Teoria degli Erroriperini/dida/lab-mis2004/slides-te.pdf · 2004. 3. 7. · fa 500 misure T y = 2:...

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Teoria degli Errori Come si raccolgono, interpretano i dati e come si presentano i risultati di un esperimento? Cosa significa che uno strumento ` e pi ` u preciso di un altro? Quando vale la pena di ripetere pi ` u volte una misura? E quante volte ? Cosa fare di un dato che non va d’accordo con gli altri ? Risposta quantitativa in termini di probabilit` a! 1

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  • Teoria degli Errori� Come si raccolgono, interpretano i dati e come si presentano i

    risultati di un esperimento?

    � Cosa significa che uno strumento è più preciso di un altro?

    � Quando vale la pena di ripetere più volte una misura? E quantevolte ?

    � Cosa fare di un dato che non va d’accordo con gli altri ?

    � Risposta quantitativa in termini di probabilità !

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  • Errori Casuali� Errori come incertezze (fluttuazioni casuali, in generale simme-

    triche attorno al valore vero)

    � sono inevitabili nelle misure ;indipendentemente dalla precisione dell’apparato di misura.

    es. misure ripetute con risultati diversi.

    es. misure non ripetibili

    es. misure ripetute, con risultato un solo valore ben definito (l’er-rore proviene dalla ‘sensibilità ’ dello strumento)

    � Non si misura mai il “valore vero ” di una grandezza:scopo dell’esperimento è stimarlo con tutta l’accuratezza neces-saria.

    � È importante che il risultato sia fornito insieme all’accuratezzacon cui è stato misurato.

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  • Errori sistematici� Non tutti gli errori sono incertezze (fluttuazioni casuali).

    Esistono gli sbagli (trascureremo questa categoria nel corso teo-rico), ed esistono gli errori sistematici.

    � Costituiscono errori sistematici tutti quegli effetti reali che ven-gono tuttavia trascurati in un esperimento:

    – Tipo teorico (resistenza dell’aria nella caduta di un grave, at-trito in un pendolo, rifrazione della luce in una lettura di scalaattraverso un vetro, espansione del regolo misuratore con latemperatura, ecc.)

    – Tipo strumentale (errori nelle divisioni delle scale graduate,eccentricità di cerchi graduati che dovrebbero essere concen-trici, ecc.)

    Gli errori sistematici sono:3

  • � Eliminabili in linea di principio, calcolando l’effetto (o calibran-do lo strumento) e correggendo (se sono piccoli rispetto all’accu-ratezza richiesta può non essere conveniente farlo!)

    � Non distribuiti simmetricamente

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  • Cifre Significative� È impossibile dire se una cifra è significativa se non si indica

    l’errore !

    � L’ultima cifra significativa di un risultato è quella dello stessoordine di grandezza (nella stessa posizione decimale) dell’errore.

    � Sono non significative le cifre del risultato che rappresentanouna frazione piccola (< 1=3,< 1=10) dell’errore!

    � Esempio:il risultato x = 5382:31� 20 non ha sensoscriverò =) x = 5380� 20

    se Æx = 5 il risultato va presentato così

    =) 5382� 5

    5

  • Rappresentazione ed Utilizzo degli errori� Il risultato di un esperimento va sempre espresso nella forma:

    x� Æx con Æx > 0

    dove x è la migliore stima del valore vero (xv) e Æx è “l’errore su

    x”: Æx è tale che nell’intervallo [x� Æx; x+ Æx] è probabile chesi trovi il valore vero xv. Vedremo che Æx è scelto in maniera taleche [x� Æx; x+ Æx] ha il 68% di probabilità di contenere xv

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  • Errori relativi� Se x� Æx allora:

    l’ errore relativo (o errore frazionario) =

    Æxjxj

    � Quantità adimensionale: perchè Æx ha le stesse dimensioni di x

    � Moltiplicato 100 dà l’errore percentuale (%)

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  • Distribuzione� Un insieme di misure costituisce una Distribuzione:

    � illustreremo quindi i vari tipi di distribuzioni ed i loro parametripiú significativi.

    � Supponiamo, per esempio, di avere fatto 9 misure di qualchegrandezza x ed otteniamo 6 valori distinti:

    2.2, 2.4, 2.6, 2.75, 2.85, 3.0

    N = 9 numero delle misure

    M = 6 numero di valori distinti

    8

  • � La Distribuzione Discreta di queste misure in un piano cartesia-no riporta in ascisse i valori, in ordinate il numeronk di volte checiascun valore è stato ottenuto (frequenza assoluta); se sommia-mo tutti i numeri nk, allora otteniamo il numero totale di misure

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  • fatte, cioé:

    MXk=1nk = N

    � Un modo diverso si esprimere questi concetti è attraverso la de-finizione di frequenza relativa

    Fk =

    nkN

    � Se in ordinata riportiamo la frequenza relativa la distribuzio-ne si dice normalizzata; cioé, la somma delle frequenze relativeper tutti i risultati possibili è uguale a 1. Qualunque insieme dinumeri la cui somma è 1 è detta essere ”normalizzata”.

    MXk=1Fk = 1

    è quindi chiamata ”condizione di normalizzazione”10

  • Distribuzione Continua� Possiamo tracciare una curva continua che passi per i punti della

    distribuzione discreta; maggiori sono i punti della nostra distri-buzione migliore sará la curva che possiamo tracciare.

    � Possiamo introdurre il concetto di distribuzione limite delle fre-quenze per un esperimento infinito:Tale concetto è un’estrapolazione, quindi un’assunzione: In que-sto senso non si osserva mai. Ma è utile perchè permette unasemplificazione (soprattutto) matematica.

    � Ovviamente la distribuzione limite sarà una curva continua f(x).

    � Per la distribuzione continua avremo che la frazione di misure-eventi che cadono nell’intervallo infinitesimo dx, con estremoinferiore x, sarà

    F (x) = f(x)dx

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  • � La condizione di normalizzazione per la curva continua è

    Z +1�1

    f(x)dx = 1

    Una f(x) particolarmente interessante, che soddisfa la condizio-ne di normalizzazione, è la funzione di densità di probabilità(p.d.f.) e l’integrale tra due valori della p.d.f. dá la probabilitàdell’intervallo di valori, cioé :

    Z ba

    f(x)dxDà la probabilità che una misura dia un risultato compreso tra

    x = a e x = b

    12

  • Caratteristiche di una Distribuzione� MEDIA:

    – media aritmetica delle misure discrete

    x =

    NXi=1

    xiN

    =

    MXk=1xkFk;

    dove N è il numero totale di misure, M è il numero dimisure con valori diversi. La seconda forma è più utileperchè si generalizza meglio al caso continuo.

    – media della distribuzione continua:

    x =Z +1

    �1

    xf(x)dx

    � Altro parametro importante è la ”larghezza” della distribu-zione. La deviazione di una misura xk da x si chiama scarto:

    �k = (xk � x)

    13

  • � La media aritmetica di questa quantità non è un buon indica-tore di larghezza, infatti è nulla:

    MXk=1�kFk =

    MXk=1

    (xk � x)Fk =MX

    k=1Fkxk � x

    MXk=1Fk =

    = x� x � 1 = 0

    � Usiamo quindi scarto (deviazione) quadratico medio �2

    - discreta

    �2 =

    MXk=1�2kFk =

    MXk=1Fk(xkN � x)2

    Oppure calcolata con la solita notazione:

    �2 =

    NXk=1

    (xk � x)2

    N

    14

  • - continua

    �2 =Z +1

    �1

    (x� x)2f(x)dx

    � �2 prende anche il nome di varianza: la sua radice si indi-ca con � e prende il nome di deviazione standard (standarddeviation o root mean square deviation R.M.S.).

    Un’espressione alternativa per il calcolo della varianza è

    �2 = x2 � x2

    dimostriamo tale relazione nel caso continuo

    �2 =Z +1

    �1

    (x� x)2f(x)dx =

    Z +1�1

    x2f(x)dx�Z +1

    �1

    2xxf(x)dx+Z +1

    �1

    x2f(x)dx =

    15

  • x2 � x2Z +1

    �1

    xf(x)dx� x2Z +1

    �1

    f(x)dx =

    x2 � x � 2 � x+ x2 � 1 = x2 � x2

    c.v.d.

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  • Miglior stima del valore vero e della varianza� La miglior stima del valore vero misurato con N misure affette

    solo da errori casuali è il valore medio della distribuzione dellemisure.

    � La miglior stima della varianza �2 è

    �2N

    =

    NXi=1

    (xi � x)2

    N � 1

    dove abbiamo sostituito N � 1 a N : per stimare �2 in un cam-pione finito si dovrebbe sempre utilizzare �N : per N piccolo èimportante.

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  • La deviazione standard della media� Supponiamo che due sperimentatori (X e Y ) facciamo N mi-

    sure del periodo di oscillazione di un pendolo, ed ottengano iseguenti risultati (T (sec)):

    X 2:58; 2:58; 2:56; 2:56; 2:59

    Y 2:6; 2:6; 2:5; 2:6; 2:7

    !

    Tx = 2:576 �x = 0:0114

    Ty = 2:56�y = 0:0707

    � A questo livello è chiaro che X è superiore, ma supponiamo che

    Y decida, senza cambiare il suo modesto apparato di misura, difare 500 misure invece delle 5 originali; Ty e �y cambieranno di

    18

  • poco, diciamo:

    Ty = 2:582 �y = 0:075

    Tuttavia il valore medio è calcolato con molte più misure, quelloche ci interessa è l’errore sul valore medio; dobbiamo tenere con-to del numero di misure: la deviazione standard su x si può otte-nere dalla deviazione standard sulla singola misura applicandola propagazione degli errori come vedremo poi, ora anticipiamol’importante risultato:

    �(x) =

    �(x)pN

    �(x) è la quantità che cercavamo: prende il nome di ‘deviazionestandard sulla media’ o ‘errore standard sulla media’ o sempli-cemente ‘errore standard’ ed è la quantità che all’inizio abbiamoindicato con Æx

    19

  • Se Y fa 500 misure

    Ty = 2:582 �y = 0:075

    �(T ) = deviazione standard

    Æ = �(T ) =

    �(T )pN

    =

    0:075p500

    errore standard

    20

  • Propagazione degli Errori� Estremamente Importante!

    � Nella maggior parte dei casi la quantità che si vuole conoscerein un esperimento non è quella che si misura direttamente, ma sicalcola a partire da grandezze misurate direttamenteEsempio: la velocità v di un corpo si calcola misurando la distan-za percorsa l ed il tempo impiegato t

    v = l=t

    oppure l’accelerazione di gravità g usando un pendolo semplice

    g =

    4�2l

    T 2

    ecc.

    � In generale la situazione si può schematizzare come segue:Conosciamo x, y, ecc. e Æx, Æy, sappiamo che z = f(x; y; :::) e

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  • conosciamo la forma della funzione f .Vogliamo sapere z e Æz

    � lavoreremo nell’ipotesi che x, y siano affette solo da errori casua-li ed indipendenti gli uni dagli altri; Æx, Æy, siano stati ottenutidalle � delle distribuzioni di x e y, Æz si ottiene da �(z). E’ que-sto quello che si intende abitualmente per propagazione deglierrori: se vi si chiede di propagare un errore senza altre specifi-cazioni, è a questa propagazione che ci si riferisce.

    � E’ utile ricordare che nel caso gli errori sistematici non siano tra-scurabili, trattarli secondo l’ipotesi che abbiamo fatto è in gene-rale sbagliato.

    � Cominceremo con funzioni semplici: somma-differenza, prodot-to, quoziente, potenza. Vedremo poi la forma generale da cui sipossono ottenere tutti i casi particolari.

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  • Somma - differenza� z = x+ y, n valori xi, m valori yj misurati; dato che x e y sono

    indipendenti ogni xi può essere combinato con ogni yi per darela somma zij = xi + yi

    Alloraznm =

    1nm

    nXi

    mXj

    (xi + yj) =

    1nm

    nXi

    (mxi + y1 + :::+ ym) =

    1n

    nXi

    (xi + ym) =

    1n(x1 + x2 + :::+ xn + nym) = x+ y

    Passiamo ora a �2(z),

    �ij(z) = zij � z = (xi + yj)� (x+ y) = �i(x) + �j(y);

    23

  • �2nm

    (z) =

    1nm

    nXi

    mXj

    �2ij(z) =

    1nm

    nXi

    mXj

    (�2i(x) + �2j(y) + 2�i(x)�j(y)) =

    1nm

    nXi

    (m�2i(x) + �21(y) + :::+ �2

    m

    (y) + 2�i(x)[�1(y) + :::+ �m(y)| {z }

    0

    ]) =

    =

    1n

    nXi

    (�2i(x) + �2m

    (y)) = �2n(x) + �2m

    (y);24

  • PROPAGAZIONE DELL’ ERRORE� La relazione funzionale è

    y = f(x) (o z = f(x; y; t:::))

    x = quantità misurata

    �x = errore sulla misura di x

    � Facciamo una serie di misure

    x1; x2; x3; ::::::xn

    � Costruiamo la serie

    25

  • y1 = f(x1); y2 = f(x2); :::::::yn = f(xn)

    Vogliamo calcolare y e �y o �y

    Si fanno i conti già fatti seguendo una procedura piùrigorosa dalla precedente

    a) valor medio

    y =

    1N

    (y1 + y2 + :::+ yN) =

    1N

    [f(x1) + f(x2) + :::+ f(xN)]26

  • Ricapitolazione su errori e propagazione� Il risultato della misura di X va sempre posto nella forma x � Æx

    con l’opportuno numero di cifre significative

    � Æx può essere casuale o sistematico

    � Se la misura è ripetibile la miglior stima di X è x sull’insieme di N

    misure, questa stima è affetta da errore casualeÆx = �N(x) =

    �N(x)pN

    dove con �N si è indicata la migliore stima della deviazione stan-dard tale che

    �2N

    (x) =

    NXi=1

    (xi � x)21

    N � 1

    � �(x) è un parametro collegato alla probabilità di deviazione di una27

  • qualsiasi misura� La propagazione degli errori casuali ed indipendenti è governata

    dalla legge:dato z = f(x; y) e note f , �x, �y

    �2(z) = (Æf

    Æx)2�2x+ (Æf

    Æy)2�2y

    Somma in quadratura degli errori assoluti per somme e differenze,somma in quadratura degli errori relativi per prodotti e quozienti

    28

  • Esercizio� Si usano 2 metodi per misurare il carico di rottura di un filo d’ac-

    ciaio e si fanno 10 misure per ognuno dei 2. I risultati FR intonnelate peso sono:A: 3.3, 3.5, 3.7, 3.2, 3.6, 3.5, 3.6, 3.4, 3.6, 3.9;B: 3.5, 3.6, 3.6, 3.7, 3.5, 3.6, 3.5, 3.5, 3.6, 3.5;

    � Stimare la precisione di ciascun metodo.

    � Dare la migliore stima di FR e l’errore standard su FR per il me-todo A e il metodo B, trovare quante misure si dovrebbero farecon il metodo meno preciso per dare un risultato tanto accuratoquanto con l’altro metodo.

    29

  • Soluzione� A: FR = 3:53; �(n�1) = 0:20028

    � B: FR = 3:56; �(n�1) = 0:06992

    � =) Stima della precisione del metodo o dell’apparato

    � A:

    Æ(FR) = �(FR) =

    �(FR)pN =p

    10

    Æ(FR) = 0:0633

    � B: Æ(FR) = 0:0221

    ÆNA

    (FR) =

    �A(FR)pN

    = 0:0221

    30

  • pN =

    �A(FR)

    ÆB

    =

    0:20028

    0:0221

    = 9:062

    =) N �= 82

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