Televisione e Società Italiana 1975-2000 Meduini

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Storia Della Radio E Della Televisione In Italia

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ENRICO MENDUNITV E SOCIETA' ITALIANA1975-2000

INTRODUZIONENel settembre 1974 Ettore Bernabei (padrone del monopolio Rai) lascia la radiotelevisione pubblica per assumere un ruolo nelle Partecipazioni statali. La Rai stava per essere Parlamentarizzata. Nel paese era in atto una discussione su varie proposte di riforma della radiotelevisione che condividevano tutte la fine di una forma di controllo come quello esercitato da Bernabei fino a quel momento. Nel periodo di boom economico, la societ italiana aveva superato quegli aspetti arcaici e rurali del periodo precedente. Adesso prevaleva un modello industriale, affermando un modo di vita e di consumo spiccatamente urbano (nuclei familiari pi ridotti, natalit modesta, elevata scolarizzazione, motorizzazione privata, elettrodomestici). Si stava creando sempre di pi uno spazio per il tempo libero. La radiotelevisione pubblica (in particolare la tv) aveva accompagnato questa crescita degli italiani presentandogli nuovi modi di vita. Il tutto rimaneva sempre allinterno di un intento pedagogico del sevizio pubblico (educare, informare e intrattenere i cittadini). Il telequiz, il genere tv di maggiore successo, stato il genere che pi ha contribuito alla diffusione della tv tra gli italiani. Le rubriche tv e la pubblicit (super controllata) erano un esempio della modernit e spiegavano le modalit duso e gli stili di consumo dei nuovi beni e servizi. A livello politico una coalizione di centro-sinistra (alleanza con democristiani, socialisti e partiti laici minori) era apparsa la formula che meglio interpretava la nuova modernit nascente. Questa formula stata molto contrastata allinizio dai gruppi conservatori della Dc e dai liberali. La contrariet al centro-sinistra si era resa esplicita con il governo Tambroni (1960) con lappoggio dellestrema destra. Diverse manifestazioni di piazza provocarono la caduta el governo Tambroni. Nellautunno del 60 il governo pass al democristiano Fanfani, che con lappoggio del Psi apriva la strada al centro-sinistra. Ettore Bernabei (direttore del quotidiano della Dc Il Popoloe uomo di fiducia di Fanfani) era diventato direttore generale della Rai nel 1961, e questa sua nomina significava che quindi anche la Rai sarebbe stata collegata allazione modernizzante del governo. E infatti, nel novembre, lavvio del secondo canale tv aveva rappresentato un passo in quella direzione.La direzione di Bernabei permise alla tv pubblica di diventare il primo vero medium di massa presente in tutte le famiglie, capace di competere con le altre forme di spettacolo (cinema e teatro), dotata di rilevanti valenze educative e in grado di influenzare nel profondo stili di vita, costumi e priorit cognitive degli italiani.Alla fine degli anni sessanta questo modello appariva per in via di esaurimento: ci si rendeva conto che a uno sviluppo materiale cos notevole non si era accompagnata una maturazione civile e una evoluzione del costume e dei diritti civili paragonabile agli altri paesi europei. In questi anni la tv barnabeiana non riusc a mettere in scena la complessit della societ italiana, caratterizzata da scontri tra i diversi schieramenti, soprattutto a livello politico. Anche se nello schieramento di Bernabei erano presenti diverse forze, non era pi sufficiente. Per la prima volta dopo 25 anni, la Rai appariva inadeguata per la societ italiana. Intanto cominciavano a comparire sugli schermi degli italiani tv diverse rispetto dal monopolio Rai (gi dallinizio degli anni 70 la ripetizione in Italia di segnali tv e radiofonici dei paesi confinanti rappresentava un delicato problema legale e diplomatico). La cosa pi sconvolgente per gli italiani nei primi anni 70 fu la nascita di emittenti libere (prima della radio poi della tv) che dimostrano quindi che il monopolio non era lunica soluzione possibile. In Italia si muovevano contemporaneamente due tendenze molto forti (invece che scontrarsi si mossero parallelamente):- la prima, fatta propria dal sistema politico, puntava alla riforma della Rai in modo da renderla meno governativa e monocratica e fare spazio alle forze politiche di opposizione, ai sindacati e alle Regioni (i principali attori politici dellepoca). Conseguentemente la Rai avrebbe dovuto proseguire il suo carattere di monopolio in modo che il sistema politico potesse tenere il pieno controllo delle emissioni radiotelevisive. - intanto una ricca pluralit di emittenti libere stava crescendo in Italia, costituendo una situazione sempre pi forte, anche perch presentava molti aspetti della societ italiana messi in ombra dalla Rai. Insieme queste due forme di tv hanno creato un nuovo sistema televisivo diverso dal precedente. Questo nuovo sistema si inoltre dimostrato allaltezza di rappresentare la complessit della societ italiana. Insieme hanno quindi creato la neo-televisione, legittimandosi a pieno allinterno della societ come industria culturale in toto. Questo stato possibile anche grazie allaumento del pubblico televisivo, dei suoi fatturati anche grazie allaiuto della pubblicit e alla formazione di una nuova leve di investitori pubblicitari in tv. Sono cos mutati i rapporti di forza tra tv,cinema e editoria, permettendo a un network tv di comprarsi parte della produzione cinematografica (Medusa Film), di costruirsi una propria catena di sale (Cinema 5) di acquistare il controllo della case editrice pi importante (Mondadori), alle videocassette (Blockbuster), ai grandi magazzini la Standa, al Milan Football Club. Questa solo parte della spiegazione: la ragione principale che solo la tv stata in gradi di fare i conti con laffermazione di una cultura di consumo di massa e della pubblicit. Oggi ci sono altri segnali che indicano un cambiamento che va verso forme di comunicazione globalizzata, verso forme sempre pi multimediali.

TELEVISIONE E VITA ITALIANA

1. Le caratteristiche del modello culturale bernabeianoIl modello culturale della tv bernabeiana aveva caratteristiche proprie , che la distinguevano nettamente dal periodo precedente, caratterizzato da austerit. Accentramento monocratico: il potere si concentra nelle mani del direttore generale, che gestiva i rapporti con l'intero sistema politico (aveva un rapporto diretto con il presidente del consiglio Fanfani) ed esercitava una diretta supervisione sull'informazione mandata in onda. I rapporti esterni della Rai avevano invece il carattere dello "scambio politico": la radiotelevisione consentiva infatti di fare moltissimi favori. Assoluta priorit concessa alla tv rispetto alla radio: non scontato! Bernabei investe nel nuovo e giovane mezzo, soprattutto perch, grazie alla sua esperienza politica, capisce che la tv molto pi potente nei rapporti con le masse; inoltre il mezzo televisivo, essendo giovane e da inventare, non aveva le stratificazioni di potere come la radio. spinge l'alta cultura e gli intellettuai pi inquieti verso la radio, e intanto intensifica la committenza nei confronti dei centri di ricerca e delle universit: la tv assume una funzione socializzante (per Tullio De Mauro spinge all'unificazione linguistica) unendo forza intellettuali modernizzanti.

2. L'offerta della RaiNel 1961 compare il secondo canale. Bernabei gestisce la programmazione televisiva in modo strategico: i due canali sono complementari, se sul primo c' un programma impegnativo, sul secondo ce n' uno popolare. Ci la differenziava dalla radio, dove le reti erano ripartite in modo tematico. La produzione dei programmi tv era divida per generi, ciascuno dei quali aveva un direttore, che rispondeva direttamente a un direttore generale. Ogni programma veniva connesso con gli altri e ripartiti sui due canali in modo da influire al massimo sui gusti degli spettatori, anche proteggendo (collocando su un altro canale unalternativa poco attraente) i programmi verso cui si voleva attirare il pubblico.Un'altra caratteristica della tv bernabeiana la complementariet rispetto al cinema e alla scuola (la tv cerca di non invadere gli spazi altrui..per leducazione si cercava di presidiare pi che altro quello che era il campo sguarnito delleducazione per gli adulti, ad esempio con il programma Non mai troppo tardi che si rivolgeva agli analfabeti per insegnargli a leggere e scrivere).Riguardo ai programmi, l'intrattenimento era contenuto,basato molto sulle produzioni e sul modello americano (evidenti nei grandi spettacoli di variet, con influenza di Broadway), ai giovani erano rivolti pochi programmi, come il Cantagiro, e di grande successo erano gli sceneggiati, i quiz, e i grandi eventi mediali (lo sbarco sulla Luna 1969).Linformazione era un genere centrale nei rapporti con la politica. Tendenzialmente la tv di questi anni era filogovernativa, ed esprimeva la sua faziosit solo attraverso l'omissione.Il processo produttivo era prevalentemente gestito dallinterno, e la produzione era divisa per generi e per mansioni. I centri di produzione Rai erano Roma, Milano e Napoli; c'era un buon controllo sul prodotto, anche se non mancarono incidenti (un infelice sketch del '62 caus l'allontanamento di Franca Rame e Dario Fo dallo schermo per 15 anni!!).La pubblicit aveva carattere accessorio: veniva raccolta nel Carosello.Il modello pedagogico si basava sempre di pi su forme aperte e conversazionali: programmi per ragazzi, sport (a partire dalle Olimpiadi del 1960), il giornalismo dinchiesta e lo sceneggiato televisivo, che affrontava i nuovi modelli e stili di vita e le nuove ideologie e culture che si andavano a sviluppare nella societ nel suo processo di modernizzazione.

3. Televisione all'europeaLa tv italiana era simile (non uguale) alle altre tv europee: in ogni paese dEuropa la tv si affermata allincirca negli anni 50/60 come servizio pubblico gestito dallo Stato, e rifletteva le specificit e le caratteristiche culturali di ognuno di loro. In tutti gli stati europei la tv (come prima aveva fatto la radio) aveva un rapporto intenso con la politica. La tv in Europa era sostanzialmente libera dallassillo di dover trovare denaro e sponsor, dato che laumento degli abbonati e il sostegno dello Stato garantiva redditi e ascolti sicuri.In questo la tv europea molto diversa dal modello americano: nel modello americano, i broadcasters sono delle societ private che si finanziano solo con la pubblicit, e lo stato ha solo una funzione di regolatore attraverso unautorit di nomina governativa (Federal Communication Commission): un modello commerciale che comunque non poteva realizzarsi in Europa, nemmeno nei paesi pi sviluppati, dato che gli investimenti pubblicitari e i contributo delle industrie produttrici di apparecchi radio e tv non sarebbero bastati a finanziare il modello commerciale.La tv americana stato un costante punto di riferimento competitivo per le aziende televisive pubbliche europee. Queste, infatti, prendono ideee importano programmi e telefilm dal modello americano, cercando per di eliminare tutti i riferimenti allamerican way of life e delle culture del consumo.Rispetto al modello americano, quello europeo pi "nazionale", e meno duttile, e questa una debolezza che si inserir anche nella tv privata.In tutta Europa, la tv pi che ricercare lascolto a tutti i costi, si pi interrogata sul gradimento dei suoi programmi sulla linea della loro funzione sociale. La tv ebbe molto successo e un grande seguito popolare. La diffusione dei fenomeni del divismo, la diffusione di abitudini, mode ed espressioni linguistiche mediate dalla tv, la trasformazione dellapparato dello spettacolo e dellintrattenimento furono comuni a tutta Europa.

DUE MODELLI DI TELEVISIONE

1.Lesaurimento del modello bernabeianoCon la fine degli anni 60 il modello bernabeiano di gestione della Rai si logora, sia per le difficolt che doveva affrontare il governo di centro sinistra, sia per il fatto che il potere della Rai non era pi cos assoluto e non era in grado di poter accontentare tutti. La Rai era diventata un grande centro di potere con 10 milioni di abbonati e un ruolo di leader nellindustria culturale: adesso si trattava di scegliere se diventare unazienda vera e propria o se rimanere nella propria natura pubblica, come emanazione del sistema politico.Questa crescita di abbonati era da ricercare nel fatto che gli italiani desideravano dotarsi di uno dei pi significativi simboli della modernit. Per decidere sul futuro della Rai, nel 1968 commission a tre saggi un rapporto sul futuro della Rai. Allepoca una cosa del genere era considerata eccezionale ed era avvolta dalla pi assoluta segretezza, cosa che non si riusc a contenere per lopposizione di destra e di sinistra, che riuscirono a recuperare informazioni al riguardo e che furono poi pubblicate sui giornali del partito. Alla fine le soluzione dei saggi, riguardanti in particolare le tecnologie, non furono mai applicate. Ogni argomento riguardante la tv finiva per essere assalito dalle tendenza politiche che la contrastavano. Gianni Granzotto (amministratore delegato che aveva fortemente voluto il rapporto dei saggi) si dimise nel 1969 perch non aveva voluto firmare nomine e promozioni (sottoscritte poi dal successore). Questa tornata di nomine fu lultimo atto della politica di Bernabei. Nello stesso periodo i professionisti della tv (giornalisti e programmisti) cominciarono a rivendicare la propria autonomia professionale dal loro editore. Nei confronti della strategia della tensione che si stava diffondendo in Italia, i diversi giornali iniziarono a schierarsi politicamente( la strategia della tensione era un modo per contrastare le rivendicazioni degli operai dalla destra eversiva,o la conseguenza dellestremismo politico della sinistra?). non tutti i giornalisti erano per daccordo con lorientamento preso dal giornale e quindi puntavano ad autonomie contrattuali che li allontanassero il pi possibile dal ruolo di esecutori della volont dei loro datori di lavoro. Nel 1970 nasce a Milano e a Roma il Movimento dei giornalisti democratici, particolarmente attivo nellorganizzare i comitati di redazione e determina una svolta nel sindacato unico dei giornalisti (Fnsi). Analoghi propositi manifestarono i programmisti della Rai (addetti ai programmi non giornalistici della radio e della tv). LAssociazione dei programmisti fu fondata nel 1968 e si batteva in particolare per avere pi autonomia nella produzione e ideazione dei programmi. Tutto ci era reso pi complicato dal fatto che la classe politica tendeva a considerare la Rai come una sua propriet: quindi gli amministratori dellazienda dovevano fare si che si rispettassero le parti politiche, arrivando a punire anche i trasgressori.

2.La convenzione fra lo Stato e la RaiIl vero problema non erano le polemiche che si erano alzate: si stava avvicinando il rinnovo della convenzione fra Stato e Rai che regolava il monopolio radiotelevisivo. Lo Stato era il vero proprietario dello spettro elettromagnetico che, volendo realizzare un programma radiotelevisivo, concedeva a una societ privata. Questa societ era scelta direttamente dal governo, con cui predisponeva un contratto stabilendo le modalit, i termini e i limiti del servizio che veniva affidato. Questa societ era appunto la Rai (erede naturale della precedente convenzione tra lo stato e lEiar). Il rinnovo della convenzione del 1952 avvenne per decreto. La convenzione Stato-Rai sarebbe scaduta nel 1972,ma fu subito chiaro che non ci sarebbe pi stato un rinnovo della convenzione per decreto del Governo. Era quindi necessario un passaggio al Parlamento e il coinvolgimento dellopposizione e degli altri attori politici dellepoca: le forze sociali (i sindacati) e le autonomie locali (le regioni). Venivano coinvolti quindi tutti gli attori politici rilevanti sul terreno radiotelevisivo: ognuno di loro diceva la propria sul futuro della Rai.

3.La stagione dei convegniNellaprile 1969 il Club Turati (socialista) organizz a Roma un convegno: Tv e libert in Italia. Una riforma urgente a cui parteciparono gli esponenti delle principali forze politiche, della Rai, docenti universitari, giornalisti e programmisti. Si tematizz efficacemente la riforma della radiotelevisione come una urgente questione di libert che riguardava tutto il mondo politico. Da qu in poi si apr la stagione dei convegni dedicati a ipotesi di riforma, riassetto, ristrutturazione della Rai. I punti da discutere non erano pochi (eccone alcuni):1- Monopolio o concorrenza?: per la maggior parte della classe dirigente italiana, il monopolio radiotelevisivo era una scelta istintiva, ma bisognava argomentarla con cura, dato che la Corte Costituzionale nel 1960 aveva riaffermato il monopolio. 2- Natura della Rai: soprattutto dalla sinistra, ci si sentiva pi garantiti da un Ente pubblico radiotelevisivo, rispetto alla natura della Rai di societ di gruppo Iri (istituto per la ricostruzione industriale).3- Passaggio dal governo al Parlamento: tutti consideravano necessario il coinvolgimento del Parlamento nellattivit radiotelevisiva.4- Coinvolgimento delle Regioni: necessario per il decentramento della Rai.5- Coinvolgimento dei sindacati e delle forze sociali.6- Distribuzione dei poteri allinterno dellazienda: si sperava in un ridimensionamento del potere monocratico del direttore generale e in una ridistribuzione dei poteri.7- Ideazione e produzione: si sperava soprattutto al riconoscimento dellautonomia professionale dei giornalisti e dei programmisti. Si ipotizzavano anche nuove modalit colletti vedi produzione. Si parlava molto dellautonomia di reti e testate dagli organi direttivi della Rai.8- Garanzie per gli utenti: si riteneva indispensabile la garanzia di dare agli utenti soprattutto linformazione. 9- Partecipazione: si pensava fosse necessario attivare la partecipazione degli utenti.10- Pubblicit: emergeva lesigenza di una politica meno disinvolta da parte della concessionaria di pubblicit della Rai (la Sipra), ma gli addetti ai lavori sapevano che la Rai, attraverso la Sipra era determinante per la raccolta pubblicitaria dei giornali di partito; si parlava di una pubblicit che mercificava i programmi e che quindi andava controllata e contenuta.Di altri temi (come costi, abbonamenti..) si parlava molto meno. Ci si limitava ad auspicare una frammentazione dei poteri, senza pensare al dopo. Pochi erano contrari, molti chiedevano la fine del monopolio. Eugenio Scalfari (deputato socialista) scrive un articolo sullEspresso denunciando la sottomissione della Rai alla Democrazia Cristiana e proponendo un regime concorrenziale fra la radiotelevisione pubblica e reti commerciali private, che potrebbero essere affidate agli editori di giornali.Il mondo politico italiano (anche i socialisti) reagisce sdegnato. Questo argomento verr poi ripreso. In effetti la televisione da questa inquietudine, e infatti Pasolini la vede come lo strumento di mutazione antropologica degli italiani. La tv si dimostra nettamente democristiana, quindi inizia a farsi sentire la necessit di rendere la tv culturalmente pluralistica: per questo ogni partito dovrebbe avere le sue trasmissioni e un suo Tg, in modo che ogni telespettatore possa scegliere le notizie o confrontarle con le altre, e non subire pi le uniche che gli vengono offerte.

4.Le prime televisioni libereIn questo stesso periodo i monopoli televisivi pubblici vengono messi in discussione in tutta Europa. Si stava affermando una diffusione mondiale di alcuni prodotti culturali (soprattutto tra i giovani) come la musica pop e il cinema.Con lelettronica i costi dellattivit televisiva si erano ridotti notevolmente, ed era ormai possibile pensare di finanziarsi aprendo alla pubblicit spazi in tv (cosa che la Rai faceva pochissimo). Dunque imprenditori locali installavano ripetitori per portare il segnale di stazioni estere in lingua italiana (Telecapodistria, Televisione della Svizzera Italiana e Montecarlo). Grazie a queste tv gli italiani vedono per la prima volta i programmi a colori (mentre la rai continuava a trasmettere in bianco e nero perch bloccata dalla politica: in tempi di crisi non si voleva introdurre una cosa non indispensabile, nonostante lindustria elettronica sperava di sostituire le vecchie tv con quelle a colori). La prima tv privata in Italia fu probabilmente Telebiella (di Giuseppe Sacchi, ex dipendente Rai che, nel 1971, aveva installato un piccolo impianto via cavo e aveva ottenuto dal tribunale del luogo la registrazione della testata come giornale periodico a mezzo video). A Rimini un gruppo di giovani fonda Babelis tv: riprendono le partite di calcio e poi le proiettano nel bar della citt). Nel 1972 iniziano i guai giudiziari: un cittadino denuncia Telebiella perch non ha lautorizzazione del ministero delle Poste (ministero che si occupa di diversi tipi di comunicazione, come la giornalistica, la pubblicit etc). siamo in periodo elettorale e dalle urne esce il risultato di un Governo di centro-destra guidato da Giulio Andreotti. Con il ministero delle Poste Gioia il monopolio della gestione del cavo passa alla Sip-Stet (societ delle telecomunicazioni): Telebiella diventa fuorilegge. Durante il 1973 unItalia minore si dedica sempre di pi alla progettazione di iniziative televisive (Tele Ivrea, Tele Alessandria). Nel maggio la Gazzetta ufficiale pubblica il nuovo Codice postale e si scopre che un articolo (il 195) punisce severamente chi esercita un impianto di telecomunicazioni (compresi gli impianti di distribuzione di programmi sonori o visivi realizzati via cavo o con qualunque altro mezzo tecnico). Intanto vanno avanti i processi contro tele biella (passati alla Corte costituzionale) e i suoi atti sono alla base delle due storiche sentenze (siamo nel 1974): N.225 che riconosce il diritto dei privati a ripetere i programmi televisivi esteri, purch non interferiscano con la Rai; N.226 che legalizza la trasmissione via cavo su scala locale.Con queste due sentenze il monopolio Rai viene confermato, ma il diritto di ritrasmettere le stazioni estere via etere lo contraddice: la questione non chiusa.Nel frattempo in Italia sorgono tantissime emittenti televisive, alcune delle quali trasmettono via etere come le radio libere. Una delle emittenti via cavo Telemilano, che limprenditore Silvio Berluscono organizza per eliminare le antenne dai tetti del complesso residenziale Milano 2 (che ha appena costruito a Segrate): con unantenna principale (che si trova sopra il grattacielo della Pirelli) si ricevono i due canali Rai, la tv svizzera, Telemontecarlo, Telecapodistria e in pi, avendo una delle bande libere, Berlusconi ci inserisce una tv di servizio per i residenti a Milano 2 (ecco gli esordi della futura Mediaset).

5.La sottovalutazione dellemittenza privataallepoca era difficile, per il mondo politico, concepire una radio e una tv privatizzata, dal momento che, fin dal 1924, lo Stato aveva sempre avuto il monopolio su di esse, e concepivano la radiotelevisione come unattivit propria dellintervento pubblico, che il Governo tendeva a amministrare in proprio attraverso interventi tramite decreti.La legge 14 aprile 1975 (la n.103: la riforma arriva poco prima dellultima proroga): E la legge Nuove norme per la diffusione radiofonica e televisiva, che ripropone di rivedere lintero sistema radiotelevisivo pubblico, individuando i principi fondamentali per la diffusione circolare di programmi radiofonici via etere o su scala nazionale, via filo e di programmi televisivi via etere o su scala nazionale, via cavo e con qualsiasi altro mezzo. Principi fondamentali del servizio pubblico sono: indipendenza, obiettivit e apertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali. Il luogo appartato in cui si svolsero gli incontri, una scuola, diede il nome alla trattativa, che venne chiamata: patto della Camilluccia. Il patto divideva la Rai in zone di influenza dei vari partiti. Con la zebratura infatti si stabilisce una gerarchia, con tanto di responsabili, che al di sotto di essi ne avrebbero avuto tanti altri ( tra direttori, vice e cos via ), allo scopo di permettere un pi esteso controllo delle decisioni prese dagli altri partiti. Nessun partito in definitiva poteva prendere delle decisioni se non trovava laccordo con gli altri partiti.

6.La riforma della RaiIl monopolio statale della radiotelevisione viene ribadito in quanto servizio pubblico di interesse generale( le cui finalit erano lampliamento della partecipazione e i principi fondamentali lindipendenza, lobiettivit e lapertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali) fermo restando che lazienda non sarebbe diventata un ente pubblico ma una societ per azioni a totale partecipazione pubblica. Con la riforma si stabilisce la pi importante delle norme: la competenza della Rai si sposta dal Governo al Parlamento, allo scopo di osservare maggiore pluralismo, completezza e obiettivit dellinformazione. Per fare ci tutti i gruppi politici danno vita alla Commissione parlamentare di vigilanza. Per governare la Rai la legge prevedeva un Consiglio di amministrazione di 16 membri (10 eletti dal consiglio di vigilanza e 6 eletti dallIri). Il Consiglio, inoltre, regolava anche i programmi, i contratti, le assunzioni e le promozioni del personale.Con questa legge il 5 % delle trasmissioni radiofoniche e il 3% di quelle televisive viene riservato allaccesso, cio trasmissioni autogestite da organizzazioni religiose, politiche, sindacali, che la Rai, su richiesta, avrebbe dovuto aiutare. Un intero articolo era dedicato allindicazione sullorganizzazione interna: si fondava sulla distinzione tra testate giornalistiche, reti tv e radiofoniche e sulla previsione di un decentramento produttivo e ideativo e di una terza rete tv.Il finanziamento dellazienda avveniva tramite il canone di abbonamento e solo in modo secondario derivava dalla pubblicit, raccolta dalla SIPRA, ( solo per il 5% giornaliero ). Ogni anno era il Governo a determinare lammontare del canone, mentre la Commissione di vigilanza doveva determinare un tetto annuo della raccolta pubblicitaria della Rai. La legge doveva inoltre tener conto delle recenti sentenze della Corte costituzionale: si prevedeva quindi una normativa per la ripetizione dei canali tv stranieri a condizione che fossero depurati dalla pubblicit (operazione troppo complicata e costosa e per questo inapplicata). Cera anche una regolamentazione sulla tv via cavo: la legge prevedeva che il cavo televisivo fosse monocanale (un solo programma) il che metteva il cavo fuori mercato (dato che gi dagli anni 20 si era gi tecnicamente realizzata la diffusione di pi programmi sullo stesso cavo).

7.Un monopolio condizionatoTutti i partiti politici riconoscono limportanza della tv come strumento del consenso delle masse. La partecipazione di tutti i partiti politici allinterno della tv che si era creata con la tv riformata aveva dato luogo allarco costituzionale (partecipazione dai liberali ai comunisti). Le norme ribadiscono il monopolio della Rai, ma dato che i politici non si fidano, si creano una serie di meccanismi di ricatto per tenere in mano la Rai. Con la legge103, quindi, si moltiplicano i centri di potere della Rai, ciascuno garantito da un diverso partito di riferimento,e tutti li assoggettava a un potere di seconda istanza della classe politica (che poteva arrivare fino alla revoca di qualcuno).

PROVE TECNICHE DI SISTEMA MISTO (1975-1980)

1.Morte annunciata del monopolioParadossalmente, mentre il Parlamento approvava la legge di riforma della Rai, una sentenza della corte costituzionale sanciva la morte del monopolio.Sentenza 202 del 1976: limita il monopolio tv alle trasmissioni nazionali, consentendo ai privati l'esercizio di emittenti via etere che non superassero l'ambito locale. La corte infatti affermava che vi era disponibilit sufficiente a consentire la libert di iniziativa privata senza correre pericoli di monopoli o oligopoli privati (dato anche il costo non rilevante degli impianti).La legge 103 viene di fatto dimezzata (anche perch poteva occuparsi solo della parte pubblica del sistema, ignorando liniziativa privata), e ovunque compaiono nuove tv private che trasmettono usando i ripetitori (in una sorta di libert dovuta a uninsufficienza parlamentare che non aveva stabilito quanto fosse ampio lambito locale: questa legge arriver solo nel 1990).Le strade di tv e radio private si dividono sempre pi: la radio, facilmente accessibile per i ridotti volumi di investimenti e perci pi facilmente accessibile, sembrava congeniale ai movimenti giovanili, che, estraniati dalla politica tradizionale, davano vita a centri sociali, laboratori, concerti. La programmazione era molto varia, e attibgeva ad una gran quantit di musica.Le tendenze della tv private avevano un carattere commerciale e le loro programmazioni erano improntate allintrattenimento: I privati intanto iniziano ad elaborare strategie per trasmettere in varie citt, ed aggirare il limite locale: in genere si parte dalla ripetizione di canali stranieri e si creano circuiti che poi vengono riutilizzati (con propriet e nomi diversi). Gli editori creano sinergie fra tv e giornali (il primo stato Rusconi) Angelo Rizzoli che tenta di creare tv estera (tv Malta) da ritrasmettere in italia. Per motivi non chiariti, per, il progetto non partir mai.

2. Tra riformatori e gattopardiAll'indomani della legge di riforma, i politici erano pronti ad attuarla, in particolare nel punto della costituzione e lavvio di reti e testate di fatto indipendenti. Era un compito particolarmente difficile soprattutto nel periodo che stava vivendo lItalia: la crisi petrolifera del 73 mette in crisi leconomia e turba gli atteggiamenti mentali della gente comune; inoltre il paese scosso dalla strategia della tensione, la cui interpretazione risultava controversa. Appunto per questo motivo, questa situazione faceva sentire i suoi effetti anche sul sistema informativo, che non sapeva come orientarsi in merito alla situazione che si stava vivendo (erano tentativi di bloccare unItalia finalmente libera e civile, o il tentativo di conquistare lo Stato con la violenza da parte delle sinistre?). Molto dipendeva da chi elaborava le notizie e le presentava al pubblico: un punto cruciale su cui si insiste la necessit di informare in modo completo ed imparziale. Significativa a tal proposito la nascita di 2 testate fra il 1974 e il 1976: Il Giornale di Montanelli (scissione dal Corriere, considerato troppo di sinistra) e La repubblica di Scalfari (scissione dall'Espresso, per dare all'opinione pubblica di sinistra un'informazione che non fosse di partito). Anche nel servizio pubblico radiotelevisivo sarebbe stato utile operare una svolta simile a quella del Giornale e della Repubblica: vediamo come qua e la compaiano programmi Rai che assomigliavano ai giornali, ma essenzialmente il progetto stato mancato soprattutto perch la confusione e la mancata organizzazione non hanno permesso di mettere a fuoco un obiettivo aziendale.In realt per il progetto di riforma, tanto discusso, non va a buon fine, soprattutto per il fatto che la divisione dei poteri e la proliferazione dei compiti (che chiaramente necessitavano di coordinamento) avevano distolto lattenzione dei dirigenti Rai dalla situazione circostante che si stava creando: il mondo tv privato si allargava sempre di pi.

3. Lottizzazione:Gli accordi della Camilluccia indicavano dettagliatamente in quale area politica dovessero essere nominati i direttori delle reti e delle testate Rai. Questa spartizione della Rai in "lotti" di influenza dei partiti era chiamata lottizzazione.La Rai riformata (sia con gli accordi della Camilluccia, che con la legge 103) era divisa in zone di influenza dei vari partiti di maggioranza ed opposizione, e si provvedeva anche alla "zebratura": si nominavano, al di sotto del responsabile, dei direttori e vice, in modo da estendere all'infinito la costituzione consociativa. La spartizione che si era creata entr anche nel senso comune degli spettatori:La dc aveva il primo canale Rai e il secondo radio;Il psi aveva il secondo Rai e il primo radio;i Laici avevano il terzo canale radio.Vediamo le conseguenze: l'appartenenza politica diventava il criterio principale per entrare ottenere incarichi e promozioni; si crea anche un'anagrafe etnica di dirigenti e giornalisti. per avere un'idea imparziale dei fatti bisognava quindi guardare pi telegiornali.

4. Programmi in bianco e neroLa Rai, limitata dalla legge 103, cerca di prendere le misure su quello che erano le tv private passando per il teatro e il cabaret, ma si continua a rimanere nella tv pedagogica. Quindi le tv private riescono a fare concorrenza di programmi alla Rai.Fino al 1977 la Rai continua a trasmettere in bianco e nero, il colore considerato un lusso inutile dal Pci che si oppone.Mentre le tv private le fanno concorrenza con il colore e i programmi, la Rai cerca nuovi format televisivi; infatti, dopo la legge 103 si molto attenuato il principio della complementariet della programmazione sulle due reti: si punta piuttosto a soddisfare contemporaneamente diverse esigenze, concepite per interessare quasi tutti e non dispiacere a nessuno. Si usano cos i "metageneri", macchine sceniche che permettono di scomporre, miscelare e narrare di nuovo gli antichi generi. Il primo di questi il "contenitore": un involucro duttile che viene prodotto in uno studio con scenografie e situazioni fisse, a costi limitati, che si presta a farsi riempire con contenuti dei pi vari generi.

5. Fine di Carosello: 1977Sancisce la fine di una pretesa un po' pedagogica di rinchiudere la pubblicit in un ghetto. Nel Carosello infatti le pubblicit si riducono ad una breve fiction umoristica, in cui ogni accenno al prodotto vietato. La scomparsa del Carosello dalla programmazione Rai coincide con quel sistema misto televisivo dove la comunicazione commerciale aveva un diverso posto di rilievo, in quanto finanziatrice.Se da un lato stata una stagione ricca per la qualit dei messaggi e le innovazioni stilistiche (ha contribuito alla formazione di un genere comico nazionale), dall'altro non si pu negare la sua pretesa regolatrice e la sua ansia normativa nei confronti dei costumi familiari (Topo Gigio indicava ai bambini l'ora di andare a letto).Dopo carosello, il comunicato commerciale prende il nome di spot, e caratterizza trasversalmente il sistema misto: la sua forza sta nella ripetizione.

6. Il ContenitoreIl Contenitore la forma in cui la tv pubblica inizia a fare i conti con lintrattenimento. Si tratta di una selezione di tutti i preesistenti generi televisivi, tutti concentrati allinterno di un solo programma(sport, telefilm, cultura, musica, giochi, informazione).Tutto comincia con "domenica in" del 1976, diretta da Corrado: dura sei ore, dentro le quali si inseriscono altri programmi autonomi (partite, quiz..) e collegamenti esterni. E' l'inizio dell'auto-referenzialit della tv (anche se lautoreferenzialit un po unarma a doppio taglio dal momento che i vip e i semivip non saranno unicamente rappresentativi del programma, ma si sposteranno indifferentemente da uno allaltro, quindi caratterizzano solo loro stessi). Il successo del programma dipende dallabilit del conduttore di coordinare bene tutti i numeri a sua disposizione (rapporto diretto con il pubblico e organizzazione di una conversazione tv).Il contenitore un prodotto relativamente neutro (alla natura pedagogica si affianca lintrattenimento e i giochi), utilizzato nelle zone rilassate della settimana televisiva, evitando la prima serata dalla quale ci si aspetta un maggior carattere. Il tutto si svolge nellambientazione fissa dello studio.

7. Il talk showUlteriore forma di superamento dei generi. La tv aveva abituato gli italiani al dibattito: quello fra esperti, e quello da bar. Il talk show si rif a questultimo: si tratta di una conversazione in cui si passa fluidamente da un discorso allaltro, senza spiegare al pubblico un tema complesso; una forma di intrattenimento.In Italia il talk show arriva nel 1976, con Bont loro di Costanzo. loccasione per mostrare lumanit dei politici, e nel talk show protagonista indiscusso il conduttore. Non ci sono particolari attrazioni (balletti, canzoni, spettacoli), e se ci sono, sono marginali. Si parla prevalentemente di attualit ed un ottimo modo per far circolare storie e, per i politici, per rafforzare la loro immagine.

8. Lattuazione decentramentoIl decentramento rispetto a Roma (su cui puntava la legge 103) rischiava di dare un colpo mortale alle finanze della Rai, dato che la legge prevedeva la costruzione di una terza rete televisiva. Non era pensabile costruire un centro di produzione tv in ogni regione, quando era gi difficile gestire quelli esistenti. I fautori del decentramento non si rendevano conto che cos avrebbero solo creato dei programmi di scarsa qualit e di scarso richiamo, a eccezione dellinformazione. Unalternativa era quella di organizzare accorpamenti di varie regioni contigue, mettendo a loro disposizione uno dei centri di produzione esistenti, ma le regioni non accettarono.Si giunse cos alla creazione del terzo canale (1979) realizzato attraverso un compromesso raggiunto con le ragioni: nel tg3, dopo un notiziario nazionale di 10 minuti il conduttore cedeva la linea ad un notiziario regionale di 20 minuti.

9. Piccole emittenti cresconoNel 1978 le emittenti private erano 400, e i loro programmi sono prevalentemente ripresi dai programmi della rai e successivamente trasmessi sulle tv private (infatti dal 1978 la Rai inizia a marchiare i suoi programmi) o su riprese illegali (riprese delle partite). La difesa del diritto dautore era quasi impossibile. Le tv private presentavano: film VM 18 anni (la rai non poteva, e chiede alle emittenti private di rispettare delle regole, che in realt non esistono) informazione televisiva: il ritrovamento del cadavere di Moro fu girato da una piccola tv romana, GBR, non dalla Rai. Televendite (Wanna Marchi) eredi della tradizione delle aste in tv (sostanzialmente erano sempre delle truffe) Telepromozione (in cui i banditori devono convincere i clienti a visitare il loro punto vendita). Maghi, astrologi e occultisti (limpopstazione pedagogica della Rai li impediva) Spogliarelli, riprese di night club a tarda sera.Tutte queste programmazioni, danno voce a unItalia minore che si trova davanti una tv che parla il suo dialetto, che suggerisce acquisti e stili di vita non metropolitani. In Rai, molto vicina allesperienza delle tv locali la trasmissione di Portobello, diretta da Enzo Tortora, che dal 1977 al 1983 mette in scena una galleria di ritratti di provincia (la sposa abbandonata, venditori, inserzionisti) avvicinando molto la realt provinciale.

10. Da Telemilanocavo a Canale 51978: Telemilanocavo si converte alla trasmissione via etere, e prende il nome di Telemilano 58.Nel 1979 gli studi di Telemilano hanno sede a Milano 2, con uno staff di 40 persone, e vi collaborano Claudio Cecchetto, Diego Abatantuono e Massimo Boldi. La pubblicit affidata alla concessionaria cattolica Publipei. Per il momento si tratta ancora di una tv come le altre.Allinizio del 1979 Berlusconi cambia strategia e si allontana dalle altre tv:1. Crea una societ di commercializzazione di programmi tv: Reteitalia. Acquista la societ cinematografica Titanus (con uno stock di 325 film prevalentemente italiani, dato che gli americani preferivano vendere alla Rai). A ci aggiunge lacquisto di serie tv, cartoni animati e altri film che gli permettono di realizzare una programmazione di livello superiore rispetto alle altre televisioniprivate.2. Costruisce una concessionaria di pubblicit: Publitalia 80. Mentre le altre televisioni si affidavano a agenzie pubblicitarie preesistenti, Publitalia comincia a raccogliere pubblicit in maniera diversa: si rivolge alle medie industrie escluse dalle reti pubbliche, e gli imprenditori emergenti, che non hanno ancora pensato a investire in pubblicit televisiva. Con Publitalia punta alla pubblicizzazione di prodotti di largo consumo, pensando che i telespettatori fossero generalmente dei non lettori. Inoltre, per aggregare le altre emittenti, offre programmi di Reteitalia con la pubblicit gi inserita.In breve Berlusconi acquista altre 5 emittenti (creando un circuito nel nord Italia) e ingaggia Mike Buongiorno, Corrado e Sabani, facendo anche comparire il logo del canale. Canale 5 quasi pronto.

11. La fine dellUnit Nazionale e della riformaDopo luccisione di Moro, il Pci perde le elezioni del 1979 e passa allopposizione (considerato colpevole per la linea di intransigenza: fine dellunit nazionale).Latteggiamento nei confronti della Rai cambia, si fa strada lidea di una rete tv nazionale affidata a varie emittenti private consorziate fra loro.In realt, non si realizzano le innovazioni di prodotto e di rapporto con il pubblico prospettate dalla legge 103, ma si cerca di trovare un modus vivendi con i nascenti circuiti nazionali privati, che avevano ormai messo radici. Bisognava trovare un compromesso.

VERSO IL DUOPOLIO (1981 1986)

1. MudialitoNel 1980 per la prima volta le partite della nazionale vanno in onda su una tv privata: Canale 5. LUruguay aveva organizzato un torneo fra le nazionali che avevano vinto almeno un campionato del mondo, che prende il nome di Mundialito. LEurovisione non ne acquista i diritti tv e nemmeno gli enti televisivi che aderiscono a Eurovisione (Rai compresa), ma lo fa la Fininvest. Per la prima volta la nazionale italiana apparir su una tv privata e la possono vedere solo al nord, dato che Canale 5 trasmette in diretta solo in Lombardia. La Rai deve riparare: inizia una trattativa. Canale 5 rivende alloriginario proprietario dei diritti (lagenzia internazionale West Nally) quelli relativi alle partite in cui giocher lItalia; lagenzia a sua volta li vende alla Rai che li trasmetter in diretta. Del compromesso fa parte anche la concessione temporanea alla Fininvest (da parte del ministero delle Poste) di usate il satellite. Canale 5 trasmetter le altre partite in diretta in Lombardia, e in differita nel resto dItalia. Organizzer altri due Mundialito. Ottiene grandissimo successo e si fa una notevole pubblicit gratuita.

2. Le tv di Rizzoli e RusconiRizzoli crea nel 1980 il network PIN (Prima rete indipendente), e inizia a trasmettere in tutta Italia il tg Contatto diretto da Maurizio Costanzo.Lesperienza di Contatto totalmente illegale, superava i confini locali, usando di nascosto dei ponti radio. Come unica accortezza, trasmettevano i programmi sfalsandoli di una decina di minuti. una PROVOCAZIONE! Nell81 Contatto viene chiuso: il colpo mortale per la Rizzoli. Il Corriere della sera salvato dalla Fiat e dalla Montedison, Tv sorrisi e canzoni da Berlusconi (che riuscir a superare il Radiocorriere della Rai). Finisce cos lavventura della Rizzoli.Altri tentativi pi cauti sono stati fatti da altri gruppi, come Mondadori e Rusconi, che per, anchessi, non riescono a ottenere successo.Rusconi nel 1982 inaugura il network Italia 1, che presto venduto alla Fininvest (che acquista network, magazzino e mantiene i dipendenti, battendo sul tempo la Mondadori) per difficolt economiche e un magazzino programmi insufficiente.

3. La Mondadori e Rete 4In questi anni, a differenza del 1976-1980, la costituzione di circuiti nazionali taglia fuori le emittenti pi deboli che non hanno capitali adeguati. La Mondadori, nella sua impresa televisiva, non ha pi successo di Rizzoli e Rusconi: il gruppo editoriale era entrato nel settore televisivo alla fine degli anni 70. Nel 1978 acquisisce una concessionaria di pubblicit attiva nel campo tv (Gestione Pubblicit Editoriale). Nel 1979 fonda la societ per la produzione di programmi tv (Telemond). Nel 1981 fonda Rete 4, una societ a responsabilit limitata con il minimo di capitale (che poi aumenter notevolmente). Si tratta di una tv raffinata che ingaggia nomi come Enzo Biagi, lancia il Maurizio Costanzo Show e acquista serial americani come Dynasty.Gi nel 1984, per, Rete 4 vacilla, e viene presto venduta alla Fininvest (nellagosto del 1984). Fuori dallacquisto di Berlusconi per la Rete 4 srl, le cui perdite rimangono nelle mani della Mondadori. Con lacquisizione di Rete 4 la Fininvest ha lo stesso numero di reti della Rai, e Publitalia 80 (Fininvest) supera la Sipra (Rai). IL 1984 Pu ESSER CONSIDERATO LANNO DI INIZIO DEL DUOPOLIO TV4. Il palinsesto dei networkI network italiani si ispirano al modello della tv americana e costituiscono un fattore importante di internazionalizzazione del gusto. Del modello americano, applicano la parte pi commerciale, tralasciando linformazione e lindipendenza dal potere politico. I motivi di questa scelta sono pi strutturali. I network non possono trasmettere in diretta e devono contestualizzare gli spot pubblicitari (dato che la vendita il momento chiave della tv commerciale da cui avevano preso esempio). Dovettero usare,quindi, delle strategie per differenziarsi:1. AMPLIARE IL TEMPO DI TRASMISSIONE: Fino al 1980 la tv iniziava a trasmettere alle 12.30e finiva a mezzanotte. La prima ad anticipare le trasmissioni la Fininvest (la Rai solo nell86), con Canale 5 che inizia con la breakfast television, un contenitore del mattino chiamato Buongiorno Italia (1981). Nel 1982 Canale 5 presenta il pranzo servito condotto da Corrado (un quiz pensato per le famiglie che stanno consumando il pranzo).2. IMPORTAZIONE PRODOTTI (dallAmerica le fiction, cartoni animati giapponesi e telenovelas latino-americane), cosa a cui la Rai ricorreva moderatamente.3. TRASMISSIONE MASSICCIA DI FILM A OGNI ORA: rispetto alla Rai (che doveva rispettare le forme di protezione della distribuzione cinematografica italiana e che trasmetteva pochi film e vecchi per non fare concorrenza allindustria cinematografica italiana) i network iniziano una trasmissione massiccia di film, continuamente interrotti dalla pubblicit (nell1989 si contano circa 100 passaggi televisivi di film al giorno). Tutto ci crea una crisi per il cinema. Inoltre la maggioranza dei film trasmessi erano americani.4. INTRODUZIONE MASSICCIA DI FICTION AMERICANE: la tv privata si rende conto che i film non creano fidelizzazione del pubblico. Quindi utilizzano lespediente della fiction seriale (USA), con diversi vantaggi: sono predisposte per linterruzione pubblicitaria e sono disponibili in diverse puntate (esempi: Dinasty e Dallas).5. USO DEL PALINSESTO (schema settimanale delle trasmissioni) ORIZZONTALE: con lirruzione della fiction americana il palinsesto della tv italiana cambia. Se prima il palinsesto della Rai era diverso per ogni giorno della settimana (ogni giorno aveva un particolare genere), con la tv commerciale il palinsesto tende a diventare orizzontale: ogni giorno ci sono degli appuntamenti fissi. Tutto ci significa penetrare nelle abitudini di vita. Inoltre il palinsesto utilizzato anche come arma per la concorrenza: utilizzando la contro programmazione (disporre gli appuntamenti in base alle debolezze dellavversario, offrendo alternative migliori).6. Programmazione a striscia: fra un telefilm e una soap si insinuano anche appuntamenti brevi e concentrati come uno spot, per evitare lo zapping .

5. La pubblicit come motoreLa pubblicit ed in particolare il lavoro di Publitalia, ha costituito il vero motore della tv, assicurando il suo sviluppo nel comparto commerciale e indirettamente in quello pubblico. Esso ha garantito che la tv commerciale potesse nascere e crescere senza abbattere la sua concorrenza pubblica, il che sarebbe stato impossibile, ma anzi creando un cartello duopolistico che si finanziava con lafflusso crescente di risorse pubblicitarie: nel 1980-1980 gli investimenti pubblicitari si moltiplicano per 6.

6. Negli anni ottantaNel quadro del Pentapartito ( lalleanza tra la DC, il PSI, i Liberali, i repubblicani e i socialdemocratici, con lesclusione del PCI dalla maggioranza).matura negli anni 80 lamicizia esplicita fra Craxi e Berlusconi.Intanto il Parlamento continua ad elaborare progetti di legge per le televisioni, senza mai trovare un accordo.La politica tv si svolge dunque su due piani:1. Unarena molto pubblicizzata in cui si discute di una sempre imminente legge televisiva, e in cui i vari partiti esibiscono la difesa del pubblico o del privato, o la valorizzazione del cinema e della cultura. 2. Un piano pi opaco in cui si discute del canone e del tetto pubblicitario. Rai e Fininvest, concorrenti, dispongono di due lobby parlamentari centrate su Dc (Rai) e sul Psi (Fininvest). Intanto, lassenza di una legge permette a Berlusconi di consolidare il suo network tv. La presenza di una Fininvest forte, permette alla Rai di aumentare il canone e coprire i limiti di produttivit.

7. La guerra dei puffi1984: i funzionari pubblici di Roma, Torino e Pescara vietano la ripetizione del segnale Fininvest che avviene senza cautele tramite linterconnessione di ponti radio, formalmente proibita, ma praticata (definita interconnessione funzionale). Non sono vietati i programmi in s, ma la ripetizione in contemporanea di quelli dei network. Al posto dei programmi, la Fininvest, quindi, trasmette limmagine di un cartello in cui scritto che per ordine dei pretori i programmi non vanno in onda, regolarmente in onda nel resto dItalia. la rivolta: tutti rivogliono la loro tv gratuita e i suoi programmi. Il Governo Craxi si riunisce durgenza e approva un decreto legge che autorizza linterconnessione temporanea (6mesi). Riprendono le trasmissioni. La Camera per nega il giudizio di costituzionalit e quindi il decreto decade e due dei tre pretori (non Pescara) sequestrano nuovamente i ripetitori. Craxi, allora, scende a patti, e approva un nuovo decreto legge che, oltre a autorizzare temporaneamente linterconnessione per 6 mesi (per la fininvest), ripristina quasi tutto il potere che il direttore generale della Rai aveva perso con la legge del 75 a vantaggio del consiglio di amministrazione. Inoltre, nonostante abbiano votato contro, il Pci non ricorse allostruzionismo in cambio della direzione della Rete 3 televisiva e del Tg3.Il decreto fu approvato e divenne la LEGGE 10 DEL 1985: complessa manovra politica che teneva conto sia della Fininvest che della Rai, ma non dellemittenza privata, perch lautorizzazione a usare gli impianti per linterconnessione riguardava quelli che gi li avevano, non gli eventuali nuovi venuti.Rappresent una stabile regolamentazione delletere in senso duopolistico, che andava molto oltre il dichiarato carattere provvisorio, continuando a prorogare la legge, considerandola illimitata.

8. La misurazione dellascolto tvTradizionalmente la Rai faceva una misurazione qualitativa del gradimento dei programmi (avevaun apposito Servizio opinioni, ma negli anni 80 diventa necessaria una misurazione quantitativa: ci sono stati diversi espedienti, come la Rai con Il Barometro dascolto e il Meter (tecnologia importata dallInghilterra), i privati con Istel. Questi strumenti, se utilizzati in campioni familiari sufficientemente rappresentativi, permettevano di fare una ricerca sui diversi stili di fruizione in base a determinate variabili sociologiche. Tra i due (Rai e privati) continuavano a esserci guerre degli indici dascolto, finch, nel 1984, si costituisce lauditel (che si definisce come strumento imparziale per la rilevazione oggettiva degli ascolti in Italia). E stata una delle poche azioni concordate in modo trasparente dal duopolio, costituendo la funzione arbitrale della competizione sullascolto.

9. Il duopolio certificatoI primi risultati Auditel creano sconcerto: mostrano come lerosione di pubblico della Rai avesse raggiunto proporzioni allarmanti. Infatti le rilevazioni Auditel, pi imparziali e oggettive rispetto al Barometro della Rai, mostravano come le rilevazioni dellIstel fossero pi veritiere. singolare come lemittente pubblica abbia perso la met del suo ascolto nel periodo 80/85 (in cui era ritenuta fortissima) e forse per questo non fu capace di elaborare strategie di concorrenza vincenti nei confronti delle tv commerciali.I dati Auditel mostravano anche che il sistema tv italiano aveva gi allora conseguito un assetto duopolistico destinato a durare nel tempo. Insieme Rai e Fininvest totalizzavano il 90% dellascolto nel prime time. I due eterni duellanti hanno insieme impedito la nascita di un terzo polo e ridotto gli spazi per le altre tv nazionali e locali, che non riusciranno mai a scalfire il predominio del duopolio.

NEOTELEVISIONE

1. Il ritmo cambiatoIl termine NEOTELEVISIONE coniato da Umberto Eco nel 1983. La neotelevisione nasce con la moltiplicazione dei canali, con la privatizzazione e con lavvento di nuove diavolerie elettroniche: la tv nellera della concorrenza, effetto della riforma della rai e della tv privata. Il tempo televisivo era cambiato definitivamente. La Neotv italiana mescola materiale italiano e straniero ed ha ritmi diversi, fatti di strappi e accelerazioni, ma sostanzialmente il potere dello spettatore (grazie allo zapping e alla possibilit di scelta) a regolare un ritmo personale.Fra le caratteristiche della Neotv la programmazione a flusso ovvero un flusso continuo di brevi sequenze,lentrare sempre in nuovi programmi diversi, che esprime lessenza del guardare la tv senza mai riuscire a spegnerla.il modello della tv americana (a flusso) e quella europea (a scaletta fissa) erano completamente diverse: la tv italiana si conforma come un ibrido tra i due modelli.

2. La tv delle famiglieLa tv privata basa i suoi proventi sulla pubblicit, la Rai sul canone, ma perch il canone rimanesse socialmente accettabile la Rai cerca di distinguersi: tono pi sobrio e pi colto, insistenza sulla qualitcercava di dare unimmagine di marca superiore alla concorrenza.Per radunare tutta la famiglia ha dunque bisogno di una programmazione generalista, rivolta a tutte le categorie di spettatori. Quindi, data la vasta scelta di canali, le diverse reti dovevano essere in grado di rispondere ai gusti di tutti.C dunque un ribaltamento della situazione: se nellet del monopolio era la Rai a decidere cosa dovesse vedere il pubblico, ora il pubblico ad avere il potere ed ormai un cliente che va soddisfatto venendo incontro ai suoi gusti.

3. La cultura della NeotvDa molti la neotv accusata di essere di bassa cultura e volgare rispetto al periodo del monopolio, ma i meccanismi che stanno alla sua base sono complessi e si basano sulla cultura del consumo che creano una tv sempre pi vicina al vissuto dello spettatore e capace di elaborare i suoi desideri: una tv che gioca sul sicuro, per non sbagliare e cos perdere pubblico. Caratteristiche principali: Punta allacquisto di format o programmi esteri che hanno avuto successo, riducendo il rischio. Intrattenimento centrale e dominante: (inteso come trattenere il pubblico, distoglierlo dal cambiar canale). Fare spettacolo fondamentale per qualsiasi attivit e il divertimento deve essere il sentimento prevalente. Vedere la tv unesperienza principalmente affettiva. Conversazione: una tv che parla, affabula, telefona, intavola rapporti con il pubblico Di centro: cerca di riflettere i valori medi della societ, ed estranea agli schieramenti politici. una tv senza scandali (cerca di evitarli) per non allarmare il pubblico. Per questo motivo prevale la differita alla diretta, in modo che ci pu essere un maggior controllo sul prodotto. La fascia oraria pi curata la prime time (20.30-23). Nelle fasce meno importanti vengono inseriti trasmissioni pi di nicchia e per un pubblico selezionato.La rai impara in fretta dalla tv commerciale, e gradualmente inizier a caratterizzare anche la sua programmazione.

4. Soap, Telefilm e telenovelasDurante il monopolio la fiction era una traduzione popolare del teatro e della letteratura, un modo per affrontare i problemi sociali, ed era prevalentemente autoprodotta. La neotelevisione (per la necessit di riempire i buchi del palinsesto) incontra lofferta internazionale di fiction, contraddistinte da serialit (in particolare fiction USA, cartoni animati giapponesi, e telenovelas dellAmerica Latina). Il tono prevalente la messa in scena della vita privata e delle vicende individuali. Tutti ottimi ingredienti per la fidelizzazione degli spettatori.Fra i cartoni animati le tv private scelgono quelli giapponesi, intrisi di ideologie patriarcali e contenuti violenti, mentre dallAmerica importano soprattutto fiction, sitcom e serial a prezzi molto competitivi.La Soap Opera una commedia sentimentale molto parlata. Ogni puntata ha un inizio e una fine che dura finch ha successo tra il pubblico. Tipicamente collocata nelle ore pomeridiane. La Sitcom una sua variante umoristica e collocata in ore pi pregiate del palinsesto. Il serial molto pi ricco della Soap e a ogni fine episodio c un elemento di suspence su cosa succeder nella prossima puntata, ed un ottimo strumento di fidelizzazione. Infatti la battaglia per la sopravvivenza delle tv italiane si battuta a colpi di serial. Infine ci sono i telefilm, cicli di episodi costruiti intorno a un personaggio o una situazione. Ogni puntata fine a se stessa.DallAmerica Latina, a partire dagli anni 80, giungono le telenovelas (a partire da Rete 4): il suo costo bassissimo; mette in scena affetti elementari e melodrammatici. Ha unelevata serialit, ma arriva a una conclusione.Dalla Germania la Rai importa telefilm, in particolare polizieschi. La fiction italiana del periodo rappresentata soprattutto dalle miniserie (2/6 puntate).

5. Dal conflitto politico alla rappresentazione = Mediatizzazione della politicaLe appartenenze politiche che si erano consolidate in Italia cominciano a sgretolarsi di fronte a una cultura del consumo (la comunicazione tv il loro principale strumento di affermazione). I principali partiti di massa erano riusciti a conservare unorganizzazione relativamente forte nonostante la radicale contrapposizione ideologica. I partiti di massa consentivano di avere una comunicazione fiduciaria con il proprio elettorato, attraverso diversi momenti dincontro e di una stampa di partito (finanziata dallo Stato). A partire dagli anni 70 si va esaurendo il paradigma del conflitto politico. Se prima lesistenza di partiti di massa consentiva di avere nei confronti del proprio elettorato una comunicazione fiduciaria, a seguito della riforma Rai del 1975 la comunicazione politica entra nel campo della tv, e si adatta ai suoi tempi.Gi alle elezioni politiche del 79 si vede che il contesto non pi quello tradizionale, ma quello dei media. In questo senso, sono in particolare le tv private ad attivarsi per una propaganda politica Libera (dato che per la legge non esistono potevano comportarsi come volevano). Simbolico di questo passaggio il comportamento di Pannella (Pri), che si presenta ai referendum imbavagliato per protestare.

6. La politica come stile di vita televisivoLa politica in tv diventa uno dei tanti prodotti di consumo, che viene inserita in un contenitore televisivo (ad esempio nel Maurizio Costanzo Show). consumata ciclicamente e periodicamente, con una sempre meno assidua partecipazione elettorale: la partecipazione attiva si restringe ad una minoranza. I cittadini sono liberi da ogni costrizione ed ogni forma di fidelizzazione. Il leader il testimonial del partito, e diventa quasi una marca per chi lo segue. Il contatto faccia a faccia tra cittadini e partiti sostituito dalla loro rappresentazione sui media: essa non spettacolarizzazione della politica, ma una forma necessaria per raggiungere gli elettori (anche la politica diventa una cosa da conoscere attraverso immagini pubbliche).

UNA TV PER DUE (1978-1992)

1. Tentativi di esportazione del modello televisivo italianoLa tv di servizio pubblico in Europa stata fortemente definita dai confini statali e dalle culture nazionali. I rapporti internazionali erano di natura diplomatica ed erano gestiti dallEBU (European Broadcasting Union), fondata nel 1950. LEbu ha avuto importanti funzioni distributive (tra le quali Eurovisione: la visione simultanea di grandi eventi mediali), ma quasi mai una capacit di produrre programmi televisivi comuni.In Rai la realizzazioni di programmi per lestero sempre stata unattivit minore, ma maggior seguito ha avuto la ripetizione dei programmi televisivi rai da parte di operatori via cavo e via etere. I tentativi di trarne profitto economico sono risultati del tutto vani, sia per una rimozione dellaspetto finanziario a favore della politica estera, sia per qualche gestione oscura. A partire dagli anni ottanta la Fininvest, invece, inizia unampia attivit internazionale (dopo aver consolidato la situazione italiana) e cerca di impiantare in vari paesi dEuropa emittenti collegate al suo marchio. un tentativo di esportazione del modello italiano. Francia: La Cinq, costituita dalla Fininvest, da Radio Montecarlo e da due uomini di fiducia del governo. Lopinione pubblica per ostile e lesperienza dura solo dal 1986 al 1992. Germania: nel 1987 la Fininvest acquista lemittente Music Box, poi ribattezzata Telefunf. Era una tv via cavo rivolta soprattutto ai giovani, che poi sar riacquistata dalla Germania nel 1993. Spagna: Telecinco, unica esperienza riuscita, con Raffaella Carr. Inghilterra alla Fininvest non permesso sin dallinizio di partecipare allasta per le concessioni nazionali.Tranne che in Spagna, il modello italiano non si afferma in Europa, anche per il peso delle lobby politiche ed editoriali dei vari stati (anche se tutti risultano impotenti alla penetrazione del modello culturale americano). A partire dagli anni 90 il progetto di andare oltre i confini italiani appare tramontato.

2. Lautosufficienza della tecnologia televisiva analogicaDopo linnovazione della tv a colori (ufficialmente in Italia nel 1977), la clientela non ha pi percepito rilevanti miglioramenti che li potessero spingere a comprare un nuovo apparecchio. In compenso ci sono state importanti innovazioni tecnologiche:1. Alla fine degli anni 70 in commercio il videoregistratore (tra i diversi standard presto si affermer il Vhs). Amplia lindipendenza dello spettatore (che pu registrare i programmi o noleggiare film a sua scelta), ma non ha modificato gli usi sociali della tv.2. 1984: la Rai introduce televideo, un servizio interattivo che offre notizie, programmazioni, informazioni tra le pi svariate (anche il meteo).Queste due innovazioni mostrano come la tecnologia televisiva sia poco permeabile allinnovazione: negli anni ottanta si cerca di aggiornarla dallinterno, introducendo lHDTV (alta definizione analogica): non si afferma per lo scetticismo del mercato, perch la tv era ancora legata al modello analogico, e non digitale!

3. Tra cavo e satelliteDagli anni 80 la tv via cavo non fa nessun passo in avanti, bloccata dalla legge 103 del 1975 e perch trasmettere via etere pi conveniente.Intanto per in Europa nascevano la tv via cavo e satellitare, ovvero la pay tv, che veniva direttamente finanziata dagli spettatori con un abbonamento annuale. Gli abbonati avevano a disposizione una vasta gamma di canali tematici, con una dose ridotta di pubblicit. La tv via cavo ha avuto ampia diffusione in Europa.In Italia non esisteva nemmeno un unico gestore delle telecomunicazioni, ma ben cinque: ci rendeva ancora pi complessa lintroduzione di nuovi servizi. Il che non li rendeva convenienti.Negli anni 90 diventa pi semplice ed economica la trasmissione dei segnali tv attraverso satelliti artificiali ricevibili con antenne paraboliche di 3 mt di diametro. Presto le antenne si fanno pi piccole, e si diffondono in Usa e in Europa, ma fino ad allora il satellite a diffusione diretta non era una buona alternativa alla tv via cavo.

4. Senza frontiereLa tv negli anni 80 stava diventando sempre di pi sovranazionale, dove le frontiere contavano sempre meno, dando maggior rilievo alle tecnologie, dove era importante la collaborazione internazionale. Era prevedibile quindi che questa tendenza avrebbe portato alla crescita delle istituzioni europee, anche se non stata unimpresa facile.Nel 1989 viene emanata una Direttiva del Consiglio, detta Tv senza frontiere, dopo ben tre anni di discussione nel Parlamento europeo. stabilisce una quota del 10% di opere europee realizzate da produttori indipendenti per le emittenti nazionali;ad esempio, un programma di intrattenimento leggero basato su un format acquistato negli Usa considerato europeo a tutti gli effetti; stabilisce una disciplina per le interruzioni pubblicitarie/sponsor/promozioni (al centro di polemiche in Italia);limpatto della direttiva stato sostanzialmente modesto, perch le parti pi incisive del testo sono state corrette da critiche, rilette e riprecisate.Considerazioni sulla direttiva: nel campo delle telecomunicazioni dove cera bisogno di concorrenza, lazione delle istituzioni europee stata efficace. Non stato cos nel settore tv, dove questimpasto di norme non ha trovato concreta applicazione: questo perch si tratta di un campo di interessi riservato alla classe politica dei singoli Stati.

5. Dopo lAuditelA seguito della Guerra dei Puffi e dei responsi dellAuditel si ha il consolidamento definitivo del duopolio.La Rai continua a perdere risorse (divi che migrano altrove), e con esse gli ascolti; a ci si aggiunge linaccettabilit popolare del canone: perch pagare per una tv che non vedo mai? Una soluzione ci sarebbe: la Rai potrebbe adottare il modello del Public Broadcasting System americano: una rete pubblica dignitosa e di basso ascolto, dedicata allinformazione, allapprofondimento e a programmi per bambini, ma ben lontana dai grandi network. Ma la Rai non vuole.Quindi la Rai pu fare due cose: bloccare lemorragia di ascolti fare accordi con la Fininvest: doveva convincere Berlusconi che, raggiunta la sua share, non aveva senso insistere. Una Rai con un 30%, non avrebbe portatola Fininvest al 70%, ma far entrare altri competitori, che ruberebbero parte della pubblicit per i finanziamenti. Invece se il competitor continua a essere la Rai la fetta pubblicitaria deve rispettare quello che il tetto (quindi una fetta pubblicitaria minore).Legge 10/1985: permette la rielezione dei Consiglio della Rai e garantisce il Pci. Nel novembre 1986 ci sar un nuovo consiglio di amministrazione.

6. Arruoliamo i comunistiDopo la legge 10 e Auditel, la mission della Rai cambia, avendo come obiettivo quello di conservare un buon livello di ascolto per rimanere nel mercato.Per fermare il calo di ascolti la Rai inizia a monitorare minuto per minuto laudience, per correggere ogni difetto, utilizzando gli stessi meccanismi della tv commerciale americana (le reti tv pubbliche si vedevano assegnati obiettivi di ascolto come nella tv commerciale). Inoltre bisognava anche riorganizzare lazienda, che non era strutturata per la competizione. Essa faceva pubblico in particolare con la prima e la seconda rete, ma non con la terza.Decide di trasformare il terzo canale (il pi debole) in una macchina da ascolti, affidandolo alla gestione del Pci (come previsto dopo la legge 10), in modo da attirare spettatori comunisti, intellettuali, critici, che tradizionalmente si schieravano contro la Rai. Grazie alla figura di Walter Veltroni, giovane dirigente, si riusc a ottenere successo.Adesso ci si trova in una lottizzazione perfetta: tutti i primi canali erano del DC, i secondi dei socialisti e i terzi passavano ai comunisti.

7. Tv veritCon la nuova impostazione di Raitre vengono lanciati nuovi programmi, come chi lha visto? e mi manda lubrano, che mettono in scena i drammi della gente comune e che alternano lo studio tv al collegamento telefonico con gli spettatori e gli strumenti di inchiesta, del documentario e del docudramma (ricostruzione con attori dei fatti reali). Il successo immediato, portando il genere a diventare una bandiera di rete (anche se i problemi del quotidiano sono gi in scena negli anni 80). una tv verit che si ricollega al neorealismo, utilizzando i meccanismi dellintrattenimento e della fiction alle situazioni di vita quotidiana (cerca persone scomparse, interviene in crisi personali e familiari, difende luomo comune).La tv verit ha portato alla realizzazione di tantissimi programmi, lasciando da parte loriginaria concezione pedagogica per far prevalere lo spettacolo, strumentalizzando situazioni reali e comuni dellintimit delle persone: il Reality show.

8. La Pax televisivaMentre Rai sistemava la situazione degli ascolti, si andava perfezionando laccordo duopolistico.Lespressione Pax Televisiva realizzata da Manca, il presidente della Rai di allora, considerato il fautore di un accordo con la Fininvest. un periodo di forte competizione sulla programmazione e sui personaggi televisivi (molto pubblicizzata), ma anche di cooperazione. Essa riguard soprattutto le trasmissioni: grazie a questaccordo Telespazio (concessionaria pubblica per le comunicazioni satellitari, di propriet dellIri e della Rai) concede alla Fininvest luso di una stazione mobile satellitare e di un secondo transponder per linterconnessione. Da questo momento in poi si abbandonano anche le vie legali. Si accordano sul mercato dei diritti sportivi: in genere uno dei due compra un pacchetto di diritti, che poi gira in parte allaltro.Rai e Fininvest cessano di essere duellanti. Lunica conseguenza di questo duellare era stata lesclusione delle tv minori e limpossibilit di creare un terzo polo.

9. La legge Mamm (1990)Una legge radiotelevisiva, vede la luce solo nellagosto 1990. Lurgenza di avere una nuova legge dipende dal fatto che la Corte costituzionale potrebbe cancellare la legge 10.Quindi: 1. la legge 10/1985 era provvisoria: urge una nuova legge2. intanto c una forte contesa per il controllo della Mondadori: dopo lavventura di Rete 4 (1985) per ricapitalizzare la Mondadori, viene creata una finanziaria quotata in borsa (Amef) in cui sono presenti anche Berlusconi e Debenedetti. Nel 1987 muore il presidente della Mondadori (Mario Fomenton). La famiglia Mondadori, quindi, si divide in due rami: da una parte quelli a favore di Berlusconi e dallaltra quelli a pro di Debenedetti. In un primo moneto sembra prevalere Debenedetti ma al ramo della famiglia che gli erano favorevoli, non piace il suo atteggiamento, quindi passano dalla parte di Berlusconi (a cui cedono parte delle loro azioni, insieme allaltro ramo della famiglia). Diventa presidente della Mondadori e padrone di Repubblica, Lespresso, Panorama. Problema della concentrazione: alla fine Berlusconi deve rinunciare allEspresso e Panorama che passa alla Cir di Debenedetti.La legge mamm nasce per sistemare la situazione: rende definitiva la normativa della legge dell75 aggiungendo la possibilit della diretta per le reti private (una conquista per la Fininvest!).

10. Una legge postumaLa legge Mamm una legge che guarda allindietro: praticamente condona quellabusivismo televisivo cui il governo Craxi aveva applicato una proroga temporanea: legittima la parte privata del sistema e sancisce la convivenza fra le parti.Conseguenze della legge: sempre pi difficile entrare nel duopolio: si vieta la propriet incrociata di quotidiani ed emittenti (infatti Berlusconi lascia il Giornale al fratello). Non si pu essere contemporaneamente concessionari locali e nazionali: le tv locali rimarranno sempre tali. Per quanto riguarda la tv pubblica ci sono scarse modifiche: non cambia il principio di amministrazione parlamentare della societ; istituisce la figura del Garante per la Radiodiffusione e leditoria, una figura monocratica, molto debole poich il ministero delle Poste non gli trasferisce nessun effettivo potere. Totale chiusura verso le nuove tecnologie (satellite e tv a pagamento) che vengono rimandate a futuri decreti.La legge intendeva regolare solo la radiotelevisione e risolvere i problemi che la classe politica aveva allinterno di esso, senza guardare alle telecomunicazioni.

11. Televisione a pagamentoMentre in Parlamento si dibatteva sullapprovazione della legge Mamm, spuntano in Italia le prime pay-tv. Manca infatti una regolamentazione. Visto che il cavo ancora non c, le trasmissioni sono trasmesse via etere, ma sono criptate, e visibili solo tramite un decoder. Difficilmente compatibile con entrambe le tecnologie la pay per view (si paga solo il prodotto che si desidera vedere) che per si affermer solo con larrivo del digitale.La Fininvest sta studiando un modo per entrare a far parte della tv a pagamento, ma in modo da non danneggiare liter della legge in corso (la legge Mamm non parla di tv a pagamento). La legge concede massimo tre reti nazionali ai privati (troppe per la tv generalista via etere, poche per la tv a pagamento). Qualche giorno dopo lapprovazione della legge, compare sugli schermi il marchio Telepi (la Fininvest acquista frequenze e tra queste esce anche il nuovo marchio). Telepi apparteneva a ben 10 soci, fra cui la Fininvest (moratti, mondadori, cecchi gori), perch la legge Mamm aveva imposto che un concessionario tv nazionale non potesse avere partecipazioni superiori al 10% in altre emittenti. Inizialmente Telepi trasmette in chiaro: Telepi 1 trasmette soprattutto film prestigiosi, Telepi 2 sport, Telepi 3 programmi di cultura ed Mtv. Poi dal 1991 inizia la raccolta degli abbonamenti, e il segnale criptato. Telepi per il momento non avr particolare successo (bisogna aspettare lavvento del digitale). Motivi dellinsuccesso: i generi di programmi offerti al pubblico sono programmati gratuitamente, e in abbondanza, sulle reti generaliste; motivi interni alla politica aziendale, come lelevato costo dei decoder, e il complicato meccanismo di pagamento trimestrale dellabbonamento.

12. Notizie privateLa legge Mamm aveva anche imposto che le tv commerciali trasmettessero i tg, inserendosi in una nuova esperienza televisiva caratterizzata dalla diretta (che gi nel 1988 con Dentro la notizia si era rilevato un insuccesso). Inoltre inserirsi nel mondo dellinformazione significava andare contro la comunicazione commerciale apolitica. Nonostante questo la tv commerciale ha dato vita a Tg di successo:1991: Nasce il Tg4 di Fede, che trasmette per primo (in diretta anche se non poteva) lannuncio della guerra nel Golfo. un Tg che si ispira al modello parlato e conversazionale del talk show, dove Emilio Fede appunto il personaggio principale, attorno a cui costruito il Tg. La sua esperienza professionale (prima alla Rai, poi nella rete privata di Rete A e infine a Fininvest) gli permette di conferire al Tg un tono didattico: Fede spiega la notizia al pubblico pi semplice. 1992: Unesperienza felice quella del Tg5 di Mentana, che da subito ha avuto largo seguito popolare: caratteristica principale lautonomia di interpretazione e selezione delle notizie: lanteposizione dei fatti di cronaca davanti alle altre notizie. Tg5 sceglie e si conforma attorno a delle caratteristiche particolari: sceglie i suoi orari per essere concorrente con i tg rai attua il modello del giornalismo usa (non cerca solo di copiarlo): ledizione ruota intorno alla figura dellanchorman; i servizi sono brevi e prevale limmagine sul testo; usa una forma verbale semplice; insomma, si tratta di un tg generalista di massa intrecciato con lintrattenimento, anche perch riprende dalla tv della realt (al reality show). In questi tg c spazio anche per le cronache rosa, la promozione di altri programmi della rete, oroscopi, notizie sulleconomia Durante la giornata sono disponibili tg a diverse ore: uno alla mattina alle 6 (concorrente con la radio) a seguire unaltro al mattino, uno a mezzogiorno, uno serale e uno notturno. In seguito verr aggiunto anche un approfondimento pomeridiano: Verissimo (condotto da Cristina Parodi) che riprende i rotocalchi e che serve per ampliare il target del tg anche al pubblico femminile.

LA TELEVISIONE SCENDE IN CAMPO (1992-1996)

1. TangentopoliUna profonda crisi del sistema politico venne dimprovviso allo scoperto nel 1992 con gli scandali di Tangentopoli, che misero in luce la corruzione che dilagava nella classe politica e imprenditoriale, e la possibilit di sanzionarla. Attraverso Tangentopoli emersero vari problemi che esistevano gi da tempo: la propensione del mondo imprenditoriale a cercare condizioni di favore in Italia tramite accordi con i politici e la crisi di rappresentanza del mondo politico che non riusciva a tradurre la modernit in decisioni politiche. Si inizi cos a migrare verso un nuovo sistema politico (di tipo maggioritario) che sembrava risolvere alcuni di questi problemi e di promuovere un ricambio di governanti. Le prime fasi di questa transizione videro un forte coinvolgimento dellopinione pubblica e una grande partecipazione politica. In questo clima venne eletto presidente della Repubblica Scalfaro, e Amato divenne il presidente del Consiglio (lo sar per tutto il 1992 poi passer a Ciampi, dato che lopinione pubblica non aveva accettato il fatto che voleva risolvere la situazione con una soluzione politica e non giudiziaria. Ciampi, tramite accordi con Confindustria e sindacati, cerca di raffreddare il costo del lavoro e vara una legge elettorale uninominale e maggioritaria). La tv si assume quasi istintivamente il ruolo di socializzazione popolare ai nuovi eventi. Un giorno in pretura trasmette i grandi procedimenti di tangentopoli. La tv amplifica la portata dei processi: i personaggi inquisiti vengono qui umiliati in pubblico, in una sorta di celebrazione dellannientamento della vecchia classe dirigente. Si trasforma in una sorta di court show (show del tribunale). LItalia non ha ancora una legge sulla privacy. Sono conduttori come Maurizio Costanzo, Bruno Vespa, Michele Santoro che presentano questi programmi, presentando lesaurimento della vecchia classe dirigente e introducendo la nuova. La tv diventa quindi uno strumento fondamentale del passaggio dal vecchio al nuovo. Anche i rapporti, da sempre esistiti tra tv e politica, cambiano agli occhi dellopinione pubblica.

2. La mediatizzazione della battaglia politicaLa politica, a seguito della crisi dei partiti, non pi in grado di proiettare delle immagini pubbliche, ed affida il compito alla scena tv: lo spettacolo tv politico diventa infotainment, come genere composito (fra tv verit e evoluzione dei talk show generalisti). La legge elettorale aveva cercato di disciplinare la comunicazione politica televisiva tre principi: La parit di accesso (par condicio) agli spazi di propaganda, a condizioni e tariffe stabilite dal Garante e dal Commissione di vigilanza; Divieto di far partecipare candidati o rappresentanti di partiti o pubbliche amministrazioni a trasmissioni dintrattenimento, culturali e sportive. Negli ultimi 30 giorni di campagna elettorale proibita ogni forma di trasmissione pubblicitaria radiotelevisiva (a esclusione degli organi ufficiali del partito).

3. La confusa applicazione della Legge Mamm (1990)Lapplicazione avveniva in un contesto politico molto diverso da quello in cui la legge era stata concepita:coloro che avevano fortemente voluti quella legge erano ora sotto processo e il famoso Caf che laveva ideata si era dissolto.In realt, le parti della legge essenziali per lassetto duopolistico furono realizzate; tuttavia la normativa cadde in desuetudine (anche perch tangentopoli aveva toccato anche il ministro Mamm):-secondo la legge il governo doveva assegnare le concessioni radiotv nazionali entro 180 giorni, ma lo fece solo nellagosto 1992, quando Amato assegna le tre reti Fininvest, Rete A, Telemontearlo e Videomusic.- 1993: si dispone che la tv a pagamento abbandonasse la trasmissione via etere e che si trasferisse sul cavo entro il 1995 (il termine fu successivamente prorogato e mai attuato).- La Fininvest si ribella ad un provvedimento che limitava le telepromozioni, dando vita alla campagna vietato vietare del 1993.A seguito di Tangentopoli, la Rai, che da sempre era stata unicona politica consociativa e della partitocrazia, vive una modifica dellassetto dei suoi vertici, affidando temporaneamente ai presidenti della Camera e del Senato il compito di scegliere i consiglieri di amministrazione: la legge 206/1993 riduce a cinque il numero dei consiglieri dellamministrazione, che dovevano essere di elevato prestigio professionale e di assoluta indipendenza(Vertice dei professori). Inoltre, con un decreto, furono decise dal Governo misure di sostegno finanziario della Rai, economicamente allo stremo.

4. Lindimenticabile 1994Le elezioni politiche del 1994 sono quelle che segnano il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. La campagna elettorale caratterizzata dal grande coinvolgimento della tv, su cui si riversa tutta la domanda politica, e da una spettacolarizzazione delle opinioni anche con la diffusione dei sondaggi.Con la nascita di Forza Italia cambia il rapporto Rai-Fininvest: questultima abbandona lambizione di rappresentare tutto il paese. In teoria, essendo la Fininvest una tv commerciale e generalista, dovrebbe riamanere apolitica (cosa che con Forza Italia non succede, anche perch schierarsi politicamente significa fare una selezione del pubblico).Per questo, per lappuntamento politico, Rai e Fininvest usano strategie diverse: la Fininvest punta a trasmissioni brevi, ripetute pi volte al giorno, distribuite sulle due reti mirate (Rete4 e Italia1) a donne e giovani (sono quindi i lettori dei rotocalchi quotidiani); la Rai, invece, punta ai consumatori pi politicizzati, rafforzando proprio quelle parti (in particolare i lunghi talk show).

5. Il breve Governo Berlusconi 1Dopo le elezioni del 1994, Berlusconi viene nominato presidente del Consiglio (il suo governo durer pochi mesi per uno scontro con la Lega).Il vertice Rai immediatamente rinnovato: in un decreto si diceva che il Consiglio di amministrazione sarebbe decaduto se il suo mandato non fosse stato approvato dal governo. ci che accade, e il vertice dei professori cade dopo un solo anno. Il nuovo presidente Letizia Moratti.Intanto si diffonde uno studio di Luca Ricolfi: pi tv = pi voti? Ma non attendibile. Continuano comunque gli studi e altre ricerche che mettono in luce uninfluenza profonda della tv sulla politica.

6. TelesogniUno dei primi atti del nuovo governo Dini (dopo Berlusconi) un decreto legge presentato dal Ministro delle Poste Agostino Gambino che modifica le prescrizioni per la comunicazione politica in campagna elettorale. Lo spirito del decreto la par condicio e il mezzo attuato una drastica diminuzione dello spazio tv (rimarr in vigore fino alle elezioni politiche del 1996). Nel frattempo un comitato composito (Acli, Arci, sindacati degli edicolanti appoggiati da Pds e cattolici di sinistra) intervengono proponendo tre referendum per abrogare parti della legge Mamm e depotenziare la Fininvest: uno voleva ridurre il numero massimo di reti a una, gli altri due intendono limitare la raccolta pubblicitaria e vietare le interruzioni pubblicitarie dei film. Intanto (1995) una sentenza della corte costituzionale aveva dichiarato che tre reti per ciascun soggetto sono troppe.Ai referendum vincono i no e cos si rafforza la Fininvest (si ottenuto questo risultato perche lelettorato non amava chele sue possibilit di scelta venissero limitate). Tre reti sono troppe per la Corte, una troppo poca secondo lelettorato.Si fa largo lidea che Rai e Fininvest possano rinunciare ad una delle loro reti (disarmo bilanciato), da assegnare ad un gruppo di personaggi televisivi. Questo progetto prende il nome di Telesogni, ma fallisce perch nel frattempo il vuoto politico si stava colmando: comparivano nuovi esponenti che avevano compreso limportanza persuasiva della tv.

7. Cecchi Gori in TvCecchi Gori acquista nel 1995 VideoMusic (una piccola rete nazionale in dissesto) e Telemontecarlo (di cui Montedison vuole liberarsi). Dalla caduta di Rete 4, nessuno aveva mai posseduto due reti nazionali, considerate la soglia minima per competere nella tv via etere in Italia.Nel 94 eletto a Firenze senatore del Partito popolare, ed affida la gestione del network a Balassone ed Agnes, due personaggi Rai. Videomusic diventa Tmc2, dedicata prevalentemente ad un pubblico giovane, mentre Tmc una tv pi generalista, che guarda al modello di Rai1. Non molto forte e la sua vera debolezza la liquidit. Delle varie attivit, infatti, solo lesercizio cinematografico rende veramente, ma non ancora sufficiente per gareggiare sul fronte dei diritti televisivi.

8. Da Fininvest a MediasetFra il 1993 al 1996 la Fininvest subisce una profonda trasformazione finanziaria, che ha preso il nome di Progetto Wave, culminata con la quotazione in borsa. Perno di questa trasformazione stata la costruzione della sub-holding Mediaset (utilizzando la preesistente Mediaset) per riordinare le partecipazioni connesse allattivit tv, e con lentrata in scena di nuovi soci e farsi quotare in Borsa. Cos la fam. Berlusconi ha reperito nuovi capitali senza perdere il controllo della societ.Cosi nel 1995 vengono collocate nel portafoglio di Mediaset pubblicit, produzione, broadcasting, diffusione del segnale (praticamente lintera attivit televisiva), mentre lacquisizione di diritti televisivi viene curata dal capogruppo Mediaset.

NEL MERCATO DELLE TELECOMUNICAZIONI (1996-2001)

1. Il Governo dellUlivoNel 1996 viene eletto Prodi (Ulivo, centro-sinistra; divenne poi presidente del Consiglio), per prima cosa non reiter i decreti par condicio e nemmeno propose delle leggi in tal senso (interpretato come gesto distensivo nei confronti dellopposizione), inoltre tra le sue intenzioni c anche la privatizzazione della Rai (contenuto nel documento programmatico tesi dellUlivo). Ministro delle Poste fu nominato Antonio Maccanico, e un disegno di legge sulla tv faceva parte delle priorit del governo (su questo punto lopposizione avrebbe dato del filo da torcere).Lopposizione vuole che la materia sia divisa in due disegni di legge:1. il primo dedicato alla liberalizzazione delle telecomunicazione e allagenzia di regolazione del sistema. Fu approvato e divenne la legge 249/1997, che istituiva lAutorit per le garanzie nelle comunicazioni e stabiliva la liberalizzazione delle telecomunicazioni.2. il secondo si occupava del sistema radiotelevisivo, e riguardava le spinose situazioni dellaffollamento pubblicitario e la diminuzione a due reti per ciascun soggetto. Non diverr mai una legge, nemmeno dopo la caduta di Prodi. Caduto Prodi, il nuovo esecutivo DAlema rallenta ancora di pi lesame del progetto di legge sulle tv: lunica cosa che fa riproporre la par condicio, che diventa la legge 28 del 2000. Ci rafforza la convinzione che la scarsa determinazione del disegno di legge sulle tv vada ascritta soprattutto alla mancata coesione della maggioranza, divisa fra i fautori della privatizzazione e gli aspiranti riformatori.

2. La privatizzazione delle telecomunicazioniNel 1982, negli USA, la Bell Telephone (Att) entra in causa per violazione della legge antitrust. Per evitare la condanna si fraziona in 7 societ telefoniche regionali. linizio della deregulation nelle telecomunicazioni, ma anche dellintegrazione fra informatica e telefonia (alla condanna dellAtt lIbm non era estranea).Cos anche in Italia le Poste sono distinte dalle telecomunicazioni, e si iniziano ad introdurre forme di concorrenza (quando, nel 2000, lIri cessa la sua attivit definitivamente).Nel 1994 Sip, Italcable e Telespazio sono fuse in una nuova societ, la Telecom Italia, che inizia la sua privatizzazione, conclusasi nel 1997. il controllo assunto dallIfil di Umberto Agnelli. Ma alla fine Ifil non riuscir a guidare Telecom. Pi che di una liberalizzazione, sarebbe corretto parlare di una privatizzazione contigua al sistema politico.

3. Lautorit per le comunicazioniLa legge 249 del 1997 sancisce la convergenza fra televisione e telecomunicazioni: si creano cos grandi alleanze fra industrie delle telecomunicazioni, fornitrici di connessione (network providers), e industrie dei contenuti (broadcasters, societ discografiche, cinematografiche ed editori di giornali) che tendevano ad una dimensione globale (prima telefonia e radiotelevisione erano tenute distinte).Con questa legge si pongono le basi normative per la concorrenza nelle telecomunicazioni. Oltre a stabilire norme antitrust meno ridicole di quelle della legge Mamm, essa stabilisce anche che lerogazione di servizi di telecomunicazione sia soggetta a semplice autorizzazione, mentre il pi pesante istituto della concessione limitato allemittenza radiotelevisiva via etere. Una tv via cavo, o via satellite sono invece per la legge dei semplici servizi di telecomunicazione, esattamente come la linea telefonica e internet.Abbiamo visto che questa legge sancisce la liberalizzazione del servizio: tuttavia, poich necessario assicurare un servizio anche a chi vive nelle zone pi sperdute, viene attribuita una concessione del servizio pubblico di telecomunicazioni, come avviene per il servizio pubblico radiotelevisivo: questa concessionaria Telecom.In merito alla Rai e a Mediaset, la legge ha introdotto importanti prescrizioni, che per non sono mai state attuate: poich un soggetto privato non pu avere pi del 20% delle reti, Rete 4 sarebbe dovuta passare sul satellite, ma cos non stato. Questo sarebbe stato compensato con la privazione della pubblicit per una delle reti Rai, ma anche questo non accaduto.

4. Le avventure del cavoNegli anni 90 le reti in fibra ottica si sono sviluppate notevolmente in Italia. Le Ferrovie, lEnel, e le societ autostradali (che avevano gi reti di vario tipo e quindi strisce di territorio) hanno ritenuto conveniente stendere, vicino alle loro reti, dei cavi in fibra ottica utili per necessit di comunicazione interna. Al momento della liberalizzazione delle telecomunicazioni, queste utilities (aziende che forniscono servizi pubblici come luce e gas) furono in grado di met