Tekneco #17

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Versione digitale del numero 17 di Tekneco.

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Tekneco Numero 17 | 2014 1

Il bello di essere “smart”

di Marco Gisotti

La copertina di questo numero è dedicata alla vittoria italiana al Solar Decathlon di Versailles, dove la “nostra”

squadra ha vinto la più importante competizione mondiale di bioedilizia. Proprio quel Paese che ogni giorno

siamo abituati a vedere rappresentato come brutto, sporco e cattivo.

D’altronde facciamo anche di tutto per disegnarci così. Pensiamo all’ambiente e al tema dei rifiuti, dove abbiamo

comuni virtuosi e all’avanguardia, tanto al nord che al sud, ma poi non riusciamo ad adottare una strategia

sulle fonti rinnovabili accettabile.

Presentiamo il rapporto sull’economia delle nostre aree protette (di cui parleremo nel prossimo numero,

promesso), ma poi la Provincia di Trento si rivela incapace di gestire una povera orsa, fino al suo abbattimento.

O, ancora, l’Indagine conoscitiva sulla green economy, il cui documento conclusivo approvato all’unanimità

dalla Commissione ambiente della Camera è una summa delle buone pratiche di questo Paese, ma viene

snobbato dai media.

Non stupisca allora uno degli articoli contenuti in questo numero di Tekneco, quello dedicato al verde urbano:

vi si spiega come le città, non solo quelle italiane, stiano scoprendo che per combattere l’inquinamento e

rendere le nostre vite migliori nei contesti urbani ci sia necessità, appunto, di più verde.

John Evelyn, uno scrittore inglese vissuto nel XVII secolo, sosteneva, in un saggio dal titolo “Fumifugium

or The Inconvenience of the Aer”, pubblicato nel 1661, che per risolvere il problema dell’inquinamento nella

Londra del tempo occorreva creare grandi parchi pubblici e aree fiorite.

Evelyn per essere uno del suo tempo era uno decisamente smart, che in inglese vuol dire, sveglio, furbo,

intelligente. Per questo le reti energetiche del futuro le chiamiamo “smart”.

Non è facile essere smart. Non necessariamente ci si nasce, ma ci si può diventare. Come raccontano le piccole

e grandi storie che troverete in questo numero.

Come la storia di RhOME, progetto di casa ecologica, che arriva a Versailles e batte il resto del mondo.

Editoriale

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Tekneco Numero 17 | 2014 3

In copertina:Illustrazione di Anna Maria Mangia

Sommario

PRIMO PIANO

Nuove opportunitàper le bioenergie italiane

di Gianluigi Torchiania pagina 6

Trimestrale di EDILIZIA BIO - ENERGIA - ECOLOGIA

EDILIZIA BIO

Perché serveuna rigenerazioneurbana

P. 19

ENERGIA ECOLOGIA SPECIALE FIERE

Anno IV, Numero 17 | 2014

A che puntostannole smart grid

P. 37

Arrivanogli acquistiverdi

P. 55

Klimahouse PugliaSmart Energy Expo Compraverde-BuyGreen

P. 31 / P. 49 / P. 66

RHOME:il progetto italianocampione del mondoin bioedilizia

Overview

Governo debole: decideranno i tribunali?di Gianluigi Torchiani

4

In arrivo quindici anni di investimenti e crescitadi Gianluigi Torchiani

12

In Italia nasce un nuovo polo delle rinnovabilidi Gianluigi Torchiani

13

La banca delle smart cities di Sergio Ferraris

14

News

La vittoria di RhOMEdi Sergio Ferraris

11

Quanto vale l’efcienea?di Sergio Ferraris

15

Edilieia Bio

Riciclo e riuso delle cittàdi Sergio Ferraris

20

Risparmio profondodi Sergio Ferraris

24

Mitigare i danni e adattarsi al futurodi Sergio Ferraris

26

Quando le piante battono il cementodi Sergio Ferraris

28

Convegno

Il ruolo di città, architettura, urbanistica, sociologia, ambiente nei Paesi mediterranei ed efficienza energetica sostenibile

2 ottobre 2014ore 10.00Sala GrandeCittadella della ScienzaBari

ProgrammaRegistrazione partecipanti

SALUTI

Leopoldo FreyriePresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori

Armando ZambranoPresidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri

Maurizio SavoncelliPresidente del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati

INTERVENTI

Giuseppe LonghiDocente di Urbanistica presso l’Istituto Universitario di Architettura di VeneziaIllimitatezza del sapere per contrastare il limite delle risorse

Paolo PortoghesiDocente di Storia dell’Architettura presso la Facoltà di Architettura dell’Università La Sapienza di RomaIl limite della Crescita

Enrico ZaraResponsabile in Italia del Team“Energy Strategies & Building Services” - ArupStrumenti per la Progettazione e casi di studi di intervento in ambito Internazionale

Masud EsmaillouVisiting Professor presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Vama (Bulgaria)Sostenibilità e Convergenza del Sapere

Gianfranco MarinoArchitetto e Presidente TEKNEDULa riqualificazione energetica del patrimonio edilizio storico, culturale e del do.co.mo.mo.Una sfida possibile!

presenta e moderaMarco Gisotti Direttore Editoriale TEKNECO

Evento organizzatoe promosso da

in coorganizzazione con in collaborazione conSustainable Convergenceof Energy & Knowedge

con il patrocinio di 3 CFP riconosciuti per Ingegneri e Geometri

Partner editoriale TEKNECO

Speciale Klimahouse

Una storia lunga già dieci annidi Andrea Ballocchi

32

Disegnare la città del futurodi Sergio Ferraris

34

Energia

La rivolueione intelligentedi Gianluigi Torchiani

38

Dove la rete decide già tutto da soladi Gianluigi Torchiani

43

Chi scommette sul futuro e chi ancora ci sta a pensaredi Gianluigi Torchiani

44

In Italia non è ancora tempo di reti intelligentidi Gianluigi Torchiani

46

Speciale Smart Energy Expo Il senso dell’efcienea per la aieradi Andrea Ballocchi

50

Il futuro è già quidi Gianni Parti

52

Idee piene di energiadi Gianni Parti

54

Ecologia

Al mercato della pubblica amministraeionedi Veronica Caciagli e Letizia Palmisano

56

Un matrimonio di successodi Letizia Palmisano

60

Prima in Europa anche in divulgaeionedi Veronica Caciagli

61

150 miliardi di acquisti sono già “verdi”di Veronica Caciagli

62

La chiave della conosceneadi Letizia Palmisano

64

Una fera per gli acquisti verdidi Veronica Caciagli

66

Rubriche

Editoriale - di Marco Gisotti1

Shop76Internet& Apps78Libri79Aziende citate80

iCasaGreen 16Progetto - di Gianni Parti69

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Tekneco Numero 17 | 2014 54

che va dal 25% per un periodo resi-duo di 12 anni al 17% per chi è oltre 19 anni. Oppure potranno mantenere il periodo di incentivazione a 20 anni, ma rimodulando la tariffa in modo che ci sia una prima fase in cui viene ridot-ta e una seconda in cui sarà incremen-tata in pari misura. Infine, in caso di mancata scelta delle altre due opzioni, scatterà in automatico l’introduzione di 3 scaglioni di diminuzione dell’in-centivo a seconda della potenza (del 6% per gli impianti tra 200 e 500 kW, del 7% fino a 900 kW e dell’8% sopra tale soglia). In buona sostanza, come si può ca-pire, lo spalma incentivi ha un carat-tere obbligatoriamente retroattivo: entrambe le tre possibilità di scelta, infatti, vanno a modificare i contratti liberamente stipulati tra lo Stato e i soggetti privati negli scorsi anni. Mo-difiche che, senza dubbio, andranno a incidere in negativo sui business plan e sulle redditività degli investimenti. Tanto che il Parlamento, conscio dei

problemi che questa norma pone agli operatori, ha lanciato una sorta di scialuppa di salvataggio: infatti, è pre-vista la possibilità per i beneficiari di incentivi pluriennali per il fotovoltaico di cedere una quota, fino all’80%, a un “acquirente selezionato tra i primari operatori finanziari europei”. Inoltre, il Governo potrà fare “accordi con il sistema bancario per semplificare il recesso totale o parziale di beneficiari di contratti di finanziamento”. Que-ste formule, al momento, sono però vaghe e non stupisce, dunque, che l’opposizione del mondo delle rinno-vabili resti netta: assoRinnovabili, in particolare, ha deciso, insieme ad una cinquantina di grandi operatori foto-voltaici, di chiedere alla Commissione Europea l’apertura di una procedura di infrazione contro lo Stato italiano. L’obiettivo è dimostrare la violazione del Trattato sulla Carta dell’Energia, che tutela gli investimenti nei Paesi aderenti. A livello italiano, invece, si mira a ottenere la dichiarazione di in-

costituzionalità dello “spalma incen-tivi”. Insomma, lo spalma incentivi ha prodotto l’effetto di aumentare la tensione nel mondo delle rinnovabili e aperto la strada a una nuova e sfi-brante contesa giudiziaria. Si poteva ottenere lo stesso risultato (la giusta riduzione delle bollette delle PMI) in altro modo? Probabilmente l’emis-sione di bond (che avrebbero coperto per alcuni anni il peso degli incentivi) sarebbe stato un buon compromesso, ma ormai il dado è stato tratto. E la parola, ancora una volta, passa ai Tri-bunali.

Overview

opo una lunga gestazione, uno dei provvedimenti più discussi della storia del giovane settore delle rinnovabili, il cosiddetto

spalma incentivi, è stato approvato in maniera definitiva dalla Camera dei deputati all’inizio dello scorso agosto. Come noto, l’approvazione non è pia-ciuta per niente alle principali asso-ciazioni degli operatori - nonostante le modifiche introdotte - che accusano esplicitamente il Governo Renzi di essere un esecutivo dipendente dalle lobby delle fonti fossili e di trascurare le rinnovabili. Quello che però non è forse chiarissi-mo ai non addetti ai lavori è che que-sto provvedimento non interessa il fu-turo del fotovoltaico, quanto piuttosto il suo passato o, meglio, la sua recente rapida ascesa. Ancora dieci anni fa, in-fatti, il solare italiano era una tecnolo-gia tutto sommato sperimentale e ben poco diffusa, con un’influenza minima sul sistema elettrico. Questo stato di cose è cominciato a cambiare soltan-to con l’introduzione del meccanismo di incentivazione del Conto Energia, ossia il regime che ha sostenuto (at-traverso cinque diverse edizioni), tra il 2005 e il 2013, l’installazione di im-pianti fotovoltaici nel nostro Paese, tramite un sistema feed-in. In buona

sostanza, ogni kWh di solare prodot-to dai pannelli installati in quel perio-do è compensato, per vent’anni dalla connessione alla rete dell’impianto, con una tariffa aggiuntiva. Una re-munerazione che, in particolare per il secondo Conto Energia, è stata pro-babilmente eccessiva, favorendo so-prattutto l’installazione di grandi im-pianti a terra, piuttosto che le piccole installazioni residenziali o integrate della generazione distribuita. Quel che è certo è che c’è stata una ri-voluzione energetica (ad oggi 19 GW di fotovoltaico installati), che ha pro-dotto degli effetti positivi sul merca-to elettrico, dove il prezzo di Borsa è precipitato ai minimi termini e centi-naia di ore l’anno sono vendute a costo zero (proprio per l’influenza delle rin-novabili), con effetti che dovrebbero essere prima o poi benèfici anche per i consumatori finali. Nel breve termine, al contrario, il peso dell’incentivazio-ne al fotovoltaico (6,7 miliardi di euro l’anno) ha sicuramente prodotto un innalzamento delle bollette elettriche pagate da famiglie e imprese, poiché i sussidi al solare sono sostenuti da tut-ti gli utenti elettrici italiani, attraver-so la componente A3. Ecco perché, da un paio d’anni a questa parte, la pos-sibilità di un intervento del Governo

per alleggerire il peso degli incentivi era pubblicamente discussa e, dunque, in qualche modo attesa. Il modo in cui il Governo ha scelto di intervenire, però, è stato a dir poco irruento, tanto che la possibilità che gli operatori ot-tengano il blocco totale o parziale del-lo spalma incentivi da parte di Bru-xelles appare tutt’altro che remota. Ma andiamo con ordine: innanzitut-to occorre sottolineare come lo spal-ma incentivi, varato nell’ambito del decreto Competitività dello scorso 26 giugno, rappresenti la principale fonte di finanziamento del taglio del 10% delle bollette delle PMI promes-so dallo stesso decreto. Circa 12mila impianti (tutti quelli sopra i 200 kW), una percentuale pari al 2,5% di tutte le installazioni solari nazionali, sono in-teressati dal provvedimento. Ma que-sto 2,5% pesa per il 60% sulla quan-tità degli incentivi erogati (i famosi 6,7 miliardi di euro l’anno), perché si tratta, per l’appunto, degli impianti più grandi e importanti. Cosa dice la versione definitiva del provvedimen-to, ratificato dalle Camere lo scorso agosto? I proprietari dei parchi solari oltre i 200 kW avranno tre possibilità a disposizione: spalmare l’incentivo su 24 anni (invece che 20), ricalcolandolo secondo una percentuale di riduzione

di Gianluigi Torchiani

Governo debole: decideranno i tribunali?

ENERGIA: LO “SPALMAINCENTIVI”

Il provvedimento, che va a intervenire retroattivamente sugli incentivi assegnati in passato, è stato varato defnitivamente dalle amere lo scorso agosto. Adesso lo scontro si sposta nelle aule giudiziarie

LEGGIwww.tekneco.it/1701

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uando si parla e si scrive di energie rinnovabili l’atten-zione è quasi sempre con-centrata sulle tecnologie più

diffuse e, soprattutto, più note alla maggioranza delle persone comuni, ossia eolico e fotovoltaico. Eppure c’è una grande famiglia di ri-sorse rinnovabili che sinora ha fornito soltanto parzialmente il suo contribu-to alla rivoluzione energetica green: stiamo parlando delle bioenergie. Ma qualcosa potrebbe presto cambiare, grazie alla promulgazione del Piano di settore per le bioenergie, approva-to lo scorso agosto dalla Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Sta-to, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e salutato con soddisfazione dalle principali asso-ciazioni di categoria. Il Piano ha lo scopo di sintetizzare i punti di forza e debolezza delle filiere bioenerge-tiche, le strategie, gli obiettivi per il futuro, le minacce, le opportunità e i risvolti economici, nonché di definire strategie condivise e individuare pos-sibili interventi con efficaci e idonee politiche legislative, economiche e commerciali a medio e lungo termine. Il documento prende le mosse dalla situazione energetica di partenza del nostro Paese che, come l’intera Eu-ropa, è resa vulnerabile da una serie di fattori, quali la forte dipendenza da fonti fossili d’importazione (gas, petrolio e carbone), l’elevata volatili-tà del prezzo del greggio e degli altri combustibili fossili a esso collegati, l’instabilità politica e istituzionale nei Paesi esportatori (la crisi ucraina insegna). Dunque, oltre agli aspet-ti squisitamente ambientali, puntare sulle risorse rinnovabili è doveroso anche economicamente. Le bioener-gie, in particolare, possono giocare un ruolo strategico nella diversifica-zione delle fonti, ma non solo. Anche lo stretto legame con il mondo agri-colo rappresenta un valore aggiun-to, secondo quanto si può leggere nel Piano: “La produzione di energia dalle biomasse può dare un grande contributo al miglioramento delle

Nuove opportunitàper le bioenergie italiane

AL VIA IL PIANO NAZIONALE

PRIMO PIANO

di Gianluigi Torchiani

L’approvazione è arrivata lo scorso agosto dalla onferenza Stato Regioni. Il documento segnala grandi potenzialità, ma anche molti limiti Riservato agli abbonati.

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Tekneco Numero 17 | 2014 98

emergenze ambientali nel nostro Paese e dell’Europa in genere, e favo-rire lo sviluppo di un’agricoltura con-cretamente multifunzionale, ovvero che, a integrazione della produzione di alimenti, vengano attivate filiere per la produzione di energia e/o per la protezione e la tutela ambientale, utilizzando, a fini produttivi, gli scarti agricoli, i residui dell’industria agro-alimentare, i reflui agro-zootecnici, ecc”. Eppure la bioenergia, ancor più delle altre rinnovabili, può destare ti-mori e resistenze da parte della popo-lazione a causa della confusione che si genera per l’ampia varietà dei sistemi (risorse, processi e tecnologie) che la caratterizzano. La conferma arriva dall’VIII rapporto dell’Osservatorio Permanente del Nimby (Not In My BackYard), che evidenzia come in Italia nel 2012 ben 108 contestazioni (su un totale di 172 casi di progetti da fonti rinnovabili) abbiano interessato proprio gli impianti a biomasse (in-cluso il biogas). I numerosi “no” alle filiere della bioenergia, tra l’altro, col-piscono in maniera trasversale qual-siasi tipo di realizzazione, piccola o

grande che sia, integrata con il terri-torio o meno. Insomma, le bioenergie spesso spaventano le popolazioni lo-cali. Esiste sicuramente un problema di scarsa conoscenza: come osserva-vamo all’inizio, spesso manca la con-sapevolezza di come questi impianti, se realizzati seguendo i necessari cri-teri di sostenibilità, nel rispetto delle disposizioni vigenti e delle linee guida nazionali e delle relative disposizioni regionali di attuazione, possano dare un fondamentale contributo non solo a centrare gli obiettivi energetici e di contenimento delle emissioni climal-teranti stabiliti a livello nazionale ed europeo, ma anche alla valorizzazione del territorio e al rafforzamento del suo tessuto economico, produttivo e sociale. Non è però soltanto la sin-drome Nimby a frenare le potenziali-tà delle bioenergie nel nostro Paese: le ragioni sono tante e puntualmente riassunte dal Piano nazionale. Innan-zitutto il settore deve fare i conti con una limitata diffusione delle cono-scenze a livello scientifico e tecnico e una carenza di idonea progettualità di filiera a livello territoriale, in buona

sostanza con un problema di forma-zione interna. Ci sono, naturalmente, anche difficoltà di accesso al credito e scarsa disponibilità finanziaria per gli investimenti nei progetti. A livello normativo, invece, le bioenergie pa-gano la mancata attuazione (o gravi ritardi) di provvedimenti già varati negli scorsi anni, nonché la sottova-lutazione (o assenza) del comparto all’interno della programmazione energetica regionale, anche per la carenza di un quadro conoscitivo di base sufficientemente approfondito in termini di potenzialità della risor-sa e dei suoi possibili impieghi. Inol-tre, le incongruenze e le lacune nella legislazione sui rifiuti (Testo Unico Ambientale e successive modifiche e integrazioni) e sui fertilizzanti cau-sano spesso equivoci e interpretazio-ni contrastanti sulla natura di alcune biomasse residuali (es. potature del verde urbano) e/o dei prodotti finali dei processi di conversione (digestato, ecc.). Come se non bastasse, all’inter-no del settore c’è spesso una insuffi-ciente attenzione verso le opportunità offerte da nuovi sbocchi di mercato,

Oltre a presentare la situazione e a mettere in luce punti di forza e di debolezza del settore, il Piano sulle bioenergie fornisce anche molte indicazioni concrete su cosa dovreb-bero fare Governo e attori economici per restituire slancio al comparto. Molto spazio è dedicato alla necessità di armoniz-zazione del sistema normativo: la diformità di normativa in materia di autorizzazione all’esercizio di impianti nel compar-to agroenergetico tra le diverse regioni e provincie (prodotto della riforma del Titolo V della Costituzione del 2001), infatti, determina un’oggettiva disparità di trattamento e disorienta-mento tra gli operatori agricoli. Anche perché in alcune regio-ni prevale un approccio eccessivamente rigido che costituisce una barriera per l’evoluzione e la crescita sostenibile del set-tore stesso. Gli autori del Piano ritengono, perciò, necessaria una iniziativa nei confronti della Conferenza UnifRegioni afnché si adottino criteri comuni nelle norme auto-rizzative. In particolare, la richiesta è di arrivare all’adozione di misure semplifa 1 MW elettrico) nel settore del biogas e delle biomasse re-alizzati da imprenditori agricoli e soprattutto per gli impianti di produzione di biometano, in linea con quanto previsto dal DL 91/2014. Altro aspetto importante, soprattutto per superare la co-siddetta sindrome Nimby, è la modernizzazione del sistema di governance. Qui potrebbe risultare utile l’introduzione di forme efdello Stato, defnendo, in modo pii puntuale, le competen-ze di ciascuna di esse, così da ridurre i tempi per l’emana-zione dei decreti ministeriali e dei provvedimenti analoghi. Altrettanto importante sarebbe il coinvolgimento, mediante l’attivazione del processo partecipativo e condiviso, delle po-polazioni locali nelle scelte che riguardano gli insediamenti energetici con l’introduzione, sulla base dell’esperienza dei Paesi nordeuropei, dell’istituto del “dibattito pubblico”. Par-lando poi di bionergie è impossibile non guardare a quello che sta succedendo all’agricoltura nazionale: in Italia risulta che, negli ultimi 40 anni, la SAU (superfè ridotta del 28%, passando da 18 a 13 milioni di ettari. Consi-derato che il fenomeno continua ancora, il suggerimento che arriva dal Piano è di localizzare con precisione le aree a minor potenziale produttivo per l’agricoltura, non vocate alle produ-zioni di qualità, nell’ottica di avviare l’introduzione di specifche colture energetiche per la loro riqualifcazione. In questo ambito potrebbero essere d’aiuto le esperienze già efettuate da alcune amministrazioni ed enti di ricerca e l’impiego delle banche dati dei suoli presenti presso il CRA, Ente Pubblico di Ricerca vigilato dal Mipaaf. Infbarriera economica, ossia la mancanza di fondi per gli in-vestimenti. Potrebbero essere previste azioni di sostegno al

settore nell’ambito del PSR (programmazione sviluppo rurale) nazionale per la prevenzione e la gestione dei rischi aziendali. È ritenuta, inoltre, opportuna la creazione di un fondo di ga-ranzia supportato dalla Cassa Depositi e Prestiti per gli inve-stimenti realizzati da agricoltori nei settori delle bioenergie, chimica verde ed efAnche le attività del SGFA - Società di Gestione Fondi per l’A-groalimentare - potrebbe inserirsi in questi settori, trovando soluzioni per abbassare i costi per le imprese agricole.

Le solueioni per far ripartire il comparto

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Tekneco Numero 17 | 2014 111010

NewsPRIMO PIANO

Italia ha vinto la competizione dell’efficienza energetica 2014, il Solar Decathlon, che si è svol-ta quest’anno a Versailles, cosa

che dovrebbe, il condizionale è d’ob-bligo, aprire nuove prospettive per l’Italia. «RhOME for denCity, il pro-totipo che ha vinto tra venti sfidanti al mondo per bellezza architettonica, efficienza energetica, funzionamento domestico, sostenibilità e innovazione, torna adesso nella sua dimora ufficia-le a Chienes, in Provincia di Bolzano. Ma, finiti i festeggiamenti, i progetti per il futuro non possono aspettare: il momento di sfruttare l’imperdibile occasione di un palcoscenico interna-zionale è adesso», afferma l’artefice della vittoria, l’architetta Chiara To-nelli, che, grazie anche a un team mo-tivato e competente, ha raggiunto il vertice del podio. «Questa vittoria ha aperto un nuovo scenario per il nostro Paese come leader internazionale nel campo della sostenibilità e urbanizza-zione smart. RhOME è stato pensato come un appartamento di un edificio pluripiano, la sua fruibilità è quindi, oggi, legata agli investitori privati o pubblici, orientati, possibilmente, più verso il social housing che non verso l’immobiliare generico», continua la Tonelli, secondo la quale l’applicazio-ne delle buone pratiche “campionesse del mondo” dovrebbe essere fatta a Roma e più precisamente nella pe-riferia della Capitale di Tor Fiscale, sulla quale è stata “tarata” RhOME, una zona che necessita di una radica-le opera di rigenerazione urbana. «Il

processo per realizzare la rigenera-zione urbana prefigurata dal nostro prototipo vincente è certamente im-pegnativo, ma non impossibile. - pro-segue la Tonelli - E di recente, assie-me al Team RhOME dell’Università di Roma Tre, ci siamo goduti la “Car-ta di Merito” conferitaci dal Presiden-te della Regione Lazio, Nicola Zin-garetti. Stiamo, inoltre, coordinando un programma di grande rilevanza scientifica e tecnologica, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri per lo scambio bilaterale con l’Argentina, Paese in cui vorremmo esportare, ria-dattandole, le tecnologie di RhOME, come soluzione dei problemi abitativi nelle realtà informali locali, le Villas, ovvero le favelas argentine». L’architetta. Tonelli punta ancora più in alto: portare il Solar Decathlon in Italia nel 2018, facendo sottoscrivere all’Unione Europea un accordo con il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, titolare della manifesta-zione, con il quale organizzare Solar

Decathlon in Europa e far svolgere la prima edizione in Italia. Il nostro Paese potrebbe sfruttare il fatto di es-sere sia il vincitore dell’edizione 2014, sia il fatto di detenere per questo se-mestre la presidenza dell’Unione Eu-ropea. Si tratterebbe di un’occasione senza precedenti e unica per la nostra industria di settore, per la ricerca e per i professionisti della nuova edili-zia sostenibile, poiché avrebbero a di-sposizione una vetrina mondiale per i propri prodotti e le soluzioni tecniche. La fetta di mercato da conquistare è notevole. Stime contenute nel report “Energy Efficient Buildings: Europe” di Navigant Research - che approfon-diamo a pagina 71 - valutano in 800 miliardi di euro, entro il 2023, la spe-sa della sola Europa in beni e servizi connessi all’efficienza energetica.

di Sergio Ferraris

La vittoria di RhOMESOLAR DECATHOL 2014

È italiano il progetto di bioarchitettura che ha vinto la competizione

LEGGIwww.tekneco.it/1703

quali il biometano per i trasporti e la produzione per il mercato termico di biocombustibili solidi di qualità certificata come pellet, cippato, ecc. A tutto questo si aggiunge una notevole frammentazione e la mancanza di un efficace coordinamento dei program-mi e delle attività di ricerca e sviluppo nel settore specifico, che si traducono in una scarsa incisività e in un insuf-ficiente trasferimento, agli operatori economici potenzialmente interessati, delle innovazioni e miglioramenti tec-nologici. Insomma, c’è molto da fare e, infatti, il Piano prova a fornire del-le risposte. La più importante, come abbiamo scritto più volte in passato (vedi Tekneco numero 12), è quella della filiera corta: “La produzione di biomasse a destinazione energetica deve guardare prioritariamente, in una condizione come quella italiana, al recupero e alla valorizzazione degli scarti e residui colturali, zootecnici e della lavorazione dei prodotti agroali-mentari. In seconda istanza possono essere utilizzate le colture dedicate, evitando in ogni caso di interferire negativamente con le produzioni ali-mentari e ottimizzando la gestione del patrimonio boschivo ampiamente sottoutilizzato” si legge nel documen-

to. In buona sostanza, vista anche la progressiva decrescita degli incentivi alla produzione di elettricità, la bio-energia deve orientarsi sempre più verso il recupero e la valorizzazione degli scarti e residui colturali, zootec-nici e della lavorazione dei prodotti agroalimentari. Tra l’altro, nel caso dei residui derivanti dalle ordinarie operazioni di taglio dei boschi, ma-nutenzione degli alvei fluviali, ecc., la loro asportazione e impiego è una soluzione efficace nella prevenzione di altri fenomeni negativi come gli incendi, il deflusso incontrollato delle acque nei reticoli idrografici, ecc. Ol-tre alla filiera corta, è sempre auspi-cata, quando tecnicamente fattibile, la produzione di biometano da destinare ai trasporti. Quest’ultima rappresenta forse la famiglia di bioenergie che più incontra il favore del Piano nazionale, perché ritenuta capace di ridurre la storica dipendenza nazionale dal gas naturale di importazione e aiutare l’I-talia a ottemperare agli obblighi eu-ropei in materia di energie rinnovabili nei trasporti.

LEGGIwww.tekneco.it/1702

Alla bioenergia non manca un sostegno a livello europeo: la nuova Politica Agricola Comune (PAC) per il periodo 2014-2020 non si pronuncia espressamente sul tema ma, tuttavia, presenta opportunità per lo sviluppo di fliere bioenergetiche, in quanto vincola gli aiuti economici da desti-nare agli agricoltori allo svolgimento di “pratiche verdi” (mantenimento di prati e pascoli permanenti, istitu-zione di aree di interesse ecologico, ecc.) benefche per l’ambiente e per il clima (greening). È previsto, esplici-tamente, che gli Stati membri possa-no optare, con impegni nello sviluppo rurale, per delle “pratiche equivalen-ti” a quelle pii propriamente “verdi”, a condizione che queste assicurino ricadute in termini di qualità dell’ac-qua e del suolo, biodiversità, preser-vazione del paesaggio, mitigazione dei cambiamenti climatici. Di conse-guenza, sarà probabilmente possibile inserire tra le “pratiche equivalenti” lo sviluppo di alcune colture dedicate da destinare alla produzione di ener-gia e/o biocombustibili, ovviamente compatibili con la funzione primaria del sistema agricolo, insieme all’at-tivazione di fliere bioenergetiche basate sul recupero di biomasse resi-duali a seguito degli interventi di ma-nutenzione delle formazioni vegetali spontanee.

Dalla Pac un aiuto indiretto alle bioenergie

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Tekneco Numero 17 | 2014 1312

i può essere ottimisti sul fu-turo delle energie rinnovabili, che sono destinate a correre a un buon ritmo nei prossimi 15

anni, non solo in Europa, ma anche nei Paesi emergenti. La previsione ar-riva da una fonte abbastanza neutra, ossia Bloomberg New Energy Finan-ce, la società dedicata alle energie rin-novabili della famosa agenzia finan-ziaria americana. L’ottimismo deriva, soprattutto, dalle stime sugli investi-menti: da qui al 2030 le energie verdi dovrebbero riuscire a intercettare ben due terzi dei 7.700 miliardi di dollari di investimenti globali nell’elettrici-tà. Per la precisione, si tratta di circa 5.100 miliardi di dollari di investi-menti complessivi, che saranno desti-nati alle fonti rinnovabili (idroelettri-co tradizionale compreso). La grande maggioranza (2.500 miliardi) saranno assorbiti dall’Asia, a seguire Europa (967 miliardi), Americhe (816 mi-liardi) e l’area Medio Oriente-Africa (818 miliardi). Cosa produrrà questo

gigantesco sforzo finanziario? Blo-omberg prevede che saranno messi in funzione entro il 2030 circa 4.000 GW di impianti alimentati a fonti pulite, mentre nello stesso intervallo tempo-rale le diverse risorse fossili (carbone, gas e centrali a olio combustibile) non andranno oltre i 1.073 GW. Tanto che la quota delle risorse tradizionali nella produzione mondiale di energia elettrica è destinata a passare dal 64% del 2012 al 44% del 2030. Le vere e proprie energie alternative, eolico e fotovoltaico, al contrario, peseranno per circa il 16% della potenza instal-lata mondiale (contro l’appena 3% di fine 2012). A livello europeo, a dispet-to delle polemiche attuali che interes-sano il varo degli obiettivi europei al 2030 in materia di energia e ambien-te, lo studio Bloomberg evidenzia una situazione di netto predominio delle rinnovabili nella generazione elettri-ca, che conteranno per il 60% in ter-mini di capacità installata (rispetto al 41% attuale) e assicureranno circa

la metà del fabbisogno continentale. Saranno, dunque, connessi alla rete ben 557 GW di nuovi impianti, ma non si deve pensare tanto a un boom di grandi installazioni: al contrario, i prossimi 15 anni vedranno il trionfo in Europa della generazione distribu-ita, con il fotovoltaico residenziale che si accaparrerà la fetta maggiore degli investimenti. In effetti, la competiti-vità delle rinnovabili sarà tale (grazie alle smart grid e ai sistemi di storage) che l’unica fonte ad avere bisogno di un sistema di incentivi sarà l’eolico offshore. Percentuali importanti sa-ranno raggiunte dalle energie verdi anche in Asia, con oltre 1.700 GW di capacità costruiti entro il prossimo quindicennio. A livello di singoli Sta-ti la Cina farà la parte del leone, ma grandi progressi sono attesi anche in India (che quadruplicherà la sua capa-cità) e Giappone (chiamato a rinnova-re il proprio sistema elettrico). Al di là dei singoli Paesi e dei numeri, però, il messaggio principale che arriva dallo studio Bloomberg è un altro: le rinnovabili, al contrario dello scorso quindicennio, non avanzeranno tanto per ragioni politiche (incentivi e altre modalità di sostegni), ma per cause economiche, ossia per la loro matu-razione tecnologica e l’aumentata competitività sul mercato, grazie alla sensibile riduzione dei costi di gene-razione.

di Gianluigi Torchiani

RINNOVABILI

La competitività economica delle tecnologie verdi sarà la chiave dell’espansione, prevede Bloomberg

LEGGIwww.tekneco.it/1704

In arrivo quindici anni di investimenti e crescita

n Italia esiste soltanto un operatore del settore rinnovabili di dimensio-ni paragonabili a quelle dei gruppi internazionali, ossia Enel Green Po-

wer. Tutte le altre società sono infatti ridotte, spesso troppo, per competere con successo. In estate, però, c’è stato un importante movimento: F2i, Edi-son ed Edf Energies Nouvelles hanno stipulato un accordo che porterà alla nascita del terzo operatore nel settore delle energie rinnovabili in Italia e che controllerà circa 600 MW di capaci-tà (prevalentemente eolica) a seguito dell’accorpamento degli impianti di Edison ed Edf. L’operazione prevede la costituzione di una società in cui F2i avrà il 70% e una holding partecipata da Edison ed Edf il 30%. Edison avrà l’83% della holding, Edf il 17%. Con-testualmente verrà costituita una nuo-va società del gruppo Edf che fornirà i servizi di Operation & Maintenance. Traducendo dal complicato linguaggio finanziario, F2i, il fondo infrastruttura-le guidato da Vito Gamberale, investirà 319 milioni per avere il 70% del terzo operatore delle energie rinnovabili in Italia, acquistando il controllo delle atti-vità di Edison e di una parte di Energies Nouvelles (Edf). Può suonare strano che le utility rinunciano ai propri asset nelle rinnovabili (vista anche la crisi del termoelettrico) ma, dato l’elevato livello di indebitamento che spesso caratteriz-za questi gruppi, le attività “non core” sono quasi sempre le prime a essere cedute. Edison ritirerà, a prezzo fisso, tutta l’energia prodotta dal nuovo polo delle rinnovabili, ottimizzandola poi

con il proprio portafoglio produttivo, mentre la management company svol-gerà l’attività di O&M degli impianti, garantendone le performance tecniche e la disponibilità. F2i agirà come partner strategico e investitore istituzionale di lungo periodo, tanto che, come ha chia-rito Gamberale in un’intervista a Il Sole 24 ore, l’operazione è ritenuta soltanto il punto di partenza per creare un polo aggregante, con l’obiettivo di diventare il numero uno italiano nell’eolico. Tra i possibili target ci sarebbero gli asset italiani di E.On (328 MW) e gli impian-ti italiani che Edf controlla con l’opera-tore altoatesino Fri-El (232 MW).

di Gianluigi Torchiani

In Italia nasce un nuovo polo delle rinnovabili

ENERGIE

Il terzo operatore italiano controllerà 600 MW di capacità, soprattutto eolica

LEGGIwww.tekneco.it/1705

Conto termico:si amplia la platea dei benefciari

Il Gse ha introdotto delle novità per il Conto Termico, il sistema di incentivazione dedicato alle energie rinnovabili di piccola taglia. Il gestore dei servizi energetici ha comuni-cato che, in seguito all’entrata in vigore del decreto legislativo di attuazione della Direttiva 2012/27/UE sull’efpartire dalle domande presentate dopo il 19/7/14). In particolare, tutti i soggetti privati potranno accedere ai benefpendentemente dal fatto di essere titolari di redditi d’impresa o agrari. Nel nuovo perimetro dei soggetti ammessi sono compresi, pertanto, anche Onlus, Parrocchie, Enti ecclesiastici e di culto in genere. Il Gse ha, inoltre, precisato che l’incentivo - erogato ai sensi del D.M. 28/12/2012 - non potrà eccedere il limite del 65% delle spese sostenute, comprensive di IVA - dove essa costituisce un costo - e attestate tramite fatture e bonif

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Tekneco Numero 17 | 2014 1514

LEGGIwww.tekneco.it/1707

INVESTIMENTI

La banca delle smart cities

di Sergio Ferraris

Quanto vale l’efcienea?

GREEN BUILDING

Secondo il rapporto Energy Efficient BuildingsEurope si tratterebbe di 800 miliardi di dolalri in dieci anni

LEGGIwww.tekneco.it/1706

di Sergio Ferraris

a Francia fa sul serio con le smart cities e lo fa grazie all’a-iuto della BEI, la Banca Euro-pea degli Investimenti. L’istitu-

to bancario europeo ha, infatti, conces-so un contributo economico di 76 mi-lioni di euro per realizzare, nel centro di Rouen, due grandi eco-quartieri. Si tratta del Grand projet Seine ouest con il quale si vogliono realizzare due nuo-vi quartieri, Flaubert e Luciline, al po-sto di un vecchio polo industriale e che sarà abitato da 12.500 persone. «Sono molto lieto di firmare il primo prestito della BEI in Francia per sostenere eco-quartieri con il Métropole e la città di Rouen. - ha affermato il vicepresidente della BEI Philippe de Fontaine Vive - Questa è un’operazione fondamentale e, per di più, un grande progetto che costituisce un esempio a livello nazio-nale. È ecologico e allo stesso tempo innovativo e socialmente responsabile. Ecco come funziona l’Europa: in primo luogo, azioni concrete nel cuore delle città e regioni, preparando il futuro per le nostre generazioni più giovani». Le abitazioni avranno elevate presta-zioni ambientali, aree ricreative e an-che punti vendita e servizi che miglio-reranno l’offerta abitativa.«Questo prestito della Banca Euro-pea per gli Investimenti costituisce un doppio riconoscimento per noi e la nostra gestione sana e rigorosa che ci dà la credibilità per realizzare proget-ti su larga scala per Métropole Rouen Normandie. - ha detto Frédéric San-chez, presidente di Métropole Rouen Normandie - La BEI crede fortemen-

te e si è impegnata per lo sviluppo del-la nostra regione. Questi due grandi progetti urbani, gli eco-quartieri Flaubert e Luciline, riflettono il di-namismo del Métropole e contribui-scono a farci diventare, a pieno titolo, una delle dodici aree metropolitane di Francia». Un ruolo importate nella fattibili-tà del progetto risiede nel fatto che, avendo la BEI un rating alto AAA, si sono potute ottenere condizioni fi-nanziarie attraenti in termini di sca-denza e tassi. Secondo Yvon Robert, sindaco di Rouen, i primi abitanti po-tranno insediarsi in pochi mesi, men-tre il 50% dell’edificato sarà composto da unità abitative sociali e a prezzi accessibili. Se questo è il primo finan-ziamento per una rigenerazione urba-na, l’utilizzo dei fondi della BEI per la sostenibilità da parte della Francia è molto più ampio. Dal gennaio 2013 la Francia è riuscita ad avere dalla BEI

più di 5 miliardi di euro, con una serie di progetti concreti a livello naziona-le, regionale e locale come le smart cities, l’innovazione infrastrutturale, la rigenerazione urbana, il contrasto ai cambiamenti climatici e la valoriz-zazione e protezione dell’ambiente. «Nel campo dell’efficienza energetica la BEI ha particolarmente a cuore il concetto di “Smart city”, visto come un modello urbano ideale e di “Esco”, soggetto che può permettere un bi-lanciamento tra i vantaggi finanzia-ri e la necessità di investimenti delle amministrazioni pubbliche», ha affer-mato Andrea Tinagli, direttore Italia della BEI, specificando che sulla sola efficienza energetica l’istituto ha de-stinato 6 miliardi di euro da erogare entro il 2015.

76 milioni di euro per realizzare due “eco-quartieri” a Rouen, in Francia

uasi 800 miliardi di dollari in dieci anni. È questa la pre-visione di spesa, per quanto riguarda l’Europa, circa l’ef-

ficienza energetica che emerge dalla ricerca “Energy Efficient Buildings Europe” realizzata di recente da Na-vigant Research. Più precisamente, il mercato di prodotti e servizi riguar-danti l’efficienza energetica nel resi-denziale e nel commerciale dei 28 Sta-ti membri dell’Unione Europea, con Norvegia e Svizzera, passerà dai 56 miliardi di dollari l’anno del 2014 ai 109 miliardi di dollari del 2023, con un incremento, quindi, di quasi il 100%. I driver di questo sviluppo saranno, in primo luogo, le nuove legislazioni introdotte nell’Unione Europea che prevedono obblighi precisi circa il rendimento energetico in edilizia che si applicano alle nuove costruzioni e le migliorate tecniche di ristruttura-zione degli edifici esistenti. «La diret-tiva europea sull’efficienza energetica mira a raggiungere il 20% in termini di miglioramenti circa i consumi d’e-nergia, le emissioni di anidride carbo-nica e penetrazione delle fonti rinno-vabili. - afferma i capo degli analisti di Navigant Research, Eric Bloom - E anche se riteniamo probabile che non raggiunga gli obiettivi, è certo che giocherà un ruolo importante, insie-me alla direttiva sulle performance degli edifici, per l’espansione del mer-cato legato all’efficienza energetica in tutta Europa». Inoltre, un ruolo fondamentale lo hanno, secondo Navigant Research,

anche le tecnologie e l’innovazione a livello di servizi, che stanno mi-gliorando non poco il rapporto costi benefici a partire dal Led per l’illu-minazione, settore nel quale il prezzo si sta abbassando, mentre migliorano le prestazioni. I sistemi di building automation e controllo stanno diven-tando sempre più efficaci, consenten-do, grazie a nuove soluzioni hardware e software, ai produttori di sistemi di riscaldamento e condizionamento lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi nel campo dell’efficienza energetica. Contemporaneamente si stanno svi-luppando anche nuovi prodotti finan-ziari per il retrofit degli edifici, che consentiranno un maggiore accesso ai finanziamenti. I Paesi cardine di questa trasforma-zione saranno, secondo gli analisti, Francia, Regno Unito e Germania, «Paesi che possiedono sia un forte sostegno politico su queste questio-ni, sia aziende solide e con una buona propensione all’innovazione», si legge nel report che fa anche il punto circa le criticità di questo processo, tra le quali ci sono la mancanza di incenti-vi o la presenza di tempi di recupero dell’investimento troppo lunghi, l’in-capacità da parte del settore pubblico di gestire grandi flussi finanziari e di dare all’efficienza energetica la neces-saria priorità e la mancanza di opzioni competitive per le imprese che voglio-no affrontare il problema dei consumi energetici. Tutte barriere che, in un modo o nell’altro, sono presenti in Italia e che si dovrebbero rimuovere

velocemente per consentire alle azien-de italiane che forniscono tecnologie e servizi per l’efficienza energetica di poter contare su uno “zoccolo duro” di mercato interno sul quale poter contare sia per finanziare l’innova-zione di prodotto, sia per andare sui mercati esteri.

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L’obiettivo generale del progetto i asaGreen è di tipo informativo/formativo/didattico e di intrattenimento culturale, sui temi della sostenibilità ambientale e l’uti-lizzo di nuove tecnologie in edilizia. Il progetto mira ad accrescere la conoscenza e la consapevolezza sia dei pii giovani che dell’utente fnale, ma anche dei tecnici, verso l’ambiente costruito. Ideatori del progetto sono l’architetto Gianni Terenzi ti-tolare di EnerGia-Da srl (società che svolge attività nel campo della sostenibilità ambientale attraverso attività di progettazione architettonica, formazione, comunica-zione, format tv e gestione di progetti europei per l’Intel-ligent Energy Europe) e la dottoressa Gabriella Chiellino titolare di eEnergia srl (società che svolge attività di con-sulenza e di progettazione in ambito energetico ed am-bientale nel settore privato e pubblico, di progettazione FER e progettazione Energy Saving presso gruppi indu-striali e terziario avanzato). Lo spazio scenico permette la fruizione delle informazioni in tre modi diversi fra loro:• libera – attraverso il classico approccio da stand esposi-tivo, ma con l’utilizzo, nei pannelli informativi riguardan-ti i materiali e le aziende, di QRcode che attraverso gli smartphone rimandano a video e ai siti di riferimento;• didattica – attraverso la presentazione frontale dei materiali da parte dei tecnici delle aziende partecipanti;• intrattenimento – attraverso il talk show “iCasaGreen” utilizzando una metodologia educativa e comunicati-va, per fornire informazioni tecnico scientifche spesso troppo lontane dalla comprensione diretta degli utiliz-zatori fTematica progettuale: Building sostenibile; Bioarchitet-tura; Materiali ecosostenibili; Prodotti ecologici e ma-teriali ecocompatibili; Materiali isolanti per bioedilizia; Malte ed intonaci ecologici; Pavimenti e rivestimenti ecologici; Sistemi e componenti per bioedilizia; Impianti-stica; Domotica; CertifEfcIl progetto si articola su tre macro attività: • l’Allestimento iCasaGreen, che rappresenta lo spacca-

to di un appartamento medio, compreso il locale calda-ia, un lastrico solare coperto da tetto verde idroponico e una pensilina solare e fotovoltaica, permette, attra-verso l’uso di materiali edili naturali e riciclati, di entrare in contatto immediatamente con le possibili soluzioni ed alternative costruttive “non tradizionali” utili per una ristrutturazione green di una unità immobiliare o anche per una nuova costruzione. Con l’utilizzo di schede in-formative e di QRcode che rimandano a video o ai siti web delle aziende produttrici, l’utente potrà avere, in uno spazio circoscritto, una gamma di prodotti utili per la trasformazione della sua casa in una Casa Green; • l’Informazione/formazione da parte delle aziende nello spazio platea e zona centrale, con alle spalle lo spaccato scenografco della iCasaGreen. Le varie aziende, supportate dall’utilizzo del monitor centrale, in determinati appuntamenti programmati potranno presentare al pubblico, in maniera dettagliata, i loro prodotti che saranno integrati nell’allestimento; • l’Intrattenimento iCasaGreen, workshop formativi e comunicazione. Ogni azienda ha la possibilità di parte-cipare a workshop formativi con addetti ai lavori, inter-viste webtv, incontri One2One e molto altro. “i asaGreen” sarà anche un momento partecipativo ed interattivo che ofgiornate sul mondo della sostenibilità in edilizia, dell’eco design, della bioarchitettura, dell’efdella domotica, degli incentivi fni e migliorie energetiche all’interno delle abitazioni, ecc. Come in un vero talk show televisivo, saranno presenti fsicamente (o collegati via Skype) esperti di materiali riciclati e naturali in modo da rendere pii esaustive le spiegazioni tecniche ed in modo da poter rispondere a domande dal pubblico presente. Il momento di intratte-nimento i asaGreen, ma anche il momento formativo e di presentazione delle aziende sarà ripreso in streaming dalla web tv di Tekneco, media partner dell’evento.L’appuntamento è per Ecomondo 2014 dal 5 all’8 no-vembre alla Fiera di Rimini.

iCasaGreen arriva a Ecomondo 2014

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Rigenerazione urbana

Hoval cambia Casa. Da f韨n neenembn c eba snbcaem a a a moaal 韨 necf cm m eb cem aaalc韨 ns韨a enaalnsf cn韨ia n韨nbsnec a n enaaa m en韨cmcaceàl aa “ a a” ena mn韨n nbn c韨 aemcn韨enl 韨 a msm saecacabn ne n韨e ca ea韨en emon m韨ecocenbn m韨 ecpn韨en韨ec n acn韨ec c oaambc ena mba韨e.Ma 韨m韨 mam. a a moaa è ca bc aeaem ec 韨a ebneea maaammbaicm韨n m韨 韨 韨newmbk ec pabe韨nb q aacf aec pnb aa bnaaciiaicm韨n ec q n em aemcicm m ms韨m: m eb cbn c韨 aa n A a韨 hn necf c 韨m韨 bn cen韨icaac. Pm caem eneenbn ca 韨m ebm pbnicm m paebcem韨cm ec n pnbcn韨in a ec pm cicm韨n ec e eec mambm hn ombba韨韨m ns cbn ca 韨m ebm n nepcm. Lm pm caem sabn mn韨n n onam nen韨en pbmpbcm pnb hé am ammcaem pnbcen韨eaem pnb m韨aaen韨en m韨 q n em pbmsneem. Scaem m韨oc韨ec ec pmenb faemcem - q naam c韨e ebcaan - c韨 c p 韨ecaem a bnabn 韨 eab hcm en ec韨aem aaan “I韨e ebcn c韨 aa n A“.

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Tekneco Numero 17 | 2014 2120

a sete di suolo delle città, che non può essere soddisfatta sem-plicemente allargandosi verso l’esterno, visto che esistono dei

limiti fisiologici all’espansione, ha introdotto da alcuni anni una nuova logica di pensare l’urbanistica, ossia quella della rigenerazione urbana. Si tratta non di una pratica specifica, bensì di un insieme di pratiche con le quali si vuole, fondamentalmente, dare una sistematizzazione a ciò che in realtà si è fatto per anni, ossia, il riutilizzo di pezzi della città. Ci sono, però, delle differenze sostanziali ri-spetto a ciò che si faceva alcuni de-cenni addietro. La rigenerazione, in-fatti, potremmo definirla un parente stretto, sotto il profilo ecologico, del riuso e del riciclo dei rifiuti. Infatti, si tratta di riutilizzare risorse già sfrut-tate, e in particolare il suolo, senza comprometterne di nuove, anzi spo-stando l’ago della bilancia magari verso attività più sostenibili, come il verde e gli orti urbani. Il tutto, naturalmente, accompagnandosi ai cambiamenti sociali ed economici in corso. Il processo, come tutti i pro-

cessi urbanistici, è complesso poiché oggi i cittadini non sono più dispo-sti a subire scelte imposte dall’alto, per cui è necessario pensare a nuove sinergie partecipate tra il pubblico, con la sua funzione di regolatore, il privato, che è necessario per supplire alla mancanza di fondi del pubblico e il “sociale”, che determina il successo, o l’insuccesso, delle operazioni urba-nistiche. Tutta la partita è legata agli aspetti energetici e alla mobilità, che deve essere sostenibile, pena la congestio-ne perenne. Due aspetti fino a pochi anni fa marginali, specialmente in Italia, ma che ora sono due punti car-dine fondamentali. Senza contare ciò che dobbiamo aspettarci dalla sempre maggiore interazione che si sviluppe-rà con la cosiddetta “internet of the things” che sarà applicata sia dentro, sia fuori casa all’interno della logica che dovrebbe portare alle “smart ci-ties” che per ora si iniziano a intrave-dere solo sotto l’aspetto energetico, vista la complessità d’approccio delle altre discipline coinvolte.Circa la complessità della rigenera-

zione, bisogna anche stare attenti agli effetti imprevisti dei quali la sto-ria della pianificazione urbanistica, nel nostro Paese, è piena. Non sono state ancora sanate, infatti, quelle che ormai sono considerate delle vere e proprie ferite sul territorio nate, for-se con le migliori intenzioni, negli anni Settanta. Interventi come quel-li di Corviale e Tor Bella Monaca a Roma, come le Vele di Scampia, San Polo a Brescia, sono solo alcuni de-gli esempi di “rigenerazione urbana” mancata che avrebbero voluto sanare le piaghe lasciate dall’abusivismo di necessità del dopoguerra e ne hanno, invece, aperte altre, assieme alle qua-li ci sono le grandi speculazioni edili-zie degli anni Settanta e Ottanta che nella maggior parte dei casi si sono rivelate essere delle altre voragini aperte sul fronte urbanistico.Oggi in Italia, e anche in altre par-ti d’Europa, ci si trova di fronte a quartieri, nei quali vivono decine di migliaia di persone, caratterizzati da scarsi servizi, sia sociali, sia relativi alla mobilità - privata e collettiva - estremamente energivori che sono

di Sergio Ferraris

Riciclo e riuso delle cittàCOME CAMBIERÀ IL PAESAGGIO CITTADINO

Edilieia Bio | Rigenerazione urbana

Non più nuovi quartieri ma la riqualifsociale, dell’esistente. Secondo “Il Piano nazionale per la rigenerazione urbana sostenibile” del Consiglio Nazionale degli Architetti, è ormai caduto il tabù per cui non si poteva abbattere niente, nemmeno le brutture del passato

complicati anche solo nell’approccio, visto che il Bel Paese è caratterizzato da un’estrema parcellizzazione della proprietà immobiliare, dovuta anche all’irresponsabile dismissione degli immobili pubblici residenziali degli anni scorsi, con un 78,2 per cento delle famiglie che vive in case di pro-prietà. Si tratta di un dato che rende molto complicato qualsiasi processo complessivo di rigenerazione urbana che veda ipotesi radicali, però risolu-tive, come quelle legate all’abbatti-mento e ricostruzione. Una soluzione a ciò la si trova, o me-glio la si troverebbe, nel documento “Il Piano nazionale per la rigenera-zione urbana sostenibile” redatto nel 2012 dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) che, a pro-posito della pratica della demolizione e ricostruzione, afferma: «Occorre, da parte di tutti, superare il tabù della demolizione e ricostruzione. I costi

per rimettere a nuovo edifici non adegua-ti al rischio sismico sono più alti di una ricostruzione vera e propria. Conviene ab-

battere qualche muro, cancellando così anche i nefasti risultati della pia-nificazione scorretta degli anni Ses-santa, realizzando contestualmente scuole, asili, negozi e centri culturali» e il Piano continua citando l’esempio della Francia e delle sue “banlieues” che furono “date alle fiamme” duran-te la rivolta del 2005, dove è stata avviata una politica nazionale deno-minata di “rinascimento urbano”, at-traverso una legge nazionale e un’A-genzia specifica: l’ANRU, Agence Nationale pour la Renovation Urbai-ne. E nel giro di quasi dieci anni sono parecchi i “grands ensembles” degli anni ‘60 e ‘70 che sono stati demoliti e ricostruiti grazie all’opera dell’A-genzia. «Per garantire la possibilità d’interventi sostitutivi, demolendo e ricostruendo non necessariamen-

<< onviene abbatterequalche muro, cancellando così anche i nefasti risultati della pianifdegli anni Sessanta>>.

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Tekneco Numero 17 | 2014 2322

te sullo stesso sedime, si deve su-perare l’approccio espropriativo, non sostenibile dalla Pubblica Ammini-strazione nelle operazioni di trasfor-mazione urbana, affiancando ai prin-cipi perequativi quelli compensativi. - prosegue il CNAPPC - Si può così caricare sugli operatori privati l’o-nere della realizzazione delle opere di urbanizzazione, permettendo al soggetto pubblico l’acquisizione dei suoli e/o di altre risorse, in cambio di diritti edificatori economicamente “equivalenti” da localizzare su aree appositamente preposte allo scopo o di immobili di proprietà degli enti locali».Ora, in un Paese dove le varie agen-zie sono in realtà delle agenzie di col-locamento e il ruolo degli enti locali è quello di favorire lo “sviluppo” con nuovi chilometri quadrati di cemen-to aggiuntivo, magari con la scusa di dare compensazioni sotto forma di cubature ai costruttori dopo aver di-chiarato come opere di pubblica utili-tà stadi e porti turistici, diventa com-plesso pensare di mettere in campo modelli simili a quelli d’oltralpe, ma qualcosa si può fare. Una grande leva di sviluppo della rigenerazione ur-bana in realtà deriva da un Tallone d’Achille del nostro Paese: l’elevato rischio sismico. L’obbligo, e si dovrebbe parlare d’ob-bligo perché quello del rischio sismi-co è un’emergenza nazionale, della ristrutturazione antisismica di tutti gli edifici, potrebbe essere un vero grimaldello per iniziare un percorso serio sulla rigenerazione urbana, che deve essere realizzata, però, attraver-so una robusta indagine sociologica che stia alla base della progettazione urbanistica e architettonica, cosa che in Italia è completamente assente. Un caso esemplare è quello dell’in-tervento “Giustiniano Imperatore” a Roma dove era prevista la sosti-tuzione edilizia di edifici realizzati nell’immediato dopoguerra e afflitti da gravi problemi di stabilità. L’intervento è stata una vera occa-sione persa perché il progetto è sta-to calato dall’alto senza che ci fosse

stata un’indagine sociologica e che si ipotizzasse un percorso partecipa-to con i cittadini. Eppure gli ingre-dienti per realizzare un ecoquartiere nello stile di Vauban a Friburgo c’e-rano tutti. Grandi spazi non edifica-ti, dimensioni piccole utili per una pedonalizzazione spinta, prossimità della metropolitana e un vivace tes-

suto sociale non degrada-to. La convin-zione che fos-se sufficiente un buon pro-getto archi-tettonico e un premio di

cubatura del 30% per i costruttori per determinare il successo non era, e non è, assolutamente sufficiente, poiché è mancata la mano pubblica in quello che sarebbe il suo ruolo fondamentale: guidare le scelte de-gli stakeholder in maniera paritaria. È fallito persino il processo di gen-trificazione (vedi box a lato) e gli unici stabili realizzati del progetto sono quelli sostitutivi degli edifici abbattuti per l’impossibilità del re-cupero, mentre tutti gli altri hanno scelto il consolidamento delle fon-dazioni.

Così ora convivono i pochi nuovi edi-fici con quelli vecchi, con un tessu-to metropolitano non rinnovato e si è persa l’occasione di realizzare un esperimento urbanistico di prim’or-dine a ridosso del cuore della Città Eterna. Solo ed esclusivamente per un approccio che non ha tenuto con-to degli elementi sociali che sono fondamentali, al pari di quelli archi-tettonici, urbanistici, edilizi e tecno-logici, nel determinare il successo, o l’insuccesso, di un qualsiasi progetto di rigenerazione urbana.

Edilieia Bio | Rigenerazione urbana

Una grande levadi sviluppo della rigene-razione urbana in realtà deriva da un Talloned’Achille del nostro Paese: l’elevato rischio sismico.

78,2%le famiglie italiane che vivono in case

di proprietà

Nel coro pressoché unanime di “glorifcazione” della rigenerazione urbana ci sono voci discordanti. Una di queste è quella del docente di Sociologia e Programmazione Urbana della London School of Economic, David Madden, che sul giornale britannico The Guardian ha pubblicato un lungo articolo sulla rigenerazione urbana e sulla gentriftermine coniato nel 1964 dalla sociologa inglese Ruth Glass per riassumere, in una sola parola, i cambiamenti fun quartiere di Londra che seguirono all’insediamento massiccio della classe media. Si tratta di un processo complesso che la sociologa britannica defnì come un insieme di processi che comporta un miglioramento fcon il cambiamento da afdella popolazione operaia con la classe media. In questa chiave Madden afurbana” risiederebbero nella fche la povertà viene spostata altrove». Si tratta del fenomeno al quale stiamo assistendo oggi in Italia, solo che al posto della classe operaia è la classe media impoverita dalla crisi a essere espulsa dai centri storici e dalle zone a

ridosso, sostituita o dalla classe ricca alla ricerca di immobili di lusso come investimenti - in questo senso, per esempio, è bene ricordare che i centri storici di Roma e Milano non hanno subito, nonostante la crisi, fimmobiliari - oppure dalle attività commerciali e dal terziario. E la gentrifmercato immobiliare, senza una guida “politica”. «Un argomento che i cultori della rigenerazione urbana/gentrifè il fatto che coloro che sono “fortunati” nell’abitare in questi quartieri sono anche in grado di orientare le priorità degli enti locali e l’utilizzo del suolo secondo i loro bisogni, a scapito dei vicini pii poveri e bisognosi». Ecco, quindi, che si spiegano alcune scelte che vanno in direzione opposta alla sostenibilità. In un quartiere “rigenerato” in Italia si pensa di pii alla dotazione di parcheggi che a quella di trasposto pubblico e di aree verdi, alla possibilità di fruire di servizi privati, come quelli legati ai centri commerciali che a quelli pubblici, come biblioteche, ludoteche e centri per anziani, mentre anche la logistica della socialità viene demandata ai “non luoghi” di Marc Augé, contrapposti a piazze, strade e vicoli.

Attenti alla “gentrif

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LEGGIwww.tekneco.it/1708

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Tekneco Numero 17 | 2014 2524

i chiama “deep retrofit” ed è l’ultima frontiera dell’efficien-tamento energetico che pro-mette soluzioni di grande por-

tata. Si tratta di una logica integrata, più che di una tecnologia, che guarda all’edificio in maniera complessiva, mettendone in stretta relazione tutte le interazioni e che utilizza le tecno-logie come se fossero i singoli musi-cisti di un’orchestra, coordinando i vari know how di progettazione e in-tegrandoli. «Generalmente in Ame-rica diciamo che il deep retrofit lo si comprende quando lo si vede. - dice Victor Olgyay, analista del Rocky Mountain Institute, il think tank sta-tunitense sulla sostenibilità fondato e diretto da Amory Lovins - Tecni-camente si definiscono così i proget-ti che abbiano almeno il 50% di ri-sparmio energetico, dove i risparmi siano realmente consistenti. Risul-tati che richiedono un know-how di progettazione integrata non banale, dove si colgano tutte le opportuni-tà di intervento». Questo risparmio deve essere realizzato con costi che consentano agli edifici “trattati” di

rimanere competitivi sul mercato im-mobiliare. Sfida non indifferente. La sfida sulla quale il Rocky Mountain Institute si è misurato è quella che ha coinvolto l’edificio simbolo degli Stati Uniti: l’Empire State Building. La ristrutturazione dell’edificio, che è del 1931 ed è alto 443 metri, è co-stata complessivamente 550 milioni di dollari, dei quali 120 sono stati in-vestiti sull’efficientamento, cosa che è valsa all’Empire State Building il massimo riconoscimento della cer-tificazione Leadership in Energy and Environmental Design (LEED), facendolo ritornare al primo posto sul podio non più per l’altezza, ma per l’efficienza energetica. L’edifi-cio, infatti, è il più alto al mondo a possedere la certificazione LEED, un risultato non banale se si pensa all’età del grattacielo realizzato oltre ottant’anni fa. «L’Empire State Building è un pro-getto nato da un’opportunità colta al volo. - prosegue Olgyay - La proprie-tà, Empire State Reality Trust, era intenzionata a riqualificare il gratta-cielo. Noi siamo entrati al momento

giusto con una proposta di riqualifi-cazione radicale finalizzata a tagliare drasticamente i consumi energetici senza incidere eccessivamente sui costi. Un risultato, però, che abbiamo saputo ottenere solo guardando all’e-dificio con una prospettiva integrata. Non abbiamo semplicemente stilato una serie di misure di intervento, ma abbiamo studiato ogni intercon-nessione tra tutte le parti: come gli infissi si relazionano con il sistema di condizionamento, come funziona l’illuminazione in rapporto all’aria condizionata, ecc. Solo così abbiamo potuto ottenere risultati da record». Risultati che, oltretutto, potrebbe-ro fare scuola. La sostituzione delle 6.000 finestre dell’edificio avrebbe avuto un payback di diciassette anni

se non si fosse ragionato an-che sulle mi-nori esigenze di climatizza-zione estiva, ma interve-nendo anche su questo

aspetto il payback medio è sceso a tre anni, con un risparmio energetico del 40%. Un risultato inaspettato che ha stupito anche i progettisti. Si tratta di un’esperienza replicabile su gran-de scala in un’ottica di rigenerazione urbana. «La vera sfida è rappresentata dai grandi portafogli di edifici. - pro-segue Olgyay - Talvolta si tratta di serie di immobili simili, ma diversi per caratteristiche, come posizione, irraggiamento, struttura, altri casi hanno caratteristiche differenti per ogni edificio. Nel primo caso partia-mo da un’analisi molto dettagliata e approfondita di uno o due edifici per poi estenderla al resto del portafo-glio immobiliare, con una tolleranza di errore del 10/15%. Quando invece

gli immobili di un portafoglio sono fortemente diversi l’uno dall’altro, come nel nostro progetto della Ari-zona State University (uno dei pro-getti di riqualificazione più spinti di larga scala, N.d.R.), sappiamo che dobbiamo adottare un altro approc-cio: ci troviamo in un unico contesto climatico e con un unico proprietario, ma con tipologie di edifici molto di-versificati. Abbiamo laboratori, dor-mitori, classi. In questo caso cerchia-mo di identificare quali sono le op-portunità identiche per ogni edificio e definiamo un piano che identifichi quali tipologie di misure di efficien-tamento energetico possiamo adot-tare. Si inizia con interventi leggeri comuni per poi procedere a interven-ti complessi differenziati edificio per edificio». Un approccio di questo tipo in Italia potrebbe partire dal patrimonio pub-blico rappresentato dall’edilizia po-polare e dagli immobili della Pubbli-ca Amministrazione per estendersi anche all’edilizia privata, interessan-do interi portafogli immobiliari, con una riduzione dei costi degli inter-venti dovuti alla dimensione di scala. Solo per quanto riguarda gli immo-bili della Pubblica Amministrazione si stima una possibile riduzione del 35% sui consumi entro il 2020, con un risparmio annuo in bolletta di cir-ca due miliardi di euro. Non poco se consideriamo il fatto che la bolletta energetica del sistema Italia nel 2013 è stata di 56 miliardi di euro.

LEGGIwww.tekneco.it/1709

Edilieia Bio | Rigenerazione urbana

La ristrutturazione anche di grandissimi edifpossibile, come l’Empire State Building di New York

di Sergio Ferraris

Risparmio profondo

DEEP RETROaIT

56 mlddi € la bolletta

energetica italiana nel 2013

<<Abbiamo studiato ogni interconnessionetra tutte le parti: come gli infcon il sistema di con-dizionamento, come funziona l’illuminazione in rapporto all’ariacondizionata, ecc.>>.

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Tekneco Numero 17 | 2014 2726

quali non sarebbero necessari norme e regolamenti, ma sarebbe sufficien-te il buon senso. Così come dovrebbe essere altrettanto scontato ciò che si trova nella “Strategia locale di adatta-mento ai cambiamenti climatici della città di Bologna”, una delle poche cit-tà a essersi dotata di uno strumento simile, redatta a inizio 2014, che recita testualmente: «è necessaria la manu-tenzione dei corsi d’acqua attraverso interventi di regimazione idraulica, di ricalibratura e di pulizia degli al-vei». E il documento prosegue con altri aspetti, quali la vulnerabilità del

sistema energetico, specialmente sul fronte dell’approvvigionamento, - e qui la generazione distribuita da fon-ti rinnovabili può dare un contributo fondamentale - e, tra le altre cose, la gestione delle acque reflue «al fine di accrescere la resilienza dei centri ur-bani». Ecco che si apre un capitolo impor-tante, quanto ignorato, che è quello dell’adattamento ai cambiamenti cli-matici dell’intero ciclo delle acque. La maggiore intensità delle preci-pitazioni - legata anche all’aumento delle temperature in alta quota con il

conseguente aumento della piovosità a discapito della nevosità - impone la gestione di grandi quantità d’acqua in tempi limitati, cosa che la gestione in-tegrata del ciclo delle acque in Italia non è, nella maggior parte dei casi, in grado di fare. Le grandi quantità d’ac-qua che non possono essere assorbite da terreni impermeabilizzati dal ce-mento e l’energia cinetica dell’acqua che non viene limitata dai fiumi i cui alvei sono spesso alterati, impegnano i collettori idrici delle acque reflue cittadine - i quali ancora oggi sono progettati senza tener conto dei cam-biamenti climatici, cosa che è entrata a regime in molte altre nazioni, per una moltitudine di strutture strate-giche, dai porti alle centrali nucleari, passando per ferrovie e autostrade - danneggiandoli e mettendo fuori uso i sistemi di depurazione con conse-guenti fenomeni d’inquinamento che, nei casi più gravi, possono mettere in crisi le reti sia idriche, sia energetiche, amplificando le conseguenze già spes-so drammatiche delle inondazioni. In Italia siamo al punto di partenza. Non essendoci l’obbligo di tener con-to delle conseguenze dei cambiamenti climatici, dopotutto solo pochi anni fa il Parlamento ne negava l’esistenza, anche le nuove direzionalità urbane non ne tengono conto. Con il risul-tato di continuare a compromettere per decenni il futuro dei territori e dei cittadini.

LEGGIwww.tekneco.it/1710

Edilieia Bio | Rigenerazione urbana

n argomento che trovereste con fatica nei piani di rige-nerazione urbana italiani è quello dell’adattamento ai

cambiamenti climatici, che pure è di grande attualità. Quando arrivano sui nostri territori le cosiddette “bombe d’acqua”, che sarebbe meglio definire “tempeste tropicali” o “Monsoni” al fine di levare loro il carattere d’ecce-zionalità e di fatalità, visto che sono previste in aumento da tutti i clima-tologi, le nostre città vanno letteral-mente in ginocchio. Spesso con conse-guenze fatali per i cittadini. Sottopas-saggi che si allagano in pochi minuti, scantinati inondati dall’acqua e rapidi smottamenti urbani che si trasforma-no in colate di fango, sono solo alcuni dei fenomeni causati dall’intensificarsi delle precipitazioni sia come frequen-za, sia come intensità. Si tratta di dan-ni che, con il mancato adattamento, diventeranno molto costosi. Nella strategia per l’adattamento ai cambia-menti climatici che l’Unione europea ha presentato nell’aprile del 2013, in-fatti, si stima che investendo un euro oggi contro le inondazioni se ne ri-

sparmieranno sei in futuro, mentre il mancato adattamento da parte degli Stati membri della UE costerebbe 100 miliardi di euro al 2020 e 250 al 2050. Un costo salato che riguarda solo i danni strutturali e non quelli delle attività produttive, per non parlare di quelli sociali. Le città italiane su questo fronte sono particolarmente vulnerabili, per due motivi. Il primo è quello strutturale, poiché sono ben poche le città che hanno rispettato anche solo le logiche minime di buon senso negli ultimi decenni, edificando spesso addirittura su aree d’espan-sione fluviali deserte da secoli, oppu-re rettificando fiumi per guadagnare spazio all’edificazione sia commercia-le, sia abitativa; mentre la seconda è rappresentata dal fatto che l’Italia al 2014 non ha ancora adottato una stra-tegia nazionale d’adattamento ai cam-biamenti climatici - la consultazione pubblica lanciata nell’autunno 2013 dall’allora ministro dell’ambiente An-drea Orlando si è persa nelle secche della politica - mentre molti paesi la hanno adottata da svariati anni, la pri-ma è stata la Finlandia nel 2005, se-

guita da Francia, Olanda e Spagna nei due anni successivi. Una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici per le città deve necessariamente con-tenere prima di tutto una visione inte-grata delle politiche del territorio, te-nendo conto dei Piani di Tutela delle Acque, di quello del Dissesto Idrogra-fico, del Piano di Assetto Idrogeologi-co, con lo scopo di limitare gli utilizzi delle zone ad alta vulnerabilità. Sem-bra una cosa scontata eppure è neces-sario ribadirlo, perché oltre all’ecces-so quantitativo del consumo di suolo abbiamo anche fenomeni diffusi per i

Mentre a livello nazionale si è persa la strategia, le città lavorano per contrastare gli efetti del clima che cambia

di Sergio Ferraris

Mitigare i danni e adattarsi al futuro

CAMBIAMENTI CLIMATICI

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di Sergio Ferraris

gono trasformate in giardini pensili, trasferendo il traffico, pubblico o privato che sia, nel sottosuolo. Gli orti urbani, oggi, si sono liberati dal retaggio che in passato li con-siderava un residuo della povertà destinato essenzialmente agli an-ziani per essere inseriti all’interno di una visione più sostenibile delle metropoli, grazie sopratutto a un movimento nato dal basso in diverse città del mondo. Molte volte, infat-ti, questi orti sono gestiti in forma collettiva, condividendo e andando a “occupare” terreni pubblici, spesso degradati o destinati alla cementifi-cazione, che vengono dati in conces-sione dagli enti locali, molte volte su

pressione dei cittadini stes-si. Si tratta di un’attività che ha diverse va-lenze, prima tra tutte quel-la sociale, che però non met-

te in secondo piano quella ecologica, visto che gli ortaggi in questione sono quasi sempre coltivati senza ricorrere a pesticidi e sono molto meno energivori di quelli che si tro-vano nei punti vendita, dato che non devono ricorrere alla logistica tradi-zionale dell’ortofrutta fatta di tra-sporti e di catena del freddo. Oltre a ciò, gli orti urbani contribuiscono a una corretta gestione idrogeologica del territorio, poiché l’attività non impermeabilizza il terreno, lo con-trolla e abitua i cittadini a una cor-retta visione del territorio urbano. L’high line, invece, è un esperimento di successo della città di New York che ha “riciclato”, anziché abbatter-lo, un tratto di ferrovia sopraeleva-ta in disuso dal 1980, al di sotto del quale ci sono delle normali strade. Dopo quasi vent’anni d’abbandono, nel 1999 si costituì un’associazione di cittadini, Friends of High Line, che si opposero al ventilato abbatti-mento della ferrovia, proponendo, e anche in questo caso l’idea arriva dal basso, la riqualificazione dell’opera come parco urbano. La municipalità della Grande Mela approvò il pro-getto, affidandolo nel 2002 agli ar-chitetti Diller Scofidio+Renfro

finita l’era del verde nelle me-tropoli come un mero fatto ornamentale: la vegetazione, infatti, ora nelle città possiede

una vera e propria valenza urbani-stica e ambientale al punto che nei Paesi anglosassoni si parla di urban forestry, ossia di forestazione urba-na, per sottolineare il valore delle aree verdi in contrapposizione all’a-ridità della cementificazione. Le funzioni del verde urbano sono diverse e il loro elenco più completo in Italia si trova nel “Manuale per tecnici del verde urbano” della città di Torino. La funzione ecologico-ambientale mitiga inquinamento e degrado, introdotti sia dagli edifi-ci, sia dalle attività umane, mentre quella sanitaria, specialmente nei pressi di ospedali e case di cura, contribuisce positivamente sia sul piano fisico, per la presenza di es-senze, sia su quello psicologico alle convalescenze. Oltre a ciò, il verde ha una funzione protettiva sul fron-te del dissesto idrogeologico urbano di aree degradate e sensibili, oppure particolarmente stressate dall’im-permeabilizzazione delle aree circo-

stanti, evitando frane e smottamenti, mentre fondamentale è il loro ruolo sul fronte della funzione sociale e ricreativa così come sul fronte psi-cologico. Infine, non sono da sotto-valutare i ruoli sia didattici, nell’e-ducazione alle scienze naturali, sia quelli storici del verde urbano, os-sia quello estetico e architettonico. Sul fronte energetico la vegetazione può essere utilizzata come un vero e proprio regolatore delle condizioni bioclimatiche a costo zero. Una fac-ciata di edificio esposta a Sud può essere “circondata” da alberi ad alto fusto che in estate la ombreggiano e d’inverno consentono il passaggio dei raggi solari, mentre la creazione di piccoli boschi urbani consente di mitigare le cosiddette isole di calore, tutte tecniche che riducono i carichi energetici per la climatizzazione e il riscaldamento. Gli esempi d’applicazione del verde in contesti di rigenerazione urbana sono diversi. Si va dagli orti urbani, una pratica che si sta diffondendo a livello planetario, ai giardini verti-cali, passando per le “high line” ver-di con le quali le sopraelevate ven-

Quando le piante battono il cemento

VERDE METROPOLITANO

Edilieia Bio | Rigenerazione urbana

Non solo giardini per rendere le città più belle, ma il verde può avere un ruolo molto importante nel processo di rigenerazione urbana

Sul fronte energetico la vegetazione può essere utilizzata come un vero e proprio regolatore delle condizioni biocli-matiche a costo zero.

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e allo studio di architettura del paesaggio James Corner Field Ope-rations e i lavori cominciarono nel 2006. Risultato: dal 2009 New York ha un parco in più, sopraelevato e lineare, della lunghezza di 2,33 chilometri che batte la Statua della Libertà per numero di turisti annui che, nel 2013, sono arrivati a oltre cinque milioni. La stessa cosa vor-rebbe fare Roma, con una valenza ambientale ancora maggiore, visto che la high line capitolina dovreb-be essere realizzata sulla vecchia sopraelevata ormai dismessa tra Batteria Nomentana e la stazione Tiburtina, per un tratto di 1,7 chi-lometri. Con nove milioni di euro di fondi dall’Unione europea la high line dovrebbe sostituire il tratto di tangenziale che per oltre trent’anni ha inquinato le abitazioni che vi si affacciavano, incolpevolmente, visto che sono precedenti all’opera. Nel frattempo a Singapore si progettano addirittura i grattacieli interamen-te dedicati all’agricoltura. Una sfida magari utopica, ma che, come ogni utopia che si rispetti, in futuro po-trebbe aprire strade oggi non imma-ginabili.

Edilieia Bio | Rigenerazione urbana 9 mln di € per un parco

urbano a Roma dove oggi c’è una

sopraelevata in disuso

LEGGIwww.tekneco.it/1711

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Speciale | Klimahouse Puglia

La prima e più importante fefc

di Andrea Ballocchi

VERSO L’APPUNTAMENTO DI KLIMAHOUSE PUGLIA

Una storia lunga già dieci anni

50mila visitatori, 65mila par-tecipanti a convegni, seminari e visite guidate, 180 residenze certificate CasaClima visitate,

oltre 6000 CasaClima certificate. Con questi numeri Klimahouse festeggia i suoi primi 10 anni: una fiera che ha conosciuto un successo sempre cre-scente e che ha avuto il merito prin-cipale di credere in un’idea: l’edilizia sostenibile ed efficiente. Lo stesso presidente di Fiera Bolza-no, Gernot Rössler, a Tekneco rac-conta i presupposti che hanno dato vita alla manifestazione: «Il rispar-mio energetico, la riqualificazione e l’efficienza energetica sono i valori più preziosi da cui si è partiti e ab-biamo raccolto questa sfida in tempi non sospetti, quando si parlava re-lativamente poco di questi concetti, offrendo una piattaforma espositiva che ha dato spazio e la giusta luce a soluzioni per il risanamento edilizio e per nuove costruzioni ecosostenibi-li. L’idea è stata ben accolta, ha tro-vato il consenso degli espositori», e oggi il settore della riqualificazione energetica è imprescindibile per il fu-turo dell’intero settore edile. Di questa opinione è il direttore dell’ente fiera, Reinhold Marsoner: «Una recente statistica a livello eu-ropeo evidenzia l’ingente quantità di

case invendute. Questo insegna che per il nuovo non c’è mercato, ma ce n’è per la riqualificazione e per l’effi-cientamento energetico».La fiera ha avuto sempre ottime in-tuizioni: l’attenzione progressiva al risanamento edilizio, la formula del-la fiera itinerante e poi laboratori, consulenze gratuite di esperti a chi volesse rendere la propria casa più efficiente…Klimahouse ha avuto, soprattutto, il pregio di evidenziare enti e aziende che hanno fatto propri concetti quali l’innovazione e la ricerca, basilari per l’edilizia di oggi e di domani.Un anniversario importante, festeg-giato a Milano, dove per il suo “com-pleanno” sono intervenuti nomi cele-bri dell’architettura, che nella sosteni-bilità hanno creduto e credono, ripa-gati anche da risultati: il pensiero va a Chiara Tonelli, docente di Tecnologie dell’Architettura all’Università Roma 3 e team leader del progetto Rhome for denCity, vincitore del Solar Decat-lhon Europe 2014, ma anche a Matteo Thun e Manfred Hegger, tra i più au-torevoli architetti a livello mondiale.La formula di successo che sta alla base di Klimahouse non è solo legata al fatto di “averci visto giusto”, pun-tando su questi temi. È stata anche avere idee innovative, tra cui la for-

mula di rassegna itinerante per l’Ita-lia. Lazio, Umbria, Toscana e, fra po-chi giorni, Puglia… quale potrebbe essere la prossima destinazione? «In futuro si può pensare di andare anche in Sicilia», azzarda Rössler.E parlando sempre di futuro è pro-prio Marsoner a illustrare quali sa-ranno i temi del domani: case attive, nuovi materiali e l’importanza a un aspetto quale l’”energia grigia”, ossia la quantità di energia utilizzata da un prodotto o da un materiale durante il suo ciclo di vita.

Appuntamento dal 2 al 4 Ottobre alla Cittadella Mediter-ranea della Scienza di Bari per la terza edizione di Klimahouse Puglia, mostra-convegno dedicata all’efrisanamento in edilizia, promossa da Fiera Bolzano per il mer-cato del Sud Italia. Grazie alla collaborazione con l’Ordine degli Architetti, l’Ordine degli Ingegneri e il Collegio dei Geometri di Bari, i convegni in programma a Klimahouse Puglia consentiran-no ai professionisti di ottenere crediti formativi. 3.200 metri quadrati di esposizione, 20 eventi speciali, 70 aziende espositrici, di cui un terzo della Puglia, 20 partner locali, oltre 3.000 visitatori attesi. Questi alcuni numeri della terza edizione di Klima-house Puglia, che prende vita a seguito del successo riscontrato dalle due precedenti edizioni e grazie a una rinnovata collaborazio-ne con le associazioni di categoria e con le istituzioni pii dinamiche della Regione. Il sodalizio è stato confermato lo scorso 3 giugno a Bari in occasione dell’incontro preliminare di Fiera Bolzano con tutti i partner della manifestazione.Fiera Bolzano mantiene anche per l’edizione pugliese di Klima-house la formula collaudata di “Mostra-Convegno” che prevede un connubio tra spazi espositivi e un ricco programma di for-mazione e informazione: convegni, workshop, mostre a tema e visite guidate per “toccare con mano” costruzioni CasaClima presenti sul territorio.Informarsi e scambiare idee. Questo il concept della manifesta-zione che ofre agli operatori del settore del Centro e Sud d’Italia

l’opportunità di aggiornarsi sui pii recenti prodotti e sistemi co-struttivi, proposti dalle pii selezionate aziende del settore, che garantiscono elevati standard di risparmio energetico.In pii, il ricco programma di eventi, che prevede oltre una ventina di appuntamenti, è l’occasione ideale per l’aggiornamento professio-nale di architetti, ingegneri, geometri, operatori edili e imprese spe-cializzate in installazione. Consulenze personalizzate rivolte anche ai privati interessati a ottenere informazioni per costruire o ristrut-turare la propria casa all’insegna del risparmio in bolletta energeti-ca, del benessere abitativo, della tutela ambientale; prerogative che incidono in modo rilevante sull’incremento del valore immobiliare.“Tema conduttore della nuova edizione di Klimahouse Puglia è la ristrutturazione”, anticipa il Direttore di Fiera Bolzano, Reinhold Marsoner. “Per tutelare realmente l’ambiente, è necessario inter-venire sulle strutture già esistenti che devono essere adeguate ai nuovi canoni di sostenibilità ed efcienza energetica piuttosto che continuare a costruire ex novo”.Sulla stessa lunghezza d’onda i partner e patrocinatori della ma-nifestazione. Tra i pii importanti: Regione Puglia, Comune di Bari, Provincia di Barletta Andria e Trani, CNA Puglia, Confartigianato di Bari, Confndustria Bari e Barletta, Andria e Trani, Istituto Nazio-nale di Bioarchitettura, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Ordine degli Architetti, Pianfcatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Bari, Ordine degli Ingegneri di Bari, AIDI, Colle-gio Geometri di Bari e il Network CasaClima Puglia.

Prossima tappa: Bari

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LEGGIwww.tekneco.it/1712

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Tekneco Numero 17 | 2014 3534

Speciale | Klimahouse Puglia

Il 2 ottobre a Klimahouse Puglia un importante convegno organizzato da Teknedu e Tekneco sulle città nei Paesi mediterranei e il loro efenenrgetico. Partecipano, fra gli altri, Paolo Portoghesi, Giuseppe Longhi, Enrico Zara e Gianfranco Marino

di Sergio Ferraris

CONVEGNO

Disegnare la città del futuro

possibile sviluppare una vi-sione olistica, superando la divisione settoriale tra le di-scipline che dovranno gestire

la transizione energetica e la trasfor-mazione delle città in Smart Cities? A questo quesito una risposta organica arriva dai relatori del convegno, uti-lizzando, come collante tra la sosteni-bilità, l’efficienza e l’urbanistica, l’ap-proccio sociologico. Si tratta di una logica che da qual-che anno è presente, assieme a quella dell’ecosostenibilità, in molti proget-ti di “punta”, ma che stenta a trovare un posto stabile nell’edilizia diffusa e tradizionale. Certo la situazione sta cambiando, anche sotto la spinta di due fattori determinanti. Il primo è che, anche grazie alla crisi, una fascia sempre maggiore di utenti finali pre-sta una sempre maggiore attenzione alla componente legata al risparmio energetico, mentre il secondo è che determinato dal fatto che, grazie all’aumento delle dimensioni di scala del mercato si è imboccata la stra-da virtuosa della discesa dei prezzi di materiali e impianti per l’edilizia

sostenibile, arrivando al risultato che ormai gli extracosti dell’edilizia sostenibile sono di poche decine di euro al metro quadro. E l’approccio, anche, sociologico è fondamentale se non si vogliono ripetete “disastri” urbani come quelli di Corviale e Tor Bella Monaca a Roma, San Polo a Bre-scia e delle Vele di Scampia, solo per fare qualche esempio, d’interventi ur-banistici che hanno “mostrato la cor-da” immediatamente dopo la costru-zione e sono da rivedere in maniera radicale. «È necessario rivalutare il cambia-mento dei principi progettuali, avve-nuto a partire dalla fine degli anni ’60 grazie a Robert Solow e Jane Jacobs, con la sostituzione della priorità del capitale fisico con quella del capita-le umano per accrescerne il sapere. - afferma Giuseppe Longhi, Docente di Urbanistica presso l’Istituto Uni-versitario di Architettura di Venezia - Da questo principio discende un modello “di responsabilità sociale” nel quale il motore del progetto, sia urbano, sia architettonico, è lo svi-luppo delle risorse umane e dei loro

saperi per contrastare il tendenziale esaurimento delle risorse, sfruttando le opportunità delle nuove tecnolo-gie, le quali, basandosi su miniatu-rizzazione, immaterialità, bioticità, riducono il consumo di risorse natu-rali, sviluppandolo secondo i principi della resilienza». Il concetto di resilienza, secondo Longhi, non è univoco, nella cul-tura tecnica significa la capacità della materia di resistere a forze di cambiamento, nella cultura psicolo-gica e umanistica, invece, significa

LEGGIwww.tekneco.it/1713

la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di dare risposte organizzative e positive alle difficoltà. In questo contesto, secon-do Masud Esmaillou, Visiting Pro-fessor della Facoltà di Architettura dell’Università di Varva in Bulga-ria, sono necessarie convergenze tra energia e conoscenza in chiave di una maggiore sostenibilità. «Bisogna te-nere conto del fatto che la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura. - afferma Esmaillou - La didattica quindi deve adattarsi nel luogo dove viene insegnata: ciò che va bene per Oslo non va bene per Città del Capo e per questi motivi il nostro progetto si chiama “Sustainable Convergence of Energy & Knowledge”. Esistono convergenze sia negative, sia positive e sotto questo fronte è illuminante la ricerca pubblicata nell’ottobre 2013 da Nature nella quale si denuncia il fatto che entro il 2047 molte città sa-ranno invivibili». Anche per questa “degenerazione” dei tessuti urbani è necessaria una conoscenza interdisciplinare. «É ne-

cessario promuovere una filosofia progettuale multidisciplinare, che permetta di integrare gli aspetti di tutte le discipline fin dalla concezione dell’edificio. - afferma Enrico Zara, responsabile in Italia del team “Ener-gy Strategies & Building Services” di Arup - E per fare ciò bisogna dotarsi di strumenti efficaci per governare il processo progettuale e indirizzare le prestazioni degli edifici verso livelli di qualità sempre più elevati. In par-ticolare, elevati obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità richiedono un processo iterativo che, partendo dai principi della fisica dell’edificio, possano essere verificati con analisi e strumenti informatici». Uno degli aspetti nel quale con ogni probabilità l’Italia può sviluppare delle esperienze molto avanzate è la riqualificazione energetica delle sedi del patrimonio artistico e cultura-le. «Si tratta di un settore nel quale abbiamo praticamente “sotto mano” la possibilità di realizzare esperienze uniche che possono fare scuola nel mondo. - afferma Gianfranco Marino, architetto e Presidente di Teknedu -

Per le imprese italiane la riqualifica-zione degli edifici storici potrebbe di-ventare un biglietto da visita potente ed efficace per affrontare i mercati globali, con soluzioni e prodotti di qualità, già testati in uno dei setto-ri più complessi. Quello degli edifici storici». Efficienza energetica e sostenibilità, quindi, possono, attraverso l’incon-tro, o per meglio dire la convergenza, con le scienze umane quali la sociolo-gia, portare a ottimi risultati per la sostenibilità.

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Il punto sulle smart grid

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Tekneco Numero 17 | 2014 3938

utti quanti abbiamo visto al-meno una volta i tralicci del-la rete elettrica e, chi più chi meno, tutti abbiamo capito che

servono a trasportare l’energia sino alle nostre case. Questa visione tra-dizionale della rete di distribuzione, sostanzialmente passiva, con l’energia che viaggia in una sola direzione, da poche grandi centrali di generazione a tanti piccoli punti di consumo di-slocati presso gli utenti finali, è però destinata a essere superata, grazie all’avvento delle cosiddette smart grid. Di cui tanto si è parlato e anco-ra tanto si parlerà in futuro, non fosse altro per la terminologia inglese che alimenta sogni e anche qualche spe-ranza di troppo. Innanzitutto, è bene chiarire che le smart grid più che con l’ambiente hanno a che fare con la tec-nologia, ossia con linee, interruttori, trasformatori, flussi di potenze, elet-tronica, tanta informatica e comuni-cazione. Dunque temi scivolosi e per nulla semplici da spiegare al grande pubblico. Il concetto fondamentale da trasmettere è che lo sviluppo futuro delle smart grid (attualmente siamo

ancora in una fase iniziale e speri-mentale) dovrebbe permettere di su-perare la visione classica della rete elettrica, quella appunto dei cavi e dei tralicci che arrivano fino alla nostra presa della corrente. Non che questi elementi scompariranno, ovviamente, ma l’uso che se ne farà sarà diverso. Come chiarisce infatti l’Enea, per smart grid si deve intendere una rete elettrica in grado di integrare intelli-gentemente le azioni di tutti gli uten-ti connessi (consumatori, produtto-ri e prosumers) al fine di distribuire energia in modo efficiente, sosteni-bile, economicamente vantaggioso e sicuro. La smart grid utilizza, infatti, prodotti e servizi innovativi assieme a tecnologie intelligenti di monito-raggio, controllo, comunicazione e self-healing, al fine di facilitare la con-nessione e l’operatività di generatori elettrici eterogenei di qualunque di-mensione e tecnologia, nonché fornire ai consumatori strumenti per contri-buire a ottimizzare il funzionamento del sistema. In ultima analisi, natural-mente, le reti di nuova generazione possono ridurre significativamente

l’impatto ambientale dell’intero siste-ma elettrico, ma non si tratta certo dell’obiettivo primario, come vedre-mo. In buona sostanza, le reti elettri-che del futuro dovranno assomigliare a una sorta di “internet of Energy” in cui ogni sistema di micro generazio-ne sia connesso in rete e in grado di comunicare e ricevere dati. Ogni casa, ogni utente potrebbe divenire sia con-sumatore che produttore di energia, in un mercato aperto sia ai grandi di-stributori che ai piccoli utenti. Ci sono ovviamente delle cause che spingono la rivoluzione delle smart grid e, per-lomeno in Occidente, la più importan-te riguarda la crescita delle energie rinnovabili: negli ultimi anni il settore elettrico italiano (ma non solo) è sta-to caratterizzato dal rapido e ingente sviluppo della produzione elettrica da fonte rinnovabile, che ha raggiunto a fine 2013 il valore complessivo di 27 GW. Un boom che comporta – oltre a tanti benefici – anche dei contraccolpi per il sistema elettrico. Come scrive infatti Terna, il gestore della rete na-zionale, “in presenza di grandi quanti-tativi di potenza prodotta sul sistema

di Gianluigi Torchiani

Energia | Il punto sulle smart grid

La rivolueione intelligenteLA RETE CHE VERRÀ

Le reti elettriche intelligenti sono destinate a trasformare il sistema di trasmissione dell’energia, aprendo la porta al sogno di comunità territoriali autonome da un punto di vista energetico

L’uso delle tecnologie informatiche e di comu-nicazione (I T) è fonda-mentale, perché consente la comunicazione fra utilities e utenti fnali, abilitando le piattaforme informatiche e gli algoritmi di controllo distribuito necessari a ottimizzare l’efcienza di tuttii sistemi coinvolti.

da impianti ti-picamente non prog ramma-bili e in parte aleatori (eolico e fotovoltaico, ndr), in parti-colare nei mo-menti in cui il fabbisogno in potenza è piut-tosto basso,

risulta fondamentale poter disporre a pieno e in modo efficace di tutte le risorse di regolazione esistenti, tra le

quali gli scambi con l’estero, gli im-pianti di accumulo e strumenti di con-trollo della stessa generazione da fon-ti rinnovabili rivestono un ruolo fon-damentale per garantire l’equilibrio istantaneo di immissioni e prelievi. Si evidenziano, inoltre, fenomeni asso-ciati a rischi di frequenti congestioni e sovraccarichi su sezioni critiche della rete di trasmissione a livello zonale e locale, la cui entità e diffusione di-penderà anche dall’ulteriore sviluppo atteso nel breve-medio periodo della generazione rinnovabile, in particola-re sui sistemi interconnessi ai livelli di

tensione inferiori”. Oltre all’aumento della diffusione delle energie rinno-vabili intermittenti, ci sono, però, an-che altri fattori che spingono verso le smart grid. Già oggi, invece di limi-tarsi a servire determinate regioni, le reti vengono sempre più spesso im-piegate come canali per il commercio di elettricità su distanze sempre più lunghe. E con la spinta dell’Ue verso un mercato europeo dell’energia sem-pre più interconnesso, questa spinta non potrà che aumentare. Non essen-do però state concepite per rispondere a tali esigenze, le reti tradizionali

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Energia | Il punto sulle smart grid

non sono in grado di offrire presta-zioni soddisfacenti a lungo termine. Altra esigenza è quella del conteni-mento dei costi: in una rete elettrica tradizionale, i picchi nei consumi in determinati orari del giorno vengono parzialmente soddisfatti sfruttando centrali elettriche mantenute apposi-tamente in stand-by. Un simile approccio è tanto dispen-dioso quanto inefficiente, proprio come avviene quando si guida in cit-tà, dove la serie ripetuta di fermate e partenze fa consumare più carbu-rante rispetto a un tragitto su lunga distanza a velocità costante. In una rete elettrica intelligente, invece, la condivisione di dati tra utenti e for-nitori può consentire una ripartizione dell’utilizzo di energia elettrica su un periodo più lungo, abbattendo i picchi della domanda e riducendo il numero di centrali elettriche necessarie per soddisfare la richiesta. Insomma, i nu-merosi cambiamenti nel sistema elet-trico stanno rendendo imprescindibile l’evoluzione delle reti di trasmissione in ottica smart. Questo cambiamento sarà possibile grazie a una serie di tecnologie car-dine: l’applicazione di nuovi criteri di progettazione e l’impiego di materiali avanzati per le apparecchiature quali trasformatori e interruttori allo sco-po di migliorarne l’efficienza, la si-curezza e le prestazioni; la diffusione

di dispositivi elettronici per ottimiz-zare le risorse esistenti e migliorare la flessibilità della rete in caso di in-terruzioni; l’impiego di tecnologie di stoccaggio a tutti i livelli per mitigare i picchi di domanda ed estendere lo sfruttamento dell’energia prodotta a partire da fonti rinnovabili; l’utilizzo di metodi di trasmissione e distribu-zione più flessibili per bilanciare le fluttuazioni dell’approvvigionamento, aumentare l’efficienza e ottimizzare le prestazioni; l’integrazione di siste-mi di monitoraggio e controllo per prevenire interruzioni. Come si può immaginare da questo elenco, l’uso delle tecnologie informatiche e di co-municazione (ICT) è fondamentale, perché consente la comunicazione fra utilities e utenti finali, abilitando le piattaforme informatiche e gli algo-ritmi di controllo distribuito neces-sari a ottimizzare l’efficienza di tutti i sistemi coinvolti. Inoltre, le tecno-logie informatiche possono garantire un nuovo livello applicativo di servizi basati sull’energia quali smart mete-ring, soluzioni prepagate per la ven-dita di energia, portali domestici per la gestione di consumi e generazione, sistemi automatici di acquisto, accu-mulo e vendita dell’energia elettrica, soluzioni di bilanciamento della do-manda e dell’offerta di energia. Per il momento, la tecnologia simbo-lo delle smart grid, quella che sinora

ha trovato un’applicazione concreta, è senza dubbio quella degli smart me-ter, i contatori intelligenti: si tratta di un sistema di controllo basato su reti di sensori (wireless, Plc, RS485) per il monitoraggio in tempo reale dei con-

sumi, non solo di corrente, ma anche di gas e acqua. Grazie alla possibilità di interfaccia con le tecno-logie informa-tiche e di co-municazione, questi appa-recchi consen-tono di inter-venire sugli

impianti, regolando lo scambio sia di energia che di informazioni sul funzionamento dell’impianto, offren-do anche la possibilità di intervenire in caso di problematiche o guasti in modalità immediata, senza necessità di ricorrere all’intervento sul posto. Ma, soprattutto, gli smart meter sono di grande utilità nel campo dell’effi-cienza energetica perché consentono la puntuale verifica dei consumi, il pa-rametro indispensabile per dare vita a qualsiasi iniziativa di diminuzione della domanda. Il software contenuto in questi apparecchi, infatti, consente di disporre in ogni momento dei dati

sui quantitativi di energia utilizzati in qualsiasi punto della rete e possono utilizzare la capacità di interconnes-sione per orientare e dosare i flussi energetici a seconda dei momenti e dei luoghi di maggiore o minor consu-mo. L’Italia è probabilmente il Paese più avanzato al mondo per quanto ri-guarda gli smart meter elettrici, poi-ché – grazie a un forte investimento di Enel – sono installati nella maggio-ranza delle case degli italiani. Quanto poi siano effettivamente utilizzate da aziende distributrici e dagli utenti fi-nali le potenzialità di questi apparec-chi resta, però, assai dubbio. Le potenzialità delle smart grid, però, non sono solo “freddamente” tecnologiche, ma in futuro appaiono destinate a incidere profondamente nella vita delle persone. È il caso, in particolare, delle Energy Communi-ty: secondo la definizione dell’Ener-gy & Strategy Group del Politecnico di Milano. Si tratta di un insieme di utenze energetiche che decidono di effettuare scelte comuni dal punto di vista del soddisfacimento del proprio fabbisogno energetico al fine di massi-mizzare i benefici derivanti da questo approccio «collegiale», implementa-bile attraverso soluzioni di genera-zione distribuita e di gestione intel-ligente dei flussi energetici. Perché ci possa essere una Energy Community servono tecnologie che consenta-

La tecnologia simbolo delle smart grid è quella dei contatori intelligen-ti: si tratta di un sistema di controllo basato su reti di sensori per ilmonitoraggio in tempo reale dei consumi, non solo di corrente, ma an-che di gas e acqua.

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no di produrre in loco l’energia di cui necessitano le utenze energetiche all’interno dell’Energy Communi-ty, nonché di consumarla in maniera efficiente. Occorrono, naturalmente, anche sistemi informatici che permet-tano di controllare da remoto gli asset di produzione, accumulo, consumo di energia e gestire e distribuire i flus-si energetici e informativi all’inter-no. Insomma, stiamo parlando di una smart grid al servizio di una comunità territoriale.

Come è facile da immaginare, attual-mente il numero di Energy Commu-nity in Italia è piuttosto ridotto, sti-mato dal Politecnico di Milano in ap-pena 8 casi. Gli ambiti di applicazione prevalenti sono il terziario e l’indu-striale, mentre, invece, non si riscon-trano esempi esclusivamente dedicati all’ambito residenziale. Da quello che si è potuto osservare da questi limitati casi, però, appare evidente che questa formula presenti dei vantaggi econo-mici significativi. I settori industriale

e terziario, in particolare, garantisco-no i ritorni economici dall’investi-mento più interessanti (fino al 38% di IRR- Internal Rate of Return - nel caso del modello industriale). La realizzazione delle Energy Com-munity, infatti, permette di ottenere importanti riduzioni del fabbisogno energetico, mediamente pari o su-periori al 10% nei diversi modelli analizzati (con un picco oltre il 60% nel caso del residenziale). Il quadro potrebbe essere peggiorato in Italia dalle novità normative, in particolare dalle norme – contenute all’interno del discusso provvedimento spalma incentivi – che penalizzano i sistemi di produzione offgrid come Seu e Riu. In particolare, l’attribuzione degli oneri generali di sistema e di rete sull’energia elettrica consumata de-termina un rilevante impatto «ne-gativo», aumentando fino al 50% il tempo di ritorno dell’investimento. Eppure, nonostante il solito freno del legislatore nazionale, il potenziale delle Energy Community resta con-sistente: in Italia al 2030, secondo la stima dell’Energy & Strategy Group, potrebbero esserci tra le 25.000 e le 95.000 comunità energetiche auto-nome, per un controvalore economi-co nell’ordine dei 55-160 miliardi di euro. Una rivoluzione che, tra l’altro, permetterebbe di ridurre la dipenden-za energetica dall’estero di 10 miliardi di euro l’anno.

Energia | Il punto sulle smart grid

n ambito smart grid sempre più spesso si sta passando da limitati progetti pilota a sperimentazioni su vasta scala. Forse la più rilevante su scala europea è quel-

la che è stata realizzata a Bornholm, una sperduta isoletta danese nel Mar Baltico, che sta diventando il banco di prova del funzionamento della più avanzata rete elettrica intelligente d’Europa. L’obiet-tivo dell’intero progetto, costato 4 anni di lavori e 21 milioni di euro (in parte fi-nanziati dall’UE), era quello di rivoluzio-nare il modo in cui si produce e gestisce l’elettricità sull’isola, soddisfacendo più efficientemente la richiesta in base all’ef-fettiva disponibilità di generazione in un dato istante e ottimizzando i flussi di con-sumo in relazione a un prezzo ‘istantaneo’ dell’energia elettrica. In buona sostanza la smart grid di Bornholm - collegata alla rete nazionale svedese e interconnessa con l’intero sistema elettrico scandinavo - è ora in grado di decidere in tempo reale, a seconda del differenziale del prezzo sugli altri mercati, se è il momento più conve-niente per importare kilowattora a basso costo o se l’andamento dei prezzi elettrici sui mercati rende interessante esportare l’energia prodotta sull’isola, magari indu-cendo una riduzione del consumo com-plessivo delle utenze per creare questo surplus. Ma come si è arrivati a questa ar-chitettura? Agli abitanti dell’isola è stato chiesto di comunicare preventivamente il tipo di fornitura desiderata a seconda dei consumi ipotizzati e in relazione al pro-prio stile di vita (dalla temperatura negli ambienti domestici alla necessità di ricari-care veicoli elettrici). In base a queste in-formazioni è stata poi sviluppata una gri-

glia di parametri per ciascuna abitazione, tenendo conto anche delle caratteristiche di isolamento della costruzione. Successi-vamente si è passati alla fase pratica, con l’installazione di contatori intelligenti presso le abitazioni e gli esercizi com-merciali, che assicurano il monitoraggio puntuale dei consumi, ma non solo. Infatti gli smart meter ricevono ogni 5 minuti dati aggiornati del prezzo che si forma, incrociando in tempo reale la domanda e l’offerta di pacchetti di energia elettrica da produrre/consumare sull’isola. Elabo-rando queste informazioni con algoritmi che tengono conto dell’orario, del meteo e dei consumi programmati di una specifi-ca utenza, il contatore è automaticamente in grado - comunicando via wireless con una smartbox installata nell’abitazione - di attivare, spegnere l’impianto di riscal-damento o di ridurre di un paio di gradi la temperatura dell’abitazione. I risultati ottenuti sinora sono di tutto rispetto: gra-zie alla flessibilità della smart grid, oltre alla maggiore efficienza, la rete non è più esposta come prima alle criticità di una rete elettrica piuttosto debole(colpevole di 4 blackout in 10 anni). Più sperimentale, ma non per questo meno interessante, è il progetto italiano SCUOLA, acronimo di Smart Campus as Urban Open LAbs, un’iniziativa di ricerca e sviluppo che ha l’ambizione di realizzare, presso i campus universitari del Politecnico di Milano e dell’Università di Brescia, ma anche pres-so edifici pubblici e privati, una serie di di-mostratori dove verificare come le nuove tecnologie, opportunamente progettate e integrate nelle reti e nel contesto esi-stente, possano consentire l’ottenimento

di risultati come la riduzione dei consumi energetici, l’ottimizzazione della produ-zione di energia da fonte rinnovabile e dei consumi abbinati. A questo scopo si studieranno e sperimenteranno impianti fotovoltaici innovativi, con possibilità di accumulo elettrico integrato e scambio termico, su edifici all’interno di Campus universitari, della PA, e su utenze dome-stiche. Inoltre, si svilupperanno sistemi di ricarica innovativi per veicoli elettrici, in grado di interagire con i nuovi sistemi di governo della rete di distribuzione e di home energy management. Obiettivo del progetto è anche monitora-re e gestire, tramite apparati intelligenti installati in cabina secondaria, le risorse di rete, coordinando la produzione di ener-gia dagli impianti fotovoltaici innovativi, e in generale dalla generazione distribuita, e l’energia richiesta dai carichi. I risulta-ti complessivamente attesi da SCUOLA sono quelli di migliorare la gestione della rete elettrica nel suo complesso, aumen-tando la quantità di generazione distri-buita utilizzabile con profitto, con elevati livelli di sicurezza e affidabilità dell’intero sistema, così da far fronte alle nuove pro-blematiche. Sarà sperimentato anche il coinvolgimento degli utenti finali, attivi e passivi (anche “mobili”, come i veicoli elet-trici), nella vita della città tramite servizi e sistemi pubblici di connettività, accre-scendo anche una maggior consapevolez-za verso i temi di sostenibilità e favorendo comportamenti coerenti.

di Gianluigi Torchiani

Dove la rete decide già tutto da sola

MAR BALTICO

In un’isola della Danimarca è già attivo un sistema di rete intelligente in grado di ottimizzare i fussi energetici. E individuare il miglior prezzo

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Tekneco Numero 17 | 2014 4544

e è vero che siamo appena agli inizi del cammino verso le smart grid, la mole di investi-menti globali fa già una certa

impressione. Secondo gli ultimi dati disponibili, resi noti da Bloomberg New Energy Finance, nel 2013 gli investimenti nelle reti intelligenti di nuova generazione hanno raggiunto quota 14.9 miliardi di dollari, in leg-gera crescita rispetto ai 14,2 miliardi registrati nel 2012. Il dato positivo non va sottovalutato, perché è avve-nuto in un anno in cui le risorse fi-nanziarie impiegate nelle rinnovabili hanno invece segnato il passo. Inte-ressante è capire in che cosa consista-no gli investimenti nelle smart grid, visto che dietro questa parola c’è sem-pre la tentazione di ricomprendere un po’ di tutto. Ad oggi, poco meno della metà della spesa totale è assorbita dai contatori intelligenti che, però, ormai non sono più l’unica soluzione smart imple-mentata nel Pianeta. In particolare, le tecnologie di automazione della di-stribuzione – ossia quelle che servono a individuare e correggere automati-

camente gli errori e mettere a punto livelli adeguati di tensione sulla rete – hanno raggiunto quota 5,4 miliardi di dollari nel 2013. A livello geografico c’è da registrare il sorpasso della Cina ai danni degli Usa. Il gigante asiati-co ha speso ben 4,3 miliardi di dolla-ri nelle smart grid nel 2013, in gran parte destinati all’installazione di 62 milioni di smart meter, che ora sfiora-no quasi i 250 milioni di unità e sono quindi presenti in buona parte delle abitazioni cinesi. Al contrario, la spe-sa americana nelle smart grid è netta-mente rallentata, con un calo del 33% rispetto al 2012 (3,6 miliardi di dol-lari), per effetto della fine degli ulti-mi progetti di stimolo pubblici. Negli Usa, comunque, la ripresa dovrebbe arrivare già nei prossimi anni, con le smart grid che aiuteranno una mag-giore integrazione della gran mole di informazioni già oggi rese disponibili dal sistema elettrico, ad esempio per la gestione delle interruzioni, la seg-mentazione della clientela e il rileva-mento furti. Un po’ a sorpresa, invece, l’Europa, nonostante il tanto parlare sul tema, è

ancora poco concreta, tanto da essere definita da Bloomberg come “il gigan-te addormentato delle smart grid”. In effetti sul suolo del Vecchio Continen-te sono installati soltanto 55 milioni di contatori intelligenti, una buona parte dei quali in Italia, ma questo numero dovrebbe salire progressiva-mente a 180 milioni entro il 2020. Le aspettative per il futuro sono comun-que positive, perché i presupposti fon-damentali per lo sviluppo futuro delle reti intelligenti – una maggiore affi-dabilità della rete, l’integrazione delle energie rinnovabili e una migliore ge-stione della domanda – restano tutti in piedi. Lo studio di Bloomberg non fa rife-rimento all’Italia, ma una stima del-le possibili dimensioni del mercato si può ricavare da una ricerca commis-sionata da ANIE Energia al Politec-nico di Milano. Da qui al 2020 gli investimenti in soluzioni ‘smart’ per la rete nazionale oscilleranno da un minimo di 3 miliardi di euro fino a un massimo di addirittura 10 miliardi. In particolare, sulla base dei dati storici degli ultimi anni e dei piani di svi-

di Gianluigi Torchiani

Energia | Il punto sulle smart grid

Chi scommette sul futuro e chi ancora ci sta a pensare

INVESTIMENTI ASIATICI

Le necessità elettriche dei Paesi emergenti trainano la domanda di smart grid. In Europa, per il momento, c’è ancora poca concretezza

luppo rete degli operatori, lo studio quantifica in oltre 8 miliardi di euro gli interventi su Cabine Primarie e Cabine Secondarie esistenti e nelle loro nuove installazioni. Però, più che nel Vecchio Continente, che perlome-no può contare su una rete elettrica di vecchia generazione piuttosto capil-lare, le smart grid sono strettamente necessarie ai Paesi in via di sviluppo. In particolare nel Sud-Est asiatico che, per via della crescita economica, deve fare i conti con un rapido incre-mento della domanda di energia elet-trica. Entro il 2022, i Paesi del Sud-Est asiatico probabilmente avranno

un profilo di domanda di energia elet-trica simile a quello dei Paesi dell’Eu-ropa orientale e dell’America latina. Purtroppo, questa ampia regione sconta una situazione di partenza non delle migliori, con bassi livelli di elet-trificazione e un’infrastruttura di rete sottosviluppata. A tutto questo si ag-giunge anche la rivoluzione delle fon-ti pulite, che sta coinvolgendo anche questi Paesi. Per questi motivi, na-zioni come Vietnam, Thailandia, Ma-laysia, Indonesia e Filippine stanno avviando piani per implementare le tecnologie smart grid in modo diffu-so. L’istituto di analisi Pike Research

stima che gli investimenti legati a tec-nologie di trasmissione, sottostazioni e distribuzione di nuova generazione (così come i contatori intelligenti) nella regione passeranno da circa 1,9 miliardi di dollari nel 2011 a 4,5 mi-liardi di dollari nel 2020.

LEGGIwww.tekneco.it/1716

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Tekneco Numero 17 | 2014 4746

Italia non è ancora terra di smart grid, perché molti osta-coli si frappongono al sogno di comunità autonome dal punto

di vista energetico. Ne è convinto Pie-tro Colucci, amministratore delegato di Innovatec (parte del gruppo Kine-xia), società impegnata nella realiz-zazione di progetti che molto hanno a che fare con l’uso intelligente delle energie grazie alle reti di nuova ge-nerazione.

Per un operatore attivo sul merca-to come voi, cosa significa concre-tamente la parola smart grid?Smart è un termine utilizzato come suffisso per definire qualcosa di intel-ligente e innovativo, con grid ovvia-mente si fa riferimento alle reti. La smart grid, dunque, è una rete intelli-gente, ossia un sistema autonomo ba-sato sul web che, ad esempio, è in gra-do di ricevere delle informazioni me-teorologiche e attivare o meno una se-rie di impianti che la alimentano. Così un’azienda produttrice di energia, se ne produce in più rispetto al suo fab-bisogno, può cederla ad altre imprese

o famiglie del distretto energetico. Si tratta di un orizzonte su cui buona parte del mondo sta puntando, non tanto in Italia - che dispone già di una sua rete elettrica nazionale - quanto piuttosto in quei Paesi emergenti che hanno bisogno di produrre energia dove serve, proprio grazie alle smart grid. È importante sottolineare come l’energia che circola nelle reti intelli-genti può provenire da qualsiasi fonte, anche da impianti alimentati a gas o a carbone, non solo da fonti rinnovabili. Dunque, secondo lei il fenomeno delle smart grid è indipendente dall’esplosione delle rinnovabili?La nascita delle smart grid, come dicevamo, risponde a esigenze ener-getiche dei Paesi in via di sviluppo. Le energie rinnovabili, sicuramente, hanno portato una certa “necessità” del cambiamento, che ha facilitato anche gli investimenti nelle smart grid. Ossia: le fonti pulite, per essere competitive con le fossili, hanno avu-to bisogno di una consistente mole di incentivi. Questi finanziamenti hanno trascinato anche alcune risposte di

tipo tecnologico (ad esempio lo sto-rage) che costituiscono il fondamento delle reti intelligenti. Avete presentato il progetto Smart: ma, concretamente, una realtà im-prenditoriale come la vostra come pensa di fare ricavi in questo set-tore?La maggiore difficoltà nel lavorare in questa direzione è che si rischia di lottare contro i mulini a vento. Cer-tamente facciamo fatica a stare in un mercato che - essendo senza incentivi - è attraente solo per il fatto che può aiutare nella lotta al cambiamento climatico. Ma in un momento di crisi come quello attuale ciò che guida le scelte dei consumatori è il risparmio: per questo motivo, attualmente, fac-ciamo sì che le nostre proposte non siano associate tanto al concetto di smart grid quanto, piuttosto, a quello dell’efficienza energetica. In Innovatec cerchiamo di mettere a disposizione una serie di tecnologie che non solo consentano di autopro-durre energia, ma permettano anche di risparmiare in bolletta, attraverso

Energia | Il punto sulle smart grid

In Italia non è ancora tempo di reti intelligentidi Gianluigi Torchiani

INTERVISTA

Secondo Pietro Colucci, amministratore delegato di Innovatec, le smart grid hanno maggiori possibilità di sviluppo nei Paesi emergenti

LEGGIwww.tekneco.it/1717

una serie di pacchetti ad hoc. La no-stra attenzione, poi, si sta spostando dalle famiglie verso le imprese, per-ché queste ultime sono attentissime ai propri costi energetici, in un’ottica di competitività sui mercati internazio-nali. Dunque, noi andiamo dalla clien-tela corporate proponendo innanzi-tutto una elettrificazione completa

del sistema energetico, grazie a tec-nologie come le pompe di calore inte-grate con il fotovoltaico e lo storage energetico. Questo mix di prodotti è legato insieme da sistemi informatici e assicura un effettivo risparmio, in genere intorno al 50%. In più ci sono i vantaggi normativi, come i certificati bianchi e la completa deducibilità di

questi impianti sotto il profilo fiscale. Con una formula di questo tipo pen-siamo di guadagnarci.

In Italia lo sviluppo delle smart grid è adeguatamente favorito?In Italia è più difficile, anche perché il legislatore è terrorizzato all’idea che le persone diano vita a dei di-stretti energetici autonomi. Il timo-re è che alla fine nessuno paghi gli oneri di sistema, per cui il legislato-re è intervenuto con due successive normative, una peggiore dell’altra. Prima i Seu (sistemi efficienti di uten-za) sono stati ristretti soltanto a un rapporto diretto tra utente e utente, ossia un’azienda che ha un surplus di energia non può cederla a più uten-ze. La seconda norma è quella uscita con lo spalma incentivi, che prevede la tassazione sull’autoconsumo, ossia un’imposizione del 5% anche per chi non è connesso alla rete. Per questi motivi sono convinto che in Italia le smart grid non abbiano molti spazi di crescita, perlomeno nel breve periodo. In altri grandi Paesi, invece, queste tecnologie sono favorite perché sono fondamentali per risolvere i problemi dell’energia.

Secondo lei in che modo dovrebbe-ro essere finanziati gli investimenti pubblici nel settore? Come Fondazione dello sviluppo so-stenibile abbiamo avanzato una serie di proposte per un new green deal, uscendo dalla logica degli incentivi, per supportare quelle iniziative verdi che danno un contributo alla crescita del Paese, creando indotto e occupa-zione. Come si fa? Utilizzando la leva fiscale. Per un investitore il business plan è valutato al netto delle imposte, dunque è indifferente se il sostegno arriva tramite un incentivo o grazie a un risparmio fiscale.

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Tekneco Numero 17 | 2014 5150

Energia | Speciale Smart Energy Expo

efficienza energetica come tema cardine di una Fiera. Ci ha cre-duto Veronafiere in una rasse-gna di questo tipo e ha avuto

ragione, a giudicare dai dati di parte-cipazione e affluenza: 9.000 visitatori, 120 espositori alla prima edizione di Smart Energy Expo, avvenuta l’an-no scorso. Quest’anno, per la seconda edizione (8-10 ottobre), si prevede un calendario di eventi ancora più ricco, segno del progressivo interes-se che riscuote questa rassegna. Per comprendere meglio che importanza riveste l’appuntamento per l’Ente au-tonomo Fiere di Verona lo abbiamo chiesto direttamente al suo presiden-te, Ettore Riello.«Delineare il futuro energetico di un Paese è fondamentale per il suo sviluppo: attraverso Smart Energy Expo, Veronafiere si inserisce all’in-terno di un dialogo a livello interna-zionale su uno dei “temi” nei confron-ti del quale la soglia di attenzione da parte del mondo politico e industria-le è molto alta. Con Smart Energy Expo, Veronafiere intende affermarsi come punto di riferimento nel mer-cato della white-green economy, la cui crescita è destinata a proseguire fino al 2020, nel breve termine, per effetto delle direttive europee e del-la Strategia Energetica Nazionale, e fino al 2050, nel lungo termine, per effetto della roadmap dell’Unione Europea.

Che valenza assume la rassegna, alla luce dell’importanza che rive-

ste sempre più il settore a livello comunitario?«Il settore dell’efficienza energetica può partecipare in modo proattivo alla costruzione di un articolato qua-dro legislativo e regolatorio comu-nitario, nazionale e regionale e deve offrire la propria esperienza maturata sul campo per trovare una prima sin-tesi nel recente recepimento in Italia della Direttiva europea 2012/27/UE: un’opportunità, per il nostro Paese, di sviluppare la sua filiera industria-le e un approccio manageriale all’uso dell’energia da parte di aziende, enti pubblici e privati. Parte fondante del Verona Efficiency Summit, la confe-renza internazionale che inaugura la manifestazione l’8 ottobre, sarà l’ana-lisi delle roadmap europee e nazionali da parte di policy maker di assoluto livello per autorevolezza e competen-za, nonché una tavola rotonda tra i principali big player italiani ed esteri dell’industria dell’energia e dell’effi-cienza energetica».

Questo è un anno speciale per l’ef-ficienza energetica, in particolare in Italia, a livello normativo e di investimenti. Tutto questo, a suo giudizio, quanto potrà contribuire a rendere Smart Energy Expo an-

cor più un riferimento per gli ad-detti ai lavori?«Il settore dell’energia in Europa sta attraversando uno dei cambiamenti più profondi della sua storia. Smart Energy Expo punta a fare cultu-ra dell’efficienza energetica, nonché chiarezza in un settore strategico, ma ancora frammentato: da queste esigenze, principalmente, nascono i 7 eventi di avvicinamento che si sono tenuti nelle prestigiose sedi istituzio-nali italiane, come, tra le altre, il Sena-to della Repubblica, la Camera dei De-putati, il Politecnico di Milano, e il sistema dei convegni, tra cui le Ener-gy Efficiency Lectures, organizzate da ENEA ed RSE, e gli Energy Ef-ficiency Seminar, momenti formativi che nascono su proposta delle aziende o delle associazioni.»

di Andrea Ballocchi

Il senso dell’efcper la aiera

INTERVISTA

Il presidente di Veronafere evidenzia l’importanza di Smart Energy Expo, la prima rassegna dedicata all’efper il contesto feristico

Ph. E. Di Donna

LEGGIwww.tekneco.it/1718

«Smart Energy Expo è una piazza per il business: l’alto indice di gradimento da parte di espositori e operatori della scorsa edizione è la conferma di come que-sta manifestazione venga vissuta come momento fondamentale per conoscere e capire il settore». Li spiega così Giovanni Mantovani, direttore generale di Verona-fere, i riscontri lusinghieri della prima fera internazionale sull’efcica, giunta quest’anno alla seconda edizione. Una formula di successo, prosegue il dg, dovuta anche «al fatto che in fluzioni per l’efcpropongono opportunità tangibili. In questo senso Smart Energy Expo gioca un ruolo importante perché, assieme alle aziende ed alle istituzioni che la sostengono fn dalla prima edizione, ha creato un percorso che ha come principale obiettivo la cultura dell’efcienza energetica». Tra l’altro, con l’edizione 2014 sono stati fatti dei passi avanti verso l’obiettivo dell’internazionalizzazione. «Il Verona Efmento climatico a livello globale, sottolinea la sua vocazione internazionale attra-verso la presenza dei principali attori istituzionali mondiali del settore, tra i quali Li Yong, Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO), Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agenzia Inter-nazionale dell’Energia (IEA – International Energy Agency) e Marie C. Donnelly, Direttrice delle fonti energetiche nuove e rinnovabili della Direzione Generale per l’Energia della Commissione Europea», illustra Mantovani. Sempre a livello di par-tecipazione estera, la novità di questa edizione è il buyer’s club che conta diversi operatori esteri provenienti dall’area balcanica, Romania, Bulgaria, paesi dell’area mediterranea, Marocco, Turchia e Russia.

Mantovani: Ecco perché piace Smart Energy Expo

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Energia | Speciale Smart Energy Expo

di Gianni Parti

Il futuro è già quiIL PROGRAMMA 2014

ercoledì 8 ottobre via alle pol-veri per la seconda edizione dello Smart Energy Expo che anche quest’anno sarà affian-

cato dal Verona Efficiency Summit. Per chi c’è stato l’anno scoro e per chi ma-gari ha anche già sfogliato il sito inter-net (www.smartenergyexpo.net) non sarà una sorpresa scoprire che questa “fiera” è molto di più di una semplice esposizione di prodotti, ma si presenta come un vero e proprio laboratorio a cielo aperto. Una piazza, niente affat-to virtuale, dove innovazione e ricerca, strategia e politica, impresa e forma-zione si danno appuntamento per co-struire un nuovo futuro energetico. E anche se potrebbe sembrare retorico, non è esagerato dire che questa mani-festazione è la prima del suo genere nel nostro Paese.D’altronde basta dare un’occhiata al programma scientifico che, parola de-gli organizzatori, «punta a diventare un catalizzatore di scommesse impren-ditoriali da presentare nel corso del se-mestre europeo».A cominciare dall’inaugurazione con il Verona Efficiency Summit, la confe-

renza internazionale che mette a con-fronto i policy maker nazionali e inter-nazionali sul tema dell’efficienza ener-getica, assieme ai big player dell’in-dustria italiana. Al tavolo dei relatori del Summit, l’8 ottobre, tra gli altri, a parlare delle politiche globali per l’effi-cienza energetica ci sarà Maria van der Hoeven, direttore esecutivo dell’Agen-zia Internazionale dell’Energia (IEA – International Energy Agency).Il Summit, che si avvale della collabo-razione di un comitato scientifico di prestigio, si propone come un labora-torio interdisciplinare per l’innovazio-ne e come uno strumento di indirizzo volto a creare un network di alta com-petenza, nel pieno della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Eu-ropea, momento essenziale per propor-re e negoziare pacchetti legislativi sui principali dossier di policy.La sessione mattutina, presieduta da Federico Testa, neocommissario ENEA e presidente del comitato scientifico di Smart Energy Expo e del Summit, è rivolta agli scenari glo-bali del cambiamento climatico e alla definizione di un’agenda 2015-2030.

Il pomeriggio, dalle 14.45, si apri-rà, invece, un dibattito sulle proposte per l’efficienza energetica in Italia con Massimo Mucchetti, presidente della Commissione industria del Senato e Guido Bortoni, presidente dell’Autori-tà dell’energia elettrica, il gas e il siste-ma idrico.Il secondo appuntamento top è previ-sto per il 9 ottobre, quando verranno presentati i risultati degli Stati genera-li dell’efficienza energetica, la consul-tazione on line aperta fino al 25 luglio, promossa da ENEA-Agenzia nazio-nale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, per lo sviluppo di un comparto made in Italy incentrato sull’efficienza, nella prospettiva della direttiva appena re-cepita dal nostro Paese (www.statige-neraliefficienzaenergetica.it). La con-sultazione, presieduta da Alessandro Ortis, membro del comitato scientifico di Smart Energy Expo, invita aziende industriali, commerciali e di servizi, organismi di ricerca, professionisti, enti pubblici e privati, associazioni, imprese e singoli cittadini ad una di-scussione su cinque tematiche: sempli-

La rassegna è in programma da mercoledì 8 a venerdì 10 ottobre a Veronaferee un’edizione con un programma scientifeuropeo di presidenza italiana

ficazione normativa, finanziabilità dei progetti, comunicazione, formazione e dinamiche domanda/offerta.Il pomeriggio del 9 ottobre Federutili-ty lancia l’Orange Book, la prima mo-nografia ricognitiva di settore con par-ticolare riferimento alle opportunità per le utility alla luce dell’approvazione del decreto legislativo “Efficienza ener-getica” di recepimento della Direttiva Europea 2012/27/UE; mentre ENEA e AICARR presentano la Diagnosi energetica nel settore building, la ras-segna dei metodi di diagnosi energeti-ca in elaborazione presso ENEA che costituiranno i modelli di riferimento, a partire dai prossimi mesi.Novità dell’edizione 2014 è l’attenzio-ne all’efficienza energetica nell’ambito agricolo e agroforestale: da una col-laborazione con Veneto Agricoltura, l’azienda della Regione Veneto per i settori agricolo, forestale e agro-ali-mentare, nascono due convegni: il Bio-Energy Efficiency Forum (10 ottobre) e il Convegno di chiusura del proget-to europeo GR3, dal titolo “Efficien-za nell’utilizzo degli scarti nel settore agricolo” (9 ottobre).

Chiude la tre giorni sull’efficienza energetica, venerdì 10 ottobre, il Fo-rum della Cogenerazione, realizzato in collaborazione con l’Università di Pa-dova e RSE-Ricerca sul Sistema Ener-getico, al quale ha confermato la par-tecipazione Fiona Riddoch, Managing Director di Cogen Europe, e la seconda edizione del Verona Energy Manager Forum, che quest’anno avrà un respiro ancora più internazionale, in collabo-razione con FIRE-Federazione italia-na per l’uso Razionale dell’Energia. Grazie alla sinergia con le istituzioni che sostengono la manifestazione, il programma scientifico di Smart Ener-gy Expo prevede numerosi altri appun-tamenti, tra cui le Energy Efficiency Lectures, organizzate da ENEA ed RSE, tra i principali partner di settore della manifestazione. Si tratta di vere e proprie lezioni, scevre da interessi di carattere commerciale, articolate in sei percorsi tematici: la policy internazio-nale e nazionale sull’efficienza energe-tica, l’efficienza energetica nel settore residenziale e dei servizi, l’efficienza energetica nel settore dell’industria, l’efficienza energetica nel settore dei

trasporti e dell’agricoltura, lo svilup-po delle fonti rinnovabili al servizio dell’efficienza energetica e la promo-zione dell’efficienza energetica.Collateralmente alle lectures, quest’an-no verranno organizzati gli Energy Efficiency Seminar, momenti formativi che nascono su proposta delle aziende o delle associazioni, accompagnati da appositi paper tecnici che costituiran-no parte integrante del programma formativo.

LEGGIwww.tekneco.it/1719

Lo spazio forum BEEF sarà organizzato in 4 sezioni tematiche, che focalizzeranno altrettante aree strategiche relativamente alle tipo-logie di energia da biomasse pii in-teressanti per il nostro Paese.Si partirà dalle esperienze pii in-teressanti e avanzate attualmente in atto per giungere ad uno stato dell’arte pii complessivo dell’inno-vazione e alla defnizione dei punti di forza e di debolezza delle attuali proposte tecnologiche e dei conte-sti giuridico legislativi. Per ogni area tematica ci si propone di ospitare un attore o un esperto rappresentativo in Italia, e di trac-ciare un quadro di prospettiva con una particolare attenzione al punto di vista dei produttori e ai fattori di integrazione, tecnologica e reddi-tuale, tra attività agricole e produ-zione, trasferimento, fnalizzazione dell’energia prodotta.Quattro le sezioni previste: bioeta-nolo di II generazione, legno ener-gia, biogas e biometano, olio vege-tale puro.

Il BEEaBioEnergy Efc

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Ph. E. Di Donna

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Acquisti verdi

Energia | Speciale Smart Energy Expo

ella tre giorni dello Smart ener-gy Expo sono numerose le sto-rie e i protagonisti della manife-stazione che si svolge a Verona.

Eccone alcuni in attesa di scoprire, all’i-naugurazione, il resto dei soggetti (e delle idee).

GRUPPO ASIACome il nuovo polo produttivo AsjaGen nei pressi di Torino nel comune di Ri-voli, dove il Gruppo Asia, in controten-denza con la depressa economia locale, ha creato nuovi spazi per la produzione di microcogeneratori ad alta efficienza. Nello stesso polo tutte le attività, dalla ricerca e sviluppo di nuovi modelli all’as-semblaggio e collaudo, si contraddistin-guono per l’attenzione all’efficienza. L’e-nergia prodotta dai microcogeneratori nelle cabine di prova, ad esempio, viene totalmente recuperata e riutilizzata per il riscaldamento/raffrescamento dello stabilimento e per dare energia elettrica alle postazioni di lavoro.

GRUPPO INDUSTRIALE ABLa cogenerazione e la valorizzazione energetica delle rinnovabili è il punto di forza del Gruppo Industriale AB: 18 società operative e più di 500 dipenden-ti ed è l’unica realtà in grado di gestire in proprio tutto il ciclo di realizzazione di un impianto di cogenerazione: con-sulenza, progettazione, produzione, installazione e avviamento con un ser-vizio a 360°. Leader mondiale del setto-re con oltre mille impianti realizzati ed un’espansione globale che va dall’Italia alla Spagna, dalla Romania al Brasile,

dalla Germania fino al Canada. Con più di 400 clienti importanti come Amado-ri, Buitoni, Coca Cola o Mapei, tanto per dirne solo alcuni.

LOROS Cloros è oggi una Società di Servizi per la Sostenibilità, dall’efficienza energeti-ca alla responsabilità sociale d’impresa. L’idea è quella di affiancare le aziende con un servizio di consulenza, che miri a rendere il business dell’azienda efficiente e soprattutto sostenibile sia a livello am-bientale che sociale ed economico. Con due progetti in particolare in fase di rea-lizzazione: “Improvement Cooking Sto-ves Project in Maputo” grazie al quale sono stati distribuiti 15.000 piani di cottura migliorati nei quartieri di Cha-manculo C and Xipamanine di Maputo, in Mozambico, riducendo le morti per avvelenamento di gas tossici e incendi; e l’altro è il lancio del protocollo Smile-arth per la valutazione delle performan-ce aziendali, lungo un percorso di soste-nibilità che consentirà poi all’azienda di comunicare ai propri stakeholder il pro-prio impegno verso la sostenibilità.

A OTEL Acotel presenta invece nuove soluzioni, che saranno presentate in anteprima a Verona, rivolte a società multi sede o a consumo energetico medio-alto. L’a-nalisi dei dati inviati, consultabili dagli stessi utenti tramite una piattaforma online e mobile, personalizzabile con diversi widget, permette di individuare le aree aziendali che hanno un impatto maggiore sui costi; verificare compor-

tamenti anomali e perdite; individuare metodi per arrivare a risparmi imme-diati nell’ordine del 10-15%. Dall’anali-si dei dati in possesso dell’utente si pos-sono estrapolare diverse informazioni. Guardando, ad esempio, ai grafici sul rendimento di pannelli fotovoltaici si può capire quali siano gli orari di mag-giore produzione e ancora, integrando altri dati, come quelli meteo, capire quali sono i migliori benchmark di produzio-ne e quindi cosa fare per raggiungerli.

ALPIQCon un organico di 4.200 collaboratori, di cui circa 260 in Italia presenti nelle filiali di Milano e Verona, Alpiq InTec è il gruppo leader in Svizzera nell’im-piantistica per edifici. A Smart Energy Expo Alpiq si presenta con uno spazio espositivo all’insegna di concrete solu-zioni, all’avanguardia nella tecnologia e nell’efficienza energetica, progettate appositamente per il building, la mobi-lità e l’auto produzione di elettricità e calore. Nello stand troveranno spazio un innovativo impianto di cogenerazio-ne di piccole dimensioni che garantisce vantaggiosi risparmi economici e una confortevole auto elettrica da usare tutti i giorni, disposta accanto a una stazio-ne di ricarica che ripristina velocemente l’autonomia delle batterie di qualsiasi veicolo elettrico perché in grado di ga-rantire i principali standard internazio-nali.

di Gianni Parti

Idee piene di energiaINNOVAZIONE IN MOSTRA

I protagonisti della manifestazione di quest’anno portano a Verona soluzioni originali e idee fondamentali per lo sviluppo d’impresa.

LEGGIwww.tekneco.it/1720

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ai come in tempi di “spending review” comuni, province, re-gioni ed enti pubblici devono avere dimestichezza con il co-

lore verde in materia di acquisti. Bat-tute a parte, per acquisti verdi della pubblica amministrazione si intendono gli strumenti volontari di politica am-bientale per le amministrazioni locali introdotti dalla Comunità europea per incidere in chiave ecosostenibile sulla competitività del sistema produttivo. Basti pensare che i volumi di spesa an-nuali della PA per beni e servizi am-montano mediamente, a livello euro-peo, a circa il 16 - 19% del PIL pari, se-condo le stime, a circa 2 trilioni di euro.È la stessa normativa europea a de-finire “Green Public Procurement” - tradotto in italiano in Acquisti Ver-di - come “[...] l’approccio in base al quale le amministrazioni pubbliche in-tegrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incorag-giando la diffusione di tecnologie am-bientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto

possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”.Se negli ultimi decenni, infatti, si sono sviluppati movimenti di consumatori critici e consapevoli che hanno deciso di “segnalare” alle imprese, attraverso i loro acquisti, i comportamenti che approvano e quelli che condannano, l’Europa ha deciso di non essere da meno anche perché le pubbliche ammi-nistrazioni costituiscono i primi gran-di acquirenti a livello continentale. La disciplina sui GPP - attraverso la leva della domanda pubblica - punta ad in-crementare la qualità ambientale delle forniture e degli affidamenti e a razio-nalizzare la spesa pubblica con il fine di favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale, premiando le aziende che investono in ricerca e sviluppo tecno-logico, formando e diffondendo la cul-tura degli acquisti verdi.In attuazione delle disposizioni euro-pee, l’Italia si è dotata di un Piano di azione nazionale (PAN) sugli acquisti verdi che ha individuato 11 categorie di prodotti e servizi per i quali sono stati indicati i Criteri ambientali mi-

nimi (CAM) - adottati con decreto mi-nisteriale - relativi agli acquisti della pubblica amministrazione. Tali crite-ri riguardano le regole di esecuzione dell’appalto, i requisiti tecnici di carat-tere ambientale di base indispensabili per partecipare alle gare ed eventuali criteri premianti che conferiscono pun-teggi aggiuntivi grazie alle maggiori prestazioni ambientali che possono ga-rantire. Le aree merceologiche spazia-no dagli arredi all’edilizia, dai servizi urbani e al territorio a quelli energetici e continuano con l’elettronica, i pro-dotti tessili e calzature, la cancelleria, la ristorazione, i servizi di gestione degli edifici e trasporti. «I CAM, per come sono stati concepiti - spiega Pao-lo Fabbri, esperto di GPP e presidente di Punto 3 - , sono a tutti gli effetti dei “bandi tipo” che consentono agli Enti di “copiare e incollare” criteri ambien-tali nelle diverse fasi delle procedure di gara».Criteri volontari sì, ma fino ad un certo punto. «Anche se in Italia il GPP non è considerato obbligatorio, è altrettan-to vero che l’evoluzione normativa a livello europeo e nazionale negli ultimi

di Veronica Caciagli e Letizia Palmisano

Ecologia | Acquisti verdi

GREEN PUBLIC PROCUREMENT

Al mercato della pubblica amministraeione

Quando le pubbliche amministrazioni adottano un “consumo critico”e gli Acquisti verdi. Nel nostro Paese sono undici le categorie di prodotti e servizi per i quali sono indicati tutti i criteri per la loro acquisizione

anni si sta muovendo in senso opposto - ci spiega Gianluigi Tundo presiden-te di GPP Salento, associazione che fa consulenza sugli acquisti verdi in Pu-glia -, basti pensare al D.lgs 203/2003 che obbliga enti pubblici e società a prevalente capitale pubblico ad acqui-stare almeno il 30% di beni e manufatti in materiale riciclato, oppure al D.lgs. 115/2008 sull’efficienza degli usi fina-li dell’energia e i servizi energetici e al D.lgs 24/2011 sulla promozione di veicoli a basso impatto ambientale e a basso consumo». In tal senso anche Fabbri il quale sottolinea come «a pre-scindere dalla volontarietà, fare GPP significa applicare appieno il D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163, Codice dei contratti pubblici che ha recepito le Direttive co-munitarie sugli appalti pubblici (Diret-tiva 17 e 18 del 2004) ». In particolare,

all’interno del Codice, l’art. 2 stabilisce la possibilità di “subordinare il princi-pio di economicità a criteri ispirati da esigenze sociali, dalla tutela dell’am-biente e della salute e dalla promozio-ne dello sviluppo sostenibile” e l’art. 68 introduce nel nostro ordinamento l’obbligo di definire le specifiche tecni-che “ogni qualvolta sia possibile, […] in modo da tenere conto dei criteri di accessibilità per i soggetti disabili, di una progettazione adeguata per tutti gli utenti, della tutela ambientale”.

A QUISTI VERDI: I SETTORI PIÙ VIRTUOSIQuando si pensa al GPP il nostro pen-siero corre velocemente verso quello che è il settore simbolo degli acquisti verdi: la cartoleria e in particolare i consumi di carta. Sicuramente questo è un ambito in cui orientare le scelte

di acquisto è relativamente semplice, ma ci sono anche altre categorie all’a-vanguardia in termini di GPP. Ad esempio, in Italia una forte atten-zione è prestata alla ristorazione: da un’analisi realizzata sui bandi pubblici contenenti servizi di ristorazione, per un totale di circa 950 milioni messi a gara (“Indagine Ristorazione 2012”, Ecosistemi), risulta che tutti i bandi contengono alcuni criteri ambientali, anche se non sempre correttamente applicati. Tra i temi maggiormente considerati ci sono le modalità pro-duttive, l’utilizzo di stoviglie non mo-nouso, il commercio equo e solidale, la modalità di servire il pasto, bevande alla spina (per ridurre gli imballaggi), oltre al possesso di certificazioni am-bientali per i fornitori. Tra le caratte-ristiche oggetto di attenzione ci sono anche le filiere locali, attraverso cui si riesce a impattare sia sulle modalità di distribuzione, con la riduzione dei chilometri di distanza tra produzione e consumo, che sulle tecniche produt-tive, con un’attenzione al biologico, al tipico, alla qualità del prodotto. Ci sono, poi, settori che proprio

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grazie al GPP sono stati radical-mente trasformati: è il caso dell’il-luminazione pubblica, oggi trainata dai LED. Una rivoluzione settoriale partita proprio dalla domanda gene-rata mettendoli nei capitolati, e che ha portato a una diffusione delle nuove tecnologie al LED in pochissimo tem-po. Altri settori in rapida evoluzione sono quelli delle pulizie, con l’utiliz-zo di prodotti con marchio Ecolabel e sostanze meno nocive, e la manu-tenzione delle strade, con il crescente uso dell’asfalto a freddo, risparmian-do energia nella posa, e l’impiego dei pneumatici fuori uso (PFU) nel manto stradale.Tra i settori che sono più in difficoltà nell’attuazione dei GPP troviamo, in-vece, gli arredi, che potrebbero trova-re un interessante sviluppo nel pros-simo futuro con una relazione con le filiere del bosco/legno italiane; le di-vise e i tessuti, dove la filiera è di ca-rattere globale e quindi di più difficile controllo; i rifiuti, un settore comples-so; e l’edilizia, in cui ancora non sono stati redatti criteri ambientali minimi. MELPIGNANO SOUNDS GREEN

Tra le finalità delle politiche ambien-tali del GPP vi è la diffusione della cultura degli acquisti verdi all’interno della comunità, con la PA che si pone come esempio virtuoso per i cittadini, mettendo, inoltre, a disposizione una serie di strumenti per promuovere gli acquisti sostenibili. In merito al coin-volgimento del mondo imprenditoria-le, i CAM introducono spesso tra i criteri premianti la prossimità tra il fornitore e la stazione appaltante al fine di favorire il Km zero ed incenti-vare le aziende locali ad intraprendere percorsi aziendali ecosostenibili.Nel rispetto di questo spirito, a Mel-pignano (LE) - paese noto per la Not-te della Taranta - è partito un proget-to pilota di 6 mesi che si propone di andare oltre il classico piano di GPP, coinvolgendo tutti i portatori di inte-resse all’interno della comunità, come imprese, associazioni, comitati e sin-goli cittadini. L’iniziativa - ci spiega Gianluigi Tundo, presidente di GPP Salento, associazione consulente del progetto - prevede la creazione di un Ecosportello online sul quale saran-no accessibili informazioni, servizi

come la “borsa del rifiuto” (scambio/acquisto di prodotti inutilizzati), i dati sui gruppi di acquisto congiunti, la possibilità di comprare prodotti ver-di certificati da distributori locali e il car pooling. Forum verdi avranno poi l’obiettivo di realizzare l’interscambio di informazioni e buone pratiche sul risparmio economico, ambientale ed energetico. Uno spazio sarà dedicato alla formazione rivolta alle impre-se che vogliono riconvertire i propri prodotti/servizi in un’offerta “green” e - in applicazione dei criteri premian-ti che lo prevedano - favorire nella valutazione degli appalti le offerte dei fornitori a Km zero. «Un tentati-vo in questa direzione è stato fatto di recente dalla Regione Puglia che ha istituito la centrale di committenza regionale “EmPULIA”, anche se è an-cora presto per poterne valutarne la funzionalità» racconta Tundo.

Ecologia | Acquisti verdi

Una spinta propulsiva agli acquisti verdi potrebbe arrivare dalla nuova direttiva europea sugli appalti pubblici 2014/24/UE la quale prevede che il costo di un prodotto debba essere rife-rito non tanto al prezzo di acquisto, ma al costo che il bene ha durante il suo ciclo di vita (il cosiddetto Life Cycle Costing), “in modo da favorire ulteriormente il ricorso agli appalti pubblici a sostegno di una crescita sostenibile“ così come prescritto dalla metodica del GPP. Gli Stati membri devono adeguarsi entro l’a-prile 2016, anche se gli efanticipati nel caso in cui venisse approvato il testo attuale del DDL “Collegato ambientale” alla legge di stabilità 2014 attraverso l’introduzione di modifNella bozza di Collegato ambientale in discussione alla Camera, infatti, si prevede l’obbligo di inserire nei bandi e documenti di gara per la fornitura di beni e servizi delle specifdelle clausole contrattuali contenute nei criteri ambientali mini-mi, pari almeno al 50% del valore della fornitura per i seguenti beni e servizi: Carta per copia e carta graf Ristorazione collettiva e derrate alimentari; Servizio di pulizia e fornitura di prodotti per l’igiene; Prodotti tessili; Arredi per ufcio.

Inoltre, i criteri GPP verrebbero resi obbligatori al 100% sui settori e categorie di prodotto che infuiscono sui gas climalteranti, sul consumo dell’energia e sull’uso ef Servizi energetici per gli edif

Servizio di illuminazione e forza motrice; Servizio di riscaldamento/rafrescamento di edifci; Attrezzature elettriche ed elettroniche d’uf stampanti, apparecchi multifunzione e fotocopiatrici); Lampade HID e sistemi a LED, corpi illuminanti e impianti di illuminazione pubblica.A questo riguardo è utile ricordare che questa bozza di Collegato ambientale sarebbe anche in linea con la nuova direttiva europea in tema di appalti in via di adozione, richiamata sopra. In questa ottica si stima, ad esempio, che il maggior costo connesso all’ac-quisto di tecnologie di illuminazione pubblica pii efciente ven-ga ripagato già nei primi anni di utilizzo, con i conseguenti rispar-mi economici per gli anni successivi e la riduzione degli impatti ambientali, con un potenziale risparmio di spesa nella bolletta energetica dell’ordine di circa 20/30 milioni nel 2014, di 50/70 nel 2015 e di circa 120 nel 2016. Nell’ipotesi di sostituire il 50% de-gli apparati, i risparmi sono stimati intorno ai 250 milioni all’anno.

LINKOGRAFIA UTILEwww.gppsalento.tk/www.punto3.info/www.minambiente.it/pagina/gpp-acquisti-verdi www.minambiente.it/sites/default/fles/archivio/allegati/GPP/rapporto_indagine_ristorazione_2012.pdfwww.minambiente.it/pagina/criteri-vigorewww.tuttocamere.it/fles/Archivio/Legge_Stabilita_2014_Colle-gato_Ambiente.pdf

Il nuovo GPP nel Collegato ambientale: verso la rivolueione del settore?

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LEGGIwww.tekneco.it/1721

Bologna, quartiere Navile: il nuovo sistema di illuminazione pubblica a Led

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Ecologia | Acquisti verdi

di Letizia Palmisano

PAES E GPP

Un matrimonio di successo

Come i comuni italiani stanno facendo acquisti verdi per i Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile

n Italia l’ente pubblico apripista nell’attuazione del GPP è stato la Provincia di Cremona, grazie al pro-getto GPPnet, cofinanziato dalla

Commissione europea nell’ambito del programma Life Ambiente 2001: nel-la prima fase del progetto sono stati coinvolti tredici comuni della provin-cia. Successivamente l’esperienza di Cremona ha portato alla redazione di un manuale metodologico sul Green Public Procurement, il cui obiettivo è stato quello di chiarire le modalità ope-rative per definire scelte verdi negli ac-quisti della pubblica amministrazione. Inoltre, è stato costituito un comitato per la diffusione delle informazioni, il GPPinfoNET, che poi si è trasformato nel Gruppo di Lavoro sugli Acquisti

Verdi istituito nell’ambito del Coordi-namento Agende 21 Locali Italiane.Grazie a questa esperienza, altre am-ministrazioni hanno potuto intrapren-dere il percorso verso l’introduzione del GPP: tra queste la Regione Sar-degna, una delle esperienze europee più significative a livello di coinvolgi-mento regionale, tanto da essere insi-gnita del premio “Progetti sostenibili e GPP” del Ministero dell’Economia e dello Sviluppo Economico e di Consip, con la motivazione di “aver promosso una grande azione di cambiamento e sensibilizzazione sulla sostenibilità e sul GPP, ponendo molta attenzione all’attivazione di tutte le sinergie pos-sibili sul territorio, attraverso la col-laborazione con gli attori interessati interni all’Amministrazione Regionale ed esterni, promuovendo un approccio organizzativo innovativo ed efficace”.La Sardegna, infatti, non solo è stata la prima Regione a impegnarsi ad adotta-re una politica di acquisti verdi (delibe-ra n. 2 del 6 gennaio 2007) e a dotarsi di un Piano per gli Acquisti Pubbli-ci Ecologici in Regione Sardegna - il PAPERS (delibera n. 37 del 30 Luglio 2009), ma ha anche svolto un’attività di informazione e consulenza rivolta agli enti territoriali, per cui la Regione ha fatto da guida ai comuni e alle pro-

vince, attraverso gli Ecosportelli GPP. Dal 2010 gli Ecosportelli operano per supportare il territorio con un’attività di assistenza e di laboratori tecnici a sostegno di chi realizza i bandi o re-dige capitolati, con un approccio in-tersettoriale e di collaborazione tra gli assessorati.Le politiche per il GPP stanno dando i loro frutti: da un’indagine, con intervi-ste a campione, sviluppata da Sportello Appaltimprese e Sardegna Ricerche (“Il mercato visto dagli operatori della PA: peculiarità e potenzialità di sviluppo”) risulta che nel 2012 il 50% dei rispon-denti ha dichiarato di aver incluso nei bandi di gara specifiche caratteristiche ambientali con attribuzione di un pun-teggio. Inoltre, le politiche di GPP sono integrate con altri piani regionali, tra i quali il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, il Piano d’Azione Regionale Ambientale e del Turismo Sostenibile.

Per approfondimenti:http://www.sportelloappaltimprese.it/media/cms_page_media/19/analisi%20qualitativa% 2020130929_1.pdfhttp://www.regione.sardegna.it/documenti/ 1_434_20120919131104.pdf

LEGGIwww.tekneco.it/1722

PAES, i Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile, che devono essere adot-tati dalle amministrazioni aderenti al Patto dei Sindaci, sono uno stru-

mento promosso dalla Commissione europea per stimolare l’adozione, da parte del maggior numero di ammi-nistrazioni europee, di misure di effi-cientamento energetico e di riduzione delle emissioni di CO2 del 20% entro il 2020. Ogni Piano deve racchiudere le strategie sostenibili che la PA in-tende intraprendere per centrare gli obiettivi di riduzione. Con oltre 2.200 comuni firmatari, l’Italia è il Paese al secondo posto in Europa per numero di comuni aderenti al Patto. Tra que-sti sono sempre più numerosi i co-muni che introducono, all’interno del proprio Piano, l’adozione di strategie di Green Public Procurement. In tale contesto, raccordare i due strumenti di politica ambientale può permettere di conseguire vantaggi superiori ri-spetto a un uso disgiunto degli stessi.Le Linee Guida Paes raccomandano da tempo l’applicazione del GPP in diversi settori merceologici cosiddetti “energivori” (illuminazione pubblica, macchine da ufficio, energia elettrica, edilizia e veicoli). Secondo Gianlugi

Tundo - consulente esperto di PAES e GPP - non è possibile «parlare di efficientamento energetico senza ri-vedere i metodi di acquisto secondo i criteri del Green Public Procurement. Sarebbe - sottolinea - un controsen-so per un ente ottenere finanziamenti per l’ecoefficienza e poi trascurare di inserire nei propri bandi di gara i Cri-teri Ambientali Minimi, magari per-ché ritenuti erroneamente superflui».Gli appalti pubblici verdi sono espressa-mente presi in considerazione all’inter-no delle Linee Guida PAES per i settori “energeticamente efficienti”, per i van-taggi sociali, economici ed ambientali che ne discendono sia per le ammini-strazioni pubbliche che per le comunità. In particolar modo se ne sottolinea l’im-portanza in relazione alla progettazio-ne, costruzione e gestione degli edifici, all’acquisto di attrezzature che consu-mano energia, come sistemi di riscalda-mento, veicoli e attrezzature elettriche e anche per l’acquisto diretto di energia, ponendo ad esempio l’elettricità. L’interesse per lo sviluppo degli ap-palti pubblici verdi nei PAES - sotto-linea il documento sulle Linee Guida - è espressamente quantificato e risiede non solo nel loro impatto in termini di riduzione delle emissioni di CO2 - la cui media è del 25% (vedi studio “Collection of statistical informa-tion on Green Public Procurement in the EU”40 effettuato per conto della Commissione europea-DG Ambien-te) - ma anche in termini di impatto finanziario, la cui media è dell’1,2% di risparmio.

Per approfondimenti:Ebook “Interazioni tra Green Public Procu-rement e Piani d’Azione per l’Energia Soste-nibile nel Patto dei Sindaci”, a cura di GPP Salento: http://gppsalento.weebly.com/pubblica-zioni.html

Linee guida PAES: http://www.covenantofmayors.eu/IMG/pdf/seap_guidelines_it.pdf

di Veronica Caciagli

L’ESEMPIO DELLA SARDEGNA

Prima in Europa anche in divulgaeione

L’amministrazione regionale ha favorito tutte le sinergie possibili sul territorio ed ha informato i diversi attori ad ogni livello

LEGGIwww.tekneco.it/1723

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Tekneco Numero 17 | 2014 6362

che punto siamo con l’at-tuazione dei criteri ambien-tali negli acquisti verdi?Per quanto riguarda lo stato

di attuazione non abbiamo dei dati precisi a livello nazionale, ma sappia-mo, da alcune indagini realizzate con dati campionari, che la percentuale di acquisti verdi sul totale degli acquisti è intorno all’8-10%, pari ad un am-montare stimato in 135-150 miliardi l’anno. Non tutti i contratti sono mo-nitorati, anche se nel corso degli ulti-mi due anni si sta procedendo a ren-derli pubblici, ad esempio attraverso il sito con i dati relativi alla contabilità degli enti www.siope.it. Per un moni-toraggio più puntuale occorrerebbe, comunque, anche una maggiore omo-geneità in merito alla definizione di cosa sono gli acquisti verdi.

GPP ed economia: gli acquisti verdi sono capaci di stimolare un reale cambiamento ecologico di sistema?In Europa quando si parla di GPP si parla di innovazione, tant’è che anche nel nuovo programma europeo Hori-

zon 2020 ci sono molti bandi che ri-guardano l’uso del GPP precommer-ciale: il GPP in questo caso fornisce la prima domanda pubblica per pro-dotti che sono in fase di immissione sul mercato, con lo scopo di trainare innovazione in campo ambientale. Può essere quindi utilizzato come strumento per l’innovazione eco-ef-ficiente, in linea anche con la nuova direttiva europea sull’economia cir-colare, che parla appunto di persegui-mento degli obiettivi ambientali e, al contempo, di innovazione e di cam-biamento delle matrici produttive. Ciò significa che si dovrebbe variare la composizione intersettoriale dell’e-conomia per avere un vantaggio am-bientale di lungo periodo, per cambia-re come vengono distribuiti gli impat-ti e come vengono ridotti. Un esempio di cambiamento di matrice produttiva ecosostenibile è il car-sharing: si passa dall’acquisto al noleggio, e quindi da una matrice produttiva composta da molte macchine a un’altra con meno macchine e più noleggiatori. Stessa filiera, composizione interna diversa.Se non cambi le matrici, per quanto

puoi spingere sull’efficienza, non puoi portare cambiamenti significativi al sistema. Questi sono compiti che ri-guardano l’economia e le politiche industriali, non possono riguardare solo il Ministero dell’Ambiente. Per-ciò la programmazione dei GPP non riguarda solo l’ambiente, ma la con-cezione industriale ed economica nel suo complesso.

Come sono stati definiti i Criteri Ambientali Minimi in Italia?Il processo è abbastanza semplice: il Ministero dell’Ambiente, una volta definito il perimetro di indagine set-toriale, come può essere ad esempio la realizzazione di strade, invita al tavolo di lavoro per la definizione dei Criteri Ambientali Minimi i principali stakeholder della categoria di prodot-to, condividendo un testo base per la discussione. Quando il tavolo di lavo-ro coordinato dal Ministero ha svilup-pato una bozza, viene discussa con il Comitato di Gestione, all’interno del quale c’è anche il Consip [la società per azioni del Ministero dell’Econo-mia e delle Finanze che svolge attività

di Veronica Caciagli

Ecologia | Acquisti verdi

INTERVISTA

150 miliardi di acquisti sono già “verdi”

Abbiamo approfondito alcuni aspetti del GPP con Silvano Falocco, massimo esperto nazionale sul tema

di consulenza, assistenza e supporto nell’ambito degli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbli-che, ndr]. Il tutto è organizzato sulla base di documenti di analisi del ciclo di vita per capire gli impatti ambien-tali e con il riferimento dei Criteri Co-muni Europei. Questo serve a capire quali sono le attività più impattanti e come ridurre gli impatti, per poi fis-sare la linea di confine e spingere il mercato a un miglioramento nel tem-po. Va dato atto ai Ministeri dell’Am-biente e dell’Economia che quello del-la definizione dei Criteri Ambientali Minimi è l’aspetto che ha funzionato meglio in Italia.

E che cos’è, invece, che funziona peggio?I Criteri Ambientali sono una parte del GPP: non basta definirli per far-li entrare nelle decisioni di acquisto, neanche se gli acquisti fossero ob-bligati a passare da una Centrale di Acquisto. Il GPP risponde a obiettivi più generali: all’esigenza di una con-versione ecologica e sociale dell’e-conomia e di una riduzione dell’uso

delle risorse naturali, rifiuti e gas cli-malteranti. I Criteri, dopo la redazio-ne, devono essere conosciuti e poi at-tuati. L’attuazione è la parte più com-plessa e debole in questo momento.Si dà per scontato che, essendo pub-blicati in Gazzetta Ufficiale, i respon-sabili dei procedimenti di acquisto degli enti ne vengano a conoscenza ed inizino ad attuarli. Alle regioni è affidato il compito di informazione e formazione, proprio per incentivare l’utilizzo del GPP, che però, in questo momento, non è obbligatorio. Non c’è un meccanismo sanzionatorio o di de-finizione di obiettivi che poi potrebbe-ro essere verificati. Mentre alcuni livelli amministrativi sono più virtuosi, come le province e le regioni, e penso anche al caso della Regione Sardegna (v. pag. 63), si ri-scontra una maggiore difficoltà per i comuni, che sono spesso gravati da necessità ed emergenze locali, per cui pianificare il Green Public Procure-ment risulta difficoltoso. Inoltre, nei piccoli comuni non sempre ci sono al proprio interno le risorse per realiz-zare le scelte di GPP. Anche altri enti

hanno difficoltà nell’attuazione, come i ministeri, le aziende sanitarie locali e le università.

Quest’anno il Forum CompraVer-de sbarcherà a Roma, quali sono le novità?Sì, quest’anno arriva a Roma, nell’am-bito delle iniziative portate avanti dal-la Giunta regionale del Lazio e della Giunta comunale per il Green Public Procurement. La formula è molto precisa, con un misto di attività già strutturate nel-le edizioni precedenti e alcune nuove iniziative: all’interno dell’Acquario Romano avremo innanzitutto un’area per i seminari e un’area per gli incon-tri. Inoltre, allestiremo uno spazio per i tavoli di filiera: sono uno strumento straordinario, già utilizzato in passa-to, per mettere a confronto gli attori di una specifica filiera, in modo che possano discutere su come migliorare la loro catena di fornitura dal punto di vista ambientale e sociale. A Milano l’anno passato abbiamo avuto un’espe-rienza significativa di tavolo di filiera organizzato sul noleggio dei mezzi per il trasporto dei rifiuti, che ha pro-dotto un lavoro utilissimo.Inoltre, avremo uno spazio dedicato ai green job, denominato area REPLI-CA, che sta per Reti ed Esperienze e Professioni a Lavoro per l’Innova-zione e le Competenze Ambientali, finalizzato a favorire la formazione di competenze e skill inerenti al miglio-ramento e all’innovazione per la con-versione ambientale. Ci saranno poi due nuovi percorsi, per le istituzioni e per le start-up, che nasceranno in questa edizione del Forum e si esten-deranno oltre la durata dell’evento.

Per approfondire:http://www.forumcompraverde.it/index.php/it/

LEGGIwww.tekneco.it/1724

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Tekneco Numero 17 | 2014 6564

ormative europee e naziona-li, aziende che mettono sul mercato prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale

finanche amministratori eco-sensi-bili. Sono tutti ingredienti necessa-ri, ma a volte non sufficienti, per in-trodurre gli acquisti verdi all’inter-no degli appalti pubblici. La chiave di volta che non deve mancare è una formazione approfondita degli ope-ratori della PA che spazi dalla nor-mativa alle proprietà green dei pro-dotti e servizi che andranno a bando e comprenda i principi ecosostenibili degli acquisti verdi. Ciò per colmare il “gap” che spesso divide le pubbli-che amministrazioni dall’adozione dei GPP, la stessa UE individua, nel “Manuale per gli appalti pubblici verdi” 2012, formazione ed istru-zione come essenziali, in particolar modo per il personale dei reparti acquisti, e suggerisce la condivisio-ne delle informazioni sugli acquisti verdi attraverso i sistemi intranet degli enti a disposizione per tutti i dipendenti. Secondo il manuale, la formazione può rivelarsi necessaria

al fine di integrare le considerazioni ambientali nelle procedure di gara, per sapere dove trovare aiuto per sviluppare criteri ambientali, per valutare e verificare le dichiarazioni ambientali dei concorrenti e stimare i costi medi in fase di gara.

Tra i mezzi messi a di-sposizione in tale ambito, la Commis-sione UE ha realizzato un “GPP Trai-ning Toolkit” costituito da una serie di s t r u m e n t i

prevalentemente di carattere forma-tivo che hanno come destinatari i re-sponsabili acquisti delle PA, i forma-tori ed i manager. Composto da tre diversi moduli, il kit europeo ha ad oggetto le indicazioni per integrare sistematicamente il GPP nelle atti-vità della PA, il quadro normativo e le indicazioni pratiche sui criteri ecologici da utilizzare per gli appal-

ti pubblici. Con uno sguardo fuori confine, tra le best practice prese ad esempio dal documento UE, si regi-strano programmi di formazione e manuali dei ministeri per l’ambiente rivolti non solo a tecnici ed ammini-stratori eletti, ma anche a formatori. In Italia, tra i principali strumen-ti che si sono affermati nell’ambi-to della formazione vi sono quelli messi a punto da alcune società di consulenza per l’’introduzione de-gli acquisti verdi. Si spazia da una serie di manuali operativi - spesso condivisi gratuitamente via web - a

di Letizia Palmisano

Ecologia | Acquisti verdi

L’IMPORTANZA DELLA aORMAZIONE

La chiave della conoscenea

La formazione come strumento per la maggiore dif

Afnrale auspicata dall’Eu-ropa possa compiersi, è fondamentale che l’attività di formazione e divulgazione esca dalle pareti degli edifci pub-blici, con le pubbliche amministrazioni che de-vono porsi ai cittadiniquali esempi da imitare.

convegni, workshop e corsi organiz-zati in collaborazione con il ministe-ro, enti pubblici o soggetti privati. I naturali destinatari sono ammini-stratori e tecnici della pubblica am-ministrazione. In merito ai corsi, i programmi spaziano da nozioni di natura tecnico-normativa alla valo-rizzazione della cultura della soste-nibilità ambientale per l’adozione di comportamenti responsabili da par-te della pubblica amministrazione, ivi incluse attività di coinvolgimen-to della cittadinanza locale. Gianluigi Tundo - presidente di GPP

Salento, associazione che fornisce consulenze in materia di GPP in Pu-glia - sottolinea come la formazione sia necessariamente sempre presen-te anche nelle attività di assistenza ed affiancamento per l’introduzione dei GPP, finalizzata a far sì che l’ente pubblico possa proseguire in via au-tonoma il proprio cammino di soste-nibilità anche terminato il periodo di consulenza ed affiancamento. Secondo Tundo, poiché la svolta culturale au-spicata dall’Europa possa compiersi, è fondamentale che l’attività di forma-zione e divulgazione esca dalle pareti degli edifici pubblici, con le pubbliche amministrazioni che devono porsi ai cittadini quali esempi da imitare. «Ecco perché, all’interno dei nostri progetti sul GPP, non mancano mai gli incontri di informazione/forma-zione nei confronti della cittadinanza “attiva”. Infatti, non avrebbe senso, secondo noi, implementare il GPP in una realtà comunale senza rende-re partecipi i cittadini di questo pro-cesso di radicale cambiamento che si intende portare avanti» sottolinea il presidente dell’associazione salentina che – per chiudere il cerchio che com-prenda tutti gli attori per la svolta so-stenibile – prevede anche un’attività di formazione rivolta a quelle imprese che vogliano intraprendere un cam-mino “green”, al fine di riconvertire la propria offerta di prodotti e servizi in chiave ecosostenibile. Tra i progetti di formazione di mag-gior successo in Italia e che vede la collaborazione pubblico-privati vi è

400oreGPP realizzato dalla Punto 3, società che gestisce il portale Acqui-stiverdi.it e lavora a stretto contatto sia con le pubbliche amministrazioni che con aziende che realizzano pro-dotti e servizi ecologici. I corsi di 400oreGPP sono gratuiti per le PA, poiché i costi sono sostenuti dalle aziende “green” in cambio di visibilità sui materiali prodotti, ma soprattutto della possibilità di incontrare tecnici e pubblici amministratori e spiegare loro i propri prodotti e servizi in li-nea con i criteri dei GPP. Una formula che si è affermata con successo e che si rinnova di anno in anno, essendo giunta alla sesta edizione ed avendo coinvolto 535 enti pubblici tra comu-ni, province e regioni, ma anche enti parco, università, asl, aziende conces-sionarie di servizi pubblici e centrali di committenza con oltre 6.600 par-tecipanti. Come dire... acquisti verdi, chi li co-nosce, li adotta!

Per approfondire:Manuale: http://ec.europa.eu/environment/ gpp/pdf/handbook_it.pdf

Toolkit: http://ec.europa.eu/environment/ gpp/pdf/ toolkit/gpp_introduction_it.pdf

LEGGIwww.tekneco.it/1725

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Tekneco Numero 17 | 2014 6766

barca a Roma il Forum Com-praVerde-BuyGreen, la due giorni italiana dedicata al Green Procurement, ovvero

gli acquisti verdi pubblici e privati. Giunto ormai all’ottava edizione, è la più importante mostra-convegno in Italia nel settore, quest’anno pro-mossa e organizzata in collaborazio-ne con la Regione Lazio, Roma Capi-tale e con il Coordinamento Agende 21 Locali Italiane. Ogni anno, infatti, il Forum offre un programma culturale ampio sulla conversione in chiave ecologica degli acquisti, a testimonianza di un inte-resse crescente e una forte necessità di incontro e formazione. Il format degli appuntamenti punta a favori-re l’interazione tra i partecipanti, lo scambio di buone pratiche e la valo-rizzazione delle esperienze proposte attraverso convegni, workshop, pre-miazioni, tavoli di filiera, seminari tematici e formazione gratuita. La scorsa edizione, svolta a Milano, ha visto la partecipazione di oltre 100 organizzazioni e aziende private, con un programma che ha impegnato 150

relatori tra 6 convegni istituzionali, 10 workshop, 21 seminari formativi e un’area Green Jobs dedicata ai lavori verdi.La formula è, quindi, quella già svi-luppata nelle precedenti edizioni, ma in chiave romana: all’interno dell’Ac-quario Romano gli spazi saranno di-visi tra un’area per i seminari e una per gli incontri. I temi principali dell’edizione 2014 saranno le nuove direttive sugli ap-palti, gli acquisti a bassa intensità di carbonio, la ristorazione sostenibile e solidale, l’edilizia sostenibile, la filie-ra turistica.Il primo giorno si apre con la Tavo-la Rotonda sulla Programmazione e l’Innovazione degli Acquisti per costruire economie verdi e respon-sabili, per poi entrare nel vivo della borsa B2B, con il Green Contact: uno spazio per incontrarsi ed entrare in contatto tra potenziali acquirenti e fornitori di prodotti e servizi a basso impatto ambientale, allo scopo di svi-luppare nuove partnership e favorire le relazioni di business sostenibile. Gli incontri sono prenotati dalla se-

greteria organizzativa in base alle esigenze manifestate dalle organiz-zazioni coinvolte. Nell’edizione del 2013 sono state oltre 60 le organiz-zazioni che hanno partecipato agli incontri, di 11 settori merceologici, con un calendario di più di 400 in-contri. All’interno della prima gior-nata anche la conferenza stampa sul-la proposta di legge sulla conversio-ne ecologica. Nel secondo giorno tocca ai tavoli di filiera, un metodo già sperimentato, anche questo, nelle edizioni prece-denti, in cui vengono messi intor-no allo stesso tavolo i diversi attori di una stessa filiera produttiva, che sono stimolati a tirar fuori idee su come migliorare la loro catena di fornitura dal punto di vista ambien-tale e sociale. In questa edizione i temi dei tavoli di lavoro saranno gli obiettivi ambientali, centralizzazio-ne degli acquisti e buone pratiche; gli acquisti a bassa intensità di car-bonio come strumenti per i PAES e per le politiche regionali. Nell’Area REPLICA (Reti ed Esperienze e Pro-fessioni a Lavoro per l’Innovazione e

di Veronica Caciagli

Ecologia | Acquisti verdi

aORUM COMPRAVERDE-BUYGREEN 2014

Una fera per gli acquisti verdi

L’1 e 2 ottobre 2014 all’Acquario Romano la più importante mostra-convegno dedicata a beni e servizi per il Green Procurement pubblico e privato. Tra i temi di quest’anno, oltre alla borsa B2B, gli appalti, gli acquisti low carbon, la ristorazione, l’edilizia sostenibile e il turismo

le Competenze Ambientali), lo spa-zio dedicato ai lavori verdi, si parle-rà di formazione di competenze per la conversione ambientale, in parti-colare per coinvolgere istituzioni e aziende nel creare nuove opportunità professionali e posti di lavoro. Altro tema portante del Forum è l’e-dilizia sostenibile, con il convegno sull’uso efficiente delle risorse e la rendicontabilità dei benefici ambien-tali tramite le certificazioni esistenti. Un’iniziativa PERCORSI destinata a istituzioni e aziende del territorio per la responsabilità sociale, per in-serire anche i criteri ambientali nelle forniture.

LEGGIwww.tekneco.it/1726

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69Tekneco Numero 17 | 2014PROGETTO68

Il Forum anche quest’anno premia le aziende e le organizzazioni italiane che meglio hanno saputo realizzare le politiche di diminuzione dell’impatto ambientale e di Green Public Procurement. Nell’edizione precedente a vincere il premio per il Miglior Bando Verde era stata la Regione Toscana, con la motivazione “per la completezza e la precisione con cui gli aspetti ambientali sono trattati nella documentazione di gara per la Fornitura di materiali consumabili a ridotto impatto ambientale per i sistemi di stampa”.Per la Migliore Politica di GPP 2013 sono stati premiati il Comune di Settala, l’ARPA Emilia Romagna, l’Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda, la Provincia di Milano e l’AAMPS Livorno. Gli altri riconoscimenti previsti sono il Premio MensaVerde, il Premio Vendor Rating (ovvero la valutazione dei fornitori), Acquisti Sostenibili e la novità nata nel 2013, il Premio CulturainVerde, che in occasione dell’edizione romana dedica un occhio di riguardo ai musei. Inoltre, è stato avviato un percorso con un acceleratore d’impresa, in vista di un nuovo premio che sarà istituito nel 2015 per la start-up che riesce a introdurre innovazione per l’ambiente e un miglioramento delle prestazioni ambientali.Sono molte le realtà che si contraddistinguono per le loro scelte verdi: a testimonianza che anche il mondo degli acquisti, e in particolare degli acquisti pubblici, sta vivendo un periodo di profonda rivoluzione, verso il verde.

I premi per gli Acquisti Verdi

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Progetto: RhOME for denCity

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7170 Tekneco Numero 17 | 2014PROGETTO

delle tubazioni e le conseguenti di-spersioni termiche. Il suo cuore è un server che riceve e registra i dati pro-venienti da tutta la casa. Il 3D Core è connesso ai pannelli fotovoltaici e termodinamici e attribuisce solidità a tutta la struttura: funziona come una scatola compatta che, situata in posi-zione centrale, permette di resistere alle forze sismiche.All’interno del Core tutti i sistemi tecnologici della casa. I diversi part-ner di progetto hanno lavorato insie-me, portando i migliori prodotti di ogni azienda per un sistema ad altissi-ma efficienza, assemblati in modo sa-

piente e che hanno consentito un alto livello di funzionalità, tutto restando economicamente accessibile in quanto i prodotti utilizzati sono di gamma re-sidenziale, quindi per tutti.

PANNELLI FOTOVOLTAI I FLESSIBILI INTEGRATI NEI SISTEMI OMBREGGIANTILa produzione energetica della casa del futuro è garantita da pannelli so-lari fotovoltaici flessibili, integrati ne-gli schermi ombreggianti delle logge. Sono gli stessi che vengono utilizzati nelle barche a vela. Una tecnologia messa a punto da Solbian.A coprire, infatti, la loggia a Sud c’è

Densità, convenienza, trasportabili-tà e sobrietà. Erano questi i quattro must dell’edizione 2014 di Solar De-cathlon, i Mondiali delle case più so-stenibili. E sono le caratteristiche che descrivono RhOME, l’unico progetto architettonico green italiano entrato a far parte della rosa dei venti selezio-nati partecipanti alla sfida di bioarchi-tettura ideata dal Dipartimento Ener-gia degli Usa. Ecco le innovazioni e i dettagli tecnici d’avanguardia che caratterizzano RhOME for denCity, il progetto realizzato dal team dell’Uni-versità di Roma Tre.In casa RhOME nulla ha una sola funzione, tutti gli spazi e tutti gli ele-menti sono sempre volti a più usi e più soluzioni. L’idea è quella di integrare completamente la tecnologia e l’ar-chitettura e quindi anche la vita degli abitanti all’interno della casa.

GLI SPAZI DELLA ASANella casa spazi flessibili ruotano at-torno al corpo centrale, il cuore degli impianti. Questi spazi sono stati stu-diati per accogliere diverse soluzioni, per ospitare differenti utenze, da sin-

gle a famiglie più numerose. La pro-gettazione degli spazi è anche volta al corretto utilizzo della luce natura-le e della gestione delle temperature all’interno degli ambienti. Le grandi aperture delle due logge garantisco-no una corretta illuminazione delle stanze ma, allo stesso tempo, gli spazi esterni sono ben ombreggiati dall’ar-retramento delle finestre e dai sistemi ombreggianti. Nel caso della cucina, pensata come uno spazio a piacere separato o unito al resto della zona giorno, essa è direttamente collegata all’esterno della loggia, ma tramite un sistema di chiusure può diventare un buffer termico che permette di tenere controllata la temperatura tra interno ed esterno.

IL UORE ‘SOLIDO’ DELLA ASAIl 3D Core è l’elemento che mantie-ne in vita la casa. Contiene gli im-pianti idrico, sanitario, elettrico e di trattamento dell’aria. Essendo pre-fabbricato riduce radicalmente tem-pi e costi di assemblaggio. Integra il corpo-bagno con l’angolo cottura consentendo di ridurre la lunghezza

RhOME for den ity

RhOME for denCity è il progetto dell’Università Roma Tre che ha sf(e battuto) altre 19 case più ecologiche al mondo provenienti da Cile, Costa Rica, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, India, Messico, Olanda, Romania, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Tailandia e Taiwan. Il team del Dipartimento di Architettura di Roma Tre aveva già guadagnato il ‘bronzo’ al Solar Decathlon Europe 2012, vincendo il primo posto per l’efcienza energetica e la sostenibilità. I dieci temi della competizione – appunto un solar decathlon - comprendono architettura, ingegneria e costruzione, efcomfort, funzionamento, comunicazione, progettazione urbana, trasporto e convenienza economica, innovazione e sostenibilità.Solar Decathlon è una iniziativa lanciata dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti e si svolge ogni due anni in Europa.E quest’anno, a Versailles, RhOME, sbaragliando tutti, è arrivata prima

di Gianni Parti

DATI TE NI ISuperf 2

Volume lordo riscaldato: 366 m3

Superfcie disperdente ((superfccon l’esterno): 350 m2

Superf 2

Volume netto riscaldato: 244 m3

RIPARTIZIONE ONSUMI RHOME (KWH/YEAR)Riscaldamento 2.34% 65.22rafVentilazione 20.45% 570.93Acqua calda 15.69% 438Illuminazione 4.84% 135Apparecchiature 50.87% 1420(in edilizia “convenzionale” l’apporto dei consumi energetici dati da riscaldamen-to/raf60% del totale)

ALTRI PLUS DI RHOMEIlluminazione naturaleIlluminazione artifapparecchi ideati dagli studentiStudio illuminotecnico per ottimizzare benessere visivoUso di materiali riciclati e riciclabili total-mente naturaliSistemi costruttivi a secco | riutilizzabilità e facilità di smontaggioElevata qualità dell’aria interna (uso di materiali certifcati a basso contenuto VOC)Ciclo delle acque a livello di singolo edife urbano: recupero e riuso acque piovane e grigie Sistemi centralizzati ed intelligenti di smalti-mento, raccolta, riuso, riciclo

I dati del progetto

www.rhomefordencity.it

Roma

LAZIO

REDITS - TEAMRHOME

PROFESSORI Chiara Tonelli, Gabriele Bellingeri, Maria Grazia Cianci, Stefano Converso, Roberto De Lieto Vollaro, Luigi Fran-ciosini, Marco Frascarolo, Michele La Rocca, Francesco Lidozzi, Costanza Nosi, Alfredo Passeri, Carlo Alberto Pratesi, Chiara Pepe, Ginevra Salerno, Luca Solero

OLLABORATORI E DE ATLETIGiulia Assogna, Gabriele Battista, Luca Bigarelli, Sara Boraschi, Francesca Bottaro, Manuel André Bottiglieri, Michele Caltabiano, Giuseppe Campanile, Michele Cappuccio, Barbara Cardone, Emiliano Carnielo, Ugo Carusi, Cristina Casadei, Paolo Ciof, Alessio Clarizio, Federico Corazza, Flaminia De Rossi, Massimo Del Buono, Camilla Desideri, Chiara Di Battista, Francesca Di Benedetto, Filippo Mattia Dobrovich, Arianna Dolce, Luca Evangelisti, Edoardo Franchi, Roberta Franza, Ilaria Grugni, Stefano Latella, Paola Lenzoni Milli, Francesca Marino, Chiara Melchionna, Ilaria Montella, Valentina Moro, Nicola Moscheni, Elena Oetiker, Vincenzo Panasiti, Pierangelo Perna, Matteo Persanti, Cristiano Piagnerelli, Silvia Pinci, Lorenzo Pirone, Matteo Pisani, Lorenzo Procaccini, Andrea Rastrello, Patrizia Recco, Angelo Romano, Gabriele Roselli, Valerio Sabatini, Rodrigo Salsedo, Marco Sinopoli, Elena Ugolini, Giuliano Valeri, Antonio Vellucci, Marta Vignali, Valeria Vitale

SPONSOR DEL PROGETTOCategoria “Colosseo”: Rubner Haus

Categoria “Basilica di San Pietro”: Daikin

Categoria “Pantheon”: Cga - Energie, Schneider Electric, Solbian, Demode, That’s My Led, Almaviva

Categoria “Fontana di Trevi”: Velux, Ideal Standard, Clei, Cial, Eurotherm, Serge Ferrari, Aero Sekur, Bright Materials, Applicazioni Tecno-logiche, Zoomorfc, Entre Amis

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7372 Tekneco Numero 17 | 2014PROGETTO

L’isolamento dell’edificio è pressoché totale ed è garantito da un ‘manto’ che circonda l’abitazione, perché il team, anche se l’energia viene prodotta con sistemi rinnovabili, punta alla massi-ma efficienza energetica e ad annul-lare i consumi inutili. I ponti termici sono quelle zone critiche dell’involu-cro della casa che interrompono l’iso-lamento della parete e permettono la penetrazione del freddo. Nel caso di RhOME sono totalmente eliminati. La ventilazione naturale è ottimizzata utilizzando il free-cooling notturno: le logge posizionate a Nord e a Sud consentono, una volta aperte le porte, la creazione di una corrente naturale che va dalla zona più fresca (Nord) a quella più calda (Sud).

LUMINOSA DI GIORNO, ILLUMINATA DI NOTTEL’illuminazione di RhOME è’ stata pensata, sia a livello di luce natura-le che artificiale, per ottimizzare le condizioni di comfort e di risparmio energetico sia in regime diurno che notturno. L’elemento progettuale che accomuna luce naturale e artificiale è la volontà di avere un’illuminazione dinamica a livello di quantità, ma an-che di distribuzione nello spazio.Le superfici vetrate sono disposte con forme e dimensioni diverse sulle diverse esposizioni, comprese le fal-de inclinate. Le logge filtrano la luce in ingresso sulle vetrate principali in funzione della posizione del sole e possono essere ombreggiate attraver-so la movimentazione dei pannelli fo-tovoltaici.Gli apparecchi di illuminazione, equipaggiati con LED di ultima ge-nerazione ed ottiche differenziate in funzione della distribuzione della luce richiesta, sono stati disegnati appositamente per la casa RhOME, le sue atmosfere, le sue esigenze fun-zionali, il suo stile fatto di forme, colori, materiali. Il modulo base, da cui si generano tutti gli apparecchi - piantana, sospensione, sistema li-neare modulare per installazione a soffitto - è un doppio profilo di allu-minio accoppiato verniciato con i

una “vela”, una tenda fotovoltaica che ha come primo obiettivo quello di impedire l’irraggiamento diretto del sole che può scaldare fortemente la casa. È una struttura scorrevole in allu-minio che porta 98 pannelli flessibili (potenza unitaria 51 Wp; dimensioni 1.109 per 292 mm; spessore 1,5 mm), ciascuno composto da 16 celle, mon-tati su un tessuto microforato scuro. Questa “vela” fotovoltaica copre parte del tetto e una delle pareti verticali e, grazie all’estrema leggerezza (0,8 kg per modulo, sei volte meno rispetto a un pannello tradizionale di pari poten-za), può essere azionata manualmente per fungere da sistema ombreggiante della loggia.

PANNELLI TERMODINAMI I INTEGRATI NEI PARAPETTILa produzione dell’acqua calda sa-nitaria per la casa è garantita da un innovativo sistema termodinamico, integrato nei parapetti delle due log-ge realizzati in alluminio, che contem-poraneamente raffrescano gli spazi esterni senza consumo aggiuntivo. Il sistema sfrutta la radiazione sola-

re e il calore esterno dell’aria, perciò è in grado di funzionare a bassissi-mo consumo elettrico, con qualsiasi condizione metereologica e in qual-siasi orario, compresa la notte. È un sistema mutuato dall’industria della refrigerazione, funziona, infatti, come un frigorifero (ma al contrario). Il gas contenuto nei circuiti dell’elemento si attiva per differenza di temperatura tra il gas stesso (-30 °C) e l’esterno. Tramite una pompa di calore (il So-lar Box) il calore del gas termovettore viene poi ceduto all’acqua del serba-toio principale dell’acqua sanitaria. Allo stesso tempo, proprio perché il gas cattura il calore esterno, riesce a raffrescare l’ambiente con un sistema di raffrescamento che nasce dalla nor-male reazione di questo gas. Il rendimento di questo sistema è molto alto, utilizzando pochissima energia rende sei volte tanto rispetto al consumo elettrico.I due sistemi della loggia lavorano in simbiosi. I pannelli della struttu-ra fotovoltaica, una volta in funzione, producono calore, quindi quando la struttura è davanti al termodinamico

aumentano il differenziale di tempera-tura tra l’esterno e il gas, aumentando la capacità di produzione del termo-dinamico. Viceversa, il parapetto, pro-ducendo freddo, aumenta la resa dei pannelli fotovoltaici raffreddandoli. RHOME PRODU E PIÙ DI QUANTO ONSUMALa casa ha prestazioni energetiche elevate tanto da essere completamen-te autosufficiente.Una produzione sobria commisurata ai bisogni del prototipo. Nel progetto urbano la produzione, invece, risulta essere il doppio dei consumi richiesti dall’edificio, tale da donare energia alla rete della città.La pompa di calore per produrre il ri-scaldamento e il raffrescamento è af-fidata a Daikin Italy, che ha affiancato un proprio gruppo di lavoro ai decat-leti, con l’obiettivo di ottenere la per-fetta integrazione tra involucro e si-stemi di gestione. La pompa di calore impiegata utilizza un gas refrigerante con un potenziale di riscaldamento globale inferiore del 67% rispetto a quelli tradizionali.

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7574 Tekneco Numero 17 | 2014PROGETTO

LEGGIwww.tekneco.it/1727

due colori dominanti della casa, il bianco ed il rosso.Tutti i moduli, ad esclusione di quel-li pensati per installazione a plafone, prevedono emissione di luce diretta e indiretta e sono dotati di lenti, che l’utente può cambiare senza l’ausilio di utensili al variare della disposizio-ne degli arredi e dell’organizzazione funzionale della casa.Il sistema lineare per installazione a soffitto, inoltre, prevede la possibilità di aumentare e diminuire il numero di moduli con un semplice innesto a pressione.La piantana fornisce illuminazione sul piano orizzontale, pensata per la let-tura e sul piano verticale, pensata per i momenti conviviali.Per gli esterni è stata sviluppata la seconda serie di “Greensunflower”, prosecuzione del progetto Medinitaly (Solardecathlon 2012): apparecchi stand alone, ovvero autoalimenta-ti senza bisogno di connessione alla rete, con un design che si ispira ai girasoli, nella versione con corolla e foglie, installata lungo la rampa di ac-cesso, e che diventa più astratta nella versione grigia senza foglie, installata sul perimetro della casa e nelle logge.Il sistema di attacco è stato pensato per diverse applicazioni: la staffa può essere installata a parete, su un gambo dotato di diversi accessori per terreno e pavimentazioni, oppure, ruotata di 180°, trasforma l’oggetto in lanter-na adatta alla sospensione. Alla staffa possono essere fissate due lampade, a formare una lanterna doppia per so-spensione o appoggio su corrimano: l’appoggio è stato pensato anche per la carica solare di quegli apparecchi installati nelle logge che devono esse-re spostati per ricevere il sole necessa-rio per la carica.Due fasci di luce differenti consento-no di ottimizzare la distribuzione del-la luce per altezze di installazione dif-ferenti. L’autonomia del sistema è di 5 ore a piena carica, l’accensione può essere manuale o gestita da crepusco-lare, che comanda l’accensione al calar del sole.La tecnologia LED di ultima gene-

razione consente risparmi di energia dell’ordine del 35% rispetto alle lam-pade fluorescenti, del 70% rispetto alle lampade alogene. L’illuminazione Rhomefordencity, grazie alla qualità del progetto, incrementa questi valo-ri, portandoli rispettivamente al 46% e 78% - senza contare la luce a costo zero per gli esterni - limitando al contempo il rischio di abbagliamento grazie alla luce diffusa sulle pareti e sul soffitto, evidenziando il vero con-cetto di sostenibilità: sostenibilità per l’ambiente ed allo stesso tempo per chi utilizza l’ambiente illuminato.

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Isolamento da cassonettoAlpac ha presentato il nuovo cassonetto isolante, Presystem MyBox, ca-ratterizzato dalle elevate prestazioni isolanti, dal montaggio facile e veloce che viene fornito in un kit pronto alla posa e che ridu-ce la dispersione energetica del sistema finestra. Si tratta di un prodotto utile per gli interventi di riqualificazione che sosti-tuisce completamente il vecchio cassonetto senza opere murarie o invasive, facile da montare e assicu-ra il massimo isolamento termico, sia in inverno che in estate. Presystem MyBox ha una condutti-vità termica pari a 0,034 W/mK (valore l) e permette d’usufruire degli incentivi fiscali previsti per lavori di ristrutturazione. SF

http://www.energyka.com/prometea/?l=prometeaENERGYKA

www.mcz-scenario.itMCZ

Il pannello in flm sottile ultra leggeroCIGS Prometea è il nuovo pan-nello fotovoltaico in film sottile sviluppato da ENERGYKA in collaborazione con la taiwanese Hulket (Hulk Energy Tecno-logy). Il prodotto è concepito per adattarsi a qualsiasi forma architettonica. Un’altra caratteristica di CIGS Prometea è la leggerezza. Ad esempio, per l’installazione di 2,5 MW di film solare sono necessari solo 60 kg di pannelli contro i 7.500 kg richiesti dai moduli tradizionali. Prometea, inoltre, non contiene né cadmio né piombo, in linea con la direttiva europea RoHS 2002/95/CE (Restriction of Hazardous Substances Directive) che impone restrizioni sull’uso di determinate sostanze pericolose. SF

http://tinyurl.com/samsungPARSAMSUNG

Il sistema per l’integraeione architettonica del fotovoltaico La possibilità di integrazione architettonica del foto-voltaico è sempre più apprezzata in edilizia. Il gruppo Solon ha così presentato SOLskin, un sistema che uni-sce i moduli con una struttura per l’integrazione archi-tettonica. L’installazione risulta così particolarmente semplice e i moduli possono essere rimossi o cambiati singolarmente, velocizzando i tempi di costruzione e manutenzione. SOLskin ha un design adatto a tutte le tipologie di tetto con un’inclinazione da 10° a 50°. I moduli, grazie alla struttura per l’integrazione, ga-rantiscono la tenuta all’acqua e l’impermeabilizzazione della copertura. Il sistema, promette Solon, è resistente a intemperie di varia natura quali grandine, calore, neve e vento e alla ruggine. GT

mybox.alpac.itALPAC

La lampada controllabile via BluetoothSamsung punta forte sul mercato dei Led: recente-mente la multinazionale sudcoreana ha presentato le lampadine Smart Bulb, la gamma PAR e la serie LED Classic. In particolare, a differenza delle tradizionali lampade a Led controllabili via Wi-Fi, la nuova gamma Smart Bulb di Samsung è con-trollabile da smartphone e tablet tramite tecnologia Bluetooth, eliminando così la necessità di unità di con-trollo centralizzate. Una volta installata l’appli-cazione sul proprio dispo-sitivo mobile, l’utente può controllare contemporanea-mente fino a 64 lampadine. La luminosità delle nuove Smart Bulb può essere regolata a seconda delle esigenze fino al 10%, men-tre è possibile modificare la tonalità del bianco da 2.700 k a 6.500 k. GT

SOLONhttp://tinyurl.com/SOLSKIN

Il televisore che riscaldaArriva l’integrazione tra camino e televisore. MCZ, infat-ti, ha presentato SCENARIO, il primo camino a gas che è anche un televisore. Il rivestimento frontale del camino è realizzato in vetro temperato con mensola in acciaio ver-niciato color alluminio, struttura in acciaio verniciato nero e integra un termocamino Forma 95 Gas ed un TV LCD Loewe 37 pollici, mentre il focolare è disponibile con cioc-chi di legna o ciottoli bianchi. La potenza di SCENARIO è di 7,2 kW, il rendimento del 70% ed è disponibile in due versioni: convezione naturale e aria canalizzata. SF

Controllo ottico FLIR ha annunciato tre nuove termocamere per la rilevazione ottica dei gas - i modelli FLIR G300a, G300pt e A6604 - utili per il monitoraggio a distanza di sicurezza di gasdotti e impianti. Le camere OGI (Optical Gas Imaging) sono utilizzate in ambito industriale, in raffinerie, impianti di trasformazione del gas naturale, piatta-forme offshore, impianti chimici e petrolchimici, impianti di produzione di biogas, centrali elettriche. Il loro utilizzo da parte degli ispettori favorisce l’efficienza perché consente di ispezionare rapidamente vaste aree, rilevando gas come: benzene, etanolo, etilbenzene, eptano, esano, isoprene, metanolo, MEK, MIBK, ottano, pentano, 1-pentano, toluene, xilene, butano, etano, metano, pro-pano, etilene e propilene. SF

www.fir.com/it/FLIR

Il pellet scalda l’acqua Palazzetti ha annunciato la nuova stufa a pellet Elisa-beth Ecofire Idro che coniuga praticità ed efficienza. La stufa è installabile a filo muro ed è dotata di un gruppo idraulico per facilitare il collegamento all’impianto di riscaldamento, cedendo così il massimo del calore diret-tamente all’acqua che circola nell’impianto stesso, per riscaldare tutti gli ambienti della casa, aumentando così l’efficienza dell’impianto di riscaldamento. Elisabeth Ecofire Idro possiede una potenza termica nominale all’acqua di 12kW, un rendimento del 91%, la capacità del serbatoio dei pellet di 23 kg e un’autonomia di fun-zionamento di 29 ore. SF

PALAZZETTIhttp://tinyurl.com/PALAZZETTIE OFIRE

La pompa di calore per situaeioni climatiche estreme Panasonic ha recentemente presentato la pompa di ca-lore Etherea, pensata per garantire riscaldamento e raffrescamento tutto l’an-no con grandi rendimenti energetici. Questo modello può funzionare anche in condizioni estreme, come a -15 °C in modalità ri-scaldamento. Una delle peculiarità è il suo sistema di purificazione dell’aria Nanoe-G, attraverso cui vengono rilasciate delle microparticelle che rimuo-vono fino al 99% dei batteri e dei virus presenti nell’a-ria. Il climatizzatore, una volta spento, neutralizza i microrganismi catturati dal filtro, assicurando così un ambiente fresco e pu-lito. L’Etherea XE-QKE (silver) è disponibile da 2.0 kW, 2.5 kW, 3.5 kW e 5.0 kW, mentre la versione E-QKE (bianco) in 8 mo-delli, che partono da una potenza di 2.0 kW fino ad arrivare a 8.0 kW. GT

PANASONIChttp://tinyurl.com/PANASONI Etherea

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www.lancelot.cmcc.it/js/webtool.php

La società a costo marginale zero JEREMY RIFKINMondadoriEuro 22,00 – Pagine 504

Chissà cosa sarebbe accaduto se Jeremy Rifkin avesse incontrato quest’anno alla Mostra del cinema di Venezia Ga-briele Salvatores? La domanda non è affatto oziosa perché proprio mentre il guru dell’economia americano era nel nostro Paese per promuovere il suo ultimo libro, “La società a costo mar-ginale zero”, il regista premio Oscar era a Venezia per presentare in ante-prima il suo film “Italy in a day”, opera di montaggio realizzata assemblando i video registrati da oltre 44mila perso-ne in Italia nel corso di un solo giorno, le 24 ore del 26 ottobre 2013.Un “commons collaborativo” che è poi il fulcro della riflessione di Rifkin su una società sempre più simile alla rete e capace di ricostruire un mondo di re-lazioni sociali ed economiche altro ri-spetto a quello tradizionale degli ulti-mi secoli. Per Rifkin è l’inizio della fine del capitalismo: il valore della condivi-sione si sta già sostituendo al tradizio-nale valore dello scambio. Un principio di green economy che sostituirà il mer-cato. O almeno ci auguriamo.

La gabbia del progetto ecologicoANDREA GIACHETTACarocci editoreEuro 12,00 – Pagine 104

Paura che la casa ecologica sia ormai solo un sistema di regole e niente più. Un pamphlet animato dal timore che un’intuizione virtuosa si trasformi in un’architettura economicista e senz’a-nima. Tecnicismi e norme che non di-segnano il paesaggio di una nuova edi-lizia, ma una moda se non una nuova burocrazia.Critico, quindi, non verso il progetto ecologico in sé, ma contro le sue deri-ve che rischiano di spogliarlo della sua idea originale. Un modo per rimettere in carreggiata un po’ tutti noi entusia-sti della moda “eco”, “bio” e suffissi vari che predicano bene, ma che potrebbero trasformarsi in altrettante utopie irre-alizzate, come furono le Vele, Corviale o lo Zen.Ecco allora un monito e qualche con-siglio.

Abitare biotech Valorizzare la qualità dell’abitare nei condominia cura di F. BURRELLI, A. GALANTE, A. MA-RATA, F. VENUNZIO Edizioni AmbienteEuro 35,00 – Pagine 184

Un manuale che speriamo vada a ruba, visto che riguarda l’abitabilità di 25 milioni di condomini abitati da quasi 15 milioni di famiglie. Un manuale per trasformare e riqualificare questo im-menso patrimonio immobiliare verso la sostenibilità. Tecnologie, normative, certificazioni, un po’ tutto quello che c’è da sapere per affrontare in maniera or-dinata e coordinata la vita delle nostre residenze.La base del saggio è il Protocollo Abita-re Biotech, pensato e, in qualche modo, semplificato con procedure e indicazioni rivolte agli amministratori di condomi-nio, ai professionisti e agli operatori del settore per realizzare interventi che pos-sano migliorare il comfort e la sicurezza dei condomini, ottimizzando i loro con-sumi energetici. Un pool di autori quali-ficato che capitolo dopo capitolo costru-isce un vero e proprio vademecum per l’amministratore come per gli inquilini. A dire che per rigenerare le nostre abita-zioni occorre un approccio comunitario, ma che motivi anche i singoli.

Dov’è la fontanella d’acqua più vicina

Il sito avrebbe probabilmente bisogno di una ristrutturazione, ma rimane funzio-nale rispetto alla sua funzione primaria: dissetare! Su www.fontanelle.org è pos-sibile trovare la fontanella d’acqua più vicina, una delle oltre 31.000 presenti nelle nostre città. Recentemente è stata sviluppata anche un’App, per una con-sultazione rapida anche da smartphone.

he cosa sarà del nostro futuro climatico

Ce lo spiega Lancelot: è una mappa inte-rattiva, sviluppata dal Centro Euro-Me-diterraneo per i Cambiamenti Climatici, attraverso la quale è possibile visualiz-zare gli impatti futuri del cambiamento climatico tra cui aumenti di temperatu-re, livello dell’acqua, siccità, rischio di incendi e persino variazioni del reddito di alcuni settori.

Impianti di rinnovabili vicino a casa nostra

Esistono impianti di rinnovabili vicino a casa nostra? E da che fonte producono energia? A questa domanda risponde Repowermap, un progetto europeo no profit nato per pro-muovere le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, rendendo visibili gli esempi reali e le relative informazioni nella propria zona di interesse grazie a una mappa interattiva.

a cura di Marco Gisotti

Amici, App a 4 zampeApp: Amici Dedicata ai proprietari di cani e gatti, permette di individuare le strutture per le vacanze ed il tempo libero a misura de-gli amici quadrupedi. Ha più di 6.500 in-dirizzi pet friendly ed è possibile leggere i feedback degli utenti e pubblicare com-menti. È, inoltre, garantita una sezione news sempre aggiornata da Amici Onlus.

Acquistare prodotti agricoli a Km0 App: OrtointascaVuoi acquistare prodotti agricoli a Km0 e non sai dove andare? L’Orto in Tasca è un’App che ti permette di trovare azien-de agricole vicine, sapere che prodotti coltivano e i prezzi applicati. Sono, inol-tre, disponibili altre informazioni come la presenza di un agriturismo, una fattoria didattica o una produzione biologica. Se ti registri puoi anche recensire le strutture, facendo sapere cosa ti è piaciuto (o meno).

Basta con le agendine! App: TrabajoPer segnare i turni di lavoro, basta con le agendine! L’App più pratica (e con una grafica piacevole) è in spagnolo, ma con un linguaggio facilmente comprensibile: permette la visualizzazione delle settima-ne lavorative con orari in una schermata, tenere il conteggio degli straordinari, vi-sualizzare sullo schermo il nostro turno di lavoro e condividerlo via WhatsApp, Facebook, e-mail.

Guarda tutti i nostri libri su Anobii:

www.anobii.com/tekneco/books

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a cura di Veronica Caciagli e Letizia Palmisano

www.amici.it/app_amici.php

www.repowermap.org/ www.fontanelle.org

Internet & Apps Libri

www.ortointasca.it/scarica-lapp/ www.play.google.com/store/apps/details?id=com.trabajo

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Aeiende citate

Acotel - www.acotel.com

AI ARR - www.aicarr.org

AIDI - www.aidiluce.it

Alpac - www.alpac.it

Alpiq - www.alpiq.com/it ANIE Energia - anienergia.anie.it

ANRU Agence Nationale pour la Renovation Urbaine - www.anru.fr

Arup - www.arup.com

AsjaGen - www.asjagen.com

BEI - Banca europea per gli investimenti - www.eib.org

Bloomberg New Energy Finance - http://about.bnef.com/

loros - www.cloros.it

NA Puglia - www.cnapuglia.it

NAPP - www.cnappc.it

ogen Europe - www.cogeneurope.eu

ollegio dei Geometri di Bari – www.bari.geometriapulianet.it

omune di Bari - www.comune.bari.it

onfartigianato di Bari - www.confartigianatobari.it

onfndustria Bari e Barletta, Andria e Trani - www.confndustria.babt.it

onsip - www.consip.it

Daikin - www.daikin.it

E.On - http://www.eon-energia.com

Ecomondo - www.ecomondo.com

Edf Energies Nouvelles - www.edf-energies-nouvelles.com

Edison - www.edison.it

eEnergia srl - www.eenergiagroup.it

Enea - www.enea.it

Enel Green Power - www.enelgreenpower.com

EnerGia-Da srl - www.energiada.it

Energy & Strategy Group - www.energystrategy.it

ENERGYKA - www.energyka.com

Federutility - www.federutility.it

Fiera Bolzano - www.ferabolzano.it

FIRE-Federazione italiana per l’uso Razionale dell’Energia - www.fre-italia.it

FLIR - www.fir.com

Forum ompraVerde - www.forumcompraverde.it

GPP Salento - www.gppsalento.tk

Gruppo Industriale AB - www.gruppoab.it

IEA – International Energy Agency - www.iea.org

Il Sole 24 ore - www.ilsole24ore.com

Innovatec - innovatec.it

Istituto Nazionale di Bioarchitettura - www.bioarchitettura.it

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Istituto Universitario di Architettura di Venezia - www.iuav.it

Kinexia - www.kinexia.it

Klimahouse - www.ferabolzano.it/klimahouse/

Klimahouse Puglia - www.ferabolzano.it/klimahousepuglia

M Z - www.mcz.it

Mipaaf - http://www.politicheagricole.it

Navigant Research - www.navigantresearch.com Network asa lima Puglia - puglia.casaclima-network.info

Ordine degli Architetti di Bari - www.ordarchbari.it

Ordine degli Ingegneri di Bari - www.ordingbari.it

Palazzetti - www.palazzettigroup.com

Panasonic – www.panasonic.com/it Politecnico di Milano - www.polimi.it

Provincia di Barletta Andria e Trani - www.provincia.barletta-andria-trani.it

Regione Puglia - www.regione.puglia.it

Regione Sardegna - www.regione.sardegna.it

RhOME for den ity - www.rhomefordencity.it

Rocky Mountain Institute - www.rmi.org

RSE - www.rse-web.it

Samsung - www.samsung.com/it

Smart Energy Expo - www.smartenergyexpo.net

Solar Decathlon - www.solardecathlon.gov

Solon – www.solon.com

Teknedu – www.teknedu.eu

Università degli Studi di Bari Aldo Moro - www.uniba.it

Università di Brescia - www.unibs.it

Università di Padova - www.unipd.it

Università di Roma Tre - www.uniroma3.it

Veronaf www.veronaf

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Edilizia Bio - Energia - Ecologiaottobre novembre dicembre 2014

Tekneco è una testata giornalisticatrimestrale registrata presso il Tribunaledi Lecce con n. 1061 del 9 Giugno 2010

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