Tasso, Il Malpiglio overo de la corte

16
Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte Op. Grande biblioteca della letteratura italiana ACTA G. D’Anna Thèsis Zanichelli

description

Il Malpiglio overo de la corte

Transcript of Tasso, Il Malpiglio overo de la corte

  • Torquato Tasso

    Il Malpiglio overo de la corte

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

  • Edizioni di riferimentoelettronicheLiz, Letteratura Italiana Zanichelli

    a stampaTorquato Tasso, Dialoghi, a cura di E. Raimondi, Firenze, Sansoni, 1958

    DesignGraphiti, Firenze

    ImpaginazioneThsis, Firenze-Milano

  • 3X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    Il Malpiglio overo de la corte

    Interlocutori: Vincenzo e Giovanlorenzo Malpiglio, Forestiero Napolitano.

    V.M. Noi siamo a buona ora avisati de la vostra venuta.

    F.N. E da chi s tosto lavete inteso?

    V.M. Da mio figliuolo, il quale stato il primo a saperlo, perch desiderava divenir con esso noi a diporto.

    F.N. Non volete condurlo e compiacerlo in questo?

    V.M. Non possiamo oggi andarvi perch non abbiamo il cocchio, se forse conqualche barchetta non volessimo passar a San Giorgio. Ma l desiderio dimio figliuolo non era tanto di vedere il monistero, ov stato molte volte,quanto dudirvi ragionare in qualche materia, e particolarmente de la cor-te: e forse per riverenza non ve lha palesato; ma spesso meco e con la madres doluto di non avere occasione.

    F.N. Poco da me ne potete udire, perchin questa corte sono anzi nuovo e ine-sperto che no, e ne laltre ho s rade volte usato che molto mavanza chericercarne.

    V.M. Ove manca peraventura lesperienza, abonda lingegno, il sapere e la dottrina,s cha niun altro egli si potrebbe avvenire, da cui pi credesse dintenderne.

    F.N. Segli non cerca i prattici cortigiani, ma coloro che ne parlano o scrivonoper alcuna scienza, molti potr ritrovarne, a quali io sono tanto inferior disapere quanto minor det; ma fratanto pu leggere i libri di coloro channoformata lidea del cortigiano.

    V.M. Egli ha letto il Cortigiano del Castiglione e lo ha quasi a mente, e forsemeglio che lEpistole di Cicerone o le Comedie di Terenzio; ma desideradintender cose nuove, avendo udito dal nostro Sanminiato che le corti simutano a tempi.

    F.N. Chi forma lidea non figura alcuna imagine che si muti con la mutazionefatta de gli anni, ma, isguardando in cosa stabile e ferma, la ci reca ne suoiscritti quale nel pensiero lha formata. N stimo gi che l Castiglione voles-se scrivere a gli uomini de suoi tempi solamente, tuttochegli alcuna voltafaccia per gioco menzione di que pi vecchi cortigiani i quali al tempo diBorso portarono lo sparaviero in pugno per una leggiadra usanza: perch labellezza de suoi scritti merita che da tutte let sia letta e da tutte lodata; ementre dureranno le corti, mentre i principi, le donne e i cavalieri insiemesi raccoglieranno, mentre valore e cortesia avranno albergo ne gli animinostri, sar in pregio il nome del Castiglione. Ma salcuna cosa e forse laqual si cambi e si vari co secoli e con loccasioni, non di quelle che son

  • 4X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    principali nel cortigiano: laonde io non posso se non lodar vostro figliuolochabbia pi tosto voluto per suo famigliare il formator de le corti che loscrittor de le comedie.

    V.M. Se per ladietro egli volentieri leggeva il Cortigiano, per lavvenire no llascer giamai, poich da voi tanto commendato, al quale non soglionpiacere tutte le cose che piacciono a gli altri.

    F.N. Molte sono le cagioni per le quali onoro la memoria del Castiglione, e miriserbo di parlarne con maggiore opportunit.

    V.M. Ma pur in questo libro alcune particelle furono gi da voi notate, le qualimio figliuolo non vorrebbe udire da alcun altro che da voi: perch la veritde le cose le quali passano di lingua in lingua, molte volte si perde, comelaltre che sono trasportate di luogo in luogo.

    F.N. La mia balba, comudite, ma pur assai vera e fedel interprete de lanimo:laonde ci che dentro lintelletto scrive o dipinge, ella si sforza di mandarfuori con parole assai popolari, a le quali ne son mescolate alcune raccolteda libri non per istudio posto da me nel parlare, ma per usanza chio ho dileggere o di scrivere: e per questa cagione non ragiono se non famigliarmentecon gli amici co quali ho ragionato altre volte in questo soggetto. Ma lecose richiamate in dubbio furono assai poche in comperazione di quellechio lodai, le quali son molte: e di quelle poche non ben mi ricordo, perchla mia indebolita memoria simile ad una pittura ne la qual, se pur valcuna imagine formata, i colori ne son caduti e bisogna rinovarli: eperciochavviene assai spesso che non solo il simile ci riduce in mente ilsimile, ma il contrario il contrario, molte volte lopinioni de gli altri mifanno ricordar le mie, de le quali mi dimentico agevolmente. Non dun-que maraviglia chio ne divenga sollecito investigatore.

    V.M. Mio figliuolo vorrebbe esser oggi participe di que medesimi ragionamentidomestici i quali solete far con gli amici: perch, se maggior cosa volgete nelanimo, ora non ardirebbe di pregarvi che la manifestiate.

    F.N. La materia propostami cos ampia che non si pu tutta ristringere in unbreve discorso; e l fare elezione de le cose pi importanti difficile altret-tanto quanto il narrarle tutte partitamente. Ma di quali egli vorrebbe cheparticolarmente si ragionasse?

    V.M. Questo a lui medesimo richiedete; che se vergogna no l ritiene, certo peraverne picciol desiderio non si rimarr di rispondervi.

    F.N. Piacciavi dunque, signor Lorenzo, chio sappia la vostra intenzione.

    G.M. Io vorrei spezialmente sapere come sacquisti la grazia de principi e come sischivi linvidia e la malivoglienza de cortigiani.

  • 5X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    F.N. Non mica picciola dimanda, perch ne la grazia del principe e ne labenevoglienza de i cortigiani tutte laltre cose paiono esser contenute. Maquesto a che fine, di ragionarne solamente o pur doperare?

    G.M. Doperar pi tosto.

    F.N. Dunque volete esser cortigiano? Voi non rispondete?

    V.M. Vorrebbe, e si vergogna di palesarlo perch teme chio non me ne sodisfaccia,al qual piacerebbe pi tosto chegli attendesse a lo studio.

    G.M. In vero non mi spiacerebbe lesser cortigiano, perchio sono allevato in que-sta citt, ne la quale il valor de gli uomini risplende pi chiaramente ne lecorti chin altro luogo; ma nondimeno mi sarebbe grave di tralasciare glistud, perch mi pare che ne le corti simili a questa accrescano molto dor-namento a cavalieri.

    V.M. E de la cavalleria s invaghito parimente.

    G.M. In questo proposito avrei caro particolarmente intendere quali sono lope-razioni del cavaliero.

    F.N. Le operazion di cavaliero chiamate, se non minganno, il cavalcare, il corre-re a la quintana e a lanello, il giostrare, il combattere a la sbarra e neltorneamento.

    G.M. Queste.

    F.N. Ma non vi paiono ancora operazioni di cavaliero quelle che fa il liberaledonando, e l magnifico albergando ed edificando, e l forte esponendosi apericoli de la guerra?

    G.M. Oltre tutte laltre mi paiono azioni di cavaliero: e questa ho creduta sempreche fosse la cagione per la quale alcuni cortegiani non solamente hannoseguito il principe ne le guerre, ma con sua licenza, mentre egli in pacegovernava il suo stato, sono andati ricercandole.

    F.N. Dunque gli esserciz del corpo e l valor de lanimo e le virt de costumisaranno quelle, o signor Giovanlorenzo, che faranno il cortigiano assai gra-to al suo principe.

    G.M. Saranno.

    F.N. Ma ne le corti si stimano le virt egualmente, o luna pi de laltra?

    G.M. Io stimo che sian pi stimate la fortezza e la liberalit, perchelle pi giovanoa ciascuno.

    F.N. E peraventura le pi stimate son quelle che prendono lanimo del signore,perch ragionevole chegli ami pi coloro de quali si fa maggiore stima.

  • 6X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    G.M. Assai mi pare ci ragionevole.

    F.N. Or vorrem noi che sesserciti il corpo solamente del cortigiano, o quellaparte de lanimo la qual soggetta a le passioni, o lintelletto ancora?

    G.M. Lintelletto parimente.

    F.N. Dunque si debbono apprender le matematiche scienze e la filosofia decostumi e la naturale e la divina, e aver buona cognizione de gli istorici e depoeti e de gli oratori e de larti pi nobili, come sono quella de lo scolpire edel pingere e larchitettura: e di tutte queste cose il cortigiano dee tantosapere che non possa alcuno riprenderlo dignoranza, perchin tal guisa eglisar molto onorato dal principe, e la benevolenza seguir lonore.

    G.M. Niuna altra cosa mi pare cos vera: perch lamar quel che non si stima nonpar che proceda mai da giudizio, ma sempre da passione.

    F.N. Ma leccelenza di tutte queste arti e di tutte quelle virt degna dalcunainvidia?

    G.M. Anzi di molta.

    F.N. Quelle cose medesime dunque le quali acquistan la benevoglienza de prin-cipi, generan linvidia cortigiana: laonde, non si potendo luna e laltra con-seguire, non ci debbiamo curar desser invidiati da la corte, o non convienecon tanto studio ricercar la grazia de signori.

    G.M. Gran difficolt questa; ma senza luno e laltro non istimo che l cortigia-no possa giamai esser felice.

    F.N. Dunque per altre vie che per queste di tante virt, di tante scienze e ditante cose apparenti e risguardevoli dee procedere il cortigiano a due finicos disgiunti, se pur le cose disgiunte si possono congiungere per artificio.

    G.M. Questo era quello a punto chaspettava dintendere.

    F.N. Io, come ho detto, sono quasi smemorato, per non mi sovvengono tutte lecose da me pensate altre volte; ma, ricercandole, soglio richiamarle ne lamemoria: e se vi piace, mi potreste aiutare in questa investigazione,altramente se ne potrebbe smarrire alcuna. Or cominciamo da questo lato:non vi pare che la corte sia unadunanza overo una compagnia?

    G.M. Certo.

    F.N. E de ladunanze alcune son fatte per diletto, come quelle del carnevale, nele quali ciascun porta la sua parte de la cena e si sforza di superar ciascunone la bont de le vivande e de vini preziosi; altre sono raccolte insieme perutilit, come le compagnie di mercanti; ma questa de la corte, quantunque

  • 7X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    ad alcuni sia molto utile, a molti piacevole, nondimeno non congregataper utile o per diletto simplicemente, ma per altra cagione.

    G.M. Cos stimo.

    F.N. Ma qual altra pu essere che lonore?

    G.M. Niunaltra a mio parere.

    F.N. Ma chi dicesse che fosse il servizio del principe?

    G.M. Direbbe quasi il medesimo, perchaltri serve i principi per onore.

    F.N. La corte dunque congregazion duomini raccolti per onore.

    G.M. E1 veramente.

    F.N. Ma lo onore sacquista ne le republiche ancora, ne le quali il padre vostro egli avoli con la giustizia e co l valore e con laltre virt cittadine consegui-rono i principali magistrati e furono pi volte ne supremi gradi de la civildignit.

    G.M. Io sono cos amico a la buona fama de nostri maggiori chassai volentiericonfermo quel che voi dite non senza verit, ma con molta cortesia.

    F.N. Lonor dunque si ricerca ne la republica e ne la corte.

    G.M. Ne luna e ne laltra.

    F.N. Ma se la republica e la corte sono listessa adunanza, lonore il quale sipropone per fine dovrebbe esser il medesimo: e se le compagnie son diver-se, diverso parimente sar lonore.

    G.M. Pare assai ragionevole.

    F.N. Dunque, concedendo quello che si conosce chiaramente, la republica nonesser corte, mi concederete che non sia listesso onore quel che ne luna e nelaltra ricercato: e voi lonore de la republica, anzi gli onori non desidera-te, ma bramate que de la corte; e se questo vero, non vorrei che nelvederli fosser da noi presi gli uni per gli altri.

    G.M. E1 facil cosa che io gli prenda per iscambio, come avviene de simili.

    F.N. E1 convenevol dunque che procuriamo di separarli in guisa che la somi-glianza non cinganni e la dissimilitudine ancora non vi spaventi dal vostronobile proponimento. Ditemi dunque: non credete chi cittadini desideri-no gli onori de la republica?

    G.M. Sogliono molti e quasi tutti desiderarli.

    F.N. E quali son pi desiderati, i minori o pure i maggiori e i supremi?

  • 8X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    G.M. I maggiori e i supremi.

    F.N. Ma coloro chottengono gli onori e le dignit supreme commandano a gli altri?

    G.M. Cos avviene.

    F.N. Dunque il desiderar sovrano onore ne la republica altro non che desideriodi commandare.

    G.M. E1 desiderio di commandare secondo le buone leggi e come si conviene agli uomini che son cresciuti in libert: perch, salcuno in altra guisa tentas-se di commandare, avrebbe spesso in vece donore linfamia che sogliondare le republiche a tiranni e a gli altri usurpatori.

    F.N. N io altramente intendo, quantunque molte volte le republiche mutinoforma in meglio, e si conceda per utilit publica autorit sovrana a principiprudentissimi, come fu...; la quale autorit molti hanno cercata, molti nonrifiutata, adoprandola per beneficio di coloro a quali si commanda.

    G.M. Cos in molte republiche molte volte succeduto.

    F.N. Ma l desiderio donore il qual sospinge il cortigiano a la grazia del signore desiderio di commandare o di servir pi tosto?

    G.M. Anzi di servire che di commandare.

    F.N. Il signor Lorenzo Malpiglio dunque, figliuolo di tanti illustri cittadini, iquali han commandato a gli altri leggitimamente, non ha il medesimo de-siderio di onore, ma desidera di servire? Essendegli danimo generoso, non verisimile che, lasciato lonor del commandare, seguisse questo che siritrova ne la servit, se lo splendor dalcuna rara virt non labbagliasse, opi tosto non lillustrasse: percioch questi medesimi i quali servono aprincipi commandano assai volte ad uomini eccelenti e a signori con mag-giore e pi libera autorit di quella che ne le republiche conceduta.

    G.M. Ne le republiche si serve e si commanda parimente: percioch coloro chesono ne linfimo ordine seguono i commandamenti del primo, e alcunavolta quelli che inanzi commandorono ubbediscono dapoi, e quelli cheprima ubbedirono al fine commandano a gli eguali: anzi quelli stessichascendono a magistrati supremi sono come servi de le leggi.

    F.N. Ma la servit diversa: luna chiameran pi tosto libert, bench abbiaqualche simiglianza di servit; laltra servit, quantunque in molte azionidimostri la grandezza del principato.

    G.M. Assai mi pare chi nomi a le cose abbiate compartiti.

    F.N. Ma lonor ch in queste maniere di vite nasce da virt.

  • 9X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    G.M. Nasce senza fallo.

    F.N. Ma se fosse diversa la virt de luna e de laltra, come si dubita, noi debbiamcercar quella del cortigiano.

    G.M. Quella, pare, e non altro.

    F.N. E forse meglio la conosceremo, se con laltra, ch del cittadino, faremo dilei paragone. Or quale stimate voi che sia la virt che si ricerca principal-mente al buon cittadino?

    G.M. Alcuni han creduto la fortezza e la liberalit, le quali son tanto onorate,come testimoniano le statue dirizzate a valorosi, lorazioni funebri e i versie gli altri segni donore publici e privati.

    F.N. E la virt suprema del cortigiano pare a voi la fortezza o pur alcuna altra?

    G.M. La fortezza parimente, la qual propria virt del cavaliero: e quella cuipi si conviene il saper adoperar larmi per onor proprio e per servigio delsuo principe.

    F.N. Nondimeno la fortezza cos civile come cortigiana per difetto di prudenza precipitata molte volte in casi molti pericolosi, come a tempi antichi (chmi giova tacer de nostri) quella di Flaminio e di Minuzio e di Paulo o purdi Regolo istesso.

    G.M. Cos avvenne.

    F.N. Ha dunque bisogno di guida e di freno e di chi la regga e lindrizzi: e questa la prudenza, senza cui la fortezza cieca e temeraria, o pi tosto non vera fortezza.

    G.M. La fortezza a me par simile a destrieri generosi, che quanto sono pi feroci,tanto hanno maggior bisogno di morso.

    F.N. Tutta volta chi pare a voi pi nobile, il cavallo o cavaliero, il guidato ola guida, lo sfrenato o chi pone il freno?

    G.M. Non si pu negar che non sia maggior nobilt in coloro che governanochin quelli che son governati.

    F.N. La prudenza dunque, ch scorta de la fortezza, pi nobil virt: e questanel cittadino civile e nel cortigiano peraventura cortigiana prudenza.

    G.M. Facilmente mi persuadono le vostre ragioni.

    F.N. E la differenza ch fra luna e laltra quella che si piglia dal fine: perciochilcortigiano ha per fine la riputazione e lonor del principe, dal qual si derivail proprio come rivo da fonte; e l cittadino la conservazione de la libert.

  • 10

    X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    G.M. Assai questa differenza distingue luna da laltra, e ce le fa conoscere inquella maniera che le monete doro e dargento sono conosciute per la di-versit de limagine impressa.

    F.N. Ma oltre questa prudenza ccene alcunaltra, o pur luna basta ne la citt elaltra ne la corte? E acciochio meglio mi dichiari, io vi chiedo sa la pru-denza del cittadino sappartiene il far sue leggi e l riformarle, e a quella delcortigiano il segnar le suppliche e l conceder le grazie non altramente cheglifosse il signore.

    G.M. Questa sarebbe ne luno e ne laltro imprudenza odiosa.

    F.N. Dunque oltre questo necessaria la prudenza del principe, la quale in com-parazione de laltre virt quasi architetto per rispetto de gli operari.

    G.M. Necessaria senza dubbio.

    F.N. La prudenza dunque del cortigiano consister ne lessercitare icommandamenti del principe.

    G.M. Cos mi pare.

    F.N. Ma lessecutore e l ministro, in quanto egli tale, sempre inferiore a coluiche gli commanda. Dunque dee il cortigiano in guisa operare ci che gli imposto che dimostri prudenza inferiore non sol di persona inferiore: emolte volte disdicevole chegli spii le cagioni di quel che gli commandato,o che voglia pi saper di quel che gli conviene; ma con la sua piacevolezzae con la destrezza modera la severit de le commissioni, e come i ventiprendon qualit da luoghi onde passano, divenendo tepidi per camino,cos le severe commissioni per laccortezza del cortigiano sogliono parermen dure e spiacevoli il pi de le volte.

    G.M. Assai per mio parere sar lodato il cortigiano chin questo modo saprubbedire: e gi veggio come insieme si possa acquistar la grazia del principee la benevoglienza de servitori, la qual da principio mi pareva assai malage-vole da conseguire.

    F.N. Linferiorit dunque manifestata ne la pronta ubidienza e ne lumilt dinon contradire quella che fa grato al principe il cortigiano.

    G.M. Cos stimo.

    F.N. Ma perch colui che di prudenza superiore, per niunaltra cagione par chedebba esser riputato inferiore, essendo lintelletto quello al quale da la na-tura conceduto il principato, ogni maggioranza dingegno suole essereodiosa al principe: laonde, quando ella sia nel cortigiano, come aviene alcu-

  • 11

    X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    na volta, dee pi tosto esser coperta con modestia che dimostrata con su-perba apparenza. Dunque appari il cortigiano pi tosto doccultare che diapparere.

    G.M. A me pare cos difficile lapparere quel chio non sono, come il celar quelchio sono; nondimeno, perch celando celer molte imperfezioni ediscoprendo non discoprirei alcuna mia perfezione, prender partito pivolentieri di nascondermi che manifestarmi.

    F.N. Questo nascondersi nondimeno si pu fare con alcuno avvedimento, per loquale la picciola parte che si dimostri generi desiderio di quella che si rico-pre, e una certa stima e opinion de gli uomini e del principe medesimo, chedentro si nasconda un non so che di raro e di singolare e di perfetto: il chepar che pi si convenga a gli amatori del principato cha quelli del principe,perch debbono mantener la sua riputazione acciochi consigli abbiano au-torit; gli altri fanno il principal fondamento sovra lamore e sovra la bene-volenza.

    G.M. Io amerei meglio essere un giorno simile ad Efestione che molti anni egualea Parmenione: laonde niun mio difetto mi curerei di celare al principe, sveramente chegli insieme conoscesse la fede.

    F.N. Questi sono due modi e, per cos dire, due strade per le quali si pervienequasi egualmente a la grazia del principe: ma luna propria de i consiglierie de secretari, laltra di compagni e di quelli che servono a la persona; e sequesti per quella o quelli per questa caminassero, non ci giungerebbonocos agevolmente. Ciascun dunque deve elegger quella via che pi gli siconviene, avendo risguardo a la nobilt, a la ricchezza, a lindustria, al valo-re e a laltre condizioni datele da la natura e da la fortuna.

    G.M. Conoscitor di se stesso dunque dee essere il cortigiano.

    F.N. La cognizion di se stesso dee preceder tutte laltre; ma chi se medesimoconosce e conosce il principe, non pu in modo alcuno ingannarsi, tuttochal principe non si manifesti.

    G.M. Il nascondersi al principe non argomento di benevolenza.

    F.N. E1 nondimeno segno di riverenza, perchil discoprir tutte le passioni delanimo si fa con molta domestichezza, la quale a le persone pi gravi, comesono consiglieri e secretari, par meno conveniente: e salcuni ve n mai, ilquale con la cognizione e con la benevolenza, serrando e disserrando, soa-vemente sapra lanimo del principe in modo che tolga tutti gli altri da isecreti, facilmente sottoposto a linvidia.

    G.M. Questa vorrei sapere come si potesse schivare.

  • 12

    X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    F.N. Linvidia del principe verso i cortigiani o del cortigiano verso il principe opur del cortigiano verso il cortigiano.

    G.M. Io credo che l cortigiano non soglia mai invidiare il principe o l principe ilcortigiano, ma che solamente porti invidia luno a laltro cortigiano.

    F.N. Nondimeno, o sia fastidio o riverenza, quella mestizia che genera lappa-rente eccelenza, per la qual Pompeo pareva contristarsi a la presenza diCatone, dee schivarsi dal cortigiano non solamente quando egli ragionacon gli altri, ma quando inanzi al principe istesso; n si pu meglio fuggi-re che ricoprendo o, come dice alcuno, tacendo.

    G.M. Io niun altro migliore ne saprei ritrovare.

    F.N. Dunque occultando il cortigiano schiva la noia del principe, e occultandoancora par chegli possa celarsi da linvidia cortigiana.

    G.M. Con larti medesime.

    F.N. N solamente la dimostrata cognizione de le scienze divine e umane e quel-la de listoria e de la poesia e de larte oratoria, ma lopinion del valore,ricercata armeggiando ambiziosamente, e la soverchia pompa e limportu-na liberalit e la magnificenza, che non prende, ma cerca loccasioni, soglionospesso generare invidia.

    G.M. Infelice dunque in questo la vita de cortigiani.

    F.N. E salcuno fra cortigiani il quale sia pi dotto che ne la corte non parnecessario, non deve amar le contese e le quistioni in quel modo che si fa nele scuole de filosofanti; perchanzi buon loico che buon cortigiano si dimo-strerebbe.

    G.M. Cos mi pare.

    F.N. Dunque la prudenza quella virt che supera ne le corti tutte le difficult,o la cognizione de le cose naturali; ma questa propria del filosofo, quelladel cavaliero: i quali, se pur son cortigiani, non debbon molto ricercar a glialtri ne le lettere o ne larmi, perch, facendosi eguali in queste cose, supe-rano con la prudenza, ch la principal virt de le corti.

    G.M. In questo modo voi ristringete in una le molte virt del cortigiano, e laltrenon ci avranno luogo.

    F.N. La virt del cortigiano tutta la virt, ma fra le particolari virt maggiore la prudenza: e questa non disgiunta da laltre; ma come il capitanoconduce seco la sua schiera, cos la prudenza seguita da le virt de i costu-mi, de le quali lume e guida e quasi imperatrice.

  • 13

    X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    G.M. Ma forse non si mostreranno, quantunque siano sempre dove la prudenza.

    F.N. Non tutte egualmente n sempre si manifestano, ma s come ne le pitture conlombre saccennano alcune parti lontane, altre sono da colori pi vivamenteespresse, cos avverr parimente de le virt che sono con la prudenza: perciochla fortezza e la magnanimit e alcunaltre si veggono adombrate e paionoquasi di lontano discoprirsi; ma la magnificenza, la liberalit e quella che sichiama cortesia con proprio nome e la modestia dipinta con pi fini colorichabbia lartificio del cortigiano, anzi viva pi tosto: parimente le virt delconversare, io dico la verit, laffabilit e la piacevolezza.

    G.M. Io veggio non solo il disegno, ma limagine del cortigiano e l ritratto gicolorito. E se laltro del Castiglione fu per quella et ne la qual fu scritto,assai caro dovr essere il vostro in questi tempi, in cui linfinger una de lemaggior virt.

    F.N. Ma pu egli infingere il verace?

    G.M. Veggaselo Socrate e Giotto, a quali niuna falsa accusa, niuna calunnia,niuna frode pu torre il nome di verace, ma solamente soverchia modestia.

    F.N. Or credete voi chalcuna mediocrit sia mai soverchia?

    G.M. Veggio quel che volete conchiudere, che, sella soverchia, non mediocritn virt.

    F.N. Per aventura lo stringere altrui in questa guisa non sappertiene a coloro cheragionano de la corte, ne la quale, se niuno eccesso laudevole, questo co lquale si scemano le proprie laudi, oltre tutti gli altri merita lode e onore:come cortigiano dunque vi conceder facilmente, signor Lorenzo, che lsimulare in questo modo sia virt di corte, non solamente socratica.

    G.M. E di queste particolarmente che sono in fiore, de le quali io non ho moltacertezza, ma pur nho sentito ragionar molte fiate.

    F.N. Ladattar le cose antiche a tempi nostri laudevol molto, purch si facciaacconciamente: nondimeno potrebbe parer a cortigiani cosa odiosetta anziche no, se alcun dicesse di non saper nulla e, riprovando sempre quel chdetto da gli altri, volesse rimaner al disopra in tutte le questioni: e luom sireca a minor vergogna di cedere a chi fa qualche professione di sapere, epu farla chi la pu sostenere.

    G.M. E questi, che la possono sostenere, si veggono tutto d ne le tavole de principi.

    F.N. Ci che voi dite vero: nondimeno chi disputa ne le corti e aspira in tuttii modi a la vittoria e con tutte le persone egualmente senza risguardo esenza considerazion di tempi e di luoghi, pi tosto vago de la gloria che

  • 14

    X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    desidera il dialettico, che de lonor cercato dal cortigiano, il qual non sola-mente ne le dispute, ma in tutte lazioni de la vita dovrebbe contender,cedendo in quella guisa che fanno alcuni esperti lottatori, i quali, piegan-dosi a quella parte dove gli tira lavversario, con questo pieghevole artificiopi facilmente il gittano per terra.

    G.M. Assai piacevoli dunque saran que contrasti dingegno che son convenientia cortegiani.

    F.N. Ma vogliam ritornare a quel che di sopra dicevamo, che la corte sia unaragunanza, come fanno coloro i quali hanno dimenticata alcuna cosa, o glisopragiunge non pensata necessit?

    G.M. Come vi piace.

    F.N. Noi dicemmo che la corte una congregazione duomini raccolta per onore.

    G.M. E1 vero.

    F.N. Ma questa congregazione vogliam presupporre che sia perfetta o imperfetta?

    G.M. Perfetta.

    F.N. E sella perfetta, bastevole a se stessa, o pur non basta a se medesima?

    G.M. A bastanza contiene in se stessa tutto ci che l necessario.

    F.N. Ma tutte larti che son necessarie a la vita civile son parimente necessarie alcortigiano?

    G.M. Parimente.

    F.N. Quelle ancora che si ricercano per ornamento, come son la pittura e lascoltura: anzi forse tanto pi quanto, essendo la corte pi risguardevole,deve abondar di pi nobili ornamenti.

    G.M. Cos stimo.

    F.N. Tutti gli artefici dunque sono ne la corte?

    G.M. Sono.

    F.N. E gli artefici che son parte de la citt son parimente de la corte?

    G.M. Parimente.

    F.N. Dunque il sartore sar non solamente sartore ma cortigiano, e l calzolaio elorafo e l pittore e lo scultore e ciascun altro.

    G.M. In questo modo stesso.

    F.N. E gli artefici de la corte son pi o meno eccelenti?

  • 15

    X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    G.M. Pi eccelenti senza dubbio.

    F.N. La corte dunque una raccolta di tutte leccelenze di tutte larti e tuttelopere le quali sono fatture: laonde parte de cortigiani a contemplare, par-te a loperare, parte al fare saranno intenti.

    G.M. Nobilissima adunanza e bellissima raccolta questa veramente.

    F.N. E i poeti e gli oratori e i musici e gli altri che fanno professione de lematematiche o pur de la filosofia naturale, son in quel modo cortigiani cheson cittadini.

    G.M. In quel modo stesso.

    F.N. Ma propriamente cortigiano colui chattende a lazione e al negozio: e que-sto il prudente al quale ne le corti sappertiene il commandare intorno atutte larti e tutte le scienze non altramente che faccia luom civile ne la citt.

    G.M. Assai ragionevolmente mi pare che questi uffici in questo modo si corri-spondano.

    F.N. Color dunque che son volti a la contemplazione de le cose grandi e sublimi,tutto che non siano cortigiani propriamente, tanto dovrebbono esser parte-cipi de la prudenza e de le maniere laudevoli de la corte, quanto bastasse afarli pi cari al principe e a ciascun altro.

    G.M. Cos mi parrebber assai graziosi.

    F.N. E quelli ancora chessercitano larti participano de la prudenza de superiori.

    G.M. In questa maniera larti, quantunque ignobili, prendono qualit e gentilez-za da la corte.

    F.N. Niuna maraviglia dunque , signor Gianlorenzo, che voi siate invaghito dilei, che raccoglie il meglio, o quasi il meglio, non sol de la citt ma de leprovincie e de regni, e, scegliendo il perfetto, salcuna cosa riceve di nonperfetto, cerca daggiungerle perfezione.

    G.M. E io, con gli altri imperfetti avvicinandomele, posso acquistarla.

    F.N. Potete agevolmente; n perch siate lucchese, vi sar negato luogo fraLombardi, avegna che la corte sia adunanza di varie nazioni, le quali nonusano una lingua solamente, ma con gli Italiani sono mescolati i Tedeschi,i Francesi, i Boemi, i Greci e quelli daltre provincie, fra quali gran con-cordia nel servire al principe: e salcuna contesa in questo, contesa digentilezza e di cortesia.

    G.M. Le vostre parole possono invaghir quelli ancora che navessero lanimo lontano.

  • 16

    X

    Op. Grande biblioteca della letteratura italiana

    ACTA G. DAnna Thsis Zanichelli

    Torquato Tasso Il Malpiglio overo de la corte

    F.N. Anzi pi tosto laffabilit del principe dovrebbe confortarvi, il quale nondee far differenza fra le diverse nazioni, e se pur la fa giamai, simile alagricoltore, il quale, avendo piantate ben mille maniere dalberi, fa mag-giore stima de peregrini.

    G.M. Questa, o sia bont de principi o merito di chi serve, certo accompagnatada molta grazia.

    F.N. Per non debbon in alcun modo diffidare i giovani cortigiani che vengonodi lontane parti: e s come il sol nascente e laltre stelle matutine paionoaggrandirsi per la copia de vapori, cos per lo favore acquistato ne letgiovenile sogliono essere in pregio maggiore, s veramente che l valore o ladiligenza porga occasione al favore.

    G.M. A raro valore non dovrebbono mancar rare occasioni.

    F.N. E l sole occidente ancora ha maggiore apparenza, e a questa similitudinetutte le cose accrescono la riputazione. I giovani dunque per la benevolen-za, i vecchi per la riverenza sono pi stimati; ma let interposita fra luna elaltra riputata per loperazione e forse pi sottoposta a linvidia: perdebbiam ricordarci di tutte quelle cose le quali sono atte a schivarla.

    G.M. Io ne far conserva ne la memoria, quantunque sia lontano da questa etquanto da lesser cortigiano.

    V.M. A mio figliuolo non manca il tempo, e ora dee pensare pi a lo studio chala corte: nondimeno questi ragionamenti li saranno stati in vece di studio,perch molte cose pu avere apprese, chegli non sapeva.

    F.N. Pi tosto le dovrebbe essere quasi uno sprone perchegli prima impari lescienze, e poi di servirsene in quella guisa che si conviene a gentiluomo dicorte, nel quale, non tanto necessaria la eccelenza de le lettere, quanto laprudenza e laccortezza di saperle a tempo manifestare; nondimeno lunasenza laltra pare imperfetta.

    Il Malpiglio overo de la corteEdizioniIl Malpiglio overo de la corte

    Le altre opere del TassoAmintaApologia in difesa della "Gerusalemme liberata"DialogoIl Beltramo overo de la cortesiaIl Cataneo overo de le conclusioni amoroseIl Ficino overo de l'arteIl Malpiglio secondo overo del fuggir la moltitudineIl MessaggieroIl padre di famigliaIl Re TorrismondoLa Cavaletta overo de la poesia toscanaLa Gerusalemme liberataLa Molza overo de l'amoreRime d'amoreRime d'occasione o d'encomio - parte 1Rime d'occasione o d'encomio - parte 2Rime d'occasione o d'encomio - parte 3Rime sacreRinaldo

    Autori e opere del secondo CDIndicazioni per la ricerca avanzataRicerca. Imposta PreferenzeRICERCA