T>energy n.5 - Luglio 2014

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Editoriale: Un'azione corale Reportage: On Job Orientation In azione: Lavorare in un impianto pilota • Una giornata a Lacq • Una giornata a Dunkerque • Oltre la raffineria • Una formazione moderna MondoEnergia: L'energia tra pace e giustizia Protagonisti: Ingegneri senza frontiere Sicurezza: La convivenza che potenzia i territori Innovazione: Mappare il giacimento Iniziative: Nascita di un polo industriale • Musiche risorte al cinema

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www.it.total.com

Trimestrale di Total E&P Italia A cura del Dipartimento Comunicazione

Anno 2, numero 5

Iscrizione TribunaleRegistrato presso il Tribunale di Roma55/2013 del 20/03/2013

Editore Total E&P Italia S.p.A.Via Cornelia 498 - 00166 Roma

Realizzazione editorialeCultur-e S.r.l.Via Massaua 7 - 00162 Roma

Direttore responsabileRoberto Pasolini

Direttore editorialeMassimo Dapoto

In redazioneValentina Roticiani

Simone Spagnuolo

Manuel Bertin

Martina Luzzi

Annalaura Ruff olo

Silvia Santoni

ImmaginiCopertina: Laura CusanoArchivio fotografi co TotalPagina 35: Elite Foto

Realizzazione grafi ca Stefania Baldassarri

ReportageLaura Cusano

Si ringraziano Cardinale Mario TosoGiovanna D’AmatoCaterina CrucianiTilly UndiI futuri operatori di Tempa Rossa

Tipografi a Artigrafi che Agostini S.r.l. Anagni (FR) Località Selciatella, Z.II.Finito di stampare nel luglio 2014

Scrivi alla [email protected]

07 |Lavorare in un impianto pilota

08 |Una giornata a Lacq

09 |Una giornata a Dunkerque

24 |Mappare il giacimento

IN AZIONE IN AZIONE >>>> PROTAGONISTI PROTAGONISTI >>>>

INNOVAZIONE INNOVAZIONE >>>>

32 |Nascita di un polo industriale

34 |Musiche risorte al cinema

EDITORIALEEDITORIALE >>>>

MONDOENERGIA MONDOENERGIA >>>> INIZIATIVE INIZIATIVE >>>>

REPORTAGE REPORTAGE >>>>

10 |Oltre la raffi neria

11 |Una formazione moderna

12 |L’energia tra Pace e Giustizia

14 |On Job Orientation

SICUREZZA SICUREZZA >>>>

28 | La convivenza che potenzia i territori05 |Un’azione corale

26 |Ingegneri senza frontiere

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Un’azionecorale

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EDITORIALE

Nathalie Limet

A.D. Total E&P Italia

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e Lim

tal E&

met

&P Italia

Ogni giorno Total E&P Italia è impegnata con tutte le forze, le persone, i mezzi, nel por-tare a compimento il progetto di Tempa Rossa. È un obiet-

tivo aziendale questo è certo, ma è anche un impegno preso con il Paese per contribuire alla strategia energetica dell’Italia e con tutti i Lucani che in quest’iniziativa hanno riposto grandi speranze. Per questo motivo, in questo numero, siamo partiti dal documentare il primo contatto dei nostri giovani operatori del futuro Centro Oli di Corleto Perticara con il mondo dell’indu-stria. Si tratta di una fase del percorso formativo attuato da Total E&P Italia per prepararli a ope-rare in sicurezza negli impianti di Tempa Rossa a partire dal 2016. Ci è sembrato un esempio che ben rappresenta lo sforzo che l’azienda sta compiendo a tutti i livelli e con tutte le persone, siano esse sul sito in Basilicata, a Potenza, a Roma o a Milano. Decine di persone che coral-mente lavorano per far iniziare quest’avventura nei tempi programmati, superando tutte le diffi coltà che si presentano inevitabilmente in progetti di questa portata. Chi sta lavorando sul sito continua a operare con slancio, per mitigare gli effetti del prolungato maltempo che, questo inverno, ha rallentato i progressi nella preparazione del cantiere. Per chi opera a Roma e a Potenza, invece, una delle sfi de prin-cipali è quella di trovare le migliori soluzioni in accordo con le autorità locali e regionali, e conseguire le autorizzazioni necessarie per la

messa in funzione del sito rispettando le tem-pistiche assegnate. Tempistiche che vincolano anche il lavoro che parallelamente svolgono i colleghi di Eni, in quanto gestori della raffi neria di Taranto a cui dovrà giungere la produzione petrolifera di Tempa Rossa. Per questo motivo, Eni sta portando avanti un intenso dialogo con tutte le parti interessate, così da soddisfare le legittime richieste d’informazione avanzate da parte della popolazione. Un dialogo da cui ci attendiamo scaturisca la comune volontà di dare presto avvio ai lavori indispensabili a consentire l’arrivo degli idrocarburi. Tutto nel rispetto dei tempi previsti dal programma di avvio della fase produttiva.

Portare a compimento il progetto di Tempa Rossa è un obiettivo aziendale, ma è anche un

impegno con il Paese e con tutti i Lucani, che in quest’iniziativa hanno riposto grandi speranze.

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Li abbiamo lasciati chini sui banchi di scuola tra quaderni, penne, lava-gne, intenti a studiare corposi libri di testo. La loro giornata era scandita dalle ore di lezione in aula, seduti

ad ascoltare i professori che insegnavano loro fi sica, chimica, inglese, francese. Lì, in aula, i futuri operatori del Centro Oli di Tempa Rossa hanno aggiornato le proprie competenze di base e da lì è cominciato il triennio formativo che gli farà conseguire il “brevet d’opérateur amont”, ossia la qualifi ca rilasciata dall’Istituto Francese del Petrolio. Per prepararsi a un lavoro così complesso e di responsabilità, com’è il far funzionare un Centro Oli però, non basta la teoria. Quando arriverà il momento del lavoro vero, quando si dovranno seguire le procedure in modo perfetto e se sarà necessario prendere decisioni all’istante, solamente una prepa-razione sul campo consentirà di garantire il giusto livello di preparazione. E, seguendo questo presupposto, il percorso formativo dei ragazzi è proseguito lontano dalle aule della scuola di Corleto Perticara, e persino dall’Italia. In questo primo ciclo di 10 settimane, dai primi mesi di quest’anno, a intervalli rego-lari, i futuri operatori stanno trascorrendo un mese in Francia, tra Lacq e Dunkerque. Nelle due località d’Oltralpe, in cui sono allestiti dei centri di formazione tecnica per gli ope-ratori del mondo petrolifero, si svolge così il

cosiddetto OJO (On Job Orientation). A Lacq, ai piedi dei Pirenei, è in attività un impianto pilota di separazione del gas con un funzionamento simile a quello del futuro Centro Oli lucano. A Dunkerque, cittadina al confi ne con il Belgio, una raffi neria è stata in parte trasformata in luogo di formazione per i futuri tecnici. In questi ambienti di studio, dotati di tecnologie assai simili a quelle che si troveranno sul sito di Tempa Rossa, i ragazzi possono apprendere la quotidianità, conoscere i macchinari e i mecca-nismi, familiarizzare con condotte, saracinesche e valvole. Al tempo stesso hanno la possibilità di fare esperienza in un ambiente protetto, senza sostanze pericolose e in assenza di vincoli legati a obiettivi di produzione. In questo modo, dopo cinque rotazioni da quattro settimane passate all’estero, divisi tra Lacq e Dunkerque, la teoria appresa sui banchi di scuola nei mesi passati diventa pratica. Indossate le tute d’ordinanza, i ragazzi possono prendere dime-stichezza con l’ambiente di lavoro e operare trasformando i concetti in vere e proprie azioni. Solo al termine di questa fase potranno essere messi alla prova negli impianti di produzione affi ancati da un supervisore tutor, in quello stadio del percorso formativo defi nito OJT (On Job Training). Poi, fi nalmente, saranno pronti per entrare a Tempa Rossa.

Lavorare in un impianto pilotaProsegue in Francia la preparazione degli operatori di Tempa Rossa

IN AZIONE

È giunto il momento dell’On Job Orientation: la messa in pratica

delle competenze teoriche acquisite in questi mesi. Una serie di

trasferte di studio all’estero che avvicinano i ragazzi a quello che

sarà il loro prossimo futuro.

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Quando le porte del centro di for-mazione Apave si aprono, l’occhio cade immediatamente sui rulli dentati degli scalpelli di perfora-zione che adornano l’ingresso.

Basta questo particolare per comprendere che questa scuola non è come tutte le altre. Apave, infatti, è una società specializzata nel monitoraggio della sicurezza degli impianti, e la formazione è una parte delle sue attività. I ragazzi di Tempa Rossa quindi, ogni mattina, entrando nel centro formativo di Lacq, si immer-gono nel clima operativo che la nuova giornata di studio pratico propone. Anche se la scuola è “speciale”, l’inizio è pur sempre legato all’aula. Il docente raduna i ragazzi e comincia ad illustrare gli obiettivi della giornata, ascolta le domande di rito e assegna i compiti e i ruoli. E tutto questo avviene con delle modalità che ricordano molto le riunioni operative quotidiane che si fanno in un Centro Oli reale. Successivamente si “entra nel luogo di lavoro”, in una specie di simulatore di un Centro Oli allestito per la formazione. Con l’attrezzatura qui predisposta, i ragazzi possono operare con strumentazioni e materiali reali ed esercitarsi

nell’eseguire un vero processo produttivo. Ad esempio, durante i cicli formativi, ai futuri operatori è chiesto di completare il processo di separazione degli idrocarburi dall’acqua e dallo zolfo; si tratta di un compito analogo a quello che avranno in Lucania, quando il petrolio appena estratto giunge nel Centro Oli per essere trattato così da separare le diverse componenti. Durante la lezione/simulazione, quindi, i ragazzi si dividono in squadre come in una vera giornata di lavoro. Ci sono gli addetti alla sala controllo, che dettano i tempi del processo aiutati dalla strumentazione informatica. C’è la squadra che opera sulle strumentazioni, aprendo e chiudendo le valvole e i rubinetti a seconda del bisogno. C’è la squadra che lavora all’esterno che ha il compito, tra le altre cose, di convalidare visiva-mente le rilevazioni strumentali. E, naturalmente, ci sono i capisquadra a cui spetta il ruolo di coordinamento delle varie azioni, di assegnazione dei compiti e di verifi ca dello svolgimento delle singole fasi del processo.Un vero e proprio addestramento a quello che sarà il loro lavoro quotidiano. Questa volta è simulato, ma presto sarà reale.

La simulazione del processo di separazione nel centro di formazione di Apave.

Una giornata a Lacq

G li spazi sono enormi, le ciminiere svettano in cielo, le tubazioni formano un groviglio apparente-mente inestricabile. La giornata di “studio” a Dunkerque appare

subito sotto una luce diversa a causa dell’impo-nenza dell’ex raffi neria trasformata, in parte, nel centro di formazione Oleum. Gli operatori che non sono a Lacq nelle due settimane del ciclo di OJO vivono la realtà di un sito produttivo legato alla fi liera del petrolio. Già questo è un primo elemento di apprendimento. Quando viene spiegata la teoria, infatti, diffi -cilmente si riescono a concepire gli strumenti nelle loro dimensioni reali, né è possibile pro-vare la forza necessaria a farli funzionare ed è altrettanto diffi cile individuarli tra i molti marchingegni che compongono un impianto, magari ubicati là dove sono poco visibili. E non trovarli con prontezza potrebbe creare grossi problemi, in caso di allarme in un Centro Oli funzionante. Così, l’avere un ex tecnico di produzione al proprio fi anco in qualità di forma-tore può essere utile perché è una persona che può trasmettere l’esperienza oltreché la cono-scenza. E il centro Oleum di Dunkerque off re

tutte queste opportunità formative. Ecco che la mattina nella ex raffi neria per i ragazzi inizia dividendosi in due gruppi: il primo passerà la mattinata di aula, il secondo sarà messo alla prova con uno “scenario”, invertendo le parti il giorno successivo. Quando i forma-tori parlano di “scenario”, qui a Dunkerque, essi intendono verifi care la conoscenza di un pro-cesso da parte dei ragazzi. A loro è chiesto di individuare le singole componenti strumentali coinvolte, così come dovranno dimostrare di saper descrivere il loro funzionamento. E per verifi care la preparazione ad ognuno sono assegnate delle etichette magnetiche, ciascuna con il nome di una parte di strumentazione che dovranno essere collocate correttamente. E non è un esercizio facile. Nel pomeriggio i due gruppi continuano la preparazione in aula, ma sempre con una forte componente pratica. Qui i futuri operatori maneggiano gli attrezzi e gli strumenti per conoscerli in modo sempre più approfondito. Infi ne, al termine della giornata, c’è da stilare un report per abituarsi a trascrivere ciò che è accaduto. Un esercizio che sarà chie-sto loro quotidianamente, a fi ne turno, quando lavoreranno a Tempa Rossa.

Il processo di raffi nazione, vissuto all’interno di una raffi neria.

Una giornata a Dunkerque

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Tappe raggiunte

Oltre la raffi neria

Settembre 2013Assunzione

Settembre - Dicembre Fase IHT

Gennaio - Luglio 2014Fase OJO

GLOSSARIO

IL SOFTWARE OJTOPTotal ha creato un software per supportare i formatori aiutandoli a gestire il processo di appren-dimento nelle fasi OJO e OJT. Grazie a questo programma è possibile creare attività specifi -che per i corsisti, declinandole sulle peculiarità dei diversi siti.

A fi ne 2009 le mutate condizioni del mercato petrolifero e il calo dei consumi hanno obbligato Total ad arrestare l’attività della raffi neria di Dunkerque. La notizia, all’epoca, ha

suscitato apprensione a livello sociale in quanto, in quel sito, lavoravano direttamente decine di persone, inoltre molte aziende fornitrici erano legate alle operazioni di raffi nazione e, infi ne, anche il porto cittadino traeva benefi cio dal traf-fi co generato dalla raffi nazione petrolifera.La ricerca di una soluzione ha impegnato, da subito, i molti attori coinvolti: Total in primis, i sindacati, le associazioni di categoria. Molti lavoratori hanno trovato sistemazione in altri siti o società collegate alla Total, ma questo non era suffi ciente. Il sito di Dunkerque aveva bisogno di un’idea che creasse nuova linfa vitale per evitare la chiusura defi nitiva. Molte le propo-ste messe in discussione, ma una prese presto il sopravvento: trasformare una parte del sito pro-duttivo in una scuola-cantiere per la formazione obbligatoria dei professionisti operanti nelle strutture petrolifere e petrolchimiche. Con un elemento peculiare: la raffi neria di Dunkerque off re la possibilità di esercitarsi con strumenta-zione vera e impianti di dimensione reale.

E poi c’è un’altra particolarità da sfruttare: il sito industriale è conforme alla Direttiva “Seveso”, e la formazione può comprendere tutti i vincoli in termini di sicurezza che la normativa implica. In collaborazione con la Camera di Commercio locale ha preso vita CETR (Chantier École à Taille Réelle) all’inizio del 2013. Da circa un anno e mezzo, quindi, il sito dell’ex raffi neria delle Fiandre è diventato il luogo ideale per la formazione continua dei dipendenti o per la formazione dei tirocinanti, che hanno l’oppor-tunità di addestrarsi e aggiornarsi “dal vero” sulle rigide norme di sicurezza e sulla manutenzione industriale. Ovviamente le potenzialità di un’ini-ziativa così unica non servono solo alle aziende della fi liera del petrolio. Un’area attrezzata e tecnicamente complessa com’è questa è perfetta per realizzare corsi avanzati sulla sicurezza e sulla gestione dei materiali pericolosi, sull’isolamento termico, sull’effi cienza energetica, corsi di idraulica e di manutenzione delle pompe. E nelle intenzioni della Camera di Commercio, dopo questo primo anno di rodaggio, il progetto ora si amplierà coinvolgendo le PMI locali per sviluppare corsi di formazione su misura. Così l’ex raffi neria riprende nuova vita.

GLOSSARIO

Direttiva SevesoDirettiva europea (Direttiva 82/501/CEE) stilata per prevenire e controllare il rischio di incidenti rilevanti nei siti industriali, connessi all’impiego di determinate sostanze classifi cate pericolose. Attualmente è in vigore la cosiddetta direttiva Seveso II (Direttiva 96/82/CE).

Una scuola-cantiere di dimensioni reali per formare i nuovi tecnici del petrolio.

A Tempa RossaAl termine del periodo di formazione gli operatori affi ancheranno i tecnici incaricati delle attività di collaudo degli impianti di Tempa Rossa. I corsisti avranno così l’opportunità di conoscere e familiarizzare con gli strumenti installati.

Una formazionemodernaObiettivoIl triennio di preparazione per i futuri operatori del Centro Oli mira a fornire conoscenze suffi cienti per avviare e operare in completa sicurezza negli impianti di produzione e trattamento di Tempa Rossa. Il corso di for-mazione, teorico e pratico, si completa con una fase in situ per conoscere le specifi cità operative del Centro Oli di Corleto Perticara.

IHT – In House TrainingFase di formazione teorica in aula, per acquisire una preparazione di base comune per aff rontare i corsi specifi ci e conseguire le necessarie certi-fi cazioni. Comprende la parte di apprendimento delle lingue, il ripasso delle materie di base, la formazione HSE (sicurezza), i moduli tecnici sul mestiere di operatore.

OJO – On Job OrientationIn questo stadio i corsi sono erogati in due tempi. Una parte teorica nel centro di formazione Total E&P Italia di Corleto Perticara (PZ) e una parte di applicazione pratica delle competenze acquisite nei due centri di for-mazione di Lacq e Dunkerque, dotati di laboratori e progetti pedagogici pilota. Questa fase consente ai corsisti di concretizzare la teoria spiegata in aula.

OJT – On Job TrainingLa formazione OJT si svolge interamente al di fuori dell’Italia con quat-tro rotazioni da quattro settimane nelle raffi nerie Total in Francia. Questi siti consentiranno ai formandi la possibilità di conoscere nel modo più ampio possibile le strumentazioni adottate a Tempa Rossa. Durante il periodo trascorso all’interno delle raffi nerie i corsisti sono suddivisi in gruppi di due o tre persone e sono integrati nei team per compiere le attività operative quotidiane. Successivamente è prevista un’ulteriore fase di apprendimento di quattro settimane in alcuni siti produttivi al di fuori dell’Europa. L’OJT consente di impratichirsi e operare negli impianti pro-duttivi sotto la supervisione di operatori tutor.

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L’energia tra Pace

e Giustizia

S viluppo sostenibile, tecnologie e scienza, solidarietà, greenwashing, energia. Sono solo alcuni dei temi toccati da Monsignor Mario Toso, Segretario del Pontifi cio consi-glio della Giustizia e della Pace.

Che collegamento hanno le rifl essioni biblico-teo-logiche con le questioni ambientali?L’insegnamento di Gesù Cristo ci sollecita ad amare il Padre ma anche ad amarci gli uni gli altri con il suo stesso amore. Al centro della fede cristiana c’è la carità, intesa come Agápe. Così ce la presenta l’En-ciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI. La carità nella verità deve permeare tutti i settori dell’attività umana, compreso quello concernente l’ambiente. In particolare, deve infl uire sul modo in cui lasciamo il pianeta alle generazioni future e illuminare e gui-dare il rapporto dell’uomo con il creato, dono di Dio fatto all’umanità intera. Tale principio salvaguarda da atteggiamenti predatòri che pensano al creato come ad una miniera da sfruttare fi no all’esaurimento, ma anche da visioni che assolutizzano la natura, sino a considerarla superiore all’uomo. Le attività umane legate all’ambiente, tenendo conto che la creazione è realtà in stato di via verso una perfezione ultima alla quale Dio l’ha destinata, devono essere guidate

da una razionalità non meramente tecnica e strumentale. L’uomo è chiamato a gestire e a curare il Pianeta come farebbe un buon ammi-nistratore, cosciente di esserne solo colui al quale la Terra è stata temporaneamente con-segnata. Essa va certamente preservata, ma occorre soprattutto farla fi orire nella sua bel-lezza ed utilità, gestendola responsabilmente con lo stesso amore che Dio nutre per essa e per tutti i suoi fi gli.

Perché garantire l’accesso all’energia può dare un contributo alla pace?La pace è frutto dell’attuazione dei diritti e dei doveri delle persone. Là dove i diritti umani vengono calpestati non si realizzano le con-dizioni essenziali di una convivenza giusta e pacifi ca. Quando non è consentito alle per-sone l’accesso all’energia, bene essenziale per la crescita di ognuno, si innesca una fonte di rivendicazioni e di confl itti. Garantire l’accesso all’energia signifi ca dare un contributo alla pace perché le persone hanno con ciò stesso la possibilità di studiare o di produrre, venendo allontanate dalle strade dell’ignoranza, della disoccupazione e della manipolazione.

Si può riporre qualche speranza nello sviluppo tecnologico-scientifi co?Sì, ovviamente. Lo sviluppo tecnologico-scientifi co da millenni ha contribuito a migliorare la qualità di vita dell’umanità, ed è necessario che continui a farlo. Nel settore energetico paiono auspicabili ulteriori progressi, quali per esempio: le possibilità off erte dall’idrogeno, lo sviluppo di accumulatori nel settore delle rinnovabili, parametri sempre migliori per l’effi -cienza e il rispetto dell’ambiente in quello delle fonti di energia fossile, la possibilità di generare energia dagli oceani o dalle onde, la gestione degli animali per il lavoro in zone povere. È, però, essenziale che lo sviluppo tecnologico-scientifi co sia affi ancato da uno sviluppo etico. Come spiega Benedetto XVI, “se al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell’uomo, nella crescita dell’uomo interiore [allora lo sviluppo tecnico costituisce] una minaccia per l’uomo e per il mondo” (Enciclica Spe Salvi, § 22).

Quando i concetti quali “moderno” o “verde” racchiudono interpretazioni fuorvianti o ideolo-gizzate, quali pericoli generano?Talvolta, volendo essere “moderni” si cerca di pro-muovere un consumismo irresponsabile, sfrenato, senza la nozione di suffi cienza né di limite. Come mostra l’esperienza, un tale modo di pianifi care l’e-conomia è durato troppo a lungo e sta provocando danni enormi in termini umani, economici, politici ed ecologici. È giunto allora, il tempo di ripensare il signifi cato di “moderno”, e forse anche di “sviluppo”, di “solidarietà” e di “sostenibile”. La situazione migliorerà solo mettendo la persona umana al centro e alla base di questi concetti.Per quanto concerne il termine “verde” ci sono, poi, due perplessità.

La prima è quella relativa al cosiddetto greenwashing: un’azienda o un partito tenta di farsi una buona repu-

tazione dal punto di vista ecologico, quando invece avrebbe bisogno di fare sforzi maggiori e prioritari in altri settori della sua attività (primato della persona rispetto al capitale, salari equi, vicinanza alle neces-sità della gente, trasparenza). La seconda perplessità nasce con riferimento all’importanza che sta assu-mendo il concetto “verde” come etichetta, ossia come sinonimo di qualità, successo, effi cienza. Occorre tener presente che per considerare un progetto veramente verde è necessario un discer-nimento esigente, a lungo termine, e che l’aspetto “verde” di un qualsiasi progetto non esaurisce la discussione sulla sua opportunità e fattibilità: difatti, affi nché un progetto possa avere eff etti positivi, biso-gna tenere in debita considerazione parametri politici, culturali e sociali.

Che ruolo possono rivestire le grandi società energetiche nel futuro immaginato dal Pontifi cio Consiglio?Il nostro Dicastero non può certo prevedere ed ipote-care il futuro! Ma è innegabile che, parlando di risorse naturali in un mondo globalizzato, le grandi società hanno un ruolo importante in tre ambiti: quello in cui si procurano materie prime; quello dei mercati internazionali, degli intermediari e delle catene di approvvigionamento; e infi ne l’ambito delle loro rela-zioni con i consumatori. In ciascuno di questi ambiti le grandi società ener-getiche sono costantemente chiamate a migliorare la loro condotta. Nel camminare progressivamente verso standard qualitativi ed etici superiori, le grandi società energetiche possono avere un ruolo di lea-dership positivo per l’intero settore.

MONDOENERGIA

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PER APPROFONDIRE

Energia, Giustizia e PaceUna rifl essione sull’energia nel contesto attuale dello sviluppo e della tutela dell’ambientePrefazione di Peter K.A. Card. Turkson e Mario Toso

Durante il nuovo millennio, si è intensifi cata l’attenzione a numerose questioni legate al deterioramento dell’ambiente, quali la crisi econo-mica, la tendenza all’esaurimento delle risorse naturali, l’insicurezza alimentare. In questo sussidio per la rifl essione, il Pontifi cio Consiglio della Giustizia e della Pace intende richiamare l’attenzione sulle molteplici interazioni dell’energia con le sopraelencate questioni. Esse implicano evidenti problemi di giustizia che mettono a rischio il bene prezioso della pace. Infatti, la sperequazione nella disponibilità e nell’accesso dell’energia provoca una frattura che separa sempre più le zone privi-legiate da quelle meno favorite, a scapito di uno sviluppo sostenibile ed equo per tutti.

Edizioni Libreria Editrice Vaticana

www.libreriaeditricevaticana.com

L’energia tra Pace

e Giustizia

Le molteplici interazioni dell’energia a confronto con lo sviluppo del Pianeta. La visione del Pontifi cio Consiglio della Giustizia e della Pace.

Il Monsignor Mario Toso il 6 giugno ha pronunciato un intervento presso la sede delle Nazioni Unite a New York, in qualità di Capo Delegazione della Santa Sede al primo

Sustainable Energy for All Forum.

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On JobOrientationLa formazione dei futuri operatori lucani del Centro Oli si sposta in Francia, con la preparazione alla parte pratica dell’attività Oil & Gas.

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REPORTAGE

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Non è facile riconoscere le singole apparecchiature inserite nel contesto produttivo, o addirittura parti di esse. Ma i ragazzi sono ben preparati.

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A Dunkerque un’ex raffi neria è stata trasformata in un centro di formazione. Un luogo ideale per aggiornare i tecnici dell’industria petrolifera.

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Nel frattempo, a Lacq, si simulano le attività di un Centro Oli: oggi si deve separare il gas dall’acqua e dallo zolfo.

È un’esercitazione impegnativa e nei volti traspare la concentrazione.

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Divisi in squadre, a ogni componente è assegnato un preciso compito. Serve attenzione e capacità di coordinamento per concludere

positivamente l’attività.

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Come si raccolgono i dati e le informazioni necessarie alla sicurezza della perforazione petrolifera e alla caratterizzazione del giacimento.

La conoscenza esauriente di ciò che avviene nel profondo del sottosuolo è una necessità. Una necessità per la sicurezza

dei lavoratori e dell’ambiente e per poter caratterizzare il giacimento. La tecnologia odierna consente, anche nei pozzi più complessi, di mantenere un costante controllo sulle operazioni di scavo, sulle diverse tipologie di rocce attraver-sate e sulla condizione del deposito di idrocarburi perforato.

Caratterizzare il giacimentoEsistono diversi tipi di rilevazioni: alcune analizzano i materiali che arrivano in superfi cie, mentre varie tecnologie sono state sviluppate per rilevare i dati in profondità, spesso a migliaia di metri.I dati che si raccolgono sono di diverso tipo e la loro interpreta-zione può permettere di ottenere stime di parametri molto utili alla caratterizzazione del giaci-mento. Ma come si fa? In genere

si inserisce nel pozzo una combinazione di stru-menti in grado di registrare parametri e proprietà delle rocce e dei fl uidi incontrati

nella perforazione, un’operazione che in gergo tecnico è chiamata logging.Queste attrezzature possono essere calate per gravità tramite un cavo

elettrifi cato lungo cui passano i segnali oppure possono essere connesse alle aste durante la perfo-razione. E quando si fanno? La risposta è ovvia: sempre. Si fanno durante lo scavo, alla fi ne della perforazione e anche durante la fase di produzione.

Durante la perforazioneQuando si scava, la prima analisi è compiuta dai mud logger che analizzano il contenuto e il tipo di gas nei fanghi di perforazione (per mantenere il pozzo in sicurezza) e i cutting (i frammenti) che risalgono dal sottosuolo (per le valutazioni geologiche). Per integrare que-sti dati, inoltre, alcuni strumenti vengono montati appena sopra lo scalpello di perforazione: essi regi-strano i dati in tempo reale mentre avanza la perforazione. Questa tecnica di acquisizione dati viene chiamata LWD (Logging While Drilling) e consente di ottenere delle misure di tipo elettrico ed acustico.Assemblando i dati di queste diff erenti rilevazioni è possibile conoscere il momento in cui si entra nel giacimento, oppure selezionare il punto di carotaggio e di campionamento di fl uidi di formazione. A fi ne perforazioneIn alcuni casi i log possono essere acquisiti tra una fase e l’altra dello

INNOVAZIONE

Le strumentazioni più comuni

scavo, quando si interrompe la perforazione vera e propria. Questo tipo di acquisizione viene chiamata “wireline”. In seguito all’analisi di tutti i log acquisiti si procede a caratterizzare la frat-turazione e a identifi care le formazioni porose, dove sono le argille, a individuare la presenza di fl uidi e la loro composizione, a verifi care la percentuale dello spazio poroso occupata dagli idrocarburi. In sintesi, grazie all’interpretazione delle varie registrazioni, utilizzando le stime della porosità del giacimento, si potranno identifi care i livelli mineralizzati con idrocarburi e quantifi care i volumi di petrolio e gas presenti.Infi ne, altri log hanno un ruolo importante per la sicurezza delle installazioni, permettendo di verifi care la qualità della cementazione che riveste le pareti del pozzo.

Durante la produzione Anche quando il sito è in attività, il bisogno di informazioni non si esaurisce. Come possiamo conoscere quali parti del giacimento sono più produttive? E quali sezioni producono acqua? Per determinare queste informazioni si inseri-scono nel pozzo due piccole turbine. Durante la discesa e la risalita esse ruotano determinando la velocità del fl uido attraversato. I dati così otte-nuti, uniti a quelle di altri sensori che rilevano la temperatura, la pressione e la percentuale di acqua nell’olio, consentono agli ingegneri di analizzare il comportamento del pozzo durante la produzione. In questo modo è possibile aggiornare e controllare l’andamento del pozzo per tutto il periodo di attività.

CQuando il foro di un pozzo non è verticale, non si può sfruttare la forza di gravità per calare gli strumenti. Di conse-

guenza, nei pozzi a grande deviazione o orizzontali, anziché utilizzare il cavo elettrifi cato si connettono gli strumenti di log alla batteriadi perforazione. In casi molto complessi può essere utilizzata una tec-nologia innovativa, il Compact Shuttle. In questo caso, gli strumenti di rilevazione sono calati all’interno di un’asta “garage” e, in fondo al pozzo, sono espulsi. Dopodiché sono trascinati in superfi cie, attivando la fase di registrazione in risalita. I dati registrati sono archiviati nelle memorie delle strumentazioni e scaricati una volta giunti in superfi cie.

he fare se il pozzo è orizzontale?he fare se il pozzo è orizzontale?

Tipo di Log Cosa misura A cosa serve

Caliper Allineamento del pozzo Stima i volumi esatti, le dimensioni, il profi lo, la qualità del rivestimento del pozzo.

Raggi gamma Radioattività naturale Rileva la litologia, la tipologia di argille, le correlazioni.

Resistività Resistività alle correnti elettriche

Rileva le zone invase dagli idrocarburi, la saturazione.

Sonico Tempi di rispostaagli ultrasuoni

Rileva la porosità, la litiologia, la tipologia di idrocarburi.

Log d’immagine Resistività della parete completa del pozzo

Misura direzione, inclinazione della stratifi cazione, delle fratture e delle faglie. Rileva l’apertura delle fratture.

Misure di pressione e campionamento fl uido di formazione

Pressione dellaformazione

Permette di conoscere il tipo di fl uido presente nel giacimento e la sua pressione.

Mappare ilgiacimento

Esempio di log d’immagine che mostra la conformazione della parete del pozzo. La registrazione del contrasto di

resistività sulla parete permette di individuare la presenza di fratture come la grande sinusoide in basso.

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Ingegneri senza frontiere

S ono Development & Planning Engineer in Total». Così si defi nisce professional-mente Caterina Cruciani. Una defi nizione che poco dice senza una spiegazione e di certo non evi-

denzia la vocazione per il lavoro nel mondo petrolifero che ha reso lei, appena trentacin-quenne, una professionista che vanta già otto anni di lavoro all’estero. «Attualmente sono impe-gnata in due compiti principali. Il primo riguarda lo sviluppo di nuovi progetti e, quindi, del futuro dell’azienda. Il secondo invece riguarda la pianifi -cazione strategica delle azioni in corso. Nel primo caso verifi co le analisi compiute durante gli studi tecnici per i nuovi prospetti e, nel caso di Tempa Rossa, controllo la fase che segue il petrolio dal Centro Oli fi no a Taranto. L’altra metà del mio lavoro si traduce nella verifi ca dei dati tecnici sui profi li di produzione, dei costi operativi e degli investimenti, collaborando con l’area fi nanza per le attività di pianifi cazione stra-tegica di lungo periodo.»

Dopo la laurea in ingegneria chimica, si trasfe-risce subito in Francia per conseguire il master in Raffi nazione, Ingegneria e Gas all’Istituto Francese del Petrolio nel 2003. Entra in Air Liquide, dove lavora per tre anni in qualità di ingegnere di processo. Poi, grazie alla costanza nell’aggiornare il proprio curriculum nel database di Total, le nuove esperienze descritte la rendono un profi lo interessante e presto arriva una pro-posta di lavoro in qualità di architetto GNL (gas naturale liquefatto) nella divisione Gas&Power. Ruolo che presto cambia, perché dopo pochi mesi, nell’ambito della stessa direzione tec-nica, inizia a occuparsi di nuove energie, nello specifi co carbone e biomasse. Dopo quattro anni prevale la voglia di cambiare e cono-scere il mondo dell’esplorazione e produzione. «L’occasione si è concretizzata nel 2011, quando Total E&P Italia cercava professionalità come la mia per ricoprire il posto.» Oggi lavora a Roma, ma ammette «da un punto di vista professionale mi sento quasi più francese che italiana».

PROTAGONISTI

TILLY UNDIIl piacere di crescere in un ambiente internazionale.

ETÀ29 anni

RUOLOProject Engineer

LUOGO DI LAVORORoma

AMA DEFINIRSI“Team player”, le piace lavorare in squadra

GLI ALTRI LA VEDONOFrizzante

DOVE SI VEDE TRA 10 ANNI Sicuramente in un posto dove non è ancora stata.

Si crescequando incontri nuove persone, aff ronti nuovi progetti, ti poni nuovi obiettivi e ti confronti con ciò che non conosci.

V ado dove posso imparare qual-cosa di nuovo, mi interessa fare esperienze professionali diverse.» Tilly Undi ha le idee molto chiare e il curriculum di questa ventino-

venne romana con una laurea specialistica in Ingegneria Ambientale avvalora le sue parole: sono passati solo sei anni da quando è stata assunta in Total, ma ha già ricoperto incarichi in tre Paesi diff erenti. La sua preparazione le ha consentito un’effi cace gestione di svariati pro-getti: dalle bonifi che, occupandosi di raffi nerie e di siti di produzione, stoccaggio e distribuzione nel settore marketing, fi no alla realizzazione di centrali fotovoltaiche. L’esordio professionale è datato 2008 in Inghilterra, per seguire un pro-getto inerente la cattura e lo stoccaggio di CO

2.

Ma presto è già pronto un altro incarico impor-tante: occuparsi della bonifi ca per la ricostruzione di un terminal petrolifero. In poco tempo, diventa responsabile dei progetti di bonifi ca di Total UK

e segue anche il progetto di cessione degli asset della fi liale. È una grande opportunità perché la sua preparazione si perfeziona a 360°: «Si trattava di progetti nei quali dovevo gestire direttamente l’intero processo dall’inizio alla fi ne, dal punto di vista autorizzativo, fi nanziario e ingegneri-stico.» Forte di questa vasta competenza, nel 2011 si trasferisce a Parigi come responsabile di progetti di bonifi ca del Refi ning e Marketing. Poi un nuovo cambiamento: diventa Coordinatore ambientale nelle zone di Asia &Pacifi co, Europa e Global Businesses ed entra anche a far parte del team che segue la costruzione di centrali fotovol-taiche in California, Cile e Sudafrica. E si giunge a quest’anno: il 16 febbraio 2014, torna a Roma, come Ingegnere di Progetto. «Nella mia espe-rienza in Total si è sviluppato quasi naturalmente quello che in Francia chiamano “réseau”, una rete di legami e confronto continuo che si mantiene anche quando i colleghi si trasferiscono in altri Paesi o su progetti diversi».

Giovani, ma comunque ricche di una storia professionale che le rende delle “veterane”.

Preparazione e voglia di sperimentarsi in ogni ruolo. Caterina Cruciani e Tilly Undi hanno

percorsi lavorativi diff erenti ma anche molti elementi comuni, a cominciare dal corso di

studi e dall’innata curiosità per le sfi de nel mondo petrolifero.

CATERINA CRUCIANIIl mestiere di pianifi care il futuro.

ETÀ35 anni

RUOLODevelopment & Planning Engineer

LUOGO DI LAVORORoma

AMA DEFINIRSITenace

GLI ALTRI LA VEDONORigorosa

DOVE SI VEDE TRA 10 ANNI Sempre al lavoro, ancora impegnata nel mondo del petrolio.

Lasciare l’Italianon mi spaventa: cambiare luoghi è solo una nuova esperienza da aff rontare con curiosità e tenacia.

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La convivenza che potenzia i territoriAgricoltura, turismo e pesca possono coesistere conl’attività petrolifera. Lo studio RIE per Assomineraria.

SICUREZZA

Il risultato della ricerca non lascia spazio a dubbi: non esiste alcuna comprovata correlazione negativa tra attività mineraria e agricoltura,

pesca e comparto turistico.

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Coltivare frutta e ortaggi, continuare a pescare in mari pescosi, acco-gliere il turista in villeggiatura sono attività dal forte valore simbolico e dall’alto valore economico.

Rappresentano tre settori strategici per le econo-mie locali e, spesso, sono ritenuti inconciliabili con l’attività petrolifera: quando si persegue lo sviluppo dall’esplorazione mineraria, allora si deve accet-tare una compromissione di questi settori vitali per le economie locali. Questo almeno è il sen-tire comune, però i dati contenuti in una recente ricerca ribaltano completamente questa tesi.

La ricercaI ricercatori del Rie – Ricerche Industriali ed Energetiche hanno approfondito il legame che c’è tra lo sviluppo delle concessioni petrolifere e le attività agricole, ittiche e turistiche per capire quanto e come queste si infl uenzino reciproca-mente. Nello studio sono stati confrontati i dati economici disponibili dei tre settori, declinan-doli sia nelle realtà interessate dalle concessioni minerarie che nelle regioni in cui non c’è attività mineraria. Inoltre, analizzando l’evoluzione storica dei singoli settori si è cercato un collegamento, un impatto che l’attività petrolifera avesse potuto originare.

Non c’è correlazioneIl risultato della ricerca non lascia spazio a dubbi: non esiste alcuna comprovata correlazione nega-tiva tra attività mineraria e agricoltura, pesca e comparto turistico. Ciò che si ricava dai dati uffi ciali a disposizione è che in tutte le regioni si manifestano tendenze similari, a prescindere dalla presenza o meno di attività di estrazione. Addirittura, l’agricoltura, la pesca e il turismo di alcune regioni interessate dall’attività mineraria mostrano prestazioni migliori di altre che ne sono prive.

Ciò non signifi ca che i tre settori analizzati non presentino diffi coltà, ma è evidente che la debolezza economica è un fattore nazio-nale e che le cause all’origine di questa situazione sono da ricercarsi altrove. In agricoltura, per esempio, le performance sono infl uenzate dalle riorganizzazioni strutturali che caratterizzano il comparto da oltre un decen-nio, dalle insuffi cienti dimensioni dei soggetti economici, dalla ridotta produttività, dalla scarsa specializzazione produttiva. Il comparto ittico, secondo indagato, è in una fase di transizione generalizzata perché si sta spostando verso un diverso tipo di sfruttamento, sostenibile, delle risorse biologiche marine. Un obbligo imposto dalle normative europee. Conseguentemente i risultati negativi riscontrati sono comuni a tutte le aree e non sono legati allo sfruttamento petrolifero ma sono imputabili all’adozione dei piani di controllo dell’accesso alle risorse e all’adeguamento dello sforzo di pesca. Sono fattori di questo tipo, infatti, che impat-tano direttamente sul numero dei pescherecci, sul tonnellaggio, sulla potenza motore, sulle giornate di pesca e sulla sostenibilità econo-mica dell’intero comparto. Per ciò che riguarda il turismo, un po’ ovunque in Italia le presenze turistiche totali sono state in costante crescita nell’ultimo decennio.

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Specialità tipiche dalla Basilicata.

Per saperne di piùwww.lucanica.euoppure T>energy n.2

Progetto Lucanica Lo Studio

Per saperne di più

www.rie.it

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L’eccezione negativa è rappresentata da quat-tro regioni, Marche, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Campania, che però sono quasi tutte prive di attività petrolifera. È facile comprendere, quindi, che non esi-ste una correlazione diretta tra andamento turistico e presenza delle attività minerarie.

Opportunità da sfruttareAppurato che l’industria petrolifera non impatta direttamente sulle performance economiche o sulle tendenze evolutive di questi settori, i ricerca-tori hanno provato a guardare avanti. La domanda da cui sono partiti è stata: analiz-zando le cause della crisi, la presenza dell’industria petrolifera può diventare un’opportunità? Si pos-sono immaginare forme di collaborazione profi cue per tutti gli attori? La risposta, guardando ad alcuni esempi positivi già realizzati in Italia e all’estero, è stata un deciso sì. È semplice pensare ai costi energetici che gra-vano su questi settori. In agricoltura essi incidono mediamente per il 10% dei costi totali, per le imprese ittiche la principale voce di costo è il car-burante che incide per il 58% dei costi intermedi totali del settore. Di conseguenza una collabo-razione con l’industria petrolifera può essere decisamente interessante. Ma le sinergie possibili

possono andare ben oltre il contenimento della bolletta.Si possono immaginare investimenti nella ricerca per il settore agricolo, che sviluppino tecno-logie in grado di ridurre consumi e costi energetici, che scoprano nuove tecniche o varietà colturali più resistenti ai fattori esterni. I pescatori potrebbero integrare il proprio reddito, compresso dal minore sforzo di pesca richiesto a livello comunitario, con impieghi alternativi. Un esempio potrebbe essere l’assegnare ai pesche-recci l’incarico di sorvegliare le infrastrutture durante i periodi di costruzione e installazione delle piattaforme o chiedere loro di pulire i fon-dali nelle aree in cui le compagnie hanno cessato di operare. Oppure, com’è accaduto in Romagna, partendo dall’attività di disincrostazione delle piat-taforme a mare si è originato un fi orente mercato di vendita di cozze di alta qualità. Il settore turistico, invece, potrebbe benefi ciare di programmi di riqualifi cazione integrata dei pae-saggi costieri e non. E tutti e tre i settori potrebbero sfruttare le capacità manageriali e i legami internazionali delle multi-nazionali petrolifere per creare consorzi orientati all’export dei prodotti locali, o per presenziare a fi ere e manifestazioni internazionali, o per riuscire ad aprirsi a nuovi mercati altrimenti inarrivabili.

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Tre storie di successo

SICILIA

EMILIA ROMAGNA

FRANCIA

Due fi orenti cooperative e un mercato di ven-dita di mitili di alta qualità si sono sviluppati quando ai pescatori romagnoli è stato asse-gnato l’incarico di disincrostare le piattaforme off -shore. La ricerca di una soluzione per la compagnia mineraria è diventata un’opportu-nità di sviluppo per il settore ittico. Con il progetto Lucanica si sono coniugate le

competenze di una multinazionale come Total, con la necessità delle aziende agricole lucane di aprirsi ai mercati internazionali. Nel 2012 e nel 2013 i produttori della Basilicata hanno incontrato i grandi clienti tedeschi durante alcuni appuntamenti organizzati in Germania. Il progetto è poi proseguito con la costitu-zione di una rete di imprese composta da sette aziende lucane dell’agroalimentare per presentarsi ai nuoviinterlocutori come un unico soggetto imprenditoriale.

Lo studio “La coesistenza tra idrocarburi e territorio in Italia” realizzato da Rie per Assomineraria è stato coor-

dinato da Alberto Clô, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di

Bologna, in collaborazione con l’economista Lisa Orlandi. Il RIE (Ricerche Industriali ed Energetiche) è un istituto di consulenza e ricerca che ha tra i propri

scopi la promozione di attività indipendenti di ricerca volte ad alimentare il dibattito

energetico-ambientale nazionale.

In Francia, una serra da 10 ettari per la col-tivazione dei pomodori è riscaldata a basso

costo con il calore ceduto da Vermillion Rep, una compagnia petrolifera. La compagnia valorizza energia che altrimenti andrebbe

dispersa, l’azienda agricola riduce i costi di gestione e dà lavoro a 160 persone.

Vicino Ragusa, la compagnia che gesti-sce la concessione Irminio ha realizzato un cogeneratore per i propri fabbisogni. L’eccedenza di calore è ceduta alle aziende agricole vicine (2km) che possono così risparmiare sulla bolletta energetica.

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A l sito di Lacq, per anni, si è legata l’esistenza di circa 8.000 persone, direttamente o indirettamente. Negli anni ’80 circa 1.800 persone erano impiegate nell’area industriale, ma pro-gressivamente Total ha attuato una politica di riduzione del personale in vista della chiusura del sito.

Per questo motivo, nel 2008, solo 380 persone erano ancora alle dipen-denze di Total E&P Francia. Al momento della chiusura, a fi ne 2013, ai dipendenti rimasti non è stato imposto alcun licenziamento ma sono stati off erti tre scenari alternativi: il prepensionamento, la ricollocazione in altre società con sede in loco (il centro di ricerca di Pau, le nuove società coinvolte in LCC30), il trasferi-mento all’estero in altri siti produttivi di Total.

Nessun licenziamento

Reindustrializzazione La diversifi cazione industriale di Lacq

comincia lontano, nel 1975, con la

creazione di Sobegi (Société béarnaise

de gestion industrielle) nata per

diversifi care la produzione

petrolifera. Nel 2005 nasce TDR,

Total Développement Régional,

per affi ancare le Piccole e Medie

Imprese della regione nel processo di

crescita e coinvolgerle nel processo di

reindustrializzazione del sito.

Cronistoria1951 Scoperta del giacimento di Lacq

1957

Inizio della produzione di gas naturale

1983Inizio del declino produttivo del

giacimento

2008

Avvio del percorso di dismissione del

sito e coinvolgimento degli stakeholder

15 ottobre 2013 Termina la produzione commerciale

di gas naturale

Novembre 2013Inizio di LCC30 (Lacq Cluster Chimie

2030), il progetto di trasformazione

della piattaforma di Lacq in un polo

industriale d’eccellenza

31 dicembre 2013 Chiusura delle attività di Total E&P

Francia a Lacq

Gennaio 2014Inizio del nuovo percorso

Fatti & Cifre

da reindustrializzare e a poco a poco si stanno moltiplicando le società presenti. Oggi sono 18, ma nei prossimi mesi il numero crescerà. Le prime a insediarsi a Lacq sono state le aziende legate allo smantellamento delle strutture di estrazione e alla bonifi ca dell’area. Esse hanno affi ancato Arkema, qui da sempre perché lavora lo zolfo estratto con il gas. Nel 2015 è atteso l’arrivo di Minathiol, azienda che impiega lo zolfo nella produzione far-maceutica e agrochimica, che sfrutterà la sinergia di fi liera con Arkema. La disponibilità di ener-gia e un sito “a norma” hanno infl uenzato anche Toray, azienda giapponese leader nella produ-zione di fi bra di carbonio, che ha deciso di stabilirsi a Lacq con il nuovo impianto produttivo del poliacrilonitrile.Abengoa Bioenergy, specializzata nella produzione di biocarburanti, ha visto nella disponibilità di vapore un’opportunità per abbat-tere i costi di distillazione. E da poco è giunta anche la Messer, che tratta anidride carbonica per la surgelazione o per la gassifi ca-zione delle bibite. Siccome, poi, la CO

2 è un sottoprodotto della

fermentazione del mais, un ulte-riore vantaggio dell’insediarsi qui sta nella disponibilità “di scarto”

dell’Abengoa. Dopo cinque anni dall’inizio del percorso di dismissione, grazie al dialogo fra le parti e alla volontà comune di trovare una soluzione vantaggiosa per tutti, il futuro industriale di Lacq si prospetta roseo. E sotto gli occhi di tutti sta nascendo una storia modello di riconversione industriale.

INIZIATIVE

GLOSSARIO

PoliacrilonitrileMateriale precursore nella produzione di fi bre di carbonio. Un diff erente precursore è il carbonio da pece, un residuo della distillazione del petrolio o del catrame.

Con i pozzi esauriti, il sito avrebbe cessato la sua esistenza. Ma un’idea condivisa ha avviato il rinnovamento e…

Nascita di un poloindustriale

La storia del sito di Lacq nasce molto lontano nel tempo, all’inizio degli anni ’50 quando Total scopre un giacimento di gas naturale nel sud della Francia. Per oltre mezzo secolo

la coltivazione del giacimento ha off erto nume-rosi posti di lavoro in quello che è diventato negli anni un sito produttivo composto da pozzi, depositi, centro oli e alcune aziende operanti nella fi liera petrolifera, come Arkema nata per trattare lo zolfo estratto assieme al gas. Estraendo per cinquant’anni, però, il gas nel gia-cimento si è esaurito. Infatti, nel 2013 è cessata la produzione di gas naturale.Per questo motivo, nel 2008 Total ha avviato il percorso di uscita coinvolgendo i vari attori locali per individuare un diverso futuro indu-striale dell’area. Futuro vero e proprio, perché la storia che raccontiamo è cominciata non molto tempo fa. Analizzando le potenzialità del sito, gli attori coinvolti nella progettazione

della rinascita di Lacq decidono di puntare su due elementi di attrazione: la disponibilità di energia a costi competitivi e la conformità dell’area ai dettami della Direttiva Seveso. Il giacimento, infatti, è esaurito per il 97% e non è più vantaggioso estrarre con fi nalità commer-ciali. Il restante 3% diventa però una risorsa per il sito industriale: dai cinque nuovi pozzi rea-lizzati sostituendo quelli chiusi, per trent’anni le aziende qui insediate avranno energia (elet-tricità e vapore) a costi competitivi rispetto a quelli di mercato. La conformità alla Direttiva, invece, diventa un’occasione di effi cienza per tutte quelle aziende che, se soggette alla normativa Seveso, insediandosi nel sito industriale tro-vano un ambiente già predisposto. In questo modo è off erto un risparmio in termini di costi burocratici e servizi comuni condivisi, come l’obbligatoria presenza dei vigili del fuoco.Questi due fattori hanno reso appetibile l’area

32 33

L’esaurimento

del giacimento

sembrava la fi ne del

sito di Lacq. Invece,

oggi ha un futuro

roseo davanti a sé.

1951 2013

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34 35

Sciuscià, Ladri di Biciclette, Umberto D., Il Tetto, L’oro di Napoli, Il Giudizio Universale, Miracolo a Milano. I fi lm di Vittorio

De Sica sono entrati nella memoria collettiva degli italiani e fanno parte, a buon titolo, della cinematogra-fi a mondiale. Aff reschi che hanno saputo ritrarre l’Italia e gli italiani del Dopoguerra, della Ricostruzione e del Miracolo economico. Opere d’arte che coniugando sapiente-mente immagini e suoni riuscirono, e riescono ancora, a suscitare emozioni fortissime nello spettatore. Ma la storia di queste pellicole rac-chiude anche una vicenda meno nota e assai curiosa: le partiture autografe di queste famose colonne sonore andarono perdute quando furono lanciate dall’autore nelle acque dell’Aniene, un affl uente del Tevere. Sul fi nire degli anni ’50, infatti, per Alessandro Cicognini inizia un periodo diffi cile e la progressiva uscita di scena di Blasetti e De Sica lo fece entrare sempre più spesso in contrasto con registi e produttori. Al culmine della questa tensione, una sera, in un momento di sconforto artistico, si liberò nelle acque tiberine degli spartiti di tutte le sue composi-zioni e decise di abbandonare Roma per tornare nella terra natìa: l’Abruzzo. I fogli galleggiavano e un’opera artistica di inestimabile valore era perduta per sempre.

Ma a questo destino si è opposta la volontà del musicista e compo-sitore Giorgio Spacca, il quale si è impegnato in un lavoro certosino di recupero nota per nota delle splen-dide melodie, e grazie al solo ascolto, è riuscito a ricostruire gli interi spartiti delle opere. Con le musiche fi nalmente trascritte, ecco che oggi ridiventa possibile proporle all’ascolto dal vivo. E così è stato. Chi ha avuto la fortuna di assistere a “La Musica negli occhi” è stato protagonista di un’ope-razione di recupero culturale. Sotto la direzione di Daniele Belardinelli, la Gesualdo Accademia Internazionale Archi, cineorchestra impegnata nel riproporre le colonne sonore perdute, ha resuscitato le sinfonie del maestro abruzzese. E, contemporaneamente, gli occhi degli spettatori si sono riempiti delle immagini e delle luci dell’opera multimediale realizzata da Stefano Fomasi, che ha spettacola-rizzato la proiezione delle immagini dei fi lm di De Sica. Una serata, quella realizzata nella scorsa primavera potentina, che a giusto titolo ha rappresentato un diadema incasto-nato nella stagione concertistica 2014 dell’Ateneo Musica Basilicata, il cui programma da oltre un lustro si avvale del sostegno di Total.

Un concerto per riascoltare dal vivo le colonne sonore perdute dei fi lm di De Sica.

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Primo Piano

INIZIATIVE

UNA VITA IN MUSICAAlessandro Cicognini Il compositore abruzzese che ha reso immortali molte pellicole del grande schermo.

Musiche risorte al cinema

Per saperne di più...

www.ateneomusicabasilicata.it

INFORMAZIONI UTILI

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Il sodalizio artisticoLa collaborazione tra tra Cicogni-ni e De Sica nasce al termine della Seconda Guerra mondiale, quando il compositore accetta l’incarico di comporre le musiche per Sciuscià.

Il successo internazionaleL’aff ermarsi a livello internaziona-le del fi lm raff orza la notorietà del musicista e De Sica gli chiede di comporre la colonna sonora di Ladri di biciclette. Nel 1949 gli verrà con-ferito il Nastro d’argento.

Hollywood apre le porteLa fama del compositore abruzzese varca i confi ni nazionali quando, nel 1956 da Hollywood gli viene affi data la realizzazione della musica per il fi lm Amami... e non giocare, diretto da Ken Annakin.

La stima reciproca tra De Sica e Cicognini produrrà ottimi frutti, in un sodalizio artistico che darà alla luce molti tra i migliori fi lm di De Sica (da ricordare L’oro di Napoli, Miracolo a Milano, Umberto D., Stazione Termini, Il giudizio universale). Il musicista avrà ottimi rapporti professionali anche con Luigi Comencini, in Pane, amore e fantasia, e con Mario Monicelli, in Guardie e ladri e fi rmerà le musiche della saga di Don Camillo e Peppone, e le colonne sonore di Totò, Peppino e i fuorilegge, La banda degli onesti, Siamo uomini o caporali?

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