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453 AQUILEIA NOSTRA - ANNO LXXIV - 2003 454 MARIE-BRIGITTE CARRE, STEFANIA PESAVENTO MATTIOLI TENTATIVO DI CLASSIFICAZIONE DELLE ANFORE OLEARIE ADRIATICHE Premessa Nell'intervento su Anfore e commerci nell'Adriati- co, proposto al convegno di Ravenna nel 2001 1 , ci siamo soffermate particolarmente sugli aspetti pro- duttivi e commerciali tra il II secolo a.C. e il II d.C., quali si possono ricostruire in base ai dati che deriva- no dalle attestazioni di fornaci e di insediamenti rusti- ci e dalle presenze dei principali contenitori da tra- sporto, senza scendere nel dettaglio delle problemati- che tipologiche. Ne è risultato un panorama economi- co abbastanza articolato, che tuttavia non trova quasi mai corrispondenza nelle frequenti sintesi generali, dove il quadro delle produzioni anforarie del versante adriatico appare estremamente riduttivo rispetto alla varietà del versante tirrenico o delle province 2 . La consuetudine con i materiali, l'approfondimen- to che, spesso in collaborazione, stiamo dedicando all'apparato epigrafico, messo in relazione con le varianti morfologiche, e l'aggancio che è possibile fare con le diverse fasi cronologiche alla luce dei contesti ci hanno suggerito ora di tentare di dare una qualche sistematicità all'argomento, iniziando dalle produzioni che dalle recenti indagini si stanno rive- lando più complesse, cioè quelle delle anfore olearie. Come è noto, il Dressel nel CIL, XV riunì nella forma 6 tutte le anfore di Roma che più tardi sono state attribuite alla produzione adriatica3. In séguito, dopo un tentativo di classificazione di Paolo Baldacci, è a Ezio Buchi che si deve una precisa suddivisione anche di tipo morfologico tra Dressel 6A e Dressel 6B, nelle quali ora si riconoscono rispettivamente le anfore vinarie prodotte tra la Cisalpina e il Piceno e le anfore olearie della Cisal- pina e dell'Istria4. In parallelo sono proseguiti gli studi sulle fornaci apule, in particolare su quelle del territorio brindisino, che hanno messo in luce un'ar- ticolata fabbricazione di contenitori per l'olio, fab- bricazione che, con l'individuazione delle anfore chiamate ovoidali adriatiche, si è vista estendersi più a nord fino al Picenos. Infine recentemente il quadro proposto da Tamas Bezeczky sui Laecani di Fasana/ Fafana e Brioni/Brijuni e gli scavi dell' équipe fran- co-croata a Loron presso Parenzo/Porec hanno evi- denziato la sostanza e la complessità delle produzio- ni istriane6. In assenza di fornaci (tranne che nei casi della Puglia e dell'Istria), la ricchezza eccezionale del- 1' apparato epigrafico consente egualmente di pro- porre un quadro tipo-cronologico e di ricostruire le diffusioni delle varie produzioni: innanzitutto è pos- sibile collegare alcuni bolli a personaggi noti da altre fonti e quindi avanzare ipotesi di datazione?; inoltre l'analisi delle presenze nei contesti "di drenaggio" e del ricorrere di determinate associazioni di bolli ha permesso di scandire meglio le fasi di diffusione 8 , fasi che trovano anche conferma nelle datazioni del Magdalensberg9 e in quelle di scavi stratigrafici recenti. È sembrato possibile dunque organizzare un qua- dro riassuntivo delle diverse produzioni. Ci si è tro- vate tuttavia davanti ad una prima difficoltà, insita in tutti i sistemi classificatori, cioè alla scelta tra intro- durre nuove denominazioni o rifarsi a quelle ormai in uso: si è optato per quest'ultima soluzione, anche per evitare le consuete serie di "equivalenze" tipolo- giche, inserendo tuttavia delle precisazioni legate

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453 AQUILEIA NOSTRA - ANNO LXXIV - 2003 454

MARIE-BRIGITTE CARRE, STEFANIA PESAVENTO MATTIOLI

TENTATIVO DI CLASSIFICAZIONE DELLE ANFORE OLEARIE ADRIATICHE

Premessa

Nell'intervento su Anfore e commerci nell'Adriati­co, proposto al convegno di Ravenna nel 2001 1, ci siamo soffermate particolarmente sugli aspetti pro­duttivi e commerciali tra il II secolo a.C. e il II d.C., quali si possono ricostruire in base ai dati che deriva­no dalle attestazioni di fornaci e di insediamenti rusti­ci e dalle presenze dei principali contenitori da tra­sporto, senza scendere nel dettaglio delle problemati­che tipologiche. Ne è risultato un panorama economi­co abbastanza articolato, che tuttavia non trova quasi mai corrispondenza nelle frequenti sintesi generali, dove il quadro delle produzioni anforarie del versante adriatico appare estremamente riduttivo rispetto alla varietà del versante tirrenico o delle province2.

La consuetudine con i materiali, l'approfondimen­to che, spesso in collaborazione, stiamo dedicando all'apparato epigrafico, messo in relazione con le varianti morfologiche, e l'aggancio che è possibile fare con le diverse fasi cronologiche alla luce dei contesti ci hanno suggerito ora di tentare di dare una qualche sistematicità all'argomento, iniziando dalle produzioni che dalle recenti indagini si stanno rive­lando più complesse, cioè quelle delle anfore olearie.

Come è noto, il Dressel nel CIL, XV riunì nella forma 6 tutte le anfore di Roma che più tardi sono state attribuite alla produzione adriatica3. In séguito, dopo un tentativo di classificazione di Paolo Baldacci, è a Ezio Buchi che si deve una precisa suddivisione anche di tipo morfologico tra Dressel 6A e Dressel 6B, nelle quali ora si riconoscono rispettivamente le anfore vinarie prodotte tra la

Cisalpina e il Piceno e le anfore olearie della Cisal­pina e dell'Istria4. In parallelo sono proseguiti gli studi sulle fornaci apule, in particolare su quelle del territorio brindisino, che hanno messo in luce un'ar­ticolata fabbricazione di contenitori per l'olio, fab­bricazione che, con l'individuazione delle anfore chiamate ovoidali adriatiche, si è vista estendersi più a nord fino al Picenos. Infine recentemente il quadro proposto da Tamas Bezeczky sui Laecani di Fasana/ Fafana e Brioni/Brijuni e gli scavi dell' équipe fran­co-croata a Loron presso Parenzo/Porec hanno evi­denziato la sostanza e la complessità delle produzio­ni istriane6.

In assenza di fornaci (tranne che nei casi della Puglia e dell'Istria), la ricchezza eccezionale del-1' apparato epigrafico consente egualmente di pro­porre un quadro tipo-cronologico e di ricostruire le diffusioni delle varie produzioni: innanzitutto è pos­sibile collegare alcuni bolli a personaggi noti da altre fonti e quindi avanzare ipotesi di datazione?; inoltre l'analisi delle presenze nei contesti "di drenaggio" e del ricorrere di determinate associazioni di bolli ha permesso di scandire meglio le fasi di diffusione8,

fasi che trovano anche conferma nelle datazioni del Magdalensberg9 e in quelle di scavi stratigrafici recenti.

È sembrato possibile dunque organizzare un qua­dro riassuntivo delle diverse produzioni. Ci si è tro­vate tuttavia davanti ad una prima difficoltà, insita in tutti i sistemi classificatori, cioè alla scelta tra intro­durre nuove denominazioni o rifarsi a quelle ormai in uso: si è optato per quest'ultima soluzione, anche per evitare le consuete serie di "equivalenze" tipolo­giche, inserendo tuttavia delle precisazioni legate

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Apulia

~I \)

Ovoidale brindisina

Ovoidale brindisina

Picenum

Ovoidale medio -adriatica

Dr. 6B la fase

Tav. I. Anfore olearie apule, picene e cisalpine.

Cisalpina

Dr. 6B la fase

Dr. 6B 2a fase

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Istria

Dr. 6B la fase

Dr. 6B 2a fase

Dr. 6B 3a fase

Dr. 6B 4a fase

Origine non determinata

Dr. 6B la fase

Dr. 6B 2a fase

Dr. 6B 4a fase

Tav. II. Anfore olearie istriane e di origine non determinata.

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alla cronologia e alle aree di produzione. Poiché da un lato alcuni problemi rimangono tuttora non chia­ri, mentre dall'altro scoperte e studi si susseguono a ritmo incalzante, si è cercato di proporre un sistema aperto, per consentire l'inserimento di ulteriori spe­cificazioni o il raggruppamento a un livello più generico delle produzioni per le quali non ci sono elementi per stabilire data o luoghi di origine.

Le tavole I e II sintetizzano in modo estremamen­te schematico le nostre conclusioni. In esse la scan­sione cronologica è indicativa, perché non è possibi­le, in assenza di elementi sufficienti, scendere nel dettaglio; inoltre la cesura tra età repubblicana e età imperiale presenta un'area sfumata nell'epoca augu­stea, che resta comunque un'area di passaggio tipo­logico e di diverso assetto geografico della produ­zione.

Nel commento abbiamo ridotto all'essenziale le descrizioni tipologiche, preferendo rimandare a lavori già editi e ben illustrati e segnalando invece i problemi ancora aperti, con la speranza che ciò sia di stimolo a osservazioni e confronti. Ulteriori esem­plificazioni sono presentate nelle figure, dove com­paiono prevalentemente materiali inediti.

Si è infine ritenuto prematuro approfondire due temi, cui si è dedicata solo una breve sintesi: si trat­ta dei contenitori definiti "anfore con collo ad imbu­to" e "anforette nord-italiche", per i quali origine e contenuto sono tuttora in discussione e oggetto di ricerca, alla luce di recenti scoperte.

1. Età repubblicana: le anfore ovoidali

Si propone per le anfore olearie adriatiche di età repubblicana la denominazione di "ovoidali", segui­ta o meno da una precisazione geografica. Tra le numerose produzioni, due gruppi sono emersi pur con livelli molto diversi di conoscenza. Altri potran­no emergere nel futuro (ad esempio ovoidali del Salento) 10, come pure i gruppi proposti potranno scindersi in articolazioni più precise (ovoidali brin­disine di Apani, di Giancola, ecc.).

1.1. Ovoidali brindisine

- Morfologia: si rimanda alle tipologie proposte da Paola Palazzo11•

- Bollatura: prevalentemente presente, sulle anse: a Apani e La Rosa C.ANINI e VEHILI, a Giancola e Marmorelle VISELLI, L.MARCIVS SATVR e CN.PETRON SOSTR.

- Cronologia complessiva: dalla metà del II seco­lo a.C. a Apani fino all'epoca augustea a Gian­cola.

Esempi nella tavola I: Apani II e Apani III (da PA­LAZZO 1989), rappresentative della prima e dell'ulti­ma fase sia di Apani che di Giancola.

1.2. Ovoidali medio-adriatiche

- Morfologia: l'individuazione del gruppo si fonda sui colli bollati di Cesano di Senigallia, sui punta­li dell'atelier di Cologna Marina (CIPRIANO, CAR­RE 1989, pp. 77-80) e sugli esemplari del relitto della Palombina (MERCANDO 1975-81). I colli pre­sentano grossi orli ad anello, con spesso una sorta di cordolo al di sotto, oppure orli a fascia; i pun­tali sono corti, cilindrici o a bottone. Alcune delle anfore un tempo classificate come "affini alle brin­disine" possono entrare in questa categoria, come pure alcune delle anfore definite "ante 6B" 12.

- Bollatura: prevalentemente sul labbro, con nomi di origine greca (per esempio ANTIOC, ATHE­NOD, MENOLA a Cesano di Senigallia, NICIA nel relitto della Palombina).

- Cronologia: dagli inizi del I secolo a.C. (?) a non oltre il 30 a.C. (sono prevalentemente in associa­zione con Lamboglia 2).

Esempi nella tavola /: Palombina, fig. 13 (MER­CANDO 1975-81): il relitto non è tuttora datato preci­samente, ma la somiglianza morfologica con i colli di Cesano ci ha indotto a scegliere questo esemplare come rappresentativo del gruppo.

2. Età imperiale: le anfore Dressel 6B

Si propone di mantenere per le anfore olearie adriatiche prodotte tra la fine dell'età repubblicana e gli inizi del III secolo d.C. la denominazione di Dressel 6B, seguita da una precisazione cronologica e/o geografica.

Tra le numerose produzioni sono emersi alcuni gruppi, pur con livelli molto diversi di conoscenza. Altri potranno emergere nel futuro (Dressel 6B di prima fase medio-adriatiche, cisalpine ... ), come pure i gruppi proposti potrebbero già scindersi in articolazioni più precise (i vari tipi di Dressel 6B istriane di Loron, di Fasana, ecc.).

2.1. Dressel 6B di prima fase

- Morfologia: presentano molte somiglianze con le ovoidali (orlo ingrossato, corpo tondeggiante,

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puntale a bottone). Rientra in questo gruppo una parte delle anfore definite "ante 6B" I3. Gli esem­plari di alcune serie (come quelli bollati VARI PACCI) presentano un orlo svasato verso l'ester­no, a ciotola.

- Aree di produzione: pur non essendoci nessun elemento sicuro, è molto probabile che esistano sia produzioni medio-adriatiche che cisalpine e istriane.

- Bollatura: il sistema di bollatura cambia rispetto alle ovoidali adriatiche repubblicane, con la com­parsa di nomi di ingenui oppure di tria nomina (mentre, a differenza che nelle Dressel 6A, sono molto rari i nomi di servi associati a quelli del dominus). In via del tutto ipotetica e in assenza di fornaci proponiamo di attribuire all'area medio­adriatica ad esempio le anfore bollate AMP. VIBI (PESAVENTO MATTIOLI 1998, p. 315), o CHELAB (un Herenius Labicanus è conosciuto a Marsi Marruvium, cfr. CIL, IX 3748), mentre sembrano riconducibili alla Cisalpina le anfore bollate P.SEPVLLIP.F. e VARIPACCI (CIPRIANO, MAZ­ZOCCHIN 2000, cc. 175-182 e 150-160). Probabili anfore istriane di questa fase sono quelle bollate VMBRICI (TASSAUX 2001, pp. 510-511 e 525) e P.Q.SCAPVLA (TASSAUX 2001, pp. 513-514; per la cronologia dei diversi punzoni, cfr. CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2000, cc. 169-175), mentre maggiori dubbi sussistono circa un inizio della produzione di Fasana già prima dell'età tiberiana ( cfr. MARTIN­KrLCHER 2000, p. 508); restano di origine incerta le anfore bollate AP.PVLCHRI, FONTANI (CIPRIA­NO, MAZZOCCHIN 2002, cc. 307-319) e APICI (Cr­PRIANO, MAZZOCCHIN 2000, cc.161-169).

- Cronologia: dalla fine dell'età repubblicana al-1' età augustea.

Esempi nelle tavole I e II: probabile produzione medio-adriatica: anfora bollata CHELAB (TONIOLO 1991, fig. 95); probabile produzione cisalpina: anfo­ra bollata P.SEPVLLIP.F. (SCOTTI 1994, p. 28, fig. 11 , 17); probabile produzione istriana: anfora bolla­ta VMBRICI (TONIOLO 1991, fig. 94); produzione incerta: anfora bollata FONTANI (CIPRIANO, FERRA­RINI 2001, p. 139). Cfr. inoltre fig. 1.

2.2. Dressel 6B di seconda fase

- Morfologia: si accentuano le differenze tra le varie serie, anche se caratteristica comune è la tendenza dell'orlo ad assumere una for­ma estroflessa più alta e del corpo ad assume-

re una forma meno tondeggiante e più affuso­lata.

- Aree di produzione: mancano del tutto elementi per poter ipotizzare una continuità della produzio­ne in area medio-adriatica, mentre essa sembra possibile in Cisalpina; ben definite sono invece le produzioni istriane ( cfr. 2. 2.1).

- Bollatura: in via ipotetica proponiamo di attribui­re alla Cisalpina i bolli che sembrano attestare una qualche continuità di produzione con i preceden­ti, come SEPVLLIVM e PACCI (CIPRIANO, MAz­ZOCCHIN 2000, cit. al paragrafo precedente); di origine incerta rimangono altre anfore pur di dif­fusione abbastanza ampia, come quelle bollate L.TRE.OPTATI e L.IVNl.PAETINI (CIPRIANO, MAZZOCCHIN 2002, cc. 319-330).

- Cronologia: dalla fine dell'età augustea al 70 d.C. circa; va notato tuttavia che gli esemplari bollati non istriani non sono attestati dopo la metà del secolo.

Esempi nelle tavole I e II: probabile produzione cisalpina: anfora bollata SEPVLLIVM (TIRLONI SA­LONE 1997, p. 192); produzione incerta: anfora bol­lata L.IVNl.PAETINI (Padova, inedita). Cfr. inoltre fig. 2.

2.2.1. Dressel 6B di seconda fase istriane

- Morfologia: orlo a ciotola, anse flesse, spalla arrotondata, corpo piriforme allungato con picco­lo puntale a bottone; in genere le dimensioni sono minori rispetto alle anfore della fase precedente (cfr. sottotipi di Loron a orlo alto, Loron 2001, pp. 113-114, e a piccolo orlo convesso, pp. 114-116).

- Fornaci: oltre alle fornaci indagate di Loron (Loron 2001) e di Fasana (BEZECZKY 1998), è ipo­tizzabile lesistenza di altre, attestate dall' epigra­fia (TASSAUX 2001).

- Bollatura: a Loron SISENNAE, MESCAE, CRI­SPINILL, CALVIA CRISPINILLA, AELl.CRIS (Loron 2001); a Fasana i bolli della gens Laeca­nia accompagnati da quelli di un servus, secon­do una sequenza ormai precisamente ricostruita (BEZECZKY 1998, in particolare fig. 15 a p. 25; CIPRIANO, MAZZOCCHIN 1998).

- Cronologia: dall'epoca tiberiana fino al passagio alle proprietà imperiali, attestato da Domiziano a Loron (post 84) e da Vespasiano a Fasana (78 o 79, cfr. BEZECZKY 2001).

Esempi nella tavola //: anfora bollata dalla gens Laecania (Anfore romane a Padova 1992, p. 141,

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3

Fig. 1. Anfore Dressel 6B di prima fase: n. 1, con bollo P.Q.SCAPULAE, da Padova; n. 2, con bollo P.SEPVLLIP.F., da Padova; n. 3, con bollo VARIPACCI, da Verona; n. 4, con bollo AP.PVLCRI, da Padova (scala 1:10).

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Fig. 2. Anfore Dressel 6B di seconda fase: n. 1, con bollo L.TRE.OPTATI, da Padova; n. 2, con bollo L.IVNI.PAETINI, da Padova (scala 1: 1 O).

Fig. 3. Anfore Dressel 6B di seconda fase istriane: n. 1, con bollo MESCAE, da Padova; n. 2, con bollo LAEK.A, da Este (scala 1:10).

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n. 258). Cfr. inoltre fig. 3 e PAVONI 1999, fig . 6, p. 45 (anfora integra con bollo SISENNAE).

2.3. Dressel 6B di terza fase

Dalla metà del I secolo d.C. le produzioni istriane sembrano essere le uniche attive per le anfore olearie: queste sono presenti (almeno da quanto si può vede­re dagli esemplari bollati) in modo totalizzante nei depositi "di drenaggio" dell'Italia settentrionale; allo stato attuale delle conoscenze non è possibile in­vece riconoscere l'origine di alcuni contenitori, ane­pigrafi o marcati con bolli a sole iniziali di difficile comprensione, rinvenuti nei contesti di questa fase.

2.3.1. Dressel 6B di terza fase istriane

- Morfologia: orlo svasato, alto tra i 6 e gli 8 cm, pancia ovoide in continuità con il collo (cfr. il sot­totipo "collo a imbuto" di Loron (Loron 2001, pp. 116-117).

- Fornaci: continuano le produzioni a Loron e Fasana.

- Bollatura: compaiono i nomi degli imperatori, accompagnati nelle produzioni di Fasana da quel­li di un servus (cfr. Loron 2001, pp. 123-125).

- Cronologia: da Domiziano a Adriano a Loron; da Vespasiano a Adriano a Fasana.

Esempio nella tavola Il: anfora con bollo IMP.AVG.GER (BEZECZKY 1987, tav. 6, n. 83).

2.4. Dressel 6B di quarta fase

Anche in questa fase le uniche produzioni ricono­scibili sono quelle istriane, ma non è escluso che si possa arrivare a una diversificazione di origine per i molti esemplari, dalla morfologia simile, presenti nei contesti tardi.

2.4.1. Dressel 6B di quarta fase istriane

- Morfologia: le dimensioni diminuiscono; il profi­lo dell ' orlo è continuo, la superficie esterna irre­golare ( cfr. tipi di epoca tarda a Loron, Loron 2001, pp. 117-118, e tipi Fasana 1 e Fasana 2, BEZECZKY 1998, p. 9).

- Fornaci: Loron e Fasana. - Bollatura: rara, in genere iniziali di difficile com-

prensione; le anfore più tarde a Fasana sono bol­late da M. AVRELI IVSTI.

- Cronologia: sono attestate dalla metà del II seco­lo (come appare dai contesti "di drenaggio") all ' e-

poca severiana (data probabile di M. Aurelius Iustus , figlio o nipote di un liberto di Marco Aurelio o di Commodo, cfr. TASSAUX 1998, pp. 92-93).

Esempi nella tavola II: anfore Fasana 1 e Fasana 2 (BEZECZKY 1998, p. 9). Tra le produzioni incerte (pur se è moltro probabile, per caratteristiche morfo­logiche e del corpo ceramico, un'origine istriana, ancora però da verificare) si propone un esemplare inedito, rinvenuto a Concordia in un contesto della seconda metà del II secolo d.C. Cfr. inoltre fig. 4.

3. Due problemi aperti: le "anfore con collo ad imbuto" e le "anforette nord-italiche"

3.1. Le "anfore con collo ad imbuto"

La questione dell'origine e del contenuto di tali anfore è aperta dal momento della loro messa in evi­denza14: speriamo che la denominazione, a suo tempo proposta in via provvisoria, possa essere superata quando esse saranno meglio identificate.

Queste anfore sembrano avere una produzione contemporanea o di poco posteriore alle Dressel 6B di seconda fase: i dati delle bonifiche di Oderzo mostrano in effetti che i primi esemplari compaiono in contesti databili tra l'epoca di Tiberio e l'inizio di quella di Claudio (CIPRIANO, FERRARRINI 2001, p. 67), cronologia che corrisponde a quella ricavabi­le dalle stratigrafie di Milano (BRUNO, Boccmo 1991, p. 270) e del Magdalensberg (BEZECZKY 1994, p. 112), anche se le attestazioni sono più frequenti a partire dalla seconda metà del I secolo d.c.1s. Mancano dati sulla fine della produzione: la loro presenza nelle bonifiche in Cisalpina non sembra superare il II secolo d.C.; altrettanto succede nella necropoli di Portorecanati.

L' ultima campagna di scavo a Loron, i cui dati sono ancora ineditiI6, sembrerebbe avvalorare l' ipo­tesi di una produzione in Istria a partire dall'inizio del II secolo d.C.: ad un certo punto la forma del-1' orlo delle Dressel 6B istriane tende a diventare imbutiforme, con una svasatura percepibile a partire dall'epoca di Domiziano, che bolla sia delle anfore a piccolo orlo in continuità con quelle di Calvia Crispinilla, sia delle anfore a orlo dritto e svasato, la cui altezza aumenta progressivamenteI7.

Sulla base di un esame macroscopico delle argil­le, che appaiono identiche a quelle usate a Loron,

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Fig. 4. Anfore Dressel 6B di quarta fase, probabilmente istriane: n. 1, da Padova, Roncaglia di Ponte S. Nicolò; n. 2, da Iulia Concordia (scala 1: 1 O).

sembrano poter essere avvicinati a questa zona di produzione alcuni esemplari, in particolar modo quelli di un recente rinvenimento a Concordia, che hanno un corpo affusolato che termina con un pic­colo fondo conico e alto collo svasato non distinto dal labbro (tra 10 e 13 cm) 18; mancano per ora atte­stazioni di bollatura.

Per la somiglianza delle argille e per la presenza nelle Marche si è ipotizzata anche un'origine medio­adriatica, in particolare attorno a Portorecanati, dove peraltro non si conoscono esemplari interi e i fram­menti non sembrano differenziarsi morfologicamen­te dalle anfore attribuite alla produzione istriana. L'orlo è imbutiforme, di un'altezza media di 10 cm; qualche collo di Portorecanati presenta un'incisione come per sottolineare l'orlo (MERCANDO 197 4, p. 232, fig. 113b, tomba della fine del I secolo d.C.; MERCANDO 1979, p. 266, fig. 276). Alcuni bolli pos­sono essere avvicinati ipoteticamente a questa pro­duzione: i bolli L.C.S.REV a Portorecanati, e forse CSRCAR e E.CSRCAR (CARRE 1985, p. 233; per

altri esempi, cfr. CARRE, PESAVENTO MATTIOLI c.s.). Non si hanno dati precisi sull'inizio della produzio­ne: un frammento è stato trovato a Portorecanati in una vasca datata al I secolo d.C. (MERCANDO 1979, pp. 184-185); sono meglio attestate nella necropoli in tombe che coprono un arco cronologico dall' epo­ca flavia a quella di Antonino Pio (MERCANDO 1974).

In assenza di fornaci e bollatura, non si sa nulla su altre possibili zone di produzione; in particolare rimane da approfondire il problema riguardante l' o­rigine degli esemplari meglio conosciuti, rinvenuti in gran numero a Roncaglia di Ponte S. Nicolò pres­so Padova, nei quali l'orlo raggiunge anche un'al­tezza di 17 cm e le dimensioni sono maggiori (PESA­VENTO MATTIOLI, MAZZOCCHIN, FAILLA 1993). An­che i dati sul contenuto scarseggiano: la somiglian­za morfologica con le Dressel 6B e la diffusione sulle stesse direttrici hanno indotto ad ammettere implicitamente che il contenuto fosse il medesimo, l'olio.

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3.2. Le "anforette nord-italiche"

Ancora più problematica rimane la questione circa quei contenitori che con dimensioni minori ripropongono le caratteristiche morfologiche delle Dressel 6B, contenitori definiti spesso genericamen­te "anforette nord-italiche", diffusi in Italia setten­trionale in contesti di vari periodi (BRUNO, Boccmo 1991 , p. 272; cfr. PESAVENTO MATTIOLI 2000, p. 115, nt. 101). Sull'argomento è in corso un progetto di ricerca, soprattutto in rapporto alle anfore pure di piccole dimensioni rinvenute in gran numero nel relitto di Grado (Grado I, cfr. AuRIEMMA 2000, pp. 34-37) e sporadicamente in altri siti (PESAVENTO MATTIOLI, BENVENUTI 2001; FABRINI, MARENGO 2002), che trasportavano prodotti della lavorazio­ne del pesce, in particolare prevalentemente liqua­men.

Pur in attesa di una sistematizzazione dei dati, ci sembra di poter anticipare che tra esse vadano distin­ti dei gruppi diversi. Uno è costituito appunto dalle anforette per conserve e salse di pesce, di origine per ora sconosciuta, ma con caratteristiche morfologi­che e del corpo ceramico ben precise, che le distin­guono dalla famiglia delle Dressel 6B. Altre anforet-

te invece forse sono state sempre prodotte quale sot­tomisura delle Dressel 6B nelle diverse fasi, come appare ad esempio da esemplari inediti presenti nel Veneto (alcuni anche con orlo ingrossato), dai due moduli di anfore bollate MESCAE a Loron (Loron 2001, p. 115, fig. 33, j e k, già di epoca tiberiano­claudia), dalle numerose anfore di piccole dimensio­ni di Loron (dagli scavi del 2003) e dal tipo diffuso in Pannonia (B6nis XXXI/5, presente in contesti di I secolo d.C., cfr. BEZECZKY 1987' p. 39).

Non è escluso tuttavia che in alcuni casi si siano classificati come "anforette nord-italiche" frammen­ti attribuibili semplicemente al gruppo delle Dressel 6B di quarta fase, cioè una ulteriore standardizza­zione delle produzioni su dimensioni minori. Una esaustiva ricognizione delle documentazioni consen­tirà dunque probabilmente di ripartire le "anforette" all'interno dell'articolazione proposta per gli esem­plari di dimensioni canoniche.

Per quanto riguarda le zone di origine, non sem­brerebbero di esclusiva fabbricazione istriana, dal momento che sono attestate anche nel Piceno ( cfr. ad esempio MERCANDO 1974, p. 165, fig. 22, tomba di II secolo).

NOTE

1 CARRE, PESAVENTO MATTIOLI C.S. 2 Come appare ad esempio dalla sintesi in PANELLA 2002, pp.

630-631. 3 ZEVI 1966, pp. 217- 219. 4 BALDACCI 1967-68; BUCHI 1973; CARRE 1985. Si è sempre

pensato che le Dressel 6A corrispondano alla forma 6 e le Dressel 6B alla forma 6 similis: in realtà l'esame dei bolli nel CIL, XV mostra che solo due anfore di forma 6 similis sono effettivamente da attribuire al gruppo delle 6B, e precisamente CIL, XV, 3477 e 3528, entrambe di origine istriana, in quanto bollate da C. Laecanius Bassus e da Sisenna.

5 Per le produzioni apule di Apani: PALAZZO 1989; PALAZZO, SILVESTRINI 2001 con bibliografia precedente; per quelle di Giancola e Marmorelle: MANACORDA 2001, con bibliografia pre­cedente; per le ovoidali adriatiche: CIPRIANO, CARRE 1989.

6 BEZECZKY 1998; Loron 2001. Cfr. inoltre STARAC 2001, in particolare le tavole a pp. 274-275.

7 Come è stato fatto inizialmente da BUCHI 1973 e da ZACCARIA 1989.

8 Cfr. in generale Bonifiche e drenaggi 1998; a ulteriori spe­cifici lavori si farà riferimento in séguito a proposito dei singoli casi .

9 BEZECZKY 1994. 10 Sono le anfore, note solo in frammenti, bollate da Pullius e

dai suoi schiavi (PAGLIARA 1968). 11 PALAZZO 1989; manca ancora un quadro tipologico com­

pleto delle anfore di Giancola e Marmorelle. 12 TONIOLO 1991, pp. 90-91 , nn. 119-133: tutte le anfore (una

greco-italica, una Dressel lC e molte Lamboglia 2) del grande drenaggio 1983 della via Annia, II banco, sono databili dalla metà del II fino a non oltre la metà del I secolo a.C.; cfr. inoltre TIRELLI, TONIOLO 1998, pp. 93-94.

13 ToNIOLO 1991, per esempio p. 41, nn. 1-4, in associazione con Dressel 6A, Dressel 6B e Dressel 2-4, e p. 57, nn. 2-22 (qui

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due delle "ante 6B'', le nn. 9 e 10, sono bollate con data conso­lare del 19 a. C. , cfr. MANACORDA c.s.).

14 CARRE 1985, pp. 232-234; PESAYENTO MATIIOLI, MAZZOC­CHIN, FAILLA 1993. Per una sintesi della problematica, cfr. CARRE, PESAYENTO MATIIOLI C. S.

15 Compaiono nel periodo IIIb della stratigrafia di Piazza Duomo a Milano, datata tra 85-120 e il IV secolo, ma per i periodi più tardi potrebbero essere residuali.

16 È stato possibile prendere visione dei materiali durante il nostro soggiorno a Loron: ringraziamo Francis Tassaux e Yolande Marion per i proficui scambi di idee in merito.

17 Loron 2001, pp. 116-117: il sottotipo "col à entonnoir" non va però confuso con le anfore con collo ad imbuto canoni­che, cioè con orlo superiore ai 1 O cm.

18 Queste e altre anfore, pertinenti a un "drenaggio" del­la seconda metà del II secolo d.C. , sono state oggetto di una tesi di laurea (BELOTII 2002-2003) e sono in corso di pubblica­zione.

19 Il progetto, promosso dal gruppo di ricerca sulle anfore operante a Padova (Stefania Pesavento Mattioli, Silvia Cipriano, Stefania Mazzocchin), vede la partecipazione di Rita Auriem­ma, Brunella Bruno, Marie-Brigitte Carre e Paola Maggi.

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Marie-Brigitte Carre Centre Camille Jullian (UMR 6573-CNRS - Maison Méditerranéenne des Sciences de l'Homme), 5 rue du Chateau de l'Horloge BP 647,

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Stefania Pesavento Mattioli Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze dell'Antichità, Piazza Capitaniato 7, 35139 Padova

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