In linea di massima la serie causale tende allinfinit , quindi da ognicausa dipendono sempre altre cause, come ad ogni effetto conseguonosempre altri effetti.(b) azione reciprocaOltre alla causalit c lazione reciproca dei simultanei. In questa for-ma il rapporto di determinazione si presenta come un influenzarsi re-ciproco di due elementi.(c) autoregolazione

    Nel mondo organico queste forme della determinazione scompaiono,ed entra in gioco lautoregolazione, come la ricostruzione dellorga-nismo dalla cellula germinale, in cui in ogni processo determinatodallintero.(d) causalit psichicaParticolarmente oscura la determinazione degli atti psichici: gi nellasemplice reazione psichica ci sono pi momenti determinanti, ma oltread essi c un fattore, in tutti gli atti psichici, che proviene dallinterio-re tendenza unitaria della vita psichica, non dalla coscienza, ma dal suofondo. Si tratta dellinconscio, che assume una forma teleologica.(e) nesso finaleCon lo spirito personale, si presenta una forma della determinazioneche possiamo definire nesso finale, che non il semplice rovescia-mento di quello causale, ma una costruzione molto pi complicata.Esso comincia col porre davanti alla coscienza i fini, quindi procedenella scelta del mezzo, e termina nel processo reale della realizzazionedei fini.(f) determinazione del valoreTra le molte forme di determinazione, che sono nellessere spirituale,

    la determinazione del valore una delle pi rilevanti. I valori nonsono reali, il dovere si indirizza verso di loro, e gli uomini hanno ilsenso del valore.(g) autodeterminazioneIl dovere si pone in una forma di determinazione che lautodetermi-nazione, o autonomia del dovere; con ci introduciamo il concetto dilibert, che riprenderemo pi avanti.(h) determinazione storicaNella vita sociale e nel processo storico le varie forme di determinazio-

    ne e la contesa tra fattori diversi, fanno s che non sempre ci che viene

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    cercato dagli scopi e le iniziative degli uomini si realizzi. Nonostanteci la tendenza degli uomini il fattore essenziale del processo storico.

    QUALIT-QUANTITLa tavola delle polarit contiene la coppia qualit-quantit, sebbenein realt il carattere di polarit non sia in essa cos chiara. La pecu-liarit di tale coppia sta tanto in tale minore evidenza del contrasto trai due poli, quanto nel fatto che ciascuna delle due categorie si articolaa sua volta in una propria molteplicit categoriale.La categoria della quantitsi estende a tutte le dimensioni che gover-nano il mondo fisico: grandezza spaziale, durata, peso, ecc., ma anchea tutti gli strati, in quanto essa coincide con la molteplicit reale. Essasi articola in:

    uno-moltiparte-tuttofinito-infinito

    La categoria della qualitinvece pi legata alla sfera della conoscenzae dei giudizi. Essa si articola in: positivo-negativo identit-diversit universale-individualeIl suo legame alla sfera della conoscenza si deduce dal fatto che Hart-mann per descrivere queste categorie ontologiche, parte propriodallanalisi dei giudizi, indicando come elementari le categorie di

    positivoe negativo, e visto che la negazione costitutiva della diversit,contrappone ad essa lidentit. Questultima infine va distinta in ciche identico in tutti i casi (universale) e ci che identico a se stesso(individuale).

    II Gruppo

    UNIT-MOLTEPLICIT

    Nel mondo reale un ruolo importante giocato dalla categoria delluni-t e dei suoi molti modi. Possiamo constatare che gi nel linguaggiosiamo soliti distinguere tra luno, lunit, lunitariet, semplicit, ecc.Ognuna di queste espressioni si riferisce in realt ad uno specifico si-gnificato categoriale. Inoltre ogni declinazione dellunit pu esserecompresa soltanto nella sua relazione con la molteplicit:Unit sinteticaLunitariet, o unit sintetica e comprensiva, quella con maggiorepeso ontologico. Si tratta di ununit non quantitativa, ma qualitativa,

    che deriva dunque dallomogeneit dei casi. Questo tipo di unit ri-

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    sulta prevalente nelle sfere ideale e logica, ritorna nella trattazione deiconcetti di genere e specie, ma presente e valida anche nella sferareale, come lunit della legge naturale.Unit delleterogeneo

    C anche un altro tipo di unit, che racchiude invece in s il disomo-geneo, e si riferisce in particolare alla mobilit del divenire, ai processied agli avvenimenti. Che un processo, di qualsiasi natura, sia un tipo diunit, per la comprensione umana non affatto scontato. Anche gli an-tichi non sono mai riusciti a vederlo con nettezza, anzi, concentrandosisulla molteplicit degli stadi, sono caduti nelle insolubili aporie deldivenire. Lunione temporale degli stadi in una forma comune, costi-tuisce ununitaria direzione di un unico processo. La determinazionedi esso non deve essere necessariamente causale (in senso meccanici-

    stico), o per lo meno non soltanto causale, per cui non solo i processidinamici avranno un carattere unitario, ma ad esempio anche quelliorganici, psichici e spirituali (il processo vitale di un individuo, di unasociet, ecc.).

    ACCORDO-OPPOSIZIONE possibile riscontrare la categoria dellopposizione gi nei semplicifenomeni oppositivi propri della realt materiale, come nellimpene-trabilit, nella coppie pressionecontropressione, colpo-contraccolpo.Ancora pi evidente nelle relazioni tra forze che si regolano recipro-camente, come nellequilibrio di una leva; ma al tempo stesso gli equili-bri dinamici sono in se stessi gi una forma di accordo o di armonia.Questa coppia categoriale evidentemente particolarmente comples-sa e difficile da cogliere di primo acchito. Infatti la grande costanzadellaccordo dato dagli equilibri dinamici sembra in primo luogo esclu-dere la presenza di unopposizione al di l di tale armonia, ma al tempostesso in ci risiede la labilit di tale equilibrio, che si dissolve al primospostamento nella relazione delle forze oppositive; in questo senso ilfenomeno della dissoluzione esso stesso rivelatore dellopposizione.

    In tutte le forme di relazione dinamica si presenta questo genere di op-posizione, che tuttavia muta col passaggio allo strato organico. In talepiano pu essere esemplificativo il processo della morte naturale; essanon prodotta dalla violenza di forze esterne, ma nello scioglimentodellaccordo fra processo costruente e scomponente (Assimilation und

    Dissimilation): entrambi questi processi si tengono in equilibrio, nellavita dellindividuo, e tale equilibrio si regola in un certo senso automa-ticamente. Ma non si regola allinfinito, e nel suo punto di labilit essamostra lopposizione interna. Anche la vita psichica degli uomini pie-

    na di conflitti, tali da svolgersi anche al di sotto della nostra coscienza,

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    e divengono tangibili nel dolore, nellavversione e nel malessere; a tuttele forme di opposizione psichica corrispondono forme di equilibrio psi-chico. Ma la pi grande dimensione oppositiva concerne lessere spiri-tuale. Lantagonismo degli interessi personali e delle passioni domina-

    to e regolato dallorganizzazione giuridica e politica della vita sociale.Ma il conflitto tra diritto dellindividuo e diritto della societ non siplaca mai, richiedendo continuamente la ricerca di una sintesi equa. Lostesso conflitto, in pi ampie proporzioni, si sviluppa nei contrasti fra ipopoli e nello scontrarsi delle loro brame di potere: il processo storico lo schema su cui questa interminabile battaglia prende forma.

    DIMENSIONE-CONTRARIETApparentemente anche la polarit di questa coppia pu sembrare poco

    chiara, in quanto presenta due termini presumibilmente estranei. In re-alt si tratta di una relazione strettissima, che si pu cogliere se si partedal presupposto che la dimensionalit di qualcosa sta sempre allinter-no di una scala di misurazione che ha per estremi sempre due contrari.La contrariet non solo quella che abbiamo imparato a conoscere conla teoria delle categorie fondamentali, come secondo momento dopoquelle modali, ma ritorna nella molteplicit del reale (chiaro-scuro,alto-basso, ecc.). I contrari dominano lintero ambito dellesperienza edanno ad essa una chiara dimensionalit: grande-piccolo, forte-debole,veloce-lento, facile-difficile. Le scienze esatte hanno nel dimensiona-mento la propria parte fondamentale; nelle relazioni quantitative, conla misurazione e la formulazione matematica, e nelle relazioni quali-tative, in cui sono presupposte tutte le dimensioni come sostrato nonmatematico: durata, distanza, velocit, peso, ecc. Ma, come avevanogi intuito gli antichi, anche alla base dellanima hanno grande peso icontrari; soprattutto lo stoicismo antico ebbe il merito di dimensionaretutte le situazioni della sensibilit attraverso la gradazione dal deside-rio all avversione, cos come di tutte le tendenze psichiche attive ereattive, dal tendere verso al rinunciare. Lo stesso deve valere per

    tutti gli atti, anche per quelli che indicano amore e odio, simpatia erepulsione, stima e disprezzo, ecc. Secondo Hartmann, si pu in que-sto modo proseguire fino alla vita spirituale, per cui le relazioni umanelegate alla vita giuridica, sociale e culturale sono attraversate anchesseda dimensioni e contrari, alla luce dei valori.

    CONTINUIT-DISCRETEZZAOgni dimensione nella sua costruzione interna poi un continuo, anchese la coscienza tende a cogliere in realt in primo luogo nellosservare

    il mondo solamente il discreto, dando il continuo come presupposto.

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    Ma quando percepisce il continuo, ad esempio nei fenomeni di movi-mento, si rende conto che con la sola distinzione dei discreti non ingrado di comprendere il mondo. La discretezza sorge sulla continuit,ma questa per essa fondamentale. La maggior parte delle serie di en-

    tit reali si presenta in modo del tutto discontinuo: anche la serie delleforme organiche un insieme sconnesso, cio si sviluppa nel tempo nonattraverso variazioni minime ed incremento graduale, bens attraversounimprovvisa mutazione comportamentale. Lo stesso vale per il proces-so fisico-energetico, in cui il passaggio di energia legato ai quanti; nellamaggior parte dei casi dunque abbiamo a che fare con una prevalenzadella discretezza sulla molteplicit delle serie graduali reali. Tuttavia tut-te le disconnessioni e le diverse forme mantengono in s un momentoessenziale di continuit. Salendo i vari piani della stratificazione reale

    possibile osservare una progressiva prevalenza della discretezza ed uncorrispondente arretramento della continuit. Ci non soltanto implicauna maggiore complessit del prodotto, ma anche limportanza del-la sua individuazione e della accresciuta semplicit. Gi lorganismo sieleva con la sua singolarit al di fuori del processo vitale del mondo,ma lindividuo umano, attraverso la propria vita psichica, la propria co-scienza ed autodeterminazione, in un certo senso un mondo a s. Il suoflusso di coscienza pu essere relativo al mondo esterno e quindi essereallesterno determinato (discreto) e al suo interno un continuo. La stessarelazione compare anche nella vita spirituale, nella quale c ancora picontinuit che nella vita psichica, il che particolarmente evidente, se siosserva la storicit dello spirito obbiettivo (continuit storica).

    RELAZIONE-SOSTRATO

    Hartmann intende il sostrato come strettamente connesso alla relazio-ne. Infatti tanto nel mondo naturale, quanto ad esempio nel mondopsichico (la cui esistenza di un sostrato riscontrabile anche nei modidi dire, come quelluomo fatto di tuttaltra stoffa), tutte le relazio-ni, formazioni e dipendenze si pongono su un elemento irriducibile,

    che il sostrato. Ma queste categorie ritornano nel reale non in un solomodo, ma in maniere differenziate. La categoria della relazione infattisi articola in tre modalit relazionali:Relazioni universaliin esse si ha la costanza dellomogeneo (indifferentemente se si tratta diuna produzione o di un processo). Nelle scienze naturali esatte, ci chechiamiamo legge naturale, attraversata dalle relazioni universali; infattila legalit naturale ontologicamente considerata come unomogeneito tipicit del corso degli eventi naturali. vero che in quelle scienze si

    utilizza il quantitativo, ma tutta la peculiarit del processo si basa sulla

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    costanza funzionale della relazionalit dellestensione. Ed esattamentela mobilit della stessa estensione nella costanza della relazione estensivaa stabilire il carattere proprio della legalit. Ma quello della legalit solo un modo delle relazioni universali, in quanto va considerato anche

    quello relativo alla formazione (di cui si parler nel trattare della cate-goria del sistema). Ma entrambi i modi si intrecciano attraversandosireciprocamente. Si vede dunque che con la formazione la relazione uni-versale raggiunge anche i gradi pi alti della stratificazione categoriale,ma la stessa relazione stratica ad avere una sua autonomia.Relazioni particolariSi tratta di un tipo di relazione che al contrario della precedente si mo-difica di caso in caso e determina lindividualit e la particolarit. Se siconsidera per che lindividualit un momento che attraversa tutto il

    reale, allora possiamo concludere che questa relazione nel mondo realenon meno importante della prima. Abbiamo detto che se la relazioneconcerne la legalit naturale e le dinamiche produttive, la stratificazio-ne al suo interno necessita di una particolare dinamica relazionale. Ineffetti lorganismo, ad esempio, sostenuto dalla relazione al di sopradel mondo inorganico; ma in se stesso, a partire dalla sua componentepi piccola, esso sussiste nella relazione particolareequilibrata dei suoiorgani e delle loro funzioni: Allequilibrio di questa relazione e dellasua autoregolazione legato interamente e assolutamente il processovitale.14Un altro esempio ci dato dagli atti trascendenti: la cono-scenza, lintuizione, il volere, i sentimenti e qualsiasi altro atto. Essisono atti di unessenza personale, ma sono legati al proprio oggetto,e ad esso si rivolgono come a qualcosa di essente al di l della propriapersona. Questi atti sono tutte relazioni reali dellessere, e sono tuttemolto particolari (individuali).Grandi ConnessioniEsse possono congiungere gli strati eterogenei dellessere e si possonodire tipiche. Tra la grandi relazioni si pu portare ad esempio quelladella comunit umana, e delle sue svariate forme. In essa la relazione

    tra persone addirittura costitutiva - non solamente per i fenomenisociali, ma anche per le persone stesse. E questa relazione non dominasolo la corrispondente societ esistente, ma anche la continuit storicadella vita politica, sociale e culturale.

    ELEMENTO-SISTEMASolitamente siamo abituati ad intendere il sistema come qualcosa distatico, ma in realt esso costituisce una relazione dinamica, come pos-

    14

    HARTMANN,Der Aufbau der realen Welt, cit., p. 261.

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    sono dimostrare numerosi esempi tratti dallesperienza o dalle nostreconoscenze scientifiche. Latomo e il sistema solare hanno in comu-ne lessere autentiche strutture dinamiche, dalla pi alta stabilit edequilibrio, dal momento che in esse vi sono forze contrapposte che si

    bilanciano allinterno del divenire, ed entrambe hanno una sorta di si-stema di autoregolazione, che gli consente di reagire a disturbi esterni.Nellessere organico il sistema dinamico ci che noi chiamiamo pro-priamente vita. La categoria del sistema ha chiaramente nel mondodella natura una certa prevalenza sulle altre categorie, dal momentoche in esso le formazioni pi importanti sono di tipo strutturale; tut-tavia tale categoria valida anche per gli altri strati dellessere: in psi-cologia si pu parlare infatti di sistema dellatto, dei caratteri, dellapersonalit agente.

    1.3 Leggi e princip categoriali

    Tra uno strato e laltro intervengono una serie di differenze sostanzia-li che determinano lautonomia e lirriducibilit di uno strato rispetto aquello sul quale esso deve necessariamente poggiare per poter esistere.Queste differenze possiamo chiamarle differenze categoriali, con speci-fico riferimento a quei princip che sono propri di un determinato strato,e che in quanto tali lo rendono non identificabile ad altri. Abbiamo fin quitrattato delle categorie fondamentali che attraversano il mondo reale, manaturalmente ogni strato ha anche le proprie categorie, esiste cio ancheuna struttura categoriale del mondo: Le categorie inferiori riaffioranocome elementi nelle categorie pi alte e queste ultime dipendono dallepi basse nel senso che non possono infrangerne le leggi.15Alle leggi e aiprincip che regolano queste relazioni, si riferisce il terzo momento dellateoria delle categorie fondamentali.

    Il terzo gruppo concerne infatti lambito dellordinamento e delle re-lazioni inter-categoriali, cio delle leggi categoriali, includendo lessenza

    dei princip e la coerenza delle categorie in ciascuno strato del mondoreale. Le leggi si articolano in quattro grandi princip:

    1) Principio del valore:stabilisce che ogni categoria principio per un concretum

    a) legge del principio: ogni categoria principio di un concretummanon ha essere per s

    15

    R. CANTONI, Che cosa ha veramente detto Hartmann, Roma, Ubaldini, 1972, p. 48.

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    b) legge del valore dello strato: per un concretumvale necessariamentela categoria dello strato cui esso appartiene

    c) legge di appartenenza allo strato: la categoria vale solo allinternodello strato cui si riferisce (escluse, ovviamente, le categorie fonda-

    mentali, che valgono per tutte)d) legge della determinazione dello strato

    2) Principio della coerenza:stabilisce che le categorie esistono unicamente nella relazione reciprocaallinterno del quadro unitario che esse contribuiscono a costituire

    a) legge della colleganza: deve esserci coerenza tra tutte le categorie di

    uno strato e il concreto cui si applicanob) legge dellunit dello strato: deve esserci coerenza tra ognuna dellecategorie di uno strato e lintero strato categoriale

    c) legge della totalit dello strato: tutte le categorie di uno strato sirelazionano reciprocamente

    d) legge dellimplicazione: ogni categoria implica tutte le altre del me-desimo strato

    3) Principio della stratificazione:stabilisce che la struttura categoriale del mondo reale stratificata

    a) legge del ritorno: le categorie dello strato pi basso ritornano nelsuccessivo ma non viceversa (in realt sono solo le categorie fonda-mentali a ritornare in tutti gli strati, mentre le categorie del mondoorganico, ad esempio, non ritornano in quello psichico)

    b) legge del cambiamento: la categoria che ritorna soggetta ad unatrasformazione

    c) legge del novum: in ogni strato successivo nasce un nuovo mo-mento categoriale

    d) legge della distanza stratica: se gli strati fondamentali sono quattro(Natura : a) fisico, b) organico- Spirito: c) psichico, d) spirituale),ci saranno tre punti di distanza stratica, o solchi, che segnanolo stacco tra uno strato e il successivo.

    Il solcopi visibile quello tra Natura e Spirito: la realt fisico-materiale e quella spirituale sono due regioni del mondo reale tra loroseparate e impenetrabili, ma confinano rasentando gli ambiti della naturaorganica e di quella psichica. Tuttavia tra questi, sebbene siano collegati

    nellessenza dellessere umano, esiste uno iato strutturale, che non se-

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    ..

    gna una separazione definitiva, me indicativo di una distinzione in unaconnessione. Un altro solco quello tra natura organica e natura inanima-ta, mentre il terzo separa gli atti psichici dallessere spirituale. Per Hart-mann porre lattenzione sulla distanza categoriale risulta di estrema di

    utilit, come correttamente rileva Remo Cantoni:

    La distanza categoriale serve quale antidoto contro le smanie metafisiche dicostruire lunit del mondo a scapito della molteplicit reale. Il riemergere, siapure parziale e soggetto a modificazioni, di elementi categoriali degli strati inferi-ori in quelli pi alti, garantisce lunit del mondo contro il frammentario che slegae distrugge senza ritrovare un principio di connessione e di ricostruzione.16

    Questunit viene dunque frammentata dalle scienze particolari e sal-vaguardata dallontologia.

    Le distanze stratiche non sono tuttavia tutte della medesima profon-dit, dal momento che nei passaggi che le attraversano, talvolta si con-servano le categorie dello strato precedente nel successivo, talaltra cinon si verifica affatto, pertanto quelle distanze caratterizzano in manierasignificativa le relazioni fra strati:

    passaggio dal fisico allorganico: si conservano le categorie, per cuiavremo un rapporto di SOVRAFORMAZIONE(berformung)

    passaggio dallorganico allo psichico: non si conservano le catego-rie, per cui il rapporto sar di SOVRACOSTRUZIONE(berbauung)

    passaggio dallo psichico allo spirituale: non si conservano le catego-rie, anche qui rapporto di SOVRACOSTRUZIONE(berbauung)La differenza tra sovraformazione e sovracostruzione che la prima in-

    dica un rapporto allinterno del quale lo strato successivo viene ad esserela forma del precedente, che rispetto a quello ora materia. Nellessereorganico, cio, la componente fisica formata da quella vivente. Nellasovracostruzione la relazione sar invece di bearer-born.

    4) Principio della dipendenza:

    stabilisce che ogni strato superiore implica il precedentea) legge della forza: la categoria pi alta presuppone sempre le serie

    categoriali pi basse e non vale la reciprocab) legge dellindifferenza: lo strato pi basso non solo fondamento

    del successivo, anzi indifferente a questo suo esser fondamentoc) legge della materia: nel rapporto di sovraformazione, la categoria

    pi bassa materia della successiva

    16

    CANTONI, op. cit., p. 54.

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    d) legge della libert: le categorie pi alte si fondano sulle pi basse,ma sono da esse diverse ed hanno una propria autonomia.

    1.4 Le categorie comuni

    Ogni concretumche pu essere ricondotto ad uno dei citati strati delreale, sia esso un sasso, un mammifero, unemozione o un codice giuridi-co, non pu in alcun modo prescindere da quelle che abbiamo indicatocome categorie comuni a tutti gli esseri reali, le quali non rientranonella dottrina delle categorie fondamentali, ma costituiscono un gruppodi categorie che concerne inevitabilmente tutti gli enti.

    ESISTENZALa prima categoria comune definisce lesistenza degli enti reali, nellaloro concretezza ed individualit: Lesistenza ci che distingue, as-sieme allindividualit, alla caducit e alla concretezza, il caso singolodallessenza. Se luniversale risulta unilaterale e si ricerca lente nellaforma pi completa del caso singolo, si identifica allora lente con lesi-stente e lessere stesso inteso come esistenza.17

    TEMPORALITDire che un ente esiste, vuol dire che esiste nel tempo, o meglio, si puaffermare che ha esistenza tutto ci che ha individualit nel tempo.18La realt non solo ci che esteso come sostengono i materialisti,in quanto ci che reale non contrassegnato da grandezza, misu-rabilit e percettibilit, bens da divenire, processualit, irripetibilit,durata, successionee contemporaneit. Come si pu notare, sono tuttecategorie di natura temporale: Questo concetto ontologico di real-t dipende interamente dallunit e unicit del tempo reale.19

    PROCESSUALIT

    Non solo ci che diviene nel tempo ma anche ci che permane;in altre parole, anche le cose sono nel tempo, e anchesse mutano, dalmomento che esse stesse sono processo, cio hanno natura proces-suale. Lapparente costanza delle cose rispetto allincostanza della vitadipende dunque dal modo di datit.

    17 N. HARTMANN, Zur Grundlegung der Ontologie, Berlin-New York, de Gruyter, 19654; trad.it.La fondazione dellontologia, a cura di F. Barone, Milano, Fabbri, 1963, pp. 147-148.

    18 Ibid.19

    Ibid.

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    ..

    1.5 Le categorie speciali

    Oltre alle categorie fondamentali, ci sono dunque le categorie speciali(alcune comuni a tutti gli strati, altre specifiche di un solo strato), nellin-contrare le quali cominciamo a salire lordine della stratificazione.

    I primi due strati, ad esempio, presentano anchessi delle categorie co-muni ad entrambi, ma il livello organico aggiunge ad esse la propria spe-cificit. In primo luogo abbiamo dunque le categorie comuni ad entrambigli strati, che sono le categorie dimensionali(spazialite temporalit), e lecategorie cosmologiche, tra le quali occorre citare, in quanto le pi genera-li, i rapporti reali, laprocessualit(continuo mutamento dei rapporti reali),causalit, legalit(naturale), azione reciproca, e sostanzialit. Su questul-tima sar utile fare una precisazione: essa negli strati pi bassi del reale

    funge da principio, in quanto materia ed energia rappresentano insiemeil carattere del sostrato e il carattere della permanenza. Tuttavia neglistrati successivi sulla sostanza prevarr unaltra categoria, che quelladella costanza della forma. Rispetto a queste categorie comuni, tra lequali alcune (temporalit, processualit, esistenza) sono comuni ancheagli altri due strati del reale (psichico e spirituale), il livello dellesserevivente presenta una nuova serie categoriale, che quella delle categorieorganologiche, che ne costituiscono il novumspecifico; si tratta di dician-nove categorie raggruppate in quattro insiemi: connessione organica, spe-

    cie, filogenesi, determinazione organica.

    CATEGORIE ORGANOLOGICHE

    Connessioneorganica

    Specie Filogenesi Determinazione

    organica

    1. Individuo 6. Vita della specie 11. Degenerazione 16. Equilibrioorganico

    2. Processoformativo

    7. Ricostruzionedellereditariet

    12. Adeguatezza 17. Vitalit

    3. Formazione8. Morte eriproduzione 13. Selezione 18. Nesso vitale

    4. Sistema formalee processuale

    9. Variabilit 14. Mutazione19. Legalit dellaspecie

    5. Autoregolazione 10. Fattori regolativi 15. Discendenza

    Ricapitolando, la vita organica diversa da quella fisico-materiale, ma

    la prima non sussiste senza la seconda, bens poggia su di essa, nel senso

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    che nella vita organica continuano ad essere valide le leggi fisiche. Tutta-via la vita organica presenta delle leggi proprie che segnano la sua auto-nomia. Allo stesso modo, lo strato psichico diverso da quello organico,eppure portato sempre da esso. Senza alcun organismo non si darebbe

    mondo psichico. Diverso dal mondo psichico infine quello spirituale:le leggi logiche, la conoscenza, la volont, il diritto, la religione, larte,lethos, non sono riconducibili alla sfera dei fenomeni psichici, e tuttaviala vita spirituale poggia sempre su quella di un essere psichico.

    TAVOLA DELLA STRATIFICAZIONE CATEGORIALE

    Stratospirituale

    Costanza Soggettivit(personalit)Intersogget-tivit Libert

    Stratopsichico

    Causalitpsichica Costanza

    Soggettivit(coscienza)

    Stratoorganico

    Spazialit Materialit Causalitorganica SostanzaConn. organ.SpecieFilogenesiDet. organ.

    Stratofisico

    Spazialit Materialit Causalitfisica Sostanza

    CATEGORIE COMUNI: Esistenza, temporalit, processualit

    CATEGORIE DELLE POLARIT ELEMENTARI:

    I Gruppo

    1. Principio-Concreto2. Struttura-Modo

    3. Forma-Materia4. Interno-Esterno5. Determinazione-Dipendenza6. Qualit-Quantit

    II Gruppo

    7. Unit-Molteplicit8. Accordo-Opposizione

    9. Contrariet-Dimensione10. Discretezza-Continuit11. Sostrato-Relazione12. Elemento-Sistema

    CATEGORIE MODALI:PossibilitEffettualitNecessit

    CasualitIneffettualitImpossibilit

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    In un saggio del 1998, Roberto Poli 20mette in evidenza la particolareattenzione di Hartmann a condurre unanalisi attenta ed articolata deirapporti che intercorrono tra i vari strati, e non solo delle loro peculiarit.Nel caso specifico della relazione di sovracostruzione, lo strato inferio-

    re non la materia di quello ad esso superiore, ma costituisce quella chePoli definisce la sua external basis of existential support.21Diversamen-te, allinterno di uno strato, ad esempio quello spirituale, pu verificarsiuna dialettica tra le forme che lo costituiscono e lo determinano, e questogenere di relazione non sar pi di sovraformazione, ma possiamo chia-marla self-referential dependence.22

    Roberto Poli ha studiato in maniera critica la struttura stratificata pro-posta da Hartmann, individuando alcune difficolt; in primo luogo, os-servando lo strato materiale e quello organico insieme, in quanto ambitonaturale, non possiamo non rilevare la problematicit dellorganizza-zione interna di esso. Se infatti la divisione tra fisico e biologico parrebbelasciar fuori i fenomeni chimici, anche allinterno di ognuno di questi set-tori dobbiamo individuare ulteriori suddivisioni, che concernono altret-tanti referenti oggettuali. Ad esempio la biologia pu essere articolata ingenetica, citologia, fisiologia, etologia ed ecologia, che hanno per oggettiprincipali rispettivamente i geni, le cellule, gli organismi, le popolazioni egli ecosistemi. Ora, se ognuno di questi sotto-livelli richiede un proprioapparato categoriale, vero tuttavia che in ogni ambito successivo lecategorie precedenti si conservano acquistando un nuovo significato. Sievidenzia in questa sequenza una catena di relazioni di sovraformazio-ne, che palesemente differente da quella relativa allo strato psichico ea quello spirituale, per cui Poli elabora una proposta correttiva:

    20 R. POLI,Levels, in Axiomathes, 1-2 (1998), pp. 197-211.21 Ivi, p. 203.22

    Ivi, p. 204.

    Mondo sociale

    Mondo psichico

    Mondo organico o vitale

    Mondo fisico o materiale

    IV strato

    III strato

    II strato

    I strato

    Sovracostruzione

    Sovracostruzione

    Sovraformazione

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    From a systematic point of view, the layer of life adds further categorialdimension to the underlying layers of chemical and physical phenomena, butit does not engender an entirely new categorial series, as instead happens

    when moving from the material stratum to the mental or social ones. For thisreason, I have conflated Hartmanns two strata of physical and life phenom-ena into a single material stratum.23

    Differente, ma altrettanto complessa, la struttura dello strato psichi-co; abbiamo da un lato le sensazioni (come il vedere, il sentire, ecc.) e leimmagini prodotte mentalmente in assenza delle sensazioni, e dallaltrole operazioni mentali di presentazione di fenomeni schematizzati e reifi-cati, che includono le funzioni mnemoniche, razionali, immaginative equantaltro. Accanto a tutto questo, le emozioni fungono da reagenti,

    esattamente come accade nei fenomeni chimici.Anche altri critici hanno recentemente rilevato i limiti dellorganiz-

    zazione hartmanniana della filosofia della natura proprio nella sua inat-tualit, nel suo risultare cio obsoleta rispetto alle nuove acquisizioniscientifiche; per cui, ad esempio la scoperta della auto-riproduzione del-le molecole del DNA, non pu non porre il problema di unentit che altempo stesso inorganica ma che condivide delle categorie con lo stratosuccessivo.24

    2. La processualit del reale

    Tutto il reale sottoposto alla legge del divenire, il che implica chenessun ente, anche nel pi piccolo lasso temporale, pu rimanere in tuttoidentico a se stesso. Tuttavia non dobbiamo intendere questo continuomutamento come il passaggio dal nulla allessere o viceversa (dal momen-to che il nulla non ), bens come il passare delluno nellaltro, cio comeuna continua trasformazione.

    Ma per intendere il significato della processualit e del divenire dob-biamo per il momento tornare nellorizzonte dellanalisi modale. In basealle leggi modali relative al mondo reale, abbiamo infatti osservato chela possibilit della realizzazione di un evento risiede nelleffettualit ditutte le condizioni che possono renderlo possibile. Da questo punto di

    23 POLI, The Basic Problem of the Theory of Levels of Reality, cit., p. 269.24 Cfr. I.JOHANSSON, Hartmanns Nonreductive Materialism, Superimposition, and Supereven-

    ience, in Axiomathes, 12 (2001), pp. 195-215: In my opinion, Hartmanns stratification schemacontains a kernel of truth, even though I think that the development of science has made severalof his details obsolete , p. 197. In questo senso anche P. FEYERABEND, Professor Hartmanns Phi-

    losophy of Nature, in Ratio, 5 (1963), pp. 91-106

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    vista per il futuro risulterebbe, finch le condizioni per la sua attuazio-ne non fossero divenute tutte effettuali, inevitabilmente impossibile. PerHartmann linterpretazione del processo passa per la consapevolezza chenel reale la realizzazione di una possibilit dipende dalle condizioni effet-

    tuali e non da una scelta tra pi possibilit, per cui lintero processo una continuaRealmglichung(possibilizzazione) di una sola possibilit,che la sua Realwirklichung (effettuazione reale).25Ma dobbiamo stareper attenti a intendere la catena delle condizioni in senso puramenteverticale, dal momento che lorizzonte complessivo del divenire, non solo quello della successione, ma anche quello della simultaneit, percui le combinazioni avverranno anche attraverso lintervento di concauseorizzontali. Il processo implica dunque il concetto di passaggio, dalmomento che in ogni istante del processo c il passaggio alleffettualit

    di qualcosa che prima si presentava con una possibilit parziale.26

    Maal centro del concetto di passaggio si trova, come abbiamo visto prece-dentemente la categoria della causalit, la quale si presenta in manieraestremamente problematica. Essa la parte dinamica del processo, ilsuo nucleo, ma in un processo tuttavia estremamente difficile isolare lacausa, mentre possiamo vedere solo il processo causale del divenire co-smico. Ad esso si relazionano le varie dimensioni processuali delle singolestratificazioni dellessere, per cui avremo: processi fisici, organici, psichicie spirituali.

    I processi fisici sono di tipo dinamico e in essi la causa scomparenelleffetto, e sebbene possano apparire come la dimensione pi sempli-ce della processualit del reale (rispetto alle stratificazioni successive),anchessi presentano una notevole problematicit. Per questa ragionesecondo Hartmann la dimensione processuale del mondo fisico, non rie-sce ad essere intercettata dalle categorie quantitative; si vede bene infatticome la matematizzazione risulti incapace di esprimere in maniera esau-riente la materia:

    la formula matematica non esprime mai la materia stessa, il processo, il movi-

    mento stesso, ma sempre soltanto qualcosa di determinato in esso [] lecreazioni e i processi della natura con tutta la loro uniformit sono pur sem-pre singolari, hanno individualit e mostrano sempre una variet assai piprofonda, nella quale i casi singoli si distinguono ancora in modo essenziale.27

    25 Cfr. HARTMANN,Mglichkeit und Wirklichkeit, cit., p. 111.26 BARONE, op. cit., p. 36827 N.HARTMANN,Introduzione allontologia critica, a cura di R. Cantoni, Napoli, Guida, 1972,

    p. 134. A questo proposito si inserisce la critica hartmanniana alla teoria della relativit. Dal mo-mento che la matematizzazione non esaurisce il sostrato cui la quantit allude, cio spazio, tem-po, materia, forza, ecc., la teoria della relativit, anzich vedere questa insufficienza,relativizza i

    sostrati dei possibili rapporti di misura. Anzich chiedere quale limitazione di ci ch formulabile

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    I processi organici sono distinti da quelli fisici in virt della propria ten-denza allo sviluppo, alla formazione, quindi possono definirsi di tipo finali-stico pur mantenendo essi un carattere a tratti meccanicistico. In realt nla connessione causale n quella finalistica colgono realmente il processo

    della vita, per cui risulta maggiormente opportuno utilizzare, intendendocon ci sintetizzare le due componenti, lespressione processi vitali. Possia-mo distinguere due tendenze ad interpretare la natura dei processi organici:

    (a) teleologismo scopi interni ai processi stessi(b) meccanicismo

    (a) questa tendenza generata dallantropomorfismo (nellantichit enel Medioevo venivano interpretati teleologicamente addirittura i

    processi inorganici);(b) il meccanicismo riesce ad individuare solo alcune cause, ma gli risul-ta impossibile comprendere la complessit.

    La difficolt nello spiegare la natura dei processi organici deriva dalnostro modo di percepirli:

    LAVITALITORGANICAci si presenta

    Ma entrambe queste prospettive sono sostanzialmente fallaci: entram-be violentano il campo dei fenomeni della vita, in quanto li giudicano concategorie che non sono desunte dai fenomeni stessi, ma vengono applica-te ad essi, per una illazione, da un altro strato dellessere.28La difficolt data dunque dalla collocazione della vitalit, intermedia tra psichicite coseit. Noi non conosciamo leffettivo rapporto categoriale di deter-minazione dei processi vitali. C qui qualcosa che rimane inaccessibilein ogni forma di datit appariscente, ci per lappunto determinato dal

    modo di datit dellessere organico: interno ed esterno. Ma la distinzionetra le connessioni organiche e quelle dinamiche si fonda anche su un altroaspetto, consistente nel fatto che quelle organiche sono sempre in gradodi ristabilire un equilibrio in qualche modo scosso o turbato: in questocaso il processo viene indicato come morfogenetico. Hartmann concepi-sce la vita come un processo chiuso, su cui le condizioni esterne posso-no avere un effetto, ma non possono caratterizzarlo.

    matematicamente soddisfi allessenza dello spazio e del tempo, essa si chiede piuttosto quale limi-tazione dellessenza dello spazio e del tempo soddisfi alle formule matematiche (ibid.).

    28

    Ivi, p. 136.

    In noi stessi (vita) come totalit (teleologismo)

    Forma estranea o materialmente obiettiva (meccanicismo)

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    Anche i processi psichici sono particolarmente complessi, in quantoconcernono una serie di atti emozionali e percettivi non volontari, ma di-versamente dai processi fisici e organici non si svolgono in una dimensio-ne spazio-temporale, bens solo temporale. Inoltre, come abbiamo avuto

    modo di rilevare nellanalisi della categoria della determinazione, e del-la sua articolazione nella stratificazione del mondo, la dinamica psichicacomprende anche a livello inconscio una forma di teleologismo.

    Infine i processi spirituali sono invece caratterizzati dalla libert ospontaneit del mutamento, e anche questi, come quelli psichici, sonoprocessi a-spaziali ed immateriali. Tutto lessere spirituale diviene e hauna storia: sono le forme autoprodotte e spirituali dei popoli quelle che simuovono storicamente, che si trasformano e si sviluppano.

    La storia linsieme degli accadimenti che si svolgono sotto i nostri

    occhi e costituiscono il processo umano. Allinterno di questo accadereluomo ha solo una limitata libert di movimento.

    ESSERESPIRITUALE

    A questo punto possiamo cominciare ad intravedere tutta la complessitrelativa ad unindagine sulla produzione umana, ma cerchiamo di focalizza-re in primo luogo in cosa consiste la problematicit dei processi spirituali,che definiremo per comodit, processi storici. Innanzitutto, differente-mente dai processi naturali, la vita dello spirito non pu essere riconosciutacome un processo causale, dal momento che in essa interviene un pro-trarsi della causa che estraneo ad ogni processo di tipo causale:

    Quando non si conosce gi da prima per esperienza o per scienza la particolare specie del processo, non si pu in nessun modo desumere,dalleffetto, la particolarit della causa. Questa sparita nelleffetto, non visi mantiene, non vi sarebbe alcun protrarsi del passato nel presente. Anzi,

    i particolari modi secondo cui il processo si protrae si possono cogliere inpiena luce proprio col contrapporli al rapporto causale (p. 46).

    Ci che distingue il processo storico da un processo causale dunquela protrazione del passato nel presente, la cui linearit dunque diffi-cilmente determinabile; ma questo fenomeno non ha una natura univoca,bens va a sua volta problematizzato. La libert dellessere umano non vatuttavia intesa in senso assoluto, ma occorre tener presente che tutti gliesseri viventi sono condizionati dalla durezza del reale, che proprio

    essa ad imporre alluomo una scelta:

    Collettivo (il cui mutamento mutamento storico)

    Individuale (consiste solo nel suo attuarsi)

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    caratteristica comune di tutti gli esseri viventi stare entro il flusso deldivenire, essere coinvolti e colpiti da tutto ci che lo sorprende [] [La cor-rente del divenire cosmico] considerata come catena di situazioni, non fa checostringerlo alla decisione.29

    Daltra parte questa catena di situazioni non unicamente da in-tendere come ci che, essendo diverso dalluomo, gli si impone dinanzicome ostacolo da superare (natura), ma bisogna includere in essa anchequellinsieme di accadimenti passati che hanno coinvolto lintero genereumano. Lindividuo non trova dinanzi a s soltanto la natura, ma anchela storia. Posto infatti che il passato in qualche modo permanga, comeconservazione, nel presente, possiamo rilevare unprotrarsi percettibile,che qualunque essere umano in grado di identificare attraverso il rife-rimento a tradizioni, leggende, aneddoti, monumenti, ecc., ma anche un

    protrarsi tacito, inconscio, che fa vivere nel corso storico delle latenze de-terminate dal passato. Inoltre il processo storico include in s lelementodella libert delle azioni umane, su cui torneremo in seguito.

    Tuttavia tutti questi flussi o processi, non sono tra loro separati e inco-municabili, ma esistono contemporaneamente, ci vuol dire che il tempo lelemento unificante. Esso costituisce lambito allinterno del quale tuttii processi entrano in relazione tra loro e sono vicendevolmente collegati:

    Solo cos diventa possibile, per il nostro conoscere, seguire correntementegli eventi senza alcune differenza, sia che si tratti di movimenti celesti, e dievoluzione nelle condizioni della nostra vita sociale. Solo a questa condizioneliniziativa spirituale pu intervenire nei processi naturali, come avviene inogni forma di signoria sulla natura, nella TECNICAe nelLAVOROPRODUTTIVO()La simultaneit , linclusione in un unico flusso del tempo la condizionefondamentale di tutto questo (p. 115, corsivo nostro).

    Limportanza della temporalit significativamente ribadita neLa fon-dazione dellontologia (1933), in cui si torna a far dipendere da essa la

    comprensione della stessa realt.

    3. La dimensione processuale nelluomo e nella societ

    Hartmann ritiene che lessere spirituale abbia tre forme: quella perso-nale (spirito personale), quella sociale (spirito obiettivo) e quella relativaalla produzione (spirito obiettivato). Cosa vuol dire avere tre forme? For-

    29

    HARTMANN,La fondazione dellontologia, cit., p. 96.

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    se che lo spirito umano possa dividersi in tre parti distinte tra loro? In re-alt per il filosofo tedesco parlare di tre forme come parlare di tre lati diuna stessa cosa, che si distinguono nei vari modi di mostrarsi dellesserespirituale: amare, odiare, avere una responsabilit, una colpa, un merito,

    sono attribuibili alla persona , cos come la coscienza e la volont. Alcontrario la storicit del diritto, dei costumi, della lingua, della religionee quantaltro, non pu che essere attribuita ad una dimensione s umana,ma di tipo sovrapersonale o sociale. Questa forma dellessere spirituale diversa da quella che solitamente chiamiamo comunit, dal momentoche essa non costituita da un insieme di individui, ma piuttosto da unaricchezza di contenuto che comune agli individui. Ma procediamo conordine, e cerchiamo di capire innanzitutto come la dimensione dellesse-re umano emerga dalla struttura categoriale che lha preceduta. Hart-

    mann eredita le ricerche antropologiche di Helmuth Plessner per definirela sua teoria sul soggetto, assumendo da Plessner la differenza tra le formedi coscienza degli uomini e quelle degli animali, e avviando in tal senso lasua descrizione dellessere spirituale. Oltre le componenti fisiche, orga-niche e psichiche, lessere umano mostra infatti di includere un ulteriorelivello di realt, che non riducibile a nessuno dei tre precedenti. Ognicoscienza animale non percepisce s nel mondo, ma solo lunit del suos col mondo circostante; al contrario, ogni coscienza umana pone unadistanza delle cose da s, le obiettiva, come dice Hartmann, rendendolesuoi oggetti. In tal modo le cose divengono gli oggetti del mondo, e la co-scienza vivente diviene il soggetto. La coscienza vivente si trova dunquein una situazione determinata dagli oggetti che lo circondano, e questalo induce ad agire, ma non nella stessa maniera in cui una legge naturaledetermina i processi materiali, n nello stesso modo in cui il comporta-mento animale si colloca allinterno del complesso mondo animale, bensin una maniera del tutto nuova: privato della necessit della legge na-turale, si sveglia in lui la libert come predicato fondamentale della suapersonalit. La libert dunque sorta dalla collocazione esistenziale dellacoscienza nel mondo, come momento centrale della soggettivit, la quale,

    tuttavia, ancora pi estesa di quanto appaia finora.La prima forma si riferisce dunque alla coscienza, alla personalit ed

    alla libert individuali, come dimensioni esistenziali di ogni uomo, il qua-le tuttavia trova la sua esistenza soltanto nella sua relazione con gli altriesseri umani, e soprattutto allinterno di un momento storico, che portacon s tutto lo stato dello sviluppo delle societ e delle sfere culturaliad essa connesse. In questo senso, occorrer approfondire la relazionecomplessa che sinstaura tra persona e societ. Lo spirito personale ilmomento che segna il passaggio dallo strato psichico a quello ad esso su-

    periore, e pertanto include una serie di azioni e caratteri che risultano

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    essenziali per distinguere lessere umano dal mondo circostante. Que-ste azioni possono essere definite atti trascendenti, nella misura incui trascendono la realt delle cose, ossia si relazionano ad esse, ma nonintaccano la loro autonomia. Il primo atto trascendente quello dellaconoscenza, che qualcosa di pi della semplice coscienza psichica, dalmomento che rappresenta un momento di attivit indagatrice a questaestraneo. Poi ci sono gli atti emozionali, che possono essere cos suddivisi:

    TAVOLA DEGLI ATTI EMOZIONALI

    Atti recettivi AnticipazionipassiveAnticipazioni

    emozionali-selettive Attivit

    Esperire immediato Attesa Speranza Desiderio

    Comprensione Curiosit Atto del pregustare Volont

    Presentimento Timore

    inquietudine ansia apprensione angoscia

    Lultima componente degli atti emozionali (attivit) d vita, com fa-cile intuire, ad una sorta di espansivit dellindividuo, che non puche sfociare poi nelle relazioni con gli altri individui e dare vita allethos,ambito nel quale la categoria dominante la libert. Ma in che senso luo-mo agisce liberamente nel mondo reale e nelle relazioni con i suoi simili?Hartmann ritiene che luomo pu influenzare entro certi limiti ci chenon ancora stato, poich pu inserire la sua decisione nella catena dellecondizioni che lo costituiscono mentre si approssima.30Ma gli individui

    vivono e sono sorretti dalla societ, dallo spirito obbiettivo: unintersog-gettivit che ha il suo fondamento sullunit della ragione fra tutti gli uo-mini, la quale garantisce la possibilit della comunicazione. Questa secon-da forma spirituale non da intendersi come un insieme di persone, mapiuttosto come un insieme di concezioni, valutazioni, pregiudizi, con unasua realt storica e vivente. Occorre stare attenti anche a non intenderlocome una persona in grande, come una coscienza complessiva, in quantosiamo noi che abbiamo coscienza di esso.

    30

    HARTMANN,La fondazione dellontologia, cit., p. 296.

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    Tuttavia, due questioni potrebbero esser poste: in primo luogo, Hart-mann ritiene inevitabile la distinzione e la relazione di sovracostruzionetra stato psichico e strato spirituale, sostenendo per lappunto lirriduci-bilit dello spirito allambito della psicologia:

    Lessere spirituale non riguarda la psicologia. Questo principio pu essereconsiderato una conquista degli ultimi decenni. Era nelle tendenze dello psi-cologismo di intendere la logica, la conoscenza, il grande campo dellethos,della creazione artistica, della fede, etc., come essere psichico e di spiegarlimediante leggi psichiche.31

    Ma questa separazione tra psichico e spirituale non del tutto sconta-ta, o meglio, diventa problematica se intesa nella sua impostazione stra-tica; infatti Gyrgy Lukcs pone ad Hartmann unobiezione proprio inquesta direzione:

    [] Tutti sanno che secondo i risultati dellantropologia, etnografia,ecc. nelluomo la vita psichica potuta sorgere solo simultaneamente allasocialit: la migliore scienza moderna ha confermato del tutto la profondaintuizione di Aristotele. Naturalmente certi indizi in questo senso sono gipresenti nella vita animale, ma proprio qui possibile indicare con esattezzascientifica dove si verifica il salto. Soltanto dopo che luomo ha vissuto permillenni una vita sociale, possibile isolare in lui artificiosamente e in ultimaanalisi solo apparentemente la sua vita psichica dal suo essere sociale.32

    daltra parte singolare, rileva Lukcs, che Hartmann nella trattazio-ne dellessere organico ritenga che considerare lindividuo, il singolo, aldi fuori della specie sia unassurdit (cfr. HARTMANN, Philosophie der Na-tur, p. 565), mentre ammette questa astrazione nella vita psichica.

    Roberto Poli avanza a questo proposito una proposta di interpretazio-ne non seriale delle relazioni stratiche superiori; lo strato materiale (in-cludente livello fisico ed organico) si presenta come base degli altri due(psichico e sociale), i quali vengono ora sciolti dal precedente rapporto

    di sovracostruzione, dal momento che societ e menti sono reciproca-mente indispensabili, oltre ad essere uniti da una co-evoluzione:

    31 N. HARTMANN,Il problema dellessere spirituale, Firenze, La Nuova Italia, 1965, p. 42.32 G. LUKCS, Ontologia dellessere sociale, I, a cura di A. Scarponi, Roma, Editori Riuniti,

    1976, p. 142

    Strato Mentale

    Strato Naturale

    Strato Sociale

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    Una seconda difficolt concerne invece la specificit delle forme spi-rituali e delle loro relazioni reciproche. Se, seguendo anche nello stratospirituale o sociale, come sottolinea Poli, la forma dello spirito obbiettivo

    caratterizzata dalla presenza di domini universali coesistenti e recipro-camente interagenti e che, differentemente dalla molteplicit degli ambitiche abbiamo incontrato nel primo strato, qui i differenti domini (arte,diritto, religione, scienza, ecc.) non si sovraformano, ma si dialettizza-no, ci non detto che valga anche per il rapporto fra spirito personalee spirito obbiettivo. In effetti in alcuni passi delle opere di Hartmannsembrerebbe che sussista tra le prime due forme dellessere spirituale unrapporto di sovraformazione:

    La formazione portata e superesistente conserva e svolge se stessa, divenen-do rispetto agli elementi che la portano, una potenza superformante e domi-nante. E appunto questa la sua legge tipica, che essa realizza e conserva inogni trasformazione questa potenza su di loro. Cos essa si solleva a un gradinopi elevato dellessere, quello dellessere spirituale vero e proprio: infatti senzalo spirito comune vivente, che si accumula nel susseguirsi delle generazioni esi tramanda in ogni fare del suo divenire, noi non conosciamo alcuno spiritopersonale. Lindividuo per s, isolato, nel breve spazio della sua vita, nella limi-tatezza della sua esperienza e della sua elaborazione di ci che esperimenta, nongiungerebbe a divenire essere spirituale vero e proprio. Lo spirito come tale,cresce solo storicamente, come spirito obbiettivo. Il divenir uomo delluomo

    per quanto concerne in lui lessere spirituale non cosa del singolo.33

    Tuttavia, in altri luoghi, Hartmann sembra intendere diversamente larelazione tra le forme spirituali, parlando di un caratteristico rapportodi integrazione e di dipendenza reciproca,34o ancora pi esplicitamente:

    Se ora collochiamo le forme coordinate dello spirito personale, obbiettivoe obbiettivato, nel quadro ontologico della struttura stratificata del mondo edelle sue leggi categoriali, vediamo che esse non sono affatto una continuazionedella stratificazione, non si sovraformano n si sovrastrutturano luna allaltra,

    ma appartengono alla concreta e inscindibile unit di un identico strato onticodellessere, anzi, sono proprio loro, nel loro intreccio, a costituirlo.35

    Ed proprio questultima affermazione che ci pare la pi coerente conil complesso ragionamento che Hartmann sviluppa in questa fase dellasua ricerca.

    33 HARTMANN,Il problema dellessere spirituale, cit., p. 24934 Ivi, p. 97.35

    Ivi, p. 99.

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    Per circoscrivere tuttavia la nostra analisi allaspetto processuale delladimensione spirituale, dobbiamo per f