TECNICA, PROFESSIONE E SOCIETÀ · esclusiva alla condizione delle donne. La promozione dei diritti...

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42 LA DIFESA ALLA 61^ COMMISSIONE ONU SULLO STATUS DELLE DONNE TECNICA, PROFESSIONE E SOCIETÀ Enrico GIURELLI Rosa VINCIGUERRA

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LA DIFESA ALLA

61^ COMMISSIONE ONU

SULLO STATUS DELLE DONNE

TECNICA,PROFESSIONE

E SOCIETÀ

Enrico GIURELLI

Rosa VINCIGUERRA

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I rappresentanti degli Stati membri,

delle agenzie delle Nazioni Unite

e di organizzazioni non governa-

tive di tutto il mondo, una volta all’anno

(da 61 anni), riempiono le sale del Palaz-

zo di Vetro per partecipare ai lavori della

Commissione sulla condizione femminile

(indicata con la sigla CSW – Commission

on the Status of Women), il principale fo-

rum intergovernativo rivolto in maniera

esclusiva alla condizione delle donne. La

promozione dei diritti e la narrazione delle

condizioni di vita delle donne nel mondo,

insieme alla definizione delle forme e dei

modi più praticabili come standard mon-

diali per promuovere le donne e abbatte-

re i muri discriminatori, sono gli obietti-

Le sessioni annualidella Commissione,

si dedicanoalle esperienze,

alle lezioni appresee alle buone pratiche

relative allacondizione femminile

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vi della CSW, commissione del Consiglio

economico e sociale delle Nazioni Unite

(ECOSOC) uno dei più importanti organi-

smi del sistema dell’Organizzazione delle

Nazioni Unite. I rappresentanti degli Stati

membri insieme alle organizzazioni non

governative, che assistono alle riunioni,

organizzano eventi paralleli e siedono

ai gruppi di mediazione, si riuniscono in

questa sede per stimare e valutare gli svi-

luppi positivi nel campo dell’eguaglianza

di genere, individuare le nuove sfide, de-

finire obiettivi globali e proporre politiche

concrete per sostenere l’uguaglianza di

genere e l’avanzamento delle donne a li-

vello mondiale.

L’EVENTO - L’empowerment femminile -

ovvero l’aumento di potere e responsabili-

tà delle donne nel contesto sociale ed eco-

nomico - è stato il focus della 61^ sessione,

nell’ambito della quale il Ministero della

Difesa ha presentato a una platea interna-

zionale un originale evento, intitolato ‘Per

aspera ad astra. Women in the Italian Ar-

med Forces and their contribution to the em-

powerment of local women in international

operations’. Il motto di Cicerone si è presta-

to bene per introdurre il tema delle donne

in uniforme che, attraverso un percorso

prima inaccessibile, sono riuscite a far le-

gittimamente accettare la loro presenza

nel settore della Difesa e della sicurezza

dello Stato, assumendo inoltre un ruolo

nell’empowerment economico delle donne

dei territori in cui l’Italia è impegnata con

le missioni di peacekeeping. Tre testimonial,

ciascuna portatrice di una esperienza uni-

ca - il Capitano pilota Samantha Cristofo-

retti, il Tenente di Vascello Catia Pellegri-

no e il Maggiore dei Carabinieri Orivella

Micelotta, tra le prime a essere reclutate

in Italia - hanno fornito un ritratto delle

opportunità e delle difficoltà incontrate

dalle donne al loro ingresso nel mondo

militare, avvenuto solo nel 2000. L’even-

to è iniziato con un collegamento video in

cui l’astronauta Samantha Cristoforetti ha

parlato della sua missione spaziale di sei

mesi, “un sogno che senza la carriera militare

mi sarebbe stato precluso”. Ha aggiunto che

essere un militare è stato di molto aiuto

durante l’addestramento abbastanza duro

per diventare astronauta. “Non è difficile

essere un astronauta, ma è difficile diven-

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tarlo perché c’è una concorrenza fortissima:

per un europeo, considerando che l’Europa

recluta i suoi ogni dieci anni, è un’occasione

che capita una volta nella vita. Fin da bambi-

na sono stata testarda e avventurosa. Il fatto

di essere un pilota di aerei da combattimento

mi ha sicuramente aiutata”. Catia Pellegrino,

la prima comandante di nave nella storia

della Marina Militare, ha proseguito sullo

stesso registro ricordando le prime sensa-

zioni vissute al suo ingresso nell’Accade-

mia di Livorno “Per me questo era un sogno.

All’inizio del mio addestramento all’Accade-

mia Navale ogni notte mi chiedevo: chi me

l’ha fatto fare? Poi arrivava un nuovo gior-

no e il sogno continuava, tra fatiche e vitto-

rie” e le prime grandi soddisfazioni lega-

te alla partecipazione alle missioni Mare

Nostrum e Mare Sicuro, in cui sono stati

soccorsi migliaia di migranti nelle acque

siciliane. L’esperienza di Orivella Micelot-

ta - prima donna dell’Arma ad indossare

il basco amaranto dei Carabinieri paraca-

dutisti – si è sintetizzata in una semplice

affermazione: “Essere la prima non significa

necessariamente essere la migliore, ma dover

aprire la strada”. Al corso per conseguire la

specialità era la prima donna con un grado

più alto rispetto ai colleghi: “all’inizio pro-

vavo a essere meno: meno femminile, meno

intelligente, meno. Poi ho capito che dovevo

essere chi sono. È la coesistenza di uomini e

donne a fare la differenza, la loro collabora-

zione, non la lotta. Insieme siamo più forti”.

Voce narrante della presentazione è stato

l’Ammiraglio di Divisione Pier Federico

Bisconti, del Gabinetto del Ministro della

Difesa, il quale in apertura ha sottolineato

la forte volontà del Ministro Roberta Pi-

notti - prima donna a rivestire tale carica

nella storia della Repubblica - di parteci-

pare alla 61^ sessione della CSW con un

side event che avesse come protagoniste le

donne impegnate nei settori della Difesa e

della sicurezza. L’Ammiraglio ha ricordato

anche che, se da un lato la Difesa italia-

na ha aperto alle donne tutte le carriere

in uniforme dopo altri Paesi dell’Alleanza

Atlantica, dall’altro il Ministero annovera

da oltre 50 anni più di ottomila donne tra

assistenti amministrative, collaboratrici,

funzionarie e dirigenti civili: un patrimo-

nio di professionalità preziose la cui opera

è indispensabile per il funzionamento del

comparto. L’empowerment locale al fem-

minile è uno degli obiettivi dei progetti di

cooperazione civile-militare (CIMIC) por-

tati avanti nelle operazioni internazionali

cui l’Italia partecipa. Il tema è stato affron-

tato nella seconda parte dell’evento dal

Generale di Brigata Antonello Vespazia-

ni, Vice Capo del Reparto Personale del-

lo Stato Maggiore della Difesa ed esperto

della materia: “molti progetti si concentrano

sulla popolazione femminile, che rappresen-

ta una risorsa fondamentale per la stabiliz-

zazione e la rinascita dei territori toccati da

calamità e conflitti”. In questo contesto le

nostre donne in uniforme hanno svolto

una preziosa opera per accrescere l’im-

portanza della componente femminile

locale attraverso il lavoro. Il CIMIC infatti

ha impiegato i militari donna in appositi

team denominati FET (acronimo di Fe-

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male Engagement Team), che hanno, tra i

compiti, quello di interagire con la società

femminile là dove – per ragioni culturali

- i rapporti tra uomini e donne non sono

affatto scontati. “L’esperienza CIMIC italia-

na per la promozione della rinascita del ruo-

lo femminile è andata man mano crescendo

negli ultimi anni. Progetti rivolti soprattutto

alla emancipazione economica delle donne

appartenenti agli stati più poveri della locale

società, spesso promossi anche in collabo-

razione con associazioni femminili, hanno

costruito sicuramente qualche sentiero nel

percorso di empowerment delle donne” ha

concluso il Generale, lasciando spazio agli

interventi del pubblico, tra cui erano pre-

senti rappresentanti del Dipartimento per

le operazioni di peacekeeping delle Nazio-

ni Unite, delegati del Nato Committee on

Gender Perspective, parlamentari italiane

ed esponenti di ONG ed associazioni.

LA COMMISSIONE - Composta da un

rappresentante per ciascuno dei 45 Stati

membri eletti dal Consiglio, per un perio-

do di quattro anni, scelti sulla base di una

equa distribuzione geografica, la Commis-

sione si è riunita la prima volta nel febbra-

io del 1947 dichiarando tra i princìpi guida

della sua azione quello di tracciare il per-

corso di uguaglianza delle donne rispetto

agli uomini senza distinzione di naziona-

lità, razza, lingua o religione; e quello di

eliminare ogni forma di discriminazione

contro le donne nelle leggi e nell’inter-

pretazione del diritto consuetudinario.

Tra gli obiettivi conseguiti c’è il contri-

buto della Commissione alla redazione

della Dichiarazione universale dei diritti

dell’uomo con l’introduzione di un lin-

guaggio sensibile alla differenza di genere

(gender-sensitive), argomentando contro il

riferimento al “maschile”, e agli “uomini”

in generale, quale riferimento universale

sostenuto come definizione neutra e come

sinonimo di umanità. L’attività più cono-

sciuta della CSW è, forse, la Convenzione

sull’eliminazione di ogni forma di discri-

minazione della donna nel 1967, meglio

nota con la sigla CEDAW, ‘Convention on

the Elimination of All Forms of Discrimina-

tion against Women’. Le sessioni annuali

della Commissione si svolgono attraverso

la convocazione di una tavola rotonda in-

terattiva e di livello politico dedicata alle

esperienze, alle lezioni apprese ed alle

buone pratiche relative al tema in discus-

sione; e di un gruppo di politici e tecnici

incentrato sullo scambio di esperienze

nazionali e regionali relativo a obiettivi

conseguiti, inclusa la valutazione dei dati

che testimoniano i risultati raggiunti nelle

varie aree locali, i divari e le sfide future.

Il Consiglio economico e sociale delle Na-

zioni Unite (ECOSOC) è tornato più volte

sul ruolo della CSW come propulsore del

gender mainstreaming, ovvero il processo

che consiste nel valutare le implicazio-

ni per le donne e per gli uomini di ogni

azione pianificata, inclusi legislazione,

politiche e programmi, in tutte le aree e

a tutti i livelli, e come strategia per ren-

dere i problemi e le esperienze tanto delle

donne quanto degli uomini parte di una

dimensione integrale di ideazione, attua-

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zione, monitoraggio e stima delle strategie

e dei programmi in tutte le sfere – politica,

economica e sociale – così che le donne e

gli uomini possano essere avvantaggiati

in egual misura e affinché le diseguaglian-

ze non siano perpetuate. In tale ottica il

lavoro della Commissione deve puntare

ad un aumento costante degli sforzi per

diffondere la prospettiva di genere nel

lavoro dell’Assemblea Generale sui diritti

umani delle donne, così come nel lavoro

del Consiglio di Sicurezza su donne, pace

e sicurezza. Su quest’ultimo aspetto sono

coinvolti in maniera determinante i set-

tori Difesa e Sicurezza dei Paesi contri-

butori ai quali viene chiesto di adottare la

prospettiva di genere nello sviluppo delle

missioni militari seguendo le indicazioni

del Sistema di Risoluzioni relativo pro-

prio a donne, ‘pace e sicurezza’ che hanno

il loro cardine nella Risoluzione 1325 del

2000. Anche la Difesa italiana è coinvolta

nell’applicazione della Convention on the

Elimination of all forms of Discrimination

Against Women (CEDAW) e nell’attuazio-

ne della Risoluzione 1325 e collegate1. Cu-

rati da un’apposita articolazione organiz-

zativa costituita nel 2012 nell’ambito del

I Reparto Personale dello Stato Maggiore

della Difesa, denominata Sezione “Pari op-

portunità e prospettiva di genere”, i temi

relativi al mainstreaming di genere nell’or-

ganizzazione militare si traducono in di-

verse azioni come, ad esempio, la parte-

cipazione alla stesura del Piano di Azione

Nazionale su “Donne, Pace e Sicurezza”2,

la cui versione attuale è riferita al perio-

do 2017/2019. Il documento impegna la

Difesa nel raggiungimento di una serie di

obiettivi mirati a supportare la condizione

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delle donne locali durante le missioni mi-

litari alle quali l’Italia contribuisce. Anche

il ‘Consiglio interforze sulla prospettiva di

genere’, consesso istituito per legge, è uno

strumento organizzativo che concorre

a tali scopi. Composto in maniera da ga-

rantire la presenza paritaria di entrambi

i generi, ha il compito di assistere il Capo

di Stato Maggiore della Difesa nell’azione

di indirizzo, coordinamento e valutazione

dell’integrazione dei generi nelle Forze

Armate e nell’implementazione della pro-

spettiva di genere nell’organizzazione mi-

litare, con particolare riferimento ai con-

tenuti della risoluzione 1325, da adottare

in tutte le fasi delle operazioni a partire

dal pre-deployment. Il Consiglio ripropo-

ne, a livello nazionale, quanto adottato in

seno all’Alleanza con il NATO Committee

on Gender Perspective, nel cui Comitato

Esecutivo, rappresentato da quattro Paesi,

è stato eletto un rappresentante dello Sta-

to Maggiore della Difesa. Le ‘Linee guida

in tema di parità di trattamento, rappor-

ti interpersonali, tutela della famiglia e

della genitorialità’ del Capo di Stato Mag-

giore della Difesa (attualmente in fase di

revisione) prevedono un’ampia sezione

dedicata al gender mainstreaming e alla

prospettiva di genere, con un focus sulla

formazione. Da questo punto di vista l’Ita-

lia è uno dei pochissimi Paesi della NATO

a svolgere (dal 2014), un corso di forma-

zione per ‘gender advisor’, consulente a

disposizione dei Comandanti per rendere

operative, in tutte le loro declinazioni, le

indicazioni del sistema delle risoluzioni

ONU su donne, pace e sicurezza.

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